MADE IN CUNEO - TRIMESTRALE DI CONFINDUSTRIA CUNEO - ANNO III - ISCRIZIONE TRIBUNALE DI CUNEO 11.04.2018 - NR. 673 - EURO 5,00 - EDITO DAL C.S.I. CUNEO - CONTIENE I.P. DIRETTORE RESPONSABILE: CLAUDIO PUPPIONE
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M A R Z O
L’arte grafica nella “bubble valley”
Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte
«Nel post Covid il ruolo svolto da noi imprenditori sarà decisivo come mai prima d’ora»
L’Altra Copertina
Nutella diventa “golosità” anche per gli appassionati di numismatica
“N
utella”, la crema spalmabile alle nocciole e al cacao più famosa al mondo, è entrata nella numismatica per la gioia dei fan e dei collezionisti. Il Ministero dell’economia e delle finanze ha autorizzato l’emissione di una moneta d’argento da 5 euro della serie “Eccellenze italiane” al prodotto di punta del colosso dolciario, creato nel 1964 da Michele Ferrero (in occasione del cinquantennale venne emesso un francobollo commemorativo). La moneta, a regolare corso legale, realizzata dall’Istituto poligrafico della Zecca dello Stato, è in tre versioni di colore (verde, bianco e rosso, non a caso), finitura fior di conio, millesimo 2021, da commercializzare, in appositi contenitori, a enti, associazioni e privati italiani o stranieri. Autore delle caratteristiche artistiche è Annalisa Masini. Il “dritto” della moneta presenta un tradizionale vasetto di Nutella e la scritta “Repubblica Italiana”, mentre nel “rovescio” c’è l’immagine del primo e più grande stabilimento del gruppo Ferrero, quello di Alba. Della serie “Eccellenze italiane” fanno già parte, ad esempio, Olivetti, Vespa, la pizza mar-
strato una crescita delle vendite sul mercato nazionale del 3,5% a valore, con un gherita e la mozzarella. La moneta ha un diametro di 32 millimeri e pesa 18 grammi, come la quantità di Nutella raccolta da un cucchiaio. In contemporanea con questo riconoscimento di grande rilevanza, è emerso come il Covid non abbia fermato la crescita di Ferrero Commerciale Italia che, dal primo settembre 2019 al 31 agosto 2020, ha regi-
fatturato di 1.527,1 milioni di euro, contro i 1.475,5 milioni dei dodici mesi precedenti. L’utile è stato di 36,3 milioni di euro, in crescita di 1,2 milioni. Ferrero spa, holding delle attività italiane (alla cui presidenza è stato confermato Bartolomeo Salomone), ha generato un utile di 223,3 milioni di euro, in crescita di 1,1 milioni.
Sommario Con “Made In Cuneo” sempre più vicini al nostro territorio 3 Mauro Gola. L’ottimismo della ragione 4 Alba Capitale: otto mesi di eventi 6 I vent’anni di Alstom a Savigliano 10
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Santero: la rivoluzione delle bollicine 14 Giuliana Cirio. Scuola (e cultura) non arretrano
M A R Z O
Direttore responsabile: Claudio Puppione Direttore editoriale: Giuliana Cirio
In copertina: 958 Santero, il gruppo vitivinicolo di Santo Stefano Belbo, ha ridato slancio alla “bubble valley” a cavallo fra cuneese, astigiano e alessandrino con la felice intuizione di abbinare al gusto il piacere della vista con una galleria di etichette che è un autentico omaggio all’arte grafica.
Info su MadeInCuneo
Società editrice: Centro Servizi per l’Industria Corso Dante, 51 - 12100 - Cuneo - Tel. 0171.455455 Grafica: Autorivari (enzio.isaia@autorivari.com) C.so IV Novembre, 8 - 12100 - Cuneo - Tel. 0171.601962 Pubblicità Associati a Confindustria Cuneo: comunicazione@confindustriacuneo.it - Tel.0171.455503 Non associati a Confindustria Cuneo: Tec Arti Grafiche s.r.l. (adv@tec-artigrafiche.it) Via dei Fontanili, 12 - 12045 - Fossano - Tel. 0172.695897
Chiusura: 16/02/2021 Tiratura: 6.000 copie
Stampa: L’Artistica Savigliano s.r.l. Via Togliatti, 44 12038 - Savigliano Tel. 0172.22361 info@lartisavi.it
L’informativa sulla privacy completa può essere consultata al seguente link: https://www.confindustriacuneo.it/menu/madeincuneo.
