THE BAG Biennale Architettura Guide - 17. International Architecture Exhibition - Venezia

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THE BIENNALE ARCHITETTURA GUIDE 2021

Supplemento n. 1 al n. 251-252 di Maggio-Giugno 2021 del mensile di cultura e spettacolo Venezia News spedizione in A.P. 45% art. 2 comma 20/B - legge 662/96 - DCI-VE

17. MOSTRA INTERNAZIONALE DI ARCHITETTURA

MAGAZINE

edited by Venezia News




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17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

MAG

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17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

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V E N E Z I A PA N O R A M I C A L A S C O P E R TA D E L L’ O R I Z Z O N T E I N F I N I T O

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17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

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CONTENTS

SARKIS’ KEYWORDS

HOW

L’importanza del problem-solving nel pensiero architettonico

The primacy of problem-solving in architectural thinking

INTERVIEW Roberto Cicutto, President of La Biennale di Venezia

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WILL

Sguardo rivolto al futuro e forza dell’immaginario architettonico

Signals looking toward the future and the power of the architectural imaginary 14

WE

Comprensione più empatica dell’architettura, inclusione di altri popoli e specie

A more empathetic understanding of architecture, inclusive of other peoples and species SPECIAL GOLDEN LION in memoriam Lina Bo Bardi GOLDEN LION Rafael Moneo

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LIVE

CONTENTS

INTERVIEW Hashim Sarkis, Curator of the 17. Biennale Architettura

L’intrinseco ottimismo dell’architettura nell’abitare ed esprimere la vita

Architecture’s inherent optimism in inhabiting and expressing life PADIGLIONE ITALIA Alessandro Melis, Curator of the Italian Pavilion

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TOGETHER

L’architettura come forma collettiva e forma di espressione collettiva

Architecture as a collective form and a form of collective expression SPECIAL PROJECT Victoria and Albert Museum | Three British Mosques SPECIAL GUEST Wayne McGregor, Director of the 15. Biennale Danza

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?

Domanda aperta che celebra la pluralità dei valori in e attraverso l’architettura

An open question celebrating the plurality of values in and through architecture HOW WILL WE LIVE TOGETHER? Participant architects, designers, artists

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17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

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PRESIDENT OF LA BIENNALE DI VENEZIA

ROBERTO CICUTTO interview by Massimo Bran

IN TERVIE W WITH ROBERTO CICU T TO

HOW L’architettura è, tra tutti i linguaggi espressivi, nelle prime posizioni per capacità concreta di incidere in scelte strategiche e molto legate ai nostri modi di vivere. Non la considero un’arte applicata, ma una disciplina capace di utilizzare tutte le altre espressioni artistiche nonché gli sviluppi della tecnologia in una sintesi che per me è forma d’arte. Architecture plays a major role in the ability to influence strategic choices which are tightly linked to our lifestyles. I do not consider it an applied art, but a discipline capable of using all other artistic expressions as well as technological developments in a synthesis that to me is an art form. Roberto Cicutto

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17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

MAG

Una straordinaria capacità di reazione. Questo, in sintesi, quello che La Biennale di Venezia ha messo in campo per realizzare un’edizione di Architettura a lungo attesa. Nel suo primo, non certo ordinario anno di Presidenza quali sono stati i ‘fondamentali’ che più hanno reso possibile questa ripartenza?

La Biennale Architettura diventa lo spazio comune dei linguaggi contemporanei. Una rivoluzione lenta ma inesorabile che la sua Presidenza ha posto come tratto identitario. Come intende perseguire questo percorso di fertile commistione?

l Presidente Paolo Baratta aveva già preso la decisione di rinviare l’apertura di Biennale Architettura dalle previste date di maggio al 29 agosto 2020. Quando gli sono succeduto, ed è stato chiaro che non sarebbero state pronte e tanto meno spedite e montate il 90% delle installazioni, abbiamo dovuto prendere la decisione di rinviare al 2021. Una decisione non facile, anche perché si poneva il tema di quando avremmo fatto la Biennale Arte, che molti avrebbero voluto mantenere nelle date del 2021. La poca conoscenza del virus, della tempistica della pandemia e soprattutto l’incertezza di quando sarebbero stati disponibili i vaccini ci ha fatto scegliere di mantenere Architettura nel 2021 e di mettere così ancor più in sicurezza la Biennale Arte, visto che la curatrice Cecilia Alemani non avrebbe certo potuto viaggiare e visitare molti dei paesi da cui attingere le opere per la sua Mostra. I tempi della pandemia ci hanno dato ragione e oggi siamo in grado di aprire Architettura anche grazie all’esperienza delle misure anti Covid messe in campo l’anno scorso in occasione della Mostra del Cinema e dei festival di Teatro, Musica e Danza. Tutto quello che abbiamo fatto ha dimostrato la capacità di reazione della Biennale, che grazie a un team straordinario ha saputo, in collaborazione con le autorità locali e in ottemperanza alle disposizioni governative, creare le condizioni per i primi eventi internazionali in presenza realizzati in epoca di pandemia. Qualità importante per un’Istituzione che in 126 anni non ha mai perso la capacità di essere contemporanea come e più delle arti che promuove, dimostrando di saper addirittura affrontare l’inimmaginabile come è purtroppo successo dall’inizio del 2020.

a Mostra Le muse inquiete. La Biennale di Venezia di fronte alla storia, curata per la prima volta da tutti e sei i direttori dei settori della Biennale (Arte, Architettura, Cinema, Teatro, Musica, Danza), ha voluto dare un segnale forte di dialogo fra le arti della Biennale. Ma non ci basta. Vogliamo che questo dialogo si apra al mondo dando la possibilità a Istituzioni, studenti, istituti universitari e di alta formazione di approfondire i temi messi a disposizione dai curatori per un’azione permanente di ricerca che non si fermi allo studio della contemporaneità ma consenta, attraverso un accordo con le altre istituzioni veneziane, di accedere ai ricchissimi giacimenti custoditi nei loro archivi. Un lavoro che renda Venezia capace di un’offerta unica e attrattiva per lo studio delle arti sul piano internazionale. Stiamo procedendo per aumentare la capacità ricettiva e performativa dell’Archivio Storico delle Arti Contemporanee (ASAC), dotandolo di infrastrutture adatte anche alla residenzialità e a rendere i luoghi della Biennale, primo fra tutti l’Arsenale, spazi vissuti e capaci di rispondere alle esigenze della ricerca più sofisticata.

Photo Andrea Avezzù, Courtesy of La Biennale di Venezia

L

L’architettura come paradigma del nostro presente. Come risponderebbe alla domanda/manifesto di Hashim Sarkis How will we live together?

S

arà interessante non solo vedere il lavoro proposto dagli architetti della mostra di Hashim Sarkis, ma anche quello presentato dai vari padiglioni nazionali, nonché vedere come ha influito sull’impostazione iniziale l’esperienza della pandemia. Non credo, come del resto già affermato dal curatore, che i contenuti generati dalla domanda How will we live together? saranno stravolti. Ma certo qualche riflessione in più la pandemia l’avrà generata. Del resto è tradizione dei curatori Biennale anticipare, con le loro domande e i temi che scelgono, il futuro che dobbiamo tutti affrontare. L’architettura in questo senso è tra tutti i linguaggi espressivi nelle prime posizioni per capacità concreta di incidere in scelte strategiche e molto legate ai nostri modi di vivere. Non la considero un’arte applicata, ma una disciplina capace di utilizzare tutte le altre espressioni artistiche nonché gli sviluppi della tecnologia in una sintesi che per me è forma d’arte.

L A BIENN A LE DI V ENE ZIA

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17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

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PRESIDENT OF LA BIENNALE DI VENEZIA

ROBERTO CICUTTO

P

resident Paolo Baratta had already taken the decision to postpone the opening of Biennale Architettura from the scheduled dates of May to August 29th, 2020. When I succeeded him it was clear that 90% of the installations would not be ready and not even shipped or assembled so we had to take the decision to postpone this edition to 2021. Quite a difficult decision to take, also in view of the fact that a lot of people wished to keep on the dates already scheduled for Biennale Arte 2021. As we didn’t know a lot about the virus, how long it would last and above all we didn’t know when the vaccines would be available, we decided to keep the Biennale Architettura edition for 2021. Thus giving Biennale Arte more time to be organized in full security as its curator Cecilia Alemani would certainly not be able to travel and visit most of the countries for the selection of the works for her Exhibition. The prolonged pandemic has proved us right and today we are able to open the Biennale Architettura also thanks to the experience of the anti-Covid measures put in place last year for the Film Festival as well as for Theatre, Music and Dance Festivals. Everything we have done has shown the extraordinary Biennale’s ability to react. Thanks to an exceptional team, the Biennale was able, in collaboration with local authorities and in compliance with government regulations, to create the conditions for the first international in-person events in times of pandemic. An extremely important quality for a 126-years-old Institution which has always been able to be as contemporary as the arts it promotes and even more, and which has shown to be able to face an unimaginable situation as the one we have been unfortunately experiencing since the beginning of 2020.

Biennale Architettura becomes a common space for contemporary languages. A slow but inexorable revolution that under your Presidency has become its major feature. How do you intend to pursue this path of such a fertile mixing?

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he Exhibition The Disquieted Muses. When La Biennale di Venezia Meets History, curated for the first time by all the artistic directors of La Biennale’s six departments (Art, Architecture, Cinema, Theatre, Music, Dance) meant to give a strong message of dialogue between the arts of the Biennale. But to us this is not enough. We want this dialogue to open up to the world by giving institutions, students, universities and advanced studies institutes, the opportunity to further study the themes suggested by the curators in order to put in place a permanent work of research. This research has to go beyond the study of contemporary aspects and allow, through an agreement with the other Venetian institutions, access to their very precious archives. A work of research which enables Venice to offer a unique and attractive study of the arts at international level. We are working to increase the accommodation and performative capacity of the Historical Archive of The Contemporary Arts (Archivio Storico delle Arti Contemporanee, ASAC), equipping it with facilities also suitable for accommodations and to make the Biennale’s spaces (first of all the Arsenale) living places, able to meet the needs of the most sophisticated research. Architecture as a paradigm of our present. How would you answer Hashim Sarkis’ question/manifesto How will we live together?

I

t will be interesting not only to see the work proposed by the architects of Hashim Sarkis’ exhibition, but also by the national pavilions, and see how the experience of the pandemic has affected the initial approach. I do not believe, as the curator himself has said, that the contents developed by the question How will we live together? are going to be overturned. But for sure the pandemic must have arisen some new issues to think about. After all, the Biennale’s curators have always anticipated, through their questions and themes, the future we all have to face. Architecture in this sense plays a major role in the ability to influence strategic choices which are tightly linked to our lifestyles. I do not consider it an applied art, but a discipline capable of using all other artistic expressions as well as technological developments in a synthesis that to me is an art form.

L A BIENN A LE DI V ENE ZIA

An amazing ability to react: in a few words this is what La Biennale di Venezia has put in place to create the long-awaited Biennale Architettura. In your first year as President, what made this restart possible?

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CURATORE DELLA BIENNALE ARCHITETTURA 2021

HASHIM SARKIS

intervista di Paolo Lucchetta

WILL INTERVISTA CON HASHIM SARK IS

In che misura e in quali direzioni la sua visione aperta e multidisciplinare del fare architettura informa questa ‘sua’ Biennale?

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Il tema della Biennale e tutto il lavoro esposto traggono ispirazione proprio dal “mondo” in senso stretto del termine, in quanto identificano una situazione o un insieme di situazioni globali e interrogano gli architetti di tutto il mondo. In questo senso una Biennale internazionale si riferisce sempre alla condizione del mondo e a come viene vista attraverso la lente dell’architettura. Il mondo come scala di indagine architettonica e come terreno maturo per l’applicazione dell’immaginario architettonico trae ispirazione dagli esempi storici esposti nel libro The World as an Architectural Project che ho scritto in collaborazione con Roi Salgueiro Barrio e Gabriel Kozlowski, nonché dalla ricerca che ho svolto in passato su questo stesso argomento. Direi che lo stesso vale anche per Across Borders, una delle cinque scale dell’esposizione, che guarda proprio al rapporto tra architettura e geografia, un mio interesse di lunga data. E qui voglio rendere omaggio al compianto Vittorio Gregotti, curatore della prima Biennale che ha coinvolto l’architettura per la prima volta in modo diretto e significativo, e alla sua ricerca sulla geografia e la territorialità. Ma dopotutto, anche se alcuni dei temi traggono ispirazione dalla mia ricerca e pratica, come avviene con tutti i curatori, ciò non toglie che il lavoro dei partecipanti e dei curatori nazionali porti il tema in direzioni anche molto diverse che non possono che determinare ad un vitale arricchimento. Il Teatro del Mondo di Aldo Rossi è un faro che illumina ancora oggi la sua visione dell’architettura?

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Mi piace il vostro uso del termine “faro”. La risposta a questa domanda verrà data alla Biennale sotto forma di una piccola sorpresa...

1. IL MONDO COME PROGETTO ARCHITETTONICO La Biennale Architettura 2021 esprime con evidenza la sua visione del “mondo” inteso come progetto di Architettura. Nel suo libro The World as an Architectural Project lei auspica che si possano “fare mondi” con il confronto, con la molteplicità, con una visione non antropocentrica, con equità, nella prospettiva di anticipare e calibrare il futuro del pianeta. 14

2. IL TEATRO DEL MONDO A questo proposito, le sue pagine sul Teatro del Mondo di Aldo Rossi descrivono il Teatro come un faro, un progetto che include il Mondo nel suo nome e che, supportato dalle immagini dell’Arca di Noè, riflette sulle relazioni tra l’Architettura e la realtà che ci circonda. Un edificio dai valori totali e universali, che invita a non perseverare con i processi globali crescenti di produzione territoriale e che ci offre una visione alternativa del mondo.


L’ARCA DI HASHIM HASHIM’S ARK

Photo Jacopo Salvi, Courtesy La Biennale di Venezia

Ciò che lo rende una figura originale nel panorama architettonico internazionale è la sua duplice identità, libanese e americana, e la sua duplicità professionale, nell’ambito dell’architettura e dell’accademia. Oltre all’attività di architetto, Hashim Sarkis ha infatti all’attivo un lungo e prestigioso percorso di ricercatore e docente a Beirut e in alcune fra le più importanti Università americane. Nel suo pensiero le questioni dell’architettura sono sempre collegate sensibilmente ai temi sociali e alle urgenze che la società, nelle sue diverse e contrastanti espressioni, pone. Sono queste le sfide che, secondo Sarkis, il mondo nella sua totalità lancia all’architettura; sfide affrontate nel suo progetto, How will we live together?, con ambizioso impegno, cercando di coinvolgere nella professione anche la ricerca, allo scopo di immaginare, con maggiore ispirazione e consapevolezza, soluzioni adeguate a risolvere le difficoltà poste dalle questioni globali. Anima architettonica La sua carriera di architetto inizia negli anni ‘90 nella natale Beirut, in un momento in cui la città è in una fase di ricostruzione dopo anni di guerra. Dopo due lauree – in Architettura e in Belle Arti alla Rhode Island School of Design –, un master e un dottorato in Architettura alla Harvard University si stabilisce definitivamente negli Stati Uniti dove fonda gli Hashim Sarkis Studios (HSS), mantenendo una doppia sede a Boston e a Beirut e una doppia anima, più legata all’edilizia sociale che ai grattacieli, dedicandosi anche alla progettazione di parchi ed edifici istituzionali e a interventi di pianificazione urbana. Uno dei progetti più emblematici del suo pensiero è un complesso di alloggi per pescatori a Tiro, una comunità fra le più povere del Libano e fra le più orgogliose della propria identità. Commissionato da una ONG, l’intervento sviluppa un’idea di architettura necessariamente differente dai canoni abituali della professione, che richiede espressioni creative per pubblici e stili di vita inediti ed emergenti. L’originalità del suo approccio è evidente anche nel progetto del municipio della città di Biblo, ancora in Libano, uno dei più antichi luoghi abitati al mondo, dichiarata dall’UNESCO patrimonio mondiale dell’umanità. Sarkis progetta un edificio modernista costituito da tre blocchi in cemento armato disposti obliquamente e collegati da un piano terra incassato in vetro e immerso in un parco, dove l’architettura e il design urbano non solo riflettono i valori sociali, ma anche aiutano a crearli e a formarli. Anima accademica Accanto alla pratica architettonica, la sua passione per la ricerca lo ha spinto ad un intenso impegno accademico. Dopo aver ricoperto il ruolo di Aga Khan Professor di Architettura del Paesaggio e Urbanistica alla Harvard University, dal 2015 è preside della School of Architecture and Planning del Massachussetts Institute of Technology (MIT); ha inoltre insegnato alla Rhode Island School of Design, alla Yale University, all’American University di Beirut e al Metropolis Program di Barcellona. È la geografia del primo Novecento la fonte della sua ricerca principale, la quale si esprime attraverso la descrizione del territorio non solo in termini di caratteristiche fisiche, ma anche nel suo effettivo utilizzo. Un approccio che mantiene una visione ampia della pratica architettonica, consentendo di considerare i diversi luoghi nelle loro relazioni reciproche al fine di comprendere meglio dove e come viviamo. Autore, co-autore e curatore di diversi libri e articoli sulla storia e sulla teoria dell’architettura moderna, il suo impegno qualificatissimo e costante nell’approfondimento della disciplina va evidenziato tanto più oggi nel descrivere il suo progetto di curatela della più prestigiosa mostra di architettura al mondo. E in fondo proprio il titolo del suo libro più recente, The World as an Architectural Project, rappresenta la più convincente e appassionante sintesi della sua molteplice personalità.

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Hashim Sarkis represents an original identity in the international architectural scene. The curator of the Biennale Architettura is not only an architect but he has as well a long and renown activity as a researcher and a lecturer between Beirut and some of the most prestigious American Universities. His originality lies in his dual identity, Lebanese and American, as well as in his dual profession both in the architecture and in the academic fields. The questions of architecture in his thought are always sensibly linked to social issues and to urgent social problems. According to him this is the challenge architecture has to meet. This is as well at the base of his own project aiming at involving research in his profession, in order to imagine with more inspiration and awareness the solutions to the difficulties coming from global issues. Architectural Soul His career as an architect began in Beirut, his hometown, in the 90’s when the city was under reconstruction after many years of war. After receiving his Bachelor of Architecture and his Bachelor of Fine Arts from the Rhode Island School of Design, as well as his Master and his Ph.D in Architecture from Harvard University, he settled permanently in the United States where he founded Hashim Sarkis Studios (HSS) characterized by double headquarters and a double soul, in Boston and Beirut, more related to social housing than skyscrapers, but also to parks, institutional buildings, urban planning and design. One of his most emblematic projects is a housing complex for fishermen in Tyre, one of Lebanon’s poorest communities, proud of its identity. Commissioned by an NGO, his intervention develops an idea of architecture necessarily different from the usual canons of this profession, requiring creative expressions for new and emerging lifestyles. The originality of his approach is also evident in his project for the Town Hall of one of the oldest inhabited cities in the world, Byblos, Lebanon. Sarkis designs a modernist building, three large blocks connected by a glass-enclosed ground floor level that span over a park. Here architecture and urban design not only reflect social values but help as well to create and form them. Academic Soul Besides his activity as an architect, his passion for research has led him to an intense academic commitment: since 2015 he has been Dean of the School of Architecture and Planning (MIT), prior to that he was at Harvard University Graduate School of Design (GSD ) as the Aga Khan Professor of Landscape Architecture and Urbanism, he taught at Rhode Island School of Design, at Yale University, at the American University of Beirut and at the Metropolis Program in Barcelona. The geography of the early twentieth century is the source of his main research, the description of the territory not only in terms of physical features but also in terms of land use, an approach that while keeping in mind the main background make us think about the relationships between the different places in order to better understand where and how we live. His activity as author, co-author and curator of various books and articles on the history and theory of modern architecture, his highly qualified and constant commitment to an in-depth study of this discipline is inseparable from his project as curator of the most prestigious architecture exhibition in the world. The title of his most recent book, The World as an Architectural project represents, after all, the most convincing and exciting synthesis of his very rich personality.

HOW WILL WE LIV E TOGE THER ?

17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

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CURATORE DELLA BIENNALE ARCHITETTURA 2021

HASHIM SARKIS

Uno dei tratti che connota l’identità di How will we live together? è questa attenzione verso un’idea di progettazione architettonica ai confini dei linguaggi, interpretata da gruppi di lavoro aperti. Si spiega così la selezione di molti collettivi di progettazione nella lista dei partecipanti?

INTERVISTA CON HASHIM SARK IS

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Gli architetti hanno sempre lavorato collettivamente. Solo che questa modalità diffusa di progettare connettendosi e connettendo altri linguaggi non siamo mai stati così bravi a restituirla nella sua nodale essenza, il che ha determinato una certa sottovalutazione di quello che è il grande punto di forza dell’architettura intesa come arte che riunisce le altre arti e le altre aree di competenza. Così come si finisce per sottovalutare l’importanza del design come forma di sintesi. La crescente complessità dei progetti architettonici riuscirà a rafforzare il ruolo dell’architettura intesa come professione solo se rafforzeremo la nostra funzione di orchestrare, coordinare, generalizzare, sintetizzare, nonché il nostro ruolo di autori. Il Leone a Lina Bo Bardi, al netto del valore assoluto del riconoscimento, ci piace anche leggerlo come il segno di una progressiva affermazione della rappresentanza femminile nel mondo dell’architettura.

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Lina Bo Bardi merita tutto il riconoscimento che le viene dato e il Leone d’Oro Speciale alla Memoria viene a sommarsi ai riconoscimenti che ha ricevuto e alla visibilità che il suo lavoro ha ottenuto negli ultimi anni. Riconosco l’importanza del ruolo svolto dalla Fondazione Bo Bardi e da diversi storici e curatori nel nobilitare il suo lavoro, ma Lina Bo Bardi merita ancora di più. Non dobbiamo dimenticare che era anche una donna in un mondo maschile estremamente ostile, per cui merita senz’altro un riconoscimento anche per questo. Abbiamo ancora molta strada da fare prima che la professione possa dare più spazio alle donne e alle minoranze. Mi auguro che questa Biennale ci faccia compiere un passo in avanti in questa direzione.

3. LA VISIONE COLLETTIVA Lei ha affermato che Lina Bo Bardi rappresenta meglio di ogni altro il tema della Biennale Architettura 2021 ed in particolare il ruolo dell’architetto come coordinatore e creatore di visioni collettive.

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4. DONNE IN ARCHITETTURA Il Leone d’Oro speciale alla memoria a Lina Bo Bardi è stato da lei definito anche e soprattutto come «un tributo a una donna che rappresenta semplicemente l’architetto nella sua migliore accezione, che incarna la tenacia in tempi difficili e la capacità di conservare creatività, generosità e attivismo in ogni circostanza». La sua selezione degli architetti mette in risalto numerose figure femminili straordinarie, alcune già note, altre emergenti nel panorama internazionale.


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

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Quanto può contare oggi la materialità nell’architettura alla luce dell’accelerazione dei processi innovativi che sempre più informano il terreno della progettazione?

Cosa ci siamo persi con la mancata costruzione dell’Ospedale di Venezia progettato da Le Corbusier?

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Mi fate rivivere i bei ricordi di un libro che ho pubblicato circa vent’anni fa su un edificio che ammiro da quando ero uno studente di architettura. Questa pubblicazione faceva parte di CASE, una serie di volumi che guardava ai progetti architettonici da una serie di angolazioni diverse: storia, design, tecnologia, paesaggio, urbanistica, ambiente, processo. In questo senso il tema della Biennale porta avanti alcune di queste intenzioni. Quell’edificio rappresenta molte cose anche se non è stato mai realizzato, ma soprattutto rappresenta il rispetto per Venezia da parte di un architetto piuttosto irrispettoso come Le Corbusier. Come immagina il futuro di questa città? Cosa ci aiuterà a migliorare il vivere insieme a Venezia?

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Negli ultimi anni, con le crescenti minacce poste dall’innalzamento del livello del mare, da un turismo di massa soffocante e dalla pandemia, si è percepita una sensibilizzazione a livello mondiale verso Venezia intesa come punto convergente di una serie di crisi globali e si avverte anche che il mondo intero ha iniziato a stringersi attorno a Venezia per salvarne la bellezza. Sarà quindi la sua bellezza a salvare il mondo.

5. MATERIALITÀ DIGITALE Alle questioni relative alla materialità dell’architettura, tema culturale molto presente nelle produzioni della sua terra d’origine, è stata dedicata da lei molta attenzione attraverso la selezione di architetti che sperimentano tecnologie digitali molti interessanti.

HOW WILL WE LIV E TOGE THER ?

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L’architettura non può sottrarsi alla materialità. Anche gli architetti che cercano le espressioni più astratte e meno tangibili devono lavorare moltissimo con i materiali per nascondere la loro materialità. Le tecnologie digitali hanno in qualche modo permesso agli architetti di esplorare ed utilizzare la materialità in modo innovativo ampliando la tavolozza dell’architetto. Ci hanno anche permesso di affrontare in modo più efficiente ed efficace la complessità della costruzione. Ma non ci hanno in alcun modo allontanato dalla materialità, elemento irriducibile della nostra professione.

6. VENEZIA, LC E I MAT-BUILDING Lei ha scritto un libro sull’Ospedale di Venezia di Le Corbusier, un’indagine su uno dei progetti non realizzati più iconici dei cosiddetti Mat-building, intesi come tessuto caratterizzato da una sequenza di corti, strade, piazze, ponti, gallerie, terrazze.

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CURATOR OF THE BIENNALE ARCHITETTURA 2021

HASHIM SARKIS

interview by Paolo Lucchetta

WILL INTERVIE W WITH HASHIM SARK IS

To what extent and in what directions does your open and multidisciplinary vision of making architecture inform ‘your’ Biennale?

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The Biennale theme and the work exhibited truly draw from the world literally, in the sense that it identifies a global situation or set of situations and asks architects from around the world. In that sense an international biennale is always about the state of the world and how it is seen through the lens of architecture. The world as a scale of architectural inquiry and as a ripe ground for the application of the architecture imaginary does draw inspiration from the historical examples in The World as an Architectural Project coauthored with Roi Salgueiro Barrio and Gabriel Kozlowski and the research about this topic that I have done in the past. I would also say so is the scale of Across Borders which looks at the relationship between architecture and geography, a longtime interest of mine and here I want to pay tribute to the late Vittorio Gregotti, the curator of the first biennale that involved architecture in a meaningful way and his own research on geography and territoriality. But ultimately, if some of the theming draws from my research and practice, as it does with all curators, I will add that the work of the participants and the national curators takes the theme in very different and very enriching directions. Is Aldo Rossi’s Teatro del Mondo a beacon that still brightens up your vision of architecture?

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I like your use of the term beacon. The answer to this question is in the form of a little surprise at the Biennale.

1. THE WORLD AS AN ARCHITECTURAL PROJECT The Biennale Architettura 2021 clearly expresses your vision of the “World”, understood as an Architectural Project. In your book bearing this title, you hope that we can “make Worlds” with comparison, with multiplicity, with a non-anthropocentric vision, fairly, with a view to anticipating and calibrating the future of the planet. 18

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2. THE TEATRO DEL MONDO In this regard, your pages on Aldo Rossi’s Teatro del Mondo describe the Theater as a lighthouse, a project that includes the World in its name and which, supported by the images of Noah’s Ark, sands back to the relationships between “Architecture” and the real world surrounding us. A building based on total and universal values, which invites us not to persevere with the growing global processes of territorial production and which offers us an alternative view of the world.


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

MAG

One of the traits of the identity of How will we live together? is a particular attention to an idea of architectural design at the borders of languages, interpreted by open working groups. Does this explain the selection of many collective design groups in the list of participants?

We like to see in the Special Lion awarded to Lina Bo Bardi, apart from its absolute value, the sign of a progressive affirmation of women's representation in the world of architecture.

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Lina Bo Bardi deserves all the recognition she can get and the Special Golden Lion in memoriam is only adding to the accolades that she has been receiving and to the visibility that her work has gained over the past few years. I acknowledge the role of the Bo Bardi Foundation, and several historians and curators who have helped elevate her work. She deserves more. She was also a woman in a tough men’s world and for that she also deserves recognition. We have a long way to go before the profession is more inclusive of women and of minorities. I hope that this Biennale will take us a step forward in the right direction.

3. THE COLLECTIVE VISION You said that Lina Bo Bardi is the architect who embodies most fittingly the theme of the Biennale Architettura 2021 and in particular the role of the architect as convener and importantly, as the builder of collective visions.

4. WOMEN IN ARCHITECTURE You said that the Special Golden Lion for Lifetime Achievement in memoriam awarded to Lina Bo Bardi is a “tribute to a woman who simply represents the architect at her best, who exemplifies the perseverance of the architect in difficult times whether wars, political strife, or immigration, and her ability to remain creative, generous, and optimistic throughout.” Your selection of architects highlights numerous extraordinary female figures, some already known, others emerging on the international scene.

HOW WILL WE LIV E TOGE THER ?

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Architects have always worked collectively. It is just that we have not always expressed it. By not doing that, we miss out on a major strength of architecture as an art that brings the other arts and areas of expertise together. It also misses out on highlighting design as a form of synthesis. The increasing complexity of architectural projects can only add to the strength of architecture as a profession if we strengthen our role as inclusive orchestrators, conveners, generalists, synthesizers, as well as authors.

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Massimo Campigli e gli Etruschi

Una pagana felicità

23 maggio - 30 settembre 2021

ACP - Palazzo Franchetti

San Marco 2842 30124 Venezia info@artcapitalpartners.com www.acp-palazzofranchetti.com

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17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

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CURATOR OF THE BIENNALE ARCHITETTURA 2021

HASHIM SARKIS

How important can materiality be in architecture today considering the speeding up of innovative design processes?

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What did we miss with the failure to build the Venice Hospital designed by Le Corbusier?

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You bring back good memories about a book which I edited about twenty years ago about a building that I have admired since I was an architecture student. The book was part of CASE, a book series that looked at architectural projects from a variety of angles, history, design, technology, landscape, urbanism, environment, process. In that sense the theme of the Biennale carries some of these intentions forward. That building represents many things even if not realized, but above all it represents the reverence of a rather irreverent architect like Le Corbusier to Venice. How do you imagine the future of the city? What will help us improve living together in Venice?

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In the last few years, with the growing threats of rising sea levels, the asphyxiation by tourism, and the pandemic, you could sense that the world has woken up to Venice as being a site of convergence of global crises, and you can sense that the world has begun to rally around Venice to save its beauty. Its beauty is therefore going to save the world.

5. DIGITAL MATERIALITY You devoted a lot of attention to the to the materiality of architecture, a cultural theme very present in your homeland productions, by selecting architects who experiment with many interesting digital technologies.

6. VENICE, LC AND MAT-BUILDING You wrote a book about the Venice Hospital by Le Corbusier, an investigation into one of the most iconic and never realized projects of the so-called Mat-building, intended as a grid of courtyards, streets, squares, bridges, galleries, terraces.

HOW WILL WE LIV E TOGE THER ?

Architecture cannot escape materiality. Even the architects who seek the most abstract and textureless of expressions have to work very hard with materials to hide their materiality. The digital technologies have in some ways enabled architects to explore and use materiality in novel ways expanding the palette of the architect. They have also allowed us to deal more efficiently and effectively with the complexity of construction.

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LEONE D’ORO SPECIALE ALLA MEMORIA

LINA BO BARDI

IN TERVISTA CON SOL CA M ACHO

WE

Photo Francisco Albuquerque, Courtesy Instituto Moreira Sales + Instituto Bardi / Casa de Vidro

LINA BO BARDI SITTING ON A BARDI’S BOWL

Lina Bo Bardi

Photo ©Leonardo Finotti (particolare)

MASP BUILDING AT THE PAULISTA AVENUE, SÃO PAULO

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17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

MAG

Hashim Sarkis

Quanto incise la formazione milanese nella vita e nella produzione di Lina Bo Bardi?

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Lina è stata influenzata moltissimo sia dalla sua formazione universitaria a Roma che dai suoi lavori giornalistici/editoriali a Milano. Ma non dobbiamo dimenticare che anche il mondo in cui trascorse la sua infanzia svolse un ruolo determinante nella sua formazione di architetto. Il padre di Lina, l’ingegnere Enrico Bo, era un artista amatoriale di talento ed esercitò un ruolo chiave nella sua formazione artistica ed intellettuale. Dopo il trasferimento a Milano, Lina e Carlo Pagani, suo compagno di studi, crearono lo Studio Bo e Pagani in via del Gesù, dove entrarono in contatto con molti altri intellettuali ed artisti, come ad esempio De Chirico, che viveva nella stessa via. Oltre a svolgere la loro attività professionale, Bo e Pagani collaboravano anche con l’architetto e designer Gio Ponti alla rivista «Domus» e successivamente alla rivista «Lo Stile», partecipando a molti progetti di design e di arredamento per interni. Entrambi divennero assieme anche vicedirettori di «Domus» in seguito alla fondazione della collana Quaderni di Domus dedicata all’arredamento moderno per la casa. Lina Bo (come era solita firmarsi all’epoca) collaborò come scrittrice e illustratrice con la popolare rivista femminile «Grazia», dove curava una rubrica, ma anche con riviste come «Bellezza», «Aria d’Italia», «Cordelia», «Tempo», «Milano Sera» e «Vetrina e negozio». La sua esperienza lavorativa a Milano e i suoi contatti soprattutto con Ponti hanno avuto un ruolo fondamentale nella sua formazione; anche se era già una solida professionista, possiamo dire che gli anni trascorsi a Milano hanno rappresentato un momento di formazione decisivo per lo sviluppo della sua successiva carriera in Brasile. La ricerca e gli interessi che Lina ha coltivato in quel tempo lavorando con pubblicazioni specializzate in arredamenti e mobilio per la casa hanno finito per concretizzarsi compiutamente poi nelle sue opere realizzate in Brasile. Il suo primo progetto architettonico, Casa de Vidro, ne è un chiaro esempio.

LEONE D’ORO SPECIALE

Se esiste un architetto che meglio di ogni altro rappresenta il tema della Biennale Architettura 2021, questa è Lina Bo Bardi.

Interview with Sol Camacho Cultural Director Waldick Jatobà Executive Director Giuseppe d’Anna Chairman of the Board of Directors Instituto Bardi/Casa de Vidro São Paulo, Brazil by Paolo Lucchetta

1. LA MILANO DELLA FORMAZIONE Ripercorrendo le tappe della vita di Lina Bo Bardi e dei diversi ruoli da lei interpretati, è evidente il ruolo fondamentale della sua formazione in Italia. Dopo Roma, sua città natale, si trasferì a Milano e nell’ambiente culturale del capoluogo lombardo entrò in contatto con artisti, intellettuali, architetti del calibro di Giorgio de Chirico, Elio Vittorini, Gio Ponti.

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LEONE D’ORO SPECIALE ALLA MEMORIA

LINA BO BARDI

Da dove deriva la sua vocazione per la scrittura e l’illustrazione?

IN TERVISTA CON SOL CA M ACHO

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Gli anni trascorsi a Milano coincisero con la Seconda guerra mondiale ed ebbero un profondo impatto sul suo modo di concepire l’architettura. Questa esperienza la portò sulla strada dell’impegno civile, maturando presto la convinzione che il vero compito dell’architettura dovesse essere quello di risolvere i problemi di carattere sociale. Nel 1945 Bo Bardi, Pagani e il fotografo Federico Patellani furono incaricati da «Domus» di percorrere l’Italia per documentare e valutare il livello di distruzione provocato dalla guerra. L’anno successivo Bo e Pagani fondarono, con la collaborazione del critico d’arte Bruno Zevi, quella che sarebbe diventata una rivista innovativa e contemporanea: «A – Cultura della vita. Attualità, Architettura, Abitazione, Arte». Il resoconto di questo viaggio uscirà poi sulle pagine di questa rivista come un invito a riflettere sulla ricostruzione del Dopoguerra e sul ruolo degli architetti in tale contesto. Gli scritti di Lina affrontano il dramma storico e sociale rappresentato da tutta quella distruzione, riflettendo contestualmente sul fatto di come gli architetti sarebbero dovuti intervenire per ricostruire la struttura di base del paese. Sommando la sua personalità critica alla sua esperienza editoriale, Bo Bardi trovò nella scrittura uno strumento per esprimere in maniera insieme appassionata e razionale le proprie opinioni. In quanto architetto di formazione moderna e profonda conoscitrice del suo ambiente professionale, ha potuto sperimentare da vicino la nuova visione del mondo che gli architetti andavano sviluppando attraverso la scrittura, redigendo manifesti e lettere. Silvana Rubino, che assieme a Marina Grinover ha curato il libro Lina por Escrito, ha sviluppato questa idea, che ha contraddistinto in maniera profonda quella seminale fase del percorso di Lina Bo Bardi, nel saggio introduttivo Potremmo immaginare il modernismo senza la scrittura?. La passione di Bo Bardi per la scrittura si manifesterà anche nel suo matrimonio con il giornalista Pietro Maria Bardi. Insieme hanno condiviso non solo riferimenti artistici ed intellettuali, ma anche dei sogni attraverso la realizzazione dei quali poter dare un contributo culturale attivo alla società. Insieme fondarono la rivista «HABITAT», condividendo per tutta la vita un profondo interesse per la scrittura e la produzione intellettuale. La visione critica del mondo da parte di Lina e il desiderio di condividerla e di insegnarla sono stati il motore dei suoi progetti di scrittura, curatoriale ed editoriale, profondamente legati alle sue progettualità architettoniche.

2. LA PASSIONE EDITORIALE Lina visse gli anni della guerra e della ricostruzione con molta intensità: «Sentivamo che bisognava far qualcosa per togliere l’architettura dal pantano». In quegli anni fu molto impegnata in attività editoriali dimostrando il suo grande interesse per la critica d’architettura e più in generale per il giornalismo, una passione che ha attraversato tutta la sua vita.

Ci può parlare del rapporto così speciale che aveva con il Brasile, sua terra elettiva?

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Il Brasile affascinerà Lina in quanto paese pieno di prospettive in opposizione ad un’Italia dilaniata dalla guerra. Lo sguardo pieno di interesse che Lina volge al suo paese d’elezione potrebbe essere in parte attribuito alla sua condizione di immigrata, che le consente di guardare sotto una prospettiva davvero unica degli aspetti culturali e dei valori probabilmente ritenuti irrilevanti dai brasiliani. Bo Bardi nutriva un profondo interesse per la cultura brasiliana e per le sue radici. Visitò gran parte del paese con l’obiettivo di approfondire la sua conoscenza sulle abitazioni rurali tradizionali, sulla produzione artistica popolare e sulla biodiversità di questo stato-continente. Molti aspetti della cultura e della tradizione materiale brasiliana con cui venne a contatto durante questi viaggi sono stati successivamente incorporati nella sua opera. Una parte importante del suo lavoro è stata guidata dall’intenzione di «presentare il Brasile ai brasiliani». Sulla scia del suo forte impegno a promuovere uno studio approfondito della cultura brasiliana, nel 1969 organizzò A mão do povo brasileiro (La mano del popolo brasiliano), la mostra inaugurale del MASP in Avenida Paulista, che presentava un vasto panorama della ricca cultura materiale brasiliana. L’interesse di Lina, peraltro assolutamente nuovo nel suo genere, a valorizzare questa produzione spesso emarginata e ad elevarla allo status di arte è espressione del suo desiderio di voler nobilitare la cultura e la produzione del Brasile agli occhi degli stessi brasiliani.

3. IL BRASILE, NAZIONE PER SCELTA Nel Dopoguerra Lina Bo Bardi si trasferì in Brasile che fu da lei definito «la mia nazione per scelta e quindi per me lo è due volte tanto». Lo considerava «un Paese inimmaginabile, dove tutto era possibile. Mi sono sentita felice, e a Rio non c’erano macerie».


MAG

Gli italiani si voltano, Milano, 1954 © Archivio Mario De Biasi / courtesy Admira, Milano

17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

MARIO DE BIASI FOTOGRAFIE 1947-2003 VENEZIA / TRE OCI 13.05.21 > 09.01.22 Mostra organizzata da / Exhibition organized by

Con / With

Promossa da / Promoted by

Media partner

Sponsor Tecnico / Technical Sponsor

In collaborazione con / In association with TRE OCI CLUB

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LEONE D’ORO SPECIALE ALLA MEMORIA

LINA BO BARDI

Quanto il ruolo della natura era davvero centrale nel suo pensiero e nella sua progettualità?

IN TERVISTA CON SOL CA M ACHO

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C’è ancora molto da esplorare sul ruolo della natura all’interno delle opere architettoniche di Bo Bardi, un tema che è diventato solo di recente oggetto di ricerca. La sua prima opera architettonica, Casa de Vidro, è un ottimo punto di partenza per analizzare la sua visione del paesaggio e il posto che esso occupa all’interno del design architettonico, nonché all’interno del progetto di modernità ai tropici. La casa è costruita volutamente attorno a un albero di fico racchiuso in un’apertura lasciata a livello del pavimento e del soffitto; è circondata da un giardino simile a una foresta che è stato quasi completamente realizzato dai Bardi per un totale di circa 6.700 metri quadri, con una vegetazione mista di specie autoctone e non, popolate da animali come uistitì (scimmiette indigene), tucani e una varietà di insetti che continuano ad essere attratti da questa zona verde diventata oramai una rarità nell’immenso conglomerato urbano di San Paolo. Ma ancor prima della costruzione di Casa de Vidro e della creazione del suo giardino nel 1951, Bo Bardi aveva espresso le proprie idee sul rapporto tra paesaggio e spazi residenziali nel suo articolo Architettura e natura: la casa nel paesaggio scritto a Milano per il numero 191 della rivista «Domus» (novembre 1943, pp. 464-71):

Photo ©Leonardo Finotti

IGREJA ESPÍRITO SANTO DO CERRADO, UBERLÂNDIA, MINAS GERAIS

Photo ©Leonardo Finotti (particolare)

TEATRO OFICINA, SÃO PAULO

«Montagne, boschi, mare, fiumi, rocce, prati e campi sono fattori determinanti per la forma della casa; il sole, il clima, i venti ne determinano la posizione, il terreno circostante offre il materiale per la sua costruzione; così, la casa appare profondamente legata alla terra, le sue proporzioni sono dettate da una costante: la misura dell’uomo; e ininterrottamente, con profonda armonia, lì scorre la loro vita». Sebbene il suo approccio architettonico alla natura si sia evoluto nel corso della sua carriera, a partire dal momento in cui iniziò a incorporare nei suoi lavori la tradizione e la materialità brasiliane, l’idea fondamentale di interdipendenza tra ambiente architettonico e ambiente naturale già compiutamente elaborata in questo articolo su «Domus» non ha mai smesso di permeare le sue creazioni. Nel suo design il rapporto tra paesaggio ed edifici è documentato dai disegni dei vari progetti, dove il dialogo tra vegetazione e architettura diventa una costante. Ne sono un esempio i primi disegni di MASP, Casa Valéria Cirell, Casa ChameChame, il garage per la Casa de Vidro, per citarne solo alcuni. Nel progetto del Restaurante Coaty, presentato nel 1987 assieme a João Figuelras Lima (Lelé), Bo Bardi ripropone l’idea utilizzata per la prima volta in Casa de Vidro di sviluppare la struttura architettonica attorno ad un albero, ma questa volta senza la facciata a vetrata continua. In un concorso per il municipio di San Paolo cui partecipò nel 1981 arrivò a proporre la realizzazione di un giardino tropicale su tutto il pianterreno dell’Anhangabaù Valley, deviando il transito delle persone su un corridoio sospeso sopra gli alberi. 4. IL DIALOGO CON LA NATURA Tra le sue opere spiccano edifici che con il loro design coniugano architettura e natura, in primis la Casa de Vidro, ora sede dell’Instituto Bardi, una glass box sospesa a mezz’aria che dialoga con la natura selvaggia ai limiti della foresta amazzonica che la circonda.

Photo ©Leonardo Finotti

SESC POMPEIA, SÃO PAULO


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

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Quando giunse in Brasile nel 1946, secondo Lina il sentimento predominante nella generazione che come lei aveva vissuto gli anni della guerra era di amarezza e dolore. «Quando sono arrivata qui, ho visto dalla nave il bianco e il blu del Ministero dell’Istruzione e della Salute che sembrava navigare sopra il mare sotto un cielo azzurrissimo. Era il primo pomeriggio, e mi sentivo felice…perché avevo finalmente visto una cosa fatta. In Europa, la ricostruzione non era ancora iniziata, per prima cosa era necessario porre rimedio a una serie di problemi, in particolare alla situazione economica. [...] Ma in Brasile non era così. [...] Era un mondo completamente diverso da quello cui ero abituata».

Lo spirito di indipendenza e libertà che Lina trovò in Brasile, secondo lei frutto del semplice fatto che si trattava di un paese che non era passato attraverso la distruzione della guerra, molto probabilmente dava all’architetto anche una maggiore libertà creativa. Ciò ci fa pensare che Bo Bardi non intendesse essere rivoluzionaria, per così dire, “a tavolino”; è stata l’aria nuova che si respirava in un paese pieno di opportunità che l’hanno spinta ad osare e a seguire idee innovative che qui hanno trovato un terreno fertile. La sua formazione modernista associata al suo interesse per la cultura brasiliana ha dato luogo ad un linguaggio architettonico coeso tra moderno e vernacolare, ricercato anche da architetti come Lúcio Costa. Lina è stata rivoluzionaria proprio nel voler combinare moderno e vernacolare e nel voler sempre sperimentare. Non aveva intenzione di creare uno stile o un linguaggio identificabile. Non dobbiamo dimenticare che all’epoca questo modo di pensare e lavorare spesso non era riconosciuto ed apprezzato come lo è oggi. L’opera di Lina è stata unanimemente riconosciuta post mortem, come dimostra questo peraltro importantissimo Leone d’Oro che le viene assegnato dalla Biennale di Venezia quest’anno, a quasi trent’anni dalla morte.

5. CREAZIONE E RIVOLUZIONE Per la Casa de Vidro Lina Bo Bardi disegna la Bowl Chair, tuttora editata da Arper, una delle sedie più iconiche del design del XX secolo: una seduta dalla struttura e dalla forma essenziali e universali. Questo nuovo approccio al design, in cui l’elemento fondamentale è l’interazione dell’uomo con l’oggetto, fu rivoluzionario per gli anni ’50 perché capace di reinventare il modo di stare seduti, favorendo posture naturali e rilassate. Un progetto che testimoniava un profondo cambiamento culturale in atto, che si tradusse in un nuovo modo di vivere più informale e più orientato all’essere che all’apparire.

Quanto l’architettura di Lina Bo Bardi può essere considerata essenzialmente e magnificamente una forma di arte sociale capace di favorire in ogni modo l’incontro e la relazione tra le persone?

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I progetti più grandi e importanti di Lina Bo Bardi sono luoghi di incontro e di socializzazione. La sua aspirazione a promuovere relazioni e incontri all’interno degli edifici è ben visibile nei suoi disegni: le persone che disegna non servono solo a dare proporzione agli edifici, ma anche ad animarli. Negli emblematici disegni concept-design di Lina gli edifici sembrano quasi fare da supporto alle attività umane. L’importanza di attivare lo spazio attraverso il suo uso è altrettanto importante del partito preso architettonico, essendo questo un principio guida che accompagna il progetto dall’ideazione fino alla sua realizzazione. Del resto le opere di Bo Bardi sono quasi sempre legate a un più ampio progetto di attivazione sociale e a un programma culturale. Come nel caso del Museo d’Arte di San Paolo - MASP, un edificio appositamente progettato per ospitare un museo a carattere civico-educativo, presentando a tal fine un ampio spazio pubblico al pianoterra, o come in quello di SESC Pompéia, dove la missione del cliente è quella di promuovere azioni socio-educative per il benessere e per una migliore qualità di vita degli operatori nel settore dei beni e servizi, o ancora in quello del Teatro Oficina realizzato in collaborazione con l’architetto Edson Elito, che costituisce un manifesto/teatro per la compagnia teatrale Oficina Usyna Uzona fondato sull’idea di rivoluzionare la messa in scena di uno spettacolo in modo che il pubblico ne diventi parte integrante, attore anch’esso di una produzione collettiva. L’idea di incoraggiare l’incontro sociale si esprime anche in un lavoro meno conosciuto ma altrettanto forte che Lina ha realizzato a Salvador de Bahia e che oggi si trova in stato di abbandono. L’Espaço Coaty, questo il nome dell’edificio, è il risultato della combinazione di un ristorante, un bar e tre vecchie case che sono state trasformate in nove appartamenti e in uno spazio ad uso commerciale al piano terra. Vale qui la pena ricordare questo progetto meno noto se non altro per richiamare l’attenzione sul suo stato di abbandono, approfittando di un momento così importante qual è questo riconoscimento a Venezia affinché un pubblico più vasto a livello internazionale possa essere sensibilizzato al fine di contribuire a sostenere attivamente la sua conservazione. I progetti di Lina nascevano come luoghi di incontro, sì. Ha scelto di lavorare su progetti che avessero questa connotante natura e le sue proposte rappresentano oggi una risposta quanto mai premonitrice alla domanda del curatore Hashim Sarkis: How will we live together?

LEONE D’ORO SPECIALE

Come riusciva ad essere sempre così innovativa, a tratti rivoluzionaria, in ogni azione della sua attività creativa?

MAG

6. L’ARTE COME FORMA DI ARTE SOCIALE Tra i progetti che più amiamo ci sono il SESC - Fàbrica Pompéia (1977-1986), sul quale Luciano Semerani scrisse un bellissimo testo “Il diritto al brutto”. E naturalmente il Teatro Oficina (1980-1994), dove non esistono confini tra gli attori, come una strada interna allungata e connessa alla città.

ENG

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SPECIAL GOLDEN LION IN MEMORIAM

LINA BO BARDI

INTERVIE W WITH SOL CA M ACHO

WE

Hashim Sarkis

Photo Pietro M Bardi, Courtesy Instituto Bardi / Casa de Vidro

Lina Bo Bardi ENG 28

If there is one architect who embodies most fittingly the theme of the Biennale Architettura 2021, it is Lina Bo Bardi.

Photo Francisco Albuquerque, Courtesy Instituto Moreira Sales + Instituto Bardi / Casa de Vidro


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

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Lina was very much influenced by her training both in her educational background in the University of Rome as in her journalistic/editorial jobs in Milan. Not only her life as a student and as a young professional was an influence but also her childhood environment was a trigger for the construction of a lot of her ideals. Lina’s father, the engineer Enrico Bo, was a talented amateur artist and was a key figure for her artistic and intellectual shaping. When she moved to Milan, Lina and Carlo Pagani, her university colleague, created the Studio Bo and Pagani at Via Gesù, where they had contact with many other intellectuals and artists (as an example De Chirico that lived on that same street). In addition to their professional practice, Bo and Pagani also collaborated with architect and designer Gio Ponti in the magazine Domus and later in Lo Stile, where they were involved in many interior design and furnishing projects. The duo also acted as vice presidents of Domus, when they created the Quaderni di Domus monographs, dedicated to modern home equipment. Lina Bo (as she used to sign at that moment) also made important contributions as a writer and illustrator to the popular women’s magazine Grazia, in which she had a column, but also in magazines as Bellezza, Aria d’Italia, Cordelia, Tempo, Milano Sera and Vetrina e negozio. The experiences in Milan and her contact mainly with Ponti were formative years, she was already a professional but it could be said that the milanese years were a shaping moment for the development of her career in Brazil. The research and interests that Lina cultivated in her time working with publications, related to domestic typologies, interiors and furniture, ended up materializing in her practice in Brazil - her first built project, Casa de Vidro is a good example of this.

Where did her passion for writing come from?

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Lina Bo Bardi’s years in Milan happened during the Second World War and had a profound impact on the architect’s thinking, who started to adopt a posture of greater civil commitment, arguing that the real importance of architecture would be to solve society’s problems. In 1945, Bo, Pagani and photographer Federico Patellani were commissioned by Domus to travel around Italy documenting and evaluating the situation of the destruction after the war and in the following year Bo and Pagani created, with the collaboration of art critic Bruno Zevi, what would be an innovative and contemporary magazine: A – Cultura della vita. Attualità, Architettura, Abitazione, Arte. The result of this post-war travel was published in the pages of “A” as an invitation to reflect on the post-war reconstruction and the role of architects on it. Lina’s writing was an urge to express her thinking about Italy’s situation at that historical moment and how architects should be acting on it. Adding up her critical personality and her editorial experience, Bo Bardi found writing as a vehicle to express her opinions. As an architect of modern formation, and very much aware of the professional environment she experienced closely how architects were developing a new vision of the world through writing, with manifestos and letters. Silvana Rubino – who edited with Marina Grinover the book Lina por Escrito [Lina on writing] – developed this idea in the introduction essay Could we imagine modernism without writing? Bo Bardi’s passion for writing is also evident with her marriage to journalist Pietro Maria Bardi. Together they shared not only artistic and intellectual references as well as dreams on how to contribute culturally to the society. Together they developed the magazine HABITAT, they shared profound interest in writing and intellectual production throughout their lives. Lina’s critical view of the world and the desire to share and educate were the engine of her writing, curatorial and editorial projects, deeply connected to her built work.

SPECIAL GOLDEN LION

How much did Lina Bo Bardi’s training in Milan influence her life and production?

MAG

CASA DE VIDRO SÃO PAULO

1. MILAN, HER TRAINING TOWN Retracing the stages of Lina Bo Bardi’s life and the different roles she played, her training in Italy has apparently been central. She moved to Milan from Rome, her hometown. Attending the cultural environment of the Lombard capital, she came into contact with artists, intellectuals, established architects such as Giorgio de Chirico, Elio Vittorini, Gio Ponti.

2. THE EDITORIAL PASSION Lina lived the years of war and reconstruction very intensively. In these years she was very engaged in editorial activities showing her great interest in architecture criticism, journalism, a passion that she has gone through all her life.

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SPECIAL GOLDEN LION IN MEMORIAM

LINA BO BARDI

Can you tell us something about this special relationship Lina Bo Bardi had with Brasil, her elective country?

INTERVIE W WITH SOL CA M ACHO

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Brazil captivated Lina as a country of possibilities in contrast to war-torn Italy. Lina’s interested gaze towards her country of choice might be partly credited to her condition of being an immigrant, therefore bearing a unique perspective on aspects of culture and values that might be deemed unimportant by nationals. Bo Bardi was deeply interested in getting to know Brazilian culture and its roots, and realized multiple travels through the Brazilian landscape with the aim of furthering her understanding of construction traditions in the countryside, popular art production, and the country’s biodiversity. Many aspects of Brazilian culture and material tradition, which she got to know through these travels, were later incorporated into her oeuvre. An important part of her work was guided by the intention of “presenting Brazil to the Brazilians.” As a result of Bo’s commitment to the investigation of Brazilian culture, in 1969 she organized A mão do povo brasileiro [The hand of the Brazilian people], the inaugural MASP exhibition on Avenida Paulista, which presented a vast panorama of Brazil’s rich material culture. Lina’s attitude of valuing this often marginalized production and placing it in the status of art, besides being a very renewed stance, reveals her desire to elevate the country’s culture and production in the eyes of the Brazilians themselves.

DRAWING OF EPHEMERAL STRUCTURES FOR THE MASP BELVEDERE

How important was the dialogue with nature in her thinking?

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There’s much to be explored about the place of nature within Bo Bardi’s architecture works, a theme which has only recently been examined as a subject of research. As the first built work of Bo Bardi, Casa de Vidro is a great starting point to investigate the architect’s understanding of landscape and its place within architectural design, as well as within the project of modernity in the tropics. The house is constructed deliberately around a fig tree enclosed in an opening through the floor and ceiling slabs, and is surrounded by a forest-like garden, that was almost fully planted by the Bardis - amounting to approximately 6,700 square meters, which comprises a mixture of native and foreign species of vegetation, inhabited by some animals like marmosets (sagüi monkey) tucanos, and a variety of insects which during the years are still attracted to this now rare area of greenery in the urban built environment of São Paulo. But even before the construction of Casa de Vidro and the sowing of its garden in 1951, Bo Bardi had expressed her ideas on the relationship between landscape and residential spaces in her article Architettura e natura: la casa nel paesaggio, written in Milan for the issue n. 191 of Domus magazine (nov.1943, pp. 464-71): “Mountains, woods, sea, rivers, rocks, meadows and fields are determining factors for the shape of the house; the sun, the climate, the winds determine its position, the surrounding land offers the material for its construction; thus, the house appears deeply connected to the earth, its proportions are dictated by a constant: the measure of man; and uninterruptedly, with profound harmony, there their life flows.” Although her approach to nature within architecture evolved throughout her career, as she started incorporating Brazilian tradition and materiality into her work, the fundamental idea of interdependence between the built and the natural environment elaborated in the Domus never ceased to permeate her creations. The relationship between landscape and the buildings of her design are documented in her project drawings, which would consistently feature sketches of vegetation in dialogue with the architecture. Some examples are the early drawings of MASP, Casa Valéria Cirell, Casa Chame-Chame, the garage for the Glass House, amongst many others. Restaurante Coaty, designed in 1987 with João Figuelras Lima (Lelé), is a project in which Bo Bardi would revisit the gesture first used in Casa de Vidro of embracing a tree and constructing the built environment around it, this time without the diving glass walls. In an entry for a contest for the São Paulo municipality in 1981, Bo Bardi went as far as proposing the implementation of a tropical garden in the entire ground level of Anhangabau Valley, reallocating the transit of people in an elevated pathway above the trees.

© MASP Archive

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3. BRAZIL, A NATION BY CHOICE In the post war period Lina Bo Bardi moved to Brazil which she called “my nation by choice and therefore for me it is twice as much.” “I felt in an unimaginable country, where everything was possible. I was happy. There was no rubble in Rio.”

4. HER DIALOGUE WITH NATURE Among her works there are some outstanding buildings specially designed to combine architecture and nature, first of all the Casa de Vidro (now home to Instituto Bardi), a glass box, suspended in mid-air that dialogues with the nature at the limits of the tropical forest-like garden that surrounds it.


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

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According to Lina, when she arrived in Brazil in 1946 the feeling that prevailed in the generation that had lived through the years of the war and in herself was of bitterness and sorrow.

“When I arrived here, I saw from the ship the white and blue of the Ministry of Education and Health, sailing over the sea in a clear blue sky. It was early afternoon, and I felt happy... because I saw something accomplished. In Europe, the resumption of construction had not yet started, it was necessary to remedy many things, especially the economic conditions. [...] But in Brazil it was not like that. [...] It was a completely different world than the one I was used to.” It can be presumed that the spirit of independence and freedom that Lina found in Brazil, according to her due to the fact that it was a country that had not gone through the destruction of the war, also provided the architect with greater creative freedom. It is plausible to assume that Bo Bardi did not intend to be revolutionary, it was the fresh air of a country where she recognized so many possibilities that inspired her to dare and undertake transformative ideas that found space to flourish here. Her modernist education combined with her interest in Brazilian culture resulted in a cohesive architectural language between modern and vernacular, also sought by architects such as Lúcio Costa. Lina was revolutionary in combining modern and vernacular and always trying to experiment. She did not intend to build a style or an identifiable language. It is important to remember that during her lifetime, this way of thinking and working often did not receive the recognition and the prestige that it receives nowadays. Lina’s work became unanimously acknowledged post mortem, the Golden Lion awarded by La Biennale di Venezia is awarded this year, almost thirty years after Lina left this world in 1992.

How much can Lina Bo Bardi’s architecture be considered an essential and wonderful form of social art capable of encouraging encounters and relationships between people?

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Lina Bo Bardi’s larger and most important projects are places of encounter and social gathering. Her aspiration to promote relations and meetings in the buildings can be attested by observing her drawings: the people in the drawings do not appear only to give scale to the buildings, but rather to give them life. In Lina’s emblematic concept-design drawings the buildings are almost drawn only as a support for human activities. The importance of activating space through use is just as important as the architectural parti-pris, being a guiding principle from the conception of the project to its construction. For that matter, Bo Bardi’s works are almost always linked to a broader social activation project and a cultural program. As is the case for the Museum of Art of São Paulo - MASP, a building specially designed to house a museum with an educational and civic character — with notably offers a generous public space in its ground level; of SESC Pompéia, in which the client’s mission is to promote socio-educational actions that contribute to the well-being and quality of life of workers in the trade in goods and services, or even the Teatro Oficina in collaboration with architect Edson Elito, that constitutes a manifesto/theater for the theatre company Oficina Usyna Uzona and was designed to revolutionize performances so that the audience takes part in a more integrated collective production. The idea of encouraging encounter is also expressed in a less known but equally potent work that Lina did in Salvador, Bahia, and today finds itself in neglect. The Espaço Coaty combines a restaurant, a bar and three old houses that would be transformed into nine apartments and commercial use on the ground floor. (It is worth mentioning this less known project to raise awareness of its neglected status and take advantage of this relevant moment of recognition in Venice so that a wider international audience can support its conservation). Lina’s projects were innately places of encounter, she chose to work in these projects and her proposals are a premonitory answer to curator Hashim Sarkis’ question: How will we live together?

SPECIAL GOLDEN LION

How did Lina succeed in being revolutionary in every action of her creative activity? Please, tell us something about her approach and revolutionary spirit.

MAG

PERSPECTIVE DRAWING OF THE BARDI’S BOWL

5. CREATION AND REVOLUTION She designed the Bowl Chair, still edited by Arper, for her Casa de Vidro, one of the most iconic chairs of 20th century design, a seat with an essential and universal structure and shape. This new approach to design focused on man’s interaction with the object was something revolutionary in the 1950s. It reinvented the way of sitting favouring natural and relaxed postures. It was at the same time a witness of an ongoing cultural change, which resulted in a new way of life, more informal and more oriented to being than to appearing.

6. ARCHITECTURE AS A FORM OF SOCIAL ART Among the projects we love most there is the SESC - Fàbrica de Pompéia (1977-1986), of which Luciano Semerani wrote a very beautiful text. And, of course, the Teatro Oficina (1980-1994), where there are no boundaries between the actors, like a stretched internal road connected to the city.

