Dimensione Pulito - Speciale Servizi Ambientali -Marzo 2023

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Servizi Ambientali

BLATTE

Cambiamenti climatici e gigantismo

PROCESSIONARIA

Tecniche di controllo degli adulti

PICCIONI

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SOMMARIO 6 BLATTE Cambiamenti climatici e gigantismo PROCESSIONARIA Tecniche di controllo degli adulti PICCIONI Riflessioni sui piani di controllo BIOCIDI Alternative per la gestione dei roditori Ogni giorno tecnici delle imprese di tu o mondo utilizzano gel MAXFORCE per proteggere loro clienti residenziali, commerciali e industriali dai danni portati da infestanti come scarafaggi, formiche pesciolini d’argento. MAXFORCE PLATIN e MAXFORCE QUANTUM sono prodo certi cati HACCP. MAXFORCE, il leader dei gel inse icidi professionali. Envu, logo Envu Maxforce sono marchi registrati titolarità Environmental Science U.S. LLC. una delle sue consociate. Dove c’è un disinfestatore UN PERCORSO FORMATIVO PER IL RISPETTO DELL’AMBIENTE Servizi Ambientali SUPPLEMENTO A DIMENSIONE PULITO MARZO 2023 SELONTRA® UN MARCHIO REGISTR TO BAS TUTTI DIRITTI RISE UTILIZZA BIOCIDI SICUREZZA. LEGGI SEMPRE L'ETICHET PRIMA UTILIZZARE PRODOTTO. Passa a Selontra® La tecnologia speed baiting • Fino a 3 volte più veloce dei odenticidi anticoagulanti E fetto stop feeding • Minor consumo di esche Mino e contaminazione degli alimenti • Non persiste nell'ambiente e non ha e fetto di bioaccumulo Rompe ciclo delle esistenze • Diversa modalità di azione Autorizzato per un uso continuativo (segui le raccomandazioni in etichetta). ww w .train i ng selontra co m e il tuo certificato digitale necessario completa e tuo primo acquisto, visita: Programma gratuito di formazione e certi cazione online
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ANNO 32 - Supplemento a Dimensione Pulito 2 - marzo 2023
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Clinica Medica vs Clinica Ambientale

Premesso che l’intenzione era quella di trovare dei parallelismi fra la clinica medica e quella ambientale. Ma come vorrebbe il metodo scientifico cominciamo dalle definizioni. Cos’è la clinica medica? Fra le numerose definizione mi sembra di rara chiarezza quella che la definisce “l’insegnamento e l’applicazione della diagnostica e della terapia al letto del malato” con l’implicito scopo di raggiungere la guarigione del paziente. Per coerenza dovrei definire cosa intendo per diagnostica ovvero il complesso di dottrine e tecniche, manuali, strumentali e di laboratorio, relative alla formulazione di una diagnosi intendendo per diagnosi, nell’ambito della medicina, la determinazione della natura e/o della sede di una malattia in base alla valutazione dei sintomi. Il discorso potrebbe andare avanti definizione per definizione, ma credo non

sia opportuno. Ora però ce la dobbiamo vedere con il termine “guarigione” che potrebbe sembrare semplice e intuitivo, ma è vero fino a un certo punto perché implica sì l’eliminazione della malattia, ma comporta anche l’indagare i motivi che l’hanno provocata, la sua guarigione ma implicitamente anche l’eliminazione delle cause e l’impedire che la malattia si riproponga. A questo punto il parallelismo fra clinica medica e clinica ambientale è lapalissiano. E la lotta ai parassiti ambientali diventa una pratica sovrapponibile a pieno titolo con gli aspetti clinici di una malattia umana che abbia come causa un parassita.

Se ciò ha un fondo di verità e nulla, a parer mio, ci può indurre a non ritenerlo vero assistiamo a uno strano fenomeno a fronte di una recrudescenza degli attacchi al territorio e alla filiera alimentare da parte di artropodi ed en-

tità microbiche si riscontra una volontà legislativa che invece di aumentare i mezzi terapeutici sia pure con metodiche applicative sempre più mirate, si limita a ridurre il patrimonio terapeutico a disposizione degli addetti all’ars disinfestandi. C’è da sottolineare che meritoriamente le ditte del settore si sono fatte carico di ampliare la loro missione aziendale aggiungendo nel loro listino l'insegnamento teorico-pratico del corretto uso dei loro prodotti. Confesso che mai mi sono trovato a osservare un fenomeno complesso come quello a cui sto assistendo in questo periodo dove si intersecano e si contrappongono contrastanti scuole di pensiero. Il che ha sicuramente degli aspetti positivi, ma non dimentichiamoci la grande conquista intellettuale del metodo scientifico che richiede che ogni affermazione sia descritta con rigore e con rigore

6 DIMENSIONE PULITO | 02/2023 DISINFESTASTORIE
Quando la lotta ai parassiti ambientali diventa una pratica sovrapponibile a pieno titolo con gli aspetti clinici di una malattia umana che abbia come causa un parassita
cura

sia ripetibile ottenendo i risultati descritti. Sottolineo “ottenendo i risultati descritti” che, nel nostro caso, sono i protocolli operativi calati nei singoli contratti con finalità terapeutiche. Questo disinfestatorie non vuole che porre l’attenzione sul fatto che se le motivazioni per certi divieti fossero poste alla navigazione marittima e aerea risolveremmo buona parte del traffico delle entità infestanti aliene. Certo rischieremmo la paralisi dell’at-

tuale civiltà, ma in fondo è questione di scegliere fra quello che è possibile e quello che ci piacerebbe che fosse. Sia come sia, per non fraintendere quanto esposto come un inno ai trattamenti classici sottolineo, ad esempio che non interagire negativamente sulla vita delle api è un obiettivo da non dimenticare mai! E parimenti ogni nostra azione deve essere il più rispettosa, a tutto tondo, nei confronti dell’ambiente in cui operiamo.

Il metodo scientifico è la modalità con cui la scienza procede per raggiungere una conoscenza della realtà affidabile e verificabile.

(Wikipedia) Soprattutto verificabile. È opinione condivisa dai più che il padre del metodo scientifico sia Galileo Galilei (15641642), ed è fondato sull'esperimento, perciò viene detto anche metodo sperimentale. La qual cosa getta un ponte che unisce il metodo scientifico con le applicazioni tecnologiche ambito in cui ci muoviamo noi che, a vario titolo, ci occupiamo di disinfestazioni.

7 DIMENSIONE PULITO | 02/2023
“Se l’ape scomparisse dalla faccia della Terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”

“Free”: la nuova famiglia di insetticidi Bleu Line, tra uso sostenibile e nuove applicazioni

Se i marchi Permex 22 E®, Cipex e PiretroxTM sono ormai noti ai professionisti della disinfestazione, in Italia e non solo, rappresentando dei veri e propri punti di riferimento, le nuove proposte di Bleu Line confermano la volontà di continuare a muoversi lungo un percorso di innovazione e di sviluppo della propria offerta di insetticidi, per promuovere ed incoraggiare l’uso sostenibile degli insetticidi adulticidi. Un accurato e approfondito impegno di ricerca, sviluppo e di test ha portato al concepimento di PiretroxTM Free, Permex 22 E® Free e di Cipex Free.

La nuova famiglia di prodotti “Free” sviluppa alcuni concetti chiave: si tratta di prodotti concentrati in microemulsione acquosa, con profili tossicologici favorevoli (per es. assenza di pittogrammi e di frasi H particolarmente impattanti sulla salute umana), applicazioni “speciali” riportate in etichetta e presenza di sostanze attive di particolare interesse.

PiretroxTM Free è un insetticida liquido concentrato con azione abbattente a base di Chrysanthemum cinerariaefolium (piretro puro 3 %). La sua formulazione senza solventi non vede l’impiego del PBO. La sua

formulazione lo rende, pertanto, idoneo all’impiego in ambienti domestici, civili, industriali, rurali e agricoli, con particolare riferimento alle industrie alimentari di svariata tipologia, inclusi i locali destinati allo stoccaggio e alla lavorazione dei prodotti biologici.

È applicabile (a titolo non esaustivo) in ospedali, scuole, locali di lavorazione delle sigarette e stoccaggio del tabacco e dei tessuti, mezzi di trasporto.

PiretroxTM Free vede tra i suoi target di riferimento Plodia interpunctella e Lasioderma serricorne,nonché le zanzare comuni e la zanzara tigre. Per questi ultimi infestanti, è ideale per aree verdi, cittadine, suburbane, rurali e turistiche.

Novità di rilievo riguardano le modalità di applicazione: oltre all’impiego con pompe a bassa pressione, atomizzatori e ULV, PiretroxTM Free è autorizzato all’impiego con nebulizzatori a nebbia secca fredda e per l’uso con impianti fissi automatici di nebulizzazione per il controllo delle zanzare. La presenza di tali indicazioni in etichetta, accompagnate a dosi di impiego specifiche, rappresenta una importante novità nel panorama italiano della disinfestazione e ne garantiscono un uso effica-

ce e sicuro.

Permex 22 E® Free e Cipex Free rappresentano delle ulteriori novità. Entrambi i prodotti sono delle microemulsioni acquose che contengono rispettivamente permetrina pura (15 %), pralletrina pura (0,4 %), PBO (7,5 %); cipermetrina pura (4 %), pralletrina pura (0,4 %), PBO (2,1 %). Il potere abbattente di entrambi i prodotti è pertanto affidato alla pralletrina, in luogo della tetrametrina presente nel Permex 22 E®,con conseguente assenza del pittogramma GHS08 e della frase H351.

Permex 22 E® Free e Cipex Free hanno campi di impiego molto variegati: dalle aree urbane con zone verdi agli ospedali, dai mezzi di trasporto alle industrie alimentari, dai campeggi ai tabacchifici. Entrambi i prodotti sono registrati per l’uso efficace contro zanza-

re, zanzara tigre, mosche, vespe e piccoli scarafaggi, attraverso l’uso di pompe manuali o elettriche a bassa pressione e atomizzatori a motore.

Gli strumenti chimici, in ottica di uso sostenibile e sicuro, con il solido supporto di un’attività tecnica di sviluppo e ricerca possono costituire un valido supporto per la gestione di sfide sempre più impattanti in termine di tutela della salute pubblica, sicurezza alimentare e protezione dell’ambiente.

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Breve storia dei cambiamenti climatici

Dalle glaciazioni ai periodi di siccità, la vita sul nostro pianeta è sempre stata influenzata da questi eventi. Ma i fenomeni che attualmente interessano la Terra sono di natura diversa e destano preoccupazione

10 DIMENSIONE PULITO | 02/2023 AMBIENTE

Nella convinzione che i tecnici addetti all’ars disinfestandi (intendo con questa definizione l’insieme di ogni attività atta a migliorare il rapporto con i parassiti e l’ambiente in modo “sostenibile”.

Vedi box “definizioni” per una spiegazione di questi tre termini) trarrebbero motivazioni professionalmente

UN RICHIAMO STORICO

Confucio: in cinese K ng Fūz P, Wade-Giles: K'ung-fu-tzu, "maestro Kong"; Qufu, 27 agosto 551 a.C. –Lu, 479 a.C. grande filosofo cinese che elaborò una concezione etica atta a migliorare i singoli esseri umani affinché ne derivasse un miglioramento a tutto tondo della società. Forse una riflessione sul confucianesimo varrebbe la pena di farlo anche oggi.

DEFINIZIONI

Parassiti: in una visione necessariamente antropocentrica direi che sono entità biologiche [virus, microbi, invertebrati (ad esempio gli insetti), vertebrati (ad es. topi, ratti e piccioni) e flora spontanea infestante] la cui presenza non è in armonia con gli esseri umani e/o con le loro attività dal punto di vista igienico, sanitario, agro-zootecnico, industriale fino ad arrivare al fastidio “estetico” e/o psicologico.

Ambiente: è un termine che ha a che vedere con lo spazio per cui contempla il pianeta Terra se stiamo analizzando ad esempio l’ecologia dell’astronave sulla quale viaggiamo per arrivare alla sala di degenza di un ospedale o a microambienti come la zona sotto il lavello di una cucina. In questi ultimi tempi una particolare attenzione è posta alle

positive nell’ampliare il loro spettro di interesse oltre le indispensabili competenze tecniche, tratteggerò alcune ipotesi sui motivi che sono o sarebbero la causa delle glaciazioni e mi soffermerò su quelle che la comunità scientifica indica come le più probabili. Nella seconda parte si indagherà, il più obiettivamente possibile, sugli attuali cambiamenti climatici azzardando, nella terza parte, delle ipotetiche cause-effetti con il gigantismo di alcuni “scarafaggioni” sia pure in uno stile da fanta-entomologia.

CHIAVE DI LETTURA

Si narra che alcuni discepoli del saggio Confucio, passeggiando lungo le sponde del fiume giallo, ebbero a domandare al loro maestro se la sua sapienza derivasse dal suo tanto studiare. Il filosofo rispose che non era lo studio l’origine del suo “sapere” bensì il disporre di un “metodo” che gli consentiva di apprendere e capire

quello che leggeva. Forse mettere a punto un nostro metodo basato sul buon senso e sulla valutazione logica delle caotiche e spesso contraddittorie notizie che ci assalgono, potrebbe portare a farci una nostra opinione basata sulla razionalità. Opinione rispettosa delle altrui affermazioni, pur nella consapevolezza che alcune sono bizzarre, fantasiose e magari tendenziose.

La tesi è: se i cambiamenti climatici trovano nelle attività umane la loro origine è importante accelerare i tempi di revisione, se invece sono la conseguenza anche di eventi astrali di cui l’umanità subisce gli effetti è condizione indispensabile ad un futuro rassicurante una politica lungimirante tesa a perseguire umani comportamenti virtuosi ma agire sul lungo termine preparandosi a situazioni ambientali che comunque si verificheranno sia pure attenuate da processi e comportamenti rispettosi dell’ambiente.

interazioni che si possono avere sulle attività che vengono svolte in uno spazio ridotto e il contesto planetario. Appare evidente la complessità di realizzare metodi di valutazione il più oggettivi possibile.

In modo “sostenibile”: è un termine difficile da definire e in cui le contraddizioni la fanno, a parer mio, da padrone. Azzardo che un'attività possa definirsi “sostenibile” se è possibile prevedere che le sue conseguenze nel futuro non siano dannose. Per rafforzare la mia perplessità non trovo di meglio che sottolineare quante vite la scoperta di Alexander Fleming ha salvato. Infatti, questo medico, biologo scozzese e farmacologo (premio Nobel per la medicina nel 1945), partendo da un'osservazione quasi casuale sul potere battericida di alcune muffe (1895) dopo

rigorosissimi studi portò alla messa a punto, 33 anni dopo, della penicillina, dando il via all’era degli antibiotici. Vero è che l’uso disinvolto di questi mezzi terapeutici un tempo considerati miracolosi oggi, pur continuando a salvare vite umane, sono guardati con sospetto, ma è il loro uso disinvolto che ha favorito l’insorgere di resistenze e i cosiddetti “super-batteri”. Mi par giusto sottolineare che il legislatore non è arrivato alla loro proibizione bensì si è impegnato a richiamare la classe medica ad una ricettazione più oculata e in parallelo a divulgare un uso più razionale da parte dei pazienti, regolamentando meglio anche il settore della distribuzione rendendo di fatto “sostenibile” il loro impiego. Dando per scontato che i cicli di produzione e smaltimento siano gestiti con senso della responsabilità.

11 DIMENSIONE PULITO | 02/2023

Alcuni spunti di riflessione partono da lontano… dalle glaciazioni.

LE GLACIAZIONI GEOLOGICHE

E NELLA PREISTORIA

L’approccio che il “mio” metodo mi suggerisce consiste nell’indagare i dati storici, cercare di fare una radiografia dello stato attuale e azzardare delle considerazioni, deducendo intuitivamente alcuni dubbi o convincimenti analizzando quanto viene divulgato in modo serio.

I DATI STORICI

Vero è che i cambiamenti climatici, in primis le glaciazioni, hanno accompagnato il pianeta Terra nelle varie ere geologiche:

• tra 2,7 e 2,3 miliardi di anni fa si annovera la prima di cui si abbia riscontro ed è nomata glaciazione uroniana;

• tra i 460 e i 430 milioni di anni fa vi furono una serie di glaciazioni minori;

• tra i 350 e i 260 milioni di anni fa le calotte polari furono particolarmente estese.

Per sintetizzare passiamo alle glaciazioni più recenti di particolare interesse per il continente europeo:

• da circa 680 000 a 620 000 anni fa, detta glaciazione di Günz;

• da circa 455 000 a 300 000 anni fa: detta glaciazione di Mindel;

• da circa 200 000 a 130 000 anni fa: detta glaciazione di Riss;

• da circa 110 000 a 12 000 anni fa: detta glaciazioni di Würm.

Naturalmente fra le varie glaciazioni (Il periodo attuale è appunto definito “postwurmiano”) il clima tornò ad essere clemente e in questo interca-

ogni caso un dato è certo, i cambiamenti climatici ci sono stati e uno di questi, che sembra ormai comprovato, lo stiamo vivendo attualmente e alle cause, oltre a quelle che andrò ad indicare, va aggiunta l’attività umana. Le ipotesi più accreditate sull’origine delle glaciazioni sono:

• Variazioni dell'orbita terrestre

• Cambiamento dell’inclinazione dell’asse terrestre

• Meteoriti

• Attività vulcanica

ALCUNE RIFLESSIONI

A questo punto è necessario sottolineare che le ipotesi enunciate non devono essere ritenute esaustive ma in ogni caso sottolineano le variabili più significative. Ritornando a Confucio e al suo rimarcare l’importanza del metodo: se condividiamo, sia pure in pri-

• tra gli 800 e i 600 milioni di anni fa, i geologi e i naturalisti ritengono di avere prove convincenti della sua portata tanto da credere che il nostro pianeta fosse diventato una vera palla di neve e ghiaccio;

larsi di gelo e di temperature più miti gli esseri viventi dovettero o adattarsi o soccombere. Va detto che vi sono divergenze di opinioni nella comunità scientifica, ma i più concordano con quanto sinteticamente ho esposto, in

ma approssimazione, i punti esposti, emerge che le glaciazioni sono la prova macroscopica di importanti cambiamenti climatici prima che l’uomo, con le sue attività, potesse influenzare l’ambiente. Quindi mi sembra meto -

12 DIMENSIONE PULITO | 02/2023 AMBIENTE

dologicamente corretto prenderne atto e poi ognuno trarrà le sue personali conclusioni purché siano coerenti con il postulato. Oppure, contestandone la validità o l’interpretazione, proponendone di differenti ma che siano supportate da ragionevoli considerazioni.

CAMBIAMENTI CLIMATICI

Inizierei questo complesso capitolo sui cambiamenti climatici parlando dell’Impero Ittita che ebbe il suo massimo splendore più o meno 3300 anni fa (gli atlanti storici lo datano nel 1290 a.C.). Gli ittiti furono maestri nella metallurgia sia nel realizzare gioielli che nel forgiare armi. Molto è il materiale a disposizione degli storici, essendo rimasta una ricca massa di tavolette scritte, ma sull’origine della decadenza di questo popolo molto ancora si discute. Vero è che l’analisi degli anelli di crescita di alberi millenari avvalorano l’ipotesi che vi furono, in quei territori, tre anni di siccità assoluta che portò quelle popolazioni al disastro e al crollo di un impero che fu in grado di combattere alla pari e a volte vincere contro gli eserciti dei faraoni egiziani. Ne deriva che la siccità di questi ultimi anni, che ha portato alla fame intere popolazioni africane, è un evento non nuovo al nostro pianeta.

Ciò rimarcato ne deriva che i cambiamenti climatici in atto e le molte aree soggette a lunghi periodi di mancanza di pioggia dovrebbero farci riflettere sulla preziosità dell’acqua come fattore indispensabile alla nostra vita.

