Marzo 2022

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Il valore dell’esperienza | MARZO 2022 | Anno XLIV - n.3 - € 2,50 I.P.

INCHIESTA

Virus e disuguaglianze Le strategie post pandemia per sconfiggere la povertà SOCIETÀ Disabilità in primo piano, anche nei Paesi più poveri Se l’impegno verso gli altri varca i confini del nostro Paese

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AMBIENTE E SALUTE Aree verdi in città, alleate di benessere e salute Il ruolo della vegetazione urbana nella prevenzione delle malattie

EVENTI Concorso 50&Più, Prosa Poesia, Pittura e Fotografia Aperte le iscrizioni per mettere alla prova il proprio talento

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50&Più il valore dell’esperienza

Sommario

Mensile di attualità e cultura di 50&Più Sistema Associativo e di Servizi

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Anno XLIV - n. 3 - marzo 2022

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La forza della dignità Povertà energetica: un problema che accomuna giovani e anziani

Carlo Sangalli

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Anna Maria Melloni

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Dario De Felicis

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Giada Valdannini

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Giovanna Dall’Ongaro

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Manola Irroia

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Anna Costalunga

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Valerio Maria Urru

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Luca Giustinelli

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Alessandra De Feo

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di R. Vinci

A LESBO, SPERANZA E RISCATTO

Sull’Isola greca, punto cruciale della rotta migratoria orientale, è stata data nuova vita ai giubbotti di salvataggio abbandonati lungo le coste.

In questo numero Periscopio, notizie dal mondo La cura del prossimo, anche oltreconfine Aree verdi per vivere meglio Slow flowers, fiori a km zero Concorso 50&Più, aperte le iscrizioni Tecnologia e dintorni Previdenza Fisco

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Mariapia Veladiano e la vita con “il tedesco”

Povertà 2.0, tra pandemia e crisi globale

Il morbo di Alzheimer, “il tedesco”, protagonista del suo ultimo libro

Un fenomeno in crescita, una situazione tutt’altro che confortante

di Ersilia Rozza

di G. Vecchiotti, I. Romano, A. D’Agostino, L. Russo, A.G. Concilio

Rubriche Gianrico e Giorgia Carofiglio

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Lidia Ravera

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Marco Trabucchi

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Effetto Terra

Francesca Santolini

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Lettere al Direttore

Giovanna Vecchiotti

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La forma delle nuvole Il Terzo Tempo Anni possibili

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di V. Rubini

STREET ART, NUOVO VOLTO ALLE CITTÀ

Forma d’arte ormai diffusa, negli ultimi anni ha acquisito riconoscimenti anche in Italia, grazie alla sua forte impronta artistica e comunicativa.

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di G. Valdannini

DI FRONTE A QUEL CROMOSOMA IN PIÙ

Un figlio con la Sindrome di Down può significare sofferenza e paura. Ma i bambini - poi ragazzi - possono emanciparsi e vivere la loro vita. marzo 2022 | www.spazio50.org

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Intervista Isabella Bossi Fedrigotti Scrittrice da oltre 40 anni, dedica una serie di racconti all’universo maschile

Direttore Editoriale Anna Maria Melloni @ am.melloni@50epiu.it

Raffaello Carabini 28

Direttore Responsabile Giovanna Vecchiotti @ g.vecchiotti@50epiu.it Design Massimo Cervoni @ m.cervoni@50epiu.it Editoriale 50&Più Srl Amministratori Antonio Fanucchi (Presidente) Giuseppina Belardinelli Franco Bonini Antonino Frattagli Brigida Gallinaro Procuratore Gabriele Sampaolo

Scienze Stop al fumo, un regalo possibile...

a cura di Fond. U. Veronesi

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74 L’equilibrio tra i sette diaframmi La loro armonia è fondamentale per sostenere il benessere generale

Cultura e tempo libero I Viaggi di 50&Più

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Libri, Arte, Teatro, Musica, Cinema

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Vivere in Armonia

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Giochi

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Bacheca

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Bazar

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Credit foto: Agf, Contrasto, Masterfile, Shutterstock, Antonio Barella, ©Alessandro Carofiglio, Sonia Gastaldi, Andrea Lomazzi, Ilaria Romano, Romina VInci, www.cittadinanza.org, www.blueserena.it, Jason deCaires Taylor. Shutterstock: tatianatatianatatiana, Paolo Guarnieri. Foto di copertina: Shutterstock. Illustrazioni: Enrico Riposati. Per posta: Via del Melangolo, 26 - 00186 Roma Per telefono: 06.68134552 - Per fax: 06.6872597 m@il: redazione@50epiu.it Per il pagamento effettuare i versamenti sul c/c postale n. 98767007 intestato a Editoriale Cinquanta & Più Srl - Roma. L’abbonamento andrà in corso dal primo numero raggiungibile e può avere inizio in qualunque momento dell’anno, ma avrà comunque validità annuale. Concessionaria esclusiva pubblicità: 50&PiùMedia Srl - Largo Arenula 34, Roma Tel. 06.68883469 - mail: 50epiumedia@50epiu.it Per la pubblicità: Luigi Valitutti - Tel. 335491325 mail: l.valitutti@50epiumedia.it Finito di stampare: 24 febbraio 2022

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Direzione e Redazione 00186 Roma - Via del Melangolo, 26 Telefono 06.68134552 www.50epiueditoriale.it Stampa e Spedizione Spadamedia Srl 00198 Roma - Via Panama, 88

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LA FORZA DELLA DIGNITÀ Sergio Mattarella, accettando nuovamente l’incarico di Presidente della Repubblica, è stato un esempio per tutti: un “sì” dettato da equilibrio e senso del dovere ficato “dinamico”: acquistiamo dignità con le scelte che facciamo, con le azioni che compiamo. Così, essere Presidente della Repubblica, la prima carica dello Stato italiano, è un ruolo che di per sé comporta grande autorità, con la corrispondente dignità, ma il modo in cui questo si svolge, le parole che si scelgono, i gesti e l’attitudine danno al concetto sostanza e attuazione. E, fatte le dovute proporzioni con il Quirinale, a tanti capita che proprio quando vorrebbero dedicarsi al proprio tempo la vita richieda un piccolo grande sforzo in più, un impegno supplementare che «IL BUON ESEMPIO STA non avevamo messo in conto, una NEL METTERE IN PRATICA nuova prova dopo aver dato molto. IL RISPETTO PER SÉ Davanti a queste chiamate della vita, E PER GLI ALTRI IN OGNI invero, non sempre abbiamo la scelta STAGIONE DELLA VITA» di rispondere o meno. Tuttavia, se a ressi e alla propria famiglia. Quando volte - pensiamo, ad esempio, alle sfila chiamata del Parlamento è arrivade legate alla salute - non è possibile ta con un’elezione che non lasciava sottrarsi, una scelta c’è sempre: possiamo infatti scegliere “come” fare, dubbi, ha risposto con equilibrio e grande senso del decoro. Non a caso, cosa dire, che persona essere quandi Carlo Sangalli mentre sette anni prima (il 3 febbrado le cose non vanno nella direzione Presidente Nazionale 50&Più io 2015) la parola più usata del suo che avevamo auspicato, desiderato discorso di insediamento era stata “speranza”, il termi- o incoraggiato. E la migliore maniera per reagire è senne che è più spesso tornato nel seguitissimo - e applau- za dubbio la strada indicata dal nostro Presidente della ditissimo - intervento alle Camere del 2022 è stato, per Repubblica: quella della dignità. Lo è soprattutto per la l’appunto, “dignità”. Dignità, un concetto straordinario, generazione dell’esperienza, quella dei 50 e più, che ai che possiede - si potrebbe dire così - una connotazione più giovani può e deve trasmettere una cosa su tutte: l’e“statica”: la dignità che discende dal ricoprire un certo sempio. Il buon esempio, che non è nei buoni consigli, ruolo o avere una certa posizione (si dice, infatti, anche ma sta nel mettere in pratica il rispetto per sé e per gli “dignitario”), ma anche una parola che implica un signi- altri in ogni stagione della nostra vita. Sergio Mattarella è stato il secondo Presidente della Repubblica nella storia d’Italia, dopo Giorgio Napolitano, ad essere eletto due volte alla più alta carica dello Stato. Ha accettato un incarico - e un impegno - che non aveva cercato e da cui si era con eleganza congedato. Ma non solo: l’ha fatto regalando un’autentica lezione di dignità alla politica e al Paese. Infatti, Sergio Mattarella aveva fatto intendere molto chiaramente il desiderio di dedicare i prossimi anni alle proprie passioni, ai propri inte-

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POVERTÀ ENERGETICA: UN PROBLEMA CHE ACCOMUNA GIOVANI E ANZIANI di Anna Maria Melloni

Secondo i dati ufficiali dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, il rincaro delle bollette di luce e gas ammonta a una quota pari a 1.118 euro l’anno a famiglia. Una somma che si ripercuoterà sui redditi di tutti i cittadini italiani e che richiede misure di contrasto immediate

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l “caro bollette” di luce e gas è un tema sempre più dibattuto. La questione, infatti, interessa chiunque abbia la preoccupazione di far bastare il proprio reddito per coprire tutte le spese necessarie alla propria sussistenza: gli anziani, coloro che vivono di pensioni e sussidi, ma anche le famiglie più giovani con figli a carico e spesso monoreddito. Le ripercussioni dell’aumento delle spese energetiche si riversano anche sul settore industriale e commerciale, tornando poi al singolo cittadino. I costi sostenuti dalle imprese produttrici, infatti, daranno vita a una spirale che vedrà salire i prezzi dei beni di prima necessità scaricando il rincaro sul consumatore finale. Un quadro già complicato che si arricchisce di un ultimo drammatico tassello: le ripercussioni sulla salute. Non si tratta “solo” di avere difficoltà a riscaldare o

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a raffreddare la propria abitazione esponendosi a intemperie che possono provare il benessere fisico, ma anche di rinunciare a controlli medici o all’acquisto di farmaci per mancanza di denaro. Il problema della povertà energetica, quindi, va ben oltre il rincaro delle bollette. Si tratta di un nuovo livello di povertà che accentua le differenze sociali già presenti nella popolazione limitando le opportunità di benessere e inclusione. Un fenomeno allarmante e di grande attualità, a cui abbiamo deciso di dedicare l’approfondita inchiesta presente a pagina 43. Un problema che va affrontato non solo per dovere morale, ma anche costituzionale. Tenendo fede all’articolo 3, secondo cui “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il

pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”, il Governo sta progettando alcune misure di intervento, come il sostegno al reddito, le agevolazioni per il rinnovamento dei sistemi energetici o la possibilità di rateizzazione delle bollette senza interessi. E proprio lo scorso mese è stata approvata l’aggiunta di un nuovo comma all’articolo 9 della Costituzione, introducendo “la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni” tra i principi fondamentali della nostra democrazia. Un adeguamento che segue quello europeo introdotto dalla Carta di Nizza e che, al tempo stesso, traccerà la linea in materia di lotta al cambiamento climatico e utilizzo di fonti di energia rinnovabile per i giovani e gli anziani di domani.

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Con un lascito all’UNICEF sarai sempre nel posto più bello del mondo. Accanto a un bambino da salvare.


CAPOLAVORI DELLA FOTOGRAFIA MODERNA 1900-1940. LA COLLEZIONE THOMAS WALTHER DEL MUSEUM OF MODERN ART, NEW YORK 230 opere fotografiche della prima metà del XX secolo, capolavori assoluti della storia della fotografia realizzati dai grandi maestri dell’obiettivo, le cui immagini appaiono innovative ancora oggi. Come i contemporanei Matisse, Picasso e Duchamp hanno saputo rivoluzionare linguaggi delle arti plastiche, così gli autori in mostra hanno ridefinito i canoni della fotografia facendole assumere un ruolo assolutamente centrale nello sviluppo delle avanguardie di inizio secolo. CAMERA Centro Italiano per la Fotografia, Torino

DAL 3 MARZO AL 26 GIUGNO

Otto Umbehr “Mystery of the street”, 1928 © 2021 The Museum of Modern Art, New York

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ASSEGNO UNICO Domande dal 1 GENNAIO 2022 L’assegno unico è un sostegno economico per le famiglie con figli a carico che viene attribuito a partire dal settimo mese di gravidanza e fino al 21º anno di età e l'importo varia in base all’ISEE della famiglia e all’età dei figli a carico.

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La forma delle nuvole

Un padre e una figlia osservano il mondo

MATERNITÀ E LAVORO, UNA QUESTIONE ANCORA APERTA di Gianrico e Giorgia Carofiglio

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Sui diritti lavorativi, la parità salariale tra uomo e donna è ancora un traguardo lontano. Un divario che persiste e che richiede soluzioni inaspettate 10

uando l’ONU annunciò che il 1975 sarebbe stato l’Anno delle Donne, un comitato che riuniva le maggiori organizzazioni femminili islandesi propose di sottolineare l’importanza dell’evento con uno sciopero generale. L’iniziativa doveva mandare un messaggio forte: senza il lavoro delle donne, così spesso sminuito, il Paese avrebbe semplicemente smesso di funzionare. Il 24 ottobre del 1975, le donne islandesi non si presentarono al lavoro e scesero in piazza. Soprattutto, si rifiutarono di accudire figli e persone malate, di cucinare, di prendersi cura della casa. Banche, fabbriche e moltissime scuole chiusero i battenti per mancanza di lavoratrici. Padri disperati furono costretti a portare i figli al lavoro con sé, armati di caramelle e matite colorate per intrattenerli. Le salsicce, facili da cucinare e amate dai bambini, divennero introvabili sugli scaffali dei negozi. Passò solo un anno perché il governo approvasse una legge contro la discriminazione sessuale nei luoghi di lavoro e nelle scuole. Era un passo iniziale: nel 1980 l’Islanda diventò il primo Paese al mondo ad eleggere una donna Presidente della Repubblica. Nel 2022, sono ancora poche le donne che arrivano ai vertici delle aziende, delle professioni, della politica. La parità è lontana: in Italia e nel

mondo - Islanda inclusa - le donne, in media, continuano ad essere pagate meno degli uomini. Un divario salariale, o “gender gap”, che persiste anche davanti all’aumento costante della presenza femminile in tutte le occupazioni. Una delle ragioni plausibili è che questa discrepanza sia dovuta a scelte individuali: le donne preferiscono lavorare in campi che sono meno pagati - nell’insegnamento o nella cura degli altri, ad esempio - ma più gratificanti dal punto di vista umano. O ancora, si orientano verso mestieri che permettono di conciliare famiglia e lavoro, che non richiedono orari estenuanti, a costo di sacrificare possibilità di carriera. Se il divario salariale fosse dovuto solo alla scelta di uomini e donne di intraprendere professioni diverse e dare la precedenza alla flessibilità o all’ambizione, allora il problema non sussisterebbe. Ma a che punto si può disegnare il confine tra scelte personali e la realtà in cui si vive? Quanto conta il contesto in cui viviamo? Una serie di studi, i cui risultati sono stati replicati in numerosi Paesi occidentali, ha dimostrato che le donne pagano più di ogni altra cosa il prezzo di diventare madri. Le donne che non hanno figli hanno guadagni più in linea con quelli degli uomini, per i quali invece la paternità non determina una riduzione degli stipendi. Al

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contrario, le madri di figli piccoli non riescono a stare al passo con chi non ha figli e i loro guadagni ne risentono in maniera permanente. La protesta delle donne islandesi, oltre ad avere un enorme successo, mostrò una realtà incontrovertibile, che era già sotto gli occhi di tutti. Mansioni come accudire i figli, occuparsi delle pulizie e dei pasti, sono essenziali al funzionamento di un Paese. Sono un lavoro a tutti gli effetti, che ricade principalmente sulle spalle delle donne, soprattutto quando diventano madri. E che le penalizza non solo in casa, ma anche sul posto di lavoro. La produttività delle madri lavoratrici è considerata inferiore a quella degli uomini; per questo motivo le donne perdono opportunità di carriera e di aumento degli stipendi. Nel nostro

Paese, il congedo di paternità obbligatorio è di soli dieci giorni, a fronte dei cinque mesi garantiti alle madri lavoratrici. Questo crea uno squilibrio a monte: se il congedo parentale è riservato alle donne, toccherà a loro la maggior parte delle attività di cura dei figli. L’assenza di garanzie equivalenti per i padri, di fatto, le imprigiona in un ruolo arcaico. Di recente è stata presentata una proposta di legge per allungare a tre mesi il congedo di paternità per i lavoratori dipendenti. Se la proposta dovesse passare, equiparerebbe il ruolo dei genitori nella crescita dei figli, invece che assegnare questo compito in primo luogo alle donne, rendendole più vulnerabili alla discriminazione nei contesti lavorativi. Il divario salariale sarebbe colmato, almeno in parte, perché un congedo equivalente per

i padri bilancerebbe le spese sostenute dai datori di lavoro per uomini e donne: ci sarebbero meno ragioni per privilegiare la carriera dei primi. La paternità obbligatoria è una mossa radicale. Toglie lo stigma a cui gli uomini sono sottoposti anche quando desiderano avere un ruolo più sostanziale nella vita famigliare. Invece di cercare di cambiare le idee delle persone, gli stereotipi che si portano dietro, è un modo di cambiare direttamente le strutture sociali in cui operiamo, che limitano e danno forma alle nostre decisioni individuali. Il 24 ottobre del 1975 venne rinominato dagli islandesi il “Venerdì Lungo”. Gli uomini, costretti a sobbarcarsi il lavoro invisibile delle donne, si ritrovarono sopraffatti dalla mole di incombenze di cui occuparsi. E cominciarono a capire. marzo 2022 | www.spazio50.org

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Il TERZO tempo

NOI, SEMPRE AMABILI E SPECIALI di Lidia Ravera

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uando non sei più autonoma, ma sei vecchia, con la pelle secca e gli occhi che non vedono bene, ci sarà qualcuno disposto ad aiutarti? Sarai abbastanza amabile?”. Con questa domanda un po’ terribile si chiudeva la puntata di febbraio di questa nostra conversazione dedicata al Terzo Tempo della vita. Abbiamo 55 anni, 65, 70. Stiamo ancora bene, siamo ancora attivi, conduciamo la vita di sempre, ma se guardiamo avanti (e non siamo capaci di non farlo, dato che l’abbiamo fatto da quando abbiamo memoria), vediamo quello che ci hanno condizionato a vedere: corpi devastati, depressioni che ti ammutoliscono, solitudine, povertà emotiva, espressiva e materiale. E se non fosse così? Se provassimo a cambiare l’immagine sul profilo della vecchiaia estrema? Io ci sto lavorando. Leggo molto. Penso molto. Ho letto per voi un saggio di Lynda Gratton e Andrew J. Scott che si intitola La Nuova Longevità, sottotitolo Un modello per prosperare in un mondo che cambia. ÈÈ un saggio serio e non consolatorio che, tuttavia, autorizza ad un cauto ottimismo. Dice, per esempio, che nel presente e ancora più nel futuro, la forza fisica non sarà più necessaria per lavorare, i robot ci

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verranno in aiuto, sostituendo definitivamente i muscoli della giovinezza e riducendo così il gap fra adulti attivi e quelli che io chiamo “Grandi Adulti” (dai 78 anni in su, quando inizia, ufficialmente, la vecchiaia). Quella che invece sarà sempre più necessaria sarà “l’intelligenza cristallizzata”. Cito dal Gratton e Scott: «Esistono forme di intelligenza che diventano più spiccate con l’età, con l’età compare l’opportunità di sviluppare l’intelligenza cristallizzata, che concerne le nozioni, le conoscenze, il sapere e le strategie che si accumulano nel tempo, e che differisce dall’intelligenza fluida, che è la capacità di elaborare informazioni, usare la memoria e il ragionamento deduttivo». Dunque: proviamo a immaginare i Grandi Adulti che saremo, come i padroni di questo scrigno dove sono riposti preziosi cristalli di esperienza. È stato dimostrato che nel corso della vita c’è una oscillazione costante fra le varie capacità mentali: gli adolescenti sono i più veloci nel calcolo numerico, a 30 anni si raggiunge il picco della memoria a breve termine, fra i 40 e i 50 anni arriviamo al massimo della comprensione sociale… a 80, a 90, doppiamo il capo della capacità intellettual-sentimentale: abbiamo vissuto molto, sbagliato molto, pensato molto e il risultato è un miracoloso

equilibrio fra i limiti di un corpo che invecchia e le infinite possibilità di una mente che si espande senza limiti, ricca, per tutto ciò che ha immagazzinato. Impareremo finalmente a ragionare con il cuore e innamorarci con la testa. Saremo, per rispondere alla domanda che ho riportato nelle prime righe, sì, saremo “amabili”.

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PARLIAMONE... Chi volesse scrivere a Lidia Ravera può farlo: per posta - C/O Redazione 50&Più Via del Melangolo, 26 - (RM) per fax - 066872597 per email - redazione@50epiu.it

Saremo amabili in quanto capaci di amare. Saremo e ci sentiremo speciali, perché saremo la prima generazione che non ha diviso la vita in tre tempi: da 0 a 25 anni per imparare, da 25 a 65 anni per lavorare, dai 65 in avanti per riposare e poi morire. Noi staremo ben attenti a non smettere di imparare, a trovare un modo

per continuare a lavorare, basandoci sui nostri punti di forza e facendoci aiutare, nei nostri punti di debolezza, dalle nuove tecnologie. Ci impegneremo a mantenere il sorriso, anche se davanti a noi c’è la morte. Più o meno lontano, l’appuntamento con la morte sarà esperienza di tutti. Non ci faremo condizionare dal fatto che si avvicini.

Del resto, nessuno riesce a immaginare la morte, perché nessuno riesce a immaginare il mondo senza vedere se stesso nel mondo. Nessuno può immaginare di non esserci più. Ma tutti possiamo immaginare come saremo fino all’ultimo soffio di vita: combattivi e, come chi ha portato a termine un’impresa non facile, allegri di aver vissuto. marzo 2022 | www.spazio50.org

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Anni possibili

VOLONTARIATO, UN BENE ANCHE PER CHI LO FA di Marco Trabucchi

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qualcuno potrebbe sembrare banale evocare in questo periodo le attività di volontariato come aspetti importanti della vita a tutte le età; infatti, se ne discute sempre nei momenti di difficoltà delle organizzazioni sociali, quasi fosse una miracolosa ancora di salvezza. Inve14

ce, raramente si affronta la tematica quando si potrebbero mettere in atto scelte politiche stabili a favore di comportamenti di utilità, sia per il singolo sia per le collettività. Vi sono esempi, anche recenti, della scarsa attenzione delle istituzioni per questa modalità di collaborazione alla vita delle comunità. Nel momento in

cui scrivo queste note, alcuni ospedali italiani hanno inviato appelli agli operatori sanitari perché prestino volontariamente il loro tempo, al fine di sopperire alle mancanze di personale provocate dal Covid-19. È un grido di dolore importante, che dovrebbe far pensare all’impreparazione strategica dei servizi e alla funzione del volontariato, in alcune circostanze davvero insostituibile. Esercitare un servizio di volontariato è un momento significativo per chiunque, giovane o anziano. La propensione ad aiutare gli altri, infatti, non diminuisce con l’età; si modificano gli impegni, la qualità del lavoro compiuto, però sullo sfondo resta il sentire positivo che deriva dalle azioni di aiuto agli altri. Un sentire positivo che si accresce con gli anni, perché si acquisisce un’esperienza che fa percepire l’importanza soggettiva e oggettiva dell’atto di generosità. Schematicamente si riconoscono all’atto di cura volontario aspetti oltremodo positivi; infatti, nella mag-

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Prestare la propria opera nel volontariato è sempre un’attività edificante e utile, che si faccia da soli o all’interno di un gruppo consolidato gior parte dei casi l’attività volontaria richiede una programmazione, in particolare per definire il possibile tempo da mettere a disposizione; impone, inoltre, di misurare le proprie competenze rispetto alla funzione che viene richiesta, cioè di commisurare l’adeguatezza delle capacità psichiche e fisiche. Si tratta quindi di azioni che permettono alla persona di attivare sia funzioni mentali che fisiche non semplici, che diventano di particolare utilità soggettiva per la loro funzione stimolante, che ha anche riflessi biologici sull’encefalo. Questi meccanismi sono sempre utili, ma soprattutto in età avanzata hanno un ruolo di rilievo per controllare i processi di invecchiamento. Un altro aspetto da considerare, discutendo delle attività di volontariato nella vita dell’individuo non più giovane, è la disponibilità di questi ad abbandonare la poltrona, la televisione, le consuete abitudini giornaliere per intraprendere un investimento diverso delle proprie giornate. Vi sono barriere psicologiche da affrontare da parte di chi pensa di aver perso le proprie capacità relazionali (ricordo, a questo proposito, che gli appartenenti a 50&Più sono invece persone

che nella vita lavorativa hanno spesso messo la relazione al centro della propria professione), così come vi è il timore di non essere fisicamente più in grado di affrontare i maggiori impegni imposti da un’attività di volontariato. È necessario saper superare questi timori e iniziare con il gusto di fare una prova con determinazione, sapendo che è necessario compiere atti che siano sempre leggermente superiori, come quantità di impegno, a quello che si riterrebbe possibile. Solo così si gusta il senso della vittoria sui propri limiti, spesso più ipotetici che reali, con una certa soddisfazione. Anche chi avesse iniziato con pessimismo ne trarrebbe vantaggi, perché si rende conto delle proprie potenzialità, talvolta offuscate dalla pigrizia, dalla mancanza di progetti, da una routine senza colore. Nelle età più avanzate è utile diffondere la convinzione che l’attività volontaria mantiene giovani; infatti, è il risultato di una libera scelta che testimonia il desiderio di decidere in autonomia, anche fuori delle tradizionali abitudini. Inoltre, stimola l’attività cerebrale sul piano cognitivo, delle funzioni esecutive (perché si deve programmare e realizzare un certo progetto), dell’affettività, perché spesso tra chi aiuta e chi è aiutato si costruisce un ponte sul quale passano anche legami d’amore. Peraltro, quasi sempre, la disponibilità

del proprio tempo comporta anche un’attivazione sul piano fisico, utile per conservare una buona funzione muscolare, del sistema cardiovascolare e respiratorio, dello stesso cervello. Così si instaura un meccanismo di rinforzo positivo che si riflette nell’immediato, ma soprattutto sui futuri anni, aperti ad altre possibili imprese positive. Come fare attività di volontariato? Nella vita di ogni famiglia si possono identificare bisogni di parenti vicini e lontani e di conoscenti che potrebbero trovare risposte nell’aiuto di volontari. Pur essendo un’opzione possibile, è opportuna l’adesione a gruppi di volontariato organizzato, perché è più facile seguire progetti se si è inseriti in un’attività di gruppo ben strutturata. Infine, a differenza del volontariato solitario, peraltro nobile nelle sue motivazioni, quando ci si aggrega ad un gruppo è più naturale mantenere i ritmi, non lasciarsi scoraggiare da momenti di difficoltà, non trasformare le possibili crisi momentanee in azioni di rinuncia, che possono compromettere una generosa storia di impegno. Il lavoro all’interno di un gruppo organizzato permette anche di condividere le soddisfazioni per quello che si fa con chi si è impegnato come noi, perché ciascuno ha sempre bisogno di rinforzi positivi!

PARLIAMONE... Chi volesse scrivere a Marco Trabucchi può farlo: per posta - C/O Redazione 50&Più Via del Melangolo, 26 - (RM) per fax - 066872597 per email - redazione@50epiu.it

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Effetto Terra

IL BELLO DI DARE UNA SECONDA VITA AGLI OGGETTI di Francesca Santolini

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e state cercando un modo per rendere il vostro stile di vita rispettoso dell’ambiente, sappiate che lo shopping più etico e sostenibile in assoluto è quello vintage. Prolungare la durata di utilizzo di un oggetto, dare una seconda vita a un capo che qualcun altro non indosserà più, è un principio che, applicato su larga scala, significa anche meno materiali nuovi da produrre e dunque

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meno sprechi e inquinamento. Upcycling, Recycling, riuso creativo non sono più pratiche virtuose di nicchia che hanno in comune la lotta alla cultura dell’usa e getta, ma rappresentano ormai vere e proprie strategie economiche innovative che hanno conquistato la frontiera del fashion system. L’idea di dare nuova vita ad un oggetto (upcycling), incrocia trasversalmen-

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«Troppo spesso compriamo oggetti nuovi, piuttosto che aggiustare e recuperare quelli vecchi. Ciò produce un’impressionante mole di scarti e rifiuti, difficili da smaltire, che inquinano il nostro pianeta»

te il fenomeno del grande ritorno del vintage. Entrambi rispondono alle caratteristiche di sostenibilità, economia circolare e originalità che i consumatori cercano oggi. Oggetti che possono raccontare una storia: collezionismo, design, modernariato, moto, auto, abbigliamento. Appartengono a quella che viene chiamata economia circolare. Nata dalla necessità di produrre, riducendo il nostro impatto sulle risorse naturali, oggi è alla base della transizione ecologica. Del resto, l’industria tessile è la seconda più inquinante al mondo per emissioni di gas serra, dopo quella petrolifera. E a dirlo sono i numeri. Impressionanti e in crescita continua. Su un pianeta popolato da circa 7,6 miliardi di persone, l’industria della moda produce e vende tra gli 80 e i 150 miliardi di pezzi l’anno. Il problema è che quasi i tre quinti dei capi prodotti finiscono negli inceneritori e nelle discariche dopo qualche anno dalla produzione. Se una volta gli oggetti venivano creati per durare nel tempo e rispondevano ad alti standard di qualità, oggi rischiano di essere buttati via nel giro di pochi mesi. I vestiti, ad esempio, avevano orli molto alti proprio per poterli adattare ai corpi e tramandarli di generazione in generazione. A lungo è stato più conveniente comprare qualcosa di nuovo piuttosto che aggiustare e recuperare. Almeno fino all’arrivo della filosofia del “Loved clothes last” (i capi amati durano). È insieme una dichiarazione d’intenti, oltre che d’amore, verso i vestiti che abbiamo da sempre nell’armadio e di cui non vogliamo liberarci. E se per anni si è cercato di rendere invisibili i segni del rammendo sui capi, oggi è diventato glamour fare esattamente il contrario. E così, il rattoppo in bella vista diventa una filosofia di vita, una moda che fa da contraltare al fast fashion, trasfor-

mando il difetto in un dettaglio unico ed esclusivo, da indossare con orgoglio. Anche perché modi e motivi per non sprecare sono infiniti, basti pensare che per smaltire una maglietta in poliestere ci vogliono 200 anni. Non solo capi e indumenti, ma anche smartphone o computer. Se si rompono, oggi si tende a comprarne subito di nuovi e a buttare i vecchi, spesso senza sapere che i device, proprio per il loro impatto negativo sull’ambiente e sulla nostra salute, non sono spazzatura qualsiasi, ma rifiuti speciali: regolamentati per legge, ne produciamo quasi 18 kg l’anno per abitante. Indispensabile quindi buttarli nelle apposite isole ecologiche comunali attrezzate per lo smaltimento sul territorio, oppure... ripararli. Un gesto antico per soluzioni nuove, visto che, dopo l’Olanda, anche in Italia iniziano a diffondersi i “repair cafè”: una sorta di officine sociali dove artigiani ed esperti insegnano a riportare in vita oggetti destinati alla discarica. Una cosa è certa, stando a quanto siglato nel Patto di Glasgow, attorno alla metà del secolo dovremmo imparare a vivere in un mondo a emissioni zero. Dai vestiti agli elettrodomestici, passando per un’innumerevole serie di oggetti, dovremmo ridurre il nostro impatto sul pianeta. E il vintage, second hand - chiamiamo questa tendenza come meglio crediamo - non solo può contribuire a centrare l’obiettivo, ma rappresenta la nuova frontiera della transizione ecologica di cui ognuno di noi può essere protagonista.