Vicedirettore editoriale: Elena Angaramo
19 Paolo Fino. Poli a Mondovì, hub di conoscenza 20 Marco Costamagna. L’istruzione e i pregiudizi 24 Gli aspetti fiscali dell’agroalimentare al Campus 26 Superbonus 110%: una delle chiavi di volta della ripresa 27 Marco Gay. Gli imprenditori decisivi nel post Covid 30 Fabrizia Triolo. In Covid, un acceleratore di conoscenza 34 Patrizia Mellano. Primo segretario generale donna della Cccia 38 Giorgio Garuzzo. Una base lunare? Gli italiani la farebbero 42 Futuro “a lungo termine” grazie al noleggio! 46 Enrico Galleano. Alla salda guida di Bus Company 48 Giulia Racca. Valery conquista nuovo pubblico con il digitale 52 Alberto Ferrero. Piedi in azienda e testa in una nuova avventura 56 Bper Banca e la provincia Granda 60 Il salotto. Non esageriamo con l’“esageruma nen”! 63 Per l’Asti-Cuneo è la volta buona? 65 L’impiccione. Dardanello: quella 500 Bianchina decapottabile… 66 Il Monastero che fa splendere l’intero antico Marchesato 68 Garessio: ponte targato Giugiaro 72 Tcn Group scommette sulla mobilità green 74 Caroni. Se il metallo è “pane quotidiano”... 77 Borgna Vetri punta sugli Stati Uniti 80 ZetaBi. “tabUi”, il sogno protagonista alla “Dakar” 2021 84 Enzo Garelli e l’amore per Mondovì 88 Nuove prospettive con il Cim 4.0 91 Giovani Imprenditori: due nomine a livello nazionale 91 Agnesi: arriva la buona pasta con l’incarto compostabile 92 Ferrero raddoppia la capacità produttiva a Balvano 92 eViso debutta con la quotazione in Borsa Italiana 92 Ironika premiata a Los Angeles 93 La riconoscenza verso un imprenditore indimenticabile 93 Elena Mirò ha scelto lo stile di Alessandro Dell’Acqua 93 I cani anti Covid al Cuneo Airport 94 Le supercar di Gino decollano da Levaldigi 98 Carnevale: quelle feste che non ci sono più 100
Sempre più vicini al nostro territorio
L Claudio Puppione Direttore responsabile di “Made In Cuneo”
’incarico conferitomi da Confindustria Cuneo, essere direttore responsabile di questa rivista, mi riempie di orgoglio e gratitudine (è una formula abusata e spesso di circostanza, lo so, ma nella fattispecie corrisponde alla verità, e altre parole per esprimere il concetto dubito ci siano). Inoltre mi stimola a dare e a fare ciò che è nelle mie scarse capacità per meritare la fiducia accordatami. Ho già seguito la realizzazione degli ultimi tre numeri di “Made In Cuneo” trimestrale, avendo modo di apprezzare l’ottima qualità del lavoro
svolto nelle edizioni precedenti. Con il passaggio alla periodicità mensile parte una nuova avventura professionale per me, ma, ciò che più conta, è un cambio di marcia per la stessa Confindustria Cuneo che vede in questo periodico lo strumento ideale per comunicare idee, stimoli e informazioni, non solo al proprio interno (la rivista arriva a tutte le aziende associate, che sono circa un sesto degli abbonati), ma anche a una realtà complessa e ampia, qual è il territorio della nostra provincia Granda. Lo strumento è quello, “antico”, ma io direi insostituibile, del giornale cartaceo, sebbene da integrare via via in modo più significativo con i canali digitali che in questi lustri gli si sono affiancati. Affiancati, a volte divenuti preponderanti, specie in tema di velocità della diffusione del messaggio, ma non in grado di soppiantare del tutto, ne sono convinto, la cara, vecchia carta e il “profumo” della
Editoriale tipografia. Contiamo su una schiera di collaboratori di prestigio, colleghi di chiara fama, le cui firme danno di per sé autorevolezza agli articoli, ai commenti e alle interviste. Chi sfogli questo numero constaterà come non vi sia nessuna “rivoluzione”, bensì una continuità anche grafica (cavallo che vince non si cambia!), con l’aggiunta di alcuni spunti pensati per dare maggiore vivacità a una testata che, da ora, può essere specchio un po’ più tempestivo rispetto a ciò che accade in provincia, in Italia, in Europa e nel mondo. Va da sé che “Made In Cuneo” non voglia e neppure possa assumere il ruolo di comunicatore di notizie. Intende, invece, potenziare il compito di fornire suggestioni alla riflessione, aprire dibattiti, dare spazio alle realtà imprenditoriali della Granda, le quali fanno di questo territorio un “unicum” che tale resta malgrado l’infierire della pandemia. Ecco, ci ho provato, ma era impossibile non citare l’emergenza sanitaria tuttora in corso. Sono stati mesi angoscianti sotto tutti i punti di vista. Per questo sulle pagine di “Made In Cuneo” cercheremo di offrire anche spunti di leggerezza.
Avviso ai lettori non associati a Confindustria Cuneo I non associati a Confindustria Cuneo ricevono questo primo numero di “Made in Cuneo” con periodicità mensile perché i loro nominativi erano inseriti nella lista dei destinatari dell’edizione trimestrale. Confidiamo di aver fatto cosa gradita nel confermare la spedizione della nuova versione della rivista e cogliamo l’occasione per comunicare che i dati anagrafici di indirizzo sono trattatati al solo fine di poter inviare la rivista e comunque in conformità alla normativa vigente in materia di tutela dei dati personali. L’informativa completa può essere consultata al seguente link: https://www.confindustriacuneo.it/menu/madeincuneo. Segnaliamo tuttavia che, qualora non si desiderasse ricevere la rivista, è sufficiente segnalarlo via e-mail a: redazionemadeincuneo@confindustriacuneo.it. Sarà nostra cura provvedere a depennare dall’elenco dei destinatari l’indirizzo indicato.
