La Pagina Ottobre 2020

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• PER TERNI •

DEMOCRAZIA e TECN L Giacomo PORRAZZINI

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quale alleanza

a nuova città, la Terni sostenibile che sogniamo e vogliamo, dovrà essere innovata nel suo modello economico e sociale, sana e bella nel suo ambiente naturale ed urbano, giusta socialmente e solidale nel modo di essere della sua comunità, ricca di cultura e nuove opportunità per i suoi giovani; sì, ma non solo. Dovrà essere, anche, una città dalla vita democratica rinnovata, nell’apertura alla partecipazione, alla sussidiarietà nelle competenze, nelle responsabilità e nelle scelte, performante nella capacità decisionale. Le nuove e fondamentali tematiche della sostenibilità, riassunte esemplarmente nei 17 obiettivi (SDGs) dell’Agenda ONU 2030, per essere attuate alla scala locale, territoriale, urbana, richiedono un eccezionale sforzo corale della comunità e non solo dei suoi centri di comando. Ciò comporta la reinvenzione di una governance democratica del nuovo sviluppo, a partire dalla difficile transizione da un modello economico lineare che presuppone risorse naturali e consumi senza limiti ad un modello circolare che fa del ciclo di vita e del recupero dei beni, delle energie alternative e di una nuova gerarchia dei consumi i punti cardine del cambiamento e della transizione ecologica. Oggi, c’è, fra i cittadini, un sentimento di lontananza tra loro, la loro vita ed aspettative e le élite amministrative e di governo. La partecipazione è l’unico strumento correttivo, ma dobbiamo chiederci se accanto alle forme tradizionali di partecipazione “in presenza”, di tipo assembleare, non sia ormai indispensabile attingere alle straordinarie capacità di relazione, elaborazione e memoria delle tecnologie digitali. Dobbiamo dunque chiederci se proprio la rivoluzione digitale di cui parla l’Europa, come uno degli obiettivi strategici di una nuova fase della vita e dello sviluppo sostenibile delle comunità umane, con la sua tecnologia, non sia la chiave di volta indispensabile per sostenere una nuova stagione della vita democratica delle comunità? Oggi, sono già presenti nella nostra vita e lo saranno sempre di più intelligenza artificiale, Big Data, supercomputing, 5G, cloud, banda ultralarga, cyber security. Durante la pandemia abbiamo visto, per il telelavoro, l’insegnamento a distanza, il monitoraggio ed il tracciamento dei contagi e dei contatti, l’importanza decisiva delle tecnologie digitali. Si tratta di sapere e di scegliere tra il controllarle o l’esserne, passivamente, dominati. Se, insomma, la nostra società potrà riconquistare una sua sovranità digitale, soprattutto sui dati e le applicazioni, oggi in mano ai colossi americani del Big Tech e su cui si affacciano anche i colossi cinesi con impostazioni

decisamente Orwelliane. Il tema è aperto e va affrontato da diversi punti di vista che possono portare ad indicazioni divaricanti fra di loro. Ci sono in atto, nel mondo, profonde riflessioni da parte di filosofi e sociologi sui rischi che la democrazia corre a causa della diffussione pervasiva delle tecnologie, da quelle di rete all’intelligenza artificiale, in una con le preoccupazioni dell’impatto della nuova rivoluzione tecnologica sul lavoro che rischia, per la velocità e pervasività dell’uso sostitutivo di lavoro della nuove tecnologie, di distruggere assai più occupazione tradizionale di quanto, nuova, direttamente o indirettamente, se ne possa creare. Si ritiene, anche per recenti e negative esperienze che i social, se lasciati all’attuale deregolamentazione e manipolabilità, cioè ad un controllo privato esterno ed irresponsabile di mega piattaforme come Google, Facebook e simili, basate sulla pubblicità e la profilatura dei dati degli utilizzatori, possano costituire un rischio per la democrazia; da almeno due punti di vista. Primo: le fake news costruite a tavolino, i trolls che le rilanciano e che inquinano e condizionano il mare delle informazioni da cui attingono i cittadini, per farsi le proprie opinioni e decidere con il voto; le campagne elettorali personalizzate sulle inclinazioni e


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