Lungarno n. 87 - settembre 2020

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15 SETTEMBRE

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Sommario 05

La Serenata Editoriale

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Abbattiamo il Ponte Vespucci?

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La ricreazione della scuola

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Riflessioni di una (passata) quarantena Firenze e le cittĂ gemellate

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Non scordiamoci la casa Abitare a Firenze

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La precarietĂ non sarĂ mai la risposta

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La proposta dell'Ambrogiana

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Crowdliquidity La vera storia del calcio in costume

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L'Agenda di Settembre

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Settembre da non perdere

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Lo bello stilo NoCost Lavignetta

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Luoghi abbandonati

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La Posta di Sigismondo Froddini Personaggi Fiorentini

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Sacchetto ecologico porta pranzo Il mignolo verde

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La vita che diventa cinema: Firenze Sotto Vetro Up&Down

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Frastuoni

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Libri e libellule I mestieri del libro. Bestiario editoriale

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I piccoli teatri e il post-covid

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Un settembre d'autore Il cinema del ricordo

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Shopping & nightlife Tradizioni fiorentine

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Palati fini Spirito liquido

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Oroscopo


muttnik.it

03.09

Firenze Toscana

08.10.2020


EDITORIALE di Jacopo Aiazzi

LA SERENATA di Matilde Sereni

Impressioni di settembre? Era meglio agosto. Abbiamo letto - con un sentimento a metà tra lo sbigottimento e l’invidia di viaggi in lungo e in lardo sbirciando panorami e sognando tramonti da Hollywood. Di settembre sappiamo poco, ci si approccia mostrando umiltà e chiedendo pietà ma questo settembre si preannuncia più matematico del solito. Dovremo fare i conti con la nostra testardaggine e con i nostri figli digiuni da mesi di scuola. Ancora si contano i contagi e si scontano le colpe. Si voglia o no, ci aspetta la resa dei conti, quando i conti non tornavano neanche prima. Apriamo la stagione con un immenso in bocca al lupo a chi lavora giorno e notte per far (ri)quadrare le cose, ci sarebbe bisogno di tanto impegno e tanto silenzio, ma io l’esame di matematica non l’ho mai dato perché ho smesso prima, quindi prendo in prestito delle celebri parole di Einstein che un po’ ci capiva: “Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma riguardo l’universo ho ancora dei dubbi”. Buona lettura.

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Parabrezza puliti

gni estate della mia infanzia l’ho passata al mare, sempre nel solito posto. Giugno e luglio con i nonni, agosto con i genitori che si godevano le ferie. Ricordo che, poco dopo la fine della scuola, caricavamo l’auto di bagagli per affrontare l’autostrada e, una volta arrivati, mio padre doveva spendere almeno una decina di minuti per scrostare il parabrezza dalla poltiglia d’insetti spiaccicati durante il tragitto. Azione che doveva essere ripetuta anche per il viaggio di ritorno. Da qualche anno a questa parte non accade più: oltre a non andare nella solita spiaggia con i miei genitori, anche dopo l’autostrada i parabrezza sembrano lindi come appena usciti dal carrozziere. Una cosa che, in questo strano anno bisesto, non basterebbe a qualificare come particolare un’estate troppo particolare. In Germania si è discusso - ancora - se lavorare 4 giorni a settimana, durante un consiglio comunale estivo a Minneapolis, Stati Uniti, è stata votata la proposta di smantellare il dipartimento di polizia a seguito delle manifestazioni antirazziste, trasferendo parte dei fondi verso iniziative per i giovani e i servizi sociali. A casa nostra, invece, abbiamo parlato di come gli adolescenti abbiano tentato di seppellirci tutti con il virus. Apri le discoteche, chiudi le discoteche. Prendi l’aperitivo, posa l’aperitivo. E intanto Daniel San è diventato bipolare. In questo numero settembrino raccontiamo del loro futuro, ovvero un aspetto del lavoro precario, e del loro presente, con la scuola come fanalino di coda dei temi sulla ripresa e l’importanza dell’abitare. Memorie dal passato lockdown e riflessioni su un cambio drastico della toponomastica cittadina. Ma la nuova stagione ci spinge, come ogni inizio di stagione, a rinnovarci con nuove rubriche; da quella sugli orti cittadini - per riportare un po’ d’insetti sui nostri parabrezza - ai consigli psicologici, fino a conoscere personaggi e stili con una particolare guida cittadina. Riscopriremo tradizioni secolari e novità locali. Continueremo a bere e mangiare insieme su queste pagine, a conoscere artisti e visitare luoghi dimenticati. Discutendo di come le cose più impensabili possano diventare quelle che ci mancano di più, che sia il fastidioso suono di una campanella o un piccolo cimitero di vetro da dover ripulire.

IN COPERTINA

RINASCIMENTO di Alberto Casagrande

Alberto Casagrande (1987) è un grafico e illustratore di base a Milano. Ha iniziato a disegnare già trentenne, dopo una laurea in lingue e una in graphic design, ma da allora non ha smesso neanche per un secondo. Tra gli altri, ha illustrato per Monocle, Biblioteche di Milano, Alce Nero, Istituto Europeo di Design; il suo lavoro per la campagna #Umani di Medici Senza Frontiere è stato in shortlist a Premio Illustri 2019 per la categoria pubblicità. Nello stesso anno ha pubblicato TRAM! (Lavieri Edizioni), il suo primo albo illustrato e proprio in questi giorni sta terminando il suo secondo libro, perché adora il profumo della carta stampata di fresco. https://albertocasagrande.com Instagram: @albecasagrande Facebook: Alberto Casagrande Illustrator

Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Firenze n. 5892 del 21/09/2012 N. 87 - Anno IX - Settembre 2020 - Rivista Mensile ISSN 2612-2294

Proprietario: Associazione Culturale Lungarno Editore: Tabloid Soc. Coop. • Firenze • N. ROC 32478 Direttore Responsabile: Jacopo Aiazzi Stampa: Tipografia Baroni e Gori srl • Prato Nessuna parte di questo periodico può essere riprodotta senza l’autorizzazione scritta dell’editore e degli autori. La direzione non si assume alcuna responsabilità per marchi, foto e slogan usati dagli inserzionisti, né per cambiamenti di date, luoghi e orari degli eventi segnalati. Lungarno ringrazia Marco Battaglia e la type foundry Zetafonts per aver concesso, rispettivamente, l'utilizzo delle font Queens Pro e Monterchi.

I contenuti di questo numero sono a cura dell’Associazione Culturale Lungarno. Per la loro realizzazione hanno collaborato: Daniele Pasquini, Martina Vincenzoni, Jacopo Storni, Virginia Landi, Giacomo Alberto Vieri, Michele Baldini, Matteo Chiapponi, Camilla Guidi, Daniel C. Meyer, Raffaella Galamini, BUE2530, Marco Tangocci, Davide Di Fabrizio, Teresa Vitartali, Lafabbricadibraccia, Giulio Garosi, Spazioposso, Costanza Ciattini, Tommaso Ciuffoletti, Marcho, Marianna Piccini, Walter Tripi, Caterina Liverani, Gabriele Giustini, Beatrice Tomasi, Carlo Benedetti, Tommaso Chimenti, Giulia Focardi, Riccardo Morandi, Alect, Marta Staulo, Andrea Bertelli, Lulaida, Francesca Arfilli, Alberto Casagrande. Caporedattore: Riccardo Morandi Editor: Arianna Giullori L’Associazione Culturale Lungarno ringrazia la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze per il contributo a sostegno delle attività culturali svolte.


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Abbattiamo il Ponte Vespucci? di Daniele Pasquini illustrazione di BUE2530

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abbattimento della statua di Cristoforo Colombo a Baltimora dovrebbe farci pensare. Qualcuno ha parlato di “furia iconoclasta”, ma le cose sono più complesse. Perché è stata tirata giù? In sintesi, perché celebrare Colombo significa celebrare la scoperta dell’America da parte degli europei, una terra che in realtà stava già lì da qualche decina di migliaia di anni. Vuol dire scordare lo sterminio dei nativi e la deportazione di schiavi africani. Significa dimenticare il prezzo di quel momento storico, le ingiustizie che ne sono seguite e che non si sono esaurite. Se hanno tirato giù Colombo, la cosa riguarda da vicino anche noi. Perché si sa, i fiorentini si vantano spesso di aver inventato quasi tutto: la prospettiva, il gelato, l’orologio a molla, il Negroni e anche i baci con la lingua. Tra le varie cose, ovviamente Firenze può bearsi di aver battezzato l’America, con Amerigo Vespucci. Fiorentino di nobile famiglia, navigatore, fu lui il primo ad accorgersi nel 1501 che quel continente non era l’Asia ma la “quarta parte della Terra”, convertendo così la botta di culo di Colombo in un evento veramente storico. Ma allora, viene da chiedersi, abbattiamo il Ponte Vespucci? Gli cambiamo il nome? Beh, va detto che una volta traversato l’Arno ci sarebbe da vergognarsi pure di Lungarno Soderini, visto che Pier Soderini, gonfaloniere prima del ritorno dei Medici, battagliò con Pisa e qualche morto sulla coscienza dovrebbe averlo. Poi per lasciare il centro e salire sulle colline d’Oltrarno scansando tutte le tracce di violenza, forse sarebbe meglio prendere in seria considerazione il progetto di funicolare che dovrebbe collegare Piazza Pitti (anche i Pitti ebbero diversi guerrafondai in famiglia) al Forte di Belvedere (fortezza medicea, non certo un’oasi di pace), evitando tra l’altro la fatica delle salite per luoghi atroci quali Costa San Giorgio (Santo, sì, ma uccisore di draghi: il WWF non può non condannare il gesto).

Insomma, a voler fare le cose per bene ci sarebbe da abbattere mezza città. Si potrebbe salvare il David: accettabile la storia del giovinetto che trionfa contro il bruto Golia, ma sarebbe opportuno far sparire la fionda. Il progetto avrebbe delle complicazioni, vuoi per la mole di lavoro, vuoi per la burocrazia. La Soprintendenza tutela l’Artemio Franchi (nonostante gli echi fascisti!), vuoi che non si opponga a rifare da capo Firenze? Ma il gioco dei paradossi – perché di questo si tratta – a questo punto ha stufato. La questione dei monumenti è una cosa molto seria. Con l’arte e i manufatti che rimandano a processi storici “conclusi”, riusciamo facilmente a risolvere la cosa. L’arte va preservata, è ovvio. Nessuno si sogna di mettere in discussione le piramidi, seppur innalzate da schiavi, né il Colosseo, dove i gladiatori venivano fatti morire per gioco. Nel corso degli anni il giudizio si evolve e matura: oggi possiamo dire che Cristoforo Colombo non era un criminale, ma anche che abbattere una mediocre statua ha un enorme potere simbolico, in questo tempo. Il rispetto per un bronzo di poco conto non può superare quello per i diritti di chi è discriminato oggi. Tra decoro e giustizia, non può vincere il primo. “Eh, ma va contestualizzato”. Certo, ma contestualizzare non significa giustificare, ma comprendere in relazione al tempo e allo spazio. Non si tratta di cancellare la storia, ma di far sì che la verità trionfi sulla retorica. Gianni Rodari – non proprio un pericoloso eversivo – scrisse a proposito dei motti fascisti su celebri monumenti romani: “si vogliono lasciare le scritte mussoliniane? Va bene. Ma siano adeguatamente completate. Lo spazio, sui bianchi marmi del Foro Italico, non manca. Abbiamo buoni scrittori per dettare il seguito di quelle epigrafi e valenti artigiani per incidere le aggiunte”. Lunga vita al Vespucci, ai “Viva Fiorenza” e all’orgoglio che ci ha portato in dote la storia. Ma se Firenze vale quanto dice di valere, il Ponte Vespucci potrebbe dedicarlo a Idy Diene, che lì nel 2018 fu ucciso: Vespucci ha già un aeroporto, anche se piccino, e un continente intero. Facciamo un po’ per uno?