Da una parte le nazioni ricche di territori desertici li stanno valorizzando con piantagioni di ulivi irrigati razionalmente e realizzando orti in cui l’acqua è gestita quasi a ciclo chiuso. Tale atteggiamento tecnico-culturale comincia solo ora ad essere argomento proposto dai media.

In parallelo anche il mondo dei parassiti, appartenenti alla fauna, alla flora, al mondo microbico e all’universo dei virus sembra prendere provvedimenti

in modo assai più pronto di quanto le autorità politiche e sanitarie riescano a concretizzare. Senza fare l’uccello del malaugurio, penso che i disinfestatori e le loro associazioni siano una realtà che quotidianamente si scontra con le nuove specie e con il fluttuare di popolazioni parassitarie sempre più numerose e agguerrite, fra l’altro chiedendo norme e leggi il meno demago -

giche possibile.

Ciò detto andiamo a spasso spigolando argomenti che hanno una attinenza con il clima più di quello che una lettura distratta possa destare la nostra attenzione. In primo luogo mi sembra utile proporre una estensione del termine bio-diversità riportando una sintetica ma interessante nota del biologo Livio Marossi:

I cicli climatici hanno sempre dominato lo sviluppo della flora e della fauna terrestre. Per l’uomo primitivo, cacciatore raccoglitore, essi condizionavano gli spostamenti per seguire le prede e raccogliere i frutti. Dall’inizio dell’era agricola (circa 10.000 a.C.) hanno condizionato lo sviluppo ed il crollo di tutte le grosse civiltà. Pensiamo a babilonesi, egiziani, greci e Romani, fino ai tempi nostri.

L’uomo, per sopravvivere nei momenti di siccità/ mini glaciazione, quindi di carestia, grazie alla sua innata capacità di osservare la natura e di trarne beneficio, ha notato che malgrado le avversità naturali alcune specie di cereali selezionate e coltivate con cura (grano, mais, riso) riuscivano a fruttificare meglio di altre, per cui i loro semi erano preziosi per tramandare la loro qualità alle generazioni future e quindi usarli come semenza. Questo

fenomeno fa anch’esso parte della tanto decantata preziosità della biodiversità, cioè la capacità attraverso micro mutazioni di ben adattarsi anche in nicchie ecologiche avverse e in climi poco favorevoli. Biodiversità e bioplasticità si danno la mano.

Queste variazioni climatiche sia fredde che calde hanno selezionato queste nicchie genetiche, per questo possiamo avere a tutt’oggi 1000 varianti di frumento tenero ed oltre 250 specie di mais. Numeri destinati a crescere, perché genetisti ed esperti di biologia molecolare sono scienziati laboriosi.

La biodiversità non è solo un patrimonio del neo-pensiero bucolico ma appartiene anche all’agronomia più avanzata (lo spazio è dietro l’angolo) e integrandosi diventano un patrimonio dell'umanità. Ne deriva che gli istituti di ricerca

devono intensificare i loro sforzi (la siccità è uno spettro che già miete vittime), il mondo politico oltre che legiferare deve concedere finanziamenti e i mezzi di comunicazione dovrebbero fornire informazioni assennate (purtroppo un grande fisico ebbe a dire che mentre le bugie fanno il giro del mondo la verità deve uscire dalle stanze delle redazioni).

Mi è di particolare consolazione sottolineare che nel mondo le banche dei semi autoctoni di tutte le specie vegetali, soprattutto quelle in grado di sopravvivere e di poter produrre alimenti nelle diverse condizioni climatiche stanno lavorando alacremente e alcune tesi di dottorato di ricerca hanno come obiettivo la ricerca di specie botaniche ritenute “erroneamente” estinte riportandole così a disposizione di noi tutti.

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DALLA PROTOSTORIA AI TEMPI NOSTRI, UNA VISIONE PIÙ AMPIA DELLA BIODIVERSITÀ

Se non vogliamo cadere in una situazione che rievochi la biblica Torre di Babele, proporrei di adottare i termini sanciti dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici:

• Variabilità climatica, che indica i cambiamenti derivanti da cause naturali.

• Mutamenti climatici, che identificano quelli causati dall’uomo.

• Cambiamenti climatici, ovvero l’insieme delle due cose. È evidente che il peso delle due cose può nascere da come ogni scienziato, esperto di climatologia o ognuno di noi interpreta i dati a sua disposizione.

Vero è che dal 1950 il peso dei mutamenti climatici indica l’attività entropica sempre più importante. Aggiungerei che è anche quella su cui l’umanità

può interagire.

Pur tuttavia vorrei riassumere alcuni periodi di variabilità climatica (quindi di origine naturale) quali:

• Dal 250 a.C. al 400 d.C., periodo detto di “caldo romano”.

• Dal 601 al 1400, detto “optimum climatico medievale”: rappresentato da un clima particolarmente caldo anche nelle regioni del Nord Atlantico in cui la Vitis vinifera prosperava nel sud dell’Inghilterra. Questo periodo viene spesso citato per sostenere che le variazioni climatiche sono reversibili.

• Dalla metà del XV alla metà del XIX secolo: piccola era glaciale e periodo caratterizzato da un brusco abbassamento delle temperature.

• Dalla fine del XX secolo all’inizio del XXI: in questo periodo i cambiamenti

climatici interessano tutto il Pianeta Terra il che rende il fenomeno diverso da quelli prima descritti e, inutile nasconderlo, preoccupante.

Il breve e sommario excursus sulle preoccupazioni relative al clima non voleva che essere un esempio delle difficoltà in cui si dibattono gli esperti e della pressione mediatica a cui sono sottoposti. Assistiamo a due fenomeni da non sottovalutare, il primo ove l’Homo economicus marketing oriented tende a cavalcare l’onda emotiva e per fortuna non mancano esempi eccellenti rivolti a salvaguardare l’ambiente e il secondo che vede la biosfera (in particolare la micro-biosfera) modificarsi e prepararsi al meglio quasi sapesse cosa gli riserva il futuro.

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Soluzioni ecofriendly per il controllo delle zanzare

Il trattamento adulticida nei confronti delle zanzare è una pratica che deve essere pianificata ed eseguita con attenzione e con i prodotti adeguati, poiché, se non viene effettuata perfettamente, potrebbe determinare un impatto negativo sull’ecosistema urbano, nonché pregiudicare l'efficacia del trattamento stesso. Ne consegue che è necessario eseguire gli interventi con cura e con i giusti accorgimenti. Tra questi ricordiamo, ad esempio, l’esecuzione del trattamento nelle ore serali, in assenza di vento e su specie vegetali non in fioritura o tali da non attrarre eventuali

insetti utili. Inoltre, in alcuni contesti, potrebbe essere necessario intervenire con prodotti a bassa residualità, in modo da minimizzare gli effetti collaterali sugli animali non target. Per questi motivi un prodotto a base di piretro naturale come Green Pyr, autorizzato sul verde per il trattamento delle zanzare e a base esclusivamente di piretro naturale, risulta particolarmente apprezzato nei contesti dove si desidera intervenire senza dare luogo a residualità prolungata. Vista la sua ridotta persistenza nel tempo, è possibile massimizzare l’efficacia dell’intervento

inserendo nella miscela da irrorare Booster Grip Booster Grip è un adesivante e un antischiuma che permette una maggior distribuzione delle gocce sulla superficie fogliare. La maggior copertura e la più uniforme distribuzione del prodotto insetticida porta a raggiungere meglio le zanzare nascoste nella vegetazione, garantendone un abbattimento più puntuale.

Il prodotto riduce inoltre la deriva e lo sgocciolamento dalla pianta, poiché le gocce sono maggiormente fissate alla superficie e quindi meno soggette a staccarsi dall’area di contatto, garantendo

una maggior resistenza al dilavamento. Infine, Booster Grip presenta un potente effetto antischiuma (anche a bassissimi dosaggi) che consente di risparmiare tempo e prodotto, avere minor imbrattamento delle macchine irroratrici e ridurre i rischi di inquinamento ambientale. Con Booster Grip l’applicazione di un insetticida a basso impatto come Green Pyr viene ottimizzata, raggiungendo una perfetta sinergia fra sostenibilità ambientale e massimizzazione dei risultati del trattamento, con attenzione anche alla gestione economica dell'intervento contro le zanzare.

Insetticida in microemulsione acquosa a base di Estratto di Piretro con rapido effetto abbattente e snidante nei confronti di insetti volanti (zanzare e mosche), striscianti (blatte) e infestanti nell’industria alimentare (Ephestia, Plodia, Lasioderma, Oryzaephilus e Tribolium castaneum). Utilizzabile per trattamenti in viali e parchi cittadini, negli ambienti pubblici o dove si vive in comunità, su mezzi di trasporto, aree industriali, depositi rifiuti, ma anche su superfici esterne di fabbricati rurali.

Antischiuma e adesivante per trattamenti insetticidi in ambito civile, si impiega in miscela con gli insetticidi nelle modalità e con i mezzi indicati sulla loro etichetta. Grazie alle sue caratteristiche formulative, riduce la tensione superficiale dell’acqua: le gocce si allargano e la copertura delle aree irrorate aumenta; accresce la resistenza al dilavamento e di riduce la deriva e il gocciolamento, massimizzando l’efficacia del trattamento.

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GREEN PYR BOOSTER GRIP

Blatte giganti e dove trovarle

Globalizzazione e cambiamenti climatici hanno portato all’insediamento di diverse specie aliene sul nostro territorio. Se queste blatte dovessero mai arrivare nelle nostre case, per il disinfestatore ci sarebbe parecchio lavoro da fare…

A cura di Graziano Dassi

16 DIMENSIONE PULITO | 02/2023 ESAPODI
Esemplari di Gromphadorhina portentosa

Il gigantismo ha avuto uno dei suoi momenti di massimo splendore con l’epoca dei dinosauri e, a parte la causa o le cause che ne hanno causato l’estinzione, si può dire che la natura abbia causato agli animali di grande taglia non pochi problemi; primo fra tutti le enormi necessità alimentari. In effetti, almeno da un punto di vista numerico, il piccolo sembra prevalere (insetti, batteri e virus sembrano avvalorare quanto detto). Non mi sembra casuale che il termine “biodiversità” (traduzione dall’inglese biodiversity, a sua volta abbreviazione di biological diversity) sia stato coniato nel 1988 dall'entomologo americano

Per rimanere nell’ambito degli esapodi prendiamo in esame alcuni esempi di gigantismo e proviamo a immaginare se questi giganti dovessero arrivare numerosi, in virtù dei cambiamenti climatici, nei nostri edifici…

POLYPHAGA AEGYPTIACA

Specie classificata da Linnaeus, nel lontano 1758. Presente nell’Italia meridionale e nelle isole. Presenta un notevole dimorfismo sessuale. I maschi sono alati ed hanno il corpo allungato (può arrivare a poco meno di 4 cm) e le femmine sono senza ali presentano una forma arrotondata di poco più di 2 cm di diametro (circa

una superficie di oltre 6 cm2). Non è quindi un vero e proprio gigante ma si fa notare insieme alla Periplaneta americana (Linnaeus, 1758).

PERIPLANETA AMERICANA

Questo è uno degli insetti che più comunemente convivono con l’uomo, infestando gli edifici di tutto il mondo. Pur non potendo essere classificata fra i giganti può raggiungere e superare i 5 cm. Entrambi i sessi sono muniti di ali ben sviluppate, che nei maschi superano la lunghezza dell’addome.

MEGALOBLATTA REGINA

E M. LONGIPENNIS

È forse la specie di blatta di più grandi dimensioni arrivando a sfiorare i 12 cm di lunghezza e i 22 cm di apertura alare (una vera superfortezza volante).

Per difendersi da predatori è in grado di emettere sibili. Le megaloblatte si trovano in Messico, Costa Rica, Panama, Nicaragua, Perù, Colombia ed Ecuador.

BLABERUS GIGANTEUS

È una specie ben studiata ed è nota

anche con il nome volgare di scarafaggio gigante delle caverne centroamericano o scarafaggio brasiliano, le femmine possono arrivare a misurare 10 cm di lunghezza e i maschi “solo” 7-8 cm. I maschi riescono a fare voli planati soprattutto nel periodo degli accoppiamenti in virtù di una notevole apertura alare che può raggiungere i 15 cm, ricordando così il comportamento dei nostri scarafoni (Blatta orientalis). La durata della loro vita può arrivare a quasi due anni. La dieta alimentare, come la maggior parte degli scarafaggi, è onnivora con preferenza di materiale vegetale in decomposizione non disdegnando il guano dei pipistrelli, la pasta cotta, carne e dolci. Le nostre pasticcerie potrebbero essere un habitat di loro gradimento.

LUCIHORMETICA LUCKAE

La luminescenza è prodotta grazie a un batterio simbiotico che vive nelle depressioni del corpo della blatta. Il fenomeno è intensificato dalla presenza di superfici riflettenti presenti nei punti di annidamento con un meccanismo che ricorda gli specchi adottati nei fari.

17 DIMENSIONE PULITO | 02/2023
Polyphaga aegyptiaca Megaloblatta Regina

CANOPY COCKROACH

La specie è stata rilevata nelle chiome delle foreste pluviali (foresta con piovosità superiore ai 1.500 mm/anno) che rappresentano un ottimo rifugio con molte nicchie favorevoli al mantenimento delle popolazioni di scarafaggi: foglie vive e morte, rami, fessure della corteccia, nidi degli uccelli, tutti materiali ricchi di risorse organiche che rappresentano un ottimo cibo per questi super scarafaggi.

POLYZOSTERIA MITCHELLI

È uno dei pochi scarafaggi diurni. Il suo habitat sono gli alberi delle regioni semi aride delle zone temperate-calde dell’Australia. È privo di ali e spruzza un liquido pungente se disturbato.

GROMPHADORHINA

PORTENTOSA

Anche detta Blatta fischiante del Madagascar, può raggiungere gli 8 cm di lunghezza. I maschi presentano delle protuberanze simili a corni sul pronoto, le femmine ne sono prive ma hanno l’ultimo uretrite molto sviluppato. Entrambi i sessi non hanno ali ma hanno zampe forti e spinose che li rendono degli ottimi arrampicatori. La

livrea è assai variabile in funzione del luogo di provenienza, dell’umidità e della temperatura di allevamento. Infatti è possibile trovare in commercio le varietà “Black", "Brown" e "Red". A suo tempo la G. portentosa era negli stabulari dell’Istituto di entomologia della Facoltà di agraria di Milano. Per chi volesse cimentarsi nell’allevamento di queste soffianti blatte, la temperatura ottimale è fra i 27-29°C. il box deve avere numerosi nascondigli bui e stret-

ti. La dieta può essere costituita da cibo secco (crocchette per cani/gatti, mangime in scaglie per pesci, pond stick) e cibo umido (frutta e verdura).

ULTIME CONSIDERAZIONI IN ORDINE SPARSO

L’ipotesi che specie aliene giganti si possano insediare nel nostro territorio non può essere esclusa sia per il fenomeno della globalizzazione sia dei possibili cambiamenti climatici. Ipotizzare fa parte della natura umana e in alcuni casi ciò ha portato a importanti scoperte scientifiche. Resta il fatto che il metodo scientifico è la modalità con cui la scienza procede per raggiungere una conoscenza della realtà affidabile e verificabile. Soprattutto riguardo a certi fenomeni, verificare non è sempre possibile, dando così libertà di fantasticare, in alcuni casi, al limite del lecito. Ricordiamoci che un nostro compatriota, Galileo Galilei (1564-1642), è considerato il padre del metodo scientifico e del metodo sperimentale. Di fatto l’esperimento getta un ponte che unisce il metodo scientifico con le applicazioni tecnologiche, ambito nel quale ci muoviamo noi che a vario titolo ci occupiamo di disinfestazioni.

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Canopy cockroach Polyzosteria mitchelli

Prodotti e soluzioni ad hoc per il pest management

Ekosupply nasce nel 2016 dall’idea di due professionisti che decidono di unire le loro competenze per offrire al mercato uno straordinario mix di capacità impren-

ditoriale: Franco Bambino esperto imprenditore e consulente nel settore dei servizi integrati e Maurizio Priola, nel Pest Control dal 2008.

Grazie alle capacità imprenditoriali dei due fondatori, negli anni l’impresa è diventata un punto di riferimento per il B2B, soprattutto nel centro e nel sud Italia, vantando partnership con importanti multinazionali del settore.

La missione di Ekosupply è offrire ai Clienti il supporto

necessario per consulenze, sopralluoghi, assistenza post-vendita, formazione, accompagnandoli lungo tutto il percorso professionale. L’ampio mix di offerta spazia dai prodotti di consumo ad atomizzatori per la disinfestazione, da spazzatrici stradali per la pulizia professionale a software per la gestione aziendale come Byronweb by CodeBase, un’applicazione completa per la gestione dell’azienda di disinfestazione e delle attività nei confronti della clientela. Inoltre, offre consulenza nell’ambito delle

certificazioni, sia per quanto concerne i rinnovi sia per l’avvio di processi del genere. Ekosupply è una realtà in continua evoluzione, così come lo è il mercato in cui opera, e per questo investe

costantemente nella ricerca di soluzioni innovative e sostenibili. L’azienda crede molto anche nella formazione dei propri clienti, nell’ottica del Lifelong Learning, la formazione costante per l’intero percorso della vita professionale.

Ekosupply sarà presente a ISSA PULIRE Milano, dal 9 all’11 maggio, nell’area Disinfestando.

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Bucafondo Maifermo alias Vispoinsonno

Oggi affronteremo il caso aziendale di una improvvisa invasione di pulci in un lussuoso albergo fronte mare con piscina, ristorante e centro congressi ben organizzato per ospitare Canis lupus familiaris (Linnaeus, 1758) che purtroppo, almeno in una occasione, portarono con sé delle femmine gravide di Ctenocephalis canis causa di non trascurabili inconvenienti. Ma di questo dettaglierò più avanti.

Prima una breve digressione-curiosità di carattere letterario scritta da Johann Fischart (Strasburgo, 1546 –Forbach, 1589) scrittore e poeta tedesco a cui si deve il titolo dell’articolo: “Bucafondo, Maifermo e Vispoinsonno”, personaggi di una novella breve in cui si descrive la lotta ingaggiata dalle donne con le pulci. Sicuramente una guerra senza quartiere, ancora in corso. Anzi si è allargata all’umanità tutta, comprese numerose specie di animali, anche maiali, seppur privi di pelliccia ma di sole setole.

Un’altra curiosità sulle pulci risale al 1830 allorquando in Inghilterra comparve il primo Circo delle pulci (flea circus) ove, in una teca di vetro munita di lenti di ingrandimento, si potevano osservare delle pulci “ammaestrate” che trainavano carrozze, danzavano, combattevano, giocavano a calcio giungendo persino a saltare nel cerchio di fuoco. Non è difficile immaginare che si trattasse di un vero e proprio gioco di illusionismo realizzato con abili trucchi. Questi carrozzoni itineranti, sovente a corollario dei circhi veri e propri, continuarono a incuriosire gli spettatori fino ai primi del ‘900. A proposito di questi curiosi spettacoli riporto una novella di cui ho un lontano ricordo liceale. Narra di un signore di buon cuore che alla fine di uno spettacolo di pulci ammaestrate

20 DIMENSIONE PULITO | 02/2023
Quando le pulci, incuranti della crisi, impongono interventi poco economici…
A cura di Chiara Dassi
CTENOCEPHALIS CANIS

sente una vocina che lo implora di andare in tutta fretta a casa dove tutto gli sarebbe stato spiegato. Infatti, giunto a casa, una piccola pulce gli raccontò che dopo tanti tentativi era riuscita a scappare dal suo “domatore” assai crudele. In breve tempo l’uomo divenne amico della pulce che era di buona compagnia e di piacevole conversazione. Così il tempo passava piacevolmente finché un giorno la pulce gli rivelò che in effetti lei era una fata vittima di un cattivo incantesimo che era giunto al termine e che per riconoscenza gli avrebbe fatto un regalo. L’uomo chiese che nel suo giardino nascesse il più bel fiore di tutta la contrada e insieme gli regalasse un paio di occhiali che, se indossati, gli avrebbero consentito di sentire i pensieri delle persone. La fata lo sconsigliò di insistere nel suo desiderio, ma lui tanto insistette che la fata decise di accontentarlo. L’indomani svegliandosi sentì le voci estasiate dei vicini tutti ammirati per il fiore che faceva bella mostra di sé nel piccolo giardino dell’uomo di buon cuore, che corse a

inforcare gli occhiali magici e in fretta e furia tornò ad affacciarsi alla finestra, ma dopo qualche istante tornò in casa e riposti gli occhiali nel cassetto del comodino non li usò mai più.

