Introduzione UNA CITTÀ BUONISTA
Bologna è una città buonista che gronda bonomia da tutti gli artigli. Cominciamo da Edmondo Berselli, con Quel gran pezzo dell’Emilia ha fatto in tempo a raccontare i fulgori della terra rossa e a sentirne, con la testa e il cuore, il mutare. La furbizia è diventata astuzia. Bologna, capitale ormai involontaria e non riconosciuta, si pasce in una maionese di antiche virtù, nuove capacità e inettitudini. Succede a tutti. L’importante è non chiudere gli occhi alla propria bellezza o brontolare soltanto sul proprio imbruttire. Si cambia. Bologna bella e carogna cerca di narrare come e cosa si è guadagnato e perso. Attraverso fatti e persone. Prendendosi la responsabilità di quel che si dipinge, propone e ripropone. Cronaca più cronaca per tirarne fuori un racconto morale. Contro l’oblio, il silenzio, la prosopopea inconcludente, l’incapacità di concepire la bellezza e costruirla. Alcuni personaggi appaiono più volte, nel tempo e nei luoghi; tantissimi mai. Qualcosa vorrà dire. “Bologna carogna” era la scritta ribelle che i poveri del contado nel XIX secolo scrivevano di notte sui muri della città. Urlo di rivolta, nel 1964 riapparve come titolo di un libro scritto da Renzo Renzi, uno degli intellettuali più ric5