Insomma, a voler fare le cose per bene ci sarebbe da abbattere mezza città

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La ricreazione della scuola di Martina Vincenzoni illustrazione di Alect

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n tutti i calendari che si rispettino il mese di settembre è illustrato con immagini di zaini nuovi di zecca e matite appuntite. Quest'anno non vorrei essere nei panni di un illustratore: cosa disegnare? Tablet? Banchi singoli? Complicati labirinti tra cattedre e studenti? Credo che mi limiterei ad una selva di punti interrogativi. O meglio, di “dipende”. Partiamo dalle certezze: le linee guida ministeriali. Sono uscite il 26 giugno e sono state sottoscritte anche dagli enti locali e dal Comitato Tecnico Scientifico per gli aspetti di sanificazione dei locali e le misure di sicurezza interpersonale. Annunciano l'inizio delle lezioni per il 14 settembre e auspicano, come da consumata narrazione contemporanea, di “trasformare le difficoltà di un determinato momento storico in un vero e proprio volano per la ripartenza e per l'innovazione”. Orari di ingresso ed uscita, così come le modalità di accesso agli edifici, sono da gestire “in autonomia”. Un concetto che gli addetti ai lavori ascoltano da tempo in sottofondo:

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prevede sin dal 1997 la possibilità per le scuole di organizzare l'orario in maniera libera (ad esempio adottando classi interdisciplinari o suddividendo le materie in moduli intensivi della durata di un quadrimestre). Finora questa possibilità è stata colta in basse percentuali; adesso è il momento di farla fruttare al massimo ed in maniera creativa. Ogni Dirigente durante l'estate ha provveduto con il suo staff a una ricognizione degli spazi, del numero di iscritti e alla “valutazione di una didattica di qualità”: vale a dire a cercare la soluzione ottimale per incrociare questi dati e non impoverire l'offerta agli studenti. È stata esclusa subito l'ipotesi di mantenere metà classe in presenza e metà a distanza, per l'impossibilità strutturale delle nostre scuole di sostenere connessioni internet così dispendiose e anche per ragioni pedagogiche. Più probabile è il ricorso alla frequenza a giorni alterni delle classi intere, in una modalità didattica “integrata” che non po-

trà prescindere dal ricorso alla tecnologia, in base alle risorse umane a disposizione degli istituti. Appare chiaro che l'infinita varietà di situazioni nel nostro territorio, in primis in termini di edilizia scolastica, lascia ai Dirigenti grandi responsabilità. Sono stati incoraggiati accordi con teatri e musei per creare una “rete educativa di quartiere”; lo stesso vale per la creazione di “tavoli di lavoro” con le aziende di trasporti pubblici per scaglionare orari e servizi. I finanziamenti stanziati (circa 1 mln) potranno essere usati l'aggiornamento del personale e per l'acquisto di dispositivi tecnologici a studenti che ne fossero privi. L'apertura dei cancelli di ogni singola scuola sarà quindi il momento per scoprire nel dettaglio le soluzioni studiate caso per caso: è il momento storico della responsabilità individuale, tornata di moda anche a seguito dell'annunciata reintroduzione dell'educazione civica nei programmi scolastici per 33 ore annue. Ci basteranno?

È il momento storico delle responsabilità individuali


Riflessioni di una (passata) quarantena

di Jacopo Storni

foto di Martina Simonatti

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ono a casa, come tutti. Guardo fuori. C’è il sole, è primavera. Osservo quell’albero davanti alla finestra. Sta mettendo le foglie, riesco a percepirne il cambiamento, riesco a vedere il lento maturare dei fiori. Sembra una magia. A volte m’incanto. Prima no, non succedeva. Adesso ascolto, con sensi diversi. E sento mia moglie al telefono nella stanza accanto. Sento la sua presenza rassicurante. Di solito non c’è: è in ufficio e ci sentiamo al telefono una volta al giorno, velocemente, per non togliere spazio al ritmo. Invece adesso no, lei è qui. La mattina comincia così, facciamo colazione insieme. Prima no, non succedeva. Prima andavo al bar: cocci e tazzine ingolfavano l’udito. Clienti assiepati davanti al bancone. C’era fretta, prima. Adesso no. Non c’è traffico, né auto che corrono, né persone che imprecano. Non c’è ansia, quella da prestazione. Cammino lento, non vedo spasimi, non vedo fregole. Vedo tregua. Leggo silenzio. Alle 13 c’è il pranzo in casa. Un rito antico, dimenticato, travolto dalla modernità. A pranzo parliamo. Poi ricomincio a lavorare. Guardo fuori e vedo il vicino che torna con le buste della spesa. Ci salutiamo, e parliamo. Prima no, non succedeva. Prima avevamo fretta. O forse era una scusa. Adesso è diverso, tutto è diverso. Certo, l’economia è al collasso, uomini e donne rischiano il lavoro. E forse era meglio prima, era meglio la smania. O forse no, esistono le vie di mezzo. Esi-

ste qualcosa che, nel dramma, possiamo imparare. Protendo lo sguardo all’orizzonte. Attimi di ripetuto silenzio, mi ci tuffo dentro. Arriva la sera. Vedo il nero che entra nel bianco, il cielo che muta espressione. Osservo l’impercettibile. Prima no, non succedeva. Sento pace attorno a me, non sento sirene rapaci. È come un armistizio. Sento la natura, sento l’affetto, sento un abbraccio, una carezza. Prima no, non succedeva. Sento tutto diversamente, adesso. E però sto male. Non vedo mia madre da un mese, non vedo mio padre da un mese. Mi mancano. Erano scontate, quelle cene con loro. Erano scontati, quei bicchieri di vino. E poi i miei amici, mi mancano. Qualcuno sta perdendo il lavoro. Spero che il virus muoia presto. Spero che nessuno soffra più, che nessuna muoia più. Spero che tutti possano riprendere il lavoro. Ma quando torneremo normali, o quando penseremo di essere tornati normali, ricordiamoci di quando non lo eravamo più, ricordiamoci di adesso. Ripartiamo sì, progrediamo sì, ma non ciecamente. Ricordiamoci dei medici in trincea negli ospedali, certo. Ricordiamoci dei morti, certo. Ricordiamoci di chi è rimasto senza lavoro, certo. Ma ricordiamoci anche delle cose piccole, che sono le più grandi. Ricordiamoci della lentezza, ricordiamoci dell’ozio, ricordiamoci che senza gli altri non siamo niente. Rivediamo le nostre priorità. Riordiniamo le nostre necessità. Ricordiamoci degli affetti, dei bicchieri di vino, del pranzo a casa. Ricordiamoci di diventare padroni del nostro tempo, non schiavi. Ricordiamoci che siamo fatti per vivere la vita, non per esserne travolti. E magari chissà, forse soltanto così potremo evitare un’altra catastrofe.

FIRENZE E CITTÀ GEMELLE Il filo rosso che unisce i paesi nel mondo di Virginia Landi

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egami simbolici, patti di amicizia, fratellanze: Firenze è ufficialmente gemellata con altre 21 città straniere, con cui sono state stabilite strette relazioni politiche, economiche e culturali. Ma come se la passano le nostre città gemelle a seguito dell’emergenza sanitaria? Dalle più vicine come Budapest, Dresda, Edimburgo, Fes, Kassel, Kiev, Reims, Riga, Tirana, Turku e Valladolid a Oriente con Betlemme, Esfahan, Kuwait City, Kyoto, Nazareth, Nanchino fino ad arrivare oltreoceano a Puebla, Salvador de Bahia, Filadelfia e Sidney, l’attesa di una Fase 3 è diventata la quotidianità, nonostante si fronteggino situazioni ancora complesse. Accomunate da quarantena e da chiusure più o meno totali della Fase 1, ogni città ha poi trovato un compromesso di libertà tra limitazioni e riaperture graduali, che hanno accompagnato fino all’intermedia Fase 2 di convivenza col virus. Gli spiragli di normalità delle prime giornate di giugno hanno allentato la tensione ma rischi e nuovi lock-down temporanei continuano la loro corsa. Mentre in Giappone già dalla fine di maggio si parla di turismo e comportamenti da tenere sulle montagne russe, in estate Stati Uniti, Brasile e Messico sono tra gli Stati più colpiti, Iran, Israele e Cisgiordania incontrano una seconda ondata di infezioni e in Australia si chiudono alcuni confini. In Cina, prima tra tutte a dichiarare l’emergenza, i contagi sembrano invece contenuti; da Nanchino, gemellata a Firenze dal 1980, sono arrivate alla fine di aprile 150mila mascherine. Una donazione a dimostrazione di solidarietà del popolo cinese che ha coinvolto - insieme ad altri Paesi - anche Albania, Brasile, Francia, Germania, Kuwait e Stati Uniti.

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Non scordiamoci la casa di Giacomo Alberto Vieri

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ovimento di Lotta per la Casa, forse, a voi è un nome che dice poco. Magari scrivessi quello di Lorenzo Bargellini, Mao, storico leader del gruppo, scomparso tre anni fa, forse vi suonerebbe di più. Dite di no? Beh, eppure su Instagram vedo che vi piace un sacco fotografare i claim disegnati sui muri del centro di Firenze, frasi come “Non è un airbnb”, “Tu vo fa' l'americano”, eh... beh, quelle parole hanno dietro una lunga storia, delle facce, giorni e giorni di occupazioni, di lotta agli sfratti, di presidi in piazze assolate. Marzia Mecocci, attuale portavoce del Movimento, li ricorda tutti, mentre una mattina parliamo al telefono entrambi fastidiati da improvvisi cali di voce: “Siamo in un momento delicatissimo”, dice lei,“perché se da una parte si riesce a tirare un sospiro di sollievo, fra blocco degli sfratti e decreto rilancio, misure legate all'emergenza sanitaria in corso,

le questioni più spinose restano sul tavolo, anzi forse vengono messe sotto al tappeto, come la famosa storia della polvere. Sai no? Ma quando ci decideremo ad affrontare il nodo dell'edilizia residenziale pubblica, ripensando l'enorme patrimonio in mano all'Amministrazione per metterlo a disposizione di chi una casa non ce l'ha? Quando si smetterà di pensare che la questione abitativa è appannaggio dei soli cittadini stranieri e si valuterà, invece, che l'accesso alla residenza è una questione trasversale? Centinaia di persone, italianissime, che a causa dell’art. 5 della legge 80/2013, restano invisibili, senza traccia.” Il mancato riconoscimento di un posto in cui abitare nega, come si immagina, enormi diritti e tutele, impattando fatalmente sul percorso di vita di ogni individuo. La crisi sanitaria che ci ha colpiti impone continuamente riflessioni sulla tenuta di un certo modello di sfruttamento delle risorse, in primis quelle edilizie. “E allora oggi più che mai”, conclude Mecocci, “il bisogno è uno solo: la casa”. Sai no?

E allora oggi più che mai il bisogno è uno solo: la casa

ABITARE A FIRENZE di Michele Baldini

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o provato anche io a cambiare casa, più per curiosità che per necessità. Per fortuna. La casa è piccola e non è mia, per cui ogni tanto è bene guardarsi in giro, ma il contratto è eccezionale di questi tempi, il proprietario serio, la posizione stupenda. E comunque l'affitto lo pago regolarmente, anche se talvolta rincorro il mese. Come molti mi sono iscritto ai gruppi su Facebook, siti vari, ho scritto a conoscenti e amici. Non avevo troppo entusiasmo, questo è vero. Ma al di là del fatto che mi dia un po' noia cacciare quattro mensilità tra caparra e agenzia prima ancora di entrare, mi sono sentito preso in giro per prezzi e qualità in 4 casi su 5. Casa, casae. Quanto ne abbiamo parlato e soprattutto ne dovremo ancora parlare? Il mercato delle locazioni sarà un po'

cambiato, ma non così tanto, i canoni sono scesi (leggermente) ma si fa molta fatica a risolvere contratti più lunghi di 18 mesi. Gli imprenditori del mordi e fuggi, cioè i gestori di AirBnB in conto terzi, attraversano ancora una crisi che fa rimpiangere i tempi delle vacche grasse e ne acclamano il ritorno quanto prima; forse a fronte di 730 piuttosto indigesti, chissà. Poi ci sono gli immancabili quarti piani senza ascensore, gli ampi e luminosi spazi con mezza finestra su uno scannatoio a piano terra, i terrazzi rari come neve all'Equatore, spese condominiali prive di logica, ecc. Vediamo come butta settembre. Eppure l'importanza del verbo abitare la si trae anche dalle prime due lettere che la compongono: A, B. Le prime due dell'alfabeto, che lo stesso vuol dire A, B. L'abitare, le sue forme, le persone che abitano e quelle che permettono di abitare (cioè i padroni di casa), sono il capo di un discorso in fieri gigantesco, che si spera trovi una coda, o almeno a un senso. E chi la casa non ce l'ha? A che punto siamo con i tanti progetti di co-housing e social housing a fronte di una quanti-

tà sempre esuberante di grossi patrimoni immobiliari vuoti in mano a pochi? Un discorso che questo articolo né il suo autore possono affrontare, ma che in questo “dopo” dovremo affrontare un po' tutti. Troppo, troppo, troppo materiale.