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GOLDEN LION FOR LIFETIME ACHIEVEMENT

RAFAEL MONEO by Marco Bernardi

R AFAEL MONEO

WE Rafael Moneo è uno degli architetti più innovatori della sua generazione. […] Nell’arco della sua lunga carriera ha conservato la sua abilità poetica, rammentandoci la capacità propria della forma architettonica di esprimere, plasmare, ma anche di perdurare. Ha inoltre dimostrato un impegno costante nei confronti di un’architettura intesa come atto del costruire. Rafael Moneo is one of the most transformative architects of his generation. […] Throughout his long career, Moneo has maintained a poetic prowess, reminding us of the powers of architectural form to express, shape but also to endure. He has also been tenaciously committed to architecture as an act of building. Hashim Sarkis To celebrate Rafael Moneo, curator Hashim Sarkis has set up an exhibition inside the Book Pavilion at the Giardini: a selection of plastic models and emblematic pictures of the buildings realised by the Spanish architect. 32


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

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Rafael Moneo viene conferito il Leone d’Oro alla carriera. Dopo l’abito sociale della © Germán Saiz Biennale di Aravena e dopo quello ‘femminista’ professionale delle Grafton, questo riconoscimento ad un architetto che ha rappresentato la promessa di modernità dell’architettura spagnola nel tardo franchismo e celebrato la città nelle sue dinamiche di sviluppo con interventi di sartoria urbana iconici e celebratissimi (il Kursaal di San Sebastián, due straordinari prismi materici il giorno e lanterne notturne sull’oceano della Cantabria; il municipio di Murcia, fronte-retablo, uno spartito musicale che dialoga con la cattedrale barocca, imitatissimo; il Museo Nazionale di Arte Romana a Mérida, in cui una straordinaria sequenza di spazi costituiti da setti in muratura a secco in mattone romano ritagliati da aperture ad arco a tutto sesto è letteralmente abitata da reperti antichi, memorie che recuperano voce e dialogano tra loro) potrebbe suonare alle orecchie di non pochi ‘addetti ai lavori’ come una sorta di rappel à l’ordre, una forma di restaurazione dell’accademia. Eppure mai impressione risulterebbe più superficiale e mestamente riduttiva verso il lavoro di un architetto che come pochi altri ha saputo sviluppare una cultura architettonica aperta, fortemente identitaria ma altrettanto inclusiva verso la cultura del moderno, quindi tutt’altro che isolazionista. A partire dalle sue esperienze giovanili, prima con Sáenz de Oiza poi Jørn Utzon e l’Opera House di Sydney, Moneo ha costruito una relazione con il modernismo nordico, ne ha definito la cornice classica innestandola in una realtà mediterranea composta da una molteplicità di punti di vista sulla storia dell’architettura e della città, la città andalusa, quella araba e quella atlantica. Le opere degli esordi esprimono già pienamente un linguaggio compiuto, prima con la bellissima fabbrica di trasformatori Diestre a Saragoza (richiami alla materia di Lewerentz e alla dinamica compositiva di Aalto), poi con il blocco di Bankinter a Madrid, un’ode al tradizionale mattone pressato madrileno: «cinque anni per costruire quell’insieme di forme di purezza diagonale che assomiglia alla prua di una nave e dialoga in modo sottile con il palazzo vicino. Il linguaggio comune che lo permette era lo stesso materiale da costruzione. Quel mattone ha contribuito con un colore locale a forme che potevano accogliere una legione di riferimenti internazionali: c’è la scala umana dell’architettura scandinava, Aalto, Asplund o lo stesso Utzon; i cenni al classicismo di Aldo Rossi e alla Tendenza italiana e l’ironia postmoderna di Venturi. Ci sono anche, negli elementi decorativi della facciata, allusioni alla Scuola di Chicago e soprattutto in quei rilievi in bronzo audacemente figurativi che lo scultore Francisco López Hernández ha ideato per le finestre superiori e che evocano il potere capitalista di quei primi grattacieli che Louis Sullivan costruì alla fine del XIX secolo»*. In ultimo il Municipio di Logroño, una piccola città nelle montagne occidentali sul confine nord della Spagna, commissionato a Moneo all’età di 36 anni, che diverrà l’edificio civico più importante della città condividendo la sua identità con la Nueva Plaza della città nella tradizione della ‘Plaza Mayor’. Qui il costrutto spaziale dialoga con il Woodland Crematorium, l’esposizione di Stoccolma del 1930 e il tribunale di Göteborg di Gunnar Asplund, mentre nella soluzione d’angolo occidentale il profondo arretramento delle finestre esposte a sud mette in luce lo spessore dei muri in arenaria mostrando un chiaro debito verso la Casa del Fascio di Como di Giuseppe Terragni.

he Golden Lion for Lifetime Achievement has been awarded to Rafael Moneo. Over the last two editions of the Biennale, we saw a social outlook on architecture – Aravena’s – and a professional, feminist outlook – the Graftons’. This year, the award goes to an architect who embodied the promise of modernity of Spanish architecture in the late Francoist years and who celebrated the city in its development dynamics through iconic, celebrated interventions of urban tailoring (the Kursaal in San Sebastián – two amazing material prisms in daytime and nightly lamps on the Cantabrian sea; the city hall in Murcia – the front/retablo is an oft-imitated music score that mirrors the baroque cathedral; the National Museum of Roman Art in Mérida – where a sequence of partitions in Latin brick cut out by round arches is home to ancient artefacts and memories which talk to each other.) This choice could be interpreted by many ‘insiders’ as a call to order, a sort of restoration of academia. Yet an impression would never be more superficial and sadly reductive towards the work of an architect who, like few others, has been able to develop an open architectural culture, of strongly identiy but equally inclusive towards contemporary culture, therefore anything but isolationist. Starting from his youth experiences: Moneo worked with Sáenz de Oiza and Jørn Utzon, he built connections with Nordic modernism, he defined its classical framework and installed it in a Mediterranean reality of diverse connotations: Andalusia, Arabic architecture, and the Atlantic. His earlier designs clearly show a mature language, first with the beautiful Diestre factory in Zaragoza, then with the Bankinter building in Madrid: “Five years to build that combination of pure diagonal shapes that looks like the bow of a ship and relates in subtle ways with the building next to it. The common language that allows this is the essential building block. That brick contributed with its essentially local colour to create shapes that were able to welcome a plethora of international references: the human scale of Scandinavian architecture (Aalto, Asplund, Utzon…), Italian classicism (Aldo Rossi) and post-modern irony (Venturi). The front decorations are a clear reference to the Chicago School as are those bronze reliefs so daringly figurative that sculptor Francisco López Hernández created for the upper-row windows: they evoke the capitalist power of the first skyscrapers Louis Sullivan built in the late 19th century”.* Lastly, the city hall in Logroño, a small city in the north-western hilly region of Spain - Moneo was commissioned its design when he was 36 - which was to become the most important public building in town sharing its identity with the Nueva Plaza, after the Spanish plaza mayor tradition. Here, the spatial construct relates to the Woodland Crematorium, the Stockholm Exhibition in 1930, and the Göteborg courthouse by Gunnar Asplund, while the west corner, relying on deeply recessed southward windows, highlights the thickness of sandstone walls – a clear homage to the Casa del Fascio in Como, designed by Giuseppe Terragni.

* Da un’intervista a Rafael Moneo di Ianko López per «El País»

* From an interview with Rafael Moneo by Ianko López for «El País»

GOLDEN LION

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CURATORE PADIGLIONE ITALIA

ALESSANDRO MELIS

intervista di Mariachiara Marzari

IN TERVISTA CON ALESSANDRO MELIS

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Lei teorizza una “nuova architettura radicale” sottoposta, come gli esseri viventi, alle leggi dell’evoluzione e dell’adattamento. Prima di entrare nel Padiglione, ci delinea in sintesi le basi del suo pensiero di architetto?

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uando mi approccio al mondo della ricerca, parto dal presupposto che una delle principali cause della crisi che stiamo attraversando sia da ricercarsi nel modo in cui concepiamo le costruzioni. Mi riferisco in primo luogo al modo in cui le costruzioni sono concretamente portate a termine, visto e considerato che il 36 % delle emissioni di CO2 derivano direttamente dall’utilizzo degli edifici. È opinione ampiamente diffusa che l’emissione di CO2 derivi in larga misura dall’utilizzo di combustibili fossili nei trasporti, ma dalle ricerche che abbiamo portato avanti attraverso il Cluster for Sustainable Cities, l’istituto di ricerca che dirigo in Inghilterra, sappiamo in realtà che la variabile che più di ogni altra influisce sul volume complessivo di queste emissioni è il modo in cui le città vengono disegnate, con soluzioni che favoriscono l’incremento o il calo di queste stesse emissioni. Noi architetti siamo molto permalosi e amiamo dire che il problema non riguarda l’architettura in senso strettamente disciplinare, ma il modo in cui l’umanità concepisce i propri insediamenti, l’inveramento dei quali ci ha portato a vivere la più grande crisi ambientale che l’homo sapiens si sia mai trovato ad affrontare prima d’ora. Un’esperienza del tutto nuova che in realtà vede l’architettura chiamata in causa in una duplice veste e direzione: in quanto corresponsabile di questa stessa crisi e in quanto disciplina che potrebbe avere un ruolo cruciale nella sua risoluzione. Personalmente non sono così ambizioso da arrivare ad auspicare una “nuova architettura radicale”, non ho le capacità per cimentarmi in un compito così arduo. Mi sforzo piuttosto di lavorare in una direzione più semplice che chiama a raccolta differenti discipline, le quali, pur investite da cambiamenti magari meno rivoluzionari rispetto a quelli apparentemente vissuti dall’architettura, hanno visto stravolte le rispettive tassonomie e le corrispondenti scale di valori. In uno scenario di tali profonde mutazioni è quanto mai significativo perciò registrare come la tassonomia dell’architettura sia invece in linea di massima la stessa da 2000 anni a questa parte. Ciò considerato, non mi sento certo in grado, con il Padiglione Italia che ho l’onore quest’anno di curare, di proporre nientedimeno che una nuova concezione di architettura. Sono convinto, e cercherò di esprimerlo anche in questa importante occasione, semplicemente del fatto che ci troviamo di fronte ad una rivoluzione che l’architettura non può attraversare percorrendo una linea retta. In quasi tutti i contesti disciplinari ogni 30 o 40 anni interviene una rivoluzione a sovvertire completamente l’ordine delle cose. In tutta sincerità non vedo come l’architettura possa essere esclusa da questo processo di fatto ineluttabile. ALESSANDRO MELIS Architetto e docente, direttore del Cluster for Sustainable Cities presso l’University of Portsmouth in Inghilterra, curatore del Padiglione Italia alla Biennale Architettura di Venezia 2021, Alessandro Melis è uno dei più influenti ricercatori nel campo dell’architettura radicale. Ha fondato, assieme a Gian Luigi Melis, lo studio Heliopolis 21. È autore inoltre di diversi libri e innumerevoli saggi sui temi della sostenibilità radicale e sulla resilienza urbana. Di recente pubblicazione una monografia sul suo lavoro dal titolo Alessandro Melis. Utopic Real World.


Quale ruolo dovrà dunque svolgere l’architetto, e più in generale l’architettura, nel prossimo futuro?

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ovranno mettere in discussione delle certezze. Oggi, come rare altre volte così urgentemente, la realtà in rapida mutazione ci richiede di farlo. Diamo per scontato che l’architettura, per come la intendiamo oggi, sia un’espressione creativa dell’uomo e di conseguenza un processo eminentemente artificiale. Ma cosa intendiamo con “artificiale”? Se ci riferissimo ad un’architettura “ecologica”, potrebbe essere questa considerata artificiale? Il tema, come vedete, è quasi di carattere filosofico. Qual è la natura dell’artificialità? Quando trasformo un albero in qualcos’altro quale processo metto in atto? Nella nostra mente sembra quasi che tutto ciò che è artificiale automaticamente debba rappresentare un’antitesi di ciò che comunemente è considerato ecologico. La domanda basilare è la seguente: è davvero impossibile pensare possa esistere un’architettura intrinsecamente ecologica? Può esistere un’architettura di cui non ci si senta condannati a pagare il prezzo nel futuro a breve, medio e lungo termine? È possibile per noi creare qualcosa che si integri perfettamente con l’ambiente senza stravolgerne gli equilibri, proprio come i castori costruiscono le dighe? A simili quesiti non ho risposte certe da dare. Me li pongo con un approccio aperto, curioso, con una disposizione il più possibile complessa e al contempo ‘semplice’, cercando di andare dritto al nocciolo di tali nodali questioni, contemplando le mille variabili che informano il nostro vivere in mutevole divenire oggi. Il Padiglione quest’anno sarà quindi un laboratorio di ricerca pulsante. Su quali fondamenti ha costruito questo laboratorio?

I

n sede di elaborazione del progetto curatoriale mi è venuta in soccorso la biologia dell’evoluzione, disciplina che considero di fondamentale importanza nella definizione di una nuova disposizione del fare architettura, in particolare per quel che ne è derivato dagli studi svolti da questa branca scientifica tra la fine degli anni ‘60 e il 2000, i quali hanno letteralmente stravolto la sua tassonomia. Cosa rende la biologia dell’evoluzione centrale nel nostro discorso? Principalmente il fatto che questa disciplina, in particolare sul fronte della paleoantropologia, affronta molto semplicemente la storia dell’homo sapiens, quindi di tutti noi. La domanda che si è posto Stephen Jay Gould, il più importante biologo dell’evoluzione, è stata la seguente: quanto di quello che l’homo sapiens ha costruito negli ultimi 2000 anni, da Platone in poi, è davvero reale? Quanto, invece, fa parte di una narrazione? Quesiti ai quali Gould si sforza di dare risposte scientifiche, non filosofiche. Il biologo statunitense rileva come la narrazione portata avanti dall’uomo metta l’uomo stesso al vertice della piramide evolutiva. Il che, a suo dire, è pura invenzione; anzi, nel momento in cui l’uomo si è messo al vertice di questa scala, ha iniziato a rivelarsi un essere fortemente anti-ecologico. Sempre secondo Gould, se prendiamo ad esempio un tratto del percorso evolutivo umano di 2000 anni senza renderci conto di come questo rappresenti in realtà nemmeno l’1% del totale del percorso complessivo, finiremo per dare inevitabilmente per scontato che ci siano delle tendenze lineari pressoché obbligate da seguire, inducendoci a costruire di conseguenza il nostro presente e il nostro futuro secondo il rigido dettato di queste linee guida. Gould con i suoi

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studi e con i suoi elaborati in sostanza dimostra quanto siano pretestuose queste nostre presunte, ‘razionali’ certezze. Ci dice, per esempio, quanto sia probabilmente assai più facile trovare delle soluzioni alla crisi ambientale che stiamo attraversando volgendo il nostro sguardo al tempo profondo, a 200.000 anni fa piuttosto che a 2000. Guardare esclusivamente agli ultimi 2000 anni avrebbe un senso solo se considerassimo quanto fatto in questo lasso di tempo come qualcosa di così avanzato da poterci permettere il lusso di non prendere in considerazione null’altro di più antico. Ma la biologia dell’evoluzione ci dice chiaramente che un simile ragionamento non è servibile. Esiste infatti il concetto di niche construction, “costruzione di nicchia”, elaborato dal biologo Kevin Laland, strettamente collegato al concetto di “resilienza”, termine oggi, ahimè, quanto mai impropriamente abusato e al quale ho dedicato vent’anni dei miei studi, quando ancora la comunicazione non masticava e digeriva indifferentemente tutto. Secondo Laland non esiste un organismo che univocamente modifichi l’ambiente o un unico ambiente che modifichi un organismo: il codice genetico umano deve essere considerato una combinazione di azioni e reazioni che si sono instaurate tra ambiente e organismo. Nel nostro codice genetico tale combinazione quindi esiste già, è come se fossimo intrinsecamente ecologici. È molto interessante registrare come e quanto il rapporto tra uomo e ambiente sia stato centrale in questi diversi ambiti disciplinari. L’idea “positivista” quanto mai dura a morire che l’azione dell’uomo sia in grado di modificare l’ambiente per migliorarne lo stato di vita controllandone processi ed effetti già negli anni ‘80 ha iniziato ad essere demolita, allorché si è scoperto che in realtà tale rapporto risultava assai più dinamico di quanto si ritenesse sino ad allora, dal momento che se è vero che la teoria dei nostri molteplici interventi sul corpo produce delle modifiche profonde all’ambiente, è altrettanto vero che l’ambiente, per tutta risposta, modifica noi in misura altrettanto forte, se non probabilmente in proporzioni addirittura maggiori. Per molti aspetti il concetto di “nicchia” a cui mi riferivo va addirittura oltre: se l’architettura sostenibile mette l’uomo da una parte e l’ambiente dall’altra, la teoria di Laland identifica invece una grande ‘marmellata’ in cui diversi elementi si combinano; non solo uomo e ambiente, ma anche presenze che non catalogheremmo nemmeno come “organismi viventi”, che vedranno o meno la propria estinzione a seconda della capacità di entrare o meno a far parte di questa nicchia, adattandosi al contesto. Ecco quindi a ritrovarci nel cuore vivo dell’idea profonda di resilienza.

PADIGLIONE ITALIA | COMUNITÀ RESILIENTI

17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

Ha utilizzato un linguaggio contemporaneo di tendenza e ricco di citazioni pregnanti per comunicare il manifesto del Padiglione Italia 2021. La più suggestiva tra tutte è l’immagine epocale del podio dei 200 metri alle Olimpiadi di Città del Messico che ci riporta al movimento di protesta per i diritti civili degli afroamericani. Quale il significato di questa scelta?

È

fondamentale ribadire che il Padiglione Italia non intende presentarsi come una mera esposizione, ma piuttosto come laboratorio in cui costruire un rapporto di viva e persistente interazione tra chi presenta idee progettuali e chi le assorbe dialogandovi, ossia i visitatori. L’obiettivo è in sostanza quello di creare a tutti gli effetti un soggetto terzo sul terreno della creatività. La nostra più grande aspirazione come team curatoriale non è quella di far trovare dentro al Padiglione le opere di, che so,

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CURATORE PADIGLIONE ITALIA

IN TERVISTA CON ALESSANDRO MELIS

ALESSANDRO MELIS

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© Padiglione Italia 2021


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

Come viene raccontata nel Padiglione l’architettura che in questo momento si sta sviluppando in Italia?

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al punto di vista architettonico l’Italia si trova ad affrontare diversi paradossi, da un lato la massiccia zonizzazione, ovvero la suddivisione del territorio di ciascun comune in aree omogenee secondo determinate caratteristiche, che ha distrutto gran parte del patrimonio architettonico italiano, soprattutto nelle periferie; dall’altro lato la tenuta persistente di un altissimo tasso di diversità architettonica, che ha reso il Paese non del tutto ancora omologato. L’Italia presenta dei genotipi di città intrinsecamente ecologiche, a volte anche inconsciamente ecologiche se si segue l’idea di exaptation, secondo la quale non si dovrebbe distinguere tra processi consci ed inconsci. Si dovrebbe dare seguito in architettura ai risultati ottenuti dalle ricerche svolte da Gould in biologia, indagando su tutto ciò che non è figlio del determinismo e andando a concepire costruzioni non destinate a un uso unico e specifico. Credo che l’Italia possa essere il Paese ideale in cui sperimentare una simile ricerca. Sono fermamente convinto che in questo momento, più che inventare una nuova architettura, vada portata avanti una nuova tassonomia di ciò che già esiste, ridisegnando tutto quanto è stato realizzato negli ultimi 200.000 anni, così come hanno fatto i biologi scoprendo una nuova collocazione per l’uomo. Questo permetterebbe a noi architetti di vivere il più risolutivamente possibile una nuova forma di dialettica tra determinismo e progettazione: il marginale diventerebbe centrale, dal momento che rappresenta l’80% di ciò che esiste, mentre ciò che abbiamo sempre considerato centrale diventerebbe più, diciamo così, “newtonianamente minimale”, marginale, dal momento che rappresenta non più del 20% di tutto ciò che percepiamo a livello architettonico. Come definirebbe quindi il suo Padiglione?

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l Padiglione innanzitutto si configura come lavoro collettivo che nasce dal mio pensiero associativo e che attraverso le direttrici della diversità, della variabilità e della ridondanza viene arricchito del lavoro di chi ho chiamato ad aiutarmi. Per meglio descrivere la cifra curatoriale del Padiglione utilizzerei una frase del genetista Ewan Birney secondo cui «Il genoma è una giungla popolata da strane creature»: è esattamente la dimensione che vorrei il nostro progetto riuscisse a restituire. Approcciandoci al genoma credevamo di trovarci di fronte a una struttura assolutamente razionale, salvo poi scoprire come questo elemento fosse caratterizzato anch’esso da diversità, variabilità e ridondanza, esattamente come vorrei fosse l’architettura resiliente di cui abbiamo bisogno e di cui il Padiglione vuole farsi laboratorio di osservazione.

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PADIGLIONE ITALIA | COMUNITÀ RESILIENTI

Leonardo, ma quella di far trovare a Leonardo stesso, in veste di ipotetico visitatore, un ambiente simile alla bottega del Verrocchio, dove lui assorbendo il sapere e la pratica artistica poté divenire Leonardo. Per dare seguito il più compiutamente possibile a questa aspirazione ho cercato di lavorare sulla dimensione dell’impatto, aspetto su cui insiste molto l’universo della ricerca anglosassone da cui provengo a differenza dell’ambito latino, nel quale invece il lavoro di ricerca tende ad essere poco comprensibile ai non addetti ai lavori, producendo una sorta di inaccessibilità che non di rado viene addirittura elevata a metro qualitativo direttamente proporzionale al valore della ricerca stessa. In ambito anglosassone una ricerca funziona se comprensibile al maggior numero di persone possibile, misurando anche in questi termini l’impatto che riesce ad avere sulla collettività. La dissemination è parte integrante del giudizio sulla qualità di una ricerca, evidenziandone il valore divulgativo in grado di avvicinare a un dato contenuto il più ampio bacino di persone non addentro alla disciplina a cui lo stesso contenuto attiene. Ispirandoci a questa linea di pensiero, in sede di elaborazione del nostro progetto abbiamo deciso di riservare un’attenzione particolare ai più giovani. Si spiegano così gli evidenti riferimenti al cyberpunk, nel segno di una transdisciplinarità che non interessa quindi solo la comunità scientifica, ma più estesamente un ambito comunicativo decisamente crossover, sia in termini di linguaggi espressivi che in chiave generazionale, miscelando ad esempio i linguaggi del cinema o del fumetto. Il pugno che vediamo nel manifesto ha un’evidente valenza legata ai temi dell’eguaglianza sociale, però qui intesa nella sua massima e più trasversale servibilità, andando quindi oltre il diretto dettato dei movimenti black. Per combattere le disuguaglianze dobbiamo prenderci delle responsabilità politiche e il pugno deve essere letto in quest’ottica: non un richiamo strettamente e tradizionalmente rivoluzionario, ma un invito ad abbracciare con convinzione pratiche di attivismo. Altro aspetto che rende il pugno simbolico è il suo rimando al principio sostenuto da Gould secondo cui la resilienza è contraddistinta da tre caratteristiche fondamentali: diversità, variabilità e ridondanza. Il gesto di Smith e Carlos diventa fondamentale non tanto per il suo significato politico, quanto per la sua forte valenza di rivendicazione della diversità. Se desidero che la città del futuro possa essere resiliente, allora dovrà essere diversa, variabile e ridondante. Grazie agli studi condotti da Heather Pringle noi sappiamo che i soggetti che in futuro si troveranno a disegnare una città diversa, variabile e ridondante dovranno essere a loro volta diversi, variabili e ridondanti, in un rapporto biunivoco e in continuo movimento. Un soggetto privo di pluralità e sfaccettature costruirà una città a bassa capacità di resilienza. Il gesto dei due velocisti afroamericani a Città del Messico ci parla proprio dell’importanza della diversità e della necessità improrogabile di un impegno in questa direzione. Nell’utilizzo di questa potentissima immagine simbolica che il nostro progetto fa in termini di comunicazione, allora, il pugno da un lato richiama la città compatta tipicamente italiana, per certi aspetti medievale, dall’altro lato rimanda a una sorta di artropode, simbolo della natura: l’architettura dovrebbe quindi nascere all’insegna di una resilienza figlia di un patto con la natura. Dobbiamo essere noi a metterci sulla sua lunghezza d’onda e saremo di sicuro noi ad avere una data di scadenza più ravvicinata rispetto alla natura, che della nostra presenza se ne infischia bellamente.

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CURATOR OF THE ITALIAN PAVILION

ALESSANDRO MELIS

interview by Mariachiara Marzari

IN TERVIE W WITH ALESSANDRO MELIS

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You theorize a “new radical architecture” subject, just like living beings, to the laws of evolution and adaptation. Can you please outline the basis of your thought as an architect?

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hen I think of research, I assume that one of the main causes of the crisis we are living in is to be found in the way of conceiving buildings. I’m thinking, in particular, of the way buildings are actually made, given that 36% of all CO2 emissions come directly from our use of buildings. It is commonly assumed that CO2 emissions are mainly due to fossil fuel used for transportation, but in fact, after researching on this subject at the Cluster for Sustainable Cities we found out that the variable that more than any other influences the overall volume of such emissions is the way cities are designed, with solutions that make these emissions increase or decrease. We architects can be quite touchy, and we love to say that the problem does not depend on architecture as a discipline, but on the way people conceive settlements. The way they did, though, brought about the largest environmental crisis homo sapiens ever faced. A fully new experience that sees architecture as a protagonist in a twofold role: as co-responsible for this crisis and as a discipline that could play a key role in the solution of the crisis itself. Personally, I am not as ambitious as to hope for a “new radical architecture” – that’s above my ability. What I do strive for, however, is to simplify matters and work with different disciplines that, individually considered, may have been revolutionized to a lesser extent than architecture, but underwent changes in their taxonomy and in their hierarchies of values. In a context of such radical changes, it is all the more significant that the taxonomy of architecture changed very little over the last 2000 years. Having said that, I cannot say it is within my means to offer a brand new concept of architecture at the Italian Pavilion, which I have the honour to curate this year. I believe, and I’ll try to express this idea on this important occasion as well, that we are facing a revolution that architecture cannot go through in a simple straight line. In any other discipline, a revolution takes place every thirty or forty years. Honestly, I cannot see how architecture can escape the same undeniable process.

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ALESSANDRO MELIS An architect and a teacher, director of the Cluster for Sustainable Cities at the Portsmouth University in England and curator of the Italian Pavilion at the 2021 Venice Architecture Biennale, Alessandro Melis is one of the most influential researchers in the field of radical architecture. With Gian Luigi Melis, he founded the Heliopolis 21 studio. He also published several books and a lot of essays on radical sustainability and urban resilience.


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

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Which are the foundations you built your workshop on?

Which is the role architects, and more in general architecture, will have to play in the near future?

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hey will have to keep questioning what appears to be certain. This is what a fast changing reality asks us to do and today this is more urgent than ever before. We take for granted that architecture, the way we see it today, is a creative expression of man and, consequently, a primarily artificial process. What do we mean by “artificial”, though? If we thought of “ecological” architecture, could it be considered artificial? As you can see it is almost a philosophical theme. What is the nature of artificiality? When I turn a tree into something else, what process do I put in place? In our mind, it seems that everything that is artificial must be automatically the antithesis of the ecological. Now to the basic question: is it really impossible to think of an intrinsically ecological architecture? Can there be an architecture we are not condemned to pay a price for in the short, medium, or long term? Is it possible for us to build something that integrates perfectly with the environment and does not destroy its balance, just like beavers build dams? I do not have definite answers to any of these questions. I look at them with an open, curious approach. I try to keep an attitude that is both complex and simple, to go straight to the heart of the problem, to keep in mind the myriad variables that make life what it is. The Italian Pavilion will therefore be a pulsating research workshop this year.

ITALIAN PAVILION | RESILIENT COMMUNITIES

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s I was working on the Pavilion’s concept, I reflected on evolutionary biology, a science that I consider to be of fundamental importance to define a new attitude for architecture, in particular for what evolutionary biology discovered between the late 1960s and 2000 which literally disrupted its taxonomy. What makes this discipline central to our discussion? Mainly, the fact that it, and palaeoanthropology specifically, very simply addresses the history of homo sapiens, therefore the history of all of us. Stephen Jay Gould, the most important evolutionary biologist, asked himself the following question: How much of what homo sapiens has built over the last 2000 years, from Plato onwards, is really real? How much of it is only part of a narrative? Questions Gould strives to give scientific answers to, not philosophical ones. He highlighted how the narrative commonly undersigned by humans put humans themselves at the top of the evolutional pyramid. Gould thinks this is a travesty. More: the minute humans put themselves at the top of the ladder, they became anti-ecological beings. Also according to Gould, if we think about any segment in the last 2000 years of human evolution, and we are talking about under 1% of the total, we would end up taking for granted that there are linear trends that we are almost forced to follow. We would feel forced to keep on building our present and our future according to this rigid guideline. With his studies and in his essays, Gould shows how much of a pretext these presumed ‘rational’ certainties are. He tells us, for example, how it would be probably much easier to find solutions for the current environmental crisis by looking deep into the past – at 200,000 years ago, rather than 2000. To look at the last 2000 years exclusively might make sense only if we thought that what we did over the same time period was so advanced that we could afford the luxury of ignoring anything older than that. But evolutionary biology clearly states that such reasoning is untenable. Niche construction is another concept, elaborated by biologist Kevin Laland, that is strictly related to that of “resilience”, a term today, alas, very improperly overused. I devoted twenty years of study to it, when the media wouldn’t chew and digest indifferently everything. According to Laland, there is no organism that single-handedly changes its environment or an environment that single-handedly changes an organism: human genetic code is a combination of actions and reactions that had already been established between environment and organism. In our genetic code, this combination is already present. That means we are intrinsically ecological. It is very interesting to notice how and how much the relationship between man and environment is central in such diverse disciplines. The positivist, die-hard idea that human action is able to change the environment to improve quality of life by controlling its processes and effects was being demolished as early as in the 1980s, when it was discovered that the relationship in question was far more dynamic than was previously thought. It is true that we affect our bodies and thus the environment, though it is also true that the environment, in turn, changes us just as strongly, or even more so. In some regards, the concept of niche I mentioned goes beyond that: if sustainable architecture sees man in one quadrant and environment in another, Laland’s theory sees it all as a combi-

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CURATOR OF THE ITALIAN PAVILION

ALESSANDRO MELIS

IN TERVIE W WITH ALESSANDRO MELIS

nation, a hodgepodge of different elements. Humans, environments, presences that we won’t classify as living organisms that will meet their extinction, or not, according to their ability to make their way into the niche and adapting to it. And here we circle back to the idea of resilience.

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You used a trendy contemporary language full of meaningful quotes to announce the manifesto of the Italian Pavilion 2021. The most evocative of all is the epochal image of the podium for the 200-meter race at the Mexico City Olympics where Tommy Smith and John Carlos stand with their fists raised to the sky. This image takes us back to African-American civil rights protest movement. What does this choice mean?

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llow me to state once again that the Italian Pavilion is not some mere exhibition, but rather a workshop to build a relationship – a living, persistent interaction between those who create designs and those who absorb them through dialogue with you, that is, visitors. The goal is, essentially, to create a third actor in the field of creativity. Our greatest aspiration as curatorial team is not for visitors to find in the Pavilion, let’s say, works by Leonardo, but for Leonardo, if he were to visit, to find a similar environment to Verrocchio’s workshop, where he could absorb what Verrocchio knew and could hone his skills to become Leonardo. How to do this? I worked on the dimension of impact, an aspect that is paramount in research, at least in the Anglosphere compared to the Latin world. In the latter, research tends to be less approachable by non-experts, resulting in an inaccessibility of sorts that quite often is elevated to the status of objective qualitative criteria: the less accessible a piece of research is, the more it is valuable. In the Anglosphere, research is valued if it is understandable to as many people as possible, a measure of the impact it can have on the community. Dissemination is an integral part of the assessment of the quality of a research. It highlights its educational value and may draw the larger public to the discipline itself. Inspired by this line of thought, when drawing up our project we decided to pay particular attention to the younger public. That is why we made references to cyberpunk. We think trans-disciplinarity does not apply to the scientific community only, but more broadly to communication in terms of expressive languages and of generational attitude. It can mix in the languages of cinema or comics, for example. The fist we see in this poster obviously has value in terms of social equality, here intended in its farthest-reaching, transversal usability. It is not a sign of racial struggle alone. To fight inequalities, we must take political responsibilities and the fist must be read from this perspective: not strictly or traditionally revolutionary, but an invitation to embrace wholeheartedly practices of activism. What also makes the image of the fist symbolic is its reference to Gould’s principle that resilience is determined by three essential features: diversity, variability, and redundance. Smith’s and Carlos’s gesture becomes essential not only for its political significance, but for its symbolic reclaiming of a right to diversity. If we want the city of the future to be resilient, then it will have to be diverse, variable, and redundant. Thanks to Heather Pringle’s research, we now know that whoever will plan a diverse, variable, and redundant city in the future will have to be diverse, variable,

and redundant themselves – an interlinked, dynamic relationship. The gesture of the two African-American athletes in Mexico City speaks of the importance of diversity and the urgent need for commitment in this direction. By using this powerful, symbolic image, our project on the one hand recalls the typically Italian compact city, in some respects medieval, on the other hand refers to a kind of arthropod, symbol of nature. Architecture should therefore be born in the name of resilience, daughter of a pact with nature. We must tune into nature’s wavelength and we must remember that our best-by date surely precedes that of nature, which doesn’t care about our presence at all. How is the architecture that is currently developing in Italy being told, or not being told, in the Pavilion?

F

rom the point of view of architecture, Italy is a paradox. On one side, you have a massive use of zoning policies: territory is sliced up, city by city, in uniform areas of mandated use, which has destroyed large part of our architectural heritage, especially in suburban areas. On the other side, architecture is still quite diverse throughout the country, which staved off conformity in the country. Italy shows genotypes of intrinsically ecological cities, sometimes unconsciously so, if we are to follow the idea of exaptation, meaning there is no real difference between conscious and subconscious processes. I believe we should make architecture follow the results of Gould’s research in biology and investigate everything that is not the product of determinism. We should invest on buildings that are not made for a specific, one-and-only use case. I believe Italy can be the ideal country to experiment this. I firmly believe that at this moment, more than inventing some new architecture, we should work on classifying the existent and redesign everything that has been achieved over the last 200,000 years, as did biologists as they discovered man’s new place in the taxonomy. This would allow us architects to be more resolute in the dialectic between determinism and design: the marginal would become central, since it adds up to 80% of what exists, while what we have always considered central would become, so to speak, a “Newtonian minimal”, or marginal, since it represents a mere 20% of all architecture. So, how would you define your Pavilion?

T

he Pavilion is, above all, a collective work that arises from my associative thought and follows the guidelines of diversity, variability, and redundancy to become enriched with the work of those I have called to help me. I can try and sum up the curatorial style of the Italian Pavilion with a quote of geneticist Ewan Birney, who once said: “The human genome is a jungle populated by odd creatures.” It is exactly the spirit I would like our project to have. By trying to understand genome, we thought we were going to see an absolutely rational structure, only to find out that it was just as diverse, variable, and redundant just as I would like it to be the resilient architecture we need. The Pavilion is meant to be a workshop to observe it.


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

MAG

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PROGETTO SPECIALE

PADIGLIONE DELLE ARTI APPLICATE intervista di Marisa Santin

INTERVISTA CON SHAHED SALEEM

TOGETHER Le moschee rappresentano comunità che pur preservando la propria forte identità vivono in stretta simbiosi con le società locali in cui operano. Come si manifesta questa relazione nell’ambiente urbano inglese?

L

SHAHED SALEEM

a maggior parte delle moschee inglesi sono state ricavate dall’adattamento o dalla riconversione di edifici preesistenti. Solitamente il desiderio della comunità è quello di iniziare a servirsi subito dell’edificio senza attendere di poter avere a disposizione tutti i fondi necessari per la sua piena ristrutturazione. Quindi è frequente che in una fase iniziale l’edificio venga utilizzato nella sua forma originaria, apportandovi solo quelle modifiche essenziali che gli consentono di essere usato come luogo di culto, come ad esempio la creazione di spazi per l’abluzione, la definizione di uno spazio per gli uomini e di uno per le donne, e così via. A seguire, gradualmente, si procede poi ad un ulteriore adattamento della parte esterna dell’edificio, dove il tema del simbolismo svolge un ruolo molto importante. Quindi una volta che l’edificio è stato adattato ed è già funzionante per i riti religiosi, si procede con le modifiche necessarie a conferire i tratti distintivi propri della moschea, sostituendo le finestre, imbiancando le mura esterne, applicando le decorazioni. Per la comunità questi primi interventi hanno lo scopo di affermare che un dato edificio è diventato una moschea a tutti gli effetti, sottolineando con chiarezza che ora in quell’area vi è un nuovo luogo di culto, espressione di una cultura e di un credo diversi. Il progetto che qui presentate si coniuga perfettamente con il tema che Hashim Sarkis ha elaborato per questa Biennale. Come viene garantito l’equilibrio tra le diverse comunità? Com’è il loro living together?

F

SHAHED SALEEM

ondamentalmente la nozione di equilibrio ruota attorno all’idea che l’edificio muta la propria funzione in seguito ad un compromesso non solo con l’ambiente circostante, ma anche con la comunità locale estesa in cui si inserisce, musulmana e non. Le modifiche che progressivamente vengono apportate fanno sì che l’edificio diventi parte dell’evoluzione dell’ambiente circostante. La graduale conversione di un edificio preesistente in una moschea è parte di un processo di trasformazione ben più profondo da tempo in atto, e spesso già consolidatosi, nel contesto di un dato tessuto urbano; un processo che, anche laddove si dispieghi in modo graduale, frequentemente crea resistenze da parte di porzioni più o meno ampie della popolazione qui residente da generazioni, diventando oggetto di discussione pubblica con conseguente coinvolgimento dei media locali. 42

CHRISTOPHER TURNER_Alla base vi è comunque sempre una trattativa sia con i responsabili della pianificazione del territorio che con le comunità residenti. Laddove le moschee rivestono una funzione di profonda aggregazione identitaria per le comunità di riferimento, il loro modo di manifestare questo rilevante ruolo a livello locale è naturalmente soggetto a una serie di trattative e di tensioni sociali che poi si risolvono con il tempo.

Le tre moschee prese in esame presentano tre diverse tipologie di riconversione. Una di esse ha interessato la trasformazione di un’ex cappella protestante poi sinagoga (Brick Lane); un’altra è stata ricavata da un ex pub (Old Kent Road); la terza, infine, è stata in realtà costruita ex novo dove prima sorgeva una casa utilizzata un tempo dalla comunità storica come luogo di preghiera (Harrow Central). Perché ha scelto questi tre edifici in particolare?

C

SHAHED SALEEM

i troviamo al cospetto di una viva dialettica tra diverse comunità e visioni, come se il tessuto architettonico diventasse simbolicamente una voce, un’espressione materica dello scambio culturale in corso. Spesso il progetto iniziale prevede una riappropriazione di alcuni elementi dell’edificio preesistente che diventano successivamente parte integrante della moschea. Nel caso di Old Kent Road, ad esempio, la sala principale della preghiera occupa lo spazio precedentemente riservato alla sala del pub, la quale presentava originariamente delle decorazioni in stile tipicamente vittoriano. Durante la trasformazione dell’edificio in moschea la sala è stata completamente ridipinta con colori diversi per più adeguatamente qualificare la sua nuova funzione. Per la stessa ragione sono anche state applicate alcune iscrizioni in arabo. L’edificio in sé è rimasto strutturalmente inalterato, mutando decorativamente le sue sembianze in relazione alla sua nuova destinazione d’uso. ELLA KILGALLON_Sia Old Kent Road che Brick Lane sono la testimonianza di una trasformazione demografica complessa e in continuo divenire. Le trasformazioni avvengono sia per l’insorgere di nuove esigenze sociali, sia per l’estinguersi della presenza di altre storiche comunità. Nel caso specifico, solo quando è venuta meno la necessità di usare l’edificio di Brick Lane come sinagoga è quindi stato possibile trasformarlo in una moschea. Stesso dicasi per l’ex pub, che in seguito a profonde trasformazioni identitarie prodottesi all’interno della comunità locale era infine divenuto un luogo la cui funzione originaria di ritrovo e di socializzazione era andata nel tempo progressivamente esaurendosi. La riformulazione delle destinazioni di entrambi questi edifici riflette dunque innanzitutto una trasformazione demografica prodottasi negli anni in questi contesti.


Interview with Shahed Saleem Curator Christopher Turner Head of V&A’s Department for Design, Architecture and Digital, London Ella Kilgallon

HARROW CENTRAL

OLD KENT ROAD

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PADIGLIONE DELLE ARTI APPLICATE | THREE BRITISH MOSQUES

17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

BRICK LANE

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PROGETTO SPECIALE

INTERVISTA CON SHAHED SALEEM

PADIGLIONE DELLE ARTI APPLICATE CHRISTOPHER TURNER_I tre casi sono rappresentativi anche per il fatto che le comunità che hanno adattato questi edifici sono diversissime tra di loro: Brick Lane è stata interessata dall’ondata di immigrati bengalesi, Old Kent Road dalla crescita della comunità nigeriana, Harrow da quella degli immigrati pakistani. Alla base della trasformazione di questi edifici vi sono dunque delle influenze molto diverse. L’edificio di Brick Lane, interessato da diverse fasi di immigrazione, è un caso denso di significati storico-religiosi e perciò sociali, con una serie di comunità che si sono avvicendate nel tempo, da qui la sua trasformazione prima da cappella protestante a sinagoga, poi da sinagoga a moschea. Si tratta di un edificio iscritto nelle liste di conservazione dei beni culturali; le modifiche apportate hanno pertanto potuto interessare esclusivamente alcune parti interne. Il processo di negoziazione tra la comunità musulmana, i responsabili della pianificazione del territorio e le altre comunità residenti nel quartiere interessano solitamente anche la possibilità o meno di poter aggiungere elementi fortemente simbolici e identitari all’edificio dalla nuova destinazione religiosa, per esempio guglie e minareti. Ebbene qui non solo la richiesta della comunità di costruire più di un minareto attorno alla moschea di Brick Lane non è stata accolta, ma i responsabili della pianificazione del territorio hanno anche stabilito che l’unico minareto per cui era stata concessa la costruzione sarebbe dovuto essere in seguito demolito nel caso in cui l’edificio avesse smesso di svolgere la sua funzione di luogo di culto. SHAHED SALEEM_La moschea di Harrow occupa invece lo spazio di quella che era un tempo una casa utilizzata dalla comunità per la preghiera. Si tratta di una tipologia piuttosto interessante, poiché la trasformazione di un’abitazione in luogo di culto è un evento che può interessare sia altre comunità straniere di immigrati, che le comunità cristiane locali. Anche le comunità cattoliche e le comunità ebraiche giunte in Gran Bretagna nel corso dei secoli hanno usato inizialmente la casa come luogo di culto, per poi estendersi su spazi più grandi costruiti appositamente allo scopo.

Molte moschee sono state costruite grazie a una raccolta diffusa di fondi. Si può parlare di un nuovo sistema di partecipazione pubblica connotato da specifiche finalità inerenti una data comunità religiosa, segnatamente quella musulmana, oppure è un processo che si aggiunge e sovrappone ad altri che precedentemente e per secoli lo hanno preceduto?

N

SHAHED SALEEM

el caso dell’insediamento di nuove moschee, esse sono senz’altro il risultato di un’azione comunitaria fortemente identitaria. Solitamente un gruppo di persone insediatesi da poco tempo in un determinato quartiere si attivano per mettere assieme delle risorse proprie prima per acquistare un edificio, poi per continuare a finanziare adattamenti e ampliamenti graduali successivi. Penso che questo sia valso anche per le varie comunità cristiane che sono giunte in Gran Bretagna nel corso dei tempi.

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ELLA KILGALLON_La storia dell’edificazione delle chiese è senz’altro strettamente legata alla raccolta di fondi che avvenivano all’interno delle comunità. Le modalità erano varie; per esempio attraverso il coinvolgimento diretto di un grande mecenate della zona o attraverso la vendita di indulgenze. La raccolta fondi è una modalità comune attiva nella storia un po’ in tutte le comunità

religiose. In realtà ciò che contraddistingue la costruzione di una moschea qui in Gran Bretagna è soprattutto la grande influenza esercitata dalla comunità durante il processo di progettazione e costruzione della moschea stessa. Quindi più che questa sorta di autofinanziamento, che senz’altro svolge un ruolo importante ai fini della costruzione dell’edificio di culto, è l’influenza della comunità a livello di progettazione a rivestire un’importanza del tutto particolare. CHRISTOPHER TURNER_Vi è una sorta di componente che potremmo chiamare ‘di beneficienza’ attraverso la quale le comunità musulmane utilizzano in modo strutturale questo sistema di autofinanziamento. In molte delle moschee che abbiamo visitato per la preparazione del nostro lavoro vi erano esposti i progetti delle nuove moschee per le quali si stavano raccogliendo fondi. Una delle cose che mi ha particolarmente colpito in questa ricognizione è stato vedere quanto queste comunità fossero coinvolte nella definizione progettuale dei dettagli architettonici. Alle pareti erano appesi disegni particolareggiati fino ai minimi dettagli, dagli infissi ai diversi accessori. Vi erano esposti pubblicamente anche i preventivi dettagliati relativi a costi e spese accessorie, a dimostrazione del fatto che il processo che presiede alla costruzione di una nuova moschea è in qualche modo trasparente e pubblico e che l’architettura si fa in tal modo espressione di gran parte delle aspirazioni di una comunità. Un tema di straordinaria pregnanza in particolare nel contesto di questa Biennale, che fa del vivere insieme il suo punto nodale.

Le moschee non sono edifici che rispondono esclusivamente ad esigenze pratiche, essendo luoghi dalla fortissima valenza simbolica. Quali elementi portano in sé la forza del simbolo in queste tipologie di architettura?

A

SHAHED SALEEM

lcuni simboli sono abbastanza ricorrenti nell’architettura musulmana, come il minareto, gli archi, la calligrafia, le cupole: tutti elementi che associamo facilmente alla religione e alla cultura islamiche. Il minareto è, fra tutti, il significante più evidente. Vivendo spesso una sindrome da discriminazione in quanto minoranza, nelle nostre società è ancora più importante per la comunità musulmana affermare la propria identità e la propria cultura anche attraverso un’architettura molto enfatizzata, trasmettendo così un messaggio di presenza forte e orgogliosa non solo alle comunità locali, ma anche direttamente a sé stessa, alla propria collettività. Ho potuto constatare che il desiderio di realizzare un elemento simbolico di grande impatto rimane presente e vivo all’interno della comunità anche dopo molto tempo. In tal senso è esemplare il caso della moschea di Brick Lane. Qui il minareto è stato costruito nel 2013, vale a dire quasi 50 anni dopo che l’edificio era stato adibito a moschea. Si tratta di una tipologia molto tradizionale di minareto, ma le sue caratteristiche attuali testimoniano che si è prodotto negli anni un processo di reinterpretazione delle sue forme tradizionali, ad esempio tramite l’utilizzo di materiali inusuali o l’applicazione di un’illuminazione non conforme ai canoni di una moschea, elementi che lo rendono al contempo scultura pubblica e moschea a tutti gli effetti.


Il Padiglione delle Arti Applicate è trasformato temporaneamente in una moschea. Quali elementi caratterizzano l’allestimento?

A

SHAHED SALEEM

bbiamo riprodotto alcuni elementi propri di ciascuno dei tre edifici. Nella sala di preghiera principale delle moschee, quella degli uomini, l’Imam guida i fedeli verso la Mecca. Architettonicamente la direzione è indicata da nicchie chiamate mih.rāb. Nel Padiglione troviamo le riproduzioni dei mih.rāb della moschea di Brick Lane e di Old Kent Road. Per quanto riguarda nello specifico Brick Lane, abbiamo riprodotto lo spazio per la preghiera riservato alle donne, che si riduce per lo più ad un muro. Per Harrow abbiamo invece ripreso la porta dell’abitazione trasformata successivamente nell’ingresso della moschea. ELLA KILGALLON_Nella riproduzione del frontone di Brick Lane vi è inoltre iscritta una citazione di Orazio dell’edificio originale. Abbiamo anche le finestre della cupola che facevano parte della sinagoga. Quelle che ai tempi della sinagoga erano delle aule, ora portano iscritte sui muri delle lettere in arabo che ci ricordano il nuovo uso cui sono destinate queste stesse stanze. CHRISTOPHER TURNER_ Anche il tappeto è molto importante in quanto elemento identificativo della comunità musulmana. I pattern della tessitura a forma di nicchie conferiscono una qualità architettonica al tappeto stesso. Oltre ad indicare la direzione della Mecca, le nicchie delimitano lo spazio riservato a ciascun fedele durante la preghiera. I colori dei tappeti identificano ciascuno una diversa moschea fra quelle presentate. ELLA KILGALLON _Volevamo offrire un’esperienza immersiva. Il motivo per cui abbiamo optato per questa sorta di materializzazione è che la maggior parte delle persone non musulmane, specialmente in Gran Bretagna, non è mai entrata in una moschea. Altro motivo di questa scelta è legato a Venezia, dove i riferimenti islamici, per lo più archi, sono percepiti in modo del tutto unico poiché già inseriti nell’architettura della città da tempo. Se non ci sono moschee a Venezia, sappiamo però che esistono delle moschee in fabbriche riconvertite sul territorio regionale del Veneto. Il confronto con la realtà locale potrà sicuramente risultare interessante dunque anche per il pubblico italiano. CHRISTOPHER TURNER_Nel rappresentare la ricostruzione di un progetto architettonico risulta difficile raggiungere una certa qualità emotiva. Per questo abbiamo pensato di ricreare l’ambiente come fosse reale: niente modelli in scala, né disegni, né progetti, ma solo una serie di elementi accostati per simulare l’insieme; una forma, una modalità di ricostruzione molto frequentata in passato ma piuttosto dimenticata oggi. Come diceva Ella prima, i cittadini europei in generale raramente sono entrati in una moschea, neanche in quella sotto casa… Per cui per noi era fondamentale con questo progetto che questa “visita”, questa esperienza fosse percepita nella forma più reale possibile, fuori da qualsiasi esercizio retorico virtuale. Vogliamo che i visitatori abbiano sensorialmente l’impressione di entrare in questi luoghi di culto.

MAG

Il V&A è per la quinta volta protagonista di un progetto speciale alla Biennale di Venezia. Quali saranno gli sviluppi futuri di questo rapporto particolare tra le due Istituzioni?

Q

CHRISTOPHER TURNER

uella con La Biennale di Venezia è per il V&A una partnership creativa davvero importante, avviata dal presidente Paolo Baratta e dal nostro compianto direttore Martin Roth nel 2015. È l’unico esempio di questo tipo di collaborazione tra la Biennale e un grande museo internazionale. Siamo davvero orgogliosi di avere questo privilegio, a maggior ragione se si considera che le nostre Istituzioni hanno entrambe origine nel 1800. Questa mostra in particolare ci dà l’occasione di arricchire ulteriormente la collezione della nostra istituzione, la più grande istituzione nazionale di architettura della Gran Bretagna, che già annovera una collezione ragguardevole di calchi monumentali in gesso, frammenti architettonici, modelli, disegni… Le scansioni 3D degli edifici e i prototipi del minareto di Brick Lane presenti a Venezia stanno già entrando a far parte della nostra collezione permanente. Con Three British Mosques stiamo tornando sul tema proposto durante la 2. Biennale Architettura del 1982, nel corso della quale venne presentata una panoramica dell’architettura nei paesi islamici. L’architettura di Venezia è un incredibile incontro tra Oriente e Occidente avvenuto durante secoli di relazioni culturali e scambi commerciali con gli Ottomani. Volgendo lo sguardo a Londra possiamo invece constatare come questo connubio creativo tra Oriente e Occidente si stia manifestando solo da poco tempo. Eppure oggi è ancora un tempo in cui vi è chi intende erigere barriere culturali o religiose. E allora sullo sfondo di un’islamofobia sempre più dilagante, abbiamo voluto celebrare il contributo odierno dei musulmani anche sul nostro settore di lavoro, che è poi il terreno che interessa il quotidiano di tutti gli esseri umani, ossia l’architettura. Quali sono le sfide più urgenti che le istituzioni culturali devono affrontare oggi e nel prossimo futuro?

T

CHRISTOPHER TURNER

utte le istituzioni in Europa avranno la necessità di affrontare con decisione e con idee incisive l’incredibile situazione causata dalla pandemia. Sul fronte culturale si tratterà essenzialmente di concentrarsi in un primo momento su un nuovo pubblico locale, rivolgendo un’attenzione particolare al turismo nazionale, dato il prevedibile calo di quello internazionale. Il sindaco di Londra sta attivando campagne consistenti per incentivare i cittadini inglesi di tutto il paese a visitare Londra. La sfida più grande in tal senso, per ora, riguarda la costruzione di due nuovi musei nella zona est, a Stratford. Ritengo inoltre che il ruolo delle partnership internazionali diventerà sempre più importante per la Gran Bretagna in un momento storico non certo ideale alla luce della concomitanza di Brexit e Covid. Relazioni e interazioni così fertili culturalmente come quella da anni instaurata tra noi e la Biennale risultano quindi oggi più che mai preziose, direi fondamentali. Credo che questa edizione della Biennale assumerà una rilevanza simile a quella delle edizioni del secondo dopoguerra, confermandosi un luogo in cui i paesi del mondo si ritrovano per fare il punto della situazione guardando insieme al futuro. ENG

PADIGLIONE DELLE ARTI APPLICATE | THREE BRITISH MOSQUES

17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

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SPECIAL PROJECT

PAVILION OF APPLIED ARTS interview by Marisa Santin

INTERVIE W WITH SHAHED SALEEM

TOGETHER Mosques are embodiment of communities that preserve their own identity but at the same time relate to the local environment. How does this merging together become manifest as part of the English urban environment?

M

SHAHED SALEEM

ost English mosques come from adaptation or conversion of an existing building. Often an existing building within the townscape is taken as the starting point and then used with minimum adaptations. A community might want to move into that building and start to use it immediately, even if they have limited fonds. So, in the first instance the building may stay very much unaltered. What the community will usually do is to make the building functional to be used as a mosque, which means internal changes, for instance ablution spaces, a space for men or a space for women, and so on. And then gradually they will make further adaptation to the exterior of the building. Even when it has been adapted and it has already started to work as a mosque, the symbolism is too very important to communities so they will still want to make alterations to signify it as a mosque. This usually means changing windows, doing paint work, or applying decorations and other small incremental changes. What they actually want to do through this is making their presence as Muslim communities evident to themselves and to the wider public. They are saying to their own communities that this is now a mosque, a Muslim place of worship, and that its meaning has changed. But they’re also saying that there is a new type of religious building coming to the environment representing a different type of culture, a different belief system. Your project perfectly fits in Hashim Sarkis’ theme for this Biennale. How is the balance between different communities maintained? How is their living together?

E

SHAHED SALEEM

ssentially the idea of balance means that the building has changed through negotiation with the environment, with the local Muslim community but also with a wider community. With changes happening incrementally it becomes part of the evolution of the local environment. The evolution of the mosque happens as part of a process of wider change. In many cases there is an opposition to mosque building in certain areas. That opposition varies, in some places it’s more and in some places it’s less, and often it is quite concentrated, concerning a small amount of people in particular areas. And this might come into conversation, sometimes you might have press articles in local newspapers bringing up issues about the building of the mosque. 46

ENG

CHRISTOPHER TURNER_It’s always a negotiation with planning officials and neighborhood groups as well. Where mosques have a specific function, how they manifest in the local environment is subject to their negotiations and tensions.

The three mosques of your project have different historical collocations. They also seem to represent different typologies of conversion: from a former Protestant chapel then Synagogue (Brick Lane), from a former pub (Old Kent Road) and a purpose-built mosque (Harrow Central). Why did you choose these three buildings in particular?

T

SHAHED SALEEM

he new Muslim community deals with an existing building and there has to be a dialogue with the existing architecture. In a way, to me, there’s a kind of symbolism of how one community or one culture engages with another culture. The architect of the architectural fabric represents, in a way, a cultural dialogue that’s going on. So in many of the cases you have elements of the existing building that are re-appropriated to become parts of the mosque. With the Old Kent Road mosque, for example, the main prayer hall is in what was the dining hall of the pub. There were classical decorations around that room in the typical Victorian style. And when the mosque came and adapted the building, they painted it in different colours to represent the new use. They also put calligraphy in Arabic lettering on the walls. The whole place has the same fabric but it’s been really re-signified through a new form of decoration. ELLA KILGALLON_Both Old Kent Road and Brick Lane obviously show a kind of wider demographic shift because of the fact that Brick Lane no longer needed to be used as a synagogue allowing for it to become a mosque, and equally the pub, losing its significance when the community changed, becoming a redundant building. So both of these examples really show that wider demographic shift within the area. I think that’s reflected in the building. CHRISTOPHER TURNER_Very different communities have adapted these buildings. In Brick Lane it’s the Bangladeshi diaspora, in old Kent Road it’s the Nigerian community and in Harrow, Pakistani immigrants. So there are very different influences coming in and transforming these structures. Brick Lane does have tremendous power, having been home to so many waves of immigration that came into London. That building is a listed building, so it’s slightly more protected than the other ones which have been demolished to make way for purpose-built mosques, so alterations there are mainly internal. When we’re talking about that process of negotiation with planning officials and neighbourhood groups, we have to remember that when Brick Lane was turned into a mosque, they had hoped to add finials and more minarets, but


OLD KENT ROAD

only one was allowed and it’s slightly detached from the building. Moreover the planning officials have ruled that if it ever changes its use from being a mosque, that minaret has to be demolished within a month. So that’s interesting, too. SHAHED SALEEM_Harrow is a house mosque. The house as a religious space is quite an interesting typology, because the change of the use of the house in a place of worship is something that again goes beyond Muslim, because it’s something that goes back to other migrant communities that came to Britain as well, but also to local Christian communities. Catholic and Jewish communities who came through different periods of history have always used the house as a place of worship in the beginning, and then developed further bigger spaces or purpose built spaces.

Many mosques have been built through community fundraising. Can we speak of a new system of public engagement related to religious communities or is rather part of a general trend in architecture?

W

SHAHED SALEEM

ith the mosque it’s about people coming together in a particular area pulling their resource in raising money amongst themselves, buying a building, carrying on raising money and then gradually adapting, extending it. So the mosque is very much a community funded and community designed piece of architecture. I think that’s common also to many Christian communities historically across Britain. ELLA KILGALLON_The history of church building obviously is a form of community fundraising, whether through a major patron within the neighbourhood or whether through collecting tides or sales of various offices or indulgences. Community fundraising is common across many religious buildings. Actually the distinction with mosque building in Britain is that the design and construction process is very community-led. So perhaps the fundraising, which is certainly part of it, is actually more common across religious architecture, but it’s the community design that’s quite unique here.

MAG

CHRISTOPHER TURNER_There’s a sort of charitable giving component. Islam probably exacerbates this crowd sourcing. A lot of the mosques that I visited as part of this project had architectural plans on display of the new mosques they were fundraising for. And I think one of the things that was particularly striking to me was how detailed and architecturally engaged these communities were with these projects. There were plans on the wall with details of fixtures and fittings, and also detailed breakdowns of how much the building was going to cost. It was very sort of transparent and public the process of building a new mosque and obviously a huge part of the communities’ aspirations is directed through architecture, which made it a sort of powerful subject for this Biennale.

Mosques are not only buildings serving practical needs, but they also become symbols. How does this aspect impact on architecture and on designing architecture. Which architectural elements carry the strength of being a symbol?

S

SHAHED SALEEM

ome symbols have been quite persistent for Muslim communities, like the minaret, or like arches or calligraphy or domes, all elements that we associate quite easily with mosques and with Islamic culture. What I found is that even after a long period of time the desire to create a sort of a bold symbol of this being an Islamic building is still there, it has not really diminished. The minaret is the most obvious signifier of the mosque, something that has remained very important in terms of the history of the Muslim community in Britain. So you will find that communities even if they might not have the money in the first instance to build the minaret they still will try to build one somewhere in the future. As for the Brick Lane Mosque for example the minaret was built in 2013, which means almost 50 years after the building had been established as a mosque. When in a Muslim’s diaspora in new countries, Muslims face discrimination as minorities, it is important for those communities to say through the architectural symbol “I have a different culture” or “I bring a new additional culture”. With that symbol you’re passing that message on to the wider community. They are also saying it to themselves and to their diaspora community who is settling in this new area. That symbol is consolidating a community identity as well. I think the minaret in Brick Lane is a very good example, being a very traditional historic typology of minaret. But the way in which it has been designed is a new interpretation of that typology. It’s quite modern, it’s a new way of representing the minaret: new materials, lighting and so on. It works as a public sculpture as well as an element to the mosque.

PAVILION OF APPLIED ARTS | THREE BRITISH MOSQUES

17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

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SPECIAL PROJECT

PAVILION OF APPLIED ARTS

Which elements resembling a mosque are we going to find in the Sale d’Armi?

INTERVIE W WITH SHAHED SALEEM

W

SHAHED SALEEM

e’re reconstructing certain elements from each of the buildings. Inside the mosque you have what’s called the mihrab, the place where the prayer is led from. Inside the main prayer hall, the men’s prayer hall, there is a direction of prayer where the Imam stands and leads the prayer. So we’re reconstructing that element from Brick Lane and Old Kent Road mosques. From the Brick Lane mosque we’re also constructing the female prayer spaces, or rather the wall in the female prayer space, and then other elements such as some entrance doors, the house door to Harrow’s which becomes the entrance to the mosque. ELLA KILGALLON_From Brick Lane we have the pediment, which is from where you go to the chapels, with a quote from Horace. So really going back to the 18th century element. We also have the dome windows, which were again part of the synagogue. These were classrooms basically, and they now have these Arabic letters that represent how they are being used now for the mosque. We also have the mihrab as well, from Harrow and, we have two test pieces from the Brick Lane minaret. So when you first come in, you’ll see part of that minaret we talked about, which is quite important as a symbol of negotiations as well. CHRISTOPHER TURNER_The carpet is also a very important element. It almost has an architectural quality with these niches in the carpet design. It delineates the direction of Mecca, but also the space that each worshipper has for their prayer. Each colour of carpet demarcates one of the mosques under discussions. It is an important architectural element to these ad hoc mosques and to mosques in general. ELLA KILGALLON_The space at the Sale D’Armi will be an immersive experience. The reason why we went for this kind of embodied experience is that most people, certainly in Britain from the non-Muslim community, have never been into a mosque. So we wanted to recreate the experience of standing in front of those elements. Another reason was that in Venice the reference to Islamic symbols, mostly arches, is seen in a different context since the architecture of the city has some of those influences already. As for the Veneto Region, we know that there are mosques in converted factories. So there is definitely a local comparison as well, maybe less well known. I think the exhibition will make people reflect on that as well. CHRISTOPHER TURNER_When you’re representing architecture, it’s hard to get the emotional quality across. So we thought that this was an interesting experiment in the representation of architecture: no scale models or drawings or plans, but these oneto-one elements. You used to get those kind of reconstructions once, but they’re becoming increasingly rare. As Ella said, 90% of Britons have never been into a mosque. I’m sure it’s the same with Italians.

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V&A for the fifth time protagonist of a special project at the Venice Biennale. What developments have arisen or will arise from this special relationship between the two institutions?

T

CHRISTOPHER TURNER

his is one of the V&A most important international activities. It’s a really important creative partnership for us which was started by Paolo Baratta and by the late director Martin Roth in 2015. It’s the only example of this kind of partnership between the Biennale and a major museum. We are really proud to have that privilege, even more so if you consider that our institutions both have their origins in the 1800’s. Every exhibition we jointly organise with the Biennale brings tremendous energy back into our own institution, in terms of our architectural strategy. We’re also collecting a lot from this exhibition. The three-D scans of the buildings and the prototypes of the minaret on Brick Lane are entering our collection which is the national collection of architecture for Britain, already including monumental plaster casts, architectural fragments, models, drawings. With this exhibition we were interested in looking back at the Biennale’s history. We were struck by the 2nd International Architecture Exhibition in Venice in 1982. It presented an overview of architecture in Islamic countries. So we are sort of returning to this theme in this year’s contribution. The architecture of Venice is an incredible meeting of East and West because of the years of trading with the Ottomans and, looking at London, the creative fusion between East and West is sort of manifesting today. We wanted to celebrate the Muslim contribution to architecture today against the background of Islamophobia in which we and they find themselves. In Venice there are no mosques. There are only three purpose built mosques I think in the whole of Italy, but there are lots of ad hoc mosques in the Veneto region. We found some wonderful photographs by Jonah Goodman depicting these mosques, very similar to the ones in London, with that kind of fusion of factory spaces and railway arches with the Islamic tradition. Which would you say are the most urgent challenges facing cultural institutions today and in the near future?

L

CHRISTOPHER TURNER

ike all institutions across Europe, it’s all about Covid recovery in the future, about developing new homegrown audiences, because there’s going to be a real drop in international tourism. So it’s domestic tourism that needs to be cultivated. There are big campaigns to get people from the regions to visit London that the mayor is coordinating now. The specific challenge is now the building of two new museums in East London, in Stratford. London is home to the largest Muslim community in Britain, which is why this project is so meaningful. I also think that international partnerships in this climate are increasingly important against the background of Brexit and Covid. Initiatives like the special relationship with the Biennale are really, really crucial. We think that this Biennale will be in some way like the Biennale after the Second World War, a place for countries of the world to come together, take stock and look forward.


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

MAG

May 22nd 2021> February 27th 2022 Silvano Rubino iSao & Stephanie blake DiDieR Guillon & special guest

StuDentS fRom publicoloR nyc Curated by

Luca Berta & Francesca GiuBiLei

ART EXHIBITION AT

PALAZZO BONVICINI Calle Agnello, 2161/A, Venice everyday 10am - 6pm In collaboration with

www.fondationvalmont.com 49


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17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

MAG

15. INTERNATIONAL FESTIVAL OF CONTEMPORARY DANCE

FIRST SENSE

Not Once Photo Phil Griffin

Future Self Photo Ravi Deepres

SPAZI IN MOVIMENTO ARCHITECTURE IN MOTION Il 15. Festival Internazionale di Danza Contemporanea incrocia i luoghi e tempi della Biennale Architettura con Embodied Action, tre installazioni sperimentali ospitate all’interno dell’Arsenale. Not Once Concepito come “un’installazione d’arte con film”, Not Once – in prima europea – vede riuniti per la prima volta Mikhail Baryshnikov e Jan Fabre, i quali hanno lavorato quattro anni insieme all’opera, coadiuvati da Phil Griffin per la realizzazione del film. Basato su un monologo scritto da Fabre e interpretato da Baryshnikov, Not Once svela, attraverso undici stanze immaginarie di una mostra, il rapporto platonico tra un soggetto e una fotografa. Il lavoro multimediale è concepito per il cinema ed esplora le relazioni tra un artista, il suo lavoro e la sua vita, il suo pubblico e, in definitiva, l’equilibrio tra dare e ricevere – tra dipendenza e indipendenza.

