LA VERA STORIA DEL CALCIO IN COSTUME di Daniel C. Meyer
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l Coronavirus ha stravolto il calendario degli appuntamenti più tradizionali di Firenze: niente Scoppio del Carro, niente Fochi per San Giovanni, e niente calcio storico. In realtà quest’ultima non è propriamente una novità, considerando che il calcio in costume (che si dice nato nel 1530 con la famosa “partita dell’assedio”) non si è giocato dal 1739 al 1930, con l’eccezione di due partite dimostrative giocate nel 1898 e nel 1902. E il 1930 non è un anno casuale: la ripresa fu infatti fortemente voluta dal regime fascista, nella figura del ras Alessandro Pavolini, come racconta il giornalista Leonardo Nesti, nel suo articolo “Il calcio storico fiorentino, l’invenzione della tradizione”; il fascismo era infatti alla disperata ricerca di qualcosa che, nella migliore tradizione del panem et circenses, potesse distrarre i cittadini e che, come era prassi fascista, unisse radici pseudo-storiche a non meglio identificati “valori comuni”. Nella formula pavoliniana, il calcio in costume nasce quindi come un ibrido tra i due sport più popolari del momento: l’affermato pugilato e l’emergente calcio (la Fiorentina era nata solo quattro anni prima); esperimenti simili a opera fascista si ricordano ad Arezzo, con la giostra del Saracino, e a Venezia con la regata storica delle gondole. D’altronde, nel celebre trattato “The Invention of Tradition”, Eric Hobsbawm e Terence Ranger affermano che “tradizioni che ci appaiano, o si pretendono, antiche hanno spesso un'origine piuttosto recente, e talvolta sono inventate di sana pianta”. Ad esempio il kilt: riuscireste a immaginare il mitico Braveheart senza il tipico gonnellino a quadri? Beh, dovreste farlo, visto che il kilt fu inventato per motivi commerciali da un imprenditore scozzese quasi 500 anni dopo; e così via, gli esempi sarebbero tanti. Del Calcio in costume, come sostiene Nestri, da Dante in giù nessuno dei grandi cronachisti della vita fiorentina ha mai fatto riferimento; se a ciò aggiungiamo il fatto che il regolamento nei secoli è stato stravolto, che la manifestazione era promossa dai nobili e che oggi è ostentatamente “popolare”, e che i quattro colori non rispecchiano né la topografia cittadina attuale né la composizione sociale di Firenze possiamo dire che il calcio in costume sarà anche folcloristico, ma definirlo “storico” forse non è troppo corretto.
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Crowdliquidity di Raffaella Galamini illustrazione di Vivaiolet Art
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on tutti sono usciti migliori dall’emergenza Covid-19, di sicuro qualcuno ha messo a frutto la quarantena per provare a cambiare il mondo. È il caso di Isabella Sorace, consulente finanziario in Svizzera che, di fronte alla crisi post lockdown ha tirato fuori un progetto innovativo per aiutare le imprese a ripartire. “Mi sono chiesta cosa potessi fare per dare una mano. Mi è venuta l’idea della crowdliquidity, un modo innovativo per raccogliere liquidità”, racconta l’ideatrice e fondatrice della società. È nata così la piattaforma Liuu, dove le attività commerciali più diverse possono lanciare la loro campagna di raccolta fondi. Ognuna espone i suoi obiettivi per consentire a chi vuole aiutare di sapere cosa otterrà in futuro dalla donazione. L’idea infatti è di ricompensare l’anonimo finanziatore con un prodotto o un servizio su misura. Il primo a vedere una possibilità in que-
sta iniziativa in rampa di lancio è stato un gelatiere fiorentino, Vetulio Bondi. La sua gelateria lungo via Nazionale, i Gelati del Bondi sta soffrendo molto per l’assenza dei turisti e dei fiorentini che di solito lavorano o gravitano sulla zona del mercato di San Lorenzo. “A fronte di una richiesta di aiuto fine a se stessa, l’iniziativa di Liuu mi sembra che abbia potenzialità e finalità diverse. Se qualcuno mi vuole dare un aiuto economico, anticipando dei soldi per aiutarmi in questo frangente, io sono pronto poi a rispondere con servizi e prodotti studiati. Una sorta di bond del Bondi: posso offrire dal gelato con il nome del donatore al corso di gelateria su misura. A tutti quelli che aderiranno alla campagna prometto di affiggere la foto sul muro della mia gelateria e di diffondere sui social i nomi dei miei benefattori”. Il bello di Liuu è che offre soluzioni infinite, facilmente personalizzabili a seconda della situazione. Alla portata di qualsiasi azienda e soprattutto di donatori di ogni tipo. Perché davvero ognuno può dare il suo contributo. Per aderire alla campagna o usufruire del servizio: https://liuu.world/it/.
Così le aziende a Firenze ripartono dopo il lockdown