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“P Mauro Gola Presidente di Confindustria Cuneo
L’ottimismo della ragione
essimismo dell’intelligenza, ottimismo della volontà” è la dicotomia proposta in un celebre motto da Antonio Gramsci. Certo, il pensiero a ciò che è stato provocato dall’emergenza sanitaria e al fatto che le strade per uscirne non siano ancora ben delineate potrebbe indurre a conclusioni desolanti, con poco spazio alla speranza; certo, una ferrea volontà può essere determinante nell’invertire una tendenza che pare ineluttabile. Ma credo che anche ricorrendo alla ragione, purché sostenuta dal massimo impegno individuale e collettivo nell’implementazione di progetti e azioni, si possa giungere alla conclusione che nell’attuale contingenza l’ottimismo abbia una consistente ragion d’essere. L’Italia ha un nuovo Governo il cui premier, Mario Draghi, gode di una considerazione internazionale come forse nessun altro nostro connazionale ha avuto, almeno in tempi recenti, e inoltre ha saputo raccogliere il sostegno parlamentare di uno schieramento mai così ampio, neppure ai tempi dell’“arco costituzionale”. L’Unione europea sta per dare concretezza al Recovery plan e il nostro Paese sta muovendo le pedine necessarie per usufuirne al meglio. La pandemia non è archiviata, ma tra vaccini e cure sempre più efficaci la prospettiva di domarla e, quanto meno, di tenerla sotto
controllo non sembra utopia. E, se dal piano generale scendiamo a quello locale, constatiamo come l’economia della Granda, di cui il sistema industriale è la spina dorsale, abbia retto meglio del previsto all’impatto con il Covid-19. Ribadisco qui il commento da me espresso in occasione della presentazione dell’indagine previsionale provinciale per il primo trimestre 2021, realizzata fra gli associati a Confindustria Cuneo: se il cielo è ancora nuvoloso, e sarebbe troppo pretendere che non lo sia più, comunque riusciamo a scorgere qualche raggio di sole. Il ritorno del sereno, insomma, non è uno sterile sogno, a patto che non ci si lasci scoraggiare, perché la lotta è stata lunga e molto impegnativa, ma deve continuare, sostenuta dalla constatazione dei risultati già raggiunti, in diversi casi migliori di quanto ci si potesse attendere. Leggo sotto questo punto di vista le risposte che oltre 300 imprese associate hanno dato all’indagine condotta dal nostro Centro studi,
A Che Punto Siamo evidenziando un sentiment che, sebbene non si possa definire ottimista, rispetto a tre mesi prima fa sì che quasi tutti gli indicatori di previsione e a consuntivo recuperino qualche punto percentuale, grazie in particolare alle attese dell’industria manifatturiera. In questo comparto scende, infatti, dal 27,6% al 22,3% la quota di imprese che prospetta una riduzione della produzione, contro il 12,1% che ne indica l’aumento (erano l’11,5% a settembre). Il saldo resta negativo, però recupera da -16,1% a -10,2%. Si risolleva la propensione agli investimenti in confronto a quanto dichiarato in vista del quarto trimestre 2020 e riacquistano punti percentuali anche gli ordini totali e gli ordini dall’estero (rispettivamente, da -17,1% a -14,6% e da -19,6% a -13,3%). Il miglioramento delle previsioni riguarda quasi tutti i settori i produttivi. Appaiono, invece, in maggiori difficoltà i servizi (specie trasporti e logistica e commercio e turismo, ed è ben comprensibile), ma qui sono in controtendenza le attese sull’occupazione, da -2,2% a +6,9%. La battaglia continua e la guerra può essere vinta. Vale per il Paese, vale più ancora per la Granda.
Imprese manifatturiere che intendono effettuare investimenti
I trimestre 2021 IV trimestre 2020
49,5%
38,6%
45,6% 30,4%
20,1%
15,8%
SIGNIFICATIVI
MARGINALI
NESSUNO
Da maggio otto mesi nel nome della cultura d’impresa
Alba Capitale
Marcello Pasquero
O
tto mesi per oltre quaranta eventi, un film e uno spettacolo teatrale creati ad hoc, una location suggestiva in una delle piazze simbolo dell’imprenditoria albese. Alba si veste a festa per diventare la capitale italiana della cultura d’impresa, scelta da Confindustria in una rosa di città con una lunga tradizione industriale. Un riconoscimento, in cui ha creduto fin dall’inizio Confindustria Cuneo con il presidente, Mauro Gola, e il direttore, Giuliana Cirio, che premia una zona passata in pochi decenni dalla malora al benes-
sere. Un “miracolo” economico reso possibile grazie a una comunione d’intenti, a un tacito accordo tra industria, terziario, commercio e agricoltura, un connubio che ha pochi eguali in Italia e nel mondo e che ha elevato una piccola città di provincia a esempio della cultura del fare legato al lavoro. Per capire che non si tratti di retorica, è sufficiente ritornare al 1946. La guerra è appena finita, nelle campagne imperversa il contrabbando, in città c’è la fame e il lavoro manca, si fa a gara per spalare la neve dalle strade, e per accaparrarsi quel compito gli albesi arrivano a malmenare gli abitanti delle frazioni. I contadini assaltano le carceri e il primo sindaco del dopoguerra, Teodoro Bubbio, si ritrova a riparare in municipio per fuggire all’ira degli albesi affamati. Migliaia di albesi vanno a piedi fino a Pont-SaintMartin, in Valle d’Aosta per tentare di espatriare in Francia. Alba vive la malora ed è una delle città più povere d’Europa. In questo contesto il 14 maggio 1946, nel
La troupe del docufilm “Un passo alla volta” del regista Max Chicco riprende il paesaggio innevato della langa. L’opera sarà presentata anche in vari festival specializzati
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Il programma vedrà alternarsi eventi (oltre quaranta) e ospiti di rilevanza nazionale che avranno il quartier generale in una struttura fissa allestita ad hoc periferico quartiere Vivaro, apre ufficialmente l’industria Ferrero, nata come piccolo laboratorio artigianale in via Rattazzi, pochi anni prima. Passa una manciata di mesi e nel 1947, a 300 metri da via Rattazzi, in piazza Rossetti, apre la Miroglio. Poco fuori le mura, erano da tempo in attività le Edizioni Paoline che tra fine anni Quaranta e inizio Cinquanta diventano sede di uno dei gruppi editoriali più importanti d’Italia. Nel 1948 toccherà alla Mondo, nel 1956 all’Egea e, via via, a decine di aziende che in paio di lustri trasformeranno Alba da Cenerentola d’Italia a principessa. Pietro, Giovanni e Michele Ferrero,
Primo Piano seguiti dai fratelli Miroglio e dai
oggi tra le più care del mondo.
