IDM_L'INDUSTRIADELMOBILE_2022

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DI FRANCO BULIAN

SCENARI CATAS HTTPS://CATAS.COM

L’APPROCCIO “INTEGRATO” AI NUOVI MATERIALI IL “NUOVO” CI ATTRAE SEMPRE. QUEST’AGGETTIVO, INFATTI, RACCHIUDE DENTRO DI SÉ UNO SCRIGNO DI GEMME PREZIOSE E STIMOLANTI CHE SI CHIAMANO CURIOSITÀ, SCOPERTA, VOGLIA DI QUALCOSA DI GIOVANE, DI MIGLIORE. L’entusiasmo, la nostra voglia di cambiare e di innovare ci predispongono quasi sempre ad accogliere favorevolmente le novità o, nel caso specifico, i nuovi materiali. Ed è forse giusto partire con un approccio positivo anche per riconoscere gli sforzi di chi si è impegnato e si impegna per innovare materiali cercando nuove idee, nuovi stimoli, nuove applicazioni: non è infatti facile abbandonare la strada maestra, quella del “è sempre andata bene così”, per cercare nuovi percorsi e nuove mete. Con queste brevi note non vogliamo certamente intaccare la “fama” del nuovo, ma semplicemente discutere su quello che può rappresentare uno strumento di approccio razionale ed efficace alla novità. Si tratta in sostanza di quello che nel titolo è stato definito come l’“approccio integrato”. Ma cosa significa l’aggettivo integrato? Il termine si riferisce sostanzialmente alla fusione di vari elementi che contribuiscono all’obbiettivo che ci si è prefissato, nel nostro caso semplicemente la valutazione dell’efficacia di un nuovo materiale per quelle che sono le nostre esigenze. Nel panorama attuale l’approccio integrato potrebbe dunque apparire come un tetraedro, o almeno ce lo immaginiamo così, un solido formato da quattro facce distinte, ciascuna delle quali rappresenta un parametro, un aspetto da valutare per il nuovo materiale considerato. Proviamo allora a fare un altro passaggio: che cosa rappresentano queste quattro facce nell’attuale congiuntura di mercato? Beh, nella prima potremmo senz’altro collocare l’impatto ambientale o la sostenibilità, un tema di assoluta attualità e per certi versi prioritario anche per il mondo della ricerca e dell’innovazione. La seconda faccia – un poco collegata

alla prima ma non sovrapponibile – è dedicata all’irrinunciabile tema della sicurezza, un altro pilastro fondante per affrontare il mercato attuale e per il futuro. La terza faccia è certamente quella delle prestazioni, che si collegano anche alla durata del prodotto che sarà poi realizzato con quel materiale e che, al di là di tutto, contribuirà forse più delle altre al successo dello stesso, essendo un parametro con il quale l’utente finale si confronta quotidianamente. L’ultima faccia di questo immaginario tetraedro è riservata al mercato, ovvero ai costi, al posizionamento, alle modalità di proposizione e ai vantaggi anche in termini di immagine e di marketing che il nuovo materiale ci può offrire. Facciamo un paio di esempi e cerchiamo quindi di applicare questo approccio integrato a casi reali.

I BIO MATERIALI

Il prefisso “bio” è oggi molto ricorrente nella descrizione o nella denominazione di un nuovo prodotto: da un punto di vista etimologico, questo termine deriva dal greco βίοσ ed è evidentemente legato al concetto del vivere, di vita o di essere vivente. I biomateriali – come le plastiche, gli adesivi o le vernici – sono prodotti che derivano da fonti biologiche che vengono normalmente chiamate “biomasse”. Dalla definizione di biomasse si escludono evidentemente tutte le sostanze che provengono da formazioni geologiche o comunque fossilizzate, come il carbone e il petrolio. Esempi di biomasse sono quindi le piante, gli alberi, le alghe, gli organismi animali e i microrganismi. Per vari motivi legati alla disponibilità, alle prestazioni Franco Bulian, amministratore delegato di Catas. Una panoramica del Catas a San Giovanni al Natisone.

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