PARLIAMONE... Chi volesse scrivere a Francesca Santolini può farlo: per posta - C/O Redazione 50&Più Via del Melangolo, 26 - (RM) per fax - 066872597 per email - redazione@50epiu.it marzo 2022 | www.spazio50.org

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L’ITALIANO, LINGUA MERAVIGLIOSA E COMPLICATA a cura di Dario De Felicis L’italiano, a detta di molti, è la lingua più bella del mondo. Può essere però anche una delle più “pericolose”. Tra tempi, modi e una sintassi articolata, può capitare di inciampare su accenti, apostrofi, forme lessicali e parole che abbiamo sempre pronunciato in maniera errata. Secondo l’Accademia della Crusca - che vigila sulla correttezza della nostra lingua -, uno degli errori più comuni è l’utilizzo del “piuttosto che” con valore di “oppure”, un’usanza in voga negli ultimi 30 anni e perorata anche da personaggi pubblici, che hanno contribuito a diffonderne l’uso improprio. Altro grande dilemma è il “qual è”, da scriversi rigorosamente senza apostrofo e, per rimanere in tema, gli apostrofi sono tra gli errori in cui si cade con più fre-

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quenza (almeno nella scrittura); per chiarire il dubbio, vanno utilizzati con l’articolo indeterminativo e tutte le parole al femminile. Non si può neppure chiudere un occhio sul vero tallone d’Achille degli italiani (e di tutti coloro che vogliono imparare questa lingua): l’uso del congiuntivo, molto spesso sostituito dall’imperfetto o dal presente esortativo. Di errori di scrittura e pronuncia, purtroppo, se ne continuano a fare molti. Qualche esempio? Per la nostra igiene orale usiamo il “collutorio” e non il “colluttorio”; un crollo finanziario è un “crac”, senza k; chi si erge in una platea sta parlando non da uno “scranno”, ma da uno “scanno”, derivando dal latino scamnum. Ci sono parole che non scriviamo bene né pronunciamo bene (il “né”, con accento grave, è una congiunzione negativa), come “unanimemente”, spesso confuso con “unanimamente”. Ricordiamoci anche che le ore si dividono dai minuti solo con un punto o due punti e mai con la virgola. Grazie a Dante, Boccaccio, Manzoni e molti altri è facile innamorarsi dell’italiano, lingua poetica e musicale; ciononostante, si continuano a commettere errori. “Ciononostante” o “ciò nonostante”? Niente paura, in questo caso sono entrambe forme corrette e accettate.

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In giro per il mondo

PERDERSI, TRA SLOT E ROULETTE I casinò sono deliberatamente progettati per disorientare i visitatori, facendogli perdere la cognizione del tempo e dello spazio e per portarli a spendere più soldi. Una strategia utilizzata anche nei centri commerciali, che sfrutta quello che viene chiamato “trasferimento di Gruen”.

OPERE DA RECORD UN LABIRINTO DI GHIACCIO

www.gamingreport.it

UN ODORE “COSTRUITO” PER PIACERE Molti apprezzano il cosiddetto “odore di auto nuova”, tipico delle vetture appena uscite dalla fabbrica. Questo profumo è una combinazione di oltre 50 sostanze chimiche non nocive note come “composti organici volatili”, che vengono rilasciate nell’auto e che svaniscono dopo qualche mese.

UNA TESTA, CON TUTTO IL CORPO I Moai, le famose teste di pietra che sporgono dal suolo sull’Isola di Pasqua, nascondono una sorpresa. Negli Anni ’10, alcuni archeologi che studiavano le teste, scavando sotto due di esse hanno scoperto che erano presenti anche i torsi completi, per una lunghezza complessiva di oltre 10 metri. www.siviaggia.it

A Buffalo (Usa), nel 2010, durante il Powder Keg Festival è stato realizzato il più grande labirinto di ghiaccio: l’Arctic Glacier Ice Maze aveva un’area di 1.194,33 m². ARTE SOTTOMARINA

UNO SPRECO MONDIALE Lo spreco alimentare nel mondo è un problema sempre più grande. Secondo il Food Waste Index Report 2021, nel 2019, in 54 Paesi sono stati sprecati circa 931 milioni di tonnellate di cibo. La maggior parte dello spreco viene dalle case (61%), poi dai ristoranti (26%) e dai negozi alimentari (13%). www.wired.it

www.sicurauto.it

UNO SCRIGNO DI GHIACCIO

UN CLIMA… ARDENTE

L’80% della Groenlandia è coperto da ghiaccio, rendendola la più grande – e forse l’unica - reliquia delle glaciazioni del Pleistocene nell’emisfero settentrionale. Tanto che, nel 1966, a Camp Century - a 1,4 km di profondità - vennero trovate piante fossili e biomolecole ben conservate.

Il luogo più caldo sulla Terra? Si trova nel deserto sahariano in Libia, più esattamente ad El Azizia; il 13 settembre 1922 venne registrata da una stazione meteorologica una temperatura di 58 gradi Celsius (136 gradi Fahrenheit).

www.britannica.com

Vicino le coste di New Providence, nelle Bahamas, è possibile ammirare Ocean Atlas, la scultura sottomarina più grande al mondo. Alta 4,8 metri per 60 tonnellate, è stata realizzata dal britannico Jason DeCaires Taylor.

TREMA ANCHE LA LUNA

IL SISTEMA SOLARE E I SUOI PIANETI Il sistema solare si trova in una zona specifica della Via Lattea denominata “Braccio di Orione” e ospita ben 9 pianeti, più 5 pianeti nani con i rispettivi satelliti naturali e tanti altri corpi minori. Il più importante tra tutti è il Sole, una stella “nana gialla” di tipo spettrale G2 V.

Giove, il più grande

Ø 143.000 km

Mercurio, il più piccolo Nettuno, il più freddo Venere, il più caldo

www.climatemonitor.it

Ø 4.878 km -220°C 480°C

Proprio come la Terra, anche la Luna ha i suoi terremoti. Sono meno frequenti e meno intensi di quelli che si scatenano sul nostro pianeta e, secondo gli scienziati, si verificano a causa degli stress delle maree, legati alla distanza tra la Terra e la Luna. www.focus.it marzo 2022 | www.spazio50.org

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Società

di Giada Valdannini

SE L’IMPEGNO VERSO L’ALTRO NON HA CONFINI

La storia di “Cittadinanza”, la Onlus che dalla fine degli Anni ’90 si occupa delle persone con gravi disturbi psichici - e non solo - in Paesi a basso reddito, “per togliere al malato mentale la maschera della vergogna, per restituirgli il volto di cittadino”

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rrivano spesso con i figli caricati sulle spalle facendosi largo per le strade degli slum, inaccessibili a chi si muove con una sedia a rotelle. Sono donne, madri di bambini e ragazzi con disabilità: fisica, molto spesso, talvolta anche psichica. È a loro - ma non solo - che si rivolge l’attività di una Onlus che abbiamo imparato a conoscere: si chiama “Cittadinanza” ed è un’associazione italiana fondata a Rimini nel 1999 da Maurizio Focchi, 68 anni, che per mestiere è alla guida di un gruppo che realizza infissi in giro per i grattacieli di tutto il mondo. Ha a cuore i temi della salute mentale con una laurea in Medicina che, però, non lo ha mai portato a esercitare il mestiere di medico. «Si crede che questi malati debbano espiare una colpa», ci dice parlando delle persone con disturbo psichico e, proprio in loro aiuto, è nata l’attività di Cittadinanza Onlus. La scintilla è nata da un incontro avvenuto a fine Anni ’90: «Con uno psi-

chiatra di grande valore, Benedetto Saraceno, che per anni è stato direttore del Dipartimento di Salute mentale dell’Oms». Un uomo di chiara formazione “basagliana”, impegnato già allora in percorsi di superamento dei vecchi ospedali psichiatrici - i manicomi

Tra i progetti portati avanti, quello dedicato all’Etiopia nel 2020 ha portato a raddoppiare gli spazi del nuovo ambulatorio di psichiatria, di cui hanno potuto usufruire 1.742 pazienti. (Fonte: Annual Report 2020 Cittadinanza Onlus)

- in Paesi come quelli del Sud America. È allora che Focchi ha realizzato l’esigenza di lavorare sui temi della salute mentale in Paesi dove la priorità è sicuramente la fame, ma il disagio psichico è uno stigma tale che si fatica a superare. Forse più ancora che qui, nel nostro Occidente. Perciò, con Cittadinanza Onlus, ha sviluppato e sostenuto progetti di riabilitazione psichiatrica e di intervento psicosociale in Paesi a basso reddito quali India, Serbia, Albania, Kenya e Panama. «Ci interessiamo - racconta - di persone con malattia mentale grave e di bambini con disturbi mentali, ritardi di sviluppo fisico, nel movimento, nella parola. Il nostro obiettivo sono i Paesi a più basso reddito, dove questi malati si collocano purtroppo molto in basso nella lista delle priorità sanitarie». E, mentre prosegue, non tace una certa perplessità iniziale: «Mi domandavo come potessimo essere utili in Paesi dove la priorità è la fame». E invece si sono rivelati presto essenziali. «Lavoranmarzo 2022 | www.spazio50.org

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Società do in questi contesti mi sono convinto che adoperarsi sui temi della salute mentale in Paesi con forti problemi economici ha un’utilità chiara, perché si può consentire a tanti di vivere una vita dignitosa. Ma ha anche un significato civile proprio per la società stessa: farsi carico di loro penso sia doveroso». Fiocchi continua, ricordando il primo progetto: «È stato in India, con malati mentali adulti. La zona era quella di Tamil Nadu, a sud, a destra del Kerala. Abbiamo prima individuato - collaborando con un’associazione molto valida che si chiama “ScaRF” - coloro che ne avevano bisogno e poi, assieme, ci siamo presi cura di queste persone. Si trattava di psicotici, schizofrenici, depressi gravi: tutta gente che, vivendo in aree rurali, difficilmente sarebbe stata raggiunta da cure adeguate». La prima questione che però si sono doverosamente posti è stata: «Come riuscire a fare psichiatria in Paesi nei quali non ci sono psichiatri, non ci sono strutture. Il primo passaggio, perciò, è stato iniziare col fare delle diagnosi. I maestri volontari che andavano nei villaggi a insegnare, venivano educati a capire quali fossero i malati, a identificare quelli gravi e, grazie a loro, li abbiamo potuti prendere in carico e intervenire. Uno

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psichiatra li visitava una volta al mese in una grande stanza nella quale non c’era la privacy che consideriamo noi europei perché, anzi, lì c’è la partecipazione sociale di tutti i parenti». Ma individuato il problema e iniziato il percorso di cura, il lavoro non è che all’inizio. Lo scoglio più grande - comprendiamo da ciò che ci racconta l’ideatore di Cittadinanza Onlus - è cercare di trovare un posto alla persona con disagio mentale che evidentemente è stata esclusa dal contesto sociale. «Tra gli obiettivi, infatti, c’è sempre stato quello di trovare loro un’attività che li facesse tornare parte della comunità in cui vivevano. Gesti semplici ma che, agli occhi degli altri, possono rendere la persona presa in cura utile nel contesto sociale. Ad uno di loro, ad esempio, fu dato il compito di occuparsi della mungitura della capra: un’azione comune ma che gli ha restituito un ruolo nella società. O, a una donna, il compito di raccogliere soldi per ristrutturare un piccolo tempio indù: si impegnò a tale scopo senza sottrarsi mai». Ma è in Serbia - nei primi Anni 2000 che hanno iniziato a lavorare con bambini con disturbi dello sviluppo, anche cognitivo, e con deficit nella deambulazione. Lì, all’epoca, ci racconta come

esistessero ancora strutture molto simili ai manicomi: «Sessanta centri, allora, da un capo all’altro del Paese». Strutture nelle quali i bambini venivano pressoché abbandonati, coi genitori che, il più delle volte, non sarebbero mai più ritornati a prenderli. «Per vincere quell’isolamento, quell’assenza di speranza, il nostro sforzo è stato quello di dare cittadinanza - come dice il nostro nome - a queste persone: il che è sempre valso sia per adulti sia per bambini». Tra le tante storie - ognuna meriterebbe un racconto a sé - ci colpisce quella di Jayden, preso in cura nel gennaio del 2017, all’età di due anni. Lui e il gemello Adrian presentavano un ritardo nello sviluppo. A Jayden, che durante il parto aveva sofferto di più, era stata diagnosticata anche una paralisi cerebrale. Dopo qualche mese di assistenza, Adrian e Jayden sono stati seguiti - assieme ad altri bambini - nel centro diurno promosso da Cittadinanza Onlus, all’interno di un percorso individualizzato che ha previsto per loro sessioni di fisioterapia, logopedia, visite mediche, per imparare a camminare, parlare, mangiare da soli, andare in bagno. Autonomia necessaria a poter poi spiccare il volo

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verso l’inserimento a scuola. «Che gioia per la madre - ci dice Focchi - vedere i progressi che, giorno dopo giorno, i due fratelli cominciavano a raggiungere». E se Adrian ha ottenuto molto presto maggiore autonomia riuscendo quasi subito a camminare da solo e ad essere incluso a scuola, per Jayden il cammino è stato più lungo e difficile. Ma anche per lui il giorno è poi arrivato: tra le grida di gioia e le risate delle insegnanti, Jayden ha mosso i primi passi emozionando tutti. Ci racconta ancora Focchi: «La mamma di Jayden è ancora un po’ incredula quando oggi il figlio le chiede il permesso per uscire per strada a giocare. Eppure è proprio così, da quel fatidico giorno, Jayden è libero di giocare, ballare e muoversi a suo piacimento».

Ma intorno al tema della disabilità, specie se mentale, c’è ancora tanto pregiudizio. «A Nairobi - continua Focchi nel suo racconto - abbiamo un progetto nello slum di Kibeira. Lì, c’è un prete comboniano che raccoglie bambini di strada e già da tempo dava ospitalità a piccoli con disabilità. Assieme abbiamo realizzato il centro Paolo Sommi, in cui facciamo fisioterapia e, dal 2013, abbiamo potuto accogliere e curare un migliaio di bambini». La svolta, secondo Focchi, è stata proprio lavorare con le mamme dei piccoli. Un risultato tanto più prezioso se si pensa che viene in soccorso di donne che, per la disabilità dei loro figli, vengono relegate ai margini della società. «Le mamme erano distrutte, depresse, perché di fronte alla disabilità - in molti

di questi Paesi - scatta un meccanismo culturale secondo il quale se hai avuto un bambino disabile è per una punizione divina: devi aver commesso qualcosa. E allora, sono tanti i mariti che si insospettiscono, che si chiedono il perché di una simile punizione divina, che dubitano della fedeltà delle mogli e più spesso le abbandonano. Così le donne restano fondamentalmente sole». Ed è proprio in Etiopia che, assieme a Medici con l’Africa Cuamm, Cittadinanza Onlus ha un obiettivo ambizioso: «Vogliamo aiutare le madri mentre i loro figli fanno la necessaria terapia. L’idea è permettere loro di coltivare del terreno: potranno trascorrere il tempo di attesa in maniera utile, portare del cibo coltivato a casa e magari trarne un piccolo aiuto economico».

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Solidarietà

DA SIMBOLO DI SPERANZA A STRUMENTO DI RISCATTO

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In Grecia, sull’isola di Lesbo, punto cruciale della rotta migratoria orientale, i giubbotti di salvataggio lasciati sulle coste sono stati recuperati e riciclati, dando loro una nuova vita

ono zaini, borse, astucci, portamonete, trousse, borse per il pc: oggetti di uso quotidiano, ma che hanno una valenza speciale. Sono stati ricavati, infatti, dai giubbotti salvagente usati dai migranti dalle coste turche per raggiungere l’isola di Lesbo, in Grecia. Il simbolo del rischioso viaggio prende così una nuova vita, trasformandosi in uno strumento di riscatto. Tutto questo è il progetto “Safe Passage”, realizzato dall’associazione Lesvos Solidarity, una Ong che opera sull’isola greca da un decennio. È stata Nicolien Kegels, coordinatrice del progetto, a raccontarci la storia di come tutto è nato, quasi dieci anni fa.

di Romina Vinci

UNO SPAZIO SICURO «L’idea era quella di avere uno spa-

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zio lontano dal centro di accoglienza. Uno spazio sicuro, dove le persone potevano venire e distrarsi, incontrarsi. Si tenevano lezioni di inglese, di greco, di informatica, di chitarra, di yoga. Tanti tipi di attività», esordisce Nicolien. La sede dell’associazione si trova al centro di Mitilene, la città più grande dell’isola. Non è un caso. «Era un modo per far uscire le persone, fargli prendere l’autobus, dargli la possibilità di passare una giornata diversa e poi tornare al campo», racconta la referente. L’idea dei giubbotti nasce quasi per caso. «Era il momento dei grandi arrivi, erano sbarcati tanti migranti. Tutte le spiagge erano coperte dai loro giubbotti di salvataggio. E così decidiamo di recuperare quei giubbotti, di tagliarli e usarli per fare qualcos’altro. Dare loro una nuova vita. La prima linea di borse nasce quasi senza accorgercene. C’è una designer greca che conduce i lavori, Matina Kontoleontos, e poi ci sono le persone del campo. Per loro è anche un modo per guadagnare qualcosa». Partono così i workshop, e sono sempre più i migranti che sposano l’idea e decidono di dare una mano. Il progetto nasce e si concretizza con una doppia valenza: da una parte riciclare questo materiale per non farlo finire nella spazzatura, e dall’altro fornire un reddito, un piccolo lavoro affinché queste persone abbiano una vita normale. L’associazione nasce con uno stampo internazionale, è completamente autofinanziata, ma ci sono anche gli isolani che sposano il progetto. Matina Kontoleontos, la designer a capo della linea di borse, è originaria di Lesbo. E anche altri cittadini decidono di mettersi in gioco e perorare la causa.

ni. Il 18 marzo 2016, l’Unione europea stringe un accordo con la Turchia; quest’ultima si impegna a chiudere la rotta del Mediterraneo orientale (dalla Turchia alla Grecia appunto) in cambio di una cospicua somma di denaro da parte dell’Ue. Iniziano ad esserci meno arrivi, meno giubbotti sulle spiagge. E così l’associazione inizia a guardare altrove. A cercare altro tipo di materiale da poter riutilizzare. Si pensa alle barche, in particolare ai gommoni. «La plastica dei gommoni è molto resistente e si presta bene alla realizzazione dei nostri prodotti. È vero che c’erano meno arrivi e il vento tendeva a coprire con la sabbia i gommoni; così ci siamo messi a setacciare le spiagge, e ne abbiamo trovati tanti. È stata un’impresa anche solo trasportarli fino al nostro laboratorio - ricorda Nicolien sorridendo -. Abbiamo iniziato anche ad utilizzare alcuni dei vestiti che venivano donati. Spesso si trattava di capi impossibili da indossare, o perché danneggiati e deteriorati o perché magari andavano di moda vent’anni fa. E così abbiamo recuperato quelle stoffe e le abbiamo integrate alle nostre linee». Viene poi aggiunto un nuovo materiale alla lista. Ha a che fare con un altro “prodotto” delle migrazioni: le tende.

«Abbiamo iniziato una collaborazione con la Croce Rossa Tedesca. Molte tende avevano iniziato a riportare ammaccature, strappi, cerniere rotte, e non potevano essere utilizzate come dimore. Così, quando loro hanno eliminato le tende malconce, le abbiamo prese noi». INDOSSARE UN’IDEA Nessun materiale è scelto a caso dunque, non si ricicla ogni cosa, tutto ha un senso. «Avevamo ricevuto varie offerte di partnership; un’associazione di Atene, ad esempio, ci offriva delle capsule di caffè, ma abbiamo declinato l’invito, perché non c’era connessione con il significato del nostro progetto». Il valore aggiunto di “Safe Passage” è proprio nella sua idea. A partire dal nome. «Abbiamo scelto questo nome, “Passaggio Sicuro”, per richiamare proprio l’attenzione su questa situazione. Sul fatto che le persone sono qui bloccate. Sul fatto che queste persone hanno dovuto prendere una barca e indossare dei giubbotti di salvataggio per salvare la propria vita. E anche sul fatto che, ancora oggi, vivono nelle tende, e anche le tende non sono dei posti sicuri. Con la nostra linea di prodotti vogliamo portare in giro un’idea, vogliamo ribadire questo messaggio.

NUOVI MATERIALI Passa il tempo, cambiano le situaziomarzo 2022 | www.spazio50.org

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Perché poi quando indossi la nostra borsa, quando qualcuno rimane a guardarla, ecco che lì tu puoi agire, puoi spiegare, puoi raccontare il senso che c’è dietro quello che non è solo un semplice zaino, un astuccio o una borsa per fare la spesa». Al momento, al progetto lavorano quattro sarti e due persone che si occupano delle vendite e delle spedizioni. Ma l’associazione porta avanti anche dei laboratori di upcycling ed uno di artigianato. «E in questi - precisa - c’è largo spazio alla creatività, all’immaginazione. Si può usare qualsiasi tipo di materiale per dar vita a qualcosa, possono essere degli orecchini, dei portaceneri o anche un oggetto da appendere al muro». La distribuzione e la promozione di questi prodotti avviene online anche se, ammette Nicolien: «Vendiamo soprattutto in Germania». IL LIMBO D’EUROPA Nicolien conosce Lesbo come le sue tasche, è qui da più di cinque anni. Ha iniziato facendo volontariato con Medici Senza Frontiere e poi è passata a Lesvos Solidarity. Ha visto cambiare il volto di quest’Isola. Era qui quando Lesbo era al collasso per26

ché il campo di Moria ospitava più di ventimila persone, in attesa di un lasciapassare per la terraferma. «È stato il campo profughi più grande d’Europa, e lo è stato per anni. Peggiorando di mese in mese. Era diventata una giungla, priva di regole. A volte, quando ci ripenso, mi dico: “Ma davvero è esistito”? Davvero è stato possibile che ventimila persone potessero vivere in minuscole tende nel fango, tutte stipate su una collina?».Quel campo è stato dato alle fiamme nel settembre del 2020 e ha rappresentato, per certi versi, la fine di un’epoca. «Perché poi la tendenza è stata quella di trasferire i migranti, in modo massiccio, ad Atene e Salonicco. Non preoccupandosi più tanto delle loro sorti, non badando al fatto che molti di loro, piuttosto che rientrare in un campo, avrebbero preferito diventare dei senzatetto. Perché la prerogativa, in quel momento, era quella di liberare Lesbo. E così è stato», afferma sospirando. IL NUOVO VOLTO DI LESBO Oggi sull’Isola sono rimasti meno di duemila migranti, in attesa di conoscere il loro destino. Vivono in un campo che è stato allestito ad una

manciata di chilometri a nord del centro della città. Kara Tepe, Mavrovouni o Moria2. Lo chiamano in vari modi. «Non direi che questo campo è più bello, ma sicuramente la situazione è più gestibile. Adesso almeno non rischi di venire pugnalato anche solo per andare in bagno. C’è sicurezza». Ma quale sarà il destino di quest’isola? Nicolien risponde in base alla sua esperienza, quella di una donna che da vent’anni lavora nel mondo delle migrazioni. «Quando una rotta viene bloccata, le persone ne trovano una nuova. Lesbo ormai è impenetrabile, hanno messo in atto una serie di respingimenti massivi e c’è una massiccia presenza di navi della missione Frontex che pattugliano il nostro mare e che rispediscono indietro le persone. Ecco perché, adesso, la strada più percorsa è quella tra la Bielorussia e la Polonia». Si possono chiudere le rotte, ma non fermare la migrazione. «Le persone difficilmente torneranno a percorrere una strada vecchia, a intraprendere una rotta che sanno ormai chiusa - afferma -, ma non smetteranno mai di cercare una nuova strada per raggiungere il loro obiettivo. Mai».

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Intervista

Isabella Bossi Fedrigotti: “Gli uomini (e le donne) non cambiano” di Raffaello Carabini

A oltre quarant’anni dal debutto letterario, la scrittrice e giornalista trentina propone una gustosa raccolta di racconti dedicati a vari tipi di uomini, con vizi e vezzi, pochi pregi e molti difetti. Ma anche le donne che li amano...

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a giornalista del Corriere della Sera, Isabella Bossi Fedrigotti esordì come scrittrice nel 1980 con Amore mio, uccidi Garibaldi, che raggiunse subito i primi posti delle classifiche di vendita. Con i successivi romanzi, raccolte di racconti e saggi - in totale una trentina di libri - ha ottenuto il Premio Selezione Campiello (con Casa di guerra del 1983, finalista anche dello Strega), il Campiello (con Di buona famiglia del 1991), il Basilicata (con Magazzino vita del 1996) e il Settembrini (con i racconti di La valigia del signor Budischowsky del 2003). È di poche settimane fa il suo ritorno in libreria con Tutti i miei uomini. I dieci capitoli sono tutti scritti in prima persona e il titolo dice “i miei uomini”. Come mai questa scelta, che suggerirebbe quasi una lettura autobiografica? Ho sempre amato scrivere in prima persona. Vari miei libri lo sono, perché riesco a esprimermi meglio, più direttamente, con più forza, con più sincerità. I “miei” del titolo, una parola che ha turbato diverse mie conoscenze, sono diventati miei perché ne scrivo. Tre sono più vicini alla realtà, più autentici, altri sono storie di amiche mie, me ne sono impadronita. Sono tutti dei piccoli puzzle, lo scrittore ha il dovere di inventare. Non posso fare dei ritratti come sono realmente, devo creare dei personaggi. Nell’insieme direi che sono tutti “inventati dal vero”, una formula che ho rubato al poeta Attilio Bertolucci.

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«Gli uomini sono rimasti un grande mistero: non è bastato arrivare alla mia veneranda età per capirli»

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Quando scrisse il suo ultimo libro, un romanzo in versi intitolato La camera da letto, il giornale mi mandò a intervistarlo sull’Appennino Tosco-Emiliano, in un paesino di villeggiatura montana estremamente semplice. Arrivo nella sua casa, trovo lui, la moglie, i mobili, le stanze, il paesaggio, esattamente come li aveva descritti nel libro. Allora gli ho posto la domanda che si fanno sempre i lettori: “Ma è tutto vero?” Lui mi ha risposto con un bel sorriso. “No, è inventato dal vero”. Una definizione che mi porto dietro da allora, perché si adatta anche ai miei libri. Lei scrisse Il catalogo delle amiche poco più di venti anni fa, un libro dedicato a dieci tipologie di donne. Cosa le ha fatto decidere di analizzare l’altro lato della barricata? Un po’ le letture, un po’ perché ci pensavo da tempo. Gli amici mi dicevano: “Perché non scrivi anche di uomini?”. Ricordavo che “le amiche” le avevo scritte in poco tempo, ero più giovane e un poco più svelta. Invece con gli uomini è stato un avanzare nella tundra con la neve, perché le donne le conosco, le guardo, ci parlo. Gli uomini, invece, sono rimasti un grande mistero: non è bastato arrivare alla mia veneranda età per capirli. Ogni volta che chiedevo agli uomini che si interessavano al mio lavoro mi dicevano: “Ma noi siamo molto più semplici di voi donne”. Lo direbbe anche lei immagino... Ho proprio pronta la domanda. Noi uomini pensiamo spesso che sia più semplice capire cosa si nasconde dentro un buco nero della Via Lattea che l’universo femminile. Invece i suoi uomini sembrano quasi tutti dei fini psicologi, che conoscono e approfittano delle debolezze della controparte femminile, soprattutto la paziente voglia di

assistere, proteggere, curare... Dite sempre così: “Gli uomini sono molto più semplici delle donne, è tutto qui, è tutto sul tavolo, non c’è niente da nascondere, vogliamo questo, vogliamo quello”. Questa è la classica descrizione che gli uomini mi fanno di sé, anche quelli dotati di intelletto e profondità. In questo libro ogni uomo ha delle controparti femminili, alcune sono proprio sceme e si fanno imbrogliare dai loro partner. È un tratto però che ancora resiste, penso alle famose fidanzate degli uomini sposati che stanno da sole durante le feste, che nei fine settimana non possono telefonare; sono stranamente ancora numerose. Invece, di uomini così praticamente non ce ne sono: un uomo che si fidanza con una donna sposata resiste per un po’, ma poi, giustamente, desiste.

