Lettere al direttore
Risponde Giovanna Vecchiotti Direttore responsabile 50&Più
UN DECISO “NO” ALL’ARROGANZA. NESSUNO È AL DI SOPRA DELLA LEGGE Il caso Djokovic-Australian Open ci ricorda che troppo spesso viene usato il proprio status per aggirare disposizioni e regolamenti Gentile direttrice, sono una persona molto attiva, con un grande amore per lo sport, e che continua ad allenarsi nonostante l’avvicinarsi delle 80 primavere. Ho sempre creduto che l’attività sportiva, soprattutto se praticata in gruppo, servisse non soltanto a fortificare il fisico ma anche a forgiare l’anima, tirando fuori il meglio dalle persone. Ho sempre pensato che gli sportivi, in particolar modo se grandi campioni, dovessero essere “un esempio” per gli altri, soprattutto per i più giovani, ponendosi come modello da seguire. Premesso ciò, immagini quanto sia rimasto deluso e indignato dalla vicenda Djokovic-Australian Open, non tanto perché il numero uno del tennis mondiale non fosse vaccinato (non voglio entrare nel merito delle sue ragioni), quanto per la mancata assunzione delle proprie responsabilità. Il campione, infatti, ha scelto - per così dire - “una scorciatoia” che gli permettesse di giocare in barba a leggi, disposizioni e regolamenti. La sua fama, i suoi soldi (tanti), il suo talento gli hanno fatto credere di potersi porre al di sopra delle regole, gli hanno fatto esercitare quel “lei non sa chi sono io” di cui troppi si riempiono la bocca. Beh, che dire caro Djokovic, se prima erano in pochi a sapere chi fossi veramente, ora lo sa tutto il mondo. Edoardo Giuffré
In effetti, signor Edoardo, il ritenersi al di sopra delle leggi - quelle degli umani e quelle di Dio -, è una prerogativa di molti, troppi. Dal politico che festeggia privatamente nonostante il lockdown a quello che, sui social, incita alla rivolta un popolo, e si indigna quando il proprio account viene disattivato; dallo sportivo che viola ripetutamente la quarantena al magnate che riduce ragazzine in schiave sessuali, sicuro di poterla fare franca. Il denominatore che riunisce tutti, però, non sono solo i soldi (tanti, come dice Lei), ma il potere che esercitano queste persone. Ed è quello a fargli perdere il contatto con la realtà, a fargli credere che ogni loro azione debba passare impunita. Finché sul loro cammino non incontrano un addetto alla dogana zelante, una ragazza che decide di porre fine ad una vita di soprusi e ricatti, un fan deluso che mette in rete il party non autorizzato del proprio beniamino. Ed ecco che il loro castello di carte, tenuto su dall’arroganza e dalla protervia, viene giù. Perché, se c’è sempre un tempo per vivere ed uno per morire, c’è anche un tempo per pagare.
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www.spazio50.org | febbraio 2022
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20/01/22 15:09