URBAN DIGITAL CENTER

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UrbanadiLaboratorioInnovazioneApertaacuradiLauraAglio,LuisaCattozzo

CENTERDIGURBANITAL

Quest’operaCopyright è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale URBAN DIGITAL CENTER Laboratorio di Innovazione Urbana Aperta a cura di Laura Aglio, Luisa Cattozzo ISBN primaedizioni@anteferma.itviaAntefermaEditore979-12-5953-019-6EdizioniSrlAsolo12,Conegliano,TVedizionemaggio2022 Progetto grafico e copertina Ida DigitalStampaAntefermaImpaginazioneStudioEdizioniPrint,Fano fondiconfinanziataSpesa 2.3.1Azione-2014-2020FESRPOR diprogettoUn PartnerdiComuneRovigo diComuneAdria diComuneVilladose

a cura di Laura Aglio, Luisa Cattozzo CENTERDIGITALURBAN Laboratorio ApertaInnovazionediUrbana

gni città è un ecosistema vivente, esattamente come le persone che la abitano e la vivono. Giorgio Nebbia ne era convinto. Una rete di connessioni in grado di generare un sistema complesso auto-organizzato, che si allarga, si comprime, si ammala, si rigenera, si trasforma. E soprattutto, al pari delle persone che la abitano e la vivono, un organismo che impara e che innova. Attraverso la creazione di Urban Digital Center – Innovation Lab abbiamo voluto dare il nostro contributo al processo di apprendimento e crescita delle competenze della nostra città, per accompagnarla a entrare in una nuova dimensione, in cui le nuove tecnologie siano effettivamente al servizio dei cittadini e della loro qualità di vita. Ci siamo ispirati alle migliori esperienze di animazione urbana e di attivazione di percorsi di partecipazione civica al governo del territorio presenti sul territorio nazionale, con l’obiettivo dichiarato di raccogliere le sfide provenienti dalle profonde trasformazioni sociali, ambientali e tecnologiche che ci attendono. Abbiamo pensato con cura al contenitore, puntando alla rigenerazione di un “vuoto urbano”, situato nel cuore di quell’antico quartiere Santo Stefano da cui la nostra città ha preso origini secoli fa. La scelta è caduta su un luogo iconico, con una storia molto particolare: quella del palazzo che tra il 1879 e il 2016 ha ininterrottamente ospitato il Liceo Classico “Celio”, il più antico istituto cittadino di istruzione secondaria e che può farsi vanto di aver ospitato tra i propri banchi tra gli altri Giacomo Matteotti, Diego Valeri, Gino e Lydia Piva. Un luogo quindi carico di significati su cosa vogliano dire impegno e rigore nel creare e diffondere cultura e spirito critico, rendendoli corpo vivo e azione nelle persone che l’hanno vissuto e fatto vivere, generazione dopo generazione. Uno spazio pubblico in cui condividere e progettare insieme il nostro futuro, in cui tutti possano ragionare e dialogare sui cambiamenti in atto nella città, e su quelli che ciascuno di noi immagina. E abbiamo pensato ovviamente anche al contenuto. Mettendo al centro del progetto il concetto di dato inteso nella sua accezione lessicale, vale a dire di descrizione di un fenomeno, di un’informazione, di un’entità. Nella propria vita di tutti i giorni, ciascuno di noi produce e utilizza in maniera largamente inconsapevole una enorme mole di dati – di natura amministrativa, attraverso le proprie interazioni, muovendosi, cercando informazioni – su chi è, cosa fa, cosa desidera, chi desidera essere, come interpreta il mondo che lo circonda, come vorrebbe che quel mondo fosse. La grande sfida è allora quella di considerare questi dati come una fonte di conoscenza diffusa, gestendoli correttamente e rispettando la privacy di chi ne è il legittimo proprietario, mettendoli a disposizione del bene comune con correttezza e trasparenza per la costruzione di politiche pubbliche finalizzate a costruire una società più giusta e più attenta al benessere e alle aspettative di ciascuno. Essere parte di una società digitale significa apprezzarne le enormi potenzialità – in termini di maggiori servizi, aumento delle conoscenze,

4 PREAMBOLO

maggior libertà di informazione, ampliamento degli spazi di esercizio delle proprie inclinazioni personali – senza tuttavia mai perdere di vista la necessità di dotarsi di attenti presidi alla legalità e alla difesa dei diritti individuali.

Ciò che avete tra le mani è il resoconto appassionato di un sogno che si è potuto tramutare in realtà grazie allo straordinario lavoro di un gruppo di persone che l’hanno pensato, voluto, creato, sviluppato e fatto crescere.

Procedendo talvolta in direzione ostinata e contraria rispetto ad un certo modo di vedere le cose ancorato ad un’idea di città provinciale e un po’ demodé. Puntando all’innovazione e liberando la creatività. D’altro canto, dall’alto della sua esperienza di educatrice Mary Lou Cook sapeva bene di cosa stava parlando quando ci ricordava che la “creatività è inventare, sperimentare, crescere, assumersi dei rischi, rompere regole, fare errori e divertirsi”. Ci siamo divertiti molto, e abbiamo intenzione di continuare a farlo. Vi aspettiamo per farlo con noi.

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Edoardo Gaffeo Sindaco di Rovigo

PREAMBOLO

PREAMBOLO

Omar Barbierato Sindaco di Adria

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L’adesione al progetto Urban Digital Center – Innovation Lab ha però avuto il merito di segnare una nuova frontiera sul piano della crescita nel nostro percorso come cittadini/e digitali fornendo gli strumenti necessari per guardare al nostro “piccolo” mondo urbano con occhi diversi. L’analisi aggregata dei dati, il discernimento delle metodologie di raccolta e di elaborazione, la condivisione degli strumenti e delle competenze ci hanno permesso di guardare alle nostre Città con occhi più consapevoli e disincantati. Ma soprattutto ci hanno restituito una tecnologia capace di farsi interprete dei bisogni della popolazione e di essere portatrice di soluzioni e suggerimenti per affrontare con maggiore consapevolezza i problemi di domani. Con questo spirito mi sento pertanto di ringraziare le tante associazioni che hanno collaborato in questa straordinaria avventura tenendo aperte le Palestre Digitali nel centro città e nelle frazioni, la squadra di amministratori e tecnici che con me ha condiviso questo percorso, e i Comuni di Rovigo e Villadose, con i quali abbiamo fatto squadra per un Polesine che guardi al futuro con entusiasmo e concretezza, partendo da quello che abbiamo costruito oggi.

ell’epoca odierna contrassegnata da mutamenti e cambiamenti sostanziali nel modo di percepire e vivere le relazioni sociali, l’importanza delle nuove tecnologie è stata determinante per affrontare le tante sfide che questi ultimi anni ci hanno messo di fronte. Se da un lato l’uso della tecnologia è avanzata rapidamente, altrettanto non si può dire rispetto alla nostra capacità di relazionarci con essa in modo sempre corretto ed equilibrato. Da qui l’esigenza di sviluppare una coscienza digitale che non parte solo da un nozionismo “sterile” rispetto all’uso delle nuove tecnologie ma che guardi ad esse come uno strumento di crescita e maturazione sul cammino dell’evoluzione personale come cittadini del nuovo mondoComedigitale.amministrazione abbiamo sempre guardato alle nuove tecnologie con favore: dall’istituzione dello sportello telematico polifunzionale, all’uso dell’applicazione mobile per il parcheggio e per le segnalazioni da parte della cittadinanza dei disservizi, fino alla transizione digitale dei servizi cimiteriali.

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artecipare al grande progetto di innovazione digitale promosso dalla Regione del Veneto e accolto dal Comune di Rovigo, in qualità di capofila, è stato per noi una grande sfida iniziata dalla precedente amministrazione per volere del sindaco Gino Alessio e portata avanti da quella che rappresento, consapevole dell’importanza di garantire una cultura digitale alla cittadinanza Villadosana. La sfida affrontata si è giocata e si gioca su più fronti: sulla costruzione di una rete collaborativa con Rovigo e Adria, comuni dai numeri e dalle opportunità diverse che mai hanno smesso di essere partner attivi; sulle competenze dei dipendenti degli uffici comunali, chiamati a mettersi in gioco in processi e dinamiche totalmente nuove; sull’opportunità di coinvolgere i propri cittadini, che forse hanno guardato con stupore il nostro prendere parte a questa importante opera di costruzione di una cultura digitale ”sotto casa”. Siamo consapevoli di essere solo all’inizio, ma siamo entusiasti di aver gettato le basi per non subire il cambiamento tecnologico in atto ma avendo colto l’occasione per diventarne almeno in parte protagonisti. La fattiva collaborazione con i partner di progetto, a partire dall’Università Iuav di Venezia, è stato stimolo e orgoglio per il nostro Comune che dimostra così, pur in tutte le difficoltà che ogni grande sogno comporta, di avere al suo interno competenze, capacità e meriti per guardare avanti in una visione di società interconnessa e innovativa in cui nessuno deve restare indietro. Villadose ha accettato la sfida di esserci, di dimostrare che i piccoli comuni non sono esentati da testimoniare percorsi di innovazione tecnologica, aprendosi a realtà più grandi che non hanno lesinato in aiuto e supporto, dimostrando così la potenza della rete locale, nella rete più grande globale in cui tutti noi, amministratori, cittadini e imprese, siamo chiamati a lavorare e a collaborare. Barison Sindaco di Villadose

Pierpaolo

PREAMBOLO

44 Open Innovation e Open Data. La Pubblica Amministrazione partner del cambiamento

36 Le Palestre Digitali come antenne sul territorio

48 Visualizzazioni per esplorare, visualizzazioni per comprendere. Strumenti visivi e ruolo sociale del progettista delle iniziative “Urban Dataviz Contest Rovigo” e “Urban Dataviz Hackathon Rovigo”

18 Urban Digital Center. Una chiave di lettura urbana per un progetto di innovazione digitale

76 L’autocostruzione alla base di nuovi modelli di innovazione sociale 80 Animare le competenze digitali, tra spazi, rete ed eventi di comunità

24 Vuoto, pieno, potenziale. L’identità visiva per Urban Digital Center – Innovation Lab come sistema aperto 28 Un contenitore di comunità. Riqualificare un vuoto urbano per dare spazio a processi di innovazione collaborativa

60 Dall’idea all’impresa. La co-progettazione nell’accelerazione di una nuova cultura imprenditoriale per il territorio 68 Fare destinazione e impresa con i dati. L’esperienza di InnovHack4LandVisit verso una nuova concezione di turismo

32 Makers&Media Lab. Entrare in relazione tra fabbricazione digitale e nuove tecnologie

Innovare, Partecipare, Abitare, Visitare e Vivere: l’ecosistema di un nuovo modello di governance urbana abilitato dalle nuove tecnologie digitali

INDICE

10 Prefazione 12 Introduzione di Regione del Veneto

16 PARTE PRIMA

42 PARTE SECONDA Animazione territoriale: le azioni rivolte alla costruzione di nuove community

104 La mappatura della percezione della popolazione a supporto delle politiche di sviluppo urbano. Il modello di Open Government nell’esperienza dei Comuni di Rovigo, Adria e Villadose

142 L’assistente virtuale al servizio del cittadino. Più efficienza nella Pubblica Amministrazione grazie all’intelligenza artificiale

120 Dai dati all’informazione. Il ruolo strumentale dell’Information Design e Data Visualization

158 Comunicare un progetto di innovazione digitale nella PA. Social Analytics ed engagement online e offline 163 Attività svolte

114 Da input a output. I dati in un ciclo virtuoso e accessibile

154 Dagli Open Data alla loro rappresentazione tramite Web App statistica

90 Il contributo attivo dei cittadini nel raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda ONU 2030

112 PARTE TERZA Sperimentare nuovi processi nella creazione di valore per Pubblica Amministrazione, imprese e cittadini

134 Dai dati all’interazione. Mobile web e applicazioni per abilitare il dialogo tra gli attori nella comunità locale

86 Consapevolezza e inclusione digitale del cittadino nella Smart City. Il laboratorio di Oggetti Intelligenti Connessi

148 Il digitale come strumento per comunicare dati e informazioni in nuovi spazi di comunità

10 PREFAZIONE

Consulente freelance per la trasformazione digitale Nel ringraziare gli autori per l’opportunità offertami, non posso nascondere un lieve sentimento di tristezza per il distacco che, a causa delle stagioni e delle opportunità della vita, mi porta a osservare questo bellissimo progetto con gli occhi dello spettatore e non del protagonista.

GianluigiPrefazioneCogo

Ciò che mi rende comunque felice e sempre entusiasta è la consapevolezza che mai come ora, e per una serie di coincidenze epocali, l’insieme delle opportunità offerte dall’innovazione e dalle tecnologie digitali consentirà alle nuove generazioni di gestire finalmente moltissime progettualità di enorme impatto e beneficio sull’intera società che, solo alcuni anni fa, venivano considerate solamente auspicabili ma poco praticabili.

Oggi, con un fiume di finanziamenti che non ha precedenti nella storia della Pubblica Amministrazione, gli obiettivi strategici che si avvalgono di tecnologie digitali e di idee innovative, sono finalmente al centro dell’agenda politica del paese e di tutto il vecchio continente. Tutto ciò è reso possibile soprattutto dal Recovery Plan che ha riconosciuto come non più procrastinabile un vero switch off verso servizi pubblici totalmente digitalizzati e un obbligato acculturamento e rinnovamento del capitale umano della Pubblica Amministrazione. L’upskilling di tutto il settore non è più differibile. Il progetto di Regione del Veneto che ha favorito e finanziato l’Urban Digital Center – Innovation Lab di Rovigo affonda le sue radici su due scommesse fondamentali.Laprima riguarda l’adesione della Pubblica Amministrazione al modello di Innovazione aperta basato sui principi di attivazione e gestione di un ecosistema multiattoriale, ovvero quello che gli studiosi definiscono: quadruple helix open innovation model . La seconda riguarda la maturazione della Pubblica Amministrazione in ordine alle scelte, alle politiche e dunque all’ accountability . Una scommessa che vede i dati pubblici aperti come opportunità per prendere decisioni e operare scelte non più dettate dalla sola regolazione. Sostanzialmente quello che gli studiosi definiscono: data driven government . Due scommesse che la Pubblica Amministrazione non può vincere da sola, soprattutto perché non detiene tutte le competenze per operare in un ecosistema ricevente così ampio e mai così scalpitante ed effervescente. È questa la consapevolezza che ha mosso, in tempi non sospetti, un manipolo di civil servant di Regione del Veneto ad ampliare l’orizzonte di

Le cause sono state molteplici e non vale la pena, adesso, fare esercizio di recriminazione o di accusa. Va ricordato però che la cultura dell’adempimento e la cosiddetta burocrazia difensiva hanno giocato un ruolo determinante per creare quell’impasse diventata nel tempo granitica e cristallizzata in quasi tutta la Pubblica Amministrazione italiana. Impasse che spesso ha minato i sogni dei più creativi e spezzato le ali agli innovatori più tenaci e resilienti.

PREFAZIONE

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cooperazione internazionale, nella quale si sperimentano i progetti più innovativi e rischiosi che non sempre portano al successo sperato, ma che quasi sempre permettono di capire meglio quali siano le aspettative degli attori impegnati in un sistema di innovazione aperta, questo team di civil servant sognatori ha ideato una progettualità che potesse adattarsi al sistema veneto, dove già pulsavano iniziative non aggregate di piccole e medie imprese e artigiani digitali. In sintesi, tutto questo lavoro ha permesso di studiare da vicino esperienze vincenti di cooperazione nazionale e internazionale per lanciare un bando sfidante e rischioso come quello relativo agli Innovation Lab e Palestre Digitali del Veneto. E va sottolineato che non è stato affatto facile convincere i gestori dei Fondi Strutturali Europei nel credere a un’iniziativa che davvero, ad oggi, risulta unica in Italia per la sua complessità ma, e soprattutto, per la sua lungimiranza e visione lunga. Si immagini, a puro titolo di esempio, come sia difficile anche solo raccontare un’esperienza di ecosistema aperto come quello del @22 di Barcellona e provare a mutuarne gli aspetti più facilmente trasferibili in un territorio come quello del nostro Veneto. Solo a raccontare ciò che si è visto, vissuto e sperimentato in un progetto di cooperazione con partner stranieri, rende già difficile l’applicabilità. Chiederne poi il finanziamento e convincere chi detiene le leve sulla sua bontà, è opera che richiede tenacia e passione infinita. Ma tant’è, va dato atto che i ruoli manageriali e politici della Regione Pubblica Veneto, alla fine, si son convinti che questo rischio andava corso e il modello definito nel bando, era degno di essere promosso come esempio per farsi apprezzare a livello nazionale con i primi tentativi di imitazione.

interesse e di osservazione al di fuori della zona di conforto tipica della Pubblica Amministrazione e a non accontentarsi di svolgere al meglio il compito di servitore, appiattito sull’interpretazione delle regole. Uno spirito di gruppo e di collaborazione aperta con i territori utile ad apprendere dalle migliori esperienze privatistiche e di movimentismo sociale non solo locale ma, e soprattuttoGrazietransnazionale.dunquealla

Tale modello, alla fin fine, è molto semplice e i ruoli in gioco lo sono altrettanto: la Pubblica Amministrazione sostiene la governance, il mondo accademico sperimenta le soluzioni, l’impresa le produce e i cittadini partecipano in una logica di co-creazione. Il tutto garantito da una rete di luoghi aperti dove i vari attori si contaminano e scambiano i ruoli in continuazione. Rovigo è uno di questi luoghi, inteso nella sua declinazione principale che vede l’Urban Digital Center – Innovation Lab centro e hub di una rete più ampia, ideato e realizzato in una logica di circolarità. Qui, ogni soggetto che si abitua allo scambio e successivamente alla condivisione, aumenta la consapevolezza e l’ empowerment , garantendo alla comunità di appartenenza nuove energie per crescere e innovare. Leggendo il racconto, le idee e la passione degli autori di questo libro ho sentito l’enorme spinta che le persone possono dare all’innovazione. E ho sentito ancora più forte la spinta che le comunità di persone riescono a dare al progresso.

Ecco, mi piace immaginare questa rete di laboratori aperti come una comunità in movimento verso un progresso più digitale, più etico e più sostenibile, dove chi detiene competenze le mette a disposizione della comunità e dove chi ha un sogno nel cassetto, trovi nella comunità degli Innovation Lab, il luogo ideale per realizzarlo.

Luca De Pietro irettoreD

1 Soluzioni tecnologiche per l’alfabetizzazione e l’inclusione digitale, per l’acquisizione di competenze avanzate da parte delle imprese e lo sviluppo delle nuove competenze ICT (eSkills), nonché per stimolare la diffusione e l’utilizzo del web, dei servizi pubblici digitali e degli strumenti di dialogo, la collaborazione e partecipazione civica in rete (Open Government) con particolare riferimento ai cittadini svantaggiati e alle aree interne e rurali.

Introduzione di Regione del Veneto

Strategia ICT, Agenda digitale e sistemi di comunicazione, Direzione ICT e Agenda Digitale della Regione del Veneto Nel primi mesi del 2019 la Regione del Veneto, su iniziativa della Direzione ICT e Agenda Digitale, ha avviato un bando per la costituzione di 10 Innovation Lab. Questi spazi sono stati progettati come centri pubblici di libero accesso dove cittadini, imprese, liberi professionisti, dipendenti della Pubblica Amministrazione, studenti e associazioni possono collaborare a iniziative per diversi scopi: l’alfabetizzazione digitale e il potenziamento delle competenze digitali; la riduzione dei “divari digitali” e l’avvicinamento al “mondo digitale” dei cittadini a più alto rischio di esclusione dai benefici offerti dalla digitalizzazione; la diffusione della cultura degli Open Data della Pubblica Amministrazione, ovvero la loro produzione, pubblicazione e riuso; il co-design di nuovi servizi digitali a partire dai dati aperti della Pubblica Amministrazione in ottica di innovazione sociale. Questa iniziativa rappresentava un’ulteriore fase di un percorso iniziato alcuni anni prima dalla Regione del Veneto con una serie di progettualità rivolte al territorio: la prima rivolta alla costituzione del centri P3@ – ovvero di centri di accesso, acculturazione e assistenza digitale per i cittadini; la seconda diretta alla promozione dei laboratori per la fabbricazione digitale (cosiddetti FABLAB) rivolti a favorire l’innovazione locale grazie all’uso di tecnologie come la stampa 3D, frese a controllo numerico, laser cutter, scanner 3D, ecc.; la terza per promuovere la valorizzazione del patrimonio informativo pubblico attraverso politiche e strumenti di Open Data rivolta alle amministrazioni locali. I risultati prodotti da queste tre progettualità hanno evidenziato alcuni aspetti che ci hanno guidato nella progettazione dell’azione sugli Innovation Lab. In particolare, l’importanza degli spazi fisici (e quindi dell’incontro in presenza) come luogo di innovazione, la necessità di favorire la contaminazione tra tutti gli attori del sistema (modello della quadrupla elica), e il consolidamento delle dinamiche di apprendimento, soprattutto negli adulti, collegati con il “fare” (da qui l’enfasi sulla parte laboratoriale). Da questi tre elementi nasce la strategia rivolta a favorire processi di innovazione aperta (Open Innovation) finanziando in particolare l’animazione di luoghi con un budget di 7 milioni di euro del POR FESR 2014-2020 per attuare l’Azione 2.3.11 dell’Asse 2 – “Agenda Digitale”. Successivamente nel

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VENETODELREGIONEDIINTRODUZIONE

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Gli Innovation Lab, oltre a fornire spazi adeguati e attrezzati di coprogettazione e co-working, attraendo così molteplici stakeholder e stimolando la contaminazione di idee, sono impegnati nel supportare l’accrescimento di competenze digitali sofisticate con iniziative di formazione rivolte ad un pubblico più esperto (es. startupper, sviluppatori, data scientist , ecc.) o ideate per il soddisfacimento di esigenze di un gruppo target (es. laboratori per avvicinare i bambini alla programmazione informatica). In ogni Innovation Lab trovano spazio stampanti 3D, lavagne interattive multimediali e/o occhiali per la realtà virtuale. Gli eventi organizzati dagli Innovation Lab assumono forme diverse e possono configurarsi come corsi di formazione, laboratori, webinar, focus group o hackathon Presso le Palestre Digitali, strategicamente coordinate dagli Innovation Lab, viene intercettato il bisogno di potenziamento delle competenze digitali di base, dunque sono organizzati corsi di formazione per conoscere ed imparare ad utilizzare i servizi pubblici digitali, ma anche a navigare coinvoltiComuni

in Internet in sicurezza, Prov. Ente capofila N. di

N. di centri attivi per aggregazione BL Comune di Belluno 12 13 PD Federazione dei Comuni del Camposampierese 10 11 RO Comune di Rovigo 3 12 TV Comune di Conegliano 10 10 Comune di Treviso 5 7 Consorzio BIM Piave di Treviso 7 7 VE Comune di San Donà di Piave 17 18 Comune di Venezia 1 7 VI Comune di Bassano del Grappa 15 16 Comune di Schio 12 12 Comune di Vicenza 5 7 VR Comune di Legnago 12 14 Comune di Verona 4 6 Comune di Villafranca 11 11 124 151 Fig. 1 Distribuzione Innovation Lab e Palestre Digitali nel Veneto.

2021, la Regione del Veneto ha integrato le risorse finanziarie approvando l’impiego dei fondi FSC 2014-2020 al fine di realizzare altri 4 nuovi Innovation Lab guidati da Comuni risultati idonei, ma esclusi dalla prima graduatoria. Ad oggi, la Regione del Veneto conta 14 Innovation Lab che coordinano complessivamente una rete di 137 Palestre Digitali, per un totale di 151 centri, diffusi sull’intero territorio veneto (Fig. 1).

a creare e gestire un profilo sui social network o una propria casella di posta elettronica. Inoltre, vengono assistiti i cittadini nell’attivazione dello SPID, dell’App IO, dell’App Immuni e dei servizi di home banking. Alcuni Innovation Lab hanno aperto dei veri e propri sportelli digitali presso le loro sedi o presso alcune delle loro Palestre Digitali. Le Palestre Digitali sono centri aperti e gratuiti per tutta la cittadinanza, in particolare a beneficio delle fasce potenzialmente più a rischio di esclusione dal mondo digitale. In merito alla formazione, Innovation Lab e Palestre Digitali sono invitati a riferirsi al framework europeo DigComp 2.12 per la formazione digitale di base.

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Questo progetto è stato dispiegato sul territorio con un modello a rete basato su una struttura “Hub & Spoke”. La Regione ha individuato nei comuni di medie o grandi dimensioni, il punto di costituzione degli Innovation Lab e nel contempo lo snodo di raccordo di un’aggregazione di Comuni del circondario in cui sono state aperte le Palestre Digitali. Un modello di governance flessibile e rispettoso delle specificità dei contesti locali che ha saputo aggregare le migliori 2 Il quadro di riferimento europeo per le competenze digitali DIGCOMP è uno strumento finalizzato a consentire una descrizione condivisa delle competenze digitali dei cittadini. Può essere usato per paragonare certificati e percorsi di apprendimento tra uno stato e l’altro.

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Nonostante la pandemia abbia pesantemente rallentato per più di un anno la partenza degli Innovation Lab e delle Palestre Digitali i risultati ottenuti, sia qualitativamente che quantitativamente, sono di estremo interesse. Dall’avvio del progetto ad oggi, la rete degli Innovation Lab complessivamente ha realizzato 61 App, 83 infografiche e pubblicato oltre 400 dataset . Ma questi sono solo alcuni degli indicatori della loro performance. Sono stati altresì organizzati più di 650 eventi su tutto il territorio, in modalità online , in presenza, ma anche ibrida. I numeri attualmente raccolti dimostrano come, nonostante le limitazioni dovute all’emergenza pandemica e al distanziamento sociale, il sistema degli Innovation Lab abbia raggiunto almeno 15.000 persone in tutto il Veneto in un anno di attività. Senza tenere conto dell’effetto della coda lunga collegato ai contenuti multimediali prodotti in questi eventi (es. registrazione webinar, videolezioni) che spesso vengono resi disponibili gratuitamente sulle piattaforme “social” degli Innovation Lab o su YouTube. Il successo di questa iniziativa, dimostrata anche dai riconoscimenti avuti a livello nazionale e dal forte interesse riscontrato da altre regioni interessate a riusarne il modello attuativo, secondo noi si deve a due dimensioni rilevanti: l’attivazione operativa del “modello della quadrupla elica” e il modello di dispiegamento basato su una struttura “Hub & Spoke”. Secondo il modello della quadrupla elica, la partecipazione attiva della Pubblica Amministrazione, delle imprese e start-up, del mondo accademico e della cittadinanza, può guidare processi di innovazione. Questo modello “teorico” ha trovato negli Innovation Lab uno spazio reale ed operativo: questi attori si incontrano negli Innovation Lab e, tramite collaborazione, contaminazione e condivisione di idee, mettono a frutto i loro saperi per creare nuovi servizi digitali (es. App mobile o Web App) a partire dai dati aperti della Pubblica Amministrazione e dal loro mash-up con dati provenienti anche dal settore privato. Il modello, infatti, promuove la collaborazione in ottica di innovazione aperta, riducendo le tradizionali barriere che esistono tra Pubblica Amministrazione, settore produttivo, mondo accademico e cittadinanza, riunendone i punti di vista multidisciplinari al fine di promuovere la condivisione di idee ed esperienze.

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In questo scenario Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo rappresenta sicuramente uno degli snodi più significativi e attivi della rete veneta, caratterizzato da un programma di animazione molto attivo e attento ai temi di interesse locale e per aver avviato un importante processo di riqualificazione di uno spazio centrale nella città. Una bella storia di innovazione e promozione locale da raccontare e valorizzare anche fuori dal Veneto.

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energie positive presenti sul territorio valorizzando dinamiche aggregative già in essere e consolidandone di nuove. Non va dimenticato che questa azione ha contribuito inoltre a riqualificare spazi e luoghi spesso abbandonati e marginali nelle nostre città, soprattutto come sedi degli Innovation Lab, e che adesso hanno finalmente ritrovato una loro centralità ma soprattutto hanno riconquistato un sensoPercollettivo.tuttiquesti

motivi sicuramente adesso il Veneto ha un’infrastruttura di Open Innovation e di diffusione di cultura digitale originale e utile, che rappresenterà una risorsa importantissima e cruciale anche per cogliere le nuove e prossime sfide che deriveranno dal Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR) e dalla Programmazione Europea 2021-27.

PARTE PRIMA

Innovare, Partecipare, Abitare, Visitare e Vivere l’ecosistema di un nuovo modello di governance urbana abilitato dalle nuove tecnologie digitali

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Urban Digital Center

Luisa Cattozzo PhD in Nuove tecnologie per la città, l’ambiente e il Territorio e Assessore all’Innovazione del Comune di UrbanRovigo Digital Center – Innovation Lab è il progetto del Comune di Rovigo, in forma associata in convenzione con i Comuni di Villadose e Adria, finanziato nell’ambito del Bando POR FESR 2014-2020 della Regione del Veneto (Azione 2.3.1) per la costituzione di Innovation Lab, diretti al consolidamento e sviluppo del network “Centri P3@-Palestre Digitali”, allo scopo di favorire la partecipazione delle comunità territoriali alla vita delle Pubbliche Amministrazioni (PA) locali oltre che di incentivare le imprese a sviluppare nuovi servizi digitali attraverso gli Open Data .

Obiettivo del progetto è far dialogare cittadinanza e imprese con la Pubblica Amministrazione in modo più efficace: gli Innovation Lab diventano così una sorta di “ambasciata digitale” organizzati in un modello a rete collegata con la Regione del Veneto, per favorire lo sviluppo di applicazioni e piattaforme di gestione dei processi più veloci e semplificati, dove poter monitorare l’avanzamento delle pratiche in corso o di effettuare pagamenti online . Un particolare approccio innovativo, che vede poi a livello locale un raffittimento della rete attraverso l’attivazione di cosiddette Palestre Digitali che assumono la connotazione di antenne distribuite in maniera capillare sul territorio per avvicinare ai processi di cambiamento anche la popolazione più remota. Urban Digital Center – Innovation Lab di Rovigo è infatti collegato a 11 Centri P3@-Palestre Digitali nell’ambito dell’aggregazione dei tre comuni, dei quali cinque a Rovigo, due a Villadose e quattro ad Adria.

L’iniziativa mira inoltre a rispondere ai bisogni formativi e informativi emergenti in tema di trasformazione digitale e a implementare un progetto di innovazione e sviluppo di area vasta per accelerare questa transizione in tutto il territorio coinvolto, seguendo il modello dell’ Open Innovation , ovvero l’approccio all’innovazione basato su idee, risorse e competenze, anche tecnologiche, derivanti dalla sinergica collaborazione di tutti i portatori di interesse: dalle associazioni ai liberi professionisti, dalle start-up alle università e agli enti di ricerca, fino ai cittadini.

Una chiave di lettura urbana per un progetto di innovazione digitale

Gli ambiti di azione e applicazione sono molteplici e spaziano dai servizi pubblici alla pianificazione urbanistica, dai temi ambientali fino alla qualità

conoscitivo

Urban Digital Center – Innovation Lab di Rovigo si innesta nel territorio del Comune capofila recuperando il più recente vuoto urbano, che per lungo tempo ha seguito una vocazione formativa (era sede infatti del liceo classico Celio-Roccati) riorganizzandolo al fine di aprire le sue porte alla cittadinanza per accogliere percorsi di crescita in chiave collaborativa, attivando processi di co-progettazione per favorire lo sviluppo urbano utilizzando le nuove tecnologie come fattore abilitante e non come obiettivo di apprendimento fine a se stesso.

Il risultato è un contenitore ideato dall’Amministrazione Pubblica ma reso disponibile alla PA stessa, a cittadini e imprese, pensato in una logica di circolarità e scambio, che riceve e condivide, per fare in modo che anche chi vi entra ne esca più formato e consapevole di far parte di una comunità attiva e pulsante. Un luogo interdisciplinare e di contaminazione di conoscenze, basato sui concetti di Open Data e Open Innovation , l’innovazione aperta che vede sempre di più frequenti le situazioni in cui Pubbliche Amministrazioni, imprese e cittadini collaborano con obiettivi comuni, di scambio reciproco e crescita continua, per rimanere al passo con un mondo che cambia velocemente e richiede flessibilità e adattamento. Questa concezione rivoluzionaria per l’esperienza di una Pubblica Amministrazione locale, che per la prima volta si trova davanti alla sfida di sperimentare nuovi modelli di collaborazione con le forze del territorio, ha portato a definire i temi guida delle attività che hanno poi cominciato il percorso di crescita culturale attorno alle opportunità offerte dal digitale. Il concetto si sviluppa dalla consapevolezza che siamo tutti cittadini dal momento in cui iniziamo a quando concludiamo le nostre giornate, che ci vedono coinvolti in differenti ruoli professionali o di socializzazione nell’arco temporale che ci separa dalla nostra abitazione. Inquadra il QrCode per accedere al video di progetto.

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CENTERDIGITALURBAN della vita, dal turismo alla cultura, con un solo driver trasversale e abilitante: l’innovazione digitale. Le attività sono infatti guidate dai dati e dalla possibilità per chiunque di acquisire informazioni dalle basi dati in Open Data , ovvero il patrimonio delle amministrazioni pubbliche coinvolte e reso disponibile con licenza gratuita, dando origine a un nuovo asse di sviluppo locale utile al supporto per la presa di ha dato vita a Urban Digital Center – Innovation Lab di Rovigo, un luogo pubblico di nuova concezione, dove per la prima volta i fattori che sono alla base della rigenerazione urbana tipica degli Urban Center, ovvero spazi volti a costruire politiche di sviluppo del territorio attraverso pratiche di partecipazione attiva dal basso, sono stati combinati con quelli che contraddistinguono i digital hub , dedicati all’acculturamento e specializzazione digitale. La scelta è stata concepita dando concretezza all’idea che quando un processo necessita di riorganizzare spazi, magari rifunzionalizzandoli in prospettiva di dar loro nuova vita coinvolgendo ampie fasce di utenza, si debba necessariamente adottare una chiave di lettura rigenerativa.

decisioni.Ilprogetto

Dettaglio dell’angolo palazzo sede di Urban Digital Center – mosaico di Virgilio Milani.

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Palazzo sede di Urban Digital Center in una foto del 1931 – collezione Mario Andriotto.

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Vivere ha a che fare con tutte le connessioni che relazionano con persone e spazi, dall’ambiente ai trasporti, dall’offerta scolastica e formativa al benessere della persona e degli animali, al supporto della rete di volontariato locale alla sicurezza del territorio in cui viviamo. La qualità della vita diventa così principio ispiratore del tema. Visitare fa riferimento alla conoscenza e valorizzazione delle caratteristiche culturali, turistiche e sportive che contraddistinguono il proprio territorio e il contesto in cui è inserito, sia fisico che concettuale, apre ad opportunità uniche in chiave di offerta di visita. Essere cittadino e turista allo stesso tempo: un’innovativa chiave di lettura che porta allo sviluppo dell’identità dei luoghi in cui si vive, si studia, si lavora. Il tema dell’ abitare è direttamente legato al concetto di fare parte di un sistema di relazioni con persone e cose, a partire dall’abitazione, dal luogo in cui essa è inserita e dalla rete di servizi dello status di cittadino; il tema è quindi collegato al sistema casa, all’organizzazione degli spazi della città in quartieri e frazioni e ai servizi essenziali in materia di anagrafe e stato civile, welfare e tributi che la PA offre alla propria comunità.

Questa idea è stata trainante nell’individuare in queste tematiche il filo conduttore del progetto: Innovare, Partecipare, Vivere, Visitare e Abitare.

Parole che sono diventate keywords delle aree di lavoro, dei percorsi di animazione e di tutte le attività di Urban Digital Center – Innovation Lab e delle Palestre Digitali, in cui identificarsi e riconoscersi sviluppando un approccio alla connessione e condivisione, per un’evoluzione nell’ottica della sperimentazione, partecipazione e sviluppo del territorio.

Declinate nella forma verbale all’infinito e associate ciascuna a elementi grafici, esse identificano l’intera comunicazione del progetto con le sue diverse attività e le azioni a cui è chiamato ogni cittadino nel rapporto con la Pubblica Amministrazione, per stimolare ed estendere il senso di appartenenza ad una comunità cittadina attiva e pulsante. Innovare è il driver per eccellenza della capacità per imprese, cittadini e Pubblica Amministrazione di supportare i sistemi economici, sociali ed ambientali. L’innovazione ha a che fare col cambiamento, visto come un’opportunità e non come un ostacolo: in questo senso, la transizione al digitale è lo strumento di attuazione che ne facilita i processi e che consente lo sviluppo di una comunità coesa, stretta attorno alle opportunità di crescita trasversale.

Partecipare è un concetto alla base di una comunità, fondato sul senso di appartenenza a luoghi e persone attraverso un sistema relazionale. Prendere parte ai processi di sviluppo del proprio territorio, attraverso percorsi di diffusione di conoscenza capaci di mettere in relazione il proprio mondo con quello degli altri, consente di sviluppare la capacità di comprendere gli impatti delle scelte e delle idee del singolo rispetto alla comunità di riferimento è alla base di un sistema di identità.

I temi sono stati declinati anche nel concept delle funzioni che avrebbero trovato spazio all’interno di Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo, intesi come occasioni per costruire nuove comunità attente ai processi di innovazione del territorio, capaci di collaborare in spirito di condivisione per la definizione di processi di crescita comune, attivando nuove modalità di comunicazione.

Il progetto è coordinato da un gruppo di lavoro guidato dal Comune capofila, che opera in sinergia per la costituzione, la gestione e l’animazione di spazi di innovazione, capaci di connettere e realizzare un flusso di scambio continuo tra pubblico e privato, attivando un asse di sviluppo locale attraverso i Centri P3@-Palestre Digitali. Amministratori locali e tecnici dei tre Comuni, con l’apporto del Responsabile per la Transizione al Digitale e dei Sistemi Informativi di Rovigo, guidano un team di lavoro composto da dirigenti e funzionari dei diversi settori delle amministrazioni coinvolte e professionisti esterni, esperti in innovazione e digitale, operando in maniera inclusiva sul territorio, al fine di creare una struttura coesa per rendere consapevole chi vive, lavora ed amministra il territorio stesso.

Nella logica dell’apertura che guida il progetto e in linea con gli obiettivi del bando, l’attivazione di una rete di partenariato con Urban Digital Center – Innovation Lab e i Centri P3@-Palestre Digitali contribuisce a diffondere una nuova cultura del digitale e a coinvolgere un ampio network di cittadini, associazioni, istituti scolastici, studenti universitari, nella raccolta di istanze, dati e fabbisogni con un approccio “dal basso”. Già in fase preparatoria del bando, sono state infatti attivate importanti partnership con: Università Iuav di Venezia , che fornisce supporto sui temi della partecipazione attiva, collaborazione nelle attività di raccolta e analisi dei dati, in particolare connesse ai temi della rigenerazione e dello sviluppo urbano, anche grazie al coinvolgimento degli studenti e avviando attività di ricerca applicata. Università di Ferrara , per la fornitura di supporto legale al concetto di Open Data . CSV - Centro Servizi per il Volontariato di Padova e Rovigo , in ottica di collaborazione e apertura alle comunità locali, mediante la rete delle Organizzazioni di volontariato, Associazioni di promozione sociale e altri enti del Terzo Settore. Istituti superiori del territorio, che grazie a percorsi specifici hanno consentito di aprire a una stretta collaborazione in attività che hanno visto protagonisti i cittadini adulti del futuro.

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Urban Digital Center – Innovation Lab ospita così attività di coprogettazione e co-design in collaborazione tra soggetti pubblici e privati, workshop laboratoriali ( worklab ), seminari ed eventi per informare ed accrescere la cultura digitale dei cittadini e della Pubblica Amministrazione, oltre a postazioni di co-working e aule studio e a un Makers&Media Lab dove apprendere “facendo”.

Punto di forza e garanzia di sostenibilità per un’iniziativa guidata dal pubblico sono proprio le partnership attivate

è stata rilevante, capace di cogliere le nuove sfide imposte dalla pandemia COVID-19 come un’ulteriore occasione per cavalcare il cambiamento, per generare un tessuto urbano flessibile, pulsante e capace di diffondere un nuovo senso di appartenenza al territorio.

CENTERDIGITALURBAN durante il progetto e che traguarderanno la fase finanziata. Tra queste vi sono realtà come Fondazione Mondo Digitale, che ha selezionato parte dei progetti, percorsi ed eventi legati alla cultura digitale per darne anche una sede fisica presso Urban Digital Center – Innovation Lab e Palestre Digitali, e t2i trasferimento tecnologico e innovazione, l’incubatore certificato che contribuisce con sportelli dedicati alle imprese e momenti di confronti con i più giovani per supportare nell’avvio di nuove imprese e stimolare l’approccio all’innovazione aperta a livello locale. Un ulteriore importante contributo è stato fornito in chiave di sostenibilità alimentare da un’azienda del territorio, Abafoods, che con NaturaSi, ha dato vita a un laboratorio di fabbricazione digitale per la costruzione di uno spazio attrezzato a cucina e dedicato ai momenti di pausa (spazio co-eating) da vivere con una maggiore consapevolezza rispetto ai temi della biodiversità e della lotta allo spreco alimentare. Sono questi solo alcuni degli esempi di una serie di collaborazioni a livello territoriale e nazionale che danno valore agli spazi e ai contenuti condivisi con cittadinanza, imprese ed enti locali direttamente interessati dalle L’esperienzaattività.

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Non solo Urban Digital Center, ma anche Palestre Digitali, o Media Lab, o altre

Il sistema d’identità visiva progettato per Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo riflette la volontà del luogo, uno spazio pubblico per l’innovazione, di essere contenitore di possibilità.

POTENZIALEPIENO,VUOTO, 24 Vuoto, potenzialepieno, L’identità visiva per Urban Digital Center –Innovation Lab come sistema aperto

Il sistema visuale è infatti un sistema di comunicazione “vuoto”, in cui la cornice che definisce lo spazio di progettazione rimarca l’idea di potenziale, di apertura e accoglienza, pluralità e disponibilità alla costruzione e creazione di contenuti, di “riempimenti” ogni volta nuova e diversi, espressi grazie a una ricombinazione di forme di base, significanti le anime progettuali dello spazio.

La progettazione di un sistema di identità visiva dedicato a un progetto come Urban Digital Center - Innovation Lab può rivelarsi insidiosa nella misura in cui un progetto contenitore deve contemporaneamente avere una forza identificativa propria e la flessibilità di accogliere contenuti – voci, punti di vista, contributi – diversi, variegati e polifonici. Essere contenitore, senza essereIn“vuoto”.questosistema di identità il progetto ha lavorato sulla rappresentazione della città come spazio fisico, arrivando alla sintesi di scegliere uno spazio quadrato, intorno al quale disegnare un perimetro da marcare con il nome del progetto. Un perimetro variabile, un confine mobile, in traslazione e spostamento, in grado di delimitare il contenitore senza ingabbiare il contenuto. Le parole “Urban Digital Center - Innovation Lab Rovigo” corrono lungo i lati della forma geometrica, cambiando posizione, disegnando uno spazio che si percepisce solo attraverso il movimento e lo spostamento continui della linea di contorno.

Laura Bortoloni Design director di Ida Studio, www.idastudio.it

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Il progetto del sistema di identità visiva va certamente contestualizzato nella pratica di creare sistemi di identità come piattaforme di co-creazione, di partecipazione, di apertura. Sistemi nei quali da tempo il logo ha dismesso il ruolo di elemento centrale, monolitico e invariabile, per vestire i panni di uno tra i molteplici linguaggi, non solo visivi, che concorrono a creare sistemi duttili, trasformabili, flessibili. Sistemi in cui l’utente è chiamato in causa come co-attore, in cui il processo di costruzione delle immagini è rilevante tanto quanto il risultato. In cui è la variabilità l’elemento che diventa identitario, in cui, citando Giovanni Anceschi, il ruolo del designer ha smesso di essere di progettazione per diventare quello della regia (Chiappini, 2006). Come prima implementazione, si è scelto di dotare il sistema di un kit base di forme votato a interpretare le cinque principali aree di interesse di Urban Digital Center - Innovation Lab: innovare, partecipare, vivere, visitare, abitare. A ogni ambito sono stati abbinati una forma basica e un colore, e la possibilità di rendere più o meno denso il riempimento replicando le forme con la creazione di pattern.

Per “innovare”, cioè tutto quanto rimanda a processi di innovazione aperta, transizione digitale, industria 4.0, interpretazione di Open Data, nuove pratiche e tecnologie, un pattern di rettangoli verde; per “partecipare”, e quindi per tutti i processi di Open Government, di co-progettazione e co-design di prodotti e servizi pubblici e privati, un cerchio giallo; per “vivere”, con un richiamo alla città e alla qualità della vità in un contesto urbano, una partizione in triangoli azzurri, per “visitare”, quindi per le tematiche turistiche, culturali e di visitazione, frecce rosse; infine per “abitare”, includendo le pratiche di rigenerazione urbana e il sistema di relazioni e servizi al cittadino, una texture di exagoni di colore viola. Non è tanto la valenza simbolica dei singoli elementi grafici a essere significante, quanto la possibilità di usarli in modo variabile per comporre varianti e versioni di volta in volta differenti. Gli elementi grafici possono essere liberamente assemblati per la creazione di background più complessi utilizzabili sia come campiture su fondi monocromatici che su immagini fotografiche. Dei sei codici identificati da Irene Van Nes (2012) come i minimi necessari per la costruzione di sistemi di identità flessibili, cioè typography , colour , logo , language , imagery e graphic elements , è in questo caso probabilmente la combinazione d’utilizzo di queste forme basiche contenute in una cornice tipografica a creare un impianto grafico identitario e riconoscibile, nel costruire quello che per la stessa autrice è un sistema dinamico container. Il logo di Urban Digital Center - Innovation Lab Rovigo.