Tom

The 15th International Festival of Contemporary Dance intertwines with the Architecture Biennale in Embodied Action, three experimental installations that will take place at Arsenale. Not Once An “art installation with film”, Not Once (a European premiere) is a piece by Mikhail Baryshnikov and Jan Fabre, who worked together on it for four years, assisted by Phil Griffin for the making of the film. Based on a monologue by Fabre and starring Baryshnikov, Not Once reveals, through eleven fictional rooms of an exhibition, the Platonic relationship between subject and photographer. The multi-media event is designed for cinema and explores the relationship between an artist, his work, his life, his audience, and, overall, the balance between giving and receiving, between dependence and independence. Future Self A living, luminous sculpture, Future Self is a production of the founders of Random International Hannes Koch and Florian Ortkrass. The “sculpture” is animated by the motion of dancers and visitors thanks to three 3-D cameras that capture their shapes and mirror them on an aluminium lattice supporting 10,000 LEDs. Upon debut, Random will involve Wayne McGregor with his company and composer Max Richter.

Future Self Frutto delle ricerche dei fondatori di Random International, Hannes Koch e Florian Ortkrass, Future Self è una “scultura luminosa vivente” animata dal movimento di ballerini e visitatori ripresi da tre videocamere in 3D che catturano le forme e le rispecchiano su un reticolo di alluminio composto da 10.000 led. Per il debutto Random coinvolge Wayne McGregor con la sua compagnia e il compositore Max Richter.

Tom Award-winning Tom by Wilkie Branson is a mix of b-boying and cutting-edge technology to convey an emotionally powerful story using stunning images. Sadness, loneliness, isolation… Tom is the story of a man’s journey, both physical and spiritual, who lends his unreadable face to a row of individuals who are in the same train carriage. A journey in search of oneself amid angst, desire, nostalgia, illusion.

Tom Il pluripremiato Tom di Wilkie Branson fonde il linguaggio del b-boying con tecnologie all’avanguardia, riuscendo a veicolare una storia emotivamente potente attraverso immagini sbalorditive. Impregnato di tristezza, solitudine, isolamento, Tom è il racconto del viaggio di un uomo, interiore e reale al tempo stesso, che presta il suo volto illeggibile a una fila di individui chiusi nella stessa carrozza di un treno. Un viaggio alla ricerca di sé, tra angoscia, desiderio, nostalgia, illusione.

Solos in Architecture Biennale The dancers/choreographers of Biennale College, led by Wayne McGregor, will give life to short dance sequences on the theme How will we live together?. Their solo performances – Solos in Architecture Biennale – will be presented at Arsenale (July 25, at 12 noon, 2pm and 4pm) in the section Among Diverse Beings.

Solos in Architecture Biennale I danzatori-coreografi di Biennale College, guidati da Wayne McGregor, daranno inoltre vita a brevi frammenti coreografici sollecitati dai temi di How will we live together?. Le loro performance soliste – Solos in Architecture Biennale – sono presentate all’Arsenale (25 luglio, ore 12/14/16) nella sezione Among Diverse Beings.

BIENN ALE DANZ A | EMBODIED ACTION

TOGETHER

15. INTERNATIONAL FESTIVAL OF CONTEMPORARY DANCE

First Sense

23 July-1 August www.labiennale.org

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ARSENALE

PARTICIPANTS

A RCHITECTS | DESIGNERS | ARTISTS

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PARTICIPANTS

PLANET BORDERS COMMUNITIES HOUSEHOLDS HUMAN BEINGS


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

Allan Wexler Studio WHERE_ New York, USA PARTICIPANT_ Allan Wexler

Il suo lavoro esplora l’attività umana e l’ambiente costruito in ambiti che non rimangono strettamente circoscritti all’architettura. Realizza arredi, utensili e oggetti che isolano, elevano e monumentalizzano riti giornalieri quali pranzare, dormire e lavarsi. Allan Wexler sembra dirci che solo dal dissolvimento dei confini tra architettura, arti figurate e applicate, scultura, teatro e design, possono nascere idee innovative. ENG Wexler’s work explores human activity and the built environment in areas that are not strictly confined to architecture. He creates furniture, tools and objects that isolate, elevate and monumentalize daily rituals such as dining, sleeping, bathing. Allan Wexler seems to tell us that innovative ideas can only arise from the dissolution of the boundaries between architecture, figurative and applied arts, sculpture, theatre and design. SIGNS

• Allan Wexler, Absurd Thinking: Between Art and Design, ed. Ashley Simone, 2017 • Building for water collection with buckets, 1994 • Proposal for the Manhattan Skyline, World Trade Center, 1973, 1976

Ani Liu WHERE_ New York, USA PARTICIPANT_ Ani Liu

Cosa significa essere umani in questa epoca tecnologicamente mediata? Nell’intersezione tra arte e scienza Ani Liu esplora i temi del subconscio, del desiderio, della nostalgia e della memoria misurando l’impatto che la tecnologia esercita sulla soggettività, sulla cultura e sull’identità umane. I temi ricorrenti del suo lavoro includono la politica di genere, la biopolitica, il mondo del lavoro, la simulazione e la sessualità, in una continua ricerca dell’inaspettato che si concretizza attraverso sperimentazioni giocose, intuizioni e narrazioni speculative. ENG What does it mean to be human in this technologically mediated age? At the intersection of art and science, Ann Liu explores the themes of subconscious, desire, nostalgia, and memory by measuring the impact of

Among Diverse Beings technology on human subjectivity, culture and identity. Recurring themes of her work include gender politics, biopolitics, the world of work, simulation and sexuality, in a continuous search for the unexpected through playful experimentation, insights and speculative narratives. SIGNS

• New York Foundation for the Arts Award, awarded in Digital/ Electronic Arts, 2020 • Hypertopia, Gallery STATESTUDIO, Berlin, Germany, 2020 • Laboratory of Longings: The Experiments of Ani Liu, solo show, Boston Center for the Arts, Boston, MA, USA, 2018

Azra Akšamija WHERE_Cambridge, USA PARTICIPANT_ Azra Akšamija

Artista e storica dell’architettura, Azra Akšamija insegna presso il Dipartimento di Architettura dell’Università del Massachusetts, dove dirige il Future Heritage Lab. Nella sua ricerca multidisciplinare, come negli studi accademici, indaga vari aspetti dell’identità culturale e religiosa del singolo in rapporto alla collettività. Identità e memoria sono due termini che contraddistinguono la sua opera volta a stigmatizzare pregiudizi culturali e a denunciare i pericoli legati al disfacimento del tessuto socio-identitario a seguito di conflitti, migrazioni e sfollamenti forzati. ENG An artist and architecture historian, Azra Akšamija teaches at the Department of Architecture at the University of Massachusetts, where she heads the Future Heritage Lab. In her multi-disciplinary research programme, as well as in her past studies, she investigates the cultural and religious identity of the individual in relation to a community. Identity and memory are two terms that distinguish her work, which stigmatizes cultural prejudice and denounces the danger of the coming apart of society and identities following conflict, migration, and forced displacement. SIGNS

• Hello World. Revisioning a Collection, Berlin, Germany, 2018 • Memory Matrix - Jeepney, public space installation commissioned by the London BiennaleManila Pollination, Manila, Philippines, 2016 • Penelope’s Labour - Weaving Words and Images, Fondazione Giorgio Cini, 54th Venice Biennale (collateral event), Italy, 2011

Lucy McRae WHERE_ Los Angeles, USA PARTICIPANT_ Lucy McRae

Ad una conferenza TED si è presentata come «artista della fantascienza tra magia, scienza e intuizione». Architettura, danza classica e atletica hanno formato questa body architect, termine da lei inventato per essere assunta dalla Philips, con cui collabora come consulente. Esplora le frontiere tra corporeità e tecnologia, utilizzando la fantascienza per interrogarsi su evoluzione e futuro. Inventa profumi, tatuaggi sensoriali elettronici, spa del futuro, arredi non convenzionali, film, video musicali: veri e propri prodotti artistici a volte disturbanti, sicuramente provocatori. ENG At a TED conference, she introduced herself as a “sci-fi artist between magic, science, and intuition”. Architecture, classical dance, and athletics shaped this body architect, a term she invented to be hired by Philips, where she works as a consultant. Lucy McRae explores the boundaries between corporality and technology, using science fiction to question evolution and future. She invents perfumes, electronic sensorial tattoos, spas of the future, non-conventional furniture, films, music videos: true art that is at times disturbing, and always thought-provoking. SIGNS

• Biometric Mirror, Tech Temple, New Media Art Museum, Amsterdam, 2020 • Solitary Survival Raft, Haus der elektronischen Künste (HeK), Basel and MU Hybrid Art House, Eindhoven, The Netherlands, 2020 • Broken Nature, Triennale Milano, 2019

MAEID [Büro für Architektur und transmediale Kunst] WHERE_Vienna, Austria PARTICIPANTS_Daniela Mitterberger,

Derme

HOW WILL WE LIV E TOGE THER ?

A RSEN ALE

MAG

Tiziano

Fondato nel 2016, lo studio interdisciplinare di architettura e design propone un’attenta indagine sul fragile e problematico rapporto tra uomo, ambiente e innovazioni tecnologiche. Mitterberger e Derme basano il loro lavoro su metodologie che coinvolgono altre discipline, quali robotica, biologia e realtà aumentata, studiando innanzitutto i materiali e proponendo infine la pratica del riciclo. Il loro lavoro ruota attorno ai processi di progettazione e realizzazione di strutture architettoniche, ambienti virtuali e oggetti adatti al vivere contemporaneo che sensibilizzino sulle questioni dell’ecosostenibilità, della bioarchitettura e del risparmio energetico. ENG Founded in 2016, this inter-disciplinary architecture and design studio offers an investigation on the delicate, problematic relationship between man, environment, and

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ARSENALE

PARTICIPANTS technology. Mitterberger and Derme base their work on methods proper to other disciplines, namely robotics, biology, and augmented reality, first studying materials and finally proposing recycling. Their work revolves around the design and the realization of architectural structures, virtual environments, and items for modern life that will educate the public on the issues of eco-sustainability, organic architecture, and energy saving.

A RCHITECTS | DESIGNERS | ARTISTS

SIGNS

• IST Campus, St. Polten Städtebauliche Einbettung St. Polten, Austria, 2018 • Future Lab, Innovation Transfer, Zentrum für Wissens - und Innovationstransfer, Graz, Austria, 2017 • NTRƏ VƏ ( ANIMAL ), University Library Graz, Austria, 2015

Modem WHERE_Oakland, USA PARTICIPANTS_ Nicholas

Kathryn Moll

de Monchaux,

La collaborazione tra Kathryn Moll e Nicholas de Monchaux mette in connessione architettura e design, mutuando dalla prima gli strumenti per rendere gli oggetti portatori di idee nuove e capaci allo stesso tempo di mettere in connessione i bisogni del più ampio spettro possibile di pubblico. Il mondo del software incontra così l’ecologia per mettersi al servizio del design urbano, concretizzandosi in spazi progettati secondo la logica del riutilizzo e della sostenibilità e in oggetti di design dallo stile minimal. ENG A concoction of architecture and design – with the former providing the tools to turn items into idea vehicles that will, in turn, connect to the needs of the wider public. Software thus meets ecology to put itself at the service of urban design, materialising in spaces designed with reuse and sustainability in mind and in minimalistic style design objects. SIGNS

• Catherine Wagner: Archæology in Reverse, Mills College Art Museum, Oakland CA, USA, 2018 • Resilient by Design / Whiteboard Odyssey, San Francisco Bay Area CA, USA, 2018 • The Utopian Impulse / Local Code, Biennial of the Americas, Denver CO, USA, 2015

Parsons & Charlesworth WHERE_Chicago, USA PARTICIPANTS_Tim Parsons,

Jessica Charlesworth

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L’installazione è costituita da numerosi oggetti ambigui e perturbanti facenti parte del Catalogue for the Post-Human, un progetto che Tim Parsons e Jessica Charlesworth stanno sviluppando da tempo. Sperimentando nuove modalità di produzione e inusitate combinazioni e giustapposizioni di materiali e soprattutto facendo leva sull’ironia e sul paradosso, i due architetti hanno creato un campionario di strumenti e prodotti in grado di aumentare le

capacità umane. In questo modo intendono far riflettere sulla disumanizzazione dei processi sia industriali sia relazionali di un mondo e di una società sempre più ipertecnologici. ENG An installation composed of several ambiguous, disturbing items that are all part of the Catalogue for the Post-Human, a project that Tim Parsons and Jessica Charlesworth have been working on for some time. By experimenting on new modes of production and new and original combinations of materials, and also by making use of irony and paradox, the two architects created a catalogue of tools and products that can amplify human capabilities, thus making us reflect on the dehumanization of industrial and relational processes in a world and a society that are every day more and more technologized. SIGNS

• Designs for Different Futures, Walker Art Center, Philadelphia Museum of Art, PA, USA, 2020-21 • In Case of Emergency, Science Gallery Dublin, Ireland, 2017-2018 • Spectacular Vernacular, Cultural Center’s Chicago, IL, USA, 2016

Peju Alatise WHERE_ Lagos, Nigeria PARTICIPANT_Peju Alatise

A partire dal proverbio yoruba “ogni persona è una porta: aprirla vuol dire diventare parte del suo segreto”, Alatise crea per la Biennale un percorso in cui la soglia da attraversare è la stessa vulnerabilità umana. Laureata in architettura, poetessa, scrittrice, inizia con la pittura per poi dedicarsi a lavorare a creazioni realizzate attraverso l’utilizzo dei più svariati materiali, soprattutto tessili, in un percorso ai confini tra modernità e tradizione, tra critica sociale – anche in ottica di genere – e antiche mitologie. Nel 2014 crea Missing, una serie di pannelli in tessuto tradizionale nigeriano su cui spiccano le silhouette delle 234 ragazze rapite da Boko Haram. ENG According to a Yoruba saying, “every person is a door: opening it means to be a part of his secret.” For Biennale, Peju Alatise created a path starting with a threshold that is human vulnerability itself. An architecture graduate, poet, and author, Alatise started her artistic career with painting to later add diverse materials, mainly textiles. Her art lives between modernity and tradition, between social critic – also from a gender perspective – and ancient myths. In 2014, she created Missing, a series of panels made of traditional Nigerian fabric where the silhouettes of the 234 girls kidnapped by Boko Haram stand out. SIGNS

• Prelude, Pretexts and Presumptions, Arthouse contemporary, Lagos, Nigeria, 2018 • Flying Girls, in How About NOW?, Padiglione Nigeria, 57. Venice Biennale, Italy, 2017 • Missing, 1:54, Contemporary African Art Fair, London, UK, 2014

Philip Beesley & Living Architecture Systems Group / University of Waterloo School of Architecture WHERE_Toronto,

Waterloo, Canada

Per rispondere al quesito How will we live together? l’architetto-scultore Philip Beesley e i suoi collaboratori propongono GROVE, un ambiente immersivo che si configura come un luogo di incontro, un esempio di edilizia aperta, inclusiva. Non muri che delimitano e separano, ma spazi senza barriere (né fisiche né mentali) definiti attraverso l’utilizzo di elementi plastici aerei e trasparenti, nonché da complessi meccanismi interattivi e da implementazioni audio e video. L’architettura intesa come dispositivo di esplorazione e scoperta dello spazio in cui viviamo insieme. ENG To answer Biennale’s question How will we live together?, architect and sculptor Philip Beesley and his associates created GROVE, an immersive environment that acts as a meeting place, an example of open, inclusive architecture. There are no walls to limit or separate, but spaces with no barriers (neither physical nor mental) defined by plastic, airy, and transparent elements and using complex, interactive mechanisms and audio/video art. Architecture is here understood in terms of the community, as a device for exploring and discovering the space we live in as well as the human dimension itself. SIGNS

• Hello, Robot. Hylozoic Grove, Vitra Design Museum, touring exhibition, 2021 • The Colloquy of Mobiles, Centre Pompidou, Paris, France, 2020 • Anthozoan Veil Workshop, Delft University of Technology, The Netherlands, 2018

Refik Anadol Studio WHERE_ Los Angeles, USA PARTICIPANTS_Refik Anadol,

Gökhan S. Hotamışlıgil

Una collaborazione tra l’acclamato media artist Anadol e il genetista di Harvard Hotamışlıgil. Il primo è specializzato in sculture di parametric data che rendono visibile il rimuginare di miliardi di dati da parte dell’Intelligenza Artificiale, ibridando architettura, media art e informatica: scenografie dinamiche e sinestesie immersive che animano pareti e facciate anche famose, come quella della Walt Disney Concert Hall nel 2018. Il secondo è protagonista della ricerca sulle basi molecolari e genetiche delle più diffuse e complesse malattie della contemporaneità: diabete, obesità e disturbi cardiovascolari. ENG A joint production by famous media artist Anadol and Harvard geneticist Hotamışlıgil. Anadol is specialized in parametric data-based sculptures that turn AI-digested data into visible items, a hybridization of


architecture, media art, and IT. Dynamic sets and immersive synesthesia animate walls and façades, like the one at the façade of the Walt Disney Concert Hall in 2018. Hotamışlıgil is the protagonist of a research on molecular and genetic bases of the most common and complex diseases of our time: diabetes, obesity, and cardiovascular diseases. SIGNS

• Quantum Memories, Melbourne’s NGV Triennial, Australia, 2020 • Machine Allucination, Artechouse’s New York, 2020 • Walt Disney Concert Hall WDCH Dreams, 2018, German Design Award 2020

Studio Libertiny WHERE_Rotterdam, The Netherlands PARTICIPANT_Tomáš Libertíny

Il rapporto sia psicologico che fisico tra uomo e natura è la costante fonte di ispirazione di Tomáš Libertíny. Artista di origini slovacche, al centro formale delle sue opere – disegni, dipinti e lavori scultorei – traspare la consapevolezza dei modelli, delle ripetizioni e delle ipnotizzanti imperfezioni della natura. La sua arte cerca di offrire tra le righe un accenno di risposta alle questioni esistenziali di fondo che connotano il pensiero e l’azione dell’uomo oggi. ENG The psychological and physical relationship between man and nature is Tomáš Libertíny’s constant source of inspiration. An artist of Slovak origins, at the formal center of his works – drawings, paintings and sculptures – is the awareness of models, repetitions and hypnotizing imperfections of nature. Between the lines, his art tries to offer a hint of response to man’s existential questions. SIGNS

• HOMO FABER - Michelangelo Foundation, Fondazione Giorgio Cini, Venice, Italy, September 2021 • Eternity, solo project, Kunsthal Rotterdam, The Netherlands, 2019 • Dome of Constant Change (beeswax, wood, acrylic), working exhibition, New Synagogue, Žilina, Slovakia, 2017

Studio Ossidiana WHERE_Rotterdam, The Netherlands, Milan, Italy PARTICIPANTS_Giovanni Bellotti, Alessandra Covini

Esecuzione e ricerca sono condotte di pari passo grazie a una sincera credenza nel valore pedagogico dell’architettura. I progetti di Studio Ossidiana mostrano di essere ispirati all’apertura, all’accessibilità e al gusto, per godere dell’oggetto secondo l’attitudine personale alla scoperta – in questo sono chiarissimi gli esempi di parchi giochi destinati ai bambini in età da scuola elementare – e all’uso dei sensi per conoscere la materialità del costruito. La loro attenzione è anche rivolta al supporto della materia vivente, piante e animali, in forme

17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

stilizzate che ne accompagnano lo sviluppo naturale. ENG Execution and research are the two sides of one coin, glued together by a sincere trust in the educational value of architecture. Studio Ossidiana’s projects prove to be inspired by openness, accessibility, taste to enjoy the object following a personal attitude of discovery – beautifully exemplified in their playground for primary school-aged children – and the use of the senses to understand the materiality of the built-up environment. Their attention is also addressed to supporting living beings, plants and animals, using unapologetically stylised forms that accompany their natural development. SIGNS

• The State of the Art of Architecture, Triennale di Milano, Italy, 2020 • Horismos, Vleuten, Netherlands, 2018-20 • The Design of the Encounter, Best Thesis Prize at MIT, Everglades, FL, USA, 2018

The Living WHERE_ New York, USA PARTICIPANT_David Benjamin

Esplorando come le nuove tecnologie prendono vita nell’ambiente edificato, lo studio di New York finalizza il proprio lavoro al modo in cui determinate costruzioni possono attivare lo spazio urbano, considerando gli edifici come organismi viventi in grado di avere un loro respiro. The Living ha stabilito un ecosistema di design in grado di collegare flussi complessi di persone, risorse, dati ed energia, basandosi su tre elementi primari: informazioni, materiali e ambiente. ENG Exploring how new technologies come to life in architecture, The Living studio oriented their work to design the way a set of buildings can activate urban spaces. Buildings are considered as living beings, with a vital cycle of their own. The Studio has established a design ecosystem that can link complex streams of people, resources, data, and energy, using a three-pronged approach: information, materials, and environment.

MAG

STATIONS 1. David Gissen, Yale University (New Haven, USA); Jennifer Stager, Johns Hopkins University (Baltimore, USA) and Mantha Zarmakoupi, University of Pennsylvania (Philadelphia, USA) 2. Matilde Cassani Architectural Association (Milan, Italy); Ignacio G. Galan Barnard College, Columbia University (New York, USA); Ivan L. Munuera, Princeton University (Princeton, USA); Joel Sanders, Yale University (New Haven, USA)

HOW WILL WE LIV E TOGE THER ?

PLANET BORDERS COMMUNITIES HOUSEHOLDS HUMAN BEINGS

SIGNS

• Embodied Computation Lab, Princeton, New Jersey, NJ, USA, 2018 • Autodesk MaRS Office, Toronto, Canada, 2018 • Twin Mirror, Seoul Biennale of Architecture and Urbanism, Korea, 2017

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ARSENALE

PARTICIPANTS

A RCHITECTS | DESIGNERS | ARTISTS

A RSEN ALE

Achim Menges / ICD University of Stuttgart and Jan Knippers / ITKE University of Stuttgart WHERE_Stuttgart, Germany PARTICIPANTS_ Achim Menges,

Jan Knippers

La collaborazione tra Menges e Knippers nasce sul terreno comune del design morfogenetico, con una particolare attenzione al mondo della fibra, materiale protagonista del progetto presentato alla Biennale. Elemento flessibile per antonomasia, che tuttavia diventa rigido se intrecciato, caratterizzato dalla straordinaria resistenza all’esposizione ambientale, la fibra si delinea come materia del futuro e portatrice di una nuova cultura dell’abitare, immaginando spazi progettati secondo i principi dell’ingegneria biomimetica. ENG Menges and Knippers work together on the common ground of “morphogenetic” design, with particular attention to the world of fiber, the main material of the project they present at Biennale. A flexible material par excellence, it can still turn stiff if woven and resists quite well even if exposed to weather. Fiber can be a material of the future and influence the culture of dwelling by allowing us to imagine spaces designed after the principles of bio-mimetic engineering. SIGNS

• Urbach Tower, Urbach, Germany, 2019 • BUGA Wood Pavilion, Heilbronn, Germany, 2019 • Exhibition Hall Landesgartenschau, Schwäbisch Gmünd, Germany, 2014

Aires Mateus WHERE_Lisbon, Portugal PARTICIPANTS_Francisco Aires Mateus,

Manuel Aires Mateus

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Lontana dagli eccessi formali che caratterizzano il linguaggio dell’architettura contemporanea, la ricerca dei fratelli Mateus è volta ad annullare il peso della massa, a combattere la gravità, a raggiungere la leggerezza scolpendo la materia con espedienti semplici e minimali. Lo spazio è un vuoto, un volume d’aria che deve essere

As New Households contenuto. L’architetto disegna limiti attorno al vuoto, definendo in questo modo l’identità dello spazio. ENG The Mateus brothers’ research cancels out the weight of mass, defies gravity, looks for lightness, and sculpts matter with simple, minimal interventions. Space is a vacuum, a volume of air that needs to be contained. Architects draw boundaries around vacuum and in doing so, they give the space its identity. SIGNS

• Reporting from the front, 15. Architecture Biennale, Venice, Italy, 2016 • House in Aroeira, Almada, Portugal, 2010 • Museu do Farol de Santa Marta, Cascais, Portugal, 2007

Alison Brooks Architects WHERE_ London, UK PARTICIPANT_ Alison Brooks

Architetto pluripremiato, Woman Architect of the Year 2013, Alison Brooks è tra i progettisti più influenti della contemporaneità. Autenticità, generosità, senso civico e bellezza sono i tratti che informano le linee guida del proprio studio, convinta che l’architettura abbia oggi bisogno di affermare anzitutto degli ideali (sociali, economici, politici, etici) per poter definire un futuro migliore, anziché dover discendere meramente dalle necessità e dalle condizioni del reale. AJ Woman Architect of the Year in 2013, Alison Brooks is one of the most influential designers of contemporary times Authenticity, generosity, civic sense and beauty are the guiding concepts behind her practice. Brooks believes architecture must affirm ideals – social, economic, political and ethical – to be able to define a better future, instead of merely adapting to the needs and conditions of what is already there. ENG

SIGNS

• ReCasting, 16. Architecture Biennale, Venice, Italy, 2018 • Exeter College Cohen Quad, Oxford, UK, 2017 • The Smile, London, UK, 2016

Atelier RITA WHERE_Paris, France PARTICIPANT_Valentine

Guichardaz-Versini

Lo studio parigino lavora sulla compiutezza dell’oggetto costruito a favore dello sviluppo di città più sostenibili, socievoli e ospitali, perseguendo un’idea di architettura in diretto contatto con la società che deve servire. Un approccio consapevole e sensibile che lascia spazio all’intuizione per costruire un rapporto quasi epidermico con l’ambiente costruito. ENG Based in Paris, the Atelier works on the completeness of the built object in favor of the development of more sustainable, sociable and hospitable cities, pursuing an idea of architecture in direct contact with the society it must serve. A conscious and sensitive approach that leaves room for intuition for an almost epidermal relationship with the built environment. SIGNS

• Village Olympique et Paralympique Paris 2024, Paris, France, 2019 • Résidence sociale a Argenteuil, Bezons, France, 2018 • Centre d’hébergement d’urgence d’Ivry-surSeine, France, 2017

AW-ARCH WHERE_Cambridge, USA PARTICIPANTS_ Alex Anmahian,

Nick Winton

Il lavoro di AW-ARCH si basa precipuamente sulla forza e la capacità di coinvolgere la comunità. Il design ha conferito un ulteriore plus alla loro dimensione progettuale, con una soluzione di design interpretativo sia dal punto di vista analitico che intuitivo che sintetizza architettura, paesaggio e urbanistica. «Crediamo nel potere del design di creare un senso di comunità e nel potere del dialogo di modellare criticamente la traiettoria di un progetto». Their work builds upon the strength and the ability to involve communities. Design is a big plus in their architecture: an interpretation from both an analytical and intuitive point of view as a synthesis between architecture, landscape and urban planning. “We believe in the power of design to create a sense of community and in the power of dialogue to critically shape a project trajectory.” ENG

SIGNS

• Davis Museum Chairs, Davis Museum designed by Rafael Moneo, Wellesley, MA, USA • The Institute of Contemporary Art, Boston Watershed, Boston, MA, USA, 2018 • Small Project Awards for Gemma Observatory, New Hampshire, USA, 2017 • Community Rowing boathouse, Urban Design, Recreation, Waterfront, Boston, MA, USA, 2008


PLANET BORDERS COMMUNITIES HOUSEHOLDS HUMAN BEINGS WHERE_Buenos Aires, Argentina PARTICIPANTS_Griselda Balian,

Gastón Noriega, Gabriel Monteleone

La forza propulsiva dello studio associato di professionisti under 40 – i tre fondatori sono nati nel 1982 – risiede nel valore attribuito alla comprensione del lavoro svolto in maniera collettiva, con progetti mirati e informati dalle esigenze specifiche delle comunità cui sono rivolti. L’architettura diventa il risultato di una pratica che si propone di innovare, in un percorso che va dalla ricerca e sperimentazione sui materiali al ripensamento delle forme, dai loro processi generativi al loro utilizzo in diversi campi d’azione. ENG The driving force of this under-40 professional team lies in the added value of a comprehensive, pluralistic effort. Their projects are always inspired to a community vision. Architecture is the result of a practice and thought in the dimensions of innovation, research, experimentation. From research and experimentation on materials to rethinking shapes, from their creation processes to their use in different fields. SIGNS

• Casa Buho, Villas Castel La Plata, Buenos Aires, Argentina, 2017 • Casa Scout, Buenos Aires, Argentina, 2014 • Calasanz 583, Caba, Buenos Aires, Argentina, 2009-11

ecoLogicStudio WHERE_ London, UK PARTICIPANTS_Claudia

Marco Poletto

Pasquero,

Perché circoscrivere al solo ambito umano il “we” designato dall’interrogativo cruciale di Hashim Sarkis? È una delle domande che si pone lo studio fondato nel 2005 da Claudia Pasquero e Marco Poletto, determinato nell’estendere il ‘noi’ a ogni organismo vivente esistente in natura. Una natura destinata a legarsi sempre più alla tecnologia e a dialogare con l’uomo, per esempio attraverso l’implementazione dell’utilizzo di biomateriali per creare infrastrutture biologiche in grado di metabolizzare gli agenti oggi definiti “inquinanti”. ENG Why should we limit the ‘we’ in Hashim Sarkis’ Biennale question to the human sphere only? Claudia Pasquero and Marco Poletto, partner architects since 2005, believe that ‘we’ stands for every living organism on earth. Nature and technology grow closer with time and adapt to our needs, for example, through the use of biomaterials that can metabolize substances today considered as ‘polluting’. SIGNS

• BIO.tech HUT, Astana Expo, Kazakhstan, 2017 • Solana, Montenegro Pavilion, 15. Architecture Biennale, Venice, Italy, 2016 • The Urban Algae Folly, EXPO Milano, Italy, 2015

Farshid Moussavi Architecture WHERE_ London, UK PARTICIPANT_Farshid Moussavi

«L’architettura è una pratica spaziale, ma anche culturale, sociale, economica, tecnica e politica. Ero attratta dal fatto che non si trattasse di un’attività artistica isolata». Farshid Moussavi, iraniana di nascita, è un architetto di fama internazionale, ha fondato il pluripremiato studio Farshid Moussavi Architecture (FMA) ed è docente di pratica dell’architettura alla Harvard University Graduate School of Design. L’approccio di Moussavi è caratterizzato da un’apertura e da un’attenzione alla cifra più intellettuale e culturale dell’architettura. ENG “Architecture is a spatial practice, but also a cultural, social, economic, technical, and political one. I was attracted to the fact that it wasn’t an isolated artistic activity”. Iranian architect of international fame Farshid Moussavi is now head of the self-named award-winning studio and teaches at the Harvard University Graduate School of Design. Moussavi’s approach is one that opens up to change and to commitment towards the intellectual and cultural life of architecture. SIGNS

• MOCA, Museum of Contemporary Art in Cleveland, OH, USA, 2019 • Officer of the Order of the British Empire (OBE) Queen’s Birthday Honours for services to architecture, award, 2018 • The Function of Style, publisher Actar, FunctionLab, Harvard Graduate School of Design, 2015

Fernanda Canales WHERE_ Mexico City, Mexico PARTICIPANT_Fernanda Canales

Poiché l’architettura è un modo di relazionarsi con la città e il territorio, Fernanda Canales, uno dei nomi più affermati tra le nuove generazioni messicane, si considera un’attivista spaziale. Ancor prima di pensare all’interno delle opere che realizza, importante è per lei la potenza dello sguardo verso l’esterno, un approccio che favorisce la possibilità di migliorare le condizioni di vita e di relazionarsi con gli altri e con lo spazio vicino. Gli spazi pubblici diventano così punti di connessione spaziale. ENG Imperfection generates architecture. Architecture is the way we relate to cities and territory and Fernanda Canales, one of the most well-accomplished Mexican architects, considers herself a space activist. For Canales, what is most important is the power of looking outside before thinking about the interior of her designs. This improves life conditions and relationships, both with space and with people. Public spaces thus become points for spatial connections.

MAG

SIGNS

• Centro Cultural Elena Garro, Coyoacán, Mexico, 2013 • Pabellón Invisible, Mexico City, Mexico, 2012 • CEDIM Monterrey, Centro de Estudios Superiores de Diseño, Monterrey, Mexico, 2008

gad · line+ studio WHERE_Hangzhou, China PARTICIPANT_Fanhao Meng

“line” definisce il confine nella progettazione architettonica, “+” mira a superare i confini delle realizzazioni tradizionali e ad usare il pensiero allargato verso visioni più aperte, senza limiti, nella pianificazione architettonica sia di interni che del paesaggio. Dal modellamento dello spazio urbano alla rivitalizzazione della civiltà rurale, il lavoro di gad · line+ è sempre fortemente connotato da un proprio pensiero critico, costruendo opere di design radicate nel contesto delle caratteristiche regionali e culturali rispondendo e interpretando le diverse connotazioni e i difformi flussi della cultura contemporanea. ENG ‘line’ is the border of architectural design, ‘+’ aims at overcoming the boundaries of traditional building practices and thinking outside of the box, widening the scope of architectural planning of both interiors and landscape. From urban space modelling to the revitalization of rural areas, gad · line+ insists on critical thought and builds designs rooted in their regional and cultural contexts and interprets different connotations and ideas of modern culture. SIGNS

• Guizhou Longtang Targeted Poverty Alleviation Project, Leishan, China, 2020 • Dezeen Awards, Emerging architect of the year, 2020 • Mogan Academy, Learning Community Centre, landscape design, Huzhou, China, 2019

HOW WILL WE LIV E TOGE THER ?

BAAG Buenos Aires Arquitectura Grupal

17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

Gramazio Kohler Architects / NCCR DFAB WHERE_Zürich, Switzerland PARTICIPANTS_Fabio Gramazio,

Matthias Kohler

Quale architettura sarebbe possibile personalizzando digitalmente ogni componente del procedimento di costruzione? Le nuove frontiere della produzione digitale creano una “casa nella casa” nata dall’interazione tra uomo e robot, spingendo la stampa 3D oltre i limiti conosciuti. L’architettura come processo di ricerca incessante viene qui declinata in un’idea di design fondata sulla combinazione di “materiale” e “digitale”. ENG What architecture would be possible if we were allowed to digitally customize every component in the building process? The new frontiers of digital production can create a “home in a house” out of the interaction be-

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ARSENALE

PARTICIPANTS tween man and machine, pushing 3D printing beyond its current limitations. Architecture is research, in this case on the design resulting from a combination of material and digital. SIGNS

• FutureTree, Esslingen, Germany, 2019 • Robotic Pavilion, Zürich, Switzerland, 2017 • Iridescence Print, Palais de Tokyo, Paris, France, 2015

A RCHITECTS | DESIGNERS | ARTISTS

K63.STUDIO WHERE_ Nairobi, Kenya; Vancouver, PARTICIPANT_Osborne Macharia

Canada

Fotografo e artista visivo formatosi da autodidatta, la sua ricerca si sviluppa intorno a due temi cardine: quello dell’identità culturale e quello della finzione. Nelle sue opere Macharia veicola importanti messaggi di impegno etico e civile affrontando temi di ancora drammatica attualità, quali le discriminazioni razziali o di genere, l’esclusione sociale, il contrabbando d’avorio, i pregiudizi verso le cosiddette “diversità”, la condizione degli anziani. Ha definito “afrofuturismo” il genere che contraddistingue il suo lavoro, ovvero una rielaborazione visiva della tradizione africana postcoloniale commista ad elementi attuali, ma anche fantastici o futuristici, come chiave interpretativa per immaginare un nuovo modo di raccontare l’Africa. ENG A self-taught photographer and visual artist, Macharia’s research develops around two key themes: cultural identity and fiction. In his art, he conveys important messages of ethical and civic commitment on topics such as racial and gender discrimination, social inclusion, ivory smuggling, prejudice against diversity, and the living conditions of the elderly. Macharia called ‘Afro-futurism’ the genre his art belongs to – a visual re-elaboration of postcolonial African tradition mixed with modern, fantastic or futuristic elements. A new way of telling Africa. SIGNS

• Still Here Tomorrow, Zeitz MOCAA, Cape Town, South Africa, 2019 • Afrofuturism, Tropen Museum, Amsterdam, The Netherlands, 2018 • Black to the Future-Reimagining Now, Dubai, United Arab Emirates, 2018

leonmarcial arquitectos WHERE_ Lima, Peru PARTICIPANTS_ Alexia

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León, Lucho Marcial

Fondato nel 2011, lo Studio si concentra in particolare sul rapporto tra architettura abitativa, società e ambiente al fine di migliorare la qualità della convivenza nelle città e nelle comunità peruviane. L’installazione Interwoven esplora un frammento spaziale che focalizza le interazioni e le transizioni tra famiglie e ambiente circostante. L’uso di materiali ecosostenibili e la tradizione artigiana locale, intrecciati attraverso l’architettura, offrono secondo la visione di leonmarcial diverse opportunità dinamiche

di riformare il modo in cui interagiamo e coesistiamo, stimolandoci a definire il nostro futuro e il futuro del nostro ambiente in una direzione più equa. ENG Founded in 2011 by Alexia León and Lucho Marcial, the Firm focuses on the relationship between residential architecture, society, and environment in order to improve the quality of coexistence in Peruvian cities and community. Exhibition Interwoven explores a spatial fragment of interactions and transitions between families and the surrounding environment. According to leonmarcial the use of eco-sustainable materials and local craftsmanship offer architecture different, dynamic opportunities to reshape the way we interact and coexist towards a more equitable future for people and planet. SIGNS

• Alcanfores Building, Mies Crown Hall Americas Prize, nominated projects, Lima, Peru, 2016 • National Museum of Archeology of Perú in Pachacamac, renovation project, Lima, Peru 2014-ongoing • Mori House in Playa Bonita 1996-1998, finalist (Alexia León) in the 2nd Mies van der Rohe Prize for Latin American Architecture, Lima, Peru, 2000

Leopold Banchini Architects WHERE_Geneva, Switzerland PARTICIPANT_ Leopold Banchini

with Lukas Feireiss (Berlin, Germany) and Dylan Perrenoud (Geneva, Switzerland)

Ritracciare la pratica del costruire sulle solide basi dell’architettura vernacolare verso paradigmi personali che assicurino la massima libertà espressiva possibile delle qualità artigianali dei singoli. Banchini ricerca una difficile idea di domesticità in costruzioni di materiali semplici, grezzi, e nei prefabbricati generici. I motivi di queste scelte si ritrovano in una visione essenzialmente politica e sociale dell’impegno verso il nostro ambiente costruito; chiave di queste scelte è la massimizzazione della partecipazione di tutti ai processi elaborativi e decisionali del fare architettura. ENG To retrace the practice of building on the grounds of vernacular architecture towards new personal, globalized paradigms that will allow the individual’s hands-on participation. Banchini researches an evanescent idea of domesticity in constructs of simple, raw materials and generic prefabricated components. The reasons for these choices are to be found in an essentially political and social vision on the choices we make on architecture, and the key to these choices is the maximization of everyone’s participation. SIGNS

• Casa CCFF, Lancy, Switzerland, 2020 • Dodged House, Lisbon, Portugal, 2019 • House For Architectural Heritage, Muharraq, Bahrain, 2017

LIN Architects Urbanists WHERE_Berlin, Germany; PARTICIPANT_Finn Geipel

Paris, France

Finn Geipel si occupa primariamente di grandi interventi in spazi pubblici, dall’imprescindibile lavoro su abitazioni dal costo sostenibile in città come Parigi a progetti decisamente più particolari come la conversione di una ex base per sottomarini alla foce della Loira in spazi per eventi musicali ed artistici. Ampio anche il lavoro svolto nella ricerca di modalità intelligenti di pianificazione dell’espansione urbana e delle metropoli moderne. Esteticamente Geipel ripercorre le tendenze del secondo ‘900 guardando alle ampie superfici piane e all’uso disinvolto di vetro, metallo e cemento. ENG Finn Geipel’s professional interests focus primarily on public spaces, from essential work on affordable housing in large cities such as Paris to much more particular projects like the conversion of a former submarine base in western France into a public venue for music and art events. Geipel also works extensively in the research for smart urban expansion and for sensible plans for modern metropolises. Aesthetically, Geipel elaborates on trends of the second half of the 20th century such as large flat surfaces and a generous use of glass, metal, and concrete. SIGNS

• Gare d’Auteuil, Mies van der Rohe Award 2022 (nominated), Paris, France, 2019 • German Pavilion, 13. Venice Biennale, Italy, 2012 • Alvéole 14, Saint-Nazaire, France, 2007

Lina Ghotmeh — Architecture WHERE_Paris, France PARTICIPANT_ Lina Ghotmeh

«Per me l’architettura è scavare nel passato proiettandolo verso il futuro». L’“Archeologia del futuro” è la sua metodologia di lavoro orientata alla rielaborazione del proprio vissuto (Beirut dei primi anni ’90, all’indomani della guerra), cifra che conferisce ai suoi edifici una chiara impronta espressiva, fortemente connotata da una tensione non retorica verso la sostenibilità. Ghotmeh, infatti, definisce l’importanza dell’architettura in relazione anche all’impatto con l’ambiente: lo spazio diventa strumento in grado di materializzare relazioni invisibili e di stabilirne di nuove, favorendo l’unione tra le persone. ENG “To me, architecture means digging into the past and projecting it onto the future”. ‘Future archaeology’ is the method she uses to re-elaborate her past – Beirut in the early 90’s, in the aftermath of the war – and to give her buildings a markedly expressive air combined with a sincere commitment to sustainability. In fact, Gothmeh believes in the importance of architecture in its effects on the environment.


Space becomes a tool to materialize invisible relationships and establish new ones, fostering interpersonal relationships. SIGNS

• “Lining Kefraya” Hotel, Kefraya, Lebanon, 2018-21 • A room for imagination, Zero carbon hôtel, award, Parigi, France, 2019 • Gold Award Bolzano Building - Zero Pollution for Ipes Public Office Building, Urban Wood, Bolzano, Italy, 2014

NADAAA WHERE_Boston, USA PARTICIPANTS_ Nader Tehrani,

Arthur Chang

Lo Studio svolge la sua azione a livello internazionale nel campo del design su vasta scala, dall’arredamento all’architettura, al design urbano. La loro progettualità architettonica si basa sull’avanzamento della costruzione strettamente connesso allo sviluppo del verde. L’integrazione tra paesaggio e costruzione viene ricercata con metodi innovativi per renderla imprescindibile nei sistemi costruttivi e nei piani di sviluppo urbano. ENG The studio works internationally on large-scale projects, from interior and urban design to architecture. Their architectural expressiveness is based on the development of green areas as well as on the actual buildings. The integration of building and landscape is accomplished with innovative methods that make such integration essential in construction industry and in urban planning. SIGNS

• Adams Street Branch Library, Boston, MA, USA, 2021 • Daniels Building, University of Toronto, extension, Toronto, Canada, 2018 • Model Home Gallery, award, Seoul, South Korea, 2012

nicolas laisné architectes WHERE_ Montreuil, France PARTICIPANT_ Nicolas Laisné

Particolarmente attento alle forme del contemporaneo, l’architetto Nicolas Laisné collabora abitualmente con artisti per sviluppare progetti attraverso i quali sovverte modelli e strutture abituali del fare architettura. Con un approccio innovativo Laisné pone l’attenzione sull’impatto che i comportamenti sociali dovrebbero esercitare sul design delle costruzioni, immaginando ambienti inconsueti come salotti in spazi esterni e luoghi di incontro su tetti di condomini. Per questa Biennale ha progettato un edificio ad uso abitativo che armonizza la naturale esigenza di privacy con il bisogno di incontrare i propri vicini di casa, così da permettere agli inquilini di mantenere una vita sociale pur lavorando, come sempre e più succede, in smart working. Particularly appreciative of modern form, architect Nicolas Laisné works often ENG

17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

together with artists in projects that subvert customary models and constructs. Using an innovative approach, Laisné focuses on the impact social behaviour should have on designing buildings and imagines unusual spaces such as open-air living rooms and meeting places on condo rooftops. For this Biennale, Laisné designed housing that harmonizes the natural need for privacy with the need to meet one’s neighbours, so as to facilitate socializing even when working from home. SIGNS

• Administrative Center of the Sicily Region, Palermo, Italy, 2021-ongoing • L’Arbre Blanc, Montpellier, France, 2019 • Anis, Nice, France, 2019

OPAFORM architects WHERE_Bergen, Norway PARTICIPANTS_ Marina Bauer,

Espen Folgerø

Situato sulla costa occidentale norvegese, lo Studio sviluppa la propria progettualità a partire dalla regola base dell’utilizzo di materiali di prossimità, compiendo una costante ricerca sui metodi di costruzione e i materiali da utilizzare. Progettando in particolare piccoli e grandi rifugi, sovente compiono un lavoro di addizione di nuovi moduli su edifici già esistenti, fornendo nuove soluzioni nella definizione degli spazi, allargando e migliorando di molto la qualità dell’esistente. Lavorando in prevalenza con legno e lana, creano “nidi” accuratamente progettati per offrire spazi confortevoli. ENG Located on the Norwegian west coast, the Firm works with a basic set of rules that include the use of locally sourced materials to build small and large mountain huts while conducting research on building practices and materials. They often work on modular additions to existing buildings and offer new solutions to define spaces widening and improving the quality of the existing. Using timber and wool, often as sole materials, OPAFORM creates a carefully crafted, comfortable ‘nest’. SIGNS

• Bergen økologiske landsby, Osterøy, Pågår, Norway, 2019 • Nøstegaten, Enebolig, Nøstet, Norway, 2018 • Tubakuba, small, public cabin for overnight stays, Fløyen, Bergen, Norway, 2014

ROJO / FERNÁNDEZSHAW arquitectos WHERE_ Madrid, Spain PARTICIPANTS_Begoña Fernádez-Shaw,

MAG

e Rojo è inscindibile dal “contratto sociale”. Sospesa tra confini fisici e costruzioni digitali – entrambi spazi simulati a cui non è possibile accedere – l’esperienza offerta dall’installazione vuole catalizzare l’attenzione sul significato dello spazio e delle immagini come riferimenti e costruzioni sociali. ENG Operational since 1994, this firm is famous for the design and construction of public works and social housing, awarded in many architecture competitions. The installation presented at Corderie aims at answering the question of “space contract” which, according to the two architects, is inseparable from the “social contract”. Suspended between physical boundaries and digital constructions – both simulated spaces we cannot have access to – the installation wants to focus our attention on the space and images meaning. SIGNS

• Runnymede College Campus La Moraleja, Madrid, Spain, 2017–ongoing • Faculty of Sciences for the UNED University, Las Rozas, Madrid, Spain, 2013 • Teatro Buero Vallejo, FAD Award, Guadalajara, Spain, 2002

SsD WHERE_Seoul, Korea; New PARTICIPANT_ Jinhee Park

York, USA

La crescente densità imposta dagli elevati costi di accesso alle aree urbane richiede di dividere con grande cautela gli spazi pubblici da quelli privati, impegnandosi al massimo per un uso intelligente dello spazio residuo, quella totalità di piccole aree che attorniano il minimo indispensabile il costruito. Progetti modulari permettono di riorganizzare i volumi interni, formando unità di diverse dimensioni e usi con un minimo dispendio di spazi, adeguando alle nuove necessità gli spazi liminali pubblici/privati. ENG The growing density imposed by high access costs to urban areas mandates great caution in the way we divide public and private spaces, thus committing to a clever use of residual space – the sum of those small areas that surround, at a minimum, all built-up space. Modular projects allow to re-organize indoor volumes to create units of different sizes and uses with minimal effort and to fine-tune to the new needs the liminal public/private spaces.

HOW WILL WE LIV E TOGE THER ?

PLANET BORDERS COMMUNITIES HOUSEHOLDS HUMAN BEINGS

SIGNS

• Oasis Place, Kuala Lumpur, Malaysia, 2017 • Songpa Micro-Housing, Seoul, Korea, 2014 • Sponge Park, Seoul, Korea, unrealized

Luis Rojo

Operativo dal 1994, lo studio madrileno è celebre per la progettazione e la realizzazione di opere pubbliche e di edilizia sociale, molte delle quali premiate in numerosi concorsi di architettura. L’installazione presentata alle Corderie intende rispondere alla questione del “contratto spaziale”, che per Fernandez-Shaw

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ARSENALE

PARTICIPANTS

Superflux

A RCHITECTS | DESIGNERS | ARTISTS

WHERE_ London, UK PARTICIPANTS_ Anab Jain,

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Jon Ardern

Lo studio multidisciplinare anglo-indiano si prefigge lo scopo di mettere in contatto mondi e storie differenti per affrontare con nuove chiavi interpretative la precarietà del nostro vivere quotidiano, in un tempo connotato da tumultuosi e rapidissimi cambiamenti. Anab Jain e Jon Ardern hanno lavorato sul tema del design speculativo per alcuni importanti brand internazionali come Microsoft Research, Sony, Samsung e Nokia, ed il loro lavoro è stato esposto al MoMA di New York, al National Museum of China e al V&A di Londra. Le loro ricerche indagano gli aspetti meno conosciuti di settori quali tecnologia, politica, cultura e ambiente e portano a immaginare nuovi modi di vedere, essere ed agire. ENG The Anglo-Indian multi-disciplinary practice aims at creating contact points between different worlds and different stories, a way to face the precariousness of our fastchanging lives. The two architects worked on speculative design for international brands like Microsoft Research, Sony, Samsung, and Nokia, and their work was exhibited at MoMA, at the National Museum of China, and at the V&A. Their research investigates less known aspects of technology, politics, culture, and environment science and encourage new ways of seeing, being, and acting. SIGNS

• Invocation for Hope, The Vienna Biennale, Vienna, Austria, 2021 • Mitigation of Shock, installation, Singapore, 2018

THE OPEN WORKSHOP WHERE_San Francisco, USA; PARTICIPANTS_ Neeraj Bhatia,

Antje Steinmuller

Toronto, Canada

La pratica di The Open Workshop è incentrata sul riesame critico del concetto di “opera aperta” elaborato per la prima volta da Umberto Eco nel 1962. Tornando incessantemente su testi, disegni e plastici, Bhatia e Steinmuller esercitano la ‘ri-scrittura’ come metodo di progettazione, rinnovando e aggiornando i contenuti di progetti e di temi già affrontati in passato dall’architettura. Commoning Domestic Space, il progetto esposto all’Arsenale, affianca una serie di casi studio che esplorano il modo in cui gli individui hanno costruito, condiviso e governato nel tempo i beni domestici comuni, ad una raccolta di progetti speculativi di abitazioni collettive che propongono soluzioni all’urgente crisi degli alloggi. ENG A practice focused on the critical examination of the ‘open text’ concept, postulated by Umberto Eco in 1962. By going back over and over again on copy, drawings, and models, Bhatia and Steinmuller use ‘re-writing’ to redesign, renovate, and update the content

of projects and themes already addressed in the past by other architects. Commoning Domestic Space, the project on exhibit at the Arsenale, pairs a series of case studies that investigate the way people have built, shared, and managed over time common household goods to a series of speculative co-housing projects that propose solutions to the urgent housing crisis. SIGNS

• New Investigations in Collective Form, Actar Publisher, 2018 • The Garden of Framed Scenes, Viseu, Portugal, 2018 • Conservatory House, Ealing. London, UK, 201213

Sahel Alhiyari Architects - SHA WHERE_ Amman, Jordan PARTICIPANT_Sahel Alhiyari

L’attività copre un ampio spettro di discipline legate al design: urbano e di interni, installazioni architettoniche e mostre. SHA riesce ad affrontare le particolarità, le sfide e i limiti insiti in ogni progetto con una forte sinergia tra design, materiali e tecnica, favorendo un’architettura sempre rispettosa del contesto culturale in cui va a inserirsi, rivitalizzando al contempo le tradizioni e le convenzioni ridefinendole e attualizzandole. SHA si pone sempre il fine di produrre eccellenza, prescindendo dalle dimensioni progettuali, dal budget o dal luogo di azione. ENG The studio’s activity encompasses a large range of disciplines going from urban and interior design to architectural installations and exhibitions. SHA tackles the peculiarities, challenges and limits inherent in each project with the synergy of design, material science, and technology. Their architecture is respectful of its cultural context and aims to revitalize traditions and conventions, to redefine them, and actualize them. SHA always aims at producing excellence, whatever the size, budget, or place of any given project. SIGNS

• Abu Samra Mosque, Tripoli, Lebanon, 2019 • Royal Botanic Garden, Jerash, Jordan, 2017 • Portals Exhibition, The Khalid Shoman Foundation, Amman, Jordan, 2013

STATIONS 3. Abalos+Sentkiewicz AS+ (Madrid, Spain) Iñaki Ábalos, Renata Sentkiewicz Harvard University (Cambridge, USA) and Escuela Técnica Superior de Arquitectura de Madrid (Madrid, Spain) 4. Anne Kockelkorn and Susanne Schindler Master of Advanced Studies (MAS) in History and Theory of Architecture at ETH Zurich (Zürich, Switzerland) 5. Daisy Ames, Bernadette Baird-Zars, Adam Frampton Columbia GSAPP Housing Lab (New York, USA) 6. Mark Jarzombek and Vikramaditya Prakash AUL Architecture (Un)Certainty Lab. MIT SA+P and University of Washington (Cambridge, USA; and Seattle, USA) 7. Mark Jarzombek and Vikramaditya Prakash Global Architectural History Teaching Collaborative (GAHTC).MIT SA+P (Cambridge, USA)


PLANET BORDERS COMMUNITIES HOUSEHOLDS HUMAN BEINGS

Aristide Antonas WHERE_ Athens, Greece, Berlin, PARTICIPANTS_ Elina Axioti,

Germany

Mona Mahall, Asli Serbest

Architetto, scrittore, artista visivo greco. L’argomento di interesse è l’architettura considerata come una serie di processi che egli definisce “protocolli urbani”, nuove tipologie di spazi urbani e abitativi. «Sono uno scrittore e se dovessi scegliere come presentarmi, userei questa definizione. In molti casi lavoro come architetto: lo faccio con la convinzione di compiere opere di scrittura, ma le mie proposte sono sempre pensate per essere costruite. Sono estremamente interessato al lato tecnico dei miei disegni, pur concependo gli edifici come “interesting writings”». ENG Antonas is a Greek architect, author, and visual artist. His interests lie in architecture as a series of processes he calls ‘urban protocols’, new types of urban and living spaces. “I am an author and, if I were to define myself, that’s the definition I’d choose. I also work as an architect and when I do, I do it with the conviction that it’s literary work I’m doing. All my designs are meant to be built. I am extremely interested in the technical aspect of my designs, though I still view buildings as ‘interesting writings’.” SIGNS

• The House For Doing Nothing, Frac Centre-Val de Loire, Orléans, France, 2018 • The Structure of Revenge, Documenta 14, Kassel, Germany, 2016 • Archipelago of Protocols, edited and published by dpr-barcelona, 2016

Arquitectura Expandida WHERE_Bogotá, Colombia PARTICIPANTS_ Ana López Ortego,

Harold Guyaux, Felipe González González, Viviana Parada Camargo

Collettivo di architetti attivisti che opera nelle realtà più disagiate della Capitale colombiana. Il loro è un laboratorio che unisce investigazione e azione con lo scopo di fare ricerca su processi e metodi di autocostruzione collettiva della città, coinvolgendo associazioni culturali e di quartiere e cercando di trasmettere ai cittadini l’interesse di farsi carico della gestione po-

As Emerging Communities litica, sociale e culturale del proprio territorio. Il collettivo si occupa soprattutto di interventi urbani ad alto contenuto simbolico e pedagogico, promuovendo la cultura come mezzo principale di pianificazione territoriale. ENG A collective of architects/activists working in the most depressed areas in Bogota. Arquitectura Expandida is a workshop that combines investigation and action to research on the processes and methods of collective self-building of a city, by involving cultural and neighborhood associations and trying to convey to residents an interest for the political, social and cultural administration of their territory. The collective focuses on urban intervention of high symbolical and educational content and promotes culture as the main vehicle of territorial planning. SIGNS

• Potocinema, Bogota, Colombia, 2016 • La casa del viento, San Cristóbal de Bogota, Colombia, 2015 • La Carbonera, Bosa Bogota, Colombia, 2015

atelier masōmī WHERE_ Niamey, Niger PARTICIPANT_ Mariam Kamara

Fondato nel 2014, l’Atelier masōmī è uno studio di architettura e ricerca che elabora un’ampia varietà di progetti di design pubblico, culturale, residenziale, commerciale e urbano. Il gruppo di lavoro è spinto dal convincimento del ruolo centrale assunto dagli architetti nel pensare e progettare spazi la cui finalità è quella di fornire un sostanziale miglioramento della qualità di vita della collettività, mantenendo vivo uno stretto dialogo tra progettazione, architettura, aspettative delle persone e contesto in cui si interviene. ENG Founded in 2014, Atelier masōmī is an architecture and research firm working in the fields of public, cultural, residential, commercial, and urban design. The team believe in the key role architects play in thinking and designing space as well as in affecting the territory they work on. Their aim is to improve quality of life and to keep a dialogue open between architecture, people, and the context where they operate.

MAG

SIGNS

• Niamey Cultural Center, Niamey, Niger, 2020-ongoing • Hikma, religious and secular complex, Dandaji’s Community Center, Niger, 2018 • Regional Market, Dandaji, Niger, 2018

BASE studio WHERE_Santiago, Chile PARTICIPANTS_Barbara Barreda,

Felipe Sepulveda

La tegola di terracotta è l’elemento architettonico al centro del progetto dei due architetti cileni. La tegola diventa lo strumento attraverso il quale esplorare nuove potenzialità del lavoro ‘fatto a mano’, auspicando un futuro contesto ibrido in cui l’accuratezza e l’accessibilità dei materiali artigianali si coniughi con le possibilità offerte dalle nuove tecnologie. Obiettivo primario è creare nuovi spazi in cui la rigidità dei tetti convenzionalmente intesi venga sostituita dalla flessibilità e dalla leggerezza dei materiali utilizzati, adattabili a diversi scenari. ENG The terracotta roof tile is the core of the project presented in Venice by the two Chilean architects. A symbol of craftsmanship, the roof tile becomes the tool to explore the potential of a ‘handmade’ universe, looking forward to a future, hybrid context where accuracy and accessibility of handcrafted materials pairs with the potential of new technologies. This is how new spaces are born, spaces where the stiffness of conventional roofs is replaced by the flexibility and lightness of materials, adaptable to different contexts and scenarios. SIGNS

• Ring of Fire, Tokyo, Japan, 2019 • Andes, Salone Internazionale del Mobile, Milano, Italy, 2019 • AIReS, MoMA, New York, USA, 2019

Cohabitation Strategies

HOW WILL WE LIV E TOGE THER ?

A RSEN ALE

17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

WHERE_Rotterdam, The Netherlands PARTICIPANTS_ Lucia Babina, Emiliano

Gandolfi, Gabriela Rendon, Miguel Robles Duran

Cohabitation Strategies (CohStra), fondata nella città di Rotterdam subito dopo il crollo finanziario del 2008, è una cooperativa senza scopo di lucro per la ricerca, la progettazione e lo sviluppo socio-spaziale che oggi ha sede anche a New York e Ibiza. La ricerca/azione di CohStra è focalizzata in particolare sul “diritto alla città”. In collaborazione con un team interdisciplinare CohStra persegue l’obiettivo di facilitare progetti di intervento trasformativi e progressivi, affrontando le implicazioni sociali e spaziali del declino urbano, della disuguaglianza e della segregazione. ENG Rotterdam-based CohStra, founded in the aftermath of the 2008 financial crisis, is a non-profit group that researches and designs solutions for social and spatial development. They opened offices in New York and Ibiza as

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ARSENALE

PARTICIPANTS well. CohStra’s research/action focuses on the “right to the city” and, as an inter-disciplinary team, they facilitate transformative, progressive interventions to confront spatial and urban decay, inequality, and segregation. SIGNS

A RCHITECTS | DESIGNERS | ARTISTS

• From Here, Convening Place, installation, Art Galllery of Alberta, Edmonton, Canada, 2019 • Playgrounds for Useful Knowledge, project, Philadelphia, PA, USA, 2016 • Uneven Growth: Tactical Urbanisms for Expanding Megacities, MoMA, New York, 2014-15

doxiadis+

SIGNS

• Veterans Home in Aarhus, Denmark, 2017-ongoing • Climate Harbour, Middelfart, Denmark, 2016-ongoing • The Forest Tower, Camp Adventure Park, Haslev, Denmark, 2017

WHERE_ Athens, Greece PARTICIPANT_Thomas Doxiadis

L’architettura ha il compito di formare il territorio a qualunque scala. Lo spazio non viene annullato o sottratto ad altri attori, ma adattato in modo da inserire l’uomo in simbiosi multipla con altri soggetti, animati e inanimati, con lo scopo di assolvere al più alto numero possibile di cicli vitali: la generazione dell’energia, la rete dei trasporti, fino a considerare il ruolo dei microrganismi unicellulari nel trattamento dei rifiuti. ENG Architecture task is to shape territories, at whatever scale. Space is not annihilated or taken from other actors, it is adapted in such a way as to let people integrate in an existing symbiosis and into multiple connections with other animate and inanimate subjects. This integration will grow to complete the highest possible number of vital cycles: waste management, energy generation, transportation networks, all the way up to the role of the single cell microorganisms. SIGNS

• Hellinikon Project Metropolitan Park, unrealized, Athens, Greece, 2013-18 • Junk to park over ancient Athens, Athens, Greece, 2011 • Residence in an Olive Grove, Platanos, Greece, 2008

Enlace Arquitectura WHERE_Caracas, Venezuela PARTICIPANT_ Elisa Silva

Anche i quartieri più popolari di Caracas hanno bisogno di spazi verdi. Nonostante la loro alta densità e l’informale disposizione dei lotti, piccole aree verdi sono presenti e usate dai residenti per la coltivazione di piante ad uso culinario e medicinale. Interventi anche su piccola scala migliorano di molto la qualità di vita di questi luoghi e favoriscono coesione sociale e pubblica sicurezza. Le attività necessarie alla vita del quartiere sono il più possibile concentrate in loco e dimensionate in scala minima, proporzionata al loro uso. ENG Even the barrios, the working-class neighbourhoods in Caracas, need greenery and, although densely inhabited and informal in their general planning, they do have green areas, mostly used by residents to grow plants for cooking and medicinal use. Small-scale interventions can improve greatly the quality of life of these neighbourhoods and favour social cohesion and public safety. All activities are kept as local as possible and to the proper scale, which maximizes effectiveness. SIGNS

EFFEKT WHERE_Copenhagen, Denmark PARTICIPANTS_Sinus Lynge, Tue Foged

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invites Biennale visitors to rethink the way they live, on the assumption that the well-being of people and the Earth are interconnected. By designing buildings and cities as ecosystems we are very close to bridging the gap between built-up environment and natural systems with mutual benefit to human life and the world we live in.