Lei dice di essere molto lenta a scrivere... Sì, perché sono pigra. Metto ordine nell’armadio della biancheria piuttosto che scrivere. Devo chiamare a raccolta tutte le lezioni di disciplina per mettermi a farlo. E non ho mai scritto più di una pagina al giorno in vita mia. Per il giornale invece sì, ho scritto anche tre cartelle al giorno, per i libri mai. In più, oggi, avendo dei nipoti piccoli mi piace stare con loro, molto più che mettermi lì a covare un libro. Ogni volta che ne comincio uno ho la sensazione di dover scavare un tunnel con un cucchiaino da caffè, anche grazie ai miei ritmi lenti. Mi dico sempre: “Non ce la faccio, non ce la faccio”. Il fatto che ci sia riuscita una decina di volte non mi dà alcuna sicurezza. Non mi dice: “Tranquilla, anche se piano piamarzo 2022 | www.spazio50.org

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Intervista piano, ce la farai”, ogni volta mi prende lo sconforto. Lei dice spesso: “È molto più divertente e facile fare il giornalista piuttosto che lo scrittore”. Quali sono le principali differenze e difficoltà dei due modi di scrivere? Lo scrittore ha bisogno di silenzio e solitudine, che sono condizioni che non a tutti stanno bene. Io detesto la solitudine e il silenzio, mi piacciono, non dico il rumore, ma le voci, la presenza, la vivacità. Al giornale queste due condizioni non sono necessarie, anzi, al contrario, devi parlare con i tuoi colleghi per avere delle idee buone, per avere delle informazioni. E

poi c’è che la responsabilità, se scrivi per un quotidiano come è toccato a me, finisce il giorno dopo, invece con il libro non dico duri anni, però sta lì molto più a lungo. È più lieve il giornalismo, però l’allenamento quotidiano che offre - perché nei giornali devi scrivere tutti i giorni - è la palestra preziosa per la grande corsa che è la scrittura di un libro. Ti facilita il 30

linguaggio, lo distende, lo migliora. Io non ho mai avuto paura della pagina bianca, dell’incipit, perché al giornale non puoi stare lì a cincischiare in cerca dell’attacco fulminante, ti devi tuffare. Non ho mai avuto questo problema grazie alla mia attività principale, che è stata quella che mi pagava lo stipendio, non certo la letteratura. Per citare una canzone famosa le chiedo quali sono secondo lei “le stagioni dell’amore”? Cambiando l’età e il modo di essere delle persone cambia anche il modo di affrontarlo, oppure l’amore è l’amore sempre e comunque? No, penso che l’amore in età, che viene oggi molto decantato, sia diverso, se non altro perché, come dice il coro dei miei amici: “Andare a vivere insieme certamente no”, almeno potendoselo permettere. Si fanno viaggi per stare insieme ogni tanto. Ognuno ha i suoi figli e i suoi nipoti, e il tempo da trascorrere insieme è necessariamente ridotto. Per cui il passo delle storie è più lento, più rilassato. Ma può essere altrettanto profondo? Forse sì, però c’è troppo vissuto, c’è troppa esperienza per farsi fregare, scusi il termine. Come dice un’altra canzone e anche lei spesso “gli uomini non cambiano”. E le donne? Anche le donne non cambiano. Forse un cicinin, come dicono a Milano, in più, se si mettono d’impegno. Gli uomini certamente non cambiano. Le donne sono più coraggiose? Penso di sì, lo sento dire spesso. Però, nel fuoco si buttano più facilmente gli uomini. In fondo io non sono un’esperta di uomini o di donne. Sono una scrittrice che inventa delle storie.

IL LIBRO

I racconti di Tutti i miei uomini (Longanesi, 160 pagine) sono una risposta a Il catalogo delle amiche, che Bossi Fedrigotti scrisse nel 1998. La scrittrice si rivolge in prima persona a dieci tipi maschili: il macho, il trasformista, il narciso, il salutista, il rubacuori e così via. Li tratta con ironia e nostalgia oppure con tenerezza e indulgenza, anche perché questi uomini conoscono a fondo la psicologia femminile e ne approfittano. Dice Fedrigotti, che nel 2019 ha ricevuto anche il Premio Fondazione Campiello alla Carriera: «Scrivere Il catalogo delle amiche è stata una passeggiata, mentre per questo “catalogo degli amici” ho spesso avuto la sensazione di trovarmi in un terreno aspro e ombroso, difficile da esplorare». A dimostrazione che non sempre è vero che gli uomini sono meno complicati delle donne.

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Ambiente e salute

AREE VERDI PER VIVERE MEGLIO di Giovanna Dall’Ongaro

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l termine tecnico è “indice di vegetazione della differenza normalizzata”, in inglese Normalised Difference Vegetation Index (NDVI). È il principale indicatore della presenza di vegetazione sulla superficie terrestre, più è alto, più l’area monitorata è verde. Serve agli scienziati per valutare quanto è “green” una determinata zona del pianeta ripresa dalle immagini satellitari. Gli strumenti che scattano la foto catturano l’attività fotosintetica, il processo con cui le piante producono ossigeno, e per questo riescono a distinguere un campo da calcio in erba sintetica da un parco, un bosco, un giardino e qualunque altro luogo che ospita piante vere. Un gruppo di ricercatori del Barcelona Institute for Global Health ha usato questo “termometro” del verde per valutare quanto fossero verdeggianti le città europee. Ne hanno analizzate più di mille in 31 Paesi e le hanno classificate tenendo conto della percentuale di verde in rapporto alla popolazione. Ma non si sono fermati qui. Passando in rassegna studi precedenti, hanno individuato una sorta di formula matematica con cui è possibile calcolare quante vite vengono salvate grazie alla presenza di spazi verdi oppure, al contrario, quante morti premature sono causate dalla mancanza di vegetazione. Dispiace dirlo, ma in cima alla lista delle città con il maggior numero di morti attribuibili alla carenza di spazi di verde pubblico ci sono due città italiane: Trieste e Torino. Nella città friulana il 74% della popolazione vive in condizioni lontane dalla soglia minima di verde consigliata dalle linee guida internazionali. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, dovrebbe esserci un’area verde accessibile di almeno 0,5 ettari a una distanza in linea d’aria non superiore a 300 metri da ogni abitazione. Baste-

La mancanza di spazi verdi nelle città impatta sul tasso di mortalità della popolazione. Perché la vegetazione urbana migliora la qualità dell’aria, assorbe anidride carbonica e permette di fare una salutare attività fisica rebbe, tanto per fare un esempio, avere a disposizione una superficie pari a un terzo di piazza del Popolo a Roma alla distanza a cui normalmente si trova il negozio di alimentari più vicino. A Torino va ancora peggio. Qui, ben il 92% dei cittadini non può trovare alcuna area verde nelle vicinanze della propria abitazione. I ricercatori hanno calcolato che nel capoluogo piemontese la mancanza di parchi, giardini o viali alberati sia responsabile di 546 morti all’anno. Senza considerare l’impatto sulla mortalità, la città europea meno verde in assoluto è Trnava, in Slovacchia, con appena il 6,8% della superficie totale ricoperto da vegetazione. Mentre la città con la più alta percentuale di spazi verdi (95,8%) è Cáceres, in Spagna. Altre città europee si distinguono per la posizione strategica dei parchi, vicini alle abitazioni: a Ginevra in Svizze-

ra, a L’Aia nei Paesi Bassi e a Pamplona in Spagna oltre il 15% della superficie urbana è costituita da ville e giardini pubblici di quartiere facilmente raggiungibili in pochi minuti a piedi. Lo studio, pubblicato su una delle riviste più autorevoli in tema di salute e ambiente (The Lancet Planetary Health), ha dimostrato che se tutte le città europee avessero tanto verde quanto indicato dall’OMS, si potrebbero evitare 43mila morti ogni anno, il 2,3% di tutte le morti per cause naturali. Ma per ora, più del 60% della popolazione europea vive lontano dal verde. Si salvano Cartagena in Spagna e Perugia in Italia, che rientrano nella top five delle città con il più basso tasso di mortalità per mancanza di vegetazione. Nella città umbra il 70% degli abitanti ha tanto verde quanto basta a pochi passi dalla propria casa. Chi fosse curioso di scoprire come è stata classificata una specifica cit-

Nella foto, un suggestivo scorcio di Trevi (Pg).

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Ambiente e salute tà europea può consultare il sito www.isglobalranking.org, che contiene i punteggi di tutte le mille città analizzate nello studio. Perché avere spazi porta benefici alla salute? Intanto perché migliora la qualità dell’aria, immettendo in circolo del sano ossigeno e assorbendo della tossica anidride carbonica, poi perché invoglia a fare attività fisica che, è noto, funziona come prevenzione di molte malattie, diabete, malattie cardiovascolari, demenza e, infine, perché al parco si fa amicizia, si combatte la solitudine e ci si rilassa. Il verde, forse non è altrettanto risaputo, previene anche il cancro. «Oggi sappiamo che fino al 40% dei tumori potrebbe essere prevenuto migliorando gli stili di vita (smettendo di fumare, evitando il sovrappeso e mantenendo un alto livello di attività fisica). Ma si stima anche che il 16% delle morti per cancro potrebbe essere attribuibile ad esposizioni ambientali. In questo senso, i prossimi anni in cui ci si augura che su scala globale si realizzi la cosiddetta transizione ecologica necessaria per salvare la terra - rappresentano un’occasione anche per la prevenzione primaria del cancro, affinché gli interventi collettivi e individuali necessari per ridurre le emissioni di gas serra e il riscaldamento globale siano coerenti con le modifiche comportamentali che consentirebbero di ridurre l’incidenza e la mortalità per cancro», ha dichiarato Francesco Perrone, presidente eletto dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), in occasione del World Cancer Day dello scorso 4 febbraio. Ci ricordiamo bene quanto i giardini pubblici siano stati una preziosa valvola di sfogo durante i lockdown nella prima ondata della pandemia. Non solo: gli alberi, le siepi, le aiuole 34

e l’erba attutiscono i rumori delle città, proteggendo l’udito ma anche la salute mentale. Perché quella colonna sonora tipica delle aree urbane, fatta di clacson, sirene, rombi di motori, vociare di persone, trapani e ruspe dei cantieri, rovina il sonno anche se di notte il disco smette di suonare. È lo stress provocato dal suono subìto a favorire l’insonnia. Ma il danno può andare anche oltre: quando la “musica cittadina” non è

sposizione al rumore urbano. Oltre ai benefici diretti del verde sulla salute ci sono quelli indiretti. Il verde può mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, riducendo la temperatura dell’aria e aumentando la biodiversità. È la regola della cosiddetta “One health”, la salute unica: si ammala il pianeta, si ammala l’uomo. Insomma, se mai si dovesse scoprire che esiste un elisir di lunga vita, ci sono buone possibilità che sia verde. La vegetazione non sarà la panacea

più solo un sottofondo ma supera il limite dei 55 decibel, diventa ufficialmente un vero e proprio fattore di rischio per la salute; per usare le parole dell’OMS: “Non più solo un fastidio ambientale, ma anche una minaccia per la salute pubblica”. Da quella soglia in poi il rumore fa male e parecchio. Secondo uno studio condotto in Danimarca e pubblicato sul British Medical Journal, il frastuono delle città aumenta il rischio di demenza. Gli scienziati hanno calcolato che su 8mila casi di demenza, mille possono essere attribuiti all’e-

che cura tutti i mali, ma le piante, gli alberi e i parchi nelle città allungano la vita. E la buona notizia è che il verde fa bene anche a piccole dosi: ad ogni incremento di 0,1 nell’indice che misura la vegetazione, il Normalised Difference Vegetation Index che abbiamo nominato all’inizio, entro 500 metri dall’abitazione, corrisponde una riduzione del 4% di mortalità prematura per ogni causa. Paradossalmente scopriamo che il verde, che non è certo il colorito di chi è sano come un pesce, è invece il colore della salute.

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Forme d’arte

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a street art, o arte di strada, è un linguaggio artistico che nasce negli Anni ’70 negli Stati Uniti come forma di denuncia, affermazione di un’identità, delimitazione e appropriazione di uno spazio urbano come scenario per veicolare un messaggio, invadendo con graffiti di affermazione e di denuncia muri, saracinesche, convogli dei treni e interni delle gallerie. Raggiunge l’Europa negli Anni ’80 e si afferma pienamente in Italia negli Anni ’90/2000. Storicamente considerata come una forma di vandalismo da punire perché rovina le proprietà pubbliche e private senza permesso, la street art ha vissuto nel tempo una profonda evoluzione d’immagine. Dal movimento diffuso in tutto il mondo sono emerse figure conosciute universalmente come Keith Haring o Jean Michel Basquiat, fino al famosissimo Banksy. Genere ampio con varie declinazioni, va dal graffitismo (fatto prevalentemente con spray e marker) agli sticker, dall’uso degli stencil (una maschera normografica che permette di riprodurre particolari forme o figure) al mosaico, dalla pittura bidimensionale alla scultura in gesso, fino alle installazioni, spesso con contaminazioni tra tecniche diverse. È anche attraverso questa pratica che le periferie, luoghi apparentemente abbandonati e dimenticati, iniziano a rivivere, a lanciare messaggi e raccontare storie. Oggi la street art si presenta come un potente strumento di comunicazione, si inserisce in una trasmissione diretta tra l’artista e la città, tra quest’ultima e il cittadino. Molteplici progetti coinvolgono la street art a migliorare non solo l’aspetto ma anche la qualità di vita nelle città. Per tanti anni ci si è limitati a combattere l’allarme sociale originato dalla attività notturna dei graffitari, ricorrendo a forme di repressione raramente ef-

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IL NUOVO VOLTO DELLE CITTÀ: L’ESPLOSIONE DELLA STREET ART Risultato di una cultura underground, sulla scia delle principali città europee, negli ultimi anni la street art ha acquisito riconoscimento artistico anche in territorio italiano grazie alla sua forte impronta artistica e comunicativa di Viviana Rubini

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2 1. Genova, Radura della Memoria (Ponte Morandi): “Gaelle 00:00,02”, opera dedicata al ricordo e alla speranza, realizzata dalla coppia franco-spagnola Dourone. 2. Palermo, Ballarò: un’immagine sacra per il writer Igor Scalisi Palminteri, che ha dedicato un murales a San Benedetto il Moro. 3. Milano, Quarto Oggiaro: l’artista Cosimo Cheone firma un murales dedicato all’impegno del personale sanitario durante la pandemia. 4. Roma, quartiere Ostiense: Federico Massa è l’autore di “Hunting Pollution”, murales realizzato con pitture “mangia smog”.

4 ficaci. Uscita ormai dalla clandestinità e non più considerata una forma di scempio del territorio, cittadini e istituzioni ne riconoscono il valore sociale, in grado di riscrivere o ridipingere la sorte di intere aree cittadine. Grazie a piani di lavoro pubblici e privati, grandi e piccoli, temporanei e continuativi, sono nati interventi artistici di questo tipo in tutto il Paese, strutturati intorno alle esigenze dei cittadini, coinvolti direttamente nelle fasi di progettazione, realizzazione e promozione, dialogando con gli artisti oppure ospitando tour esplorativi nei loro quartieri. Iniziative che hanno il potere di favorire la partecipazione della comunità, in particolare attraverso

proposte che attingono a un patrimonio collettivo e suscitano un senso di appartenenza per un’arte diffusa, democratica. Sempre più comuni italiani coinvolgono periodicamente gli artisti in progetti di riqualificazione urbana per rendere più accoglienti le aree degradate e portare l’esperienza estetica in spazi insoliti, come muri, cabine elettriche, facciate di palazzi e così via. Hunting pollution è un murales inaugurato nel 2018 a Roma, in zona Ostiense, che copre completamente un edificio, realizzato dall’artista Federico Massa utilizzando la tecnologia Airlite, una pittura “mangia-smog”. Si tratta della più grande opera di street art rigenerativa d’Europa e raffigura un

airone tricolore, specie in estinzione, in lotta per la sopravvivenza, che cattura la sua preda in un mare gravemente compromesso. Oltre che idealmente, l’opera contribuisce in maniera efficace a ridurre l’inquinamento in uno degli incroci più trafficati della città. Napoli è un’altra metropoli che continua a riempirsi di murales dei più grandi street artist italiani e internazionali. Grazie a tour tematici, zone un tempo disagiate e invisibili oggi affascinano e incuriosiscono turisti di tutto il mondo. Da Nord a Sud, le città sono trasformate in veri e propri musei a cielo aperto, come Roma, Milano, Torino o Genova dove, dopo la tragedia del Ponte Morandi, diverse facciate della zona sono state trasformate in murales ispirati al tema della gioia, per provare a dare un volto nuovo al quartiere. Il grande successo della street art e dei suoi esponenti ha spinto imprese appartenenti a vari settori, dalla moda al food&beverage, al design, ad affidare la comunicazione del proprio marchio e dei propri valori aziendali per la promozione dei prodotti a questa specifica forma d’arte. La diffusione dell’arte di strada crea però anche un conflitto interno. La gentrificazione di queste aree, la trasformazione cioè di questi quartieri da popolari a zone abitative di pregio - avvenuta anche grazie alla presenza di arte urbana - ha innescato una serie di grandi investimenti immobiliari; dove prima c’erano centri sociali ora vengono costruiti appartamenti esclusivi. Questo ha determinato un innalzamento del valore di mercato, portando gli abitanti storici, di estrazione sociale più bassa, a dover rivalutare la propria permanenza nel quartiere. La rigenerazione delle città parte dunque dalla strada. O meglio dall’arte di strada, gratuita e libera, disciplina che per sua stessa natura è condizionata dalle metamorfosi dell’architettura e del territorio. marzo 2022 | www.spazio50.org

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Sostenibilità

SLOW FLOWERS, FIORI A KM ZERO

Nate negli Stati Uniti, le aziende agricole che si occupano della coltivazione locale di fiori di stagione si stanno facendo conoscere anche in Italia, lavorando in armonia con la natura di Manola Irroia

L’

impatto ambientale delle filiere agroalimentari è ormai un tema diffuso, ma negli ultimi anni si è cominciato a parlare anche dell’industria globalizzata dei fiori e di quello che comporta in termini di pratiche inquinanti e condizioni di lavoro non eque. La prima ad occuparsene, nel 2007, è stata la scrittrice americana Amy Stewart, che nel suo libro, Flower confidential: the good, the bad and the beautiful, mette in evidenza i lati oscuri del settore. Da allora si è aperta una riflessione che nel 2013 ha dato vita al movimento “Slow flowers”, promotore della sostenibilità dei fiori a chilometro zero, coltivati seguendo il ritmo delle stagioni nel

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rispetto del territorio. L’ideatrice del progetto è stata l’americana Debra Prinzing, che comincia a lavorare per mettere in contatto coltivatori, fioristi e clienti con l’obiettivo di cambiare le pratiche di approvvigionamento dei fiori da parte di consumatori e professionisti, attraverso azioni di sensibilizzazione ed educazione. Negli Stati Uniti la filosofia “Slow flowers” è ormai affermata, ma anche in Italia cominciano a essere presenti realtà che si ispirano agli stessi principi. Nel Nord-Ovest, fra Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna, è nato un collettivo di sei diverse realtà, tutte ideate e gestite da donne, che producono fiori da taglio nel rispetto dell’ambiente e della biodiversità. E

anche se il mercato nazionale è ancora nuovo, l’attenzione da parte dei consumatori è in crescita. «Avevo uno studio di architettura e il lavoro mi piaceva molto, anche se nell’ultimo periodo sentivo il bisogno di un’attività che rispettasse i tempi della natura, oltre che i miei - racconta Alessandra Milici (nella pagina successiva, in basso a destra), titolare di Victoria’s Urban Flower Garden, in provincia di Varese -. Poi, durante un viaggio a New York, ho scoperto le flower farms che producono intorno a Manhattan e ho capito che quel modello si poteva esportare anche qui». Come ha cominciato? Era il 2016 e, appena tornata in Italia, ho iniziato a sperimentare la coltivazione dei fiori, a studiarne le tecniche, a ricercarne nuove varietà. Due anni dopo ho messo in piedi la farm in un piccolo terreno ereditato dalla nonna. Inizialmente eravamo sei realtà diverse, qui al Nord; poi ci siamo unite in un collettivo, poiché condividiamo la stessa filosofia produttiva, e abbiamo deciso di aprirci anche ad altre realtà. Quanto è importante comunicare questo nuovo modo di coltivare? Molti di noi, come successo in passato con il cibo, non hanno coscienza

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di quello che è il prodotto che arriva nelle nostre case. E anche il fiore, così come viene coltivato e commercializzato, normalmente non è sostenibile, perché proviene da posti molto lontani come il Kenya e l’Ecuador, viaggia per giorni nelle celle frigorifere e deve essere necessariamente trattato con prodotti chimici per mantenersi così come lo vediamo al momento dell’acquisto. Invece, credo si debba ritornare a qualcosa che sia concretamente bello, non solo da vedere. Cosa coltiva qui? L’anno scorso ho deciso di introdurre una sezione di piante perenni, poi ho una zona di rose, peonie, l’area delle bulbose e delle annuali. Durante l’autunno e l’inverno mettiamo a dimora quella che diventa la fioritura dall’inizio della primavera in poi. Per questo, se nei mesi più rigidi si trovano in commercio queste tipologie di fiori, vuole dire che sono d’importazione. Una volta che finisce la stagione della fioritura i campi sono completamente ripuliti e viene tutto compostato, perché questo è l’altro aspetto importante della sostenibilità. Il compost diventerà terriccio per le stagioni future. E si riparte poi con nuove semine. È difficile comunicare con i fioristi e i clienti? A volte sì, perché ci sono delle convinzioni radicate su certi tipi di prodotti consolidati. È più semplice rapportarsi col privato, soprattutto se arriva qui, perché c’è già una conoscenza di ciò che è la flower farm. «Ho sempre avuto una grande passione per i fiori, sin da bambina - racconta Martina Pagani (sopra, nella foto), titolare di Mirta Flower Farm, a due passi dal lago d’Iseo -, ma non conoscevo tutte le varietà particolari che poi ho scoperto appassionandomi alle realtà delle farm americane. Oggi, nella mia azienda, coltivo fiori recisi che vendo ai privati e ai fioristi,

LA FILIERA L’industria globalizzata Nel 90% dei casi i fiori che acquistiamo nei normali circuiti commerciali hanno viaggiato fino a 36 ore, sono stati conservati in celle frigorifere per giorni e trattati con agenti chimici per bloccarne lo sviluppo. I principali Paesi di provenienza sono Kenya, Tanzania, Etiopia e Colombia, dove non di rado il basso costo della manodopera influisce sui prezzi del prodotto. Per proteggere i diritti dei produttori locali nei Paesi in via di sviluppo sono nate organizzazioni come Fairtrade, che cercano di migliorare gli standard delle condizioni lavorative e le pratiche per la riduzione dell’impatto ambientale. Tra i fiori recisi richiesti dal mercato europeo, al primo posto ci sono le rose, che rappresentano fra il 30 e il 50% del totale dei fiori importati. Circa la metà delle rose che arrivano in Europa proviene dal Kenya.

e organizzo anche eventi». Quando ha deciso che la flower farm poteva essere il suo futuro? Ho cominciato tre anni fa, prima sperimentando con le dalie e i bulbi dei tulipani che ordinavo dall’Olanda; pian piano ho deciso che volevo far conoscere fiori nuovi qui sul mio territorio e da un anno ho aperto l’attività vera e propria. Quali sono le particolarità di questo tipo di coltivazioni? Innanzitutto il rispetto della stagionalità: qui non troverete i tulipani fioriti a dicembre, per fare un esempio. Durante l’inverno sono poche le specie che fioriscono, e quindi ci dedichiamo alle composizioni con fiori secchi, pigne e bacche. Come vi fate conoscere? Oltre ad essere presenti sui social network, organizziamo workshop in sede, in modo che le persone possano venire a conoscere i fiori, sceglierli e magari creare le loro composizioni, oppure imparare le tecniche di coltivazione. Un’altra iniziativa che sta avendo un ottimo riscontro è l’abbonamento, una sorta di pacchetto per ricevere a casa - con cadenza settimanale o quindicinale - il proprio mazzo di fiori. Un’esigenza di tanti, soprattutto nell’ultimo periodo, quella di portare fra le mura domestiche un po’ di natura e di colore.

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zione continua, e la bellezza sta proprio in questa crescita che apre a potenzialità infinite. All’inizio è stata una specie di provocazione, perché nella mia ignoranza iniziale consideravo banali tanti dei quadri che vedevo; già allora avevo in mente di fare qualcosa di diverso. La prima opera è stata un paesaggio di casette realizzate con la corteccia. Prima ho iniziato a lavorare materie vegetali, poi col tempo ho inserito la pietra, la pelle di animali. Agli inizi coloravo lo sfondo dove poi mettevo la trama di fico d’india, ma poi mi sono reso conto che colorare questa materia era come ucciderla. Col tempo ho imparato a dare ad ogni materia il valore e l’importanza che merita.

LA NATURA È ARTE A Bruno Petretto e al suo parco è stata dedicata anche una tesi di laurea, “Arte e natura nella magia di Molineddu”, di Francesca Iurato, una ricerca etno-antropologica sull’artista e sul suo spazio di Winda Casula Il suo parco si chiama Molineddu, si trova nelle campagne di Ossi, a pochi chilometri da Sassari, e negli anni è diventato il simbolo di una realtà artistica e sociale in cui la natura è protagonista indiscussa, e costringe gli artisti che accettano la sfida a confrontarsi con le stagioni, il clima, il continuo mutamento di uno spazio vivo. Per Bruno Petretto quello spazio di terra, rocce, piante, animali e arte è prima di tutto la casa dove ha scelto di vivere, ormai da oltre quarant’anni, con la porta sempre aperta agli altri, che si tratti di artisti, amici, o semplici curiosi. Classe 1941, Petretto è uno degli artisti più noti e stimati del panorama sardo, che negli anni ha saputo portare avanti una ricerca sui materiali vegetali sempre originale, in cui cortecce, pellame, frammenti di roccia, trame di foglie di palma e fichi d’India dialogano fra loro. «Ho cominciato nel 1970, poi nel 1975 ho fatto le prime mostre per40

sonali a Roma, in Via Margutta, alla Galleria il Saggiatore, al Trittico. E poi a Bologna, Ferrara, La Spezia. Ho sempre preferito le esposizioni personali, perché portare in giro un singolo quadro e metterlo in mostra in mezzo ad altri diecimila non dà la possibilità di far conoscere quello che si fa. Fosse pure che arriva a New York. Da quando ho cominciato a dedicarmi a questo spazio, mi sono mosso di meno, ma il mio sogno era proprio questo, che la gente arrivasse qui a vedere, e si sta avverando». Quando ha capito di avere un rapporto speciale con la natura che poteva trasformarsi in opera d’arte? Il mio contatto con la natura è stato sempre molto forte, sin da bambino, e prima di avere questo spazio lavoravo nelle campagne degli altri. Ho sempre sentito una grande attrazione nei confronti della terra, degli animali, delle piante, della pietra. Gli elementi naturali sono fonte d’ispira-

Come è nato Molineddu? Da quando ho acquistato questo terreno fra le rocce, negli anni Ottanta, la mia casa è stata sempre un luogo di incontro, ma inizialmente qui arrivavano più che altro scrittori, come Gavino Ledda o Ignazio Delogu, e insieme di discuteva, si parlava. Le arti visive sono arrivate in un secondo momento, e la spinta decisiva è stata la frana del 1995, che ha lasciato degli enormi massi in questa campagna. Anziché spostarli, ho pensato di chiamare degli artisti per farli scolpire esattamente lì dove erano precipitati. Così è nato anche un appuntamento che si ripete da 24 anni, “Arte Evento Creazione”. Qual è la risposta degli artisti coinvolti? Qui hanno creato ed esposto artisti provenienti dall’Accademia di Belle Arti di Urbino, di Palermo, e da ogni parte del mondo. Oltre alle arti visive continuiamo anche a presentare libri, abbiamo compagnie di danza che vengono ad esibirsi, proiettiamo film. Sono l’unico a lavorare le materie naturali che vi dicevo, gli altri intervengono nello spazio ognuno con la propria arte, in modo diverso. Come vive un artista immerso nella natura? Ogni mattina, oltre ad accudire gli animali, mi dedico alle piante, a creare sempre qualcosa di nuovo. Interrare una pianta per me è come fare un quadro perché la vedo inserita nell’ambiente e la guardo per le sue potenzialità in prospettiva. Le piante seguono il loro corso e noi possiamo usufruirne perché gli diamo la possibilità di svilupparsi e produrre, senza prevaricare la natura ma trattandola, come l’arte, con tutto il rispetto che merita.

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ALLA RICERCA DELL’EQUITÀ di Giovanna Vecchiotti

Una lunga fila si snoda davanti ad un portone ancora chiuso. In attesa ci sono anche tante donne, molte con una grande borsa in mano, che sperano di riempire. Sanno che quando il portone si aprirà un nugolo di volontari offrirà, a chi è in strada, beni alimentari di prima necessità per sfamare la propria famiglia. Da quando il Covid-19 ha colpito persone e Paesi, la vita di troppi è radicalmente cambiata. In peggio. Lo dicono le statistiche che snocciolano numeri impietosi: in due anni di pandemia si ritiene che 163 milioni di persone nel mondo siano entrate in stato di indigenza; 163 milioni di individui che si sono aggiunti ai 3,2 miliardi, che già nel periodo pre-emergenza sanitaria vivevano sotto la soglia di povertà. La crisi ha colpito in modo particolare le donne, il cui calo reddituale, solo nel 2020, è stato di 800 miliardi di dollari. E mentre i poveri sono diventati più poveri, i ricchi sono diventati più ricchi. Non a caso questa è stata definita “la pandemia delle disuguaglianze”; infatti, negli ultimi due anni, i 10 miliardari in cima alle classifiche mondiali dei “Paperoni”, hanno visto accrescere i loro patrimoni da 700 a 1.500 miliardi di dollari. Anche in Italia. Il numero dei miliardari italiani è cresciuto di 13 unità e il valore complessivo del loro patrimonio è aumentato del 56%, arrivando a quota 185 miliardi di euro alla fine dello scorso anno. Una povertà economica che si trasforma in povertà sociale, educativa, culturale; una povertà che la politica ha il dovere di contrastare, facendo sì che tra gli obiettivi primari dell’agenda di Governo vi sia l’equità sociale. Perché la dignità dell’uomo passa anche attraverso di essa.