Potremmo dire, in un certo senso, che il logo di Urban Digital Center –Innovation Lab Rovigo è vuoto. Meglio: è uno spazio aperto, pronto ad accogliere tutti i potenziali modi con cui un quadrato può essere disegnato. Quali possono essere i “riempimenti”, gli interni di questo contenitore?

declinazioni a venire. La flessibilità del sistema rende il logotipo rapidamente adattabile e declinabile nei vari spazi e sottoprogetti.

Risposta facile: qualsiasi cosa. Una parola, una fotografia, un simbolo, un frammento, una pennellata, una lettera, una cifra.

POTENZIALEPIENO,VUOTO, 26 Identità grafica di progetto. Spazio Agorà di Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo.

La scelta tipografica ha individuato in una Google Font la direzione di massima apertura verso un uso open della tipografia. A IBM Sans e IBM Mono si è deciso di affiancare il design di una variante custom stencil dell’IBM Plex Mono Bold, utile per scopi allestitivi, e ulteriormente esplicativa rispetto al concetto di apertura e permeabilità del sistema. Il concept del sistema è declinato quindi sia nelle applicazioni identitarie, di comunicazione e promozione, negli apparati di Information Design volti a restituire alla cittadinanza il valore degli Open Data espressi dal territorio. Soprattutto, trova espressione anche nelle applicazioni archigrafiche all’interno dell’edificio – il vecchio liceo classico cittadino – totalmente ristrutturato e ripensato nelle funzioni, con un lettering “passante” del logotipo, cornice e indicatore del sistema di wayfinding Urban Digital Center – Innovation Lab è un progetto in cui il sistema di identità si lega a doppio filo agli spazi in cui il progetto nasce. al modello di Carmi e Ubertis lo space design (Carmi, 2017) è a tutti gli effetti uno dei linguaggi con cui si declina la brand strategy, in un costante e continuo dialogo tra le varie componenti del sistema. Tutti gli elementi che per loro definizione sono simbolicamente narratori di questo spunto, e quindi tutti i varchi e gli ingressi, sono stati interpretati distribuendo una segnaletica passante, che segna perimetro e angoli dei vari punti di apertura. Al posto di un sistema più codificato, fatto di targhe e pannelli, sono le porte stesse, i passaggi, a diventare parlanti ed esplicare la funzione dello Trattamentospazio.analogo

Carmi, E. (2017). Branding D. O. Progettare la marca. Una visione design oriented. Milano: Fausto Lupetti Editore. Chiappini, C. (2006). Intervista Giovanni Ancheschi, Hard, soft, smart: gli stili registici dell’identity design. Progetto grafico, 9, pp. 106-109. Van Nes, I. (2012). Flexible Identities. Amsterdam: BIS Publishers. Archigrafie Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo.

per l’insegna, che inquadra il varco di ingresso riportando su uno degli angoli la versione primaria del logotipo. Nell’agorà e nel corridoio di ingresso vengono dichiarati nuovamente i cinque ambiti di azione. Il sistema di identità visiva per Urban Digital Center è stato progettato da Ida Studio (Art direction: Laura Bortoloni. Progettazione grafica: Daniele De Rosa. Impaginazione applicazioni: Silvia Compagnino). Il progetto di interior design è realizzato da Poplab. Realizzazione allestimento: Sartori Group. Fotografie: Andrea Verzola.

Riferimenti bibliografici

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Rifacendosi

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È iniziata quindi la ricerca di un elemento connettore che potesse svolgere questa funzione e la scelta è ricaduta sull’ingresso principale che aveva comunque

Il primo sopralluogo fatto all’ex liceo Celio Roccati ci ha dato modo di verificare le condizioni dell’edificio, rimasto intatto dopo la chiusura della sede scolastica, e ci ha subito stimolato a immaginare un’apertura verso la città dal momento che le sue porte sono pienamente rivolte al centro storico di Rovigo. In effetti questo edificio d’angolo ha di certo un ruolo importante nell’immaginario cittadino anche se da tempo non più percepito come spazio pubblico, determinando una cesura tra gli ambienti interni e il contesto. Dal momento che la nascita di Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo si è dimostrata importante occasione per la riattivazione di tale luogo quello che si è immaginato fin dall’inizio è stato creare un ponte tra l’interno e l’esterno cercando di far capire già dall’osservatore che casualmente si fosse trovato a passare per quella strada che qualche cosa di nuovo stava accadendo: l’idea era di stimolare i cittadini nel vedere in questo edificio un contenitore di nuove opportunità.

L’immobile è stato utilizzato per molti decenni come sede del liceo classico Celio-Roccati, che per motivi logistici ha poi dovuto cambiare sede nel 2018 riallocandosi presso il polo scolastico cittadino, fuori dal centro urbano: questo trasferimento ha generato il più recente vuoto urbano cittadino.

Valentina Temporin Architetta, designer di allestimenti per lo spazio fisico e virtuale, responsabile e project manager per Poplab, www.poplab.cc La sede di Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo trova spazio in un edificio storico nel centro della città di Rovigo, contraddistinto da una facciata di rilievo progettata da un importante artista locale, Virgilio Milani, che ha qui realizzato un mosaico lapideo che rappresenta temi storico-mitologici classici legati alla originaria funzione dell’edificio incorniciato da un rivestimento in trachite.

Un contenitore di comunità Riqualificare un vuoto urbano per dare spazio a processi di collaborativainnovazione

necessità di essere completamente rimesso a nuovo, portandosi dietro peraltro un problema di accessibilità, trovandosi ad una quota superiore rispetto alla superficie del pavimento del porticato e non avendo rampe per la connessione delle due differenti altezze.

L’elemento d’ingresso è diventato così una nuova opportunità di sperimentare nuovi approcci accessibili e inclusivi come nodo di interscambio alla base di una nuova identità del luogo. Per dare forma all’idea che stava maturando ci siamo confrontati anche con il sistema di identità grafica di progetto che era in fase di sviluppo: la cornice testuale presente nel logo, contrapposta ad un vuoto centrale pronto ad ospitare e accogliere i molteplici contenuti e le varie anime del progetto, è stato di stimolo per immaginare una cornice, questa volta in chiave tridimensionale, pronto ad accogliere tutte le persone che si sarebbero affacciate all’Urban Digital Center – Innovation Lab e ideale per rappresentare il portale di accesso all’innovazione e alla partecipazione. L’ingresso emerge quindi come un sistema aperto, attivatore di un passaggio fluido di idee, persone, energia. Per quanto riguarda la realizzazione si è immaginato di utilizzare materiali resistenti ma con un preciso significato: da un lato un rivestimento continuo in doghe di legno tecnico per connettere il portale ai materiali più classici della facciata senza contrapposizioni evidenti, dall’altro verso l’interno una fascia vetrata come elemento “parlante” per raccontare in modo dinamico la programmazione delle varie attività presenti all’interno dei nuovi spazi di comunità e capaci di attivare nuove relazioni (Fig. 2). Fig. 2 Dettaglio illuminazione.

Fig. 1 Accesso a Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo.

Pur avendo quindi l’obiettivo di riqualificare l’interno dell’edificio in cui concentrare le attività di animazione del progetto, si è immaginato di realizzare un intervento specifico dell’accesso principale, volto a svolgere uno sfidante ruolo in un’ottica di landmark , ovvero di segno urbano come preludio alla trasformazione della funzione precedentemente ospitata ed entrata radicalmente nell’immaginario collettivo come sede del liceo classico. La proposta si è concentrata sull’idea di realizzare una sorta di elemento attrattore che accompagnasse il visitatore all’interno della nuova realtà facendone percepire il cambiamento: una porta verso il futuro e le nuove possibilità offerte alla città da Urban Digital Center – Innovation Lab (Fig. 1).

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Intercapedine in rete metallica, che scorre dall'alto al basso per chiudere l'accesso nelle ore notturne

Schema e concept di progetto per il portale di accesso a Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo.

Intercapedine spazio sovrastante che serve per caviilluminazione,integrareserranda,elettrici…

Rivestimento in doghe di legno tecnico per resistere agli urti, per durare ed facilmenteesserepulibile Insegna con LED, appesa alla struttura con agganci metallici Schermo integrato nel rivestimento e posto in verticale con indicazione di tutte le attività che si svolgono all'interno dell'Urban Digital Center Rampa per tutta la faredell'ingresso,lunghezzacosìdanondistinzionediutenti Struttura realizzata con elementi metallici a secco e reversibibilecompletamente

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Questo progetto è stato nuovamente l’occasione, anche con un piccolo intervento, di poter connettere spazi e persone dando un nuovo significato ad un ingresso, concependo esso stesso come un nuovo spazio, estensione dell’interno dell’edificio, motivo di attrazione anche per i cittadini e i visitatori. Dal nuovo ingresso così valorizzato si scorge già, nella completa trasparenza dell’apertura, lo spazio interno con la sua nuova veste. Qui l’ipotesi di rinnovo di Urban Digital Center – Innovation Lab è stata guidata da un principio oggetto di concertazione col gruppo di lavoro: immaginare spazi “circolari”, ambienti di lavoro e di studio che non avessero una cattedra per l’oratore e banchi per gli ascoltatori, ma che idealmente diventassero motore di scambio e di dinamica del sapere e della conoscenza. Apparve così necessario realizzare luoghi dove potersi incontrare, apprendere ma soprattutto condividere le esperienze creando rete tra gli attori in gioco, innescando processi di innovazione collaborativa. È nata così l’idea di realizzare non semplici aule ma spazi adatti ad accogliere voci, attività, attrezzi, idee, e abbastanza neutri per non interferire con i progetti futuri ma con un proprio carattere già definito per poter attivare processi sinergici. Già il nome di ogni spazio ne identifica la volontà di connettere le persone coinvolte: tra gli altri co-working, co-learning, co-design e poi l’Agorà, un punto di incontro per le più diverse attività che, posta al piano terra, accoglie i visitatori insieme al Temporary Lab e al City Lab. Il sistema di design degli interni immaginato con il supporto del FabLab di Rovigo1, partner del progetto è quindi orientato a esprimere i seguenti concetti: 1 Poplab è il nome del FabLab di Rovigo, https://www.poplab.cc.

ascoltare: con spazi per lezioni, incontri informali, riunioni, assemblee pubbliche; imparare: per trasferire contenuti anche attraverso esposizioni, infografiche, installazioni temporanee e modalità innovative di interazione; ideare: in ambienti che diventano anche spazi operativi di progetto, ideazione e auto-costruzione; progettare: in particolare riferendosi alla città e alle sue evoluzioni; trasformare e trasformarsi: lasciando flessibilità agli spazi per adattarsi nel tempo a diversi usi, anche grazie ad arredi riconfigurabili.

Ovviamente i parametri di cui si è tenuto conto non sono stati solo funzionali ma anche costruttivi e normativi. L’annullamento delle barriere architettoniche, ad esempio, è stato uno degli obiettivi fin dal progetto del portale di ingresso, ma anche la scelta di arredi sicuri e facili da spostare per dare modo agli ambienti di modificare il proprio assetto in funzione delle esigenze. E inoltre un sistema di luci, che, pur con i vincoli dati, potesse contribuire a rendere gli ambienti accoglienti.Quello che si è cercato di fare è stato quindi lasciare un panorama spaziale sufficientemente libero perché possa contenere i paesaggi di tutti i fruitori di Urban Digital Center – Innovation Lab. Esempio concreto ne è la grande parete magnetica del Temporary Lab (Fig. 3) che con le sue calamite colorate può diventare supporto per brainstorming , gioco per i più piccoli o elemento espositivo. Sempre nello stesso ambiente i pannelli lignei sono in grado di dividere, nascondere, disvelare a seconda di ciò che si vuole comunicare. E ancora l’Agorà con i suoi gradoni dove fare un convegno ma anche appoggiarsi per i laboratori con i più piccoli. E infine gli spazi del piano superiore che pur essendo più canonici mantengono un aspetto di flessibilità tale da potersi trasformare in funzione dell’uso, sfruttando magari la grande parete lavagna del co-design per tracciare e fissare idee e nuovi progetti.

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Fig. 3 Parete magnetica nel Temporary Lab di Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo.

La proposta di offrire alla comunità uno spazio destinato alla fabbricazione digitale e alla creatività multimediale aveva la necessità di convogliare in una sorta di “atto istitutivo”, di qui l’idea di realizzarne gli allestimenti attraverso una prima esperienza di workshop laboratoriale (worklab) di progettazione e autoproduzione degli arredi che hanno cominciato a riempire gli spazi in attesa della fornitura dei macchinari. Le sale sono state così misurate e abitate nella modalità provvisoria tipica dei cantieri per valutarne le potenzialità, arrivando a disegnare un allestimento modulare. Il bancone da lavoro in legno d’abete nasconde tre cubi che una volta estratti possono offrire più postazioni di lavoro contemporanee, senza impegnare in modo permanente l’area centrale del Makers Lab. Le attrezzature per la fabbricazione digitale sono al tempo stesso dotazione e suggestione, dichiarando immediatamente una vocazione a fare, sperimentare e apprendere

Makers&Media Lab Entrare in relazione tra fabbricazione digitale e nuove tecnologie

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Lo spazio ricopre un ruolo non solo rilevante, bensì fondante, negli apprendimenti, poiché implicato nelle rappresentazioni che sostengono l’elaborazione della conoscenza. Perkins (1993), nella sua definizione di “person-plus” attribuisce all’esperienza un significato specifico perché collocata in un ecosistema che la produce e la sostiene (Bonaiuti, 2013). L’identità dello spazio si radica nelle esperienze che vi producono i suoi abitanti che, al tempo stesso, non possono prescindere da esso, in una relazione di reciproco arricchimento.

Stefano de Stefani Presidente e responsabile ricerca e sviluppo di cooperativa sociale Il Raggio Verde e supervisore dell’équipe Makers&Media Lab, www.coopilraggioverde.it

Tra i principi ispiratori di Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo vi è l’idea che lo spazio non sia semplicemente utilizzato, bensì vissuto, consentendo ai diversi soggetti di entrarvi in relazione attraverso esperienze significative. In tal senso gli ambienti del Makers&Media Lab sono stati progettati per accogliere attività di produzione digitale in un contesto attivante a partire dalle sollecitazioni di una community di makers coinvolta nell’analisi dei bisogni e nell’individuazione di dotazioni e soluzioni organizzative. A partire dai sopralluoghi nel cantiere, agli incontri di studio delle possibili iniziative che avrebbe potuto ospitare, il gruppo di lavoro ha preso confidenza con lo spazio vuoto, in divenire, prima fantasticandovi, poi dando forma alle idee nelle bozze proposte al Comune di Rovigo.

LABMAKERS&MEDIA 33 Fig. 1 L’evoluzione dello Spazio Makers Lab.

Il Makers&Media Lab, dunque, non è “altro” e “confinato”, bensì laboratorio di produzione di significati nell’ambito di una vicenda collettiva in cui diversi profili identitari trovano collocazione (Pollo, 2004). Spazi e dotazioni possono essere strumento di aggregazione in chiave digitale, avvicinamento ad una tecnologia, sperimentazione di un’idea innovativa, sviluppo di un prototipo o progettazione di un percorso creativo perché evocativi e capaci di innescare una curiosità e competenza latente che, qui, ha l’opportunità di crescere e misurarsi con il fare, in relazione.

I laboratori prendono vita e le attrezzature diventano il centro di un interesse rivolto all’imparare facendo, allo sperimentare che consente alle persone di acquisire e condividere competenze. Stampante 3D, laser cutter , vinyl cutter, tavoletta grafica, kit arduino, fotocamere, microfoni, postazione di montaggio, set luci, fotocamere e le altre dotazioni diventano mediatori di una curiosità e apertura al mondo che si traduce in conoscenza e relazioni. I laboratori occupano spazi dentro Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo ma entrano in dialogo con l’esterno, con la destinazione dei diversi apprendimenti acquisiti, delle esperienze che trasformano il segno, la materia e i futuri possibili.

Le intenzioni, i percorsi e le storie si fondono in un racconto capace di assegnare loro una rilevanza riconoscibile nel prodotto, nell’oggetto trasformato. Le esperienze, per definizione, sono narrazioni che correlano aspettative e avvenimenti in una significazione emotiva oltre che cognitiva, centrali nell’attivazione di proposte educative, animative, formative e creative. Lo spazio e le attrezzature costituiscono i primi tasselli delle possibili storie che vi si potranno narrarvi, in modo da incardinarle in una cornice di senso (Bruner, 1992).

L’idea ha trovato così concretezza in un processo partecipato che ha gettato le basi per le attività di quello che nel tempo ha cominciato a essere un luogo di crescita per nuove comunità urbane.

LABMAKERS&MEDIA 34 nell’esperienza. Per il Media Lab la linea di arredi in legno naturale è in continuità con il laboratorio confinante, con un’area riservata a studio di posa in cui spiccano le luci e le postazioni per la grafica e il montaggio.

Nelle immagini (Fig. 1 e 2) risulta pertanto evidente come lo spazio si animi progressivamente acquisendo un’identità sempre più definita, frutto della molteplicità di contributi apportati dai diversi soggetti che via via li abitano. Ciò che avviene e si manifesta è espressione di sé, della capacità prodotta dagli apprendimenti e dalla condivisione di competenze del gruppo, del potenziale, che si traduce in possibile, del desiderio che diventa produzione tangibile e significato rivelato. Per sé, per il gruppo, per lo spazio, per la comunità.

Se lo spazio sostiene l’azione, perché percepito quale supporto concreto alla realizzazione dell’intenzione, esso assume una funzione attiva nel progetto di sviluppo, in cui pensiero e azione hanno luogo, appunto, nello spazio.

I laboratori di Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo, a loro volta, entrano in un circuito allargato, di ambito nazionale, confrontandosi in una comunità di pratiche in continua ricerca, capace di individuare orizzonti di innovazione comune con le community che li abitano. La prospettiva generativa, orientata al fare e alla sperimentazione di idee, investe gli spazi stessi, alimentandosi reciprocamente in una tensione trasformativa.

Dalla produzione del rendering, lo spazio virtuale diventa reale con assi e tavole di legno da tagliare, piallare, montare e verniciare, il silenzio diventa rumore di trapano, odore di vernice, calli nelle mani, in un atto cosmogonico che ridefinisce i volumi in uno spazio incarnato nelle esperienze di chi l’ha prodotto.

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L’evoluzione dello Spazio Media Lab.

Riferimenti bibliografici Bonaiuti, G. (2013). Cognizione distribuita in Ambienti di apprendimento per la formazione continua. Bologna: Bruner,Guaraldi.J.(1992).

La ricerca del Significato. Per una psicologia culturale. Torino: Bollati Boringhieri. Perkins, D. N. (1993). Person-plus: A distributed view of thinking and learning. Distributed cognitions: Psychological and educational considerations , pp. 88-110. Pollo, M. (2004). Il Gruppo come luogo di cambiamento della cultura. Animazione Sociale, 1, Gruppo Abele.

Fig. 2

LuisaterritorioCattozzo

Le Palestre Digitali rispondono all’obiettivo di sviluppare un nuovo patrimonio conoscitivo a supporto della presa di decisioni, attivando un asse di sviluppo locale attraverso la riattivazione dei già presenti Centri P3@ regionali (1 a Villadose e 2 ad Adria) e l’apertura di 8 nuove sedi collocate nelle frazioni del Comune di Rovigo e nei Comuni di Adria e Villadose. Ogni Palestra Digitale è allestita con uno spazio di co-working, con quattro postazioni di lavoro, per lo svolgimento congiunto di attività professionali e laboratoriali in una logica di co-design e co-progettazione in rete e sinergia con le attività previste in Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo. Gli spazi sono dotati di collegamenti a banda veloce, per favorire un punto di accesso ai servizi digitali della Pubblica Amministrazione, che qui potrà sviluppare un servizio di affiancamento alla propria cittadinanza, anche attraverso l’attivazione di sportelli decentrati.

Le Palestre Digitali sono spazi che – collegati in rete con Urban Digital Center –Innovation Lab Rovigo – penetrano nel territorio dell’aggregazione assistenza e supporto ai cittadini nel processo di acculturamento digitale, in affiancamento alla transizione digitale dei servizi erogati dalla Pubblica Amministrazione.

La capillare diffusione, fa di loro una sorta di “antenne” capaci di captare bisogni e di essere allo stesso tempo punto di contatto con la cittadinanza.

Le Palestre Digitali come antenne sul

Ma le Palestre Digitali ospitano anche occasioni di confronto in loco, diventando così piccoli hub delocalizzati capaci di farsi portavoce delle esigenze rilevate e promotori di nuove iniziative da attivare col supporto comunicativo del progetto.

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Nei tre Comuni di Rovigo, Adria e Villadose sono state attivate 11 Palestre Digitali che hanno proprio il compito di svolgere un ruolo attivo nella condivisione delle occasioni di divulgazione informativa e comunicativa, sia in presenza che a distanza (Fig. 1). Infatti, la connessione anche infrastrutturale che garantisce il continuo collegamento con l’Innovation Lab, garantisce ai cittadini distribuiti anche in porzioni del territorio più remote di seguire le iniziative che trovano spazio a Urban Digital Center, tramite l’utilizzo di sistemi di videoconferenza in streaming.

Assessore all’Innovazione del Comune di Rovigo Andrea Micheletti Assessore alla Comunicazione del Comune di Adria Chiara Rosso Assessore alle Politiche Giovanili del Comune di Villadose

TERRITORIOSULANTENNECOMEDIGITALIPALESTRELE 37 Fig. 1 Infografica: popolazione coinvolta nel progetto Urban Digital Center – Innovation Lab con le 11 Palestre Digitali di Rovigo, Adria e Villadose.

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Le Palestre Digitali, grazie alla partnership istituzionale a supporto del progetto con l’Università Iuav di Venezia, sono state protagoniste di un percorso di attività di animazione e accompagnamento sui temi della sostenibilità ambientale identificati nei 17 obiettivi ONU dell’Agenda 2030, che hanno visto il coinvolgimento attivo della cittadinanza nel dare il proprio contributo in termini di percezione del cambiamento in atto. In particolare, il percorso di animazione territoriale è tradotto in: percorsi informativi e assistenza periodica alla cittadinanza per l’accesso ai servizi pubblici digitali (es SPID, AppIO, domande a servizi online, ecc.), al fine di garantire un supporto costante e un aggiornamento continuo; attività di supporto della rilevazione dei fabbisogni dei cittadini di frazioni e Comuni coinvolti, anche mediante la raccolta e il conferimento dei dati in formato OpenData al fine di indirizzare le scelte di policy delle amministrazioni; diffusione della cultura del dato alla base del successivo sviluppo di Web App, applicazioni accessibili e fruibili via web e disponibili alla cittadinanza dal sito di Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo per avere maggiore contezza delle attività in corso in merito ad aspetti territoriali, di decoro urbano, a parametri ambientali e molto altro. Ai fini della scelta della loro localizzazione, i tre Comuni dell’aggregazione hanno operato scelte considerando fattori di inclusione sociale legati alle specificità del proprio assetto urbano. Rovigo, che ospita nel suo centro storico la sede dell’Innovation Lab, ha preferito aprire cinque Palestre Digitali nei territori della frazioni, talvolta in forma aggregata anche allo scopo di superare il tipico fenomeno cosiddetto da “campanilismo” che spesso ostacola processi di inclusione sociale, favorendo al contrario la dispersione delle azioni amministrative. Il proposito dell’Amministrazione, infatti, è stata di cogliere l’opportunità offerta dal progetto per costruire percorsi di cittadinanza attiva dal basso, da attivare anche in occasione di processi di sviluppo urbanistico del territorio, che per la prima volta dopo anni di inerzia si è trovato ad affrontare una svolta sotto il profilo pianificatorio. Si è deciso così di sfruttare le Palestre Digitali come hub di ascolto e raccolta di istanze, con l’ausilio delle nuove tecnologie, quali

Con un’apertura di almeno 15 ore a settimana, anche grazie alla collaborazione con le associazioni locali, tale presenza sul territorio dei tre Comuni fornirà supporto per la realizzazione delle attività che prevedono un coinvolgimento attivo della cittadinanza nella raccolta di istanze, dati e informazioni utili alla costruzione di dataset che contribuiranno ad arricchire la disponibilità di Open Data sul portale regionale. Il mondo delle associazioni funge quindi da ausilio all’apertura in ampie fasce orarie, fornendo il supporto ricettivo all’utenza a garanzia anche del presidio degli spazi.

Assegnando loro un ruolo di “antenna”, le Palestre Digitali consentono di essere punti privilegiati nel territorio di ascolto e di contribuire così, attraverso processi di indagine e raccolta dati, a migliorare la conoscenza di fenomeni territoriali sociali e ambientali, quali elementi di riferimento più discretizzati per la definizione di policy locali. Il progetto si caratterizza in un modello di rete delle Palestre Digitali collegate a Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo allo scopo di far maturare un nuovo senso di appartenenza a una comunità urbana e mira al potenziamento del coinvolgimento della popolazione delle frazioni in forma aggregata, col contributo collaborativo della partnership attivata.

39 Incontri di animazione territoriale presso le Palestre Digitali.

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Purtroppo la pandemia COVID-19 non ha agevolato le attività in presenza nelle Palestre Digitali, soprattutto in quelle sedi dove la convivenza con l’attività scolastica ha costretto a limitare ancora più fortemente un vero e proprio presidio, che si è dovuto riorganizzare con attività erogate online o su prenotazione in precisi giorni e fasce orarie. L’auspicio di ripartire in una nuova normalità, metterà il Comune di Rovigo nelle condizioni favorevoli di riorganizzare tali centri e avviare nuovi percorsi di affiancamento e di coinvolgimento della propria cittadinanza all’offerta di servizi.

Il Comune di Villadose ha deciso, diversamente, di aprire le proprie Palestre Digitali in due punti centrali del proprio territorio: il Municipio, palazzo seicentesco Cà Patella, già inserito tra le Ville Venete, e la biblioteca Comunale Guerrino Rizzo, edificio moderno, oggetto di ristrutturazione negli anni precedenti e sede culturale del paese. La scelta di implementare le Palestre Digitali in questi luoghi è decisamente finalizzata a sviluppare la cultura in maniera complessiva facendo coesistere stimoli e opportunità provenienti da diverse aree del sapere. Questi luoghi diventano sia occasioni di conoscenza che erogazione di servizi nell’ottica in cui il cittadino non si senta mai abbandonato, bensì possa riconoscervi centri di ascolto, accoglienza e supporto, anche digitale. La scelta è anche orientata a dimostrare che non ci si reca in municipio solo per annose pratiche burocratiche, ma anche per ammirare la storia seicentesca del palazzo e del territorio che rappresenta quale luogo dedicato all’abilitazione a nuove competenze digitali, senza diventare alieni della realtà che la modernità reclama. Così, come, non ci si reca in biblioteca solo per consultare un libro, ma anche per godere di stimoli e opportunità e godere di rapporti interpersonali reali e virtuali.

Le frazioni del capoluogo coinvolte sono quelle di Boara Polesine (in forma aggregata con Mardimago e Sarzano), Granzette (in forma aggregata con Concadirame), Grignano Polesine (in forma aggregata con Roverdicré), Borsea e Sant’Apollinare (in aggregazione con Buso e Fenil del Turco). La scelta è stata dettata principalmente dalla presenza di scuole primarie, dove attive, quale luogo privilegiato per accogliere un’ampia fascia di popolazione che vi si reca per motivi educativi o, in assenza, presso centri facenti parte del patrimonio comunale che, una volta dismesse le proprie originarie funzioni, sono diventate nel tempo sedi di associazioni di volontariato.

Le associazioni di volontariato sono state il primo cluster di interazione del territorio per comprendere, sperimentare e poi divulgare l’opportunità messa a disposizione dal progetto. Le associazioni composte da membri più giovani sono state più rapide a lasciarsi coinvolgere mentre quelle composte da persone più adulte hanno guardato inizialmente con un po’ di diffidenza al progetto, intimorite dall’essere chiamate a qualcosa per loro classificato come difficile e troppo nuovo. Con il tempo si è però notato quanto i reali benefici di una nuova abilitazione tecnologica abbiano toccato proprio le associazioni stesse frequentate principalmente da persone adulte che, piacevolmente stupite dalle opportunità fornite, hanno spontaneamente veicolato il progetto in maniera più pragmatica al resto della cittadinanza. Se i giovani hanno guardato alle Palestre Digitali come a spazi di interazione, innovazione e sviluppo con un approccio molto smart , gli adulti hanno guardato al progetto nell’ottica pratica di servizio e opportunità di superare inevitabili fastidi generati dal disagio con le nuove procedure digitali.

40 fattori abilitanti per la costruzione di processi digitali alla base dello scambio tra Pubblica Amministrazione e cittadini.

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informazioni

Attraverso le Palestre Digitali è stata avviata una campagna di sensibilizzazione rispetto alle scelte operate dall’Amministrazione nel campo della digitalizzazione: dall’uso di applicazioni già in dotazione all’ente, ad esempio per l’invio di segnalazioni e suggerimenti da parte della cittadinanza all’accesso ai propri servizi digitali attraverso lo sportello telematico polifunzionale.

Le associazioni hanno fatto quindi da volano ai cittadini che hanno risposto all’incirca con le stesse dinamiche delle associazioni stesse, differenziandosi soprattutto per fasce di età. Lo sviluppo di una coscienza e di una capacità digitale, non senza qualche resistenza che comunque persiste, si è avuto su più livelli: sia da parte delle associazioni, sia da parte dei cittadini e sia da parte dei dipendenti comunali chiamati in prima linea a un rinnovamento delle loro competenze e delle loro capacità anche comunicative dovendo fornire spesso, in prima linea, supporto e assistenza ai cittadini nella pratiche digitali.

In questo contesto, il progetto si è inserito attraverso il percorso di animazione territoriale in collaborazione con l’Università Iuav di Venezia, che ha visto proprio nelle Palestre Digitali la realizzazione di numerosi incontri con la cittadinanza sul tema della sostenibilità ambientale nel Comune di Adria, che hanno permesso di stimolare un’analisi della percezione della cittadinanza su questa importante tematica e su quali siano le aree del nostro territorio comunale percepite come più fragili e bisognose di attenzioni sul versante ambientale. Anche grazie alla sollecitazioni provenienti da questi incontri, l’Amministrazione ha avviato i lavori che porteranno alla riqualificazione di una zona abbandonata da tempo, per predisporre il terreno alla realizzazione di un bosco urbano. A dimostrazione del fatto che la raccolta dati basata sull’accoglimento di istanze dal basso apre a prospettive di crescita della comunità locale, che sarà così parte attiva nei processi di cambiamento del proprio territorio in un’ottica migliorativa, basata sul continuo confronto, capace di sfruttare anche le tecnologie per la costruzione di nuove modalità di dialogo tra la Pubblica Amministrazione e i cittadini e portatori di interesse.

L’evoluzione digitale ha permesso anche all’Amministrazione una maggiore facilità di comunicazione e condivisione di contenuti con il territorio, dalla semplici a pratiche più formali (richiesta documentazioni per fini burocratiche), trovando una risposta più celere e smart, a dimostrazione del percorso digitale intrapreso che vede oggi i cittadini sempre più avvezzi alle pratiche informatiche. Le Palestre Digitali del Comune di Adria sono ubicate nel centro storico e nelle frazioni di Bottrighe e Baricetta. La genesi delle Palestre è legata a filo doppio con l’esigenza da parte dell’Amministrazione comunale di individuare degli hub sul territorio capaci sia di intercettare i bisogni della cittadinanza rispetto le tematiche della transizione al digitale sia di sensibilizzare la popolazione rispetto ad alcune scelte compiute sul versante della digitalizzazione della macchina amministrativa.

Si nota che a Villadose, per numeri territoriali bassi come nella maggior parte dei Comuni italiani, non ci sono figure professionali dedite a questo scopo ma tutti i settori sono stati chiamati a questa grande sfida. Nello stesso modo, le associazioni che hanno accolto con partecipazione il progetto, sono le più disparate e spesso dedite in settori diversi da quello digitale e proprio per questo, nonostante iniziali e ovvie difficoltà, hanno agito da volano a 360° portando flessibilità e dimestichezza digitale anche in contesti inusuali.

A questo proposito preziosa è stata la sinergia con le associazioni del territorio coinvolte sin dalla genesi del progetto, che sono risultate decisive per la buona riuscita del progetto e la sua attuazione.

PARTE SECONDA

Animazione territoriale le azioni rivolte alla costruzione di nuove community

Ruolo rilevante in tale contesto è giocato anche dalla strategia di specializzazione intelligente (Research and Innovation Strategies for Smart Specialisation - RIS3) come strumento e condizione abilitante per l’individuazione e attuazione di obiettivi, priorità ed azioni in grado di massimizzare gli effetti della ricerca e dell’innovazione sul territorio, concentrando le risorse su specifici ambiti di specializzazione, fino al più recente Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ovvero il piano per ripartire dal punto di vista economico e sociale dopo il periodo pandemico. In questa direzione orientata al cambiamento si pongono gli indirizzi della Commissione europea che ha presentato il 9 marzo 2021 la sua visione e le prospettive per la digital transformation dell’Europa entro il 2030. La Commissione propone una bussola digitale (COM, 2021) per il prossimo decennio dell’UE che si sviluppa intorno a quattro punti cardinali: le competenze, le infrastrutture digitali sicure e sostenibili, la trasformazione digitale delle imprese e la digitalizzazione dei servizi pubblici.

Laura Aglio Urban Digital Manager del progetto Urban Digital Center - Innovation Lab Rovigo, innovation manager per progetti di trasformazione digitale di imprese e Pubbliche Amministrazioni Innovazione, digital transformation e transizione ecologica sono le parole chiave ma anche le principali sfide poste alle imprese, alla Pubblica Amministrazione (PA) e a tutti i cittadini dai piani e programmi europei e nazionali per traguardare gli obiettivi di sviluppo nel decennio 2020-2030.

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Il riferimento è in particolare all’Agenda ONU 2030, con i 17 obiettivi di sostenibilità (SDGs - Sustainable Development Goals) da conseguire come obiettivo ambizioso a livello globale, ma anche all’Agenda Digitale europea e ai numerosi documenti di indirizzo per la digitalizzazione e il rafforzamento delle competenze.

Open Innovation e Open Data

1 Il riferimento è al concetto di user centered design come approccio alla progettazione partecipata di prodotti e servizi in chiave di usabilità e accessibilità.

Ciascuno di questi aspetti è strettamente collegato agli altri e parte di un ingranaggio in cui al centro di tutto si pone il cittadino, che riveste i diversi ruoli della sua quotidianità: dall’essere utente di un servizio pubblico a imprenditore o dipendente di un’azienda o di una Pubblica Amministrazione. Attorno al concetto di user centered1 o utente al centro, inteso come filosofia di progettazione e approccio iterativo allo sviluppo, si sono costruiti molti dei processi che viviamo quotidianamente e che intendono rispondere ad un’esigenza di cambiamento

La Pubblica Amministrazione partner del cambiamento

2 Il termine “unicorno” viene usato nel gergo del business statunitense per indicare una startup che riesce a raggiungere un valore superiore al miliardo di dollari.

nell’approcciare nuovi prodotti e servizi, compresi quelli pubblici. Nonostante questo, rimane rilevante, soprattutto per l’Italia, il gap di competenze digitali di base e avanzate. Ormai nota è la posizione ai margini del nostro Paese come rappresentata dal Digital Economy and Society Index (DESI) (COM, 2021a), indice che annualmente riassume gli indicatori sulle prestazioni digitali dell’Europa e tiene traccia dei progressi dei paesi dell’UE dal 2014, e che ci vede al 25° posto su un’Europa a 27. L’Italia si colloca al di sotto della media UE anche in termini di offerta di servizi pubblici digitali per i cittadini e disponibilità di moduli precompilati. Una reale difficoltà da superare data la velocità con cui altri Paesi europei stanno crescendo in chiave innovativa e digitale. Pensiamo ai Paesi del nord Europa che si collocano ai primi posti del DESI su tutti gli ambiti del digitale, all’Estonia (COM, 2021b) che seppur un piccolo Stato detiene un primato per l’innovazione che ha saputo apportare in pochi anni per imprese e Pubblica Amministrazione, ma anche il Portogallo protagonista di un’evoluzione che lo rende ormai un competitor della tanto riconosciuta Silicon Valley, terra di startup e idee imprenditoriali che si sono distinte come unicorni2 Unica nota positiva è che l’Italia ottiene risultati migliori rispetto all’Unione europea per quanto riguarda l’offerta di servizi pubblici digitali per le imprese e gli Open Data, ovvero tutti i dati che la Pubblica Amministrazione produce nell’ambito delle proprie competenze. Gli Open Data sono quindi quei dati che, secondo la Open Definition, possono essere liberamente utilizzati, riutilizzati e ridistribuiti da chiunque, purché resi disponibili dalla fonte pubblica, e che sono eventualmente soggetti alla necessità di citarne la fonte e di condividerli con lo stesso tipo di licenza con cui sono stati originariamente rilasciati. Questo tipo di dati e l’apertura che li contraddistingue già dalla definizione ci pongono di fronte alla necessità di approfondirne il significato per meglio comprendere il contesto in cui si collocano e il motivo della loro importanza in un processo di innovazione in cui ciascun cittadino è ormai letteralmente immerso, spesso senza averne completa contezza. Tradurre la parola Open con aperto è infatti riduttivo. Serve utilizzare altri termini, come trasparente e partecipativo, che aggiungono significato ed esprimono alcuni concetti di base del nuovo approccio a cui la Pubblica Amministrazione è chiamata. Si tratta di quel cambiamento che Henry Chesbrough (2003) aveva definito con il paradigma dell’Open Innovation, intendendo, con riferimento alle imprese, che esse possono e debbono fare ricorso a idee esterne (es. università, centri di ricerca, stakeholder, ecc.), così come a quelle interne, e accedere con percorsi interni ed esterni ai mercati se vogliono progredire nelle loro competenze tecnologiche. Tale definizione, seppur piuttosto complessa a prima vista, rappresenta esattamente il modello individuato, ormai globalmente, per approcciare un processo innovativo sia nel privato che nel pubblico, mettendo allo stesso livello tutti i soggetti coinvolti in piena logica collaborativa e con uno scambio reciproco e continuo di stimoli, dati e informazioni che rendono il processo stesso iterativo.

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Il concetto di Open Innovation nella Pubblica Amministrazione è mutuato dall’esperienza maturata nelle imprese che hanno in molti casi recepito lo stimolo fornito da Chesbrough che, oltre a coniare il termine, ne ha fatto un laboratorio di sperimentazione. Così come le imprese devono aprirsi al mondo della ricerca e dell’università, ma anche guardare al loro interno con un approccio di ascolto continuo, così una Pubblica Amministrazione può beneficiare di un rapporto privilegiato con gli utenti nello sviluppo di nuovi servizi.

Infine, l’accountability, ovvero l’obbligo dei governi di “rendere conto” ai cittadini del proprio operato e delle proprie decisioni, garantendo la piena responsabilità dei risultati conseguiti, nel pieno rispetto della collaborazione secondo cui le istituzioni non sono intese come strutture a sé stanti, ma soggetti inseriti all’interno di una rete collaborativa e partecipata composta da enti pubblici, organizzazioni no-profit e comunità di cittadini.

3 Memorandum “Open Government Directive” dell’8/12/2009 provvedimento che codifica i principi della filosofia open all’interno delle istituzioni e delle amministrazioni, prescrive compiti, processi e modelli organizzativi che gli enti pubblici sono chiamati a seguire nel rispetto della Direttiva stessa.

È interessante evidenziare che questo modo di operare non è altro che l’evoluzione e sintesi perfetta dei due capisaldi della Pubblica Amministrazione. Da un lato, l’egovernment, ovvero il sistema di gestione digitalizzata della PA, il quale unitamente ad azioni di cambiamento organizzativo, consente di trattare la documentazione e di gestire i procedimenti con sistemi informatici, grazie all’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC), allo scopo di ottimizzare il lavoro degli enti e di offrire agli utenti (cittadini e imprese) sia servizi più rapidi, che nuovi servizi, attraverso ad esempio i siti web delle amministrazioni interessate; dall’altro, l’Open Government, ossia un modello di amministrazione che cerca di rendere procedimenti e decisioni più trasparenti e aperti alla partecipazione dei cittadini. Un governo3 che si propone di essere aperto deve garantire quindi in primis la trasparenza delle informazioni, in quanto i cittadini devono poter accedere a tutti i dati e a tutte le informazioni necessarie a conoscere il funzionamento e l’operato della PA, nonché alla condivisione di documenti, saperi e conoscenze tra istituzioni e comunità locale. In secondo luogo, la partecipazione, perché tutti i cittadini, senza alcuna discriminazione, devono essere coinvolti nei processi decisionali e nella definizione delle politiche contribuendo con idee, conoscenze e abilità al bene comune e all’efficienza delle amministrazioni.

Applicare il concetto di Open Innovation alla PA italiana significa quindi garantire strutture “aperte” per usi diversi, creare nuovo valore per gli utenti, rendere disponibili nuove conoscenze e perseguire in modo aperto e trasparente il proprio obiettivo.

L’Open Government, dunque, rappresenta un modello di amministrazione che chiama gli enti e le istituzioni pubbliche a ripensare gli schemi operativi e i processi decisionali consolidati, in particolare dal punto di vista delle modalità e degli strumenti attraverso i quali si espleta la relazione con il cittadino. Un modello “open”all’interno delle amministrazioni pubbliche centrali e locali, si contraddistingue per forme di discussione e collaborazione con i cittadini, comunemente definito co-design, così come per azioni di comunicazione aperta e trasparente nei confronti della comunità locale. In una logica di Open Government le amministrazioni mettono al centro la comunicazione e la collaborazione con i cittadini, sono aperte al dialogo e al confronto diretto e partecipato con i privati e quindi focalizzano i processi decisionali sulle effettive esigenze e necessità delle comunità locali. Sono quindi proprio la centralità del cittadino, l’amministrazione partecipata e collaborativa, insieme a trasparenza, apertura dei dati e delle informazioni e alla loro condivisione attraverso le nuove tecnologie digitali, a rappresentare il concetto di Open Government, a cui il progetto Innovation Lab e Palestre Digitali di Regione del Veneto prende ispirazione per accompagnare gli enti territoriali verso la transizione digitale. Nelle proprie attività quotidiane le pubbliche amministrazioni producono e

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Da questo portale e da quello di Regione del Veneto, https://dati.veneto.it/, prende avvio anche il progetto Innovation Lab e Palestre Digitali, con l’obiettivo di alimentare le piattaforme nel pieno rispetto delle disposizioni nazionali (D.Lgs, 2005) ed europee (UE, 2019) in materia di dati, oltre a garantire un sistema aperto, in un processo in cui il cittadino e la Pubblica Amministrazione sono solo due degli attori dello sviluppo. Imprese, terzo settore e stakeholder sono alla pari soggetti che possono contribuire con le loro idee, soluzioni e prodotti ad attivare e accelerare la crescita in maniera inclusiva e ovviamente partecipativa. Ecco dunque spiegato perché a guidare il processo di trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione sono oggi due termini che rappresentano anche la guida fornita ai territori che hanno partecipato al bando per la costituzione degli Innovation Lab e Palestre Digitali: Open Innovation e Open Data. La trasformazione digitale funziona infatti se è digital by default ovvero digitale per definizione, con servizi pensati e fatti nascere già digitali; se applica il principio del once only, per cui i diversi sistemi digitali devono lavorare in modo interoperabile, e le imprese e i cittadini avere la possibilità di comunicare i dati una sola volta alle amministrazioni pubbliche; se è open e quindi trasparente per favorire l’accesso non tanto allo strumento in sé, ma accesso come partecipazione. Aprire le proprie porte e seguire questo approccio consente di “fare” innovazione a partire da un confronto costante in cui ogni output è un nuovo input per migliorare e migliorarsi continuamente per rispondere a esigenze diverse e in cambiamento. Alla domanda, seppur complessa, “cosa si aspetta oggi un cittadino dalla Pubblica Amministrazione?” è possibile rispondere “apertura” nella logica sin qui rappresentata, come prima chiave di lettura del cambiamento nel rapporto fra utente, ente pubblico e contesto in cui si inserisce per accedere a servizi pubblici fruibili, accessibili e quindi anche digitali. Il digitale è infatti solo il mezzo attraverso cui raggiungere un obiettivo di piccola o larga scala, territoriale o nazionale. E Urban Digital Center – Innovation Lab, nella sua declinazione di contenitore di innovazione, digitale e sostenibilità, è solo uno dei modelli con cui dare attuazione al cambiamento di cui la Pubblica Amministrazione è partner. Riferimenti bibliografici Chesbrough, H. (2003). Open Innovation: The New Imperative for Creating and Profiting from Technology. Brighton: HBS Press; trad. it. Di Minin, A. (a cura di) (2008). Open. Modelli di business per l’innovazione. Milano: Egea. COM (2021). Bussola per il digitale 2030: il modello europeo per il decennio digitale. Disponibile al link: targets-2030_itec.europa.eu/info/strategy/priorities-2019-2024/europe-fit-digital-age/europes-digital-decade-digital-https://(ultimaconsultazioneaprile2022).

raccolgono un’enorme quantità di dati di grande interesse pubblico. Per poter sfruttare appieno le potenzialità di questa mole di informazioni è necessario che tali dati siano rilasciati in formato aperto (“open”), ovvero liberi da restrizioni sia dal punto di vista dell’accesso che del riutilizzo. Un esempio è rappresentato dal portale dati.gov.it, gestito dall’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), che ospita il catalogo degli Open Data pubblicati dai Ministeri, dalle Regioni, dagli Enti Locali italiani, e integra anche i dati geografici pubblicati in https://geodati.gov.it/geoportale.

COM (2021a). Italy in the Digital Economy and Society Index. Disponibile su: https://digital-strategy.ec.europa. eu/en/policies/desi-italy (ultima consultazione aprile 2022). COM (2021b). Estonia in the Digital Economy and Society Index. Disponibile su: https://digital-strategy.ec.europa. eu/en/policies/desi-estonia (ultima consultazione aprile 2022). D.Lgs (2005). Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD), decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, e successive modifiche con il decreto legislativo 22 agosto 2016 n. 179 e con il decreto legislativo 13 dicembre 2017 n. 217. UE (2019). Direttiva 2019/1024 del 20 giugno 2019, relativa all’apertura dei dati e al riutilizzo dell’informazione del settore pubblico (in vigore dal 17 luglio 2019).