Combinando l’approccio olistico con una sensibilità del design a misura d’uomo, EFFEKT mira con ogni singolo progetto a creare un impatto positivo duraturo sulla società. Lo studio danese invita i visitatori della Biennale a ripensare il proprio modo di vivere partendo dal presupposto che il benessere delle persone e del Pianeta siano interdipendenti. Progettando edifici e città come ecosistemi, l’intento è di colmare il divario tra costruito e sistema naturale, con reciproco beneficio sulla vita umana e sul mondo da cui essa dipende. ENG A combination of a holistic approach with a penchant for person-friendly design, EFFEKT uses every project to generate a lasting, positive impact on society in full respect of people and of our planet. The Danish studio

• Blasphemous distillery, Texas, USA, 2019 • Plaza Jorge Somaca, Barrio Chapellin, Caracas, Venezuela, 2018 • Las Agüitas playground, Los Guayos, Venezuela, 2017

Fieldoffice Architects WHERE_Yilan, Taiwan PARTICIPANT_Huang Sheng-Yuan

Costruire luoghi dove la città si dirada e lascia spazio a un ambiente rurale tuttavia ancora contaminato dall’urbanizzazione, contemperando attentamente le esigenze della metropoli (Taipei), dell’uomo e della natura. I progetti del gruppo Fieldoffice e del suo fondatore Huang Sheng-Yuan si concentrano sulle particolarità dell’ambiente suburbano dove l’attività umana possa inserirsi discretamente senza rivoluzionarne il paesaggio. To build places where the city thins out and makes room for a rural environment ENG

that is nonetheless still contaminated by urbanization, balancing the needs of the metropolis (Taipei), of people, and of nature. The projects by Fieldoffice Architects, and by the group’s founder Huang Sheng-Yuan in particular, focus on the peculiarities of suburban environment and look for ways human activity can discreetly integrate without revolutionizing the existing landscape. SIGNS

• Living with Sky, Water and Mountain: Making Places in Yilan, 16. Biennale Architecture, Venice, Italy, 2018 • Wei-Shui Chiang Memorial Cemetery, Taipei, Taiwan, 2011-15 • New Home of Cloud Gate, New Taipei, Taiwan, 2008-15

Lacol WHERE_Barcelona, Spain PARTICIPANTS_ Ariadna Artigas,

Mirko Gegundez, Lali Daví, Pol Massoni, Anna Clemente, Cristina Gamboa, Núria Vila, Jordi Miró, Ernest Garriga, Eliseu Arrufat, Laura Lluch, Lluc Hernandez, Arnau Andrés, Carles Baiges

Progetti abitativi a ridotto impatto ambientale, cooperativismo e partecipazione sono i pilastri su cui poggia la filosofia del collettivo di architetti fondato nel 2009 a Barcellona. Nella visione di Lacol le infrastrutture comunitarie per la sostenibilità sono lo strumento chiave per la transizione eco-sociale. Ne è un esempio emblematico la cooperativa abitativa La Borda nell’ex quartiere industriale di Sants, un alloggio collettivo autogestito dai residenti in cui la dicotomia tra spazio privato e pubblico si assottiglia svelando uno spazio intermedio condiviso, flessibile e adattabile alle diverse esigenze della vita comunitaria. ENG Low-impact housing designs, cooperativeness, participation are what inspires the work at the Barcelona-based collective of architects. According to Lacol, community infrastructures oriented to sustainability are the key to the eco-social transition. An emblematic example of this is the housing co-op in La Borda, in the former industrial district of Sants. La Borda is a self-managed housing project where the dichotomy of public and private spaces grows thinner to reveal a shared middle, flexible space that can fit the needs of the community. SIGNS

• La Comunal, Barcelona, Spain, 2020 • Espai Assequible, housing cooperative, Barcelona, Spain, 2019–ongoing • La Borda, housing cooperative, Barcelona, Spain, 2018


PLANET BORDERS COMMUNITIES HOUSEHOLDS HUMAN BEINGS WHERE_Basel, Switzerland; Amsterdam, The Netherlands PARTICIPANTS_ Manuel Herz, Iwan Baan

Particolarmente sensibile alla funzione sociale che il fare architettura può ricoprire, vedi il caso sempre più attuale della progettazione di campi-profughi, lo studio con sedi in Svizzera e Olanda si occupa di edilizia urbana attraverso progetti di natura eterogenea. Per il progetto di questa Biennale Manuel Herz ha collaborato con il fotografo olandese Iwan Baan, artista sensibile alla dimensione sociale, politica e culturale. ENG Especially interested in the social role of architecture, as in the case of the realization of refugee camps, the firm, based in Switzerland and Germany, operates in urban settings. They have often been awarded with prestigious prizes. Although their projects are heterogeneous, they all focus on their use through a social, political, cultural perspective. The project for the Biennale is presented with the collaboration of Dutch photographer Iwan Baan. SIGNS

• Manuel Herz Architects with the National Union of Sahrawi Women, 15. Architecture Biennale, Venice, Italy, 2016 • Synagogue and Jewish Community Center, Mainz, Germany, 2010 • Wohn-und Geschäftshaus, Cologne, Germany, 2003

Michael Maltzan Architecture WHERE_ Los Angeles, USA PARTICIPANT_ Michael Maltzan

L’architetto americano, il cui nome è legato al progetto di trasformazione del principale viadotto di Los Angeles, ha costruito la propria professione intorno alla possibilità di rigenerare la città seguendo due strategie complementari: da un lato elaborando un’architettura del lusso, raffinata, iconica, ricca; dall’altro lato lavorando attorno al tema dell’housing sociale, sviluppato attraverso progetti estremamente virtuosi dal punto di vista tipologico e strategico, in grado di attirare l’attenzione di associazioni e istituzioni con un importante profilo sociale. ENG This American architect, whose name has been associated with the transformation of a large viaduct in Los Angeles, has always worked around the possibility of regenerating cities through two complementary strategies. On the one hand, he creates luxurious, refined, iconic, rich architecture. On the other hand, he has realized a lot of social housing designs which are typologically and strategically highly-skilled projects drawing the attention of important associations and institutions extremely active in the social field.

SIGNS

• Star Apartments, 16. Architecture Biennale, Venice, Italy, 2018 • The Moody Center for the Arts, Houston, TX, USA, 2017 • New Carver Apartments, Los Angeles, CA, USA, 2009

MDP Michel Desvigne Paysagiste WHERE_Paris, France PARTICIPANT_ Michel Desvigne

Riconosciuto a livello internazionale per lo stile rigoroso e contemporaneo, primo architetto paesaggista residente a Villa Medici (1986-88), durante la sua quarantennale carriera Michel Desvigne ha sviluppato progetti in oltre venticinque paesi, dedicandosi principalmente a spazi pubblici e parchi urbani. Coinvolto da Renzo Piano nel progetto per Rue de Meaux, nel 1989 ha ideato Place des Bouleaux, progetto che l’ha portato alla ribalta internazionale. Desvigne ha trasposto in Europa il sistema dei Grandi Parchi americani di fine ‘800, rivoluzionando le periferie urbane con estremo minimalismo, rispettando il paesaggio e portandone alla luce la vera essenza. ENG Internationally recognized for his rigorous modern style, Michel Desvigne was the first landscape architect to live at Villa Medici from1986 to1988. Over his forty-year career Michel Desvigne has developed designs in over twenty-five countries focusing mainly on public spaces and urban green areas. He worked with Renzo Piano in the Rue de Meaux project and created Place des Bouleaux in 1989, a design which earned him international fame. Desvigne has transposed into Europe the concept of great American parks of the late 1800s, revolutionizing suburban areas through a minimalist approach, respecting the landscape and bringing to light its very essence. SIGNS

• Parco Centrale di Prato, Italy, 2016-ongoing • Port of Marseille, restoration, France, 2014 • Paris-Saclay Cluster, France, 2009-ongoing

Miralles Tagliabue EMBT WHERE_Barcelona, Spain PARTICIPANTS_Benedetta Tagliabue,

Nedelcu, Joan Callís

Elena

Sperimentazione manuale e atteggiamento germinale verso un’architettura che costruisce se stessa dal basso verso l’alto. Tra i player dietro alla riqualificazione di Barcellona quale città di rilevanza globale, lo studio EMBT ha sempre dimostrato grande apertura nei confronti dei contesti e delle culture in cui ha operato, dai sovrasegmentali alla progettazione, per un’integrazione a tutto tondo dell’architettura con la vita urbana. ENG Manual experimentation and a bottom-up approach to architecture. An impor-

MAG

tant player behind the redevelopment of Barcelona as a global city, EMBT has always shown great openness towards contrasting contexts and cultures, elements beyond design, for an all-round integration of architecture into urban life. SIGNS

• New Administrative Centre of Regione Sicilia, Palermo, Italy, 2021 • Spain Pavilion for Shanghai 2010 Expo, Shanghai, China, 2009 • Santa Caterina Market, Barcelona, Spain, 2005

OMA WHERE_Rotterdam, The Netherlands PARTICIPANT_Reinier de Graaf

Reinier de Graaf è partner dello Studio OMA dal 1996, responsabile della costruzione e della pianificazione generale dei progetti in Europa, Russia e Medio Oriente. Dal 2002 è direttore di AMO, il laboratorio di ricerca e design di OMA. Il suo romanzo The Masterplan (2021) racconta la traiettoria di un architetto che desidera ardentemente un riconoscimento pubblico. Una ricostruzione immaginaria di un sogno architettonico ridotto in polvere da forze più grandi, dove le scelte di un architetto hanno conseguenze inaspettate. ENG Reinier de Graaf has been a partner at OMA since 1996. He is responsible for building and masterplanning projects in Europe, Russia, and the Middle East. Since 2002 he has been director of AMO, OMA’s research and design studio. A chronicle of the trajectory of an architect longing for recognition, The Masterplan (2021) unfolds as a fictional reconstruction of an architectural dream blown to dust by bigger forces. Caught in the crossfire, the architect must recognize that his choices have unexpected implications. SIGNS

• The Masterplan, Archis, 2021

HOW WILL WE LIV E TOGE THER ?

Manuel Herz Architects and Iwan Baan

17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

PRÁCTICA WHERE_ Madrid, Spain PARTICIPANT_ Jaime Daroca

Guerrero, José Mayoral Moratilla, José Ramón Sierra Gómez de León

Team internazionale multidisciplinare specializzato in architettura, pianificazione urbana e design, Práctica opera su scale e contesti diversi, ricercando soluzioni locali attraverso una visione globale sostenibile e creativa. Tra i numerosi progetti, lo Studio sceglie di portare a Venezia il case study del fiume Somes che taglia in due la città di Cluj-Napoca in Romania. Il progetto mira a rigenerare le sponde del Somes rendendolo un connettore urbano di spazi pubblici e aree verdi lungo il quale le diverse comunità che abitano la città possono interagire, spostarsi e riconnettersi con la flora e la fauna dell’ecosistema circostante. 63


ARSENALE

PARTICIPANTS A multi-disciplinary international team specialized in architecture, urban planning, and design, Práctica works at different scales on different contexts by seeking local solutions through a global, sustainable, creative vision. Among their many projects, the Studio chose to exhibit in Venice their case study on the river Somes, that cuts in two the city of Cluj-Napoca, Romania. The project aims to revitalize the banks of the Somes and make it grow into an urban connector of public spaces and green areas. Along the river, the several communities that live in the city can interact, move, and reconnect with the flora and fauna of the surrounding ecosystem.

A RCHITECTS | DESIGNERS | ARTISTS

ENG

SIGNS

• River Somes, Cluj-Napoca, Romania, in progress • Dental Clinic in Los Remedios, Seville, Spain, 2020 • Punta Arenas International Antarctic Center, project, Chile, 2017

raumlaborberlin WHERE_Berlin, Germany PARTICIPANTS_ Andrea Hofmann,

Axel Timm, Benjamin Foerster-Baldenius, Christof Mayer, Florian Stirnemann, Francesco Apuzzo, Frauke Gerstenberg, Jan Liesegang, Markus Bader

Un collettivo di nove architetti/artisti attivisti riuniti in una struttura di lavoro collaborativa, che opera all’intersezione tra architettura, urbanistica e arte con un approccio sperimentale. Le indagini progettuali si concentrano su luoghi urbani complessi trasformandoli in laboratori in cui coinvolgere attivamente la collettività nel processo di conoscenza, comprensione, utilizzo della città e delle sue dinamiche. Luoghi in cui lo spazio si fonde con l’esperienza individuale, offrendo un potenziale inutilizzato da “sfruttare” per costruire modelli urbani alternativi. ENG A collective of nine activist architects and artists who work together at the intersection of architecture, urban planning, art, and urban intervention through an experimental approach. Their designs see ‘difficult’ urban areas as experimentative workshops that allow communities to participate in the process of knowledge, understanding, use of the city and its dynamics. Places where space blends with individual experience, offering untapped potential to activate for alternative urban models. SIGNS

• Floating University E.V., temporary inner-city laboratory, Berlin, Germany, 2019-20 • Tempelhof Workshop, three-day workshop for refugees and young Berliners, Berlin, Germany, 2016 • Global Award for Sustainable Architecture, 2018

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Ronan & Erwan Bouroullec WHERE_Paris, France PARTICIPANTS_ Erwan Bouroullec,

Ronan Bouroullec

I fratelli Ronan (1971) ed Erwan (1976) Bouroullec lavorano insieme dal 1999 dando vita a prodotti senza tempo per realizzazioni nel campo del design. Molti loro prodotti possono essere descritti come “microarchitettura”: elementi più grandi dei mobili ma più piccoli di edifici, forme ibride pionieristiche che sfidano la categorizzazione mentre danno forma allo spazio in modi nuovi e intelligenti. ENG Brothers Ronan (b. 1971) and Erwan (b. 1976) Bouroullec have been working together since 1999 on timeless products for the largest, most influential producers in the field of design. Many of their products can be aptly called ‘microarchitecture’: they are larger than the average piece of furniture but smaller than a building – they are hybrid, pioneering forms that refuse categorization as they shape space in new, intelligent fashion. SIGNS

• Le Belvédère, urban design, Rennes, France, 2020 • Emerige Kiosque, modular pavillons, urban furniture, Paris, France, 2015 • Bivouac, installation, Centre Pompidou-Metz, France, 2012 • Compasso d’Oro for the Steelwood chair realized for Magis, 2011

Sean Lally WHERE_ Lausanne,

USA

Switzerland; Chicago,

Dalle sedi di Chicago e di Losanna Sean Lally elabora progetti che affrontano le sfide più urgenti della società odierna, dal cambiamento climatico alla progressiva diffusione di dispositivi di consumo e di tutela della salute che stanno ridefinendo sia l’ambiente che il corpo umano. I progetti, le pubblicazioni, le conferenze e le ricerche dello Studio si concentrano in particolare sul futuro potenziale dell’architettura in quanto disciplina vocata per eccellenza ad affrontare temi di simile portata. Riflessioni che l’architetto condivide con filosofi, antropologi culturali, leader politici, scienziati e autori di fantascienza nel suo podcast Night White Skies. ENG From his offices in Chicago and Lausanne, Sean Lally makes designs that tackle the most pressing challenges of modern society, from climate change to the spread of consumer-grade and health-preservation devices that are redefining both environment and human body. Lally’s projects, publications, lectures, and research focus on the potential future of architecture under these influences. The architect shares his thoughts with philosophers, cultural anthropologists, politicians, scientists, and sci-fi authors in his podcast Night White Skies.

SIGNS

• The Long Now, installation, Exhibit Columbus: 2019 University Design Research Fellows, Columbus, IN, USA, 2019 • The Air from Other Planets: A Brief History of Architecture to Come, Lars Müller Publishers, 2013 • Architectural League Prize for Young Architects and Designers Award, 2012

Skidmore, Owings & Merrill WHERE_ New York, USA PARTICIPANT_Colin Koop

SOM, collettivo di architetti, designer, ingegneri e pianificatori con sedi in tutto il mondo, ricerca soluzioni innovative per rispondere alle urgenti sfide ambientali e sociali, coniugando creatività e tecnologie emergenti per progettare edifici in grado di prefigurare nuovi modi di vivere. Frutto di una partnership con l’Agenzia Spaziale Europea iniziata nel 2018, la mostra, curata dall’architetto e progettista Colin Koop, partner di SOM da diciassette anni, presenta progetti e modelli di abitazioni lunari a dimensioni reali. ENG SOM is a group of architects, designers, engineers, and planners who work all around the world and research innovative solutions to react to urgent environmental and social challenges, combining creativity and emerging technologies to design buildings that anticipate new lifestyles. The exhibition curated by architect and designer Colin Koop – a partner of SOM for seventeen years – is a result of a partnership with the European Space Agency that began in 2018 and shows projects and life-sized models of lunar dwellings. SIGNS

• Disney’s Headquarters at Four Hudson Square, Manhattan, New York, USA, 2019-ongoing • Cornell Tech Campus Framework Plan, New York, USA, 2017 • Four Season Hotel, Manama, Bahrain, 2015

Storia Na Lugar WHERE_Praia, Cabo Verde PARTICIPANTS_Patti Anahory,

Cesar Schofield Cardoso

Un progetto sperimentale e multidisciplinare di analisi e documentazione delle dinamiche di produzione e di costruzione dei luoghi che si avvale di una piattaforma per documentari digitali interattivi basata su mappature partecipative dei processi cinematografici. La piattaforma diventa uno spazio per una riflessione critica in tempo reale, incrociando lo sguardo di comunità che affrontano sfide di esclusione, precarietà ed emarginazione con quello di tecnici, artisti e accademici. Al centro dell’installazione all’Arsenale il tema primario dell’acqua, affrontato nello specifico analizzando l’accesso a questa vitale risorsa e la sua distribuzione nel complesso rapporto tra turismo e comunità locali a Capo Verde. ENG An experimental and multi-disci-


PLANET BORDERS COMMUNITIES HOUSEHOLDS HUMAN BEINGS

SIGNS

• Xalabas, online platform, media-activism, Praia, Cape Verde, 2017-20 • Finka Pe, web-doc, Praia, Cape Verde, 2016 • Mondo Comun – Exploração das Cidades Minerais, research project, Praia, Cape Verde, 2018

studio L A WHERE_ Amsterdam, The Netherlands PARTICIPANTS_ Lorien Beijaert,

Arna Mačkić, in collaboration with Baukje Trenning

Secondo la visione di L A la pratica dell’architettura è uno strumento attraverso cui indagare fenomeni sociali per ricollocarli in una nuova prospettiva. Concentrandosi su formazione dell’identità collettiva, spazio pubblico e meccanismi di inclusione ed esclusione, lo Studio realizza diversi tipi di progetti – interventi spaziali, pubblicazioni, curatele – che promuovono un’architettura più inclusiva e nuove forme di spazi comuni. Con la collaborazione del designer Baukje Trenning, L A ricostruisce sul pavimento dell’Arsenale una mappa di Venezia in fragilissime piastrelle di terrazzo che si sbriciolano a ogni passo, invitando i visitatori a riflettere sugli effetti della loro presenza in città e sull’impatto dell’overtourism. ENG Under L A’s vision, architectural practice is a tool to investigate social phenomena and relocate them under a new perspective. By focusing on the formation of a collective identity, of public spaces, and of inclusion and exclusion mechanisms, the Studio makes different designs – spatial interventions, publications, curations – that promote inclusive architecture and new forms of common spaces. With the cooperation of designer Baukje Trenning, L A reconstructed a map of Venice on the floor at Arsenale using fragile tiles that crush under every step to make visitors reflect on their presence in the city and on the impact of overtourism. SIGNS

• The Hoodie, exhibition design, Het Nieuwe Instituut, Rotterdam, The Netherlands, 2019 • Mirror, installation, Leuven, Belgium, 2018 • Young Maaskant Prize 2017

TUMO Center for Creative Technologies WHERE_Yerevan, Armenia PARTICIPANTS_ Marie Lou Papazian,

Papazian

Pegor

Negli ultimi anni l’Armenia ha abbracciato con entusiasmo le opportunità offerte dall’era digitale dirottando molte risorse verso uno sviluppo tecnologico capace di competere sulla scena mondiale. Il TUMO Center for Creative Technologies, avviato a Yerevan nel 2011, è uno dei risultati più concreti e vitali di tale sviluppo, un progetto che si sta espandendo attraverso l’apertura di nuove sedi in diverse città dell’Armenia e nel vicino Nagorno-Karabakh. I TUMO Centers combinano le più recenti tecnologie con il patrimonio culturale locale per fornire ai giovani un programma educativo gratuito incentrato su attività di autoapprendimento, laboratori e workshop. ENG Over the last several years, Armenia enthusiastically embraced the opportunities of the digital world by diverting resources towards technological development that can compete on the international arena. The TUMO Center for Creative Technologies, established in Yerevan in 2011, is one of the most real, vital outcomes of this development. The project is expanding by opening new offices all over Armenia and in Nagorno-Karabakh. The TUMO Centers combine the latest technologies with local cultural heritage and offer young students a free educational programme focusing on selfstudy and workshops. SIGNS

• EU TUMO Convergence Center, Yerevan, Armenia, 2020 • Europa Nostra Award in Education, Training, and Outreach, 2019 • N.I.C.E. award in Germany for innovation, 2017

ELEMENTAL WHERE_Santiago de Chile, Chile PARTICIPANTS_ Alejandro Aravena,

Oddó, Gonzalo Arteaga, Diego Torres, Juan Cerda

public institutions, and the architects. Elemental investigates the deep-seated connections people have with other people and with places, carrying out powerful urban renewal interventions and social housing to improve the living conditions of the poorest social strata in a perspective of sustainable urban economy. SIGNS

• Reporting from the Front, 15. Architecture Biennale Venice, Italy, 2016 • Monterrey Housing, incremental housing, Monterrey, Mexico, 2010 • The Pritzker Architecture Prize, 2016

Han Tümertekin WHERE_Istanbul,

Turkey

Cemento, pietra, legno: materiali disponibili in loco e tradizionalmente usati dall’architettura vernacolare. Le forme e le disposizioni degli ambienti domestici non sono messe in discussione ma integrate ed evolute costruendo un terreno di confronto dialettico tra le abitudini storiche. Tümertekin raccoglie gli insegnamenti dell’architettura ottomana, egea in particolare, declinandoli in progetti contemporanei per collegare efficacemente ambienti umani con quelli naturali. ENG Concrete, stone, timber: locallysourced materials, traditionally used in vernacular architecture. Likewise, traditional shapes and room disposition of domestic environments are not called into question but integrated and evolved, while modern needs are accompanied in the wake of historical habits. Tümertekin accepts the teachings of Ottoman architecture, its Aegean variant in particular, and condenses them into modern projects that connect effectively natural and human environments. SIGNS

• Turkish Embassy, Ulan-Bator, Mongolia, 2013 • B2 House, Çanakkale, Turkey, 2001 (2004 Aga Khan Award for Architecture) • Sinpas¸ Marmaris Housing, unrealized, Bodrum, Turkey

Igneous Tectonics

Victor

Elemental è un “do-tank”, non un think-tank, che si definisce con la modalità del “fare”. L’esperienza è il punto di partenza dell’iter progettuale: una pratica partecipata e aperta che coinvolge in un dialogo orizzontale i destinatari delle opere, le istituzioni pubbliche e gli architetti. Elemental indaga le connessioni profonde che legano gli uomini, tra di loro e con i luoghi, realizzando potenti interventi di urbanistica ed edilizia sociale pubblica per migliorare le condizioni urbane della fascia più povera della popolazione, in una prospettiva di economia urbana sostenibile. ENG Elemental is a do-tank, not a thinktank. Experience is the starting point of the design process: a collective, open practice that involves the recipients of the design themselves,

MAG

HOW WILL WE LIV E TOGE THER ?

plinary project of analysis and documentation of production and building dynamics of places that uses an interactive digital document platform based on collaborative mapping of filmmaking. The platform becomes a space for real-time critical reflection and combines the point of view of communities that face exclusion, precariousness, and marginalization with that of scientists, artists, and academics. At the centre of the installation at Arsenale is the primary theme of water – water access and water distribution – in the complex relationship between tourism and local communities in Cape Verde.

17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

WHERE_Cambridge, USA; Santiago, PARTICIPANTS_Cristina Parreño,

Chile

Sergio Araya

Il lavoro di Parreño e Araya parte da un nodo cruciale di divergenza tra Olocene e Antropocene: l’inizio dell’emissione incontrollata di anidride carbonica. La loro architettura si propone di fare da contenitore per una “tecnologia naturale” di cattura di anidride carbonica basata su rocce ignee da integrarsi nelle costruzioni. In questo modo l’opera umana di costruzione si pone attivamente in posizione anticiclica rispetto all’insensato senso unico della liberazione di inquinanti nell’atmosfera, mirando così concretamente a contribuire all’appiattimento della curva del ciclo del carbonio. Parreño and Araya’s work starts from the crucial point of divergence between HoloENG

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ARSENALE

PARTICIPANTS cene and Anthropocene: the moment carbon dioxide started to be released uncontrollably. Their architecture acts as a container for a ‘natural technology’ of carbon dioxide capture based on igneous rocks to be integrated into buildings. In this way, architecture will have an active, countercyclical role with respect to the senseless emission of polluting substances into the atmosphere and may help in flattening the curve of the carbon cycle.

A RCHITECTS | DESIGNERS | ARTISTS

SIGNS

• Deep Time Stories of JP, permanent installation, Hyde Square of Jamaica Plain, Boston, MA, USA, 2017 (Cristina Parreño) • Tectonics of Transparency: The Tower, installation, Design Biennal Boston, MA, USA, 2015 (Cristina Parreño) • European Award 40 under 40, 2014 (Cristina Parreño)

NADAAA WHERE_Boston, USA PARTICIPANTS_ Nader Tehrani,

Arthur Chang

Giochi di forme e trame si ripetono nel ricercare possibili geometrie comuni tra i più tradizionali materiali inerti e il legno, ora anche nella sua più innovativa formulazione di CLT (CrossLaminated Timber), che entrerà di diritto nel repertorio dell’ingegneria delle costruzioni nel corso del 2021 grazie al suo inserimento nei codici tecnici statunitensi per i grandi edifici. Le idee più essenziali sono declinabili in scale diverse e trovano perfette proporzioni sia nelle abitazioni unifamiliari che in edifici più grandi. ENG Games of shapes and textures run after one another looking for common geometries between traditional, inert building materials and wood, now in its most innovative formulation a.k.a. CLT (Cross-Laminated Timber), which will enter the repertoire of civil engineering over the course of 2021 thanks to its addition into American technical codes for large buildings. The most essential ideas are iterated at different scales and find their perfect proportions both in single-family houses and in larger buildings. SIGNS

• Rhode Island School of Design North Hall, Providence, RI, USA, under construction • Ca’ Bliqonica, unrealized, Connecticut, CT, USA

WOJR WHERE_Cambridge, USA PARTICIPANT_William O’Brien

Jr.

La progettazione architettonica è un gioco geometrico condotto sul filo di limiti materiali delle strutture costruibili. O’Brien rivede al rialzo la sfida intellettuale della composizione geometrica e gioca coi limiti stessi, in pianta e in prospetto, degli spazi abitativi. Le linee semplicissime, discrete, ininterrotte lasciano ampio spazio allo sviluppo interno dell’atto abitativo. 66

Architectural design is a game of geometry within the material limits of buildable constructs. O’Brien one-ups the intellectual challenge of geometric composition and plays with the limits themselves, both in plan and in cross-section, of living spaces. The very simple, discreet, continuous lines leave ample room to the internal development of the act of dwelling. ENG

SIGNS

• Two Houses in Five Parts, New York State, USA, 2009-11 • Allandale House, Mountain West, USA, 2009-10

STATIONS 8. Rafi Segal MIT Future Urban Collective Lab Sarah Williams MIT Civic Data Design Lab with Greg Lindsay, Marisa Morán Jahn - Studio REV-

CO-HABITATS 1. Beirut Sandra Frem American University of Beirut (Beirut, Lebanon) Boulos Douaihy platau platform for architecture and urbanism (Jounieh, Lebanon) with Carla Aramouny, Rana Haddad, Nicolas Fayad - American University of Beirut 2. São Paulo Daniel Talesnik, Andres Lepik Architekturmuseum der TUM (Munich, Germany) with Mariana Vilela, Kathryn Gillmore, Ciro Miguel, Pedro Kok, Danilo Zamboni, Guilherme Pianca, Gabriel Sepe 3. Addis Ababa Marc Angélil ETH Zurich (Zurich, Switzerland) Katharina Blümke, Dirk Hebel KIT Karlsruhe (Karlsruhe, Germany) Jenny Rodenhouse Art Center College of Design (Los Angeles, USA) Bisrat Kifle Woldeyessus EiABC (Addis Ababa, Ethiopia) 4. Al Azraq Camp Azra Aksamija, Melina Philippou MIT Future Heritage Lab at MIT Venice Lab (Cambridge, USA) with Natalie Bellefleur, Stratton Coffman, Jaya A. Eyzaguirre, Lillian P. H. Kology, Catherine Lie, Calvin Zhong - Future Heritage Lab MIT, Zeid Madi - Cluster Labs, Raafat Majzoub - The Khan, Mary Mavrohanna - University of Cyprus, Dietmar Offenhuber - Northeastern University 5. India Rahul Mehrotra, Sourav Kumar Biswas Graduate School of Design, Harvard University (Cambridge, USA) with The Lakshmi Mittal and Family South Asia Institute - Harvard University Architecture Foundation

6. Nigeria / Egypt / Mexico Kent Larson, Gabriela Bila Advincula MIT Media Lab City Science Group, MIT Venice Lab (Cambridge, USA) with the With(in) protagonists: Eva (Mexico), Gihan (Egypt) and MamaG (Nigeria) 7. Prishtina Bekim Ramku Kosovo Architecture Foundation (Prishtina, Kosovo) / OUD+Architects (Prishtina, Kosovo) with Nol Binakaj - Kosovo Architecture Foundation (Prishtina, Kosovo) 8. Hong Kong Merve Bedir Hong Kong University (Hong Kong, China) Sampson Wong 9. Venice Sandro Bisà, Nicholas de Monchaux, Kathryn Moll Bisà Associati; modem with catalogtree, and William Sherman University of Virginia Venice Program 10. New York Nora Akawi, Hayley Eber, Lydia Kallipoliti, Lauren Kogod, Ife Vanable The Cooper Union (New York, USA) 11. Rio de Janeiro Farès el-Dahdah, Alida Metcalf Rice University, (Houston, USA) David Heyman Axis Maps Sergio Burgi Instituto Moreira Salles (Rio de Janeiro, Brazil) with Bruno Sousa, Uilvim Ettore, Ualas Barreto Rohrer, Bruno Buccalon, Lisa Spiro - Rice University (Houston, USA), Ben Sheesley, Andy Woodruff - Axis Maps (Madison, USA), Martim Passos, Cíntia Mechler, Maiara Pitanga - Instituto Moreira Salles (Rio de Janeiro, Brazil), Naylor Vilas Boas - Universidade Federal do Rio de Janeiro (Rio de Janeiro, Brazil), Asla Medeiros e Sá, Paulo Cezar P. Carvalho - Fundação Getulio Vargas (Rio de Janeiro, Brazil), Aruan Braga, Lino Teixeira - Observatório de Favelas (Rio de Janeiro, Brazil), Ana Luiza de Abreu, Ana Luiza Nobre, Antônio Firmino, Fernando Ermiro, Michel Silva, Luiz Carlos Toledo Memória Rocinha (Rio de Janeiro, Brazil), Jens Ingensand, Stéphane Lecorney, Nicolas Blanc, Loïc Fürhoff, Timothée Produit - Haute École d’Ingénierie et de Gestion du Canton de Vaud (Yverdonles-Bains, Switzerland) 12. Venice Laura Fregolent Università Iuav di Venezia (Venice, Italy) Paola Malanotte-Rizzoli MIT - Massachusetts Institute of Technology (Cambridge, USA)


PLANET BORDERS COMMUNITIES HOUSEHOLDS HUMAN BEINGS

As Emerging Communities Matilde Cassani, Ignacio G. Galan, Ivan L. Munuera WHERE_ Milan, Italy; New York, USA; Princeton, USA PARTICIPANT_ Matilde Cassani

Matilde Cassani si muove al confine tra architettura, installazioni e design di eventi. La sua pratica si occupa delle implicazioni spaziali del pluralismo culturale nella città occidentale contemporanea. Ignacio G. Galán, architetto, storico e professore, si occupa del rapporto tra architettura, politica e media alla costruzione dell’articolazione delle società. Ivan L. Munuera, storico, critico e curatore di architettura e arte contemporanea, lavora sul confine di intersezione tra cultura, tecnologia, politica, pratiche corporee e musicali. ENG Matilde Cassani works at the tripoint of architecture, installation, and event design. Her practice focuses on the spatial implication of cultural pluralism in modern western cities. Ignacio G. Galán is an architect, a historian and a professor. He researches the role of architecture in the articulation of society, namely the relationship between architecture, politics and the media. Ivan L. Mubuera is a historian, critic and an architecture / modern art curator. He researches culture, technology, politics and modern corporeal / musical practices on the global scene. SIGNS

• On the spiritual matter of art, Museo MAXXI, Rome, Italy, 2020 (Matilde Cassani) • 1st Prize in the Competition for the New Velodrome, Ciudad de Medellín, 2013 (Ignacio G. Galán) • Chromanoids, Istanbul Design Biennale, 2016; Seoul Biennial of Architecture and Urbanism, 2017 (Ivan L. Munuera)

AAU ANASTAS WHERE_Bethlehem, Palestine PARTICIPANTS_ Elias Anastas,

Yousef Anastas

Il progetto come processo attivo tra progettazione e realizzazione. I fratelli Anastas affrontano la progettazione architettonica fuori dal recinto stretto delineato dai codici della pianificazione immergendosi nella profonda comprensione delle conoscenze locali, misurandone le possibilità di ampliare o di sovvertire l’obiettivo originario di un progetto dato, prefigurando nuove soluzioni, nuovi esiti. Lavorare con produzioni e artigiani locali permette di ottimizzare le risorse, creando una connessione strettissima tra progettazione degli elementi architettonici minimi e tradizionali, economicamente convenienti, e morfologia urbana contemporanea. ENG Projects as an active process between design and building. The Anastas brothers start their projects at the opposite end of the planning continuum moving towards a deep understanding of local wisdom and the ability to amplify or subvert the initial result to get to new ones. Working with local productions and contractors allows to optimize resources, creating a very close connection between the design of minimal and traditional architectural elements, which are economically convenient, and contemporary urban morphology. SIGNS

• Arab Architects Awards, public building category, Toulkarem courthouse, Palestine, 2018 • While We Wait, meditative installation, Palestine, 2017 • Stone Pavilion, the Stonesourcing Space, public space, Bethlehem, Palestine, 2013

ACASA GRINGO CARDIA DESIGN WHERE_Rio de Janeiro, Brazil PARTICIPANTS_Gringo Cardia (Rio

de Janeiro, Brazil) with AIKAX, Takumã Kuikuro (Amazonas, MG, Brazil) and People’s Palace Projects, Paul Heritage (London, UK) Architettura intesa come spazio del confronto, ambiente della condivisione, luogo della convivenza. La tradizionale capanna (oca) nel

MAG

Across Borders villaggio di Ipatse, nel territorio indigeno dello Xingu nell’Amazzonia brasiliana, con le sue forme ancestrali e la rievocazione di atavici riti e danze del popolo Kuikuro, offre l’occasione per una profonda riflessione su quanto sta accadendo in questo luogo unico, dove la foresta viene bruciata per miopi logiche di sfruttamento economico immediato. L’esperienza narrata visivamente diventa la nostra storia: il destino di questo popolo è il nostro. ENG Architecture as a space for confrontation, an environment of sharing, a place of coexistence. The traditional hut (oca) in the village of Ipatse, Amazon, with its ancestral shape and the memories of ancient rituals and dances of the Kuikoro people, invites us to reflect on what is currently happening to this place, where forests are being burned under absurd logics of economic exploitation. The visually narrated experience becomes our story: the fate of this people is our own. To live better together we must all look for the connection between ourselves and the environment we live in. SIGNS

• Natureza e Transformação, set design, Galeria Alberto da Veiga Guignard, Belo Horizonte, Brazil, 2020 • Defending Human Dignity, permanent exhibition, The International Red Cross and Red Crescent Museum, Geneve, Switzerland • Cirque Du Soleil, set design and art direction, Montréal, Canada, 2009

HOW WILL WE LIV E TOGE THER ?

GIARDINI

GIARDINI

17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

Atelier Marko Brajovic WHERE_São Paulo, Brazil PARTICIPANTS_ Marko Brajovic,

Bruno Bezerra

Simbiosi e ibridazione sono le linee guida dei progetti dell’Atelier Marko Brajovic. Ogni sistema è anche ecosistema e ogni elemento che vi si inserisce ne diventa parte. Il superorganismo del Rio delle Amazzoni è il caso di studio ideale per questa teoria: le abitazioni galleggianti seguono il respiro del fiume, un’architettura anfibia che si innesta organicamente sull’ecosistema e crea innumerevoli rapporti di interdipendenza con gli altri elementi che lo compongono. ENG Symbiosis and hybridization are the guidelines of the Atelier Marko Brajovic. Every system is also an ecosystem, and every element

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ARSENALE

PARTICIPANTS that joins in becomes an essential part of it. The Amazon River superorganism is the ideal case study for this theory: floating dwellings follow the river’s breath, a kind of amphibious architecture that organically grafts on to the ecosystem creating countless interdependencies with the other elements that compose it. SIGNS

A RCHITECTS | DESIGNERS | ARTISTS

• Floating Community Library Mamori, Mamori Lake, Amazon, Brazil, 2020-21 • ELO Footbridge, Rio de Janeiro, Brazil, 2020

Chair of Günther Vogt ETH Zürich WHERE_Zürich, Switzerland PARTICIPANT_Günther Vogt

Un approccio volto a rafforzare la prospettiva architettonica del paesaggio nella pratica dei futuri architetti. Il laboratorio fondato nel 2005 fa parte dell’Institute of Landscape and Urban Studies (LUS) di Zurigo. L’interesse si concentra sul paesaggio comune europeo, con particolare attenzione al paesaggio urbano non in quanto entità da ulteriormente urbanizzare, bensì in quanto terreno da plasmare, rimodellare in un’ottica di miglioramento dello spazio pubblico. ma da identificare come spazio da plasmare attivamente. Un cambio di prospettiva che accende un processo attento di trasformazione: il paesaggio diventa risorsa utilizzata e gestita collettivamente al fine di creare nuove condizioni sostenibili per l’habitat di esseri umani, animali e piante. ENG An approach aimed at strengthening the architectural perspective of the landscape in the practice of future architects. Founded in 2005, the practice is part of the Institute of Landscape and Urban Studies (LUC) in Zurich. The researchers work on the common European landscape, with particular attention to the urban landscape, not to be increasingly urbanized but to be identified as a space to be actively shaped.This is a change of perspectives that activates a transformational process: landscape becomes a used, collectively managed resource that creates new habitats for human beings, plants, and animals. SIGNS

• Mutation und Morphosis. Landscape as Aggregate, Günther Vogt, Thomas Kissling, in collaboration with VOGT Landscape Architects, Case Studio VOGT, and the Chair for Landscape Architecture, ETH Zurich, Lars Müller Publishers, 2020 • The Landscape Project of Hydroelectric Infrastructures in Reservoirs of the Alps, research, 2019-22 • Swiss Grand Award for Art / Prix Meret Oppenheim from the Federal Office of Culture, Switzerland, 2012

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Dan Majka & Gary Setzer WHERE_ Madison and Tucson, USA PARTICIPANTS_Dan Majka, Gary Setzer

Un’interazione tra l’interdisciplinarità artistica di Setzer e la scienza cartografica di Majka. Il primo è professore di Arte presso l’Università dell’Arizona, premiato per le sue metodologie innovative; ha già esposto a Venezia (performance, video, musica, installazioni, scultura, fotografia). Il secondo lavora tra scienza e data visualization, analisi informatiche e map design. Attualmente cartografo digitale per The Nature Conservancy, l’ente nordamericano per la tutela ambientale, si è occupato in passato di rappresentazioni grafiche dei flussi migratori degli animali nei vasti territori dell’Arizona e della Costa Rica. ENG An interaction between Setzer’s inter-disciplinary art and Majka’s cartography. Setzer is an Art professor at the University of Arizona, who made a name for himself for his innovative methods and already exhibited in Venice (performance art, video, music, installations, sculpture, photography). Majka works with science and data visualization, computational analysis, and map design. Now a digital cartographer for The Nature Conservancy, the North American institution for environmental conservation, Majka worked on graphical representations of migration fluxes in Arizona and in Costa Rica. SIGNS

• The 7th International Exhibition on New Media Art, CICA Museum, Gimpo, South Korea, 2021 (Gary Setzer) • Contemporary Venice, The Room Contemporary Art Space & Palazzo Albrizzi-Capello, Venice, Italy, 2021 (Gary Setzer) • Corridor Designer Toolbox (Dan Majka) • The Nature Conservancy Map’s updates and designs (Dan Majka)

Decolonizing Architecture Art Residency WHERE_Beit Sahour, Palestine PARTICIPANTS_ Alessandro Petti,

Sandi Hilal

Collettivo architettonico che combina teorie concettuali e interventi spaziali concreti, dibattiti e apprendimento collettivo. La ricerca artistica di Sandi Hilal e Alessandro Petti si colloca tra politica, architettura, arte e pedagogia. Nella loro pratica le mostre d’arte sono sia luoghi di esposizione che luoghi di azione che si estendono in altri contesti: strutture architettoniche costruite, formazione di ambienti di apprendimento critici, interventi che sfidano narrative collettive dominanti, produzione di nuove immaginazioni politiche, ridefinizione di spazi. ENG DAAR is an architectural collective that combines conceptual theories and prag-

matic spatial interventions, discourses and collective learning. Sandi Hilal and Alessandro Petti research politics, architecture, art, and pedagogy. In their practice, art exhibitions are both sites of display and sites of action that spill over into other contexts: built architectural structures, the shaping of critical learning environments, interventions that challenge dominant collective narratives, production of new political imaginings, formation of spaces, and redefinition of concepts. SIGNS

• Permanent Temporariness, Art and Theory Publishing, Stockholm, 2019 • Keith Haring Fellowship in Art and Activism at Bard College, 2016-17 • Campus in Camps, experimental educational program, Dheisheh Refugee Camp, Bethlehem, Palestine, 2012

Dogma WHERE_Brussels, Belgium PARTICIPANTS_ Martino Tattara,

Pier Vittorio Aureli

La città come forma e spazio della vita dell’uomo. Laureati entrambi presso lo IUAV di Venezia e il Berlage Institute di Rotterdam, fondano Dogma nel 2002, soggetto il cui impegno si basa su ricerca, progettazione, scrittura, insegnamento. L’architettura è il luogo fisico e teorico per affrontare la crisi spaziale della città contemporanea, da un lato recuperando la “grande scala” – large-scale design – al fine di proporre una sintesi operativa tra architettura e urbanistica, dall’altro sviluppando una nuova traiettoria di ricerca sullo spazio domestico e sul suo potenziale di trasformazione architettonica. ENG Cities as the shape and space of human life. Both graduates of IUAV in Venice and of the Berlage Institute of Rotterdam, Tattara and Aureli founded Dogma in 2002. They research, design, write and teach. Architecture is the physical and theoretical place where the spatial crisis of contemporary cities can be solved, on one hand by recovering large-scale design and proposing a synthesis of architecture and urban planning and on the other hand by developing a new research line on domestic spaces and their transformation potential. SIGNS

• Do you see me when we pass?, Housing model for the Community Land Trust in Brussels, 2019 • The Room of One’s Own, The Architecture of the (Private) Room, research project, Chicago Architecture Biennial, 2017 • Like a Rolling Stone, project for boarding houses in London (UK), Study and 1:1, British Pavilion, 15. Architecture Biennale, Venice, Italy, 2016


PLANET BORDERS COMMUNITIES HOUSEHOLDS HUMAN BEINGS WHERE_ London, UK PARTICIPANTS_Charles

Lorenzo Pezzani

Heller,

Nato dalla collaborazione tra l’architetto Lorenzo Pezzani e il regista Charles Heller, il gruppo di ricerca interdisciplinare con base a Londra riunisce figure professionali dalla provenienza eterogenea per studiare attraverso i precetti architettonici le dinamiche sociali relative alla violazione dei diritti umani in tutto il mondo, con particolare attenzione al bacino del Mediterraneo, combinando testimonianze di violazione di diritti con immagini satellitari e dati di tracciamento delle imbarcazioni cariche di migranti. ENG This interdisciplinary research group, founded by architect Lorenzo Pezzani and filmmaker Charles Heller, involves professionals of different extraction to study, observing architectural precepts, the social dynamics of human rights violations around the world, with a focus on the Mediterranean basin, combining testimonies of human rights violations with satellite imagery and vessel tracking data. SIGNS

• Liquid traces, Aufbauhaus CLB Berlin, Germany, 2019 • Liquid violence, Manifesta 12, Palermo, Italy, 2018 • The Borders of Europe, Nicholas De Genova, Duke University Press, 2015

Foundation for Achieving Seamless Territory (FAST) WHERE_ Amsterdam,

The Netherlands; New York, USA PARTICIPANT_ Malkit Shoshan

L’attività di ricerca di Malkit Shoshan si occupa soprattutto di quelle aree dove la possibilità di conflitto è più elevata, che sia per la conformazione naturale del territorio e la distribuzione delle risorse o più specificamente per il modo in cui l’attività umana plasma il territorio stesso, esaltandone le fragilità e creandone di nuove attraverso un uso distorto della politica. ENG Malkit Shoshan researches deal with those areas where the likelihood of conflict is highest, whether for the natural conformation of the territory and the way resources are naturally distributed or, more specifically, for the way human activity shapes the territory itself, revealing its fragilities and creating new ones by political means. An urban architecture inspired by human rights. SIGNS

• Dutch Pavilion, 15. Architecture Biennale, Venice, Italy, 2016 • Architecture of Peace, course, Harvard Graduate School of Design, Cambridge, MA, USA, 2016 • Catalog of the Israeli Pavilion, 15. Architecture Biennale, Venice, Italy, 2002

GFA WHERE_Sydney, Australia PARTICIPANTS_Guillermo Fernández-Abascal,

Urtzi Grau

La casa del futuro è modulare e tecnologica. Le sue componenti possono essere spostate e riadattate secondo i bisogni del momento; i suoi impianti tecnici si possono accordare alle esigenze degli individui, non occupando lo spazio, ma servendolo. La stessa linea di demarcazione tra interno ed esterno non è un fatto concluso, ma una componente che risponde intelligentemente all’azione abitativa delle persone. Nei progetti di edifici ad accesso pubblico è posta particolare attenzione alla creazione di spazi di raccordo con l’esterno e all’integrazione con le tecnologie di mobilità più moderne. ENG The house of the future is modular and technological, its areas can be moved and adapted according to the needs of the moment, its technical systems are adapted to needs, do not occupy the space but rather serve it. The same dividing line between internal and external is not a closed fact but rather a component that intelligently responds to people’s housing action. In projects dedicated to public participation, particular attention is paid to the creation of outdoor connection spaces and integration with the most modern mobility technologies. SIGNS

• Future of Living, University of Technology Sydney, Australia, 2020 • Nuova Biblioteca Lorenteggio, International competition – First Prize, Milan, Italy, 2018

Giuditta Vendrame WHERE_Rotterdam, The Netherlands PARTICIPANT_Giuditta Vendrame

Ricercatrice, artista e designer di installazioni dalla forte pregnanza politica, Giuditta Vendrame usa composizioni di oggetti al fine di smascherare la nostra visione banalizzante delle grandi questioni umane della contemporaneità ponendoci di fronte alle contraddizioni e ai paradossi essenziali di molti accadimenti ed entità che diamo per scontati. ENG A researcher, an artist and a designer of art installation of highly political significance, Giuditta Vendrame uses compositions of objects to create a trivializing view of humanity’s great contemporary issues and makes us face the essential contradictions and paradoxes of many things we take for granted. SIGNS

• Form N-X00: New Forms for Citizenship, online contribution, USA Pavilion, 16. Architecture Biennale, Venice, Italy, 2018 • Migrant Journal, talk, Lovelace Hotel, Munich, Germany, 2017 • What is the purpose of your visit? – A journey towards the high seas, edited by Catarina de Almeida Brito and Justinien Tribillion, «Migrant Journal», 2016

MAG

La Minga WHERE_Quito, Ecuador PARTICIPANT_Pablo Escudero

Pablo Escudero è agricoltore, architetto e urbanista. Parte del prestigioso programma accademico Fulbright, Escudero vive ancora nelle terre ancestrali del popolo Kechwa. Ha fondato e tuttora dirige il gruppo LA MINGA, con sede a Quito, la cui missione transfrontaliera si concentra sull’autodeterminazione territoriale e sulla giustizia ambientale nella zona racchiusa tra le Ande e il bacino del Rio delle Amazzoni. ENG Pablo Escudero is a farmer, an architect, and urbanist from the Andean region of Pichincha in northern Ecuador and a Fulbright Scholar living in the traditional homeland of the Kechwa People. He is founding director and research coordinator of Quito-based LA MINGA Collective, which focuses on territories of conflict at the intersection of the Amazon basin and the Andes. SIGNS

• The Quino Codex. 528 Years of Resistance & Resurgence, Pablo Escudero, Ghazal Jafari, Pierre Bélanger, ORO Editions, 2021

Lateral Office and Arctic Design Group WHERE_Toronto,

USA

Canada; Charlottesville,

PARTICIPANTS_ Mason

White, Lola Sheppard, Leena Cho, Matthew Jull

Questo gruppo di ricerca conduce i propri studi sulla possibile flessibilità progettuale nelle regioni subartiche e su come l’equilibrio tra forze politiche e natura possa risolversi in vari progetti di occupazione del territorio molto diversi gli uni dagli altri. Le possibilità ecologiche e sociali dell’architettura sono componenti essenziali nella scelta del costruibile e l’architettura del futuro deve conoscere queste domande e per formulare risposte interessanti. ENG This research group conducts its own studies on possible project flexibility in the subarctic regions and how the balance between political forces and nature can result in very different land occupation projects. The ecological and social possibilities of architecture are essential components in the choice of the built environment and future architecture must know these questions and be able to give interesting answers.

HOW WILL WE LIV E TOGE THER ?

Forensic Oceanography

17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

SIGNS

• Public Space in Extreme Climate, workshop, Yakutsk, Russia, 2016 • Canadian Pavilion, 14. Architecture Biennale, Venice, Italy, 2014

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ARSENALE

PARTICIPANTS

Monsoon Assemblages and Office of Experiments WHERE_ London, UK PARTICIPANTS_ Lindsay

A RCHITECTS | DESIGNERS | ARTISTS

Neal White

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Bremner,

Tra libellula e barometro. L’interconnessione tra fenomeni atmosferici e biologici permette di usare il ciclo vitale dell’insetto migratorio Pantala flavescens come sistema di tracciamento dell’effetto che i monsoni hanno sugli ecosistemi in cui tutti – piante, animali e, ovviamente, l’uomo – viviamo. Gli effetti scalari di un sistema sull’altro evidenziano le alterazioni del ciclo dei monsoni, sulla cui regolarità si basa invece la vita di popolosissime regioni del mondo. ENG Between the dragonfly and the barometer. The interconnection that exists between atmospheric and biological phenomena allow us to use the lifecycle of the globe skimmer (Pantala Flavescens), a migratory insect, as a tracing system for the effect monsoons have on the ecosystem we all live in – plants, animals, and obviously humans. The scalar effects one system have over the other highlight the alterations of the monsoon cycle, whose regularity is what, in turn, is based human life in some of the most populated areas in the world. SIGNS

• Monsoon [+ other] Grounds, Bremner, L. and Cook, J., School of Architecture and Cities, University of Westminster, London, UK, 2020

Olalekan Jeyifous and Mpho Matsipa WHERE_Brooklyn,

USA; Johannesburg, South Africa; New York, USA

Non sempre un edificio o una città progettati vedono la luce nell’immediato futuro. A volte il progetto è un esercizio di fantasia o la proiezione ucronica della nostra idea di società. Le città delle zone equatoriali dell’Africa stanno crescendo moltissimo in questi anni e si prestano a diventare megalopoli di decine di milioni di abitanti. Come si sta indirizzando la loro crescita? Come vengono create e distribuite le risorse necessarie e che impatto hanno sui diversi strati sociali degli abitanti? Quale tra le nostre idee più fantastiche di futuro ci sorprenderà divenendo realtà? ENG Not always a planned building or city will be created in the immediate future. Sometimes the project is an exercise in fantasy or the synchronous projection of our idea of society. Cities in equatorial Africa have been growing enormously in recent years and are becoming megacities of tens of millions of inhabitants. How is their growth directed? How are the necessary resources created and distributed and what impact do they have on the different social strata of the inhabitants? Which of our most fantastic ideas of the future will surprise us and become real?

SIGNS

• African Mobilities: This is not a Refugee Camp Exhibition, Pinakothek der Moderne, Munich, Germany, 2018 • Shanty Megastructures, drawing, 2016 • South Africa Pavilion, 11. Architecture Biennale, Venice, Italy, 2008

Paula Nascimento WHERE_ Luanda, Angola PARTICIPANT_Paula Nascimento

Architetto e curatrice, fonda con Stefano Rabolli Pansera Beyond Entropy Africa (2010-2015), network collettivo basato sulla ricerca nei campi dell’architettura, dell’urbanistica, delle arti visive e della geopolitica, concentrando l’attenzione su Luanda come paradigma della condizione urbana della regione africana subsahariana, città definita dalla mancanza di infrastrutture di base e da un’alta densità di popolazione. Membro fondatore del Colectivo Pés Descalços, organizzazione senza scopo di lucro, sviluppa progetti culturali ed educativi in Angola, Sud Africa, Portogallo, Italia e Francia. ENG Architect and curator Paula Nascimento founded with Stefano Robelli Pansera Beyond Entropy Africa (2010-2015). They research architecture, urban planning, visual arts, and geopolitics focussing especially on Luanda as a paradigm of human condition in subSaharan Africa: a city that suffers from lack of infrastructures and high population density. A founding member of Colectivo Pés Descalços, Nascimento develops cultural and educational programmes in Angola, South Africa, Portugal, Italy, and France. SIGNS

• Africa in Focus, Arco, Lisbona, Portugal, 2019-22 • African Architecture Awards 2017 • Angolan Pavilion, Expo Milan, Italy, 2015 • Golden Lion for Best National Participation, Angolan Pavilion, 55. International Art Biennale, Venice, 2013

Pinar Yoldaş WHERE_San Diego, USA PARTICIPANT_Pinar Yoldaş

Architetto di formazione e artista nella vita, Pinar Yoldaş usa l’arte per chiedersi cosa resta del nostro mondo, del nostro spazio vitale, dopo che il costruito se ne è quasi interamente impossessato e con esso l’inquinamento. In che modo l’umanità sarà costretta a reagire agli scempi del passato e con quale forza, vista l’enormità degli errori commessi? Le creazioni artistiche possono dare senso e forza a temi che sappiamo intimamente essere veri e a cui spesso non riusciamo a riservare l’attenzione che meritano. ENG An architect by education and an artist in life, Pinar Yoldaş uses art to question what is left of our world, of our vital space, after built structures and the associated pollution

occupied it. At what point will humankind be forced to react to the errors of the past and with what strength, given how huge they are? Art will give us, at least, some sense and strength to the questions we intimately know to be true but to whom we often cannot give the energy they deserve. SIGNS

• The Kitty AI: Artificial Intelligence for the Gorvernance, video, 2016 • Global Warming Hot Yoga Studio, yoga sweating cabin, 2016 • Ecosystem of Excess, travelling exhibit, 2014

Rural Urban Framework WHERE_Hong Kong, China PARTICIPANTS_Joshua Bolchover,

John Lin

Servendosi di immagini riprese da droni, il Rural Urban Framework (RUF) analizza le diverse fasi di urbanizzazione delle aree rurali cinesi, con particolare attenzione alle possibilità di sviluppo sostenibile dei villaggi. Accostando l’antico e il moderno, le fotografie mostrano la vicinanza delle diverse tipologie dell’abitare e forniscono una testimonianza sincronica delle trasformazioni in atto sul territorio della Cina e della Mongolia. ENG Through the use of drone imagery, the Rural Urban Framework (RUF) analyzes the different phases of urbanization in rural China, focusing on the possibility of sustainable development in villages. Juxtaposing old with new, photographs show how close different types of dwelling are and offer synchronic evidence on the transformation undergoing in Chinese and Mongolian territory. SIGNS

• Ger Innovation Hub, Ulanbator, Mongolia, 2018-20 • Tulou, renovation project, Longyan, Fujian, China, 2019 • Jintai Village, reconstruction, Sichuan Province, China, 2012

Self-Assembly Lab WHERE_Cambridge, USA PARTICIPANTS_Skylar Tibbits,

Schendy Kernizan

Jared Laucks,

Parte del Design Center del Massachusetts Institute of Technology (MIT), il Self-Assembly Lab si occupa di tecnologia dei materiali programmabili per auto-assemblarsi adattandosi a strutture esistenti e a soluzioni di fabbricazione ottimizzate. L’applicazione di tali tecnologie in natura favorisce interventi sostenibili e di salvaguardia dell’ambiente, come nel caso di Growing Islands, un progetto che ha l’obiettivo di tutelare le coste dall’innalzamento dei mari. Analizzando il modo in cui la sabbia si accumula sui fondali è possibile intervenire sulla crescita delle formazioni sabbiose a protezione di coste e isole sfruttando la sola forza delle onde. Part of the Design Center at MIT, the Self-Assembly Lab studies programmable ENG


PLANET BORDERS COMMUNITIES HOUSEHOLDS HUMAN BEINGS

SIGNS

• Growing Island, research project, Maldive, 2017-ongoing • Things Fall Together: A Guide to the New Materials Revolution, Skylar Tibbits, Princeton University Press, 2021 • Self-Assembly Lab: Experiments in Programming Matter, Skylar Tibbits, NY: Routledge, 2016

Smout Allen WHERE_ London, UK PARTICIPANTS_ Laura Allen,

Geoff Manaugh

Mark Smout,

Entrambi docenti alla Barlett School of Architecture dello University College di Londra, Laura Allen e Mark Smout hanno ricevuto nel 2021 l’Honorary Fellowship del Royal Institute of British Architects (RIBA), prestigioso riconoscimento per la ventennale carriera come educatori e ricercatori. La loro pratica, al contempo fluida e precisa, si concentra sul rapporto dinamico tra ambiente naturale e ambiente costruito e su come tale relazione può essere utilizzata per migliorare l’esperienza del paesaggio architettonico. ENG Laura Allen and Mark Smout, both teachers at the Barlett School of Architecture at University College of London, have been named Honorary Fellows at the Royal Institute of British Architects in 2021 for their twentyyear career as educators and researchers. Their projects both fluid and precise at once, focus on the dynamic relationship between natural and built environment and on how that relationship can be leveraged to improve our experience of architecture. SIGNS

• Living with Buildings, exhibition, Wellcome Collection, London, UK, 2018-19 • Infractus, installation, V&A’s Applied Arts Pavilion, 15. Architecture Biennale, Venice, Italy, 2016 • #LATBD, installation, Treasure Room, USC Libraries, Los Angeles, USA, 2016.

Somatic Collaborative WHERE_ New York, USA PARTICIPANTS_ Anthony Acciavatti,

Correa, Devin Dobrowolski

Felipe

L’attività dello Studio non perde mai di vista una funzione essenziale dell’architettura: il raccordo tra natura e infrastruttura dell’abitare. Ogni intervento architettonico è in sé una

riqualifica dello spazio preesistente, su cui vanno adattate con intelligenza ed efficacia le funzioni e i servizi che permettono di mantenere uno spazio abitabile e utile. Area di lavoro particolarmente interessante è il Sudamerica, le cui città stanno lavorando su modelli insediativi di maggiore integrazione tra abitazioni di pregio, abitazioni popolari ed edifici ad uso commerciale. ENG The studio’s projects never lose sight of an essential function of architecture: the transformation and interconnection between nature and dwelling infrastructure. Each intervention is, in itself, a requalification of pre-existing space, upon which functions and services that are necessary to maintain a liveable and useful space must be adapted with intelligence and efficacy. South America is an area of particular interest, whose cities are striving for housing models that will help integrate upmarket houses, working-class homes and commercial areas. SIGNS

• Beyond the City, Chicago Architecture Biennal, Chicago, IL, USA, 2019 • Gravatai Housing Project, unrealized, 2016 • Typological Permute II, unrealized, 2016

Studio Paola Viganò WHERE_ Milan, Italy PARTICIPANT_Paola Viganò

Architetto e urbanista, professore straordinario di Urbanistica presso lo IUAV di Venezia, Viganò dirige il laboratorio di Urbanistica (Lab-U) all’EPFL, École Polytechnique Fédérale di Losanna. La sua ricerca si concentra sullo studio di nuove forme di urbanizzazione promuovendo un approccio alla città come risorsa rinnovabile. Insieme a Bernardo Secchi, con cui nel 1990 ha fondato lo Studio, ha concentrato la sua prevalente attenzione sul concetto di “città diffusa”, di metropoli orizzontale come visione dell’urbanizzazione planetaria, di città-territorio. ENG An architect and urban panner, Paola Viganò teaches at the IUAV University in Venice and directs the Laboratory of Urbanism (LabU) at the EPFL in Lausanne. Viganò researches new models of urbanization and sees cities as renewable resources. She founded Studio with Bernardo Secchi in 1990 and developed the concept of ‘diffused city’, or horizontal metropolis as a vision of planet urbanization, city-territory. SIGNS

• Piano Regolatore Portuale di Venezia, masterplan, 2016-in progress • Gold Metal for Italian Architecture, 2018 • Park Spoor Noord and Theatreplein, Antwerp, Belgium, 2003-09,

MAG

Aerocene Foundation WHERE_Berlin, Germany PARTICIPANT_Tomás Saraceno

Noto in tutto il mondo per la sua azione di diffusione di una “nuova ecologia di comportamento”, Tomás Saraceno ha costituito Aerocene Foundation, una comunità artistica interdisciplinare che insegue nuove modalità di sensibilità ecologica, promuovendo una sinergia etica con l’atmosfera e l’ambiente, in un’epoca libera da confini e soprattutto da combustibili fossili. Sulla scia dei dibattiti sull’Antropocene, Saraceno pone in primo piano l’esplorazione artistica e scientifica delle questioni ambientali per promuovere legami comuni tra ecologie sociali, mentali e fisiche. ENG Well known for his action of spreading a “new ecology of behaviour”, Tomás Saraceno has established Aerocene Foundation, an interdisciplinary artistic community that pursues new ways of ecological sensitivity, promoting an ethical synergy with the environment in vision of a world free from borders fossil fuel. In the wake of the debates on the Anthropocene, Saraceno places the artistic and scientific exploration of environmental issues at the forefront to promote common links among social, mental and physical ecologies. SIGNS

• Tomás Saraceno Aria, Palazzo Strozzi, Florence, Italy, 2020 • Fly with Aerocene Pacha, performance, Salinas Grandes, Jujuy, Argentina, 2020 • On Air, Palais de Tokyo, Paris, France, 2018

John Palmesino and AnnSofi Rönnskog WHERE_ London, UK PARTICIPANT_Territorial

Agency

Architettura, attivismo, riforma dell’abitare per porre tutta la nostra attenzione sull’ecumene considerato nel suo complesso: la Terra con la sua geologia, i suoi oceani, il suo clima. Le installazioni di Territorial Agency pongono lo spettatore di fronte all’interazione tra colonizzazione della Terra e biosfera, sulla quale gli effetti del ciclo del petrolio sono visibili come profonde cicatrici. Tutto ciò è ancora più visibile in una città fragile come Venezia, dove incuria e ignoranza, anche minime, lasciano immediatamente il segno. ENG Architecture, advocacy, reforming the way we inhabit places to draw 100% of our attention on the ecumene in its entirety: Earth, with its geology, its oceans, its climate. Installations by Territorial agency put the audience before the interaction of earth colonization and biosphere, where we see the obvious effects of the oil cycle as deep scars. All of this is all the more apparent in a city as fragile as Venice, where negligence and ignorance, even trace amounts, are immediately visible.

HOW WILL WE LIV E TOGE THER ?

material technology to self-assemble while adapting to existing structures and optimized manufacturing solutions. The application of these technologies promotes sustainable and environmental protection interventions, as in the case of growing islands, a project that aims to protect the coasts from rising sea levels. Analyzing the way in which sand accumulates on the seabed it is possible to intervene on the growth of sandy formations to protect coasts and islands by exploiting the strength of the waves alone.