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ANZIANI O GIOVANI, CHI SONO I NUOVI POVERI

In Italia cresce il numero di persone che vivono in stato di indigenza. Il Covid, poi, ha accentuato questo status di diseguaglianza sociale ed economica che colpisce tutti, senza distinzione anagrafica di Ilaria Romano

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a crisi globale degli ultimi due anni, legata alla pandemia, ha avuto un fortissimo impatto sull’aumento della povertà in Italia. Nel 2019, fino a pochi mesi prima della diffusione del Sars Cov-2, il nostro Paese registrava un miglioramento della situazione economica dei soggetti più fragili, dopo quattro anni di costante perdita di reddito. Secondo i dati Istat di tre anni fa, le famiglie in condizioni di povertà assoluta erano 1,7 milioni, con un’incidenza pari al 6,4% del totale, rispetto al 7% del 2018, per un numero complessivo di 4,6 milioni di individui. La situazione non si presentava omogenea sul territorio nazionale, perché il Mezzogiorno scontava, come anche oggi, una percentuale più alta di popolazione povera con l’8,5% nel Sud e l’8,7% nelle Isole, rispetto al 5,8% del Nord-Ovest, il 6% del Nord-Est e il 4,5% del Centro. Nel 2019 la povertà assoluta colpiva un milione e 137mila minori, e accentuava le differenze di provenienza geografica, con il 26,9% di poveri fra i cittadini stranieri, contro il 5,9% di quelli italiani. Oggi questi dati includono un milione di persone in più, poiché i poveri assoluti sono passati da 4,6 a 5,6 milioni, con il 29,3% di incidenza fra la popolazione straniera e il 7,5% fra quella italiana. Numeri preoccupanti, che hanno raggiunto e superato quelli della crisi economica del 2005, evidenziando ancora una volta differenze territoriali fra Nord e Sud e le fragilità dei nuclei familiari con minori e over 75. Fra i senior, su una popolazione di circa 6,9 milioni di persone, oltre 2,7 presentano difficoltà motorie o patologie che non consentono una piena autonomia e, fra questi, 1,2 milioni non dispongono di un reddito ade-

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guato a ricevere un aiuto per le attività quotidiane. Oltre 638mila anziani vivono da soli e più di 372mila convivono con altri coetanei. «Oltre ai tradizionali profili di povertà, nei quali rientrano anche gli anziani a bassissimo reddito, la pandemia ha messo in luce una nuova categoria di poveri, che già si stava delineando prima del Covid e che ora è emersa in maniera dirompente: quella delle giovani coppie con figli, sempre più spesso occupate ma con reddito insufficiente». Così Matteo Luppi, sociologo e collaboratore di Caritas Italiana, spiega a 50&Più la situazione attuale: «Da un lato c’è il tradizionale modello di povertà, con una popolazione marginalizzata, anziana, senza redditi da lavoro e con nuclei ridotti o monocomponente; ma si è verificato anche l’ingresso, non recentissimo, di nuovi profili, con situazioni acuite dalla pandemia, che riguarda giovani con figli minori, che hanno visto peggiorare le proprie condizioni di vita. In diversi casi si tratta di persone che lavorano, in modo regolare o irregolare, e questo la dice lunga sull’attuale modello italiano di contrasto alla povertà, che vede come principale strategia di uscita da questa condizione il mercato del lavoro, con tutte le complicazioni a esso connesse. Esiste dunque un duplice movimento, la sedimentazione dei profili classici della povertà, con la popolazione senior vulnerabile che combatte con risorse - non solo economiche - scarse, dall’altra un profilo emergente, con un’età media di 40 anni e un impiego». Professor Luppi, è corretto parlare di nuovi poveri? Quella di “nuovi poveri” è una definizione ridondante, perché nella letteratura internazionale se ne parla già da un po’. Si definiscono comunque i new social risks come

contraltare agli old social risks, che riguardano l’evoluzione dei nuovi bisogni sociali, compreso il supporto al reddito lavorativo che sempre più spesso non basta, soprattutto se si considerano le famiglie monoreddito. La definizione sancisce il duplice binario della povertà. La pandemia ha avuto un impatto sull’occupazione sotto diversi aspetti: le chiusure dovute ai periodi di lockdown, o il cambiamento apportato dallo smart working, hanno accentuato ulteriormente alcune disuguaglianze?

Ci sono lavori che si prestano allo smart working, e di norma sono quelli caratterizzati da qualifiche più elevate; altri, invece, non si possono svolgere da remoto e solitamente coincidono con quelli meno retribuiti. Interi settori, poi, non hanno potuto beneficiare di questo tipo di soluzione perché impossibile da realizzarsi: penso alla ristorazione o ai servizi, che sono stati quelli maggiormente penalizzati durante il lockdown. In ogni singolo ambito bisogna poi differenziare le situazioni occupazionali in base alla tipomarzo 2022 | www.spazio50.org

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Inchiesta 50&Più pologia contrattuale, perché i più penalizzati sono stati gli occupati a termine, non vincolati dal blocco dei licenziamenti e quindi più soggetti alla perdita del posto di lavoro. Anche se è vero che il forte calo di dipendenti a tempo determinato, verificatosi durante la prima ondata, è stato in parte compensato dalla ripresa dell’estate 2020, la nuova fase di chiusure autunnali non ha poi consentito una ripresa costante degli impieghi. Caritas ha attivato un monitoraggio sul Reddito di cittadinanza, allo scopo di analizzare non solo i dati sulla povertà, ma anche le risposte che sono state messe in campo per fronteggiarla. Quali sono innanzitutto le differenze fra Reddito di cittadinanza e il precedente Reddito di inclusione? Le differenze principali fra le due misure sono il disegno e la filosofia con la quale ci si approccia alla povertà: il Reddito di inclusione è stato più marginale in termini di risorse impiegate, e si occupava della fascia più povera ed emarginata. Aveva quindi una forte integrazione socio-assistenziale, verteva principalmente sui servizi sociali comunali e sui bisogni dei nuclei familiari che fanno afferenza a questi servizi. Le risorse erano infinitesimali rispetto a quelle destinate al Reddito di cittadinanza, e così pure il numero dei beneficiari e gli importi che ricevevano. Col Reddito di cittadinanza si è assistito a un triplo aumento in termini di risorse destinate, di platea e di beneficio economico. Il Reddito di cittadinanza è una misura utile a fronteggiare la povertà assoluta? Quali sono i punti di forza e gli aspetti da migliorare? Il pregio del Reddito di cittadinanza è che, per la prima volta in Italia, 46

sono state destinate così tante risorse a servizio della popolazione povera, cosa che in precedenza mai accaduta. Si tratta di una misura universalistica alla quale si accede su base Isee. Il suo limite, a mio avviso, è la filosofia di base con cui si affronta la povertà, così orientata verso il mercato del lavoro, a prescindere che questo possa essere recettivo o meno ai bisogni e alla domanda, e possa consentire l’uscita dalla povertà. Perché sappiamo che il working poor è un soggetto emergente, non solo in Italia ma in tutta l’Unione europea, dove aumentano coloro che, pur avendo un lavoro, restano al di sotto della soglia di povertà. Un altro difetto è la scala di equivalenza che viene usata per definire l’accesso e l’importo, che si definisce piatta perché, a differenza di altre, ha una crescita progressiva molto più orizzontale all’aumentare del numero dei familiari, e quindi avvantaggia in termini relativi i nuclei a bassi componenti, rispetto a quelli più numerosi. E nel contesto italiano sono le famiglie numerose le più esposte. Un elemento importante e recente in questa direzione è stato l’introduzione dell’assegno unico cumulabile con il Rdc, che ha permesso una maggior tutela a chi ha figli under 21. Un ulteriore elemento da modificare è il vincolo dei

«La pandemia ha messo in luce una nuova categoria di poveri: quella delle giovani coppie con figli, sempre più spesso occupate ma con reddito insufficiente»

dieci anni di residenza in Italia, sul quale si è espressa anche la Cassazione. Un vincolo altissimo rispetto alle caratteristiche della popolazione povera, che esclude una fetta importante di bisognosi. Collegare l’uscita dalla povertà assoluta solo all’offerta di lavoro non rischia di creare nuove disuguaglianze? Un problema connesso a questa misura è l’impatto che ha avuto in termini di implementazione dei centri per l’impiego, che sono stati investiti di un ruolo fuori dalla loro competenza e di un enorme carico di domande di assistenza; in più, è stato richiesto un coordinamento tra i vari enti territoriali. Il Reddito di inclusione aveva aperto la strada in questo senso, ma

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in quel caso, con numeri inferiori, c’era stata tutta la sperimentazione portata avanti da operatori e associazioni del sociale. Il Rdc, con numeri altissimi, è stato invece “calato dall’alto”, e accade che più della metà dei beneficiari non siano idonei all’impiego e debbano essere rinviati ai servizi sociali. Riguardo alla popolazione senior, negli ultimi anni i dati hanno registrato una diminuzione di over 65 in condizioni di indigenza sul totale per fascia d’età. La pandemia ha modificato l’andamento? Paradossalmente la popolazione over 65, per una questione puramente demografica, è in controtendenza rispetto all’aumento collettivo della

popolazione in condizioni di povertà, e lo è almeno dal 2015. Questo accade perché fra i senior stanno entrando ora i baby boomers, nati dopo la Seconda Guerra Mondiale e fino agli Anni ’60, che hanno beneficiato - durante la fase di vita lavorativa di una costante crescita economica, e che quindi hanno maturato contributi pensionistici rilevanti. Fino ad allora, parliamo di cinque, sette anni fa, la componente anziana era quella che pesava maggiormente sulla povertà assoluta, mentre oggi ha un’incidenza minore sul totale. Ovviamente questo non vuol dire che i senior non siano esposti, dato che circa la metà delle pensioni erogate non raggiunge i mille euro. Durante la pandemia hanno comunque resi-

stito meglio di altre categorie e fasce d’età perché il loro reddito non era legato alle oscillazioni del mercato del lavoro. Ma, come abbiamo premesso, rientrano nei profili tradizionali di povertà che conosciamo meglio e che possiamo affrontare. Il problema più recente, in Italia, sono i nuovi profili dei giovani poveri, in un Paese secondo solo al Giappone per anzianità degli abitanti e con una previsione di crescita degli ultraottantenni da qui al 2070 del 280%, a fronte di un aumento di popolazione in età lavorativa di solo il 20%. La povertà non si affronta solo per fasce di età o in relazione all’occupazione, ma va trattata anche in termini di dinamiche intergenerazionali, con uno sguardo al lungo periodo. marzo 2022 | www.spazio50.org

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UNA PANDEMIA CHE ACCRESCE LE DISUGUAGLIANZE Per capire la reale situazione della povertà nel nostro Paese - e non solo - ci vengono incontro i dati di numerosi studi, documenti e rapporti. E il quadro che ne esce non è confortante di Ilaria Romano

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dati e gli indicatori degli ultimi due anni, raccolti in numerosi e dettagliati rapporti, hanno evidenziato come la crescita della povertà in Italia sia stata accompagnata anche dall’acuirsi di tante forme di disparità sociale. Secondo le stime Istat, ad oggi sono quattro milioni le famiglie in condizioni di povertà assoluta, per un totale di 5,6 milioni di individui e, in termini di tipologie familiari, lo stato di disagio economico è strettamente associato al numero dei componenti: l’incidenza della povertà assoluta è del 20,5% tra i nuclei con cinque e più componenti, dell’11,2% tra quelli con quattro componenti e dell’8,5% tra quelli con tre. Le famiglie monogenitoriali povere raggiungono l’11,7% del totale. Si collocano sotto la media nazionale i livelli di povertà registrati nelle famiglie con almeno un anziano (5,6%) o tra le coppie over 64 (3,7%). L’istruzione continua a rappresentare, ancora più di prima della pandemia, un fattore che influisce sullo

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stato di deprivazione: dal 2020 a oggi, infatti, si sono aggravate in particolare le condizioni delle famiglie la cui persona di riferimento ha conseguito la licenza elementare o media inferiore. Il Rapporto Caritas Oltre l’ostacolo, su povertà ed esclusione sociale in Italia, mette in luce l’elemento educativo come fattore chiave per la ripresa, e conferma come il 2020 abbia segnato un netto peggioramento delle condizioni di vita degli occupati in posti lavorativi non specializzati. Un altro aspetto sul quale si sofferma è il dato della cittadinanza, che denota forti disuguaglianze fra italiani e stranieri residenti, ulteriormente aumentate. I dati nazionali rispecchiano l’andamento della situazione globale, come riporta un altro documento, il Sustainable development Goals, pubblicato nel luglio scorso, che rappresenta la fonte più autorevole per approfondire lo stato di attuazione dell’Agenda 2030 e dei suoi 17 obiettivi di sviluppo sostenibile. La pandemia ha

abbondantemente accentuato le disuguaglianze, non solo economiche, rendendo più difficoltoso l’accesso al welfare. La crisi sanitaria ha peggiorato i divari sociali all’interno dei singoli Paesi e l’Italia non ha fatto eccezione. Nello studio di Francesco Armillei e Francesco Filippucci The heterogenous impact of Covid-19 from italian municipalities, uscito nell’agosto scorso, si evidenzia come la maggiore mortalità per il virus si sia registrata in quei comuni associati a livelli di reddito e di istruzione più bassi, e a una quota maggiore di occupazione nell’ambito dei lavori industriali, rispetto al commercio e ai servizi. Lo stesso smart working,

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di cui si parla anche nel Rapporto Caritas, ha amplificato le disparità sociali, in primo luogo fra quelle categorie che ne hanno o meno beneficiato. In modalità “agile” ha potuto operare il 42,5% dei laureati, il 17,6% dei diplomati e solo il 3,4% di chi ha completato l’istruzione obbligatoria. Un altro elemento discriminatorio, anche a parità di accesso, è legato agli spazi abitativi, oltre che alla dotazione informatica, perché i nuclei più poveri sono caratterizzati da una più elevata incidenza di condizioni di sovraffollamento. Vedere il proprio reddito in calo e rientrare in una condizione di povertà per molti ha significato anche dover

cancellare servizi essenziali, come le prestazioni sanitarie. A dirlo è il Rapporto Cerved 2022, sul Bilancio di welfare delle famiglie italiane, che ha rilevato come nel 2021 più della metà dei nuclei, il 56,8%, abbia rinunciato a servizi di assistenza agli anziani, e

L’incidenza della povertà assoluta è del 20,5% tra i nuclei con 5 e più componenti, dell’11,2% tra quelli con 4 componenti e dell’8,5% tra quelli con 3

il 58,4% ai servizi di cura dei bambini e all’educazione prescolare. Tre le motivazioni principali: la restrizione nella disponibilità dei servizi provocata dalla pandemia e il timore del contagio da parte dei cittadini, che hanno preferito rinviare visite ed esami specialistici; l’impoverimento economico, che ha comportato la necessità di fare scelte drastiche nel bilancio familiare; l’offerta giudicata inadeguata, soprattutto nel settore dell’assistenza agli anziani, ritenuto insufficiente da più del 60% delle famiglie. Chi non ha trovato risposte nel sistema di welfare si è dovuto adattare ad un nuovo assetto domestico, per prestare assistenza personalmente al familiare anziano o che necessiti di cure costanti, indipendentemente dall’età. Ad oggi, sono quattro milioni i senior che vivono da soli o con altri anziani, e rappresentano il 28,9% del totale. Nel 67,3% di questi nuclei familiari, l’assistenza è prestata esclusivamente dai parenti, senza l’ausilio di servizi. L’ultimo Rapporto Oxfam, La pandemia della disuguaglianza, rilasciato lo scorso gennaio, dedica un capitolo all’Italia e al mercato del lavoro alla prova del Covid-19, e mette in evidenza come il sistema occupazionale nazionale fosse già estremamente disuguale prima del 2020. Nel 2019, infatti, l’11,8% dei lavoratori occupati per almeno sette mesi l’anno era già povero, e quasi un terzo fra dipendenti privati, lavoratori domestici e professionisti presenti negli armarzo 2022 | www.spazio50.org

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Inchiesta 50&Più chivi Inps risultavano working poor. A contribuire a questa povertà lavorativa, che si stima in un reddito annuo che non supera i 10.800 euro, è la diffusione del part time, spesso involontario, la cui incidenza è triplicata dall’inizio degli Anni 2000. Inoltre, il ricorso al lavoro precario ha assunto un carattere strutturale, dato riscontrato anche nell’ultima “ripresa” del 2021, che si è contraddistinta per assunzioni con contratti a termine, la cui incidenza è fra le più alte d’Europa. Nel biennio della pandemia si è acuito anche il divario di genere, e le donne sono state più penalizzate nel mercato del lavoro, per la maggiore presenza in settori definiti “non essenziali” e quindi soggetti a chiusure e maggiori restrizioni, e per una più marcata carenza di rinnovi contrattuali, oltre che per un discorso legato alla cura familiare, dei minori e degli anziani, e dunque, a chiusura del cerchio, alla carenza di servizi di welfare. Il Rapporto Censis-Tendercapital, Inclusione ed esclusione sociale: cosa ci lascerà la pandemia, ha raccolto le opinioni dei cittadini alla fine del 2021. Il 24,7% del campione si è detto confuso, il 39% ottimista e il 36,3% pessimista. I più scettici sulla ripresa sono proprio i bassi redditi (40,3%), gli operai ed esecutivi (42,1%) e le donne (42,2%). Nel milione di nuovi poveri generato dal Covid (+21,9% rispetto al 2019) ci sono 532mila donne e 222mila giovani. Ad alto rischio povertà, nel protrarsi dell’emergenza, sono le persone senza risparmi: il 23,1%, che non dispongono di un fondo da cui attingere in caso di necessità. La povertà economica e culturale si riflette anche sulla connettività: il 16,5% degli italiani non è un utente internet, l’11,1% possiede una connessione poco performante e 27 milioni di persone hanno difficoltà a svolgere attività da remoto tramite i 50

loro dispositivi, perché inadeguati. In generale, se c’è stata una “tenuta” delle famiglie, si deve non solo ai trasferimenti statali di denaro, circa 60 miliardi di euro dei quasi 93 che si calcola siano stati persi, ma anche alla redistribuzione del reddito avvenuta all’interno dei nuclei, soprat-

tutto grazie ai 9 milioni di pensionati che hanno dato sostegno economico a figli e nipoti. Fra gli intervistati, il 92,8% ha dichiarato che per combattere la povertà vorrebbe comunque una politica più orientata alla creazione del lavoro e non alla moltiplicazione dei sussidi.

ASSOLUTA O RELATIVA. I PARAMETRI DELLA POVERTÀ La soglia di povertà assoluta è la somma delle spese mensili per un paniere di beni e servizi considerati essenziali per ciascuna famiglia, definita in base all’età e al numero dei suoi componenti, alla ripartizione geografica e al comune di residenza. Ad esempio, nel 2020, la soglia di povertà assoluta per un individuo singolo fra i 18 e i 59 anni, residente nella periferia di una grande città con più di 250mila abitanti o in un comune con più di 50mila abitanti nel Centro Italia, era di 761,02 euro. L’incidenza della povertà assoluta espressa in percentuale è il rapporto tra il numero di famiglie, anche monocomponente, considerate povere, e il numero totale di famiglie residenti. La povertà relativa, invece, è definita in base alla spesa media mensile per consumi pro-capite, dunque è unica per tutto il Paese. Nel 2020 il valore di riferimento per una famiglia di due persone era di 1.001,86 euro.

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LE MISURE CONTRO L’INDIGENZA? TANTE, MA SENZA REGIA Per contrastare disuguaglianze plurali, sempre più complesse e interconnesse, le istituzioni hanno programmato numerosi interventi, ma manca una strategia univoca di approccio al problema. L’economista Andrea Garnero (OCSE): cinque proposte da attuare subito per sconfiggere la sempre più diffusa povertà lavorativa di Annarita D’Agostino

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overi di lavoro. Poveri di educazione. Poveri di energia. Poveri estremi. Sono plurali, e sempre più complesse, le povertà che le istituzioni sono chiamate a contrastare e sulle quali la pandemia ha purtroppo agito da amplificatore. Se guardiamo al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la lotta alla povertà è annoverata fra gli obiettivi prioritari ma non trova una definizione univoca, è piuttosto demandata a singoli investimenti. Fra questi, c’è il rafforzamento dei servizi sociali di prossimità, delle politiche abitative e di rigenerazione delle periferie per affrontare povertà materiale e degrado sociale; i bandi per il contrasto alla povertà educativa nel Mezzogiorno; le misure di riqualificazione energetica degli edifici per contribuire alla soluzione del problema del caro bollette. Anche la Legge di Bilancio 2022 (Legge n.234/2021) interviene a più riprese sul contrasto alle disuguaglianze: fra le misure, potenziamento dei bonus per pagare luce e gas; rifinanziamento del Fondo per la distribuzione di derrate alimentari agli indigenti e del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile; risorse per l’integrazione delle donne vittime di violenza che versano anche in condizioni di povertà. Riflettendo la mancanza di una regia unica che, negli anni, ha generato ritardi e vuoti nelle politiche sociali. Basti pensare che solo dal 1° gennaio di quest’anno, con l’entrata in vigore proprio della nuova Legge di Bilancio, sono stati definiti per la prima volta i livelli essenziali delle prestazioni sociali (LEPS) che lo Stato è tenuto a garantire a tutti i cittadini in condizioni di parità. In sanità, i livelli essenziali di assistenza esistono dal 2001. La Legge n. 234 si pone anche l’obiettivo di arrivare, entro il 2026, a marzo 2022 | www.spazio50.org

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Inchiesta 50&Più garantire l’assistente sociale ogni 6.500 abitanti ovunque in Italia. Un intervento a carico del Fondo nazionale per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale, che rappresenta il principale “salvadanaio” cui attingere per finanziare le misure programmate nel Piano nazionale per gli interventi e i servizi sociali di contrasto alla povertà. Attualmente in vigore per il triennio 2021-2023, il Piano destina 622 milioni di euro l’anno a servizi sociali professionali sul territorio, residenze temporanee e pronto intervento per i senzatetto, integrazione dei care leaver che, al compimento dei 18 anni, vivono fuori dalla famiglia di origine per un provvedimento giudiziario. In ogni ambito di lotta alla povertà, enti locali e Terzo Settore giocano un ruolo chiave. Ne rende l’idea il recente accordo siglato fra Inps, ANCI, Caritas e Comunità di Sant’Egidio nell’ambito del progetto “INPS per tutti”. L’iniziativa punta a rendere accessibili i servizi e le prestazioni assistenziali gestite dall’INPS anche alle persone in stato di povertà assoluta o senzatetto, attraverso le reti terri-

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«La questione salariale non è l’unico fattore da cui dipende la povertà lavorativa. Conta anche quanto si lavora. Infatti, i lavoratori poveri sono soprattutto quelli con contratto a tempo parziale o a termine» toriali delle organizzazioni coinvolte. La fetta più grande delle risorse del Fondo povertà - fra i 400 e i 500 milioni all’anno - è destinata ai beneficiari di Reddito di cittadinanza per realizzare gli interventi dei Patti per l’inclusione sociale. D’altra parte, il Reddito o Pensione di cittadinanza è attualmente la misura unica, a livello nazionale, di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale. Gli altri sussidi nazionali tuttora in vigore sono o legati alla pandemia, come il Reddito di Emergenza (REM), oppure destinati a categorie particolari: è il caso della Carta Acquisti ordinaria per anziani dai 65 anni in

su e bambini fino ai 3 anni. Con una dote di circa 1 miliardo di euro all’anno fino al 2029, la Legge di Bilancio 2022 rifinanzia anche il Reddito di cittadinanza, con alcuni correttivi per rendere più efficaci la partecipazione ai percorsi di emancipazione, i controlli, l’individuazione di una nuova occupazione. Ma oggi non sempre il lavoro basta per sconfiggere la povertà. Lo dimostrano i dati elaborati dal Gruppo di lavoro sulla povertà lavorativa in Italia, istituito dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che di recente ha presentato una relazione dettagliata sul fenomeno e cinque proposte per contrastarlo. Quando parliamo di “lavoratori poveri”, parliamo di un quarto dei lavoratori italiani, che percepisce uno stipendio individuale inferiore al 60% degli importi mediani lordi, e di più di un lavoratore su dieci, che vive in una famiglia con un reddito disponibile inferiore al 60% della mediana. «La povertà lavorativa è il risultato di una catena di fattori», ci spiega Andrea Garnero, economista dell’OCSE attualmente in sabbatico di ricerca, che ha coordinato il Gruppo di lavoro. «Spesso nel dibattito pubblico si fa riferimento solo alla questione salariale - evidenzia -, ma non è l’unico né il più importante fattore da cui dipende la povertà lavorativa. Conta anche quanto si lavora, e infatti i lavoratori poveri sono soprattutto quelli con contratti a tempo parziale o a termine. Poi c’è la dimensione familiare, che ha rilievo sia per il numero dei componenti del nucleo sia per il reddito complessivo. E infine c’è il ruolo del sistema fiscale e di redistribuzione. Dunque, qualunque strategia di contrasto alla povertà lavorativa deve prendere in

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considerazione tutti gli “anelli” della catena che genera disuguaglianze». Come si può intervenire concretamente per contrastare il fenomeno? «Il Gruppo di lavoro ha presentato cinque proposte, tutte immediatamente attuabili. A partire dalla sperimentazione di livelli minimi salariali - precisa l’economista - nei settori dove il rischio di povertà lavorativa è più elevato, prendendo come riferimento i minimi retributivi già fissati dalla contrattazione collettiva. Alla definizione di un salario minimo prosegue - dovrebbe accompagnarsi un rafforzamento della vigilanza sul rispetto delle regole. Che non vuol dire solo incrementare l’invio degli ispettori del lavoro nelle imprese, ma deve essere documentale: basterebbe riorganizzare i dati disponibili e migliorare l’accesso alle informazioni in possesso delle amministrazioni». Per il team di esperti è da valutare poi l’introduzione di un in-work be-

nefit, un sostegno economico per i lavoratori poveri. «Anche in questo caso - sottolinea - occorrerebbe partire dal razionalizzare i trasferimenti che già esistono, come il “bonus 80 euro” per i lavoratori dipendenti, il Reddito di cittadinanza, l’assegno unico universale per le famiglie, per disegnare un sostegno economico che vada ad integrare i redditi di chi lavora ma è povero, che oggi non esiste». Secondo i dati contenuti nella Relazione del Gruppo di lavoro, infatti, in Italia solo il 50% dei lavoratori poveri percepisce una qualche prestazione di sostegno al reddito rispetto al 65% dei working poor europei, anche se nel nostro Paese il fenomeno supera la media UE. Per l’esperto «la lotta alla povertà lavorativa non può poi prescindere da una maggiore consapevolezza e informazione di imprese e lavoratori. Un obiettivo che può essere raggiunto sia ideando dei “bollini di

qualità” per le imprese che garantiscono salari dignitosi - come fa ad esempio il Regno Unito con il Living wage - sia aiutando i lavoratori a conoscere i propri diritti, facilitando la lettura e comprensione di buste paga e contratti collettivi e la conoscenza degli strumenti di sostegno al reddito disponibili. Ma anche - evidenzia - prestando maggior attenzione alle pensioni future. Questo vuol dire informare di più e meglio sulle prospettive pensionistiche, per far crescere anche una domanda in tale direzione da parte dei giovani che oggi si trovano a contare troppo sul sostegno delle famiglie. Il welfare familiare - per fare un esempio concreto, i “50 euro” che donano genitori e nonni - non può essere una soluzione sul lungo periodo». Da rivedere, infine, l’indicatore europeo della povertà lavorativa, che attualmente sottostima il fenomeno perché esclude dalle rilevazioni chi lavora per meno di 7 mesi all’anno e guarda alla dimensione familiare senza incrociarla con i redditi individuali. «Queste proposte - sottolinea Garnero - sono tutte interconnesse fra loro e non possono essere risolutive se considerate singolarmente». Alla stregua del problema della povertà in Italia: «Non può essere un singolo ministero ad occuparsi della povertà, perché quella lavorativa è legata a istruzione e formazione, alla famiglia, ai problemi macroeconomici di un Paese che è cresciuto molto poco negli anni. Come Gruppo di lavoro tecnico sulla povertà lavorativa, siamo partiti da cinque proposte concrete, ma è evidente che affrontare la povertà richiede una strategia più ampia, perché tutto è connesso. La povertà educativa di oggi è la povertà lavorativa di domani. E la povertà lavorativa di oggi è la povertà pensionistica di domani». marzo 2022 | www.spazio50.org

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BOLLETTE SEMPRE PIÙ SALATE: È ORA DI CAMBIARE ROTTA I rincari energetici mettono sempre più in difficoltà coloro che percepiscono una pensione minima e non solo. Così, si fa sempre più spazio una nuova disuguaglianza sociale: la povertà energetica di Linda Russo

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inunciare a farmaci salvavita o al riscaldamento? Pagare la bolletta della luce o l’occorrente per preparare un pasto? Sono interrogativi forti che alcuni cittadini italiani, purtroppo, devono porsi ogni giorno. Interrogativi che nell’ultimo anno si sono accentuati per tutti coloro che percepivano un reddito minimo e si sono trovati a fronteggiare l’aumento delle bollette di gas e luce. Cifre pari a 1.118 euro annui in più che, se comparate all’importo medio della pensione percepita nel nostro Paese (1.039 euro), evidenziano come alcuni pensionati debbano contare effettivamente su una mensilità in meno all’anno. Una situazione ancora più drammatica se prendiamo in esame gli oltre 5,3 milioni di pensionati che negli ultimi anni hanno avuto un reddito inferiore ai 1.000 euro mensili. Secondo i dati ufficiali ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti Ambiente), negli ultimi 12 mesi per la famiglia media italiana si parla di 701 euro di rincaro per l’energia elettrica e 417 euro per il gas. Il problema sociale della “povertà energetica” Un problema che non riguarda solo i pensionati. Sempre più spesso, infatti, si sente parlare di povertà energetica, una questione complessa che colpisce milioni di persone in Italia e nel mondo. Il tema occupa un posto centrale all’interno dell’Agenda Europea (dove si parla di poverty energy o fuel poverty), ma è ancora difficile trovare una definizione comunemente riconosciuta. Il termine indica solitamente l’impossibilità da parte di famiglie o individui di procurarsi un paniere minimo di beni e servizi energetici, con conseguenze negative sul livello di benessere e di inclusione sociale. Chi vive in situazioni di po-

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vertà energetica, infatti, spesso deve rinunciare a servizi di riscaldamento, raffreddamento, illuminazione e gas, con un forte impatto sulla sfera sociopsicologica. Non avere accesso ai servizi energetici molto spesso coincide con la difficoltà ad accedere ad altri servizi di base, rendendo i cittadini sempre più vulnerabili. Non poter usufruire di energia elettrica, ad esempio, può voler dire non possedere gli elettrodomestici per raffreddare o scaldare il cibo e quindi dover limitare molto la propria alimentazione. Senza considerare che la mancanza di gas o di sistemi di riscaldamento significa essere esposti più facilmente alle intemperie e al rischio di sviluppare malattie respiratorie o osteoarticolari. La povertà energetica in Italia e in Europa Nei Paesi in via di sviluppo si stima che la cifra di coloro che non hanno accesso all’elettricità si aggiri intorno a ottocento milioni. Le cause sono spesso una combinazione di redditi bassi, spese elevate per l’energia e una scarsa efficienza energetica delle abitazioni. In Europa, invece, secondo un sondaggio effettuato da Eurostat, l’8% della popolazione sarebbe in condizione di povertà energetica. Lo Stato che soffre di più è la Bulgaria, con il 27,5% dei rispondenti impossibilitati a mantenere le abitazioni adeguatamente riscaldate in inverno. Seguono poi Lituania (23,1%), Cipro (20,9%), Portogallo (17,5%), Grecia (16,7%) e Italia (11%). Va meglio, invece, in Austria (1,5%), Finlandia (1,8%), Repubblica Ceca (2,2%) e Olanda (2,4%). C’è da notare, però, che la maggior parte dei Paesi dell’Unione europea non ha saputo individuare o quantificare il numero di consumatori energetici vulnerabili e non ha adottato misu-