COMPRENDEREPERVISUALIZZAZIONIESPLORARE,PERVISUALIZZAZIONI 48 visualizzazioniperVisualizzazioniesplorare, per comprendere

Marco Tortoioli Ricci Presidente AIAP, Associazione Italiana Design della Comunicazione Visiva, www.aiap.it

Strumenti visivi e ruolo sociale del progettista delle iniziative “Urban Dataviz Contest Rovigo” e “Urban HackathonDatavizRovigo”

Le percezioni distorte sono un problema per la democrazia. La possibile partecipazione all’azione democratica collettiva che è presupposto di governi che dovrebbero alimentare la consapevolezza dei propri cittadini al fine di garantire e abilitare la partecipazione alla vita comune è spesso distorta, deviata e in qualche caso, strumentalizzata da percezioni alterate della realtà che si fondano su una non effettiva conoscenza dei dati che quella realtà definiscono. Possiamo vederne gli effetti con la diffusione e l’uso di quelle che ormai tutti riconosciamo come fake news, possibili solo perché si possono vendere falsità, distorsioni della realtà propagandate per orientare opinioni e creare ondate emotive che, lo abbiamo visto di recente, possono riempire piazze o far scoppiare conflitti.

Laura Bortoloni Vicepresidente AIAP, Associazione Italiana Design della Comunicazione Visiva, www.aiap.it

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Sono note le Carte Figurative de l’Armèe Française, di Charles Joseph Minard del 1812 per illustrare le perdite di Napoleone nella campagna di Russia. Di poco successive (1853-56) le rappresentazioni diagrammatiche di Florence Nightingale per rappresentare le perdite dell’esercito inglese nella guerra di Crimea.

divulgazione

Indubbiamente più noto il pluricitato Jonn Snow e la sua mappa per lo studio della diffusione del colera nella città di Londra nel 1854. Lui, medico anestesiologo, già famoso per lo studio dei metodi di inalazione dell’etere, all’esplosione della malattia decide di collegare le morti per colera alla loro posizione sulla carta cittadina riuscendo a stabilire in questo modo la posizione del pozzo contaminato e quindi circoscrivere l’ulteriore diffusione dell’epidemia. Una informazione ottenibile solo visualmente. Caso simile ma decisamente più immaginifico quello del medico e chirurgo Fritz Kahn (1888–1968), visionario antesignano dell’uso dell’infografica per la scientifica che grazie alle mirabolanti rappresentazioni della meccanica del corpo umano, sperimentava modi alternativi per l’informazione scientifica complessa.

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La storia ci ha insegnato che spesso la nascita dei regimi è nata sulla diffusione e l’uso di falsità usate per favorire grandi movimenti di consenso utili all’ascesa di ristretti gruppi di persone candidate a conquistare posizioni dominanti. Ad esempio ricordare il Protocollo dei Savi di Sion, colossale falsità costruita per alimentare le politiche antisemite, prima della Russia di inizio ‘900 e felicemente accolta, dopo la Prima Guerra Mondiale, anche dal nascente regime nazista. Epoche diverse, diremo, nessuna possibilità di accesso alle informazioni, niente internet, impossibile che possa ripetersi niente di simile oggi. È assolutamente il contrario. Oggi paradossalmente viviamo sopraffatti dalla quantità di notizie e di dati, proprio per questo diventa sempre più difficile sapersi orientare, riconoscere il vero dal falso. Servono strumenti, soprattutto grafici, sinestetici e visuali che possano favorire una migliore consapevolezza nel pubblico, renderlo capace di scegliere e di agire, abilitarlo a una azione consapevole. Per questo motivo AIAP (Associazione Italiana Design della Comunicazione visiva) ha colto l’occasione del progetto Urban Digital Center – Innovation Lab per sperimentare questi aspetti con l’ideazione e la promozione di un contest dedicato al design della comunicazione visiva del dato. Parliamo di quell’ambito specifico della progettazione dell’informazione in chiave visuale che prende oggi il nome di Information Design o Data Visualization o, quando applicato a istanze di tipo narrativo, qualitativo Visual Information Journalism. Un ambito del progetto della comunicazione che si è andato progressivamente affermando in anni recenti e che è diventato oggetto di strutturazione di corsi di studio dedicati, vista la sempre maggiore necessità di ricorrere a questo specifico modo informativo a compendio dell’informazione classica. Come mai? A che pro un Comune italiano, non sicuramente dei più grandi, sente la necessità di sviluppare e affiancare la propria attività di governo della città con uno strumento di comunicazione così specifico? Il motivo sta nella necessità di poter spiegare realtà complesse, ecosistemi sociali e urbani la cui possibile lettura non si fonda più sullo svolgimento di dati in forma lineare ma ha sempre più bisogno di sistemi di lettura di dati simultanei rappresentati visivamente. Oggi lo interpretiamo come necessità specifica su cui applicarci in qualità di ricercatori, formatori di una cultura diffusa, sperimentatori di canali e linguaggi, ma la necessità di rappresentazione e lettura visuale del dato non nasce certo oggi. Rivolgere il nostro sguardo al passato ci porta all’inurbamento nascente nelle grandi capitali europee conseguenza della rivoluzione industriale.

Farlo con le immagini permette di superare i limiti dell’analfabetismo e l’intenzione democratizzatrice del progetto Isotype è chiara, rendere disponibili a un pubblico, il più vasto possibile, informazioni complesse. D’altro canto per il sociologo e economista Neurath, studente e poi amico del teorico Max Weber, la dimensione politica del suo lavoro è elemento fondamentale. Ispirazione condivisa dalla moglie Marie che ne diffonderà i fondamenti fino a tutti gli anni ’60 spostando poi l’intero archivio a Londra dove è il fondo è disponibile ancora oggi.

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Mirabili per sintesi grafica e visuale sono gli allegati al periodico Il Centro Sociale, progettati da Albe Steiner negli anni ’50 dedicati a spiegare a una nazione largamente analfabeta la struttura organizzativa delle istituzioni governative, nazionali e locali, appena formate. Per quanto riguarda più da vicino l’attività di promozione culturale che AIAP ha svolto negli anni occorre ricordare come la centralità del visivo e della progettazione grafica sia stata argomento fondativo della Carta del Progetto Grafico1 promossa dall’ associazione nel 1989 su iniziativa di Giovanni Anceschi e un gruppo di illustri estensori e sottoscritta da centinaia di progettisti dell’epoca. Auspici che, saltando ai giorni nostri, sono stati ripresi e diventati centro del progetto di curatela della mostra conclusa nel 2022 alla Triennale di Milano dal titolo Il Mestiere di Grafico—oggi

In sostanza il contest Urban Dataviz Rovigo arriva come giusta e meritevole occasione per coinvolgere direttamente la comunità del progetto della comunicazione visiva rispetto a un’assunzione di responsabilità collettiva circa le istanze che la dimensione politica e sociale della Data Visualization deve avere oggi e dovrà rivestire in futuro. AIAP ha interpretato questa sfida costruendo il percorso Urban Dataviz Rovigo, durato quasi un anno, composto da una prima fase, dedicata al contest “Urban Dataviz Contest - Rovigo. Visualizzare i dati delle città”, e una seconda attività di hackathon “Urban Dataviz Hackathon - Rovigo”. Il percorso, realizzato con la collaborazione di Università Iuav di Venezia, ha perseguito un obiettivo di contaminazione tra le discipline della progettazione grafica e quelle dell’analisi e comprensione dei dati, esplorando le modalità con cui Information Design, Data Visualization e Open Data possano diventare strumenti di accesso alle informazioni relative alla dimensione della vita urbana e favorire processi di partecipazione e Open Innovation.

I dati offerti dai Comuni di Rovigo, Adria e Villadose si sono presentati come caso esemplare per l’analisi di una serie di dinamiche comuni ai contesti urbani italiani, creando le condizioni per la costruzione di un modello di analisi. L’analisi delle peculiarità demografiche, urbane ed economiche dei territori ha guidato il tavolo di lavoro in cui AIAP, Urban Digital Center – Innovation Lab 1 Carta del Progetto Grafico, Tesi per un dibattito sul progetto della comunicazione. La Carta del Progetto Grafico è stata redatta da un comitato di redazione (Giovanni Anceschi, Giovanni Baule, Gianfranco Torri) espresso a sua volta da una commissione degli estensori (formata da Giovanni Anceschi, Giovanni Baule, Gelsomino D’Ambrosio, Pino Grimaldi, Giancarlo Iliprandi, Giovanni Lussu, Alberto Marangoni, Gianfranco Torri) costituitasi ad Aosta in occasione della Preassemblea nazionale AIAP del 24 giugno 1989. Si veda: https://aiap.it/storia/ (ultima consultazione aprile 2022).

50 Otto e Marie Neurath, con il progetto Isotype, avviato nel 1920 e sviluppato fino alla fine degli anni ’50 e grazie al contributo dell’illustratore e grafico Gerd Arntz, progettano e rendono disponibile al pubblico il primo sistema di rappresentazione della composizione etnografica e economica di quella grande capitale europea che era Vienna all’inizio del ventesimo secolo.

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COMPRENDEREPERVISUALIZZAZIONIESPLORARE,PERVISUALIZZAZIONI e Università Iuav di Venezia hanno individuato tre tematiche esemplari sulle quali progettare il contest, per stimolare una lettura dei dati urbani guidata dagli SDGs - Sustainable Development Goals dell’Agenda ONU 2030.

L’analisi della struttura del territorio nella sua articolazione per quartieri e frazioni ha suggerito riflessioni sulle relazioni tra centro, periferia, servizi. Il secondo filtro di analisi, “La città e il ciclo sostenibile dei rifiuti”, prende in esame la qualità della raccolta, riciclaggio e smaltimento dei rifiuti come parametro del grado di evoluzione delle politiche di sostenibilità. La terza tematica, “La città e il verde urbano, ha riguardato infine lo studio della distribuzione e dell’estensione delle aree verdi a Rovigo, Adria e Villadose e ha fornito informazioni nell’interpretare la relazione tra cittadini e spazi verdi nella città, nei suoi quartieri e frazioni, anche in riferimento alle mancanze di aree verdi multifunzionali, evidenziate dalla recente pandemia. Il contest, lanciato l’8 aprile 2021, ha visto l’adesione di ventotto partecipanti, che hanno realizzato quattordici visualizzazioni, statiche e interattive. La giuria, presieduta da Gianni Sinni – socio senior AIAP, designer, professore Associato all’Università Iuav di Venezia, teorico, esperto di comunicazione visiva e social design – e composta da Francesco Musco, urbanista ed esperto di sostenibilità ambientale, Professore Ordinario di Pianificazione Urbanistica presso l’Università Iuav di Venezia, dove dirige il centro di ricerca EpiC Earth and Polis Research Center, Matteo Moretti, information designer e docente, Alice Corona, consulente e formatrice di data storytelling, Marco Tortoioli Ricci, Presidente AIAP, socio senior AIAP, designer, professore all’ISIA Urbino, Università di Perugia, Accademia di Belle Arti di Perugia, ha rilevato una buona qualità media degli elaborati ricevuti, che attestano non solo una diffusa abilità di restituzione visiva, ma anche una capacità di gestione di informazioni complesse. Il primo premio è stato assegnato a Tutti i colori dei rifiuti polesani di Nicola Guidoboni, Lorenzo Marchionni, Luca Landi, Tommaso Feliziani (Studio Nilo) (Fig. 1), per la capacità di individuare una soluzione in grado di coniugare la complessità anche tecnologica della strutturazione dei contenuti, con la chiarezza e comprensibilità delle informazioni collocate al servizio di una esplicazione con una struttura narrativa e argomentativa efficaci. È stata apprezzata l’abilità di costruire soluzioni formali e trasformazioni visive, orientate a una fluidità narrativa. È stata inoltre apprezzata la capacità di tradurre la visualizzazione con efficacia sia nella visualizzazione interattiva che nell’adattamento statico, centrando l’obiettivo del contest di realizzare delle visualizzazioni in grado di restituire informazioni complesse a un pubblico ampio ed eterogeneo. La giuria ha assegnato il secondo premio a La città e il ciclo sostenibile dei rifiuti, visualizzazione interattiva elaborata da Nicolò Ciaccia, Luca Cibotto, Daniele Gomiero (Fig. 2) per la chiarezza esplicativa, restituita anche grazie alla presenza sia di un’introduzione generale che di approfondimenti di dettaglio sui singoli contenuti, interrogabili grazie alla presenza di filtri. Il terzo premio è stato assegnato alla visualizzazione statica Di quanto spazio verde hai bisogno? elaborata da Matteo Palù ( Fig. 3), per l’abilità di sfruttare la metafora visiva dell’albero come visualizzazione significante per sé, allo scopo di restituire quantità e qualità del verde urbano.

Il primo filtro di lettura attraverso il quale osservare i dati espressi dal territorio, “La città e i suoi cittadini”, ha interessato la rappresentazione delle peculiarità demografiche tramite l’osservazione di una città che si sta trasformando, anche in riferimento all’accertato calo demografico e all’invecchiamento della popolazione.

Fig. 1

Primo premio, Tutti i colori dei rifiuti polesani. Autori: Nicola Guidoboni, Lorenzo Marchionni, Luca Landi, Tommaso Feliziani (studio Nilo).

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Fig. 3 Terzo premio, Di quanto spazio verde hai bisogno? Autore: Matteo Palù.

Fig. 2 Secondo premio, La città e il ciclo sostenibile dei rifiuti. Autori: Nicolò Ciaccia, Luca Cibotto, Daniele Gomiero.

COMPRENDEREPERVISUALIZZAZIONIESPLORARE,PERVISUALIZZAZIONI

55 Il percorso è proseguito con un hackathon che si è svolto il 13 novembre 2021. In otto ore i partecipanti, distribuiti su dieci gruppi di lavoro dalle competenze multidisciplinari, si sono cimentati con Open Data e design e hanno elaborato dieci proposte per restituire punti di vista, approfondimenti e informazioni sulla città per elaborare forme di comunicazione sui dati del territorio. Guidati da Alice Corona e Matteo Moretti nei ruoli di workshop leader, i partecipanti si sono confrontati con i circa cento dataset disponibili per rendere più comprensibili, accessibili e trasparenti le informazioni contenute nel patrimonio degli Open Data espressi dai comuni di Rovigo, Adria e Villadose. Open Data esplorati non solo come filtro attraverso il quale guardare alla realtà, ma trattati nella loro accezione e ruolo di vero e proprio bene comune, se pubblicati in formato aperto e se restituiti alla cittadinanza attraverso soluzioni che li rendano tangibili, comprensibili e accessibili, scongiurando il rischio che rimangano informazione ad appannaggio di un pubblico di addetti ai lavori. I all’ hackathon hanno raccolto la responsabilità di immaginare gli strumenti, anche visivi, utili per questo obiettivo. Partecipazione aperta e categorie ampie, dagli studenti e giovani professionisti nelle discipline legate al design della comunicazione visiva, alla progettazione grafica, social design , interaction design , multimedia design , web design , informatica, giornalismo, data analysis, e un lavoro per gruppi multidisciplinari. Nell’arco della giornata, gli interventi di Luca De Pietro, Direttore Strategia ICT ed agenda digitale, Regione del Veneto, Luisa Cattozzo, Assessore all’Innovazione, Comune di Rovigo, Laura Bortoloni, Vicepresidente AIAP, Associazione Italiana Design della Comunicazione Visiva, Denis Maragno, Professore dell’Università Iuav di Venezia hanno contestualizzato i lavori di gruppo. La giornata si è chiusa con i saluti di Andrea Micheletti, Assessore del Comune di Adria, e una conversazione su progetto e pubblica utilità tra Gianni Sinni, professore Associato di Design della Comunicazione, e Francesco Musco, professore Ordinario di Tecnica e Pianificazione Urbanistica presso l’Università Iuav di Venezia, moderati da Cinzia d’Emidio, prima dell’annuncio dei vincitori. La giuria, composta da Alice Corona, Matteo Moretti e Laura Bortoloni, ha valutato le proposte rilevando come tutti i gruppi abbiano cercato di lavorare contestualizzando le visualizzazioni in un pensiero strategico e propositivo. I parametri di valutazione sono stati originalità nell’uso dei dati, utilità per la comunità, coerenza formale con il tema trattato e il pubblico di riferimento, potenziale, scalabilità e sostenibilità futura.

COMPRENDEREPERVISUALIZZAZIONIESPLORARE,PERVISUALIZZAZIONI

partecipanti

Il progetto Unirò, elaborato da Elena Giannini, Caterina Bernacchia, Linda Raffaeli, Chiara Carucci e Claudia Vagnoni (Fig. 6), vincitore del primo premio, ha immaginato uno strumento visivo per gli studenti universitari composto da cinque mappe relative a diverse aree tematiche (sedi, trasporti, supermercati, centri culturali, tempo libero) in grado di visualizzare i principali servizi di interesse per questo gruppo di riferimento, costituendo una guida della città a misura di studente, al fine di sviluppare il senso di appartenenza e partecipazione in relazione alla realtà che lo circonda. Inoltre il progetto ha messo in evidenza tanto i servizi ben strutturati quanto quelli che invece necessitano di essere migliorati, configurando anche la Pubblica Amministrazione come secondo utente del progetto stesso. La giuria ha attribuito il primo premio per l’ottimo mashup di dati e fonti che hanno reso il progetto chiaro, diretto, efficace e altamente scalabile, un vero bene comune a disposizione della comunità studentesca di Rovigo.

Fig. 5 Menzione, Pollimy. Autori:Francesca Pilon, Sveva Stanghellini, Veronica Marabese, Gloria Colaianni.

Il gruppo composto da Nicolò Ciaccia, Luca Cibotto e Daniele Gomiero ha elaborato Rovigo a KM 0 ( Fig. 7 ), con l’obiettivo di far riscoprire agli abitanti di Rovigo le piccole realtà a km 0 promuovendo una mobilità sostenibile grazie a un sistema di manifesti e wayfinding per aiutare a raggiungere i negozi utilizzando mezzi pubblici o i propri passi, affiancati da un portale web dove consultare dati riguardanti l’inquinamento. Il progetto ha ottenuto il riconoscimento del secondo premio grazie a un sistema informativo distribuito e transmediale che supporta una popolazione ampia e non necessariamente alfabetizzata visivamente nel reperire informazioni sui negozi a km 0. Il sistema di visualizzazioni è risultato in linea con la visione e gli obiettivi iniziali rivelando una buona conoscenza delle dinamiche comunicative.

COMPRENDEREPERVISUALIZZAZIONIESPLORARE,PERVISUALIZZAZIONI 56

Il progetto SILVIA: anagrafe del verde di Rovigo, elaborato da Nicola Guidoboni, Lorenzo Marchionni, Giacomo Flaim, Andrea Benedetti e Beatrice Gobbo ( Fig. 8 ), ha immaginato la costruzione di un’anagrafe degli alberi urbani, pubblica, interattiva e partecipativa attraverso una piattaforma in grado di raccogliere gli Open Data delle aree verdi pubbliche, conteggiate per dimensione e tipologia, sia sfruttando i dati geografici esistenti, che immaginato l’aggiunta nel tempo di un layer più approfondito, costruito attraverso il coinvolgimento del cittadino che potrà caricare nel sistema fotografie delle singole piante, contribuendo a crearne o arricchirne il profilo. Il progetto ha ipotizzato che il profilo di ogni albero documenti i relativi cicli stagionali e la sua storia; attraverso l’identificazione della specie e lo stato di salute sia possibile calcolare in forma automatica una stima del suo assorbimento di anidride carbonica, ozono, anidride solforosa e PM10. La giuria ha valutato il progetto come progetto di assoluto interesse che potrebbe aiutare a colmare il gap non solo di Rovigo, ma di tutti quei comuni che ad oggi non dispongono di un’anagrafe del verde urban e ha attribuito il terzo premio. La giuria, oltre ai tre premi, ha deciso di attribuire anche due menzioni di merito. Il progetto Le fonti d’acqua nel comune di Rovigo? , elaborato da Valerio Mattiacci, Federico Codognotto e Antonio Pezzella ( Fig. 4 ), partendo dall’analisi del numero di fontanelle pubbliche nel territorio di Rovigo, ha Fig. 4 Menzione, Le fonti d’acqua nel comune di Rovigo? Autori: Valerio Mattiacci, Federico Codognotto e Antonio Pezzella.

Fig. 6 Primo premio, Unirò. Autori: Elena Giannini, Caterina Bernacchia, Linda Raffaeli, Chiara Carucci e Claudia Vagnoni.

Nel progetto Pollimy Francesca Pilon, Sveva Stanghellini, Veronica Marabese, Gloria Colaianni (Fig. 5) hanno messo in relazione il dataset legato ai livelli di concentrazione in aria di pollini allergenici presente sul portale Open Data della Regione del Veneto, con le classi di concentrazione di polline per famiglie di alberi messo a disposizione sul portale di ARPAV, immaginando un servizio in grado di informare sulla quantità e tipologia di polline prodotto quotidianamente dai diversi tipi di alberi presenti a Rovigo per agevolare la fruizione di parchi e viali alberati da parte della popolazione allergica, testando il potenziale Parco Langer scelto come primo esempio. Al progetto Pollimy, è stata attribuita una menzione d’onore, per la chiarezza ed efficacia nel trasformare i dati in bene comune per supportare un pubblico preciso.

COMPRENDEREPERVISUALIZZAZIONIESPLORARE,PERVISUALIZZAZIONI 57 puntato l’attenzione sul potenziale di miglioramento della situazione. Al progetto è stato attribuita una menzione d’onore, per la chiara e immediata applicabilità con risvolti di attivismo e mobilitazione, che rientrano nella tematica della giornata dei dati come bene comune.

Fig. 7 Secondo premio, Rovigo a KM 0. Autori: Nicolò Ciaccia, Luca Cibotto e Daniele Gomiero.

Fig. 8 Terzo premio, SILVIA: anagrafe del verde di Rovigo. Autori: Nicola Guidoboni, Lorenzo Marchionni, Giacomo Flaim, Andrea Benedetti e Beatrice Gobbo.

L’approccio all’ Open Innovation e l’adozione dell’innovazione aperta come modalità di sviluppo di un territorio che veda tutti gli attori coinvolti nel processo di crescita anche imprenditoriale è alla base del lavoro quotidiano di t2i trasferimento tecnologico e innovazione, società consortile del Sistema Camerale Veneto e partner del progetto Innovation Lab, nella sua mission di Digital Innovation Hub (DIH)1 per la transizione 4.0 e di Incubatore Certificato di startup innovative. Ma cos’è un incubatore certificato? L’Incubatore Certificato t2i è un modello vincente per lo sviluppo di Startup Innovative che superano le sfide del mercato; per la nascita di nuove imprese e per aiutare giovani (e meno giovani) imprenditori a trasformare la propria idea di business, la propria passione, il proprio sogno in un’azienda sostenibile e che definirà in concreto il loro futuro professionale. Giovani startupper che con grande passione, competenza e determinazione accelerano l’avvio d’impresa e accrescono il grado di innovazione e competitività del territorio; “l’idea d’impresa” del futuro imprenditore viene trasformata in tempi brevi in una startup innovativa, per entrare subito nel mercato in maniera sostenibile e di successo.

Anche nel 2021 l’Incubatore Certificato t2i, nato nel 2016, grazie alle 70 partecipazioni imprenditoriali, rappresenta il primo incubatore certificato pubblico, riferito al sistema camerale Veneto, accreditato presso il Ministero dello Sviluppo Economico.

1 Si veda il Piano nazionale Industria 4.0, 22 maggio 2017. Disponibile al link: https://www.mise.gov.it/ images/stories/documenti/2017_05_16_network.pdf (ultima consultazione aprile 2022).

ALL’IMPRESADALL’IDEA 60 Dall’idea all’impresa La territorioimprenditorialedinell’accelerazioneco-progettazioneunanuovaculturaperil

Alberto Previato Responsabile Incubatore certificato t2i, www.t2i.it Enrico Segantin Project Manager t2i, www.t2i.it

In tale processo in continua evoluzione, affiancare la Pubblica Amministrazione, come partner altamente qualificato in diversi rami dell’innovazione, consente a t2i di rafforzare il proprio modello di business a supporto della transizione digitale a livello regionale, dove già opera fra Treviso, Verona e Rovigo. Il modello, orientato all’acculturazione di imprese e futuri imprenditori, spazia quindi dall’organizzazione di eventi, workshop, servizi di mentoring e sessioni informative relative all’innovazione e la trasformazione digitale del Servizi innovativi qualificati su scala internazion ale per supportare la tua impresa in ogni fase dello sv iluppo di un nuovo prodotto, processo o servizio Aiutiamo le imprese a massimizzare il ROI degli investimenti OrganismoinnovazioneindiRicerca iscritto all’AnagrafedelleNazionaleRicerche Digital Innovation Hub riconosciuto dall’Unione Europea, nell’ambito del programma I4MS Supportiamo lo sviluppo di nuove idee e imprese orientate all’innovazione per la crescitadeleconomicaterritorio Incubatore certificato MISE per la nascita di startup innovative Forniamo un servizio di orientamento individuale sul tema dellaintellettualeproprietàCentroPatLib (Patent Library) accreditato presso l’Ufficio Europeo Brevetti e presso l’Ufficio

Le startup innovative nate grazie alla collaborazione con l’incubatore di t2i sono particolari realtà imprenditoriali che hanno come oggetto sociale esclusivo o prevalente lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi a elevato valore tecnologico.

In questo modo le startup innovative sono molto importanti per lo sviluppo economico del territorio: creando nuovi posti di lavoro qualificati e specializzati e sviluppando soluzioni tecnologiche in grado di rispondere alle esigenze delle PMI, diventando di fatto veri e propri centri di ricerca.

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Attraverso queste dinamiche e competenze l’Incubatore Certificato t2i diventa un luogo di contaminazione che fa nascere le imprese. Molti i settori tecnologici in cui hanno operato le startup innovative dell’Incubatore Certificato t2i: dall’IoT- Internet of Things al Non-Fungibile Token (NFT), dal metaverso alla robotica e sensoristica per la manutenzione predittiva.

Italiano Brevetti e Marchi (UIBM) Testiamo e certifichiamo i prodotti per andare sui mercati globali Laboratorio Chimico NotificaaccreditatoLaboratorioACCREDIAaccreditatoLAB170MetrologicoACCREDIALAT137LaboratorioProveFisicheeMeccanichenotificatoconEuropea1600perprovevalideaifinidellamarcaturaCEdeiprodottidacostruzione Supportiamo le persone e le organizzazioni ad essere sempre competitive sul mercato Accreditato Regione Veneto per l’attività di Continua,FormazioneSuperioreeOrientamento Accreditato Regione Veneto per l’erogazione di servizi al (cod.lavoroL174) INCUBATORESTARTUPRICERCA E SVILUPPOFORMAZIONE LABORATORIINTELLETTUALEPROPRIETÀ www.t2i.it

Oltre ai servizi tecnici e logistici le startup oggi hanno bisogno anche di supporto specialistico sulla tutela della proprietà intellettuale, nella redazione del business plan realistico, nell’individuazione di strategie di mercato adeguate.

Innovare è una parola che fa parte del DNA di t2i e si manifesta nell’azione concreta degli Innovation Lab, e nello specifico dell’Urban Digital Center.

Se parliamo di gestione dell’impatto, Impact Management, la co-progettazione è uno dei primi passi da compiere per capire come mettere a terra gli outcome definiti nella pianificazione strategica. Proprio in questa direzione è pensata l’azione degli Innovation Lab, orientati a favorire la partecipazione delle comunità territoriali alla vita delle Pubbliche Amministrazioni locali oltre che incentivare le imprese a sviluppare nuovi servizi digitali attraverso gli Open Data, rispondere ai bisogni formativi e informativi emergenti in tema di trasformazione digitale e favorire un approccio partecipato alla creazione, ammodernamento e diffusione di servizi pubblici digitali.

Alla base di tutto vi è il concetto di co-progettazione, oggi sempre più utilizzato, in linea con gli sviluppi più recenti in ambito di cooperazione sociale e internazionale, per intendere la metodologia che mette al centro la capacità dei progetti di diventare strumento per trasformare semplici reti territoriali in vere e proprie comunità di pratica e di apprendimento (co-programmazione)2. La co-progettazione consente di ottimizzare le competenze di diversi stakeholder, per raggiungere impatti positivi in termini di sostenibilità economica e sociale.

2 Si veda www.info-cooperazione.it (ultima consultazione aprile 2022).

ALL’IMPRESADALL’IDEA 62 territorio, includendo gli ambiti dell’Agenda Digitale del Veneto, gli Open Data come nuova frontiera del business , la co-progettazione di servizi in ottica di Social Innovation. L’obiettivo è di rafforzare le conoscenze in merito a processi di Digital Transformation, dalle tecnologie cosiddette esponenziali e in continua evoluzione (es. IoT - Internet of Things e intelligenza artificiale, Smart Cities), alla Data Economy, l’economia basata sui dati (es. Big Data e Open Data) fino al Change Management, come approccio organizzativo al cambiamento.

All’interno di questo contesto, un’importante interazione cittadinanza-PAstakeholder è rappresentata dall’azione di t2i, in sinergia con l’Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo, che mira a rispondere ai bisogni formativi e informativi emergenti in tema di trasformazione digitale e favorire un approccio partecipato alla creazione, ammodernamento e diffusione di servizi pubblici digitali, oltre che alla diffusione della cultura d’impresa e dell’autoimprenditorialità, come risorsa per l’arricchimento culturale, sociale ed economico del territorio.

Innovare significa migliorare la vita di tutti i giorni, sia per le persone che per le aziende, risolvendo problemi che richiedono soluzioni originali, non possibili in passato. t2i ha una consolidata esperienza in tutte le aree di competenza che la Commissione Europea prevede per i Digital Innovation Hub Europei3, ed è in grado di assistere le imprese e più in generale le persone in modo completo nella Digital Transformation Supportare l’adozione di nuove tecnologie, infatti non è solo una questione tecnologica: è necessario aiutare le imprese e la Pubblica Amministrazione a capire le potenzialità e i benefici per la loro realtà concreta, testando le tecnologie prima di investire, creare contatti mirati con partner tecnici e scientifici, ma

3 I Digital Innovation Hubs Europei sono organizzazioni o consorzi che costituiscono l’ecosistema europeo di Poli (o centri) per innovazione digitale, in via di espansione, nati sulla base delle attività connesse al progetto della Commissione Europea chiamato I4MS. I Digital Innovation Hubs si rivolgono alle PMI e ad aziende più strutturate, in modo che possano cogliere appieno le opportunità offerte dalla 4° Rivoluzione Industriale manifatturiera, in linea anche con le indicazioni del Piano Industria 4.0 del governo italiano, attraverso attività di networking, matchmaking, di intermediazione e di diffusione di tecnologie digitali innovative e buone pratiche di utilizzo delle stesse.

In questo senso t2i ha messo in gioco le proprie competenze che spaziano dalla formazione, alla ricerca, alla valorizzazione della proprietà intellettuale, alle certificazioni di prodotto, fino ad arrivare al supporto e alla nascita di nuove idee imprenditoriali, linfa vitale per il pubblico più giovane e oggi grande occasione di rilancio lavorativo per molti profili anche più maturi.

5 Il riferimento è a InnovHack4LandVisit tenutosi il 9 ottobre 2021 presso gli spazi di Urban Digital Center – Innovation Lab.

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Proprio in questo ultimo preciso ambito t2i ha operato all’interno dell’Innovation Lab di Rovigo, promuovendo lo sviluppo di nuove idee imprenditoriali, attraverso le competenze tipiche del suo Incubatore Certificato d’impresa, che hanno trovato libera espressione nelle sfide degli hackathon4 ospitati e organizzati presso l’Urban Digital Center. La collaborazione con l’Urban Digital Center - Innovation Lab e nello specifico il coinvolgimento di t2i nell’organizzazione di un hackathon dedicato proprio alla nascita e allo sviluppo di nuove idee imprenditoriali e alla partecipazione di qualità di “giuria” ad un secondo hackathon5 con lo stesso obiettivo, ha fatto in modo di poter dare vita al sogno di due giovani imprenditori – innovatori di successo.

L’organizzazione dell’hackathon “Design4Service”– ripensare un prodotto come un servizio, tenutosi il 13 luglio 2021, è “partita da lontano”, grazie a sei mesi di attività, seminari in tema Open Data, sessioni interattive dedicate a tecniche di Design Thinking per lo sviluppo di idee imprenditoriali, fondamentali per la definizione delle competenze necessarie ad una partecipazione di qualità alla sfida posta. Il Design Thinking in particolare è un approccio all’innovazione che poggia le sue fondamenta sulla capacità di risolvere problemi complessi utilizzando una visione e una gestione creative. In origine, il Design Thinking era più che altro un approccio all’innovazione adottato da agenzie e studi di design. Oggi, invece, la sua diffusione sta permeando in settori molto diversi, anche in quelli ritenuti più distanti, fino a qualche anno fa, come lo sviluppo di servizi pubblici o di modelli di business legati a idee e progetti di piccole imprese artigiane, commerciali o della manifattura.Macomepuò tale approccio innovativo aiutare le imprese a competere e differenziarsi? Il Design Thinking può, ad esempio, aiutare le aziende a risolvere problemi organizzativi interni, oppure accompagnare la progettazione e il lancio di una startup come nel nostro caso, o ancora, supportare e rendere più efficienti i processi di realizzazione e distribuzione di un prodotto e/o un servizio. Durante questa fase preliminare e preparatoria i partecipanti all’ hackathon “Design4Service” hanno quindi potuto confrontarsi con esperti nei diversi settori in modo da poter mettere a punto con qualità ed efficacia l’idea d’impresa che hanno poi fatto concorrere durante la giornata finale dedicata alla vera e propria sfida, dove attraverso la realizzazione di un Business Model Canvas (Fig. 1) e di un 4 Il termine deriva da hack (in informatica violare, attaccare) e marathon (maratona), ovvero un evento in cui hacker civici, esperti di diversi settori dell’informatica, sviluppatori di software, programmatori, grafici, ecc. partecipano a vario titolo. Generalmente un hackathon ha una durata variabile tra un giorno e una settimana e può avere varie finalità lavorative, didattiche, sociali.

Il tutto deve essere accompagnato da una adeguata formazione delle risorse umane, per cogliere appieno le potenzialità in termini di innovazione nel modello di business e nella creazione di valore aggiunto.

anche aiutare i soggetti coinvolti a cogliere le opportunità offerte da bandi e agevolazioni fiscali per ridurre il peso finanziario dell’investimento.

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Ernesto de Marchi (Fig. 2) ha invece già dato vita e concretezza al suo progetto, con la startup KEMANJI, una dinamica startup che eroga servizi ad alto valore Fig. 1 Business Model Canvas delle idee in gara.

pitch, ovvero una breve presentazione, hanno presentato ad una giuria di esperti i propri progetti. Le migliori sono state selezionate e premiate con un percorso di accompagnamento e valorizzazione dell’idea d’impresa, perché potessero prendere corpo e vita e diventare così una vera e propria startup innovativa.

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Erika Francescon vincitrice dell’ hackathon “Design4Service, ripensare un prodotto come servizio” e Ernesto de Marchi, vincitore dell’ hackathon “InnovHack4LandVisit” hanno potuto dare vita alle proprie idee imprenditoriali grazie a un percorso di incubazione personalizzato, che ha loro consentito di trasformare l’idea d’impresa in un solido e concreto progetto che stanno continuando a far crescere oggi. Erika Francescon ha fatto nascere e sta oggi continuando a sviluppare la sua App SUSTAIN-ME, che consente una auto diagnosi di valutazione del livello di sostenibilità di una azienda, incentrata sull’analisi del ciclo di vita e su altri parametri combinati. SUSTAIN-ME si propone di risolvere molti problemi presenti oggi nelle aziende, a partire dalla scarsa conoscenza del tema, la continua necessità di ricorrere a consulenti esterni iper-specializzati, far fronte a investimenti iniziali relativamente alti avendo risultati nel medio-lungo periodo, risultati che sono per lo più legati all’immagine più che strettamente a un aumento immediato di fatturato e infine la necessità di un know-how altamente tecnico. La soluzione proposta è un’App semplice e interattiva per le aziende che faccia una diagnosi di sostenibilità e in base ai risultati suggerisca gli strumenti e le azioni più adatte all’azienda. La value proposition di fondo è rappresentata da tre concetti: IMPULSARE il miglioramento delle aziende, l’applicazione della sostenibilità e dell’economia circolare, ROMPERE le barriere iniziali che le aziende trovano nel loro cammino verso la sostenibilità, ADEGUARE alle realtà aziendali informazione, know-how tecnico, iniziative e spunti per progetti innovativi di economia circolare. Un ambizioso progetto che Erika sta portando avanti con lo staff di t2i.

Fig. 2 Ernesto De Marchi, vincitore di InnovHack4LandVisit, presenta il progetto Appeaty. tecnologico nel settore ho.re.ca. L’idea di KEMANJI è che il digitale sia lo standard attuale ma che sia ormai necessario spostarsi verso il cognitivo, analizzare i dati e anticipare le preferenze dei consumatori finali per offrire loro a tavola un’esperienza innovativa, consapevole e sostenibile. Per fare tutto ciò il team che ha partecipato all’hackathon “InnovHack4LandaVisit” del 9 ottobre 2021, ha sviluppato Appeaty, l’App per smartphone che integra il servizio al tavolo con il delivery e non si limita a digitalizzare i menu ma li aggrega e li rende interattivi, con traduzioni automatiche degli ingredienti e abbinamento degli allergeni, filtri per preferenze alimentari, gestione dei pagamenti e delle fatture digitali. Appeaty è già disponibile e scaricabile su tutti i device.

Le startup innovative sono realtà ad alto valore aggiunto per l’economia del territorio capaci di realizzare servizi per l’innovazione incentrati in particolare su fattori di competitività su scala internazionale, come evidenziato dai programmi quadro europei6 e su temi strategici come digitalizzazione, economia circolare e innovazione di prodotto ad alto valore aggiunto.

Oltre ai due vincitori degli hackathon e agli altri partecipanti che hanno presentato durante le stesse sfide le loro idee, all’interno dell’Incubatore Certificato d’impresa ogni giorno giovani imprenditori e startupper si incontrano e si trovano ad affrontare le stesse dinamiche; l’obiettivo è orientare e supportare i protagonisti dell’imprenditoria di “domani” con azioni di ricerca e sviluppo e servizi mirati ad accrescere una cultura d’impresa orientata all’innovazione, attraverso l’attivazione di azioni di diffusione, sperimentazione e sviluppo completo di progetti pilota finanziati a livello locale o internazionale. La collaborazione con università, istituti di ricerca pubblici e privati e l’essere parte di un network di collaborazioni internazionali, permette lo sviluppo di progetti di ricerca e di iniziative di trasferimento tecnologico, finalizzati alla crescita del business delle imprese locali.

Gli enti locali e i soggetti del privato sociale si trovano, infatti, ad agire in una cornice che supera il tradizionale rapporto committente-fornitore a favore di una relazione caratterizzata da partenariato e corresponsabilità. Ciò richiede nuovi strumenti e metodologie sia dal punto di vista operativo sia dal punto di vista relazionale e organizzativo. Si deve quindi continuare a ragionare in un’ottica di Open Innovation , “ambiente naturale” in cui i giovani imprenditori capaci di idee imprenditoriali

6 I programmi quadro di ricerca e innovazione sono i principali strumenti con cui l’Unione Europea (UE) attua la sua politica comunitaria in materia di scienza e innovazione. L’attuale 9° programma quadro “Orizzonte Europa” vanta un budget complessivo di 95,5 miliardi di euro e durerà fino al 2027.

Le azioni di t2i e di Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo si muovono quindi spedite in ottica costante di co-progettazione: non è si trattato di un percorso da lasciare al caso, ha bisogno di persone che conoscano la complessità dentro la quale si dovranno muovere e che abbiano dei punti di riferimento metodologici consolidati.

65 ALL’IMPRESADALL’IDEA

ALL’IMPRESADALL’IDEA I66team partecipanti e i tre vincitori dell’hackathon Design4Service.

E QUARTIERI

Hackathon , Digital Innovation Hub , Incubatori certificati di startup innovative, collaborazione con università, istituti di ricerca (pubblici e privati) e l’essere parte di un network di collaborazioni internazionali, permette lo sviluppo di progetti di ricerca e di iniziative di trasferimento tecnologico, coprogettati e finalizzati alla crescita del business delle realtà imprenditoriali locali e di una cultura di impresa orientata all’innovazione, attraverso l’attivazione di azioni di diffusione, sperimentazione e sviluppo completo di progetti pilota finanziati a livello locale o internazionale.

L’Open Innovation però non è solo parte di una rivoluzione tecnologica, ma impone l’introduzione di competenze nuove capaci di governare la rivoluzione stessa e guidare la riorganizzazione dei modelli di business. In sintesi, una rivoluzione tecnologica che non può prescindere dalla centralità dell’uomo. In questo contesto, la cooperazione tra t2i e Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo prosegue con sempre maggior efficacia, chiarezza e consapevolezza, per promuovere la ricchezza imprenditoriale del territorio della provincia di Rovigo, della Regione del Veneto e con un più generale respiro nazionale e internazionale. CENTRO

31.789 abitanti ROVIGO CENTRO E QUARTIERI 31.789 abitanti ROVIGO

ALL’IMPRESADALL’IDEA 67

Il futuro della Open Innovation ha proprio questo scopo: dimostrare come attraverso una serie di casi concreti e solidi, attività in networking, situazioni di co-progettazione multi stakeholder, progetti innovativi plurisettoriali, si vada a definire un nuovo approccio radicale per il lancio di idee e attività innovative su modelli di business sostenibili e iperconnessi.

innovative ad alto valore aggiunto generino un modello di innovazione distribuita che coinvolge afflussi e deflussi di conoscenza gestiti in modo mirato tra i confini dell’organizzazione fino a generare anche spillover di innovazione, il fenomeno che avviene quando un’attività economica produce effetti positivi anche oltre gli ambiti per cui agisce.

Fare destinazione e impresa con i dati L’esperienza concezioneversoInnovHack4LandVisitdiunanuovaditurismo

DATIICONIMPRESAEDESTINAZIONEFARE 68

Damiano De Marchi Senior Analyst e Tourism and Destinations Specialist, The Data Appeal Company, www.datappeal.io

Stefan Marchioro Direzione Turismo Regione del Veneto, https://osservatorioturismoveneto.it

Mario Romanelli Sales Manager, The Data Appeal Company, www.datappeal.io L’avvio e il consolidamento di nuove imprese in ambito turistico per una Regione come il Veneto è di primaria importanza, in primis a livello strategico, ma soprattutto per garantire un adeguato supporto in chiave sia di innovazione che di digitalizzazione, in particolare dopo il lungo periodo di pandemia da COVID-19 che ha visto il comparto fortemente colpito. Se a pensare al turismo e allo sviluppo territoriale in chiave di destinazione e visitazione è il Polesine, con il suo Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo, la sfida è ancora più ambiziosa, perché parte dal basso, dal tema dei dati e da alcuni obiettivi definiti e condivisi da più amministrazioni in partnership. Nasce così l’idea di fare sistema e coinvolgere più livelli di governance, attori e stakeholder nella maratona di idee e progetti chiamata InnovHack4LandVisit, l’hackathon dedicato al turismo e alla visitazione dei Comuni di Rovigo, Adria e Villadose e di tutto il contesto territoriale polesano. La partecipazione di Regione del Veneto, di cui Urban Digital Center –Innovation Lab è anche un’Ambasciata dell’Agenda Digitale sul territorio, è stata possibile grazie al coinvolgimento in giuria1 della Direzione Turismo e alla messa a sistema del complesso insieme di dati che nel tempo ha strutturato 1 Componenti della giuria: Stefan Marchioro, Direzione Turismo Regione del Veneto; Karin Venneri, Presidente Associazione Startup Turismo; Pierluigi Doro, consulente Twissen e founder CRESCITA APS; Enrico Segantin, project manager t2i; Edi Sommariva, RIR Smartland; Cristina Facco, Digital coordinator PID Punto Impresa Digitale Camera di Commercio Venezia-Rovigo; Alberto Casazza, progettista area formazione Confcommercio Rovigo.

3 Si veda: https://premioinnovazione.confcommercio.it/dataappeal/ (ultima consultazione aprile 2022).

L’Osservatorio ha attivato indagini continuative o ad hoc per comprendere i trend, i volumi, gli andamenti del mercato, stimola e sensibilizza il territorio all’analisi coordinata, raccoglie le informazioni e le ricerche di maggior rilievo promosse dalle destinazioni o dagli altri soggetti sottoscrittori. Ogni soggetto è infatti sia fruitore che fornitore di informazioni e dati.

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L’esperienza di InnoHack4LandVisit è stata un’importante occasione per sperimentare come potenziali nuove imprese di destinazioni turistiche del Veneto possano utilizzare i dati messi a disposizione gratuitamente dall’Osservatorio del Turismo Regionale Federato e in particolare modo quelli sulla reputazione online forniti da The Data Appeal Company. Nel turismo infatti, non competono le singole imprese, ma le imprese in un contesto di destinazione e comprendere i trend e la reputazione online delle destinazioni, dei loro attrattori e delle loro imprese è un presupposto fondamentale per qualsiasi progetto che voglia davvero essere innovativo.