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La precarietà non sarà mai la risposta di Matteo Chiapponi Illustrazione di Costanza Ciattini

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l fenomeno della esternalizzazione dei servizi nasce agli inizi degli anni Novanta. Il meccanismo è chiaro: servizi che prima venivano prodotti e distribuiti all’interno del perimetro della Pubblica Amministrazione, vengono appaltati ad imprese private. Si chiama “New Public Management” ed è un percorso che ha segnato in questi anni una progressiva perdita di potere salariale da parte dei lavoratori che nasce dalla necessità delle imprese fornitrici del servizio, di tenere bassi i costi per poter vincere le gare d’appalto. Durante la pandemia questo sistema ha mostrato ancor più le sue gravi falle. Noi di Lungarno abbiamo deciso di fare luce su questa situazione raccogliendo le testimonianze di tre ragazze. Per tutelarle useremo nomi di fantasia.

Tre lavoratrici esternalizzate raccontano la loro storia 12

SARA, BIBLIOTECARIA FIORENTINA: “Lavoro da tre anni per una delle cooperative che ha vinto l’appalto su Firenze e durante il lockdown il Comune ha ovviato ai ben noti problemi di bilancio sospendendo il telelavoro degli esternalizzati e lasciando molti miei colleghi senza alcuna tutela. Ci siamo perciò rivolti all’amministrazione comunale che inizialmente non ci ha dato risposta, poi grazie alla lotta sfiancante che abbiamo intrapreso con presidi e manifestazioni, siamo riusciti ad ottenere il recupero dei mesi persi e una proroga tecnica che ci porterà fino a marzo, poi chissà. Molti progetti belli come quello della biblioteca carceraria a Sollicciano sono tutt’ora sospesi e in un orizzonte di precarietà come questo la situazione peggiorerà ad ogni scadenza d’appalto”. FEDERICA, EDUCATRICE SCOLASTICA: “Il mio contratto è un tempo indeterminato per modo di dire perché legato alla gare d’appalto per cui non abbiamo la garanzia di conferma automatica da parte della cooperativa che si aggiudica il bando. Lavoriamo per tutta la durata dell’anno scolastico con la sospensione estiva durante la quale non possiamo accedere agli ammortizzatori sociali. Come se non bastasse a causa della ex legge Iori siamo costretti

alla “tassa” dei crediti formativi per continuare a fare quello che facevamo già prima, senza nemmeno poter accedere ad un avanzamento di carriera. Adesso siamo in ballo per il nuovo bando che scadrà a fine agosto e non abbiamo certezze sul nostro futuro.” FRANCESCA, OPERATRICE SANITARIA: “Lavoro tramite cooperativa con contratti a somministrazione che mi costringono a cambiare reparto con cadenza mensile. Il mio contratto è scaduto e adesso sono di nuovo in attesa di una nuova chiamata. Ho sempre accettato qualsiasi collocazione, ma dopo il lockdown ho sperato che per il personale sanitario di cui i media hanno giustamente parlato in termini eroici ci potesse essere qualche certezza in più per il futuro... invece adesso che per fortuna la crisi è finita e i riflettori si sono spenti gli scenari sono sempre gli stessi e l’orizzonte cambia di giorno in giorno. Io non ho diritto ad alcun ammortizzatore sociale.” Se vogliamo venir fuori da questa crisi la strada è quella dei diritti e delle tutele, altrimenti gli ultimi saranno quelli che pagheranno di più.


La proposta dell’Ambrogiana di Camilla Guidi

L’

Ambrogiana è un’imponente villa medicea con una storia lunga e travagliata. Si trova a Montelupo Fiorentino ed è stata costruita alla fine del Cinquecento per volontà di Ferdinando I dei Medici. Fu però soprattutto Cosimo III, un secolo dopo, ad amarla molto ed eleggerla come villa prediletta, portandovi anche numerose opere d’arte. Addirittura fece realizzare il Corridoio del Principe, su modello del Corridoio Vasariano, per collegare la villa con il vicino monastero dei frati Alcantarini e un Gabinetto di storia naturale dove il medico Francesco Redi poteva effettuare esperimenti e zootomie; Redi ne era ben felice ma si lamentava del freddo e in una lettera scrisse che in quel luogo “tira, e tirerà in

eterno il solito vento”. Nell’Ottocento Leopoldo II la destinò a una casa di cura per malattie mentali e dopo l’Unità d’Italia entrò a far parte delle proprietà statali. Nel 1886 è divenuta sede di un manicomio criminale e negli anni Settanta del Novecento di un Ospedale Psichiatrico Giudiziario. Oggi è abbandonata e in uno stato di degrado. Il sindaco di Montelupo Fiorentino Paolo Masetti l’ha candidata come sede di un distaccamento degli Uffizi, dopo la proposta lanciata dal soprintendente Pessina di creare un nuovo polo del museo fiorentino. L’idea sarebbe quella di poter trasferire in questa maestosa villa una parte della collezione d’arte degli Uffizi che non viene esposta per motivi di spa-

zio e che quindi non è attualmente fruibile. Questa ipotesi darebbe due possibilità: quella di togliere opere dai depositi e quella di valorizzare un luogo magnifico che si trova da anni abbandonato e che potrebbe ricucire, dopo secoli, un legame interrotto con la famiglia Medici e con l’arte fiorentina. Indipendentemente da come andrà a finire questa vicenda, si spera che il futuro dell’antica villa medicea le prospetti ancora vivaci sorprese e “folli” storie, non più soltanto la triste quiete dell’abbandono. Per dirla come Redi, speriamo che all’Ambrogiana tiri presto un vento nuovo.


LA VERA STORIA DEL CALCIO IN COSTUME di Daniel C. Meyer

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l Coronavirus ha stravolto il calendario degli appuntamenti più tradizionali di Firenze: niente Scoppio del Carro, niente Fochi per San Giovanni, e niente calcio storico. In realtà quest’ultima non è propriamente una novità, considerando che il calcio in costume (che si dice nato nel 1530 con la famosa “partita dell’assedio”) non si è giocato dal 1739 al 1930, con l’eccezione di due partite dimostrative giocate nel 1898 e nel 1902. E il 1930 non è un anno casuale: la ripresa fu infatti fortemente voluta dal regime fascista, nella figura del ras Alessandro Pavolini, come racconta il giornalista Leonardo Nesti, nel suo articolo “Il calcio storico fiorentino, l’invenzione della tradizione”; il fascismo era infatti alla disperata ricerca di qualcosa che, nella migliore tradizione del panem et circenses, potesse distrarre i cittadini e che, come era prassi fascista, unisse radici pseudo-storiche a non meglio identificati “valori comuni”. Nella formula pavoliniana, il calcio in costume nasce quindi come un ibrido tra i due sport più popolari del momento: l’affermato pugilato e l’emergente calcio (la Fiorentina era nata solo quattro anni prima); esperimenti simili a opera fascista si ricordano ad Arezzo, con la giostra del Saracino, e a Venezia con la regata storica delle gondole. D’altronde, nel celebre trattato “The Invention of Tradition”, Eric Hobsbawm e Terence Ranger affermano che “tradizioni che ci appaiano, o si pretendono, antiche hanno spesso un'origine piuttosto recente, e talvolta sono inventate di sana pianta”. Ad esempio il kilt: riuscireste a immaginare il mitico Braveheart senza il tipico gonnellino a quadri? Beh, dovreste farlo, visto che il kilt fu inventato per motivi commerciali da un imprenditore scozzese quasi 500 anni dopo; e così via, gli esempi sarebbero tanti. Del Calcio in costume, come sostiene Nestri, da Dante in giù nessuno dei grandi cronachisti della vita fiorentina ha mai fatto riferimento; se a ciò aggiungiamo il fatto che il regolamento nei secoli è stato stravolto, che la manifestazione era promossa dai nobili e che oggi è ostentatamente “popolare”, e che i quattro colori non rispecchiano né la topografia cittadina attuale né la composizione sociale di Firenze possiamo dire che il calcio in costume sarà anche folcloristico, ma definirlo “storico” forse non è troppo corretto.

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Crowdliquidity di Raffaella Galamini illustrazione di Vivaiolet Art

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on tutti sono usciti migliori dall’emergenza Covid-19, di sicuro qualcuno ha messo a frutto la quarantena per provare a cambiare il mondo. È il caso di Isabella Sorace, consulente finanziario in Svizzera che, di fronte alla crisi post lockdown ha tirato fuori un progetto innovativo per aiutare le imprese a ripartire. “Mi sono chiesta cosa potessi fare per dare una mano. Mi è venuta l’idea della crowdliquidity, un modo innovativo per raccogliere liquidità”, racconta l’ideatrice e fondatrice della società. È nata così la piattaforma Liuu, dove le attività commerciali più diverse possono lanciare la loro campagna di raccolta fondi. Ognuna espone i suoi obiettivi per consentire a chi vuole aiutare di sapere cosa otterrà in futuro dalla donazione. L’idea infatti è di ricompensare l’anonimo finanziatore con un prodotto o un servizio su misura. Il primo a vedere una possibilità in que-

sta iniziativa in rampa di lancio è stato un gelatiere fiorentino, Vetulio Bondi. La sua gelateria lungo via Nazionale, i Gelati del Bondi sta soffrendo molto per l’assenza dei turisti e dei fiorentini che di solito lavorano o gravitano sulla zona del mercato di San Lorenzo. “A fronte di una richiesta di aiuto fine a se stessa, l’iniziativa di Liuu mi sembra che abbia potenzialità e finalità diverse. Se qualcuno mi vuole dare un aiuto economico, anticipando dei soldi per aiutarmi in questo frangente, io sono pronto poi a rispondere con servizi e prodotti studiati. Una sorta di bond del Bondi: posso offrire dal gelato con il nome del donatore al corso di gelateria su misura. A tutti quelli che aderiranno alla campagna prometto di affiggere la foto sul muro della mia gelateria e di diffondere sui social i nomi dei miei benefattori”. Il bello di Liuu è che offre soluzioni infinite, facilmente personalizzabili a seconda della situazione. Alla portata di qualsiasi azienda e soprattutto di donatori di ogni tipo. Perché davvero ognuno può dare il suo contributo. Per aderire alla campagna o usufruire del servizio: https://liuu.world/it/.

Così le aziende a Firenze ripartono dopo il lockdown


LA B


L’agenda di settembre Martedì 01 3  FIRENZE SEGNA

Teatro Romano di Fiesole (FI) ing. NP 3  LIU RUOWANG LUPI IN ARRIVO A FIRENZE (13/07 - 02/11) Piazza SS. Annunziata + Piazza Pitti (FI) ing. libero 3  PATERSON Arene di Marte (FI) ing. €5

Mercoledì 02

3  CIRK FANTASTIK (2 - 6/09)

Parco dell’Acciaiolo (Scandicci) ing. NP 3  BABYTEETH + SORRY, WE MISSED YOU Arene di Marte (FI) ing. €5 3  BOHEMIA FANTASY - OMAGGIO AI QUEEN (2 - 3/09) Museo dell’Opera di Santa Croce (FI) ing. €12 - 20 3  EFFETTO SERRE (20/07 - 13/09) Serre Torrigiani (FI) ing. libero

Giovedì 03

3  ROSAS, Violin Phase

Parco delle Cascine Le Otto Viottole (FI) ing. libero/€5/€12 3  ZU & LILLEVAN, Terminalia Amazonia PARC (FI) ing. libero/€5/€12 3  MUSICA IN VILLA Villa di Vico (Scandicci) ing. NP 3  SDRAIV IN (3 - 6/09) Parco di Poggio Valicaia (Scandicci) ing. NP 3  PARASITE + MARCO POLO Arene di Marte (FI) ing. €5 3  LONDON 69 - PERFORMING THE BEATLES Chiostro di San Domenico (PO) ing. NP

Venerdì 04

3  ROSAS, Violin Phase

Parco delle Cascine Le Otto Viottole (FI) ing. libero/€5/€12 3  ZU & LILLEVAN, Terminalia Amazonia PARC (FI) ing. libero/€5/€12 3  LA FABBRICA DELLE FIABE Giardino della Biblioteca (Scandicci) ing. NP 3  FAVOLACCE + HAMMAMET Arene di Marte (FI) ing. €5 3  HO VISTO FABER VOLARE OMAGGIO A FABRIZIO DE ANDRE’ Chiostro di San Domenico (PO) ing. NP

Sabato 05

3  TEMPO REALE FESTIVAL 2020 (5 - 13/09)

Varie Location (FI) ing. libero/€5

3  ROSAS, Violin Phase

Parco delle Cascine Le Otto Viottole (FI) ing. libero/€5/€12 3  DANCE WALL PARC (FI) ing. libero/€5/€12 3  ALY KEITA / HAMID DRAKE / PASQUALE MIRRA PARC (FI) ing. libero/€5/€12