17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

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ARSENALE

PARTICIPANTS SIGNS

• Oceans in Transformation, commissioned by TBA21–Academy, San Lorenzo Church, Venice, Italy, 2020 • Kiruna Forever, participation, Stockholm, Sweden, 2020 • Museum of Oil—The American Rooms, installation, Chicago Architecture Biennial, Chicago, IL, USA, 2019

A RCHITECTS | DESIGNERS | ARTISTS

UNLESS WHERE_Hamburg, Germany PARTICIPANT_Giulia Foscari Widmann

Rezzonico

Progettare senza compromessi, facendo della ricerca il motore dell’architettura e del design. UNLESS è un’organizzazione no profit che mobilita l’architettura come agenzia per l’indagine territoriale svolta attraverso un lavoro interdisciplinare e trasnazionale di ricerca. UNLESS è emanazione di UNA, lo studio fondato da Giulia Foscari ad Amburgo, la cui pratica si concentra su progetti culturali: dalla progettazione di fondazioni d’arte contemporanea e estensioni di musei alle installazioni espositive e ai masterplan curatoriali. ENG To design with no compromise, using research as the driving force of architecture and design. UNLESS is a non-profit organization that engages architecture as an agent for territorial investigation by inter-disciplinary and trans-national teams. UNLESS is an emanation of UNA, a studio founded by Giulia Foscari in Hamburg, whose practice focuses on cultural projects, from the design of modern art foundations, museum expansions, exhibit installations and curatorial master plans. SIGNS

• Antarctic Resolution, Lars Muller Publishers, 2021 • Anish Kapoor Foundation, Venice, Italy, 2019 • Elements of Venice, a parallel research project of Fundamentals, 14th Venice Architecture Biennale curated by Rem Koolhaas, Lars Muller Publishers, 2014

Wissam Chaaya WHERE_Beirut, Lebanon PARTICIPANT_Wissam Chaaya

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L’architettura indagata attraverso la fotografia. Il reportage sui campi profughi in Libano, dove trovano rifugio famiglie palestinesi e siriane, mostra come l’assenza di spazio vitale renda drammaticamente degradata la qualità del vivere quotidiano all’interno dei campi. Le strutture urbane improvvisate dei campi diventano progressivamente permanenti, fondendosi con la città circostante, sottraendosi a ogni sorta di supervisione locale e determinando una nuova non-forma di contratto sociale, un nuovo modo caotico di vivere insieme. ENG Architecture investigated through photography. The reportage on refugee camps in Lebanon, where Palestinian and Syrian families live, shows how the lack of vital space

degrades quality of life in these camps. Improvised urban structures within the refugee camps become permanent with time and fuse with the surroundings without local oversight, thus creating a new social contract, a new and chaotic way of living together. SIGNS

• Refugee camp in Lebanon, photographic work, 2021

STATIONS 9. Justinien Tribillon The Barlett School of Planning (London, UK) 10. Viviana d’Auria KU LEUVEN (Brussels, Belgium)


PLANET BORDERS COMMUNITIES HOUSEHOLDS HUMAN BEINGS

Bethany Rigby WHERE_ London, UK PARTICIPANT_Bethany

Rigby

Designer multidisciplinare e ricercatrice, Bethany Rigby conduce un’indagine innovativa sull’impatto dell’uomo e delle nuove tecnologie sul Pianeta nell’era dell’Antropocene. Frutto di lunghe ricerche, il progetto presentato ai Giardini prende in esame le prospettive di estrazione mineraria extraterrestre – ancora non regolamentate in modo definitivo – per riformulare e riflettere sulla ricerca, la proprietà e la condivisione di tali risorse da parte dell’umanità, sia qui sulla Terra che oltre. ENG A multi-disciplinary designer and researcher, Bethany Rigby conducts an innovative investigation on the impact people and technology have on the Anthropocene. The result of a long research, the project exhibited at Giardini examines the perspectives of extraterrestrial mining – still not definitively regulated – to reflect on the research, the property, and resources sharing both on Earth and elsewhere. SIGNS

• Sustainable Futures: Outer Space, online residency hosted by Land Art Collective, 2021 • Cosmic Sublime, The Pie Factory, Margate, UK, 2021 • Hyphen, Goldsmiths BA Design, Truman Brewery, London, UK, 2017

Cave_bureau WHERE_ Nairobi, Kenya PARTICIPANTS_Karanja Kabage,

Stella Mutegi

La loro azione si rivolge al contesto antropologico e geologico della città africana come mezzo per affrontare le complessità della vita rurale e urbana contemporanea. Cave_bureau è orientato a sviluppare sistemi e strutture che possano migliorare la condizione umana senza impattare negativamente sull’ambiente naturale e sul tessuto sociale delle comunità cui afferiscono. Un ritorno alla curiosità senza limiti dei primi antenati, nel contesto più ampio di una decodifica delle condizioni pre e postcoloniali delle città, esplorate attraverso il disegno, la narrazione, la costruzione e la cura di eventi performativi di resistenza.

As One Planet Their action looks at the anthropological and geological context of Nairobi as a way to work on the complexity of rural and urban modern life. Architects work on systems and structures that can improve living conditions without having a negative impact on the natural environment and on the social fabric of those communities. A comeback to the ancestors’ boundless curiosity and a commitment to decoding the pre- and post-colonial conditions of cities through drawings, narrations, constructions, and production of events. ENG

SIGNS

• The Anthropocene Museum, project, Nature— Cooper Hewitt Design Triennial, New York, USA, 2019-2020

Christina Agapakis, Alexandra Daisy Ginsberg & Sissel Tolaas WHERE_Boston, USA; London, UK; Berlin, Germany PARTICIPANTS_Christina Agapakis, Alexandra Daisy Ginsberg, Sissel Tolaas

Christina Agapakis, direttrice creativa di Ginkgo Bioworks, e Alexandra Gingsberg sono due ricercatrici, artiste e scrittrici impegnate nel campo della biologia di sintesi con ricerche e progetti che vanno dalla produzione di biocarburanti alla progettazione ecologica, all’evoluzione delle comunità microbiche. Con l’artista norvegese “anarchica degli odori” Sissel Tolaas, fondatrice dello Smell RE_searchLab di Berlino, Agapakis e Ginsberg hanno realizzato Resurrecting the Sublime (2019), una serie di installazioni immersive che permettono di annusare fiori estinti a causa della colonizzazione, le cui fragranze sono state ricostruite in laboratorio attraverso la biologia sintetica. ENG Christina Agapakis, creative director of Ginkgo Bioworks, and Alexandra Gingsberg are two researchers, artists and writers engaged in the field of synthetic biology with research and projects ranging from the production of biofuels to ecological design and the evolution of microbial communities. With the Norwegian artist “anarchist of smells” Sissel Tolaas, founder of the Smell RE_searchLab in

MAG

Berlin, Agapakis and Ginsberg have created Resurrecting the Sublime (2019), a series of immersive installations that allow you to smell flowers that are extinct due to colonization, whose fragrances have been reconstructed in the laboratory through synthetic biology. SIGNS

• The Wilding of Mars, installation, Vitra Design Museum Gallery, Basel, 2019 (Alexandra Daisy Ginsberg) • Selfmade (installation), FOOD: Bigger than the plate, V&A, London, 2019 (Christina Agapakis, Sissel Tolaas) • The FEAR of smell – the smell of FEAR (installation), MIT’s List Visual Arts Center, MA, USA, 2006 (Sissel Tolaas)

DESIGN EARTH WHERE_Cambridge, Ann Arbor, PARTICIPANTS_Rania Ghosn,

USA

El Hadi Jazairy

Fondato nel 2010, Design Earth nasce dall’esperienza di El Hadi Jazairy e Rania Ghosn, editori e fondatori di «New Geographies», pubblicazione della Harvard Graduate School of Design, dove entrambi hanno conseguito la laurea. Lo studio di ricerca architettonica si concentra sulle relazioni tra il design e la Terra, intesa come materia, scala e visione del mondo, per aprire dibattiti estetici e politici su architettura e urbanistica. Design Earth difende l’ecologia politica nell’era della crisi climatica impiegando differenti tecniche di rappresentazione architettonica, tra cui progetti speculativi dettagliati accompagnati da testi che attingono dalla loro ricerca e da una serie di riferimenti letterari, artistici e filosofici. ENG Founded in 2010, Design Earth was born from the experience of El Hadi Jazairy and Rania Ghosn, editors and founders of New Geographies, a publication of the Harvard Graduate School of Design, where they both graduated. The architectural research studio focuses on the relationships between design and the Earth, understood as matter, scale and world view, to open aesthetic and political debates on architecture and urban planning. Design Earth defends political ecology in the era of the climate crisis by employing different architectural representation techniques, including detailed speculative projects accompanied by texts that draw on their research and a series of literary, artistic and philosophical references.

HOW WILL WE LIV E TOGE THER ?

GIARDINI

17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

SIGNS

• Pacific Aquarium, Milano Triennale, Italy, 2019 • Cosmorama, USA Pavilion, 16. Architecture Biennale, Venice, Italy, 2018 • Geographies of Trash, Actar Publishing, 2015

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ARSENALE

PARTICIPANTS

Kei Kaihoh Architects

A RCHITECTS | DESIGNERS | ARTISTS

WHERE_Tokyo, Japan PARTICIPANT_Kei Kaihoh

74

Il pluripremiato studio giapponese fondato dall’architetto Kei Kaihoh conduce una ricerca che riporta l’attenzione sulla neve come risorsa naturale gratuita e sostenibile, rifacendosi all’antica tradizione dello Yukimuro, infrastruttura adibita allo stoccaggio della neve e del ghiaccio utilizzata per conservare il cibo nei villaggi sulle montagne del Giappone. L’installazione Melting Landscape – una moderna versione di Yukimuro – intende rappresentare la ricerca su nuovi modi di utilizzare la neve e sulle nuove tecnologie applicabili a questa risorsa, ponendo le basi per progettare il futuro di questi paesaggi effimeri. ENG The award-winning Japanese studio founded by architect Kei Kaihoh researches on snow as a free and sustainable natural resource, taking inspiration from the ancient tradition of Yukimuro, a facility where snow and ice are stored to preserve food still used in Japanese mountain villages. Installation Melting Landscape is a modern version of the Yukimuro. It exhibits new ways to use snow and new technologies to exploit this resource, welcoming projects to design the future of these ephemeral landscapes. SIGNS

• Hakone Honbako Hotel, , Gora, Ashigarashimo District, Kanagawa, Japan, 2018 • Tobacco Stand, Minami Aoyama, Minato-ku, Tokyo, 2015 • Angelica Garden, Aizuwakamatsu City, Fukushima Prefecture, Japan, 2014

Mabe Bethônico WHERE_Belo Horizonte, Brazil; Geneva, Switzerland PARTICIPANT_ Mabe Bethônico

Come può essere descritta la materia inerte – rocce, sassi, pietre – in termini originali e non materialistici? Attraverso una scienza e una storia alternative, una para-scienza e una para-storia capaci di stimolare attivamente il nostro interesse. Interagiamo con fango, terra e altri minerali più spesso e più profondamente di quanto pensiamo: per acquisire maggiore consapevolezza attorno a questi elementi e a queste attività abbiamo bisogno di un vocabolario di immagini e di parole in grado di fornirci degli strumenti utili a una riflessione più aperta e approfondita a riguardo. ENG How can inert matter – rocks, stones – be described in original, non-materialistic terms? An alternative science and an alternative history, a quasi-science and quasi-history, stimulate our interest. We interact with mud, soil, and other minerals more often than we think, and maybe to be more aware of these elements and these activities we need an expanded vocabulary of words and images that will encourage us to reflect.

SIGNS

• Provisões – Uma conferência visual, book launch at the Maldives Pavilion, 55. Art Biennale, Venice, Italy, 2013 • Museum on/off, collective, Musée National d’Art Moderne, Centre Georges Pompidou, Paris, France, 2016

OOZE and Marjetica Potrč WHERE_Rotterdam, The Netherlands; Lubjiana, Slovenia PARTICIPANTS_ Eva Pfannes, Sylvain Hartenberg, Marjetica Potrč

Un’attenta analisi dei processi sociologici, ambientali, ecologici e naturali del luogo in cui si trova ad intervenire sottende ogni progetto elaborato dallo studio di architettura e design Ooze, qui presente alla Biennale con un progetto realizzato in collaborazione con l’artista-architetto Marjetica Potrč. Ideando installazioni artistiche, edifici, spazi pubblici e strutture urbane, il team combina competenze tecnologiche e rispetto della natura tenendo conto del comportamento socio-culturale degli utenti dell’ambiente costruito, al fine di migliorare il modo di vivere della collettività all’insegna di una sostenibilità più sociale ed ecologica. ENG A careful analysis of the sociological, environmental, ecological and natural processes of the places we inhabit underpins every project developed by the architecture and design firm Ooze, in collaboration with the artist-architect Marjetica Potrč. By designing art installations, buildings, public spaces, and urban structures, the team combines technological competence and respect for nature with an eye for the social and cultural behaviour of the end users. This way, these projects improve community quality of life and scale up social and ecological sustainability. SIGNS

• Lake 301 – a Lake in a River, Chennai, India, 2017 • Future Island, Stockholm, Sweden, 2017 • Of Soil and Water: The King’s Cross Pond Club, London, UK, 2015

Plan B Architecture & Urbanism WHERE_ New Haven, USA PARTICIPANTS_ Joyce Hsiang,

Bimal Mendis

Il gruppo di ricerca interdisciplinare fondato da Hsiang e Mendis nel 2008 da sempre concentra i propri progetti lungo direttive che guardano all’urbanizzazione e allo sviluppo sostenibile, ottenendo importanti riconoscimenti di settore, fra i quali l’AIA Latrobe Prize 2013. Particolare attenzione viene rivolta alla crescita demografica e alle dinamiche che la regolano, o meglio ne documentano la sregolatezza evi-

denziando l’impatto degli insediamenti umani su una natura in costante trasformazione. ENG An inter-disciplinary research group founded by Hsiang and Mendis in 2008 that has always focused on urbanization and sustainable development. They base their work on the consequences of demographic growth and its contributing factors, or rather, they seem to document its irregularity as they highlight the impact human settlements have on a Nature in constant transformation. Plan B’s merits have been earned them the AIA Labtrope Prize in 2013, among others. SIGNS

• City of 7 Billion: A Constructed World, Yale University School of Architecture, New Haven, CT, USA 2015 • Hong Kong Shenzhen Biennale, Hong Kong, China, 2013 • Eye on Earth Summit, Abu Dhabi, UAE, 2011

S.E.L WHERE_Cambridge, USA; Paris, PARTICIPANTS_Verena Paravel,

Lucien Castaing-Taylor

France

Registi, antropologi, artisti e membri del Sensory Ethnography Laboratory (S.E.L.) di Harvard, Verena Paravel e Lucien Castaing-Taylor manipolano suoni e immagini con tecniche sperimentali realizzando alcuni dei documentari più audaci e affascinanti dell’ultimo decennio. I lavori dei due registi hanno ridefinito le frontiere del genere, spaziando dall’osservazione immersiva alle pratiche installative. Insieme hanno firmato documentari di culto come Leviathan (2012), girato sui pescherecci al largo di Boston, che li ha imposti all’attenzione mondiale, e Caniba (2017), presentato alla 74. Mostra del Cinema di Venezia. ENG Directors, anthropologists and artists, both members of the Sensory Ethnography Laboratory at Harvard, Verena Paravel and Lucien Castaing-Taylor manipulate sound and images using experimental techniques to create some of the most daring, captivating documentaries of the last decade. These creations redefined the genre and range from immersive observation to installation practices. Together, the two directors authored cult documentaries such as Leviathan (2012), shot on fishing vessels off of Boston, and Caniba (2017), presented at the 74th Venice International Film Festival. SIGNS

• Somniloquies (2017) • Caniba (2017) • Leviathan (2012)


spbr arquitetos WHERE_Sao Paolo, Brazil PARTICIPANT_ Angelo Bucci

Fondato nel 2003 e guidato da Angelo Bucci, impegnato anche sul fronte accademico con saggi e conferenze, lo Studio con sede a San Paolo attraverso i propri lavori esprime un pensiero critico su tutti gli aspetti dell’architettura moderna, dalla progettazione strutturale alla fattibilità economica, concentrandosi su una concezione di città come spazio di dialogo. Lo stimolo è esplorare ciò che ancora non è stato realizzato, assorbendo dalle esperienze del passato una fruttuosa lezione per un utilizzo più consapevole delle risorse. ENG Founded in 2003 and led by Angelo Bucci, also engaged on the academic front with essays and conferences, the studio based in São Paulo reveals from its work a critical thought on all aspects of modern architecture, from structural design to economic feasibility, for a conception of the ‘City’ meant as ‘a place of dialogue’. The stimulus is to explore what has not yet been achieved, capturing the lessons from the past for a conscious use of resources. SIGNS

• Reporting from the Front, 15. Architecture Biennale, Venice, Italy, 2016 • Casa de fim de semana, São Paulo, Brazil, 2013-14 • Edificio Brisa, São Paulo, Brazil, 2013

Daniel López-Pérez, Reiser + Umemoto Princeton University School of Architecture WHERE_ New Jersey, USA PARTICIPANTS_Daniel López-Pérez,

Reiser + Umemoto

Numerosi i progetti realizzati su una vasta gamma di scale, dal design per mobili agli edifici residenziali e commerciali, dai progetti di paesaggistica al design urbano e delle infrastrutture. Lo Studio focalizza il suo lavoro sul rapporto tra architettura, struttura e paesaggio, sviluppando strategie urbane flessibili e tecniche che integrano competenze storicamente separate. Alla Biennale, RUR è affiancato da Daniel López-Pérez, professore associato e membro fondatore del Programma di Architettura presso l’Università di San Diego, autore e già curatore e collaboratore di Network Patents, ciclo di conferenze e mostre su R. Buckminster Fuller, per il Padiglione USA alla 14. Biennale di Architettura di Venezia. ENG Numerous projects have been carried out on a wide range of scales, from furniture design to residential and commercial buildings, from landscaping projects to urban and infrastructure design. The firm focuses its work on the relationship between architecture,

17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

structure and landscape, developing flexible and technical urban strategies that integrate historically separated skills. At the Biennale, RUR is joined by Daniel López-Pérez, Associate Professor and founding member of the Architecture Program at the University of San Diego, author and former curator and collaborator of Network Patents, a cycle of conferences and exhibitions on R. Buckminster Fuller, for the USA Pavilion at the 14th Venice Architecture Biennale. SIGNS

• Taipei Pop Music Center, Taipei, Taiwan, China 2010-ongoing • Kaohsiung Port Terminal, Taiwan, China, 2010-ongoing • 0-14 Tower, Dubai, UAE, 2009

TVK WHERE_Paris, France PARTICIPANTS_Pierre Alain

Viger-Kohler

ca per riflettere sulle direzioni intraprese dagli sviluppi spaziali attorno a tutto ciò che può essere considerato “insediamento”. Emerge dai loro lavori la necessità forte di ridefinire il concetto di “urbano”, sempre più messo in relazione con quello di “città”, di creare una nuova grammatica che renda comprensibili le trasformazioni contemporanee. ENG Brenner and Schmid, both professors, focused their studies on transdisciplinary exploration of urbanisation, analysed in a geographical, social and political way to reflect on the directions taken by spatial development in everything that can be considered a ‘settlement’. Their work shows the strong need to redefine the concept of ‘urban’, increasingly put into practice with that of ‘city’, for the creation of a new grammar that makes contemporary transformations understandable. SIGNS

Trévelo, Antoine

Lo Studio internazionale di architettura e design urbano fondato a Parigi nel 2003 da Pierre Alain Trévelo e Antoine Viger-Kohler utilizza un approccio teorico e applicativo votato a indagare la complessità della Terra, consapevole del fatto che la terra, intesa proprio come suolo, viene generalmente trascurata dalla stessa architettura. Attraverso progetti, ricerche e pubblicazioni, TVK produce un’opera unica, identificabile per l’appunto come “architettura della Terra”, che intende stimolare una riflessione sul rispetto dovuto al nostro Pianeta. ENG An international studio of architecture and urban design founded in Paris in 2003 by Pierre-Alain Trévelo and Antoine VigerKohler. TVK follows a theoretical and hands-on approach to understand the complexity of Earth. The basic concept, here, is the paradoxical notion that soil is often overlooked by architecture. Using projects, research and publications, TVK created a unique body of work which we can identify as ‘Earth architecture’, a stimulus to reflect on the respect we owe our planet. SIGNS

• Clichy-Batignolles Lot O8, Paris, France, 2018 • Place de la République, redevelopment, Paris, France, 2013 • Zero Energy School Complex, Arcueil, France, 2010

Urban Theory Lab (UTL) / Department of Architecture, ETH Zürich WHERE_Zürich, Switzerland PARTICIPANTS_ Neil Brenner,

Christian Schmid

MAG

Brenner e Schmid, entrambi professori, hanno concentrato gli sforzi dei propri studi sull’esplorazione transdisciplinare dell’urbanizzazione, analizzata in chiave geografica, sociale e politi-

• Operational Landscapes: Towards an Alternative Cartography of World Urbanization, Melbourne School of Design, Australia, 2015 • Towards a New Epistemology of the Urban?, Neil Brenner and Christian Schmid, 2015 • The ‘Urban Age’ in Question, Neil Brenner and Christian Schmid, 2014

Weitzman School of Design WHERE_Philadelphia, USA PARTICIPANT_Richard Weller

Inserito nel filone tematico denominato As One Planet, Richard Weller si conferma tra i massimi accademici a rivolgere la propria attenzione al rapporto tra urbanesimo e natura, ragionando sulle dinamiche che si instaurano tra biodiversità e crescita urbana. I tre lavori presentati nel Padiglione Centrale (Hotspot Cities Project, World Park e Not the Blue Marble) si concentrano sulla sfida che l’architettura intende raccogliere nella progettazione di spazi in sintonia con le problematiche poste dal cambiamento climatico su scala globale. ENG Part of the thematic strand named As One Planet, Richard Weller proves to be one of the most expert scholars in the relationship between urbanization and nature, as per his work on biodiversity and urban growth. The three works exhibited at the Central Pavilion (Hotspot Cities Project, World Park, and Not the Blue Marble) take on the architectural challenge of designing spaces in line with the global efforts against climate change.

HOW WILL WE LIV E TOGE THER ?

PLANET BORDERS COMMUNITIES HOUSEHOLDS HUMAN BEINGS

SIGNS

• Boomtown 2050: Scenarios for a Rapidly Growing City, Uwa Pub, 2011 • Room 4.1.3: Innovations in Landscape Architecture, University of Pennsylvania Press, 2005 • Metamorph, 9. Architecture Biennale, Venice, Italy, 2004

75


ARSENALE

PARTICIPANTS

Le Consortium – Land

FORTE M ARGHER A

WHERE_Digione, France PARTICIPANTS_Franck Gautherot,

A RCHITECTS | DESIGNERS | ARTISTS

Seungduk Kim, Catherine Bonnotte, Géraldine Minet in collaboration with Patrick Berger, Aristide Antonas, Junya Ishigami

Le Consortium – Land è il dipartimento di ricerca e sperimentazione, architettura, società e ambiente del centro d’arte contemporanea Consortium Museum, la cui ristrutturazione porta la firma dell’architetto giapponese premio Pritzker 2014, Shigeru Ban. In mostra a Venezia il frutto di un lavoro iniziato nel 2018, A World at the Edge / Patrick Berger’s Birds’ Pavilion, un’installazione votata all’etologia con una struttura in continua evoluzione che intende ricreare un ambiente in cui tutte le specie viventi, uomo compreso, convivono liberamente. ENG Consortium-Land is a department of research and experimentation, architecture, society, and environment at Consortium Museum, a centre for contemporary art founded in 1977 renovated by Japanese architect Shigeru Ban winner of the 2014 Pritzker prize. On display in Venice is the result of a work started in 2018, A World at the Edge / Patrick Berger’s Birds’ Pavilion, an installation devoted to ethology, with a constantly evolving structure aimed at recreating an environment in which all living species, including man, coexist together. SIGNS

• Asian Culture Center, Gwangju, South Korea, 2014 • Turner Prize to Mark Leckey for the exhibition Industrial Light & Magic at Le Consortium – Land, 2008 • Special Prize of the Jury awarded to Pierre Huyghe for the French Pavilion curated by Le Consortium, 49. Art Biennale, Venice, Italy, 2001

STATIONS 11. Sheila Kennedy, MIT SA+P, Janelle K Knox-Hayes MIT SA+P, Miho Mazereeuw, MIT Urban Risk Lab James Wescoat, MIT Aga Khan Program for Islamic Architecture (Cambridge, USA) 12. Architectural Worlds Hashim Sarkis, Roi Salgueiro Barrio, Gabriel Kozlowski MIT SA+P (Cambridge, USA)

V EN E Z I A M EST R E

AWILDC-AWP london WHERE_ London, UK; New York, USA PARTICIPANT_ Alessandra Cianchetta

Architetto e urbanista (RIBA/Royal Institute of British Architects since 2006), la sua pratica visionaria, nomade e transdisciplinare si concentra sull’evoluzione radicale del design contemporaneo applicato alla moda, all’architettura, all’arte, alle tecnologie e alla pianificazione urbana. La sua riflessione sulle dimensioni intangibili dell’architettura – spaziale, sensoriale, intellettuale, emozionale – contraddistingue la sua multiforme attività che include master plan e design per progetti di rigenerazione urbana di alto profilo, importanti commissioni da privati e stakeholder pubblici in tutta Europa, allestimenti di mostre. ENG Architect and urban planner Alessandra Cianchetta (RIBA/Royal Institute of British Architects since 2006) is known for her visionary, nomad-like, and trans-disciplinary practice, which focuses on the radical evolution of contemporary design applied to fashion, art, technology, and urban planning. Her reflections on the intangible dimensions of architecture – spatial, sensorial, intellectual, emotional – is the common feature that distinguishes her multiform work, including high-profile design of urban renewal and important public and private commissions all over Europe. SIGNS

• Jardin de l’Arche, pavilion, La Défense, Paris, France, 2017 • Leonardo da Vinci in France, exhibition design, Italian Embassy, Paris, France, 2016 • Norwegian Wood, Lantern Pavilion and new square, urban design/landscape, Sandnes, Norway, 2009

HHF Architects WHERE_Basel, Switzerland PARTICIPANTS_Tilo Herlach, Simon

Simon Frommenwiler

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Hartmann,

Eclettismo d’interessi e preminenza della razionalità costruttiva e dell’efficienza d’uso. Il trio di architetti basilesi lavora su progetti che pongono al centro le esigenze dell’abitare, con una particolare attenzione alla tecnologia nel costruito in un’ottica di grande flessibilità per possibili, differenti utilizzi futuri. ENG Eclecticism of interest, primacy of rationality, and efficiency of use. The trio of Swiss

How Will We Play Together? architects find themselves at ease on a diverse range of building types and geographical areas. What is unchanged is the intelligence used in gathering the needs of clients – after long conversations, with particular attention to integrate the most advanced technology into aesthetical canons with a view to great flexibility for potential future different uses. SIGNS

• Montenegro Pavilion, co-curator, 14. Architecture Biennale, Venice, Italy, 2014 • Ruta del Peregrino, 13. Architecture Biennale, Venice, Italy, 2012 • Tsai Residence, designed with Ai Weiwei, Ancram, New York, USA, 2005-08

Ifat Finkelman & Deborah Pinto Fdeda WHERE_Tel Aviv, Israel PARTICIPANTS_Ifat Finkelman,

Fdeda

Deborah Pinto

Dopo la partecipazione alla Biennale del 2018, con l’allestimento del Padiglione israeliano In Status Quo, Ifat Finkelman e l’architetto Debora Pinto Fdeda tornano a collaborare con un innovativo progetto di parco ludico, innestato nel paesaggio naturale di Forte Marghera. Ispirato alla complessa e ancestrale rete di radici, funghi e batteri che collega alberi e piante tra loro, definita “wood wide web”, il progetto intende sperimentare l’ambiente, unendo uomini e alberi compiendo uno sforzo collettivo al fine di definire un nuovo equilibrio. ENG After participating in the 2018 Biennale at the Israeli Pavilion with the exhibition In Status Quo, Ifat Finkelman and architect Debora Pinto Fdeda are back together with an innovative theme park project installed in the natural landscape of Forte Marghera, a few miles north of Venice. Inspired by the articulate, ancestral network of roots, fungi, and bacteria that connects trees and plants to each other – the so-called wood wide web – the project aims at experimenting with the surrounding environment, linking people and trees in a joint effort to look for a new balance. SIGNS

• In Status Quo, Israel Pavilion, 16. Architecture Biennale, Venice, Italy, 2018 • Youth Wing courtyard at the Israel Museum, Rechter Award for young architects 2016


PLANET BORDERS COMMUNITIES HOUSEHOLDS HUMAN BEINGS

WHERE_ Ann Arbor, USA PARTICIPANT_Sean Ahlquist

Ognuno di noi si avvicina a un elemento architettonico con le proprie abilità e la propria intelligenza, in un’interazione unica e irripetibile. Chi non parla, ad esempio, può scegliere di comunicare con un uso diverso, creativo, dello spazio. È necessario che l’architettura riconosca questa sua funzione, che è, in essenza, il suo modo di essere inclusiva. Esempi di progetti realizzati da Ahlquist in tal senso sono gli spazi gioco pensati per accogliere bambini neurotipici e non, con stimoli sensoriali tattili e percorsi esplorativi interessanti per tutti. ENG Each of us approaches architectural elements with their own abilities and intelligence, in once-off, unique interaction. Those who do not speak, for example, may choose to communicate with a different, creative use of space. Architecture needs to acknowledge this role, which is, in essence, its way of being inclusive. Design examples carried out by Ahlquist in this regard are play areas for neurotypical children and not, with tactile stimuli and exploration paths which can be interesting for everyone. SIGNS

• The Orchid, the Dandelion and the Slide, essay, American Institute of Architects, 2021 • sensoryPLAYSCAPE, tactile structure for children

SKULL studio + MOLOARCHITEKTI WHERE_Prague, Czech Republic PARTICIPANTS_ Matej Hajek,

MAG

experience that will hopefully be joyful and playful. An optimist installation that believes that however many of us will choose insularity and individualism, there will be more who will choose cooperation and connection, and will see obstacles as a tool for solution, conflict as the place of possibility. SIGNS

• Pecka Playscape, Pec pod Sněžkou, Czech Republic, 2018 • BigSEE Architecture Award 2019

HOW WILL WE LIV E TOGE THER ?

Sean Ahlquist - Lab for Sociomaterial Architectures at the University of Michigan

17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

Tereza Kucerova

«Non possiamo conoscere le sfide del futuro – spiegano lo scultore Hajek e la poliedrica artista Kucerova – ma esse sicuramente andranno superate restando uniti». La questione viene posta tramite un dispositivo spaziale che richiede ai visitatori scelte di impegno o disimpegno, di collaborazione e solidarietà o isolamento, attivando un’esperienza che si spera ludica e gioiosa. Un’installazione ottimista nel credere che se ci sarà chi sceglierà chiusura e individualismo, ce ne saranno altrettanti e più che decideranno di collaborare, di connettersi, vedendo gli ostacoli come strumento della soluzione, il conflitto come luogo della possibilità. ENG We cannot know what challenges the future set aside for us, explain Matej Hajek, a sculptor, and Tereza Kucerova, a multifaceted artist, though surely we will overcome any of them if we act as one. The question is raised as a spatial device that will ask visitors to make choices to commit or not to, to cooperate, to act in solidarity, or to withdraw in isolation – an

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Sebastiano Girardi Studio Photo by Chong Lip Mun

Venice Design Biennial

Design as Self-Portrait ➀ SPARC* - Spazio Arte Contemporanea Campo Santo Stefano, San Marco 2828A

➁ SPUMA - Space for the Arts Fondamenta San Biagio, Giudecca 800R

Past Forward 78

DESIGNERS FROM THE LAND OF VENICE ➂ Museo Archeologico Nazionale Piazza San Marco 17/52

Pretziada A SELF-PORTRAIT IN DESIGN ➃ Oratorio dei Crociferi, Campo dei Gesuiti, Cannaregio 4904

Walking on Water by JO COPE in collaboration with PIEDÀTERRE Live performance and installation ➄ T Fondaco dei Tedeschi, Ponte di Rialto Performance on the Terrace: May 21 → 22 all day long Installation on the 3rd floor: May 23 → June 27

www.venicedesignbiennial.org

3rd edition May 20 → June 27 Venice 2021




HOW WILL WE LIVE TOGETHER?

17. MOSTRA INTERNAZIONALE DI ARCHITETTURA

GUIDE

edited by Venezia News


PALAZZO MORA STRADA NOVA 3659, 30121

PALAZZO BEMBO RIVA DEL CARBON 4793, 30124

GIARDINI MARINARESSA RIVA DEI SETTE MARTIRI, 30122

BOOK YOUR FREE VISIT ONLINE INSTAGRAM

@ECC_ITALY

WWW.TIMESPACEEXISTENCE.COM

FACEBOOK

@EUROPEANCULTURALCENTRE

WWW.ECC-ITALY.EU

22.05 — 21.11


PALAZZO MORA PALAZZO BEMBO GIARDINI MARINARESSA OPEN DAILY 10 AM - 6 PM CLOSED ON TUESDAY FREE ENTRY

VENICE 2021 ARCHITECTURE BIENNIAL


2


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

GUIDE

aw dr

lov e

l’architettura di sauerbruch hutton 3.9.21– 9.1.22

d l i u b

M9 - Museo del ’900 via Giovanni Pascoli 11 Venezia Mestre M9museum.it

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4


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

GUIDE

5


With the patronage of

Palazzo Franchetti Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti

Promoter

Campo Santo Stefano

Venice October 16, 2021 March 13, 2022 6


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

GUIDE

CONTENTS

GIARDINI NATIONAL PARTICIPATIONS 19 29

ARSENALE NATIONAL PARTICIPATIONS 31 SPECIAL PROJECTS, EVENTS AND INSTALLATIONS

39

AROUND TOWN NATIONAL PARTICIPATIONS 41 COLLATERAL EVENTS 47 NOT ONLY BIENNALE 55

CONTENTS

SPECIAL PROJECTS, EVENTS AND INSTALLATIONS


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

SAFETY MEASURES

Feeling hot? The main accesses to the Arsenale and Giardini exhibition areas will be equipped with thermal scanners. All persons with a temperature of 37.5 ºC or higher will be denied entry.

Don’t touch, but just in case…

STAY SAFE

Visitors must use sanitizing gel on their hands before entering the exhibition area.

Smile anyway Masks must be worn in all indoor and outdoor areas.

From a distance Social distancing must be respected in all areas: walk-in installations, meetings, seminars, bookshops, bars, restaurants, etc. Visitors must keep 1 metre (3 feet) apart at all times.

No regrets, one-way only All venues at the International Exhibition, Collateral Events, and National Pavilions have separate ways in and out. The way into the Arsenale is at Calle della Tana, the exit at Giardino delle Vergini, past the Ponte dei Pensieri (bridge).

Far for the madding crowd Tickets are sold online exclusively. All visitors will be tracked inside the venue. All visits must be booked in advance and access will be granted to a limited number of visitors.

www.labiennale.org

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17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

GUIDE

9


BIENNALE & NOT ONLY BIENNALE

EXHIBITIONS

17. IN TERN ATION AL ARCHITECT URE E X HIBITION

GIARDINI

ARSENALE

NATIONAL PARTICIPATIONS

HOW WILL WE LIVE TOGETHER?

HOW WILL WE LIVE TOGETHER?

NATIONAL PARTICIPATIONS

NATIONAL PARTICIPATIONS

(pp. 19-29)

(pp. 31-39)

1 AUSTRALIA 2 AUSTRIA 3 BELGIO 4 BRASILE 5 CANADA 6 Repubblica di COREA 7 DANIMARCA 8 EGITTO 9 FINLANDIA (PADIGLIONE ALVAR AALTO) 10 FRANCIA 11 GERMANIA 12 GIAPPONE 13 GRAN BRETAGNA 14 GRECIA 15 ISRAELE 16 OLANDA 17 PAESI NORDICI (FINLANDIA, NORVEGIA, SVEZIA) 18 POLONIA 19 ROMANIA/1 20 RUSSIA 21 SERBIA 22 SPAGNA 23 STATI UNITI D’AMERICA 24 SVIZZERA 25 UNGHERIA 26 URUGUAY 27 PADIGLIONE VENEZIA

28 ALBANIA

29 ARABIA SAUDITA

PADIGLIONE CENTRALE

SPECIAL PROJECTS, EVENTS AND INSTALLATIONS

CORDERIE | ARTIGLIERIE

Artiglierie

Sale d'Armi

30 ARGENTINA

Sale d'Armi

31 Regno del BAHRAIN

Artiglierie

32 CILE

Artiglierie

33 CINA Repubblica Popolare Cinese

Magazzino delle Vergini

34 CROAZIA

Artiglierie

(pp. 41-45)

51 Repubblica di ARMENIA

Artiglierie

37 FILIPPINE

Artiglierie

38 IRLANDA

Artiglierie

39 Repubblica del KOSOVO

Artiglierie

40 KUWAIT

Artiglierie

41 LETTONIA

Castello 2146

55 IRAQ

Reale Società Canottieri Bucintoro, Dorsoduro 263

56 LIBANO

Magazzino del Sale 5, Dorsoduro 262

57 LITUANIA

Chiesa di Santa Maria dei Derelitti Barbaria delle Tole, Castello 6691

58 Repubblica della MACEDONIA DEL NORD

St. George’s Anglican Church Campo San Vio, Dorsoduro 729/730

54 GRENADA

36 ESTONIA

Sale d'Armi

Associazione Culturale Spiazzi, Castello 3865

53 Repubblica DOMINICANA

Ca’ Zenobio degli Armeni Dorsoduro 2596

52 Repubblica di CIPRO

35 EMIRATI ARABI UNITI

Palazzo Zorzi, Castello 4390

59 PAKISTAN

European Cultural Centre, Palazzo Mora Strada Nova, Cannaregio 3659

60 PORTOGALLO

Fondazione Ugo e Olga Levi Onlus Palazzo Giustinian Lolin, San Marco 2893

61 ROMANIA/2

Giardini and New Gallery of Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica, Palazzo Correr Campo Santa Fosca, Cannaregio 2214

62 Repubblica di SAN MARINO

Ateneo Veneto, Campo San Fantin 1897

Artiglierie

42 Granducato di LUSSEMBURGO

Sale d'Armi

AROUND TOWN

43 MESSICO

Sale d'Armi

44 PERÙ

Sale d'Armi

COLLATERAL EVENTS

45 SINGAPORE

(pp. 47-53)

46 Repubblica di SLOVENIA

Sale d'Armi Artiglierie

47 THAILANDIA

Sale d'Armi

48 TURCHIA

Sale d'Armi

49 Repubblica dell’UZBEKISTAN

Tese Cinquecentesche

50 PADIGLIONE ITALIA

10

AROUND TOWN

Tese delle Vergini

SPECIAL PROJECTS, EVENTS AND INSTALLATIONS

63 Air/aria/aire. Catalonia in Venice Cantieri Navali, Fondamenta Quintavalle, Castello 40

64 Charlotte Perriand and I.

Converging Designs by Frank Gehry and Charlotte Perriand

Espace Louis Vuitton, Calle del Ridotto San Marco 1353

65 Connectivities: Living Beyond

the Boundaries. Macao and the Greater Bay Area

Campo della Tana, Arsenale, Castello 2126/A

66 Hakka Earthen Houses on

variation-Co-operative Living, Art and Migration Architecture in China

Padiglione 30, Forte Marghera, Venezia Mestre


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

Palazzo Zen, Fondamenta di Santa Caterina Cannaregio 4924

68 MUTUALITIES

Spazio Ravà, Riva del Vin, San Polo 1100

69 Not Vital. SCARCH

Abbazia di San Giorgio Maggiore Isola di San Giorgio Maggiore

70 Primitive Migration

from/to Taiwan

Palazzo delle Prigioni, San Marco, Castello 4209

71 Redistribution:

Land, People & Environment

Campo della Tana, Arsenale, Castello 2126

72 Revive the Spirit of Mosul

UNESCO’s Regional Office for South Europe in Venice Palazzo Zorzi, Castello 4390

85 EUROPEAN CULTURAL CENTRE

105 LE STANZE DEL VETRO/2

TIME SPACE EXISTENCE

Palazzo Bembo, Riva del Carbon, San Marco 4793 Palazzo Mora, Strada Nova, Cannaregio 3659 Giardini della Marinaressa, Castello

86 FONDACO DEI TEDESCHI

Maarten Baas. Second Act

Calle del Fontego dei Tedeschi, Ponte di Rialto

87 FONDACO MARCELLO

Wallace Chan. TITANS Calle del Traghetto, San Marco 3415

Kana Radević on the Periphery of Postwar Architecture

Palazzo Malvasia Palumbo Fossati, San Marco 2597

75 The Majlis

Abbazia di San Giorgio Maggiore Isola di San Giorgio Maggiore

76 Tropicalia. Architecture,

Materials, Innovative Systems

Squero Castello, Salizada Streta, Castello 369

77 Without Land / Pomerium

Isola di San Servolo

78 Young European Architects

CA’ASI, Palazzo Santa Maria Nova, Cannaregio 6024

79 Young Talent Architecture

Award 2020. Educating Together

European Cultural Centre Palazzo Mora, Strada Nova, Cannaregio 3659 (mostra) Palazzo Michiel, Strada Nova, Campo Santi Apostoli Cannaregio 4391 (tavola rotonda e cerimonia di premiazione)

89 FONDAZIONE EMILO E ANNABIANCA VEDOVA

Baselitz. Vedova accendi la luce Magazzino del Sale, Zattere, Dorsoduro 266

90 FONDAZIONE GIORGIO CINI/1

EST. Storie italiane di viaggi, città e architetture Sala Carnelutti, Isola di San Giorgio Maggiore

Venezia è tutta d’oro. Tomaso Buzzi: disegni fantastici 1948-1976

Biblioteca del Longhena, Isola di San Giorgio Maggiore

92 FONDAZIONE GRIMANI DELL'ALBERO D'ORO

Palazzo Vendramin Grimani San Polo 2033

93 FONDAZIONE LIGABUE

Power & Prestige. L’arte dei bastoni del potere in Oceania

Palazzo Cavalli Franchetti, San Marco 2847-2842

94 FONDAZIONE PRADA

Peter Fischli. Stop Painting Ca’ Corner della Regina, Santa Croce 2215

95 FONDAZIONE QUERINI STAMPALIA/1

Venezia panoramica

Santa Maria Formosa, Castello 5252

96 FONDAZIONE QUERINI STAMPALIA/2

Un’evidenza fantascientifica Santa Maria Formosa, Castello 5252

97 FONDATION WILMOTTE

Re Make. Prix W 2020

Galleria, Fondaco degli Angeli, Cannaregio 3560

98 GALLERIA ALBERTA PANE

AROUND TOWN NOT ONLY BIENNALE (pp. 55-66)

Gayle Chong Kwan. Waste Archipelago

Calle dei Guardiani, Dorsoduro 2403H

99 GALLERIA MARIGNANA

Nancy Genn: Inner Landscapes Dorsoduro 141

80 ALMA ZEVI Luisa Lambri / Bijoy Jain

100 GALLERIA VAN DER KOELEN

81 CASA DEI TRE OCI

101 GALLERIE DELL’ACCADEMIA

Salizada San Samuele, San Marco 3357, 3208

Mario De Biasi

Fondamenta delle Zitelle, Giudecca 43

»ERA – È – SARÀ«

Calle dei Calegheri, San Marco 2566

Il ‘nuovo’ corridoio Palladiano

Campo della Carità, Dorsoduro 1050

82 COLLECTIVE GALLERY PROJECT

102 GALLERY CASTELLO 925

Maurizio Pellegrin

Galleria Michela Rizzo, Giudecca 800 Q Galleria Marignana Arte, Dorsoduro 141 Nuova Icona, Oratorio di S. Ludovico, Dorsoduro 2552

83 COLLEZIONE PEGGY GUGGENHEIM

Palazzo Venier dei Leoni Dorsoduro 701

84 CONCILIO EUROPEO DELL’ARTE

BORGOALIVE!

InParadiso Art Gallery Giardini della Biennale, Castello 1260

Museo del ‘900

Via G. Pascoli 11, Venezia Mestre

107 M9/2

Draw, love, build. L’architettura di Sauerbruch Hutton

Museo del ‘900, via G. Pascoli 11, Venezia Mestre

Palazzo Bonvicini, Calle Agnello, Santa Croce 2161A

91 FONDAZIONE GIORGIO CINI/2

74 Skirting The Center: Svetlana

Alice in Doomedland

Bodily Encounters

106 M9/1

108 MARINA BASTIANELLO GALLERY

73 Salon Suisse 2021.

Palazzo Trevisan degli Ulivi Campo Sant’Agnese, Dorsoduro 810

Toni Zuccheri e Tapio Wirkkala

Isola di San Giorgio Maggiore

88 FONDATION VALMONT

Marco Agostinelli. QVA

Fondamenta San Giuseppe, Castello 925

103 IKONA GALLERY

Francesco Barasciutti Spazialità minima

Campo del Ghetto Novo, Cannaregio 2909

104 LE STANZE DEL VETRO/1

L’Arca di vetro. La collezione di animali di Pierre Rosenberg

Isola di San Giorgio Maggiore

Arte al Kilo

Mercato San Michele, via Francesco Scipione Fapanni 35-21, Venezia Mestre

109 OCEAN SPACE/1

Territorial Agency: Oceans in Transformation

Chiesa di San Lorenzo, Castello 5069

110 OCEAN SPACE/2

The Soul Expanding Ocean #1: Taloi Havini

Chiesa di San Lorenzo, Castello 5069

111 OCEAN SPACE/3

The Soul Expanding Ocean #2: Isabel Lewis

Chiesa di San Lorenzo, Castello 5069

112 PALAZZO CINI

L’Ospite a Palazzo. San Giorgio e il drago di Paolo Uccello

San Vio, Dorsoduro 864

113 PALAZZO CONTARINI DEL BOVOLO

Mara Fabbro e Alberto Pasqual. È per sempre

San Marco 4303

114 PALAZZO DUCALE

VENETIA 1600. Nascite e rinascite

Piazza San Marco

115 PALAZZO FRANCHETTI

Massimo Campigli e gli Etruschi. Una pagana felicità

ACP, San Marco 2842

116 PALAZZO GRIMANI

Georg Baselitz. Archinto

Ramo Grimani, Castello 4858

117 PALAZZO MORA/1

HOW WILL WE LIV E TOGE THER ?

67 Lianghekou

GUIDE

When Art Meets Architecture

ECC - Palazzo Mora, Strada Nova, Cannaregio 3659

118 PALAZZO MORA/2

GHETTO: Sanctuary for Sale

ECC - Palazzo Mora, Strada Nova, Cannaregio 3659

119 PUNTA DELLA DOGANA

Bruce Nauman: Contrapposto Studies

Dorsoduro 2

120 V-A-C ZATTERE

Non-Extractive Architecture

Dorsoduro 1401

121 VENICE DESIGN BIENNIAL

Design as Self-Portrait Past Forward

SPARC* Spazio Arte Contemporanea Campo Santo Stefano, San Marco 2828A SPUMA Space for the Arts Fondamenta San Biagio, Giudecca 800R Museo Archeologico, Piazza San Marco Oratorio dei Crociferi Campo dei Gesuiti, Cannaregio 4904

122 VENICE GARDENS FOUNDATION

Echoes of the Forest

The Human Garden Serra dei Giardini Reali, San Marco

11


OVERVIEW

BIENNALE MAP

2

21

ASAC

8 27

Padiglione Centrale

4

Biennale Educational + Sessions

18

A

19

25

GIARDINI

16

9 C

15

Rolex Pavilion

3

23

B

26

14 1

Stirling Pavillion

22

7

10

17

entrata/entrance

13 24

20

12 6

11

5

uscita/exit INFOPOINT

STOP Giardini

STOP Giardini Biennale

DEPOSITO BAGAGLI CHECKROOMS

BAR RESTAURANT CAFFETTERIA

HOW WILL WE LIVE TOGETHER?

12

A Architekt Christoph Lechner & Partners B Le Consortium–Land (Franck Gautherot; Seungduk Kim; Catherine Bonnotte; Géraldine Minet in collaborazione con/in collaboration with Patrick Berger, Aristide Antonas, Junya Ishigami) C Matilde Cassani; Ignacio G. Galan; Ivan L. Munuera

BOOKSHOP TOILET WI-FI FIRST AID

EDISON MOBILE RECHARGE POINT


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

GUIDE

STOP Bacini

Free Shuttle

F

Gaggiandre

M Teatro delle Tese

Biennale Session

45 48 47 42 44

1st F L O O R

Sale d’Armi

Padiglione Arti Applicate Biennale Educational

43 29 30 35

gr F L O O R

G

33

Free Shuttle

L

49 50

N Giardino delle Vergini

Isolotto

Artiglierie

Biennale College

E

Tese delle Vergini

H

32 38 39 40 31 36 41 34 46 28 37

I Solo uscita Exit Only

ARSEN ALE

D

Press Office

entrata entrance

Corderie

STOP Arsenale

HOW WILL WE LIVE TOGETHER?

D ELEMENTAL (Alejandro Aravena; Victor Oddó; Gonzalo Arteaga; Diego Torres; Juan Cerda) E Han Tumertekin F Igneous Tectonics (Cristina Parreño; Sergio Araya) G NADAAA (Nader Tehrani; Arthur Chang) H Sahel Alhiyari Architects

I Studio Ossidiana (Giovanni Bellotti; Alessandra Covini) L Vogt Landscape Architects (Günther Vogt) M Vuslat Foundstion, Giuseppe Penone N WOJR (William O’Brien Jr.) 13


OVERVIEW

BIENNALE MAP 103 97

FORTE MARGHERA

85 117 118 59 79 61

66

94

ZO

EIN

VIA

VIA

PA L

AZ

MESTRE

AU

DI

68

VIA CIRCONVALLAZIONE

VIA ANTONIO DA MESTRE

85

PIAZZA FERRETTO

RIVIER

A XX

SETT

EMBR

E

108

92

PIAZZA XXVII OTTOBRE

DUOMO DI MESTRE

VIA POERIO

108

87

ENTA

CCI

VIA BR

PIAZZA DONATORI DI SANGUE

ARDU

VECC

HIA

106 107

113 ME

STR

INA

80

I RIN

VIA

ALEA

RDI

PUC CAP VIA

98

62

POP

TA

DEL

COS

SO

CIN

A

VIA

OLO

QUE VIA

VIA FE

LISATI

IAVE

VIA

51

COR

VIA C

VIA P

BIENN ALE M AP

88

100

82

74

60 121 93 115 101 83

112

55

53 120 99 82 89

73

82 121

14

56


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

GUIDE

GIARDINI, ARSENALE, AROUND TOWN 22 maggioMay 21 novembreNovember 2021 Orari aperturaOpening times 22 maggioMay > 31 luglioJuly 11–19 (ultimo ingresso 18.45) 11 am–7 pm (last admission 6.45 pm) 1 agostoAugust > 21 novembreNovember 10–18 (ultimo ingresso 17.45) 10 am–6 pm (last admission 5.45 pm) Chiuso il lunedìClosed on Mondays EsclusoExcept 24 maggioMay, 6 settembreSeptember, 1 novembreNovember

67 121

Raggiungere le sediReaching the venues dafrom Piazzale RomaVenice bus station dafrom FerroviaVenice railway station perto Arsenale lineelines ACTV 1, 4.1 perto Giardini lineelines ACTV 1, 2, 4.1, 5.1

(linealine 6 solo daonly from Piazzale Roma) Biglietti solo online Tickets online only www.labiennale.org

78

A ROUND TOWN

57 86

109 110 111

95 96

116 72 58

52

ARSENALE 114

121

76

70

122 64 65

71

63

54 119

69

85 75 90 91 104 105

102

81 84 77

GIARDINI

15


WALKACROPOLIS

SHARING TABLE

16

COEXISTENCE IN TIME AND SPACE THROUGH COLOR AND MUSIC

THE PATH OF CONSCIOUSNESS

FAVELA DA PAZ


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

EPHEMERAL INSTALLATION

GUIDE

SCHOOL FOR AUTISTIC TEENAGERS

PARKLETS

GARDEN GALLERY

OSTAP PATIK

JUCA MAXIMO

AMAZON TEARS

MANGUEZAIS RAÍZES MARANHENSES

THE FLYING RIVERS

RIBEIRINHOS

MIRANTE DO GAVIÃO

17


18


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

GUIDE

NATIONAL PARTICIPATIONS

GIARDINI

GIARDINI

GIARDINI

19 GIARDINO DELLE SCULTURE


NATIONAL PARTICIPATIONS

GIARDINI

AUSTRALIA

1

In|Between

COMMISSIONER_ Janet Holmes à Court CURATORS_Tristan Wong, Jefa Greenaway EXHIBITORS_Baldasso Cortese Architects, Lyons

PADIGLIONI

(with IADV), Gresleyabas (with Gregory Burgess Architects), Cox, Officer WoodsArchitect, SJB Architects, Lyons, Taylor and Hinds Architects, Cultural Heritage Association, Paul Herzich, Oxigen and Integrated Heritage Services, University of South Australia, Edition Office (with Daniel Boyd), University of Sydney, Neeson Murcutt +Neille Architects, Grimshaw, Daniel Stricker, Vincent Heimann, The National University of Samoa, Sibling Architecture, Architects without Frontiers

Una risposta tra le più concrete all’interrogativo del curatore Hashim Sarkis, quella australiana, che include nel proprio spazio le regioni del Pacifico (Polinesia, Melanesia e Micronesia) per arricchire delle loro voci una riflessione sul rapporto tra colonialismo e culture indigene. Le pareti sono sostituite da teli che delimitano uno spazio che si fa fluido, caratterizzato da un pavimento ricoperto di terra rossa, per un’esperienza immersiva che coinvolge la vista, l’udito e il tatto, mettendo la persona al centro. ENG One of the most concrete answers to Hashim Sarkis’ question: Australia includes, in its space, other regions of the Pacific (Polynesia, Melanesia, and Micronesia) to enrich with their voices a reflection on colonization and aboriginal cultures. In the Pavilion, walls have been replaced with fabric which contours a liquid space. The floor is covered in red soil for an immersive experience that involves sight, hearing, and touch.

Heidi Pretterhofer, Vyjayanthi Rao, Jathan Sadowski, Saskia Sassen, Manuel ShvartzbergCarrió, Douglas Spencer, Matthew Stewart, Ravi Sundaram, Tiziana Terranova, Ignacio Valero, Matias Viegener, Alan Wiig

Interamente dedicato al platform urbanism, il progetto austriaco ci invita a riflettere su un processo in atto da tempo e che la pandemia da Covid-19 non ha fatto che accelerare. Una sempre maggiore quantità di aspetti del quotidiano – lavoro, istruzione, acquisti, momenti di incontro e di scambio – non è infatti più pensabile senza le piattaforme. In che modo, dunque, città reali e piattaforme digitali si pongono in relazione tra loro? In quali momenti i collegamenti virtuali diventano più importanti della vita nello spazio fisico? ENG

Entirely focused on platform urbanism, the Austrian project invites us to reflect on a long-standing process that the Covid-19 pandemic has only accelerated. More and more aspects of everyday life – work, education, shopping, occasions of meeting and exchange – are no longer conceivable without platforms. How are real cities and digital platforms related to each other? When do virtual links become more important than life in the physical space? www.platform-austria.org

BELGIO

3

Composite Presence

architecten bv, RAAMWERK, Robbrecht en Daem architecten, Robbrecht en Daem architecten en Dierendonckblancke architecten, onderdeel van de TBM Robbrecht en Daem – Dierendonckblancke – VK – Arup, Schenk Hattori Architecture Atelier, Stéphane Beel Architects, STUDIOLO architectuur ism Koen Matthys, tim peeters architecten, Tim Rogge Architectuur Studio, Tom Thys architecten, TRANS architectuur stedenbouw, TV AgwA – Ferrière, URA Yves Malysse Kiki Verbeeck, VAN GELDER TILLEMAN architects, Vermeiren - De Coster Architecten, VERS.A ARCHITECTURE

Alla domanda How will we live together? il Padiglione belga risponde con una presenza composita: cinquanta progetti architettonici in scala 1/15 risalenti agli ultimi vent’anni, disposti ad altezza tavolo, formano gli elementi costitutivi di un immaginario scenario urbano fiammingo in cui stili, funzioni e tipologie eterogenee convergono in un’equilibrata ecologia architettonica. Armonizzare forme, epoche e texture, sia nel caso di recuperi che di nuove costruzioni, diventa la cifra stilistica di un’architettura che attinge alla memoria come laboratorio di progettazione. ENG To the curator’s question How will we live together? the Belgian Pavilion responds with a composite presence: fifty 1:15 scale architectural projects from the last twenty years, arranged at table height, are the constituent elements of an imaginary urban Flemish scenario where styles, functions and different types converge into a balanced architectural environment. Harmonising shapes, epochs and textures, both in recovering and new structures, becomes the signature design of an architecture that finds its design studio in the memories of the past. www.vai.be

www.inbetween2021.com.au

AUSTRIA

BRASILE

2

utopias of common life

Platform Austria COMMISSIONER_ Austrian

20

Federal Ministry for Arts, Culture, the Civil Service and Sport – Division Arts and Culture CURATORS_Peter Mörtenböck and Helge Mooshammer EXHIBITORS_Centre for Global Architecture; bloggers and guest discussants, including Ross Exo Adams, Tom Avermaete, Lucia Babina, Jochen Becker, Andrea Boerner & Bernadette Krejs, Neil Brenner, Daniel Cardoso, Letizia Chiappini & Anastasiya Halauniova & Ying Tzu Lin, Teddy Cruz & Fonna Forman, Peggy Deamer, Sylvia Eckermann & Gerald Nestler, Michel Feher, Eva Franch I Gilabert, Pedro Gadanho, Benjamin Gerdes, Mark Graham, Stephen Graham, Orit Halpern, Gabu Heindl & Drehli Robnik, Owen Hatherley, Leo Hollis, Andreas Kofler, Maros Krivy, Laura Kurgan, Peter Lang, Mona Mahall & Asli Serbest, Jonathan Massey, Shannon Mattern, metroZones, Sandro Mezzadra, Susan Moore & Scott Rodgers, Louis Moreno, Anh-Linh Ngo, Luciana Parisi, João Prates Vital Ruivo,

4

© We Document Art

COMMISSIONER_Flanders Architecture Institute CURATORS_Bovenbouw Architectuur EXHIBITORS_360 Architecten, Architecten

Broekx-Schiepers, architecten de vylder vinck taillieu, architecten Els Claessens en Tania Vandenbussche, Architectenbureau Bart Dehaene, Arjaan De Feyter Interior Architects, Baeten Hylebos Architecten, BLAF architecten, Bovenbouw Architectuur, BULK architecten, Collectief Noord Architecten bv, COUSSÉE & GORIS architecten, De Smet Vermeulen architecten, Dhooge & Meganck Architectuur, Dierendonckblancke architecten, DMT architecten, dmvA, Eagles of Architecture, FELT architecture & design, Frederic Vandoninck Wouter Willems architecten, GRAUX & BAEYENS architecten, HUB, Marie-José Van Hee architecten, META architectuurbureau, murmuur architecten, OFFICE Kersten Geers David Van Severen, ono architectuur, Poot Architectuur, PULS

COMMISSIONER_ José Olympio da Veiga Pereira, Fundação Bienal de São Paulo CURATORS_ Alexandre Brasil, André Luiz Prado, Bruno Santa Cecilia, Carlos Alberto Maciel, Henrique Penha, Paula Zasnicoff EXHIBITORS_ Aiano Bemfica, Cris Araújo, Edinho Vieira, Alexandre Delijaicov | Grupo de Pesquisa Metrópole Fluvial – Faculdade de Arquitetura e Urbanismo da Universidade de São Paulo, Amir Admoni, Gustavo Minas, Joana França, Leonardo Finotti, Luiza Baldan

Nello spazio espositivo coesistono due nuclei distinti, caratterizzati l’uno da alcuni progetti iconici del passato, l’altro dalla proiezione di due video legati al futuro-presente posti in relazione con nuove forme di interazione umana sul territorio. Tutto il progetto prende spunto dalla mappatura di utopie espressesi lungo la storia del paese fino ai giorni nostri. Nelle parole dei curatori «pensare a nuove forme di convivenza fra gli umani e il pianeta in termini ecologicamente fattibili e socialmente inclusivi è un’urgenza che si amplifica con l’esperienza collettiva imposta dalla pandemia».


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

Two distinct cores coexist in the exhibition area, one characterized by some iconic projects of the past, the other by the projection of two videos showing a present-future scenario linked to new forms of human interaction on the territory. The whole project has been inspired by mapping utopias expressed throughout the history of the country up to the present day. In the words of the curators, “the urgent need of rethinking forms of coexistence between humans and the planet in viable and socially inclusive ecological terms is amplified by the collective experience imposed by the pandemic.” www.bienal.org.br

5

CANADA

Impostor Cities

COMMISSIONER_Canada Council for the Arts CURATORS/EXHIBITORS_David Theodore, T B A

Thomas Balaban Architect

/

Cosa rende “canadese” l’architettura canadese? Toronto, Vancouver e Montreal spesso recitano il ruolo di altre città, adattandosi a rappresentare al cinema Tokyo, Mosca, Parigi o New York. In un Padiglione che porta a Venezia un po’ dell’immenso paese nordamericano grazie alla green screening technology, il visitatore si trova al cospetto di un’architettura restituita attraverso tagli di pellicole e grazie a una libreria digitale di edifici canadesi, per riflettere sui concetti di identità e autenticità. ENG

What makes Canadian architecture “Canadian”? Toronto, Vancouver and Montreal are often cast as different cities entirely, playing the role of Tokyo, Moscow, Paris or New York. In a Pavilion that takes a little of the huge North American country to Venice thanks to green screen technology, the visitor finds himself in the presence of an architecture displayed through film cuts and a digital library of Canadian buildings, to reflect on concepts of identity and authenticity. www.impostorcities.com

Repubblica di

COREA 6

Future School

COMMISSIONER_ Arts Council Korea CURATOR_Hae-Won Shin EXHIBITORS_ Abnormal+, Peter Adey,

Xenia Adjoubei, Christine Aglot, Ahn Eun-me, Ahn Jae Woo, Ryu Ahn, Ahn Sang-soo, Arts Letters and Numbers, Jaeha Ban, Catrina Beevor, Andrew Benjamin, Ana Betancour, Joshua Bolchover, Lara Bober, Joff Bradley, Marco Bruno, Matthew Butcher, Simone Carena, Marcello Carpino, Pablo Castro, Hyunbae Chang, Alexandra Valerie Chem, Kyuhyung Cho, Cho Minsuk, Tony Cho, Young-Rong Choo, Binna Choi, Hyewon Choi, Sunwoong Choi, Taeyoon Choi, Yunhee Choi, Jae Sung Chon, Choson Exchange, Calvin Chua, Center for Technology in Humanities, Harry Chun,

Alejandro Haiek Coll, Claudia Consonni, Maria Crispal, Gaia Crocella, Anshuman Dasgupta, Jacopo David, Nick De Pace, Mark William Devenney, Killian Doherty, Oriana Eliçabe, Frida Foberg, Marialisa Fontanabona, Anthony Fontenot, G-Campus, Global Free Unit, Marco Gambare, Chiara Garbin, David Gersten, Davide Giacometti, Emine Gorgul, Antigoni Goutakoli, Rupali Gupte, H. Meltem Ö. Gürel, Han Sungpil, Peter Hasdell, HRS, Rhianon Morgan Hatch, Jason Hilgefort, Azuma Hiroki, Mingi Hong, Haobin Huang, Doojin Hwang, Jie-Eun Hwang, Nahyun Hwang, Jeong Heon Hyeon, Mattia Inselvini, Stella Ioannidou, Matt James, YoungGyu Jang, Jinhong Jeon, Hyeyoon Jeong, Jeong Mi sun, Dann Jessen, Kihyun Jo, Daeun Joo, Dongkoo Jung, Hyeyoon Jung, E Roon Kang, Youngmean Kang, Hanif Mohamed Kara, Amalia Katopodis, Ah-Yeon Kim, Daecheon Kim, Dongsei Kim, Eun Jeong Kim, Hansoo Kim, Jae K. Kim, JinHyoung Kim, Jooyoung Kim, Jungyoon Kim, Kwangsoo Kim, Kyunchul Kim, You Been Kim, So Young Kim, Sunhyun Kim, Taedong Kim, Taeyoon Kim, Ted Kim, Hitomi Koyama, Andreas Lang, Andrew LeClair, Alex Taek-Gwang Lee, Aram Lee, Changju Lee, Dong Yong Lee, Haevan Lee, Hyewon Lee, Hyunhee Lee, Jennifer Lee, JiYun Lee, Jihoi Lee, Jinhye Lee, Jinhyoung Lee, Peter Lee, Sang-youp Lee, Sojin Lee, Taehyun Lee, Yong Ju Lee, Leeon Architects, Ryan Leifield, Christiano Lepratti, Yeonghwan Lim, Sojin Lee, Jade Keun Hye Lim, Soojung Lim, Xiaoxuan Lu, Cristiano Luchetti, Rafael Luna, Peter Lynch, Joon Ma, Manoj NY, Leonidas Martin, David Ortega Martinez, Davide Masserini, Corinne Mazzoli, Hasbrouck Miller, MiMi, Raffaele Marone, David Eugin Moon, Mospiran, Robert Mull, Kent Mundle, NHDM Architects, Stankomir Nicieja, Carlotta Novella, ODÆRI, One-Aftr, Ayselin Gozde Yildiz Oguzalp, Jooyoung Oh, Minwook Oh, Sang Hoon Oh, Eymen Özkan, Hyungmin Pai, Chung Whan Park, Daham Park, Dongmin Park, Jennifer Park, Kyong Park, Seongtae Park, Hyun Park, Lukas Pauer, PaTI, Annie Pedret, Erik Persson, Giada Peterle, Luca Pili, Claudia Pochana, Gerard Reinmuth, Rhaomi, Chris Ro, Anne O Rourke, Alessandro Russo, Haemin Ryu, Minjoo Ryu, Luigi Savio, Christian Schweitzer, Kelli Scott, Rafi Segal, Dong-jin Seo, Hyun-Suk Seo, Wontae Seo, Sewoon.School, Prasad Shetty, Yoshiko Shimada, Youngkyu Shim, Hyunjoon Shin, Inseop Shin, Slow Signal, Leo James Smith, Hojun Song, Ryul Song, Seonghee Song, Yehwan Song, Giuseppe Stampone, Studio 908A, Studios terra, Stuff Design, Yehre Suh, Shawn Sullivan, Heidi Svenningsen-Kajita, Dolf Jan Hendrik te Lintelo, Ipek Türeli, The HK+ Mobility Humanities Education Centre, The Korean Society of Literature, Toshiya Ueno, Francesca Ulivi, Alexander Valentino, Carl-Johan Vesterlund, Ian Waelder, Tobias Westerlund, Myungsim Yang, Jaehee Yi, Dongwoo Yim, Junghyun Yoon, Young Architects Forum Korea, Slavoj Žižek, Yoon Zo, Kyung Jin Zoh

La proposta coreana ricrea uno spazio di riposo e di riflessione in un sito fisico e digitale dove è possibile immergersi nell'esplorazione e condivisione di pensieri volti ad affrontare le sfide più pressanti per l'umanità. Utilizzando pratiche educative sperimentali, in cui viene sovvertita l'idea stessa dell'istituzione gerarchica, la scuola è il primo luogo in cui le riflessioni attorno alla costruzione di una nuova idea di comunità trovano concreta possibilità di sviluppo futuro. ENG A space for rest and meditation in a physical, digital space where one can immerse in the exploration and sharing of thought and give one’s own contribution for a positive future. Through experimental educational practices overturningthe idea of hierarchical learning, schools become a place where discussions on a new idea of community can become a real opportunity to realize it in the future. www.futureschool.kr

DANIMARCA

7

con-nect-ed-ness

GIARDINI

ENG

GUIDE

Photo Lundgaard Tranberg Architects

COMMISSIONER_Kent

Martinussen, Danish Architecture Center CURATOR_ Marianne Krogh EXHIBITORS_ Lundgaard & Tranberg Architects

Tutto giocato sul tema della connessione, il progetto danese si sviluppa attraverso un’installazione che trasforma completamente il Padiglione incorporandolo nel circuito della natura governato dall’acqua, forza motrice penetrante che irrompe nell’edificio trasformandosi in entità corporea, evaporazione, fotosintesi e infiltrazione nel sottosuolo. Le variazioni climatiche ne influenzano continuamente l’espressione e la forma: parti del padiglione saranno allagate per sottolineare che l’acqua è allo stesso tempo un elemento vitale e poetico, potente e indocile. ENG Entirely based on the theme of connection, the installation totally transforms the Danish Pavilion by merging it in the circle of nature controlled by water, motive power that brakes into the building and turns intobodies, evaporation, photosynthesis and infiltrationin the ground. Climate changes affect its expression and its shape: parts of the building will be flooded in order to point out that water is vibrant and poetic but also powerful and wild. www.dac.dk

21


Disruptively Exquisite Proposing modern Venetian and Italian dishes crafted with integrity, Gio’s Restaurant & Terrace is an unexpected haven in the midst of Venice’s contemporary art scene. A destination in itself featuring a selection of contemporary serves and unrivalled views, Gio’s welcomes visitors 7 days from morning until late.

