Cultura e Società
Il filo rosso di Gian Nicola MAESTRO
"Tutto cio' che era direttamente vissuto si è allontanato in una rappresentazione" – Guy Debord, ‘La societa' dello spettacolo’
È finito il tempo delle maschere. Dal gotico cerone di Alice Cooper alla vitrea fissità dell'occhio in smoking dei Residents, attraverso il travestitismo dei Tubes e l'inquietante pittura di guerra dei Killing Joke, pochi hanno resistito alla tentazione di giocare con l'apparenza e l' identità e così saltare il labile confine tra l' esecuzione musicale e la performance teatrale (il percussionista del buonanima Frank Zappa che sfoggia corna d'alce marciando con un grottesco "passo dell'oca" nazista, ridicoleggiando nostalgie passate e future). Alcuni hanno fatto della maschera una definitiva scelta stilistica, scivolando nel profondo kitsch glitter come i Kiss o elevandosi a astrazione totale come i già citati Residents (non si conoscono le loro identità, le loro facce, il numero dei componenti): gli esempi sono molteplici. Ma ora esiste una maschera differente, sottile, velata, che si sviluppa senza bisogno di artefici estetici. 16