fratelli Stroppiana, capiscono che
È emblematica la frase, entrata negli annali, di “Ren-
i contadini non vanno sradicati
sùn” Fiorenzo Revello, fondatore del Pastificio Cento
dalla propria terra. La Ferrero è la
Torri, dell’Albadoro e dei supermercati Fiorfiore, che,
prima ad attivare un servizio di
incontrando un gruppo di imprenditori albesi a Li-
autobus gratuito per i dipendenti.
mone Piemonte, pronunciò in piemontese: «Qui fanno
Questo permette di non allon-
tutti a gara per farsi vedere, noi facciamo gara a chi
tanare i contadini dalla terra.
lo fa di meno». È il basso profilo che gli imprenditori
I langhetti lavorano otto ore in
albesi mai hanno perso, traducibile perfettamente
fabbrica, tornano a casa e hanno
con il termine inglese “understatement”.
il tempo di curare l’orto, le vigne e
Questi elementi hanno fatto da substrato al lavoro
le prime piante di nocciole, ancora
del tavolo di Alba Capitale che lavorando da novem-
non così diffuse.
bre ha messo a punto un programma con un filo
Vicende uniche, peculiari, da raccontare con grande rispetto
conduttore ben preciso: la cultura d’impresa albese.
La visione di questi grandi im-
a 260 posti, raffrescata d’estate, riscaldata d’inverno,
prenditori è essa stessa la cultura
allestita con postazioni stampa, spazi per gli sponsor
d’impresa che, con scelte lungi-
e un sistema evoluto per la trasmissione degli eventi
miranti, ha fatto sì, da un lato,
in streaming. Un quartier generale facilmente ricono-
che Alba non si trasformasse in
scibile, accogliente, che punta a diventare un punto
un unico quartiere “di periferia”,
di riferimento per chi si troverà ad Alba da maggio
mantenendo l’ancora attuale di-
a dicembre e che ospiterà eventi organizzati diretta-
mensione di piccola città borghese
mente dal tavolo di Alba Capitale e altri in collabora-
e, dall’altro, che le campagne non
zione con il Comune e le associazioni del territorio, a
si svuotassero. Se bassa e alta
partire dalle iscritte alla neonata Sezione cultura di
Langa non si sono spopolate mol-
Confindustria Cuneo guidata da Giuseppe Incarbona,
to lo si deve a quegli imprenditori
ma anche appuntamenti organizzati dagli sponsor
che hanno favorito la crescita
o da enti e associazioni che ne hanno fatto richiesta,
della redditività di uve e nocciole,
nell’ottica di un forte legame con il territorio. Una
Fortemente voluta dal direttore di Confindustria Cuneo, Giuliana Cirio, è la scelta del quartier generale: il “Pala Alba Capitale” che sorgerà in piazza San Paolo, una struttura creata ad hoc, modulabile da 100
collaborazione è stata siglata anche con Barolo-Città del vino 2021 e permetterà la condivisione di tutti gli eventi nei rispettivi calendari per rafforzare entrambe le manifestazioni che vedono Alba capitale della cultura d’impresa e Barolo capitale del vino. Si partirà a inizio maggio con una presentazione che ne racchiude tante, nel Teatro sociale di Alba, per svelare non solo il programma di Alba Capitale, ma anche gli eventi di Vinum con l’Ente Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba, della Primavera di Alba, con l’Amministrazione comunale di Alba e di Circonomia con la cooperativa “Erica”.
Il presidente e il direttore di Confindustria Cuneo, Mauro Gola e Giuliana Cirio, a Genova quando nel novembre 2019 Alba fu incoronata Capitale della cultura d’impresa
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all’edizione 2021 del premio “Coltivare e custodire” presso le Cantine Ceretto. L’attore Paolo Tibaldi porterà al “Pala Alba Capitale” la fortunata rubrica di “Gazzetta d’Alba” intitolata “Abitare il piemontese”, concentrandosi sui termini in lingua locale legati al mondo del lavoro. Il 1956 è stato un anno simbolo per la città e le sue imprese, passato alla storia per la fotografia in cui il Consiglio comunale alzò le mani in segno di resa all’operosità degli imprenditori albesi. Se ne parlerà in un convegno curato dal centro studi “Beppe Fenoglio” e dall’associazione “Giulio Parusso”. Il tavolo di lavoro che da mesi lavora al vasto programma di eventi di Alba Capitale (terza da sinistra: Giuliana Cirio, direttore di Confindustria Cuneo). L’appuntamento clou dal punto di vista istituzionale e associativo sarà il Forum nazionale della piccola industria, durante il quale sarà incoronata la città che succederà ad Alba
Il docufilm di Max Chicco “Un passo alla volta” è il titolo del film realizzato da Confindustria Cuneo con il produttore associato Fondazione “Radici”, guidata da Claudio Rosso, e la regia del pluripremiato regista torinese Max Chicco: un viaggio per immagini e racconti assai suggestivo, per svelare il segreto della cultura d’impresa albese. In occasione della presentazione saranno mostrate anche le fotografie di Bruno Murialdo scattate nelle fasi della realizzazione del film. Le migliori saranno esposte nel “Pala Alba Capitale” per tutta la durata della manifestazione. Ad hoc sarà anche il percorso turistico sulle