3  LA PERQUISIZIONE NOTTURNA

Ex ospedale psichiatrico San Salvi (FI) ing. €8/5 3  SUPERNOVA LOVES FAMILY Teatro Romano di Fiesole (FI) ing. NP 3  JOJO RABBIT + FIGLI Arene di Marte (FI) ing. €5 3  GALEFFI Officina Giovani (PO) ing. NP 3  DECIBEL OPEN AIR (5 - 6/09) Visarno Arena (FI) ing. da €8.50 a €145.00

Domenica 06

3  IS THAT FOLK? - KING OF THE OPERA

Ex ospedale psichiatrico San Salvi (FI) ing. €8/5 3  FIABE JAZZ - OPEN AIR Parco di Poggio Valicaia (Scandicci) ing. NP 3  IT’S JAZZ TIME San Vincenzo a Torri (Scandicci) ing. NP 3  COLLETTIVO MINE, Corpi Elettrici PARC (FI) ing. libero/€5/€12 3  PERTURBAZIONE Officina Giovani (PO) ing. NP

Lunedì 07 3  DANCE WALL

PARC (FI) ing. libero/€5/€12 3  RINALDO (7 - 9 - 10 - 13/09) Teatro del Maggio (FI) ing. NP 3  PANICO MA ROSA - ALESSANDRO BENVENUTI Teatro Romano di Fiesole (FI) ing. NP 3  MUSICA IN VILLA Villa di Vico (Scandicci) ing. NP 3  SCARDA Playground del Serraglio (PO) ing. NP

Martedì 08 3  CESARE BASILE

Ex ospedale psichiatrico San Salvi (FI) ing. €8/5

3  ALMAR’A

Parco delle Cascine (FI) ing. libero/€5/€12 3  WALKING THERAPIE (8 - 26/09) Varie Location (FI) ing. €12 3  FRANCESCA MICHIELIN Teatro Romano di Fiesole (FI) ing. €23

Mercoledì 09

3  MASAKO MATSUSHITA, Un / Dress - site specific version

PARC (FI) ing. libero/€5/€12 3  DANCE WALL PARC (FI) ing. libero/€5/€12 3  VIOLONS BARBARES Teatro Puccini (FI) ing. libero/€5/€12 3  FESTA CONTROANNIVERSARIO APERTURA SAN SALVI Ex ospedale psichiatrico San Salvi (FI) ing. €8/5 3  LA LUNA E I FALO’ - ANDREA BOSCA Teatro Romano di Fiesole (FI) ing. €16 3  ANY OTHER Playground del Serraglio (PO) ing. NP

Giovedì 10

3  IL CORSO DELLA MUSICA, masterclass con Trilok Gurtu

Conservatorio Luigi Cherubini (FI) ing. libero/€5/€12

3  ORT - GLI ANNI VERDI

Teatro Romano di Fiesole (FI) ing. NP

3  DANCE WALL

PARC (FI) ing. libero/€5/€12

3  TRILOK GURTU

Teatro Puccini (FI) ing. libero/€5/€12

3  REMO ANZOVINO

Chiostro di San Domenico (PO) ing. NP

Venerdì 11 3  DANCE WALL

PARC (FI) ing. libero/€5/€12

3  ANDREA LASZLO DE SIMONE

Teatro Puccini (FI) ing. libero/€5/€12

3  ORT - GLI ANNI VERDI

Teatro Romano di Fiesole (FI) ing. NP

3  LA FABBRICA DELLE FIABE

Giardino della Biblioteca (Scandicci) ing. NP

3  INCONTRO DANZA

Piazza Vittorio Veneto (Badia a Settimo) ing. NP

3  GIOVANNI CACCAMO + GIULIA MAZZONI

Chiostro di San Domenico (PO) ing. NP

Sabato 12 3  DANCE WALL

PARC (FI) ing. libero/€5/€12

3  SALVO LOMBARDO / CHIASMA

Teatro Cantiere Florida (FI) ing. libero/€5/€12

3  GIANNI MAROCCOLO / EDDA / GIORGIO CANALI

Teatro Puccini (FI) ing. libero/€5/€12

3  COLAPESCEDIMARTINO

Teatro Romano di Fiesole (FI) ing. €23

3  DANIELE GATTI

Teatro del Maggio (FI) ing. NP

3  FIRENZE FLOWER SHOW (12 - 13/09)

Giardino Corsini (FI) ing. NP

3  SONETTI/INSETTO

Parco di Poggio Valicaia (Scandicci) ing. NP

3  DAVIDE TOFFOLO/ANDRÀ TUTTO BENINO

Chiostro di San Domenico (PO) ing. NP

Domenica 13 3  SALVO LOMBARDO

PARC (FI) ing. libero/€5/€12

3  GIANNINI / NOVEMBRINI / ZAPPA

Parco delle Cascine (FI) ing. libero/€5/€12

3  GRETA FRANCOLINI

Parco delle Cascine (FI) ing. libero/€5/€12

3  ADRIANO BOLOGNINO

Parco delle Cascine (FI) ing. libero/€5/€12

3  DANCE WALL

PARC (FI) ing. libero/€5/€12

3  SALVO LOMBARDO / CHIASMA

Teatro Cantiere Florida (FI) ing. libero/€5/€12

3  TG SUITE - LA CRONACA CANTATA

Parco di Poggio Valicaia (Scandicci) ing. NP


Musica Teatro 3  ASSEDIO PACIFICO

Castello dell’Acciaiolo (Scandicci) ing. NP 3  JOE BASTIANICH Villa Guicciardini (PO) ing. NP

Lunedì 14

3  IL CORSO DELLA MUSICA - Luisa Santacesaria

Parco delle Cascine (FI) ing. libero/€5/€12 3  MUSICA IN VILLA Villa di Vico (Scandicci) ing. NP

Arte

3  DANCE WALL

PARC (FI) ing. libero/€5/€12 3  INDIPENDENZA ANTIQUARIA (19 - 20/09) Piazza Indipendenza (FI) ing. libero

Domenica 20 3  DANCE WALL

PARC (FI) ing. libero/€5/€12

Lunedì 21

Martedì 15

3  IL CORSO DELLA MUSICA, Simone Graziano

PARC (FI) ing. libero/€5/€12 3  DANCE WALL PARC (FI) ing. libero/€5/€12 3  BOOSTOLOGY Teatro Romano di Fiesole (FI) ing. €17 3  PRIMO MOMENTO TEATRALE (15/09 - 20/12) Teatro Metastasio (PO) ing. NP

PARC (FI) ing. libero/€5/€12 3  GABRIELE STRATA Varie location (FI) ing. libero

3  SARA LUPOLI

Mercoledì 16

Parco delle Cascine (FI) ing. libero/€5/€12

3  DANCE WALL

Martedì 22 3  PAOLA BEDONI

PARC ing. libero/€5/€12

3  DANCE WALL

PARC (FI) ing. libero/€5/€12

PARC (FI) ing. libero/€5/€12 3  RICCARDO CELLACCHI + LEONE KEITH Varie location (FI) ing. libero 3  LA RONDINE (22 - 25 - 27 - 29/09) Teatro del Maggio (FI) ing. NP

Teatro Romano di Fiesole (FI) ing. €15

Mercoledì 23

3  GRETA FRANCOLINI / GIUSEPPE VINCENT GIAMPINO

PARC (FI) ing. libero/€5/€12

3  DANCE WALL 3  LUCIO CORSI

Giovedì 17

3  ANDREA DORE

PARC (FI) ing. libero/€5/€12

3  DANCE WALL

3  FLORENCE KOREA FILM FEST (23 - 30/09)

3  CRISTINA DONÀ / DANIELE NINARELLO / SAVERIO

3  IL BARBIERE DI SIVIGLIA (23/09 - 25/10)

PARC (FI) ing. libero/€5/€12

LANZA Teatro Studio (Scandicci) ing. libero/€5/€12 3  ARTIGIANATO E PALAZZO (17 - 20/09) Giardino Corsini (FI) ing. NP 3  MASSIMO VOLUME Teatro Romano di Fiesole (FI) ing. NP

Venerdì 18

3  FIRENZE LAUGHS (18 - 20/09)

Visarno (FI) ing. NP

3  CRISTINA DONÀ / DANIELE NINARELLO / SAVERIO

LANZA Teatro Studio (Scandicci) ing. libero/€5/€12 3  MAURIZIO POLLINI Teatro del Maggio (FI) ing. NP 3  MA TU SEI FELICE? Teatro Romano di Fiesole (FI) ing. €20 3  LA FABBRICA DELLE FIABE Giardino della Biblioteca (Scandicci) ing. NP 3  INCANTO 2020 Villa San Lorenzo al Prato (Sesto F.no) ing. €5

Sabato 19 3  ENZO COSIMI

PARC (FI) ing. libero/€5/€12

Cinema Danza

Varie location (FI) ing. NP

Teatro del Maggio (FI) ing. €15 - 140

Giovedì 24

3  IL CORSO DELLA MUSICA, Michel Godard / Nataša

Mirkovi Conservatorio Luigi Cherubini (FI) ing. libero/€5/€12 3  ANDREA CELLACCHI + FRANCESCO GRANATA Varie location (FI) ing. libero

Venerdì 25

3  CLARISSA BEVILACQUA + FEDERICO GAD CREMA

Varie location (FI) ing. libero

3  ANDREA ZARDI

PARC (FI) ing. libero/€5/€12

3  DANCE WALL

PARC (FI) ing. libero/€5/€12

3  LA FABBRICA DELLE FIABE

Giardino della Biblioteca (Scandicci) ing. NP

3  LA SOLITUDINE DEGLI ANGELI (25/09 - 31/10)

Etra Studio Tommasi (FI) ing. libero

Sabato 26 3  DANCE WALL

PARC (FI) ing. libero/€5/€12

Eventi

3  LEÏLA KA / ALEXANDRE FANDARD

Teatro Studio (Scandicci) ing. libero/€5/€12

3  MERCATINO VINTAGE (26 - 27/09)

Piazza dei Ciompi (FI) ing. libero

Domenica 27 3  CORRI LA VITA

Varie location (FI) ing. NP

3  ANGELO DURO - DA VIVO

Teatro Puccini (FI) ing. €20/34.50

Lunedì 28

3  DANIELE RUSTIONI + FRANCESCO PIEMONTESI

Teatro Verdi (FI) ing. €17/15

3  MAURO PAOLO MONOPOLI + LEONARDO COLAFELICE

Varie location (FI) ing. libero

3  IL CORSO DELLA MUSICA, Francesco Dillon

Parco delle Cascine (FI) ing. libero/€5/€12

Martedì 29 3  ELIA CECINO

Varie location (FI) ing. libero

Mercoledì 30


Settembre da non perdere IS THAT FOLK? - KING OF THE OPERA 6 SETTEMBRE - EX OSPEDALE PSICHIATRICO SAN SALVI

TEMPO REALE FESTIVAL 2020 – UNLOCKED SOUND DAL 5 AL 13 SETTEMBRE - VARIE LOCATION

Nonostante le enormi difficoltà di questo assurdo periodo Lungarno, La Chute associazione culturale e Chille de la balanza uniscono le forze per presentare il nuovo capitolo della rassegna IS THAT FOLK? che vede questa volta protagonista King of the Opera, il progetto musicale del chitarrista, cantante, songwriter toscano Alberto Mariotti, che arriva all’Estate San Salvi 2020 per il release party ufficiale in trio della sua ultima fatica “Nowhere Blues”. “Nowhere Blues” riprende il filo del discorso, dove era stato lasciato. Il titolo è un tributo agli amati bluesmen afro-americani del primo dopoguerra, che intitolavano i loro blues col nome della città che li aveva ispirati o dove li avevano scritti. King of the Opera torna a circondarsi di una vera e propria band di nuova formazione. Ad affiancare Mariotti ci saranno infatti Andrea Carboni (tastiere, programmazione, voce) e Elia Ciuffini (batteria, percussioni).

Da oltre dodici anni Tempo Reale organizza a Firenze un festival dedicato al suono e alla musica di ricerca, che presenta una poliedricità di eventi, espressioni linguistiche, modalità concertistiche e artisti, all’insegna dell’innovazione. A seguito del periodo di pandemia e delle riflessioni scaturite nel dibattito culturale, la storica istituzione ha dovuto modificare radicalmente la programmazione, orientandosi verso due temi emergenti: il ruolo degli spazi aperti nelle performance sonore e l’idea di “suono senza fine”, svincolata dal concetto di “evento” per come lo conosciamo e destinata a far riflettere sui modi del fare musica. Da questa riflessione emergono quattro appuntamenti che mettono in connessione musica di lunga durata, momenti formativi, azioni all’aria aperta, produzione e fruizione libere della performance.