IL CASO AZIENDALE

Improvvisamente in quell’hotel fu riscontrata una infestazione di pulci che gettò nello scompiglio il personale. Fortunatamente era circoscritta nell’area riservata ai clienti accompagnati dai loro fedeli amici a quattro zampe che furono comprensivi anche se molto preoccupati per i loro pelosi. I cani degli ospiti furono seguiti dal veterinario di un centro di toelettatura e cure che da sempre collaborava con l’albergo. Restava il problema dell’infestazione da pulci aggravato dalla presenza di pavimenti tessili che peraltro godevano di programmi di pulizia e igienizzazione di alto livello. La ditta di disinfestazione di fiducia sia dell’albergo sia del veterinario la sera dopo intervenne con un nebulizzatore a batteria (di 12 V), un mini compressore in grado di arrivare a ≈ 8 bar e di una lancia dotata di ugelli intercambiabili, nello specifico di un ugello a ventaglio di 0,8 mm, munita di un cono anti deriva. Il serbatoio di 20 l, un telaio con due ruote e impugnatura ergonomica. Ogni pieno consentiva di trattare dai 150 ai 180 m², in 10-12 min. Nello specifico furono necessari 4 serbatoi. Con un totale di 80 min. di lavoro compresi i tempi morti.

Il formulato uti-

lizzato era a base di piretrine naturali all’1,5% più PBO all’11,5% concentrazione di utilizzo 5%, pari a 1 l per ogni pieno e un totale di 4 confezioni. La mattina successiva intorno alle 6:00 due tecnici trattarono le poltrone e i divani con un generatore di vapore secco. Il tutto in ≈ 1 h. Subito dopo le moquette subirono un trattamento di lava asciuga per avere il massimo della sicurezza.

Questo per il primo trattamento, dopo dodici giorni (un lunedì sera e il martedì mattina successivo perché coincidevano con le giornate meno affollate) seguì un secondo trattamento “anti uovo”, in effetti la speranza era che le uova eventualmente presenti si fossero schiuse così da permettere alle piretrine di agire essendo esse pressoché prive di azione ovicida. L’unica differenza significativa fu che la concentrazione d’uso fu dimezzata (2,5%).

ERADICAZIONE

Dopo i due trattamenti non furono segnalati altri ospiti indesiderati. In effetti pulci adulte non erano state riscontrate neppure dopo il primo trattamento, ma sapendo quanto è difficile monitorare le larve di questi invadenti afanitteri la prudenza lo rese necessario.

CONSIDERAZIONI

Il direttore venne consigliato di far firmare una dichiarazione di buona salute e assenza di ectoparassiti ai proprietari degli ospiti pelosi, la questione è ancora sul tavolo. Però ora il personale al ricevimento con tono garbato chiede ai proprietari di “garantire” il perfetto stato di salute dei loro animali e che siano vaccinati (visto la presenza di zanzare), sottolineando che la domanda è a tutela della salute di tutti i graditi ospiti a quattro zampe. Il danno da stress ed economico non è stato di poco conto per cui sono in atto contatti per vedere di trovare una specifica copertura assicurativa.

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POLTI CIMEX ERADICATOR La soluzione definitiva contro le cimici dei letti

La presenza delle cimici dei letti (Cimex Lectularius) è un problema diffuso in Italia e all’estero tra gli operatori del settore alberghiero con rischi rilevanti per la reputazione e la credibilità delle strutture. Le cimici dei letti sono dei piccoli insetti parassiti che si posizionano nelle fessure e negli interstizi (per esempio nelle pieghe dei materassi, dietro le testate dei letti, dietro i comodini), e comunque, nelle immediate vicinanze di un ospite; agiscono generalmente di notte, provocando degli arrossamenti sul corpo che spesso vengono confusi per punture di insetto o di zanzara.

Un’infestazione da cimici dei

letti non deve essere sottovalutata, ma affrontata con metodi risolutivi, efficaci e rispettosi dell’ambiente e della salute delle persone. Polti Cimex Eradicator è la soluzione rapida e naturale per effettuare una disinfestazione da cimici dei letti. È un Dispositivo di Disinfezio-

ne a Vapore (DDV) conforme alla norma AFNOR NF T72-110 - ambito medicale - in grado di eliminare in maniera risolutiva le cimici dei letti e le uova senza l’uso di insetticidi. Il suo utilizzo ha inoltre dimostrato effetto virucida, battericida, sporicida, funghicida e levuricida: uccide fino al 99,999% dei microrganismi*.

Il suo vapore saturo secco surriscaldato fino a 180° C, generato all’interno della pistola erogatrice brevettata Polti, uccide per shock termico il 100% delle uova e il 90% delle cimici dei letti adulte già al primo passaggio**. A dimostrarlo esperimenti in vitro e test sul campo (contesti reali infestati come hotel e case private).

I vantaggi di utilizzo di Cimex Eradicator sono molteplici: agisce senza l’utilizzo di insetticidi e quindi senza rilasciare alcuna sostanza chimica potenzialmente pericolosa per l’ambiente e le persone; il vapore riduce più rapidamente le cimici dei letti rispetto al trattamento con insetticidi spray (a dimostrarlo uno studio di

maggio 2022 condotto dal dipartimento di Entomologia dell’Università americana Rutgers); il vapore può essere erogato su tutte le superfici, i tessuti anche in presenza di persone; non ci sono tempi di attesa in quanto non lascia le superfici e i tessuti umidi e non causa danno o altera i materiali su cui viene erogato; i locali possono essere immediatamente riutilizzati al termine delle operazioni; il flusso di vapore può essere direzionato nelle zone di annidamento, trattando anche gli spazi più difficili da raggiungere; il vapore erogato insieme al detergente HPMed abbatte l’odore tipico delle cimici dei letti e aiuta a sciogliere la sostanza collosa che lega le uova alle superfici.

*Test e/o studi di laboratori terzi e indipendenti attestano che Polti Cimex Eradicator uccide fino al 99,999% di microrganismi (virus, germi, batteri, funghi, spore e lieviti)

**Test effettuati da un laboratorio terzo e indipendente attestano che Polti Cimex Eradicator uccide il 100% delle uova e il 90% delle cimici del letto adulte già al primo passaggio

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*Test effettuati da un laboratorio terzo e indipendente attestano che Polti Cimex Eradicator uccide il 100% delle uova e più del 90% delle cimici del letto adulte già al primo passaggio.

**Polti Cimex Eradicator è stato testato in conformità alla norma AFNOR NF T72-110 – ambito medicale e ha dimostrato effetto virucida, battericida, sporicida, fungicida, levuricida e mufficida.

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Piccioni e piani di controllo Alcune riflessioni

VOLATILI

Il nuovo piano di controllo dei piccioni varato dall’Emilia-Romagna è fonte di diverse riflessioni, tanto più importanti se si considera che proprio da questa regione originò, ormai parecchi anni fa, un primo pionieristico (e discutibilissimo) piano di controllo che fu successivamente copiato e/o riadattato da tutte le altre regioni italiane.

Se è quindi vero che la storia ha la tendenza a ripetersi, ci si potrebbe aspettare che il piano emanato dall’Emilia-Romagna porterà a qualche seria modifica anche nei piani attualmente adottati dalle altre regioni. Ma andiamo con ordine.

QUALI SONO LE NOVITÀ?

In questa prima lettura si prenderà in esame solo l’ambito urbano perché è l’ambito che maggiormente riguarda gli operatori del Pest Control. Ebbene la principale novità in questo ambito è procedurale, e riguarda i monitoraggi e la mappatura: La conduzione di monitoraggi della consistenza dei colombi presenti nel contesto urbano è finalizzata a verificare la dinamica delle popolazioni nel corso dell’attuazione del piano di controllo e quindi avere un indicatore della sua efficacia.

“Indicatore di efficacia” del piano di controllo! Questa è una rivoluzione di approccio e di pensiero. Non è più sufficiente fare, o dire di fare, ma è necessario dimostrare di fare bene e per fare questo bisogna ricorrere agli indicatori di efficacia.

È pertanto necessario che ciascuna

Amministrazione comunale organizzi un monitoraggio standardizzato per ognuno dei cinque anni di validità del presente piano, scegliendo il mese nel quale effettuare il conteggio dei piccioni presenti su un percorso predefinito ripetuto in tre giornate differenti. È necessario (sa tanto di un obbligo comunicato con le buone maniere) organizzare un monitoraggio standardizzato... standardizzato non è un nome ma un aggettivo che significa: “Conforme a uno standard, uniforme, omologato”. Una volta l’anno in un mese preciso e noto, scegliendo il mese nel quale effettuare il conteggio, e su un percorso preciso e noto, su un percorso predefinito, ripetendolo per tre volte in tre giornate differenti. Ecco che il piano scende nel merito delle procedure. Ma non è finita qui. La regione Emilia-Romagna entra a gamba tesa nel campo dei dissuasori affermando che le cosiddette punte anti appoggio o anti posa sono aghi acuminati e dagli effetti cruenti ben documentati.

Queste affermazioni lasciano di stucco chi, come noi, è del mestiere e da decenni applica o vede applicare questi strumenti di dissuasione perché sappiamo benissimo che questo non è vero: le punte non sono “strumenti di tortura”!

L’IMPORTANZA DEI DATI

Però queste affermazioni devono, ancora una volta, farci riflettere: per

Da pochi giorni la Regione Emilia-Romagna ha deliberato il nuovo piano quinquennale per il controllo del colombo. Dalla lettura del testo emergono importanti novità.
Marco Pellizzari medico veterinario membro del Royal College of Veterinary Surgeons

parlare ci vogliono dati certi, evidenze scientifiche. Le conoscenze che derivano dall’esperienza non bastano, devono essere corroborate da un corredo di ricerca scientifica a supporto. Proprio grazie a questa affermazione, introduco l’ultima osservazione al piano quinquennale analizzato. Nella prima stesura del piano, quella del 2013, si parlava malvolentieri di “somministrazione di farmaci ad azione sterilizzante” (sappiamo che si parla di Ovistop, questo è il nome del farmaco presente in Italia) inserendola in attività varie ed eventuali come la sterilizzazione chirurgica o altre stregonerie. Nella stesura del 2018, l’uso dei farmaci ad azione sterilizzante veniva menzionata come possibile alternativa anche se costosa e comunque messa in dubbio da uno studio del 2008 che non dimostrava grandi benefici. In questa nuova

versione l’Ovistop viene finalmente sdoganato affermando che può contribuire al contenimento numerico delle colonie critiche di colombo di città, a patto che una buona percentuale di soggetti riproduttori

assuma la sostanza con regolarità. Questo cambio di rotta nei confronti dell’Ovistop viene “giustificato” dal supporto di nuove dimostrazioni scientifiche.

Una volta ancora c’è un chiaro richiamo a procedure e dati scientifici. Vorrei quindi invitare il lettore a leggere il nuovo “piano quinquennale di controllo del colombo o piccione di città” pubblicato dalla Regione Emilia-Romagna e a riflettere sull’importanza dell’utilizzo di procedure standard, di Buone Pratiche, che necessitano di evidenze chiare, potremmo dire “scientifiche”, che partono da un progetto per proseguire in un intervento e da ultimo in un’analisi dei risultati. Sarebbe importante anche una riflessione da parte delle aziende coinvolte nel pest control perché alcuni prodotti, anche se semplici, anche se non sono biocidi, andrebbero difesi con studi scientifici a loro supporto. Questo le aziende farmaceutiche lo fanno costantemente perché qualsiasi attività di studio o produzione deve essere, per legge, eseguita nel rispetto delle Good Clinical Practice (GCP) o delle Good Manufacturing Practice (GMP): buone pratiche cliniche e di produzione. Questa è un’attitudine utile o forse indispensabile per affrontare le sfide del futuro.

26 DIMENSIONE PULITO | 02/2023
VOLATILI

Nasce un nuovo leader nella disinfestazione professionale: vi presentiamo Envu

Envu, il leader mondiale nel settore Pest Control nato lo scorso ottobre dalla cessione del business Bayer Environmental Science, si presenta al mercato per la prima volta con il suo Catalogo Professional Pest Management 2023, dove marchi ben conosciuti dai professionisti come Maxforce, AquaPy, Solfac, K-Othrine, Racumin, Hygienist si presentano con la nuova veste grafica Envu. Ci sono anche soluzioni professionali completamente nuove come il sistema Digital Pest Management per il controllo di ratti e topi: trappole digitali a cattura per ratti e per topi sono collegate tramite la rete LoRaWan a una centralina che permette notifiche in tempo reale delle catture e report

dettagliati consultabili su qualsiasi dispositivo, con la massima comodità “da remoto”. Il sistema Digital Pest Management è in grado di trasmettere fino a 3 km distanza e di distinguere i “falsi positivi”, quando le trappole scattano a vuoto. Il sistema Digital Pest Management funziona 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, e i dati sono consultabili a distanza grazie agli accessi alla piattaforma online.

Racumin Expert è un nuovo rodenticida in pasta contro ratti e arvicole che utilizza le caratteristiche del cumatetralil, un principio attivo dalle caratteristiche ideali e con una classificazione tossicologica favorevole. Racumin Expert è confezionato in un sacchetto che utilizza

pochissima plastica e che risulta leggero e poco ingombrante da smaltire.

Harmonix Monitoring è un’esca virtuale (senza principio attivo) con una fomulazione analoga a quella di Harmonix Pasta a base di colecalciferolo.

Harmonix Monitoring contiene un tracciante rosso e fluorescente che permette il riconoscimento degli escrementi lasciati dai roditori che hanno ingerito il prodotto. L’esca virtuale è oggi uno strumento indispensabile per le imprese di derattizzazione per il monitoraggio delle infesta-

zioni e per superare la neofobia all’esca. In particolare il trattamento in due fasi: monitoraggio con Harmonix Monitoring e derattizzazione con Harmonix Pasta ha dimostrato la capacità di accelerare la fase di accettazione dell’esca da parte dei ratti, con un più rapido controllo della popolazione.

Il Catalogo Envu Professional Pest Control 2023 è disponibile anche online sul sito web It.envu.com

it.envu.com informazione pubblicitaria

Il futuro è nella formazione e nella certificazione

Codebase, azienda Italiana, ha sviluppato un software in Cloud completo e specifico per il settore del Cleaning and Pest Control Professional: ByronWeb, online da 15 anni con una community attiva di oltre 500 aziende in Italia, e da poco approdato in Svizzera, Inghilterra e Germania. Il team, costituito da personale altamente specializzato e formato in settori quali informatica, biologia, elettronica, qualità e certificazioni, insieme ad un aggiornamento continuo sulle normative vigenti, ha consentito di indirizzare lo sviluppo con metodologie innovative all’avanguardia e un approccio fortemente basato sullo studio delle certificazioni e delle normative di riferimento, per poter offrire ai clienti standard di qualità elevati.

ByronWeb infatti garantisce la creazione della modulistica necessaria in modo chiaro e veloce, divenendo uno strumento fondamentale, sia nella gestione dei clienti certificati, che nelle operazioni di ordinaria gestione, secondo le normative e standard piu’ importanti come: BRC, IFS, ISO 9001, ISO 14000 e UNI EN 16636. Proprio il nuovo modulo di riesame della UNI EN 16636 permette di restare concen-

trati su un cliente, verificarne il rispetto della normativa e delle eventuali procedure interne, i tempi di gestione e la customer satisfaction, in un’ottica di potenziamento degli standard di qualità aziendali.

La piattaforma permette la progettazione di tutte le fasi di lavoro sin dalla prima chiamata, il sopralluogo, il preventivo, il contratto, la calendarizzazione degli interventi, la sezione operativa, ia gestione delle presenze del personale, la fatturazione e la gestione dei rifiuti, il magazzino avanzato, i GPS dei dispositivi.

Inoltre quando l’azienda verrà sottoposta ad audit

avrà a disposizione un fascicolo completo e accessibile, che gli può permettere di dimostrare tutti i passaggi e le procedure effettuate.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Lo Staff è impegnato su vari fronti, è infatti in fase di sviluppo un progetto di intelligenza artificiale per il riconoscimento degli infestanti, l’obiettivo è quello di elevare gli standard di qualità dei servizi Cleaning e PCO, semplificando e potenziando il lavoro del disinfestatore, rendendolo un vero e proprio esperto in campo, riuscendo così ad applicare metodologie specifiche basate sulla lotta integrata avanzata.

CONSULENTE ESPERTO

Grazie alle competenze maturate negli anni, il management team, è stato selezionato nella qualità di “Consulente Esperto” della commissione tecnica in ambito UNI - Ente Italiano di Normazione - di uno dei tavoli più prestigiosi del settore che lavorerà alla stesura di una norma sulla disinfestazione sostenibile. Lo Staff contribuirà al supporto con il proprio know-now, nella prospettiva di ottimizzare un modello uniforme di qualità con tecnologie all’avanguardia.

byronweb.it informazione pubblicitaria
S O F T W A R E I N C L O U D P E R L A G E S T I O N E C O M P L E T A D E L L E A T T I V I T À D I C L E A N I N G E P E S T C O N T R O L P R O F E S S I O N A L . P R O C E S S I D I L A V O R O I N L I N E A C O N I M O D E L L I U N I E N 1 6 6 3 6 - B R C - I F S - H A C C P P I A T T A F O R M A C E R T I F I C A T A I S O 2 7 0 0 1 , I S O / I E C 2 7 0 1 7 E I S O / I E C 2 7 0 1 8 - I T U O I D A T I S O N O A L S I C U R O . w w w . b y r o n w e b . n e t

L’impiego dei dispositivi di derattizzazione a cattura multipla nell’IPM

Nonostante le attività preventive nell’ambito del controllo dei roditori rappresentino uno strumento utile attraverso il quale rendere gli interventi di derattizzazione efficaci nel tempo e funzionali a prevenire danni economici a volte irrecuperabili, la loro importanza è spesso sottovalutata. Gestire un’infestazione applicando le regole dell’Integrated Pest Management, strategia di intervento focalizzata proprio sulla prevenzione a lungo termine dei

Ekomille, oggi protagonista di una intera linea di prodotti, è stato il primo dispositivo multi-cattura con conservazione delle carcasse presente sul mercato.

parassiti o dei loro danni,  comporta favorire la sinergia di più discipline e misure d’intervento.