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In occasione di Vinum sarà allestito, in collaborazione con il Comune, un museo a cielo aperto con strade della cultura d’impresa albese, realizzato con “Turismo in Langa” per accompagnare albesi e turisti alla riscoperta dei luoghi simbolo dell’impresa locale, da via Rattazzi a piazza Rossetti (oggi piazza Carlo e Franco Miroglio), da piazza San Paolo alla stazione ferroviaria, per arrivare in via Cesare Balbo dove dal 1881 ha sede la cantina Pio Cesare. Sul percorso, della durata di circa due ore e mezza, saranno formate guide autorizzate. Esso sarà corredato da totem con Qr Code per rivivere attraverso le foto d’epoca l’Alba del secondo dopoguerra in cui la città. come una fenice. seppe risorgere dalle fiamme. Non ha bisogno di presentazioni Circonomia che si prepara a un’edizione mai così lunga e ricca di appuntamenti e ospiti: convegni, caffè, aperitivi e concerti nel segno dell’economia circolare, ospitati nel “Pala Alba Capitale”. Sarà dato spazio al Career day agrifood, momento di incontro tra studenti, neolaureati, università e il mondo delle imprese e
immagini legate alla storia dell’enogastronomia, a partire da piazza Michele Ferrero, sede del mitico mercato delle uve. La collaborazione con la Fondazione “Cesare Pavese” permetterà la realizzazione di eventi tra Alba e Santo Stefano Belbo, mentre quella con il Festival dei nuovi media di Dogliani vedrà Alba capitale della cultura d’impresa presente nella cittadina langhetta con uno proprio spazio. A fine giugno l’assemblea annuale di Confindustria Cuneo si terrà in concomitanza con l’evento “Next Generation Ee Fund” inserito nel cartellone di Circonomia. L’inizio dell’estate sarà all’insegna di un evento, in collaborazione con il Comune, che porterà nel “Pala Alba Capitale” artisti da tutto il mondo, maestri nel riutilizzo dei materiali di scarto delle industrie, con un bel messaggio nel segno dell’economia circolare e del recupero degli scarti. Le opere rimarranno esposte nel quartiergenerale di Alba Capitale, per essere poi posizionate in punti strategici della città. Luglio sarà il mese delle collaborazioni in musica con Alba Music Festival per “Suoni dalle colline di Langhe e Roero”, con Collisioni e con lo storico festival Monfortinjazz. Sul palco dell’auditorium monfortese “Horszowski” dialogheranno del libro “Jazz d’impresa” di Frank J. Barrett il jazzista Paolo Fresu e l’economista ed esperto di gestione aziendale Severino Salvemini. Seguirà il concerto di Fresu. Il “Pala Alba Capitale” ospiterà anche una importante tavola rotonda sul futuro della nocciola, indetta con il Comune di Cortemilia.
Primo Piano Autunno denso di appuntamenti
città creative per la gastrono-
Dopo la pausa agostana si ri-
Ottobre offrirà la prima dello
partirà con un settembre ricco di
spettacolo “Lo straordinario” di
appuntamenti da “Alba Carbon
Paolo Tibaldi, un’opera origina-
Neutral”, in collaborazione con
le presentata al Sociale, aperto
Egea, alla settimana della mobi-
sulle due sale, con l’aiuto di una
lità sostenibile, fino al gran finale
scenografia suggestiva e una
di Circonomia. La Bernardina, la
voce fuori campo davvero d’ecce-
splendida tenuta sede dell’azien-
zione. Non mancheranno, infatti,
da Ceretto, ospiterà il convegno
i cosiddetti Vip che saranno sve-
sulla bellezza del paesaggio con
lati nelle prossime settimane,
architetti di fama mondiale, pro-
con grandi nomi dello spettacolo,
duttori vitivinicoli, artisti e per-
e non solo, che racconteranno
sonalità del mondo della cultura
le loro esperienze nel mondo
e della politica. Dalla collabora-
dell’imprenditoria.
zione con Banca d’Alba nasce-
Il ciclo “Storie di impresa” por-
ranno la presentazione di uno
terà sul palco di Alba Capitale
studio su Alba 2040, realizzato
imprenditori del territorio e no
con Censis, Prometea e Universi-
con una storia da racconta-
tà di Torino sul futuro della città
re. Spazio anche alle start-up
delle cento torri, nel palazzo sede
innovative con un relatore di
dell’istituto di credito, ma anche
primo piano e non mancherà
lezioni di educazione finanzia-
lo sport con un convegno per
ria per ragazzi e uno spettacolo
discutere del passato, del pre-
rivolto ai bambini delle medie.
sente e soprattutto del futuro
Ente turismo Langhe, Monfer-
della pallapugno con campioni di
rato, Roero e Comune di Alba
prima grandezza di questo sport,
saranno i co-organizzatori di un
sponsor che hanno sostenuto il
mia italiane (Alba, Bergamo e Parma).
“balon” e un presentatore d’eccezione, il giornalista Fabio Gallina. Novembre sarà il mese del Forum nazionale della piccola industria che porterà ad Alba centinaia di imprenditori da tutta Italia, ma anche dell’Asta mondiale del tartufo bianco e di alcuni convegni dedicati al mondo della cultura, con la Fondazione “Bottari Lattes”, e della logistica, con il Consorzio del Barolo e del Barbaresco. Inoltre saranno presentati i risultati della campagna “DnAlba” promossa dalla Banca d’Alba e sviluppata con gli organi si stampa e le associazioni della città. A chiudere il ricco programma saranno la prima edizione del premio giornalistico di Confindustria Cuneo, rivolto a giornalisti e blogger under 30, che punta a diventare un punto di riferimento per i giovani cronisti di tutta Italia, una lectio magistralis dello scrittore e fondatore di “Scuola Holden” Alessandro Baricco sul tema della cultura d’impresa e una Messa finale per gli imprenditori nella Cattedrale di Alba, celebrata dal vescovo, mons. Marco Brunetti, accompagnata da Alba Music Festival.