L’Osservatorio del Turismo Regionale Federato del Veneto 5 – ideato nell’ambito del Piano Strategico del Turismo Veneto – è regolato da un protocollo d’intesa sottoscritto inizialmente da 31 soggetti territoriali a fine 2019, oggi giunti complessivamente a 45: oltre alla Regione del Veneto e a Unioncamere del Veneto, le 16 Organizzazione di gestione della destinazione (OGD), 3 atenei veneti, il CISET e altri centri di ricerca e fondazioni, le associazioni di categoria del turismo, artigianato e agrituristiche, SAVE, UNPLI Veneto e le organizzazioni sindacali; un Board emanazione dei sottoscrittori ne definisce l’indirizzo strategico e le priorità di indagine, mentre un comitato tecnico ne garantisceL’Osservatoriol’operatività.delTurismo

con il supporto di The Data Appeal Company (ex Travel Appeal), partner e mentor 2 durante l’ hackathon . The Data Appeal Company (TDAC) è una PMI innovativa italiana, Premio Nazionale 2020 per l’Innovazione dei Servizi –categoria turismo3, fondata in Veneto nel 2014 da Mirko Lalli e con sede attuale a Firenze. Un “data provider di alternative data” che ha sviluppato un impianto proprietario di raccolta dati, data quality, analisi semantica, cluster analysis e business intelligence che non ha pari a livello nazionale, tanto da essere partner unico su questo servizio di ENIT, Agenzia Nazionale per il Turismo e di tante altre destinazioni italiane ed estere tra cui il Veneto. Dal 2020 anche il Veneto infatti, attraverso l’Osservatorio Federato del Turismo Regionale del Veneto4 , ha scelto The Data Appeal Company per la fornitura di dati e applicativi per l’analisi dei contenuti della human digital experience e della gestione della reputazione del Veneto e di diverse divisioni territoriali di interesse turistico, come le OGD – Organizzazioni di Gestione della Destinazione.

regionale Federato si fonda sulla consapevolezza che le decisioni e le azioni efficaci devono essere basate sulla conoscenza effettiva dei fenomeni e quindi sull’analisi di dati e di informazioni attendibili, selezionate e misurabili da un punto di vista quantitativo o qualitativo.

2 I mentor di InnovHack4LandVisit: Mario Romanelli, Sales Manager The Data Appeal Company, Cristina Facco, Digital coordinator PID Punto Impresa Digitale Camera di Commercio Venezia-Rovigo; Cristina Magoga, manager in organizzazione; Andrea Tommei, startupper e consulente in mobilità sostenibile; Enrico Carosio, Scientific Board CASCO.

4 Si veda: https://osservatorioturismoveneto.it/data-appeal/ (ultima consultazione aprile 2022).

5 Si veda: https://osservatorioturismoveneto.it/ (ultima consultazione aprile 2022).

Tutto questo è consultabile attraverso una piattaforma digitale – una sorta di “Piazza dei Saperi” – nella quale convergono ricerche e analisi dell’Osservatorio regionale e di terze parti. La piattaforma digitale, messa a disposizione dei partecipanti all’hackathon come primo punto di accesso ai dati, è organizzata in quattro sezioni: un’area notizie dall’Osservatorio con informazioni di stretta attualità sul turismo; un’area documentale con report periodici dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto, del Sistema informativo regionale del turismo, del Centro Studi di Unioncamere, i dati mensili raccolti da The Data Appeal Company su sentiment e reputazione on line e le indagini di Università e centri studi sulle destinazioni venete; la terza area è dedicata alla visualizzazione di dati e indicatori in forma dinamica, interattiva e facilmente fruibile, nonché la visualizzazione dei contenuti pubblicati online relativi al Veneto e alle sue destinazioni; infine l’area Trend, dedicata alle analisi predittive, sulla base di diverse fonti (UNWTO, ENIT, centri studi, ecc.) e in prospettiva, anche attraverso l’integrazione di dati sulla performance del settore ricettivo o di altri comparti (es. settore aeroportuale). Lo scopo della piattaforma digitale è di favorire l’accesso a documentazione strategica per il sistema turistico, prodotta da soggetti diversi ma affidabili, in un luogo virtuale unico. È questo uno dei punti di forza dell’Osservatorio del Turismo Veneto, che trae fonte dall’aggiornamento costante proveniente dai propri sottoscrittori, mettendo a disposizione del sistema turistico regionale un luogo aggregativo virtuale di riferimento, che risponde alla necessità di poter leggere, analizzare e fruire dati e analisi spesso complessi del fenomeno turistico in modo immediato e cercando di superare il problema di “troppe informazioni nessuna informazione”.

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Proprio grazie a questi dati, al confronto preparatorio e al perfetto connubio di diversi fattori in chiave di Open Innovation, si è potuto dare attuazione alle 4 sfide condivise dal territorio: Sfida 1 - Rigenerazione urbana: ripartiamo dal centro! Per la creazione di strumenti innovativi di rigenerazione urbana, in particolare del centro storico, per aumentare l’attrattività dei luoghi (es. vuoti urbani) e trasmettere un’esperienza di vita per i residenti e per chi visita, come per i turisti. I mentor di InnovHack4LandVisit del 9 ottobre 2021.

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Sfida 4 - Business meeting: ripensiamo gli spazi! Per la creazione di strumenti innovativi capaci di incentivare (non solo economicamente) l’organizzazione di eventi aziendali (meeting, formazione, team building) o di intrattenimento (sportivi, culturali) in loco, capaci di attirare organizzatori e loro investitori (italiani ed esteri) offrendo una serie di soluzioni innovative e vincenti e un insieme di servizi a supporto delle strutture, località e del territorio.

Per la creazione di strumenti innovativi per tutti, al fine di aumentare la consapevolezza della popolazione residente sul patrimonio storico, artistico, paesaggistico e produttivo esistente, accrescere l’appartenenza identitaria e stimolare la cittadinanza “attiva” nel prendersi cura dei luoghi dell’abitare trasformandoli in luoghi del vivere.

Sfida 2 - La tua opinione conta!

Per la creazione di strumenti innovativi per la somministrazione di questionari a visitatori e turisti e/o altre forme di raccolta dati (in modalità open ), utili all’analisi delle preferenze e dei servizi più richiesti, con l’obiettivo di dotare il territorio di una raccolta dati che possa essere utilizzata in ambito turistico-culturale, al fine di definire in modo puntuale e customizzato le strategie di valorizzazione e promozione. Oltre alla creazione degli strumenti di raccolta, si rende necessaria la successiva condivisione dei dati in un sistema open. È essenziale, infatti, che tutta la filiera degli attori turistici pubblici e privati comprenda l’importanza della raccolta e dell’analisi dei dati.

Sfida 3 - Conosci il tuo territorio: custodi di identità!

Sono dunque le 4 sfide e il tema dei dati a supporto dei progetti da sviluppare, a guidare anche l’apporto fornito da The Data Appeal Company, che attraverso le proprie tecniche proprietarie raccoglie e monitora la presenza digitale dei POI, ovvero i punti di interesse di un’area, attraverso l’analisi di decine di portali, siti La Giuria di InnovHack4LandVisit del 9 ottobre 2021.

La restituzione dell’analisi avviene secondo diverse modalità, tra le quali vi sono le dashboard SAAS7 Travel Appeal, specifica per il comparto ricettivo, e Data Appeal Studio dedicata alla location intelligence e alle destinazioni. I partecipanti a InnoHack4LandVisit hanno potuto avvalersi dei dati di The Data Appeal Company relativi alla destinazione interessata già elaborati dall’azienda per conto di Regione del Veneto. Per brevità, in questo contesto vengono presentati tre aspetti dell’analisi della reputazione online che l’azienda svolge sul totale delle strutture ricettive del Veneto, con il duplice obiettivo non solo di esemplificare alcuni dei risultati del processo già descritto, ma anche di cogliere l’opportunità di sperimentare dei confronti con i dati che arrivano dalle fonti ufficiali per ricavarne ulteriori elementi di lettura per la prima regione turistica d’Italia (e tra le prime in Europa) per flussi e per quota di turismo internazionale.

72 web, OTA, social media, dai più noti a quelli più specializzati per comparto. La metodologia di recupero prevede un processo di ricognizione e di riconduzione univoca attraverso un algoritmo che ha lo scopo di massimizzare la probabilità che i canali esplorati siano relativi al medesimo POI. Dopo un complesso processo di Data Quality, per ciascun POI rilevato vengono esplorate caratteristiche proprie –come localizzazione, tipologia, servizi – e dei visitatori – come provenienza, lingua, tipologia di viaggio. I contenuti delle tracce digitali (recensioni, giustizi, commenti, punteggi, ecc.) vengono letti e analizzati semanticamente attraverso meccanismi proprietari di intelligenza artificiale nel linguaggio naturale, nella sua forma originale, identificandone le logiche e il tono emozionale. Il risultato principale è il sentiment, ovvero un indice sintetico che esprime il grado di soddisfazione in base 100, ovvero la quota di giudizi positivi all’interno dell’insieme di tutti i contenuti analizzati. A questo score di polarità per ogni contenuto, si aggiungono i main topic e i soggetti (aspects) e giudizi (opinions) connessi. Negli anni sono state sviluppate numerose altre tecniche, tra cui il rates checker per il comparto ricettivo, con la raccolta delle tariffe giornaliere (con monitoraggio più volte al giorno) pubblicate sulle OTA6. Dal 2020 sono stati implementati nuovi indici proprietari come il Travel Barometer, il Covid Safety Index, il Fair Index ed è di prossima realizzazione il Sustainability Index.

Il primo aspetto è quello dell’offerta di ricettività in Veneto a confronto con la presenza digitale delle strutture ricettive. Sono 9.132 le strutture ricettive ufficialmente censite in Veneto al 6 marzo 2020 (ultimo aggiornamento disponibile), mentre sono circa 9.900 i POI attivi del comparto ricettivo per lo stesso periodo di riferimento mappati da The Data Appeal Company 8. L’ordine di grandezza è quindi lo stesso, la differenza va interpretata nella logica della presenza nel territorio di un numero seppur limitato di strutture ricettive informali (ad esempio quelle non gestite in forma imprenditoriale) che vengono rilevate nel web, ma che non vengono censite ufficialmente. Un’altra divergenza che emerge è nelle quote relative alle tipologie. Come si evince dalla tabella (Fig. 1), vi è uno squilibrio nel web del comparto alberghiero rispetto a quello extra-alberghiero.

8 Per il Veneto: https://dati.veneto.it/opendata/elenco_strutture_ricettive_del_veneto.

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In questo caso la causa deriva da una non sempre adeguata coerenza tra la 6 OTA è acronimo di Online Travel Agency 7 Software As A Service, ovvero un modello di distribuzione del software in cui l’applicativo e gli eventuali servizi collegati sono eseguiti in un ambiente centralizzato e gli utenti vi accedono via Internet usando un browser come interfaccia.

Per mantenere la coerenza del confronto, per TDAC vengono considerati solamente i POI attivi, ovvero che presentano una traccia digitale, nei 12 mesi antecedenti il 6 marzo 2020.

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categoria ufficiale e come le strutture si comunicano sul web. Seguendo una logica promozionale, alcune strutture extra-alberghiere, magari appartenenti a categorie meno attrattive, si rivendono come strutture para-alberghiere in rete cercando di colmare il divario di appeal. Al contempo Bed&Breakfast, agriturismi e campeggi invece hanno una altissima congruenza tra le due fonti. Interessante inoltre vedere come l’impatto del coronavirus abbia avuto un riflesso importante sui POI attivi del comparto ricettivo: nei primi 12 mesi del periodo pandemico vi è stato un calo dell’11%, dimostrando come la presenza digitale rifletta anche la presenza di una quota di strutture chiuse o che non hanno ancora riaperto. Il secondo aspetto è quello relativo all’andamento dei flussi. L’idea di mettere a confronto gli arrivi turistici con le tracce digitali relative al comparto ricettivo nasce dalla necessità di capire se gli andamenti sono correlati e in che misura. Comparazioni su ambiti territoriali di dimensioni differenti hanno dato esito positivo in epoca pre-COVID9 (Fig. 2). La rappresentazione grafica della sovrapposizione, con scale diverse, della distribuzione mensile degli arrivi turistici registrati (linea rossa) con le tracce digitali relative al comparto ricettivo (linea nera) confermano quanto la correlazione lineare sia fortissima, con una media del coefficiente di Pearson r = 0,97 sui 34 mesi considerati da gennaio 2019 a ottobre 2021, ultimo mese disponibile per i dati ufficiali10. Ne deriva una concreta possibilità di utilizzo anche come anticipazione dei dati ufficiali per qualunque tipologia di destinazione. Si arriva quasi alla coincidenza considerando le provenienze: nel 2019 gli arrivi internazionali sono il 65,3% contro il 65,5% delle tracce digitali degli utenti stranieri. Nel 2020 entrambe le fonti parlano di una prevalenza del turismo domestico, con gli arrivi internazionali al 43,1% e le tracce digitali al 48,7%, riflettendo anche una tendenza che si registra anche in altri territori: la propensione media alla creazione di feedback digitali è più alta all’estero rispetto che nel nostro paese. Il terzo aspetto è quello del grado di soddisfazione. Negli ultimi 12 mesi l’indice di sentiment del comparto ricettivo (Fig. 3) si attesta su un livello molto buono, a 86,3 su 100 in leggero calo rispetto ai 12 mesi precedenti, in controtendenza rispetto agli altri comparti come locali e ristorazione e attrazioni dove l’indice è in aumento. Si sottolinea come il livello di soddisfazione percepita cali nei periodi di massima congestione (Ferragosto), ribadendo quanto la massimizzazione dei tassi di occupazione non debbano essere mai a discapito della soddisfazione del cliente, poiché è da un’esperienza positiva che si associano i flussi turistici futuri.

9 Confronta https://www.officinaturistica.com/2020/02/appeal-is-real-dati-destinazione/ (ultima consultazione aprile 2022).

Fig. 1 Distribuzione per tipologia di strutture ricettive.

10 Confronta https://statistica.regione.veneto.it/banche_dati_economia_turismo_turismo0.jsp (ultima consultazione aprile 2022). Veneto TDAC Hotel 35% 47% B&B 27% 28% Agriturismi 10% 10% Campeggi e villaggi 2% 3% Altro 27% 12%

Per l’intera giornata di lavoro, con la collaborazione dell’Osservatorio Turistico della Regione del Veneto, tali dati sono stati resi accessibili mediante Fig. 3 Andamento del sentiment relativo al comparto ricettivo veneto.

Nell’analisi dei temi, emerge come lo staff detenga sia la quota di tracce maggiore, sia il grado di soddisfazione più elevato, dimostrandosi un punto di eccellenza dell’offerta ricettiva veneta. Segue la camera e la ristorazione, con sentiment inferiori e decisamente diversi: mentre gli aspetti relativi al cibo hanno un punteggio in linea con quello del comparto, quelli infrastrutturali della camera, come anche quelli relativi ai servizi, si posizionano su un livello più che discreto. Una lettura approfondita può portare a ricavare precise indicazioni su come indirizzare politiche e iniziative per il consolidamento e il miglioramento di singoli aspetti dell’offerta ricettiva veneta a partire da come è stata vissuta dai propri ospiti. Queste azioni operative avranno un influsso significativo anche sul posizionamento complessivo dell’offerta turistica veneta, visto il ruolo centrale della ricettività nell’esperienza del visitatore, per cui è necessario che la reputazione e la percezione del mercato diventino obiettivo primario da parte di destinazioni e imprese, in un dialogo costante tra loro. Grazie ai dati rappresentati e al loro utilizzo sulla reputazione online , l’hackathon “InnovHack4LandVisit” ha avuto l’obiettivo di favorire l’emergere di idee innovative per la promozione e diffusione dell’immagine turistica e di visitazione, nonchè la valorizzazione dei beni culturali e delle attività del territorio di Rovigo, dei Comuni di Adria e Villadose e dell’intera provincia.

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la Piattaforma Data Appeal Studio rendendo disponibili i dati sull’esperienza dei turisti nel territorio oggetto dell’attività. L’utilizzo di questi dati, insieme alla presenza come mentor durante l’evento, ha permesso ai team coinvolti di accrescere il livello di conoscenza del territorio e di comprendere come i turisti lo stanno utilizzando e raccontando online . Si è cercato quindi di dare alle soluzioni, che avevano l’obiettivo di disegnare strumenti che aiutino il rilancio del settore turistico e culturale di Rovigo e migliorare la fruibilità del patrimonio culturale – con particolare attenzione alle persone con disabilità o bisogni speciali e favorire l’incontro tra domanda e offerta – un’analisi di contesto e dei dati sull’offerta attualmente presente nel territorio. Questo approccio Data Driven ha permesso ai partecipanti di contestualizzare nel territorio le idee e le intuizioni che ciascun team aveva immaginato, rendendo più efficace sia la progettazione che la valutazione delle proposte. Proprio grazie a questi dati, tra i 10 team selezionati per la partecipazione all’InnovHack4LandVisit del 9 ottobre 2021, si è aggiudicato il “Premio miglior idea Data Driven” il progetto MIA ROVIGO per la “Creazione di strumenti innovativi per tutti, per aumentare la consapevolezza della popolazione residente sul patrimonio storico, artistico, paesaggistico e produttivo esistente”. La valutazione dei progetti e i vincitori di InnovHack4LandVisit premiati dalla giuria.

Nel 2001 al MIT - Massachusetts Institute of Technology di Boston, all’interno del dipartimento Center for Bits and Atoms nasce il primo FabLab, che letteralmente sta per Fabrication Laboratory. Tutto inizia grazie all’esperimento del Professor Neil Gershenfeld1 che durante un suo corso universitario propone agli studenti di organizzare un’officina dove poter costruire i propri modelli realizzati digitalmente anche collaborando a distanza. Il progetto ha un successo inaspettato che porta ad aprire laboratori simili in tutto il mondo, prima in altre università e poi all’interno di enti e associazioni, fino ad arrivare all’iniziativa di privati che si aggregano intorno a questi luoghi. Le regole sono semplici ma chiare: la rete internazionale dei FabLab si fonda infatti sull’idea che si possano mettere a disposizione del pubblico macchine per la fabbricazione digitale a cui di solito non si ha accesso. Inoltre le tipologie di macchinari sono già definite, permettendo la condivisione globale di idee e di sperimentazioni. In questo modo quindi individui singoli e piccole imprese possono trasformare idee in prototipi e prodotti.

Dalla creazione del primo FabLab c’è stata un’incredibile evoluzione delle macchine per la personal fabrication che fino a quel momento non esisteva, essendo la produzione di manufatti quasi esclusivamente limitata agli spazi delle fabbriche e agli artigiani più evoluti (De Pietro, 2019).

Architetta, designer di allestimenti per lo spazio fisico e virtuale, responsabile e project manager per Poplab, www.poplab.cc

Chiaramente quello che più si è modificato però, al di là delle macchine, è la modalità con cui ci si può approcciare alla costruzione di un oggetto. Nel momento in cui la manifattura digitale è entrata a far parte – potenzialmente –della vita di tutti, il tema della produzione è completamente cambiato: se prima la personalizzazione era appannaggio di pochi e ci si orientava verso prodotti globalizzati, in questo passaggio la personalizzazione è diventata un elemento distintivo ma accessibile. Dalle incisioni laser per scrivere il proprio nome su piccoli oggetti di uso comune fino alla realizzazione di intere macchine per i propri

1 Professore al MIT di Boston e Direttore del MIT Center for Bits and Atoms, laboratorio affiliato al MIT Media Lab.

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ValentinainnovazionenuoviallaL’autocostruzionebasedimodellidisocialeTemporin

specifici scopi, si è iniziato ad immaginare di potersi produrre davvero “quasi qualunque cosa” come diceva proprio Gershenfeld sottolineando le potenzialità del primo laboratorio di questo tipo2. Chiaramente i vantaggi di questi spazi, che hanno davvero modificato a poco a poco la percezione dei processi produttivi rendendoli accessibili e democratici, sono molteplici. Da un lato di certo questo supporta il bisogno crescente di prototipazione che si manifesta nella società, a vari livelli. Dallo studente, all’ingegnere professionista, dal designer autoproduttore, all’artista, all’hobbista. Dall’altro si è sviluppata una diversa attenzione per il percorso che porta dalle materie prime fino al prodotto finito infondendo idee legate al riuso, al riciclo, all’ottimizzazione dei materiali (Gershenfeld, 2007).

2 Nel 1998 Gershenfeld inizia un corso al MIT titolato How to make (almost) anything 3 MUSE Museo delle Scienze, www.fablab.muse.it. FabLab di Rovigo con fresa CNC e waterjet.

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Ovviamente anche prima del 2001 esistevano laboratori simili, ma erano appannaggio di università e centri di ricerca. Tali luoghi di sperimentazione, aperti al pubblico più vario, puntano invece a dimostrare “che capitale tecnologico e capitale creativo diventano valori aggiunti a livello territoriale unicamente quando raggiungono una forma socialmente diffusa e riconosciuta. Una società coesa e resiliente è una società dove gli individui hanno competenze al passo con i tempi e tramite la collaborazione condividono la conoscenza applicandola praticamente. Il FabLab è proprio questo: in base alla grande ondata tecnologica, sfrutta e costituisce dei sistemi di collaborazione e di trasferimento di competenze” 3 . E proprio con l’idea di costruire sistemi di collaborazione e trasferimento di competenze nasce nel 2015 il FabLab di Rovigo (Poplab), che però, rispetto ad altri laboratori che tendono a proporre la produzione di ogni tipo di oggetto, si concentra sull’ambito architettura e design. Si sviluppa quindi un filone che porta l’attenzione sull’autocostruzione come strumento di aggregazione legato

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“Nei FabLab l’idea che si impara a insegnare e si insegna per imparare, è infatti la chiave di volta che esprime brillantemente il processo di consolidamento di nuovi saperi locali attraverso le comunità di individui”. FabLab di Rovigo, laboratori di autocostruzione con stampa 3D.

78 a spazi specifici, con l’intento di riattivarli o renderli più usabili attraverso la produzione di piccole costruzioni o oggetti di design. Ne nasce un lungo catalogo di progetti formativi e workshop con differenti target per stimolare questo tipo di percorso collaborativo. Infatti questa tipologia di processi può diventare elemento di innesco per incentivare il coinvolgimento delle comunità nei processi di trasformazione territoriale, culturale e sociale, soprattutto attraverso percorsi laboratoriali e formativi in grado di mostrare ai cittadini che loro stessi possono diventare protagonisti della trasformazione dello spazio Mettendopubblico.quindiinsieme attori decisionali e gruppi di lavoro si possono attivare percorsi di rigenerazione e riattivazione urbana con la sperimentazione sul campo e l’ottenimento di un risultato concreto garantito dall’uso del FabLab. È chiaro che anche in questo caso, come in generale per l’approccio visto in precedenza, ciò che si stimola è la fabbricazione di elementi personalizzati e unici. Davvero in questo modo si possono costruire oggetti, arredi, giochi, sedute progettate intorno alle specifiche esigenze di un determinato luogo e dei cittadini che lo vivono. Alla base di queste attività c’è infatti sempre una preparazione preventiva legata al confronto con le persone che poi dovranno usare questi arredi e il luogo stesso. Fulcro delle attività è la ricerca di nuovi modi di abitare lo spazio pubblico con nuovi sistemi di collaborazione sia durante la costruzione che durante l’uso, con l’intento di provare a creare nuovi legami di comunità e nuove modalità di generare spazi veramente collettivi. La strategia dell’autocostruzione può quindi attivare un processo di cambiamento profondo nelle persone coinvolte, che si prendono la responsabilità di riorganizzare un determinato spazio per mezzo del loro proprio lavoro. Non è più la costruzione di un oggetto privato ma di un elemento che andrà a far parte della città. Da non sottovalutare l’aspetto sociale legato a queste attività dal momento che si innescano relazioni profonde sia coinvolgendo target simili (ad esempio studenti o bimbi piccoli), sia aggregando gruppi di persone con competenze ed età diverse. Le esperienze fatte sono tutte positive e dimostrano che l’aiuto reciproco porta anche ad un trasferimento di competenze e a un apprendimento molto rapido degli strumenti.

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È proprio qui che si innesca un processo di innovazione sociale, nello stimolare l’apprendimento collettivo di saperi che possono essere immediatamente riversati su progetti urbani di utilità pubblica. Proprio perché l’esigenza di miglioramento dello spazio pubblico arriva dai cittadini, sono i cittadini stessi che possono trovare la migliore soluzione possibile, ovviamente guidati dai facilitatori del processo di progettazione partecipata. Trovare nuovi modi per andare incontro a una esigenza collettiva è una finalità fondamentale dell’innovazione sociale, promuovendo al tempo stesso l’importanza di approcci sostenibili, virtuosi e circolari.

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Riferimenti bibliografici De Pietro, L. (a cura di) (2019). Dai FabLab agli Innovation Lab. L’esperienza della Regione del Veneto. Padova: CLEUP. Gershenfeld, N. (2007). Fab: The Coming Revolution on Your Desktop-from Personal Computers to Personal Fabrication. New York, Basic Books. FabLab di Rovigo, laboratori di progettazione urbana.

COMUNITÀDIEVENTIEDRETESPAZI,TRADIGITALI,COMPETENZELEANIMARE

Serena Sterza Coordinatrice Makers&Media Lab, www.cooppilraggioverde.it Cassandra Baldini Animatrice digitale, www.cooppilraggioverde.it Il Comune di Rovigo, capofila del progetto Urban Digital Center – Innovation Lab, ha scelto di ospitare tra i suoi spazi iniziative di animazione che si configurassero come opportunità di utilizzo condiviso e di compartecipazione, in una prospettiva di sviluppo delle competenze e di comunità. In linea con la vision e la filosofia del progetto guidato da termini che iniziano con -co, in primis condividere, collaborare e comunicare, si è deciso così di strutturare un Makers&Media Lab, un angolo dedicato alla sperimentazione di laboratori ed eventi pubblici, con diversi livelli e modalità di coinvolgimento dei cittadini. Il Makes&Media Lab è distribuito su due ambienti con caratteristiche e identità distinte: la parte del Makers Lab è attrezzata con la strumentazione per l’artigianato digitale che tipicamente contraddistingue un FabLab, mentre la parte del Media Lab assume le forme di un laboratorio di produzione di contenuti multimediali.IlMakers&Media Lab si apre così alla cittadinanza come uno spazio di riferimento per favorire l’aggregazione digitale, aperto a chi vuole conoscere e fare esperienza delle nuove tecnologie, con un’attenzione particolare ai giovani e giovanissimi che, avvicinandosi magari per le prime volte al digitale, imparano a riconoscere le possibilità di espressione e di sviluppo della propria identità, anche in una prospettiva professionale in divenire. Le iniziative di animazione messe in campo nel primo periodo di attività del Makers&Media Lab hanno gettato le basi per avvicinare la cittadinanza a questo nuovo mondo e per renderla più consapevole delle molteplici opportunità che l’innovazione offre ai singoli e alla collettività.

Il Makers&Media Lab, oltre a disporre di uno spazio modulare attrezzato con banco officina, ha una dotazione tecnologica che permette di sperimentare molte delle tecnologie più innovative, in un una sorta di mini FabLab, dove sono presenti stampanti 3D, kit Arduino, lasercutter, tavolette grafiche e strumenti la la progettazione 3D. L’allestimento è stato pensato nell’ottica di creare un ambiente digital friendly sia per i giovani che si approcciano per la prima volta a questo

digitali, tra spazi, rete ed eventi di comunità

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COMUNITÀDIEVENTIEDRETESPAZI,TRADIGITALI,COMPETENZELEANIMARE 81 mondo, sia per gli utenti più esperti, che possono trovare un luogo in cui le idee si incontrano e si concretizzano in produzioni condivise, anche in uno scambio generativo tra senior e junior. Lo spazio collaborativo offre una diversificata gamma di opportunità, in base all’utenza che lo vive: dai laboratori ai workshop, dalle consulenze individuali agli eventi dimostrativi, con postazioni attrezzate e dotazioni avanzate. I workshop svolti nel primo anno di apertura si sono rivolti principalmente a utenti interessati a diventare una comunità attiva con una prospettiva di accesso autonoma agli spazi, qualificandosi come host, il tutto partecipando a progetti collaborativi, condividendo ed evolvendo le proprie competenze. Tra i workshop attivati si fa menzione di quelli riguardanti l’area making (Fig. 1, 2 e 3). La prima esperienza di workshop laboratoriale (worklab), centrata sulla tecnica della falegnameria 4.0, ha visto un gruppo di giovani creative cimentarsi nell’autoproduzione degli arredi per gli spazi del Lab, cercando soluzioni innovative per rendere gli ambienti modulari e adattabili per le loro molteplici fruizioni. Il Makers Lab ha ospitato, a seguire, anche momenti formativi sui temi del problem solving 3D e dell’IoT ( Internet of Things ), attraverso un corso dedicato alla costruzione di una serra 4.0 grazie alle strumentazioni in dotazione. Il Media Lab, invece, ha visto gli utenti coinvolti dapprima in corsi creativi, quali di tecniche di storytelling e di scrittura di una sceneggiatura.IlMakers&Media

Lab si apre alla cittadinanza anche attraverso percorsi (call per docenti e tutor - Digital Labs) volti ad arruolare nel proprio team giovani che decidono di mettere a disposizione le proprie competenze in qualità di formatori. Alle call seguono laboratori, percorsi formativi e disponibilità di consulenza per gli utenti con competenze base ed entry level. Questo approccio ha consentito di mettere a fuoco alcune proposte di attivazione di corsi specifici basati su ambiti di interesse diversificati, spaziando dal photoediting alla grafica 3D, dalla smart music al videomaking, dalla grafica vettoriale alla liuteria informatica. I docenti che si sono candidati alla call dei Digital Labs costituiscono il team della “banca delle competenze” a cui gli utenti possono chiedere consulenze gratuite, sia individuali che di gruppo. Il Makers&Media Lab si apre all’utenza anche attraverso percorsi laboratoriali rivolti ad ampie fasce di età, attraverso percorsi di approfondimento diversificati in base alla tipologia di dotazione tecnologica e modulati con formule che vanno dal corso al seminario, dall’incontro divulgativo all’evento.

Fig. 1 e 2 Laboratorio di stampa 3D e Laboratorio di fotografia e postproduzione.

Laboratorio di lasercutting.

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82 Tra le iniziative di partecipazione attiva, va senza dubbio ricordata anche l’attivazione del gruppo CoderDojo Rovigo, con un percorso formativo dedicato agli aspiranti mentor. Il gruppo si è presentato alla città ospitante organizzando negli spazi di Urban Digital Center – Innovation Lab il primo raduno. Molte sono le iniziative organizzate dal Makers&Media Lab, anche volte a uscire dagli spazi ad esse dedicati per lanciare sfide al territorio, attraverso percorsi di coinvolgimento di scuole e cittadinanza. In particolare, è stato sperimentato il progetto “Futuri in gioco”, in cui gli alunni delle scuole primarie aderenti hanno partecipato a un percorso che, attraverso la logica della gamification, ha promosso l’obiettivo di rendere i ragazzi maggiormente consapevoli nella lettura e nell’analisi dei dati che quotidianamente producono, affrontando sfide settimanali connesse ai temi degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’Agenda ONU 2030. Tutti i dati raccolti dagli studenti e dalla comunità, sono confluiti in una lettura di sintesi, restituita alla città di Rovigo, capofila, in un evento intitolato DataDay.Le attività di animazione promosse e svolte all’interno del Media Lab sono state principalmente rivolte ai giovanissimi fruitori del mondo dei social. Tracciare linee di separazione tra l’esperienza online e quella offline, risulta, ai giorni nostri, un gesto anacronistico, che più non si adatta a descrivere le modalità quotidiane della vita che viviamo. Una vita a tutti gli effetti ibridata, che ci vede transitare continuamente tra la dimensione online e quella offline . Giornalmente ci immergiamo nella rete e nei social network, spesso persino prima di aver avuto uno scambio nell’esistenza offline. La rete è dunque un vero e proprio spazio da occupare; il suo essere più simile ad un ente intangibile che ad una piazza così come siamo abituati a rappresentarla nella nostra mente, non la rende meno reale. Come in ogni spazio o contesto sociale tradizionale, le modalità del vivere la piazza social possono essere le più diverse. Di conseguenza ognuno ha il diritto, e il dovere forse, di poter fare esperienze in un’ottica di accrescimento della propria consapevolezza e di aiuto nel diventare un buon cittadino digitale. È con questa premessa che all’interno di Urban Digital Center - Innovation Lab Rovigo è nata la prima Social Media House, una dimensione operativa del Media Lab rivolta in maniera più esplicita – e con una offerta specifica – ai giovani e giovanissimi, con l’obiettivo di far emergere e riconoscere, nell’utilizzo delle tecnologie digitali in continua evoluzione, una possibilità di espressione e sviluppo della propria identità. La Social Media House si è da subito strutturata come un progetto permanente di osservatorio informale dell’uso dei social media da parte delle nuove generazioni, attraverso la creazione di opportunità di approfondimento e confronto riguardo il loro potenziale comunicativo. Con l’incontro di giovanissime e Fig. 3

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La Social Media House ha rappresentato una combinazione di opportunità, avendo fatto interagire in uno spazio comune i più giovani, evolvendo l’utilizzo delle piattaforme social in situazioni di scambio di esperienze face to face tra coetanei.Ilprimo risultato del processo di scambio descritto, è stato Behind Stories (Fig. 4). L’evento, tenutosi il 10 settembre 2021 e pensato nella sua struttura dal Social Media Team, ha assunto la forma di una workshop-intervista a una giovanissima influencer TikToker, Instagrammer e Youtuber, che sui propri profili social narra a decine di migliaia di followers la quotidianità e le esperienze di una adolescente degli anni della contemporaneità che stiamo vivendo. Behind Stories è stata occasione per i giovani partecipanti e per il Social Media Team di approfondire gli aspetti della creazione di un post, dalla fase ideativa a quella produttiva, incontrando personalmente il punto di vista di una content creator loro coetanea. Il metodo di lavoro ha fatto seguire a un’intervista la fase laboratoriale: ogni spazio di Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo si è trasformato in un mini-set fotografico che ha ospitato challenge tematiche specifiche, con l’obiettivo di esercitarsi nel comunicare un certo tema attraverso una foto, un reel o una storia da postare. Anche in questa occasione ragazzi e ragazze hanno avuto la possibilità di risolvere dubbi tecnici, grazie alla consulenza in loco di un fotografo professionista (Fig. 5).

Lab ha dunque offerto a chi utilizza il digitale e i social network per raccontare di sé e dell’universo che lo circonda, momenti di formazione tecnica all’utilizzo delle tecnologie della comunicazione visiva, tutoring mirati e dotazioni multimediali avanzate e professionali. Lo spazio si è così connotato come un luogo attrezzato dove creare stories e storie da pubblicare sui propri account social.

giovanissimi, si sono creati gruppi di riflessione sugli stili che si possono adottare sui social network, sia dal punto di vista tecnico della creazione di contenuti, sia da quello delle possibili modalità di narrazione di una passione o della propria quotidianità.IlMedia

Social Media House si è proposta dunque quale spazio di evoluzione da consumatori a produttori di contenuti multimediali, sperimentando con soggetti portatori di idee con linguaggi e tecniche tipici di una generazione. Allo scopo poi di aprire a esperienze volte a coinvolgere l’intera cittadinanza, Social Media House ha avvitato uno spazio di confronto sul tema dei possibili stili e approcci da utilizzare sul mondo dei social network, organizzando la prima edizione del Social Media Festival, tenutosi tra gennaio e febbraio 2022. L’intento del Festival è stato quello di aprire alla discussione attraverso la condivisione degli strumenti interpretativi a partire dai quali i contenuti vengono elaborati e proposti online. Le voci che animano la piazza social possono somigliare a un Fig. 4 Behind Stories.

COMUNITÀDIEVENTIEDRETESPAZI,TRADIGITALI,COMPETENZELEANIMARE 84 Fig. 5 Workshop di fotografia con il team della Social Media House. Fig. 6 Social Media Festival - Intervista ad Enrica Tesio.

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chiacchiericcio confuso, in cui minacce e opportunità abitano lo stesso spazio. È per questo facile rischiare di mescolare gli effetti negativi di un uso distorto delle risorse social con il loro enorme potenziale connettivo, l’opportunità di interazione, l’estensione delle platee e la democraticità del dibattito. Il Social Media Festival (Fig. 6) ha così messo in relazione autori, temi e pubblico grazie a tre giornate di incontri-laboratorio. La formula, ha permesso ai gruppi di lavoro di costruire insieme nuovi contenuti, confrontandosi con temi come l’informazione, la condivisione di esperienze e scenari, l’analisi autoironica e le possibili visioni dissacranti dell’attualità. Fondamentale per raggiungere il risultato la presenza degli ospiti, diversissimi gli uni dagli altri per temi e approcci (tra loro infatti giornalisti, scrittori, attiviste e podcaster ), ma con un unico comune denominatore: la scelta di uno stile chiaro e identificabile, un utilizzo etico e competente delle piattaforme, fondato su un patto trasparente con il proprio pubblico. La Social Media House è stata opportunità per imparare a produrre contenuti più efficaci e qualitativamente migliori, proponendo situazioni diversificate in cui si potessero conoscere i codici dei diversi linguaggi e i messaggi che con essi è possibile veicolare. Ha coinvolto e aperto un dialogo tra più generazioni e tentato di diradare quella nebbia di diffidenza che spesso avvolge l’esperienza online , mostrando il modo sereno in cui è possibile muoversi negli spazi virtuali.

Antonio Vicario

Consapevolezza e inclusione digitale del cittadino nella Smart City Il laboratorio di Oggetti Intelligenti Connessi

Questa propensione all’utilizzo di strumenti che consentono un approccio più rapido e semplificato al mondo dei servizi digitali, unitamente alla sostanziale carenza di competenze digitali che ancora affligge il nostro Paese, sembra far emergere un altro problema, forse più insidioso: la mancanza di consapevolezza, ovvero la scarsa capacità di comprendere, anche se in modo parziale, il mondo tecnologico che ci sta intorno, in così continua e rapida evoluzione. Si parla spesso di Smart City, paradigma che ci fornisce una prospettiva entusiasmante della città resa sostenibile, più vivibile e viva grazie alla tecnologia. Una città connessa, dove tutti gli oggetti sono intelligenti e comunicano informazioni tra loro, con reti di sensori che generano dati accurati 1 Il Ministero dell’istruzione, nell’ambito del programma “Protocolli in rete”, ha sottoscritto, in data 10 luglio 2020, con Makeblock Europe, uno specifico Protocollo di intesa, prot. n. 20565, per la promozione del coding e delle discipline STEAM nell’ambito del Piano nazionale per la scuola digitale.

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Collaboratore di Studio Vertix, esperto di Internet delle cose (IoT) La relazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze sul Benessere Equo e Sostenibile (BES) del 2021 (MEF, 2021) che fotografa il progresso della società italiana anche sotto l’aspetto sociale e ambientale, fornisce lo spunto per alcune considerazioni sull’evoluzione del digitale in Italia e i fattori che lo condizionano, fornendo in particolare qualche dato sulle modalità del suo utilizzo da parte del cittadino. Nel report si evidenzia che mentre nelle famiglie è sempre presente almeno uno smartphone, un terzo di esse è sprovvista di PC o tablet e relativa connessione alla rete, strumenti che consentono, rispetto al semplice smartphone, non solo l’accesso più facile e completo a molti servizi digitali, ma anche un apprendimento maggiore del funzionamento delle tecnologie informatiche e in particolare, del coding, ritenuto anche a livello ministeriale, importante per lo sviluppo del “pensiero computazionale” nei più giovani1 .

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Del resto, il programma per il Decennio Digitale 2021-2030 adottato dalla Commissione europea il 9 marzo 2021 (COM, 2021) sancisce “solennemente” il diritto per tutti i cittadini europei di possedere competenze digitali di base e che la formazione degli adulti debba essere assicurata lungo tutto l’arco della vita. Tali competenze sono anche lo strumento per un utilizzo consapevole e sicuro dei servizi online, per ridurre truffe e frodi informatiche e comprendere come proteggere i bambini, anch’essi sempre più “connessi”, dalle minacce che provengono dalla rete. Per ultimo, ma più importante, è il tema di coloro che per varie motivazioni, restano esclusi dall’accesso alle tecnologie o rimangono ad un livello di analfabetismo digitale quasi completo. I numeri, a livello globale sono significativi e anche in Italia il fenomeno del digital divide è purtroppo ben presente, soprattutto in alcune Regioni ancora svantaggiate (Alù, 2022). Il problema dell’esclusione digitale si è proposto soprattutto nelle fasi di lockdown dovute al COVID-19. Nelle famiglie meno agiate o anche solo numerose, la carenza di spazi e di computer, la connessione di rete carente o addirittura assente e come già detto, la scarsa capacità di risolvere problemi tecnologici anche semplici, hanno fatto emergere un problema che fino ad oggi era solo latente.

È da queste premesse che è nato il Laboratorio di Oggetti Intelligenti, con l’idea di utilizzare il tema dell’Internet delle Cose (IoT) sia per creare maggiore consapevolezza digitale, sia per far crescere lo skill dei partecipanti facendoli avvicinare in modo creativo e stimolante al mondo delle nuove tecnologie digitali e del coding, abbandonando gli stereotipi dei tradizionali corsi di informatica e di programmazione che spesso lasciano poco in termini di competenze tangibili acquisite.

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87 e precisi e sistemi di monitoraggio che producono informazioni e conoscenza che aiuta chi governa la città a decidere con saggezza le politiche da adottare. A corollario della Smart City ci sono settori quali Cloud computing, Internet delle Cose (IoT), Big Data, Intelligenza Artificiale, che sono termini ormai così riproposti in tutti i media, da sembrarci noti o per lo meno, familiari. Ma è davvero così? Purtroppo troppo spesso no e in fondo riponiamo fin troppa fiducia in cose che conosciamo troppo poco e dalle quali dipendiamo invece molto. I dati, in Italia, ma anche in Europa e tanti Paesi del mondo, parlano chiaro: occorre fare di più, sia sul piano della consapevolezza, sia su quello parallelo delle competenze digitali (EC, 2021).

Perché dunque proprio l’Internet delle Cose? Innanzitutto, vediamo in sintesi, di cosa stiamo parlando. Il termine Internet of Things, coniato nel 1999 da Kevin Ashton, ricercatore del MIT, è nato dal progetto di risolvere un singolare problema, cioè capire come mai un rossetto di un particolare colore rosso andava costantemente esaurito. La sua intuizione fu quella di integrare nei prodotti commerciali un tag elettronico (RFID) in grado di comunicare in modo automatico, tramite la rete Internet, informazioni su di esso (Ashton, s.d.; 2016). Da qui all’idea di “oggetti intelligenti connessi” che generano intorno a se stessi un campo informativo e interagiscono tra di loro, il passo è breve. Dal 1999, Fig. 1 Il sistema Ardiuno.

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88 passiamo al 2005 anno in cui alcuni membri dell’Interaction Design Institute di Ivrea, realizzarono una serie di “schede” programmabili a bassissimo costo con lo scopo di facilitare la realizzazione di prototipi, in grado di acquisire dati da sensori, comandare attuatori e inviare dati a sistemi di monitoraggio e gestione. Nasceva il progetto Open Source Arduino che, in sintesi, è l’Internet delle Cose alla portata di tutti (Arduino, 2018; RAI Cultura, 2016).

2 In sintesi, Arduino è una piattaforma di prototipazione, costituita da una serie di schede elettroniche dotate di microcontrollore, in grado di acquisire dati da sensori e comandare dispositivi attuatori. La piattaforma è completata da un ambiente di sviluppo software, per la realizzazione dei programmi necessari.

Il progetto ha elaborato una proposta di percorso che mettesse insieme tutti gli ingredienti: consapevolezza e competenze digitali nell’era della Smart City, Internet delle Cose (IoT) e Arduino2. Il risultato è stato il workshop laboratoriale (worklab) di Oggetti Intelligenti Connessi di Urban Digital Center –Innovation Lab Rovigo, una proposta formativa in cui si impara a lavorare con l’elettronica e la programmazione in modo creativo, divertente ed istruttivo, utilizzando Arduino o altre schede intelligenti per leggere dati da sensori di stato, posizione, luminosità, temperatura, umidità, pressione e tanto altro e controllare LED, motori e servomotori, inviando poi i dati ad un hub di domotica appositamente costruito, per la loro elaborazione e rappresentazione grafica.

L’attività si è sviluppata in tre edizioni del worklab che hanno accolto numerosi partecipanti, dimostratisi entusiasti dell’esperienza.La natura inclusiva del workshop laboratoriale, che era stato progettato come sequenza di momenti partecipati in presenza, ha necessariamente dovuto fare i conti con il COVID-19, sconvolgendo la pianificazione iniziale, costringendo a una rimodulazione che ha portato a lavorare con gruppi completamente disomogenei di utenza in termini di età, cultura e competenze, trasformando quelli che a un primo approccio sembravano limiti in una sfida stimolante e istruttiva, anche dal punto di vista dell’esperienza didattica. Per lo svolgimento dei laboratori sono stati forniti kit (Fig.1) contenenti una scheda Arduino-like e diversi sensori e attuatori con i quali realizzare semplici prototipi dai quali trarre poi ispirazione per applicare le tecniche acquisite a problemi reali. I kit, donati ai partecipanti, potranno così essere oggetto di sperimentazione continua anche dopo l’esperienza maturata nel worklab A completamento del percorso formativo avviato, è stato messo a punto un modulo innovativo, che ha saputo mettere a frutto il percorso avviato dalle varie attività di Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo, mettendo a sistema molteplici risultati che nel corso dei mesi avevano realizzato output di progetto capaci di integrarsi con nuove occasione di sviluppo. Si è realizzato così un nuovo workshop laboratoriale legato ai temi degli Sustainable Development Goals (SDGs), gli obiettivi dell’Agenda ONU 2030 sulla sostenibilità – già oggetto di animazione territoriale da parte dell’Università Iuav di Venezia – della Smart City e degli Open Data, filo conduttore

Fig. 2 e 3 Minilab fisso e Home Assistant Hub.