Obiettivo dell’IPM (Integrated Pest Management) è quello di ridurre al minimo l’uso di sostanze dannose per l’uomo, per l’ambiente e per gli organismi non bersaglio. Gli interventi conoscitivi giocano un ruolo fondamentale nell’implementazione di piani di IPM che siano validi: lo scopo del monitoraggio è quello di identificare le specie infestanti coinvolte, stimarne la densità, individuare i punti

critici e valutare i potenziali danni. I sistemi di trappolaggio, insieme alle ispezioni visive e altre metodologie digitali rappresentano gli strumenti attraverso i quali misurare e documentare l’evoluzione nella dinamica di popolazioni infestanti infeudate nelle aziende. Le trappole a colla, le trappole spezza collo e le trappole multi-cattura a vivo sono state nel tempo gli strumenti maggiormente usati per verificare l’accesso di roditori nelle strutture. Seppur efficaci nel gestire gli accessi occasionali o le piccole infestazioni però hanno dimostrato i propri limiti in caso di pullulazioni severe per le quali è necessario l’impiego di sistemi multi-cattura con conservazione delle carcasse. Questi dispositivi hanno conquistato in pochi anni importanti quote di mercato. I vantaggi derivanti dal loro utilizzo sono molteplici. Gli stessi rendono possibile cattura-

re intere colonie di roditori infestanti perché in grado di vincere la neofobia che li contraddistingue. I sistemi multi-cattura, inoltre, permettono un monitoraggio continuo di tutte le specie di roditori sinantropici presenti, indipendentemente dalla specie o dalla taglia. Infine, lavorando a ciclo continuo, possono essere impiegati anche in ambienti fortemente infestati senza rendere necessario l’intervento da parte di un operatore. Ekomille, brevettato e lanciato sul mercato da Ekommerce per la prima volta nel 2001, è stato il primo dispositivo multi-cattura con conservazione delle carcasse. Oggi protagonista di un'intera linea di prodotti, è un dispositivo unico nel suo genere. Connubio perfetto tra tecnologia e sostenibilità, consente una derattizzazione ecologica e un'ottimizzazione degli interventi sui cantieri grazie al controllo da remoto. Oggi la linea si completa compiendo un importante passo avanti verso la cultura della tutela del benessere degli animali con l’integrazione di Ekomille CO2 e Ekomille Z, dispositivi integrati di un sistema di soppressione animal friendly.

ekommerce.it informazione pubblicitaria

Lotta alle blatte. Soluzioni per un rapido intervento

La fiorente ascesa del Pest Management consente il contrasto efficace degli infestanti ponendo contemporaneamente attenzioni particolari verso l’ambiente circostante. La gestione integrata degli infestanti sottende l’integrazione di discipline e abilità che il professionista della disinfestazione dovrà raccordare intelligentemente per puntare al massimo risultato.

Di fatto, l’irrorazione incondizionata di presidi insetticidi nell’ambiente viene soverchiata dalla raccolta di dati sull’infestante e lo studio della dinamica di popolazione per poter circoscrivere il più possibile la lotta diretta, privilegiando l’im-

piego di gel, trappole con attrattivi sempre più specifici e insetticidi ad alto valore tecnologico.

Le misure volte al contenimento delle blatte rappresentano l’esempio più lampante di adozione di tecniche di gestione integrata. Questi sordidi insetti sono soliti colonizzare gli ambienti domestici, specie in situazioni di non ottimale pulizia e igiene.

Negli ambienti di vita o lavoro non è sempre perseguibile il classico intervento di disinfestazione, alla luce di vari aspetti, fra i quali si menzionano la necessità di evacuare i locali, la presenza di animali domestici, difficoltà operative oppure

l’impossibilità di impiegare determinate formulazioni osservate le circostanze.

Il ricorso quindi ai gel insetticidi, rappresenta un nuovo concetto di deblattizzazione, molto meno impattante ma non per questo meno efficace.

L’Advion gel scarafaggi negli ambienti industriali, come pure quelli domestici, oltre ad essere garanzia di efficacia è sinonimo di sicurezza per quanti frequentano gli ambienti interni. Infatti, l’Advion gel scarafaggi a base della moderna sostanza attiva Indoxacarb, viene letteralmente bioattivato direttamente dall’infestante in seguito all’ingestione. Una volta ingerito il gel particolarmente appetibile, gli enzimi deputati alla “digestione”, propri solo degli artropodi, modificano la sostanza attiva fin qui inerte, attivandola affinché eserciti un’azione letale. Proprio durante il trattamento di insetti sociali come le blatte, il ricorso all’Advion gel scarafaggi è più di una garanzia poiché il suo ritardo d’azione consente a tutti i soggetti della colonia di alimentarsi tranquillamente, puntando all’eradicazione della colonia. Da sottolineare come tra i blattoidei siano frequenti fenomeni di cannibalismo, con conseguente

avvelenamento secondario di altri soggetti infestanti. Tra gli insetticidi più moderni, figurano le formulazioni microincapsulate. Ne esistono di svariate sul mercato, tuttavia Newpharm ha deciso di puntare su qualcosa di unico: la microincapsulazione con polimeri di cellulosa. Mentre la maggior parte delle microincapsulazioni delle sostanze attive viene condotta con microplastiche, puntare su polimeri di cellulosa completamente biodegradabili si traduce in effetto prolungato nel tempo con bassissimo impatto ambientale, senza dimenticare la drastica riduzione della tossicologia della sostanza attiva. Specie nel controllo dei blattoidei, insetti lucifughi per eccellenza, l’applicazione di Newcidal Micro, la formulazione microincapsulata di recente introduzione Newpharm, garantisce una costante azione snidante oltre che insetticida, protratta addirittura per mesi.

newpharm.it informazione pubblicitaria

Orma: 40 anni al servizio del cliente

ORMA quest’anno festeggia il quarantennale di attività nel campo delle soluzioni professionali per l’igiene ambientale: disinfestazione e controllo dell’aria richiedono un continuo aggiornamento tecnico, scientifico e normativo. ORMA mette al servizio del cliente tutta la competenza della propria squadra, fornendo prodotti sviluppati dopo attenta ricerca: EFFICACI, FUNZIONALI, DUREVOLI.

Fin dalle sue origini ORMA ha sempre voluto mettere in primo piano la qualità dei prodotti e una continua assistenza al cliente fornendo consulenza tecnica e scientifica, supporto commerciale e logistico.

Questo ci rende un partner affidabile ed efficace, in grado di fornire soluzioni a

trecentosessanta gradi per il professionista con un sistema di Gestione della Qualità certificato ISO 9001:2015. Nell’ottica di miglioramento costante è stata creata l’Officina di produzione ORMA per mettere a disposizione del cliente prodotti di qualità, con un maggiore e più diretto controllo della catena produttiva, dall’ideazione alla spedizione del prodotto finito ai professionisti della disinfestazione. L’officina conta linee dedicate alla produzione di pasta, blocchi e liquidi, 4 linee di confezionamento, un laboratorio di ricerca e analisi all’avanguardia, un ampio magazzino di stoccaggio materie prime e prodotti finiti.

La realizzazione e selezione dei prodotti avviene pensando sempre alle possibili

problematiche quotidiane degli operatori, a cui si offre risposta con competenza ed esperienza.

Con questo intento ORMA ha introdotto nel catalogo 2023 la trappola luminosa NOVA®, per offrire ottime prestazioni di cattura unite a un design elegante e accattivante.

La copertura anteriore magnetica nasconde alla vista gli insetti catturati, lasciando al contempo esposti i due neon UV da 15 W per massimizzare il potere attrattivo, per un’efficace e discreta protezione di spazi fino a 160 m2.

Con le sue dimensioni generose (50x32 cm) e l’aspetto contemporaneo è ideale per il controllo degli insetti volanti nei moderni pub, ristoranti, pasticcerie e panetterie e in genere in tutti i locali aperti al pubblico.

NOVA® permette una veloce manutenzione grazie alla copertura magnetica che agevola la sostituzione di neon e piastra collante. Conforme alle normative HACCP, è prodotta interamente in Italia.

ormatorino.com informazione pubblicitaria

Cartelli ed Etichette per postazioni

Tipoesse è un’azienda artigiana specializzata nella produzione di cartelli ed etichette personalizzati per monitoraggio roditori e insetti. La vendita diretta per corrispondenza senza intermediari e su tutto il territorio nazionale permette di offrire prodotti di qualità a prezzi competitivi. Per l’attività di disinfestazione e derattizzazione Tipoesse offre tutto ciò che occorre per un pratico, semplice ma efficace monitoraggio delle postazioni.

CARTELLI DA PARETE PER POSTAZIONI DI CONTROLLO

La scelta di un buon prodotto di segnalazione delle postazioni è fondamentale per l’attività di disinfezione, disinfestazione e derattizzazione. Per la realizzazione dei cartelli di postazione, abbiamo scelto un materiale plastico di qualità con elevata resistenza in esterno se esposto a pioggia, raggi solari e sbalzi termici, assicurandone l’integrità per una durata medio-lunga. Tutti i modelli sono personalizzabili con intestazione aziendale, logo, testi e colori. Da applicare al muro con qualsiasi tipologia di silicone. Sono scrivibili con pennarello indelebile.

ETICHETTE ADESIVE PER TRAPPOLE

La nostra gamma di etichette adesive per le postazioni di controllo e monitoraggio offre un’ampia scelta di modelli da personalizzare con testi, colori, layout, dimensioni e logo aziendale. Il collante tenace HT, garantisce un’aderenza immediata dell’etichetta che velocizza e facilita il lavoro di controllo dell’operatore. Il supporto pretagliato ne agevola l’applicazione, permettendo di lavorare anche indossando guanti da lavoro. La superficie è scrivibile con pennarello indelebile.

MONITORAGGIO DIGITALE, ETICHETTE QRCODE

Gestire in modo veloce e innovativo il controllo delle postazioni! Il QrCode può comunicare con un gestionale e attesta l’avvenuto controllo della postazione oppure semplicemente per numerare le postazioni. Le etichette QrCode vengono fornite in rotolo e sono resistenti all’esterno.

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Processionaria del pino Controllo degli adulti

LEPIDOTTERI

Tra i diversi insetti presenti nel territorio italiano, la processionaria del pino (Thaumetopoea pityocampa), sta diventando un insetto sempre più soggetto a controllo, non solo per i danni che può provocare al nostro patrimonio boschivo, ma anche per quelli che può causare alle persone e agli animali da compagnia, nelle sue forme larvali. È importante quindi valutare come, per il controllo di questo insetto, sia necessario in un’ottica di sostenibilità, agire con diverse strategie contenitive per la risoluzione del problema.

CARATTERISTICHE

La processionaria del pino è un insetto dell’ordine dei lepidotteri con ciclo di sviluppo olometabolo (uovo-larva-pupa-adulto) che attacca prevalentemente due specie di Pino (Pinus nigra e Pinus silvestris) ma può essere rilevato, anche se più raramente, in altre specie di Pino (P.halepensis, P. pinea, P. pinastres, P. strobus) oltre che su Larici (Larix) e Cedri (Cedrus).

L’adulto depone le uova a spirale attorno ad una coppia di aghi dopo circa 24/48 ore dallo sfarfallamento, previa una fecondazione che avviene mediamente dalla metà di giugno a tutto agosto (in funzione anche dalle condizioni meteorologiche). Le uova si presentano di forma approssimativamente sferica, di colore grigio-biancastro, misurano circa 1 mm di diametro e si trovano all’interno di ovature che possono contenere fino a 300/350 uova. Le larve sono di circa 30-40 mm a maturità. Presentano capo nerastro e corpo di colore grigiastro nella parte dorsale e con sfumature ocracee nella parte ventrale. Nel dorso sono presenti dei ciuffi di peli che fanno assumere alla larva un colore rosso-rugginoso. I peli (sino a 600 mila unità per esemplare) sono fortemente urticanti e pericolosi per la pelle, le mucose degli occhi e le vie respiratorie. In 6/7 mesi le larve di processionaria del pino attraversano 5 stadi larvali, intervallati

da 4 mute. Fino al secondo stadio le larve non risultano urticanti. Fino alla fine di settembre (in funzione delle condizioni climatiche) le larve sono nomadi sui rami della pianta e con l’arrivo dell’inverno costruiscono dei nidi sericei di dimensioni variabili. A primavera, raggiunta la maturità, scendono verso il basso dall’albero formando delle tipiche colonne di individui (processioni) e si interrano ad una profondità di circa di 8-10 cm.

Nel terreno le larve si incrisalidano ed entrano in diapausa fino al periodo estivo (se le condizioni non sono ottimali, la diapausa può durare alcuni anni) per poi sfarfallare. In generale la crisalide presenta una colorazione bruno-brillante ed ha una dimensione di circa 1,5 cm di lunghezza. Gli adulti vivono mediamente 24/48 ore, tempo necessario per l’accoppiamento. Presentano ali anteriori di colori grigio e posteriori bianche con una macchia nera posta all’estremità inferiore del margine, con un’apertura alare di circa 30-35 mm.

QUADRO NORMATIVO PER IL CONTROLLO

È importante ricordare che il quadro normativo di riferimento (decreto legislativo 19 agosto 2005, n°214) è stato superato in seguito all’entrata in vigore del REG. 2016/2013 e della pubblicazione in gazzetta ufficiale del D. Lgs n°19 del 02/02/2021 Norme per la protezione delle piante dagli organismi nocivi, in attuazione dell’art. 11 della legge 04/10/2019, per l’adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2016/2031 e del regolamento (UE) 2017/625. Sulla base di questa nuova normativa, si identifica come le competenze attualmente possono essere gestite su questi tre livelli:

• dal Settore Fitosanitario Regionale con possibile attività di controllo, valutazione, prescrizione delle misure di intervento qualora si valuti che la presenza dell’insetto minacci seriamente

la produzione o la sopravvivenza del popolamento arboreo;

• dall’autorità sanitaria competente del territorio (Sindaco) a cui competono gli interventi di profilassi per prevenire rischi per la salute delle persone o degli animali;

• dai singoli privati proprietari di terreni e delle piante infestate, i quali hanno obbligo d’intervento, conformemente alle guide fornite dalle singole amministrazioni.

METODOLOGIE DI CONTROLLO

Per poter controllare le popolazioni di T. pityocampa è possibile intervenire con diverse strategie in un’ottica di I.P.M. (Integrated Pest Management): periodo invernale: utilizzo di due diverse metodologie, entrambe identificate come metodologie meccaniche. La prima, circa nel mese di gennaio, consiste nell’asportazione meccanica dei nidi sericei e loro conseguente distruzione. La seconda, da iniziare nel periodo di febbraio circa, consiste nel posizionare, attorno al tronco dei pini, dei collari predisposti per la cattura delle larve di processionaria durante la loro discesa a terra.

periodo primaverile: con metodologia chimica mediante endoterapia, ovvero iniezione di particolari insetticidi all’interno della pianta per poter contrastare l’infestante.

periodo estivo: si può intervenire mediante cattura massale con trappole, attivate con feromone sessuale. periodo autunnale: tendenzialmente a settembre, in funzione delle condizioni climatiche, si può intervenire con metodologia chimica mediante irrorazione della chioma con prodotto a base di Bacillus thuringiensis var. kurstaki, tendenzialmente la sera e in assenza di vento e con bagnatura uniforme della chioma.

CASE STUDY: CONTROLLO MEDIANTE CATTURA MASSALE

Durante la stagione estiva 2022 si è eseguito, in collaborazione con l’azien-

39 DIMENSIONE PULITO | 02/2023

da Ecorat, il controllo di T. pityocampa mediante utilizzo di trappole a cattura, attivate con feromone sessuale in un territorio comunale, affacciato sul Mare Adriatico. Nell’areale oggetto della prova, insistono aree boschive, aree attrezzate (parchi/giardini pubblici) oltre a viali e proprietà private su cui insistono individui di Pino marittimo (Pinus pinaster Aiton, 1978) e Pino nero (Pinus nigra J.F. Arnold, 1785).

CARATTERISTICHE

TECNICHE DELLA TRAPPOLA

La trappola, utilizzata per il monitoraggio della processionaria del pino risulta costituita da un contenitore in plastica di forma cilindrica (40 cm lunghezza, diametro 15 cm circa) con due ingressi laterali e un serbatoio inferiore a forma di sacco. Il feromone sessuale si inserisce in uno specifico contenitore a sifone appeso all’interno del cilindro in plastica.

In totale, nel territorio, sono state posizionate n°110 postazioni, suddivise in tre diverse aree identificate in:

• pubblica via: alberature con corona circolare di terra a livello basale del tronco;

• parcheggio pubblico: alberature disposte a filari, con striscia di terra basale di 3 m per tutta la lunghezza dell’impianto;

• parchi pubblici: alberature presenti.

Le postazioni sono state installate nel mese di luglio e successivamente nei mesi di agosto, settembre e ottobre si è provveduto ad eseguire i monitoraggi di efficacia. Tutte le postazioni presenti nel territorio sono state georeferenziate.

La stagione 2022 è stata una stagione estiva anomala per quanto riguarda le condizioni climatiche. In particolare, la temperatura media è sempre stata superiore ai 30°C con un calo (ma con medie più alte rispetto agli anni precedenti) nel mese di settembre. Anche gli eventi piovosi non sono risultati significativi nel periodo di luglio e agosto e si sono evoluti in pochi eventi meteorologici eccezionali, a partire dalla terza metà del mese di settembre. Tale anomalia climatica può aver portato ad un periodo di diapausa maggiore delle larve di processionaria.

Valutazione posizionamenti

Considerando i posizionamenti si può evidenziare come, delle 110 postazioni, 81 (pari al 74%) abbiano interessato alberature presenti su pubblica via, 21 (pari al 19%) abbiano interessato parchi pubblici e infine 8 postazioni (pari al 7%) abbiano interessato il parcheggio pubblico.

In totale, le 110 postazioni hanno registrato catture di adulti di T. pityocampa nei mesi di settembre e ottobre e assenza nel mese di agosto, con un totale di 120 individui catturati.

Analizzando i dati per area di posizio-

40 DIMENSIONE PULITO | 02/2023 LEPIDOTTERI

namento, si può identificare quale può essere la metodologia per un corretto posizionamento delle trappole a cattura avendo:

Posizionamento in pubblica via: sono state posizionate 81 postazioni e le stesse hanno dato un totale di 78 individui catturati. Se tale dato ad una prima analisi risulta essere significativamente elevato, rapportato al totale delle postazioni presenti risulta essere basso, avendo una media di meno di un individuo catturato per postazione. osizionamento in parcheggio pubblico: sono state posizionate 8 postazioni. In tale area di studio si è evidenziato come ci sia stata una media costante di catture nel periodo considerato, con una quantità di individui superiore a 1 catturato per postazione.

Posizionamento in parchi pubblici: In tali aree sono state posizionate 21 postazioni che hanno portato alla cattura di 51 individui di T. pityocampa.

Considerazioni e linee guida posizionamento

La prova ha identificato, nonostante le particolari condizioni ambientali, una buona cattura di individui adulti.

Si è inoltre identificato che, in aree a più alta concentrazione di pini (parchi/ giardini pubblici), è consigliabile agire con un posizionamento nei vertici di quadrati da 50 m per lato, mentre l’uso

su piante utilizzate come ornamento in pubblica via non sembra dare elevati standard di cattura.

ALCUNI CENNI STORICI E NON a cura di Chiara Dassi

La prova proseguirà anche nella stagione 2023, e nella stessa si andrà a identificare, in prima istanza, un raffronto tra i nidi sericei che si erano formati nel territorio prima dell’intervento con trappole a cattura rispetto a quelli che eventualmente si formeranno dopo l’intervento con trappole attrattive a feromoni. I posizionamenti saranno invece razionalizzati, sulla base dei dati raccolti, andando ad incidere nelle aree più sensibili, con posizionamento delle trappole a partire dal mese di giugno (possibile emersione dei primi adulti) e controllo mensile sino ad ottobre. Personalmente, non mi resta quindi che darvi appuntamento tra un anno per scoprire assieme i risultati di questa prova.

Primi di marzo Distruzione dei nidi, tagliandoli per poi bruciarli. Punto critico: se il nido è posto attorno alla gemma apicale questa tecnica è sconsigliabile in quanto, soprattutto nei pini giovani, ne arresterebbe lo sviluppo. Un tempo si usava anche iniettare soluzioni di DDT nei nidi e addirittura sparare nei nidi utilizzando cartucce caricate con tale insetticida.