convegno incentrato sui brand, con particolare focus su “Langhe” e “Tartufo bianco d’Alba”, per dare il via al periodo della
Bruno Murialdo (sotto), autore delle foto di queste pagine, è fra i collaboratori di Alba Capitale e del docufilm di Max Chicco prodotto da Confindustria Cuneo in sinergia con Fondazione “Radici”
Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba 2021. Il Comune sarà protagonista, inoltre, di alcuni eventi collaterali, a partire dalla mostra nel Teatro sociale che animerà primavera ed estate con video della Fondazione “Radici” e immagini di Bruno Murialdo, passando per la presentazione del distretto delle Creative Cities Unesco, le
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Davide Viale, direttore dello stabilimento Alstom di Savigliano, ex Fiat Ferroviaria, acquisito nel 2000 dal gruppo francese
Alberto Prieri
«C
on l’acquisizione di Fiat Ferroviaria, nel
2000, Alstom ottenne non solo uno stabilimento, ma un patrimonio di cultura e tecnologia». Sono parole di Davide Viale, oggi direttore di quello stabilimento. Sono passati più di vent’anni, fatti di persone, di lavoro, di innovazione. Con quell’operazione Alstom, già protagonista nella produzione e nella distribuzione di energia, nei cantieri navali e nei trasporti, accrebbe la presenza nel comparto dei mezzi per le strade ferrate. Fu un passaggio storico per l’impianto di via Moreno, a Savigliano. Il cambio
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In una cerimonia memorabile in presenza, svoltasi rispettando tutte le regole anti contagio, sono stati festeggiati il ventennale e la consegna del 100° treno “Pop” costruito per Trenitalia
Gli eredi del Pendolino: il futuro del treno passa dalla Granda
I venti anni di Alstom a Savigliano di insegna fece notizia, e per molti resta uno degli eventi più significativi per la città: sul grande capannone a vetri sparì il marchio italiano per lasciare posto al logo blu e rosso del gruppo francese. Non mancarono i malumori, le paure, i timori di perdere posti di lavoro e quell’eccellenza, il Pendolino diventato simbolo di Savigliano. In realtà si trattò di un passaggio nel segno della continuità, come ricorda il direttore Viale.
Quali erano i punti di forza di allora di questo sito produttivo e quali sono quelli odierni? «Alstom seppe raccogliere e valorizzare l’eredità di Fiat Ferroviaria, costituita da una secolare tradizione legata alla storia del treno e
Primo Piano a essere virtualmente all’interno del modello del treno, così l’operatore può simulare montaggio e smontaggio delle varie parti. Ecco perché quella saviglianese è una sede chiave del gruppo a livello globale, un centro che ospita l’intera filiera produttiva, dalla progettazione fino alla messa in servizio e garanzia del treno, passando attraverso industrializzazione, validazione e certificazione, supply chain, qualità e pianificazione». Come tutta la Granda, Savigliano soffre per la mancanza di infrastrutture viarie adeguate: ciò ha penalizzato lo Nei video a cui porta il Qr Code: le dichiarazioni di Michele Viale, direttore generale di Alstom Italia e Svizzera, di Fabio Carosso, vicepresidente della Regione, e del sindaco, Giulio Ambroggio, durante l’evento del 14 dicembre. Sotto: l’intervento di Mauro Gola
sviluppo dello stabilimento? «Questo sito produttivo ha sempre potuto contare su un accesso diretto alla rete ferroviaria, cosa che ha permesso di consegnare in maniera efficace ed efficiente i convogli prodotti. Il collegamento dello stabilimento con la stazione di Savigliano è da sempre un asset importante, ma, sul fronte della logistica dei materiali in entrata e in uscita, è il trasporto su gomma a ricoprire un ruolo centrale. In questo
Guarda il video
della produzione di materiale ferroviario. Alstom ha investito su queste basi, facendo della sede di Savigliano il centro di eccellenza per i treni Pendolino ad alta velocità, basati sulla tecnologia Tilting e no, e per i treni regionali, oggi anche in versione a idrogeno».
senso, apprendiamo con piacere
Com’è cambiato il modo di lavorare in questi quattro lustri? «Le rispondo con un esempio: qui è stata allestita una “virtual room 3D” unica che permette di progettare treni per una manutenzione più agevole. Gli ingegneri di Alstom, attraverso la realtà virtuale, disegnano i treni, testano il funzionamento dei componenti e propongono diverse configurazioni degli interni. Grazie a speciali sensori e telecamere, si arriva
La punta di diamante è il Coradia iLint, il primo treno a idrogeno del gruppo, già in servizio in Germania 11
Nei prossimi anni si viaggerà su convogli silenziosi e a emissioni zero grazie al Coradia iLint. Ne saranno costruiti sei, con opzione per ulteriori otto, per Ferrovie Nord Milano (Fnm), il principale gruppo di trasporto e mobilità della regione lombarda. Ideati e fabbricati a Savigliano, saranno basati sul Coradia Stream
L’eccellenza per progettazione e realizzaione dei treni regionali e ad alta velocità ad assetto variabile la notizia dell’inizio dei lavori per il completamento dell’autostrada Asti-Cuneo che consentirà la valorizzazione e lo sviluppo del territorio sia in senso industriale, sia in ottica turistica». Qual è stata la sfida maggiore da vincere per portare il sito di Savigliano al vertice dei mercati internazionali? «Quella di raggiungere l’eccellen-
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za nella progettazione e nella realizzazione dei treni regionali e ad alta velocità ad assetto variabile, per il mercato nazionale e per quello estero. Così lo stabilimento è divenuto strategico per Alstom a livello globale. Siamo convinti che solo costruendo un ecosistema integrato e innovativo, che dialoghi in modo aperto con tutti gli attori chiave di questa industria, si possa garantire al Paese quella competitività necessaria per vincere le sfide globali che ci attendono».