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89 delle iniziative attivate dal progetto. Questa concezione ha portato alla realizzazione di MiniLab (Fig.2), basati su componentistica low cost, in grado di rilevare, a titolo puramente didattico, alcuni parametri atmosferici significativi, quali temperatura, pressione, umidità, polveri sottili e composti organici volatili (COV). I MiniLab sono installati in alcune sedi presidiate afferenti al territorio del progetto dei tre Comuni e sono in grado di inviare i propri dati sia all’hub di domotica (realizzato anch’esso con componentistica low cost e software open source3) (Fig.3) per la loro rappresentazione grafica, sia di condividerli in una Web App sviluppata dall’Università Iuav di Venezia, per la loro pubblicazione in forma di Open Data. I MiniLab sono stati la base per la sperimentazione, in chiave più semplice, di prototipi realizzati dai partecipanti. L’esperienza positiva di proporre alla cittadinanza percorsi di conoscenza legati al mondo dell’Internet delle cose, ha rilevato come utenti provenienti da percorsi personali talvolta anche molto differenti tra loro e con background distanti possano contribuire a restituire un risultato comune utile per lo spazio urbano che condividono, attraverso una chiave di lettura unica dei dati.

Riferimenti bibliografici Alù, A. (2022). Divari digitali: il ritardo del Sud Italia frena tutta l’Ue. I gap che preoccupano [online]. AgendaDigitale. eu. Disponibile su: Arduinofrena-tutta-lue-i-gap-che-preoccupano/https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/divari-digitali-il-ritardo-del-sud-italia-(ultimaconsultazioneaprile2022).(2018). What is Arduino? [online]. Disponibile su: https://www.arduino.cc/en/Guide/Introduction (ultima consultazione aprile 2022). Ashton, K. (2016). Beginning the Internet of Things [online]. Disponibile su: https://medium.com/@kevin_ashton/ beginning-the-internet-of-things-6d5ab6178801 (ultima consultazione aprile 2022). Ashton, K. (senza data). Kevin Ashton bio [online]. Disponibile su: https://ethw.org/Kevin_Ashton (ultima consultazione aprile 2022). COM (2021). Bussola per il digitale 2030: il modello europeo per il decennio digitale. Disponibile al link: https:// ec.europa.eu/info/strategy/priorities-2019-2024/europe-fit-digital-age/europes-digital-decade-digitaltargets-2030_it (ultima consultazione aprile 2022). EC (2021). Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI). Disponibile al link: https://digital-strategy. ec.europa.eu/en/policies/desi-italy (ultima consultazione aprile 2022). MEF (2021). Relazione sugli indicatori di Benessere Equo e Sostenibile 2021 (Bes). Disponibile al link: https://www. dt.mef.gov.it/it/news/2021/relazione_bes_2021.html (ultima consultazione aprile 2022). RAI Cultura (2016). Le applicazioni di Arduino, Intervista a Massimo Banzi per Bergamo Scienza [online]. Disponibile su: 4874-b793-1fe56f8c0756.htmlhttps://www.raicultura.it/filosofia/articoli/2019/01/Banzi-le-applicazioni-di-Arduino-0b9d8e41-be25-(ultimaconsultazioneaprile2022).

3 L’HUB è stato realizzato utilizzando il SOC Raspberry Pi 3A con disco SSD. Il software è Home Assistant - www.home-assistant.io/installation/raspberrypi/

Il contributo attivo dei cittadini raggiungimentonel degli obiettivi dell’Agenda ONU 2030

L’Agenda ONU 20301 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite ha rappresentato il perimetro d’azione in cui si è mosso e maturato l’apporto dell’Università Iuav all’interno del progetto Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo, un nuovo spazio urbano che nasce come stimolante sfida per la città e i cittadini, che pone, tra gli altri, al centro del proprio orizzonte le sfide del domani, sia in termini globali che locali.

Denis Maragno Università Iuav di Venezia Alberto Bonora Università Iuav di Venezia

Istituita il 1° Gennaio del 2016, l’Agenda ONU 2030 è il documento cardine rispetto all’implementazione di qualsiasi piano di azione, locale o globale, rivolto allo sviluppo sostenibile e che abbia come obiettivi l’elaborazione e il monitoraggio di strategie mirate a trattare questioni di tipo economico, sociale ed ambientale. L’Agenda ONU si articola in quattro sezioni cardine, ovvero: dichiarazione politica: atto in cui ogni Stato firmatario si impegna a raggiungere, in maniera coesa con le altre nazioni e gli organismi internazionali, una fattiva attuazione dell’Agenda rispetto ad ogni obiettivo dichiarato; obiettivi e target: parte dell’Agenda in cui vengono identificate le aree chiave di intervento, tradotte in 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS) o, nella dicitura internazionale, Sustainable Development Goals (SDGs), i quali a propria volta contengono 169 sotto-obiettivi o target, necessari in virtù delle differenze tra i diversi contesti nazionali in termini di sfide locali. Questi target dell’Agenda ONU vengono monitorati attraverso un set che comprende più di 240 indicatori per la valutazione; mezzi di attuazione: ovvero l’individuazione delle interrelazioni a cui tendere per il raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda, in modo particolare volti alla creazione di solide partnership tra società civile, attori pubblici e privati, elementi che, in 1 L’Agenda ONU 2030 è il documento cardine delle Nazioni Unite rispetto al tema dello sviluppo sostenibile (UN, 2015).

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Il framework fornito dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile rappresenta il quadro di condivisione che promuove la costruzione di sinergie tra tutte le componenti della Fig. 1 La Wedding Cake rappresenta la visione integrata legata al concetto di sostenibilità, poiché composta da sviluppo sociale, economico ed ecologico. La biosfera è vista come la base dell’economia e della società e di tutti gli SDGs (Azote Images for Stockholm Resilience Centre, Stockholm University, basato sulla Fig. 1 del Rapporto UN The Road to Dignity by 2030: Ending Poverty, Transforming All Lives and Protecting the Planet, 2014).

diverse modalità, possono concorrere al trasferimento di conoscenze, capacità tecniche e tecnologiche, alla mobilitazione di risorse finanziarie aggiuntive; tutte condizioni di partenariato necessarie, in particolar modo nei paesi in via di sviluppo, ai fini del miglioramento delle condizioni di governance e di gestione dei conflitti; monitoraggio e revisione : il sistema di revisione e monitoraggio implica un processo di controllo multi livello (regionale, nazionale e globale), volto al sostegno nel raggiungimento degli obiettivi da parte dei vari livelli governativi, tramite la produzione di misure statistiche con cui elaborare descrizioni di trend temporali e interdipendenza tra diversi fattori, per definire dei benchmarking da cui identificare esempi di best practice e suggerire perfezionamenti nell’analisi ex-post.

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I risultati vengono tradotti a livello internazionale mediante una revisione annuale in sede di Consiglio economico e sociale dell’ONU (ECOSOC), una quadriennale in sede di Assemblea generale (UNGA) e con la presentazione delle revisioni nazionali volontarie (VNRs). Questo processo valorizza il potenziale dei mezzi di attuazione e costituisce pertanto un contributo fondamentale per l’implementazione dell’Agenda nel processo decisionale.

L’interconnessione delle questioni cui si richiama l’approccio multidimensionale dello sviluppo sostenibile – che estende gli Obiettivi del Millennio (Millennium Development Goals, MDGs) agli altri due pilastri fondamentali, quali l’inclusione sociale e la tutela dell’ambiente – si traduce nel fatto che ciascun SDG non può essere raggiunto se non integrato con gli esiti degli altri Obiettivi (Fig. 1).

In linea con questo approccio sistemico, rispetto ai MDGs, vengono individuate cinque aree cardine su cui si fonda l’Agenda 2030, le cosiddette 5P dello sviluppo sostenibile, corrispondenti a: Persone, Pianeta, Prosperità, Pace e Partnership (Fig.2).

Al fine del raggiungimento degli obiettivi diviene necessario quindi definire strategie, politiche e interventi integrati tra le diverse competenze, i quali necessitano di valutazioni da parte delle amministrazioni capaci di definire lo stato di fatto del territorio in relazione con i nuovi temi di sviluppo sostenibile.

Come già si conferma nei processi di rescaling dei confini urbani, delle economie e degli spazi politici, anche nel dibattito attorno al tema della localizzazione degli SDGs, emerge con forza il ruolo dei decisori del governo locale nel ripensare l’ormai consolidato modello di governance top-down. Confrontandosi direttamente con l’attuazione, la sensibilizzazione e la formazione di alleanze attive per lo sviluppo sostenibile, il modello di governance richiede l’aggiornamento delle strutture, delle competenze, degli strumenti e delle tecniche per costruire un quadro quanto più informato e allineato alle attuali pratiche d’uso del territorio. Si tratta di un importante sforzo da programmare in reazione a due scale di applicazione: a scala nazionale, mediante l’impegno di tutti i Paesi di dotarsi di meccanismi istituzionali e legislativi attraverso i quali formare un coordinamento integrato delle politiche, finalizzate a supportare la definizione di strategie approvate di sviluppo sostenibile. Agevolando l’accesso ai finanziamenti e ampliando la condivisione delle conoscenze sulle politiche urbane e lo scambio di buone pratiche; a scala locale, avviando un processo di governance integrato, orientamento della traiettoria di sviluppo sostenibile, innovando programmazione e pianificazione strategica e settoriale. Su questa logica, le difficoltà principali risultano essere la riflessione diagnostica iniziale, mediante la quale definire lo stato di fatto del territorio e sul quale disegnare le rispettive strategie.

La nuova Agenda offre una linea guida operativa globale, utile a un’efficace declinazione degli obiettivi, i quali devono essere raggiunti rispetto alla declinazione del contesto locale in cui si applicano. La complessa articolazione degli obiettivi, mediante l’integrazione con gli aspetti sociali, economici e politici, solleva la questione sull’approccio, proiettandolo a una dimensione transcalare che impone nuovi impegni politici e interpretati e disegnati rispetto le diverse necessità locali. Se infatti le sfide globali nascono dalla necessità di far fronte a problematiche annesse a un pervasivo processo di espansione urbana e consumo di suolo, gli impatti si differenziano a scala locale, in relazione all’organizzazione e alla dimensione degli ambiti ecosistemici e socio-territoriali. Pertanto, risulta molto importante l’inserimento tra gli obiettivi, quello dedicato specificatamente a città e comunità, ossia l’SDG 11. Il rispettivo goal invita a “creare città e insediamenti umani inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili”. Questo obiettivo, posto in relazione con gli altri, invita a rinnovare il processo di pianificazione, soprattutto nelle proiezioni di lungo periodo. Le attività di governo del territorio devono essere coinvolte nella programmazione orientata all’auto-sostenibilità, riconsiderando le forme dell’abitare, valorizzando le peculiarità delle comunità locali, ed assumendo un ruolo attivo e capace nella valorizzazione delle conoscenze individuali e collettive, in cui si riflettono gli effettivi bisogni e le opportunità specifiche dei territori. Proprio per questo, le consapevolezze raggiunte a seguito della stesura dei Millennium Goals (Steiner, 2017) avevano spinto all’adozione di una linea di azione verso il cambiamento basata proprio sui fattori di sensibilizzazione e coinvolgimento degli attori locali; meccanismi di responsabilità; pianificazione partecipativa e fornitura di servizi; sviluppo economico locale; partnership per lo sviluppo.

A supporto di ciò gli SDGs promuovono un’attenta selezione di indicatori con cui confrontarsi periodicamente in un percorso di monitoraggio che intende

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società, facendo leva sulla responsabilizzazione dei governi e sull’incentivazione di iniziative volte all’aumento della consapevolezza sul tema della sostenibilità.

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Fig. 2 Associazione delle 5P dello sviluppo sostenibile e degli SDGs rispetto alle cinque aree su cui fonda la nuova Agenda 2030.

Fig. 3 Sintesi degli SDGs dell’Agenda 2030.

valutare il posizionamento delle performance in ciascun SDG (ASviS, 2021; DISEI, Arco, 2021).

Di fronte alla complessità del mondo d’oggi, le amministrazioni locali si trovano ad affrontare sfide sempre più impegnative che richiedono soluzioni complesse ed attuate nell’ottica di un processo integrato, modalità per cui le politiche di settore e la pianificazione tradizionale faticano ad offrire risposte.

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Gli strumenti diagnostici presenti negli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU, oltre ad agevolare le città nello sviluppo orientato dagli SDGs, diviene al contempo utile per l’analisi comparativa a livello globale, offrendo ottimi punti di riflessione tra i diversi possibili approcci e pratiche delle città.

Per procedere su questa dorsale torna importante il concetto di dato e informazione (o meglio l’apparato conoscitivo urbano) le cui prestazioni devono perseguire in termini di affidabilità, disponibilità e continuità.

Da questo punto di vista, oltre a colmare l’eventuale gap conoscitivo delle città, risulta importante l’avvio di un sistema decisionale partecipato, utile a stimolare sinergie necessarie per supportare il più ampio e congiunto approccio alla pianificazione locale. In questa ottica la realizzazione di un ecosistema digitale che funge da piattaforma abilitante mediante la quale poter sviluppare iniziative e progetti urbani, sembra necessario e imprescindibile.

Nell’attuale contesto, infatti, il paradigma della resilienza è destinato ad avere un impatto sempre più considerevole sulle politiche urbane e, pertanto, richiama l’affiancamento di strumenti innovativi, capaci di assicurare una valutazione di soluzioni di adattamento in relazione al continuo evolversi degli scenari.

Al fine di rendere il processo di monitoraggio efficace, diviene necessario per le città e le amministrazioni colmare rapidamente i deficit legati alla digitalizzazione del patrimonio informativo e conoscitivo delle città. Il processo di digitalizzazione del patrimonio conoscitivo territoriale dovrà essere rapidamente affrontato seguendo queste tematiche: disponibilità di dati comparabili (nello spazio e nel tempo); omogeneità dei dati; organizzazione sistemiche dei dati in database integrati e condivisi; definizione di sistemi e pratiche “di ascolto”, capaci di trasformare in informazione digitale la conoscenza di chi vive il territorio, ossia il cittadino.

L’analisi dei dati, che fino ad ora ha supportato i processi di governance urbana, è conseguente ad un modello interpretativo statico, strutturato su pratiche di governo ad oggi non sufficientemente flessibili per guidare vision di medio e lungo periodo (Bellintani, Cecafosso, 2018), soprattutto in relazione alle incertezze future come cambiamento climatico, epidemie, crisi economiche ecc.

La riflessione pertanto porta a riconsiderare l’apparato conoscitivo a disposizione nelle pratiche di governo del territorio, avviando un rinnovamento dei quadri conoscitivi, i quali dovranno essere predisposti per caratterizzare le variabili del cambiamento. Oltre a ciò, parallelamente si dovranno riconsiderare anche gli strumenti di governo, abilitanti a modificare gli indirizzi in conseguenza alle nuove urgenze o imprevisti. Se si considera, ai fini di esempio, i processi di adattamento al cambiamento climatico, le amministrazioni dovranno saper identificare spazialmente le conseguenze degli impatti climatici, al fine di definire le migliori soluzioni, valorizzando e rinnovando il patrimonio costruito. La strutturazione di un approccio di questo tipo implica un grado di dettaglio e una varietà di tipologie informative non sempre disponibili nei giacimenti informativi propri delle amministrazioni locali, o talora non adeguati allo scopo. Al fine di rendere i quadri conoscitivi utili alle nuove urgenze urbane e a supporto delle attività di pianificazione, molte città ricorrono alle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione. In

Questo processo di accumulo di dati di varia natura e qualità costituisce una vera e propria stratificazione che si sovrappone al livello del reale e che ha raggiunto una dimensione tale da caratterizzarsi oggi come fenomeno in sé, definito come Big Data. Il neologismo in questione può essere spiegato dal modello elaborato dall’analista Douglas Laney delle cosiddette “3V” ovvero: Volume, Velocità e Varietà; il quale nel corso del tempo si è definito come modello delle “5V”, considerando anche i concetti di Veridicità e Variabilità (Laney, 2001).

Infatti, se la scienza statistica si è sempre basata sull’utilizzo di dati campione per lo studio di realtà complesse, il nuovo approccio accetta una minore accuratezza a beneficio di una maggiore comprensione generale dei fenomeni presi in analisi (Galli, Massimiano, 2015).

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Le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, stanno inoltre rivoluzionando il carattere della connettività umana. Il cambiamento dei modelli attraverso cui le persone interagiscono, infatti, impone una riflessione su quale sia il modello di funzionamento delle relazioni anche nell’ambito urbano e di come la pianificazione possa rispondervi. La diffusione della comunicazione e interazione digitale è resa possibile dalla caratteristica di queste nuove tecnologie, molto semplici e facili da usare, non a caso definita come tecnologia calma. Questo nuovo paradigma crea un contesto dove la tecnologia è fortemente integrata alla vita quotidiana e socialmente distribuita, al punto da costituire una condizione naturale che contestualmente “impegna il centro e la periferia della nostra attenzione, passando in realtà continuamente dall’uno all’altra” (Weiser, Brown, 1995).

L’entrata in scena dei Big Data, risorsa ormai fondamentale e di inedita ricchezza, ha portato al cambiamento di paradigma nell’analisi dei dati (Fig. 5).

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questi casi, il paradigma delle ICT (Information and Communication Technology) sembra essere uno strumento utile ed efficace a favore della produzione, gestione e fruizione dell’informazione spaziale (Maragno, 2018).

Il risultato è quello di una continua interazione – diretta o involontaria – con essa, mediante la quale, le informazioni generate dall’esperienza individuale di traducono in dati quantitativi e numerici, quindi processabili e utilizzabili in modo strategico. Le potenzialità di questo sistema hanno raggiunto un progresso tale da giustificare una raccolta di dati sempre più intensiva, dove l’individuo, contemporaneamente nel ruolo di utente e produttore, si presenta come il nodo della loro produzione. La progressiva concentrazione della popolazione mondiale nei grandi agglomerati urbani, permette quindi di considerare le città contemporanee come centri nevralgici della proliferazione dei flussi informativi o “spazio dei flussi” (Castells, 1996).

I flussi di dati rappresentano le traiettorie attraverso lo spazio e il tempo dei rapporti conversazionali tra gli individui, che si evidenziano mediante la traccia del dato, il quale stabilisce un’area di collegamento di due ambienti: lo spazio reale e quello digitale (Sterling, 2006). A causa dell’inseparabilità di questi elementi si identifica un nuovo modello interpretativo delle relazioni sociali, definibile come “società sincronica” (ibid.), il cui sviluppo può generare azioni di tipo bidirezionale: la virtualizzazione del reale o la materializzazione del virtuale, le quali possono entrambe determinare implicazioni sullo spazio fisico (Fistola, 2010). Proprio a causa di quanto soprascritto, diventa quindi necessaria l’estensione della definizione di luogo, anche rispetto alla realtà immateriale prodotta mediante le tecnologie, le quali permettono di disporre di un grande giacimento conoscitivo nell’uso dei dati in un’ottica di osservazione degli scenari futuri (Fig. 4).

Fig. 4

The Connected States of America, MIT Senseable City.

A partire dall’introduzione della Direttiva Europea PSI (Direttiva 2003/98/CE), la questione dell’informazione digitale e dati open sono entrati nell’agenda politica

Sull’assunto che la governance dei dati sia la base stessa per l’applicazione di sistemi tecnologici orientati a supportare l’azione pubblica nella direzione dello sviluppo sostenibile – garantendo una migliore risposta alle esigenze della società – si ritiene che la valorizzazione del dato in forma aperta e di sharing mediante implementazioni di partenariato pubblico-privato sia una priorità imprescindibile.

Questo cambio nel modello analitico della realtà, permette pertanto un passaggio da valutazioni di tipo previsionale a un approccio di tipo adattivo, relativo alla comprensione delle relazioni di un sistema che muta conseguentemente al cambiamento di tasselli dello stesso.

Con questa intenzione, la Carta Internazionale degli Open Data (OGP, 2015), rappresenta l’iniziativa internazionale di maggior rilievo per promuovere i dati aperti e liberi. Essa si presta quindi come guida per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), a partire dal confronto tra i paesi sui modelli e sulle politiche adottate per il rilascio e la diffusione dei dati aperti. Nella frammentazione del panorama politico nazionale e sovranazionale in materia di digitalizzazione dell’informazione, l’Unione Europea ha gradualmente ampliato la portata dei propri interventi per ridurre le differenze in campo normativo, attuando una legislazione a favore dei diritti di accesso aperto e libertà di informazione, consentendo di fatto un concreta matrice in materia di riutilizzo delle informazioni del settore pubblico (PSI).

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dell’UE, compiendo alcuni progressi a seguito delle sue revisioni, per approdare nel 2010 con l’Agenda Digitale europea (EU, 2010). L’Agenda Digitale rappresenta il primo documento strategico-programmatico con il quale gli Stati membri si sono impegnati formalmente a favorire innovazione, progresso e crescita economica facendo leva sul potenziale delle tecnologie digitali.

Gli aspetti fondamentali, su cui i processi di apertura dei dati devono basarsi, sono distinguibili in: Disponibilità e Accessibilità: i dati, compresi di tutte le componenti che li rendono leggibili ed esportabili, devono essere fruibili agevolmente in rete senza vincoli contrattuali, di pagamento o registrazione; Riuso e Distribuzione: la codifica dei dati deve essere tale da risultare libera da licenze e proprietà che ne limitino l’uso e la redistribuzione, così da poter essere riutilizzati e integrati anche per creare nuove risorse; Partecipazione universale: l’assenza di barriere all’utilizzo dei dati concorre a garantire la loro disponibilità al più ampio numero di utenti, al fine di favorire il riuso da parte di altri soggetti che possono realizzare lo sviluppo di beni e servizi innovativi. Nel loro insieme, questi aspetti permettono di superare le limitazioni presenti nell’apparato conoscitivo delle pubbliche amministrazioni e avanzare rispetto agli approcci deterministici di pianificazione. Questi limiti possono essere superati anche mediante l’allargamento dell’arena della partecipazione attivando processi di co-progettazione che si sostanziano nell’interagire collettivamente valorizzando il carattere fortemente interconnesso della società. Da questo punto di vista, il crescente sforzo per integrare la percezione della popolazione alla tradizionale informazione digitale, sta favorendo il coinvolgimento della cittadinanza, non più (o solo) a valle di un progetto, ma come attori di un processo. In questo nuovo approccio, la cittadinanza acquisisce nuove responsabilità e competenza (Marchionini, 2004).

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Si considera infatti che del complessivo ammontare dei dati aziendali a disposizione, circa l’80%, non venga utilizzato, pur rappresentando un tesoro enorme per innovare l’economia e promuovere nuove forme di startup (EU, 2015).

Proprio nel febbraio 2022 la Commissione Europea ha sottolineato ulteriormente le proprie intenzioni nella valorizzazione dei dati open come leva di sviluppo economico, con il Data Act (EU, 2022), ovvero principale proposta legislativa dopo il Regolamento sulla governance dei dati (EU, 2020). Mediante il Data Act la Commissione promuove l’apertura alle opportunità di innovazione riconoscendo il notevole potenziale che potrebbe essere sbloccato creando un mercato unico di condivisione dei dati da parte di aziende, privati e settore pubblico, a beneficio di tutte le parti della società e dell’economia.

La diffusione del concetto di Open Data sta dando nuova centralità alle pratiche di coinvolgimento attivo della cittadinanza nelle attività di governo del

La volontà di creare un vantaggio a favore di obiettivi comuni che guardano al progetto urbano sostenibile, ha spinto i governi a rendere le loro banche dati aperte, accessibili universalmente, abbracciando l’ideale di Open Government Data, offerto dal paradigma degli Open Data. Questo tipo di formato fa sì che le informazioni possano essere liberamente utilizzate da chiunque, incentivando altre stimolanti funzionalità come: una maggiore trasparenza da parte delle PA nei confronti dei cittadini che possono acquisire e come diretta conseguenza, una maggiore consapevolezza nelle dinamiche locali; la possibilità di sviluppare nuovi beni e servizi valorizzando il contenuto informativo dei dati; la facoltà di poter stabilire degli standard al fine di tutelarne la qualità e consentirne la comparabilità.

In maniera consequenziale e correlata, gli eventi di natura collaborativa hanno dato la possibilità ai cittadini di potersi esprimere e quantificare il proprio comportamento rispetto ai diversi temi dello sviluppo sostenibile, con la possibilità di geroreferire le proprie istanze e le proprie percezioni mediante la compilazione di questionari online, sempre in maniera coadiuvata dal personale del gruppo di ricerca Planning Climate Change dell’ateneo. Questo tipo di attività rappresenta un tentativo di mappare le percezioni della popolazione per indirizzare la programmazione futura delle agende urbane, in un contesto sempre più legato ai dati aperti.

100 territorio, dove la pratica sta acquisendo un nuovo valore strategico, favorendo l’implementazione dell’apparato conoscitivo delle amministrazioni. In questo nuovo approccio, la conoscenza inferita dall’interpretazione dei dati come bene comune, acquisisce il valore di consapevolezza e supportando la funzione di sostenibilità del cambiamento. In sintesi, si tratta di un nuovo e fondamentale layer della progettazione che punta a un equilibrio dinamico fra processi top-down, stabiliti da un organismo di controllo centrale, e bottom-up, in cui le persone, quali parte integrante e attiva del sistema, tendono più o meno volontariamente a modificarne la struttura (Bellintani, Cecafosso, 2018). Improntato a sviluppare un senso di partecipazione e acculturazione dei cittadini e del personale della PA nell’ambito delle trasformazioni urbane e territoriali, il percorso di animazione territoriale, pianificato nell’ambito del progetto Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo, è stato orientato a sperimentare attività di divulgazione, sensibilizzazione,reperimento e creazione del dato. Le attività hanno visto, di pari passo, un tentativo di sensibilizzazione anche rispetto alle tematiche della sostenibilità derivanti dall’Agenda ONU 2030 e che fosse quindi in grado di parlare ai cittadini di sfide globali, nel costante tentativo di declinare questi grandi temi all’interno delle agende locali. Il lavoro svolto nel corso di periodo di programmazione ha prodotto una serie di incontri sul territorio con la popolazione, per un totale di 54 eventi aperti al pubblico, sia in forma esclusivamente online, sia in presenza, come anche in modalità mista. Questa serie di incontri è stata suddivisa tra eventi tematici di natura seminariale ed incontri di natura collaborativa. I primi eventi, di carattere divulgativo relativamente a ciascuno dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’Agenda ONU 2030, hanno promosso un processo di sensibilizzazione rispetto ai temi della sostenibilità a più livelli: dal carattere internazionale sino alla scala locale.

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Oltre ai momenti di acculturazione e confronto sui temi dello sviluppo sostenibile e dell’innovazione digitale per la cittadinanza, il processo ha anche previsto momenti di confronto con i tecnici delle amministrazioni locali, sia in termini di sensibilizzazione che di aggiornamento su alcune tematiche fondamentali, come in particolare le possibilità date dalle nuove tecnologie, che proprio rispetto alle sfide dell’Agenda ONU 2030 risultano quanto mai cruciali.

Sempre ad alcuni dipendenti preposti, coinvolti nel percorso di progetto, è anche stata richiesta la partecipazione nel reperimento di dati, in particolar

Lavorare su un doppio fronte, che da una parte considerasse la sensibilizzazione e dall’altra l’azione e l’interazione, ha rappresentato un filo conduttore di tutta l’esperienza, nel tentativo di creare un processo di forte engagement della cittadinanza. Dai dati acquisiti in termini di partecipazione del percorso effettuato, l’esperimento può dirsi riuscito in virtù di una risposta sempre parallela delle persone coinvolte tra i diversi eventi seminariali ed il processo di mapping collaborativo.

Fig. 5 Big Data per lo Sviluppo Sostenibile, immagine rielaborata da UNGlobalPulse, 2017.

Il fine complessivo dell’esperienza è stato pertanto la produzione di una conoscenza diffusa dei temi legati alla sostenibilità, con una particolare attenzione all’innovazione digitale, portandoli al centro del dibattito di queste comunità.

Fig. 6 Schema delle interconnessioni tra i temi delle finalità progettuali dell’Urban Digital Center –Innovation Lab di Rovigo e gli SDGs.

propensione dei comuni coinvolti rispetto alla necessità di fornire alla cittadinanza dati geo interrogabili e su nuove frontiere di senso del dato. Le applicazioni legate a questo tipo di dataset possono infatti essere innumerevoli oltre ai soli scopi di ricerca del gruppo di lavoro, come anche gli hackathon realizzati nel corso del progetto hanno avuto modo di testimoniare, dove anche un semplice dataset territoriale è potuto diventare spunto di riflessione per la realizzazione di particolari output creativi. Il reperimento e la creazione di questi dati è stato inoltre un utile elemento per l’implementazione di Web App per i cittadini che spaziassero dalla conoscenza del territorio da elaborazioni di dati satellitari alla conoscenza della base associativa presente nei comuni di progetto. Anche questi prodotti dall’elevata fruibilità possono essere visti nell’ottica di un percorso di sensibilizzazione e graduale avvicinamento a tematiche emergenti, proposte nell’analisi dei diversi SDGs.

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L’intero processo, basato principalmente su incontri di natura divulgativa e partecipativa, fulcro della metodologia del percorso di Data Analyst per il mapping collaborativo, ha pertanto prodotto prodotto degli output che possono essere così riassunti: Elaborazione e geospazializzazione di nuovi database comunali (Rovigo, Villadose e Adria) attraverso il coinvolgimento dei comuni nel reperimento di dati legati a nuove tematiche emergenti; Mappatura della percezione della popolazione utile a indirizzare le governance orientate agli obiettivi di sviluppo sostenibile; Sensibilizzazione e coinvolgimento per cittadinanza, PA e imprese nei temi della digitalizzazione e Open Data.

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Questi processi, in genere, non possono portare a risultati necessariamente tangibili e quantificabili, soprattutto se nel breve termine, ma possono essere a propria volta un volano per ulteriori sviluppi e sinergie (Fig. 6).

Riferimenti bibliografici ASviS (2021). Agenda 2.0 per lo sviluppo sostenibile della Città Metropolitana di Bologna. Quaderni dell’ASviS, n.3. Roma: ASviS. Bellintani, S., Cecafosso, V. (2018). Dati, informazioni, conoscenza per il progetto, in Lucarelli, M. T., Mussinelli, E., Daglio, L. (a cura di). Progettare Resiliente. Rimini: Maggioli Editore. Castells, M. (1996). The Information Age: Economy, Society and Culture. Id. The Rise of the Network Society, vol. 1, Oxford: Blackwell. DISEI, Arco (2021). Voluntary Local Review per l’Agenda Metropolitana 2030, Città Metropolitana di Firenze [online]. Disponibile su: Review_Città-Metropolitana-di-Firenze.pdf//https://www.cittametropolitana.fi.it/wp-content/uploads/Voluntary-Local-(ultimaconsultazioneaprile2022). EU (2010). Communication from the Commission to the European Parliament, the Council, the European Economic and Social Committee and the Committee of the Regions “A Digital Agenda for Europe”, COM/2010/245 final. Brussels: European Commission. EU (2015). Creating Value through Open Data: Study on the Impact of Re-use of Public Data Resource. Luxembourg: European Commission, Directorate General for Communications Networks, Content and Technology, Publications Office of the European Union. EU (2020). Proposal for a Regulation of the European Parliament and of the Council on European data governance (“Data Governance Act”), COM/2020/767 final. Brussels: European Commission. EU (2022). Data Act: Commission proposes measures for a fair and innovative data economy, COM (2022) 68 final. Brussels: European Commission. Fistola, R. (2010). Città reale e città digitale: un’integrazione possibile nella banda larga, in Atti della XXXI Conferenza Italiana di Scienze Regionali. Aosta: AISRe. Galli, A., Massimiano, L. (2015). Progettazione parametrica della città attraverso gli Open Data, in Moccia, F. D., Sepe, M. (a cura di) Atti della XI Giornata Studi INU, Urbanistica Informazioni special issue, n. 263. Roma: INU Edizioni. Laney, D. (2001). 3D Data Management: Controlling Data Volume, Velocity and Variety, in META Group Research Note. Stamford: META Group Inc. Lenzi, I., Pais, I., Zucca, A. (2015). Un patto globale per lo sviluppo sostenibile — Processi e attori nell’Agenda 2030, in Fondazione Eni Enrico Mattei (a cura di) Series on “Social Innovation and Sustainability”. Milano: FEEM Press. Maragno, D. (2018). Ict, resilienza e pianificazione urbanistica. Per adattare le città al clima. Milano: Franco Angeli. Marchionini, G. (2004). From Information Retrieval to Information Interaction, in McDonald S., Tait J. (a cura di) Advances in Information Retrieval, ECIR 2004, Lecture Notes in Computer Science, vol. 2997. Berlin: Springer. OGP (2015). International Open Data Charter, Open Government Partnership [online]. Disponibile su: https://opendatacharter.net/wp-content/uploads/2015/10/opendatacharter-charter_F.pdf (ultima consultazione aprile 2022). Steiner, A. (2017). Localizing the Implementation of the SDGs. New York: UNDP. Sterling, B. (2006). La forma del futuro. Milano: Apogeo. UN (2015). Transforming our world : the 2030 Agenda for Sustainable Development, 21 October 2015, A/RES/70/1 [online]. Disponibile su: https://www.un.org/ga/search/view_doc.asp?symbol=A/RES/70/1&Lang=E (ultima consultazione aprile 2022). Weiser, M., Brown, J. S. (1995). Designing Calm Technology. Palo Alto: Xerox PARC.

Alberto Bonora Università Iuav di Venezia Denis Maragno Università Iuav di Venezia

L’innovatività di questo processo è consistita nel trasporre questioni legate ai temi della sostenibilità all’interno di quelle urbane, mutuate dall’utilizzo della tecnologia e dell’Open Data. Il percorso di animazione territoriale è stato

La mappatura della percezione sviluppodellepopolazionedellaasupportopolitichediurbano

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Il percorso di animazione territoriale intrapreso dal gruppo di ricerca del Planning Climate Change Lab dell’Università Iuav di Venezia all’interno del progetto di Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo ha trovato nell’Agenda ONU 2030 il perimetro della propria azione. Nel coinvolgimento della popolazione locale rispetto ai diversi SDGs dell’Agenda, in particolare nelle azioni di tipo “collaborativo”, svolte prevalentemente nelle 11 Palestre Digitali, l’iniziativa ha tentato di rispondere non soltanto alle molteplici tematiche derivanti dall’Agenda ONU ma ha sviluppato un approccio di integrazione in grado di abbracciare anche le dimensioni della digitalizzazione e dell’Open Data, concetti caratterizzanti l’intero progetto in cui l’esperienza di ricerca si è mossa.

Comuni di Rovigo, Adria e Villadose

Il modello di Open nell’esperienzaGovernmentdei

I quesiti relativi a ciascun SDG dell’Agenda ONU 2030 sono stati elaborati per raccogliere alcune informazioni di tipo percettivo concernenti aspetti specifici del rapporto della popolazione con il proprio ambiente di vita nel territorio di analisi e delle proprie abitudini, la cui indagine muove dalla declinazione del macrotema del SDG preso in considerazione, ai tratti che concorrono a costruirne una relativa interpretazione a livello locale.

È stato così possibile integrare nel sistema cartografico tre tipologie di dato: l’informazione spaziale cogente, propria della PA, attraverso la quale implementare addizionalmente gli strati informativi “tradizionali”; le informazioni ottenute tramite la mappatura, ovvero, da una parte, la precisa identificazione di punti o aree nello spazio e, dall’altra, l’attribuzione di un valore ai quartieri e/o frazioni dei tre comuni; entrambi funzionali all’individuazione di luoghi interessati da particolari fenomeni connessi all’esperienza e alla percezione della popolazione; l’informazione anche priva dell’attributo spaziale, riguardante l’approfondimento di grandi tematiche talvolta slegate da dinamiche strettamente territoriali e che, pertanto, veicolano la conoscenza di pratiche quotidiane dell’abitare e del vivere, per le quali un’indagine puntuale sulle varie porzioni del territorio non risulterebbe funzionale.

1 Per WebGis si intende l’estensione all’interno di piattaforme web di sistemi informativi geografici.

L’utilizzo di un sistema di WebGIS Survey1 come tecnologia cartografica per ottimizzare i dati acquisiti dai questionari digitali di rilevamento (Fig. 2) e mediante il quale ricostruire la rappresentazione delle percezioni e di una conoscenza locale, ha permesso di far fronte alla sfida di organizzare un’elevata quantità ed eterogeneità di informazioni, garantendone una gestione curata tramite la strutturazione di un database che ha permesso di restituirle trasposte alla scala di studio della frazione o, nella fattispecie dell’area urbana del Comune di Rovigo, del quartiere.

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I dati ottenuti dalla cittadinanza nascono dal processo di compilazione di questionari online per ciascun SDG, sui quali si imposta il fulcro della metodologia del percorso di Data Analyst per il mapping collaborativo. Il progetto ha rivolto il proprio impegno verso la definizione di un sistema di acquisizione e sistematizzazione georiferita di istanze e sensibilità locali, che concorre alla definizione di una nuova mappatura delle percezioni, legate ai temi della sostenibilità per i Comuni di Rovigo, Adria e Villadose, allo scopo di porre una maggiore attenzione verso il modello di sostenibilità locale e urbana in tutto il territorio coinvolto. In questa direzione, il caposaldo che ha orientato l’esecuzione del programma di ricerca è rappresentato dagli Obiettivi dell’Agenda globale, ciascuno dei quali ha rappresentato la tematica di riferimento per l’indagine e la successiva catalogazione delle informazioni provenienti dalla popolazione e utilizzate in previsione di coadiuvare le basi dati open in uso alla PA nei processi di pianificazione comunale.

particolarmente utile per coinvolgere, da una parte, la cittadinanza nella produzione di nuovi dati territoriali e, dall’altra, le Pubbliche Amministrazioni (PA) del territorio nell’utilizzo innovativo e nel reperimento di dataset, tradizionali e non, utili ad essere messi in sinergia con i primi per tentare di dar vita ad un nuovo tipo di analisi.

La procedura di reperimento dei dati è stata condotta mediante la compilazione di specifici questionari che sono stati resi disponibili online, nella sezione dedicata del sito di progetto e mediante appositi codici QR (Fig. 1), e sottoposti ai gruppi di intervistati coinvolti nell’ambito delle attività collaborative e di sensibilizzazione dell’iniziativa.

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Fig. 1 QR code relativi alle diverse survey del percorso di animazione territoriale.

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I dati acquisiti nel percorso di mappatura partecipata vengono raccolti all’interno di un geodatabase2, dove l’unità minima a cui ricondurre l’informazione è quella del quartiere-frazione. Proprio sulla caratterizzazione di queste aree si poggia la rappresentazione cartografica e narrativa del prodotto di ricerca, il quale mira alla localizzazione dei fenomeni spaziali per sostenere un processo di analisi territorialmente mirato. La matrice dei dati così disposta ha quindi costituito la base informativa necessaria per essere sviluppata in ambiente GIS, dal quale si sono elaborate delle mappe di sintesi, alcune delle quali verranno portate in evidenza in questo capitolo. Ogni elaborato cartografico, nell’ambito del tematismo di cui si

2 Per geodatabase si intende un insieme di dati ottimizzato per archiviare e interrogare dati correlati a oggetti nello spazio, tra cui, punti, linee e poligoni.

Fig. 2 Interfaccia

L’indagine realizzata nel percorso di animazione territoriale ha riguardato quindici dei diciasette SDGs dell’Agenda ONU, ad eccezione dell’SDG 16 “Pace, giustizia ed istituzioni forti” e dell’SDG 17 “Partnership per gli obiettivi”. La ricerca è stata infatti mirata, da una parte, al costante tentativo di declinare i temi dello sviluppo sostenibile in questioni territoriali e, dall’altra, alla possibilità di rendere rappresentabile cartograficamente ogni tematismo.

Al fine di portare in evidenza degli esempi concreti di questo sistema di acquisizione ed elaborazione, di seguito si riportano degli approfondimenti dell’indagine territoriale relativi ad alcune questioni riguardanti gli SDGs 2 “Fame Zero”, 3 “Salute e benessere” e 5 “Uguaglianza di genere”, i quali si considerano particolarmente interessanti ai fini dell’analisi perseguita. Rispetto all’SDG2 denominato “Fame Zero”, nel contesto di un paese avanzato ove la percentuale di famiglie con segnali di insicurezza alimentare si attesta attorno all’1,5% (ISTAT, 2018), lo studio riguardante l’analisi territoriale è stato indirizzato a comprendere maggiormente la dimensione del contrasto allo spreco alimentare, fattore chiave nelle economie avanzate, soprattutto al termine della catena produttiva (Parfitt et al., 2010). WebGis Survey.

valuta

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l’approfondimento, prende in esame una specifica domanda del questionario e, accompagnata in una sintesi di senso alla sovrapposizione di livelli informativi delle altre tipologie, può permettere l’osservazione di possibili fenomeni che insistono sul territorio grazie alla correlazione di variabili dapprima non considerate nel processo di istruzione del progetto di pianificazione.

3 . Come premesso in precedenza, i processi di mappatura partecipata possono anche essere utilizzati per la determinazione di un valore per ogni unità minima,

Il processo di mappatura partecipata ha evidenziato (Fig.4), come preventivabile, da una parte l’identificazione di diverse aree verdi attrezzate e di campi sportivi quali luoghi del benessere cittadino e dall’altra i centri storici, veri e propri spazi pedestrian-friendly

3 L’aggettivo anglosassone pedestrian-friendly viene utilizzato per descrivere un’area come particolarmente adatta ai pedoni e alla mobilità lenta. Fig. 3 Mappatura delle realtà commerciali di lotta allo spreco alimentare e di utilizzo di piattaforme digitali contro lo spreco di cibo.

di Sviluppo Sostenibile 3 “Salute e benessere”, dovendo far fronte al tentativo di declinare l’obiettivo a scala locale, sono stati individuati come temi cardine in particolar modo i sotto obiettivi 3.4 e 3.6 dell’Agenda 2030, relativi alle sfere del benessere psicofisico e la sicurezza rispetto all’accessibilità degli spazi pubblici. Nell’analisi territoriale, dove la dotazione di infrastrutture urbane e spazi pubblici a disposizione della comunità rappresentano le condizioni indispensabili per incentivare le persone a condurre nella loro quotidianità uno stile di vita sano e promuovendone il generale benessere psico-fisico, il tentativo di realizzazione di una mappatura globale dei “luoghi del benessere” è divenuto cardine del questionario. Il periodo pandemico ha infatti evidenziato la cruciale importanza di questi spazi nelle dinamiche urbane (Geng et al., 2021), i quali costituiscono veri e propri elementi di beneficio in termini di salute per la popolazione (Schasberger et al., 2009).

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attuano azioni virtuose di contrasto agli sprechi. La comprensione di dinamiche come quelle presentate in mappa, potrebbe essere un utile spunto di riflessione per l’implementazione di politiche locali mirate in alcune aree del territorio dei tre comuni. La mappatura che viene proposta evidenzia, seppur in via del tutto preliminare e in un processo ancora implementabile nel corso del tempo, come la presenza di attività commerciali che promuovono iniziative di lotta allo spreco alimentare corrispondano proprio a quei quartieri o frazioni in cui la popolazione utilizza in maniera più consistente le App di contrasto allo sprecoAll’internoalimentare.dell’Obiettivo

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Nella declinazione dell’SDG5 “Parità di genere” in un’accezione territoriale mirata, l’indagine si è concentrata in particolar modo verso il sottobiettivo 5.2 dell’Agenda 2030, ovvero il contrasto alla violenza di genere. Un’analisi dei contesti urbani attenta ed inclusiva, in grado di analizzare le esperienze quotidiane e le percezioni della propria cittadinanza, anche in base al genere, potrebbe infatti permettere uno spazio pubblico più sicuro (Beebeejaun, 2017). Come constatabile nelle Fig. 6 e 7, la mappatura partecipata ha tentato proprio di indagare tali dinamiche, individuando, nella prima rappresentazione, le zone in cui la cittadinanza esprime un maggiore senso di insicurezza e, nella seconda, la caratterizzazione, per ogni quartiere o frazione di residenza, di quale dotazione venga ritenuta più importante l’implementazione ai fini della sicurezza dei luoghi pubblici.

servizi per il benessere della persona negli spazi pubblici.

Il principio della mappatura partecipata, pur garantendo sempre l’anonimato al cittadino, permette di distinguere le risposte anche in base al genere, in modo da poter avere un risultato della percezione che tenga conto di un fattore così rilevante.

L’esperienza realizzata nel corso di questo processo ha permesso di maturare alcune riflessioni in riferimento a particolari aspetti che hanno influenzato le prestazioni del processo all’interno del percorso progettuale.

La sovrapposizione di questo tematismo con altri dati georeferiti in possesso della PA può evidenziare la necessità di implementazione di infrastrutture funzionali alla sicurezza urbana; il caso evidenziato in mappa (Fig.6) per il territorio del comune di Rovigo relativamente alla presenza di punti luce, può esserne un valido esempio.

Prima tra tutte può considerarsi il merito che le attività di animazione territoriale hanno avuto nell’avvicinamento della popolazione locale al mondo dell’innovazione digitale nell’ambito degli Open Data e dello sviluppo sostenibile, dando forte dimostrazione di quanto ancora sia necessario uno sforzo nella direzione di migliorare il livello di acculturazione digitale e dell’importanza di poter disporre sul territorio di un’infrastruttura capace di attivare il coinvolgimento della popolazione all’interno di questo processo. Non è un caso che in un territorio come quello polesano, con un’età media più elevata rispetto al dato nazionale (Istat, 2020), questo tipo di processo abbia implicato un grande sforzo nel far atterrare un’idea progettuale così ambiziosa. Nel corso del percorso intrapreso Fig. 4 Mappatura dei quartieri/frazioni percepiti come meglio serviti in termini di dotazioni per il benessere e relativa frequentazione.

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Fig. 7 Mappatura delle risorse percepite come necessarie per migliorare la sicurezza nella fruizione dello spazio pubblico.

Fig. 5 Mappatura della percezione per quartieri/frazioni rispetto alla dotazione infrastrutturale da implementare.

Fig. 6 Mappatura delle aree percepite come meno sicure e presenza dell’illuminazione pubblica nel comune di Rovigo.