Alternativa “biologica” Anziché bruciare i nidi porli in gabbie a rete fitta affinché i bruchi non possano uscirne o, peggio, gli adulti tornare ai pini sfarfallando e ovideporre per consentire ai probabili parassiti (ditteri e imenotteri) di compiere il loro ciclo, diffondersi e tenere sotto controllo l’infestazione delle processionarie. Il metodo sperimentato dal corpo forestale fu abbandonato per la laboriosità e i costi elevati. Inoltre i ditteri endofagi del gruppo dei Tachinidi faticavano a fuoriuscire dalle gabbie e, in ogni caso, l’efficacia era incerta.

1957. Lotta con gli allora presidi registrati come sanitari o medico-chirurgici

Siamo nella preistoria di tale lotta. Un Ispettorato forestale utilizzò applicazioni sui e nei nidi di una miscela di Parathion (un estere fosforico assai tossico) e DDT (un cloroderivato non particolarmente velenoso per i mammiferi, ma dalla lunghissima persistenza ambientale). I risultati si ottenevano nel giro di alcuni giorni e la mortalità delle larve tendeva al 100%.

1959. Utilizzo di mezzi aerei

In tale anno, quello stesso Ispettorato irrorò una vasta pineta sempre con la medesima miscela insetticida con risultati all’epoca ritenuti incoraggianti. Dati i tempi non furono considerati i danni ambientali collaterali.

La Formica rufa Nell’Europa centrale si osservò che dove erano presenti abbondanti nidi di Formica rufa le processionarie non si sviluppavano. In particolare l’Istituto di Entolomogia dell’Università di Pavia tentò a più riprese l’introduzione di queste formiche sia nei boschi alpini sia appenninici ma, per ragioni che non emersero con chiarezza e ancor oggi non chiare, tale pratica ebbe risultati assai modesti e transitori.

41 DIMENSIONE PULITO | 02/2023

Thaumetopoea (= Cnethocampa) pityocampa

NOME VOLGARE

Processionaria del pino

INQUADRAMENTO SISTEMATICO

Classe: Insecta

Ordine: Lepidoptera

Famiglia: Thaumetopoeidae

DIMENSIONI

Uova: 1 mm

Larva: 30-40 mm

Pupa: 15-17 mm

Adulto: maschio a.a. 30 mm

femmina a.a. 40 mm.

CARATTERISTICHE E DIFFUSIONE

Larva con capo nero e corpo color grigio ardesia, ricoperta di lunghi peli arancioni. Adulto con ali anteriori grigie, con sfumature e punti sia chiari che scuri e con tre fascette trasversali ondulate.

Ali posteriori biancastre con una macchia grigia sul margine interno. Addome coperto da peli gialliccioscuro. La specie è diffusa in tutta l'Europa meridionale.

HABITAT

Parchi, giardini, alberature stradali oltre a boschi e foreste.

Larva: vive gregaria entro nidi sericei situati solitamente all'apice dei rami più alti delle conifere; tali nidi divengono sempre più voluminosi e compatti fino alla fine di settembre. Da questi fuoriesce in primavera per nutrirsi, procedendo in fila indiana e rilasciando un filo sericeo che viene usato per ritrovare il nido.

Adulto: è attivo al crepuscolo e di notte; durante le ore diurne si riposa sulla parte alta dei tronchi nelle zone più riparate.

raramente di larici e cedri.

CICLO BIOLOGICO

Uovo > larva > pupa > adulto

N° generazioni/anno: 1

N° uova/femmina: 100-150 uova in ooplacche disposte a manicotto sugli aghi o più raramente sui rametti. Le ooplacche, lunghe ≈ 3 cm, sono ricoperte dai grigi peli addominali della femmina.

Svernamento: come larva di terza età, gregaria entro nidi sericei o come crisalide nel terreno.

DANNI

Divorano gli aghi, provocando defogliazioni più o meno spinte, che causano ritardi di sviluppo, indebolimento e, talvolta, morte delle piante colpite. I peli urticanti delle larve possono provocare disturbi agli occhi, alla pelle ed alle vie respiratorie di uomini ed animali.

42 DIMENSIONE PULITO | 02/2023
SCHEDA BIO-ETOLOGICA

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Due errori clamorosi

disordinata, si trovano essenze arboree lasciate libere di esprimere la loro natura senza nessuna cura e neppure l’ombra di potature. Fra questa vegetazione emergono due belle querce affette dall’endemico oidio, detto anche mal bianco, e da numerosi insetti fra cui vaganti larve pelose.

I DATI CHE HO POTUTO RACCOGLIERE

Tutto procedeva in una bucolica convivenza finché un segugio che aveva annusato queste larve vaganti non diede segni di disturbi respiratori e il veterinario stabilì, a ragione, che la causa era dovuta ai peli urticanti delle “gate peluse” termine entomologico dialettale. Chiamato d’urgenza un amico disinfestatore questi incaricò un suo tecnico di intervenire con la massima urgenza utilizzando quella confezione di Bacillus (§) avanzata dalla stagione precedente. Detto fatto il tecnico a bordo del suo pick-up con relativo cannone e pompa irroratrice partono per risolvere il problema. Ora cerco di ricostruire i fatti così come mi sono stati raccontati: il dialogo si svolgeva in dialetto e l’obiettivo era risolvere tutto in un batter d’occhio. La decisione fu di utilizzare la lancia-mitra per limitare la deriva. Ed ora la descrizione del protocollo operativo:

• Riempito il serbatoio si aggiunge la confezione di Bacillus (primo errore: è quello per la lotta alle zanzare).

• Si comincia a irrorare e le larve non muoiono (non sarebbero morte neppure se il Bacillus fosse stato quello giusto).

In un primo tempo esporrò i fatti, poi avanzerò qualche ipotesi sul come l’errore sia potuto accadere e terminerò con alcune notizie di queste piante nella fitoterapia erboristica. Ci troviamo in una di quelle case dove

convivono nuclei familiari fra loro legati da vincoli parentali più o meno stretti, costruita fra le due guerre dalle mani di un lungimirante bergamasco con l’aiuto di amici e parenti, circondata da un terreno dove, in maniera

• Si decide di aggiungere un insetticida (deltametrina) caricando la dose con il risultato che le “gate peluse” danno segni di sofferenza e alcune muoiono (secondo errore: miscelare due insetticidi e “caricare la dose” a occhio, con il risultato di ottenere un effetto killer in pochi minuti (!) e un effetto fitotossico nel giro di qualche giorno. Ma al momento tutti si congratulavano di aver sterminato la mag-

44 DIMENSIONE PULITO | 02/2023
PROCESSIONARIA
Un tecnico operatore di comprovata esperienza in un intervento di lotta alla Processionaria della quercia ha commesso due clamorosi errori
A cura di Chiara Dassi

gior parte delle larve. Come anticipato, al manifestarsi dei primi sintomi fitotossici ci si comincia a chiedere il perché e il titolare sentendo il resoconto di come si fossero svolti i

PROCESSIONARIA DELLA QUERCIA

Morfologia

Adulti Molto simili a quella del pino, però con le ali anteriori meno screziate e quelle posteriori che non hanno la macchietta nera ma una sfumatura scura nel margine interno

Uova Sono disposte in una ooteca

Larve I peli portati sui tubercoli sono più lunghi

Crisalidi In genere ammassate dentro il nido

Bio-etologia

Farfalle Lo sfarfallamento avviene nel giro di pochi giorni nel mese di agosto, periodo in cui avvengono anche i voli nuziali

Uova L’ovo-deposizione avviene a fine agostoprimi giorni di settembre, sui rami e sui tronchi a corteccia liscia e preferibilmente esposta al sole

Larve Compaiono quando sbocciano le prime gemme fine aprilemaggio, nei loro spostamenti non procedono in fila indiana ma a file parallele quasi a formare una losanga

Nidi Compaiono a fine maggio e si ingrandiscono man mano che le larve crescono; possono arrivare a contenere anche un migliaio di individui

fatti rimane basito e cerca di puntualizzare le sue istruzioni. Come accade in questi casi avviene il ping-pong io avevo detto… non è vero… ecc. ecc. A questo punto però, nonostante le piante fossero lasciate allo stato brado, dispiaceva a tutti che morissero, per cui mi trovai coinvolta come “esperta” insieme a un tecnico del Consorzio Agrario per risolvere la questione. Il da farsi fu:

• Lavaggio della chioma con acqua riposata dopo un paio d’ore dal tramonto del sole (onde evitare choc termici).

• Visto che dopo due lavaggi non si notavano miglioramenti, anzi parecchie foglie erano totalmente ingiallite si decise di non fare nulla sperando in una ripresa spontanea. E così fortunatamente avvenne!

Vero è che il tecnico del Consorzio aveva proposto anche una concimazione fogliare a base di chelati di ferro che avrebbe fornito gratuitamente, ma chi si è scottato una volta finisce

con l’avere paura anche dell’acqua fredda per cui non se ne fece nulla. Come un tecnico dalla lunga e onorata esperienza, sotto la pressione di persone agitate dallo stato di sofferenza del loro cane abbia agito in modo sconsiderato resta un mistero e anche un monito: la prudenza e il buon senso sono nemici della fretta.

Aggiungo che per paura che le larve morte o moribonde fossero mangiate dalle galline furono raccolte e sotterrate e, per quanto mi è dato sapere, l’infestazione non si è più riproposta. A ripensarci bene gli “errori” furono più di due!

(§) nei dialoghi non viene mai menzionata la differenza fra le varietà del Bacillus thuringiensis subsp. kurstaki usate come agenti di controllo biologico contro i lepidotteri e Bacillus thuringiensis var. israelensis attivo contro le larve delle zanzare; in effetti la quotidianità del nostro linguaggio porta a certe imprecisioni di uso comune.

QUERCUS (SESSILIFLORA) ROBUR - ROVERE

Il principio attivo è contenuto essenzialmente nella corteccia ha l’odore dei materiali concianti, sapore amaro ed è fortemente astringente, contiene:

• acido quercitannico (e non acido tannico)

• acido gallico

• acido ellagico

• quercite

• quercinite

Le pozioni hanno azione fortemente astringente, frena le manifestazioni emorragiche e una benefica azione nelle affezioni catarrali e ulcerose delle mucose riferendosi agli organi interni. Per uso esterno è assai utile per i suoi effetti astringenti contro le metrorragie, uretriti blenorragiche, emorroidi, ragadi anali, geloni non ulcerati e scottature estese.

NB: sono informazioni di carattere generale per cui l’uso deve essere effettuato sotto il controllo medico.

Le ghiande torrefatte in particolare del leccio (Quercus ilex) sono uno dei più apprezzati surrogati del caffè.

45 DIMENSIONE PULITO | 02/2023
Thaumetopoea processionea

Tutela di api e impollinatori negli ambienti urbani

46 DIMENSIONE PULITO | 02/2023 SOSTENIBILITÀ
Paolo Fontana Presidente di World Biodiversity Association Ricercatore presso Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige (TN)

Gli impollinatori, in Europa rappresentati praticamente dai soli insetti, come tanta parte della biodiversità soffrono ormai da decenni una grave crisi derivante da molteplici fattori ambientali sfavorevoli. La modificazione degli ambienti con la riduzione della flora, l’uso massiccio di pesticidi, i cambiamenti climatici e le problematiche sanitarie e di inquinamento genetico (soprattutto per quanto riguarda le specie allevate), costituiscono una grave minaccia alla sopravvivenza di questi organismi fondamentali sia per la conservazione degli ecosistemi che per la produttività dell’agricoltura. Una particolare minaccia nei confronti di questi organismi deriva poi dall’uso di pesticidi in ambito urbano o industriale. La diffusa sensibilità nei confronti degli impollinatori, che vede la diffusione sia dell’apicoltura urbana che della valorizzazione della biodiversità negli ambienti intensamente antropizzati, impone, anche in ottemperanza con il rinnovato dettato costituzionale, di adeguare e di calibrare le strategie di controllo degli organismi nocivi in ambito urbano, seguendo quel percorso verso una sempre maggiore sostenibilità che anche l’agricoltura sta battendo con sempre maggiore convinzione.

LA TUTELA DELLA BIODIVERSITÀ

L’8 febbraio 2022 rappresenta una data storica: infatti, in tale giorno è stata approvata la modifica di due articoli (9 e 41) della Costituzione Italiana, dando il giusto valore alla tutela dell’ambiente e della biodiversità.

L’Articolo 9 è stato modificato in questo modo: La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali. Un

enunciato importante ma che senza l’integrazione all’articolo 41 potrebbe restare nel novero delle belle intenzioni, degli ideali cui tendere sapendo di non poterli raggiungere. Ecco allora che la nuova formulazione dell’articolo 41 chiarisce che: L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, alla salute, all’ambiente. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali. Fino ad oggi si è sempre sacrificata la tutela ambientale alle necessità eco -

nomiche ma il nuovo articolo 41 parla chiaro e afferma che l’attività economica non può essere svolta a scapito della tutela ambientale, perché l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi sono un patrimonio fondamentale per la nostra sopravvivenza e per quella delle generazioni future. Ma se, invece dell’attività economica, ad essere messa a rischio è la salute dei cittadini, quale priorità va data alla salvaguardia della biodiversità e nello specifico degli impollinatori se gli interventi richiesti sono mirati a risolvere gravi problematiche sanitarie? La salute è la cosa più importante, si sente spesso sentenziare, ma può esserci una vera salute senza una concreta tutela della

47 DIMENSIONE PULITO | 02/2023

biodiversità? Quanto è salubre un ambiente (naturale, agrario, urbano o industriale) se risulta del tutto inadatto ad ospitare una benché minima comunità di organismi diversi da Homo sapiens? Molte sono le ricerche scientifiche svolte in tutto il mondo che dimostrano come la conservazione della biodiversità e degli ecosistemi è fondamentale per ridurre i rischi sanitari per l’uomo ed ecco allora che l’interesse delle future generazioni citato dalla nostra costituzione è anche e soprattutto quello di garantire, mediante la tutela ambientale, una prospettiva di salute per l’uomo.

IL RUOLO DEGLI IMPOLLINATORI NEGLI AMBIENTI URBANI

Un preciso percorso evolutivo, iniziato all’incirca 100 milioni di anni fa, ha legato gli organismi impollinatori (insetti, uccelli, mammiferi etc.) al gruppo più evoluto di piante, le Angiosperme (o Magnoliophyta). Le molte specie di impollinatori si sono legate a poche o molte specie vegetali che a loro volta si sono evolute per favorire questi organismi e garantirsi una efficiente impollinazione incrociata. I biologi parlano in questi casi di coevoluzione. Tra gli impollinatori i più specializzati, numerosi e diffusi sulla Terra, sono gli insetti e tra questi i più efficienti sono le api, che comprendono le ben note api da miele, i bombi e moltissime altre specie. Il legame di questi insetti con i fiori è totale perché tutte le fasi della loro vita, compreso l’allevamento della prole, dipende dalle risorse alimentari messe a loro disposizione dai fiori in cambio dell’impollinazione. Nel mondo si conoscono circa 20.000 specie di api, circa 2.000 sono segnalate per l’Europa e circa 1.000 per l’Italia. Questi insetti vivono quindi ovunque ci siano piante a fiore che necessitino di essere impollinate, ed anche per quanto riguarda l’agricoltura, oggi sappiamo che almeno un terzo del cibo che l’uomo consuma deriva dall’impollinazione, in genere

garantita dalle api. Negli ultimi decenni, basti pensare ai numerosi scritti in merito di Giorgio Celli, alle api è stato riconosciuto anche l’importante ruolo di bioindicatori, cioè di organismi in grado di attestare la salubrità o meno di un dato ambiente grazie alla loro presenza o meno. Le città, i paesi ed anche le aree industriali non sono affatto ambienti inospitali per la flora e infatti un indice di qualità ambientale per gli ambienti urbani è dato dalla presenza di giardini e parchi. Se fino a poco tempo fa in questi giardini venivano considerate solo le piante, ma nemmeno tutte (pensiamo alle cosiddette “erbacce”), oggi si pone grande rilievo alla presenza in questi spazi verdi, piccoli o grandi, privati o pubblici che siano, anche di un adeguato grado di biodiversità. Gli impollinatori, quindi, svolgono nelle aree urbane (e ovviamente in ogni ambiente) non solo il ruolo di impollinatori, ma anche di bioindicatori. Per questo motivo prestare particolare attenzione alla tutela di questi organismi ha una assoluta ricaduta su tutta la biodiversità dell’ambiente considerato.

CONOSCERE PER TUTELARE

Tutti sanno che gli insetti impollinatori visitano i fiori per raccogliere nettare, polline oppure una sola di queste risorse alimentari. Per quanto riguarda le api, è il polline il loro vero cibo, perché contiene proteine, lipidi, zuccheri, vitamine etc. Il nettare è una importante risorsa energetica e per le api sociali, api mellifere e bombi, ad esempio, le scorte zuccherine sono fondamentali per la sopravvivenza delle colonie. Ma un’altra grande fonte di liquidi zuccherini è costituita dalla melata, prodotta o meglio escreta da moltissimi insetti che si nutrono della linfa delle piante. Prelevando questi liquidi zuccherini di cui vengono imbrattate le piante su cui vivono gli insetti che li emettono, le api e gli altri impollinatori che se ne sanno cibare, svolgono un altro grande servizio alle

piante stesse, impedendo o riducendo lo sviluppo di fumaggini (funghi) che riducono l’efficienza fotosintetica. Molti impollinatori poi traggono importanti liquidi zuccherini anche dalla frutta matura o sovramatura, sia ancora sulla pianta che a terra. Non sono solo i fiori quindi il luogo dove gli impollinatori cercano il loro alimento. Ma gli impollinatori spesso hanno bisogno di altre sostanze. Tutti hanno bisogno di acqua, sia per berla direttamente che, come nel caso dell’ape mellifera, ad esempio, per diluire le scorte di miele per potersene cibare ma anche per raffreddare l’interno del nido nelle calde giornate estive. Le api mellifere, infatti, devono mantenere una temperatura costante di 35 gradi almeno nelle porzioni di nido in cui viene allevata la loro discendenza. Bisogna poi considerare che la vita degli insetti impollinatori non si conclude sui fiori o nella ricerca delle fonti alimentari ma un aspetto fondamentale è dato dalla presenza di siti idonei alla nidificazione e quindi alla riproduzione e propagazione delle varie specie. Molte api solitarie (ma anche sociali) hanno bisogno di vari materiali per costruire i piccoli nidi modulari in cui allevano le loro larve. L’ape mellifera secerne da sé la cera con cui costruisce i favi, ma ha bisogno di rinforzarli e di sanificarli continuamente con la propoli, che questi insetti ottengono raccogliendo resine vegetali dalle gemme e da vari organi vegetali. Molte specie di api per costruire i loro nidi usano il fango, altre specie usano ritagli di foglie o lanuggini raccolte dalle foglie di diverse piante. L’ape mellifera necessità di cavità di circa 20-50 litri di volume e quindi negli ambienti urbani, oltre che nelle arnie degli apicoltori urbani nidifica entro cavità di grandi alberi ma soprattutto in cavità murarie, camini etc. L’applicazione per smartphone BeeWild, uno strumento ideato e gestito dalla Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, per censire e monitorare nel tempo,

48 DIMENSIONE PULITO | 02/2023 SOSTENIBILITÀ

le colonie selvagge di ape mellifera attraverso una tipica azione di citizen science, ha messo in evidenza come siano molte le colonie di questa straordinaria specie ad essere presenti in agglomerati urbani di qualsiasi dimensione. I bombi sono molto meno esigenti, alcuni nidificano in tane abbandonate di topi o talpe, sotto coltri di muschio, foglie secche, o anche in piccoli nidi di uccelli. Le api solitarie o gregarie nidificano a terra nel fango, entro cannucce o in gallerie prodotte nel legno da altri insetti, oppure in fessure di rocce o muri ed anche entro conchiglie di chiocciole. Per tutelare questi insetti, quindi, non basta porre attenzione a quanto viene asperso su piante in fiore o su cui ci sia una abbondante produzione di melata, ma vanno considerate oltre alle fonti alimentari e l’acqua, anche i possibili materiali e siti necessari alla riproduzione di queste specie. Anche in Italia si sta diffondendo la pratica di collocare, in genere a scopo didattico, in giardini pubblici o privati di Bee Hotel,

strutture atte a fornire siti di nidificazione a specie solitarie di api. Un altro fattore da considerare è dato dalla distanza che questi insetti possono percorrere tra i loro siti di nidificazione e quelli di alimentazione. Le api solitarie ed i bombi in genere hanno un raggio d’azione di poche decine o centinaia di metri ma spetta all’ape mellifera il ruolo di vera e propria pendolare, potendo raccogliere tutta quello di cui ha bisogno in un raggio che mediamente è compreso entro 3 km ma che per la raccolta di polline può superare anche i 10 km.