Dal 24 al 28 gennaio si è tenuto Right to Energy Coalition, il forum europeo organizzato da Right to Energy che dal 2017 unisce sindacati, gruppi contro la povertà, fornitori di alloggi sociali, ONG, attivisti ambientali, organizzazioni sanitarie e cooperative energetiche in tutta Europa. Una coalizione che promuove una vera e propria campagna per affrontare la povertà energetica a livello locale e internazionale. L’obiettivo principale è proprio quello di raggiungere un sistema energetico che metta le persone e il pianeta prima del profitto, sostenendo così la lotta alla povertà energetica quale obiettivo del piano “Energia pulita” dell’Unione europea. Da cinque anni a questa parte, i membri di Right to Energy Coalition hanno anche attuato ristrutturazioni gratuite per le famiglie povere di energia e incluso i cosiddetti “poveri energetici” come attori chiave nel Green Deal dell’UE. Per maggiori informazioni: www.righttoenergy.org

re mirate alla lotta contro la povertà energetica. Per ovviare al problema, dal 2018 la Commissione europea ha dato vita all’Osservatorio della povertà energetica, in modo da analizzare e fronteggiare questa difficoltà nei vari

Paesi. Il suo scopo è valutare, rilevare e diffondere le conoscenze e le buone pratiche per affrontare il problema. E proprio secondo nuove stime dell’Osservatorio, la percentuale di popolazione europea che convimarzo 2022 | www.spazio50.org

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Inchiesta 50&Più ve con una situazione di povertà energetica sarebbe più alta di quanto dichiarato dall’Eurostat: di circa il 10%. Risulta, infatti, che in Europa 57 milioni di persone non riescano a riscaldare le proprie abitazioni durante l’inverno, 104 milioni di persone non possano rendere la propria casa accogliente durante l’estate e 52 milioni di persone paghino le bollette energetiche e le utenze domestiche in ritardo. Le possibili misure di contrasto Per questi motivi il contrasto alla povertà energetica è entrato di diritto tra gli obiettivi presenti nell’Agenda 2030 dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. Una serie di azioni mirate dovrebbe garantire a tutti l’accesso a sistemi di energia convenienti, sicuri, sostenibili e moderni entro i prossimi otto anni. Tra gli interventi più significativi registrati a livello europeo in questo campo figurano alcune misure di sostegno al reddito delle persone e delle famiglie. Inoltre, sono previsti opere per il potenziamento e l’efficienza energetica di edifici e abitazioni tramite l’installazione di sistemi di riscaldamento, raffreddamento o impianti elettrici più efficienti. E in Italia? Secondo quanto dichiarato dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi, i primi aiuti dovrebbero arrivare dal PNRR che, almeno inizialmente, servirà a sostenere crescita e stabilità. Sarà poi compito dell’Esecutivo lavorare a un nuovo provvedimento per calmierare gli aumenti di luce e gas. I nuovi interventi dovrebbero valere tra i 5 e i 7 miliardi e dovrebbero servire anche a rafforzare i cosiddetti “bonus sociali”. Nel frattempo, però, molti Comuni italiani hanno messo in atto una protesta simbolica dal titolo #Lucispente. Il 10 febbraio scorso, infatti, molti monumenti e uffici pub56

UN AIUTO DALL’OSSERVATORIO EPAH Nel 2018 la Commissione europea ha lanciato il suo Osservatorio sulla povertà energetica. Si chiama EPAH (Energy Poverty Advisory Hub) e mira ad essere un punto di riferimento per i decisori politici. Proprio nel mese di febbraio, ad esempio, EPAH ha dato la possibilità ai Governi e alle organizzazioni dei 27 Stati Membri dell’UE di presentare una richiesta di assistenza tecnica qualora sentissero la necessità di ricevere supporto nel processo di lotta alla povertà energetica. I candidati scelti riceveranno fino a 9 mesi di supporto su misura da parte di esperti del team EPAH, per sviluppare un piano mirato contro la povertà energetica. Per maggiori informazioni: www.energy-poverty.ec.europa.eu/index_it

blici lungo la Penisola sono rimasti al buio. «Le risposte del Governo alle nostre richieste non sono sufficienti” - ha spiegato il presidente Anci (Associazione Nazionale dei Comuni) e sindaco di Bari, Antonio Decaro -. Per questo motivo molti Comuni del Paese spegneranno simbolicamente

l’illuminazione di un edificio rappresentativo o di un luogo significativo per la comunità. Speriamo che in questo modo si possa comprendere a quali rischi si va incontro se non si interverrà presto con un sostegno adeguato a coprire almeno tutti gli aumenti previsti in questi mesi».

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OLTRE LA PANDEMIA: PRONTI A RIPARTIRE L’Europa sta rispondendo ai danni causati dalla pandemia con una serie di misure per ripristinare la stabilità economica e cancellare le diseguaglianze. Perché i ricchi sono sempre più ricchi, e i poveri sempre più poveri

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di Anna Grazia Concilio

on possiamo dire che tutto sia finito, ma voglio evidenziare che la Regione europea ha la straordinaria opportunità di prendere il controllo della trasmissione (del virus, ndr). Abbiamo la possibilità di un lungo periodo di tranquillità». Sono le parole

di Hans Kluge, direttore dell’Oms Europa, pronunciate in conferenza stampa a febbraio di quest’anno, per comunicare l’inizio di un lungo periodo di tranquillità grazie ai vaccini, soprattutto. L’Europa può, dunque, tirare un sospiro di sollievo a due anni da quell’annuncio che ha cambiato per

sempre il volto del pianeta: era il 28 febbraio del 2020 quando l’OMS ha dichiarato “mondiale” l’epidemia da Coronavirus scoppiata in Cina nelle settimane precedenti. Da quel momento il Covid-19 è entrato nella vita di miliardi di persone, lo ha fatto stravolgendo la quotidianità di ognuno, minando la solidità delle famiglie, la stabilità del lavoro, costringendo uomini e donne a convivere con l’incubo di ammalarsi e morire. Lo ha fatto, soprattutto, dilatando incredibilmente il divario sociale: ricchi e poveri mai più lontani di così. Un dato su scala planetaria racconta un aumento del numero di miliardari registrato dalla Banca Mondiale e fornisce una fotografia puntuale delle disuguaglianze e delle nuove povertà: da 2.095 a marzo 2020, i miliardari sono diventati 2.660 nel mese di novembre 2021. Un esempio da oltreoceano: a Jeff Bezos (fondatore di Amazon) nei primi 21 mesi della pandemia si attribuisce un incremento patrimoniale di circa 81,5 miliardi di dollari. Di contro, leggendo i dati della Banca Mondiale a fine pandemia, sono 163 milioni i nuovi poveri con riferimento alla soglia di povertà di 5,50 dollari al giorno. Ma c’è di più. Come riporta il lavoro di ricerca condotto da Oxfam Italia, redatto a gennaio di quest’anno, dal titolo La pandemia della disuguaglianza, le stime recenti della Banca Mondiale proiettano il numero di nuovi poveri da Covid (con capacità reddituale o di consumo giornaliera sotto la soglia di 1,90 dollari) a 97 milioni nel 2021. Marzo 2020 è la data che ha cambiato per sempre la storia dell’Europa e del resto del mondo. Seppure non in maniera contestuale, esattamente due anni fa, gli Stati Membri dell’Unione europea hanno marzo 2022 | www.spazio50.org

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Inchiesta 50&Più avviato misure di contenimento per fronteggiare la pandemia. Questo è avvenuto anche nel resto del mondo, salvo alcune eccezioni: Bermuda, Botswana, Eritrea, Israele, Giamaica, Oman, Singapore, Turchia e Illinois, che hanno posticipato le chiusure al mese successivo. Invece, Bielorussia, Indonesia, Giappone, Malawi, Nicaragua, Corea del Sud, Svezia, Taiwan e alcuni Stati Usa non hanno dichiarato il confinamento. Il cosiddetto “lockdown” - termine anglosassone che indica il confina-

dei “nuovi poveri”, principalmente lavoratori precari che per la prima volta si sono visti costretti a chiedere aiuti economici. Dai dati forniti da Eurostat, nel 2020, nell’Unione europea si sono registrati 96,5 milioni di persone a rischio di povertà o esclusione sociale, pari al 21,9% della popolazione. L’Europa ha risposto all’emergenza adottando una serie di misure. Tra queste, “SURE”. Nel settembre 2020 è stato istituito lo strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccu-

723,8 miliardi di euro di finanziamenti entro la fine del 2026 per attenuare l’impatto economico e sociale della crisi pandemica. Tra gli aiuti, anche “Next Generation EU”: uno strumento temporaneo per la ripresa da oltre 800 miliardi di euro, necessario a riparare i danni economici e sociali immediati causati dalla pandemia, e per creare un’Europa post Covid-19 più verde, digitale e resiliente. La pandemia, in Europa e nel mondo, non ha solo creato disuguaglianze economiche e quindi, inevitabilmente, sociali. Ha creato anche disuguaglianze di genere. Ancora un dato emerge dalle pagine della ricerca di

Il dispositivo per la ripresa e la resilienza è stato istituito con l’obiettivo di fornire fino a 723,8 miliardi di euro di finanziamenti entro la fine del 2026, per attenuare l’impatto socioeconomico della crisi pandemica

mento - ha messo in ginocchio fette di popolazione e, va da sé, ha colpito le fasce più vulnerabili, compromettendo l’equilibrio economico degli Stati e consegnando alla povertà milioni di individui. Il digital divide, l’accesso ai servizi, la posizione geografica hanno esacerbato le differenze. E in uno scenario emergenziale si sono delineati i contorni 58

pazione nello stato di emergenza, per sostenere gli sforzi degli Stati Membri atti a fronteggiare la pandemia. Corrisponde a 89,6 miliardi di euro l’ammontare del sostegno finanziario erogato ai 19 Stati che ne hanno fatto richiesta. Nel febbraio 2021, inoltre, è stato istituito il dispositivo per la ripresa e la resilienza, con l’obiettivo di fornire fino a

Oxfam Italia: le donne hanno subito gli impatti economici più duri dalla pandemia e perso complessivamente 800 miliardi di dollari di entrate nel 2020. Si stima che nel mondo siano 740 milioni le donne che lavorano nell’economia informale; il loro reddito è crollato del 60%. E non è tutto. La pandemia sta portando le donne fuori dal lavoro: il lockdown e il distanziamento sociale hanno avuto impatti devastanti.

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Intervista

MARIAPIA VELADIANO: LA VITA CON “IL TEDESCO” “Il tedesco” è il morbo più temuto, quello che si annuncia con un iter sempre più drammatico per chi ne soffre e per coloro che gli stanno accanto: l’Alzheimer. Ne soffre la coprotagonista dell’ultimo romanzo della scrittrice trentina di Ersilia Rozza

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ariapia Veladiano debuttò come scrittrice nel 2011 con il bel romanzo La vita accanto, premio Campiello e secondo classificato allo Strega. Da allora ha scritto saggi - il più recente è Oggi c’è scuola. Un pensiero per tornare, ricostruire, cambiare -, un giallo per ragazzi, una raccolta di riflessioni e altri quattro romanzi. Il più recente è Adesso che sei qui. Ci racconti in poche battute i suoi precedenti romanzi, a cominciare dal pluripremiato debutto del 2011, La vita accanto... La vita accanto ha inaugurato il mio filone narrativo, che è quello delle vite nascoste, problematiche, in un mondo che macina tutto. È la storia di una bambina brutta, o che si percepisce tale perché il mondo la vede così, che impara un poco alla volta a capire il suo valore. I passaggi sono la scuola, con la maestra Albertina - in quasi tutti i miei romanzi c’è una maestra o un maestro buoni, perché possono fare la differenza - e l’arte, perché scoprirà di saper suonare il pianoforte, pur senza diventare una concertista. Sceglierà una vita normale, possibile grazie al-

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le relazioni. È un altro mio argomento, quello per cui la vita è degna di essere vissuta se costruita insieme agli altri. Il successivo romanzo è tutto diverso: Il tempo è un dio breve sviluppa il tema del male, del dolore innocente, partendo da quella che sembra la malattia gravissima di un bambino. Una storia quasi perfetta, invece, è la storia di un seduttore e di una sedotta che troverà la sua strada. Racconta la fragilità legata ai rapporti seduttivi di cui il mondo è pieno, con personaggi che brillano nel cielo del potere, della tv, dell’economia. Poi è venuto Lei, che è il diario di Maria, la madre di Gesù. È il punto di vista di una bambina che impara a capire che suo figlio è molto, molto diverso da come lo ha desiderato, perché nessuna madre vorrebbe che suo figlio morisse in croce. Una lettura umana di Maria, che, come succede spesso a noi, non riesce a capire cosa vuole suo figlio. L’ultimo romanzo, invece, affronta un tema molto presente nella vita degli italiani, quello di avere un parente affetto dalla malattia di Alzheimer, “il tedesco”, come lo chiama la protagonista. Come mai ha scelto questo argomento? Adesso che sei qui non è un romanzo autobiografico. Quando ho cominciato a scriverlo avevo appena perso la mamma in una residenza, e malamente. Per puro caso una giovane donna, sapendo che scrivo, mi ha raccontato una bella storia d’amore tra lei e la zia, che aveva curato in modo originale e intelligente, senza eroismi. Da quel rapporto possibile, bello perché vissuto, è nato il romanzo, che ha le sue regole e le sue invenzioni, quindi tutti i personaggi, le situazioni, l’evolversi della malattia, non sono quelli. Ho mantenuto il cuore di quel racconto, che era trovare un approccio alternativo a una malattia gravissima, che non ha una prospettiva di guarigione. Ri-

spetto a come viene affrontata di solito, c’era questa possibilità di liberare il pensiero creativo, che io ho trovato bellissima e che ho cercato di rispettare in tutti i modi. Il rapporto tra la protagonista e la zia, il loro non voler rinunciare alla relazione, è stato mantenuto. La società ci sta abituando a pensare, poiché non c’è una guarigione, che l’unica soluzione sia l’allontanamento, per le difficoltà che abbiamo a stare con loro. Ma è oggettivamente così oppure la società non è attrezzata a far fronte a una situazione come questa? Non è un caso eccezionale: sono un milione e 400mila le persone che soffrono di malattie degenerative delle possibilità cognitive in età anziana, di cui almeno 800mila sono malate di Alzheimer. La società non offre spazi a persone che non siano standard, in buona salute, iperattive e che vivono fuori casa. Non per nulla il Covid, che ci ha costretti in casa, ha visto scoppiare moltissime relazioni, perché la casa non è pensata per vivere, ma solo per dormire e mangiare. La scelta di Andreina è quella di far vivere a zia Camilla, nella maniera più piena, la sua “diversa normalità, perché comunque c’è

una vita possibile per chi è malato”, che può essere “bella e piena, anche se diversa”. Una scelta coraggiosa e impegnativa... Questa malattia non è un momento, presenta sempre una serie di sintomi. Sintomi che noi tendiamo a sottovalutare, perché ne abbiamo paura. Finché c’è un momento in cui succede una cosa devastante e allora non si può più ignorarne l’esistenza dell’Alzheimer. Da quel momento, accettare la fragilità permette di mettere in atto numerose strategie di aiuto. I malati perdono la memoria ordinata, non la memoria affettiva. Ricordano non chi sono le persone ma la loro bontà, ricordano i canti, le preghiere, la professione, certe abilità. Il tempo di questi malati deve essere il più possibile significativo, non possiamo lasciarli a non fare nulla o quasi. Dovremmo cercare un pensiero creativo, che ci permetta di uscire dalla logica del metterle su una sedia da sole oppure del lasciarle in una struttura. Le RSA sono concentrazioni di fragilità e, in quanto tali, moltiplicano quella individuale, non la risolvono. Lo abbiamo visto anche con il Covid. Quanto è difficile, da parte del marzo 2022 | www.spazio50.org

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Intervista malato e di chi gli vuole bene, accettare l’incontro progressivamente più forte con una malattia così devastante? Chi si sta ammalando se ne accorge: è una delle crudeltà maggiori di questa malattia. È una tragedia. Non arriva mai tutto d’un colpo. Forse per gli altri è così, ma individualmente ce ne accorgiamo perché perdiamo la memoria, non sappiamo dove sono le chiavi, versiamo lo zucchero nella saliera e così via. E ci spaventa molto. C’è un’espressione americana che definisce l’Alzheimer “la morte che si è dimenticata indietro il corpo”. Terribile. È un po’ il terrore che suscita l’idea di esserci ancora senza esserci più. Il romanzo contesta questa convinzione. Lo spavento individuale è enorme, perché si sa che non c’è cura ed è progressiva, però Andreina fa capire che quello che resta della zia è zia, è una diversa normalità. Non ricorda i nomi, ma possiede una memoria intatta sul piano affettivo e sulle relazioni buone che può intraprendere. Anche se ci sono i vari livelli di gravità, da questo possono partire diverse strategie di cura, specie se c’è una rete di accudimento organizzata. Chi sta vicino al malato ha paura quasi allo stesso modo, ma è impensabile far fronte a questa malattia da soli. Nel romanzo faccio riferimento al Progetto Alzheimer. Nel Trentino esiste dal 2012 e permette, a chi tiene un disabile a casa, di avere a domicilio delle persone che possono offrire varie competenze per tre pomeriggi alla settimana. Perché ha scelto delle badanti africane per zia Camilla? È una scelta di realtà. Oggi le donne della cura o vengono da lì oppure dall’Est. Le badanti le scegliamo con criteri molto particolari. Devono essere donne che non danno problemi. Se sono sposate no, se hanno figli no, se hanno figli lontani no perché poi devono andare via uno o due mesi all’an62

ADESSO CHE SEI QUI Zia Camilla, che ha fatto da mamma alla narratrice Andreina, convive con un ospite ineludibile, “il signor Alzheimer”. Adesso che sei qui racconta, in maniera affettuosa e comunicativa, una vita vissuta nonostante questa presenza, sempre più offensiva e offuscante. Un percorso condiviso con due governanti africane prima e poi con le “ragazze” del Progetto Alzheimer, che aiutano la zia a rimanere “sveglia, non lucida, ma sveglia, e si potevano fare le cose. Tutte le cose che lei era ancora in grado di fare”. Innanzitutto a ricordare, momenti, congiunti, emozioni, che aprono il romanzo a una coralità viva e amabile, e poi a regalare a tutti, lettori compresi, il senso di vivere la vita nel tempo presente - come dovrebbe essere - per tutto quello che può dare.

no, se sono troppo anziane no perché non sono forti, se sono giovani no perché non sono esperte. È un processo di selezione, ma anche di sfruttamento, perché si prende quella che serve e non ci facciamo carico delle loro vite. Andreina, invece, sceglie quasi casualmente: per la prima è colpita dal fatto

che è piena di vita, può dare gioia ed energia alla zia; per la seconda è invece il fatto che sia una ragazza madre con due bambini al seguito, che vengono ospitati anche loro e che aiutano con la loro vivacità e disponibilità la zia. In Italia viene considerato normale che, quando c’è una malattia grave in casa, sia un problema di famiglia e ci deve essere un altro che si sacrifica, quasi sempre la donna. Una vita problematica chiede il sacrificio di un’altra vita. Ma dove sta scritto? Ci dev’essere una dinamica di responsabilità sociale, collettiva. Non può essere quella la risposta istituzionale. Che invece dovrebbe essere di corrispondenza, di condivisione. Siamo un po’ schizofrenici oggi. Da un lato e giustamente consideriamo uno scandalo la morte giovane e quindi auspichiamo di arrivare nell’età anziana, ma quando poi si arriva alla fragilità dell’età anziana non sappiamo come reagire, come supportarla. Il suo ultimo libro, però, è Oggi c’è scuola, un saggio sulla realtà scolastica attuale. La situazione non è proprio rosea... La guardiamo tutti con un po’ di preoccupazione. Credo ci sia ancora molta difficoltà, però è veramente importante rifuggire da due retoriche. La prima è dire “sono giovani, ce la faranno”. È sbagliato perché non tiene conto del fatto che siamo di fronte a due generazioni che non hanno conosciuto limiti nella loro vita e la pandemia li ha scaraventati giù da questa inconsapevolezza. Non è facile scendere dal trono, anche se ce li abbiamo messi noi. L’altra è rifuggire dal dire “adesso vi diciamo noi cosa fare”, perché in realtà molto va fatto insieme, ascoltando veramente ciò di cui hanno bisogno. Potrebbe essere un momento di grande crescita, ma anche una tragedia se li lasciamo soli. Loro ce la possono fare se noi, genitori e nonni, siamo con loro».

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Una nuova stagione di incontri Yoga, pilates, psicologia, musica, cinema, teatro e molti altri. Sono i temi trattati nella nuova stagione di “Zoom - I webinar di Spazio50”. Una serie di attesi appuntamenti a cui partecipare, per scoprire e approfondire vecchie e nuove passioni senza uscire di casa. Scopri l’intero calendario su www.spazio50.org/webinar e iscriviti agli incontri che preferisci

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40a edizione

Aperte, fino al 3 giugno, le iscrizioni alla 40ª edizione del Concorso artistico di 50&Più dedicato a Prosa, Poesia, Pittura e Fotografia di Anna Costalunga

L’Associazione 50&Più è pronta ad accogliere quanti - passata la boa dei 50 anni - vogliano mettere alla prova la loro creatività. Non è vero che col trascorrere del tempo corpo e cervello entrano in una fase di inesorabile, lenta, decadenza. Il segreto per un’anzianità attiva - lo conferma anche la scienza - risiede nel mantenere vive le passioni coltivando i propri interessi. Magari sperimentando nuovi spazi espressivi. Non si tratta di essere giovani, adulti o vecchi, ma di esprimere la propria umanità attraverso il dono dell’intellet-

to, perché la fantasia non ha età. Piuttosto i capelli bianchi sanno donare spessore alla vena creativa. Lo dimostrano gli esempi di pittori, scrittori, poeti e artisti della fotografia che hanno lasciato le loro testimonianze più compiute proprio nella cosiddetta silver age. Picasso e Fattori, D’Annunzio e Ungaretti, Salgado e Koudelka, per citarne alcuni, hanno saputo realizzare e trasmettere il meglio di sé proprio nell’età più matura. E allora: libera la fantasia e dai spazio al tuo talento. L’Associazione 50&Più ti aspetta! marzo 2022 | www.spazio50.org

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Concorso 50&Più Il Concorso 50&Più, giunto alla sua 40ª edizione, è dedicato alla composizione di opere di Prosa, Poesia, Pittura e Fotografia. Possono partecipare coloro che hanno compiuto 50 anni di età purché non abbiano mai tratto profitto dalle attività artistiche e non siano scrittori, poeti, pittori o fotografi professionisti. Il tema delle opere è libero e le stesse devono essere inedite. CATEGORIE PROSA: l’opera deve essere in lingua italiana per un massimo di 11.000 battute, spazi inclusi. POESIA: l’opera deve essere in lingua italiana e avere una lunghezza massima di 35 versi. PITTURA: l’opera, realizzata in olio/ acrilico/acquerello/grafica/collage, dovrà avere una dimensione massima di 60×80 cm, comprensiva di eventuale cornice. FOTOGRAFIA: l’opera può essere in banco e nero o a colori nei formati 18×24, 20×25 o 20×30. SELEZIONE E VALUTAZIONE OPERE Una commissione istituita dall’Associazione 50&Più selezionerà le opere che saranno ammesse alla fase finale. Una Giuria qualificata valuterà le opere che hanno superato la prima selezione e assegnerà le Farfalle e le Libellule d’Oro. PREMI Per ogni categoria: • ricevono la Farfalla d’Argento tutti i partecipanti che hanno superato la prima selezione e non hanno mai ricevuto una Farfalla d’Oro in una delle edizioni precedenti; • vengono assegnate dalla Giuria cinque Farfalle d’Oro tra coloro che hanno superato la prima selezione e non hanno mai ricevuto una Farfalla d’Oro in una delle edizioni precedenti; • ricevono la Libellula d’Argento tutti i partecipanti che hanno supera66

to la prima selezione e che hanno vinto una Farfalla d’Oro in una delle edizioni precedenti; • viene assegnata dalla Giuria una Libellula d’Oro tra coloro che hanno superato la prima selezione e hanno ricevuto una Farfalla d’Oro in una delle edizioni precedenti; • viene assegnata una Superfarfalla mediante votazione dei lettori di Spazio50.org e della rivista 50&Più. Sarà data ampia visibilità al Concorso e alle opere vincitrici sui canali dell’Associazione 50&Più. ISCRIZIONI È possibile partecipare al Concorso con massimo un’opera per ogni categoria. L’iscrizione può essere effettuata online o in formato cartaceo, entro il 3 giugno 2022. ISCRIZIONE ONLINE Compilare la scheda di iscrizione presente sul sito www.spazio50.org allegando l’opera con cui si intende concorrere. ISCRIZIONE CARTACEA Compilare la scheda pubblicata sul numero di marzo della rivista 50&Più e inviarla, unitamente a una copia dell’opera con cui si intende concorrere, a: Concorso 50&Più, Via del Melangolo n. 26, 00186 Roma. L’iscrizione al Concorso 50&Più comporta l’accettazione e l’osservanza di tutto quanto presente nel bando. INVIO DELLE OPERE CATEGORIA PROSA E POESIA ONLINE: allegare una copia digitale dell’opera scritta al computer (formati ammessi .doc, .docx, .pdf) POSTA TRADIZIONALE: spedire l’opera su chiavetta usb (formati ammessi .doc, .docx, .pdf) e la scheda di iscrizione cartacea. CATEGORIA PITTURA ONLINE: allegare una fotografia digitale dell’opera pittorica con cui si intende

partecipare (formato 10×15). POSTA TRADIZIONALE: spedire una fotografia dell’opera, stampata in formato 10×15 e la scheda di iscrizione cartacea. Successivamente, le opere pittoriche dovranno essere spedite alla sede espositiva della mostra nei termini e nel luogo che saranno comunicati in seguito. NON inviare le opere alla Segreteria del Concorso. CATEGORIA FOTOGRAFIA ONLINE: allegare il file dell’opera con cui si intende partecipare in formato .jpg. POSTA TRADIZIONALE: spedire la fotografia stampata in duplice copia con l’indicazione del titolo dell’opera, dell’apparecchio usato e delle tecniche adottate e la scheda di iscrizione cartacea. QUOTA DI PARTECIPAZIONE La partecipazione al Concorso prevede il versamento di un contributo pari a: • 40,00 € per concorrere con un’opera; • 70,00 € per concorrere con due opere; • 95,00 € per concorrere con tre opere; • 120,00 € per concorrere con quattro opere. Il versamento può essere effettuato tramite: 1. c/c postale n. 19898006 (al momento dell’iscrizione allegare copia della ricevuta); 2.bonifico bancario - IBAN IT33H0832703247000000047010 (al momento dell’iscrizione allegare copia della ricevuta); 3. Carta di credito o Paypal disponibile al momento dell’iscrizione online sul sito www.spazio50.org. Ai non ammessi alla selezione finale sarà restituita la quota versata per la partecipazione.

SEGRETERIA CONCORSO Concorso 50&Più Via del Melangolo n. 26 - 00186 Roma Tel. 06-68883297 Cell. 334-6252880 Email infoeventi@50epiu.it

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Scheda di iscrizione da inviare entro il 3 giugno 2022 Il sottoscritto: Cognome

Nome

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il

Residente a

Via

Cap

Prov.

Codice fiscale Tel.

Cell.

Email

PER I PARTECIPANTI AL PREMIO LIBELLULA Vincitore della “Farfalla d’Oro” nel

nella Sezione

chiede di partecipare alla 40a edizione del Concorso Prosa, Poesia, Pittura e Fotografia con: un’opera di Prosa dal titolo:

allegare 1 copia, come da regolamento, in formato digitale su chiavetta usb .doc, .docx o .pdf - (max 11.000 battute spazi inclusi)

un’opera di Poesia dal titolo:

allegare 1 copia, come da regolamento, in formato digitale su chiavetta usb .doc, .docx o .pdf - (lunghezza massima 35 versi)

un’opera di Pittura dal titolo:

allegare 1 foto stampata dell’opera come da regolamento formato 10x15 - (misure quadro massimo 60x80 cm)

un’opera di Fotografia dal titolo:

allegare la fotografia stampata in duplice copia con l’indicazione del titolo dell’opera, dell’apparecchio usato e delle tecniche adottate - (18x24 - 20x25 - 20x30 cm)

A tal fine provvede al versamento di: € 40,00 per un’opera

€ 70,00 per due opere

€ 95,00 per tre opere

€ 120,00 per quattro opere

mediante: versamento c/c postale n. 19898006 intestato a 50&Più causale: Partecipazione Concorso ed. 2022 (allegare ricevuta) bonifico bancario intestato a 50&Più - codice IBAN IT33H0832703247000000047010 causale: Partecipazione Concorso ed. 2022 (allegare ricevuta) carta di credito o Paypal disponibile al momento dell’iscrizione online sul sito www.spazio50.org (allegare ricevuta) CURRICULUM:

COME PREVISTO DAL REGOLAMENTO DEL CONCORSO 50&PIÙ, IL SOTTOSCRITTO DICHIARA DI ESSERE L’AUTORE DELL’OPERA PRESENTATA, DI NON ESSERE UN PROFESSIONISTA, DI NON AVER MAI TRATTO PROFITTO DALL’ATTIVITÀ LETTERARIA, PITTORICA O FOTOGRAFICA E NE AUTORIZZA LA PUBBLICAZIONE SENZA RICHIESTA DEI DIRITTI D’AUTORE. Firma

I dati personali contenuti nella presente scheda, dei quali consento il trattamento, verranno utilizzati esclusivamente ai soli fini e scopi dell’evento anche per quanto concerne la pubblicazione sulla rivista 50&Più e su Internet di immagini e video relativi al predetto Concorso (art. 96 Legge 633/41). Tali dati potranno, su mia richiesta, essere aggiornati o eliminati in qualsiasi momento, come previsto dal Decreto Legislativo 30.06.2003, n. 196, come modificato dal D.Lgs n. 101 del 10/08/2018, recante disposizioni per l’adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del Regolamento UE 2016/679. Firma PER INFORMAZIONI CONTATTARE LA SEGRETERIA DEL CONCORSO 50&PIÙ - TEL. 06-68883297 - CELL 334-6252880 - E-MAIL: infoeventi@50epiu.it.