Ciononostante è importante evidenziare la reale potenzialità derivante dall’associazione di banche dati di diversa natura, nella prospettiva che le difficoltà sopra accennate possano andare verso una graduale risoluzione, avendo chiaro come obiettivo ultimo il raggiungimento di una verosimiglianza del dato con la realtà dei fenomeni ad un livello di dettaglio sufficientemente accurato per affrontare problemi complessi. A questo proposito, gli strumenti digitali per la pianificazione urbana e territoriale risultano essere senza dubbio alcuno una grande conquista, fermo restando che lo strumento più efficace all’interno di questi processi deve rimanere la capacità umana di analisi e discernimento (Pennacchia, Cinquepalmi, 2020).

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Riferimenti bibliografici Beebeejaun, Y. (2017). Gender, urban space, and the right to everyday life. Journal of Urban Affairs, 39:3, pp. 323-334. DOI: 10.1080/07352166.2016.1255526. Geng, D., Innes, J., Wu, W. et al. (2021). Impacts of COVID-19 pandemic on urban park visitation: a global analysis. J. For. Res., 32, pp. 553–567. DOI: 10.1007/s11676-020-01249-w. ISTAT (2020). Rapporto SDGs 2020. Informazioni statistiche per l’Agenda 2030 in Italia. Roma: ISTAT. Parfitt, J., Barthel, M., Macnaughton, S. (2010). Food waste within food supply chains: quantification and potential for change to 2050 Phil. Trans. R. Soc. B3653065–3081. DOI: 10.1098/rstb.2010.0126. Pennacchia, E., Cinquepalmi, F. (2020). Twin digital cities - la vera ‘intelligenza’ della città digitale nel XXI secolo, in Fanfani, D., Perrone, C. (a cura di) Region(s) to live in - Contesti. Città, Territori, Progetti, n. 1. Firenze: Firenze University Press. Schasberger, M.G., Hussa, C.S., Polgar, M.F., McMonagle, J.A., Burke, S.J., Gegaris, A.J. Jr.; (2009). Promoting and developing a trail network across suburban, rural, and urban communities. Am J Prev Med., 37(6 Suppl 2):S336-44. DOI: 10.1016/j.amepre.2009.09.012.

dall’Università Iuav di Venezia, questo elemento ha senz’altro avuto evidenza in particolar modo nella difficoltà di riuscire a sottoporre questionari pensati in forma digitale ad una popolazione prevalentemente anziana e che, ad esempio, non sempre dispone di requisiti di base, come ad esempio l’e-mail (pensata inizialmente come campo univoco di validazione delle risposte); così come è stato constatato che il riconoscimento del territorio che si vive, soprattutto per la parte di popolazione abituata a muoversi avendo come riferimento la toponomastica, spesso fatica a orientarsi in una mappa. Per superare questo tipo di barriere, nel tentativo di arrivare ad una compilazione il più possibile rappresentativa della cittadinanza locale, si è resa indispensabile la presenza, proprio nelle attività, del supporto di una persona all’interno del gruppo di ricerca. Nonostante le difficoltà presenti nel corso del progetto nel coinvolgimento della popolazione locale, anche a causa della pandemia da COVID-19, l’innovatività del percorso di animazione territoriale è stata utile al fine della formulazione di un metodo e nella valutazione dell’applicabilità, nell’ottica di poter valutare quali possono essere le funzioni all’interno dei processi conoscitivi delle politiche locali. L’esperienza rappresenta un caso pilota nel tentativo di calare le percezioni della popolazione locale all’interno di un sistema georiferito di rappresentazione di dati territoriali che si collocano in un processo di dati aperti. Il tutto, per essere implementato e strutturato nel corso del tempo, necessita sicuramente il sostegno di figure con competenze nell’uso e nella gestione dei geodati. Un esempio evidente circa le difficoltà di gestione di tale processo è anche legato al livello di eterogeneità degli strati informativi messi a disposizione dai diversi comuni. I layer forniti dalla PA nel processo di arricchimento dei dati aperti sono utili al confronto con il dato percepito, tuttavia, come nel caso del layer dell’illuminazione pubblica nel SDG5 o nella mappatura delle realtà commerciali a spreco zero nel SDG2, può differire la presenza o meno del dato o la modalità del reperimento.

PARTE TERZA

Sperimentare nuovi processi nella creazione di valore per impreseAmministrazione,Pubblicaecittadini

Da input a output I dati in un ciclo virtuoso e accessibile

OUTPUTAINPUTDA 114

Chiara Bordon Borsista di ricerca Università Iuav di Venezia

Secondo la Open Knowledge Foundation, la cui definizione è abbracciata anche dall’Unione Europea, il concetto centrale di Open Data risiede nel loro aggettivo, poiché avere un dato aperto significa che chiunque può liberamente accedervi, usarlo, modificarlo e condividerlo per qualsiasi scopo (soggetto, al massimo, a requisiti che preservano la provenienza e l’apertura). Ciò si traduce nella pubblicazione di un dato soggetto a una licenza che permetta questo tipo di uso e riuso; attualmente, a livello internazionale, si sta operando anche in termini di uniformare licenze tra loro simili, superando quelle nazionali in favore di una universalmente accettata.

Attraverso queste lenti, si arriva a vedere gli Open Data come acceleratori del superamento delle sfide politiche, sociali, economiche e ambientali (Van Knippenberg, 2021). Per quanto riguarda l’occupazione, ci si aspetta che gli Open Data generino, entro il 2025, tra 1,12 e 1,97 milioni di dipendenti nei Paesi europei

Per quanto riguarda la definizione, è da tenere in considerazione che “chiunque” ha un significato di non secondaria importanza: la definizione completa, nella sua versione 2.1, sottolinea il requisito che la licenza non discrimini persone, gruppi o minoranze nell’accesso ai dati aperti (Open Knowledge Foundation, s.d.). Proprio sotto questa luce, si parla di accessibilità del dato e da questa dipende la capacità di questo di generare impatto nella società. Stando alle analisi delegate dalla Commissione Europea in materia di Open Data, si può quantificare l’impatto di questi sull’economia secondo le seguenti direttrici: occupazione, mercato, efficienza dei settori maggiormente interessati.

Innanzitutto, partiamo da alcuni punti fermi, ovvero una prima classificazione generale in termini di dati: esistono dati ad accesso riservato e dati aperti. I primi sono soggetti al pagamento di un corrispettivo, all’accreditamento in qualità di professionista o dati la cui diffusione è soggetta a vincoli e limitazioni; i secondi, conosciuti anche come Open Data, sono di libero accesso e da qualche anno al centro di un folto dibattito a livello europeo che riguarda digitalizzazione e sostenibilità.

Quando si pensa ai dati, generalmente ci si immagina qualcosa di statico e asettico. Niente di più falso. I dati sono alla base di una serie ben nutrita di processi, che possono essere interpretati come un circolo in cui input e output sono i dati stessi, che subiscono elaborazioni e trasformazioni, capaci di arricchire la società. Quando cambiamo la nostra percezione rispetto ai dati, possiamo aprirci a un nuovo modo di interpretare la realtà, che non è solo analisi statistica o geografica di un fenomeno osservato, ma anche un potente strumento di comunicazione, informazione, visualizzazione e programmazione.

OUTPUTAINPUTDA 115 (EU27+), costituendo un potenziale significativo per la creazione di posti di lavoro (Huyer, 2020). La quantificazione della fetta di mercato influenzata dall’apertura dei dati è di particolare cavillosità, in quanto il principio si basa principalmente sulla gratuità, e pertanto va considerata la dimensione del mercato dei prodotti, dei servizi e dei contenuti che vengono interessati o abilitati dai dati aperti (Ibidem). I settori di punta che possono beneficiare maggiormente dello sviluppo degli Open Data vengono identificati con la Pubblica Amministrazione (PA), le imprese, i trasporti e la logistica, l’informazione e la comunicazione. In materia ambientale, spesso si collega l’impatto positivo alla riduzione degli spostamenti legati al reperimento del dato, al tempo risparmiato nel processo e la possibilità di usare i dati aperti di questo tipo come veicolo di sensibilizzazione e informazione. Una seconda dimensione di efficienza deriva più concretamente dall’utilizzo dei dati nei servizi: attraverso un’analisi di dati è possibile rendere gli investimenti sui servizi più aderenti alle esigenze di chi ne usufruisce (Ibidem). Tuttavia, l’impatto ambientale connesso al rafforzamento delle infrastrutture, direttamente e indirettamente legate alla digitalizzazione, non viene trattato come possibile criticità nei report in tema di Open Data. Lo sforzo europeo per la digitalizzazione è anche rappresentato dalle direttive europee in materia, la prima del 2003 (EC, 2003) e una più recente, datata luglio 2019 (EC, 2007); quest’ultima riafferma che l’accesso alle informazioni è da considerarsi un diritto fondamentale, e sottolinea come il settore pubblico negli Stati Membri raccolga una consistente quantità di dati che, se resi aperti, possono permettere ai cittadini e alle imprese di creare innovazione e partecipazione. Un grande passo verso il campo dei dati aperti è stato rappresentato dalla nota direttiva Inspire (EC, 2019), che ha prescritto che tutti i dati riguardanti le caratteristiche ambientali fossero resi disponibili, interoperabili1 e gratuiti. Guardando in maniera più specifica all’Italia, è possibile attestare un miglioramento apprezzabile a livello di maturità degli Open Data tra gli anni 2020 e 2021, passando dall’87% al 92% (Van Knippenberg , 2020; Van Hesteren, 2021). D’altro canto, la principale barriera da abbattere è costituita dalla mancata corrispondenza tra domanda e offerta di dati, nonché dalla loro qualità e interoperabilità (AA. VV., 2019). Queste criticità sono in linea con quanto emerso a livello europeo, dove è stato evidenziato che una delle principali sfide è la qualità dei dati disponibili (Van Knippenberg , 2020). Inoltre è stato constatato dai rapporti che, in Italia, l’accesso ai portali Open Data è attualmente effettuato da una nicchia ristretta di visitatori italiani, che si ferma a meno dello 0,2% rispetto alla popolazione totale, mentre i visitatori stranieri raggiungono circa il 14% dei visitatori totali (Van Hesteren, 2021). Questo potrebbe suggerire come i portali italiani siano generalmente poco conosciuti o poco attrattivi, per via dei dati che contengono. Ora che si è inquadrato il ruolo dei dati nel dibattito nazionale ed europeo, è possibile considerarli come parte di un ampio processo, che può configurarsi come un ciclo. Infatti, ogni volta che ci si trova di fronte a una decisione, si cercano dati per poter confrontare le opzioni disponibili, analizzare i relativi pro e contro, e successivamente operare una scelta. In questo senso, potremmo pensare ai dati come input, ovvero uno strato informativo di partenza che viene acquisito come base di un processo decisionale; questo viene utilizzato, analizzato, filtrato ed 1 Definizione del Codice dell’Amministrazione Digitale, è la caratteristica di un sistema informativo, le cui interfacce sono pubbliche e aperte, di interagire in maniera automatica con altri sistemi informativi per lo scambio di informazioni e l’erogazione di servizi. Si veda: Codice dell’Amministrazione Digitale (online): https://docs.italia.it/italia/piano-triennale-ict/codice-amministrazione-digitale-docs/it/v2021-07-30/index. html (ultima consultazione marzo 2022).

2 Si veda: Open Data Veneto: https://dati.veneto.it/ (ultima consultazione aprile 2022).

OUTPUTAINPUTDA 116 elaborato e infine produce un output, che può essere, ad esempio, un altro dato, una scelta o una rielaborazione. Ne consegue pertanto che l’assenza di dati rende i processi più complessi, quando non impossibili, e la loro produzione risulta di fondamentale importanza per abilitare processi virtuosi. Tuttavia un dato, per poter essere utilizzato, ancor prima di poter essere accessibile a chi lo ricerca, deve avere una formato consono: per essere considerato tale, questo deve essere fornito in formato editabile, ovvero modificabile, in forma di testo, tabella o dato geografico. In questo frangente si collega la grande sfida della digitalizzazione, che specie per la Pubblica Amministrazione significa operare la trasformazione di documenti fisici in documenti digitali che possano essere modificati, elaborati e aggiornati anche in maniera semi-automatizzata. Una parte del progetto Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo ha lavorato a questo livello, ovvero spingendo per la digitalizzazione di documenti disponibili presso gli uffici delle amministrazioni coinvolte, creando pertanto dei dati resi disponibili sia al progetto che alla cittadinanza, attraverso il loro caricamento sul portale Open Data di Regione del Veneto2 Il processo che ha reso possibile il caricamento fa parte dello stesso senso del progetto: supportare la Pubblica Amministrazione affinché si possano creare le basi per una cultura del dato aperto e percorrere insieme i primi passi verso questa buona abitudine. Tuttavia non basta digitalizzare un qualsiasi dato in possesso alla PA per abilitare gli impatti positivi riconosciuti a livello internazionale, ma serve piuttosto pubblicare un dato con uno scopo (WWWF, 2018). Proprio alla luce di queste considerazioni, buona parte dei dataset caricati dalle amministrazioni che hanno collaborato alla realizzazione del progetto in forma aggregata (Comuni di Rovigo, Adria e Villadose) sono parte del percorso di animazione territoriale sui 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’Agenda ONU 2030 che ha visto il coinvolgimento dell’Università Iuav di Venezia. Lo scopo è stato quello di spingere le amministrazioni coinvolte a pubblicare dati che potessero riscontrare l’interesse della cittadinanza generica, ovvero utenza non tecnica in materia di dati, quali ad esempio dati sul verde pubblico, sulle fontanelle di acqua potabile distribuite sul suolo urbano, sulle colonnine di ricarica elettrica disponibili per le autovetture o sui flussi turistici in Polesine. In questa esperienza, si sono combinati dati derivanti da fonti istituzionali diverse, a partire da quelli in possesso dell’amministrazione, che sono stati messi a confronto con la loro percezione da parte della cittadinanza, allo scopo di generare un dialogo costante con la PA, che ha potuto così misurare la distanza tra dato reale e dato percepito, processo fondamentale alla base della cultura della partecipazione attiva dal basso. Nell’ambito del progetto sono stati raccolti, digitalizzati e pubblicati più di 100 dataset sul portale regionale. Questo processo ha spesso comportato il passaggio da formati non consoni alla pubblicazione, alla creazione del dataset utilizzabile secondo standard. Ogni dataset disponibile in formato aperto, per essere ricercabile nei cataloghi, comprensibile e riusabile, necessita inoltre di essere accompagnato da un metadato, una sorta di carta d’identità del dato che, attraverso l’attribuzione di parametri (dal nome, al proprietario, alla periodicità di aggiornamento) ne facilitano l’accesso. “Metadatare” un dataset significa contestualizzarne il contenuto informativo. Più ampia è la metadatazione di un dataset, maggiore sarà la sua comprensione

All’occhio più attento non sarà sfuggito che si è parlato di dataset, e non di dato: vale la pena quindi specificare la differenza fra i due. Il dato è una singola registrazione di una variabile e, preso individualmente, spesso è incomprensibile o decontestualizzato; il dataset invece è una raccolta ordinata di dati, che si riferisce a un fenomeno in maniera dettagliata. Un esempio utile a comprendere la differenza fra i due potrebbe essere la temperatura: la temperatura di un giorno è un dato, mentre lo storico delle temperature medie mensili in Italia nell’ultimo decennio è un dataset. Se ne evince che, per creare un dataset, potrebbe essere necessario unire una serie di dati provenienti da diverse fonti, per poter fornire a chi ne usufruisce materiale utile all’interpretazione. Questo tipo di percorso, che dal famoso dato nel cassetto porta al dataset in formato open, ha come ulteriore beneficio, oltre a quelli già noti, ovvero quello della trasparenza e della cosiddetta accountability della Pubblica Amministrazione, ovvero la possibilità, da parte dei cittadini, di monitorare le decisioni pubbliche e partecipare attivamente alla vita pubblica. Il grande vantaggio dei dati aperti è quello di generare impatto su vari livelli, tanto da spingere la comunità europea a investire in maniera molto consistente nell’apertura dei dati, nel dare loro uniformità in termini di licenze, struttura e reperibilità, nella loro qualità e interoperabilità. Dove infatti la digitalizzazione ha preso il via negli anni passati, il tema della qualità del dato è emerso prioritario rispetto alla sua produzione, mentre è vero il contrario presso le realtà che si stanno affacciando in quest’ultimo periodo alla nota sfida della digitalizzazione (Van Knippenberg, 2020). Tuttavia, anche nei contesti emergenti, le possibilità di sviluppo che i dati aperti portano con sé sono indiscusse: dai sistemi supporto alla decisione pubblica (DSS), alla creazione di infografiche e Data Visualisation, fino alle Web App, passando per tutte le implementazioni di tipo informatico e commerciale, i dati abilitano una serie di processi virtuosi, capaci a loro volta di inserirsi nel circolo, di fatto contribuendo ad alimentarlo in maniera significativa.

3 Le Linee guida sono disponibili al seguente link: https://docs.italia.it/italia/daf/lg-patrimonio-pubblico/ it/stabile/index.html (ultima consultazione aprile 2022).

OUTPUTAINPUTDA 117 da parte del grande pubblico e la sua riusabilità per la creazione di nuovi servizi e prodotti. Perciò, la metadatazione è una fase cruciale del percorso previsto per la produzione e il rilascio di dati di tipo aperto. Nelle Linee guida per la valorizzazione del patrimonio informativo pubblico3 AgID indica metadati obbligatori e obbligatori limitatamente al verificarsi di alcune condizioni (obbligatori condizionatamente). Esempi di metadati sono: creatore, editore (colui che pubblica il dataset nel Portale), contesto geografico, arco di tempo, descrizione e finalità, licenza, formato e frequenza di aggiornamento4 .

4 Fonte: https://dati.veneto.it/content/faq (ultima consultazione aprile 2022).

Una volta aperti i dati alla cittadinanza, le possibilità di riutilizzo sono vaste, tuttavia si ritiene utile precisare che per innescare un processo virtuoso è necessario il contributo di una moltitudine di realtà, come altre istituzioni, osservatori, imprese e cittadini stessi, spingendo alla progressiva apertura della conoscenza su vari fronti. Appare quindi evidente che saperli interpretare ed elaborare rappresenti un valore aggiunto per la società. A partire dai dati, utilizzati come input di un processo decisionale, analitico o trasformativo, possono essere prodotti diversi tipi di output. Dall’agevolazione della visualizzazione del dato attraverso il design e la grafica, alla possibilità di usare il dato per mettere in comunicazione diversi attori del territorio e favorire una partecipazione dal basso, i dati sono in grado di animare e animarsi,

6 Progetto Terremoto Centro Italia (online): https://terremotocentroitalia.info/about/ (ultima consultazione marzo 2022).

lasciandosi alle spalle il freddo e austero pregiudizio di cui sono spesso caricati. Le possibilità di riutilizzo dei dati aperti sono numerose e di varie tipologie, e per la centralità del loro ruolo nel progetto sembra adeguato suggerire alcuni esempi concreti emersi proprio dalle attività organizzate in seno a esso, secondo un crescendo di interazione e partecipazione. Un primo esempio di riuso del dato è costituito dalla creazione di strumenti di visualizzazione intuitiva, come le infografiche sviluppate principalmente durante gli hackathon del progetto, o come le Web App che, a partire dai dati disponibili sul portale Open Data, li restituiscono sotto forma di grafici, diagrammi o tabelle. L’utilizzo di dati, come dimostrato dall’esperienza degli hackathon organizzati nell’ambito delle attività di animazione di Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo, possono dare una forte spinta alla costituzione di nuovo valore e, quindi, anche di nuove e creative idee imprenditoriali. Il progetto ha dato vita a diverse modalità di restituire i dati raccolti: da strumenti di interazione basati sull’intelligenza artificiale (chatbot) ad applicazioni web direttamente collegate con gli aggiornamenti degli stessi. Alcuni dati sono stati alla base di percorsi di autoproduzione di modelli di sensoristica, dimostrando come le nuove tecnologie possano abilitare i cittadini in un approccio di citizen science, contesto in cui ben si radicano nuove e collaborative esperienze di cittadinanza attiva. Questa forma di partecipazione dal basso raggiunge il suo culmine con iniziative di civic hacking, quale supporto alla Pubblica Amministrazione nell’implementare decisioni a partire dai dati. Il civic hacking va inteso come forma di attivismo civico che parte dai dati per mettere in discussione i metodi convenzionali di affrontare decisioni politiche, sociali e culturali (Schrock, 2016), con l’obiettivo ultimo di allargare le decisioni a più cittadini, favorendo così l’Open Government, ovvero l’amministrazione aperta. Esempi di questo tipo di pratica possono essere riscontrati anche in territorio italiano, generalmente come community (Maretti et al., 2021) che spingono per una PA più trasparente, efficiente e aderente alle esigenze del cittadino. Un esempio in questo senso potrebbe essere rappresentato dai mappathon, ovvero iniziative dove un gruppo di persone si riunisce per mappare uno specifico fenomeno in un dato territorio, come avvenne per le barriere architettoniche a Terlizzi5. Talvolta, i civic hacker spingono anche per una maggiore velocità di risposta, facendosi promotori in prima persona di soluzioni aperte per facilitare la gestione di situazioni emergenziali, come nel caso del progetto no-profit “Terremoto Centro Italia”, nato dall’idea di due hacker e messo a disposizione di chiunque potesse beneficiarne6 .

In queste brevi pagine, si è cercato quindi di condividere un passaggio dalla teoria e dalle politiche alla pratica e alle pratiche, suggerendo come un approccio locale che guarda a un quadro internazionale possa rendere accattivante e al passo coi tempi un territorio che si trova a sperimentare forme innovative di governance basata sui dati. Attraverso la progressiva sensibilizzazione all’importanza della co-produzione di dati aperti afferenti alle sfere del sociale, dell’ambiente e dell’economia, è possibile rilanciare un territorio e accompagnarlo verso una sostenibilità a tutto tondo. Dobbiamo, quindi, sviluppare la capacità di guardare al dato come base di

5 Piersoft - Georiferire gli oggetti in maniera collaborativa: il caso delle barriere architettoniche di https://www.piersoft.it/georiferire-gli-oggetti-maniera-collaborativa-caso-delle-barriere-architettoniche-terlizzi/Terlizzi: (ultima consultazione marzo 2022).

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Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo ha lanciato questa sfida a PA, imprese e cittadini del territorio dell’aggregazione dei Comuni di Rovigo, Villadose e Adria, dimostrando che il processo, anche se lontano dalla sua conclusione, è avviato e può continuare a produrre risultati.

Van Hesteren, D. (2021). Open Data Maturity Report 2021 [online]. Lussemburgo: Publications Office of the European Union. DOI: 10.2830/394148 Van Knippenberg, L. (2020). Open Data Maturity Report 2020 [online]. Lussemburgo: Publications Office of the European Union. DOI: 10.2830/619187 WWWF, World Wide Web Foundation (2018). Open Data Barometer - Leaders Edition. Washington DC: World Wide Web Foundation.

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OUTPUTAINPUTDA 119 un nuovo paradigma, che va oltre il concetto di numero, per cogliere opportunità di sviluppare una maggiore efficienza, trasparenza e aderenza ai bisogni della collettività. Un dato aperto di buona qualità si traduce così in animazione territoriale, nuove competenze, partecipazione, opportunità d’impresa, nuove capacità analitiche e comunicazione di qualità.

La visualizzazione di informazioni nasce dalla necessità di rendere visibile dati altrimenti troppo numerosi per essere compresi in un contesto sempre più ricco di informazioni. Da qui nascono i termini “ infobesity ” o information

ALL’INFORMAZIONEDATIDAI 120 Dai all’informazionedati

Il ruolo strumentale di Information Design e Data Visualization

Daniele De Rosa Ida Studio, www.idastudio.it La diffusione della conoscenza è un compito proprio delle pratiche di Information Design e Data Visualization

Nel contesto della costruzione di processi, si sono sviluppati due filoni contenutistici. Da una parte un indirizzo divulgativo e formativo rispetto all’ Information Design e alla pratica della visualizzazione di dati, dall’altra la costruzione di dataset tematici su cui realizzare tavole sinottiche rese pubbliche e accessibili da Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo alla cittadinanza. La costruzione del processo formativo si è indirizzata verso un percorso inclusivo e alla portata di utenti con competenze diverse, dal cittadino con poche o nessuna conoscenza di Information Design , al dipendente della Pubblica Amministrazione interessato ad apprendere basi di visualizzazione dati, dallo studente di design all’imprenditore con la volontà di acquisire nuove competenze per la propria azienda. Il percorso si è quindi articolato come un laboratorio fatto di moduli indipendenti che nella forma di incontri informativi o workshop laboratoriali (worklab) hanno permesso ad utenti diversi di avvicinarsi al concetto di “dato” e alla pratica della Data Visualization

. Queste sono branche del design della comunicazione che pongono al centro l’utilizzo di dati e, in particolare, la loro traduzione visiva per rendere digeribili al pubblico informazioni altrimenti complesse da comprendere. Nel contesto di un Innovation Lab come Urban Digital Center, la diffusione di informazioni e la loro accessibilità per cittadini e dipendenti della Pubblica Amministrazione, acquisisce ancora maggiore importanza e rappresenta una vocazione tipica dei progetti di pubblica utilità che trova già radici storiche nelle collaborazioni tra amministrazioni e progettisti della comunicazione.

overload, proprio ad indicare il sovraccarico di dati che tutti i giorni ci coinvolge. Tutti raccogliamo dati quotidianamente, ma siamo davvero in grado di usarli e interpretarli? Le tecniche di visualizzazione ci vengono in soccorso e ci aiutano a dare significato ai dati e fare nuove scoperte. In poche parole la visualizzazione ci può aiutare a pensare e a comprendere la natura delle cose attraverso quella che viene definita external cognition ossia l’elaborazione di informazioni che passa dalla mente umana ( internal cognition ) alla manipolazione delle sue rappresentazioni esterne. La visualizzazione dei dati è una forma di external cognition, qualcosa che aiuta la mente a vedere i pattern e il cervello ama “vedere” delle relazioni nelle informazioni presentate. A questo proposito quando Jacques Bertin introdusse per la prima volta l’idea di codifica grafica ha definito la visualizzazione “un sistema di segni che veicola significati”. I seminari sull’Information Design si sono aperti con un’introduzione generale per orientare i partecipanti e fornire loro il lessico base per muovere i primi passi nel mondo della visualizzazione di informazioni complesse. Le peculiarità dei sistemi di segni propri della visualizzazione di dati sono stati approfonditi in tre distinti appuntamenti monografici incentrati su: infografica e dati quantitativi, i primi passi nella visualizzazione dei dati, le regole e i modelli di visualizzazione secondo Jacques Bertin e Edward Tufte la cartografia , esempi storici, le modalità di rappresentazione del mondo, l’inesattezza delle proiezioni e le loro implicazioni comunicative storytelling e dati qualitativi, come raccontare i processi, l’uso dell’illustrazione e di altre forme rappresentative per raccontare storie e trasmettere dati non numerici.Iseminari sull’Information Design sono stati seguiti da tre worklab che hanno approfondito verticalmente altrettanti metodi di utilizzo dei dati e loro visualizzazione.I

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worklab , maggiormente indirizzati a dipendenti della Pubblica Amministrazione e studenti o professionisti nell’ambito del design, sono stati progettati e resi accessibili per un pubblico variegato. Le attività dei laboratori hanno preso in esame dataset del territorio o comunque tematiche proprie di Urban Digital Center – Innovation Lab.

Worklab “Elaborare una visualizzazione di dati” presso l’Urban Digital Center – Innovation Lab.

Il worklab “Elaborare una visualizzazione di dati” ha visto i partecipanti apprendere le basi per l’analisi di un dataset e la sua organizzazione. I partecipanti hanno potuto sperimentare la visualizzazione attraverso Web App online e software open source, in particolare, NodeBox 3 utilizzato per la prototipazione rapida e la gestione di dataset in formato CSV. I dati presi in esame erano provenienti da database ISTAT e Open Data della Regione del Veneto, anche raccolti dai tre Comuni partecipanti al progetto, su tematiche quali: turismo, istruzione, cultura e impresa.Nelworklab “Visual notes” i partecipanti, usando le tecniche dello scribing, mescolando lettering e illustrazione, hanno potuto apprendere come costruire mappe visive agili e rapide per restituire informazioni complesse. L’attività ha preso in esame gli SDGs (Sustainable Development Goals), gli obiettivi dell’Agenda ONU 2030 e in particolare i dataset relativi a: fame zero (SDG 2); istruzione di qualità (SDG 4); acqua pulita e igiene (SDG 6); città e comunità sostenibili (SDG 11).

L’analisi di un territorio e la raccolta di dati non sempre è riconducibile a sole informazioni quantitative e, quindi, numeri e statistiche. Molto spesso la conduzione di indagini è volta alla raccolta di informazioni di tipo qualitativo come costruzione di scenari, raccolta di opinioni o desideri provenienti da un campione. Particolare interesse in questo caso risiede nelle metodologie di indagine da utilizzare (Perondi et al., 2019). Quelle a cui abbiamo attinto nel corso di questo percorso progettuale e formativo sono definite di Gamestorming, per il peculiare utilizzo di meccaniche di gioco nella loro attuazione. Prima di Worklab “Visual Notes” presso l’Urban Digital Center – Innovation Lab.

Lo scribing è un tecnica di registrazione delle informazioni che fa uso del disegno per costruire mappe concettuali e output visivi di divulgazione. Si tratta di uno strumento utile prevalentemente per raccontare processi ed esprimere dati di tipo qualitativo. Inoltre è una metodologia progettuale che permette di dare una prima struttura all’organizzazione e architettura delle informazioni.

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Cosa rende lo scribing una tecnica interessante, è avere le proprie radici nella costruzione di mappe mentali e concettuali, forme di rappresentazione familiari ai più, rendendolo quindi uno strumento accessibile, anche in forme più semplificate. La stessa costruzione e la produzione di artefatti può essere vista come un metodo per poter comprendere meglio le informazioni rappresentate attraverso la creazione attiva di significato (Bruner, 1990).

tutto è interessante che tali metodologie, anche se non specifiche, sono ben documentate e supportate da un’ampia letteratura a riguardo (Gray et al., 2010). Inoltre sono caratterizzate dalla loro sostenibilità (economica e materiale), dovuta al fatto di essere: di rapida applicazione; scalabili e generalizzabili; presentate in forma semi-ludica e pertanto, a quanto è stato osservato, coinvolgenti. Il terzo worklab a chiusura del percorso formativo, “Gamestorming”, ha affrontato la tematica dei dati qualitativi proprio chiedendo di prendere parte ad una giornata di Infografica risultato del worklab “Visual Notes”.

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progettazione partecipativa sperimentando le metodologie sopra citate. L’attività si è concentrata sull’identità di Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo, il suo ruolo sul territorio e lo sviluppo futuro nel contesto cittadino e oltre. Il gruppo di lavoro ha assunto alternativamente sia il ruolo di facilitatore sia quello di partecipante in questa simulazione di workshop, apprendendo così le basi per la strutturazione di altre attività simili. La condivisione delle metodologie di indagine assume particolare importanza nel contesto di Urban Digital Center – Innovation Lab e diventano strumento operativo per la PA, di ascolto, condivisione e dialogo, con la cittadinanza, le imprese e gli attori del territorio. Questa acquisizione di competenze e strumenti diventa il preludio di un’attività continuativa per la mappatura del territorio e le sue esigenze, ma anche base metodologica di co-progettazione e individuazione di scenari futuri. Parallelamente al percorso formativo sono stati presi in esame alcuni dei topic emersi dalle attività di laboratorio e approfonditi per la costruzione di dataset specifici. La costruzione dei dataset ha avuto inizio con la raccolta di informazioni di natura e formati differenti attraverso il coordinamento delle diverse realtà dei territori di Rovigo, Adria e Villadose concentrandosi su tre macro-temi: turismo, istruzione e cultura. Le operazioni di costruzione dei dataset prevedono un’attività di mediazione tra le informazioni raccolte da diverse fonti e l’incrocio di queste con dataset pre-esistenti e già strutturati in precedenza che possano fungere da integrazione o ampliamento di un set di informazioni utili alla visualizzazione del dato. Il processo di analisi del dato, oltre a richiedere una formattazione da un punto di vista tecnico omogenea, implica già dalla sua origine la selezione di quelle informazioni che riteniamo rilevanti o su cui possiamo garantire comparazioni o continuità di uno specifico dato su più anni. Quando si ha a che fare con dataset provenienti da diverse fonti, non è sempre garantito questo aspetto perché ogni “fornitore” del dato ha applicato metodi e logiche di raccolta differenti seppur seguendo gli standard previsti per gli Open Data, le indicazioni di metadatazione e i vocabolari condivisi. Il lavoro del progettista, in questi casi, è di trovare una mediazione, costruire cluster di informazioni che possano convivere tra loro e ragionare sulle tabelle immaginando già l’architettura della visualizzazione e gli obiettivi comunicativi o divulgativi che questa dovrà avere. Worklab “Gamestorming” presso l’Urban Digital Center – Innovation Lab.

ALL’INFORMAZIONEDATIDAI 125 Sketch preparatorio di un’infografica per l’Urban Digital Center – Innovation Lab.

Alla base dell’atto di visualizzare c’è la necessità di dare significato a informazioni altrimenti complesse da comprendere. L’individuazione di modelli visivi per la visualizzazione di dati diventa necessaria anche perché i nostri sistemi cognitivi e visivi sono limitati e incapaci di fare in modo efficace comparazioni anche all’interno di semplici tabelle (Simons e Levin, 1997).

Il processo progettuale alterna l’organizzazione dei dataset , lo schizzo su carta e la prototipazione rapida tramite programmazione (nel nostro caso facendo uso di NodeBox 3, un software di programmazione tramite nodi che si basa su linguaggio Python), per arrivare alla definizione di bozze che non siano semplicemente esteticamente piacevoli, ma che utilizzino in modo coerente e consapevole la visualizzazione grafica in relazione alla tipologia di dato da rappresentare. A partire dalle macro-categorie precedentemente elencate, sono stati costruiti dataset specifici che potessero approfondire e indagare le tematiche in modo da restituire una fotografia quanto più aggiornata e completa su specifiche aree di interesse. Gli output prodotti sulla base di questi dataset sono, in particolare, quattro visualizzazioni di dati che di seguito esaminiamo, sia dal punto di vista del dato raccolto che da quello della sua traduzione visiva.

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La traduzione visiva dei dati sottostà a una serie di modelli, più o meno codificati, e figli della storia e dello sviluppo della pratica dell’Information Design nel tempo. Tra i riferimenti storici e teorici che vale sicuramente la pena citare Jacques Bertin (1967) – che nel 1967 ha teorizzato la presenza di specifiche variabili visive in ogni artefatto grafico – e Edward Tufte (2001) – autore che ha dato un notevole contributo proprio al tentativo di definire regole di buona composizione e progettazione di visualizzazioni grafiche.

Per quanto riguarda l’area del turismo i dataset raccolgono arrivi e presenze turistiche dal 2018 al 2020, sia dall’Italia che dall’Estero, nella Provincia di Rovigo e i flussi turistici, nello stesso periodo, da regioni italiane e Stati esteri. Nella Screenshot dal software NodeBox 3 utilizzato per la gestione di file .csv per la realizzazione di Data Visualization. Qui un dettaglio di una visualizzazione sul tema del turismo realizzata per l’Urban Digital Center – Innovation Lab.

I dati raccolti sull’Istruzione hanno generato due dataset principali. Uno di questi ha preso in esame l’istruzione scolastica comprendendo Scuole dell’Infanzia, Primarie, Secondarie di Primo e Secondo Grado, l’altro dataset si è invece concentrato su Università e Conservatori presenti nella Provincia di Rovigo. Questa distinzione è dovuta proprio dalla diversa gestione e aggiornamento del dato che non sempre permette di mettere in relazione dataset diversi anche parte di una stessa area tematica (Fig. 3).

costruzione del dataset ci interessava poter visionare la situazione globale degli arrivi e della permanenza di turisti (intesa come numero di notti trascorse) nella Provincia di Rovigo in modo da visualizzare i trend e studiare i comportamenti anche in relazione ai periodi di lockdown dovuti dalla situazione sanitaria nel corso del 2020. Al contempo ci è sembrato rilevante poter visualizzare la provenienza dei turisti in modo da comprendere da quali regioni italiane o Stati esteri è maggiore l’interesse verso il territorio.

La Data Visualization “Turismo: arrivi, presenza e flussi” di conseguenza presenta due macro-sezioni che mettono in relazione i dati di arrivi e presenze turistiche e quelli dei flussi turistici dall’Italia e dall’Estero (Fig. 1).

1 Lo streamgraph è una tipologia di grafico ad area che è disposto intorno a un asse centrale. A differenza di un normale grafico ad area in cui i grafici sarebbero disposti uno dopo l’altro, lo streamgaph permette di condensare e mettere direttamente in relazione le informazioni. Nel caso della visualizzazione “Turismo: arrivi e flussi”, oltre alla variabile temporale sull’asse x, la parte superiore e inferiore dell’asse centrale sono scale autonome sull’asse y, entrambe positive (partono da zero e si incrementano), ma rappresentano due coppie di dati in relazione (arrivi e presenze italiani, arrivi e presenze esteri).

La sezione di arrivi e presenze è stata visualizzata attraverso uno streamgraph1 contrapposti e identificati da un codice colore (in rosso i dati dall’Italia e in blu quelli riferiti all’Estero). A un primo sguardo è subito possibile leggere l’andamento dei movimenti turistici nei tre anni, i picchi di crescita e l’estensione temporale, oltre ad individuare i mesi di maggiore presenza di turisti sul territorio.

Il dataset relativo alle scuole è stato costruito evidenziando principalmente due aspetti: la distribuzione delle scuole nei comuni di Rovigo, Adria e Villadose e gli iscritti a questi dall’Anno Scolastico 2018/2019 all’Anno Scolastico 2020/2021. Ciò ci ha permesso di evidenziare il numero di Istituti di diverso grado presenti nei tre Comuni, la loro distribuzione più o meno estesa rispetto al Comune di riferimento e l’indicazione degli istituti più frequentati e con un maggior numero di iscrizioni mettendo in risalto anche l’eventuale crescita o calo degli iscritti in specifici Istituti. Nel caso degli Istituti Scolastici la tavola si suddivide in due sezioni che visualizzano la loro posizione geolocalizzata e distribuzione sul territorio differenziando gli Istituti per categorie attraverso un codice colore. Lo stesso

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2 Il diagramma di Sankey è un particolare tipo di diagramma di flusso in cui l’ampiezza di una linea o di una freccia varia in maniera proporzionale alla quantità di un dato. Molto spesso viene utilizzato accoppiato a una linea del tempo per trasmettere il cambiamento di un determinato fenomeno. Nella visualizzazione “Turismo: arrivi e flussi”, diverse linee di spessore variabile (una per ogni Regione per gli arrivi dall’Italia e una per Nazione per gli arrivi dall’estero) confluiscono verso un punto centrale che è la somma degli spessori di ogni linea.

La sezione dei movimenti turistici viene invece visualizzata attraverso dei Sankey diagram2 che permettono proprio di visualizzare flussi. Il numero di turisti dalle singole provenienze (regioni o Stati) convergono verso un’area al centro di ogni diagramma mostrando così il totale di arrivi dall’Italia e dall’Estero. La scelta cromatica rimane un riferimento costante per entrambi i grafici suggerendo una comparazione tra le due macro-sezioni.

Fig. 1 Visualizzazione dati “Turismo: arrivi, presenza e flussi”.

Fig. 2 Visualizzazione dati “Istruzione: una fotografia”. Cultura luoghi e numeri La presente infografica presenta una rappresentazione cartografica dei luoghi di cultura in Provincia di Rovigo sudddivisi per categorie. Gli ingrandimenti su Adria e Rovigo presentano il tempo di percorrenza a piedi dalla stazione necessario per raggiungere luoghi segnalati. In rosso sono rappresentati luoghi di cui sono disponibili i dati di presenza dal 2017 al 2020 (per alcuni luoghi non sono presenti dati del 2020). Fonte: Elaborazioni dell'Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Istat Regione Veneto LUOGHI DI CULTURA PROVINCIA DI ROVIGO 30 1MIN 5 MIN 10 MIN 15 MIN NUMERO DI PRESENZE IN ALCUNI LUOGHI DI CULTURA DAL 2017 AL 2020 TEMPO IN MIN T LaTempiodeiAccademiaBibliotecaRoncalePalazzoConcordiRotonda ComunaleBiblioteca di Adria Teatro RagazziBibliotecaSocialediAdria201720182019 436974400045079 Dato mensile non disponibile RoverellaPalazzo *Dato gennaio-febbraio 2017 non disponibile 2017201820192020 773 516 882 8971165 519 297 462 799 1088 1116 2172 904 326 763 758654 486 465 409 719 972 836 515 567 343 298 552661 298 228 72 689 613 647 520 2174 0 0899 132 209 727 566 853 945 887 96 *Dato mensile non disponibile Dato mensile non disponibile 2017201820192020 6346*19110 0 0 0 092 344 355 344 1103 2205 2279 0 0 0 0 0 0 0 01452327 4509 4363 deiMuseoGrandi Fiumi 201720182019 132 712 1028 14891080 273 103 188 79 240 421 154 280 465 938 13951634 158 109 81 375 257 292 214 323 355 869 1244861 268 63 163 259 236 479 261 2017201820192020 1109012893159687564 Dato mensile non disponibile 2020 485 2019 2247 2018 2213 2017 2330 Dato mensile non disponibile 2017201820192020 2212420779180616494 2017201820192020 868311050 2537 2622 2537 13250 12822 1325067 74 74 922732 7315 2091 2024 9919 9599 991943332 168 35 3532024 1957 1894 10746 10400 10746379 126 0 24271894 2020 2020 MESI Dati mensili non disponibili, viene rappresentato il totale GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC ADRIA Parco DeltaVenetoRegionaledeldelPo GrillaraAriano Ca’Ca’CappellinoCappello Loreo Villadose Sant’Apollinare Arquà Polesine Costa di Rovigo Lendinara Badia Polesine S. Pietro Polesine Bergantino Melara Canda Pincara Garofolo Fratta Polesine Crespino Taglio di Po ROVIGO 1 2 3 4 8 9 10 11 12 16 17 18 1920 21 2223 24 26 28 29 32 31 30 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 46 47 48 49 51 52 53 50 44 45 27 13 15 14 6 7 5 25 1 Castello di Rovigo 2 Pescheria Nuova 3 Palazzo Roncale 4 Accademia dei Concordi 5 Palazzo Roverella 6 Gran Guardia 7 Conservatorio di Musica “Francesco Venezze” 8 Tempio della Rotonda 9 Teatro Sociale 10 Chiesa Parrrocchiale dei Santi Francesco e Giustina 11 Archivio di Stato 12 Biblioteca del Seminario Vescovile 13 Teatro del Lemming 14 Museo dei Grandi Fiumi 15 Fabbrica dello Zucchero 16 Museo Civico di Melara 17 Museo Storico della Giostra e dello Spettacolo Popolare 18 Museo Civico di San Pietro Polesine 19 Abbazia della Vangadizza 20 Teatro Sociale Eugenio Balzan 21 Villa Nani Mocenigo 22 Teatro Comunale “Ballarin” 23 Cittadella della Cultura 24 Casa Museo Giacomo Matteotti 25 Museo Archeologico Nazionale di Fratta Polesine 26 Villa Badoer 27 Centro di Documentazione della Civiltà e del Lavoro Castelli e ScienzaMuseiTeatriAbbazieBibliotecheVilleeArchivieChieseeConservatoriePalazzieTecnica 28 Villa Grimiani Molin Avezzù 29 Antiche Distillerie Mantovani 30 MUVIG – Museo Virtuale del Garofalo 31 Castello di Arquà Polesine 32 Museo Etnografico “A l’alboron 33 Osservatorio Astronomico “Vanni Bazzan” 34 Museo della Centuriazione Romana 35 Mueo delle Acque 36 Antiquarium 37 Museo dell’Ocarina del Po 38 Centro Turistico Culturale San Basilio 39 Chiesa di San Basilio 40 Museo della Corte 41 Museo del Miele 42 Museo Regionale della Bonifica 43 Conservatorio Statale di Musica “A. Buzzolla” (Villa Mecenati) 44 Teatro B. C. Ferrini 45 Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo 46 Sala Risorgimentale Palazzo Cordella 47 Teatro Comunale di Adria 48 Biblioteca Comunale di Adria 49 MAAD – Museo d’Arte Adria e Delta 50 Biblioteca Ragazzi di Adria 51 Museo Archeologico Nazionale di Adria 52 Basilica di Santa Maria Assunta “della Tomba” 53 Septem Maria Museum Tempo di percorrenza a piedi dalla stazione locale espresso in minuti

Fig. 3 Visualizzazione dati “Istruzione: popolazione universitaria”. VILLADOSEROVIGOADRIA 20202019 2021202020192018 Scuola dell’Infanzia “Marchi” Scuola dell’Infanzia “S. Antonio” Scuola dell’Infanzia “Pinocchio” Scuola dell’Infanzia “Buso” Scuola dell’Infanzia “Principe di Napoli” Scuola dell’Infanzia “Tassina” Scuola dell’Infanzia “San Gaetano” Scuola dell’Infanzia “G. Rodari” Scuola dell’Infanzia “A. Gregnanin” Scuola dell’Infanzia “Arcobaleno” Scuola dell’Infanzia “G. Di Vittorio” Scuola dell’Infanzia “Sant’Agnese” 94 89 90 79 93 93 20 21 21 24 24 23 90 90 90 92 102 83 28 21 16 38 41 42 62 65 65 43 43 44 76 76 76 73488 760 735 95 92 Scuola Primaria “Vittorino da Feltre” Scuola Primaria “G. Pascoli” Scuola Primaria “S. Giovanni Bosco” Scuola Primaria “E. De Amicis” Scuola Primaria “Anna Frank” Scuola Primaria “L. Da Vinci” Scuola Primaria “E. De Amicis” Scuola Primaria “G. Pascoli” Scuola Primaria “G. Miani” Scuola Primaria “S. Donatoni” Scuola Primaria “Dell’Amicizia” Scuola Primaria “Giovanni XXIII” Scuola Primaria “A. Colombo” Scuola Primaria “Mons. Mattioli” Scuola Primaria Sant’Apollinare Scuola Primaria “Duca d’Aosta” Scuola Primaria “Col. A. Milan” Scuola Primaria “A. Maini” Scuola Primaria “M. Ventre” Scuola Primaria “A. Moro” 385 381 362 304 297 279 143 138 133 93 87 69 83 88 91 312 312 309 88 74 79 36 22 0 195 187 179 132 125 107 110 113 97 62 64 66 51 43 31 224 213 178 131 134 123 75 73 63 102 113 139 126 115 100 72 71 76 193 184 181 2917 2834 2662 Scuola Sec. di I Grado “G. Bonifacio” Scuola Sec. di I Grado “Giovanni XXIII” Scuola Sec. di I Grado “A. Riccoboni” Scuola Sec. di I Grado Grignano Succursale Scuola Sec. di I Grado “Marino Marin” Scuola Sec. di I Grado “A. Manzoni” Scuola Sec. di I Grado “A. Buzzolla” Scuola Sec. di I Grado “Casalini” Scuola Sec. di I Grado “C. Parenzo” Scuola Sec. di I Grado “Venezze” 327 341 314 124 120 121 66 71 80 105 109 100 188 200 212 160 169 189 118 118 119 1795 1814 1928 304 301 392 289 270 296 114 115 105 IPSIA "Marchesini" Liceo Statale "Celio Roccati" IPSSCT "M. Polo" ITA "O. Munerati" ITI "F. Viola" ITG "A. Bernini" Liceo Scientifico "P. Paleocapa" IPSAR "Cipriani" IPC "C. Colombo" ITCG "G. Maddalena" ITI Liceo"Viola"Classico "C. Bocchi" Liceo Scientifico "G. Galilei" ITC "De Amicis" 944 978 996 165 132 101 314 331 314 795 770 729 747 756 780 90 73 65 655 661 698 902 850 768 290 276 286 606 570 559 162 175 161 484 478 479 409 414 430 6750 6646 6580 187 182 214 20202019 2021202020192018 20202019 2021202020192018 20202019 2021202020192018 ITA “O. Munerati” Scuola Primaria “G. Pascoli” BUSO Scuola dell’Infanzia Scuola Primaria “A. Maini” SANT’APOLLINARE Scuola Primaria GRANZETTE Scuola Primaria “M. Ventre” Scuola Primaria “San Donatoni” Scuola dell’Infanzia “Pinocchio” Scuola dell’Infanzia “S. Antonio” Scuola Secondaria di Primo Grado GRIGNANO POLESINE SANT’APOLLINARE FENIL DEL TURCO Scuola dell’Infanzia Tassina Scuola Secondaria di I Grado “A. Riccoboni” Scuola dell’Infanzia “G. Rodari” ITI “F.ScuolaViola” Sec. I Grado “G. Bonifacio” Scuola dell’Infanzia “Marchi” ITG “A. Bernini” IPSIA “Marchesini” Liceo Scientifico “P. Paleocapa” BOARA POLESINE Scuola Primaria “A. Moro” MARDIMAGO Scuola Primaria “Dell’Amicizia” SARZANO VILLADOSE ADRIA ROVIGO Scuola Primaria “Dell’Amicizia” Scuola dell’Infanzia “Sant’Agnese” Scuola Primaria “E. De Amicis” Scuola Sec. di Grado“Giovanni XXIII”Scuola Primaria “Duca D’Aosta” Scuola Primaria “Mons. Mattioli” Scuola Primaria “Col. A. Milan” Scuola dell’Infanzia “San Gaetano” Scuole Primaria “S. Giovanni Bosco” ITI ScuolaITCG“Viola”“G.Maddalena”Primaria“Vittorino da Feltre” Scuoa dell’Infanzia “A. Gregnanin” Liceo Classico “C. Bocchi” Scuole dell’Infanzia “G. Di Vittorio” Liceo Scientifico “G. Galilei” Scuole dell’Infanzia “Arcobaleno”IPSAR“Cipriani” Scuola Sec. di I Grado “Marino Marin” IPC “C. Colombo” Scuola Primaria “G. Pascoli” Scuola Primaria “Anna Frank” Scuola Sec. di I Grado “A. Manzoni” Scuola Primaria “E. De Amicis” Scuola Sec. di I Grado “A. Buzzolla” Scuola Sec. I GradoScuola“Venezze”Sec. I Grado “C. Parenzo” IPSSCT “M. Polo” ITC “De Amicis” Scuola Primaria “G. Miani” Scuola Primaria “Giovanni XXIII” Scuola Sec. I Grado “Casalini” Scuola “Principedell’InfanziadiNapoli” Liceo “CelioStataleRoccati” Scuola dell’infanzia Scuola primaria Scuola secondaria I grado Scuole secondaria II grado

Fonte: dati.veneto.it → Istituti scolastici (infanzia, primaria, secondaria I e II grado) geolocalizzati nel territorio – Comune di Rovigo, Adria e Villadose, 2021 → Istituti scolastici, conservatori e università – Comune di Rovigo, 2021 Istituti scolastici e conservatori – Comune di Adria, 2021 → Istituti scolastici – Comune di Villadose, 2021 → Iscritti per istituti scolastici, conservatori e università – Comune di Rovigo, 2018-2021 → Istituti per istituti scolastici e conservatori – Comune di Adria, 2018-2021 Iscritti per istituti scolastici – Comune di Villadose, 2018-2021

Istruzione: una fotografia La visualizzazione di dati presenta una fotografia geolocalizzata e il numero di iscritti degli istitituti scolastici (scuole dell'infanzia primarie secondarie di I e II grado) nei Comuni di Rovigo, Adria e Villadose (2018-2021) ISTITUTI SCOLASTICI GEOLOCALIZZATI (SCUOLA INFANZIA, PRIMARIA E SECONDARIA) GEOLOCALIZZATI NEI COMUNI DI ROVIGO, ADRIA E VILLADOSE ISCRITTI AGLI ISTITUTI SCOLASTICI (SCUOLA INFANZIA, PRIMARIA E SECONDARIA) NEI COMUNI DI ROVIGO, ADRIA E VILLADOSE

Fig. 4 Visualizzazione dati “Cultura: luoghi e numeri”.