di questa “rivoluzione” in Alstom c’è già: Coradia iLint è il primo treno a idrogeno del gruppo, il primo al mondo già in servizio commerciale, in Germania per la precisione. Ne forniremo altri sei, con opzione per ulteriori otto, a Ferrovie Nord Milano (Fnm), il principale gruppo di trasporto e mobilità della regione lombarda. Ideati e fabbricati a Savigliano, saranno basati sul Coradia Stream, in modo da garantire gli stessi elevati standard di comfort apprezzati dai passeggeri nella versione elettrica, oltre ad assicurare le medesime prestazioni operative dei treni diesel, compresa l’autonomia. In sintesi: meno rumorosità e semplice vapore come scarico, per avere massima sostenibilità ambientale sulle linee non elettrificate, ma con prestazioni di alto livello».
Come saranno i prossimi vent’anni? «Si viaggerà su convogli silenziosi e a emissioni zero. Il protagonista
Il futuro del treno passa da Savigliano? «Certo. Gli stessi Coradia Stream per Fnm, ma anche per Trenitalia e altri operatori, sono costruiti da Alstom in Italia e lo sviluppo del progetto, la
Primo Piano 1.000 dipendenti, 328.000 metri quadrati Con circa mille dipendenti e un’area di 328.000 metri quadrati, quella saviglianese è una sede chiave a livello globale del gruppo Alstom. Negli ultimi vent’anni sono stati costruiti qui duecento treni ad alta velocità e oltre seicento treni regionali Coradia. Questi convogli viaggiano sulle strade ferrate di Spagna, Svizzera, Regno Unito, Finlandia, Portogallo, Polonia e Repubblica Ceka, fino ad arrivare alla Cina. Inoltre il treno Avelia Liberty è protagonista dell’alta velocità negli Stati Uniti d’America.
maggior parte della produzione
È il project industrial manager
e le certificazioni sono completati
del progetto Coradia e del proget-
proprio a Savigliano. L’Italia si
to Pendolino Evo.
conferma fra i Paesi più impor-
«Ricordo come fosse ieri la pro-
tanti nella strategia del gruppo
duzione del Pendolino Etr450,
e, vista la fusione con Bombar-
progetto che segnò un deciso
dier che permetterà ad Alstom
cambio di marcia in azienda»,
di diventare il secondo maggior
racconta Piumatti. «Ci preparava-
produttore mondiale di treni,
mo a costruire un treno rivoluzio-
vogliamo contribuire sempre più
nario, si doveva piegare in curva
a creare un ecosistema integrato
come una moto, raggiungendo la
del trasporto, sempre più pulito e
velocità di 250 chilometri orari,
a ridotto impatto ambientale, che
collegando Milano a Roma in un
possa far viaggiare il Paese verso
tempo ridottissimo, inferiore alle
il futuro della mobilità».
quattro ore».
Quando in fabbrica si parlava piemontese...
A impressionare Piumatti fu anche il materiale impiegato per quel progetto, l’alluminio.
ne un viaggio nel tempo attraverso le idee, i brevetti, i prodotti, le persone che hanno reso unico questo stabilimento, dalle prime carrozze alla fabbrica 4.0. È stata una crescita costante grazie a maestranze altamente qualificate. Non a caso, proprio a Savigliano Alstom ha sempre investito nella formazione dei dipendenti, realizzando negli anni anche una “Scuola dei mestieri” dove gli operai con maggiore esperienza insegnano ai giovani diverse attività importanti per il loro lavoro, avvalendosi di strumentazione e apparecchiature tecnologicamente avanzate, come ad esempio la saldatrice digitale. Conferma di questa grande maestria sono Giampiero Violini e Sergio Parisi, vincitori in anni diversi del campionato italiano di saldatura. «La stessa saldatura ha vissuto nel tempo grandi evoluzioni del processo produttivo relativo alla costruzione delle strutture cassa dei veicoli ferroviari ad alta velocità», dice Gianfranco Saccione, ex direttore qualità, ora presidente dell’Ugaf (Associazione Seniores Gruppo Fiat-ex Fiat Ferroviaria). «Il passaggio dai veicoli ferroviari in acciaio ai nuovi elettrotreni in lega leggera ha cambiato radicalmente le consolidate metodologie di assemblaggio e saldatura dei veicoli ferroviari».
Il presidente e il direttore di Confindustria Cuneo, Mauro Gola e Giuliana Cirio, con il direttore dello stabilimento, Davide Viale, davanti al 100° “Pop”
«Mi rese ancor più orgoglioso vedere il nostro Pendolino tutte le sere nella sigla di un telegiornale della Rai», aggiunge. «Capii di far
Ecco alcuni aneddoti e curiosità
parte di qualcosa di veramente
raccontati dai dipendenti storici.
importante».