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Società

COL SORRISO, ANCHE DI FRONTE A QUEL CROMOSOMA IN PIÙ Un figlio con la Sindrome di Down può significare sofferenza e paura per il domani. Ma le testimonianze di Guido e Carla raccontano che i bambini, poi ragazzi e ragazze, possono emanciparsi e vivere la loro vita in autonomia di Giada Valdannini

«L

a Sindrome di Down è una brutta notizia. È inutile che la indoriamo dicendo che è un dono. Io rispondo sempre: “Se è un dono, tienitelo pure”». Guido Marangoni gioca in contropiede. Ingegnere, padre di tre ragazze

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e marito di Daniela, conosce il senso dell’ironia e la usa per affrontare la vita come per toccare i temi più delicati. Delle sue tre figlie, Anna la più piccola, che ha sette anni - è nata con un cromosoma in più e di lei dice: «Se la Sindrome di Down è una brutta notizia, la persona che si

nasconde dietro è sempre ma sempre una buona notizia». Lo abbiamo raggiunto per parlare della loro famiglia. La stessa famiglia che ha raccontato in libri come Anna che sorride alla pioggia (Premio Selezione Bancarella 2018) e che è al centro dei suoi spettacoli che porta in giro per tutto il Paese. «Quando ci è stato detto della Sindrome di Down, ho preso una paura pazzesca». Ma, anche lì, la reazione dei Marangoni è stata incredibile. «Premetto - dice Guido - che volevo tanto un maschietto. Dopo due figlie femmine, due cani femmine, circondato da donne, mi sono detto: è il momento di un bambino». Così, alla notizia che il nascituro avrebbe avuto la Sindrome di Down, la moglie ha chiesto alla dottoressa: «Scusi, ma è un maschio o una femmina? Il medico, con sguardo pietoso, ha detto: “Guardi, forse non ha capito che è la Sindrome di Down”. E mia moglie (che di professione è psicologa clinica, ndr) ha risposto: “Ho capito

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benissimo. So cosa sia la Sindrome di Down, ma volevo sapere se è maschio o è femmina”. A quel punto - ricorda Marangoni - io sono sbottato: “Porca miseria, neanche stavolta siamo riusciti a fare il maschio!”». E oggi continua, armato di ironia: «Desideravo tanto il maschietto che devo aver fatto confusione coi cromosomi ed è arrivata Anna, con questo cromosoma in più che tanto ci spaventa». Una paura con la quale sicuramente fanno i conti le famiglie che hanno una persona con Trisomia 21 tra i loro cari. La stessa paura che immaginiamo possa aver affrontato Carla Agosti, mamma di Romina, 35 anni e quel cromosoma in più. Carla lavora e, come Guido, ha una bella famiglia numerosa. «Diciannove mesi dopo Romina è infatti nato Daniele e quindi Francesco - che oggi ha 17 anni -, entrambi estremamente legati alla sorella». Per Carla, la notizia della Sindrome di Down di Romina non arrivò che alla nascita: all’epoca il ricorso alle indagini prenatali non era così frequente. E poi, racconta: «Ero davvero molto giovane». Una giovane età - quella sua e del marito - che deve averli fatti sentire smarriti di fronte a una simile notizia, tanto che dice: «Fu una vera doccia fredda». Ecco perché difficilmente dimenticherà le parole di quel medico che, una volta nata Romina, disse loro: «Sarà un percorso molto difficile: vedrete, passerete più tempo in ospedale che a casa. «Ma non fu così e, mentre te lo dico, mi vengono ancora i brividi. Romina in ospedale ha fatto solo le tonsille e poi niente più», confessa Carla. Di fronte a questo tema, all’indelicatezza di taluni specialisti, anche Guido Marangoni si fa serio: «Non c’è un modo giusto per comunicare la Sindrome di Down, ma ce ne sono

tanti sbagliati. Viene data in maniera ruvida, arida, in una stanzetta o in fretta e furia in mezzo a un corridoio». È ciò che gli scrivono anche i tanti genitori che lo contattano attraverso il sito guidomarangoni.it, via social o nei tanti incontri che organizza nelle città o per le scuole. «Io parto dal racconto di Anna, che con la Sindrome di Down ha una disabilità che Anna non può nascondere; ma, in realtà, ritengo che il tema della disabilità ci riguardi tutti. Esistono disabilità del cuore, dell’anima, disabilità sociali. E non è un modo per ammorbidire il tutto ma per ampliare lo sguardo». Uno sguardo che, forse, anche Carla Agosti avrebbe voluto più ampio, specie quando, trent’anni fa, alle elementari, ci racconta come Romina fosse isolata: «I bambini con Sindrome di Down venivano portati fuori dalle classi. Staccati dai loro compagni». In salita, dunque, la vita di una mamma che ha sicu-

ramente dovuto occuparsi anche degli altri due figli, uno dei quali appunto poco più piccolo della grande. «Daniele - ci dice - è molto attaccato a Romina e avendo lei fatto un anno in più di asilo, si sono trovati a frequentare la prima elementare tutti e due lo stesso anno». Per scelta e per preservare la loro autonomia, Carla sceglie di iscriverli in classi diverse ma il legame che c’è tra i due fratelli è evidente, anche se seguono percorsi differenti. «Daniele, nonostante avesse imparato a leggere e scrivere, mostrava di non saperlo fare perché non gli sembrava possibile che la sorella ancora non riuscisse. Non voleva farla sentire indietro. Era come se la volesse aspettare». Una fratellanza che, a casa Marangoni, è sorellanza, visto che le sorelle maggiori di Anna - Marta, 22 anni, e Francesca, 19 - sono legatissime a lei. Ognuna col proprio percorso - Marta è avanti con l’università, mentre

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Società

Francesca ha appena iniziato ostetricia -, ma sono uno dei punti saldi tra gli affetti, tanti, di Anna. «Il giorno in cui è nata - racconta il suo papà - le mie figlie ed io arrivammo in ospedale carichi di fiori e palloncini per fare festa a mia moglie e ad Anna. Accanto a mia moglie c’era una donna che aveva messo al mondo una splendida bambina ma si lamentava perché, per via del parto, sembrava in volto più sofferente e meno bella del fratello più grande. Quando qualche giorno dopo venne il medico e parlò con mia moglie di associazioni per persone con Sindrome di Down, la vicina disse disorientata: “Ma perché?”. Nei giorni della nascita e in tutta quella gioia, non aveva potuto accorgersi che mia figlia fosse nata con la Trisomia 21». Il che - come ci ripete più volte - non significa negare l’evidenza, sorvolare sugli sforzi che fanno famiglie come le loro, ignorare la fatica stessa che fanno a crescere questi ragazzi con la loro Sindrome, ma la posta in gioco è 70

alta e in palio c’è la serenità di questi bambini che un giorno saranno uomini e donne. Esattamente come sta capitando a Romina - la figlia di Carla Agosti -, che oggi è un’impiegata del Comune di Roma, dopo un concorso superato affrontando prove di computer e di inglese. «Una bella soddisfazione - ci dice Carla -. È stata assunta nel 2013, dopo aver lavorato in una mensa, nelle scuole, già diplomata come segretaria di azienda. Oggi si occupa delle carte di identità». Eppure entrambi - sia Carla sia Guido - ci fanno notare quanto la famiglia non sia abbastanza e che serva tutto un sistema intorno di cure e protezione che permettano a questi ragazzi di lavorare sodo verso la loro autonomia. Guido, che ha una figlia piccola, sottolinea come la differenza la facciano anche le associazioni che si hanno intorno, indicando come - per chi vive magari in contesti dislocati e isolati - crescere un figlio con Sindrome di Down possa esse-

re ancora più complicato. La vede alla stessa maniera Carla, che avendo una figlia adulta pensa necessariamente alla sua autonomia, già nell’immediato futuro. «Romina si sta preparando per andare a vivere da sola. Io non mi sento tanto pronta ma lei, invece, sì». Romina, dunque, è assolutamente in grado di farlo. È Carla che deve vincere le proprie paure. «Il Comune di Roma, come altri Comuni - ci racconta Carla -, ha stanziato fondi per il “Dopo di noi” e ora, ogni tre settimane, va ad abitare vicino casa. Vive con quattro ragazzi con Sindrome di Down: fanno la spesa, vivono assieme, affiancati da operatori. Il menù viene stabilito con cadenza settimanale e così acquistano il necessario. Si prendono cura della casa e cucinano per conto loro». È un traguardo importante: oggi, per Romina; domani, per Anna. Un messaggio di superamento dei propri limiti perché, sì, ognuno di noi ne ha.

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Kathy ha migliorato la sua vista con Blue Berry, e ha impressionato la sua oculista

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Scienze

a cura di Fondazione Umberto Veronesi

SMETTERE: UN REGALO CHE CI MERITIAMO

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n Italia si calcola che siano circa 43.000 ogni anno le vittime di tumori causati dal fumo e anche il Codice europeo contro il cancro ricorda che il fumo di tabacco è la prima causa di tumore. Ed è un fattore che si può evitare. Come? Non fumando e, se si fuma, smettendo di farlo. Non è un’impresa semplice, come molti sanno. Nel tempo, infatti, chi fuma sviluppa una dipendenza che intreccia componenti fisiche, sociali, psicologiche. Ogni fumatore deve esserne consapevole, per prepararsi alle difficoltà che può incontrare una volta spenta l’ultima sigaretta. COSA ACCADE QUANDO SI SMETTE Cosa succede quando si smette di fumare? Bastano 48 ore di non fumo per sperimentare i primi benefici e, per alcuni, anche i primi sintomi di astinen-

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SIGARETTA ELETTRONICA? Ci sono ancora molti aspetti da chiarire sugli effetti per la salute delle sigarette elettroniche e sulla loro utilità per smettere di fumare. Per ora le evidenze mostrano che nei due terzi dei casi chi usa e-cig continua ad usare anche sigarette normali. Chi decide di provare a utilizzarle farebbe bene a parlarne con il medico, pianificare una riduzione graduale della nicotina fino a rimuoverla del tutto e porsi come obiettivo l’abbandono anche dello svapo.

za da nicotina, come irritabilità, voglia irrefrenabile di fumare, aumento dell’appetito e difficoltà a dormire. In genere, questi disturbi raggiungono il picco dopo 4 giorni di astinenza e scompaiono entro un mese. A questi sintomi, del tutto normali, vanno aggiunti gli stimoli sociali e le abitudini quotidiane. Ecco qualche consiglio utile per fronteggiare questi ostacoli. SMETTERE DA SOLI O CHIEDERE AIUTO? Molti raccontano di avere smesso da soli, ma non tutti pagano uno stesso prezzo alla dipendenza. Si stima che più di un quarto dei fumatori abbia provato a smettere almeno una volta: tra coloro che hanno fallito, il 75% ha provato da solo e appena il 5% si era rivolto a un centro antifumo. Secondo l’OMS, la consulenza di un medico aumenta dell’84% le possibilità di fare a

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Salute

sul circuito della dipendenza, aiuta ad attenuare i sintomi dell’astinenza e riduce l’urgenza di fumare. Tra gli effetti collaterali possono comparire agitazione, insonnia, nausea e stipsi. Deve essere prescritto da un medico ed è spesso consigliato a chi ha già provato a smettere senza riuscirci o a chi deve smettere in tempi brevi. Poi c’è la vareniclina, che ha un’azione simile al precedente e contemporaneamente favorisce il rilascio di dopamina. Può causare disturbi gastrointestinali, del sonno e del tono dell’umore. È essenziale avere smesso di fumare prima di assumerla. L’arrivo più recente in Italia è la citisina, disponibile in farmacia come preparato galenico derivato dal maggiociondolo (Cytisus laburnum), interessante per l’elevata tollerabilità e il costo ridotto. Quale scegliere? Un medico esperto saprà consigliare al meglio.

meno del tabacco una volta per tutte. Alcuni strumenti possono supportare nel percorso. Vediamo i principali. LA TERAPIA NICOTINICA L’obiettivo è rendere meno difficile l’abbandono delle sigarette alleviando i sintomi dell’astinenza. Per chi ha una dipendenza medio-alta o chi ha già provato ed è ricaduto, ad esempio, gomme, inalatori, confetti o cerotti alla nicotina danno più tempo per abituarsi ai cambiamenti e consolidare motivazione e autostima. Sono medicinali da banco, acquistabili senza ricetta medica, ma è indispensabile leggere attentamente i foglietti illustrativi, meglio se con il consiglio del medico o del farmacista.

I CENTRI ANTIFUMO Ignoti ancora a troppe persone, sono il luogo in cui trovare informazioni sulla dipendenza da tabacco, ottenere una valutazione attendibile e personalizzata delle condizioni di salute, nonché supporto psicologico e medico. Dove andare? L’Istituto Superiore di Sanità pubblica un elenco completo dei Servizi Territoriali per la Cessazione dal Fumo di Tabacco consultabile sul sito www.iss.it, e si può chiamare il numero verde 800 554 088.

SPENTA L’ULTIMA… • Dopo 20’: la pressione arteriosa e il battito cardiaco tornano a livello normale. • Dopo 8-12 h: il livello di monossido di carbonio nel sangue si normalizza. • Dopo 24 h: il rischio di infarto del miocardio acuto comincia a diminuire. • Dopo 48 h: la percezione di odori-sapori inizia a migliorare. • Da 2 settimane a 3 mesi dopo: migliorano respirazione e circolazione sanguigna. • Da 1 a 9 mesi dopo: tosse, mancanza di fiato e stanchezza diminuiscono molto, cala il rischio di bronchiti e altre infezioni. • Dopo 1 anno: il rischio di insorgenza di malattie coronariche dimezza. • Dopo 2-5 anni: il rischio di infarto equivale a quello di un non fumatore. • Dopo 5 anni: il rischio di tumore al polmone, al cavo orale, all’esofago e alla vescica si riduce del 50%. Quello di tumore del collo dell’utero diventa come quello delle non fumatrici. • Dopo 15 anni: i rischi di malattie legate al fumo tornano pari a quelli dei non fumatori.

I FARMACI Il primo farmaco antifumo è il bupropione, un antidepressivo che agisce marzo 2022 | www.spazio50.org

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Scienze di Alessandro Mascia

L’EQUILIBRIO TRA I 7 DIAFRAMMI: GARANZIA DI LUNGA VITA La loro armonia è fondamentale per sostenere il benessere generale del corpo e la funzionalità di tutti gli organi, del sistema vascolare e di quello linfatico

I

l diaframma toracico è il più importante tra tutti i muscoli respiratori. Separa il torace dall’addome, è il più conosciuto, ma non è l’unico ad influenzare l’assetto posturale e la vascolarizzazione del corpo umano. Sono infatti presenti nel corpo altri diaframmi, tutti fondamentali. Uno, importante quanto il diaframma toracico, è il “pavimento pelvico” o “perineo”. È un piano muscolare che contiene e sostiene dal basso la cavità addominale. Invece, nella porzione superiore del torace, a mo’ di coperchio, un altro diaframma chiude lo spazio compreso tra clavicole, prime costole e scapole, e prende il nome di “stretto toracico”. Da un punto di vista funzionale sono considerati diaframmi anche il “tentorio del cervelletto” (una membrana

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che si trova nel cranio), il “palato”, le “ginocchia” e le “fasce plantari”. Sotto il profilo anatomico i sette diaframmi costituiscono piani paralleli tra loro e dividono il corpo in ambienti comunicanti ma ben differenziati. Il muscolo diaframma riveste un ruolo fondamentale per la salute degli esseri umani ed il suo stato di tensione comporta sempre degli adattamenti dell’apparato muscolo-scheletrico, del sistema vascolare, del sistema linfatico e del sistema neuro-vegetativo. Inoltre, se il diaframma è rigido e contratto, si abbassa ed aumenta il diametro del torace. Per di più la sua rigidità si trasmette direttamente alle vertebre del passaggio dorso-lombare e più in generale a tutta la colonna vertebrale.

Un diaframma contratto è in sintesi un muscolo meno mobile che ha come effetto la diminuzione degli scambi vascolari, del drenaggio venoso e della circolazione linfatica. È quindi una delle condizioni che possono contribuire alla fastidiosa stasi dei liquidi. Riduce inoltre la fisiologica mobilità degli organi interni e comporta quindi un’ulteriore tensione nella meccanica e funzionalità degli organi del torace e dei visceri addominali. Ne soffrono il fegato, l’incrocio esofago-gastrico, il colon, il duodeno e tutta la motricità dell’intestino tenue. È questo il motivo che obbliga qualsiasi trattamento di terapia manuale a bilanciare sempre la tensione delle fibre muscolari del diaframma e dei muscoli respiratori disseminati in tut-

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Salute

to il torace e sulla colonna cervicale. L’importanza di una “armonica accordatura” tra i diaframmi sta nel fatto che la tensione di ognuno di loro trasmette un’azione diretta su tutti gli altri. La tensione dei diaframmi modifica la pressione dei volumi che li dividono. Possono quindi variare le pressioni dei sistemi fasciali interni al cranio, la pressione interna del torace, quella dell’addome, del bacino e del pavimento pelvico, ma anche quella dei sistemi fasciali degli arti inferiori. A livello di ognuno di questi diaframmi si trovano dei passaggi vascolari importanti, che possono risentire direttamente della variazione della tensione di questi tessuti. Tra i più importanti troviamo il passaggio dell’aorta e della vena cava attraverso dei fori di passaggio del diaframma; arterie e vene iliache e femorali in prossimità del pavimento pelvico; il passaggio dei vasi epiaortici nello spazio anatomico dello stretto toracico. Lo squilibrio della tensione fisiologica tra i vari diaframmi può inoltre contribuire all’aumento di tossine e rifiuti del metabolismo cellulare, oltre che alla stasi del sistema linfatico. Si possono creare le basi per una condizione di acidosi metabolica ed una diminuzione della forza combattiva del sistema immunitario. L’obiettivo della terapia manuale è quello di migliorare la circolazione dei liquidi e diminuire progressivamente tutte le tensioni del sistema connettivale e fasciale dell’addome, del torace e, non ultime, quelle delle membrane intracraniche rappresentate principalmente dal tentorio e dalla falce del cervello. È utile tenere sempre presente che la tensione dei tessuti, e quindi l’equilibrio tra tensione e pressioni dei diaframmi, può essere negativamente condizionato da patologie degli organi interni, da interventi chirurgici, da aderenze e cicatrici.

IL RUOLO DELLE VERTEBRE In un concetto biomeccanico globale è fondamentale sapere che alcune vertebre sono più importanti di altre, perché racchiudono nella loro specificità delle strette relazioni tra i vari sistemi. Hanno un ruolo fondamentale la quarta e la dodicesima vertebra dorsale, ma anche la terza vertebra lombare: D4 (vasomotricità), D12 (centro emorragico), L3 (visceromotricità). La D4 è una delle vertebre più importanti di tutta la colonna: è il punto di incontro di linee di forza antigravitarie e riveste un ruolo primario nel controllo dell’equilibrio statico e dinamico della colonna vertebrale; è in relazione con il diaframma dello stretto toracico ed è il centro vertebrale primario della “vasomotricità”, perché a questo livello esiste un collegamento (anastomosi) tra il plesso cardiaco, il nervo vago ed il nervo frenico. La D12 è definita come vertebra del “centro emorragico” per le sue importanti relazioni vascolari di tutto il pacchetto viscerale, come quella con il “tripode celiaco”, formato da tre arterie responsabili dell’irrorazione di gran parte degli organi addominali. È il pilastro di ancoraggio del diaframma toracico. La L3 svolge anch’essa un ruolo meccanico fondamentale nella mobilità viscerale per il legame meccanico diretto con il punto di ancoraggio alla colonna vertebrale di tutto l’intestino tenue (la radice del mesentere). La terza vertebra lombare è in continuità meccanica ed anatomica con il pavimento pelvico.

Alcune vertebre in particolare racchiudono nella loro specificità delle strette relazioni tra i vari sistemi come, ad esempio, la quarta e la dodicesima dorsale, e la terza lombare. marzo 2022 | www.spazio50.org

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Tecnologia e dintorni CURIOSITÀ

a cura di Valerio Maria Urru

Dalla fine dello scorso anno sulle strade di San Francisco si stanno testando le prime corse di taxi a guida autonoma.

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UN COLLARE SMART PER GLI AMICI A QUATTRO ZAMPE Per tracciare la posizione e monitorare i parametri vitali

Al Consumer Electronic Show di Las Vegas, fiera della tecnologia dove compaiono interessanti novità, quest’anno è stato presentato uno smartwatch molto particolare: “Smart Dog Collar”. Realizzato dalla Invoxia, è un collare intelligente che traccia la posizione del cane, evitando che si perda, e attraverso diversi sensori ed accelerometri, supportati da intelligenza artificiale, esamina battito cardiaco, respirazione e attività. Utile a segnalare subito potenziali problemi di salute.

www.invoxia.com/it

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I NOSTRI SMARTPHONE SOTTO OCCHI INDISCRETI Alcuni programmi, a nostra insaputa, possono spiarci: come evitarlo

Gli stalkerware sono software difficilmente rilevabili e capaci di spiare le attività dei nostri dispositivi. In genere, per capire se si è finiti nella rete di queste “App di sorveglianza” si possono impiegare tool esterni. A volte, infatti, non basta aver installato un antivirus per sfuggirgli, ma è bene avvalersi di altri strumenti. Come "Certo", un’App in grado di effettuare una scansione del telefono cercando programmi anomali. Funziona sia in ambiente Android che iOS.

www.certosoftware.com

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L’APP PER CONTRASTARE LA VIOLENZA SULLE DONNE Consente di chiedere aiuto e di segnalare la propria posizione

Anche la tecnologia cerca soluzioni contro la violenza sulle donne. Help Family, ad esempio, è un’App creata per chiedere (e prestare) soccorso in caso di difficoltà. Facile da utilizzare, una volta scaricata permette di inviare una richiesta di aiuto agitando (shake) il telefono 3 o più volte. I contatti inseriti appositamente nell’App riceveranno una richiesta di aiuto segnalando la posizione. Il tracciamento continuo consente poi di sapere dove intervenire.

www.helpfamily.app

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DA LUGLIO, OBBLIGO DI SCATOLA NERA SULLE AUTO Utili a garantire più sicurezza e per i costi delle assicurazioni

Si chiama Event data recorder (EDR) e può registrare quanto accade su un auto tra gli istanti precedenti e successivi a un incidente. Secondo la normativa europea, il dispositivo sarà presto obbligatorio sulle auto di nuova omologazione e, nel 2024, su quelle di nuova immatricolazione. Al momento, nulla cambia per le auto già in circolazione. Scopo delle black box sarà non tanto assicurare sconti per le polizze, quanto garantire maggiore sicurezza.

https://ec.europa.eu

LO SAPEVATE CHE? 76

Scaricare il Green Pass oggi è semplice. Si può fare con le App Immuni e IO, visitando il sito www.dcg.gov.it oppure il proprio Fascicolo Sanitario Elettronico.

www.spazio50.org | marzo 2022

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Le sedi 50&Più provinciali Abruzzo Telefono L’Aquila - Viale Corrado IV, 40/F 0862204226 Chieti - Via F. Salomone, 67 087164657 Pescara - Via Aldo Moro, 1/3 0854313623 Teramo - Via Guglielmo Oberdan, 47 0861252057 Basilicata Telefono Matera - Via Don Luigi Sturzo, 16/2 0835385714 Potenza - Via Centomani, 11 097122201 Calabria Telefono Cosenza - Viale degli Alimena, 5 098422041 Catanzaro - Via Milano, 9 0961721246 Crotone - Via Regina Margherita, 28 096221794 Reggio Calabria - Via Tenente Panella, 20 0965891543 Vibo Valentia - Via Spogliatore snc 096343485 Campania Telefono Avellino - Via Salvatore De Renzi, 28 082538549 Benevento - Via delle Puglie, 28 0824313555 Caserta - Via Roma, 90 0823326453 Napoli - Via Cervantes, 55 int. 14 0812514037 Salerno - Via Zammarelli, 12 089227600 Emilia Romagna Telefono Bologna - Strada Maggiore, 23 0516487548 Forlì - Piazzale della Vittoria, 23 054324118 Ferrara - Via Girolamo Baruffaldi, 14/18 0532234211 Modena - Via Begarelli, 31 0597364203 Piacenza - Strada Bobbiese, 2 - c/o Unione Comm.ti 0523/461831-32-61 Parma - Via Abbeveratoia, 61/A 0521944278 Ravenna - Via di Roma, 104 0544515707 Reggio Emilia - Viale Timavo, 43 0522708565-553 Rimini - Viale Italia, 9/11 0541743202 Friuli Venezia Giulia Telefono Gorizia - Via Vittorio Locchi, 22 048132325 Pordenone - Piazzale dei Mutilati, 6 0434549462 Trieste - Via Mazzini, 22 0407707340 Udine - Viale Duodo, 5 0432538707-538705 Lazio Telefono Frosinone - Via Moro, 481 0775855273 Latina - Via dei Volsini, 60 0773611108 Rieti - Largo Cairoli, 4 0746483612 Roma - Via Cola di Rienzo, 240 0668891796 Viterbo - Via Belluno, 39/G 0761341718 Liguria Telefono Genova - Via XX Settembre, 40/5 010543042 Imperia - Via Gian Francesco De Marchi, 81 0183275334 La Spezia - Via del Torretto, 57/1 0187731142 Savona - Corso A. Ricci - Torre Vespucci, 14 019853582 Lombardia Telefono Bergamo - Via Borgo Palazzo, 133 0354120126 Brescia - Via Giuseppe Bertolotti, 1 0303771785 Como - Via Bellini, 14 031265361 Cremona - Via Alessandro Manzoni, 2 037225745-458715 Lecco - Piazza Giuseppe Garibaldi, 4 0341287279 Lodi - Via Giovanni Haussmann, 1 0371432575 Mantova - Via Valsesia, 46 0376288505 Milano - Corso Venezia, 47 0276013399 Pavia - Via Ticinello, 22 038228411 Sondrio - Via del Vecchio Macello, 4/C 0342533311 Varese - Via Valle Venosta, 4 0332342280 Marche Telefono Ancona - Via Alcide De Gasperi, 130 0712075009 Ascoli Piceno - Viale Vittorio Emanuele Orlando, 16 0736051102 Macerata - Via Maffeo Pantaleoni, 48a 0733261393

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Pesaro - Strada delle Marche, 58 0721698224/5 Molise Telefono Campobasso - Via Giuseppe Garibaldi, 48 0874483194 Isernia - Via XXIV Maggio, 331 0865411713 Piemonte Telefono Alba - Piazza S. Paolo, 3 0173226611 Alessandria - Via Trotti, 46 0131260380 Asti - Corso Felice Cavallotti, 37 0141353494 Biella - Via Trieste, 15 01530789 Cuneo - Via Avogadro, 32 0171604198 Novara - Via Giovanni Battista Paletta, 1 032130232 Torino - Via Andrea Massena, 18 011533806 Verbania - Via Roma, 29 032352350 Vercelli - Via Duchessa Jolanda, 26 0161215344 Puglia Telefono Bari - Piazza Aldo Moro, 33 0805240342 Brindisi - Via Appia, 159/B 0831524187 Foggia - Via Luigi Miranda, 8 0881723151 Lecce - Via Cicolella, 3 0832343923 Taranto - Via Giacomo Lacaita, 5 0997796444 Sardegna Telefono Cagliari - Via Santa Gilla, 6 070280251 Nuoro - Galleria Emanuela Loi, 8 0784232804 Oristano - Via Sebastiano Mele, 7/G 078373612 Sassari - Via Giovanni Pascoli, 59 079243652 Sicilia Telefono Agrigento - Via Imera, 223/C 0922595682 Caltanissetta - Via Messina, 84 0934575798 Catania - Via Mandrà, 8 095239495 Enna - Via Vulturo, 34 093524983 Messina - Via Santa Maria Alemanna, 5 090673914 Palermo - Via Emerico Amari, 11 091334920 Ragusa - Viale del Fante, 10 0932246958 Siracusa - Via Eschilo, 11 093165059-415119 Trapani - Via Marino Torre, 117 0923547829 Toscana Telefono Arezzo - Via XXV Aprile, 12 0575354292 Carrara - Piazza 2 Giugno, 11 058570973-570672 Firenze - Via Costantino Nigra, 23-25 055664795 Grosseto - Via Tevere, 5/7/9 0564410703 Livorno - Via Serristori, 15 0586898276 Lucca - Via Fillungo, 121 - c/o Confcommercio 0583473170 Pisa - Via Chiassatello, 67 05025196-0507846635/30 Prato - Via San Jacopo, 20-22-24 057423896 Pistoia - Viale Adua, 128 0573991500 Siena - Via del Giglio, 10-12-14 0577283914 Trentino Alto Adige Telefono Bolzano - Mitterweg - Via di Mezzo ai Piani, 5 0471978032 Trento - Via Solteri, 78 0461880408 Umbria Telefono Perugia - Via Settevalli, 320 0755067178 Terni - Via Aristide Gabelli, 14/16/18 0744390152 Valle d’Aosta Telefono Aosta - Piazza Arco d’Augusto, 10 016545981 Veneto Telefono Belluno - Piazza Martiri, 16 0437215264 Padova - Via degli Zabarella, 40/42 049655130 Rovigo - Viale del Lavoro, 4 0425404267 Treviso - Via Sebastiano Venier, 55 042256481 Venezia Mestre - Viale Ancona, 9 0415316355 Vicenza - Via Luigi Faccio, 38 0444964300 Verona - Via Sommacampagna, 63/H - Sc. B 045953502

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Previdenza

a cura di Luca Giustinelli

Più ammortizzatori sociali per uscire dalla crisi Con la Legge di Bilancio 2022, in tema di lavoro, si allarga il numero dei soggetti tutelati. Una mossa volta a limitare gli effetti di potenziali crisi occupazionali