FESTIVAL FABBRICA EUROPA XXVII DAL 3 SETTEMBRE ALL’8 OTTOBRE - VARIE LOCATION Alla ricerca del senso di una nuova contemporaneità, Fabbrica Europa ha riprogettato la XXVII edizione del Festival con l’obiettivo di guardare tanto al presente quanto al futuro. Ha declinato un programma mosso dalle potenzialità della relazione arti performative / spazio all’aperto / natura, grazie alla ricchezza che il Parco delle Cascine di Firenze offre. Contesto in cui Fabbrica Europa ha la sua sede: le due sale, l’area esterna e il cuore del Parco accolgono buona parte dei progetti di quest’anno. E non è stata dimenticata la valenza dello spazio cosiddetto teatrale che ha bisogno di riaccendersi, di ritrovare fiducia nelle forme di socialità, condivisione, partecipazione, aderenza alle espressioni di libertà artistica e individuale limitate dal distanziamento. Oltre al PARC Performing Arts Research Centre ed alcuni scorci verdi del Parco delle Cascine, il festival si svolgerà all’interno del Teatro Studio di Scandicci, del Teatro Cantiere Florida e del Teatro Puccini.

FORTISSIMISSIMO FIRENZE FESTIVAL DAL 21 SETTEMBRE AL 6 OTTOBRE - VARIE LOCATION Torna dal 21 settembre al 6 ottobre 2020 la quarta edizione di fff–Fortissimissimo Firenze Festival, rassegna di dieci concerti a cura di Andrea Lucchesini, dedicata ai talenti emergenti del panorama musicale italiano. Il festival anticipa la stagione concertistica 2020-2021 degli Amici della Musica di Firenze, e sarà inaugurato dal pianista Gabriele Strata, vincitore della scorsa edizione. Nei programmi musicali proposti dai giovani musicisti si incontrano musica classica e contemporanea: fra questi, due lavori per pianoforte e per trio di Giulia Lorusso, compositrice in residenza. Fortissimissimo si terrà presso l’Istituto degli Innocenti e il Conservatorio Cherubini di Firenze. Le informazioni dettagliate sui concerti e le modalità di accesso saranno comunicate a settembre su www.amicimusicafirenze.it. 18

FLORENCE KOREA FILM FEST DAL 23 AL 30 SETTEMBRE - CINEMA LA COMPAGNIA L’omaggio all’attore Cho Jin-woong, star del cinema coreano, sarà l’evento centrale della 18/ma edizione del Florence Korea Film Fest, il festival dedicato al meglio della cinematografia sud-coreana contemporanea, in programma dal 23 al 30 settembre a Firenze. Il festival si terrà in forma ibrida, sia dal vivo al cinema La Compagnia di Firenze, sia nella sala virtuale Più Compagnia con proiezioni e incontri. Il viaggio del festival racconterà, come da 18 anni a questa parte, la società coreana nelle sue trasformazioni tracciando la contemporaneità con curiosità e analizzando le contraddizioni e i successi di una cinematografia sempre di più nuova e d’attrazione soprattutto quest’anno che torna prepotentemente sul mercato internazionale con la vittoria del premio Oscar Bong Joon-oh e il suo Parasite.

WALKING THÉRAPIE DALL’8 AL 26 SETTEMBRE - VARIE LOCATION Il Teatro di Rifredi si rimette in marcia con lo spettacolo evento che ha segnato l’estate negli ultimi due anni: Walking Thérapie. Immersi nella scenografia del centro storico di Firenze, dall’8 al 26 settembre Gregory Eve e Luca Avagliano condurranno gli spettatori/pazienti in una passeggiata urbana che ha come scopo terapeutico di liberarli dal loro individualismo e dai loro pudori nel rapportarsi al mondo esterno. Alla stazione di partenza, il Quinoa-Zap, gli spettatori (max 40 a percorso) verranno muniti di sgabelli retrattili e di potenti cuffie che li isoleranno dal mondo che li circonda per farli entrare in una dimensione parallela in cui ascolteranno solo le parole e i suoni manipolati dal terapeuta demiurgo.


LO BELLO STILO NOCOST a cura di Firenze NoCost

Firenze NoCost che scrive di moda per Lungarno? Sì, la realtà surclassa la fantasia. Partendo da un capo di abbigliamento la guida (anti)turistica più pazza che ci sia ci racconta il passato e il presente di grandi uomini e lucenti donne che Firenze l’hanno resa unica e senza tempo. Perché lo (bello) stile è tutto. www.nocost.guide

Il cappello del conte IERI

OGGI di Teresa Vitartali

di Marco Tangocci e Davide Di Fabrizio

V

e ne raccontiamo una, ed è una storia che ha da poco compiuto cent’anni. Siamo a Firenze, un giorno imprecisato tra il 1917 e il 1920, e qualcuno ha lasciato un cappello a cilindro sul bancone di un bar. È di ottima fattura – in feltro, lana purissima – anche se vagamente liso sui lati. Il bar è il Caffè Casoni di via de’ Tornabuoni, e sono circa le 19. Il conte Camillo Negroni, uomo dalle forti passioni, è il proprietario del cappello. Le forti passioni sono, in ordine rigorosamente casuale: l’alcol, le donne, i cowboy, l’America, il gioco d’azzardo. E i cappelli a cilindro, chiaro. Il sole è lì lì per tramontare, dicevamo, e quel cappello al bancone del Caffè Casoni è ormai consuetudine. Non ha bisogno di presentazioni, come di certo non ne ha bisogno il conte. Sono le 19 e scatta dunque l’ora dell’aperitivo e, in particolare, l’ora dell’Americano (bitter, vermut rosso e una spruzzata di soda). Il nostro conte, come usa fare, ordina il primo della solita lunghissima serie ma, lui che per il gin dava di matto, quel giorno imprecisato di un’annata non proprio precisata chiede al barman Fosco Scarselli un’aggiunta del suddetto in sostituzione della soda. E quella “cosuccia” sarebbe diventata solamente il cocktail italiano più bevuto al mondo. Semplice, come per un mago tirare fuori un coniglio da un cappello a cilindro.

LAVIGNETTA

I

l conte Negroni era un elegante mezzo cowboy mezzo dandy che non usciva mai senza il suo cappello. Amava viaggiare tra città mondane e radure da film western, perennemente in giro per il mondo. E se oggi passeggiasse ancora per il centro? Dove comprerebbe i suoi cappelli? Firenze è ricca di attività che tuttora realizzano artigianalmente tessuti, cappelli, scarpe, borse, ecc. In particolare, la creazione artigianale di cappelli a Firenze ha origini addirittura medievali, evolvendosi e raggiungendo forme moderne e innovative. Molto probabilmente il conte vi avrebbe consigliato uno di questi brand fiorentini: ALEX CAPPELLI, realtà che esiste da tre generazioni. Creazioni che mixano artigianalità antica e look moderno, tutto realizzato a mano. SUPER DUPER HATS, brand giovanissimo ma cresciuto in fretta. Ogni cappello, acquistabile online, viene realizzato localmente e spedito con un approccio green in 72 ore. Potete trovarli anche presso la Manifattura Tabacchi. REINDHARD PLANK, brand di sperimentazione e trasformazione. Il fondatore ha studiato a Vienna e lavora principalmente nella campagna fiorentina. Utilizza materiali classici per creare artigianalmente un cappello moderno e dall’aspetto innovativo.

di Lafabbricadibraccia

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LUOGHI ABBANDONATI Foto e testo di Giulio Garosi

AREA DI SERVIZIO EMPOLI OVEST Non si conosce con precisione l’anno di apertura né quello di chiusura. Si trova a qualche chilometro dall'uscita di Empoli ovest. Il 1 febbraio 2019 la Città Metropolitana di Firenze aveva dato notizia della rimozione dell'area di servizio.

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PERSONAGGI FIORENTINI di Tommaso Ciuffoletti illustrazione di Marcho

La posta di SIGISMONDO FRODDINI a cura di SpazioPosso

Il più settembre che ci sia Caro Dott. Froddini, settembre non lascia scuse: devo riprendere tutto quello che ho interrotto o rimandato tra Covid e vacanze estive. La notte non riesco a dormire bene, la mattina mi sveglio stanca e durante il giorno fatico a fare le mie cose. Sento che dovrei andare a tremila, dare il meglio di me e dar fondo a tutte le mie energie. Non so da che parte iniziare e la sola idea... mi fa fatica, è normale?

L

ara, apprezzo la sincerità e il suo non nascondersi dietro ad un dito nel dire “non so da che parte iniziare e la sola idea... mi fa fatica”. Credo anzi che questa sua apertura possa far tirare un sospiro di sollievo a tanti lettori. Settembre: che fatica! Non poteva trovare parola più giusta. Pensiamo che da qui si deciderà l’anno nuovo: potremmo definirlo una sorta di capodanno estivo. La progettualità e l’organizzazione sono una parte impegnativa che non viene né riconosciuta né valorizzata, in primis da noi stessi; eppure è un lavoro a tutti gli effetti, richiede tempo, creatività ed energia. Questi mesi hanno rivoluzionato la routine di tanti e per questo motivo quest’anno, settembre sarà ancor più settembre di tutti gli altri settembri. Se pensiamo di stilare la lista delle cose che dobbiamo fare, sarebbe talmente faticoso e poco realizzabile che anche il mio inconscio sussulterebbe. Perché non provare a essere più realistici? Meno sognatori ad occhi aperti, ma anche meno affaticati e frustrati. Non sarò certo io a dirle a cosa rinunciare, sarebbe troppo facile, ma vorrei aiutarla e quindi le darò uno strumento che forse le potrà essere utile. Se pensiamo alla lista di cose da fare ci viene in mente un gessetto e una lavagna; io le voglio regalare un gessetto speciale: è nero e sulla lavagna non lascia il segno. Ma che senso ha, si chiederà lei. Più ci prefiggiamo obiettivi e traguardi e più sentiamo la pressione che aumenta, oltre al fatto che non ci permettiamo di guardare altrove, come se avessimo dei paraocchi, perché questo ci distoglierebbe dalla meta. Non voglio toglierle la possibilità di scrivere la sua lista, se questo può esserle d’aiuto, ma vorrei alleggerirla dal peso di vedere un elenco bianco su sfondo nero che opprime e schiaccia. Quindi Lara, afferri il suo gessetto nero, scriva la sua lista e si goda quello spazio vuoto. Poi, provi a riposare: domani mattina la lavagna non sarà piena di scritte bianche pronte a ricordarle puntualmente cosa deve fare. Inviate le vostre domande, crisi e drammi esistenziali a spazioposso@gmail.com. Il dott. Sigismondo Froddini vi risponderà in questo spazio.

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La Romanina

ualche tempo fa ho letto il solito commento - stavolta era quel politico grillino che fa tanto il rivoluzionario - che guardi signora mia, se questi vogliono i diritti, li chiedessero con garbo invece di fare i gay pride, che oh signora mia, che oscenità. Non dirò cosa penso di commenti del genere perché mia mamma ci tiene che non dica parolacce. Certo che, strana idea della conquista dei diritti. E che strana idea della libertà. Romina Cecconi - nata Romano, ma per tanti conosciuta semplicemente come La Romanina - per conquistare il diritto di un corpo più suo, ha dovuto passare per discriminazioni, violenze, per il carcere ed anche per il confino. Si era tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta, quando ancora in questo paese non esisteva il diritto all'aborto (ma l'aborto clandestino sì, quello esisteva), non esisteva nemmeno il diritto al divorzio, ma in compenso esisteva il delitto d'onore (in questo paese fino al 1981, se un marito cornuto ammazzava la moglie adultera, riceveva una pena attenuata rispetto all'omicidio). La Romanina, che oggi vive a Bologna, è stata un mito della Firenze che viveva quegli anni tra perbenismi e curiosità, tra feste, trasgressioni e le sue condanne per travestitismo con relativi coprifuoco imposti e non rispettati. Nel 1972 realizzò, in Svizzera, il sogno di smettere di essere Romano. Tornò in Italia, volle continuare ad essere libera e secondo il metodo della lotta nonviolenta si autodenunciò. Fu condannata, come persona socialmente pericolosa, a 3 anni di confino in quel di Volturino di Foggia dove, racconta, "divenni amica di tutti, per qualcuno anche di più". È stata la seconda persona in Italia ad ottenere sui documenti di identità il riconoscimento del suo nuovo genere. Un diritto conquistato grazie ad una battaglia condotta dal Movimento Identità Trans e dal Partito Radicale. Con buona pace del signore rammentato in apertura.