©2021 Marriott International, Inc. All Rights Reserved. All names, marks and logos are the trademarks of Marriott International, Inc., or its affiliates.

For reservations, visit giosrestaurantvenice.com or call +39 041 240 0001 San Marco 2159, 30124, Venice, Italy

22


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

GUIDE

NATIONAL PARTICIPATIONS

GIARDINI

The Blessed Fragments

COMMISSIONER_ Ministry of Culture, Egypt CURATORS_ Mostafa Rabea Abdelbaset, Moha-

mad Riad Alhalaby, Amr Allam and Ahmed Essam

Il progetto mira a evidenziare i molti volti della società egiziana contemporanea e l’importanza di rimanere uniti nonostante le differenze. Allestito con una serie di pannelli sospesi che raffigurano il volto di diversi individui, da gente comune dai lavori umili ed essenziali a persone benestanti, il Padiglione ricorda ai visitatori che “insieme siamo uno”, sottolineando la necessità di includere tutti i membri della società nelle strategie di progettazione urbana a prescindere dal background socio-economico di ciascuno. ENG The project points out all the different faces of contemporary Egyptian society and the importance of standing together despite these differences. It is set up with suspended panels which depict the face of different individuals, from common blue-collar workers to wealthy people. The Pavilion reminds visitors that “together we are one,” underlining the need to include all members of society in the urban design strategies, despite their different socio-economic backgrounds.

Padiglione Alvar Aalto

9

New Standards

© Juuso Westerlund

Finland

www.newstandards.info

FRANCIA

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Communities at Work

© Christophe Hutin

FINLANDIA

COMMISSIONER_Katarina

In the Finnish history of the last century, there was a moment when architecture and business (in particular the company Puutalo Oy) joined forces in order to deal with the very urgent issue concerning the resettlement of Karelians refugees, an ethnic group coming from an eastern part of the country, under Russia control. The prefabricated houses, which were built for the occurrence since the 40s, not only helped to modernise the Finnish building industry, but they also became a pattern for the timber houses exported worldwide.

Siltavuori / Archinfo

CURATORS_ Laura

Berger, Philip Tidwell, Kristo Vesikansa EXHIBITORS_ Juuso Westerlund and Puutalo Oy archival material: Central Archives for Finnish Business Records (ELKA), Museum of Finnish Architecture (MFA)

Appartiene alla storia finlandese del secolo scorso un momento in cui architettura e impresa (in particolare l’azienda Puutalo Oy) si unirono per affrontare l’urgente questione del reinsediamento dei rifugiati careliani, un gruppo etnico proveniente da una regione orientale del paese controllata dalla Russia. Gli alloggi prefabbricati ideati per l’occorrenza a partire dagli anni ’40 non solo hanno permesso di modernizzare l’industria edile finlandese, ma sono anche diventati un modello per le costruzioni in legno esportato in tutto il mondo.

COMMISSIONER_Institut

français con il Ministry of Europe and Foreign Affairs e il Ministry of Culture CURATOR_Christophe Hutin EXHIBITORS_Inhabitants of: “GHI du Grand Parc” in Bordeaux and “la Cité de transit de Beutre” in Mérignac (France) – Kliptown in Soweto (South Africa) – KTT apartment buildings in Hanoi (Vietnam) – Southwest Detroit (USA)

Il Padiglione mette in scena un dialogo tra le competenze degli architetti e l’esperienza degli abitanti di cinque città in diversi continenti. Il progetto evidenzia il ruolo dell’architetto in un presente che sta attraversando grandi cambiamenti, in particolare dall’inizio della crisi sanitaria, invitando il visitatore a rivolgere uno sguardo ottimista verso un mondo in cui i cittadini hanno la possibilità di agire direttamente sul proprio ambiente. ENG The Pavilion stages a dialogue between the skills of architects and the experience of the inhabitants of five cities on different continents. The project highlights the architect’s role in a time going through major changes, especially since the beginning of the health crisis, inviting visitors to look positively towards a world where people have the opportunity to act on their own environment. www.institutfrancais.com

GERMANIA

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2038

COMMISSIONER_Federal Ministry of the Interior, Building and Community CURATORS_2038 EXHIBITORS_Blaise Agüera y Arcas, Diana Alvarez-Marin, Andrés Arauz, Arts of the Working Class, Nick Axel, Mara Balestrini, Sandra Bartoli, Diann Bauer, Jan Bauer, BBSR, Tatiana Bilbao, BMI, Oana Bogdan, Erik Bordeleau, Mohamed Bourouissa, Daniela Brahm & Les Schliesser, Arno Brandlhuber, Jakob Brandtberg Knudsen & Lorenz von Seidlein, Francesca Bria, Otis Sloan Brittain, Vera Bühlmann, Bureau N, Benjamin Burq, BVNT, Marco Carrino, Mary Ellen Carroll, Vint Cerf, cfk architetti, Kristof Croes, Elke Doppelbauer, Keller Easterling, Tobia de Eccher, Eidotech, Kurt Eggenschwiler, Ludwig Engel, Joao Enxuto & Erica Love, Marta Fernandez Guardado, Cosimo Flohr, Lenny Flohr, Becca Franks & Jennifer Jacquet, Michaela Friedberg, Yona Friedman, Renée Gailhoustet, Jan-Peter Gieseking, Goethe Institut, Olaf Grawert, Dorothee Hahn, Hecker’s Hotel Kurfürstendamm, Helene Hegemann, Holger Heissmeyer, Laura Henno, Angelika Hinterbrandner, Nikolaus Hirsch, Fabrizio Hochschild-Drummond, Ludger Hovestadt, Pan Hu, JUNG, Mitchell Joachim, Sonja Junkers, Roberta Jurcic, Claudia Kessler, Gabor Kocsis, Sénamé Koffi Agbodjinou, Ulrich Kriese, Lukas Kubina, Nikolaus Kuhnert, Christopher Kulendran Thomas & Annika Kuhlmann, Phyllis Lambert, Lawrence Lessig, Cedric Libert, Ferdinand Ludwig & Daniel Schoenle, Suhail Malik, Charlotte Malterre-Barthes, Hilary Mason, V. Mitch McEwen, James Meadway, Omoju Miller, Evgeny Morozov, MOTIF — Institute for Digital Culture, Motor Productions, Salum Mshamu, Caroline Nevejan, Bahar Noorizadeh, Sabine Oberhuber & Thomas Rau, Jorge Orozco, Verena Otto, Erica Overmeer & Muck Petzet, POLIGONAL — Office for Urban Communication, Joanna Pope, Leif Randt, RAUE Rechtsanwälte und Rechtsanwältinnen, Rebiennale / R3B, Denis ‘Jaromil’ Roio, Raquel Rolnik, Meghan Rolvien, Christopher Roth, Juliana Rotich, S.a.L.E. Docks, Saygel, Schreiber & Gioberti, Jan Schmidt-Garre, Patrik Schumacher, Max Senges, Deane Simpson, Solmarino, Bruce Sterling, Michael Stöppler, Lia Strenge, Audrey Tang, Target Due, Irene Tassinari, Terra0, The Laboratory of Manuel Bürger, Jeanne Tremsal, Galaad Van Daele, Iris van der Tuin, Marcus Vesterager, VITRA, Georg Vrachliotis, Julian Wäckerlin, Eyal Weizman, Julia Werlen, Glen Weyl, WHY Ventures, Mark Wigley, Hannah Wood, Erez Yoeli, Tirdad Zolghadr

Proiettandosi nel 2038 e guardando a ritroso al 2020, il Padiglione tedesco presenta l’era della Nuova Serenità, un mondo fittizio privo di guerre e di contrasti politici in cui esistono un’assistenza sanitaria per tutti, un’economia globale

GIARDINI

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EGITTO

ENG

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NATIONAL PARTICIPATIONS

GIARDINI

forte, modelli fiscali progressivi e un fondo per la ricerca sul cambiamento climatico. Questa storia che oggi chiamiamo futuro è raccontata da un team di esperti internazionali di architettura, arte, economia, ecologia, letteratura, filosofia, scienza e tecnologia. ENG Year 2038, looking back to 2020 – the German Pavilion introduces the era of New Serenity, a fictional world where no war or political disagreement exist, a place that guarantees free healthcare to everyone, a strong, global economy, progressive tax system, and funds for climate change research. This story, which we call future today, will be told by an international team of experts in the fields of architecture, art, economy, ecology, literature, philosophy, science, and technology. www.2038.xyz

PADIGLIONI

GIAPPONE

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Co-ownership of Action: Trajectories of Elements COMMISSIONER_The Japan Foundation CURATOR_Kozo Kadowaki EXHIBITORS_ Jo Nagasaka, Ryoko Iwase,

Toshikatsu Kiuchi, Taichi Sunayama, Daisuke Motogi, Rikako Nagashima

Una tradizionale casa di legno giapponese è smontata e riassemblata nel Padiglione dopo aver affrontato un lungo viaggio in nave conservata in un container. Nella nuova collocazione alcuni componenti trovano una seconda vita, o magari si smarriscono, venendo sostituiti da elementi locali in un processo vitale che unisce vecchio e nuovo in nome della convivenza. Attraverso questo esempio concreto, l’architettura si fa continuum: radicata nel passato, collegata al futuro, posseduta da ognuno di noi. ENG A traditional Japanese wooden house has been disassembled and reassembled in the Pavilion after a long sea journey in a container. In its new location, some of its components have found a new life, while some others have been lost and replaced with local elements in such a way that the old and the new are unified under the aegis of coexistence. This process wants to show that architecture is a continuum: rooted in the past, linked to the future, belonging to each of us. www.vba2020.jp

GRAN BRETAGNA

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venicebiennale.britishcouncil.org

GRECIA

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“Boulevard de la Société des Nations”, a.k.a. the Aristotle Axis in Thessaloniki

© Aristotle University of Thessaloniki

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The Garden of Privatised Delights COMMISSIONERS_Sevra

Ispirato al Giardino delle delizie dell’artista olandese Hieronymus Bosch, il progetto immagina possibili trasformazioni dello spazio pubblico a favore di una maggiore inclusività, in contrasto con la crescente espansione del settore privato in luoghi destinati alla cittadinanza. Le visioni proposte dovrebbero stimolare entrambi i settori a lavorare insieme verso la creazione di spazi migliori per tutti. Le sei installazioni immersive ricreate all’interno del Padiglione propongono avanzamenti di pensiero attorno a questioni quali la riconversione di pub e strade commerciali in luoghi di azione civile e di socializzazione, l’utilizzo di tecnologie di riconoscimento facciale a vantaggio della collettività, il coinvolgimento dei cittadini nelle strategie di assegnazione delle proprietà, la progettazione di spazi destinati ai giovani e di aree verdi. ENG Inspired by The Garden of Earthly Delights by Dutch artist Hieronymus Bosch, the project imagines possible transformations of the public space in favour of greater inclusiveness, in contrast with the increasing expansion of the private sector in public spaces. The proposed project should encourage both sectors to work together in order to create better spaces for all. The six immersive installations in this Pavilion propose new ideas on the conversion of pubs and commercial streets into places of civil action and socialisation, the use of facial recognition technologies for the benefit of the community, the citizens’ involvement in property allocation strategies and the design of green areas and of spaces for young people.

Davis, Director Architecture Design Fashion, British Council CURATORS_ Manijeh Verghese, Madeleine Kessler (Unscene Architecture) EXHIBITORS_Unscene Architecture, The Decorators, Built Works, Studio Polpo, Public Works, vPPR

COMMISSIONERS_ Efthimios Bakogiannis, Secretary General for Regional Planning and Urban Environment, Ministry of the Environment & Energy CURATORS/EXHIBITORS_ Nikolaos Kalogirou, Maria Dousi, Dimitrios Thomopoulos, Dimitrios Kontaxakis, Sofoklis Kotsopoulos, Themistoklis Chatzigiannopoulos

La Grecia sceglie come oggetto di studio la città di Salonicco. Il progetto si concentra sull’Asse di Aristotele – precedentemente Boulevard de la Société des Nations –, luogo emblematico del vivere insieme, condensatore urbano che attraversa integralmente la piramide sociale delle città,

a partire dalle ambitissime case sul lungomare per arrivare alle zone popolari sopra via Egnatia, dove sono ospitati rifugiati e migranti. Due mostre parallele, a Venezia e a Salonicco, sono connesse grazie a un’interfaccia digitale mediante la quale i visitatori potranno immergersi nell’intero progetto espositivo, frutto di un laboratorio e di una ricerca sistematica e inedita condotta dai docenti e dagli studenti della Scuola di Architettura dell’Università Aristotele di Salonicco. ENG Greece chooses Salonica/Thessaloniki as a case study and, in particular, focuses its project on the Aristotle Axis, formerly known as the Boulevard de la Société des Nations. The boulevard is a symbol of community, an urban condenser that pierces across the city social pyramid, from the rich seafront mansions to the working-class district above the Via Egnatia, where refugees and migrants are also housed. The Pavilion presents two parallel exhibitions, one in Venice and one in Salonica, that are connected thanks to a digital interface, allowing visitors to access both at the same time. This is the result of an unprecedented research and work carried out by both teachers and students of Architecture School of Aristotle University in Salonica.

ISRAELE

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Land, Milk, Honey: Animal Stories in Imagined Landscapes

COMMISSIONERS_ Michael Gov, Arad Turgeman CURATORS_Dan Hasson, Iddo Ginat, Rachel

Gottesman, Yonatan Cohen, Tamar Novick Hasson, Iddo Ginat, Rachel Gottesman, Yonatan Cohen, Tamar Novick, Netta Laufer, Shadi Habib Allah, Daniel Meir, Apollo Legisamo, Adam Havkin

EXHIBITORS_Dan

Mucca, capra, ape, bufalo acquatico, pipistrello. Cinque animali raccontano i radicali cambiamenti subiti dal territorio palestinese nel XX secolo. La mostra osserva come la metamorfosi della regione in prospero paesaggio agricolo si sia rivelata distruttiva verso le comunità e le loro tradizioni, causando danni irreparabili nella fauna e nella flora locali. Gli studi dei casi e l’analisi zoocentrica restituiscono una storia dello spazio in cinque atti: Meccanizzazione, Territorio, Coabitazione, Estinzione e Post Umano. Installazioni originali, modelli, brevi filmati e foto di archivio si intrecciano, raccontando un territorio travolto dalle moderne aspirazioni di abbondanza e prosperità. ENG Cow, goat, bee, water buffalo, bat. Five animals tell the story of the radical changes undergone by the Palestinian territory in the twentieth century. The exhibition highlights how the metamorphosis of this region into a thriving agricultural landscape has turned to be devastating to communities and their traditions, causing irreparable damage to local flora and fauna. Case studies and zoocentric analysis divide the story of this space into five acts: Mechanization, Territory, Cohabitation, Extinction, and Post-humanism. Original installations, models,


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

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OLANDA

Who is We?

COMMISSIONERS_Guus

Instituut

tural installation that visitors can freely explore on their own, thanks to the educational material provided. Citizens contributed to the project by sharing their everyday experiences. This will draw our attention on what we are really willing to share with others while living together. Architecture here is invited to find out new forms to make community life an option of real life. www.nasjonalmuseet.no

Beumer, Het Nieuwe

CURATOR_Francien

van Westrenen, Head of Agency Het Nieuwe Instituut EXHIBITORS_ Afaina de Jong, Debra Solomon

Un appello appassionato contro l’appiattimento causato dall’omogeneità e dalla monocultura, un allargamento del concetto di “we” che supera di slancio i confini del genere umano, estendendosi al terreno, alle piante e agli animali. Un capovolgimento di prospettiva, che secondo il team olandese ci è imposto dall’urgenza delle attuali questioni climatiche e sociali, porterà necessariamente alla ribalta punti di vista solitamente considerati minoritari, adesso centrali nello stabilire le nuove regole secondo cui progettare gli spazi. ENG A plea against the uniformity of homogeneity and monoculture, a larger concept of ‘we’ that overcomes the limits of humankind and extends to soil, plants, animals. According to the Dutch team, such a completely new perspective, resulting from the urgency of climate and social crises, will inevitably put in the foreground points of view usually considered as minor. As a result these points of view will play a major role in setting the new rules of space design. whoiswe.hetnieuweinstituut.nl

PAESI NORDICI

Finlandia, Norvegia, Svezia

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What We Share. A Model for Cohousing

COMMISSIONERS_Stina Høgkvist, The National

Museum in Norway; Arja-Liisa Kaasinen, Museum of Finnish Architecture, MFA; Kieran Long, ArkDes: Swedish national centre for architecture and design CURATOR_ Martin Braathen, The National Museum in Norway

Il modello nordico di cohousing sviluppato negli anni ’70 ispira un’installazione architettonica a grandezza naturale che il pubblico può esplorare liberamente e autonomamente grazie alla presenza di un apparato esplicativo e didattico. Il contributo di un gruppo di cittadini e la condivisione delle loro esperienze quotidiane permette di concentrare l’attenzione su ciò che siamo realmente disposti a condividere con gli altri quando ci troviamo a vivere insieme. L’architettura è qui chiamata ad esprimersi per individuare nuove modalità attraverso le quali la vita comunitaria possa davvero farsi opzione di vita concreta. ENG The Nordic co-housing concept developed in the 1970s inspires a life-size architec-

POLONIA

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Trouble in Paradise

COMMISSIONER_Hanna Wróblewska CURATORS_PROLOG +1 (Mirabela Jurczenko,

Bartosz Kowal, Wojciech Mazan, Bartłomiej Poteralski, Rafał Śliwa, Robert Witczak)

Nonostante le aree rurali rappresentino il 93% del territorio complessivo della Polonia, vi ci vive solo il 40% della popolazione. Per combattere contro una concezione della campagna colma di stereotipi e pregiudizi, il Padiglione polacco ribalta la prospettiva attraverso cui guardare alla conformazione del territorio e al suo utilizzo, alla scoperta delle infinite potenzialità inespresse del territorio rurale e dei suoi abitanti. Un’analisi che dal locale si proietta in una prospettiva sovranazionale, globale, alla luce di un tema che restituisce una tendenza diffusa in larga parte del pianeta. ENG Though rural areas cover 93% of Polish territory, only 40% of its population lives there. To contrast an idea of rurality made of stereotypes and prejudice, the Polish Pavilion overturns the perspectives on territory and its usage to find out more about the infinite, yet-unexpressed potential of rural areas and their population, both in Poland and all over the world. www.labiennale.art.pl

ROMANIA/1

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Fading Borders

COMMISSIONER_ Attila Kim CURATORS_Irina Meliță, Ștefan Simion EXHIBITORS_IDEILAGRAM (Ilinca Păun

Constantinescu, Tudor Constantinescu, Iulia Păun, Alexandru Păun, Gabriela Belcineanu, Laura Popa-Florea), TELELEU (Elena Stancu, Cosmin Bumbuț), MAZZOCCHIOO Journal (Ștefan Simion, Irina Meliță, Radu Tîrcă, Cristian Bădescu, Ștefania Hîrleață)

L’immigrazione come fenomeno culturale e sociale è il tema attorno al quale si articola il progetto dello studio POSTER. L’indagine si concentra su come il grande spostamento di masse di persone abbia prodotto in passato ripercussioni che si rifletteranno sulle scelte degli spazi abitativi e delle nuove forme di alloggio future, quando la stessa parola “insieme” assumerà un significato sensibilmente diverso rispetto a come lo abbiamo inteso e sperimentato finora. ENG Immigration as a cultural and social phenomenon is the theme of POSTER studio-

project. This survey focuses on mass migration consequences in the past and on their impact on the choices of living spaces and in new forms of housing in a future when the very word “together” will assume a significantly different meaning from what we have understood and experienced so far. Giardini and New Gallery of Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica Palazzo Correr, Campo Santa Fosca Cannaregio 2214 www.fadingborders.eu

RUSSIA

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Open

Photo Marco Cappelletti

COMMISSIONER_Teresa Iarocci Mavica CURATOR_Ippolito Pestellini Laparelli EXHIBITORS_KASA / Kovaleva and Sato

Architects, Mikhail Maximov with music by Vladmir Rannev, Lion & Unicorn, Yuliya Kozhemyako, Ilia Mazo, Electric Red, Volchok, Pavel Milyakov aka Buttechno

Il Padiglione della Russia, inteso sia come edificio sia come istituzione, necessita di ristrutturazione. Con questa premessa e alla luce della crisi globale scatenata dalla pandemia, i curatori intendono espandere il progetto oltre i confini di questa edizione della Biennale per riflettere sul ruolo che le istituzioni culturali dovrebbero avere in questo momento critico e in futuro. L’equilibrio concepito inizialmente dai curatori fra presenza nello spazio fisico ai Giardini e programma costituito da una polifonia di voci provenienti dalla dimensione digitale viene ribaltato, rendendo Open uno spazio in cui convergono piattaforme di gioco, musica elettronica e proiezioni di film che sperimentano modalità alternative di convivenza. ENG The Russian Pavilion, considered both as a building and as an institution, needs renovation. On the basis of this assumption and in view of the global crisis triggered by the pandemic, the curators want to expand the project beyond the borders of this edition of the Biennale to think over the role that cultural institutions should play in such a critical moment as well as in the future. The balance initially conceived by the curators between the presence in the physical space at the Giardini and the program consisting in a polyphony of voices coming from the digital dimension, is overturned. Open turns into a space made of gaming platforms, electric music and film screenings experimenting with alternative ways of living together. www.pavilionrus.com

GIARDINI

short films and archive photographs intertwine to narrate the extraordinary history of a region overwhelmed by modern aspirations of abundance and prosperity.

GUIDE

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NATIONAL PARTICIPATIONS

GIARDINI

SERBIA

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8th Kilometer

COMMISSIONER_Slobodan Jović SCIENTIFIC COMMITTEE_ Ljiljana Miletić

PADIGLIONI

Abramović, Aleksandru Vuja, Tanja Damljanović Conley, Predrag Milutinović, Zorica Savičić, Branko Stanojević, Dejan Todorović EXHIBITORS_ Moderni u Beogradu (Iva Bekić, Petar Cigić, Dalia Dukanac, Stefan Đorđević, Irena Gajić, Mirjana Ješić, Hristina Stojanović, Snežana Zlatković) Bor è una città mineraria della Serbia orientale i cui abitanti sono soliti definire i luoghi urbani in base alla distanza dalla miniera, il loro km 0, utilizzando un sistema di orientamento analogo alla progettazione della città stessa, basato su unità di riferimento di sette chilometri. Viene presentato un modello su larga scala della miniera confinante con i sette chilometri della città ed ogni chilometro viene esplorato secondo i temi dell’industria, della pianificazione urbana, degli spazi pubblici, degli standard abitativi, della cultura della vita quotidiana, dell’ecologia e della demografia. ENG Bor is a mining town in eastern Serbia whose inhabitants define urban places referring to their distance from the mine, their zero-mile marker, using an orientation system similar to the design of the city itself, which counts on reference units of seven-kilometre increments. A large-scale model of the mine bordering the seven kilometres of the city is presented and each kilometer is explored according to the themes of industry, urban planning, public spaces, housing standards, daily life culture, ecology and demographics.

SPAGNA

Uncertainty

COMMISSIONERS_State

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Agency for International Development Cooperation (AECID), Acción Cultural Española (AC/E) CURATORS_Domingo Jacobo González Galván, Sofía Piñero Rivero, Andrzej Gwizdala, Fernando Herrera Pérez EXHIBITORS_Carmen Moreno Álvarez, “Sebastián Arquitectos” (Sergio Sebastián Franco), “Baum arquitectura” (Marta Barrera Altemir, Javier Caro Domínguez, Miguel Gentil Fernández), Joan Margarit, “Recetas Urbanas” (Santiago Cirugeda, Alice Attout), Laura Muñoz González, Ana Mombiedro, Sara San Gregorio, Alicia Gutiérrez, “Cuac arquitectura + Sugar Platform” (Tomás García Píriz, Javier Castellano Pulido, Julien Fajardo, Christophe Beauvez), “Paisaje Transversal” (Jon Aguirre, Guillermo Acero, Jorge Arévalo, Pilar Díaz, Iñaki Romero), Milena Villalba Montoya, Santiago Hernández Puig, Chenta Tsai Tseng, “Sawu Studio” (Aylín Vera Ramos, Pablo García Mena), “CREUSeCARRASCO” (Juan Creus Andra-

de, Covadonga Carrasco López), “Contextos de arquitectura y urbanismo” (Óscar Miguel Ares Álvarez, Javier Palomero Alonso, Bárbara Arranz González, Felipe M. Pou Chapa, Carmen Gimeno Sanz, Eduardo Rodríguez Gallego, Judit Sigüenza González, Luis Matas Royo, Sergio Alonso Alonso, Jesús J. Ruiz Ruiz, Dorota Tokarska), Miguel Arraiz García, David Moreno Terrón, “GARCÍAGERMÁN Arquitectos” (Jacobo García-Germán Vázquez, Raquel Díaz de la Campa Arias, Miguel López Ruiz, Marta Roldán Zahonero), Araceli Calero Castro, Macarena Castillo Párraga, Rosa Gallardo Parralo, “PEZ[estudio]” (Maé Durant Vidal, Elisa de los Reyes García López, Japi Contonente, Blanca Villar, Viviana Peña), “Nomad Garden” (Sergio Rodríguez Estévez, María Salas Mendoza, Francisco José Pazos García), “Antropoloops” (Rubén Alonso Mallén, Esperanza Moreno Cruz), “Datrik Intelligence” (David Solís Martín, Juan Galán Páez), John Porral Soldevilla, Sergi Hernández Carretero, “Hyperstudio” (Diego Iglesias Gómez, Cristóbal Baños Hernández), “IAAC” (Areti Markopoulou, Marco Ingrassia, Aurel Richard, Angelos Chronis, Raquel Villodrés, Starsk Lara, Diego Pajarito, Alexandre Dubor, Edouard Cabay, Kunaljit Chadha, Mathilde Marengo, Chiara Farinea, Mohamad El Atab, Federica Ciccone, Sotiria Sarri), “Animali Domestici” (Alicia Lazzaroni, Antonio Bernacchi), “Natoural Group” (Carlos Timoner, Juan Francisco Sánchez, Juan Antonio García, Pedro Milanés, Javier Torres), Alejandro Cantera López, María José Marcos Torró, Fablab Alicante, Fablab Laboratorio de Artesanía Digital [L.A.D.], “Airlab” (Carlos Bañón, Félix Raspall), “Quatre Caps” (Bernat Ivars, Dídac Sendra, Juan Suay, Miguel Tomás), “Pareid” (Hadin Charbel, Déborah López), Alberto Pérez de Lucas, “Arquimaña” (Iñaki Albistur Martín, Raquel M. Ares Joana) Partendo dal concetto di “modernità liquida” elaborato dal sociologo e filosofo Zygmunt Bauman, il progetto evidenzia come, oggi più che mai, «l’unica costante sia il cambiamento e l’unica certezza sia l’incertezza». Uncertainty presenta una selezione di azioni che ibridano e ampliano le competenze dell'architettura per affrontare nuove esigenze sociali, sviluppando concetti aperti basati su realtà precedentemente percepite come antagoniste: antropocentrico/ ecocentrico, interno/esterno, tradizione/innovazione, individuale/collettivo, giocoso/produttivo, virtuale/fisico. La sala centrale diventa un volume costituito da centinaia di individui fluttuanti nello spazio che, indipendentemente dal reciproco distanziamento fisico e concettuale, interagiscono costruendo un corpo unico e riconoscibile. Un insieme di differenti architetture che, come la disciplina stessa, si trasforma grazie all’interazione con forze esterne inaspettate, senza perdere mai la propria capacità di definire un percorso comune. ENG

Based on the concept of “liquid modernity” proposed by sociologist and philosopher Zygmunt Bauman, the project shows how

now more than ever “change is the only permanence, and uncertainty the only certainty.” Uncertainty presents actions that hybridize and expand the skills of architecture to address new social needs, developing open concepts based on realities previously perceived as antagonistic: anthropocentric/eco-centric, interior/exterior, tradition/innovation, individual/collective, playful/productive, virtual/physical. The central hall of the Pavilion is made up of hundreds of diverse floating individuals who, regardless of their physical and conceptual distancing, interact as a single, well-defined body. A corpus of diverse architectures that changes as it interacts with external unforeseen forces, without losing its ability to find a common path forward. www.uncertainty.es

STATI UNITI D’AMERICA

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American Framing

Photo Al Palmer, Courtesy Library of Congress

COMMISSIONER_Paul Preissner CURATORS_Paul Andersen, Paul Preissner EXHIBITORS_ Ania Jaworska, Norman/Kel-

ley, Linda Robbennolt, Daniel Shea, Chris Strong, The University of Illinois at Chicago School of Architecture

Attraverso un’installazione monumentale posta all’ingresso del Padiglione, si pone l'attenzione sull’intelaiatura in legno, elemento architettonico di cui si è quasi persa traccia nel dibattito storico e contemporaneo dell'architettura americana. Partendo dalle foreste di abete e pino, all’interno dello spazio viene documentato il lavoro delle persone legate al materiale naturale da cui si ricava il legname. Accanto a queste testimonianze viene presentata una selezione di modelli di edifici contraddistinti da intelaiature in legno realizzate durante il XX secolo. ENG

Through the monumental installation placed right at the Pavilion’s entrance, the visitor’s attention is drawn to the wooden frame, an architectural element that has almost gone lost in the historical and contemporary debate on American architecture. Starting from a presentation of fir and pine forests, the Pavilion records the work of the people linked to the natural material from which the timber is obtained. A selection of models of buildings from the twentieth century characterized by timber frames is also presented in the Pavilion. www.americanframing.org


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

GUIDE

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NATIONAL PARTICIPATIONS

GIARDINI

SVIZZERA

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Oræ – Experiences on the Border

Il tema verte sull’eredità dell’architettura moderna per gli architetti del futuro. Dodici pratiche provenienti dall’Europa centro-orientale riflettono sul ripristino di altrettanti edifici iconici di Budapest realizzati durante il periodo socialista, offrendo una sorta di riconciliazione tra passato e futuro. Lo spazio è articolato in due sezioni distinte, corollario una dell’altra: il Laboratorio documenta le condizioni storiche dei dodici edifici, mentre lo Showroom presenta le dodici proposte architettoniche contemporanee.

PADIGLIONI

ENG

COMMISSIONER_Swiss Arts Council Pro Helvetia (Madeleine Schuppli, Sandi Paucic, Rachele Giudici Legittimo) CURATORS/EXHIBITORS_Fabrice Aragno, Mounir Ayoub, Vanessa Lacaille, Pierre Szczepski

Il confine, oræ in latino, non inteso come limite, ma come inizio. Il gruppo di architetti e artisti del Padiglione svizzero indaga il concetto di confine non solo come linea tracciata su una mappa, ma come territorio da abitare, dotato di una sua forte connotazione e di peculiarità intrinseche. Il team ha voluto documentare attraverso riprese video la realtà fisica e abitativa di tali aree incontrandone gli abitanti. A ogni tappa, i partecipanti sono stati invitati a costruire un luogo di confine immaginario o reale, mettendone in risalto la misura politica e poetica. ENG The border, oræ in Latin, is not intended here as a limit, but as a starting point. The group of architects and artists of the Swiss Pavilion investigates the concept of border not only as a line drawn on a map, but as a territory to live in, having its own strong connotation and intrinsic features. In the videos on show, the team has recorded the physical and living reality of these areas by meeting their inhabitants. At each stage, the participants were invited to build an imaginary or real border place, highlighting its political and poetic aspect. www.biennials.ch

UNGHERIA

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Othernity – Reconditioning Our Modern Heritage COMMISSIONER_ Julia

Ludwig

Fabényi, Direttore Museo

CURATOR_Dániel Kovács EXHIBITORS_ A-A Collective

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(Poland), Architecture Uncomfortable Workshop (Hungary), BUDCUD (Poland), b210 (Estonia), KONNTRA (Slovenia / North Macedonia / Croatia), MADA (Serbia), MNPL WORKSHOP (Ukraine), Paradigma Ariadné (Hungary), PLURAL (Slovakia), Vojtĕch Rada (Czechia), LLRRLLRR (Estonia / United Kingdom), Studio Act (Romania)

What legacy from modern architecture to future architects? Twelve architectural practices from central-eastern Europe to refurbish twelve iconic buildings of the socialist era in Budapest, a sort of reconciliation between past and future. The exhibit includes two main sections: the Workshop is a record of the historical conditions of the twelve buildings, while the Showroom section presents the twelve cases of contemporary architecture. www.othernity.eu

URUGUAY

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Próximamente

Courtesy Próximamente

COMMISSIONER_INAV

Instituto Nacional de Artes Visuales, Uruguay CURATORS_Federico Lagomarsino, Federico Lapeyre, Lourdes Silva

Attorno al tavolo, luogo per eccellenza di narrazioni e di convivenza, possono ‘accomodarsi’ sia la dimensione privata che quella pubblica. La metafora viene sviluppata su due diversi piani concettuali e spaziali: a Montevideo un tavolo nero viene costruito come monumento nella dimensione urbana, mentre a Venezia un tavolo bianco diventa uno schermo per testare prossimi futuri. La proposta uruguaiana comprende anche una serie di conversazioni con invitati provenienti da diverse discipline, fasce d’età e contesti, e un saggio audiovisivo in cui si combinano predizione, finzione e proposizione, verso la costruzione di un possibile atlante degli spazi futuri. ENG

Both the private and the public can “sit” at the table considered as a symbol par excellence of narration and coexistence. This metaphor is developed at two different conceptual

and spatial levels: in Montevideo, a black table is being built as a monument of urban dimension, while in Venice a white table is a screen to test the near future on. The Uruguayan exhibition includes as well a series of conversations among guests belonging to different disciplines, age groups and backgrounds An audio/video essay combines prediction, fiction and proposition to build a possible atlas of future spaces.

PADIGLIONE VENEZIA 27

Sapere come usare il sapere

COMMISSIONER_ Maurizio Carlin CURATOR_Giovanna Zabotti EXHIBITORS_Michele De Lucchi,

Emilio Casalini

Vivremo bene insieme se riusciremo a creare armonia tra gli uomini e l’ambiente in cui vivono. In un futuro prossimo fatto di luce, cultura, bellezza e relazioni rette da un contratto spaziale, le Education Stations dell’architetto Michele De Lucchi, spina dorsale del progetto, diventano dei non-luoghi che producono apprendimento, perché oggi non basta il sapere, ma serve sapere come usarlo e dove trovarlo. In una delle stanze laterali del Padiglione l’Economia della Bellezza di Emilio Casalini si focalizza sui 1600 anni di Venezia e sulla gestione della complessità delle comunità contemporanee attraverso i principi dell’architettura. Completano il progetto le opere vincitrici della seconda edizione del concorso per giovani artisti Artefici del nostro tempo. ENG We can live well together only if we can create harmony between people and their environment. In a near future made up of light, culture, beauty, and relationships ruled by a spatial contract, the Education Stations by architect Michele De Lucchi, backbone of the project, become non-places that generate education, because knowledge is not enough today, we also need to know where to find knowledge and how to use it. In one of the side rooms, Economy of Beauty by Emilio Casalini focuses on the 1600 years of Venice’s history and on the management of complexity in contemporary communities through the canons of architecture. The project includes the winning works of the second edition of the young artists competition Artefici del nostro tempo (Creators of Our Time). www.comune.venezia.it


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

GUIDE

Special Events COMMISSIONER_Studio Other Spaces (Olafur Eliasson, Sebastian Behmann) CURATORS_Caroline A. Jones, Hadeel Ibrahim, Kumi Naidoo, Mariana Mazzucato, Mary Robinson, Paola Antonelli

Un’assemblea multilaterale di soggetti dai differenti background professionali per rivendicare i diritti della natura, in rapporto sempre più conflittuale con l’uomo e i suoi insediamenti. Per quale motivo una crisi politica o economica deve essere considerata più urgente da risolvere rispetto a una crisi climatica? Gli invitati a questa esposizione collettiva riflettono su quanto sia paradossale la scala attuale di priorità e per farlo rivolgono il proprio sguardo oltre la dimensione meramente umana, immaginando diversi stakeholder considerati meritevoli di rappresentazione in questa assemblea ospitata nel mezzanino del Padiglione Centrale ai Giardini e incentrata su concetti di reciprocità, collaborazione e coesistenza, estesi anche all’approccio progettuale degli spazi immaginati. Uno spazio che Hashim Sarkis ha concepito aperto a tutti i partecipanti della sua Biennale. ENG A multi-lateral assembly of diverse professionals to advocate for Nature’s rights, which are now in conflict with humans and human settlements. Why must political or economic crises be considered more urgent than climate crisis? Participants will discuss the paradox of the existing scale of priorities and, to this end, they will look beyond the human scope imagining how several stakeholders may be represented. The Assembly will convene at the Central Pavilion (Giardini) and will focus on reciprocity, cooperation, and coexistence, including a design approach of the imagined spaces. Hashim Sarkis conceived this space as open to all Biennale participants. Padiglione Centrale

MICHAL ROVNER Frontispiece: CULTURE-C1 PARTICIPANT_ Michal

Rovner

Fotografia, video, arte digitale e pittura composti in un mélange che ignora le categorie tradizionali di mezzo e processo creativo. Questa fluidità tecnologica non viene usata come mezzo narrativo o cinematografico, aiutando bensì a generare immagini potenti, fusioni di reale e immaginario, familiari come sogni, ma libere, ossessionanti, sfuggenti. Michal Rovner (Israel, 1957) sfida il concetto di

frontiera, lo infrange, lo forza oltre ogni limite. Costruisce/decostruisce/ricostruisce le trame del tempo e dello spazio, cercando di definire il suo linguaggio di astrazione. Il suo lavoro accoglie il poetico e il politico, fondendoli per esplorare temi inerenti alla natura, all’identità, alla fragilità dell’esistenza umana. ENG Photography, video, digital art, and painting compose a mélange that overrules traditional categories of art. Fluid technology is not used as a means for narration or to compose a motion picture, rather, it helps generating powerful imagery, melting together the real and the imagined in creations that are as familiar as dreams and just as free, evanescent, and obsessive. Michal Rovner challenges the concept of border, she tears it down, pushing it to and beyond its limits. She constructs, deconstructs, and reconstructs the fabric of space and time, looking for a definition of abstractive language. Her work welcomes the poetic and the political to explore nature, identity, fragility, and human existence. Padiglione Centrale

Sport Platform PARTICIPANTS_ Architekt Christoph Lechner & Partners with Georg Wizany, Reto Schindler, Kevin Moore, Trevor Smith, Qatar Olympic and Sports Museum, Institute of Sport Sciences at the University of Vienna, Park Books

Le Olimpiadi di Tokyo di fine luglio, al momento confermate dopo l’annullamento dello scorso anno, e i Mondiali di calcio del Qatar del 2022, che si svolgeranno per la prima volta nella storia della competizione a dicembre e non a giugno-luglio, viste le temperature proibitive che il paese asiatico raggiunge in estate, danno qui corpo ad un progetto che, declinato nel suo aspetto architettonico, testimonia quanto l’attività sportiva sia una dimensione fondamentale del percorso umano, tanto dalla prospettiva dei protagonisti quanto da quella degli spettatori. The Tokyo Olympics, due late July, and the FIFA World Cup that will take place in Qatar in 2022, the latter taking place for the first time in their history in December and not in early summer due to the extremely high temperatures in Qatari summers. These two world events are part of a project that, from an architectural point of view, will show how much sports are an essential dimension of human life, both practiced sport and sport enjoyed as a spectator. ENG

ROLEX PAVILION Mariam Kamara David Adjaye Nel progetto di un nuovo centro artistico e culturale per un’area in via di sviluppo nel centro di Niamey, capitale del Niger, sua terra natale, Mariam Kamara (Atelier Masōmī, vedi p. 61) ha potuto beneficiare dei preziosi consigli del celebre architetto britannico-ghanese Sir David Adjaye nell’ambito dell’iniziativa Rolex Maestro e Allievo 2018-2019. L’idea di Kamara è di realizzare un centro che impieghi metodi costruttivi sostenibili e tradizionali utilizzando artigianato, materiali e tecnologia locali per dare vita a un nuovo tipo di architettura congrua al contesto, capace di creare spazi democratici e socialmente ed economicamente sostenibili. Sia Adjaye che Kamara sostengono l’idea che l’architettura africana abbia bisogno di una propria identità, per questo il progetto viene messo al servizio della comunità locale, offrendo un senso di unione e di condivisione delle conoscenze in linea con il tema della Biennale Architettura 2021. Il Padiglione Rolex presenta rendering e modelli in scala del centro e dell’area in cui sorgerà, oltre a un video che illustra i piani di costruzione di Kamara. ENG As she was working on a project for a new art and culture centre in a developing neighbourhood in Niamey, the capital of Niger, Mariam Kamara could benefit from the valuable advice of Ghanaian-British architect Sir Daivd Adjaye as part of initiative Rolex Mentor and Protégés 2018-2019. Kamara’s idea is a centre that employs sustainable, traditional building methods and uses local crafts, materials, and technology. Contextual architecture that can build democratic spaces that are also socially and economically sustainable. Adjaye and Kamara both maintain that African architecture must develop its own identity, which is why the project is addressed to the local community to offer a sense of union and sharing of knowledge – in line with the theme of the 2021 Architecture Biennale. The Rolex Pavilion shows the rendering and two models of the future building and surrounding area, as well as a video showing the building technology behind it.

GIARDINI

Future Assembly

Area esterna

Padiglione Centrale

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WI-FREE Table lamp powered by wireless “dimmer” LED light, more than 8 hours of autonomy thanks to the lithium-ion battery rechargeable with any Micro-USB cable.

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17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

GUIDE

NATIONAL PARTICIPATIONS

ARSENALE

ARSEN ALE

ARSENALE

31 GAGGIANDRE


NATIONAL PARTICIPATIONS

ARSENALE

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ALBANIA

In Our Home COMMISSIONER_ Elva

Margariti, Minister of Culture of the Republic of Albania CURATORS/EXHIBITORS_Fiona Mali, Irola Andoni, Malvina Ferra, Rudina Breçani

L’interno degli appartamenti diventa l’esterno del Padiglione, svelando in maniera simbolica ciò che potrebbe esserci oltre le mura dello spazio abitativo. L’allestimento evoca uno spazio di socializzazione una volta fiorente: la camera degli ospiti come luogo di condivisione andato perduto. Il progetto pone l’accento su un cambio radicale avvenuto nella collettività albanese nel corso di una sola generazione, quando il vicino di casa da soggetto fondamentale delle relazioni sociali si è trasformato spesso in uno sconosciuto.

PADIGLIONI

ENG

Apartment interiors become the Pavilion exterior, symbolically revealing what we may expect to findbeyond the walls of an appartment. The setting evokes a once flourishing space for socializing: the guest room as a lost place for sharing. The project is about a radical change that took place in Albanian population over the course of a single generation, when the next-door neighbour turned from an essential subject of social relations into a total stranger. Artiglierie www.inourhome.al

ARABIA SAUDITA

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Accommodations

COMMISSIONER_ Architecture

mission

and Design Com-

CURATORS_Uzma Z. Rizvi, Murtaza Vali EXHIBITORS_Hessa AlBader, Hussam Dakkak,

Basmah Kaki

Il focus del progetto è basato su una ricerca d’archivio con l’invito a esplorare i mondi legati al tema della quarantena e gli intrecci consequenziali che si vengono a creare tra inclusione ed esclusione. Viene esaminato il modo in cui gli involucri spaziali trovano un’evoluzione in rapporto ai contesti esterni, riscrivendo la relazione tra l’individuo, la comunità e l’altro. Nelle parole dei curatori «l’intento è di stimolare una maggiore conoscenza delle tensioni tra le azioni di separazione, insite nella quarantena, e quelle di adattamento, necessarie per continuare a vivere». ENG

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The focus of the project is based on an archival research which encourages us to explore the realms of quarantine and the consequential links that arise between inclusion and exclusion. The research examines how spatial enclosures responds to external contexts, redifining the relationship between the individual, the community and the other. “We hope to inspire a greater understanding of the tensions between the acts of separation inherent in quarantine and the acts of adaptation we need to continue living,” the curators said. Sale d’Armi

ARGENTINA

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The Infinite House

© Archive Estudio Gerardo Caballero

COMMISSIONER_ Juan Falú CURATOR_Gerardo Caballero

Dritto al cuore del tema di questa Biennale, il progetto argentino abbatte qualsiasi confine e consacra il Mondo a “casa infinita” di ogni individuo che la abita. Una casa infinita in cui ogni spazio è connesso, dai cortili immensi affacciati su montagne e praterie alle piccole stanze da letto con sedie e tavoli. Ad accogliere i visitatori, una successione di ambienti indefiniti collegati da un muro rosa, colore ottenuto mischiando calce e sangue di bue, caratteristica tipica delle costruzioni popolari in Argentina. Esposta sui tavoli e sui letti, una selezione di progetti rappresentativi di abitazioni collettive che pone l’accento sul ruolo fondamentale degli spazi comuni in riferimento al nostro modo di interagire e convivere. ENG Right at the heart of the theme of this Biennale, the Argentine project breaks down every boundary and consecrates the World to the “infinite home” of every individual. An infinite home where all spaces are connected, from the huge courtyards overlooking the mountain landscapes and prairies to the small bedrooms with tables and chairs. Visitors will be welcomed by a series of indefinite rooms linked together by a pink wall. The dye, a mixture of lime and ox blood, is a typical feature of vernacular buildings in Argentina. Displayed on the tables and on the beds, a selection of representative projects of collective housing emphasizes the major role of common spaces in relation to the way we interact and live together. Sale d’Armi

Regno del

BAHRAIN

In Muharraq: The Pearling Path

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COMMISSIONER_Shaikh Mai bint Mohammed Al Khalifa CURATORS_ Noura Al Sayeh; Holtrop Ghassan Chemali EXHIBITORS_Bureau Bas Smets; Christian Kerez; OFFICE Kersten Geers David Van Severen; Team del Pearling Path (Fatema Abdali Abdulnabi, Shatha Abu El Fath, Ahmad Abd El Nabi, Batool Al Shaikh, Mario Affaki, Fatema Al Hayki, Ahmad Al Jishi, Mustafa Al

Zurki, Ronan Dayot, Wissam Fadlalah, Sarah Fareed Hassani, Lucia Gomez, Yehya Hassan, Marwa Nabeel, Tamer Nassar, Faisal Soudaga, Shadi Taha); Studio Anne Holtrop; Studio Gionata Rizzi; Valerio Olgiati Il destino della città di Al Muharraq è strettamente legato alla pratica della pesca di perle: dal materiale che ne costituisce gli edifici, la roccia corallina in cui le ostriche vivono, ai soldi utilizzati per la loro costruzione, frutto proprio del commercio di perle. Con il declino vissuto da questa industria la città è caduta in uno stato di abbandono arrestato in seguito da un progetto di recupero documentato qui attraverso plastici, manufatti, disegni e verbali di contrattazioni, strumenti utili a stimolare il dibattito sulla creazione di nuovi spazi pubblici in società isolate. ENG The economy of the city of Muharraq is heavily based on pearl diving. The economy of pearls influences architecture: the rocks oysters live on is used in building and the profits from the sale of pearls finance the building industry. With the decline of the pearl diving industry, the city fell into a state of neglect, until a renovation project came to turn things around. The project will be exhibited at the Bahraini Pavilion in form of models, manufacts, drawings, and bargaining minutes to stimulate debate on the creation of public spaces in isolated societies. Artiglierie

CILE

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Testimonial Spaces COMMISSIONER_Cristobal

Molina, Ministry of Cultures, Arts and Heritage Chile CURATORS_ Emilio Marín, Rodrigo Sepúlveda

Tra la fine degli anni ‘50 e l’inizio degli anni ‘60 del secolo scorso il governo cileno avviò nella capitale Santiago un nuovo piano abitativo che avrebbe riunito diverse classi sociali – lavoratori freelance o della classe media, membri delle forze armate e dipendenti governativi – in otto settori distinti organizzati lungo la ferrovia che collega la regione centrale del paese al sud. L’insediamento “José Maria Caro” diventa un caso studio sul quale basare l’idea di riparazione di una città danneggiata da decenni di stratificazioni urbane dettate dalla logica del libero mercato. I diversi aspetti di questo emblematico insediamento vengono presentati al pubblico sotto forma di cinquecento dipinti, che restituiscono una testimonianza artistica e storica della città. ENG Between the late 1950s and the early 1960s, the Chilean government launched a new public housing plan in Santiago that would bring together different social classes – freelance and middle-class workers, members of the armed forces and government employees – in eight distinct sectors organized along the railway that connects the central region of the country to the South. The settlement of “José Maria Caro” becomes a case study aiming at the recovery of a city damaged by decades of urban stratification coming from the logic of the free market. The different aspects of this emblematic


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

Artiglierie www.testimonial-spaces.org

CROAZIA

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Togetherness / Togetherless COMMISSIONER_ Ministry

CINA

Repubblica Popolare Cinese

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Yuan-er, a Courtyard-ology: From the Mega to the Micro

Group Ltd (CAEG)

L’artefatto del Padiglione implica una piattaforma per comunicare e registrare diverse esperienze di convivenza. Il visitatore diventa inconsapevolmente membro di una comunità temporanea utilizzando elementi architettonici di base in uno spazio definito e ristretto in cui vengono amplificati contrasti, vicinanze e interrelazioni tra il gruppo e il singolo. Quando si entra nel ‘bunker’ è possibile scegliere liberamente di separarsi e allo stesso tempo di riposizionarsi rispetto agli altri membri della comunità/visitatori. ENG

Courtesy The Palace Museum

COMMISSIONER_China

of Culture of the Republic of Croatia CURATOR_Idis Turato EXHIBITORS_Davor Mišković, Ida Križaj Leko, Ivan Dorotić, Leo Kirinčić, Maša Poljanec, Renato Stanković, Morana Matković, Jana Horvat

Arts and Entertainment

CURATOR_Zhang Li EXHIBITORS_Zhu Zheqin (Dadawa), He Wanyu

Cui Kai, Chang Qing, Zhuang Weimin, Zhou Kai, Liu Jiakun, Xiao Wei & Cadi, Lyu Zhou, Liu Chang, Zhao Peng, Bonino, Michele & Polito, Chen Xiong, Cui Tong, Dong Gong, Gui Xuewen, Guo Mingzhuo, Hu Yue, Li Cundong, Li Hu & Huang Wenjing, Li Xinggang, Liu, Doreen Heng, Liu Xiaodu, Liu Yichun & Chen Yifeng, Loehlein, Gisela & Xjtlu, Lyu Pinjing, Ma Yansong, Mei Hongyuan, Meng Yan, Ni Yang, Qi Xin, Shen Di, Shen Zuowei, Song Zhaoqing, Sun Yimin, Wang Hui, Wang Xiao’an, Yang Ying, Zhang Jie, Zhang Ming, Zhang Pengju, Zhang Tong, Zhang Yue, Zhao Yang, Zhao Yuanchao, Zhu Xiaodi

La parola cinese yuan-er identifica il cortile plurifamiliare inteso sia nella sua fisicità spaziale che come insieme delle persone che lo abitano. Elemento base dei tessuti urbani e sociali tradizionali cinesi da oltre duemila anni – la Città Proibita ne è la sua forma più evoluta –, può lo yuan-er avvicinare ancora oggi persone caratterizzate da tali profonde diversità? In altre parole, come può l'architettura del nostro tempo trarre beneficio dal ‘sapere’ antico degli yuan-er a vantaggio di quel vivere insieme evocato dal tema di questa Biennale? ENG In Chinese language the word yuan-er identifies the multi-family courtyard – both the physical space and the collective of people living around it. Considered as the basic element of urban fabric and part of Chinese social traditions for over two thousand years – the Forbidden City is its most sophisticated example –can the yuan-er help diverse groups of people come together? In other words, how can contemporary architecture benefit from the ancient wisdom of yuan-er to help us live together, the theme of the 2021 Biennale? Magazzino delle Vergini

The Pavilion, an artifact itself, implies the existence of a platform to communicate and record different experiences. Visitors become unwittingly members of a temporary community by using basic architectural elements in a defined, narrow space where interrelations, contrasts, togetherness, and interactions between the individual and the group are amplified. When we enter the “bunker”, we may choose to split up from the others and, at the same time, re-position ourselves in relation to the other members of the community, namely, to other visitors. Artiglierie

EMIRATI ARABI UNITI 35

Wetland

Uniti. L’intersezione di un antico tesoro geologico con l’innovativa ricerca sulla sostenibilità diventa paradigma per il futuro. ENG

The traditional production of cement is responsible for 8% or world carbon emissions. The two Emirati curators show an experimental alternative to concrete based on oversaturated saltwater, a waste product of industrial-scale desalination. The idea of a resistant, insoluble building material has been inspired by salt crystals and other minerals found in saltpans in the United Arab Emirates. The intersection of an ancient geological treasure with innovative research on sustainability becomes a model for the future.

Sale d’Armi www.nationalpavilionuae.org

ESTONIA

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Square! Positively Shrinking COMMISSIONER_Raul

Järg, Director Estonian Centre for Architecture CURATORS_ Jiri Tintera, Kalle Vellevoog, Garri Raagmaa, Martin Pedanik, Paulina Pähn EXHIBITORS_ Mari Rass, Ott Alver, Alvin Järving, Kaidi Põder, Helen Rebane, Egon Metusala, Kaie Kuldkepp, Liis Uustal, Vilve Enno, Gianfranco Franchi, Chiara Tesi, Rea Sepping; Siiri Vallner, Indrek Peil, Villem Tomiste; Häli-Ann Tooms, Mari-Liis Männik; Ülle Maiste, Diana Taalfeld, Anne Saarniit, Roomet Helbre, Taavi Kuningas; Risto Parve, Kai Süda; Liisa Hirsch, Patrick Tubin McGinley; Anna Hints, Joosep Matjus, Ants Tammik, Tushar Prakash, Urmas Reisberg, Kairid Laks

ARSEN ALE

settlement are presented in the form of 500 paintings, which are an artistic and historical documentation of the city.

GUIDE

Sebbene diffuso in tutta Europa, il fenomeno del city shrinkage, ovvero la de-urbanizzazione e lo spopolamento delle piccole città, sembra aver colpito in modo particolare i paesi post-sovietici. Negli ultimi vent’anni 45 città estoni su 47 hanno perso una percentuale significativa della popolazione a causa della scarsa qualità degli spazi residenziali. L’abbandono, a sua volta, crea un impatto negativo che amplifica il circolo vizioso del degrado. «Per combattere il fenomeno – afferma il team curatoriale – dobbiamo concentrarci sul miglioramento della qualità della vita e rafforzare la consapevolezza e l’identità locale». ENG

Photo Skyvision, Courtesy National Pavilion UAE

COMMISSIONER_Salama Bint Hamdan Al Nahyan Foundation CURATORS_Wael Al Awar, Kenichi Teramoto

La produzione di cemento tradizionale genera l’8% delle emissioni mondiali di CO2. I due curatori stanno sperimentando un cemento alternativo a base di acqua salata altamente satura, residuo della desalinizzazione industriale. L’idea di un materiale da costruzione forte e insolubile è stata ispirata dai sali cristallizzati e dai minerali trovati nelle sabkhas (saline) degli Emirati Arabi

Although widespread throughout Europe, the phenomenon of city shrinkage, namely the de-urbanization and depopulation of small towns, has apparentely affected post-Soviet countries in particular. In the last twenty years, 45 out of 47 Estonian cities have lost a significant percentage of their population due to the poor quality of residential spaces. Abandonment has, in turn, a negative impact on the vitious circle of urban decay. “To counter this phenomenon – states the curatorial team – we must focus on improving the quality of life and on strengthening local awareness and identity.” Artiglierie www.positivelyshrinking.ee

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ARCHITECTURE

ART

DISCOVERY

EXPERIENCE

ARCHITECTURE SCALA CONTARINI DEL BOVOLO check gioiellinascostidivenezia.it for opening hours info: cultura@fondazioneveneziaservizi.it | +39 0413096605

ART ORATORIO DEI CROCIFERI plan your visit: booking@fondazioneveneziaservizi.it

DISCOVERY COMPLESSO DELL’OSPEDALETTO plan your visit: booking@fondazioneveneziaservizi.it

EXPERIENCE LUNCH AND DINE ON THE BELVEDERE get in touch: booking@fondazioneveneziaservizi.it

gioiellinascostidivenezia.it


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

GUIDE

NATIONAL PARTICIPATIONS

ARSENALE

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Structures of Mutual Support COMMISSIONER_ National

Commission for Culture and the Arts (NCCA), Arsenio “Nick” Lizaso, Chairman CURATORS/EXHIBITORS_Framework Collaborative (GK Enchanted Farm Community and architects Sudarshan V. Khadka Jr. and Alexander Eriksson Furunes)

Il concetto di bayanihan è del tutto centrale nella cultura filippina e trascende i confini dell’architettura, rappresentando lo spirito unitario di una comunità che si concretizza nella collaborazione per ottenere un obiettivo condiviso. Il progetto filippino porta a Venezia un edificio che materializza questo concetto, un lavoro frutto della collaborazione tra architetti e comuni cittadini, uniti nel dare forma ad una costruzione nata dai suggerimenti dei suoi stessi fruitori e per questo emblema di funzionalità. ENG The concept of bayanihan is central to Filipino culture and transcends the boundaries of architecture, representing the unitary spirit of a community that becomes real when it cooperates to achieve a shared goal. The project brings to Venice a building that materializes this concept. A work resulting from the collaboration between architects and common citizens, working together to give shape to a building born from the suggestions of its own users and, as a result, a symbol of functionality. Artiglierie www.philartsvenicebiennale.org

IRLANDA

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Entanglement

© ANNEX

COMMISSIONER_Culture Ireland CURATORS/EXHIBITORS_ Annex (Sven

Anderson / Alan Butler / David Capener / Donal Lally / Clare Lyster / Fiona McDermott) Storicamente l’Irlanda ha rivestito un ruolo significativo nell’evoluzione dell’infrastruttura dei dati e delle comunicazioni globali e, ad oggi, la sola Dublino copre il 25% della capacità totale dei server in Europa. I processi termodinamici che caratterizzano la produzione e la distribuzione dell’informazione sono raffigurati come manufatti assemblati in circolo a ricordare la struttura del falò, sin dall’antichità luogo di incontro e scambio. L’esperienza risulta immersiva

Artiglierie entanglement.annex.ie

Repubblica del

KOSOVO 39

Containporary COMMISSIONER_ Jehona

Shyti, Department of Culture / Ministry of Culture CURATOR_ Maksut Vezgishi EXHIBITORS_ Maksut Vezgishi, Vildane Maliqi, Argjirë Krasniqi, Feray Dervis, Recep Kerkezi, Gezim Radoniqi

La missione più nobile dell’architettura è realizzare ambienti favorevoli alla connessione di uomo e natura quali componenti della biodiversità planetaria. La crescita della popolazione e la diffusione negli agglomerati urbani di megastrutture residenziali, commerciali e industriali confluiscono in un’espansione globale dell’urbanizzazione che, senza un’adeguata pianificazione sostenibile, mette a rischio la Terra. Partendo da casi kosovari di urbanizzazione degradata, il Padiglione mira a diventare contenitore di significati, riflessioni, sperimentazioni e idee per la definizione di una nuova coscienza delle costruzioni. ENG The noblest mission of architecture is to create environments able to connect human beings and nature as components of planetary biodiversity. Population growth and the spread of residential, commercial and industrial mega-structures in conurbations converge in a global expansion of urbanisation which, without proper sustainable planning, endangers the Earth. Starting from Kosovar cases of degraded urbanisation, the Pavilion aims to become a container of meanings, thoughts, experiments and ideas for the definition of a new consciousness of construction. Artiglierie www.kosovopavilion17th.com

KUWAIT

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Space Wars

COMMISSIONER_Zahra Ali Baba CURATORS_ Asaiel Al Saeed, Aseel

AlYaqoub, Saphiya Abu Al-Maati, Yousef Awaad

Considerata l’incombente crescita radiale di Kuwait City, che negli ultimi anni sta valicando i propri confini sino a raggiungere i paesaggi dell’hinterland, il progetto prende in esame gli esiti della corsa all’accaparramento di spazi attraverso modelli di urbanizzazione ambigui e incoerenti, che portano inevitabilmente a nuovi conflitti spaziali. L’esposizione si propone di definire il futuro di questi territori semidesertici minacciati dallo sfruttamento e dalla privatizzazione, che rischiano di veder cancellata per sempre la loro storia e identità. ENG Given the impending radial growth of Kuwait City, which in recent years has been crossing its borders to reach the hinterland landscapes, the project examinates how the race to grab space often follows ambiguous, inconsistent urbanization models, which will inevitably end up in spatial conflicts. The exhibition tries to redefine the future of this semi-desertic territories, threatened by exploitation and privatization, at risk of losing forever their history and identity. Artiglierie www.kwtpavilion.com

LETTONIA

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ARSEN ALE

FILIPPINE

grazie a tecnologie di imaging termografico che accostano i siti chiave dei data center in Irlanda alle tracce di attività umana all’Arsenale. Un metodo performativo per comprendere come un “mi piace” di Facebook in Malesia possa, ad esempio, innescare l’emissione di calore in un server alla periferia di Dublino. ENG Historically, Ireland has played a major role in the evolution of global data and communication infrastructures. To date, Dublin alone covers 25% of total server capacity in Europe. The thermodynamic processes of the production and distribution of information are represented as artefacts assembled in circle to recall the structure of a bonfire, a place of encounter and exchange since ancient times. The experience is immersive thanks to thermographic imaging technologies that juxtapose key data center sites in Ireland with signs of human activity at the Arsenale. A performative method to understand how a Facebook “like” in Malaysia may, for example, trigger the emission of heat in a server on the outskirts of Dublin.

