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Per chi “fare equipaggio” non è solo un modo di dire
Nella capacità di relazionarsi e trovare soluzioni comuni si trova la rotta che porta a quell’integrazione che permette di superare gli ostacoli insieme di Antonello D’Avenia
N OT I Z I A R I O
D E L L A
ggi, dalle piccole aziende alle multinazionali, viene chiamato team building. Per coloro che vanno per mare, da sempre, è fare equipaggio. In mare, dal piccolo natante alla grande portaerei, bisogna saperci andare insieme, non solo nella piena collaborazione, ma soprattutto nella totale fiducia reciproca. Nell’alto mare, intorno si vede soltanto l’orizzonte: è così che al proprio fianco si scopre il compagno di ventura, il pro-
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M A R I N A
prio braccio destro, la spalla su cui poggiarsi, colui che condurrà l’imbarcazione quando si andrà a dormire perché stanchi o perché è semplicemente finito il proprio turno e la nave deve comunque andare avanti, di giorno e di notte, con mare calmo o molto mosso. In mare, come diceva un vecchio saggio, “non ci sono autogrill dove fermarsi per un ristoro”. È la propria squadra che fornisce il ricambio che permette il riposo e la nuova concentrazione, è il rapporto speciale di