DISINFESTAZIONE E TUTELA DEGLI IMPOLLINATORI

Una visione moderna e sostenibile della disinfestazione in ambiente urbano, ma anche della gestione dal punto di vista fitosanitario degli spazi verdi che tanto lo valorizzano, non può prescindere dalla conoscenza di tutti questi aspetti biologici, se si vuole accordare una adeguata tutela agli insetti impollinatori e grazie ad essi garantire alla

conservazione della biodiversità anche nei luoghi più densamente abitati. Ecco allora che la tutela degli impollinatori anche negli ambienti urbani deve tener conto di tutti questi fattori, che chi fa difesa fitosanitaria in agricoltura sta valutando (anche se con molto ritardo) ormai da decenni:

• Individuazione degli stadi degli organismi bersaglio (larve, adulti, etc.) cui rivolgere il controllo;

• scelta dei principi attivi in grado di arrecare il minor danno possibile;

• evitare l’aspersione di pesticidi su piante in fiore e con flussi di melata ma anche con frutti maturi o sovramaturi;

• individuazione degli orari di applicazione più idonei, in genere quelle serali;

• individuazione dei siti più critici perché potrebbero ospitare nidi o materiali idonei alla nidificazione;

• evitare di contaminare qualsiasi corpo d’acqua, anche piccolissimo;

• coinvolgimento della cittadinanza per venire a conoscenza di apicoltori urbani, Bee hotel in giardini pubblici o privati, aggregazioni di nidificazioni, etc.

49 DIMENSIONE PULITO | 02/2023
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Principali parassiti dell’ape

La mia professione di disinfestatore ha tratto molti insegnamenti dal mio hobby di allevatori di api. In termini di attenzione all’ambiente, alla sostenibilità intesa come cura del territorio in modo da garantirne gli sviluppi futuri e a una soddisfazione interiore di fare "il meglio possibile” grazie anche ai tre esami di entomologia a suo tempo sostenuti e superati. Resta vera la citazione: “se oggi fai una cosa bene, nulla vieta di farla meglio domani”.

UNA RISORSA A TUTTO TONDO

Partiamo dai concetti base impartiti sin da piccoli, da genitori, insegnanti, amici, conoscenti: “le api sono insetti che pungono, producono miele, la pappa reale, il propoli, impollinando i fiori rendono possibile molte produzioni agricole, sono di colore giallo e nero, hanno le ali e non hanno il vitino da vespa”.

Tutto vero, ma c’è molto di più dietro questi piccoli, operosi, preziosi insetti. Le api hanno un antenato comune alle vespe: Melittosphex burmensis, dalle quali si sono differenziate circa 100 milioni di anni fa, e si sono co-evolute con le Angiosperme (piante che producono fiori. L’angiosperma che meglio esprime il binomio pianta insetto è sicuramente la Salvia pratensis, la

quale ha sviluppato un meccanismo apposito per rilasciare il polline: quando l’ape si appoggia sul petalo, il fiore fa scendere le antere sino a toccare il dorso dell’insetto, impolverandolo. I primi reperti di utilizzo delle api da parte dell’uomo risalgono a circa 9.000 anni fa (Neolitico); le troviamo raffigurate nelle incisioni rupestri, dove vengono rappresentati uomini che saccheggiano i nidi (grotta della “Cueva dell’ Araňa” in Spagna), in alcuni casi utilizzando anche del fumo (Matopo, Zimbabwe).

Ma è con gli Egizi che inizia l’alleva-

mento in contenitori appositi, ricavati da tronchi di legno cavi o vasi di terracotta o addirittura in cesti di vimini tutti denominati “arnie villiche” o “bugno villico”. Ci sono dipinti raffiguranti navi con arnie, che stanno ad indicare che questo popolo conduceva apicoltura nomade, spostando i nidi lungo il fiume Nilo inseguendo le varie fioriture.

I Greci perfezionarono l’allevamento creando dei favi mobili, così da ridurre i danni alle api durante il prelievo del miele. Inoltre, questo popolo aveva intuito l’importanza delle api quali

50 DIMENSIONE PULITO | 02/2023 INSETTI PRONUBI
A cura di Giulio Saredi

impollinatori, portando i nidi all’interno dei giardini per avere raccolti più abbondanti.

Nel corso del Medioevo non ci furono innovazioni e l’allevamento delle api era praticato prevalentemente dai monaci.

Con la scoperta del nuovo Mondo il miele fu sostituito dallo zucchero e l’apicoltura ebbe un’involuzione. La svolta avvenne intorno al 1800, quando L. L. Langstroth riprese l’idea dei favi mobili e ideò l’arnia razionale che, con successive modifiche, portò alla realizzazione dell’arnia razionale standard, utilizzata tutt’ora.

Ad oggi esistono varie teorie di pensiero e filosofie che utilizzano differenti tipologie di arnie ( Warrè, Top bar…) che sono meno produttive ma più vicine alla natura delle api.

Professione disinfestatore

Da apicoltore hobbista e al tempo stesso disinfestatore mi trovo nella necessità di utilizzare dei biocidi, farmaci che, come ogni altro, contemplano delle controindicazioni. Senza entrare in dettagli tecnici mi limito a sottolineare i principi a cui attenersi:

• Scelta razionale delle tecniche di lotta (mirata, integrata biologica);

• selezione oculata delle risorse: attrezzature, formulati biocidi, pest proofing;

• intervenire solo dove serve e per il tempo strettamente necessario;

• attenersi alle disposizioni riportate in etichetta;

• corretta informazione nei confronti del committente.

A volte però, per proteggere questi insetti dai loro parassiti, bisogna utilizzare proprio farmaci biocidi, e questo ci riporta all'utilità della nostra professione. Da circa 40 anni gli apicoltori italiani si trovano a combattere un temibile parassita, la Varroa destructor, che si nutre e sviluppa a spese della covata. A causa di questa infestazione le api nascono indebolite e soggette a malattie virali e batteriche (Peste americana o europea). Se

non controllato questo acaro causa la morte dell’intera colonia, per questo motivo va costantemente monitorato, e se supera una soglia limite si deve procedere con prodotti insetticidi registrati per lo scopo. Negli ultimi anni un altro nemico è stato introdotto nel nostro territorio, la famigerata Vespa velutina nigrithorax, la quale si ciba prevalentemente di api e in pochi giorni può portare alla scomparsa del nido. Il controllo viene effettuato tramite monitoraggio con trappole a cattura, individuazione dei nidi e loro disinfestazione. Colgo l’occasione per segnalare che esiste un sito internet dove gli apicoltori possono registrare la presenza di questo predatore sul nostro territorio. Ultimo, ma non meno devastante predatore, introdot-

SPECIE

Varroa destructor

INQUADRAMENTO SISTEMATICO

Classe: Arachnida

Ordine: Acarina

Famiglia: Parasitidae

Genere: Varroa

DIMENSIONI

Colore: bruno-rossastro

Lunghezza: 1.00-1.77 mm.

Larghezza: 1.50-1.99 mm.

Forma: piatta, a bottone. Dotata di otto zampe.

to in Italia per ora solo in Calabria dal Nord Africa, è l’Aethina tumida (un coleottero della famiglia Nitidulidae), che si nutre della covata, del polline e della cera e, con la fermentazione delle feci, rende inutilizzabile i prodotti dell’alveare. Ad oggi l’unico metodo di controllo è il monitoraggio e quando viene riscontrata la presenza bisogna intervenire bruciando il nido/ alveare, in modo da distruggerlo. Da quanto esposto emerge la necessità, una volta stabilito il tipo di intervento da effettuare, di intervenire con una terapia la più sicura e efficace possibile. In genere la cosa è tecnicamente fattibile, ma la teoria viene a volte ostacolata dai costi di realizzazione e dall’agire a volte poco responsabile di alcuni disinfestatori.

ultime sono larghe 1,7 mm e lunghe 1,3 mm, di forma ellissoidale appiattita, colore bruno-rossiccio ed hanno quattro paia di zampe. Le femmine posseggono apparato boccale pungente-succhiante e si comportano da ectoparassiti sia nei confronti della covata (con predilezione di quella maschile), che delle api adulte. Originaria dell'Asia orientale, ad oggi la varroa è ubiquitaria in Italia e in tutti i continenti del mondo fatta eccezione dell’Australia.

DANNI

CARATTERISTICHE E DIFFUSIONE

Osservabile ad occhio nudo, i maschi sono di colore biancogrigiastro, più globosi e più piccoli delle femmine, mentre queste

La durata media della vita delle api fortemente parassitate diminuisce sempre di un valore che va dal 25% al 50%. l'azione della varroa consiste non solo nel suggere l'emolinfa dell’ape adulta o della larva, ma anche nel colpire direttamente determinati apparati dell’ape in fase di sviluppo e nell’esporre le api ad altri patogeni come virus, funghi e batteri.

fonte: Istituto Zooprofilattico della Toscana (www.izslt.it)

51 DIMENSIONE PULITO | 02/2023

Specie aliene invasive

La Drosophila suzukii Matsumura (Diptera: Drosophilidae) appartiene al gruppo in continua espansione di specie aliene invasive (IAS)

(Reg. (UE) N. 1143/2014), le quali vengono introdotte in nuovi areali, solitamente in modo accidentale come conseguenza dell’intenso traffico globale di merci e persone, con notevoli ripercussioni negative sull’ambiente e le attività umane

A cura di Cristina Cardinali

Numerose sono le specie frutticole di rilevanza economica annoverate fra i potenziali ospiti di Drosophila suzukii. Tra queste, le più comuni sono: ciliegio, susine, albicocche, pesche, fragola, lampone, mirtillo, mora, fichi, kiwi. Anche la vite è annoverata tra gli ospiti di questo fitofago. Studi condotti anche dalla Fondazione Edmund Mach (vedi box) dimostrano però che solo alcune varietà, a causa delle loro caratteristiche chimico-fisiche, sono suscettibili alle ovideposizioni in fase di maturazione (ad esempio la varietà “Schiava”).

D. suzukii infatti preferisce soprattutto varietà a colore rosso, a raccolta tardiva e frutti di minor fermezza. È probabile che altri fattori, come precedenti danni da grandine e attività trofica di altri fitofagi, facilitino gli attacchi

del moscerino. Oltre a queste specie D. suzukii può svilupparsi a spese di

un’ampia gamma di piante ospiti selvatiche (Lonicera spp., Rubus selvatici,

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DROSOPHILA SUZUKII

La Fondazione Edmund Mach (FEM) svolge attività di ricerca scientifica, istruzione e formazione, sperimentazione, consulenza e servizio alle imprese, nei settori agricolo, agroalimentare e ambientale. La sua

Sambucus nigra, Frangula alnus, Hedera helix,ecc.) che in funzione dell’epoca di maturazione dei frutti offrono all’insetto una costante fonte alimentare nel corso della stagione.

BIOLOGIA

L’ovideposizione inizia ad aprile e si protrae fino a novembre attraverso generazioni successive. Si è osservato che su mora, mirtillo, ciliegio, lampone, e fragola, lo stadio di sviluppo coincidente con il cambio di colore (invaiatura) è quello preferito per l’ovideposizione rispetto allo stadio verde o alla sovramaturazione. Le femmine fecondate possono deporre da 1 a 3 uova per frutto e da 7 a 16 uova per giorno, deponendo fino a 300-600 uova nel corso della loro vita in funzione della coltura e della varietà e dello stato di maturazione del frutto. Le uova sono difficilmente visibili ad occhio nudo tramite gli spiracoli respiratori che emergono all’esterno del substrato di ovideposizione. Lo sviluppo dall’uovo all’adulto si svolge in 8-10 giorni circa a 25°C, e in 21-25 giorni a temperature di 15°C.

L’impupamento può avvenire sia all’interno del frutto (più comunemente) che all’esterno dello stesso o sul terreno. Il danno diretto causato da D. suzukii è provocato dall’attività trofica delle larve nella polpa dei frutti in maturazione; questo facilita anche lo

gestione è ispirata a criteri di efficienza, economicità e trasparenza e non ha finalità di lucro. La Fondazione continua gli scopi e l’attività dell’Istituto agrario di San Michele all’Adige, fondato dalla dieta di Innsbruck il 12 gennaio 1874, e del Centro di ecologia alpina costituito con legge provinciale 31 agosto 1992, n. 17. Il Centro Ricerca e Innovazione della Fondazione Edmund Mach svolge attività di ricerca scientifica, sviluppa tecnologie e promuove

sviluppo di infezioni secondarie a carico di funghi, lieviti e batteri che accelerano il deterioramento dei frutti e provocano ulteriori danni.

L’adulto emerge al mattino e ha la sua maggiore attività attorno ai 20°C, mentre temperature superiori ai 30° ne limitano l’attività e sterilizzano i maschi. L’ovideposizione avviene fra 10 e 32°C. Lo svernamento è assicurato dagli adulti nel terreno o nelle foglie, prevalentemente dalle femmine, la cui mortalità comincia a temperature inferiori a 5°C e raggiunge il 75% a -2°C.

MORFOLOGIA

Gli adulti di D. suzukii misurano 2-3 mm e presentano occhi rossi; il maschio si riconosce agevolmente per le due macchie scure sulle ali, mentre la femmina si distingue per la presenza di un robusto ovopositore denticolato che permette l’inserimento delle uova nei frutti sani in pianta ancora prima della maturazione.

MONITORAGGIO

L'obiettivo principale del monitoraggio territoriale è quello di definire l’areale di diffusione dell’insetto sul territorio, con particolare riferimento alle principali zone di produzione dei piccoli frutti, cercando nel contempo di ricostruirne la dinamica di popolazione durante l’intera stagione. Il monitoraggio territoriale è stato migliorato grazie alla progressiva

innovazione nei settori dell’agricoltura, della bioeconomia, dell’ecologia, della biodiversità, dell’ambiente e dell’alimentazione.

Il Centro è integrato nell’ecosistema della ricerca trentina e contribuisce alla crescita culturale ed economica del territorio attraverso il mantenimento di elevati livelli di conoscenza scientifica, di trasferimento tecnologico alle aziende, di valorizzazione dei prodotti della ricerca.

messa a punto di trappole ed esche sempre più efficaci.

CONTROLLO BIOLOGICO

Il controllo biologico classico (propagativo) prevede l'importazione dalle zone di provenienza della specie dannosa dei suoi antagonisti, con l'obiettivo di farli acclimatare e quindi riprodurre le condizioni che nell'areale di origine consentono la naturale regolazione della dinamica di popolazione del fitofago. L'insetto che presenta le caratteristiche più adatte per questa lotta biologica nei confronti di D. suzukii è l'imenottero parassitoide larvale Ganaspis brasiliensis. Un apposito studio di valutazione del rischio previsto dalle nuove normative nazionali permetterà di capire se l'insetto potrà essere rilasciato nell'ambiente senza causare danni all'ecosistema e se sia in grado di controllare efficacemente lo sviluppo di D. suzukii nei nostri ambienti.

Attraverso una costante attività di monitoraggio sul territorio di D. suzukii, sono state individuate anche tre specie di nemici naturali in grado di svilupparsi a carico del fitofago. Si tratta di altri imenotteri parassitoidi. In particolare, le specie individuate sono il parassitoide larvale Leptopilina heterotoma, e i parassitoidi pupali Pachycrepoideus vindemiae e Trichopria drosophilae. Quest'ultimo soprattutto è stato oggetto di studio per strategie di lotta biologica aumentativa.

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Tecnica sostenibile per il CBC di Drosophila suzukii

Approfondimento monografico del Centro Trasferimento Tecnologico della Fondazione Edmund Mach - lottabiologica.fmach.it/pubblicazioni

A cura di Cristina Cardinali

La prima linea di difesa contro le specie alloctone spesso si basa sull’applicazione di prodotti fito-

sanitari, per lo più dovuta alle limitate tecniche a disposizione a causa di carenti informazioni in merito alla biolo-

gia e all’ecologia della specie nel nuovo ambiente ed al contempo alla necessità di limitare il problema nell’immediato. Tuttavia, a lungo termine, quest’unica soluzione non risulta più essere sostenibile, presentando spesso una ridotta efficacia se non addirittura essere contro-producente (es. sviluppo di resistenze agli insetticidi, tossicità nei confronti di organismi utili).

In Trentino, la presenza di D. suzukii è stata segnalata per la prima volta nel 2009 e negli anni a seguire si è potuto notare un aumento progressivo delle sue popolazioni con capillare diffusione sul territorio, segnale di una limitata azione su ampia scala della sua gestione locale e di una continua forte pressione sulle colture agricole. Risulta quindi fondamentale ampliare

54 DIMENSIONE PULITO | 02/2023 CONTROLLO BIOLOGICO CONSERVATIVO

la visione della problematica al di là del singolo campo e proiettarla verso l’attuazione sull’intero territorio di differenti pratiche agronomiche che permettano una maggiore resilienza dell’agroecosistema, provando a riequilibrare quelle connessioni e dinamiche ormai compromesse dall’arrivo della nuova specie invasiva.

In particolar modo, il venir meno del controllo operato dall’insieme dei nemici naturali presenti nelle zone di origine sembra essere all’origine della rapida esplosione demografica di queste specie aliene.

Il controllo biologico, nello specifico quello di tipo conservativo, potrebbe offrire un contributo significativo e divenire parte di una gestione integrata di questa specie.

La ricerca e sperimentazione di pratiche agronomiche che possano tutelare al meglio le risorse naturali, promuovendo un equilibrio tra le esigenze delle produzioni agricole e la necessità di conservazione del bene comune rappresentato dalla biodiversità, è da sempre obiettivo caratterizzante le attività che si svolgono presso la Fondazione Edmund Mach (FEM). Da alcuni anni diverse linee di ricerca stanno implementando strategie di controllo biologico mediante l’utilizzo di imenotteri parassitoidi, verificando quindi se sia possibile mitigare nel corso della stagione produttiva le popolazioni di questo carpofago.

L’estensione della lotta biologica su scala territoriale potrebbe essere una tecnica molto importante per ridurre l’impiego di prodotti fitosanitari sulle colture, consentendo una frutticoltura a minor impatto ambientale.

Fin dalle prime esperienze di implementazione del concetto di difesa in-

tegrata delle colture, la FEM si è misurata con la necessità di individuare idonee strategie per ristabilire e conservare gli equilibri ecologici fra specie dannose e organismi utili.

Con questo approfondimento monografico (lottabiologica.fmach.it/pubblicazioni) vengono fornite delle informazioni su come costruire e impiegare il Drosorium (Figura 1), uno strumento utile a favorire la diffusione e l’incremento di nemici naturali di Drosophila suzukii. La FEM, sulla base delle esperienze dei loro sperimentatori e dei risultati ottenuti con le loro ricerche, ritiene che un generalizzato impiego di questo strumento, unitamente all’adozione di programmi di difesa selettivi per gli organismi utili, possano dare un significativo contributo al controllo biologico di D. suzukii, limitando la necessità di ricorrere a fitofarmaci, e creando in tal modo i presupposti per un graduale ristabilimento dell’equilibrio ecologico fra il fitofago e i suoi antagonisti naturali siano essi autoctoni o di recente introduzione.