It’s not for You! It’s for the Building

COMMISSIONER_ Jānis Dripe, Ministry of Culture of the Republic of Latvia CURATORS_ Architect’s office NRJA; Uldis Lukševics and Elīna Lībiete EXHIBITORS_ NRJA (Uldis Lukševics, Elīna Lībiete, Ivars Veinbergs, Ieva LāceLukševica, Zigmārs Jauja, Inga Dubinska, Līga Jumburga)

Madre Natura sta cedendo il passo a Madre Tecnologia che, nelle case, negli uffici e negli spazi pubblici è diventata oramai un paradigma che ha mutato il nostro modo di vivere e interagire. Il progetto esplora la natura contradittoria del rapporto tra l’uomo e le intelligenze artificiali, tracciando i fondamentali di un modello di coesistenza equilibrato e sostenibile tra biologia e tecnologia. Un’installazione tentacolare, composta da una misteriosa rete di tubi neri, occupa parassiticamente lo spazio del Padiglione, invitando i visitatori a cambiare prospettiva e a scoprire come un oggetto a prima vista minaccioso e sconosciuto possa rivelarsi a un tratto rassicurante, utile, indispensabile. ENG Mother Nature is giving way to Mother Technology which, in our homes, offices and public places, has now become a symbol of a new way of living and interacting. The project explores the contradictory nature of the relationship between man and artificial intelligence,

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©2021 Marriott International, Inc. All Rights Reserved. All names, marks and logos are the trademarks of Marriott International, Inc., or its affiliates.

A DELECTABLE E PIC URE A N E X PE RIE N C E ON THE G RA N D C A N A L

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Extending along the waterfront on one of the most beautiful stretches of the Grand Canal, the splendid Gritti Terrace continues to be the social hub of Venice. Drop in from noon until 6pm for an informal lunch, afternoon snacks, or a glass of perfectly chilled bubbles immersed in a living canvas of the city’s legendary monuments. FOR RESERVATIONS, PLEASE CALL +39 041 794611 OR VISIT CLUBDELDOGE.COM

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17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

GUIDE

NATIONAL PARTICIPATIONS

ARSENALE

Artiglierie latvianpavilion2021.lv

Granducato di

LUSSEMBURGO

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Homes for Luxembourg

COMMISSIONER_ Ministry of Culture CURATOR_ Luxembourg Ministry of Culture EXHIBITORS_Studio SNCDA et al. (Sara Noel

Costa De Araujo, Koenraad Dedobbeleer, Ester Goris, Arnaud Hendrickx)

Il Lussemburgo propone un programma sviluppato su attività programmate durante tutto il periodo di apertura della Biennale. A occupare gli spazi alle Sale d’Armi sono, con eguale importanza, progetti di moderni edifici residenziali in tempi post-pandemici e un programma di residenze curatoriali che espanderanno l’attività del Padiglione in diverse sedi in città con eventi prodotti in loco da architetti emergenti. ENG Luxembourg offers a programme in continuous update, with new events being listed for the entire duration of the Biennale. At the Luxembourgish Pavilion at Sale d’Armi we will see designs of modern residential buildings for the post-pandemic era as well as a programme of curatorial residences that will expand the Pavilion’s activities into different locations throughout the city with events produced locally by emerging architects. Sale d’Armi www.architecturebiennale.lu

MESSICO

Escobedo Solíz Arquitectos (Andrés Solíz Paz, Pavel Escobedo), Estudio MMX (Jorge Arvizu, Ignacio del Río, Emmanuel Ramírez, Diego Ricalde), Estudio Macias Peredo (Magui Peredo, Salvador Macias, Diego Quirarte), Estudio Nuñez Zapata (Roberto Nuñez, Katia Zapata), OH Abogados (Juan O’Gorman, Pablo Gutiérrez de la Peza), JC Arquitectura (Juan Carral), Kiltro Polaris (Victor Evergenyi Kelly), PLUG Architecture (Román Cordero Tovar, Izbeth Mendoza), Taller de Proyectos Incidencia Regenerativa de la Universidad Iberoamericana CDMX (Juan Casillas Pintor, Roberto Contreras, Adrian Sánchez)

Dodici progetti selezionati sui 153 provenienti da 14 Stati della Repubblica messicana che hanno risposto all’ambizioso appello dei curatori: esplorare modi in cui progettare e costruire spazi di appartenenza, riconciliazione, narrazione, scambio, recupero, assimilazione, perdono e resistenza derivanti dal concetto di “spostamento”, inteso in termini di sistemi sociali e naturali, disuguaglianza, degrado ambientale, rischio di disastri e violenza. Dodici riflessioni che spostano il focus del dibattito architettonico messicano dal prodotto finale agli effetti diretti o indiretti che gli spostamenti generano in ambito abitativo e comunitario. ENG A shortlist of twelve projects out of the 153 submitted from the 14 States of the Mexican Republic which responded to the ambitious curators’ call: to explore new ways to design and build spaces of belonging, reconciliation, narration, exchange, rehabilitation, assimilation, forgiveness and resistance coming from the concept of “displacement”, understood in terms of social and natural systems, inequality, environmental decay, risk of disasters, and violence. Twelve reflections that move the focus of Mexican architectural debate from the final product to the direct and indirect consequences that displacement generates in housing policies and in communities. Sale d’Armi www.bienaldevenecia.mx

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Displacements

Playground: Artifacts for Interaction COMMISSIONER_ José Orrego CURATOR_Felipe Ferrer

COMMISSIONER_Gabriela Gil Verenzuela CURATORS_ Natalia de la Rosa, Isadora Ha-

stings, Mauricio Rocha, Elena Tudela EXHIBITORS_ Antonio Plá Pérez, Fernanda Canales, Gabriel Konzevik Cabib, Judith Meléndrez Bayardo, Sandra Calvo, Rosario Hernández Arguello, Rozana Montiel,

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PERÙ

Herrera

Esiste un simbolo più adatto di un cancello chiuso per rappresentare l’ultimo anno che l’umanità ha vissuto? Probabilmente no. Il design team di V.Oid trasforma però cancelli, recinzioni e porte in manufatti al servizio dell’inclusione e dell’interazione, contro ogni forma di preclusione nell’utilizzo degli spazi, in una riflessione che dalla capitale Lima arriva a interessare l’intero tessuto urbano del Perù. Accogliendo i visitatori attraverso la tipica porta d’ingresso delle città latinoamericane, il Padiglione occupa il sottile spazio d’equilibrio tra pubblico e privato. La mostra avrà un catalogo online scritto da Monica Belevan (LapsusLima) e disegnato da Michael Prado di Formato Público.

ENG

Is there a more suitable symbol than a closed gate to represent humanity’s past year? Probably not. The V.Oid design team turns gates, fences and doors into artifacts at the service of inclusion and interaction, against any form of foreclosure in the use of spaces, in a reflection going from Peru’s capital, Lima, to the whole of Peru’s urban fabric. Welcoming visitors through the typical gateway of Latin American cities, the Pavilion occupies the subtle line between public and private.

Sale d’Armi www.lapsuslima.com

SINGAPORE

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to gather. The Architecture of Relationships

© Patrick Bingham-Hall

COMMISSIONERS_ Lay Bee Yap (Urban Redevelopment Authority), Mark Wee (DesignSingapore Council) CURATORS_Puay-peng Ho, Thomas K. Kong, Simone Shu-Yeng Chung, Tomohisa Miyauchi, Sarah Mineko Ichioka EXHIBITORS_ Atelier HOKO, DP Architects, Drama Box, Arts Wok Collaborative and Forest & Whale, Hyphen Architects + Brian Khoo + Mary Ann Ng; Studio DO: PULAU, Lai Chee Kien, Lighting Planners Associates, Millennial Nomad Space, MKPL Architects, NUS-Tsinghua Design Research Initiative: Sharing Cities, Oliver Heckmann and Michael Budig, Singapore University of Technology and Design, Red Bean Architects, salad dressing, Studio Lapis + Eugene Tan + Jerome Ng Xinhao, Surbana Jurong, WOHA

Città-stato insulare compatta, costantemente messa alla prova dalla densità della sua popolazione urbana, Singapore ha saputo rispondere con inediti modelli di spazio pubblico alla domanda di nuove forme di aggregazione sociale. Il Padiglione, ispirato all’allestimento degli hawker centres, i celebri mercati gastronomici all’aperto di Singapore, si articola in quattro aree tematiche: Mettere in Comune Relazioni, Inquadrare Relazioni, Scoprire Relazioni e Immaginare Relazioni. Sedici progetti di architettura, arte e design, realizzati e ipotetici, esplorano i differenti modi in cui i singaporiani condividono gli spazi urbani, trasformandoli in catalizzatori per stringere relazioni, migliorare la qualità dell’ambiente costruito e forgiare nuovi contratti spaziali. ENG A compact insular city-state that is constantly tested by the density of its urbanized

ARSEN ALE

tracing the basics of a balanced and sustainable model of co-existence between biology and technology. A sprawling installation, made up of a mysterious network of black pipes, takes over in the Pavilion like a parasite, inviting visitors to change their perspective and discover how an object that looked threatening and mysterious at first, can suddenly turn out to be reassuring, useful, and necessary.

37


NATIONAL PARTICIPATIONS

ARSENALE

population, Singapore has been able to create models of public space that fostered new modes of social aggregation. The design of the Pavilion has been inspired by the hawker centres, the famous Singaporean open-air food markets, and is divided into four thematic areas: Communing Relationships, Framing Relationships, Uncovering Relationships, and Imagine Relationships. Sixteen projects of architecture, art and design, realized or only hypothetical, explore the different ways Singaporeans share urban spaces, transforming them into catalysts to forge relationships, improve the quality of the built environment, and shape new spatial contracts.

THAILANDIA

47

elephant

Sale d’Armi www.to-gather.sg Photo Boonserm Premthada, Courtesy Boonserm Premthada

PADIGLIONI

Repubblica di SLOVENIA

46

The Common in Community. Seventy Years of Cooperative Centres as a Social Infrastructure

COMMISSIONERS_Office of Contemporary Art and Culture, Ministry of Culture and the Association of Siamese Architects under Royal Patronage CURATOR_ Apiradee Kasemsook EXHIBITOR_Boonserm Premthada

Una vera casa ricostruita come fosse nel villaggio situato nel nord-est della Thailandia abitato dal gruppo etnico dei Kuy e dai loro inseparabili elefanti. In essa emerge in maniera inequivocabile come la vita degli esseri umani sia funzionale a quella dei pachidermi e viceversa. La struttura dei più piccoli aiuta i più grandi a stare in piedi e il tetto dei più grandi fa ombra e protegge i più piccoli. L’installazione presenta inoltre informazioni e documentazione fotografica sull’organizzazione della vita nel villaggio, dai luoghi della quotidianità sociale e lavorativa a quelli dell’estremo riposo. ENG

Photo Jana Jocif

COMMISSIONER_ Matevž Čelik Vidmar CURATORS_Blaž Babnik Romaniuk, Martina

Malešič, Rastko Pečar, Asta Vrečko

Alla domanda-chiave posta da Hashim Sarkis la Slovenia cerca di rispondere già dal 1947 con la creazione dei circoli cooperativi, tipologia architettonica caratterizzata da uno spazio interno pubblico che rappresenta il luogo principale di ritrovo dei residenti locali. Frutto della cooperazione tra tecnici, architetti ed artisti, oggi molti di questi edifici sono stati ristrutturati, altri demoliti, altri ancora sono in attesa di manutenzione, conservando in tutti i casi la propria funzione fondamentale di infrastruttura sociale.

38

A real house built as it would be in a village in north-eastern Thailand, the place where the Kuy ethnic group lives, together with their beloved elephants. In this house, we may unequivocally see how human life and elephant life are functional to one another. The small ones help the large ones stand, while the large ones provide cover for the small ones. The installation will also provide educational material on life in the village, from daily chores to the place of final rest. Sale d’Armi

TURCHIA

48

ENG

Architecture as Measure

Artiglierie

Il progetto suggerisce una nuova visione del rapporto tra il mondo e l’architettura, scardinando l’idea che questa disciplina debba rivestire un mero ruolo di interlocutore di interessi privati e pubblici e restituendole la funzione di epicentro di elaborazione di nuove idee attraverso le quali reinventare l’ambiente. Il progetto, che intende rispondere al cambiamento climatico con una rinnovata immaginazione architettonica ambientale, si articola in un’installazione composta

Slovenia has been trying to answer the key question posed by Hashim Sarkis How will we live together? since 1947 with the creation of cooperative clubs, an architectural typology that features public enclosed spaces and that is the most common form of gathering for local residents. Today many of these buildings the result of a cooperation between technicians, architects and artists, have been renovated, some of them have been demolished, others are still waiting for mantainance. All of them preserve their essential function of social infrastructure.

COMMISSIONER_Istanbul

Foundation for Culture and Arts (İKSV) CURATOR_ Neyran Turan

da quattro diorami, un ciclo di storytelling e un sito web che, attraverso quattro sezioni – Documenti, Episodi, Conversazioni e Saggi –, pubblicherà periodicamente per tutto il 2021 i contributi degli artisti invitati e dei curatori. ENG By focusing on the connections between everyday and global scale, Architecture as Measure suggests a new vision of the relationship between the world and architecture, declining the idea that this discipline should play a mere role of interlocutor of private and public interests and restoring its central function for the elaboration of new ideas through which to reinvent the environment. The project answers to the challenge of climate change with a renovated environmental architectural imagination, presenting an installation consisting of four dioramas, a storytelling cycle and a website which, through four sections – Documents, Episodes, Conversations and Essays –, will periodically post new the contributions of invited artists and curators throughout 2021. Sale d’Armi pavilionofturkey21.iksv.org

NEW ENTRY

Repubblica dell’

UZBEKISTAN

49

Malhalla: Urban Rural Living

COMMISSIONER_ Arts and Culture Development Foundation under the Ministry of Culture of the Republic of Uzbekistan CURATORS_ Emanuel Christ, Christoph Gantenbein EXHIBITORS_Carlos Casas, Bas Princen

Al centro del progetto la mahalla, forma di convivenza allo stesso tempo antica e contemporanea basata su legami familiari che coniuga il contesto rurale con quello urbano, modello alla base dello sviluppo della società uzbeka. Un’abitazione mahalla è ricostruita occupando l’intera Quarta Tesa, coinvolgendo il pubblico ad ogni livello anche grazie all’utilizzo di una tecnologia ambisonica immersiva che cambia nel corso della giornata, permettendo di sperimentare concretamente la struttura abitativa degli spazi. ENG At the center of the project is the mahalla, a form of both an ancient and contemporary coexistence based on family ties, combining the rural context with the urban environment, a model at the basis of the development of Uzbek society. A mahalla house, taking up the entire Quarta Tesa, gets the public involved at every level by using an immersive ambisonic technology that changes over the course of the day, allowing the visitor to actually experience the living structure of the spaces. Tese Cinquecentesche www.mahallavenice.uz


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

Special Projects

Comunità Resilienti

Cutaia, Direttore Generale Creatività Contemporanea, Ministero della Cultura CURATOR_ Alessandro Melis

Three British Mosques

COMMISSIONER_Onofrio

Un laboratorio operativo, a impatto CO2 tendente allo zero, abitato da strane e affascinanti creature, installazioni futuribili intrinsecamente ecologiche protagoniste di un allestimento ideato secondo il principio di connessione che prende la forma del cervello umano e di un genoma, con i temi principali a rappresentare la corteccia cerebrale e i sotto temi a identificarsi invece nelle innervature e nelle connessioni. Due le aree tematiche complementari approfondite: la prima, una riflessione sullo stato dell’arte in tema di resilienza urbana in Italia e nel mondo; la seconda, un focus su metodologie, innovazione, ricerca con sperimentazioni interdisciplinari a cavallo tra architettura, botanica, agronomia, biologia, arte e medicina. Il Padiglione Italia ospita inoltre Imparare dagli Alberi. Trasformare la Cultura del Legno in Aotearoa (Nuova Zelanda in lingua Maori), a cura di Andrew Barrie, Paola Boarin, Michael Davis, Kathy Waghorn, con University of Auckland. Il progetto della University of Auckland coniuga tradizione indigena ed elementi in legno ingegnerizzato di piccola scala per costruire un padiglione innovativo per il ri-uso del materiale da costruzione in grado di produrre un’architettura di alta qualità.

ENG An operational workshop with an almost neutral carbon impact inhabited by strange, fascinating creatures, intrinsically ecological, futuristic installations that aggregate following the shape of the human brain and of a genome, with the cerebral cortex as the main theme and several subthemes on each further connection. There are two areas that complement each other: the first one is a reflection on the state of art as a form of urban resilience in Italy and in the world; the second is a focus on methodologies, innovation, research with interdisciplinary experimentations that touch the realms of architecture, botany, agronomics, biology, art, and medicine. The Italian Pavilion also houses Learning from the Tree. Transforming Timber Culture in Aotearoa (New Zealand, in Maori language), curated by Andrew Barrie, Paola Boarin, Michael Davis, Kathy Waghorn, with the University of Auckland. The University’s project combines aboriginal tradition and smallscale engineered wood elements to build an innovative Pavilion that recycles building material for high-quality architecture.

Tese delle Vergini www.comunitaresilienti.com

p. 34

COMMISSIONER_Victoria

London

& Albert Museum,

CURATORS_Shahed Saleem; Christopher Turner, Ella Kilgallon (V&A’s Department for Design, Architecture and Digital)

Nel 1889 a Liverpool una comunità di immigrati di religione musulmana adattò una casa a schiera trasformandola in un luogo ufficialmente adibito alla preghiera. Fu la prima moschea mai aperta in Gran Bretagna; oggi ce ne sono 1800 distribuite sull’intero territorio del paese. La Biennale di Venezia e il Victoria & Albert Museum, in collaborazione per il quinto anno consecutivo, presentano Three British Mosques, un viaggio nella storia delle moschee in Gran Bretagna che diventa anche un’affascinante esplorazione delle trasformazioni del tessuto urbano inglese fondate sull’intreccio di culture e comunità diverse. Curato dall’architetto Shahed Saleem in collaborazione con Christopher Turner, direttore del Dipartimento di Design e Architettura e Beni Digitali del Victoria & Albert Museum di Londra, con la consulenza di Ella Kilgallon, il progetto ospitato nel Padiglione delle Arti Applicate fa riemergere storie di immigrazione, di identità e di ispirazioni comunitarie, inserendo un tassello antropologico importante nell’indagine sul vivere insieme sviluppata da Hashim Sarkis. ENG In 1889 Liverpool, a group of Muslim immigrants adapted a terrace house to turn it into a place of worship. That was to be Britain’s first-ever mosque. Today, there are 1800 mosques all over the country. The Venice Biennale and the V&A, in their fifth year of cooperation, present Three British Mosques, a journey into the history of mosques in Great Britain and a fascinating exploration of the changes in British urban fabric as different cultures and communities meet. Curated by architect Shahed Saleem with Christopher Turner, Head of V&A’s Department for Design, Architecture and Digital, and Ella Kilgallon. The exhibition, on display at the Applied Arts Pavilion, will show stories of immigration, identity, community, adding an important anthropological aspect to Hashim Sarkis’ questions on how we will live together in the future. Padiglione delle Arti Applicate Sale d’Armi

p. 42

Installation GIUSEPPE PENONE The Listener COMMISSIONER_Vuslat Foundation CURATOR_Chus Martínez

Vuslat Foundation, costituita in Svizzera nel 2020, con sedi a Istanbul e Londra, promuove un’iniziativa globale di apprezzamento profondo dell’ascolto – ascolto generoso, sentire oltre le parole – attraverso l’opera di artisti, narratori, artefici del cambiamento e maestri del pensiero. Invitata a partecipare alla Biennale Architettura 2021 con un progetto speciale, Vuslat Foundation, in stretta collaborazione con il suo curatore generale Chus Martínez, manifesta l’idea della necessità di creare spazi di ascolto nella società del XXI secolo attraverso l’installazione monumentale The Listener di Giuseppe Penone. Alta nove metri, con forma ad albero semi sommerso che culla una pesante pietra nelle acque della Laguna antistanti le Gaggiandre, la scultura è una nuova edizione della celebre serie di opere di Penone Idee di Pietra – Olmo. Gli alberi sono segno della rigenerazione e incarnazione dell’ascolto generoso, che ci permette di conoscere il mondo attorno a noi attraverso delle premesse completamente nuove. «Un progetto che evidenzia la necessità che la nostra concezione dello spazio cambi da uno spazio del vedere a uno spazio dell’ascolto.» (Hashim Sarkis). ENG Vuslat Foundation was founded in Switzerland in 2020 and has offices in Istanbul and London. It promotes a global initiative to help appreciate listening using the work of artists, narrators, thinkers, and drivers of change. The Foundation has been invited to the 2021 Biennale to present a special project, the monumental piece of art The Listener by Giuseppe Penone. At nine metres tall, this half-submerged tree-like structure cradles a large rock in the Venetian Lagoon by the Arsenale. The sculpture is a new edition of Penone’s famous series Idee di Pietra – Olmo. Trees are a symbol of regeneration and incarnation of generous listening, which allows us to understand the world around us on brand new premises. “Vuslat Foundation is truly inspiring. A project that highlights the need for our conception of space to change from a space of seeing, to a space for listening.” (Hashim Sarkis)

ARSEN ALE

PADIGLIONE ITALIA 50

GUIDE

Gaggiandre

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STUDIOLANZA

RIPARTIAMO DALLA CULTURA COOPCULTURE È ARTE, DIDATTICA, VALORIZZAZIONE, TUTELA, COOPERAZIONE, LAVORO

Ripartiamo dalla Cultura

Non vediamo l’ora di riaccogliervi in luoghi di inusitata bellezza e di condividere assieme amore per l’arte, cura del patrimonio culturale e della memoria del passato. Coltivare l’anima ci aiuterà a ricominciare. Presto.

40www.coopculture.it

www.liveculture.it

Sedi

Venezia Mestre

Roma

Torino

Firenze

Napoli

Palermo

Corso del Popolo, 40

via Sommacampagna, 9

Via F. Ferrucci, 77/9

Via Guelfa, 9

Corso Umberto I, 58

Via A. Borrelli, 3


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

GUIDE

NATIONAL PARTICIPATIONS

AROUND TOWN

A ROUND TOWN

AROUND TOWN

41 MAGAZZINI DEL SALE


NATIONAL PARTICIPATIONS

AROUND TOWN

51

ARMENIA

Hybridity. A Machine for Living Together

Realizzato con diverse tecniche locali che utilizzano sia materiali domestici e tradizionali che nuove tecnologie di costruzione, il tavolo diventa gesto architettonico, estendendosi negli spazi del Padiglione quasi fosse una forma vertebrata. Conservando la sua specificità di utilizzo, questo oggetto di uso comune è chiamato qui a restituire la complessità protocollare di un presente pandemico, rispondendo sia alle indicazioni di distanziamento sociale sia al nostro irriducibile bisogno di socializzazione.

N ATION AL PARTICIPATIONS

ENG

COMMISSIONER_Tina Chakarian CURATOR_ Allen Sayegh (Vosguerichian) EXHIBITORS_INVIVIA and Storaket Architec-

tural Studio

La domanda posta da Hashim Sarkis, come vivremo insieme?, non può che essere viva e presente in chi ha dovuto abbandonare il proprio paese per inserirsi in una nazione dapprima come ospite cercando poi per quanto possibile di integrarvisi da un punto di vista sociale e lavorativo. L’Armenia, luogo di diaspora, si interroga sui rapporti di convivenza che avvengono nel limine di due spazi distinti. Punto di contatto e di apertura, l’architettura, disciplina che governa gli spazi, sottende ai processi del vivere insieme anche attraverso nuove forme ibride che accostano il reale e il digitale. Armenia has long been a place of diaspora, and it is only natural that Hashim Sarkis’ question – How will we live together? – is quite well known to those who had to leave their country and needed to integrate into a new one, first as guests, then as citizens. Armenia questions the relationships of coexistence which take place in the limine of two distinct spaces. As a point of contact and openness, architecture, a discipline that governs spaces, underpins the processes of living together also trough new hybrid forms combining real and digital.

Associazione Culturale Spiazzi Castello 3865 www.cypruspavilion.org

Repubblica

DOMINICANA

53

Conexión by LiLeón

ENG

Ca’ Zenobio degli Armeni Dorsoduro 2596 www.venicearmenia.org

Repubblica di

CIPRO

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Anachoresis: Upon Inhabiting Distances COMMISSIONER_Petros

Dymiotis, Ministry of Education, Culture, Sport and Youth CURATORS_ Marina Christodoulidou, Era Savvides, Evagoras Vanezis, Nasios Varnavas

42

Cyprus chose to pick the ‘social item’ that is the epitome of social relations – the table – and supersize it into a site-specific horizontal installation. Built using local techniques and local, traditional materials as well as modern building technologies, this table becomes an architectural act expanding through the Cypriot Pavilion like a vertebrate organism. An everyday object that preserves its specificity and, at the same time, responds to the current social distancing rules as well as to our primordial need for socialization.

La scelta di Cipro è quella di prendere l’oggetto che per eccellenza unisce e rinsalda le relazioni sociali, il tavolo, ingrandendolo fino a farlo diventare un’installazione site-specific orizzontale.

en, and orange tones. Visitors are invited to reconnect with their essence to return to their origins, and to the land regenerating power. Thanks to LiLeón’s intervention, the central nave of the church becomes a living, inclusive, people-friendly architecture. In direct connection with the Dominican Republic, this physical and at the same time virtual place will host the interventions of architects, urban planners, sociologists, environmentalists, journalists and public administrators to reflect on a sustainable future and to rethink the collective spaces of our living together in connection with the creations of nature. St. George’s Anglican Church Campo San Vio, Dorsoduro 729/730

NEW ENTRY

GRENADA

54

COethos

COMMISSIONER_Susan Mains CURATORS_Babau Bureau (Marco

Ballarin, Stefano Tornieri, and Massimo Triches) EXHIBITOR_Caribbean Office of Co-Operative Architecture, Bryan W. Bullen

Dopo tre partecipazioni consecutive alle ultime edizioni della Biennale Arte, l’isola caraibica fa il proprio esordio alla Biennale Architettura. Un video documenta tutte le fasi di costruzione del nuovo Palazzo del Parlamento, il cui peristilio è riproposto a Venezia per abbracciare idealmente un testo di descrizione delle diverse aree che a Grenada potrebbero essere riqualificate, nonché per evidenziare l’impatto che l’architettura potrebbe e dovrebbe avere sulla vita delle persone. ENG

Photo Domingo Batista

COMMISSIONER_Carmen

Heredia de Guerrero, Minister of Culture Dominican Republic CURATOR_Roberta Semeraro EXHIBITOR_ Lidia León Cabral

Un collage di foglie di tabacco trasforma lo spazio pubblico della chiesa anglicana di St. George in un giardino autunnale dai caldi toni ocra, dorati e aranciati, invitando il visitatore a riconnettersi con la propria essenza per ritornare alle origini, alla terra e alla sua forza rigeneratrice. Grazie all’intervento di LiLeón la navata centrale diventa un’architettura vivente, inclusiva e a misura d’uomo, un luogo fisico e al contempo virtuale – in diretto collegamento con la Repubblica Dominicana – che accoglierà gli interventi di architetti, urbanisti, sociologi, ambientalisti, giornalisti e rappresentanti di istituzioni pubbliche invitati a riflettere sulle possibilità di un futuro sostenibile e a ripensare gli spazi collettivi del nostro vivere insieme in connessione con le creazioni presenti in natura. ENG

A collage of tobacco leaves turns the public space of St. George’s Anglican Church into an autumn garden of warm ochre, gold-

After three consecutive participations in the latest editions of Biennale Arte, the Caribbean island makes its debut at the Biennale Architettura. A video shows all the construction phases of the new Grenada Parliament House. Its peristyle is recreated in Venice to ideally embrace a text describing the different Grenadian areas that wait to be restored, highlighting the impact architecture could and should have on people’s lives. Castello 2146 www.grenadavenice.org

NEW ENTRY

IRAQ

55

Ark Re-imagined. The Expeditionary Pavilion COMMISSIONER_ Ministry of Culture CURATORS_Safina Projects and Edge EXHIBITOR_Rashad Salim

of Arabia

«Dedicato a tutti i nostri figli, il cui patrimonio immateriale questo progetto spera di aiutare a resuscitare». Con questa chiosa l’Iraq presenta la propria partecipazione alla Biennale. Il mito dell’arca che salva uomini e animali da un’immensa inondazione trova riscontro in centinaia di narrazioni che testimoniano una memoria


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

ENG

“Dedicated to all our children and to their intangible heritage which this project hopes to help revive.” It’s with this statement that Iraq presents its participation in the Biennale. The Myth of the ark that rescues humans and animals from an immense flood is reflected in hundreds of narratives, witnesses of a shared memory dating back more than 5000 years ago. Several geological studies confirm the possibility that such a catastrophic event occurred on a planetary level. Re-imagining the ark today means focusing on the ongoing climate changes and on the need for our commitment to safeguarding the planet and humanity. Reale Società Canottieri Bucintoro Dorsoduro 263 www.safinaprojects.org

56

LIBANO

A Roof for Silence

a strict geometrical installation This develops over four thematic chapters proposing architectural solutions to the Beirut Heritage Initiative, created after the terrible explosion of August 4, 2020, to restore the architectural and cultural heritage of the city. Magazzino del Sale 5, Dorsoduro 262

LITUANIA

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Lithuanian Space Agency Presents Planet of People COMMISSIONER_ Julija Reklaitė CURATOR_ Jan Boelen EXHIBITOR_ Julijonas Urbonas

Cosa succederebbe se gli umani venissero catapultati nello spazio per colonizzare un nuovo pianeta? Le esperienze radicali dello spazio sono elaborate dall’Agenzia Spaziale Lituana (LSA) per esplorare la possibilità di una simile ipotesi. Allo scopo di ridefinire e affrontare questioni urgenti sulla vita attuale e futura sulla Terra e oltre i suoi confini, i visitatori sono invitati a essere parte dell’esperimento: scanner 3D scansionano i corpi ‘inviandoli’ nello spazio sotto forma di simulazioni animate proiettate su uno schermo, che sommate formano delle architetture spaziali. ENG What would happen if humans were launched into space to colonize a new planet? Radical space experiences are elaborated by the Lithuanian Space Agency to explore the possibility of such an assumption. To define and work on the most urgent questions on present and future life on Earth and beyond, the visitors of the Lithuanian Pavilion are invited into the experiment itself: bodies will be 3D-scanned and ‘sent’ into space as animated simulations visible on screen and all together give shape to space architectures. Chiesa di Santa Maria dei Derelitti Barbaria delle Tole, Castello 6691 www.lithuanianspace.agency

COMMISSIONER_ Jad Tabet CURATOR_Hala Wardé EXHIBITORS_ Etel Adnan, Paul

Elkoury, Alain Fleischer

Repubblica di Virilio, Fouad

Il progetto libanese sottolinea la cruciale importanza dello spazio vuoto e del silenzio come punti di partenza di ogni approccio non solo architettonico, ma sociale in genere. Architettura, pittura, musica, poesia, video e fotografia sono i protagonisti di un’installazione dalla geometria rigorosa, sviluppata in quattro capitoli tematici per proporre soluzioni architettoniche alla Beirut Heritage Initiative, collettivo indipendente e inclusivo creato dopo la terribile esplosione del 4 agosto 2020 per ripristinare il patrimonio architettonico e culturale della capitale libanese. ENG

The project highlights the crucial importance of empty space and silence as starting points of any social and not only architectural, approach. Architecture, painting, music, poetry, video, and photography are the protagonists of

MACEDONIA DEL NORD

58

Now

COMMISSIONER_Dita Starova Kjerimi, National Gallery of the Republic of North Macedonia CURATORS_Bekir Ademi and Jordan Šišovski EXHIBITORS_ Ana Rafailovska, Amine Ademi, Enis Abovski, Atanas Naumovski, Enes Sever, Dren Nevzati, Gavril Boshkoski, Elmedina Hasani, Nita Çavolli, Aida Bakali Salihu, Ivana Chaloska, Jordan Šišovski, Bekir Ademi

Il limite tra spazio interno ed esterno supera i confini dell’architettura per guardare al contesto filosofico, precisamente ad Heidegger e Platone. La forma archetipica di una casa e le riflessioni sul suo contenuto sono in realtà ragionamenti su noi stessi e sul nostro intimo rapporto con lo spazio e, soprattutto, con il tempo. Un tempo, ora, carico di incertezza e alimentato da speranze

utopiche, un intervallo immaginario che media il passato e il futuro. Cosa significa l’architettura, ora? Come si mette in rapporto con le persone? ENG

The limits of internal and external space goes beyond the boundaries of architecture to look at philosophy, precisely Heidegger and Plato. The archetypal shape of a house and the reflections on its content are, in fact, a reasoning on ourselves, on our intimate relationship with space and, above all, with time. A time, now, full of uncertainty and nurtured by utopian hopes, an imaginary interval that mediates between the past and the future. What does architecture mean now? How does it relate to people? Palazzo Zorzi, Castello 4390

PAKISTAN

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Mapping Festivities

© Sara M. Anwar

COMMISSIONER_Kalim

A. Siddiqui, Pakistan Council of Architects and town Planners CURATORS_Sara M. Anwar EXHIBITORS_Sara M. Anwar, Madeeha Yasin, Merchant, Farhan Anwar, Shama Dossa, Hira Zuberi

A ROUND TOWN

condivisa risalente a più di 5000 anni fa. Numerosi studi geologici confermano la possibilità che un evento catastrofico di tale portata si sia effettivamente verificato a livello planetario. Ri-immaginare l’arca oggi significa puntare l’attenzione sui cambiamenti climatici in corso e richiamare le coscienze all’impegno nei confronti della salvaguardia del Pianeta e dell’umanità.

GUIDE

La Shaadi Hall (Sala del Matrimonio) ha preso forma a Karachi negli anni ‘80 per supplire alla mancanza di spazi adeguati alle esigenze di un gran numero di immigrati interni giunti nella metropoli, modificando il progetto delle ville famigliari per trasformarle in luoghi adatti ai matrimoni. Nella tradizione sociale del Pakistan il matrimonio riesce a unire aspetti culturali ed economici, fino a creare una nuova tipologia architettonica in grado di generare un cospicuo tessuto industriale, sia su micro che su macro scala. ENG The Shaadi Hall (Wedding Hall) took shape in Karachi in the 1980s in order to make up for the lack of spaces which could meet the needs of a large number of internal migrants moving to the metropolis. The original design of family villas has been modified to convert them into places suitable to host weddings. In the social Pakistani tradition, marriage manages to combine cultural and economic aspects, creating a new architectural typology capable of generating a substantial industrial fabric, both on a micro and on a macro scale.

European Cultural Centre Palazzo Mora, Strada Nova, Cannaregio 3659 www.nationalpavilionofpakistan.org www.europeanculturalcentre.eu

43


in venice... secrets, atmospheres and magic flavours... ...where nothing happens by chance metropole hotel spa & wellness orientalbar & bistrot 44

Riva degli Schiavoni 4149 - 30122 Venezia Italy T. +39 0415205044 | venice@hotelmetropole.com | hotelmetropole.com


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

GUIDE

NATIONAL PARTICIPATIONS

AROUND TOWN

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In Conflict

© Nelson d’Aires

© Ateliermob

COMMISSIONER_Directorate-General for the Arts CURATORS_depA Architects (Carlos Azevedo, João Crisóstomo e Luís Sobral) EXHIBITORS_ Alexandre Alves Costa, Alexandre Dias, Álvaro Siza, Ana Jara, Ana Luísa Rodrigues, Anna Puigjaner, Artéria, Atelier Conceição Silva, Ateliermob, Barbas Lopes Arquitectos, Bruno Silvestre, Bartlebooth Antonio Giráldez Lopez & Pablo Ibáñez Ferrera, Bernardo Amaral, Carlos Castanheira, Carlos Machado e Moura ,Cerejeira Fontes Architects, Charles Cossement, Colectivo Wharehouse, Eduardo Coimbra de Brito, Egas José Vieira, Fernanda Fragateiro, Fernando Seabra-Santos, Francisco Calheiros, Francisco Pereira, Frederico Eça, Gennaro Giacalone ,Gil Cardoso, Habitar Porto, Inês Beleza de Azevedo, João Archer de Carvalho, João Figueira, João Pernão, João Romão, João Siopa Alves, Jorge Carvalho, José Barra, José Gigante, José Lobo Almeida, José Miguel Rodrigues, José Neves, José Veloso, Laboratório de Habitação Básica (LAHB), Luís Mendes, Luís Miguel Fareleira, Luís Spranger, Manuel Graça Dias + Egas Vieira Arquitectos, Manuel Nunes de Almeida, Manuel Teles, Margarida Carvalho, Margarida Leão, Maria Trabulo, Maria Vale, merooficina, Miguel Cardina, Moisés Puente, Nuno Valentim, Patrícia Robalo, Paulo Moreira, Pedro Bandeira, Pedro Brígida, Rita Dourado, Rogério Ramos, Samuel de Brito Gonçalves, Sérgio Fernandez, Tiago Baptista, Vítor Figueiredo

Fondazione Ugo e Olga Levi Onlus Palazzo Giustinian Lolin, San Marco 2893 www.inconflict.pt

ROMANIA/2

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Fading Borders

COMMISSIONER_ Attila Kim CURATORS_Irina Meliță, Ștefan Simion EXHIBITORS_IDEILAGRAM (Ilinca Păun

Constantinescu, Tudor Constantinescu, Iulia Păun, Alexandru Păun, Gabriela Belcineanu, Laura Popa-Florea), TELELEU (Elena Stancu, Cosmin Bumbuț), MAZZOCCHIOO Journal (Ștefan Simion, Irina Meliță, Radu Tîrcă, Cristian Bădescu, Ștefania Hîrleață) L’immigrazione come fenomeno culturale e sociale è il tema attorno al quale si articola il progetto dello studio POSTER. L’indagine si concentra su come il grande spostamento di masse di persone abbia prodotto in passato ripercussioni che si rifletteranno sulle scelte degli spazi abitativi e delle nuove forme di alloggio future, quando la stessa parola “insieme” assumerà un significato sensibilmente diverso rispetto a come lo abbiamo inteso e sperimentato finora. ENG Immigration as a cultural and social phenomenon is the theme of POSTER studioproject. This survey focuses on mass migration consequences in the past and on their impact on the choices of living spaces and in new forms of housing in a future when the very word “together” will assume a significantly dif-

ferent meaning from what we have understood and experienced so far. Giardini and New Gallery of Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica Palazzo Correr, Campo Santa Fosca Cannaregio 2214 www.fadingborders.eu

Repubblica di

SAN MARINO

62

Friendship Project. Sculpture and Architecture of Art COMMISSIONER_Paolo Rondelli CURATOR_Vincenzo Sanfo EXHIBITORS_Fan Haimin, Fu Yuxiang,

Fan Wei Min, Min Yiming, Nie Jing Zhu, Shen Jingdong, Wang Yi, Wu Wei, Zhang Hongmei, Zhang Zhaohong, Zhu Shangxi, Massimiliano Raggi, Enrico Muscioni, UNIRSM, Marco Nereo Rotelli

All’insegna della convivenza e della connessione artistica e sociale, prosegue il progetto curato da Vincenzo Sanfo che mette in connessione uno degli stati più piccoli del mondo – San Marino – con uno tra i più grandi del pianeta, la Cina. Il Padiglione si sviluppa attorno ad una struttura totemica, un organismo quasi sospeso, su cui saranno proiettate immagini e frasi relative ai lavori presentati dagli architetti sammarinesi. La struttura, entità visiva evocativa delle istanze architettoniche del nostro tempo, fa da collante alle sculture presentate dagli artisti cinesi che la circondano, una connessione su cui pone un accento poetico l’installazione luminosa di Marco Nereo Rotelli. ENG Coexistence and artistic and social connection infuse the exhibition curated by Vincenzo Sanfo, a project that connects one of the smallest countries in the world, San Marino, with one of the largest, China. The Pavilion develops around a totemic structure which is an almost suspended organism. Sammarinese architects’ images and quotes are projected on it. The structure, a visual entity evoking the architectural needs of our time, is the element which connects the Chinese artists’ sculptures surrounding it. This connection is poetically highlighted by Marco Nereo Rotelli’s light installation.

A ROUND TOWN

PORTOGALLO

Per meglio comprendere l’architettura come processo politico e di trasformazione, In Conflict analizza i casi di sette progetti abitativi portoghesi che hanno generato ampie controversie e dissensi lungo un arco temporale che dalla Rivoluzione dei Garofani del 1974 arriva fino ai giorni nostri. Il percorso si sofferma sui progetti delle torri Bairro do Aleixo a Porto, del complesso residenziale Cinco Dedos a Lisbona, del SAAL Algarve a Meia Praia, del cantiere navale Margueira ad Almada e dell’Ilha da Bela Vista ancora a Porto. Quale relazione tra architettura e conflitti sociali emerge da tale analisi? A questa e ad altre domande il pubblico è invitato a rispondere anche attraverso un programma di dibattiti che si terranno online e in presenza a Venezia, Lisbona e Porto. ENG To better understand how architecture can be a political and a transformation process, In conflict analyses the case of seven Portoguese housing projects that have led to wide-ranging disputes and disagreements over a time span going from the Carnation Revolution in 1974 to the present day. The itinerary takes us from the Bairro do Aleixo towers in Porto to the Cinco Dedos residential complex in Lisbon, from the SAAL Algarve in Meia Praia to the Margueira shipyard in Almada, and back to Porto with the Ilha da Bela Vista. What relationships between architecture and social conflict does this analysis show? The public is invited to answer these and other questions through a program of online and in presence debates that will take place in Venice, Lisbon and Porto.

Ateneo Veneto, Campo San Fantin 1897

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17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

GUIDE

COLLATERAL EVENTS

AROUND TOWN

A ROUND TOWN

AROUND TOWN

47 ISOLA DI SAN GIORGIO MAGGIORE


COLLATERAL EVENTS

AROUND TOWN

CANTIERI NAVALI

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Air/aria/aire. Catalonia in Venice ORGANIZER_Institut

Ramon Llull

ESPACE LOUIS VUITTON

Charlotte Perriand and I. Converging Designs by Frank Gehry and Charlotte Perriand ORGANIZER_Fondation

Louis Vuitton

COLL ATER A L E V ENTS

«Non sapevo cosa aspettarmi quando ho visitato per la prima volta l’appartamento di Charlotte Perriand. Certo, conoscevo i suoi bellissimi progetti di mobili e il suo lavoro con Le Corbusier, ma non ero certo preparato per quello che ho vissuto in prima persona: la sua padronanza dello spazio e della composizione. Tutto era squisitamente composto a misura d’uomo, immediato ma non artificioso. Mi è chiaro che ha inteso la scultura nel senso più alto del termine, come la relazione tra gli oggetti nel mondo». Frank Gehry «I did not know what to expect when I visited Charlotte Perriand’s apartment for the first time. Sure, I knew about her beautiful furniture designs and her work with Le Corbusier, but I was not prepared for what I experienced first-hand: her mastery of space and composition. Everything was exquisitely composed at the human scale, immediate but not contrived. It was clear to me that she understood sculpture in the highest sense of the word, as the relationship between objects in the world». Frank Gehry

Campo della Tana, Castello 2126/A www.mam.gov.mo

FORTE MARGHERA

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Hakka Earthen Houses on variation-Co-operative Living, Art and Migration Architecture in China ORGANIZER_Galaxy

Guofeng Art

ENG

Calle del Ridotto, San Marco 1353 www.fondationlouisvuitton.fr

© Jon Tugores

Il ruolo dell’architettura e dell’urbanistica nel contesto di due crisi globali interconnesse: l’emergenza climatica e la crisi della salute pubblica. L’aria diventa l’emblema della nostra sopravvivenza e delle misure di pianificazione urbana sostenibili. Tre aspetti dell’inquinamento atmosferico sono resi attraverso un’esperienza immersiva: la materialità, l’apparente invisibilità e il suo impatto sulle nostre città. Una grande installazione audiovisiva presenta le vulnerabilità dell’ambiente e le opportunità offerte dagli interventi architettonici sulla base di un modello interdisciplinare e partecipativo. ENG The role of architecture and urban planning within the context of two interconnected global crises: climate emergency and public health crisis. Air is the emblem of human survivability and of sustainable measures of urban planning. Three aspects of air pollution are shown in an immersive exhibit: materiality, apparent invisibility, and its impact on the cities we live in. A large audio-video installation shows the vulnerabilities of the environment and the opportunities offered by architectural interventions using a multi-disciplinary model.

48

64

of collective memories visualized in floating fabric pieces that connect to urban experiences, lifestyles, memories and landscapes.

Fondamenta Quintavalle, Castello 40 www.llull.cat | www.air.llull.cat

ARSENALE

65

Connectivities: Living Beyond the Boundaries. Macao and the Greater Bay Area ORGANIZER_The

Macao Museum of Art

Macao è chiamata a raccogliere diverse sfide, prima fra tutte quella della connettività nello spazio e nel tempo. Ka Tat Chan e Chi Hong Che esplorano i modi per riadattare architetture di varie origini all’interno dell’architettura tradizionale della Cina meridionale in chiave contemporanea. Ting Fong Ho suggerisce un’analisi approfondita dello sviluppo urbano di Macao. Man Si Lao propone frammenti di memorie collettive espresse in fasce di tessuto fluttuante che si collegano a esperienze urbane, stili di vita, retaggi e paesaggi. ENG

Macau faces many challenges, with connectivity in space and time being one of the most urgent. Ka Tat Chan and Chi Hong Che explore different ways to adapt diverse architectures within the context of traditional southern Chinese architecture in a modern key. Ting Fong Ho conducts an in-depth analysis on Macau’s urban development. Man Si Lao shows fragments

Costruite con terra e ciottoli, le case Hakka sono edifici circolari che assomigliano a castelli. Questa tipologia di casa fu costruita per necessità di difesa, ma anche come edificio unico, riflettendo la tradizione familiare del popolo Hakka, in cui lo stesso clan vive sempre insieme in armonia. Un edificio che forma una società indipendente con un destino comune. Le case Hakka diventano così un modello ideale di spazio condiviso, combinazione di cielo, terra e umanità, che artisti e architetti sono chiamati a rivisitare in chiave contemporanea. ENG Built with soil and pebbles, Hakka houses are circular buildings looking like castles. This kind of architecture originated in the need for defence, but also as a fits-all typology of dwelling, reflecting the familial tradition of the Hakka people, whose clans live together in harmony. A building that shapes an independent society with a common destiny. Hakka houses are an ideal model of shared space – a combination of sky, soil, and humanity that artists and architects are invited to reinterpret in modern fashion. Padiglione 30, Venezia Mestre chnguofeng.com


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

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PALAZZO ZEN

Lianghekou

ORGANIZER_Fondazione

challenges we will have to face. The exhibition is a sort of multi-disciplinary workshop for a more sustainable life, an incubator for future-oriented services in the context of a digitalized society. Riva del Vin, San Polo 1100 www.neurourbanism.org www.mutualities.org

EMGdotART

ABBAZIA DI SAN GIORGIO

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PALAZZO DELLE PRIGIONI

GUIDE

70

Primitive Migration from/to Taiwan

ORGANIZER_ National Taiwan Museum of Fine Arts (NTMoFA)

Not Vital. SCARCH

Built following the morphological, linear model of strip malls, Lianghekou is a portion of dwelling environment composed of small villages linked together by the ancient Salt Road. Isolation and progressive loss of competitiveness and commercial viability have led to a dramatic population loss and overall decay. However, recent landscaping efforts have brought back interest on Lianghekou’s heritage. This new scenery requires careful thinking on a potential revalued destination of the site.

ORGANIZER_ Abbazia di San Giorgio Maggiore Benedicti Claustra Onlus

ENG

Fondamenta di Santa Caterina Cannaregio 4924 www.emgdotart.org

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SPAZIO RAVÀ

MUTUALITIES

ORGANIZER_Interdisciplinary

Neurourbanism

Forum

Interazioni tra persone, spazi comuni, natura e tecnologia digitale: la mostra indaga come poter rivoluzionare il modo in cui viviamo insieme abbracciando innovazioni trasformative attorno alla digitalizzazione, alla società e al mondo fisico. Sono offerte visioni di attività umane in spazi comuni che ancora non esistono per fornire strumenti capaci di comprendere le sfide di un futuro molto prossimo. Una mostra che vuole essere un laboratorio interdisciplinare per una vita più sostenibile, incubatore per servizi orientati al futuro nel contesto di una società digitalizzata. ENG Interaction among people, common spaces, nature, and digital technology: the exhibition investigates how to revolutionize the world we live together in, embracing transformative innovation in the fields of digitalization, society, and the physical world. Human activities, in common spaces which do not exist yet, are proposed as a tool to understand the upcoming

Il rapporto tra architettura, paesaggio e percezione umana è al centro della ricerca di Not Vital. Fondendo le due parole “scultura” e “architettura”, l’artista svizzero ha coniato il termine “SCARCH” per trascendere i confini formali di entrambi i territori spaziali e creare strutture immersive e site-specific né pratiche né utilitaristiche, ma intensamente poetiche e alternative. Il progetto House to Watch the Sunset è uno SCARCH per eccellenza: l’idea astratta si intreccia con le caratteristiche del luogo in cui prende forma, creando nuove realtà e prefigurando nuove prospettive. ENG The relationship between architecture, landscape, and human perception is at the centre of Not Vital’s research. By coining a portmanteau of ‘sculpture’ and ‘architecture’, the Swiss artist transcends the formal borders of each discipline and creats immersive, site-specific, highly poetic and alternative structures. House to Watch the Sunset project is a SCARCH par excellence: the abstract idea merges with the physical features of the place where it takes shape creating new reality and envisaging new perspectives. Isola di San Giorgio Maggiore www.abbaziasangiorgio.it

Courtesy Divooe Zein Architects

La profonda interazione esistente tra la ricchissima varietà geologica ed ecologica e la composita teoria di culture che caratterizza la sua società, ha fatto dell’isola di Taiwan un luogo di vita davvero unico. Circondata dal mare, con due terzi del suo territorio ricoperto da montagne e foreste, la restante area dell'isola è stata sviluppata per usi agricoli, industriali e residenziali a favore di una popolazione attuale di circa 23 milioni. Attraverso l’utilizzo di design audiovisivi e olfattivi che stimolano i cinque sensi degli spettatori, l’esposizione suscita discussioni sulla costruzione di edifici pionieristici e rispettosi dell’ambiente, mettendo in primo piano la relazione unica tra gli esseri umani e la natura attraverso tre asserzioni: Chiedere, Lavorare insieme e Contaminarsi a vicenda. ENG The deep-seated interaction of different aspects of the rich geological and ecological landscape of Taiwan, as well as between ethnically different cultures, gave birth to a unique place for life. Surrounded by the ocean, and with two thirds of its territory featuring mountains or forests, the remainder of the island has been developed for agricultural, industrial, or residential usage. Today, about 23 million people live in Taiwan. The exhibition elicits discussions around constructing pioneering, environmentally friendly buildings, foregrounding the unique relationship between humans and nature through 3 propositions: Ask, Work Together, and Influence Each Other. Additionally, the exhibition unites audiovisual and olfaction designs that stimulate the viewers’ five senses. San Marco, Castello 4209 www.ntmofa.gov.tw

A ROUND TOWN

Costruito seguendo il modello morfologico lineare dei villaggi commerciali, Lianghekou rappresenta un tassello di un sistema insediativo composto di piccoli villaggi tutti collegati l’uno all’altro dall’antica Salt Road. L’isolamento e la progressiva perdita di competitività e attrattività commerciale hanno prodotto un forte decremento di popolazione e un progressivo degrado. Tuttavia, le recenti dinamiche di trasformazione territoriale stanno riportando l’attenzione sul valore patrimoniale di tale luogo. Un nuovo scenario che ha imposto un’attenta riflessione attorno a una sua possibile, riqualificata destinazione.

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COLLATERAL EVENTS

AROUND TOWN

ARSENALE

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Redistribution: Land, People & Environment

COLL ATER A L E V ENTS

ORGANIZERS_The Hong Kong Institute of Architects Biennale Foundation The Hong Kong Arts Development Council

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Revive the Spirit of Mosul ORGANIZER_UNESCO

Mosul è una delle città più antiche del mondo, passaggio strategico e ponte tra nord e sud, est e ovest, casa di un gran numero di persone provenienti da diversi background, etnie e credenze religiose. Tuttavia, questa sua posizione unica ne ha fatto anche un obiettivo strategico dell’offensiva criminale dell’ISIS/Daesh. Tre anni devastanti (2014-2017) di occupazione hanno ridotto Mosul a un cumulo di rovine. Non si tratta qui ora solo di ricostruire i siti del patrimonio artistico-culturale, ma soprattutto di responsabilizzare la popolazione a divenire soggetto attivo di cambiamento, coinvolgendo in prima persona ciascun abitante nel processo di ricostruzione della città. ENG Mosul is one of the world’s oldest cities. It is a strategic bridge between North and South, East and West, home to people belonging to different backgrounds, ethnic groups and religions. This, unfortunately, made Mosul a target for ISIS/Daesh. After three devastating years (2014-2017) of occupation Mosul is now a heap of ruins. Now the challenge is not only to rebuild the sites of artistic and cultural significance, but above all to get residents involved in the reconstruction of their city. UNESCO’s Regional Office for South Europe in Venice, Castello 4390 en.unesco.org

Soluzioni creative su come vivere insieme in modo armonioso, progettando un’architettura attenta alle esigenze degli uomini, costruendo un’urbanistica incentrata sulle persone e rispettando l'ambiente, sia quello creato che quello naturale. Riflessioni su come utilizzare le risorse disponibili e la loro potenziale redistribuzione nell’area della Grande Baia per migliorarne la vivibilità, l’assistenza, la migrazione, la diversità e la competitività. Idee e metodologie che permettano di plasmare un futuro migliore per Hong Kong. ENG Creative solutions to live together in harmony, architecture that cares about human needs, urban planning focused on people and the respect of environments – both natural and artificial. This exhibit reflects on how to use available resources and their potential redistribution in the region to improve liveability, assistance, migration, diversity, and competitiveness. These ideas and methods will allow to create a better future for Hong Kong. Campo della Tana, Castello 2126 www.hkia.net | www.hkadc.org.hk 2021.vbexhibitions.hk

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PALAZZO ZORZI

PALAZZO TREVISAN DEGLI ULIVI

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Salon Suisse 2021. Bodily Encounters

WHEN_16-18 settembreSeptember 21-23 ottobreOctober 18 - 20 novembreNovember ORGANIZER_Swiss

Arts Council Pro Helvetia

Conferenze, dibattiti ed eventi dedicati alle relazioni fondamentali tra corpo e architettura analizzati da diverse prospettive. Tre le aree tematiche affrontate: le strutture costruite come organismi animati, i cui gesti spaziali entrano in dialogo con le persone; l’architettura che crea realtà standardizzate che determinano la nostra convivenza; le misure di ottimizzazione fisica e cognitiva, come per esempio la riprogrammazione di distorsioni percettive o la riqualificazione sperimentale rese fruttuose per il discorso architettonico. ENG Conferences, debates, and events on the essential relationship between the body and architecture from different perspectives. Three main themes: buildings as living organisms, whose spatial gestures create a dialogue with people, architecture that creates standardized products to determine our coexistence, and measures for physical and cognitive optimization, like the re-programming of perceptual distortion or experimental requalification. Campo Sant’Agnese, Dorsoduro 810 www.prohelvetia.ch | www.biennials.ch

PALAZZO MALVASIA PALUMBO FOSSATI

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Skirting the Center. Svetlana Kana Radević on the Periphery of Postwar Architecture ORGANIZER_ APSS

Institut

Retrospettiva dedicata a Svetlana Kana Radević (1937-2000), tra gli architetti più illustri della Jugoslavia socialista. La sua abile sintesi tra materiali locali e tendenze brutaliste internazionali, tra generosità di proporzioni e spazi informali incarnava le ambizioni egualitarie dello stato sociale jugoslavo e al contempo rifletteva la sua traiettoria professionale transnazionale (il suo atelier in Montenegro, i periodi vissuti a Filadelfia, Tokyo e Podgorica…). La mostra consente di ricentrare adeguatamente e doverosamente una figura eccezionale quanto trascurata dell’architettura del secondo dopoguerra europeo. ENG A retrospective dedicated to Svetlana Kana Radević (1937-2000), one of the most important architects of socialist Yugoslavia. Her ability to make a synthesis of locally-sourced materials and international brutalist trends, of generous proportions and informal spaces, gave voice to the egalitarianism of the Yugoslav welfare state as much as it reflected her transnational professional status (her atelier in Montenegro, her time in Philadelphia, Tokyo, Podgorica…). The exhibition recreates an extraordinary, while often overlooked, figure of European post-WWII architecture. San Marco 2597 www.kotorapss.me


FONDATION WILMOTTE

17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

GUIDE

RE MAKE PRIX W 2020 - THE WINNING PROJEcT - THE cHâTEAu DE LA TOuR D’AIGuEs

aguna Veneta-

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-

2 1.11. 2 02 1

I N VIT E D : T HE R E F U G E TO N N E AU - CH A RLOT TE PE RR IA ND. PI E RRE JE A NNE RET BY CA SS I NA

b

-Laguna Veneta-

FONDATION WILMOTTE

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1

Fondamenta dell’Abbazia, Cannaregio 3560 - 30121 Venezia Open : 10:00am-1:30pm - 2:00pm-6:00pm Closed on Monday and bank holidays Vaporetto : Ca’D’Oro - Madonna dell’Orto

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VaporettoCa’D’Oro : Ca’ d’Oro Vaporetto: Calle CalleC’à C’ad’Oro d’Oro

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St.Nuova St. Nuova

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FondamentaMisericordia Misericordia Fondamenta

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FondamentaS.S.Felice Felice Fondamenta

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Fondamentadell’Abbazia dell’Abbazia Fondamenta

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Madonna dell’Orto Madonna dell’Orto

T: + 39 041 476 1160 3

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FondamentaContarini Contarini Fondamenta RamoI Piave I Piave Ramo

WilmotteFoundation Foundation Wilmotte

1

-Canal Grandea

fondaco@wilmotte.fr www.prixw.com

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A MAJEST IC SE T T IN G FOR CONTE M PO RA RY C UISIN E

©2021 Marriott International, Inc. All Rights Reserved. All names, marks and logos are the trademarks of Marriott International, Inc., or its affiliates.

Apotheosis of taste, beauty, and style, with unmatched panoramas over the Venetian lagoon. Join us for a delightful tasting journey of indigenous and seasonal ingredients, and aromas that recall the city’s heritage trade routes.

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R E S T A U R A N T

TERRAZZA DANIELI


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

GUIDE

COLLATERAL EVENTS

AROUND TOWN

The Majlis

ORGANIZER_Caravane

Earth Foundation

Un Majlis fatto a mano al 100% viene assemblato per dimostrare come sia possibile produrre eticamente e virtuosamente insieme lo spazio comune. Più che la somma delle pareti fisiche di un'entità architettonica, il Majlis è infatti il luogo in cui la cultura viene tramandata da una generazione all’altra. Tecniche artigianali perfezionate nel tempo e risorse rinnovabili come bambù e lana vengono utilizzate per realizzare un edificio contemporaneo sofisticato, durevole e portatile. Un'esplorazione del patrimonio tangibile e immateriale in una comunità globale. ENG A 100%-handmade Majlis assembled to show how it is possible to build something for common spaces ethically and virtuously. More than the sum of its components, the Majlis is the place where culture is passed on to the next generation. Craftsmanship refined over time and renewable resources like bamboo and wool are used to create a building that is at once sophisticated, durable, and portable. An exploration of the tangible and intangible heritage in a global community. Isola di San Giorgio Maggiore caravane.earth

SQUERO CASTELLO

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Tropicalia. Architecture, Materials, Innovative Systems ORGANIZER_Zuecca

ISOLA DI SAN SERVOLO

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Without Land / Pomerium

ORGANIZER_ A.I.A.P. (Associazione Internazionale Arti Plastiche)

Una barca capovolta e sostenuta dai suoi stessi remi diventa riparo dalle intemperie e momento di raccolta per i naufraghi: una barca-casa sotto il cui ‘tetto’ è offerta la possibilità di ri-fugiarsi, ri-trovarsi, ri-flettere e ri-progettarsi. Uno spazio vitale inviolabile che per le sue connotazioni storiche assume la sacralità del pomerium latino. Il concetto della sacralità del vivere comune diventa così il tema di riflessione nel segno della rigenerazione per 50 artisti chiamati a formare un collettivo. ENG

A boat turned upside down, propped up in its oars, is used as a weather shelter and a place where castaways can gather: a house/ boat where, under its ‘roof’, we can find refuge, we can gather, reflect, and re-project ourselves. A vital, inviolable space that is as sacred as the pomerium in ancient Rome. The sacredness concept of community life becomes a theme for reflection and regeneration for a 50-people art collective.

Salizada Streta, Castello 369 www.zueccaprojects.org

229 projects from 27 countries have been submitted for the Young European Architects competition, reserved for designers under the age of 40 who worked in architecture or heritage preservation for less than 15 years. An international jury selected 63 projects with an eye for the most innovative and sustainable ones. The competition becomes exhibition and a manifesto of the vitality and originality of the younger generation of European architects.

Campiello Santa Maria Nova Cannaregio 6024 www.ca-asi.com

PALAZZO MORA

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Young Talent Architecture Award 2020. Educating Together ORGANIZER_Fundació

Mies van der Rohe

Isola di San Servolo FB AiapAssintArtiPlastiche

PALAZZO SANTA MARIA NOVA

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Young European Architects ORGANIZER_CA’ASI

Association 1901

Projects

Tropicalia sarà la serra a cupola singola trasparente più grande del mondo, progettata per preservare lo straordinario e fragile ecosistema tropicale. Verrà inaugurata nel 2023 sulla Côte d’Opale (Francia) e offrirà un’esperienza immersiva in una foresta tropicale lussureggiante abitata da uccelli, farfalle, pesci e rettili. Modelli architettonici, disegni, schizzi e video mettono in mostra le unicità architettoniche, ingegneristiche, ambientali e sostenibili di questo progetto, già vincitore dei Jury and Public Choice Awards del premio Architizer A + Awards 2018. ENG The largest individual domed greenhouse in the world, Tropicalia has been designed to preserve the unique, fragile tropical ecosystem. It will be launched in 2023 in Côte d’Opale, France, and will offer an immersive experience in a lush tropical forest that is home to birds, butterflies, fish, and reptiles. Models, drawings, sketches, and videos will show the uniqueness of this project in terms of architecture, engineering, environmental, and sustainability.

ENG

229 progetti ricevuti da 27 paesi sono il risultato del concorso Young European Architects rivolto agli under 40 europei che abbiano operato nell’ambito dell’architettura e della creazione e/o conservazione del patrimonio per meno di 15 anni. Una giuria internazionale ha selezionato 63 progetti, tra cui i tre vincitori del concorso, privilegiando le soluzioni più innovative e sostenibili. Un concorso che diventa mostra, una mostra che diventa manifesto della vitalità e originalità della nuova generazione di architetti europei.