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In questo caso la forma del dato è molto variegata, segno di metodologie diverse nella raccolta del dato stesso o anche semplicemente rispetto alla tipologia di informazioni ritenute utili alla mappatura dei flussi di visitatori. Questa eterogeneità nella composizione del dato risulta in ogni caso un valore perché riesce a fornire comunque, anche se con un livello di dettaglio differente, informazioni rilevanti rispetto ad alcuni dei luoghi di cultura più importanti del territorio. La Data Visualization dell’area cultura presenta una visualizzazione cartografica dei luoghi di interesse culturale presenti nella Provincia di Rovigo attraverso un sistema di icone correlato ad un elenco numerato per rendere la mappa facilmente consultabile. Per le città di Rovigo e Adria, con una maggiore densità di luoghi di interesse, sono stati predisposti due ingrandimenti che forniscono un dato aggiuntivo, ossia la distanza dei punti di interesse dalla stazione ferroviaria in tempo di percorrenza a piedi. I luoghi evidenziati in rosso sono invece gli stessi di cui troviamo un dato di dettaglio sulle presenze 3 Gli alluvial diagram sono diagrammi di flusso, varianti del diagramma di Sankey nella forma ma concettualmente simili. Questo tipo di visualizzazione mostra la correlazione tra categorie rappresentandole in forma di flusso e le collega visivamente. La correlazione viene rappresentata con linee curve che connettono le categorie mentre la variazione di spessore cambia in proporzione ai valori numerici.

Inoltre sono state organizzate una serie di informazioni e dati, provenienti da fonti diverse sul territorio, relativi al numero di presenze in alcuni dei luoghi di interesse culturale elencati.

viene utilizzato per visualizzare le iscrizioni ai singoli istituti dal 2018/2019 al 2020/2021 attraverso dei bar chart, agevolando così la lettura e il confronto tra più informazioni contenute nella stessa tavola sinottica.

La componente geografica è presente anche nel dataset relativo alla frequentazione di Università e Conservatori, indicando la posizione delle sedi presenti sul territorio e il numero di iscritti per specifico istituto universitario.

Inoltre dal worklab “Elaborare una visualizzazione di dati” (Fig. 4) è emerso dai partecipanti un interessante confronto, integrato al dataset , tra il numero di iscritti alle Università con sede di Ateneo nella Provincia di Rovigo e gli iscritti alle stesse facoltà – anche in altre Provincie – ma comunque residenti nella Provincia di Rovigo. Nella visualizzazione dei dati relativi a Università e Conservatori, oltre alla posizione delle sedi geolocalizzate tra Rovigo e Adria e i dati relativi agli iscritti dal 2017/2018 al 2019/2020, viene visualizzato, attraverso un bar chart , il numero di studenti residenti nella Provincia di Rovigo iscritti a facoltà Universitarie con una suddivisione per codice colore rispetto al gruppo di appartenenza della facoltà. Si restituisce, in questo modo, una fotografia globale degli studenti universitari dal 2015 al 2017 in Provincia di Rovigo. Nell’alluvial diagram3 successivo, i dati relativi ai residenti per i gruppi medico, ingegneristico, giuridico e di insegnamento – gli stessi gruppi presenti nelle facoltà sul territorio – vengono comparati con gli studenti effettivamente iscritti nelle sedi di Rovigo mostrando così quanti degli studenti universitari residenti nella Provincia di Rovigo decidono di frequentare facoltà presenti sul territorio.

L’ultimo dataset che analizziamo è quello riferito all’area tematica della cultura. L’obiettivo di questo dataset è di fornire una visione globale dei maggiori luoghi di interesse culturale presenti nella Provincia di Rovigo e la tipologia di luoghi culturali (Fig. 2).

ALL’INFORMAZIONEDATIDAI 133 di visitatori dal 2017 al 2020 (con alcune eccezioni in cui non è stato rilevato il dato). Tra i dati di dettaglio, alcuni luoghi presentano la specifica dei visitatori mensili nei casi in cui il dato è stato registrato. La costruzione di questo duplice processo, da una parte formativo e divulgativo, dall’altra progettuale con intenti di pubblica utilità, evidenzia il ruolo strumentale dell’Information Design e della Data Visualization. Tale ruolo assume ancor più valore nel contesto dell’Urban Digital Center – Innovation Lab, dove queste pratiche diventano strumento fondamentale di comunicazione e informazione verso i cittadini, competenze per i dipendenti della Pubblica Amministrazione e palestra di sperimentazione e studio per imprese e studenti.

Riferimenti bibliografici Bertin, J. (2011). Semiology of Graphics: Diagrams, Networks, Maps. Redlands (CA): Esri Press. Original edition Bertin, J. (1967). Sémiologie graphique: les diagrammes, les réseaux, les cartes. Paris-La Haye: Gauthier Villars. Bruner, J. (1990). Acts of Meaning. London: Harvard University Press. Gray, D., Brown, S., Macanufo, J. (2010). Gamestorming: A Playbook for Innovators, Rulebreakers, and Changemakers. Sebastopol (CA): O’Reilly Media. Perondi, L., Bonora, G., Dalai, G., De Rosa, D., Tulli, S. (2019). Metodologie di progettazione centrate sull’utente applicate all’indagine del contesto urbano. Un caso studio, in Sinni, G. (a cura di), Designing Civic Consciousness / ABC per la ricostruzione della coscienza civile, Atti del Convegno internazionale Designing Civic Consciousness. Idee e progetti per ricostruire la coscienza civile, 28 maggio - 1° giugno 2018 San Marino, Università degli Studi della Repubblica di San Marino. Simons, J. D., Levin, T. D. (1997). Change blindness. Trends Cogn. Sci. , 1, pp. 261-267. Tufte, E. (2001). The visual display of quantitative information. Cheshire: Graphics Press.

Giovanni Borga Docente di tecnologie ICT e Web per il Design, e di Sistemi Informativi Geografici all’Università Iuav di “AlleVeneziavolte voglio davvero un oggetto, la cosa in quanto cosa, letteralmente la ‘cosa in sé’, fisicamente a portata di mano. In molte altre occasioni, cruciali istanti di decisioni importanti, vengo servito meglio da una rappresentazione di quell’oggetto” (Sterling, 2005, p. 105). Con questa affermazione, Bruce Sterling, ne La forma del futuro , pone il primo mattoncino della sua ampia argomentazione sull’uso dei dati digitali nelle moderne realtà urbane; più avanti nel testo, egli evidenzia anche come sia l’interazione uno degli aspetti centrali da cui dipendono efficienza, efficacia e coerenza di sistemi e interfacce di accesso a dati e informazioni in rete. Tutti noi ci rendiamo conto come oggi il web offra un patrimonio sconfinato di informazioni potenzialmente utili, ma anche come questo potenziale si esprima spesso solo in minima parte. Una probabile causa di questa criticità si può associare ad operazioni di pubblicazione in rete di informazioni con modalità “generalistiche”, ovvero in assenza di una progettazione del livello di dettaglio e dell’interattività in funzione del tipo di utente a cui esse sono rivolte. Possiamo affermare che un uso consapevole del web come canale di accesso alla conoscenza strutturata (es. database) implica la conoscenza degli aspetti fondamentali di quelle che possiamo chiamare applicazioni data-enabled , ovvero di ciò che ci permette di ottenere “valore aggiunto” nella trasposizione in ambiente web di un sistema di dati organizzato. In altre parole, i frequenti casi in cui la “pubblicazione su Internet” di dati si riduce alla semplice adozione di un media diverso – da carta a digitale e successivamente da locale a remoto – si sottovalutano tutte le potenzialità derivate da una progettazione user-centered, da una modellazione delle strutture dei dati e delle funzioni interattive e si ottengono risultati deludenti, sprecando risorse senza offrire alcun servizio significativo.

Mobile web e applicazioni per abilitare il dialogo tra gli attori nella comunità locale

ALL’INTERAZIONEDATIDAI 134 Dai all’interazionedati

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Un terzo fattore caratterizzante questo tipo di applicazioni è quello dell’interoperabilità, inteso come l’insieme di protocolli e regole condivise che permettono sia l’interazione utente-sistema sia quella sistema-sistema tra infrastrutture gestite da diversi soggetti del territorio. In questo scenario, i dati strutturati all’interno di database o altri formati processabili, eventualmente intercorrelati mediante apposite codifiche (non ultima la georeferenziazione), presentano un maggior potenziale di creazione di informazioni e servizi utili qualora resi disponibili in modo interattivo tramite canali e interfacce web.

Altro elemento di rilievo è dunque la componente geografica dell’informazione.

L’accesso ai contenuti e ai servizi del web da dispositivi mobili è ormai una commodity irrinunciabile, in particolar modo in questo momento storico caratterizzato da restrizioni agli spostamenti, ai contatti fisici tra persone e alla frequentazione di ambienti lavorativi o pubblici. Certamente moltissimi servizi di tipo immateriale oggi possono essere offerti per mezzo di canali tecnologici digitali, sfruttando banche dati opportunamente strutturate e interfacce di utilizzo multipiattaforma, ma l’ampia e rinnovata gamma di risorse ICT ci permette di andare oltre e immaginare sia nuovi utilizzi dei dati già esistenti, o anche nuove modalità di generare altri dati e informazioni, sia nuove dinamiche di dialogo tra cittadini, imprese e istituzioni. Esistono alcuni fattori caratterizzanti che è opportuno conoscere e valorizzare, se non addirittura utilizzare come punti di forza, nella progettazione e sviluppo di nuovi servizi basati su applicazioni web per dispositivi mobili. Tra questi, due obiettivi fondamentali connessi alla creazione di una qualsiasi applicazione web sembrano apparentemente banali ma spesso non vengono tenuti nella dovuta considerazione: si tratta, da un lato della necessità di raggiungere un numero di utenti significativamente elevato, dall’altro quella di permetterne l’utilizzo in tempi e/o luoghi diversi. Una prima riflessione su questi due requisiti è di estrema importanza perché ci permette in prima battuta di valutare “se” l’applicazione web è effettivamente il tipo di strumento che serve o se invece, come spesso accade, si stia facendo una scelta puramente technology-driven. Un secondo elemento caratterizzante trae origini nell’ormai lontano 2005, anno in cui è stato coniato il termine “web 2.0” per indicare le potenzialità offerte dalle applicazioni in cui la maggior parte dei dati viene generata dagli utenti della rete e dalle loro interazioni. In letteratura viene anche utilizzato il termine User Generated Content (UGC) (Batty at al., 2010) a indicare in particolare le possibilità legate all’utilizzo di sistemi di ripresa fotografica e video. Dopo più di tre lustri, gli specialisti concordano nel considerare i dati veicolati nel web in grandissima parte generati dagli utilizzatori di applicazioni e piattaforme piuttosto che pubblicati dai proprietari di queste. È infatti ben noto come, oltre ai social network, molte nuove applicazioni, anche molto leggere, siano di fatto basate esclusivamente su meccanismi di auto-alimentazione da parte di utenti raggruppati in communities e offrano unicamente funzionalità strettamente finalizzate a creare e sostenere le relazioni tra gli utenti stessi. Questo tipo di logica, da alcuni anni, viene adottata anche nello sviluppo di servizi tra cittadini e Pubblica Amministrazione, nell’ambito di iniziative mirate a creare un rapporto più diretto tra privati e istituzioni, ma, altrettanto frequentemente, i cittadini possono essere messi in condizione di svolgere un ruolo di “sensori umani”, raccogliendo e inviando informazioni, percezioni e dati raccolti con dispositivi personali (Goodchild, 2007).

Ad oggi è possibile affermare non solo che qualsiasi informazione può essere associata a un luogo geografico, ma anche che disponiamo di tecniche e strumenti

Ciò che però contraddistingue una Web Application da un normale sito web è il livello di interattività che possiamo avere con i dati e le informazioni gestite dall’applicazione, ovvero la numerosità e ricchezza di opzioni che ci viene offerta nella visualizzazione e modifica dei contenuti o degli archivi di informazioni esposti dal server web.

Potremmo probabilmente individuare ulteriori elementi di interesse specificatamente legati allo sviluppo di applicazioni web ma ci limiteremo a un ultimo fattore, particolarmente legato all’aspetto progettuale; si tratta della progressiva diffusione di moduli e interfacce sviluppati per consentire a utenti privi di competenze tecniche di condividere contenuti sul web all’interno di piattaforme relativamente flessibili e personalizzabili. L’esempio più significativo di questo tipo di applicazioni ci è dato dai cosiddetti CMS (Content Management System), basati essenzialmente sull’inserimento di un editor visuale direttamente all’interno delle pagine web con il quale è possibile creare e modificare contenuti senza usare il codice informatico. Attualmente, questo tipo di editor visuali, noti come editor WYSIWYG (What You See Is What You Get), sono disponibili come componenti software modulari, anche open-source, che ciascun creativo può integrare nella propria applicazione web.

con i quali qualsiasi fenomeno può essere visualizzato e interpretato per mezzo di una mappa. A questo va aggiunto il fatto che l’ambiente digitale permette forme specifiche di interazione anche con il dato geografico con modalità peraltro già familiari alla gran parte degli utenti che da tempo fruiscono di noti servizi location-based offerti dalle grandi aziende ICT.

Attualmente lo scenario si è ristretto a due soli sistemi operativi, tuttavia, la necessità di far approvare dallo store proprietario qualsiasi App per poterla rendere installabile dagli utenti, costituisce ancora un limite significativo alle potenzialità e possibilità dei creativi che intendono rendere fruibili i propri software e contenuti al grande pubblico.

Abbiamo poi un fattore rilevante, già piuttosto noto, etichettato con l’acronimo IoT (Internet of Things). È il cosiddetto mondo degli “oggetti intelligenti”, ovvero degli oggetti di uso comune a cui vengono aggiunti sistemi di connessione e applicazioni remote di controllo o raccolta dati e che deve essere considerato nel suo enorme potenziale di generazione di dati digitali processabili. Quello dell’IoT è un settore in fortissima espansione, probabilmente grazie ai progressi legati alla miniaturizzazione dell’hardware digitale e alla contestuale drastica riduzione dei costi, soprattutto per quanto riguarda componenti come la sensoristica ambientale con la quale è possibile monitorare capillarmente sia ambienti indoor sia aree di territorio relativamente estese.

Le applicazioni web esistono quasi da quando esiste Internet, essendo in sostanza software centralizzati gestiti da un server remoto e utilizzabili mediante interfacce distribuite in rete tramite il browser utilizzato per navigare.

Come sappiamo, la diffusione degli smartphone ha prodotto la proliferazione di innumerevoli piccoli software ( App ) installabili sui sistemi operativi mobili da store dedicati e in grado di “consumare” servizi web offerti dai server in Internet. Con questo tipo di soluzione, l’applicazione installata dall’utente nel proprio dispositivo interagisce con i contenuti e gli archivi di dati remoti utilizzando appositi protocolli e standard, secondo una logica di netta separazione tra interfaccia e dati. Questa architettura, ormai diffusissima, ha inizialmente obbligato i progettisti e gli sviluppatori a creare più versioni della stessa applicazione, una per ogni sistema operativo mobile presente sul mercato.

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Questo scenario ha subito una interessante svolta nel 2015, quando è stato coniato l’acronimo PWA, il cui significato è Progressive Web App. La denominazione indica un insieme di standard per lo sviluppo di applicazioni web caratterizzate da un’esperienza utente molto vicina a quella delle App native, ottenuta sfruttando le tecniche e gli strumenti del Responsive Web, ovvero dei siti web con comportamento autoadattivo ai diversi display di visualizzazione.

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Le PWA sono piuttosto promettenti, anche se ancora relativamente giovani, e consentono di creare applicazioni molto attrattive e usabili, installabili semplicemente digitando il loro indirizzo sulla barra del browser. Hanno il grande vantaggio di non imporre lo sviluppo in più versioni e di poter essere diffuse semplicemente comunicando il loro indirizzo (URL), tuttavia, è bene essere consapevoli che la loro efficacia dipende fortemente dalla corretta applicazione delle regole minime di usabilità e accessibilità già utilizzate per i moderni siti web responsive, oltre che di alcuni accorgimenti come animazioni, barre di avanzamento, effetti grafici ecc. necessari a migliorare l’esperienza di utilizzo dell’utente.Oggile

Le Web App sviluppate nell’ambito del progetto Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo sono cinque (Fig. 1) e, in estrema sintesi, sono finalizzate al miglioramento della comunicazione tra cittadini e amministrazione pubblica, alla visualizzazione geografica di informazioni di utilità provenienti da archivi istituzionali o sistemi di monitoraggio e alla consultazione interattiva di dati acquisiti tramite questionari online

PWA sono già molto diffuse e la loro installazione “come App di sistema” viene generalmente suggerita automaticamente dal dispositivo, sia esso di tipo mobile o desktop. Permangono ancora alcuni limiti principalmente legati all’utilizzo dei sensori di cui il dispositivo è equipaggiato, ma l’impressione generale è che si stia avanzando verso un loro rapido superamento.

L’applicazione “Il Comune in Tasca” nasce dalla volontà di offrire uno strumento leggero ed accessibile per permettere a qualsiasi cittadino di inviare direttamente un’istanza alla Pubblica Amministrazione individuando puntualmente un luogo e aggiungendo alcune informazioni sintetiche unitamente ad una fotografia scattata dal proprio smartphone (Fig. 2). I requisiti di accessibilità e immediatezza all’utilizzo da parte di un utente generico hanno portato ad alcune scelte progettuali specifiche, tra cui spiccano l’assenza di registrazione, la localizzazione automatica tramite GPS, la scelta del luogo con l’apposizione di un semplice segnaposto puntuale e un numero limitato di informazioni da inserire per completare il contributo. Un utente moderatore ha il compito di approvare gli inserimenti e gestire l’iter delle istanze per mezzo di un sintetico cruscotto di gestione della segnalazione da cui è possibile approvare Fig. 1 Le cinque Web App installate su uno smartphone Android.

o chiudere le istanze nel momento in cui l’eventuale problematica viene risolta. Tale cruscotto è raggiungibile sia tramite l’App, sia tramite un link presente nella e-mail di notifica di inserimento di ciascuna nuova segnalazione. La consultazione delle segnalazioni da parte del cittadino avviene unicamente tramite la mappa interattiva in cui le segnalazioni vengono rappresentate per tipologia. L’utente moderatore ha invece a disposizione anche un motore di ricerca interno e un visualizzatore dei contenuti estesi di ogni segnalazione. L’App è accessibile all’indirizzo www.ilcomuneintasca.com. “C’è Posto per Te” è invece una mappa interattiva rivolta ai cittadini che desiderano conoscere la realtà delle associazioni senza scopo di lucro presenti sul territorio anche per proporre collaborazioni o sinergie (Fig. 3).

L’idea di “Che Aria Tira” nasce dall’attività sperimentale condotta da Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo e i suoi partner nel campo dell’autocostruzione di dispositivi per il monitoraggio distribuito e low-cost della qualità dell’aria. La costruzione di “minilab”, centraline a basso costo per la misura degli inquinanti in atmosfera, è un’attività sempre più diffusa ma necessita, oltre che delle competenze specifiche per la realizzazione dell’hardware, anche di strumenti e capacità di realizzazione delle piattaforme software per la visualizzazione dei dati raccolti (Fig. 4). “Che Aria Tira” si propone come una sorta di “social network dei monitoraggi ambientali” permettendo di posizionare un’icona su una mappa condivisa, in corrispondenza di una campagna di monitoraggio effettuata con centraline autocostruite, e di caricare i dati raccolti per poterli visualizzare in forma di grafici interattivi. I dati visualizzati sono volutamente “non interpretati” in quanto la scelta su questo aspetto è ricaduta sulla realizzazione di uno strumento che supporti l’utente nella propria lettura e interpretazione senza fornire alcun giudizio Fig. 2 App “Il Comune in Tasca”: schermata principale, utilità di inserimento, visualizzazione in mappa, legenda interattiva e gestione della segnalazione.

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L’applicazione offre sia la navigazione geografica, sia la consultazione tramite elenco e semplici criteri di ricerca testuale o per categorie. La banca dati che alimenta l’applicazione deriva dall’integrazione degli archivi dei tre comuni aggregati nel progetto (Rovigo, Villadose e Adria) opportunamente integrati, georeferenziati e ottimizzati, mentre la sezione di amministrazione, rivolta a utenti a cui viene affidato il controllo e la manutenzione dell’archivio, permette sia l’aggiornamento puntuale delle informazioni di ciascuna associazione, sia il ricaricamento integrale dell’intero elenco tramite upload di un file tabellare. L’App è accessibile all’indirizzo www.cepostoperte.com.

1 Si veda: www.arpa.veneto.it (ultima consultazione aprile 2022).

Fig. 3 App “C’è Posto per Te”: schermata principale, visualizzazione in mappa, utilità di ricerca e gestione dell’archivio.

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predeterminato. Il supporto all’interpretazione viene rafforzato aggiungendo alla stessa mappa i dati di tre diverse centraline ufficiali ARPAV - Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto1, aggiornati in continuo tramite un software interoperabile che sincronizza il database dell’applicazione con i dati pubblicati dal sito dell’agenzia. L’App è accessibile all’indirizzo www. cheariatira.com. “Rovigo da Satellite”, la quarta Web App, è una pura applicazione di web mapping il cui fine è quello di offrire una visualizzazione semplice e immediata di alcuni dei dati più interessanti acquisiti dalla piattaforma satellitare pubblica e gratuita “Copernicus” dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) (Fig. 5). I dati Copernicus sono di estremo interesse per molte tematiche di carattere urbano e ambientale, sia per la buona risoluzione geometrica (fino a 10 m a terra per pixel), sia per la notevole risoluzione temporale di acquisizione (fino a 5 giorni di intervallo di rivisita della stessa zona). Sia le singole immagini acquisite dai

Fig. 4 App “Che Aria Tira”: schermata principale, visualizzazione in mappa, grafico interattivo e utilità di inserimento nuovi punti di monitoraggio.

sono stati scelti cinque diversi aspetti monitorati dal sistema “Copernicus”: l’uso del suolo, il grado di copertura arborea, il grado di impermeabilizzazione dei suoli, il livello di densità dell’urbanizzazione e la temperatura media misurata al suolo. Ciascuna mappa riporta due o tre diverse situazioni temporali e sintetizza geograficamente il dato su una griglia geometrica esagonale di 200 m circa, favorendo il confronto tra i diversi aspetti oggetto di monitoraggio. Per agevolare l’attività di comunicazione svolta dall’amministrazione, l’area di gestione permette ad utenti accreditati di ricaricare periodicamente le mappe tramite semplice upload di files, di modificare le legende e di gestire i testi esplicativi direttamente online tramite una funzionalità di CMS integrata a tutte le mappe pubblicate.

satelliti, sia le mappe da esse derivate, necessitano però di competenze e strumenti tecnici specialistici per cui un normale cittadino non ha in genere possibilità di visualizzarli in modo semplice e rapido. Per le mappe di “Rovigo da Satellite”

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L’App è accessibile all’indirizzo www.rovigodasatellite.com. Fig. 5 App “Rovigo da Satellite”: schermata principale, visualizzazione in mappa, gestione stili di visualizzazione. Fig. 6 App “Rovigo Sostenibile”: schermata principale, grafico interattivo e gestione degli archivi.

Nello sviluppo delle cinque Web App, l’Università Iuav di Venezia ha cercato di individuare specifici bisogni in seno alle diverse attività svolte da Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo, focalizzandosi su quelli in cui le tecnologie del mobile web interattivo e della visualizzazione dei dati potessero dare un contributo sostanziale. Si tratta per ora di cinque nuovi strumenti a disposizione di Pubblica Amministrazione e cittadini ma l’auspicio per il prossimo futuro è che il loro utilizzo possa portare ad un significativo miglioramento nei reciproci rapporti, a nuove sinergie e opportunità di cooperazione.

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Nell’ambito del design, è noto come una fase di problem setting mal impostata porti inevitabilmente a una di problem solving inefficace; è infatti piuttosto diffuso il paradosso ironico secondo cui, senza una corretta analisi delle esigenze utente, si fornisce “una ottima soluzione ad un problema che non esiste”.

Riferimenti bibliografici Batty, M., Crooks, A., Hudson-Smith, A., Milton, R., Anand, S., Jackson, M., Morley, J. (2010). Data mash-ups and the future of mapping. Bristol: JISC. Goodchild, M.F. (2007). Citizens as sensors: the world of volunteered geography. GeoJournal, 69, pp. 211-221. Sterling, B. (2005). La forma del futuro. Milano: Apogeo.

Anche l’ultima Web App, “Rovigo Sostenibile”, svolge principalmente la funzione di visualizzazione dati, ma nasce dall’esigenza di integrare le funzionalità della piattaforma utilizzata da Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo nelle attività di coinvolgimento della popolazione sui temi dello sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, attraverso il percorso di animazione territoriale svolto nelle Palestre Digitali dei Comuni di Rovigo, Adria e Villadose col supporto dell’Università Iuav di Venezia (Fig. 6).

La piattaforma utilizzata per i sondaggi offre dei questionari compilabili dalla cittadinanza tramite la classica modalità di esposizione sequenziale di quesiti a cui l’utente risponde per mezzo di caselle e menu interattivi. La necessità di disporre di uno strumento immediato ed efficace di consultazione sintetica dei risultati di questi sondaggi ha fornito lo spunto e l’idea di realizzare un “generatore di grafici interattivi” che permettesse all’amministrazione di caricare periodicamente i files estratti dalla piattaforma di acquisizione e di trasformarli in istogrammi web interattivi. Ogni grafico pubblicato su “Rovigo Sostenibile” riassume i conteggi delle diverse risposte date dai partecipanti, offre un pop-up dinamico che aiuta la lettura e la possibilità di deselezionare voci a scelta per filtrare le risposte in modo personalizzato. L’App è accessibile all’indirizzo www.rovigosostenibile.com.

La Pubblica Amministrazione può infatti usare l’AI1 per incrementare la qualità

L’assistente virtuale al servizio del cittadino Più efficienza nella Pubblica Amministrazione grazie all’intelligenza artificiale

L’Intelligenza Artificiale è infatti conosciuta come una branca dell’informatica che si focalizza sulla costruzione di macchine intelligenti in grado di svolgere compiti che normalmente prevedono la presenza di un essere umano. Molto spesso, il termine Intelligenza Artificiale viene confuso e diviene sinonimo di Machine Learning (ML), ma questo è un utilizzo improprio dei due termini, poiché ML è una sottocategoria dell’AI. In particolare, Machine Learning consiste nella capacità di una macchina di raggiungere un obiettivo prefissato, in maniera del tutto autonoma. Vi è dunque un addestramento iniziale dell’AI, alla quale “si insegna la strada” per raggiungere una certa soluzione con l’utilizzo di esempi e dataset che alimentano i risultati con dati e contenuti sempre aggiornati.

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1 Per approfondire si veda Eccellenza e fiducia nell’intelligenza artificiale. Disponibile su: www.ec.europa. eu/info/strategy/priorities-2019-2024/europe-fit-digital-age/excellence-trust-artificial-intelligence_it (ultima consultazione aprile 2022).

Niccolò Bianchini Head of sales Userbot srl, https://userbot.ai/it/ La digitalizzazione della Pubblica Amministrazione fornisce oggi numerose opportunità per i governi locali, per creare e migliorare i servizi destinati ai cittadini e alle imprese. Una di queste innovazioni deriva dall’implementazione dell’Intelligenza Artificiale (AI) (European Law Institute, 2022), una delle tecnologie cosiddette esponenziali, ovvero a maggior crescita ed evoluzione non solo nel privato, ma anche nel pubblico.

Dopo l’addestramento, attraverso le capacità di Machine Learning dell’AI, ogni volta che si inseriscono nuovi dataset, la macchina sarà in grado di fornire una risposta sulla base di quanto appreso precedentemente.

L’Intelligenza Artificiale, dopo essere stata addestrata, grazie al Machine Learning e a tecniche di analisi computazionali può processare un’enorme quantità di dati, in poco tempo e a una velocità impossibile per un essere umano. Attraverso le analisi dell’AI, si possono creare modelli previsionali, con i quali poter prendere decisioni migliori, o simulare vari scenari futuri a cui si può andare incontro in base alle decisioni prese e da prendere (Ross e Taylor, 2021).

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Un secondo aspetto da considerare è legato ai tempi di adozione dell’AI nel settore pubblico, che sono stati più lenti (Harrison, 2019) rispetto al settore privato. Ad esempio: il 50% dei top performer di tutti i settori industriali ha già

dei servizi pubblici e accrescere il senso di fiducia dei cittadini, oltre ad aumentare l’efficienza e l’efficacia di tutta la macchina burocratica. Il futuro non è certo scritto, ma con le analisi predittive è possibile determinare vari scenari che potrebbero accadere e mettere in campo una serie di azioni per massimizzare la fiducia dei cittadini verso le amministrazioni. Ad esempio, un’amministrazione comunale può analizzare la situazione reddituale dei propri cittadini e metterla a confronto con altri indicatori di benessere economico, confrontarla con la situazione economica attuale e con le prospettive future di crescita o decrescita e ricavarne preziosi insight per determinare policy di accesso a sussidi e/o valutare i tributi da chiedere ai cittadini in base alla loro reale situazione economica. È evidente che la PA ne ricava benefici dall’adozione di soluzioni di Intelligenza Artificiale, grazie alle applicazioni a più ambiti, da quello sanitario a quello scolastico, dal legale alla sicurezza e gestione delle interazioni con utenti e cittadini. L’AI viene inoltre utilizzata negli enti pubblici soprattutto per rispondere alle domande, ricevere e inviare documenti, riempire moduli correttamente, fornire informazioni alle richieste dei cittadini ed estrapolare dati per una più corretta profilazione degli utenti. Alla luce delle numerose applicazioni, possiamo dire che la caratteristica più importante dell’Intelligenza Artificiale nella Pubblica Amministrazione, è la proattività, che permette di anticipare le esigenze dei cittadini in più aree funzionali, come il supporto decisionale, i trasporti pubblici, l’applicazione della legge e la salute pubblica.

In primis, l’AI può aumentare la fiducia dei cittadini verso i diversi livelli di governo (Austin e Van Buren, 2021), dallo Stato agli enti locali, grazie a una migliore efficienza ma allo stesso tempo richiede di mettere in atto azioni che tutelino i cittadini stessi: ad esempio è importante prestare la dovuta attenzione alla sicurezza delle informazioni e ai dati degli utenti, e non incorrere in violazione della privacy Ulteriore rischio è di usare l’AI, in modo improprio, per scopi utilitaristici e non in linea con il bisogno di equità e uguaglianza delle nostre società.

La strada dell’innovazione è complessa ma allo stesso tempo realizzabile: l’AI nella Pubblica Amministrazione pone infatti l’accento anche su nuove sfide.

2 Si veda: Open Government. Disponibile su: www.opengovpartnership.org/ (ultima consultazuione aprile 2022).

Le vecchie forme di delivery dei servizi lasciano quindi oggi il passo a pratiche più rapide e precise che contribuiscono a rinnovare l’immagine della Pubblica Amministrazione e dei governi stessi, nonché a migliorare e semplificare lo scambio e la comunicazione tra cittadino e PA.

Possiamo dire e auspicare che una giusta e precisa regolamentazione dell’AI, nel suo utilizzo, possa aiutarci a liberare o, almeno in parte diminuire, i problemi di trasparenza che hanno afflitto la PA di tutti i Paesi del mondo, oltre a darci la possibilità di riconoscere i vari gradi di responsabilità e creare un vero rapporto basato sulla fiducia con i cittadini. In tema di regolamentazione dell’AI molti Stati, tra cui l’Italia, si stanno muovendo nell’ottica di rendere più trasparente l’utilizzo delle risorse pubbliche, promuovere la partecipazione civica di tutti i cittadini, lottare contro i tentativi di corruzione e diffondere le nuove tecnologie per migliorare i processi democratici ed egualitari nella PA2 .

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investito in soluzioni di AI; mentre, solo il 20% dei governi mondiali sta investendo sull’Intelligenza Artificiale. Sul tema dell’Intelligenza Artificiale, della ricerca e investimenti messi in campo dai governi europei, possiamo farci un’idea consultando AI Watch (Joint Research Centre, 2021), un report periodico pubblicato dalla Commissione europea, con 22 indicatori quantitativi per aiutare i legislatori a prendere le giuste decisioni, che ci aiuta a conoscere e valutare l’andamento dei progetti di Intelligenza Artificiale nei diversi Stati Purtroppo,membri.questo report sottolinea che l’Italia si trova piuttosto indietro in termini di lancio di progetti di AI dedicati esplicitamente alla PA.

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Oggi ci troviamo infatti di fronte a un gap tra i due settori, pubblico e privato, che sembrano viaggiare a velocità diverse. Da un lato il settore privato sta investendo ogni anno miliardi di euro sullo sviluppo di questa tecnologia, per realizzare un’Intelligenza Artificiale che possa essere, addirittura, “più intelligente” dell’uomo e possa aprire facilmente la strada verso nuovi business e cambiare totalmente il volto della nostra quotidianità. Basti pensare allo sviluppo dell’intelligenza Gpt-3 (Generative Pre-trained Trasformer) per ritrovarsi catapultati in una nuova realtà, dove l’Essere Umano deve “solo” liberare la propria creatività e applicarla a lavori di concetto. Il software GPT è in grado di creare testi quasi da zero. Basterà inserire un input iniziale, una frase o un’immagine per avere un testo scritto completamente dall’AI. Per dare un ordine di grandezza, la versione precedente di GPT aveva a disposizione “solo” 1,5 miliardi di parametri. Adesso, GPT-3 utilizza 175 miliardi di parametri di linguaggio; senza pensare che all’inizio del 2023 potrebbe essere rilasciato GPT-4 con oltre 1 trilione di parametri di linguaggio. Dall’altro il settore pubblico che ha iniziato ad affrontare il tema dell’AI, nel 2018, con la stesura di un primo documento nel settore pubblico, che ha coinvolto oltre 100 attori, sia pubblici che privati, indirizzato alla PA, al settore sanitario e scolastico, che contiene insight e raccomandazioni sull’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale per sviluppare servizi pubblici a misura di ogni cittadino (AGID, 2018). Dopo la costituzione di AI-Gov, l’Ecosistema Intelligenza Artificiale3 e la pubblicazione a luglio 2020 di un documento intitolato Strategia italiana per l’AI a cura del Ministero dello sviluppo economico (MISE, 2020), sono state numerose le iniziative volte ad accelerare i percorsi di innovazione e co-progettazione per migliorare i servizi della PA, introducendo soluzioni basate sull’Intelligenza Artificiale. Un esempio concreto è il bando di Regione del Veneto, pubblicato nel 2019, per la costituzione di Innovation Lab e Palestre Digitali che ha posto tra gli output dei progetti da finanziare proprio la realizzazione di chatbot e assistenti virtuali a supporto dei servizi pubblici e della cittadinanza. Un segnale oggi perfettamente in linea con le più recenti decisioni del governo italiano, sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) (MISE, 2021), con lo stanziamento di oltre 6 miliardi di euro per la digitalizzazione delle istituzioni pubbliche del Paese. Entro il 2026, saranno numerosi i cambiamenti che porteranno a ricucire il solco tra pubblico e privato, nell’ottica di creare un ecosistema pubblico digitalizzato 3 Si veda: IA-Gov, Ecosistema Intelligenza Artificiale. Disponibile su: ia.italia.it/ia-in-italia/ (ultima consultazione aprile 2022).

I tre Comuni hanno avviato, nel 2021, un processo di adozione dell’Intelligenza Artificiale per migliorare la customer experience dei propri cittadini, ovvero migliorare l’esperienza complessiva vissuta dagli utenti quando chiedono e ricevono i servizi comunali. Obiettivo degli enti è stato fin dall’inizio quello di trovare una soluzione per soddisfare la crescente richiesta di digitalizzazione dei servizi pubblici ed esaudire, in tempi rapidi, le richieste fatte dai cittadini, con l’obiettivo di limitare il numero di istanze espletate presso gli sportelli fisici: dal richiedere e ricevere un semplice certificato anagrafico, accedere ai bandi comunali, cambiare residenza, avere informazioni sulle attività culturali e turistiche del territorio, fino a gestire le continue richieste in arrivo e rendere il lavoro più efficiente per ottimizzare le risorse.

Infine, per migliorare la vita dei cittadini e dei dipendenti attraverso la riduzione della disparità dei redditi e di genere, nel partecipare alla riduzione dei costi e al rilancio dell’economia nazionale, oltre a migliorare la comunicazione e liberare le risorse umane ed economiche da poter applicare in compiti non ripetitivi e a più alto valore aggiunto. Un caso che merita l’attenzione, è sicuramente l’introduzione e l’applicazione dell’Intelligenza Artificiale Conversazionale per il miglioramento dei servizi al cittadino nell’ambito del progetto Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo.

Un assistente digitale supporta i cittadini nel processo di accompagnamento ai servizi erogati dalla PA, dialogando e fornendo informazioni di accompagnamento 4 Italy in the Digital Economy and Society Index. Disponibile su: https://digital-strategy.ec.europa.eu/en/ policies/desi-italy (ultima consultazione aprile 2022).

La scelta dell’Intelligenza Artificiale Conversazionale per migliorare l’esperienza utente è orientata a semplificare la burocrazia e velocizzare gli accessi ai servizi per il cittadino attraverso l’adozione di un assistente virtuale intelligente. La soluzione su misura adottata ha visto infatti l’implementazione di un assistente digitale potenziato dall’Intelligenza Artificiale Conversazionale, che automatizza le risposte e interagisce con gli utenti come un essere umano, integrato in primis all’interno del sito web istituzionale del Comune di Rovigo e poi esteso anche ai Comuni di Adria e Villadose.

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In secondo luogo, per rafforzare la sicurezza informatica e la privacy dei cittadini che risulta essere il tema più scottante e che innalza barriere nell’introduzione dell’AI sia nel pubblico che nell’utenza che fruisce dei servizi.

che renda più competitiva l’Italia rispetto agli altri paesi europei 4 e consenta di generare relazioni basate sulla fiducia, grazie alla trasparenza dei processi della Pubblica Amministrazione, tra cittadini, istituzioni pubbliche e aziende. In un quadro di contesto sicuramente ancora piuttosto articolato in termini di policy e regolamentazione in tema di Intelligenza Artificiale, si inserisce il lavoro svolto quotidianamente da Userbot, una realtà che nasce con l’intento di supportare e accompagnare ogni tipo di ente pubblico nell’approccio all’AI e sviluppare per tutta la Pubblica Amministrazione soluzioni con finalità diverse. In primis, per rispondere contemporaneamente a più richieste dei cittadini, eliminare i tempi di attesa presso gli uffici fisici e dare informazioni sugli uffici e dove sono ubicati, aiutarli nella ricerca di documentazione, fornire indicazioni su bandi, concorsi e altre iniziative della PA.

L’esperienza che Userbot intende testimoniare con i Comuni di Rovigo, Adria e Villadose si pone in linea con l’obiettivo aziendale di creare servizi pubblici innovativi, intuitivi nell’utilizzo e accessibili per soddisfare le richieste e i bisogni di tutti i cittadini.

Grazie al Natural Language Processing (NLP), l’assistente virtuale riconosce le frasi da un punto di vista grammaticale e semantico; comprende gli errori di battitura e le abbreviazioni in chat degli utenti, fornendo sempre la risposta giusta alle domande dei cittadini.