IL DROSORIUM

Si tratta di una particolare struttura realizzata presso la Fondazione Edmund Mach che, riprendendo il concetto di augmentorium, originariamente ideato per il contenimento di Ditteri Tefritidi (Klungness et al. 2005), riadatta questa pratica al fine di renderla idonea per la gestione di D. suzukii

Il Drosorium, la cui efficacia è stata testata dagli sperimentatori FEM in prove di campo condotte in varie zone del Trentino, permette di confinare al suo interno frutta infestata da D. suzukii, svolgendo così una duplice funzione, ovvero sanificare l’area agricola da nuove fonti di inoculo di questo inset-

to ed al contempo incrementare le popolazioni di parassitoidi indigeni al fine di favorire il controllo biologico della specie invasiva.

Tra i parassitoidi in grado di parassitizzare efficacemente D. suzukii e ritrovati all’interno del Drosorium nel corso delle prove sperimentali vi sono: Trichopria drosophilae Perkins (Hymenoptera: Diapriidae), Pachycrepoideus vindemmiae Rondani (Hymenoptera: Pteromalidae) ed alcune specie appartenenti al genere Spalangia (Hymenoptera: Pteromalidae). Si tratta di endo-ectoparassitoidi cosmopoliti e generalisti in grado di servirsi dello stadio pupale di D. suzukii e di altri ditteri per il loro sviluppo, con conseguente interruzione del ciclo vitale dell’ospite colpito. Il parassitoide pupale T. drosophilae è stato sperimentalmente validato come ausiliario per mitigare le popolazioni di D. suzukii mediante rilasci aumentativi (Rossi et al. 2019). L’aggiunta nel Drosorium di piccoli dosaggi di questo insetto utile,

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Prototipo di Drosorium collocato in ambiente semi-naturale nel corso di alcune sperimentazioni in campo aperto.

Il Centro Trasferimento Tecnologico è la struttura della Fondazione Edmund Mach per le attività di sperimentazione, i servizi e la

commercialmente già disponibile, hanno dimostrato di favorire il controllo biologico velocizzando l’attuarsi del processo.

COME FUNZIONA

Il funzionamento del Drosorium è molto semplice: una specifica rete a maglie avvolge un cilindro di rete metallica fissato su di un comune vaso per piante. Il vaso ha la funzione di accogliere la frutta infestata, che verrà inserita dall’operatore, mentre la rete posta tra interno ed esterno della struttura costituisce una barriera che impedisce la fuoriuscita degli adulti di D. suzukii emergenti dalla frutta contenuta al suo interno, rendendo invece possibile il flusso in ingresso e in uscita dei relativi parassitoidi, grazie alle minori dimensioni di questi ultimi. Ovviamente forma e grandezza delle

consulenza a favore delle imprese del settore agro-forestale. Anticipare le esigenze del territorio, comprenderne le criticità, studiare le soluzioni e diffondere la conoscenza per mantenere un’elevata qualità produttiva nel rispetto dell’ambiente sono i punti chiave dell’attività del Centro.

Laboratori specializzati forniscono servizi analitici a imprese ed enti

maglie sono determinanti per il successo di questa tecnica. Le prove sperimentali hanno stabilito che la rete a maglie 25 mesh, già impiegata come barriera anti-Drosophila per le colture di ciliegio e piccoli frutti, costituisce la migliore soluzione commercialmente disponibile.

Nell’approfondimento monografico è prevista una breve guida per realizzare in autonomia il Drosorium da parte degli utenti interessati.

POSIZIONAMENTO

La strategia migliore è quella di collocare la struttura in quelle zone naturali o semi-naturali dell’agroecosistema dove l’intervento antropico è ridotto al minimo. Le più comuni sono rappresentate da siepi o bordure, margini boschivi, zone umide e aree agricole non gestite (Figura 2). Queste zone

pubblici nei settori della chimica agraria, alimentare ed enologica, della microbiologia e della diagnosi fitopatologica.

Più di 70 esperti offrono quotidianamente servizi di consulenza tecnica a migliaia di aziende agricole trentine, supportati da una rete agrometeorologica e da un sistema capillare di diffusione dell’informazione.

sono ricche di biodiversità, rappresentando l’habitat preferenziale per molte specie che le utilizzano come riparo e fonte alimentare e rivestendo quindi un ruolo prezioso per l’attuarsi dei cicli ecologici, compresi quelli di interazione tra insetti parassiti e i loro nemici naturali. Il controllo biologico da parte dei parassitoidi si svolge quindi principalmente all’interno di queste zone dove vi è abbondanza di piante selvatiche utilizzate da D. suzukii come siti di ovideposizione e sviluppo di nuove generazioni.

Successivamente, la crescita demografica delle popolazioni di parassitoi-

Esempi di zone dell’agroecosistema (confini di campo, siepi o bordure, residui di aree naturali, margini boschivi) ideali per collocare il Drosorium.

56 DIMENSIONE PULITO | 02/2023 CONTROLLO BIOLOGICO CONSERVATIVO

di e la necessità di nuove risorse favorirebbe la loro dispersione anche nelle zone limitrofe (Holland et al. 2017). Il beneficio del servizio ecosistemico si compie quindi in maniera indiretta, abbassando la pressione dell’insetto dannoso che potrebbe riversarsi (“effetto spillover”) da queste zone alle colture vicine.

È molto importante considerare come all’interno di queste zone naturali vi sia una maggiore protezione dai prodotti fitosanitari e dalla loro deriva, quando impiegati per la difesa delle colture agricole.

Non si può escludere un’azione diretta dei parassitoidi anche nei campi coltivati, tuttavia i trattamenti insetticidi di cui sono normalmente oggetto le colture qualora attaccate da D. suzukii, rappresentano un importante fattore di limitazione al loro insediamento e alla loro azione di contenimento delle infestazioni (Roubos et al. 2014).

Per quanto finora detto risulta fondamentale evitare l’installazione del Drosorium sia all’interno dei campi coltivati che in prossimità di siepi antideriva, prediligendo quelle zone non soggette all’azione di insetticidi.

Ultima considerazione riguarda la canopia presente in queste zone naturali, la quale favorisce migliori condizioni microclimatiche (in primis temperatura e umidità), permettendo di preservare al meglio il contenuto interno al Drosorium. Infatti, un’esposizione pro-

lungata in un luogo soleggiato, specialmente nel corso delle ore più calde della stagione estiva, rischierebbe di disseccare molto velocemente il contenuto organico interno, rendendolo un ambiente meno ospitale, se non addirittura inospitale per gli insetti coinvolti.

Le condizioni interne infatti devono permettere il protrarsi dei cicli biologici anche quando l’intervallo di temperature esterne a questi habitat diventano sfavorevoli.

QUANDO UTILIZZARLO

Prendendo in considerazione i cicli biologici degli insetti coinvolti e la notevole disponibilità e varietà di frutti selvatici in aggiunta a quelli coltivati, l’epoca di utilizzo del Drosorium può coprire un lungo periodo, con inizio nei primi mesi primaverili e termine in prossimità della stagione fredda in autunno (Poyet et al. 2015, Kenis et al. 2016).

È importante sottolineare che un inizio precoce nell’utilizzo di questa tecnica è fortemente consigliato al fine di dare la possibilità alle popolazioni di parassitoidi di raggiungere una numerosità tale da contrastare efficacemente le prime generazioni di D. suzukii in uscita dallo svernamento e di continuare ad alimentare il Drosorium per il resto della stagione.

A titolo di esempio, oltre alle comuni specie coltivate di piccoli frutti e cilie-

CONTROLLO BIOLOGICO CONSERVATIVO (CBC)

Si intende l’insieme di pratiche agronomiche che permettono di salvaguardare le popolazioni di nemici naturali di insetti dannosi alle colture, offrendo un migliore servizio ecosistemico.

Con servizio ecosistemico si definisce l’insieme delle componenti e dei processi che si compiono in natura in grado di fornire beni e

servizi essenziali all’uomo per la sua sopravvivenza e il suo sviluppo economico e sociale. In agricoltura alcuni servizi ecosistemici fondamentali per la produzione di cibo sono l’impollinazione, il controllo biologico dei parassiti, la disponibilità di acqua e il mantenimento della fertilità del suolo.

gio, tra le piante spontanee/ornamentali più diffuse sul territorio e utilizzate da D. suzukii come ospiti per lo sviluppo di nuove generazioni si possono evidenziare: ciliegio selvatico (Prunus avium), altre specie appartenenti al genere Prunus (Prunus cerasus, Prunus mahaleb, Prunus serotina, Prunus laurocerasus, Prunus spinosa), sambuco comune (Sambucus nigra), ebbio (Sambucus ebulus), lampone selvatico (Rubus idaeus), rovo (Rubus ulmifolius), Rubus caesius, mirtillo selvatico (Vaccinium myrtillus), frangola (Frangula alnus sin. Rhamnus frangula), fragola selvatica (Fragaria vesca), uva turca (Phytolacca americana), caprifoglio (Lonicera xylosteum), belladonna (Atropa belladonna), erba morella (Solanum nigrum), vischio (Viscum album).

Va sottolineato che alcune di queste piante sono molto velenose e sarebbe opportuno evitarne il maneggiamento, prediligendo le specie innocue.

CHIUDERE IL CICLO

A fine stagione, quando l’impiego del Drosorium viene meno, è ipotizzabile l’uso della frazione organica rimasta al suo interno come compost, una volta raggiunta la corretta maturazione e/o miscelata ad altro processo di compostaggio in atto. A tal fine è importante lasciar trascorrere il tempo necessario all’interruzione completa del ciclo vitale di D. suzukii

Per quanto riguarda il CBC, alcuni esempi di buone pratiche agronomiche sono la riduzione del quantitativo e la maggiore selettività dei prodotti fitosanitari, la diversificazione colturale e la conservazione di specifici habitat naturali, ovvero azioni che permettano di preservare la biodiversità dell’agroecosistema.

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Strumenti alternativi e complementari per la gestione dei roditori

La sostenibilità nel “Rodent Management” passa certamente anche attraverso la scelta e l’impiego di tecniche, prodotti e sistemi innovativi, spesso da considerarsi complementare al più convenzionale impiego di esche rodenticide ad azione anticoagulante (prodotti biocidi “AVK”). La stessa Commissione Europea, citando per esempio uno dei “considerando” (n.° 10) del Regolamento di Esecuzione (UE) 2019/637 (relativo all’immissione sul mercato della sostanza attiva colecalciferolo), afferma che “i roditori possono veicolare agenti patogeni responsabili di molte zoonosi, che possono comportare gravi pericoli per la salute umana o animale. I principi attivi anticoagulanti, che per ora sono i principali principi attivi usati nei rodenticidi, soddisfano anche i criteri di esclusione stabiliti all'articolo 5, paragrafo 1, del regolamento (UE) n. 528/2012,

dato che sono classificati come tossici per la riproduzione di categoria 1B e sono per la maggior parte sostanze persistenti, bioaccumulabili e tossiche (PBT) o molto persistenti e molto bioaccumulabili (vPvB).”

Lo stesso “considerando” prosegue affermando che “altri principi attivi alternativi attualmente approvati per il tipo di prodotto 14 e non soggetti a esclusione, vale a dire l'anidride carbonica, l'alfa cloralosio, il fosfuro di alluminio, l'acido cianidrico e la polvere di pannocchie di granturco, hanno vincoli inerenti alla loro natura e condizioni d'uso limitate. I metodi di prevenzione o controllo non chimici per roditori, come le trappole meccaniche, elettriche o a colla, possono non essere sufficientemente efficaci e sollevare ulteriori interrogativi riguardo alla loro accettabilità sul piano etico e alle inutili sofferenze causate ai roditori.”

La situazione a riguardo del corretto

impiego dei prodotti rodenticidi (e non solo) è pertanto complessa e soggetta a mutamenti (a breve, dovrebbe essere prevista la revisione delle autorizzazioni delle sostanze attive AVK, tra le più diffuse nella lotta chimica ai roditori).

RODENT MANAGEMENT E SVILUPPO SOSTENIBILE

Bisogna anche considerare che, come ribadito anche dalla Commissione Europea, le attività di gestione dei roditori sono certamente utili anche ai fini dello Sviluppo Sostenibile. Gestire le popolazioni di roditori sinantropici come ratti e topi può contribuire a raggiungere gli obiettivi n.° 2 (“Fame zero”: limitazione delle perdite alimentari dovute anche all’azione dei roditori) e l’obiettivo n.° 3 (“Salute e Benessere”: limitazione degli impatti sanitari), valutando le ripercussioni di natura sanitaria e merceologica che i roditori possono avere in ambito di

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Francesco Fiorente Consulente in Pest Management

Sicurezza Alimentare e Salute Pubblica. Anche il goal n.° 15 (“La vita sulla terra”), coinvolge tali attività, sia in termini di protezione della fauna non-bersaglio durante le attività di “derattizzazione” ma anche per la tutela stessa della biodiversità, talvolta minacciata dalle stesse popolazioni di roditori (ratti), quali predatori di animali con status di protezione. Anche se questi prodotti soddisfano delle condizioni per cui, nonostante caratteristiche tossicologiche ed eco-tossicologiche non propriamente favorevoli (dalla classificazione CLP “H360D” per i formulati > del 3% di s.a. alle caratteristiche di persistenza, bioaccumulo e tossicità – PBT) e pertanto sono largamente impiegati, sono già disponibili sul mercato delle alternative.

IMPIEGO DEI BIOCIDI

Tuttavia, anche l’impiego dei prodotti AVK merita una riflessione, al fine di verificare quanto realmente siano

applicate le condizioni di impiego riportate nelle autorizzazioni biocide e quindi nelle etichette ministeriali dei prodotti. Da questo punto di vista, è importante ricordare come il recente

D. Lgs. 179/2021 “Disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni del regolamento (UE) n. 528/2012 relativo alla messa a disposizione sul mercato e all'uso dei biocidi (21G00183) (GU Serie Generale n.284 del 29-11-2021), entrato in vigore il 14/12/2021, si occupa chiaramente di questi aspetti.

Infatti, all’articolo 03 (“Violazioni in materia di messa a disposizione sul mercato e uso dei biocidi di cui all'articolo 17 paragrafo 1, del regolamento”), il decreto recita testualmente quanto segue:

“1. Chiunque immette sul mercato un prodotto biocida non autorizzato ai sensi del regolamento ovvero in forza di un'autorizzazione non più valida o revocata o in violazione delle prescrizioni dell'autorizzazione, è

punito con l'arresto fino a tre mesi e con l'ammenda da euro 1.000 ad euro 10.000.

2. È punito con la stessa pena di cui al comma 1 l'utilizzatore professionale o industriale che impiega un prodotto biocida non autorizzato o un prodotto biocida autorizzato in violazione delle relative condizioni di utilizzo indicate nell'autorizzazione.”

Pertanto, con particolare riferimento al comma 2, è importante che gli utilizzatori professionali pianifichino ed applichino servizi di gestione dei roditori con prodotti rodenticidi rispettando precisamente le condizioni indicate in etichetta.

Tra le varie condizioni sicure di impiego, che si riferiscono naturalmente ai Regolamenti di esecuzione UE della Commissione relativi all’approvazione delle s.a. presenti nei formulati commerciali, si ricorda che, per ogni categoria di utilizzatore (utente domestico, utente professionale, profes-

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sionista formato/derattizzatore), sono previste condizioni di impiego ben specifiche, riportate appunto sulle etichette dei prodotti stessi.

L’impiego permanente di esche anticoagulanti è di fatto non consentito, se non a particolari condizioni operative nell’ambito delle quali solo un’Impresa professionale di Derattizzazione può agire entro limiti per definiti (per es. con rivalutazioni e controlli temporali indicati).

Infatti, solo in caso di infestazioni o di condizioni particolari che ne possano dimostrare la necessità, i Professionisti formati della Derattizzazione potranno stabilire, documentandola e rivalutandola nel tempo, la necessità di mantenere in maniera permanente questa tipologia di esche. Tutte queste operazioni, oltre che essere registrate, devono essere precedute dall’applicazione di un approccio integrato che preveda anche e primariamente l’impiego di misure preventive (pulizie, gestione della vegetazione e dei rifiuti, misure di esclusione, ecc.) e l’impiego di metodi di cattura fisica. Per quanto riguarda i prodotti anticoagulanti, è opportuno ricordare che i formulati con concentrazioni ≥ 30 ppm (es. 0,005%) sono da considerarsi ad esclusivo uso di utilizzatori professionali ed utilizzatori professionali formati (in quest’ultima categoria rientrano i “derattizzatori professionisti”, con le dovute differenze relative alle modalità di impiego).

Altro dato importante (aggiornato al termine del 2020), ci riferisce di circa 300 formulati rodenticidi commerciali, per lo più rappresentati da prodotti a base di AVK (per es. brodifacoum, bromadiolone, difenacoum, difetialone e flocoumafen).

Il costo relativamente contenuto di tali prodotti e la loro larga disponibilità ne diffonde l’impiego, anche se è necessario considerare gli impatti sulla fauna non-bersaglio, sia in caso di intossicazione primaria (consumo diretto delle esche) che di intossicazione seconda-

ria (consumo di roditori intossicati ancora vivi e/o di loro carcasse).

IL COLECALCIFEROLO

Da alcuni anni, anche in tempi piuttosto recenti, sono presenti sul mercato italiano anche formulati rodenticidi a base di altre tipologie di sostanze attive. Tra i più recenti formulati, si è assistito al ritorno del colecalciferolo (vitamina D3), sostanza attiva biocida PT14. La dicitura di “vitamina D3” è omessa per evitare pericolosi messaggi confusionari che potrebbero indurre a scambiare tali prodotti per medicinali. Somministrato ai roditori, il colecalciferolo aumenta la concentrazione di calcio nel sangue, rendendolo mobile nell’organismo con conseguente ipercalcemia. Le calcificazioni diffuse negli organi interni di topi e ratti portano i roditori ad interrompere la nutrizione e quindi a morire. I riferimenti bibliografici riferiscono che la morte dei roditori intossicati da colecalciferolo sopraggiunga in quattro-sette giorni dall’assunzione.

Vi sono alcuni pareri contrastanti circa la bassa tossicità nei confronti degli uccelli, mentre il rischio di intossicazione secondaria per cani e gatti è considerato basso.

Studi recenti hanno, inoltre, dimostrato l'efficacia del colecalciferolo ai ceppi di ratti e topi resistenti ai prodotti AVK. Naturalmente, anche i biocidi a base di colecalciferolo presentano delle condizioni di impiego specifiche. Tra queste, a titolo non esaustivo, si indica che la concentrazione nominale del colecalciferolo nei biocidi non debba superare lo 0,075 % p/p.

Anche con questa tipologia di prodotti, è necessario che i formulati conten-

gano amaricante e siano disponibili in formato pronto all’uso. Inoltre, non sono disponibili prodotti a base di colecalciferolo per gli utenti non professionali. A tale riguardo, le autorizzazioni dei biocidi destinati ai derattizzatori, possono essere destinate anche per l’uso in fognature, spazi aperti e discariche; possono essere usati solo in punti esca coperti e protetti, purchè (come nel caso dei rodenticidi AVK), questi offrano un livello di protezione per le specie non bersaglio e l'uomo pari a quello delle stazioni esca a prova di manomissione.

Anche l’uso permanente sarebbe possibile in luoghi con un elevato potenziale di reinvasione solo se altri metodi di controllo si sono rivelati insufficienti. In caso di uso permanente, i consumi dei prodotti andrebbero comunque rivalutati entro 35 giorni dalla prima applicazione e, qualora si determini di

impostare un sistema di “permanent baiting” (tali prodotti non sono autorizzati per il “pulsed baiting”), i controlli dovrebbero essere svolti ogni 4 settimane. In alcuni casi, le condizioni di impiego prevedono che all’inizio della campagna, le verifiche di consumo dovrebbero essere svolte dopo 1-2 giorni dall’applicazione e successivamente settimanalmente.