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Sacchetto ecologico porta pranzo di Marianna Piccini

C

on la riapertura delle scuole, delle università e degli uffici ecco che riprende anche la nostra vita fuori casa, la quale, contrariamente a quello che si pensa, ci offre tantissime possibilità di fare scelte più ecosostenibili. Alcune delle pratiche più ecologiche sono per esempio: usufruire dei trasporti pubblici, usare la borraccia e portarsi il pranzo direttamente da casa. Quest’ultima in particolare ci può far risparmiare durante la giornata tantissimi rifiuti legati agli imballaggi e agli oggetti “usa e getta”, che sono tra le principali cause dell’inquinamento da plastica (considerato dall’ONU uno dei più pericolosi dell’epoca moderna). Eccovi quindi l’intero procedimento per cucire un semplicissimo sacchetto porta pranzo, in modo da non avere più scuse per non portarsi dietro il proprio cibo, iniziare a salvare il pianeta a piccoli passi e risparmiare allo stesso tempo anche qualche soldo. Per realizzarlo vi serviranno due rettan-

goli di stoffa rigida di 32 cm x 18 cm, ago e filo. Iniziate sovrapponendo i due rettangoli di stoffa con la parte buona rivolta verso l’interno, poi cucite lungo tre lati, due lunghi e uno corto, in modo da formare una tasca. A questo punto fate scorrere la stoffa portando le cuciture laterali al centro e piegate la parte sottostante in modo da formare un rombo. Misurate 4 cm dalla punta alta del rombo e tracciate una linea formando un triangolo. Fate lo stesso con la punta bassa. Cucite lungo le linee che avete appena disegnato e tagliate via le due punte. Adesso vi basta fare l’orlo lungo l’apertura in alto e rigirare la busta. Per farle prendere la forma di un vero sacchetto aiutatevi con il ferro da stiro in modo da definire i bordi e la base, mentre per la chiusura le possibilità sono diverse; potete usare a vostro piacimento del velcro, un bottone, un nastro o addirittura una cerniera. Per completare il vostro kit porta pranzo ecologico ricordatevi poi di usare le posate di metallo, un fazzoletto di stoffa e, perché no, di distribuire il vostro pasto in barattoli di vetro riciclati.

IL MIGNOLO VERDE: UNA NUOVA RUBRICA illustrazione e testo di Walter Tripi

L’

origine della dicitura “avere il pollice verde” è banale e facilmente immaginabile, tanto che è usata tale e quale in molte lingue: l'abitudine di tenere tra indice e pollice le piante, con conseguente colorazione a clorofilla, durante la potatura e la cura. Ora, in merito esistono due grandi verità contrapposte. Quella positiva: non è necessario essere geneticamente predisposti per poter avere un discreto giardinetto. La seconda è – ahimé – che le piante sono esseri viventi e, a differenza di una tela per dipingere o di un pagina Word, se l'hobby va male muoiono. Non ci si torna sopra, è un Tamagotchi che respira. Aggiungiamo una verità e chiudiamo il cerchio: non servono enormi spazi per godere del verde e, nel goderne, fare il gioco dell'ambiente in senso lato; va bene anche un quinto piano un po' nascosto dai panni appesi degli altri, basta sapere cosa piantare tra un lenzuolo liso e la mutanda della signora Maria. Basta qualche spunto giusto. Questa nuova rubrica comincia da qui: tra trucchetti e curiosità, andremo a scoprire modi per racchiudere un giardino, o quasi, in casa nostra. Scopriremo però anche tecniche e strumenti nuovi, inimmaginabili rarità e bizzarrie. Lo faremo con onestà, alla pari: non consegne di dispense dall'esperto, ma un viaggio comune. Scandaglieremo insieme segreti nuovi e faremo insieme errori: non useremo solo l'indice e il pollice ma ci sporcheremo testa e piedi, le dita dall'alluce del piede al mignolo: tutto verde. Data la premessa, dunque, non possiamo che cominciare dalle basi. Poiché nei prossimi numeri vorremmo non essere banali né prevedibili, togliamoci subito il dente (verde pure quello): mai bagnare le foglie delle vostre piante, fate defluire bene l'acqua dell'innaffiamento (bucate quel benedetto vaso!) e, quando vedete qualcosa di strano sulle foglie, riferitevi ad un esperto senza improvvisare cure miracolose. L'ho detto. I tre più grandi problemi del mondo verde li abbiamo affrontati e, dal prossimo mese, ci immergeremo un po' più a fondo. Preparate i polmoni (verdi).

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La vita che diventa cinema: Firenze Sotto vetro

di Caterina Liverani

U

up&down

n film nato dall’urgenza di fissare un momento straordinario nelle nostre vite e nella storia di Firenze. Firenze Sotto Vetro è il documentario, diretto da Federico Micali e Pablo Benedetti, che come un puzzle si compone di tante e diverse storie filmate da persone comuni durante il lockdown in città e recapitate agli autori tramite i canali social del progetto. “Io e Pablo eravamo in contatto quando tutto è cominciato. Ci veniva costantemente ripetuto dai media che il modo migliore per aiutare era rimanere a casa, che è qualcosa che può anche rivelarsi piacevole e affatto complicato, salvo il rendersi conto che c’era chi stava facendo davvero la differenza come il personale sanitario. Da qui la nostra voglia di contribuire con lo strumento che ci è più congeniale. Il nostro lavoro consiste nel fissare dei passaggi temporali e abbiamo deciso quindi di lasciare una memoria di quello

che stava accadendo. Il frangente ricordava l’esperienza dell’alluvione di Firenze del '66 di cui effettivamente sopravvive una memoria storica e visiva data dai filmati che furono girati all’epoca”. Un progetto nato in un momento di crisi che, racconta Federico Micali, si è modellato sulla volontà di un racconto il quanto più possibile collettivo: “Inizialmente ci siamo limitati solo a qualche storia ma ne sarebbe scaturita una visione solo parziale”. Il Social Film Making è un’esperienza già attentamente indagata dal cinema di Micali: “Il mio background di media-attivista mi ha sempre imposto di mettere la libera circolazione del pensiero al primo posto nel mio lavoro. Questo tipo di condivisione si adattava molto bene alla condizione del lockdown in cui ognuno era si chiuso nel proprio ambiente ma connesso al mondo esterno attraverso la rete. Da qui è nata l’idea di un instant movie”. Un invito alla partecipazione e alla condivisione accolto con entusiasmo dai fiorentini e supportato dalle istituzioni cittadine: “Sono arrivati più di mille filmati. Ab-

biamo scelto di limitarci alla sola area di Firenze per raccontare questa nostra realtà che finisce poi per essere esemplificativa di molte altre. È l’osservazione di un microcosmo che si organizza e reagisce in un momento di crisi unico e, speriamo, irripetibile. La partecipazione delle istituzioni è stata essenziale alla buona riuscita del progetto: Comune di Firenze, Mediateca Toscana, Lady Radio, PS Comunicazione, Toscana Film Commission e Andrea Mugnaini con la Malandrino Film ci hanno immediatamente appoggiato permettendo al nostro progetto di arrivare ai cittadini. Maggiore è la partecipazione, più efficace sarà il racconto”. Gli obiettivi, così come i tempi di uscita, di Firenze Sotto Vetro non tradiscono lo spirito con cui l’avventura ha preso l’avvio: “La nostra è una impostazione no-profit”, spiega Micali, “la speranza è di riuscire ad aiutare delle realtà che hanno a che fare con i lavoratori dello spettacolo danneggiati dallo stop forzato. Per novembre vogliamo che il nostro film sia in sala e, con l’occasione, abbracciarci davvero tutti”.

L’orizzonte di gloria

Il viale del tramonto

LOVE (GASPAR NOÉ, 2015) Amore appunto, e non quell’erotismo patinato e programmato dagli agenti su quanti centimetri di pelle le star debbano mostrare in una scena di sesso. Love di Gaspar Noé è un film che racconta il sesso, anche quello più esplicito, senza mettere da parte i sentimenti. Un’opera talmente coraggiosa e audace che non è stata ovviamente compresa da molti, ma questo è poco importante. Love, dopo una inspiegabile sospensione, è tornato disponibile su Netflix. Un'estetica coraggiosa, elegante e sfacciata. Una colonna sonora impeccabile.

LE RAGAZZE DI WALL STREET Di certo non è un film femminista anche se probabilmente l’intenzione era quella. C’è una splendida Jennifer Lopez, pochissimo vestita, che dall’alto dei sui tacchi a spillo vertiginosi coordina una squadra di Erinni pronte a spennare magnati dell’alta finanza a colpi di alcool, droga e lap dance… ma poco altro. Coreografie, luci e costumi sono accattivanti e anche il montaggio ha un piacevole andamento classico, ma la pellicola non insidia il capolavoro del genere streep-tease di Paul Verhoeven Showgirls (1995).

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F R AST U O N I di Gabriele Giustini

THE APARTMENTS “In and Out of the Light”

SAULT “Untitled (Black Is)”

BANANAGUN “The True Story of Bananagun”

Se un domani dovesse esser stilata una chirurgica classifica di cantanti crepuscolari, Peter Milton Walsh sarebbe senz’altro sul podio. Australiano di Sidney, formò i The Apartments – nome in omaggio al film di Billy Wilder – nel 1978 per quello che è stata, sin da subito, una delle cose più belle del giro di Brisbane. Talmente bella che Peter fu chiamato da Robert Forster e Grant McLennan per unirsi ai The Go-Betweens, freschi di proposta di contratto da parte della Beserkley Records per pubblicare otto album, quando nella discografia giravano ancora due lire. Ma come ci tiene a sottolineare Grant, Walsh è la notte, noi siamo il giorno. Noi siamo il sole, lui è la pioggia e le cose non funzionarono. Sliding doors e amici come prima. Nel frattempo Walsh è andato prima a New York e poi a Londra, dove, nel 1985 ha riformato la band – avrete capito che i The Apartments sono Peter Milton Walsh – e ha pubblicato il primo lavoro vero e proprio, su Rough Trade. Settimo album in carriera, “In and Out of the Light”, è esattamente quello che puoi aspettarti dai The Apartments, oggi: classe infinita, canzoni, linee armoniche e melodie che si ritrovano dopo tanto anni e che raccontano di personaggi all'indomani di perdite o cambiamenti. È folk crepuscolare, appunto, con i fiati a rendere gli episodi più belli, ancora più belli. Brani come ‘Pocketful of Sunshine’, ‘Write Your Way Out of Town’ e la conclusiva ‘The Fading Light’, con il fantasma di Bill Fay, rendono giustizia ad un lavoro enorme e unico.

Nel mio personalissimo rapporto di amore/ odio verso progetti/band/collettivi segreti – nel senso che non se ne conosce l’identità dei membri coinvolti – il nuovo album dei SAULT, intitolato semplicemente “Untitled (Black is)” e accompagnato da un bel pugno chiuso di protesta in copertina, supera ogni mia perplessità. Perché qui fortunatamente, almeno per ora, sembra che le canzoni e il loro messaggio siano al centro di ogni cosa, senza necessariamente voler venderci accendini ad un pop-up store sui Navigli. Composto da venti brani, il disco ha anche il pregio ed il tempismo di uscire in un momento particolarmente delicato ribadendo, con eleganza, quanto black sia beautiful. Disco di protesta come ormai non se ne fanno più – come se avessimo paura ad esporci, qui in Italia fra l’altro siam campionissimi di cerchiobottismo – “Untitled (Black is)” è una miscela di generi e di influenze, tra inserzioni elettroniche fumose stile Massive Attack, gospel R&B come Miss Hill, Funk, Soul e parti afro come nella micidiale doppietta ‘Bow’/’This Generation’ che vede ospiti rispettivamente Michael Kiwanuka e Laurette Josiah. Fra canzoni e spoken, ci sono almeno quattro episodi notevoli che rendono il disco fra le uscite più belle dell’anno sin qui pubblicate: l’iniziale ‘Out the Lies’, la successiva ‘Stop Dem’, ‘Wildfires’ – forse uno dei momenti migliori del disco – e ‘Why We Cry Wy We Die’.

In uno dei periodo più depressi della storia contemporanea, ogni tanto ci concediamo degli ascolti più leggeri, cercando comunque di mantenere il qualitatometro ad un livello più che dignitoso. Nel caso dei Bananagun riusciamo agilmente a portare a casa leggerezza e qualità, grazie all’eccellente lavoro di Nick VanBakel e compagne e compagni. Provenienti da Melbourne, si inseriscono con difficoltà all’interno della scena psych australiana, anche perché il loro suono riesce a legare sì i momenti più colorati degli anni ’60 e ’70, ma anche afrobeat-exotica con richiami a Fela Kuti, il proto garage dei The Monks oltre al groove degli Os Mutantes. Essendo “The True Story of Bananagun” il primo album della band – era uscito solo un EP lo scorso anno e un singolo che poi ha anticipato questo disco – ed essendo da anni ormai un periodo in cui le etichette razzolano per cercare tesori nascosti per operazioni di ristampa, potrebbe quasi essere proprio una di quelle perle rimaste in qualche cassetto di un discografico distratto, tanto il lavoro è vintage e rétro. Ma non c’è revival e nostalgia qui, semmai la fresca scrittura di Nick cresciuto tra video di skate e beat hip-hop. Il disco fila via che è un piacere, lasciando quella voglia, per nulla scontata, di riavvolgere tutto e riascoltare. Brani preferito, ‘Freak Machine’, uno dei pochi brani cantati che ci ha ricordato un qualcosa di tribale in salsa british Kula Shaker/ Stone Roses e la superba ‘Out of Reach’, elegante bossa nova con echi lounge.