Nel processo di accompagnamento fornito da Userbot a supporto dei Comuni di Rovigo, Adria e Villadose nello sviluppo di 15 chatbot su diversi ambiti, da elettorale e anagrafe (CIE e SPID), a turismo e rifiuti, si è rivelato necessario comprendere le specifiche esigenze dell’amministrazione, le aree utili di intervento, oltre a condividere un approccio costante di contatto per tradurre il processo in una Intelligenza Artificiale Conversazionale. Dopo aver analizzato le singole conversazioni e aver quindi sviluppato dei dialoghi sufficientemente completi per il primo addestramento, è seguito un periodo di test di alcune settimane, che ha consentito di recepire le possibili migliorie, apportando modifiche alle domande più complesse, e aggiustando i flussi conversazionali per raggiungere il duplice obiettivo di rispondere velocemente alle domande dei cittadini e informare gli enti stessi delle domande pervenute. Una volta implementato ciascun assistente virtuale è necessario monitorare costantemente il suo funzionamento. Un supporto notevole alle amministrazioni è quindi fornito dalla dashboard di controllo unificata così che anche le complesse logiche degli algoritmi diventano semplici ed intuitive da poter gestire. Già dopo poche settimane di messa in esercizio è stato possibile constatare l’efficacia dello strumento: i chatbot su come ottenere l’identità digitale SPID e la CIE, con 400 richieste gestite da remoto in una settimana, hanno risolto in autonomia l’80% dei messaggi inviati dagli utenti, con un 98% delle conversazioni risolte senza l’intervento umano. In questo scenario il Comune di Rovigo e i Comuni partner di Adria e Villadose hanno affrontato una duplice sfida: soddisfare allo stesso tempo i cittadini e orientare i dipendenti comunali verso l’adozione di una nuova tecnologia che può rivelarsi Dashboard di Userbot.

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alla presa contatti con operatori reali o rimandando specificamente a sezioni dei siti web istituzionali in cui recuperare atti o scaricare modulistica.

Grazie al Deep Learning, l’AI apprende in continuazione dalle interazioni avute in chat e diventa sempre più precisa e veloce nel dare la risposta esatta. L’AI conversazionale di Userbot diventa, per i dipendenti pubblici, un vero e proprio strumento gestionale, dal quale estrapolare dati e insight da poter prendere in considerazione durante il processo decisionale.

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nel breve periodo un limite per l’apprendimento, ma una grande opportunità nel medio-lungo periodo per velocizzare e rendere più trasparente la PA. L’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale consente di sollevare i dipendenti comunali dai compiti più ripetitivi per orientarli verso compiti che hanno un maggiore valore aggiunto, al fine di incrementare i rapporti basati sulla fiducia tra cittadini e amministrazione comunale. Riferimenti bibliografici AGID (2018). IA-Gov, Libro Bianco sull’Intelligenza Artificiale nella PA [online]. Disponibile su: ia.italia.it/assets/ librobianco.pdf (ultima consultazione aprile 2022). Austin, T., Van Buren. E. (2021. Trusted AI, trusted government [online]. Deloitte.Disponibile su: www2.deloitte. com/us/en/pages/public-sector/articles/trustworthy-artificial-intelligence-government.html (ultima consultazione aprile 2022). Commissione Europea, Joint Research Center (2021). AI watch index [online]. Disponibile su: ai-watch.ec.europa. eu/publications/ai-watch-index-2021_en (ultima consultazione aprile 2022). European Law Institute (2022). Artificial Intelligence (AI) and Public Administration – Developing Impact Assessments and Public Participation for Digital Democracy [online]. Disponibile su:

Harrison,(ultimaeuropeanlawinstitute.eu/projects-publications/completed-projects-old/ai-and-public-administration/www.consultazioneaprile2022).L.(2019).isgovernmentreadyforai?[online].

Government Technology. Dispoibile su: www.govtech. com/products/is-government-ready-for-ai.html (ultima consultazione aprile 2022).

MISE (2020). Proposte per una strategia italiana per l’intelligenza artificiale [online]. Disponibile su: www.mise. gov.it/images/stories/documenti/Proposte_per_una_Strategia_italiana_AI.pdf (ultima consultazione aprile 2022). MISE (2021). Piano nazionale di Ripresa e Resilienza [online]. Disponibile su: www.mise.gov.it/index.php/it/68incentivi/2042324-piano-nazionale-di-ripresa-e-resilienza-i-progetti-del-mise (ultima consultazione aprile 2022). Ross, M., Taylor, J. (2021). Managing AI Decision-Making Tools [online]. Disponibile su: hbr.org/2021/11/ managing-ai-decision-making-tools (ultima consultazione aprile 2022). Dashboard di Userbot. Addestramento AI.

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Luca Trombin Progettista e docente, www.poplab.cc É possibile trasformare i dati in informazioni accessibili a tutti? Il progetto Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo, con il team di Poplab, ha provato a rispondere a questa domanda immaginando di dare forma tridimensionale ad alcune categorie di dati.

Con questo spirito sono stati organizzati i workshop laboratoriali (worklab) negli spazi di Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo, fissando per ognuno di essi un obiettivo e soprattutto un output fisico da produrre, per restituire al territorio un dato comunicato sotto forma di oggetto di arredo urbano, in linea con il concept fortemente legato ai comuni aderenti al progetto, da utilizzare all’interno o all’esterno della struttura o delle Palestre Digitali.

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Il digitale comunicarestrumentocomeperdati e informazioni in nuovi spazi di comunità

Un altro aspetto su cui ci si è voluti concentrare è legato alla conoscenza della città, trasformando la mappa del centro storico di Rovigo, presente nel City Lab di Urban Digital Center – Innovation Lab in una mappa tridimensionale, ottenuta da un processo di apprendimento dell’uso della stampa 3D. Anche questo è un modo per interpretare i dati, questa volta urbani: ridisegnare il modello della propria città e poi realizzarlo fisicamente edificio per edificio è un modo per prendere consapevolezza di altezze, distanze e punti notevoli. Ogni laboratorio è stato interpretato come un’esperienza da far vivere ai partecipanti, dai più piccoli fino ai ragazzi e adolescenti. Ogni giorno attraversiamo la nostra città, corriamo a scuola, a lavoro, sfrecciamo tra i palazzi per andare da un capo all’altro magari per fare sport o partecipare a una festa. La nostra visione, tuttavia, è sempre parziale, ne percepiamo i dettagli, possiamo scovare angoli meno trafficati, palazzi in costruzione e giardini nascosti, ma non la vediamo mai completamente come una visione d’insieme. Utilizzando strumenti in grado di rilevare e restituire informazioni quali i droni, diversamente, potremmo con uno sguardo abbracciare tutto il centro storico di una città, ma rischiando di non coglierne i dettagli. Questa visione dall’alto, che cattura la completa conformazione urbana e fa sintesi delle informazioni, è molto

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entrare in contatto diretto con lo spazio urbano in cui viviamo è stato concepito come un esercizio, tradotto nel worklab “Città parlanti”, che ha visto il coinvolgimento di numerosi studenti degli ultimi anni della scuola superiore nella costruzione di un modello in grado di rappresentare una parte di città dall’alto. Edifici, luoghi di interesse storico e artistico, strade che portano al centro sono diventati così oggetto di trasformazione da un dato bidimensionale a uno tridimensionale.Ipartecipanti

spesso usata da urbanisti e architetti per decidere come un territorio si possa sviluppare e L’importanzacrescere.di

hanno così potuto avvicinarsi a tecnologie innovative per la modellazione tridimensionale per poi trasformare i loro modelli in stampe 3D. Gli output così prodotti sono stati oggetto di composizione della mappa che rappresenta ora la città come un insieme di elementi in rilievo. Il plastico (Fig. 1 e 2) così ottenuto ha molteplici potenzialità di ulteriori sviluppi e potrà diventare uno strumento rivolto a tutti, dalla cittadinanza agli amministratori ai visitatori, anche documentando nel tempo le trasformazioni del territorio urbano. Ogni cittadino, entrando nella sala espositiva dedicata alla mappa, potrà capire in modo semplice e intuitivo alcune informazioni sulla propria città spesso nascoste o non evidenti ai più. I partecipanti al worklab, dedicando tempo e passione a questo progetto, hanno preso consapevolezza del paesaggio che li circonda, rendendosi conto di dettagli che mai avevano osservato prima con la stessa attenzione. Il worklab “Impronte ambientali” ha invece proposto di realizzare un oggetto di arredo urbano che potesse raccontare, anche attraverso la sua forma, un dato ambientale. L’output, concepito semplice e intuitivo e rivolto a un pubblico generico, è rappresentato da una scultura bella esteticamente ma anche utile, per comunicare l’impronta ambientale di un’attività umana quotidiana, l’utilizzo di acqua, allo scopo di innescare un processo di maggiore consapevolezza nei cittadini. Il gruppo di lavoro ha visto il coinvolgimento di bambini dai 5 ai 12 anni e dei loro genitori, secondo il metodo della co-progettazione. Il percorso laboratoriale ha visto il supporto di una educatrice. Da subito i più piccoli hanno dimostrato sensibilità per il tema del consumo dell’acqua e degli sprechi, che spesso si fanno inconsapevolmente. Settimana dopo settimana i partecipanti hanno iniziato a misurare il proprio consumo d’acqua e quello della loro famiglia utilizzando come unità di misura empirica il bicchiere, un oggetto che tutti abbiamo in casa e che è possibile tenere facilmente accanto in ogni attività. I bambini si sono così resi Fig. 1 Dettaglio mappa in stampa 3D.

Fig. 2 Operazione di montaggio mappa in stampa 3D.

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Per dare forma a questo obiettivo ambizioso, il worklab si è svolto in due parti. La prima è stata dedicata all’analisi e alla ricerca di dati urbani; in particolare, ci si è concentrati sul tema della mobilità, cogliendo l’occasione di introdurre riferimenti sul concetto di mobilità sostenibile. In questi incontri, il gruppo di studenti, tutti provenienti dalle scuole superiori, si è confrontato sulle possibilità di spostamento in un territorio vasto come il Polesine. In seconda battuta, attraverso un percorso di apprendimento dell’utilizzo di un software di modellazione solida per dare modo agli studenti di progettare, con l’aiuto del docente, la trasposizione del dato in un oggetto rappresentato nella forma di un totem informativo. Il processo di trasformazione del dato in informazione si è tradotto nella sua riproposizione in un oggetto concreto e pratico, con la funzione aggiuntiva di abbellire gli spazi cittadini che lo ospitano. Il laboratorio ha messo al centro la volontà di comunicare la quantità di CO2 prodotta settimanalmente da uno studente che utilizza l’auto, il motorino o il mezzo pubblico nello spostamento casa-scuola, con l’obiettivo della sensibilizzazione

conto che in base all’attenzione posta al consumo è possibile riempirne un numero ridotto. Il bicchiere è dunque diventato simbolo del worklab e, attraverso il ricorso alle tecniche e agli strumenti tipici della manifattura digitale, è stata realizzata una moltitudine di sagome di bicchieri che sono state utilizzate per iniziare a dare forma alla scultura urbana (Fig. 4). È nata così “Acqua” (Fig. 3, 5 e 6), una panchina che con la sua forma invita alla socialità e al dialogo e con la sua struttura ricorda che più aumenta il numero di bicchieri di acqua usati nelle attività di tutti i giorno, più aumenta lo spreco di una risorsa preziosa, che non dovremmo imparere a usare con L’esperienzaparsimonia.delworklab è stato un modo per costruire insieme un prodotto da un dato, ma anche un’occasione per ragionare divertendosi sui piccoli comportamenti che possono fare la differenza nella qualità dell’ambiente che viviamo, rendendo bambini e famiglie consapevoli dell’importanza delle proprie azioni quotidiane.

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Un’ulteriore sfida laboratoriale ha visto coinvolti ragazzi adolescenti nel worklab “Amici/dati”, con lo scopo di abituare i ragazzi a cercare riferimenti oggettivi rispetto a un determinato argomento che riguarda la società e che ha a che fare con informazioni statistiche, numeri, proporzioni.

Fig. 3 Visualizzazione renderizzata esemplificativa worklab per l’autocostruzione panchina “Acqua”. Fig. 4 Dettaglio prototipi realizzati durante le fasi del worklab per l’autocostruzione della panchina “Acqua”.

Anche in questo caso si è proposta un’attività di fabbricazione per dare modo ai ragazzi di lasciare una traccia fisica del loro lavoro con l’obiettivo di rendere gli spazi sempre più vivi ed accoglienti. Per l’attività si è quindi proposto di realizzare, attraverso metodi di costruzione collaborativa, una seduta innovativa (Fig. 9 e 10) che potesse servire per delimitare uno spazio in cui svolgere funzioni, quali telefonare o seguire una videoconferenza, che richiedono un certo isolamento. Si è così scelto di realizzare un arredo che si potrebbe definire “ibrido” perché legato a funzioni nuove e innovative, emerse come necessità solo recentemente e talvolta accentuate in periodo di pandemia da COVID-19, che i partecipanti al worklab hanno già fatto proprie. Utilizzare un visore di realtà virtuale, uno smartphone per una chiamata di lavoro condivisa, un tablet per scambiarsi Fig. 5 Dettaglio prototipi realizzati durante le fasi del worklab per l’autocostruzione della panchina “Acqua”. Fig. 6 Momento di confronto con i partecipanti al worklab per l’autocostruzione della panchina “Acqua”.

Ancora una volta, quindi, l’esperienza di unire ricerca, consapevolezza di una buona pratica ed esperienza diretta di “fabbricazione di un dato” hanno consentito di trasformare un dato in un’attività comprensibile e istruttiva.

Per questo motivo in ottica di co-progettazione, si è deciso di dare al totem la forma stilizzata di un albero, con tre rami a chiome semplificate, ognuno dei quali rappresenta le tre tipologie di trasporto più usato dai ragazzi: automobile, mezzo pubblico e motorino.

A completare il ciclo di attività laboratoriali svolte all’interno degli spazi di Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo è stato il worklab “Spazi di comunità” che ha avuto lo scopo di far ragionare i giovani partecipanti sulla possibilità di convivere in modo rispettoso gli spazi di comunità, innescando così processi collaborativi che stimolino l’idea dello spazio pubblico come spazio di tutti.

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sul tema dell’impatto ambientale delle quotidiane scelte di mobilità. Per rendere maggiormente leggibili e concrete le informazioni, gli studenti sono stati in seguito stimolati a confrontare quanto ricavato in un’ottica di mitigazione. I dati della mobilità, intesi come spostamenti nel tragitto casa-scuola, sono stati così tradotti in consumo di CO2 e, successivamente, in quantità di tempo necessario ad un albero di medie-grandi dimensioni per assorbire quella stessa CO2.

Il processo di modellazione solida dell’ output finale ha utilizzato la tecnologia fresa CNC presente nel laboratorio di fabbricazione digitale per il taglio, cui sono seguite le fasi di pittura, finitura e montaggio, svolte dagli studenti stessi (Fig. 7 e 8).

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Fig. 7 e 8 Fasi di montaggio dell’output del worklab per l’autocostruzione del totem ad albero.

Fig. 9 e 10 Fase di montaggio e testing del worklab per l’autocostruzione di una seduta innovativa.

Il worklab ha prodotto come output un prototipo che è allestito nello spazio City Lab, replicato poi in un certo numero di esemplari per essere utilizzato in esterna, dando sostenibilità al progetto.

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notizie dal mondo sono attività ormai consuete ma che in un open space o in un’aula studio non sono consone. Ecco quindi l’occasione per realizzare il proprio microcosmo privato per un uso temporaneo all’interno degli ambienti di Urban Digital Center – Innovation Lab, ma anche nelle Palestre Digitali, così come in spazi aperti quali parchi pubblici, come segno di condivisione rispettosa e sinergica di uno spazio di tutti.

Tutti i laboratori hanno utilizzato esclusivamente materiali naturali, dal legno alla colle di fissaggio.

Responsabile della produzione di BBS, www.bbsitalia.com

Da sempre durante lo svolgimento delle attività quotidiane afferenti alle proprie sfere di competenza, la Pubblica Amministrazione (PA), ma anche enti e istituzioni di vario livello, producono e raccolgono una mole considerevole di dati dall’elevato interesse pubblico, un patrimonio utile ma non sempre reso disponibile o utilizzabile. L’accelerazione del processo di democratizzazione dei dati ha consolidato un nuovo paradigma che vede negli Open Data opportunità per creare nuovo valore. Gli sviluppi tecnologici hanno contribuito, tra gli altri, a rendere disponibili strumenti di facile condivisione e consultazione dei dati, quale fattore abilitante per sfruttare a pieno le loro potenzialità: questo è possibile grazie al formato aperto degli stessi ( Open Data ), che li libera da restrizioni sia dal punto di vista dell’accesso che del riutilizzo: i dati possono così essere condivisi, ricercati, visionati e consultati da tutti in totale autonomia. Il termine Open Data identifica quindi una tipologia di dati che devono avere la caratteristica di essere contestualmente disponibili, distribuiti e usabili. I dati aperti tuttavia, per essere davvero consultabili in modalità semplice, devono essere veicolati nel modo giusto così da favorire una condivisione massiva e puntuale. Nel corso dello sviluppo delle attività di Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo, allo scopo di diffondere la cultura legata al mondo degli Open Data e sulle loro potenzialità, sono stati organizzati momenti di riflessione comune, coordinati da relatori esperti nel settore, rivolti a un pubblico non necessariamente tecnico o specializzato: l’attività, svolta in modalità seminariale e di workshop, ha coinvolto anche i dipendenti della Pubblica Amministrazione, in quanto soggetti in cui è posta grande attenzione nella produzione di dati aperti. Questo percorso ha consentito di allargare il punto di vista degli utenti, volgendo ad una prospettiva completa sui temi della trasformazione digitale, della gestione del cambiamento e dello sviluppo sostenibile delle città e dei territori attraverso un buon sistema di conoscenza basato sui dati.

STATISTICAAPPWEBTRAMITERAPPRESENTAZIONELOROALLADATAOPENDAGLI

154 Dagli Open Data alla DavidestatisticatramiterappresentazioneloroWebAppBonomo

Aggiornate : Le informazioni sono sempre aggiornate grazie al processo di aggiornamento dei dati offerto dai service worker.

Sicure: Vengono esposte su protocollo HTTPS per evitare che la connessione esponga informazioni o che i contenuti vengano alterati.

Discoverable: Vengono a tutti gli effetti riconosciute come “applicazione” grazie al manifesto W3C e al service worker registration scope che consente ai motori di ricerca di trovarla.

Per ciascuna Web App è possibile consultare i dati filtrandoli per categoria e scegliere se visualizzarli sotto forma di tabella, istogrammi o grafici a torta per una facile ed immediata interazione. Accedendo all’applicazione web, l’utente può quindi: visualizzare e nascondere la scheda parametri, selezionare la categoria tassonomica, scegliere i filtri di visualizzazione e interagire con il grafico.

Riattivabili: Rendono facile la riattivazione dell’applicazione grazie a capacità quali le notifiche push Installabili: Consentono all’utente di “salvare” l’App con la corrispondente icona sullo schermo del proprio terminale mobile (home screen) senza che si debbano affrontare tutti i passaggi e problemi legati all’uso dell’App store.

Responsive: Si adattano alle varie dimensioni dello schermo: desktop, mobile, tablet, o dimensioni che potranno in seguito rendersi disponibili.

Linkabili : Facilmente condivisibile tramite l’URL e non richiede complesse installazioni.Contali caratteristiche l’ output condiviso è dunque un sistema di consultazione altamente professionale realizzato senza gravare in alcun modo sulla sua semplicità di utilizzo da parte dei cittadini, degli operatori e degli utenti e che rispetta pienamente le disposizioni di legge in materia di privacy oltre che di usabilità e accessibilità. In accordo con l’ente capofila, si è deciso di approfondire lo sviluppo addivenendo a una classificazione dei dataset disponibili sul portale Open Data regionale1 in quattro macro categorie di appartenenza: Società; Economia; Cultura, Turismo e Sport; Territorio e Sostenibilità.

1 Si veda: https://dati.veneto.it/ (ultima consultazione aprile 2022).

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La vera sfida di un progetto di innovazione digitale e aperta è però quello di vedere applicato l’uso dei dati. Così al fine di rappresentare i dati riferiti ai territori dei Comuni di Rovigo, Adria e Villadose, nell’ambito del progetto Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo si è deciso di sperimentare una modalità di consultazione volta ad agevolare cittadini e innovatori coinvolti. Sono state così realizzate quattro Progressive Web App, con un’attenzione particolare rivolta anche alla semplificazione gestionale di back office da parte dei profili individuati.

Indipendenti dalla disponibilità della connessione: I service worker consentono di far funzionare l’applicazione offline , in mancanza di connessione o con connessioni a bassa qualità. App-like: Si comportano con l’utente come se fosse una App nativa, in termini di interazione e navigazione.

STATISTICAAPPWEBTRAMITERAPPRESENTAZIONELOROALLADATAOPENDAGLI

Le tecnologie individuate come Progressive Web App sono strumenti adatti alla consultazione di dati in formato aperto in quanto sono per definizione dotate delle seguenti caratteristiche:

Progressive: Funzionano per ogni utente, a prescindere dal browser scelto perché sono costruite alla base con principi di miglioramento progressivo.

Obiettivo del progetto tecnologico, oltre a fornire strumenti specifici per le parti coinvolte, vuole inoltre estendere l’effetto conoscitivo delle rilevazioni

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STATISTICAAPPWEBTRAMITERAPPRESENTAZIONELOROALLADATAOPENDAGLI Per supportare le applicazioni lato backend invece, a disposizione degli operatori è stato sviluppato un unico CMS - Content Management System realizzato anch’esso con tecnologia open source Drupal, dalla comprovata flessibilità e modularità. Il sistema infatti si presta agevolmente a personalizzazioni, grazie all’approccio estremamente modulare dello stesso e all’estesa e competente community sviluppatrice. Attraverso questo strumento, l’amministrazione e il gruppo di lavoro possono inserire, modificare e integrare a proprio piacimento i vari contenuti e i dati richiamati dal portale Open Data di Regione del Veneto. In particolare, per l’esposizione dei dati tramite le Web App , il sistema è programmato per scaricare ogni 24 ore i dataset , al fine di garantire la visualizzazione nella loro versione più aggiornata. Le quattro Web App sono state realizzate con tecnologia consolidata di successo, alla base di tutte le Web App realizzate da BBS, incluso BBS VoiceBot®, un sistema intelligente integrato multicanale che permette di ricevere e gestire richieste di informazioni via telefono, email, chat e vocali da parte di utenti e cittadini e di fornire informazioni di interesse collettivo, eventuali chiarimenti e supporto rispetto a pratiche e servizi comunali. Il servizio è già utilizzato da tutti i cittadini italiani utenti di RAIWAY a livello nazionale per un supporto in linguaggio naturale sia per informazioni che per segnalazioni di guasti o problematiche inerenti il cambio di frequenze in atto. Il progetto di Web App realizzato per Urban Digital Center – Innovation Lab non è l’unica esperienza nel settore che merita di essere raccontata. Un’altra case history di successo è sicuramente quella riferita allo sviluppo delle ventuno Web App realizzate per il progetto PAL.L.A.D.E.S. – PALestre e Laboratori Avanzati per la Digitalizzazione dell’Economia e della Società – e Innovation Lab Cre-TA 2, che grazie al Comune capofila di Bassano del Grappa e di altri quindici Comuni, mira allo sviluppo di una piattaforma tecnologica di condivisione del dato declinata in cinque ambiti principali: Ambiente, Demografia, Società, Turismo, Cultura. Ciascuna sezione è stata approfondita, analizzata e studiata per offrire ai Comuni aderenti e ai propri cittadini, strumenti utili, di facile consultazione e di interesse pubblico al fine di rendere la tecnologia al servizio dei cittadini.

2 Si veda: https://www.pallades.it/progetto-pallades-Innovation Lab-creta/ (ultima consultazione aprile 2022).

Mockup Web App realizzate per Urban Digital Center – Innovation Lab.

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3 Si veda: https://dati.veneto.it/ (ultima consultazione aprile 2022).

Mockup Web App realizzate per Urban Digital Center – Innovation Lab.

STATISTICAAPPWEBTRAMITERAPPRESENTAZIONELOROALLADATAOPENDAGLI e strumenti adottati anche nei confronti della società nel suo complesso. È per questo che parte dei contenuti presenti nella piattaforma tecnologica sono stati riversati anche nel portale Open Data Veneto3. Ciò ha permesso la condivisione di quindici specifici dataset al fine di rendere l’informazione consultabile da chiunque sia interessato. Obiettivo del progetto PAL.L.A.D.E.S. è infatti quello di favorire l’interscambio e la contaminazione tra territorio e PA secondo i principi dell’Agenda Digitale favorendo il passaggio generazionale dall’analogico al digitale per le imprese locali, la diffusione del digitale per affrontare le sfide sociali e ambientali, e fornendo strumenti, informazioni e opportunità alla popolazione locale. Come per Innovation Lab Cre-TA, anche nel caso di Urban Digital Center –Innovation Lab Rovigo, gli Open Data consultabili mediante le Web App includono dati economici, come la presenza delle imprese sul territorio, dati relativi alla sostenibilità, come l’estensione delle aree verdi urbane, dati relativi alla società, come l’andamento demografico e molti altri. L’esperienza condivisa con i Comuni dell’aggregazione del progetto Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo ha consentito quindi di aprire la PA a nuovi scenari relazionali sia con gli utenti, cittadini e imprese, ma anche al mondo dell’università e della ricerca, sia con operatori di altre amministrazioni, generando così un sistema incardinato sui principi dell’interscambio, dell’interoperabilità, della certezza delle fonti e di una maggiore trasparenza dell’azione di governo del territorio.

La Pubblica Amministrazione (PA) italiana ha introdotto nell’ultimo decennio importanti innovazioni e sta affrontando cambiamenti sempre più orientati a una maggiore trasparenza, semplificazione dei processi e accessibilità alle informazioni.  La percezione di tale cambiamento risulta ancora limitata e questo è spiegabile, almeno in parte, anche attraverso la mancanza di un’adeguata informazione relativamente ai servizi digitali già attivati dalla PA e del loro reale funzionamento. Poco prima dell’inizio della pandemia COVID-19, che ha segnato sicuramente una rivoluzione per l’interazione fra cittadino ed enti pubblici, soltanto il 9,2% si dichiarava completamente informato dei servizi della PA mentre nel 53,4% dei casi l’informazione veniva indicata come carente o addirittura assente. Va anche rilevato che le tecnologie digitali di nuova generazione, quelle che cominciano a essere adottate nei processi produttivi più avanzati e che determineranno nuove frontiere nella vita quotidiana dei cittadiniconsumatori non sono ancora note agli italiani: il termine Big Data significa qualcosa per il 25,8% degli intervistati e solo il 32,4% ha un’idea di cosa sia l’Internet of Things In generale l’interesse dei cittadini per le innovazioni cresce là dove ne intravedono applicazioni in grado di migliorare la loro vita quotidiana: ad esempio i nuovi dispositivi per la sicurezza urbana o per la sfera sanitaria sono attesi con impazienza da circa i tre quarti dei cittadini (AGI-CENSIS, 2019).

Laura Aglio Urban Digital Manager del progetto Urban Digital Center - Innovation Lab Rovigo, innovation manager per progetti di trasformazione digitale di imprese e Pubbliche Amministrazioni

Francesca Bux Responsabile social media e comunicazione istituzionale del progetto Urban Digital Center –Innovation Lab Rovigo

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unComunicareprogetto di innovazione digitale nella PA Social Analytics ed engagement online e offline

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1 Si veda: https://www.competenzedigitali.gov.it/ (ultima consultazione aprile 2022).

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Il secondo elemento da non sottovalutare è il tema dei dati, declinati come insights e analytics, ovvero tutte le informazioni che derivano dall’interazione e coinvolgimento generati da sito web, social network e tool usati per la gestione di mailing e newsletter e per iscrizioni a eventi e attività rivolti alla cittadinanza.

2 Si veda: https://digital-strategy.ec.europa.eu/en/policies/desi (ultima consultazione aprile 2022).

Il progetto Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo, orientato all’innovazione e all’acculturazione digitale della cittadinanza, è stato impostato a partire da alcune di queste considerazioni nel voler affrontare la prima sfida di scegliere gli  strumenti più adatti a comunicarlo in modo efficace.

Questi dati ci mettono di fronte a un chiaro fabbisogno che non incontra sempre una PA preparata ad una risposta pronta ed efficace: nonostante il livello ancora piuttosto basso di competenze digitali di base, i cittadini nei rapporti con la Pubblica Amministrazione preferiscono abbandonare le file agli uffici e i documenti cartacei, in favore di comunicazioni su canali digitali, oltre a servizi e App che permettano di ottenere certificati e documenti online (38,1%) (CENSIS, 2021).

Negli ultimi anni, questo sistema è oggetto di un profondo cambiamento dovuto da un lato, ad un’attenzione crescente alla partecipazione e alla necessità di rafforzare la percezione condivisa di trasparenza e di efficienza e, dall’altro, all’ingresso anche nel mondo della Pubblica Amministrazione di metodi e strumenti evoluti di gestione delle relazioni e della comunicazione – inclusi i social media – che si affiancano a strumenti tradizionali, quali il sito web istituzionale o la posta elettronica certificata. In questo contesto, l’avvento dei social network e l’introduzione di diverse piattaforme e strumenti di messaggistica istantanea nei rapporti quotidiani di dialogo e confronto fra le persone hanno avuto un forte impatto anche nel mondo della comunicazione e dell’informazione pubblica (Istituto Piepoli, 2018). Di conseguenza, anche le Pubbliche Amministrazioni devono quotidianamente far fronte a nuove dinamiche di comunicazione per fornire servizi sempre più efficienti e funzionali alle aspettative dei cittadini. Seppur il livello di competenze digitali dei cittadini italiani sia ancora piuttosto basso, come i dati del Digital Economy and Society Index (DESI)2 dimostrano, ogni progetto pubblico deve fare i conti con la scelta e l’utilizzo più appropriati per veicolare informazioni e dati in funzione di diversi fattori: in primis, la natura e la complessità del contenuto da comunicare, nonché il grado di formalità richiesto e la presenza di eventuali vincoli normativi da rispettare o dettati dalla propria amministrazione.

Comunicazione e condivisione sono indicate dal Syllabus Competenze digitali per la PA1 (Gullo et al., 2020) come due delle competenze fondamentali da acquisire e migliorare per molti enti pubblici, sia con riferimento alla comunicazione interna sia a quella rivolta all’utente.  Le attività di informazione e comunicazione delle Pubbliche Amministrazioni sono definite dalla legge n. 150/2000 come “finalizzate all’attuazione dei principi di trasparenza ed efficacia dell’azione amministrativa” e vengono distinte in comunicazione interna ed esterna: mentre la prima è rivolta al pubblico interno all’ente, la comunicazione esterna ha come obiettivo i cittadini, altre amministrazioni o enti, imprese o associazioni e il suo scopo è quello di contribuire a definire un canale di informazione dei servizi e delle opportunità, permettendo anche di ricevere feedback immediati, tali da consentire un monitoraggio e uno sviluppo sempre costante della qualità dei servizi stessi (Formez PA, 2012).

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Ulteriore strumento gratuito utilizzato è Google MyBusiness, che permette di gestire le informazioni di una attività su Google, con il quale si sono potute comunicare le informazioni relative alla sede fisica del centro (indirizzo, numero di telefono, orari di apertura, ecc.) e tenere aggiornati gli utenti sugli incontri proposti, consentendo di interagire con la mappa per raggiungere la sede o inviare una email per avere maggiori informazioni. Ogni attività è stata mensilmente testata e monitorata, determinando così la portata del piano comunicativo, registrando e valutando successi e insuccessi.

A contenuti cosiddetti “real time”, nati da esigenze non previste o prevedibili, si sono affiancate notizie e messaggi pensati e strutturati settimanalmente per mantenere attivi i canali e generare informazione, interesse e partecipazione.

Tutto questo è servito anche per avere un quadro ampio e più definito degli interessi e delle esigenze dei cittadini, permettendo modifiche in itinere e integrazioni di materiali. Parallelamente alla comunicazione sui social, è stato predisposto il sito web di progetto, partendo  dalle linee guida dettate per la PA anche in chiave di

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Per questi motivi, le pagine social e il sito web creati per il progetto Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo, insieme alla comunicazione istituzionale già presente, sono utilizzati per promuovere le attività programmate, diffondere notizie, dialogare e consolidare con i cittadini un legame di condivisione e collaborazione, con la finalità di creare un unico ecosistema smart.

Lo scopo prefissato era di costruire una vera e propria rete, ricca di informazioni sia legate all’aggiornamento sui servizi pubblici, sia relative alle attività di animazione del progetto e facilmente fruibili dai cittadini, per agevolare il coinvolgimento e la divulgazione delle iniziative del nuovo contenitore urbano di innovazione digitale.

La scelta della strategia comunicativa è stata sin dall’inizio orientata a una presenza quotidiana sui canali online del progetto, a cui affiancare almeno un comunicato stampa da diffondere presso le principali testate giornalistiche locali e arrivare anche all’utenza non presente sui social e meno connessa.

Per Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo sono stati aperti cinque canali social: Facebook, LinkedIn, Twitter, Instagram, YouTube tra loro interconnessi e volti a raggiungere ciascuno il proprio target di riferimento. Il canale YouTube, in particolare, è stato scelto come strumento per la pubblicazione delle dirette streaming di eventi e come repository dei contenuti dei principali momenti di divulgazione rivolti alla cittadinanza per consentire di seguire anche in un secondo momento i singoli incontri promossi, ad esempio connessi all’animazione territoriale sui 17 obiettivi dell’Agenda ONU.

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Questo evidenzia, ancora più dopo la pandemia COVID-19, che il dipendente pubblico è inserito nel più ampio sistema di comunicazione della propria amministrazione con i suoi principali stakeholder, tra cui i cittadini, le imprese e le altre amministrazioni. È il caso del progetto Urban Digital Center – Innovation Lab del Comune di Rovigo, in partnership con i Comuni di Adria e Villadose, dove l’approccio di innovazione aperta si unisce al fattore della complessità generata dal numero e dalla tipologia di iniziative da comunicare agli utenti, con profili e competenze molto diverse. Dall’avvicinare il cittadino all’uso dell’identità digitale SPID, fino all’imprenditore che parte da un livello più elevato di skills ma che può approcciare a nuove tematiche, come l’intelligenza artificiale per il marketing o l’Internet delle cose (IoT) .

accessibilità: una piattaforma realizzata nella logica del mobile first per fornire agli utenti uno strumento fruibile sia da smartphone sia da desktop, sempre aggiornato con le informazioni sull’uso degli spazi dell’hub, con un ricco calendario di attività a cui iscriversi e recuperare il materiale utile e dove mano a mano verificare l’avanzamento delle iniziative e degli output di progetto (es. infografiche, Web App, ecc). Dal sito è inoltre possibile iscriversi alla newsletter bimensile per ricevere nel proprio account email un riepilogo delle attività in programma, che funge da promemoria per l’iscrizione agli eventi e dei posti ancora disponibili, oltre che opportunità per rimanere aggiornati con una logica push

Dai dati demografici alla risposta ai singoli post, dal numero di visite, menzioni e followers alla posizione geografica, il monitoraggio ha permesso di arrivare a definire che il pubblico principale è costituito prevalentemente da donne di età compresa tra i 35 e i 44 anni per quanto riguarda Facebook e tra i 25 e i 34 anni per Instagram (in entrambi i casi sono circa il 58%).

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Grazie alle prime, è stato possibile esplorare le sfaccettature più intangibili della presenza online di Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo quali il posizionamento, il tone of voice adatto da utilizzare, la qualità dell’interazione con i followers, il feedback rispetto ai post pubblicati, tenendo conto dell’impatto di fotografie, video e testi.

Con questa strategia di comunicazione e con un costante lavoro di raccolta, monitoraggio e studio dei dati provenienti dagli analytics di sito e social network del progetto, si sono svolte analisi precise rispetto ai comportamenti del pubblico, alle performance dei contenuti e al posizionamento online, nonché sono state raccolte indicazioni oggettive sul dibattito e l’interesse esistente in rete riguardo specifici argomenti o proposte di variazione.

Le professioni più raggiunte su LinkedIn sono svolte in ambito sociale e comunitario (27,7%) e gli argomenti che hanno suscitato maggiore interesse riguardano l’Intelligenza Artificiale e il Blockchain: questi, infatti, hanno fatto aumentare le condivisioni dei post del 290% dimostrando anche come questo social abbia un maggior impatto su target che hanno un livello di competenze digitali più elevato e con interesse ad approfondire maggiormente aspetti legati alle tecnologie e al mondo dell’impresa e dei professionisti.

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all’utilizzo di Facebook e Instragram Insights, Twitter, LinkedIn e YouTube Analytics, è stato possibile ottenere informazioni dettagliate sulle caratteristiche specifiche delle pagine e degli utenti.

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I dati generati fanno eco ad analisi di tipo qualitativo e alle informazioni ottenute attraverso indagini delle performance, del pubblico e della tipologia di interesse verso le diverse tematiche comunicate.

Il Veneto risulta essere la regione che ha seguito maggiormente gli streaming degli eventi su YouTube (56,6%) confermando il carattere fortemente territoriale

Il progetto ha avuto avvio in un momento non particolarmente favorevole, essendo iniziato nel febbraio 2021 nel pieno dell’emergenza sanitaria. I primi contenuti, veicolati nella forma di card e immagini esplicative totalmente prive di riferimenti a eventi e incontri in presenza, hanno reso un po’ difficoltosa la divulgazione delle potenzialità offerte dal centro che nasce principalmente come spazio fisico di aggregazione. Nonostante questo, i social hanno dimostrato una crescita costante durante i mesi successivi, arrivando a registrare continui e significativi aumenti in ogni piattaforma, con una maggiore e costante crescita anche delle interazioni ai singoliGraziepost.

17° Rapporto sulla comunicazione I MEDIA DOPO LA PANDEMIA [online]. Disponibile su: www.censis.it/sites/default/files/downloads/Sintesi_32.pdf (ultima consultazione aprile 2022). Formez PA (a cura di) (2012). Vademecum Pubblica

delle iniziative promosse e la declinazione dei contenuti orientata a valorizzare l’approccio rivolto ai Comuni proponenti e al contesto regionale.

Infine, il coinvolgimento offline è stato possibile grazie alla continua promozione e pubblicazione dei comunicati stampa in collaborazione con l’Ufficio stampa del Comune di Rovigo e il supporto dei Comuni partner, e ai passaggi in radio di alcuni eventi programmati, riuscendo ad arrivare così a quella parte di cittadinanza non presente sui social media.

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L’obiettivo è dunque quello di continuare con questa strategia che ha garantito una costante crescita e di rafforzare sempre più la community online e offline, nell’ottica di far diventare Urban Digital Center – Innovation Lab un luogo sia fisico che social, di condivisione e scambio di idee per aumentare l’interesse verso i temi della trasformazione digitale e dello sviluppo urbano in chiave innovativa, avvicinando all’uso degli strumenti online e dei servizi pubblici digitali, con percorsi mirati, anche gli utenti più fragili e con un livello più basso di competenze digitali.

Riferimenti bibliografici AGI-CENSIS (2019). Diario dell’innovazione. Vade retro robot. A che punto è giunta la trasformazione digitale della PA [online]. Disponibile su: CENSISUS%3Af1219cb7-5822-488b-b010-f23ec73d5028#pageNum=2https://acrobat.adobe.com/link/track?uri=urn%3Aaaid%3Ascds%3A(ultimaconsultazioneaprile2022).(2021).

I Tweet più visualizzati sono quelli legati alla promozione dei questionari online sugli SDGs, i 17 obiettivi dell’Agenda ONU, arrivando a raggiungere le 281 visualizzazioni per un solo contenuto. Twitter è stato infatti individuato come il canale dedicato ai live tweeting, ovvero il racconto in diretta degli eventi, e alla promozione del percorso di animazione territoriale sull’Agenda 2030 realizzato in collaborazione con Università Iuav di Venezia.

Il costante monitoraggio dei social ha permesso inoltre di creare e programmare contenuti sempre più in linea con le caratteristiche degli utenti, facendo in modo che, in oltre un anno di attività, nessuno dei followers abbandonasse i diversi profili, ma anzi la partecipazione da parte della cittadinanza aumentasse sia a livello di condivisione dei contenuti, sia di presenza fisica alle varie attività.

Oltre a questi aspetti, i report hanno permesso di comprendere come attività – ad esempio i percorsi dedicati ai più giovani sull’utilizzo di attrezzature quali la stampante 3D o sui temi del videomaking, della fotonica e della post produzione fotografica, insieme ai seminari riguardanti le tematiche di Sviluppo Sostenibile declinati in chiave locale – siano stati tra i più seguiti, con maggior interesse da parte degli utenti, facendo registrare ulteriori crescite nei dati.

Amministrazione e social media [online]. Disponibile su: 81Ii47MqGB5fLC7e_rwntghttps://docs.google.com/file/d/0B-9LwViHbVWkZXJCT0h5cXNMR3M/edit?pli=1&resourcekey=0-(ultimaconsultazioneaprile2022). Gullo, E., Albano, V., et al. (2020). Syllabus. Competenze Digitali per la PA [online]. Disponibile su: Istitutodfp-uid-luglio-2020.pdfcompetenzedigitali.gov.it/fileadmin/user_upload/documenti/syllabus-competenze-digitali-pa-v.1.1-www.(ultimaconsultazioneaprile2022).Piepoli(2018).SocialnetworkePA.Dovesiinformanogliitaliani[online]. PA Social, 21 maggio 2018. Disponibile su: italiani-Maggio-2018.pdfwww.pasocial.info/wp-content/uploads/2018/11/Social-e-PA-dove-si-informano-gli-(ultimaconsultazioneaprile2022).

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Attività svolte Urban Digital Center –Innovation Lab Rovigo

Attività di animazione 10 INCONTRI INFORMATIVI ED EVENTI CON OLTRE 2000 PARTECIPANTI IN PRESENZA Open Data e restituzione visiva dei dati Information Design e Visual Storytelling Data Visualisation, Visual Notes, Gamestorming Raccontare con le mappe Soluzioni digitali Data(set) Driven 17 WORK-LAB Amici dati Città AIBIMImpronteSpaziparlantidicomunitàambientali#layoutinnlabeMachineLearning per il Marketing Servizi basati sull’AI per il turismo IoT lab: il laboratorio delle cose intelligenti 50 LABORATORI DI FABBRICAZIONE DIGITALE, MEDIA, GRAFICA E FOTOGRAFIA

8 SEMINARI Open Data: quali opportunità per lo sviluppo del territorio Donne e dati: opportunità educative, culturali e professionali per la parità di genere Introduzione a Machine Learning e intelligenza artificale per il L’AgendaMarketingDigitale 2025 della Regione del Veneto SPID, PagoPA e AppIO: i servizi pubblici per la PagoPAcittadinanzapergli operatori della pubblica amministrazione 3 HACKATHON 9 luglio 2021 Design4service: ripensare un prodotto come un servizio 9 ottobre 2021 Innovhack4landvisit: 4 Sfide Per Turismo E Visitazione 13 novembre 2021 Urban Dataviz Designer Hackathon

Palestre digitali ATTIVITÀ A SPORTELLO E DI ACCULTURAZIONE E RAFFORZAMENTO DELLE COMPETENZE DIGITALI DI BASE DEI CITTADINI SPID, AppIO, PagoPA, accesso ai servizi pubblici, uso di email e App per il lavoro in cloud, elementi di grafica e fotografia, ecc. ATTIVITÀ DI ANIMAZIONE TERRITORIALE IN PARTNERSHIP CON L’UNIVERSITÀ IUAV DI VENEZIA OLTRE 30 INCONTRI DIVULGATIVI ONLINE E IN PRESENZA dedicati ai 17 obiettivi dell’Agenda ONU2030 per lo sviluppo sostenibile; OLTRE 30 INCONTRI IN PRESENZA DI MAPPATURA DELLE PERCEZIONI con raccolta e analisi di dati sugli obiettivi dell’Agenda ONU 2030.

Output di progetto OLTRE 120 DATASET OPEN Data prodotti e caricati su dati.veneto.it 30 INFOGRAFICHE statiche e dinamiche 9 WEB APP di cui 5 interattive e 4 statistiche 16 CHATBOT integrati nei portali dei 3 Comuni

Gli uffici dei Comuni dell’aggregazione che hanno collaborato per la buona riuscita del progetto e ne hanno reso possibile l’attuazione.

maggio stampato2022daDigital Print, Fano Anteferma Edizioni SI RINGRAZIANO Regione del Veneto per aver creduto nella potenzialità dei fondi europei a supporto della crescita digitale, inclusiva e sostenibile dei territori.

I partner di progetto, le scuole del territorio, l’Università Iuav di Venezia e l’Università di Ferrara, e i tirocinanti universitari per aver animato gli Spazi di Urban Digital Center – Innovation Lab e delle Palestre Digitali.

Per il Comune di Rovigo: Edoardo Gaffeo, Sindaco e tutta la Giunta che a vario titolo e in varie fasi hanno dato il proprio supporto; il Responsabile per la Transizione Digitale e coordinatore di progetto Michele Cavallaro; i funzionari responsabili di progetto Devis Franceschetti e Riccardo Salamon.

Per il Comune di Adria: Omar Barbierato, Sindaco e Andrea Micheletti, Assessore alla Comunicazione; Federico Paralovo consigliere. Per il Comune di Villadose: Pierpaolo Barison, Sindaco, Chiara Rosso Assessore alle Politiche Giovanili e Ilaria Paparella, consigliere, Gino Alessio, ex Sindaco.

I fornitori che hanno dedicato la propria professionalità in pieno spirito di condivisione e collaborazione.

Tutti coloro che da relatori, ospiti, esperti e professionisti hanno reso possibile l’organizzazione di incontri, dibattiti e attività di animazione. Infine si ringraziano per le riprese fotografiche e video Anna Bechis, Martino Montagna, Andrea Verzola, John Volpato e Valentina Zanaga.

I partner sostenitori per aver creduto e supportato la crescita e la sostenibilità del progetto nel territorio. La cittadinanza per aver colto nell’iniziativa lo spirito di crescita condivisa di competenze e aver contribuito all’avvio di processi in chiave collaborativa.

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