È evidente che la lettura critica delle autorizzazioni/etichette di questi

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L’esca ideale per la pasturazione permanente

La fase di controllo di ogni strategia di gestione integrata degli infestanti (IPM) può includere un trattamento con rodenticidi. Tuttavia, per alcuni siti potrebbe essere necessario utilizzare le esche a scopi preventivi piuttosto che di controllo. Questo utilizzo preventivo dell'esca è chiamato pasturazione permanente. Non tutte le esche possono però essere utilizzate per la pasturazione perma-

nente. Le esche autorizzate a questo scopo sono chiaramente indicate in etichetta.

Le esche contenenti le sostanze attive anticoagulanti più potenti (ovvero aventi la dose letale più bassa) quali brodifacoum, difetialone o flocoumafen, e per i quali non sono note resistenze (peraltro non dimostrate da studi scientifici in Italia), non sono autorizzate per un uso a pasturazione permanente.

La ricerca di nuove sostanze attive di contro è resa complicata dalle imposizioni restrittive delle normative.

LA SOLUZIONE

A MARCHIO BASF

Un problema a cui BASF risponde con l'introduzione della nuova esca per roditori

Selontra®, approvata per tecniche di pasturazione permanente. Questa esca controlla tutti i roditori, compresi quelli eventualmente resistenti alle esche anticoagulanti. Inoltre, il principio attivo di Selontra®, colicalciferolo, alterando il meccanismo di accumulo del calcio negli organi molli del roditore, non può dare luogo a fenomeni di resistenza, per l'impossibilità all'assefuazione al calcio.

Con Selontra®, la velocità di controllo è fino a tre volte più rapida rispetto ai rodenticidi anticoagulanti, grazie all'effetto stop-feeding, generato dal rapido accumulo di calcio. Ottenere il controllo più rapidamente grazie all'impiego di Selontra® significa contenere i danni e la contaminazione da roditori infestanti.

Inoltre, la nuova esca sviluppata da BASF consente di raggiungere un perfetto equilibrio fra prestazioni e impatto ambientale. Il colecalciferolo non persiste nell'ambiente né presenta un effetto di bioaccumulo.

Per un uso a pasturazione permanente, utilizzare per ogni punto esca la stessa quantità di Selontra® consigliata per il trattamento di infestazioni attive: 100-140 g (5-7 blocchi) per ratti; 20-40 g (1-2 blocchi) per topi domestici. Posizionare Selontra®

all'interno di stazioni esche resistenti alle manomissioni. Ove possibile, ispezionare almeno ogni 4 settimane nel quadro della strategia IPM e valutare eventuali rischi di re-infestazione. Programmare regolari ispezioni di controllo per verificare che il rischio di invasione da roditori sia ancora presente. Qualora il rischio non dovesse più sussistere, rimuovere l'esca permanente. Ispezionare regolarmente i siti, secondo le indicazioni riportare sull'etichetta Selontra® rispettando intervalli non superiori a quattro settimane, nel caso di pasturazione permanente in ambienti all'aperto. Numerosi studi hanno dimostrato il bassissimo rischio di effetti tossici su non target tra cui uccelli e animali domestici. Tuttavia è bene sempre essere attenti nella gestione del prodotto e rimuovere i punti di esca permanenti che mostrano segni di prelievo da parte di piccoli mammiferi selvatici, come topi di campagna e arvicole, o sostituire l'esca contenuta con un'esca di monitoraggio vuota.

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prodotti sia fondamentale per impostare una gestione dei roditori conforme alle disposizioni; emerge, tuttavia, come alcune attività “standard” da svolgersi prima, durante e dopo il trattamento siano condivise con altri prodotti, in stretto accordo a quanto previsto dalle etichette:

• Applicazione di un approccio integrato (IPM).

• Necessità di sopralluogo dettagliato dell’area infestata.

• Attività di pre-adescamento (fortemente consigliata).

• Impiego delle quantità di esche previste in etichetta, differenti per ogni roditore target.

• Definizione di un periodo di trattamento variabile, con un primo step di verifica a 35 giorni dall’inizio del trattamento.

• Bonifica post-trattamento delle esche esauste, dei contenitori e delle carcasse dei roditori.

Infine, tali prodotti, alle concentrazioni presenti sul mercato non presentano alcuna classificazione di pericolo ai sensi del regolamento “CLP”, considerando anche il colecalciferolo non sia PBT, né vPvB.

In un contesto del genere, non bisogna certamente dimenticare che anche il mondo delle “catture” ovvero delle trappole per roditori, procede senza sosta, anche a livello tecnologico. In particolare, la diffusione di trappole dotate di sensori di cattura e movimento, consente di rendere più “sostenibile” l’attività di derattizzazione sia nel limitare spostamenti superflui degli operatori, ma anche nel ridurre le quantità di esche impiegate. L’impiego di tale tipologia di trappola consente di:

• Aumentare l’efficacia e l'efficienza dei trattamenti.

• Ottimizzare l’applicazione dei biocidi e ridurne i quantitativi.

• Garantire maggiormente il benessere degli animali non bersaglio.

• Ridurre spostamenti non necessari.

• Fornire dati di cattura in maniera automatica.

Si tratta di dispositivi che attraverso comunicazioni tramite le reti internet, radio o mobili consentono di fornire accurati riscontri sulla presenza e sulle catture dei roditori.

Del resto, come ampiamente trattato nella prima parte del presente contributo, assistiamo sempre maggiormente a limitazioni dell’uso permanente delle esche rodenticide per la conseguente applicazione delle misure di mitigazione del rischio.

In alcuni contesti (per es. nelle Imprese alimentari) è di fatto necessario organizzare controlli frequenti nelle trappole destinate alla cattura dei roditori (anche da parte del personale della stessa Impresa alimentare).

Infine, recenti studi hanno dimostrato che i metodi che meno tutelano il benessere animale dei roditori sono la cattura per mezzo di supporti collanti e la somministrazione di esche anticoagulanti, a base di colecalciferolo e a base di cellulosa (non tossici).

In questo contesto, l'impatto delle trappole a scatto sul benessere animale può essere variabile; tuttavia, l'impiego di trappole a scatto di alta

turo dei supporti collanti. A partire da aprile 2022, in Inghilterra, la nuova legislazione che limita l'uso delle trappole per colla è diventata legge dopo aver ricevuto il via libera dalla Monarchia, insieme a molti altri progetti di legge sulla salute e il benessere degli animali. In questo caso, tale disposizione di legge garantirà che le licenze per l'uso delle trappole collanti vengano rilasciate solo a disinfestatori professionali "in via eccezionale", per preservare la salute o la sicurezza pubblica laddove non vi siano alternative adeguate. Tuttavia, i dettagli dello schema di licenza devono ancora essere decisi e vi è un forte impegno da parte dell’industria inglese del Pest Control per garantire condizioni di impiego “realistiche”. Altre situazioni si stanno delineando in Galles, Scozia ed Irlanda del Nord. Queste informazioni derivanti dal Regno Unito, ci anticipano certamente delle indicazioni e dei ragionamenti che sarà necessario portare avanti anche in Italia, oltre che in UE. Probabilmente, oltre alle limitazioni, si affacciano delle opportunità per approcciare un nuovo modo di gestire i roditori sinantropici ed infestanti. Si tratta di modifiche importanti, se non “epocali” per un settore di “nicchia” ma altrettanto importante e fondamentale come quello del Pest Management, che a volte si appoggia ancora su “vecchie consuetudini”, anche dettate da richieste dei Clienti finali poco allineate all’evoluzione normativa a tecnologica.

Assistiamo pertanto ad un’ulteriore spinta ad un approccio integrato alla tematica che deve anche prendere in considerazioni anche aspetti di sostenibilità economica di tali attività.

qualità contribuisce a generare il più basso impatto sul benessere animale.

LE TRAPPOLE COLLANTI

Infine, è necessario ricordare l’ampio dibattito nel Regno Unito circa il fu-

Ciò è e sarà possibile solo attraverso la collaborazione di tutte le Parti interessate, anche attraverso una forte sensibilizzazione dei Clienti del Pest Management ed attraverso lo sviluppo di formazione e competenze dei Professionisti e delle Autorità competenti per il controllo.

62 DIMENSIONE PULITO | 02/2023 NORMATIVA

Murin Prime Block: formulazione innovativa ad appetibilità aumentata

La Divisione Vebi Tech si rivolge alle aziende e ai professionisti della disinfestazione. Vebi Tech offre prodotti e soluzioni con molteplici tipi di formulazioni e principi attivi, per la lotta a topi, ratti e insetti nocivi. Inoltre, l’assortimento si completa con diserbanti, repellenti, infestanti delle derrate alimentari, disinfettanti, lampade U.V, attrezzature per la sanificazione e soluzioni naturali per la cura del verde.

Ricerca continua, investimenti in innovazione e miglioramento costante, contraddistinguono l’attività di Ricerca e Sviluppo di Vebi Tech. La Divisione vanta una

profonda conoscenza del settore, frutto del lavoro di esperti professionisti, sperimentazione sul campo e in laboratorio, sinergie di idee in collaborazione con professionisti, enti accreditati, clienti, fornitori e Università. Vebi Tech garantisce attività di consulenza, formazione e supporto agli operatori del settore e alle aziende, attraverso corsi e seminari ideati sulle esigenze specifiche del cliente. Infatti, l’obiettivo di Vebi Tech è affiancare i propri clienti nell’individuazione del problema, analizzandone ogni aspetto per un intervento mirato, radicale ed efficace.

I punti cardine della divisio-

ne Vebi Tech sono innovazione, competenza e partnership. In continuo sviluppo nella ricerca di prodotti all’avanguardia, Vebi Tech si contraddistingue nel mercato dei rodenticidi con il marchio Murin® sin dal 1968. Oggi Murin® è riconosciuto come simbolo di innovazione ed efficacia nella lotta a topi e ratti. Tutti i prodotti della linea Murin® sono stati rinnovati e approvati secondo la nuova normativa europea e presentano numerose formulazioni, ognuna con le sue caratteristiche peculiari. Murin® è l’arma vincente della lotta a topi e ratti, un’eccellenza Made in Italy riconosciuta in più di 50

Paesi nel mondo, emblema dell’impegno e della dedizione che Vebi Tech adotta nella realizzazione dei prodotti.

Tra i prodotti di maggior successo della Linea Murin® spicca Murin Prime Block, un’esca rodenticida pronta all’uso a base di Bromadiolone 50 PPM in block paraffinato. La formula innovativa con ingredienti di alta qualità è stata studiata appositamente per ridurre la neofobia: infatti, i test di efficacia effettuati nel Laboratorio di Ricerca&Sviluppo confermano un aumento del 20% di appetibilità verso tutte le specie di roditori. La presenza di grassi e carboidrati risulta essenziale per attrarre gli infestanti, anche in presenza di altre fonti di cibo. Murin Prime Block si presenta in confezione da 10 kg con block da 20 gr ed è da utilizzare sia all’interno sia all’esterno, comprese le aree più difficili da trattare, come discariche e fognature.

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Anche gli insetti nel loro piccolo imparano

cibo senza essere visto, o in un colombo che deve raggiungere il nido dove nutrire i propri piccoli. Sono comportamenti che appartengono anche alla nostra indole, anche se fortunatamente non proprio alla nostra esperienza diretta. Quando studiamo le loro mosse, prevediamo istintivamente quali siano le loro priorità e quali risposte daranno a ciascun problema. Da qui deriva la parte più stimolante del nostro lavoro: osservare, ragionare, prendere decisioni; è quello che facciamo noi disinfestatori ed è quello che fanno anche i nostri antagonisti.

LA CONDOTTA DEGLI ARTROPODI È DECISAMENTE DIVERSA

L’evoluzione di ogni specie biologica procede per gradini molto bassi, si potrebbe quasi dire per inciampi successivi, che portano una popolazione a scartare o selezionare determinate forme o comportamenti. Il dibattito su quanto siano frequenti oppure alti questi gradini, che ciascun gruppo di animali o di esseri viventi in genere debba affrontare, è aperto; da un secolo e mezzo, i biologi rielaborano l’insegnamento di Charles Darwin, proponendo “sotto-teorie” sempre più elaborate per descrivere la storia di ciascun taxon.

Sappiamo che Darwin, e con lui altri scienziati evoluzionisti, hanno tratto le loro conclusioni anche dalle esperienze di contadini, allevatori, zoologi. Per

certi versi, il punto di vista del disinfestatore è specularmente opposto, poiché egli guarda ad esseri viventi che sta cercando di contrastare: una posizione, la nostra, poco empatica con l’oggetto di studio, ce ne rendiamo conto, ma spesso necessaria.

CON I VERTEBRATI È

QUESTIONE DI ISTINTO

Di norma distinguiamo grossolanamente due categorie di animali infestanti: vertebrati e artropodi. Tra i primi, roditori e volatili, si annoverano animali più simili a noi per caratteristiche anatomiche e fisiologiche, oltre che per comportamenti istintivi. Non fatichiamo per nulla ad immedesimarci in un topo che cerca di procurarsi il

Gli artropodi hanno scale di priorità profondamente differenti, e ci risulterebbe difficile solidarizzare con una blatta infanticida o con una formica che si immola ciecamente di fronte ad un pericolo. Non ci addentriamo per ragioni di spazio nell’analisi della soggettività di un artropode, cioè di quanto questi animali abbiano sviluppato una coscienza di se stessi, e quanto i loro comportamenti siano stati selezionati in modo da preservare la sopravvivenza e la riproduzione del singolo individuo (poco), della popolazione, della famiglia o del gruppo geneticamente uniforme (molto spesso), della specie (mai?). Limitiamoci ad osservare che ogni loro comportamento è standardizzato e quindi, una volta noto, più facilmente prevedibile e manipolabile. Dal nostro punta di vista, faticheremo molto di più a comprendere come possa un insetto volare insistentemente contro lo stesso vetro fino a sfinirsi, senza studiare percorsi alternativi; una volta però compreso il meccanismo, questo tenderà a ripetersi praticamente all’infinito, riservandoci poche sorprese.

QUALCHE INTERESSANTE ECCEZIONE

Il lavoro del disinfestatore è quindi più

64 DIMENSIONE PULITO | 02/2023 PROFESSIONE
Il disinfestatore si trova ogni giorno a contatto con animali soggetti, come ogni altro vivente, alle leggi dell’evoluzione: l’urgenza professionale che lo spinge ad analizzare questo fenomeno è del tutto peculiare
Adriano Castiglioni

meccanico quando rivolto ad artropodi, mentre nei confronti dei vertebrati sono necessarie maggiori doti di improvvisazione. Così dicendo, abbiamo ovviamente definito un confine grossolano, soggetto ad infinite sfumature, ed anche a qualche eccezione davvero interessante.

Citiamo un paio di recenti ricerche, una basata sulla semplice osservazione del comportamento in natura, l’altra eseguita inducendo una risposta in un ristretto numero di insetti. Partendo dalla seconda, il professor Chittka della Queen Mary University di Londra ha utilizzato dei bombi, insetti che molti conoscono come delle grosse api, molto carini perché pelosissimi e tutto sommato inermi, al contrario delle simili vespe.

In laboratorio, alcuni bombi avevano imparato che trasportando degli

oggetti, delle piccole palline, in un determinato luogo, ne ricevevano in cambio una ricompensa sotto forma di liquido zuccherino. Un bel passo avanti nell’apprendimento ma nessun clamore: sono molti gli animali, noi compresi, che possono assimilare un compito per del liquido zuccherino, per un bicchiere di bibita gassata o per chissà cos’altro. La sorpresa dell’esperimento sta nel secondo passo: altri bombi sono stati messi ad osservare le operazioni, ed una volta messi alla prova, hanno dimostrato di avere imparato osservando i propri simili: immediatamente si procuravano la ricompensa portando le palline al punto prescelto dagli sperimentatori.

Complicando l’esperimento, i bombi sono stati messi alla prova con alcune palline che sembravano più comode, perché più vicine all’obiettivo, ma che

erano impossibili da spostare perché incollate. Anche in questo caso i bombi hanno appreso senza problemi, semplicemente osservando i loro simili, quali palline conviene muovere e quali invece si rivelano uno sforzo inutile.

Una brutta botta per il nostro senso di superiorità di vertebrati: esistono insetti in grado di osservare e imparare (e molto meglio di alcuni frequentatori dei talk show elettorali…).

L’altra ricerca alla quale accennavamo si basa invece sull’osservazione delle zanzare e dei loro comportamenti in natura, così come sono stati indotti e selezionati dell’uomo, anzi, dai disinfestatori. Numerose ricerche effettuate nei paesi tropicali, dove la zanzara anofele vettore della malaria causa ogni anno migliaia di vittime, hanno evidenziato un cambiamento

65 DIMENSIONE PULITO | 02/2023

nelle abitudini delle zanzare. Il DDT, e in genere gli insetticidi permessi e utilizzati nei vari Paesi, vengono applicati negli ambienti chiusi direttamente sulle pareti, laddove si sa che le zanzare appoggiandosi entreranno in contatto con le sostanze a loro nocive. Dopo decenni di utilizzo di queste tecniche, i biologi sul campo hanno osservato una sorprendente evoluzione: le zanzare non si appoggiano più

re che non avevano mai conosciuto gli insetticidi, doveva già esistere una seppur minima differenza genetica che ne influenzava il comportamento: la maggior parte di esse procedeva per brevi voli verso l’ospite, appoggiandosi qua e là anche sulle pareti, prima di arrivare al pasto; la maggior parte, ma non tutte: altre zanzare volavano verso la pelle del bersaglio direttamente dall’esterno, senza pri-

genetica, ed i comportamenti di una zanzara ad essa correlati, hanno necessitato di numerose generazioni per manifestarsi, tuttavia, nel giro dei decenni e delle centinaia di generazioni succedutesi nel frattempo, il cambiamento è avvenuto. Queste zanzare non si appoggiano più alle pareti. Si tratta di popolazioni costituite quasi interamente da discendenti di chi già in precedenza amava volare più a lungo. Anche l’utilizzo delle zanzariere a protezione dei letti, che in alcuni paesi tropicali rappresenta la più sicura autodifesa dalla malaria, ha indotto cambiamenti nel comportamento delle zanzare, che tendono ormai a non appoggiarsi alle reti sulle quali si smarriscono, o muoiono per contatto con gli insetticidi. Un brutto problema per i disinfestatori che vedono ridursi l’efficacia delle applicazioni di insetticida alle pareti.

INNOVAZIONE E RESISTENZA

La risposta a questi problemi è duplice. Da una parte, senza dubbio l’innovazione è l’arma principale con la quale rimanere al passo, di fronte ad ogni cambiamento. Innovare in questo caso significa osservare ogni fenomeno, e studiare strategie nuove, insieme a tecniche, strumenti e prodotti chimici.

sulle pareti, ma cercano in ogni modo di volare direttamente verso l’ospite da pungere. Hanno imparato ad evitare l’insetticida? Non proprio: hanno semplicemente seguito un classico meccanismo evolutivo. Tra le zanza-

ma essere notate. Se le prime e più “normali” sono state falcidiate dall’applicazione degli insetticidi, coi quali venivano a contatto sulle pareti, le altre zanzare hanno avuto più possibilità di sopravvivere, e di riprodursi. La

Accanto a ciò non dobbiamo dimenticare che cambiamenti evolutivi così repentini negli animali infestanti sono dovuti anche a comportamenti standardizzati da parte nostra. Di fronte al prevalere generalizzato di una ben precisa tecnica di disinfestazione, pensiamo ad esempio all’applicazione di esca in gel contro la Blattella germanica, è ovvio che l’insorgenza di popolazioni resistenti sia solo questione di tempo. La resistenza si può manifestare sia come immunità ad un determinato prodotto chimico, sia come comportamento che elude la nostra tecnica applicativa, e qui la natura ci mostra puntualmente come sia sempre più ricca di fantasia rispetto a noi.

66 DIMENSIONE PULITO | 02/2023 PROFESSIONE

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