Talitres

Forever Living Originals

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Full Time Hobby

La playlist di Frastuoni è su Spotify. Aggiornata settimanalmente, contiene una selezione dei migliori brani sia italiani che internazionali, in linea con i gusti della rubrica. In copertina Sault. Scansiona il QR code per accedere direttamente e segui la pagina Facebook di Lungarno per rimanere aggiornato. Per reclami, segnalazioni e pacche sulle spalle, scrivi a frastuoni@lungarnofirenze.it 24


LIBRI E LIBELLULE di Beatrice Tomasi

I MESTIERI DEL LIBRO BESTIARIO EDITORIALE di Carlo Benedetti

Il distributore (o dell’inizio e della fine)

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Da Firenze al mondo intero: le novità editoriali indipendenti P

rendere la rincorsa e buttarsi di testa tra le pagine di libri freschi come ghiaccioli: prescrizione necessaria per affrontare la vita a settembre. Ecco i nuovi arrivi di tre case editrici indipendenti fiorentine, di cui potrete godere da metà mese. Black Coffee ha in serbo una sorpresa esplosiva: This Land, nuova collana che si interroga su quale sia oggi il trait d’union per gli abitanti del nuovo mondo. La risposta è la terra, la loro casa, e This Land sarà il “contenitore di storie e riflessioni legate proprio al territorio americano”. Si inizia con la raccolta di saggi Antropologia del turchese di Ellen Meloy, scrittrice naturalista dalla prosa attenta e colma di dettagli, che seduce il lettore e lo accompagna in un viaggio sensoriale attraverso gli incredibili paesaggi americani, iniziando… dalle piscine della California. Il catalogo delle Edizioni Clichy si arricchisce con Papà, ultimo romanzo di Régis Jauffret, una delle voci più importanti della letteratura francese contemporanea (se, come me, non lo conoscevate, potete recuperare i titoli già tradotti da Clichy: magari è il mio scrittore preferito e non lo so ancora!). Jauffret si abissa nei meandri del passato, sulle tracce di una vita a lui ignota, quella di suo padre. Preparatevi ad affrontare i fantasmi della paternità negli aggrovigliati, inaccettabili labirinti del più immortale topos della letteratura. Da effequ arriva una nuova Rondine: Gli anni incerti|Canzone di fine millennio, di Emiliano Dominici, che prende il volo da ben tre luoghi diversi: New York, Assisi e Livorno. In comune c’è una data, il 22 giugno del 1969. Sono nati Jerry, Giulia e Guido, e il loro futuro sarà influenzato da ciò che in quel giorno è accaduto. Una saga generazionale a tre in cui l’amicizia tra i protagonisti si forgia negli strani anni che portano fino al nuovo millennio, consacrandone i grandi avvenimenti a sfondo storico, sempre vivo e da sviscerare: un romanzo nel perfetto stile effequ, che mette di fronte al lettore storie difficili da staccarsi di dosso.

l distributore è l'alfa e l'omega di ogni libro: lo porta dall'editore alle librerie, regalandogli i suoi primi passi nel mondo; e raccoglie le copie invendute, instradandole verso una vita da remainders o, peggio, verso il macero. Ovviamente, guadagna in entrambi i casi. Ci piace pensare che ogni libro rimarrà per sempre, che si accodi ad un'infinita ed ordinata sequela di altri libri: la Grande Letteratura. In realtà quasi tutti i libri pubblicati, come i nostri sogni e le speranze, sono destinati a finire in discarica. Il distributore, quindi, vede la vita di un libro per quella che è: un ciclo di stampa e macero, presentazioni e oblio. Forse per questo sembra così disinteressato ai libri: non vuole affezionarsi a qualcosa di impermanente. Buddisti dell'editoria, perennemente in lotta contro l'attaccamento, radice di ogni dolore? O parte di un sistema monopolistico (solo in Italia il principale distributore è proprietario di case editrici e librerie) che li rende immuni da qualsiasi critica? Impossibile saperlo: il distributore è imperscrutabile e, quando l’apocalisse dell’editoria arriverà, sarà l’ultimo a sparire dalla scena, intento a calcolare i debiti di librerie ed editori di cui sarà rimasto solo un vago ricordo. Nota a margine Come aspiranti Darwin, abbiamo provato a raccontare l’editoria ora che, come ogni altro campo della cultura, è a rischio di estinzione. Arriveranno nuove parole per parlare di libri e storie. Per il momento: grazie.


I piccoli teatri e il post-covid di Tommaso Chimenti

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ontinua il nostro viaggio nel teatro, purtroppo ancora legati all’incertezza. Le stagioni si faranno? Si interromperanno nuovamente per questa temibile seconda ondata di Covid? In questo momento di dubbi e ambiguità, abbiamo chiesto ad un esperto-teatrante di dare il suo contributo alla discussione: Manfredi Rutelli, autore e regista, direttore del Teatro di Montalcino, del Teatro Caos di Chianciano, collaboratore del Teatro Povero di Monticchiello come del Festival Orizzonti di Chiusi. Come vivi da teatrante il post lockdown e post-Covid in riferimento alla riapertura dei teatri, le norme sul distanziamento e tutte le norme annesse? Sono regole sostenibili? “Sinceramente, senza troppa ansia, ho continuato a progettare, l’aver provato ad avere comunque visioni per un futuro prossimo, durante il periodo di lockdown, mi ha messo nelle condizioni di poter avere proposte artistiche da fare nel mo-

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mento in cui è stata data la possibilità di rianimare le scene. Tanto che un’estate che sarebbe potuta essere molto difficile, con poche prospettive, si è invece rivelata densa di lavoro, di nuove produzioni, di nuovi testi da scrivere. Questo logicamente per quel che riguarda la mia attività principale di regista e drammaturgo. Diverso il discorso come responsabile artistico, insieme alla mia compagnia, LST Teatro, dei teatri da noi gestiti. Qui abbiamo deciso di non correre alla forzata riapertura, abbiamo ritenuto più opportuno aspettare. Del resto, nel periodo estivo, solitamente i nostri teatri sono abbastanza fermi, per lo più usiamo il Teatro Caos di Chianciano Terme per le nostre prove, questo sì, ed infatti è quello che stiamo facendo. Per la riapertura al pubblico aspettiamo la seconda metà di settembre. Le disposizioni, le prescrizioni sanitarie, tutti gli adempimenti obbligatori per la riapertura al pubblico, sono impegnative, onerose e penalizzanti, soprattutto per sale piccole come quelle da noi gestite, sotto i 200 posti, che con il distanziamento si ridurranno a ospitare 60-70 spettatori al massimo, senza considerare che, per certi

aspetti relativi alla sanificazione, molte indicazioni son ancora poco chiare. I piccoli teatri, che vivono dei pochi contributi comunali, degli incassi, sono sicuramente in grande difficoltà. E l’ultimo intervento del ministero a sostegno dei teatri, ha praticamente ignorato la realtà dei teatri italiani. Contemplando la possibilità di elargire fondi solo a teatri sopra i 300 posti ha affossato la miriade di piccoli teatri di cui l’Italia è piena, che sono l’avanguardia della resistenza all’analfabetismo teatrale, centri aggregativi e formativi fondamentali per le comunità, poiché mantengono viva un minimo di coscienza critica e di analisi”.

L’ultimo intervento del ministero a sostegno dei teatri, ha praticamente ignorato la realtà dei teatri italiani.


Un settembre d’autore di Giulia Focardi

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eppure nella continua incertezza sulle possibilità che il settore dello spettacolo dal vivo potrà vivere, una volta terminata l’estate, a causa della situazione legata al Coronavirus che continua a mietere “vittime” nell’ambiente (molti festival sono e saranno rimandati al 2021), anche per settembre alcune associazioni fiorentine tengono duro, mantenendo un programma di concerti di qualità. È il caso della Music Pool diretta da Gianni Pini che, anche a settembre, dopo un’estate tra Fiesole, Poggibonsi, Valdarno, Empoli e Maremma, torna a organizzare tre importanti eventi tra l’Anfiteatro romano di Fiesole e Quarrata.

Nello specifico: il 5 settembre saliranno sul palco dello splendido teatro fiesolano gli artisti dell’etichetta Supernova Dischi, tanti giovani talenti che stanno riscuotendo notevoli consensi. Per l’occasione saranno presenti il duo No-run (downtempo, electro, RnB) composto da Sara Stianti e Alberto Parenti; nicòl. (electro, glam, RnB), il progetto solista di Nicoló Fontana; Jungle Giulia (dance, pop) aka Giulia Covitto; Ethan (neo-soul, RnB) con il suo primo progetto da solista; GIOVA (Hip Hop, RnB). Supernova è una etichetta discografica indipendente nata nel 2019 e le sue influenze stilistiche abbracciano vari generi musicali il cui filo conduttore è senza dubbio un’attitudine RnB. Il 12 settembre ci spostiamo a Villa La Magia a Quarrata per il concerto di Dente, al

secolo Giuseppe Peveri, che per questo tour estivo ha deciso di arrangiare il suo repertorio in chiave totalmente acustica, in attesa di poter tornare a calcare i palchi con la band al completo. Sarà quindi una versione intima e raccolta, in cui il cantautore di Fidenza svelerà il proprio lato più intimo ed essenziale. Il 15 settembre torniamo a Fiesole per Davide Dileo, meglio conosciuto come Boosta, musicista, dj, compositore, tastierista e fondatore dei Subsonica che qui arriva per scardinare i pensieri più cupi legati a questa strana stagione. Il suo sarà un concerto originale capace di percorrere i sentieri meno battuti della musica contemporanea del 900 e le pietre miliari del suo repertorio pianistico, fino ai pezzi in anteprima del nuovo disco.

IL CINEMA DEL RICORDO

Via Don Minzoni n.6 di Caterina Liverani - foto di Mirko Lisella

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ra i film che hanno dovuto subire una brusca interruzione a causa dei ben noti eventi della scorsa primavera ce n'è uno che, nello stop forzato, è maturato e si è necessariamente adattato alle nuove circostanze. Si tratta del film Via Don Minzoni N.6 (8 Production) di Andrea Caciagli le cui riprese erano pronte per partire allo scoccare dell’emergenza sanitaria. Un film intimista e indipendente che parla di spazio e di memoria e che, grazie alla testardaggine e alla perseveranza del suo autore, vedrà presto la luce. “L’idea del film nasce da un progetto precedente: un documentario su una vicenda autobiografica” racconta il regista Andrea Caciagli. “Quando sono rientrato a Firenze da Roma per stare in famiglia, dopo

che a mia nonna era stato diagnosticato l’Alzheimer, ho iniziato a riflettere sullo smarrimento che sopraggiunge per una persona in queste circostanze. Per 4 anni ho lavorato al documentario, che al momento si trova in una fase di post produzione. Nel tempo, analizzando tutto questo materiale, mi sono accorto che c’era una grande parte di storia che rischiava di rimanere sommersa: mi riferisco in particolare al rapporto con la fine di un luogo, la casa, in cui si è cresciuti e ai 40 anni che una famiglia vi ha abitato. Il film racconterà l’ultima notte del protagonista trentenne nella casa in cui è cresciuto prima che questa passi di proprietà”. Lo spazio domestico che per molti mesi è stato il nostro unico orizzonte. “La casa rappresenta tante cose nel corso di una vita, e in questa mia ricerca, è il punto di contatto tra il documentario e il film, la storia reale di quei luoghi e di que-

gli oggetti. Ho vissuto tutto il lockdown proprio in questa casa che sto raccontando ed è stato un momento surreale. Era tutto pronto e le riprese avrebbero dovuto essere proprio lì. Successivamente l’immobile è stato acquisito dai nuovi proprietari e siamo stati quindi costretti a ricostruire l’ambiente altrove, con le ovvie complicazioni date dalla necessità di doverlo reinventare. Il cinema però è per sua natura un compromesso fra un’idea e la realtà”. Ed è a questo punto che entra in gioco la testardaggine? “Quella? Sopravvive anche al Coronavirus!”. 27


