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Sostenibilità sotto il monte Luciano Marè, architetto esperto di restauro e di architettura sostenibile, racconta in che modo si può costruire con il massimo rispetto per l’ambiente. Come per la villa unifamiliare a Pré Saint Didier, paese della Valle d’Aosta ai piedi del Bianco di Valentina Anghinoni
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he cos’è l’edilizia sostenibile? Una scelta di bellezza e responsabilità. O almeno questo è il binomio che emerge dal confronto con Luciano Marè, architetto esperto di restauro e di architettura sostenibile. Una definizione, quella di sostenibilità, che abbraccia una molteplicità di aspetti, dal risparmio energetico all’uso responsabile dei materiali naturali negli edifici, di nuova costruzione o già esistenti. Nato a Varese, classe 1957, Marè si laurea al Politecnico di Milano nel 1982. «L’ambiente va preservato e, occupandomi di edilizia, ciò che preferisco è riparare o ricostruire ovunque ci sia una brutta preesistenza, per rammendare il tessuto urbano e lasciare bello il paesaggio, urbano, rurale o montano che sia», sostiene il professionista, che descrive uno dei suoi ultimi progetti: una costruzione residenziale a basso impatto ambientale a Pré Saint Didier, località della Valle d’Aosta situata ai piedi del Monte Bianco, rinomata per la sua acqua termale, meta di un turismo di élite. Domanda. Lei è un architetto esperto di architettura sostenibile: in che cosa consiste la sua visione di sostenibilità in ambito edile? Risposta. La sostenibilità è una parola molto di moda adesso: tutto è bio e tutto è sostenibile. Ritengo, invece, che si tratti di un tassello, uno sforzo che dobbiamo necessariamente applicare a ogni ambito della nostra vita per preservare il nostro mondo. In edilizia, il concetto di sostenibilità si concretizza in primo luogo nei prodotti e nelle soluzioni che cercano di incidere il meno possibile sull’ambiente. Per fare alcuni esempi, il legno piantato e coltivato in maniera responsabile, ma anche quei materiali i cui componenti contengono una percentuale il più possibile elevata di materia riciclata o provenienti da recupero. I sistemi di produzione dei materiali che si definiscono ecosostenibili, poi, non possono tralasciare l’aspetto del processo produttivo, che deve pesare il meno possibile sull’ambiente presente e futuro. Anche l’architettura, però, incide: aspetti come la posizione e la forma della casa devono essere pensati tenendo in grande considerazione le possibili conseguenze ambientali. A questo proposito, ritengo
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che la prima casa ecologica sia la casa non costruita. D. Che cosa intende? R. Semplice: bisogna recuperare l’esistente. La terra vergine, infatti, è irriproducibile: se noi recuperiamo prima tutto il terreno costruito, quindi che ha già subito alcuni effetti dell’antropizzazione, facciamo un primo importante passo per preservare l’ecosistema. Talvolta, anche a costo di demolire e ricostruire laddove esistono realtà edificate, anche di pregio storico, ma troppo difficili da recuperare da un punto di vista di efficienza energetica e di
Architetto Luciano Maré
YO U T R A D E
L u g l i o / A g o s t o
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