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n questi ultimi anni, la questione previdenziale ha spesso occupato le cronache e il dibattito pubblico, assumendo, come forse mai in passato, centralità nel programma di tutte le forze politiche, nel tentativo di giungere ad una riforma pensionistica che portasse ad un superamento della tanto criticata riforma Monti-Fornero. Ma, ovviamente, non c’è solo la questione pensioni. Benché questo argomento sia stato in misura minore sotto la luce dei riflettori, la crisi economica che ha attanagliato negli ultimi anni il nostro Paese - drammaticamente aggravata dalla pandemia - ha fatto emergere anche l’inadeguatezza della rete di protezione sociale, che per un verso arrivava a tutelare solo alcune categorie di lavoratori, e per l’altro ha dimostrato di non essere in grado di garantire ai beneficiari prestazioni economiche tali da rappresentare un reale e sufficiente sostegno. Per questo, con la Legge di Bilancio 2022 il Governo ha dovuto mettere

mano a una riforma degli ammortizzatori sociali, finalizzata sia all’ampliamento dei soggetti tutelati (si stima che questa riforma introduca o estenda le tutele per circa 12,4 milioni di lavoratori) che alla riforma delle politiche attive, per limitare gli effetti di potenziali crisi occupazionali, consentendo così ai lavoratori di affrontare con maggiore serenità eventuali fasi di transizione, frequenti o comunque possibili nell’attuale contesto economico. Questa riforma è ispirata al principio del cosiddetto “universalismo differenziato” previsto dal PNRR: “L’obiettivo è mettere a sistema l’ampliamento del campo di applicazione delle prestazioni assicurative in costanza di rapporto, garantendo a tutti i lavoratori specifici trattamenti ordinari e straordinari di integrazione salariale, differenziando durata ed estensione delle misure di sostegno al reddito sulla base delle soglie dimensionali dell’impresa e tenendo conto delle caratteristiche settoriali, con un raffor-

zamento della rete di sicurezza contro la disoccupazione e l’inoccupazione implementando le protezioni dei lavoratori discontinui e precari”. In concreto, le principali novità della riforma sono costituite da: Ampliamento della platea dei lavoratori destinatari delle integrazioni salariali Viene ampliata la platea dei destinatari delle integrazioni salariali: la Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria (CIGO), quella Straordinaria (CIGS), i Fondi di solidarietà bilaterali e il Fondo di Integrazione Salariale (FIS) vengono estesi anche ai lavoratori a domicilio e agli apprendisti. Viene inoltre ridotta da 90 a 30 giorni l’anzianità minima di effettivo lavoro che i lavoratori devono possedere per poter beneficiare dell’integrazione. Importo dei trattamenti di integrazione salariale Per i trattamenti relativi a periodi di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa decorrenti dal 1° gennaio 2022, viene introdotto un unico massimale (per l’anno 2021, pari a € 1.199,72), annualmente rivalutato, che prescinde dalla retribuzione mensile di riferimento dei lavoratori. marzo 2022 | www.spazio50.org

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Previdenza Estensione della Cassa Integrazione Straordinaria (CIGS) Per i trattamenti di integrazione salariale relativi a periodi decorrenti dal 1° gennaio 2022, la disciplina in materia di CIGS viene estesa a tutte le imprese (oltre ai datori di lavoro del settore industriale, anche quelli operanti in tutti gli altri settori) che, nel semestre precedente, abbiano occupato mediamente più di 15 dipendenti e che operano in settori non coperti dai Fondi di solidarietà bilaterali. La CIGS potrà essere attivata per la causale di “riorganizzazione aziendale”, ricomprendendo anche i casi in cui le aziende vi ricorrano per realizzare processi di transizione, crisi aziendali e contratti di solidarietà. Introduzione dell’accordo di transizione occupazionale Al fine di garantire i posti di lavoro in caso di transizioni occupazionali, al termine dell’intervento straordinario di integrazione salariale per le causali di riorganizzazione e crisi aziendale, ai datori di lavoro che occupano più di 15 dipendenti può essere concesso un ulteriore intervento di integrazione salariale straordinaria, finalizzato al recupero occupazionale dei lavoratori a rischio esubero per un periodo massimo di 12 mesi complessivi non ulteriormente prorogabili. In questo caso, i lavoratori coinvolti devono seguire un percorso formativo e le imprese che assumono i lavoratori riceveranno un incentivo economico. Contratto di solidarietà. Viene incentivato il ricorso ai contratti di solidarietà con un aumento (si passa dal 60 all’80%) della riduzione media oraria, mentre l’aumento della percentuale di riduzione complessiva massima dell’orario di lavoro passa dal 70 all’80%. Fondi di solidarietà bilaterali È prevista la costituzione di Fondi di solidarietà bilaterali per tutti i datori di lavoro, indipendentemente dal numero di dipendenti occupati (almeno 80

1 dipendente). L’importo dell’assegno non può essere più basso della Cassa Integrazione e la sua durata varierà da un massimo di 13 settimane (per imprese fino a 5 dipendenti) ad un massimo di 26 settimane (per imprese con più di 15 dipendenti). Fondo di integrazione salariale (FIS) Dal 1° gennaio 2022, il FIS è esteso a tutti i datori di lavoro che occupano almeno 1 dipendente, non rientranti nell’ambito di applicazione della CIGO e non destinatari delle tutele garantite dai Fondi di solidarietà bilaterali. Il fondo erogherà un assegno per la durata massima di 13 o 26 settimane, a seconda che l’impresa occupi un numero di dipendenti fino a 5 o superiore. CISOA, NASpI e DIS-COLL Altre misure riguardano l’estensione della Cassa Integrazione Salariale per gli Operai Agricoli (CISOA), un allargamento dei requisiti per l’accesso alla NASpI (non è più richiesto il requisito delle 30 giornate di lavoro effettivo negli ultimi 12 mesi, ma sarà sufficiente avere almeno 13 settimane negli ultimi 4 anni; inoltre, il meccanismo di “decalage” non opererà più dal 4° mese, bensì dal 6° mese o dall’8° in caso di percettori ultracinquantenni) e la DIS-COLL (la cui durata passa da 6 mesi a 1 anno, con la garanzia di un numero di mesi di beneficio pari ai mesi di contribuzione versata e il riconoscimento della contribuzione ai fini pensionistici). Contratto di espansione La normativa sul contratto di espansione viene allargata alle imprese più piccole (che occupano almeno 50 dipendenti) e viene prorogata fino a tutto il 2023. Patti territoriali per la transizione ecologica e digitale Possono essere realizzati progetti formativi e di inserimento lavorativo nei settori della transizione ecologica e digitale, per facilitare l’inserimento dei lavoratori disoccupati, inoccupati e inattivi.

Politiche attive del lavoro Viene rafforzato il ruolo delle politiche attive del lavoro, anche grazie al piano “Garanzia di occupabilità dei lavoratori” (GOL) previsto dal PNRR, che viene esteso anche ai lavoratori autonomi titolari di Partita IVA che cessano in via definitiva la propria attività professionale, al fine di orientamento, riqualificazione e ricollocazione. Insomma, un nutrito pacchetto di misure che configurano indubbiamente un deciso ed auspicato allargamento delle tutele e della rete di garanzia dei lavoratori dalle crisi occupazionali. Tuttavia, ancora una volta, le tutele continuano a riguardare quasi esclusivamente la platea dei lavoratori dipendenti, mentre continuano ad esserne pressoché totalmente escluse intere categorie produttive come i lavoratori autonomi dei settori del Commercio e dell’Artigianato ed il mondo delle “Partite IVA” - se si fa eccezione per la copertura prevista dall’ISCRO - e dei parasubordinati, ovvero proprio molte di quelle categorie che maggiormente hanno pagato e pagheranno a caro prezzo, e senza tutele, le conseguenze della crisi economica e sanitaria che stiamo attraversando.

www.spazio50.org | marzo 2022

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Fisco

a cura di Alessandra De Feo

EMERGENZA COVID: I NUOVI RISTORI Il Governo ha stanziato ulteriori misure di sostegno per le attività più colpite dalla nuova ondata di Covid-19. Vediamo nel dettaglio chi può usufruirne

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seguito del perdurare dell’emergenza sanitaria, il Governo ha emanato il Decreto Legge n. 4/2022 (Decreto Sostegni ter). Tra le novità, i nuovi ristori per il 2022 a fondo perduto, i crediti d’imposta, l’estensione dei Fondi integrazione salariale e gli aiuti contro il caro bollette. Il testo del Decreto conferma, inoltre, la stretta alla cessione del credito per Superbonus e Bonus casa, e individua, quali beneficiari a vario titolo dei ristori 2022, molte categorie economiche. Di seguito, una sintesi di quelle principali: agenzie turistiche, tour operator, attività organizzative di feste e cerimonie, attività alberghiera, catering, bar, ristoranti, wedding planning, commercio al dettaglio, librerie, tessile e moda, discoteche, sale da ballo e attività assimilate, cinema, teatri, musei, attività e locali sportivi. È innanzitutto stanziato un “Fondo per le attività chiuse” a favore dei settori più colpiti dalla nuova ondata di Covid e dalle conseguenti restrizioni impartite dal Ministero della Salute con obbligo - per discoteche, sale da ballo ed attività assimilate di chiusura preventiva (attualmente stabilita) fino all’11.02.2022. Per tutti costoro è possibile avere accesso ad un contributo o ad eventuali crediti d’imposta, come supporto economico in vista di rinnovi o reinvestimenti sulla proprietà. 82

Il Decreto ha inoltre istituito un “Fondo per il rilancio delle attività economiche”, per un supporto economico per quanti appartengano al settore del commercio al dettaglio (ovvero i seguenti codici ATECO: 47.30, 47.43, 47.5 e 47.6, 47.71, 47.72, 47.75, 47.76, 47.77, 47.78, 47.79, 47.82, 47.89, 47.99). Le suddette imprese potranno accedere nel caso abbiano, tra gli altri, i seguenti requisiti: subìto una perdita del fatturato di almeno il 30% rispetto l’anno 2019; la quota dei profitti non abbia raggiunto nel 2019 la cifra di 2 milioni di euro; le imprese siano in possesso dei requisiti indicati dall’articolo 2, comma 2, del citato D.L. n. 4/2022. Al fine di ottenere il contributo, le imprese interessate presentano, in via telematica, un’istanza al Ministero dello Sviluppo Economico - entro i termini e con le modalità che saranno definite con un successivo provvedimento - con l’indicazione della sussistenza dei requisiti definiti dalla citata norma, comprovati attraverso apposite dichiarazioni sostitutive rese ai sensi del D.P.R. n. 445/2000. Il Decreto in esame ha previsto “Ulteriori misure di sostegno per attività particolarmente colpite dall’emergenza epidemiologica”. In tale capitolo vengono posti, innanzitutto, parchi tematici, acquari, parchi geologici e giardini zoologici con una dotazione specifica.

A seguire, per il 2022, sono stanziati 40 milioni di euro da destinare ad interventi per le imprese che svolgono, come attività prevalente, una delle attività economiche ATECO 96.09.05, 56.10, 56.21, 56.30, 93.11.2, che nell’anno 2021 hanno subìto una riduzione dei ricavi non inferiore al 40% rispetto ai ricavi del 2019. È riconosciuto per il 2021 il credito d’imposta per i canoni di locazione degli immobili ad uso non abitativo e affitto d’azienda, anche a favore delle imprese operanti nel settore del commercio dei prodotti tessili, della moda, del calzaturiero e della pelletteria, che svolgono attività identificate dai seguenti codici ATECO 2007: 47.51, 47.71, 47.72. Per il settore turistico, inoltre, viene: potenziato il Fondo Unico Nazionale Turismo, già previsto dalla Legge di Bilancio; confermato, fino al 31 marzo 2022, l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali, fino a un massimo di tre mesi, per le assunzioni a tempo determinato o con contratto di lavoro stagionale nei settori del turismo e degli stabilimenti termali; confermato il Bonus affitto per gli operatori del settore da gennaio a marzo 2022; prorogata la data di scadenza del Bonus terme al 31 marzo 2022.

www.spazio50.org | marzo 2022

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Crociera Fluviale 2022 Navigando la Saona e il Rodano Dal 2 al 9 aprile

Un itinerario straordinario nelle vallate della Saona e del Rodano, attraverso la Borgogna, la Provenza e la Camargue, dove scoprire le meraviglie di un patrimonio storico, architettonico, naturalistico ben conservato e i vigneti dei vini più famosi al mondo.

ITINERARIO 1° giorno

Arrivo a Lione

Imbarco e sistemazione in cabina.

2° giorno

Lione

Al mattino Santa Messa. Pomeriggio visita della città.

3° giorno

Mâcon

Visita all’Abbazia di Cluny (X sec.). Pomeriggio libero. Escursione facoltativa a Chalon-sur-Saone.

4° giorno

Vienne

Visita della città romana: Tempio di Augusto e Cattedrale.

5° giorno

Avignone Escursione a Pont du Gard e ad Uzès. Pomeriggio visita di Avignone.

6° giorno

Avignone Escursione ad Arles e visita dell’anfiteatro romano, la cattedrale, il centro storico. Rientro a bordo. Pomeriggio libero. Escursione facoltativa in Camargue.

7° giorno

Viviers

Escursione nell’Ardèche e visita del Castello di Grignan.

8° giorno

Lione

Arrivo e sbarco.

IMPORTANTE - L’itinerario e le escursioni possono subire variazioni per cause di forza maggiore e condizioni di navigazione.

A bordo della MN VIVA - 4 Stelle Superiore La motonave dispone di tre ponti, un luminoso ristorante, salone panoramico, area benessere, sala di lettura e negozio di bordo. Le cabine ai ponti Diamante e Rubino sono dotate di balcone e ascensore, le cabine al ponte Smeraldo sono con finestra. QUOTA INDIVIDUALE DI PARTECIPAZIONE Ponte

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Quota supplementare per i non soci: € 50 La quota comprende: Crociera di 8 giorni/7 notti in cabina della categoria prescelta • Trattamento di pensione completa a bordo (dalla cena del 1° giorno alla prima colazione dell’8° giorno) • Cocktail di benvenuto e cena di gala a bordo • Escursioni e visite guidate inserite nel programma (ingressi esclusi) • Tasse portuali • Polizza medico/bagaglio e spese Covid-19 • Polizza annullamento viaggio (fino a € 2.000) • Assistenza di personale medico e staff 50&Più. La quota non comprende: Viaggio per e da Lione • Assicurazione integrativa • Escursioni facoltative (da regolare in loco) • Trasferimenti per e da aeroporti e stazioni ferroviarie • Ingressi dove previsti • Tutte le bevande, mance, extra in genere e tutto quanto non sopra specificato. TRASPORTI in pullman GT: partenza da Milano (Stazione Centrale) per Lione A/R da definire alla chiusura delle prenotazioni. TRASPORTI in aereo: con voli A/R dalle principali città italiane: tariffe migliori disponibili al momento della prenotazione e trasferimenti dall’aeroporto al porto di Lione, da definire alla chiusura delle prenotazioni. marzo 2022 | www.spazio50.org

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DAL 29 MAGGIO AL 26 GIUGNO

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Incontri 50&Più è un evento associativo importante, è una grande festa di inizio estate dove circa 2.000 soci 50&Più si ritrovano per condividere il piacere di una vacanza al mare, dove rilassarsi in spiaggia o in piscina, divertirsi con gli amici e fare nuove conoscenze, assistere a convegni e incontri organizzati da 50&Più, agli spettacoli di qualità realizzati nell’anfiteatro del villaggio e, non ultimo, vivere nuove esperienze in serenità. In loco potrete contare sull’assistenza dello staff 50&Più e 50&Più Turismo, e del medico dedicato ai soci 50&Più per un’assistenza H24. Esperienza, organizzazione e rapporto qualità/prezzo sono il vero valore aggiunto che genera il grande successo di partecipazione a questo Evento turistico-associativo di 50&Più. Tutte le proposte saranno confermate a condizione che si possano garantire i più alti standard di sicurezza e tutela dei partecipanti, il tutto nel rispetto delle normative vigenti. Qualora i pacchetti venissero annullati, i pagamenti effettuati dai Soci 50&Più verranno debitamente rimborsati.

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In SARDEGNA presso il CALASERENA VILLAGE 4 Stelle - MARACALAGONIS/VILLASIMIUS (CA) Gli Incontri 50&Più si svolgeranno nella splendida Sardegna, terra dalle incantevoli meraviglie storiche, culturali, archeologiche e naturalistiche. L’intera costa di Villasimius, con le sue splendide calette, offre un’incredibile vista mare, insieme ai limpidi colori dell’acqua e alle lunghe spiagge di arenaria. Vi aspettiamo nella bella Sardegna! SOGGIORNO AL CALASERENA VILLAGE Un villaggio 4 stelle, posto direttamente su una delle più belle spiagge sabbiose dell’Isola, tra Cagliari e Villasimius, nel comune di Maracalagonis, a 30 km dall’aeroporto del capoluogo sardo. Il villaggio è immerso in una folta vegetazione, in un suggestivo bosco di pioppi, eucalipti e tamerici, che lo congiunge al mare. È un ottimo punto di partenza per ammirare l’architettura dei suggestivi nuraghi (a circa 80 km dal villaggio), le opere artistiche dei musei e delle pinacoteche di Cagliari (a soli 30 km), nonché la bellissima Villasimius (a 20 km) e l’isola di S. Pietro con le sue splendide calette (a 125 km). Inoltre, a 120 km, si può visitare il Parco della Giara, uno dei rari esempi di natura incontaminata in Europa. Le camere sono suddivise in palazzine di 3 piani con ascensore e in villini a due piani, dotate di tutti i comfort. L’ampia spiaggia sabbiosa e privata è attrezzata con ombrelloni, lettini e sdraio, spogliatoi e docce, bar, punto di assistenza e informazioni. A disposizione degli ospiti barche a vela e windsurf, canoe e campo da beach volley.

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QUOTA INDIVIDUALE DI SOGGIORNO (7 NOTTI/8 GIORNI)

IN CAMERA DOPPIA

IN CAMERA SINGOLA

IN CAMERA TRIPLA

Dal 29 maggio al 5 giugno

€ 545

€ 685

€ 450

Dal 5 al 12 giugno

€ 655

€ 790

€ 535

Dal 12 al 19 giugno

€ 720

€ 840

€ 575

Dal 19 al 26 giugno

€ 785

€ 890

€ 615

SOGGIORNI DI 9, 10 o 14 NOTTI SU RICHIESTA RIDUZIONI 3° e 4° letto bambino (fino a 3 anni n.c.) in camera con 2 adulti, gratuito 3° e 4° letto bambino (da 3 a 8 anni n.c.) in camera con 2 adulti, 70% 3° e 4° letto bambino (da 8 a 12 anni n.c.) in camera con 2 adulti, 50% Quota supplementare per i non soci: € 50 LE QUOTE COMPRENDONO: • Soggiorno presso il Calaserena Village (le camere saranno disponibili a partire dalle ore 16:00 del giorno di arrivo e dovranno essere liberate entro le ore 10:00 del giorno di partenza); • Trattamento di pensione completa a buffet dalla cena del giorno di arrivo al pranzo del giorno di partenza (per arrivi anticipati con il pranzo incluso i servizi terminano con la prima colazione del giorno di partenza); • Bevande ai pasti inclusi acqua minerale, vino e bibite alla spina; • Formula Extra All Inclusive al bar principale, al bar della spiaggia e al ristorante (come di fianco specificato); • Servizi balneari in spiaggia attrezzata (1 ombrellone, 1 lettino e 1 sdraio per camera); • Facchinaggio in arrivo e in partenza; • Animazione diurna e serale con spettacoli, piano bar, giochi e tornei; • Partecipazione ad attività culturali e ricreative organizzate da 50&Più; • Assistenza in loco di personale medico H24; • Assistenza in loco di personale 50&Più e 50&Più Turismo; • Assicurazione bagaglio/sanitaria/copertura Covid-19 e annullamento viaggio, UNIPOL SAI Assicurazioni. LE QUOTE NON COMPRENDONO: • Trasporti da e per il Calaserena Village (quotazioni su richiesta); • Escursioni da prenotare e pagare in loco; • Eventuale pasto extra (adulti: € 26,00 - bambini: € 15,00); • Imposta di soggiorno comunale, da regolare in loco; • Extra in genere e tutto quanto non specificato.

FORMULA EXTRA - L’All Inclusive Bluserena Oltre ai servizi della Pensione Più: al Bar, caffetteria, bibite alla spina da 20 cl, succhi di frutta, sciroppi, birra, granite, vino, prosecco, amari e liquori, aperitivi e vermouth, grappe; Happy Hour dalle 17:30 alle 19:30 con selezione di cocktail; durante i pasti una bevanda da 40 cl. (da 3 anni); due accessi a settimana, a ristorante, presso Il Gusto e BluBeach Restaurant. ESCURSIONI FACOLTATIVE (da regolare in loco) Si ritorna nella splendida Sardegna, con il mare tra i più belli del mondo e terra dalle incantevoli meraviglie storico-culturali: dall’architettura dei suggestivi nuraghi (a circa 80 km dal villaggio) alle opere artistiche dei musei e delle pinacoteche di Cagliari (a soli 30 km), dalla bellissima Villasimius (a soli 20 km) all’isola di S. Pietro con il centro storico (a 125 km).

Richiedi programma dettagliato e quotazioni definitive: - Email: info@50epiuturismo.it - Tel. 066871108/369 - Oppure presso le sedi Provinciali 50&Più ORGANIZZAZIONE TECNICA: 50&PIÙ TURISMO Srl Largo Arenula, 34 - 00186 ROMA Aut. Regionale 388/87

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Cultura

Libri

TI AMO

HANNE ØRSTAVIK PONTE ALLE GRAZIE 96 PAGINE 13 EURO

LA FORZA DI RACCONTARE L’INTOLLERABILE

Descrivere l’addio al proprio marito, ineluttabile, a causa di una malattia, è un’impresa quasi impossibile. Hanne Ørstavik ci prova - e ci riesce - superando la barriera della tristezza e del dolore di Renato Minore “Ciò che è reale è che sei ancora qui e allo stesso tempo che presto morirai”. Un uomo cui è stato diagnosticato un grave cancro e sua moglie che ne vive l’esperienza, nello smarrimento, nell’ansia, nel dolore, nella consapevolezza. Una storia dura e lancinante, piena di emozione e di passione, quella di Ti amo: come si può dire addio al proprio amore, un addio prolungato che copre lo spazio dell’intero racconto di Hanne Ørstavik. Per Jung, ciò in cui possiamo sperare nel corso del viaggio della vita è un Io abbastanza forte da poter sopportare la verità su noi stessi, sugli altri e il rapporto che ci stringe. Raccontando l’autobiografica storia coniugale e il suo epilogo fatale, la “verità” della scrittrice norvegese è nel nuovo spazio sentimentale affettivo esistenziale in cui il rapporto ora vive, si trasforma, si consuma giorno per giorno. A contatto con l’uomo che sa di dover morire e non vuole saperlo, “la tua testolina sotto il cappello di NELLA NOTTE IL CANE Fabrizio Coscia Editoriale Scientifica 154 pagine Prezzo: 13 euro

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feltro e i tuoi occhi grandi e grigi nel volto un po’ pastoso per il cortisone”. «La mia tristezza è inesprimibile - scrive Barthes alla morte della madre - e tuttavia è dicibile. Il fatto stesso che la lingua mi fornisca la parola “intollerabile” realizza immediatamente una certa tolleranza». Ørstavik evita quanto di fortemente prevedibile c’è, ci può essere, nella nostra contemporaneità anche letteraria, dove troppo spesso il dolore dà spettacolo di sé. E lo fa grazie alla sua scrittura così lucida e staffilante, netta e percussiva, da rendere “tollerante” la storia della coppia in vista della sua fine, un breviario d’amore di vera emozione. Cioè carico di una profonda interrogazione sulla fragilità, sul senso del limite che è anche la continua, incessante, spietata verifica di cosa sono i nostri sentimenti, di come ci si incontra, ci si ama, ci si perde, “ciò di cui ho bisogno è avere la forza di dirlo”.

Nella notte il cane di Fabrizio Coscia è un libro insolito e affascinante. Spaziando tra letteratura, arte, cinema e fumetto, mescola con sapienza il diario e il personal essay per raccontare la storia d’amore tra un cane e il padrone nei tempi rovinosi del Covid che ha cambiato le nostre esistenze. Il primo incontro, le passeggiate nei boschi, un rapporto che cresce attraverso i giorni e si consolida in una forma di duplice amorevole cura. Una scrittura limpida ed essenziale: «Pedro mi precede o mi segue: non coincide con la mia identità, ma la espande e la solitudine a cui siamo condannati non esiste più (io so che c’è sempre lui con me e lui sa che ci sono sempre io)». Come non ricordare Schopenhauer? «Animali: esseri coscienti che condividono con noi una enigmatica esistenza».

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Arte

Una magnifica mostra esalta la bellezza e l’incanto della rappresentazione dell’universo femminile durante il Rinascimento veneziano TIZIANO E I MAESTRI DEL ’500 DIPINGONO LE DONNE di Ersilia Rozza Esattamente dieci anni fa il Palazzo Reale di Milano ospitava una magnifica rassegna dedicata a Tiziano e alla nascita del paesaggio moderno, in cui venivano proposte una cinquantina di opere per mostrare come lo sfondo diventasse con il Vecellio perfetto riverbero delle emozioni dei personaggi, in un’unità completa del tono espressivo. Oggi, nelle stesse sale e con gli stessi altissimi protagonisti - insieme al maestro cadorino si ammirano opere di Giorgione, Tintoretto, i due Palma, Veronese, Paris Bordone, il Moretto e altri per quasi un centinaio di capolavori -, l’attenzione si sposta su Tiziano e l’immagine della donna nel Cinquecento veneziano. Nella città lagunare le donne godevano di diritti superiori a quelli loro riservati nel resto del mondo e, anche se non erano ammesse alla vita politica e finanziaria, presenziavano attivamente ai cerimoniali pubblici della Serenissima. Inevitabile perciò che, durante il ’500 nell’arte veneziana, l’immagine femminile assumesse un’importanza mai vista in precedenza. Sia nei ritratti realistici sia nelle idealizzazioni di una

bellezza tipica, sia nei panni di celebri sante ed eroine sia in quelle di personaggi mitologici oppure allegorici. Dalle atmosfere sognanti divise tra sensualità e pudore di Giorgione fino al carattere erotico evocato consapevolmente, allentando i filtri allegorici e mitologici di Palma il Vecchio, si ammirano le donne di Tiziano, dalla tenera carnalità e la sofisticata eleganza, tutte dalla forte personalità, e degli altri maestri, che sostengono decise lo sguardo dello spettatore. (In mostra anche i ritratti e gli scritti di famosi poeti contemporanei). Informazioni sulla mostra Palazzo Reale Piazza Duomo n. 12, Milano Orario: 10/19.30 (giovedì 10/22.30); chiuso il lunedì. Biglietti: € 14; ridotto € 12 (over 65, under 26, disabili, gruppi, adulti famiglie, insegnanti, militari, forze dell’ordine, convenzioni); ridotto € 6 (scolaresche, minori, famiglie, convenzioni, giornalisti); gratuito per under 6, accompagnatori portatori di handicap e di gruppi. www.palazzorealemilano.it Fino al 5 giugno

DA NON PERDERE ROMA Plautilla Bricci Una rivoluzione silenziosa. Plautilla Bricci, pittrice e architetta, è la prima esposizione dell’unico architetto donna dell’era preindustriale (romana, visse dal 1616 al 1705). Esposte tutte le sue opere note di pittrice e grafica, importanti progetti e diversi quadri di suoi contemporanei. Galleria Corsini Fino al 19 aprile

CATANZARO Aron Demetz Il grande scultore della Val Gardena evidenzia in Autarkeia II. Il richiamo della materia - come titola la sua mostra - l’adesione ai valori primigeni, una forza dirompente, la propria “autosufficienza” artistica, il confronto con i maestri antichi. Museo MARCA Fino al 31 marzo marzo 2022 | www.spazio50.org

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Cultura

Teatro

di Mila Sarti

LO SPETTACOLO NON SI FERMA E PROGRAMMA NUOVI EVENTI

Prosa, teatro di narrazione e danza al Teatro Duse. Tanta musica con Avidan, Inti Illimani, Nomadi e Sebastiano Somma in concerto. Omaggio a Morricone e Tosca «Riaprire le porte del Duse significa riaprire le porte di un luogo di cultura e di socialità che fa parte dell’identità di Bologna ed è essenziale per la crescita e il benessere di tutta la comunità». Queste le parole del presidente del CdA, Walter Mramor, in apertura di stagione, a venti mesi dal primo lockdown. Sessanta le proposte in cartellone del teatro fra prosa, concerti e danza. Tante, quasi a voler recuperare il tempo perduto… Molti quindi gli artisti che hanno ridato vita a serate che avevamo dimenticato. Notevole anche il ventaglio di rappresentazioni di questo mese. Partendo dal provocatorio titolo La Merda, testo pluripremiato di Cristian Ceresoli, che punta l’obiettivo sulla condizione umana con l’interpretazione di una straordinaria Silvia Gallerano. Quindi, la poetica ed eccentrica combinazione di Elio che canta e reci88

ta Enzo Jannacci in Ci vuole orecchio, nella coloratissima scenografia firmata Giorgio Gallione. Poi arriva Serra Yilmaz con E le nuvole sosterranno il mio peso. E ci stupirà, narratrice di uno spettacolo dove tango, poesia e teatro abbatteranno barriere condizionanti per guardare e ascoltare oltre la disabilità. Segue Alice in Wonderland, fra favola e sogno. Eros Pagni, un grande del teatro italiano, va in scena con l’Enrico IV di Pirandello, per la regia di Luca De Fusco. Dramma sulla pazzia e sul rapporto, tanto caro all’autore siciliano, fra finzione e realtà, fra il personaggio e l’uomo. Don Giovanni, l’incubo elegante è un’acuta rivisitazione psicanalitica che Michela Murgia, anche interprete, fa dell’opera mozartiana. Seguono Veronica Pivetti con Stanno sparando sulla nostra canzone, e Corrado Augias racconta Tosca.