Shopping & nightlife, ripartenza con stile di Raffaella Galamini

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irenze riparte in quarta. Sembra essersi gettata alle spalle il periodo del lockdown. In ripresa la nightlife e lo shopping non mancano le nuove aperture in città. In Oltrarno ha debuttato Floreal, naturale evoluzione dello Strizzi Garden, nei locali di Borgo San Frediano che furono di Gesto. Dietro il progetto ci sono Antonio Romano, Daniele Ariani e Simone Cangialeoni. L’idea alla base del nuovo locale è di portare la miscelazione a un pubblico sempre più ampio, prendendo a modello gli esempi che arrivano dall’estero. Un luxury street bar che punta sulla convivialità, sull’attenzione ai dettagli e sulla cura del cliente con tanto di fiori freschi ai tavoli. Allo shaker la barlady Virginie Doucet, già forte di esperienze prestigiose. La drink list è composta da quindici cocktail con rum, agave e whisky in evidenza. Nel locale niente vino, niente pairing e amari solo per la miscelazione. Per la cucina dall’autunno collaborazione con Edoardo Tilli di Podere Belvedere. Ripartenza è la parola d’ordine anche per il mondo della moda. In via Torna-

buoni sbarca Alexander McQueen con la sua prima boutique fiorentina. Il concept del locale è quello ideato dal direttore creativo Sarah Burton in collaborazione con l’architetto Smiljan Radic. Prêt-à-porter e accessori femminili in un ambiente dove a predominare è il legno: rovere e noce, chiaro e scuro usato su pavimenti e pareti, per un design visionario eppure autenticamente handmade, a tenere alto il nome dell’artigianato fiorentino. In Porta Rossa le eleganti montature fatte a mano di L.G.R. (Luca Gnecchi Ruscone, creativo con radici fiorentine) fanno bella mostra in un ambiente fortemente ispirato ai viaggi in Africa. Il nonno Raffaello, nato in Toscana, si trasferì ad Asmara con il suo negozio di ottica. Gli arredi si ispirano proprio a quell’esperienza, mentre le grandi lumière fatte a mano a Marrakech, le carte da parati e le illustrazioni rimandano ai viaggi in Kenya e nel Maghreb. Esterni e interni del negozio sono progettati da Giampiero Celani Piendlbach.

Il cocktail bar Floreal in San Frediano, in via Tornabuoni la boutique Alexander McQueen

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TRADIZIONI FIORENTINE di Riccardo Morandi

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L’epiteto

irenze non vive di gesti, ma di parole. Lo sappiamo tutti che i fiorentini nutrono particolare amore per l’uso della lingua. Gli epiteti, interpretati nella migliore desinenza che abbiamo, sono un'emblema forte della nostra tradizione: vogliamo quindi, in questo primo capitolo di una rubrica destinata alla lettura veloce ma non distratta (quella che solerti andiamo a praticare, ad esempio, su un mezzo pubblico o nella stanza prima della vostra abitazione) spiegare l’epiteto più importante di questa nostra città. IL BISCHERO. Non vogliamo tediarvi con l’origine della parola, che potete tranquillamente riprendere dal web, e non abbiamo nemmeno voglia di dare alla stessa un valore letterario. “Sembri un BISCHERO” è il colpo al cuore del fiorentino. L’epiteto più potente, per una popolazione che ha fatto la propria forza nello schernire, nel circuire, nell’essere sempre dentro le parti ma fuori, è una delle tradizioni più potenti nella città natale di Dante. Non c’è peggiore onta per un cittadino di Firenze che sentirsi tale, perché se detta in un certo contesto e da persone che conoscono rigorosamente il senso, è come trovarsi immediatamente con il codice fiscale privato del D612 finale. Una sorta di bollo, di esilio. Attenzione però: chi la usa deve riuscire a cimentarsi, a dare all’espressione una desinenza appropriata, altrimenti l’effetto scompare subito ed il sorriso compare sul volto del potenziale bischero. Chi “passa da BISCHERO” non dorme la notte. Non si scherza. Non la usate a caso, nel caso.


PALATI FINI testo e illustrazione di Marta Staulo

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La Schischetta

è una parola nel dizionario pandemico che è stata scansata, insieme a termini desueti come buoni pasto e Tinder, a favore di smart worky e Zoom, ma che voi, amici che vi apprestate a tornare in ufficio con l’abbronzatura della mascherina, se ancora non vi sono cadute le dita dall’igienizzante, dovrete, insieme all’eye-liner, rimparare a maneggiare: la schiscetta! Analizziamo di seguito, dall’alto chi torna a casa per pranzo, le casistiche più estreme che riscontriamo nei nostri compagni di scrivania. GLI AVANZI DELLA SERA PRIMA Che fanno rima con “massima stima”. Spiegate il vostro segreto a chi è tutta la vita che prova a cucinare mezzo chilo di pasta in modo da esser sicura ma sicura che la metà che resta in pentola sia troppa per dirti "dai, siamo rimasti in pochi, mangiaci!”. Causa principale di insonnia quando resisti, rischi di farla fuori comunque a colazione. IL BEVERONE Gusti infiniti come la tristezza che si shakera giù a sorsi di mela e avena, cheesecake al kiwi dell’Antartico e così via. Combo perfetta quando vuoi rendere il tuo girovita più magro del tuo già emaciato conto in banca. LE VERDURE BOLLITE Dato che prova costume is over, che voi siate bocciati, promossi o rimandati, per favore, relax e proteine. L'ASSEMBLAMENTO Può suonare come “assembRamento” in pratese, ma trattasi di composizione ain’t no tupperware: scartoffiamenti che passano in disinvoltura dalla busta del Conad dritti al cavo orofaringeo e che annoverano nella top list salmone affumicato/ fiocchi di latte/ gallette di riso. Solo se vi stanno montando la cucina.

SPIRITO LIQUIDO di Andrea Bertelli

Rhum Agricole

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«Sweeping floors working nine to five Working for the weekend just to stay alive Streets are dead but I'm totally wired (Dude it's 4 am) and my soul is on fire!»

pesso si associano i rhum bianchi a prodotti di scarsa qualità, niente di più sbagliato, soprattutto se parliamo di Agricole. Sono prodotti dalla distillazione del succo fermentato ottenuto dalla canna da zucchero, non da zucchero o melassa. Le canne vengono tagliate e raccolte nel minor tempo possibile e fatte passare in dei mulini dove si estrae e si raccoglie il “Vesou”, succo ad alta concentrazione zuccherina. Esso viene poi filtrato e lasciato a decantare nei tini. La fermentazione è spontanea, e dura dalle 36 alle 48 ore circa. Il liquido ottenuto viene poi distillato, dando origine ad un prodotto dal grado alcolico intorno ai 70%, per diminuirne il tenore alcolico, viene aggiunta acqua demineralizzata. Il prodotto può essere così consumato oppure messo ad invecchiare all’interno di botti di rovere, solitamente ex-bourbon in quanto sono le meno costose. Va considerato il fatto che 1 anno di invecchiamento del Rhum solitamente equivale a 3 anni del whisky, essendo l’angel’s share, cioè la percentuale di evaporazione del liquido, molto più alta nei paesi con clima tropicale. La maggior parte della produzione di Rhum agricole non subisce invecchiamento e viene consumata direttamente in loco. Bevuto a qualsiasi ora del giorno, viene servito con un po’ di zucchero, mescolato con succo e scorza di lime, la versione caraibica del Daiquiri. Vi consiglio di provarlo in un tumbler, con un cubetto di ghiaccio ed una scorza di lime, in sottofondo una tuonante “Wasted Again” dei Turbonegro. Cheers! 29


OROSCOPO di Lulaida illustrazioni di Francesca Arfilli

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ARIETE (21 marzo - 19 aprile) Le vacanze sono passate. Voi vi siete scottati. Non avete messo alcuna protezione, perché vi sentite sempre ventenni, con il gelato in una mano e i sogni nell’altra. Forse vi siete persi un po’ per strada e sotto il sole di agosto, ma non abbiate paura che gli esami di riparazione vi aspettano e potete rimediare. Oggetto: lapis appuntito

BILANCIA (23 settembre - 22 ottobre) Non avete fatto i compiti delle vacanze e adesso vi ritrovate con l’acqua alla gola. “Se solo potessi tornare indietro…” vi ripetete continuamente. Per non farla diventare un'ossessione dovete smettere di pensarci anche se le ossessioni sono difficili da mettere da parte. Una cosa è certa, indietro non si torna e vi toccherà copiare dal più bravo della classe. Oggetto: Bignami

TORO (20 aprile - 20 maggio) Agosto è stato difficile e faticoso. Ora potete finalmente partire e godervi il vostro tempo. Soprattutto però, quello che vi rende particolarmente felici è sapere che mentre tutti se ne stanno tornando a lavoro, voi andrete in vacanza. L’invidia degli altri però può essere deleteria, attenzione! Oggetto: rubrica

SCORPIONE (23 ottobre - 21 novembre) Forse siete gli unici ad esser contenti di tornare tra le vostre cose. Vacanze finite, ma tanto vi eravate annoiati. Accontentarvi è molto difficile, lo ammettete persino voi, anche con un po’ di vanto tra l’altro. E poi il caldo appiccicoso non lo tollerate. Cercate di esser umili per una volta e rendetevi conto di aver sbagliato meta. Oggetto: specchietto da borsa

GEMELLI (21 maggio - 20 giugno) Rodolfo Valentino a voi fa un baffo. Le vacanze le avete passate ad infrangere cuori con la stessa leggerezza con cui un bimbo fa cadere il biberon. Vi siete divertiti e la vostra abbronzatura è perfetta. Non perdete questa attitudine ora che siete tornati in città. Il grigio non è il vostro colore, mi raccomando. Oggetto: manette

SAGITTARIO (22 novembre - 21 dicembre) Siete positivi quasi sempre, eccetto a settembre. Venite assaliti dalla malinconia, non vi riconoscete allo specchio, siete abulici, annoiati e, chissà perché, stanchissimi. State tranquilli: è perfettamente in linea con questo periodo e soprattutto non siete i soli: questo mese è così, di passaggio, come gennaio, in cui ci prefissiamo propositi che siamo coscienti non rispetteremo. Oggetto: taccuino

CANCRO (21 giugno - 22 luglio) Per favore non rimuginate su quell’episodio che non vi ha convinto a luglio. Non telefonate a quella persona con cui avete litigato ad agosto. Disfate la valigia e fate una lavatrice. Per una volta prendetela con filosofia e rimanete amici di voi stessi, ponete voi prima di qualunque altra cosa. Per una volta. Oggetto: ammorbidente

CAPRICORNO (22 dicembre - 19 gennaio) Vi aspettano mesi complessi, ma ricchi di grandi cambiamenti positivi. Sarà per questo che non vi importa molto se luglio e agosto sono stati fiacchi: erano necessari per riposarvi ed avere l’energia necessaria adesso che ne avete bisogno. Uscite di casa e camminate fieri e sicuri, tutto andrà bene. Oggetto: bussola

LEONE (23 luglio - 23 agosto) Quest’anno niente malinconia alla fine delle ferie: forse perché non sono state niente di eccezionale o perché a casa c’è qualcuno che vi è mancato. Spero per la seconda opzione, perché ogni tanto quando si semina bene i frutti sono strepitosi. Ricordatevi soltanto che a volte le cose non sono come sembrano. Oggetto: occhiali

AQUARIO (20 gennaio - 19 febbraio) Avrete scattato migliaia di fotografie in questo periodo. Di ogni cosa. In ogni momento. Ogni giorno. Tutto molto bello, ma avete dimenticato di vivervela di più: siete così concentrati sul vostro ruolo di amante dell’estetica e del bello da scordare che ogni tanto sono concesse sbavature e macchie sulla maglietta. Oggetto: gel struccante

VERGINE (24 agosto - 22 settembre) Luglio e agosto sono stati mesi in cui ve la siete spassata: aperitivi, schitarrate sulla spiaggia fino a tardi, abbuffate di frittura di pesce. Tutto molto bello, se non fosse che adesso ne pagate le conseguenze: dovete sempre ricordare che ci vuole misura in ogni cosa, solo così potrete godere di ogni momento senza buttarlo via. Qualità, non quantità. Oggetto: metro

PESCI (20 febbraio - 20 marzo) Il vostro proverbiale self control non è stato scalfito nemmeno dal caldo afoso di agosto. Tuttavia avete provato un nuovo gusto di gelato e miracolosamente vi è piaciuto. Forse cambiare non vi fa più paura? O forse siete soltanto stufi di mantenervi in media e avete deciso che ogni tanto i gusti si possono cambiare e che non c’è niente di male. Oggetto: pentola a pressione


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