©willemhubrechts

Nato nel 2016, YTAA mira a valorizzare e premiare il talento di architetti, urbanisti e paesaggisti neolaureati, che saranno responsabili della trasformazione del nostro futuro insediativo. Selezionati da una giuria internazionale, i finalisti del concorso sono protagonisti con le loro opere di una mostra che, presentando la diversità nei modi di lavorare, progettare e comunicare, diventa piattaforma interculturale per sviluppare strategie, sinergie o complementarità con aziende, studi e istituzioni europee attivi nel mondo dell’architettura. ENG Born in 2016, YTAA’s goal is to nurture the talent of young architects, urban planners, and landscape planners, who will be responsible for the shaping of our future. Chosen by an international panel, participating designers show their work in an exhibition that will become an intercultural platform to develop strategies, synergies, and complementarity with businesses, studios, and European institutions.

A ROUND TOWN

ABBAZIA DI SAN GIORGIO 75

European Cultural Centre Palazzo Mora Strada Nova, Cannaregio 3659 (mostra) Palazzo Michiel Campo Santi Apostoli, Cannaregio 4391 (tavola rotonda e cerimonia di premiazione) www.miesbcn.com | www.miesarch.com www.ytaaward.com

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anaram lav ocram :t iderc otohp

making space for art

since 1984

RE ISTRIBUTIO . LAND' PEOPLE ENVIRONMENT (E%hi it from Hong Kong) Campo della Tana, Castello 2126 | Opposite the Biennale entrance

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ROME

VENICE

From la Biennale di Venezia & Open to Rome. International Perspectives Curated by Paolo De Grandis, Claudio Crescentini, Carlotta Scarpa

GIULIA LIGRESTI Love

CAROLE A. FEUER A

GAM-Galleria d'Arte Moderna and public spaces

02.09 - 03.10

CO

ECTIVITIES& LIVING BEYOND THE BO NDARIE - MACAO AND THE GREATER BAY AREA Campo della Tana, Castello 2126/A | Opposite the Biennale entrance

16.06 - 17.10

22.05 - 21.11

BIENNALE ARCHITETTURA

Curated by Paolo De Grandis, Umberto Zampini

Chiesa della Pietà Cappella | Riva degli Schiavoni

In partnership with

info@artecommunications.com www.artecommunications.com


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

GUIDE

NOT ONLY BIENNALE

AROUND TOWN

A ROUND TOWN

AROUND TOWN

55 FONDAZIONE QUERINI STAMPALIA


NOT ONLY BIENNALE

AROUND TOWN

ALMA ZEVI

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Luisa Lambri / Bijoy Jain (Studio Mumbai) WHEN_14 maggioMay-31 luglioJuly

L’architettura dello Studio Mumbai, fondato nel 2005 da Bijoy Jain, mostra una profonda attenzione per il rapporto tra uomo e natura e insiste sull’importanza del genius loci. Luisa Lambri cerca se stessa viaggiando e osservando case e luoghi. Le sue fotografie sono la ricerca dell’architettura nella quale ci si sente in equilibrio perfetto. Negli spazi della galleria i progetti dello studio di architettura indiano si incontrano con gli straordinari scatti dell’artista italiana.

NOT ONLY BIENN ALE

ENG

The architecture of Studio Mumbai, founded by Bijoy Jain in 2005, shows a deep attachment to the relationship between man and nature and insists on the importance of the genius loci. Luisa Lambri is seeking herself as she travels to see houses and places. Here the Indian architecture studio projects meets the extraordinary photographs by the Italian artist. Salizada San Samuele San Marco 3357, 3208 www.almazevi.com

CASA DEI TRE OCI

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Mario De Biasi. Fotografie 1947-2003

CURATOR_ Enrica Viganò WHEN_13 maggioMay-9 gennaioJanuary, 2022

Ampia retrospettiva dedicata a uno dei più grandi fotografi italiani, instancabile narratore del mondo. Attraverso 256 fotografie, metà delle quali inedite e vintage, la mostra celebra il talento di Mario De Biasi ripercorrendone l’intera produzione dagli esordi fino agli ultimi lavori: il fotoamatore neorealista, il fotoreporter di «Epoca», il testimone della storia, il ritrattista di celebrità, l’esploratore di mondi vicini e lontani, l’artista visuale, l’interprete di madre natura, il disegnatore compulsivo e creativo. ENG

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A retrospective on one of the greatest Italian photographers, an indefatigable narrator of the world. 256 pictures, about half of them

never published before, celebrate Mario De Biasi’s talent, retracing his career, from his debut to his latest works. Amateur neo-realist photographer, photo reporter for magazine Epoca, witness of history, celebrities’ photographer, explorer of near and far-away worlds, visual artist, interpreter of mother nature, compulsive and creative illustrator. Fondamenta delle Zitelle, Giudecca 43 www.treoci.org

COLLECTIVE GALLERY PROJECT

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Maurizio Pellegrin CURATOR_Vittorio

Urbani

The Red, The Black and the Other Galleria Michela Rizzo

WHEN_02 giugnoJune-7 agostoAugust

Gestures: Works on Paper Galleria Marignana Arte

WHEN_02 giugnoJune-24 luglioJuly

Also, the Elephants Travel to Venice Nuova Icona

WHEN_02 giugnoJune-7 agostoAugust

Nuovo progetto espositivo collettivo dedicato a Maurizio Pellegrin (Venezia, 1956), che si dipana attraverso tre mostre in contemporanea. Nell’artista vive la forte personalità di un collezionista onnivoro, che organizza, cataloga e raccoglie oggetti ritrovati durante i suoi viaggi in tutto il mondo. Compone meticolosamente le sue opere, abiti, strumenti musicali, fili e stoffe, fotografie in bianco e nero e altri oggetti, secondo il suo intricato e personalissimo sistema di organizzazione basato su una intrigante trama iconografica di pura energia, ma anche su un’attenta indagine culturale, geografica e sociale, il tutto originalmente connotato da una passione e da una profonda conoscenza delle civiltà antiche. ENG A new exhibition project presented in three simultaneous exhibitions. Maurizio Pellegrin (Venice, 1956) is an omnivorous collector – he arranges, classifies, and collects objects from his travels abroad. He meticulously composes his works, clothes, musical instruments, threads and fabrics, black and white photographs, and other items, following his intricate and very personal category system based on an intriguing iconography of pure energy and on an in-depth cultural, geographical and social inquiry, coupled with a passionate knowledge of ancient civilizations. Galleria Michela Rizzo, Giudecca 800 Q Galleria Marignana Arte, Dorsoduro 141 Nuova Icona, Oratorio di San Ludovico Calle dei Vecchi, Dorsoduro 2552 www.galleriamichelarizzo.net www.marignanaarte.it | www.nuovaicona.org

COLLEZIONE PEGGY GUGGENHEIM

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Palazzo Venier dei Leoni WHEN_DaFrom 26 aprileApril

La costruzione di Palazzo Venier dei Leoni viene commissionata dalla famiglia Venier nel 1749 all’architetto Lorenzo Boschetti. Gli eventi storici che coinvolsero sia la famiglia che la città fecero sì che il palazzo rimanesse incompiuto, divenendo uno dei landmark più iconici di Venezia per le sue caratteristiche architettoniche e per la sua storia. La facciata lunga e bassa in pietra d’Istria, le cui linee sono ammorbidite dagli alberi del giardino, forma una piacevole cesura nella marcia solenne dei palazzi che si affacciano sul Canal Grande, dall’Accademia alla Basilica della Salute. Dal 1980 è sede della Collezione Peggy Guggenheim. In occasione dei 1600 anni di Venezia, la leggendaria collezione della mecenate americana presenta un nuovo allestimento con opere di Edmondo Bacci, Tancredi Parmeggiani, Giuseppe Santomaso, Emilio Vedova, tutti straordinari protagonisti della scena artistica del secondo dopoguerra. ENG

The Venetian Venier family commissioned architect Lorenzo Boschetti to build Palazzo Venier dei Leoni in 1749. Historical events caused the palace to remain unfinished, to later become one of the most iconic landmarks in town. The long and low marble façade, set off against the trees in the garden behind that soften its lines, forms a welcome “caesura” in the solemn parade of majestic palaces overlooking the Grand Canal from the Accademia Bridge to the Salute Basilica. Since 1980 it has been home to the Peggy Guggenheim Collection. On the occasion of the 1600th anniversary of Venice, the legendary art collection of patron Peggy Guggenheim hosts works by Edmondo Bacci, Tancredi Parmeggiani, Giuseppe Santomaso, and Emilio Vedova. Dorsoduro 701 www.guggenheim-venice.it

CONCILIO EUROPEO DELL’ARTE

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BORGOALIVE! CURATORS_Concilio

to Pirzio-Biroli

Europeo dell’Arte, Rober-

WHEN_22 maggioMay-21 novembreNovember

La rigenerazione urbana e sociale e l’innovazione tecnologica per il futuro dei borghi italiani sono i temi centrali della mostra che presenta una selezione dei migliori progetti per il ripristino del centro storico di Accumoli, antico borgo della provincia di Rieti in Lazio, attraverso una “ricostruzione partecipata”. Allo sviluppo del progetto BORGOALIVE!, proposto dal Concilio Europeo dell’Arte all’interno della piattaforma I M ITALY, è dedicata la seconda parte dell’esposizione. Protagonisti i borghi che hanno intrapreso un percorso di rinascita sostenibile, come il piccolo comune lombardo di Esino Lario, che qui illustra la sua vincente strategia di rilancio.


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

ENG

Urban and social regeneration, technological innovation for the future of Italian villages are the main themes of this exhibition which shows a selection of the best projects for the restoration of the village of Accumoli in Lazio region, severely damaged by an earthquake in 2016, following a guideline of ‘participative reconstruction’. The second part of the exhibition is dedicated to the project BORGOALIVE!, a showcase of sustainable development in small villages. InParadiso Art Gallery Giardini della Biennale, Castello 1260 www.concilioeuropeodellarte.org

EUROPEAN CULTURAL CENTRE

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els, rapid urbanization, major social problems, participants respond with their projects to the question posed by the 17th Biennale. ECC – Palazzo Bembo Riva del Carbon, San Marco 4793 ECC – Palazzo Mora Strada Nova, Cannaregio 3659 ECC – Giardini della Marinaressa, Castello www.ecc-italy.eu www.europeanculturalcentre.eu

FONDACO DEI TEDESCHI

GUIDE

La huella Eva Chiara Trevisan 15/04-05/06 2021 marina bastianello gallery @M9 via Pascoli 9c, 30171 Mestre-Venezia

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Maarten Baas. Second Act

WHEN_20 maggioMay-21 novembreNovember

TIME SPACE EXISTENCE WHEN_22 maggioMay-21 novembreNovember

© Maarten Baas

Un gruppo internazionale di 212 architetti, artisti, accademici e professionisti del settore provenienti da oltre 51 Paesi è stato invitato a indagare il rapporto tra spazio e tempo nel vivere contemporaneo, stimolando riflessioni sulla società odierna per traghettare l’architettura verso una dimensione più allargata. Un’ampia selezione di progetti, che spaziano da rappresentazioni concettuali a modelli, da video a sculture, da fotografie a installazioni site-specific, compongono il corpus della mostra, che si sviluppa in ben tre sedi: Palazzo Bembo, Palazzo Mora e Giardini della Marinaressa. Riflettendo su problemi ed effetti del cambiamento climatico, delle migrazioni di massa, dell’aumento del livello dei mari, della rapida urbanizzazione, dei grandi problemi della società, i partecipanti rispondono con i loro progetti alla domanda posta dalla 17. Biennale Architettura How will we live together?. ENG An international group of 212 architects, artists, academics, and specialists in the sector from over 51 countries were invited to investigate the relationship between space and time, stimulating reflections on today’s society and rethinking architecture through a larger lens. A wide selection of projects, ranging from conceptual works to models, from videos to sculptures, from photographs to site-specific installations, make up the corpus of the exhibition which takes place in three different locations: Palazzo Bembo, Palazzo Mora and Giardini della Marinaressa. Reflecting on the issues and effects of climate change, mass migration, rising sea lev-

Sempre riflesso del tempo in cui viviamo, le opere di Maarten Baas in questo progetto raccontano la condizione di sospensione che stanno vivendo in particolare i teatri d’opera. Quattro lunghi sipari di velluto rosso sospesi nel cortile del Fondaco sono la metafora dell’attimo incerto che passa tra il loro alzarsi e l’inizio dello spettacolo, così come display a LED posti sulla riva d’acqua trasmettono in sequenza i titoli di tutte le opere cancellate nel mondo durante la pandemia. Al quarto piano, infine, Baas installa uno dei suoi orologi: qualunque cosa accada, il tempo scorre! ENG Maarten Baas’ art is a reflection of the times we live in. This project is the story of the current non-life of opera theatres. Four long red velvet theatre curtains hanging over the Fondaco courtyard are a metaphor of the uncertain time between the moment they are lifted and the moment the show begins. LED displays by the water entrance show the titles of all opera shows cancelled everywhere in the world during the pandemic. At the fourth floor, Baas has installed one of his clocks: whatever happens, time goes by! Calle del Fontego dei Tedeschi Ponte di Rialto www.tfondaco.com

Arte al Kilo group show 15/05-30/06 2021 Mercato San Michele Mestre-Venezia

Teen dream Boris Contarin 25/06-28/08 2021 marina bastianello gallery @M9 via Pascoli 9c 30171 Mestre-Venezia

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presents on the occasion of the 17th Biennale Architettura di Venezia

community! Innovation!

opportunity!

/

H UT YO

/

COPERATIVE / F O R UM

BIL E / MO IT Y / SM R AR TU L T U C

N/ EE GR

COVERY / HEAL T / RE H C A RE With the collaboration of the Participants

InParadiso Art Gallery Giardini della Biennale 1260, Venezia Donau-Universität Krems

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Comune di Accumoli

Comune di Venzone

Comune di Esino Lario

May 22 / November 21, 2021


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

GUIDE

NOT ONLY BIENNALE

AROUND TOWN

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Wallace Chan. TITANS: Un dialogo tra materiali, spazio e tempo CURATOR_ James Putnam WHEN_20 maggioMay-31 ottobreOctober

Una serie di monumentali sculture in titanio, ferro e acciaio compongono un interessante percorso di conoscenza dell’opera scultorea dell’artista cinese Wallace Chan. Questo nuovo nucleo di opere restituisce il pensiero dell’artista relativamente al legame tra spazio e tempo che i diversi materiali permettono di sviluppare, dando la possibilità di indagare gli opposti, o meglio, la nozione di dualità: non può esistere positivo senza negativo, luce senza oscurità, spazio senza materia. ENG Monumental titanium, iron, and steel sculptures invite to an interesting journey through Chinese artist Wallace Chan’s work. This new set of artworks highlight Chan’s thought on the link between time and space that different materials can develop to investigate opposites or, rather, the notion of duality. There cannot be positive without negative, light without darkness, space without matter.

ENG

Sometimes dreams (or nightmares) take the place of reality. Four contemporary artists showcase their version of Alice in Wonderland (Lewis Carroll, 1865), a mirror-themed multi-faceted fairy tale. The evocative strength of the garden of wonders turns into an uncompromising look at today’s world: Didier Guillon, Silvano Rubino, and Isao and Stephanie Blake – who work as a couple – turn Palazzo Bonvicini into an intriguing playfield for kaleidoscopic suggestions, each with a single site-specific installation. Altogether, the installations build a path of nourishing dialogue between different expressive languages converging in a single, fantastic theme. Palazzo Bonvicini Calle Agnello, Santa Croce 2161A www.fondationvalmont.com

FONDAZIONE EMILO E ANNABIANCA VEDOVA

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Baselitz. Vedova accendi la luce

WHEN_20 maggioMay-31 ottobreOctober

CURATORS_Francesca Giubilei, WHEN_22 maggioMay

Luca Berta

27 febbraioFebruary, 2022

A volte capita che i sogni (o gli incubi) prendano il posto della realtà. Quattro artisti contemporanei mettono in mostra la propria versione di Alice in Wonderland (Lewis Carroll, 1865), una fiaba a specchio dalle infinite sfaccettature. La forza evocativa del giardino delle meraviglie si trasforma in uno sguardo senza compromessi sul mondo di oggi: Didier Guillon, Silvano Rubino e la coppia di artisti Isao e Stephanie Blake trasformano Palazzo Bonvicini in un intrigante terreno di gioco dalle caleidoscopiche suggestioni, ciascuno con un’installazione singola site-specific che sommata alle altre va a costruire un percorso di fertile dialogo tra diversi linguaggi espressivi convergenti in un unico, ‘favoloso’ tema.

EST. Storie italiane di viaggi, città e architetture CURATOR_ Luca Molinari Studio WHEN_12 maggioMay-8 luglioJuly

Sei studi di progettazione architettonica italiani di fama internazionale – RPBW Renzo Piano Building Workshop, aMDL Circle, Studio Fuksas, Archea Associati, Piuarch e MCA Mario Cucinella Architects – in un inedito racconto di luoghi e di città che guardano verso l’Est del mondo partendo dall’Italia. Ogni studio è chiamato a riprodurre visioni inedite sviluppate in territori, in particolare Russia, Cina, Albania, Georgia e Vietnam, che negli ultimi 30 anni sono stati caratterizzati da profonde e significative trasformazioni sociali, politiche e urbane. ENG Six Italian architecture studios of international renown for an original story of places and cities that look at East from the point of view of Italy. Each team has been asked to reproduce original visions in territories such as Russia, China, Albania, Georgia, and Vietnam, that have undergone important transformations over the last thirty years.

FONDAZIONE GIORGIO CINI/2

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Alice in Doomedland

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Sala Carnelutti Isola di San Giorgio Maggiore www.cini.it | www.estexhibition.com

Calle del Traghetto, San Marco 3415 www.wallace-chan.com

FONDATION VALMONT

FONDAZIONE GIORGIO CINI/1

Photo Vittorio Pavan

Georg Baselitz (1938, Kamenz, Germania) ha realizzato una serie di opere che dialogano e giocano con ‘il padrone di casa’ Emilio Vedova. Fingendo di imitarlo nei tratti informali e scherzando allusivamente con i titoli dei quadri, Baselitz dipinge a là Vedova rendendo così omaggio a un grande Maestro e a un vecchio amico, entrando nel suo mondo e contribuendo a mantenerlo vivo anche a distanza di anni dalla sua scomparsa. Completa la mostra una selezione di altri lavori inediti dedicati al tema del “gelato” (Speiseeis). ENG Georg Baselitz created an art series that is meant to play with the memory of their host, Emilio Vedova. The artworks pretend to imitate Vedova in his informal traits and playfully joke with the titles of his pieces. In painting à la Vedova, Baselitz pays homage to a great Maestro and an old friend. He enters his world and contribute to keep the lights on, years after his death. Complementing the exhibition is a selection of yet-unreleased art works, on the theme of ‘icecream’ (Speiseeis). Magazzino del Sale, Zattere, Dorsoduro 266 www.fondazionevedova.org

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Venezia è tutta d’oro. Tomaso Buzzi: disegni fantastici 1948-1976

A ROUND TOWN

FONDACO MARCELLO

CURATOR_Valerio Terraroli WHEN_20 maggioMay-1 agostoAugust

La mostra è interamente composta da disegni dell’architetto Tomaso Buzzi provenienti dall’archivio dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Cini e dalla raffinata collezione Pieri di Milano: schizzi su fogli sciolti e su taccuini, fatti dal vivo o estratti dalla memoria, con inchiostro, acquerello, biro, talvolta arricchiti da un breve testo o una didascalia per fissare sulla carta avvenimenti quali concerti e feste, sia mondane sia popolari, oppure vedute di Venezia e della Laguna, architetture, angeli e immagini fantastiche. ENG The exhibition is entirely dedicated to architect Tomaso Buzzi’s drawings from the Art History Institute at Fondazione Cini and from the Pieri Collection based in Milan: drawn from memory or life sketches done on loose sheets of paper and on notebooks, using ink, watercolour, ballpoint, sometimes including a few lines of text or a caption, to memorialize on paper events such as concerts or parties or views of Venice and its Lagoon, architecture, angels, fantasies. Biblioteca del Longhena Isola di San Giorgio Maggiore www.visitcini.com

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NOT ONLY BIENNALE

AROUND TOWN

FONDAZIONE GRIMANI DELL’ALBERO D’ORO

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Palazzo Vendramin Grimani

NOT ONLY BIENN ALE

WHEN_ Apertura ufficialeOfficial opening 24 maggioMay

La Fondazione dell’Albero d’Oro nasce con l’obiettivo di restituire vita e anima a Palazzo Vendramin Grimani, già noto come Palazzo Grimani Marcello, attraverso la riscoperta della storia delle illustri famiglie che l’hanno abitato e lo studio delle collezioni d’arte disperse. Presentando e confrontando espressioni artistiche passate e contemporanee provenienti sia dalla collezione della famiglia Grimani dell’Albero d’Oro che da prestiti di collezioni private internazionali, affiancate dalle fotografie inedite di Patrick Tourneboeuf che raccontano il prima e il dopo restauro, il palazzo si apre alla città e al mondo come nuovo luogo di trasmissione, studio e produzione artistico-culturale. ENG The Albero d’Oro Foundation was born with the aim of bringing back life and soul to Palazzo Vendramin Grimani, formerly known as Palazzo Grimani Marcello, through the rediscovery of the history of the illustrious families who inhabited it and the study of scattered private art collections. Presenting and comparing past and contemporary artistic expressions from both the Grimani dell’Albero d’Oro family collection and from other international private collections, together with unpublished photographs by Patrick Tourneboeuf that tell the period before and after restoration, the building opens its doors to the city and the world as a new place of transmission, study and artistic-cultural production. San Polo 2033 www.fondazionealberodoro.org

FONDAZIONE LIGABUE

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Power & Prestige. L’arte dei bastoni del potere in Oceania CURATOR_Steven Hooper WHEN_15 ottobreOctober-3 marzoMarch, 2022

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Straordinariamente originale, la nuova mostra promossa da Fondazione Giancarlo Ligabue e Musée du quai Branly-Jacques Chirac di Parigi riunisce per la prima volta in Italia e in Europa oltre 150 bastoni del potere realizzati in Oceania nel XVIII e XIX secolo. Manufatti incredibili, a lungo considerati armi di selvaggi e relegati a un ruolo minore, questi scettri sono vere opere d’arte, rappresentazioni di divinità, status symbol, pregiati oggetti di scambio e accessori per performance, nonché armi impressionanti. Opere connesse al potere umano e a quello divino. ENG This amazing new exhibition sponsored by Fondazione Giancarlo Ligabue and Musée du quai Branly-Jacques Chirac in Paris brings together for the first time in Europe over

150 power maces made in the 18th and 19th centuries. These sceptres are incredible manufacts that have long been considered primitive weapons and relegated to a secondary role but are, actually, true works of art, images of the divine, status symbols, prized trade items, stage accessories, and awesome weapons. Works of art linked to human and divine power. Palazzo Cavalli Franchetti San Marco 2847-2842 www.fondazioneligabue.it

FONDAZIONE PRADA

FONDAZIONE QUERINI STAMPALIA/1

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Venezia panoramica. La scoperta dell’orizzonte infinito

CURATORS_Giandomenico Romanelli, Pascaline Vatin

WHEN_14 maggioMay-12 settembreSeptember

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Peter Fischli. Stop Painting WHEN_22 maggioMay-21 novembreNovember

La più grande veduta/panorama di Venezia mai realizzata (alta poco più di un metro e settanta per ventidue metri di lunghezza), dipinta nel 1887 dal pittore e decoratore veneziano Giovanni Biasin, è il perno attorno al quale si sviluppa la straordinaria mostra che ricostruisce, attraverso una sessantina tra incisioni e dipinti, quel viaggio avvincente che parte dalle minuscole vignette xilografiche quattrocentesche, concentrate quasi soltanto su Piazza San Marco, e si allarga man mano a scorci sempre più vasti dello skyline di Venezia fino ad abbracciarne l’intero orizzonte. ENG Courtesy Fondazione Prada

Definito da Peter Fischli come “un caleidoscopio di gesti ripudiati”, il progetto esplora una serie di momenti di rottura nella storia della pittura degli ultimi 150 anni in relazione alla comparsa di nuovi fattori sociali e di nuovi valori culturali. La mostra intende anche indagare sull’eventualità che l’attuale rivoluzione digitale possa essere all’origine di una nuova crisi della pittura o, al contrario, possa contribuire al suo rinnovamento. Attraverso 10 sezioni e più di 110 opere realizzate da più di 80 artisti, Stop Painting offre una pluralità di narrazioni raccontate da Fischli in prima persona. ENG “A kaleidoscope of disavowed gestures”, in the words of Peter Fischli, the project explores some breaking points in the history of Italian art over the last 150 years, as new social and cultural values came up. The exhibition also tries to see if the ongoing digital revolution may be the beginning of a new crisis for painting or on the contrary may contribute to its renewal. Ten sections and over 110 pieces by 80+ artists, Stop Painting offers multiple narratives, all told by Fischli in person. Ca’ Corner della Regina, Santa Croce 2215 www.fondazioneprada.org

The largest view of Venice ever realized (about 1.7 × 22 metres/about 5’7’’ by 72’), painted in 1887 by Venetian painter and decorator Giovanni Biasin, is the focus of an amazing exhibition that retraces, through some 60 etchings and paintings, an amazing journey going from small 15th century xylographs to larger and larger views of Venice’s skyline. Santa Maria Formosa, Castello 5252 www.querinistampalia.org

FONDAZIONE QUERINI STAMPALIA/2

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Un’evidenza fantascientifica. Luigi Ghirri, Andrea Zanzotto, Giuseppe Caccavale CURATORS_Chiara Bertola, Andrea Cortellessa WHEN_14 maggioMay-17 ottobreOctober

Terzo atto del programma di ricerca legato al Fondo Luigi Ghirri dopo Paesaggi d’aria. Luigi Ghirri e Yona Friedman nel 2015 e Le pietre del cielo. Luigi Ghirri e Paolo Icaro nel 2017. La mostra è un dialogo a tre: un artista visivo come Giuseppe Caccavale e un grande poeta come Andrea Zanzotto si confrontano con le opere di Luigi Ghirri sul tema del paesaggio. I linguaggi della fotografia, della poesia e della pittura vengono qui a comporre un paesaggio inedito tanto irricono-


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

Santa Maria Formosa, Castello 5252 www.querinistampalia.org

FONDATION WILMOTTE

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Re Make Prix W 2020 Winning projects - The Château de la Tour d’Aigues

WHEN_21 maggioMay-21 novembreNovember

GALLERIA ALBERTA PANE

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Gayle Chong Kwan. Waste Archipelago

WHEN_22 maggioMay-24 luglioJuly

Uno sguardo sensibile e inedito ai temi della sostenibilità e alle esperienze partecipative e di condivisione sono l’essenza del lavoro dell’artista britannica Gayle Chong Kwan (1973), vincitrice del Sustainable Art Prize 2019. Giocando con le dimensioni e fondendo il reale e il fittizio attraverso installazioni fotografiche, l’artista costruisce una mostra immersiva e avvolgente, in cui il concetto centrale dell’arcipelago mira a fare emergere, visivamente e concettualmente, l’interconnessione tra azioni e idee che l’uomo mette in atto ed elabora attorno allo scarto e al rifiuto. ENG A sensitive, original gaze towards sustainability and shared experiences are the essence of British artist Gayle Chong Kwan’s work. Chong Kwan was awarded the Sustainable Art Prize 2019. She plays with the size of objects and fuses the real and the imaginary in photography installations to build an immersive, captivating exhibition. The main theme – the archipelago – aims at showing interconnections of actions and ideas developed and implemented around scrap and waste. Calle dei Guardiani, Dorsoduro 2403H www.albertapane.com

GALLERIA MARIGNANA Re Make presenta i progetti vincitori del premio biennale Prix W 2020, giunto alla nona edizione, dedicato al Castello della Torre d’Aigues, situato nel sud-est della Francia. Il concorso nasce attorno all’idea di innesto urbano contemporaneo su preesistenze passate, favorendo l’incontro tra patrimonio e creazione. Rivolto a studenti e a giovani laureati delle facoltà di architettura in Europa, Prix W 2020 ha selezionato 139 progetti molto competitivi, di cui 9 menzionati e 3 premiati ex aequo. La Galleria espone inoltre i disegni del prestigioso Refuge Tonneau progettato nel 1938 da Charlotte Perriand e Pierre Jeanneret. ENG Re Make presents the winning projects of the biennial Prix W 2020, now at its ninth edition. The award is dedicated to the Castle at La Tour-d’Aigues, in South-Eastern France. The competition is born around the idea of contemporary urban fabric grafted onto the existing one, thus facilitating the meeting of heritage and original creation. Prix W 2020 is addressed to students and graduates from European architecture universities. Among the 139 selected projects nine received mentions and three were awarded ex-aequo prizes. The gallery hosts the prestigious Refuge Tonneau designed in 1938 by Charlotte Perriand and Pierre Jeanneret. Galleria, Fondaco degli Angeli Cannaregio 3560 www.prixw.com | www.wilmotte.com

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Nancy Genn: Inner Landscapes CURATOR_Francesca Valente WHEN_FinoUntil 24 luglioJuly

Esponente di punta della corrente di arte informale sviluppatasi a San Francisco, fin dal 1960 Nancy Genn viene accostata dal filosofo e critico d’arte Michel Tapié a nomi quali Carla Accardi, Alberto Burri, Giuseppe Capogrossi, Lucio Fontana, Robert Motherwell, Louise Nevelson, Jackson Pollock, Mark Rothko, Emilio Vedova. Filo conduttore del suo lungo percorso creativo è l’instancabile sperimentazione di tecniche e materiali, come per esempio la carta, che l’artista usa non solo come mezzo, ma come oggetto di una pionieristica tecnica di produzione manuale che unisce in sé pittura e scultura. ENG A leading name in the informal art current that developed in the Bay Area in the 1960s, Nancy Genn is known for her penchant for experimentation with new techniques and materials, such as her way of using paper not only as a medium, but as an artefact for a combined painting/sculpting technique. Her name has been associated with artists such as Carla Accardi, Alberto Burri, Giuseppe Capogrossi, Lucio Fontana, Emilio Vedova, as well as Robert Motherwell, Louise Nevelson, Jackson Pollock and Mark Rothko. Dorsoduro 141 www.marignanaarte.it

La GaLLeria Dorothea van der Koelen presents 7May May- –September 24 Nov.2021 2019 »wa s – i s – w i l l b e « 40 Years of Gallery

Lore Bert Dani e l Bur e n H einz Ga ppm ayr Mohammed K azem Joseph Kosuth

A ROUND TOWN

scibile e trasfigurato da sembrare il paesaggio di un altro mondo, fantascientifico appunto. ENG The third act of a research programme on the Fondo Luigi Ghirri. The exhibition is a three-way conversation on the theme of landscape between visual artist Giuseppe Caccavale, poet Andrea Zanzotto, and Luigi Ghirri. The languages of photography, poetry, and painting merge in a completely new picture which is so unrecognizable and transfigured to look like a sci-fi world.

GUIDE

François Morellet Fa brizio Plessi Arne Quinze Turi Simeti Günther Ueck er

L a GaLLeria · VeNezia

30124 Venezia · S. Marco 2566 tel 0039 - 041 - 52 07 415 lagalleria@vanderkoelen.de www.vanderkoelen.de www.vanderkoelen.de www.galerie.vanderkoelen.de

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NOT ONLY BIENNALE

AROUND TOWN

GALLERIA VAN DER KOELEN

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»ERA – È – SARÀ« I 40 anni de La Galleria

NOT ONLY BIENN ALE

WHEN_FinoUntil settembreSeptember

Per l’anniversario dei 40 anni di attività della Galleria, Dorothea van der Koelen presenta i suoi artisti storici: Lore Bert, più volte ospite d’onore di prestigiose Biennali internazionali, tra cui la Biennale di Venezia; Daniel Buren, vincitore del Premio Imperiale (il ‘Nobel’ dell’arte contemporanea); Joseph Kosuth, inventore dell’Arte Concettuale americana; Fabrizio Plessi, pioniere della video-arte; Günther Uecker, co-fondatore del Gruppo Zero, e Turi Simeti, ultimo testimone dell’avanguardia italiana. Infine i nuovi artisti della Galleria Mohammed Kazem e Arne Quinze. ENG The jubilee-show presents works of Dorothea van der Koelen’s long-term artists like Lore Bert, who has been more than once guest of honour of illustrious international Biennales, included Venice Biennale; Daniel Buren, winner of Imperial Prize (the Contemporary Art “Nobel”); Joseph Kosuth, inventor of American Conceptual Art; Fabrizio Plessi, pioneer of Italian Video-Art, Günther Uecker, co-founder of Zero-Group and Turi Simeti, the last standard-bearer of Italian avant-garde movement. Finally, her new artists: Mohammed Kazem and Arne Quinze. Calle dei Calegheri, San Marco 2566 www.lagalleria.vanderkoelen.de

GALLERIE DELL’ACCADEMIA

Il ‘nuovo’ corridoio Palladiano WHEN_DaFrom 26 aprileApril

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La trasformazione degli spazi architettonici nel rispetto delle loro caratteristiche artistiche e storiche è la sfida che da qualche anno sta coinvolgendo le Gallerie dell’Accademia, tempio assoluto della pittura veneziana. Il progetto di restauro che sta interessando il Complesso della Carità è volto alla riorganizzazione e distribuzione dei capolavori secondo i più avanzati studi di museografia e di conservazione. Gli ultimi interventi si sono concentrati sul recupero dello splendido corridoio palladiano in una prospettiva visuale longitudinale, al fine di valorizzare al meglio nell’attuale percorso di visita la lettura delle linee nude ed eleganti di gusto classico che Andrea Palladio ha impresso alle sue architetture. Gli interventi di riallestimento, che verranno avviati a breve nelle sale di quest’area del museo, porteranno poi via via all’apertura di nuove sezioni, donando nuovi spazi ai capolavori della Collezione. ENG The transformation of architectural spaces respecting their artistic and historical features is the challenge that the Gallerie dell’Accademia have been meeting the last few years. The Gallerie are the temple of Venetian painting. The restoration project concerning the Carità complex is aimed at the reorganisation and distribution of masterpieces according to the latest

studies of museography and conservation. As of late, the Palladian hallway has been restored in its beautiful longitudinal perspective to better appreciate the simple, elegant Neo-classical lines that Andrea Palladio impressed on his architecture. Here new sections will be opened to host some masterpieces of the collection. Campo della Carità, Dorsoduro 1050 www.gallerieaccademia.it

GALLERY CASTELLO 925

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Marco Agostinelli. QVA QuaranTime Video Art and New Generation

CURATOR_ Annamaria Orsini WHEN_22 maggioMay-21 novembreNovember

Una mostra davvero singolare che rispecchia la poliforme personalità di Marco Agostinelli, videoartista sperimentatore e visionario, scultore “taumaturgo del legno”. L’esposizione mette in dialogo alcuni video, realizzati dall’artista durante la quarantena, che si caratterizzano per perizia tecnica e forte immaginario poetico con alcune particolari sculture create utilizzando elementi residuali dello squero di San Trovaso. Opere di grande forza espressiva e simbolica che pur “nate da un assemblaggio di scarti” assurgono a emblemi e simboli di possibilità di rinascita. ENG A very peculiar exhibition that mirrors the diverse personality of Marco Agostinelli, experimenting and visionary video artist as well as sculptor – a “thaumaturge of wood”. The exhibition is a conversation among several videos, made by Agostinelli during the lockdown, that show technical skill and strong poetic imagery, especially in a set of sculptures created with scrap pieces of wood from a traditional Venetian shipyard. Works of great expressive and symbolic force that, although “born from an assembly of scraps”, become emblems of rebirth. Fondamenta San Giuseppe, Castello 925 www.castello925.com

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IKONA GALLERY

Francesco Barasciutti Spazialità minima, an ongoing project CURATORS_Živa Kraus, Angelo WHEN_FinoUntil 11 luglioJuly

Maggi

Riflessioni sulla luce, motore estetico dell’espressione artistica che illumina oggetti, crea ombre, esalta colori, appiattisce superfici. Lo studio di questo elemento è uno dei pilastri su cui Barasciutti basa tutta la sua pratica fotografica. La serie è costruita da geometrie semplici, basilari, essenziali, che richiamano le figure del quadrato, del cerchio, del triangolo non solo nella loro fisicità, ma anche come proiezioni in ombre, occupando doppiamente lo spazio: quello presente, della loro figura concreta, e quello adiacente, generato dal loro incontro-scontro con la luce.

ENG

Reflections on light – the great protagonist that illuminates objects, creates shadows, highlights colors, flattens surfaces. The study on light is a pillar of Barasciutti’s photographic work. The series is composed of simple, basic, essential geometries that remind the square, the circle and the triangle shapes as physically present and as projected shadows. They take up a double space, the space of the concrete shape and the space of its shadow.

Campo del Ghetto Novo, Cannaregio 2909 www.ikonavenezia.com

LE STANZE DEL VETRO/1 104

L’Arca di vetro La collezione di animali di Pierre Rosenberg CURATORS_Giordana

Beltrami

Naccari, Cristina

WHEN_FinoUntil 1 agostoAugust

Una collezione messa insieme in trent’anni d’assidua frequentazione di Venezia che ripercorre in modo originale e coinvolgente la storia del vetro muranese del Novecento attraverso un’angolazione inedita: l’animale di vetro. Quando questo genere di produzione vetraria era ancora relegato all’ambito del souvenir o considerata come una sorta di divertissement da fornace, Pierre Rosenberg, storico direttore del Museo del Louvre di Parigi, ha dimostrato verso questo ‘genere’ dell’arte vetraria una passione autentica, creando una collezione straordinaria e vastissima, capace ora di valorizzare la cifra artistica di questa forma espressiva, restituita qui in parte da 750 pezzi in mostra. ENG A collection put together over thirty years of regular visits to Venice that retraces in an original, interesting way the history of Murano glass in the twentieth century from an unusual point of view: glass animal sculptures. This kind of glass models had long been considered good for souvenirs only, or a sort of glass furnace divertissement. Pierre Rosenberg, historical director at the Louvre, showed a real passion for this peculiar field of art creating a huge, amazing collection partly displayed in this exhibition (750 pieces). Isola di San Giorgio Maggiore www.lestanzedelvetro.org


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

Toni Zuccheri e Tapio Wirkkala Toni Zuccheri e Tapio Wirkkala collaborarono entrambi con Venini. Figlio del pittore animalista Luigi Zuccheri, ne eredita la passione per gli animali, soggetti ricorrenti nelle sue creazioni. Architetto e maestro, Toni Zuccheri comincia a creare con Venini negli anni ‘60: le sue prime opere sono animali realizzati in vetro policromo. Artista e designer, Tapio Wirkkala ha contribuito a rendere famosa nel mondo la scuola finlandese e ha influenzato profondamente il mondo vetrario muranese. Disegna i suoi primi oggetti per Venini a metà degli anni ‘60. ENG Toni Zuccheri and Tapio Wirkkala both worked with Venini glassmakers. Son of the animalist painter Luigi Zuccheri, Toni inherited his father’s passion for animals, which are featured prominently in his art. An architect and a teacher, Toni Zuccheri started working with Venini in the Sixties: his first creations are coloured glass sculptures. Tapio Wirkkala contributed, as an artist and designer, to the fame of the Finnish School and has deeply influenced Venini. Wirkkala designed his first creations for Venini in the mid-Sixties. Isola di San Giorgio Maggiore www.lestanzedelvetro.org

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Museo del ‘900

WHEN_DaFrom 26 aprileApril

Via Giovanni Pascoli 11, Venezia Mestre www.m9museum.it

M9/2

CURATOR_ Marino Barovier WHEN_ AutunnoAutumn

M9/1

modern, involving experience that uses multiple media to captivate the audience.

Architetture restaurate incontrano edifici di nuova concezione nel progetto firmato Sauerbruch Hutton. Le volumetrie di M9 si fondono con il tessuto urbano di Mestre grazie anche alla trama cromatica dei rivestimenti esterni in ceramica che richiamano i colori distintivi del contesto circostante. Le materie prime e le soluzioni strutturali e impiantistiche adottate definiscono la sostenibilità ambientale ed energetica dell’intero distretto M9. Il Museo offre un viaggio nella storia del Novecento italiano coinvolgendo il pubblico in un’esperienza fruitiva contemporanea dove la narrazione si affianca ad approfondimenti tecnici e a brevi informazioni trasversali, restituendo le mille sfaccettature del secolo breve. ENG Restored buildings merge with new concept architecture in the Sauerbruch Hutton project. The volumes of M9 blend into the urban fabric of Mestre, thanks to the colour scheme of the ceramic exterior coverings that recall the distinctive colours of their surroundings. The raw materials and the structural and engineering solutions define the environmental and energetic sustainability of the entire M9 district. A visit to the Museum is a journey into the Italian history of the twentieth century – a

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Draw, love, build. L’architettura di Sauerbruch Hutton

WHEN_3 settembreSeptember 9 gennaioJanuary, 2022

In luoghi particolarmente sensibili di varie città europee, dove trovare soluzioni ovvie sembrava quasi impossibile, lo studio berlinese di Matthias Sauerbruch e Louisa Hutton ha dimostrato che l’esistente può continuare a esistere ridefinendosi funzionalmente ed esteticamente: il museo M9 di Mestre da loro progettato è a riguardo una felice ed eloquente espressione. In oltre trent’anni di attività lo Studio ha realizzato un numero importante di progetti capaci di coniugare il dato funzionale, la sostenibilità e il design con l’impiego delle più recenti tecnologie edilizie. La mostra è una meticolosa indagine sul DNA dell’architettura di Sauerbruch Hutton. ENG In particularly sensitive places in several European cities, where finding evident solutions seemed almost impossible, Berlin-based Matthias Sauerbruch’s and Louisa Hutton’s studio showed that what exists may be allowed to keep existing – it is the case with the M9 Museum in Mestre. In over thirty years, the studio realized a large number of projects that were able to mediate the functional aspects, sustainability, and design with the most advanced building technologies. Museo del ‘900 via Giovanni Pascoli 11, Venezia Mestre www.m9museum.it

MARINA BASTIANELLO GALLERY

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Arte al Kilo

CURATOR_ Marina Bastianello WHEN_FinoUntil 30 giugnoJune

Nuovo intrigante progetto ideato e curato da Marina Bastianello, che da molti anni persegue tenacemente la promozione e soprattutto la crescita di giovani artisti. Con un titolo, Arte al Kilo, volutamente provocatorio, viene promossa l’arte contemporanea nei contesti della vita quotidiana, per riflettere sul sistema dell’arte e dell’innovazione in campo artistico. Dopo aver acceso d’arte contemporanea la Hybrid Tower, ora Marina Bastianello mette in mostra le opere di 17 artisti – sculture, video, installazioni – all’interno degli spazi commerciali del mercato di Mestre. ENG A new, incredible project created and curated by Marina Bastianello, who has been working hard for years in sponsoring and forming young talented artists. With a title that is deliberately provocative, Arte al Kilo (“Art by the pound”), Bastianello promotes contemporary art within the context of daily life to reflect on the art system and on innovation in art. This exhibition groups 17 artists and their creations – sculptures, videos, installations – at the city market in Mestre. Mercato San Michele, Via Francesco Scipione Fapanni 35-21, Venezia Mestre Marina Bastianello Gallery via Giovanni Pascoli 9c, Venezia Mestre www.marinabastianellogallery.com

OCEAN SPACE/1

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A ROUND TOWN

LE STANZE DEL VETRO/2 105

GUIDE

Territorial Agency: Oceans in Transformation CURATOR_Daniela Zyman WHEN_FinoUntil 29 agostoAugust

Mostra di ricerca che indaga le trasformazioni in corso e la complessità dei processi dell’oceano globale nell’Antropocene. Attraverso un’installazione multimediale, Ocean Space inaugura la terza stagione espositiva con il secondo capitolo del progetto che esplora nuove possibilità di connessione tra gruppi di ricerca che si occupano degli oceani in un’epoca di rapidi cambiamenti, mettendo assieme scienza, arti e politica attraverso la condivisione di immagini, serie di dati e narrazioni. ENG A research exhibition that explores the ongoing changes and the complexity of global oceanic processes in the Anthropocene. A multimedia installation, Ocean Space opens the third exhibition season with this second chapter. The project explores new ways of connecting research groups which deal with oceans at a time of fast change, by linking science, arts, and politics through shared images, datasets, and narratives. Chiesa di San Lorenzo, Castello 5069 www.ocean-space.org

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NOT ONLY BIENNALE

AROUND TOWN

OCEAN SPACE/2

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The Soul Expanding Ocean #1: Taloi Havini CURATOR_Chus Martínez WHEN_FinoUntil 17 ottobreOctober

gli incontri con culture altre, le tracce indigene e i racconti della città. ENG This is the second project of the biennial exhibition program curated by Chus Martínez, curator of Ocean Space for 2021-2022. For Ocean Space, Isabel Lewis creates a new performance about Venice and the sea that is specific to the memories of San Lorenzo. Storytelling, singing, and dancing are tools to explore the history of merchants and their trade routes, encounters with cultures, indigenous traces, and tales of the city. Chiesa di San Lorenzo, Castello 5069 www.ocean-space.org

NOT ONLY BIENN ALE

PALAZZO CINI

Photo gerdastudio

La mostra personale di Taloi Havini apre il programma espositivo biennale The Soul Expanding Ocean a cura di Chus Martínez, progetto che ha come suo scopo quello di provare a comprendere gli oceani attraverso i sensi. Al centro della mostra l’installazione sonora a 22 canali Answer to the Call (2021) che, utilizzando un’antica tecnica compositiva, crea un terreno di dialogo attraverso un metodo sonoro di chiamata e risposta. L’artista invita il pubblico a connettersi in profondo ascolto con l’Oceano Pacifico superando la distanza grazie alla condivisione con gli altri. ENG The solo exhibition dedicated to artist Taloi Havini is part of a two-year curatorial cycle entitled The Soul Expanding Ocean by Ocean Space’s 2021 and 2022 curator Chus Martínez. The exhibition will help us understand the Ocean through senses. At the core of the exhibition is Answer to the Call (2021), a twenty-two-channel sound installation. The artwork makes use of an ancient compositional technique to create a dialogue between these different ways of knowing through a call-andresponse method. An invitation to travel with the artist into a space of deep listening to the Pacific, overcoming physical distance through the practice of sharing. Chiesa di San Lorenzo, Castello 5069 www.ocean-space.org

OCEAN SPACE/3

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The Soul Expanding Ocean #2: Isabel Lewis CURATOR_Chus Martínez WHEN_17 settembreSeptember

17 ottobreOctober

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Secondo progetto del programma espositivo biennale curato da Chus Martínez, curatrice di Ocean Space per il 2021-2022. Isabel Lewis crea una nuova performance su Venezia e il mare che è legata alle memorie di San Lorenzo. Il racconto, il canto e la danza sono strumenti per esplorare la storia dei mercanti e le loro rotte commerciali,

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L’Ospite a Palazzo. San Giorgio e il drago di Paolo Uccello

Il celebre dipinto autografo di Paolo Uccello, realizzato con tecnica a tempera su tavola nel 1456‘60 e proveniente dal Musée Jacquemart-André di Parigi, è L’Ospite a Palazzo 2021. Protagonista della scena artistica fiorentina della metà del XV secolo, Paolo Uccello raggiunse nel corso della sua ricerca un’unicità di linguaggio che lo portò a esiti insieme monumentali e fiabeschi, drammatici e astratti. A Palazzo Cini è visitabile, inoltre, la rinnovata mostra Piranesi Roma Basilico, a cura di Luca Massimo Barbero in collaborazione con l’Archivio Gabriele Basilico. ENG The famous painting signed by Paolo Uccello, painted in tempera on wood in145660, from the Musée Jacquemart-André collection in Paris, is the Ospite a Palazzo (‘a guest at the mansion’) of 2021. Paolo Uccello was a prominent figure in the mid-fifteenth-century art scene in Florence. Over the course of his career, he developed a monumental, fantastic, dramatic, and abstract art language. Palazzo Cini hosts as well the exhibition Piranesi Roma Basilico, curated by Luca Massimo Barbero with the help of Archivio Gabriele Basilico. San Vio, Dorsoduro 864 www.palazzocini.it | www.cini.it

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Mara Fabbro e Alberto Pasqual. È per sempre CURATOR_ Alessandra Santin WHEN_7 maggioMay-31 agostoAugust

San Marco 4303 www.gioiellinascostidivenezia.it

PALAZZO DUCALE

WHEN_28 maggioMay-1 novembreNovember

PALAZZO CONTARINI DEL BOVOLO

supporto si contrappone al ‘pieno’ della materia, si dipana un itinerario capace di rinnovare la consapevolezza della fragilità della Natura. ENG The two artists’ installations seem to talk to each other to document the existential emptiness of Man against the substantial fullness of nature which is now buried in plastic debris: from open-air dumpsters to microplastics in the ocean. In Alberto Pasqual’s Presence-Absence art, buildings ghosts stand out over a post-apocalyptic scenery. In Mara Fabbro’s Metropolitans membranes, transparent panels show the void of the frame against the solid of matter. From here, a journey will take us to a new awareness of Nature’s fragility.

Le installazioni dei due artisti in dialogo tra loro documentano il vuoto esistenziale dell’Uomo e il pieno sostanziale dello spazio naturale, ormai soffocato dai residui plastici delle discariche a cielo aperto e dalle microplastiche degli oceani. Nelle Presenze-Assenze di Alberto Pasqual, fantasmi di edifici in uno scenario apocalittico, così come nelle Membrane metropolitane di Mara Fabbro, pannelli trasparenti dove il ‘vuoto’ del

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VENETIA 1600 Nascite e rinascite

CURATORS_Gabriella Belli (direzione scientifica), Robert Echols, Frederick Ilchman, Gabriele Matino, Andrea Bellieni WHEN_4 settembreSeptember 25 marzoMarch, 2022

In occasione dei 1600 anni di Venezia Palazzo Ducale presenta una lettura inedita della storia della Serenissima che si identifica nel concetto di nascita e rinascita, un innovativo modello interpretativo del suo passato per re-immaginarne un futuro possibile e ottimistico. A illustrare i momenti salienti della storia e dell’identità di Venezia la mostra presenta opere di artisti quali Carpaccio, Tiziano, Tiepolo, Canaletto, Guardi e molti altri ancora, tra cui architetti e uomini di lettere che operarono in Laguna nell’arco di quasi un millennio. ENG To celebrate the1600 years of Venice, Palazzo Ducale presents an original reading of the history of this city, an innovative interpretation of its past to re-imagine a possible, optimistic future. The exhibition hosts works by Carpaccio, Titian, Tiepolo, Canaletto, Guardi, and several others as well works by Venetian architects and literati to depict the most relevant moments in Venice history and identity. Piazza San Marco www.palazzoducale.visitmuve.it


PALAZZO FRANCHETTI

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Massimo Campigli e gli Etruschi. Una pagana felicità

CURATOR_ Martina Corgnati WHEN_22 maggioMay-30 settembreSeptember

«Nei miei quadri entrò una pagana felicità tanto nello spirito dei soggetti che nello spirito del lavoro che si fece più libero e lirico». É con queste parole che Massimo Campigli descrive la visita al Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma nel 1928, attribuendole una valenza fondamentale per lo sviluppo della fase più matura della sua produzione artistica. Ed è a partire da queste parole che prende forma la mostra, un dialogo profondo di atmosfere, segni e colori tra 35 opere del maestro e una cinquantina di reperti della civiltà etrusca da cui ha tratto così forte ispirazione. ENG “Pagan happiness entered my art, both in the spirit of the subjects and in the spirit of work, which grew more free and lyric.” This is what Massimo Campigli said after his visit to the Etruscan Museum in Villa Giulia, Rome, in 1928. He considered that visit essential to the development of the most mature phase of his artistic career. The exhibition builds upon those words and it is a conversation of atmospheres, signs, and colours between 35 of Campigli’s pieces and some 50 Etruscan artefacts which inspired him so strongly. ACP, San Marco 2842 www.acp-palazzofranchetti.com

PALAZZO GRIMANI

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When Art Meets Architecture in TIME SPACE EXISTENCE

PARTICIPANTS_Patrick Bermingham, Jee Won Kim, Carl Skelton/ Walkacropolis; Neil Kerman, Edo Rocha, Antonio Spinosa, Nicolas Fiedler, Samuel Garcia/ The Path of Consciousness; Patricia O’Reilly, Favela da Paz (Peace Slum); Howard Zi Hao Qiu Ph.D. (in memoriam) and Alan Ritchie, Co-Existence; Graziele de Souza, Sharing Table; Cristina Cortes, Danielle Garcia and Rayra Lira, Parklets; Anna Persia, Tufi Mousse, Juca Maximo, Ostap Patyk, Alexandre Mavignier, Meirelles Junior, Michael Schucht, Chris Diewald, Patricia O’Reilly, Armando Prieto WHEN_20 maggioMay-21 novembreNovember

Sostenibilità, creativa e tecnologia sono alla base dei progetti che Saphira & Ventura Art - Design - Architecture e New York International Art Society promuovono in contesti internazionali per creare network privilegiati tra professionisti e istituzioni pubbliche e private. L’obiettivo è trasformare gli spazi in esperienze esclusive e sostenibili. Protagonisti in mostra un gruppo di architetti, designer e artisti provenienti da Stati Uniti, Canada, Brasile e Cina con i loro 12 progetti tutti concentrati a restituire ciascuno a suo modo una nuova idea di spazio comune, in linea stringente con il tema di questa 17. Biennale. ENG

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Georg Baselitz. Archinto

CURATOR_ Mario Codognato WHEN_19 maggioMay-27 novembreNovember

Nel Palazzo che racchiude la spettacolare ricostruzione della Tribuna di Giovanni Grimani accanto alla sua collezione di statue classiche Baselitz realizza dodici tele e le colloca nelle originarie cornici settecentesche a stucco della Sala del Portego, dove fino all’800 campeggiavano i ritratti della famiglia Grimani. L’artista tedesco rende omaggio a Venezia e alla sua ricca tradizione artistica da una parte ristabilendo una continuità storica, dall’altra segnalando una rottura tra la celebrata ritrattistica rinascimentale e i suoi equivalenti contemporanei. ENG It is in this palace, where you can see the amazing reconstruction of Giovanni Grimani’s Tribuna and his collection of classical statues, that Baselitz paints twelve pictures and places them in the original 17th century stucco frames, where the Grimani family’s portraits used to be until the late 1800s. The German artist pays tribute to Venice and to its rich artistic tradition both by re-establishing historical continuity and by making a rupture between the celebrated Renaissance portraiture and its modern equivalent. Ramo Grimani, Castello 4858 www.palazzogrimani.org

PALAZZO MORA/1

Creative and technological sustainability are at the basis of the projects that Saphira & Ventura Art - Design - Architecture and New York International Art Society promote in an international context to create privileged networks between professionals and public and private institutions. Their goal is to turn spaces into exclusive, sustainable experiences. The protagonists of the exhibition are a group of architects, designers, and artists from the United States, Canada, Brazil, and China with twelve projects, all focused on returning each in its own way a new idea of common space, coming close to the theme of this 17th Biennale. ECC - Palazzo Mora Strada Nova, Cannaregio 3659 www.saphiraventura.com | www.ecc-italy.eu

PALAZZO MORA/2

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GHETTO: Sanctuary for Sale in TIME SPACE EXISTENCE CURATOR_Henriquez Partners Architects WHEN_20 maggioMay-21 novembreNovember

Lo studio Henriquez Partners Architects di Vancouver, Canada, cerca di ristabilire il ruolo dell’architetto in quanto leader nella creazione dello spazio collettivo che forma il tessuto della nostra vita quotidiana e delle nostre comunità. GHETTO è un progetto teorico sviluppato in collabora-

GUIDE

zione con l’UNHCR che propone la creazione di città inclusive dove tutti si sentano i benvenuti. Il progetto viene ‘raccontato’ attraverso una doppia visuale narrativa, al centro della quale vi sono da un lato dei turisti americani, dall’altro dei rifugiati iraniani. La sua trama avvincente, che si traduce anche in una graphic novel, ha lo scopo di suscitare un fertile confronto, un serrato dialogo tra le varie componenti che si incrociano, si scontrano, si fondono nel teatro urbano, il tutto condotto con una forte tensione positiva nell’accrescere il senso civico di chi su questi temi si imbatte, sia esso un cittadino, un architetto, un urbanista, un amministratore. ENG Henriquez Partners Architects is based in Vancouver, Canada. They try to re-establish the role of architects as leaders in the creation of collective space, which is the essential fabric of our daily life and of our communities. GHETTO is a theoretical project, produced in cooperation with UNHCR, that sponsors the creation of inclusive cities, where everyone feels welcome. The project is “told” through a double narrative view, with a group of American tourists on one side, and Iranian refugees on the other. Its compelling plot, that will be published also as a graphic novel, aims at fostering dialogue between the various components of the urban theatre, all under a strong positive tension towards improved civic sense on all: citizens, architects, urbanists, administrators. ECC - Palazzo Mora Strada Nova, Cannaregio 3659 www.henriquezpartners.com www.ecc-italy.eu

PUNTA DELLA DOGANA

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A ROUND TOWN

17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

Bruce Nauman: Contrapposto Studies CURATORS_Carlos

Bourgeois

Basualdo, Caroline

WHEN_23 maggioMay-9 gennaioJanuary, 2022

Dagli anni ‘60 sino a oggi Bruce Nauman (1941, Indiana, USA) ha esplorato diversi linguaggi artistici, dalla fotografia alla performance, dalla scultura al video, sperimentandone le potenzialità concettuali e indagando la definizione stessa di pratica artistica. Vincitore del Leone d’Oro per la miglior partecipazione nazionale alla Biennale di Venezia nel 2009, celebrato negli ultimi anni da numerose e importanti retrospettive, l’artista presenta a Punta della Dogana un percorso espositivo inedito, in grado di portare nuova luce sulla propria produzione. ENG From the 1960s up today, Bruce Nauman (Fort Wayne, Indiana, 1941) has been exploring a diverse array of art languages, from photography to performance art, from sculpture to video. He experimented with the conceptual power of each and investigated the notion of making art itself. Nauman was awarded the Golden Lion at the Venice Art Biennale in 2009 and has been celebrated in many retrospectives in the last few years. Punta della Dogana hosts an original exhibition on his work. Dorsoduro 2 www.palazzograssi.it

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guida a cura di magazine guida di venezia e del veneto Supplemento al periodico Venezia News n.251-252 Maggio-Giugno 2021 - Anno XXV Aut. del Tribunale di Venezia n. 1245 del 4/12/1996 Venezia, 13 maggio 2021

NOT ONLY BIENNALE

AROUND TOWN

V-A-C ZATTERE

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Non-Extractive Architecture: Progettare senza estinguere

NOT ONLY BIENN ALE

CURATORS_ Joseph Grima, Space Caviar WHEN_FinoUntil 31 gennaioJanuary, 2022

Una mostra in movimento, anzi, in evoluzione. Il bellissimo palazzo affacciato sulle Zattere si trasforma in laboratorio attivo nella definizione e nello sviluppo di Non-Extractive Architecture, mostra-manifesto di una nuova disciplina che riprogetta il modo di costruire focalizzando la ricerca su materiali che rendano l’architettura sostenibile oltre la sostenibilità. Negli spazi della V-A-C si sviluppa una complessa catena di attività di ricerca volte ad analizzare le potenzialità dei singoli territori in cui si costruisce al fine di incentivare il più diffusamente possibile l’utilizzo e la trasformazione consapevole delle risorse naturali e derivate. La mostra diventa così piattaforma di conoscenza e condivisione. ENG

An exhibition in constant motion, or rather, constant evolution. The magnificent palace overlooking the Zattere embankment turns into a workshop on the definition and development of Non-Extractive Architecture, a manifesto of a new discipline that redesigns the way we build and focuses on the materials that make architecture sustainable beyond sustainability. At V-A-C, a complex chain of activities analyzes the potential of individual territories in order to encourage the conscious use and transformation of natural and artificial resources. The exhibition thus becomes a platform for knowledge and sharing. Dorsoduro 1401 www.v-a-c.ru

VENICE DESIGN BIENNIAL

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Design as Self-Portrait Past Forward. Designers from the Land of Venice Pretziada: A Self-Portrait in Design CURATORS_ Luca Berta, Francesca Giubilei WHEN_20 maggioMay-27 giugnoJune

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Terza edizione, tre mostre, un tema: in uno spazio di fluttuazione libera l’identità diventa un oggetto di design. Design as Self-Portrait è una collettiva di 20 designer internazionali che indagano il ruolo rilevante che la progettazione assume negli oggetti che scegliamo per comunicare la nostra identità. Past Forward. Designers from the Land of Venice raccoglie le opere di 16 designer che vivono e lavorano oggi a Venezia qui accostate a capolavori d’arte antica. Pretziada. A Self-Portrait in Design è una capsule collection del duo Pretziada in collaborazione con laboratori sardi e creativi internazionali.

ENG

Third edition, three exhibitions, one theme – a space of free-range motion where identity becomes a piece of design. Design as Self-Portrait is a collective exhibition by 20 international designers who investigate the significant role design plays in the objects we choose to present our identity. Past Forward. Designers from the Land of Venice collects works by 16 designers who live and work today in Venice, and approach them to ancient art masterpieces. Pretziada. A Self-Portrait in Design is a capsule collection by duo Pretziada, in cooperation with Sardinian workshops and international creators. Design as Self-Portrait SPARC* Spazio Arte Contemporanea Campo Santo Stefano, San Marco 2828A SPUMA Space for the Arts Fondamenta San Biagio, Giudecca 800R Past Forward. Designers from the land of Venice Museo Archeologico Piazza San Marco, Procuratie Vecchie Pretziada: A Self-Portrait in Design Oratorio dei Crociferi Campo dei Gesuiti, Cannaregio 4904 www.venicedesignbiennial.org

VENICE GARDENS FOUNDATION

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Echoes of the Forest. Maria Thereza Alves, Jimmie Durham Bertola, Adele Re Rebaudengo

THE BAG Biennale Architecture Guide Direzione editoriale Massimo Bran Coordinamento redazionale Marisa Santin Grafica Venezia News Redazione Venezia News Hanno collaborato Fabio Marzari, Livia Sartori di Borgoricco, Delphine Trouillard Consulenza sezioni speciali Paolo Lucchetta, Marco Bernardi, Massimo Michele Greco, Francesco Santaniello Traduzioni Andrea Falco, Patrizia Bran Si ringraziano Cristiana Costanzo, Claudia Gioia, Francesca Buccaro e tutto lo staff dell’ufficio stampa Flavia Fossa Margutti e tutto lo staff dell’ufficio Attività Editoriali e Web Un ringraziamento particolare a Roberto Bianconi

CURATORS_Chiara

WHEN_19 maggioMay-5 giugnoJune

3-17 settembreSeptember

Tavoli a forma di pino endemico del Mediterraneo, vasi della serie Cloudstone, Perfectly Imperfect, Allelic Combinations e Forms of Life, un lampadario in acciaio e frammenti di vetro di Murano, ispirato agli alberi e all’effetto della luce su foglie e vetro rotto. Questi pezzi unici ideati dal collettivo LABINAC, formato dall’unione creativa degli artisti Maria Thereza Alves e Jimmie Durham, diventano “echi della foresta” disseminati per tutta la Serra dei Giardini Reali, in un dialogo inclusivo che incoraggia azioni di relazione e armonia tra uomo e natura. ENG Mediterranean-endemic pine-shaped tables, vases from the series Cloudstone, Perfectly Imperfect, Allelic Combinations, and Forms of Life, a steel and Murano glass fragments chandelier inspired by trees and the effect of light shining on leaves and broken glass. These unique pieces by the LABINAC collective (artists Maria Thereza Alves and Jimmie Durham) become “echoes of the forest” scattered throughout the Serra dei Giardini Reali (a greenhouse) in an inclusive dialogue that encourages relationships and harmony between man and nature. The Human Garden Serra dei Giardini Reali, San Marco www.venicegardensfoundation.org

VENEZIA NEWS Direttore Responsabile Massimo Bran Direzione organizzativa Paola Marchetti Relazioni esterne e coordinamento editoriale Mariachiara Marzari Redazione Chiara Sciascia, Davide Carbone Servizi speciali Fabio Marzari Grafica Luca Zanatta Distribuzione Michele Negrisolo Guida Spirituale “Il più grande”, Muhammad Alì Recapito redazionale Cannaregio 563/E - 30121 Venezia tel. 041.2377739 redazione@venezianews.it www.venezianews.it Stampa WWW.TIPOGRAFIACOLORAMA.COM Via Garda, 13 - San Donà di Piave (VE) © Edizioni Venezia News di Massimo Bran


17. INTERNATIONAL ARCHITECTURE EXHIBITION

GUIDE

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