DA NON PERDERE TERNI Al Teatro Secci con ironia e leggerezza Divertimento assicurato con Mario Perrotta e Massimo Recalcati in Dei Figli, analisi amara ed esilarante sul ruolo di questa generazione eternamente giovane. All’insegna della comicità la commedia La parrucca di Natalia Ginzburg, interpretata da Maria Amelia Monti e Roberto Turchetta. Tel. 07557542222

SPOLETO Progetti in anteprima: da Spoleto ai Leoni della Biennale Danza 2022 È attiva la biglietteria per gli spettacoli della 65° edizione di Spoleto Festival dei Due Mondi annunciati in anticipo. Dal 24 giugno al 10 luglio prenderà il via la manifestazione, di vocazione multidisciplinare e internazionale, diretta da Monique Veaute. Call Center 0743222889

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Musica

IL RITORNO DEI JETHRO TULL Lo stile è rimasto lo stesso di sempre: una miscela di rock, folk, blues e jazz, con corpose spruzzate di heavy. Il nuovo disco della band del flautista Ian Anderson, a 19 anni dal Christmas Album, si titola The Zealot Gene e presenta «canzoni basate ognuna su una forte emozione umana», con testi che usano riferimenti biblici per descrivere un mondo di esaltati e populisti e confuso dalla follia dei social.

di Raffaello Carabini

JOHN CAGE. IL SILENZIO, IL SOCIALE, LO ZEN

TOP LABEL

A trent’anni dalla morte, il compositore americano resta una delle figure più influenti del ’900, anche per la passione, per l’happening esecutivo e la commistione tra le arti

John Cage, esattamente 70 anni fa, “scrisse” una composizione cardine della musica del ’900, 4’33”. Unica indicazione tacet, nessuna nota, nessun suono. Quattro minuti e 33 secondi di silenzio, anche se sapeva che il silenzio non esiste neppure in camera anecoica, dove si ascoltano i rumori del nostro corpo: lo scorrere del sangue, il respiro... Durante la prima esecuzione, «all’inizio si poteva sentire il vento che soffiava fuori, poi le gocce di pioggia che tamburellavano sul soffitto, infine il parlottare del pubblico e il rumore che faceva chi usciva dalla sala». E ogni volta 4’33” sarebbe stata differente. Proprio come le tele completamente bianche del 1951 di Robert Rauschenberg, che l’ambiente in cui sono esposte “colora” sempre in maniera diversa,

rendendole «aeroporti di luci, ombre e particolari» (parole di Cage). Quest’anno ricorrono altri due anniversari del compositore americano, nato nel 1912 e morto trent’anni fa. Di lui, che vinse 5 milioni di lire a Lascia o raddoppia? di Mike Bongiorno come esperto di funghi, si ricordano l’utilizzo del “pianoforte preparato”, con l’introduzione di pezzi di plastica e metallo o pietre tra le corde, le piece percussive e quelle per i balletti del grande Merce Cunningham, i brani che portano il sociale in musica e utilizzano vasche da bagno, radio, pentole a vapore, cubetti di ghiaccio e quant’altro, e quelli zen, che privilegiano l’aleatorietà, l’arbitrio dei musicisti e quello dell’ I Ching. Fino ai pezzi quasi impossibili da eseguire, raffigurazione delle difficoltà del vivere contemporaneo.

L’ETICHETTA GOLDEN RULES Il suo claim è “riportare il soul alla gente”. E l’etichetta tedesca ci riesce appieno, come dimostra la raccolta antologica The Originals 1. Con 14 brani al fulmicotone, che vedono specialisti eccellenti come Gizelle Smith e i Mighty Mocambos, la Ghost Funk Orchestra e i Soul Surfers, i Brothers Nylon e i Supertights, e tutti gli altri “sparare” un sound appassionato e coinvolgente, che allinea groove funky, feeling epico e profondo, colorazioni psycho e jazzy, break decisi e momenti smooth. marzo 2022 | www.spazio50.org

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Cultura

Cinema

FILM IN USCITA DRAMMATICO

LA FIGLIA OSCURA Regia: Maggie Gyllenhaal con: Ed Harris, Alba Rohrwacher e Peter Sarsgaard

L’esperienza catartica psico-emotiva offerta dal cinema in sala si addice al tema scelto da Maggie Gyllenhaal per il suo esordio alla regia, il romanzo di Elena Ferrante La figlia oscura. Viaggio nei meandri della mente di una donna che, durante una vacanza al mare, si confronta coi ricordi e i demoni legati alla propria maternità.

MUSICAL DRAMMATICO CYRANO Regia: Joe Wright con: Peter Dinklage, Haley Bennett e Kelvin Harrison

Un caleidoscopio di emozioni filtrate dalla musica e dal romanticismo. Batte sempre il cuore nel sentire con quanto ardore Christian declama a Roxanne le frasi d’amore dettate dall’amico Cyrano, anch’egli innamorato della fanciulla ma che non osa farsi avanti perché non si sente degno di tanta bellezza. 90

di Alessandra Miccinesi

IL RITRATTO DEL DUCA

Una storia vera piena d’ispirazione per un film sospeso tra registro drammatico e commedia casalinga. La interpretano i premi Oscar Helen Mirren e Jim Broadbent. Dirige Roger Michell Un uomo della working class che ha il coraggio di sfidare i potenti a viso aperto. È il canovaccio della nuova commedia del regista di Nottingh Hill, Roger Michell, presentata alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2020. Il film di stampo british ha per protagonisti i premi Oscar Helen Mirren e Jim Broadbent, semplicemente meravigliosi e nella parte. Lui interpreta il ruolo del tassista 60enne Kempton Bunton, che nel 1961, dopo il suo licenziamento e dopo aver raccontato mucchi di bugie a sua moglie perché sempre a corto di quattrini, decide di sottrarre per protesta dalla National Gallery di Londra il ritratto del Duca di Wellington, realizzato da Francisco Goya. Dopo il sensazionale furto - tra l’altro l’unico realizzato nella presti-

giosa galleria londinese -, il tassista invia al Governo una bizzarra richiesta di riscatto, dicendo che farà ritrovare il prestigioso dipinto ad una sola condizione: che la politica si impegni di più nel sostenere gli anziani nel sociale e nell’assistenza. La verità su questa vicenda, poco nota al grande pubblico e venuta alla luce solo mezzo secolo più tardi, è meno intrecciata di quanto mister Bunton - un Robin Hood dai capelli grigi, capace di farsi arrestare per protesta contro il canone tv - abbia fatto credere all’epoca, inventando il suo castello di bugie solo per alzare la voce di fronte ai poteri forti e provare a salvare il suo matrimonio. Regia: Roger Michell Genere: Commedia drammatica

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Concorso internazionale di cortometraggi

Edizione 2022

Partecipa al Concorso internazionale di cortometraggi Corti di Lunga Vita promosso dall’Associazione 50&Più. Il Concorso è aperto a tutti senza vincoli di nazionalità, età o professione. Iscriviti e invia la tua opera entro il 1° aprile 2022.

ABBRACCIAMI! Puoi consultare il bando completo sul sito www.spazio50.org/corti-di-lunga-vita


Vivere in armonia

seguendo le stagioni

LA NATURA SI RISVEGLIA «Giova per tempo abituarci alle fatiche, ai disagi, alle intemperie ed ai capricci delle stagioni». Almanacco Barbanera 1885 a cura di:

MARZO Finalmente l’inverno cede il passo alla tanto attesa primavera. Inizia la stagione che celebra il ritorno alla vita, il trionfo della natura che in tutto il suo splendore si risveglia. Le giornate si allungano, il clima a poco a poco si fa più mite, nell’aria si diffonde un caleidoscopio di profumi e di colori, rinnovando il desiderio di recuperare la sintonia e il contatto più diretto con la natura. Anche l’umore si fa più lieve, vibrante di sensazioni, in sintonia con il miracolo della vita che ancora una volta, come ogni anno, torna a ripetersi, ma senza smettere mai di incantarci. L’Equinozio saluta la nuova stagione, la natura comincia a correre veloce e tutto riprende il suo ritmo. Profumata e luminosa, la primavera dipinge paesaggi e stati d’animo di nuovi colori. Torna il desiderio di fare salutari passeggiate nel verde, c’è tanta voglia di rinnovare la casa, di abbellire balconi e giardini di nuovi profumi e colori. I meli e i peri hanno già ricevuto la fioritura rosea e bianca, e tremando la innalzano nell’azzurro. 92

IL PORRO (ALLIUM PORRUM) Costituito per più del 90% d’acqua, è affatto calorico. Dona vitamine e ferro, ed è diuretico per l’alto contenuto di potassio e basso di sodio. Sembra sia efficace contro le punture delle api: si taglia a metà e si strofina. Il porro cresce bene nei climi temperati, ama le posizioni soleggiate ma sa resistere anche al freddo. Preferisce terreni - o terricci se si coltiva in vaso - leggeri, ricchi di sostanza organica e senza ristagni d’acqua. I vasi devono essere profondi per favorire lo sviluppo sotterraneo della pianta. Il proverbio Poni i porri, secca il fieno, e qualcosa al fin avremo. La semina Si fa in semenzaio, con la Luna calante, in vari momenti dell’anno, ma in genere a partire da marzo, oppure direttamente in vaso fino a luglio, interrando appena il seme. Le piantine del semenzaio si trapiantano sempre con la Luna calante, quando hanno raggiunto almeno 15 cm, spuntando le radici a 1 cm. Raccolta e conservazione Per il consumo fresco si raccolgono in Luna crescente, a 3 mesi dal trapianto - maggio - o in qualsiasi stadio della crescita. Se le semine sono scalari varie e successive, si avranno porri tutto l’anno. In ambiente fresco, con il 90-95% di umidità, si conserva per 1-3 mesi. In frigorifero per 2 settimane.

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BUONO A SAPERSI! Acquisti elettronici “green” La Comunità Europea promuove il riciclo delle apparecchiature elettriche ed elettroniche, materiali preziosi che meritano nuova vita. Come cittadini abbiamo il dovere di smaltire tali rifiuti nelle apposite “riciclerie”, ma dovremmo soprattutto acquistarne meno. I telefoni e i computer vecchi, infatti, vengono rigenerati, ricondizionati e resi perfettamente funzionanti; costano, in generale, il 40% in meno di quelli nuovi e vengono venduti certificati e garantiti.

NEL CESTINO DEL MESE

ORTAGGI: aglio fresco, agretti, asparagi, carciofi, carote, cavolfiori, cavolini di Bruxelles, cavolo broccolo, cavolo cappuccio, cavolo verza, cicorie, cime di rapa, cipolle, finocchi, indivie, lattughe, patate novelle, porri, radicchio di Verona, rape, ravanelli, sedano, spinaci e valerianella.

FRUTTA: arance, bergamotti, limoni, mandarini, mele, pere Conference e pompelmi.

AROMI: prezzemolo, rosmarino e salvia.

NELL’ORTO, NEL GIARDINO, SUL BALCONE Con l’arrivo della primavera, anche l’orto - oltre al giardino - torna a chiedere nuove e più assidue attenzioni. Ecco allora la Luna crescente che ci chiede di seminare in semenzaio cetrioli, melanzane, peperoni, peperoncini, pomodoro, meloni e timo. In piena terra mettere invece il lattughino da taglio e le fave. Senza dimenticare di trapiantare le aromatiche, ma anche l’asparago bianco e verde, le carote nelle varietà tardive, i piselli, e di raccogliere la valerianella. Anche preparare alla bella stagione il giardino è attività di questo mese. È tempo allora di seminare in coltura protetta, i ciclamini. All’aperto, invece, ci attende la semina delle specie annuali, tra cui calendula, papavero e iberide. Piantare i bulbi a fioritura estiva-autunnale, ad esempio, le amarillis. Iniziare la semina dei tappeti erbosi. Si torna nell’orto con la Luna calante per seminare in semenzaio basilico, lattuga, maggiorana e sedano. All’aperto, cavolo cappuccio primaverile ed estivo, bietola da orto, ravanelli e rape. Trapiantare la cipolla. E in giardino? Terminare in fase calante le potature degli alberi e degli arbusti spoglianti. Infine, preparare il terreno per la messa a dimora di nuove piantine e rinvasare le piante da interno, le fucsie e le ortensie.

COLTIVARE CON LA LUNA

LE NOSTRE AMICHE IN VASO È tempo di rinvigorire le piante d’appartamento giunte provate alla fine dell’inverno. L’aria secca “respirata” in casa ne indebolisce infatti radici e fogliame. Rimuoviamo allora delicatamente lo strato superficiale del terriccio aggiungendone di nuovo e trattiamole con un concime liquido naturale. Se necessario, rinvasiamole estraendo delicatamente la zolla, eliminando le radici deteriorate per poi trasferirle in un vaso leggermente più grande con terriccio nuovo che dovrà essere ben compresso per evitare vuoti d’aria.

SE HAI ½ GIORNATA

IL SOLE Il 1° sorge alle 06.35 e tramonta alle 17.50. L’11 sorge alle 06.19 e tramonta alle 18.02. Il 21 sorge alle 06.02 e tramonta alle 18.13. Le giornate si allungano. Il 1° marzo si hanno 11 ore e 15 minuti di luce solare e il 31 se ne hanno 12 e 39 minuti. Si guadagnano 1 ora e 10 minuti di luce solare. LA LUNA Il 1° sorge alle 06.18 e tramonta alle 16.19. L’11 tramonta alle 02.16 e sorge alle 11.04. Il 21 tramonta alle 07.43 e sorge alle 22.05. Luna crescente dal 3 al 17. Luna calante dal 19 al 31. Luna Nuova il 2, Luna Piena il 18. marzo 2022 | www.spazio50.org

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Giochi

Stuzzica Cervello

di Lionello e Favolino

di Enrico Diglio

TEST 1 Osservate attentamente i cinque seguenti gruppi di figure e i numeri ad essi associati, dite quale numero sostituisce il punto interrogativo nell’ultimo gruppo, utilizzando un criterio logico da determinare. 55

43

1

0

9

37

REBUS Lionello 7 10 6...

?

TEST 2 Osservate attentamente i sottostanti quattro gruppi di figure e i numeri ad essi associati, dite quale numero va sostituito al punto interrogativo nell’ultimo gruppo di figure, secondo un criterio logico da determinare. 11

12

23

?

REBUS Lionello ...2 7 2 7

SCIARADA (1’3 + 1’4 = 9) » PETTEGOLEZZI La dicon stupidina, ma è per gioco e non bisogna darne molto peso; ma in quell’ambiente vano un po’ stretti ci stavamo. CAMBIO D’INIZIALE (6) » L’ULTIMA TELENOVELA Una storia fantastica, che spesso - fra tanti fatti - ha pur la sua morale; - se ben preparata - lo confesso, soddisfa ogni appetito naturale. INDOVINELLI Favolino

TEST 3 Leggete attentamente il seguente brano e andate a pagina 96. Nel caratteristico ristorante “da Alfredo”, al centro del piccolo e ridente paese di Geranio, si possono gustare le note prelibatezze della cucina dell’alta Valle Verdolina. Molto apprezzati sono gli antipasti della Zia Rosina, le lasagne e i tortelloni della Sora Peppa, i secondi come il brasato alla geraniese e il salmone rosa, pescato nelle incontaminate acque del fiume Argentone che attraversa il paese, cotto al forno con verdure, erbe aromatiche e formaggi della valle e, infine, i raffinatissimi dolci, dal millefoglie dello Zio Alfredo, proprietario del locale, alla crostata con la marmellata ai frutti di bosco colti nei dintorni del paese, circondati dalle alte vette del Monte Nivaio.

Soluzioni a pagina 96 94

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bacheca a cura della Redazione

Modalità di invio Telefonare al 3533700656.

Relazioni personali

68enne di Lecce, sola dopo la morte dei miei genitori. Sono romantica, mi piace fare lunghe passeggiate nella natura e ho un gattino che mi tiene compagnia. Vorrei trovare una persona seria che vive dalle mie parti, per amicizia poi, chissà, per un rapporto più serio. Solo persone serie. Telefonare al 3277379546. 68 anni portati discretamente, alta 1.67, affettuosa, credente ed economicamente indipendente. Sono di Avellino e cerco un uomo con stessi requisiti, per restare insieme il resto della vita. Solo persone serie e no perditempo. Rispondere a Fermo Poste Centrali di Avellino, Carta Identità CA99688KK. Alto, coltivatore diretto conoscerebbe signora di cultura, italiana, seconda o terza età, disponibile a creare un nucleo familiare a scopo matrimonio o convivenza. Zona astigiano. Telefonare al 3382528203. 74enne divorziato, di Milano, riservato, amante di viaggi e lettura, conoscerebbe signora sensibile, realmente interessata a seria relazione e convivenza. Telefonare al 335467785 (anche sms).

Relazioni | Lavoro | Collezionismo | Affitto | Vendo | Occasioni Queste pagine sono dedicate a chi cerca un’amicizia, a chi vuole affittare, comprare o vendere immobili. Qui potete assicurarvi un impiego o acquistare oggetti rari e curiosi

Le inserzioni possono essere indirizzate a mezzo posta a: 50&Più, Via del Melangolo, 26 00186 Roma, oppure tramite posta elettronica all’indirizzo: redazione@50epiu.it. Vengono accettate solo se firmate in modo leggibile e corredate della fotocopia del documento d’identità del firmatario, fermo restando il diritto all’anonimato per chi ne faccia richiesta.

67enne, libera da impegni famigliari, vivo da sola in provincia di Pistoia. Non fumo, non guido, amo il mare e la mia passione sono i viaggi culturali. Cerco un uomo patentato, per innamorarmi. Telefonare al 3477892708. Vorrei conoscere un uomo 65-70enne, che abiti a Firenze o poco lontano, gioioso, ottimista, piacente e che, come me, abbia tanta voglia di vivere e viaggiare. Amo la natura, ballare e vorrei visitare Napoli, conoscerla e ascoltare canzoni napoletane. Sono francese, dicono carina, e non voglio invecchiare da sola. No perditempo. Telefonare al 3341963777. 68enne di Sassari, gentiluomo vecchia maniera, dinamico, brizzolato, di aspetto molto giovanile, non fumatore, conoscerebbe gentildonna di età adeguata per un’interessante amicizia. Telefonare o sms al 3288452658. 70enne desidera conoscere signora libera, per presente e futuro, indicativamente 65enne, giovanile e sportiva, che ami la cultura, la natura e camminare. Lombardia e zone collinari, montane o lacustri con disponibilità reciproca a trasferirsi. Telefonare ore serali al 3343475118.

Occasioni Vendo due capi di abbigliamento: un giubbotto da bambino con cappuccio, Original Marines, color pesca, misura 10 anni, euro 30; un paio di mocassini, numero 37, mai usati, euro 30. Telefonare al 3779652710 (dopo le 15,00). Vendo 18 pubblicazioni de “I dossier Mondadori” Anni ’70, una raccolta che tratta i pro e i contro di alcuni personaggi del ’900. Il prezzo di ciascun volume è di 15 euro cadauno, ma li vendo possibilmente in blocco. Telefonare al 3479034898.

Lavoro Operatore informatico cerca lavoro in qualsiasi settore. Zona Siracusa e provincia. Telefonare al 3283217501.

Proposte Signora vedova desidera conoscere, per sola amicizia, persona residente a Napoli. Chiedo serietà, e che sia laureato, allegro, non fumatore, libero da impegni familiari e di 70 anni al massimo. Astenersi perditempo. Telefonare al 3294198887.

TUTTE LE INSERZIONI SONO PUBBLICATE GRATUITAMENTE E NON DEVONO SUPERARE LE 50 PAROLE LA REDAZIONE NON RISPONDE DEL CONTENUTO DELL’INSERZIONE. L’art. 6, comma 8, del D.L. 4/6/2013 n. 63, convertito nella L. 3/8/2013 n. 90, ha imposto di riportare negli annunci di vendita o di locazione di immobili, l’indice di prestazione energetica dell’involucro edilizio globale o dell’unità immobiliare e la classe energetica corrispondente. Lo stesso D.L. ha previsto, inoltre (art. 12), che in caso di violazione di tale obbligo, il responsabile dell’annuncio è punito con una sanzione amministrativa non inferiore a 500 euro e non superiore a 3.000 euro. A tal proposito, evidenziamo che per la pubblicazione accetteremo solo annunci che riportino anche quanto previsto dal suddetto art. 6, comma 8. marzo 2022 | www.spazio50.org

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16/02/22 16:27


Soluzioni giochi REBUS

(7 10 6...) DOV remo; CO M batte: RE àncora = dovremo combattere ancora...

(...2 7 2 7) L A scie; NZ ACI; SAL vera = ...la scienza ci salverà

GIOCHI IN VERSI SCIARADA (1’3 + 1’4 = 9) Pettegolezzi = l’Oca + l’Etto = Localetto CAMBIO d’INIZIALE (6) L’ultima telenovela = Favola - Tavola

Stuzzica cervello TEST 1 - Il numero che sostituisce il punto interrogativo è 52. Esso, infatti, permette di rispettare il criterio logico valido per gli altri quattro gruppi di figure: il numero è composto da due cifre, la prima da sinistra è data dal numero dei lati della figura esterna (più grande) aumentato o diminuito di un’unità a seconda che il colore della figura sia rispettivamente verde o rosso; la seconda cifra è data dal numero dei lati della figura interna (più piccola) aumentato o diminuito di un’unità a seconda che il colore della figura sia rispettivamente verde o rosso. Quindi, nel caso della quinta coppia di figure si ha esternamente una figura rossa a sei lati (quindi la prima cifra del numero è 5) e internamente una figura rossa a tre lati (quindi la seconda cifra del numero è 2). TEST 2 - Il numero che sostituisce il punto interrogativo è 30. Esso, infatti, permette di rispettare il criterio logico valido per gli altri tre gruppi di figure: la prima cifra del numero è dato dal numero di figure blu che si trovano sul bordo della figura più grande di colore rosso, mentre la seconda cifra del numero è data dal numero di figure di colore blu interne alla figura di colore rosso. Quindi, nel caso del quarto gruppo di figure si hanno tre figure blu che si trovano sul bordo della figura rossa (quindi la prima cifra è 3) e nessuna figura blu interna alla figura rossa (quindi la seconda cifra del numero è 0) TEST 3 - Qual è il nome del fiume dove viene pescato il salmone rosa cotto al forno nel ristorante “da Alfredo” che si trova al centro del borgo di Geranio?

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16/02/22 17:22


BAZAR

a cura del Centro Studi 50&Più

PREVIDENZA UN ASSISTENTE VIRTUALE PER LA NASPI Con il nuovo anno l’Inps ha attivato una novità utile soprattutto a chi deve inoltrare richiesta di indennità di disoccupazione Naspi. Si tratta di un sistema di assistenza virtuale che consente persino l’accesso anche a chi non è dotato di SPID, semplificando ulteriormente le cose. L’assistente consiste in una chat che funziona proprio come quella che c’era precedentemente. Se l’utente ha dei dubbi, infatti, può porre le sue domande in chat, sarà poi l’intelligenza artificiale a fornire la risposte necessarie a chiarire il quadro per la procedura di richiesta. www.inps.it

SALUTE UN ROBOT CONTRO IL PARKINSON Un robot che, attraverso la danza irlandese, migliora la condizione fisica e cognitiva di chi soffre di Parkinson: è il progetto Si-Robotics. Grazie ad una piattaforma di intelligenza artificiale e a dei sensori di rilevamento dei parametri vitali e cognitivi, il robot raccoglie i dati di chi pratica il percorso, permettendo di adattare l’esercizio alle esigenze del singolo e di monitorare l’avanzamento della rieducazione. Al ritmo della danza il paziente modifica movimenti complessi, ottenendo miglioramenti nei sintomi motori della malattia. www.exprivia.it

Questo spazio offre informazioni, curiosità, notizie utili. Come ogni bazar, sarà luogo d’incontro e di scambio. Potete quindi inviarci le vostre segnalazioni e quesiti a: centrostudi@50epiu.it

ASSISTENTI VOCALI CONTRO LA SOLITUDINE Gli assistenti vocali possono anche diventare validi alleati dei più anziani. Lo dimostra la ricerca Voice4Health che ha messo in luce quanto, soprattutto per loro, questi dispositivi possano incrementare lo stato di benessere riducendo lo stress psicologico. L’indagine è stata realizzata su 60 uomini e donne tra i 65 e gli 80 anni, con il supporto dell’Università Cattolica. Dopo la sperimentazione, il 62% degli intervistati ha dichiarato di sentirsi meno solo e il 98% ha parlato di una maggior volontà di comunicare con gli altri grazie alle nuove tecnologie.

LIBRI LA PENULTIMA ILLUSIONE di Ginevra Bompiani, Feltrinelli 2022, 324 pagine Ginevra Bompiani ha attraversato il ’900 al trotto e il 2000 al passo, due andature che scandiscono un presente e un passato che si confrontano a vicenda. La incontriamo nelle prime pagine di questo libro insieme a N., un’adolescente somala di cui è tutrice legale. L’opera diventa quindi un mémoir affascinante in cui si intrecciano due donne, due età, due mondi e la medesima voglia di vivere. Nella luce di questo incontro, Ginevra Bompiani fa rivivere una vita impulsiva e divergente, sempre sostenuta dalla “penultima illusione” che attraversa la storia culturale e politica italiana ed europea.

SALUTE QUANTO CALCIO IN TERZA ETÀ? Quanto è importante il calcio, specie nelle donne over 50 e 60, e quanto può aiutare a ridurre il consumo di carne? Un team internazionale di ricercatori ha condotto uno studio sugli effetti dei latticini nella popolazione senior, proprio su un campione di oltre 7mila persone, il 68% delle quali donna. Risultato: specie nella terza età non deve mai venire meno una quantità minima di calcio, ovvero 1 grammo almeno, ma anche 1,2 grammi. Per arrivare a questo apporto, soprattutto negli anziani, sono sufficienti quantità non eccessive di formaggio, in particolare stagionato.

FISCO BARRIERE ARCHITETTONICHE Secondo l’ultima Legge di Bilancio è ora possibile detrarre al 75% gli interventi di abbattimento delle barriere architettoniche in ambito residenziale. Devono ovviamente riguardare edifici esistenti e possono comprendere - fra le tante altre cose - la sostituzione di finiture, il rifacimento o l’adeguamento di impianti tecnologici, il rifacimento di scale ed ascensori, nonché l’inserimento di rampe interne ed esterne agli edifici e di servoscala o piattaforme elevatrici. La detrazione spetterà per le spese sostenute dal 1° gennaio al 31 dicembre 2022.

marzo 2022 | www.spazio50.org

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16/02/22 16:29


Lettere al direttore

Risponde Giovanna Vecchiotti Direttore responsabile 50&Più

ALLE RADICI DELLA POSITIVITÀ Pensare positivo, eliminare il cinismo e l’egoismo, pigiare sul pedale della cooperazione: solo attraverso l’altruismo e la collaborazione si potrà costruire un mondo migliore Gentile Direttore, è una bella lettera quella di Giovanni Soldati, sul numero di gennaio. Dal mio piccolo osservatorio (una scuola di musica) posso testimoniare che sì, i ragazzi ci sono, quando c’è bisogno di loro, del loro altruismo, del coraggio, di quello “spirito donchisciottesco” (meravigliosa espressione adottata dall’autore della lettera) che sembra ormai essersi perso, invece, negli adulti. Ma è proprio così? Voglio dire: davvero dobbiamo pensare che il cinismo e il pessimismo abbiano contagiato in tale misura la società da aver raggiunto un punto di non ritorno? Io non lo credo: sappiamo, ormai, che le cattive notizie, quelle che ti colpiscono “alla pancia” fanno vendere di più, e ci fanno credere che non ci sia più niente da fare. Ma c’è chi, appunto, non si vende a questo sistema di pensiero ed è importante apprezzare chi, andando controcorrente, pian pianino, sottovoce, sta facendo emergere un nuovo, antico modo di pensare, e cioè che è la collaborazione fra gli individui che ha fatto sì che il mondo progredisse, non la sopraffazione, non la legge del più forte. E arrivo all’articolo di Gianrico e Giorgia Carofiglio, sempre sul numero di gennaio: le foreste, con il mutuo soccorso e l’interscambio delle informazioni, attraverso le radici e non solo, sono una dimostrazione pratica (reale), affascinante e - aggiungerei - consolatoria di quello che è sotto i nostri occhi, se solo vogliamo vederlo: è con la collaborazione di tutti, nessuno escluso, che il mondo può salvarsi. Concludo con un grazie per questo articolo e per quella goccia di ottimismo in quello che sembra un mare di negatività. A volte mi sembra

che i negativisti di professione stiano semplicemente alla finestra ad aspettare la catastrofe per poi poter dire: “Ecco, io l’avevo detto”. E se invece cooperassimo, tutti, nel nostro piccolo, come un piccolo filamento della più piccola radice di un albero? A questo punto non so come fare: ho proprio voglia di dirlo, però, che la Rivista mi piace un mondo, che mi piacciono tutte le attività che organizzate, che mi sono iscritta a diversi webinar, che le proposte culturali sono straordinarie (almeno per me). Devo dirlo, e non per cortesia o perché “si fa così”, ma per paura che possiate cambiare: quando si trova un amico si ha paura di perderlo, ecco cos’è. Patrizia D’Amico Una lettera molto lunga, la sua signora Patrizia, che pubblico (quasi) integralmente perché il suo è un bel messaggio che richiama all’ottimismo, alla cooperazione, all’altruismo. Scriveva Emily Dickinson: «Se io potrò impedire a un cuore di spezzarsi/non avrò vissuto invano./ Se allevierò il dolore/di una vita/ o guarirò una pena/ o aiuterò un pettirosso caduto/ a rientrare nel nido/ non avrò vissuto invano. Ecco, iniziamo con pochi, semplici gesti, e tutto il resto verrà da sé. Un’ultima considerazione: nella vita niente resta immobile, e così noi di 50&Più non resteremo uguali a noi stessi. Perché la nostra intenzione è quella di migliorare ogni giorno di più. Glielo prometto.

PARLIAMONE... Chi volesse scrivere a Giovanna Vecchiotti può farlo: per posta - C/O Redazione 50&Più Via del Melangolo, 26 - (RM) per fax - 066872597 per email - g.vecchiotti@50epiu.it 98

www.spazio50.org | marzo 2022

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16/02/22 17:40


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Hai problemi di memoria?

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Ho ritrovato fiducia in me stessa

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uando sei di fretta perdi di vista l’essenziale e arrivi a dimenticarti persino i nomi delle persone. Migliaia di persone sono affette da perdita di memoria legata all’età, ma oggi esistono le compresse naturali Clear Brain™ che ti aiutano a mantenere una buona funzione celebrale.

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Noci e cervello La noce ha un aspetto che ricorda il cervello umano e contiene molti nutrienti essenziali per il corretto funzionamento di questo organo. Diversi studi scientifici hanno dimostrato che il consumo di noci favorisce una buona memoria grazie a una doppia azione di protezione antiossidante e al miglioramento della circolazione sanguigna nel cervello.

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*JOURNAL OF MEDICINAL FOOD - J Med Food 14 (4) 2011, 334–343

Ruth si sta godendo il suo pensionamento. “Sono sempre riuscita a mantenere il controllo, ma un giorno ho notato che non avevo più le idee chiare. È diventato difficile affrontare la quotidianità. Non ricordavo più dove stavo mettendo le mie cose e stavo perdendo fiducia in me stessa. Ora prendo le compresse di Clear Brain™ ogni giorno”. Posso godere della compagnia dei miei amici “È molto importante per me mantenermi attiva, affrontare i problemi quotidiani, divertirmi con i miei nipoti, prendermi cura del mio giardino e giocare a carte con i miei vicini. Voglio rimanere attiva senza perdere il controllo o sentimi confusa o stanca. Non sono il tipo di persona che sta seduta tutto il giorno a guardare la TV; voglio uscire e godermi la mia famiglia e i miei amici”. - Ruth

Il percorso della vitalità

12/07/2021 12:17:39



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