«Quando sono entrato in azien-
Savigliano “città del Pendolino”
da, nell’estate del 1979, il sito
conferma come quella del treno
produttivo era molto diverso, a
Tilting sia stata un’innovazione
cominciare dalla “lingua ufficia-
chiave nel mondo del trasporto
le”: allora si parlava piemontese».
ferroviario. Ma è solo una delle
A rivelare questo risvolto della
tappe raccontate nel museo della
storia aziendale è Giovanni Piu-
fabbrica. Inaugurato nel 2018,
matti, una delle “colonne” dello
è un progetto a cui Alstom tiene
stabilimento saviglianese con i
molto, uno spazio espositivo
suoi 42 anni di lavoro in Alstom.
aperto ai visitatori ai quali propo-
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Le bottiglie di 958 Santero sono anche manifesti dell’arte grafica
La rivoluzione delle bollicine
«S
e c’è una cosa che è nel nostro Dna, non solo aziendale, ma anche come famiglia, è l’innovazione, la voglia di esplorare sempre nuove strade e percorsi non battuti per raccogliere e vincere sfide da nessuno affrontate prima. Per questo, in un momento in cui tutti guardiamo agli Stati Uniti d’America, mi piace citare la frase di una famosa first lady, Eleanor Roosevelt: “Devi fare le cose che pensi di non poter fare”. Mi sembra una frase perfetta per descrivere la filosofia di 958 Santero». Così Gianfranco Santero, presidente del gruppo vitivinicolo 958 Santero, cantine e vigneti a Santo Stefano Belbo, descrive lo spirito dell’azienda spumantiera di cui è al timone. Una realtà economica importante, non solo per il tessuto sociale e industriale della Granda, ma anche per tutta quella porzione di sud Piemonte che va dal cuneese all’astigiano fino all’alessandrino e che ha nel vino, in tutte le sue declinazioni, il core business e l’asset economico principale con indotti in vari settori (tecnologia, comunicazione, terziario) e che rappresenta da decenni un volano nazionale e internazionale con ricadute non trascurabili sulla qualità della vita, sulla tutela dell’ambiente e del paesaggio e anche per la storia, la cultura e la società di quest’area piemontese.
Un “caso di scuola” nato dall’inventiva dei fratelli Santero Un “caso” di scuola tipico di vignaioli che, coltivando le proprie vigne, diventano prima commercianti di vini e quindi industriali. Sullo sfondo c’è la spumantistica italiana che proprio in Valle Belbo, dove si tocca il confine tra astigiano e cuneese,
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Lorenzo Vallese
Il gruppo vitivinicolo di Santo Stefano Belbo ha ridato slancio alla “bubble valley” a cavallo fra cuneese, astigiano e alessandrino con la felice intuizione di abbinare al gusto il piacere della vista rivendica i suoi natali che risalgono al 1865. «È la nostra “bubble valley”», dice Gianfranco Santero, «la valle delle bollicine più storica e importante della penisola. Qui è nato il primo spumante italiano. Qui si è diffuso il metodo Martinotti, inventato da un piemontese, per la spumantizzazione rapida che ha fatto la fortuna di tutte le bollicine italiane». Una lezione d’impresa che 958 Santero ha saputo tradurre con un particolare taglio e una personale interpretazione della tradizione spumantiera piemontese nel segno della creatività. Da alcuni anni, infatti, gli spumanti firmati 958 Santero si distinguono per l’origi-
Primo Piano nalità di un packaging che non è
passo è stato mettere mano alla
mai banale e, anzi, in molti casi è
gamma produttiva e all’imma-
addirittura avanguardia di nuove
gine delle bottiglie. Puntare sulle
prospettive nella progettazione
bollicine, su spumanti extra dry,
e nella divulgazione di nuovi con-
nuovi, gradevoli, che andassero
tenitori e di modalità di confezio-
incontro all’evoluzione dei gusti
namento.
del pubblico, concedessero occa-
Per raccontarne il processo evo-
sioni di consumo il più possibile
lutivo, però, bisogna partire dalla
ampie e diffuse, dall’aperitivo
nascita del brand aziendale. Il
al cocktail, dalla mixology alla
concetto del marchio 958 Sante-
cucina regionale, etnica o gour-
ro è nato dall’esigenza di avere
met, sono state scelte strategi-
nuovi strumenti che insieme rin-
che dimostratesi vincenti e che,
novassero immagine e comunica-
tuttavia, non hanno impedito a
zione d’azienda. Da qui l’idea di
958 Santero di far salve alcune
sintetizzare l’anno di fondazione,
varietà storiche del Piemonte,
il 1958, con il nome familiare in
come l’Asti Spumante Docg (a
una sorta di logo-marchio facile
Denominazione d’origine control-
da memorizzare e da compren-
lata e garantita) che l’azienda
dere in tutto il mondo. Il secondo
interpreta con il 958 Santero Asti
L’azienda guidata da Gianfanco Santero (qui ritratto negli studi di Canale 5, con Gerry Scotti) ha saputo impostare anche una campagna promozionale coinvolgente, non sotanto in Italia. Il risultato di una serie di progetti innovativi, visionari e all’avanguardia è la conquista di sempre più ampie fasce di mercato
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Le bottiglie di 958 Santero ormai sono oggetti di culto, perfette come contenuto e contenitore
“Carta bianca” alla creatività Dice: «Abbiamo dato più “carta bianca” alle idee e
8½ Docg: «Uno spumante», come recita la scheda di presentazione, «tutto nuovo, ottenuto al 100% da uve Moscato bianco con un bouquet di profumi unico e un gusto dolce e mai stucchevole, da bere tutto l’anno e in ogni occasione, come aperitivo, da solo freschissimo o con ghiaccio». «Del resto, al di là delle strategie aziendali, la raccolta delle uve di Moscato bianco, tipiche della nostra zona, rimane uno dei momenti più iconici della nostra storia di imprenditori del vino», spiega Gianfranco Santero, il quale per illustrare l’evoluzione dell’immagine dei prodotti firmati 958 Santero chiama in causa nuove tecniche di packaging, insieme alla stretta collaborazione con designer e artisti.
alla creatività ripensando la bottiglia non solo come mero contenitore, ma anche come manifesto di arte grafica che, nella nostra selezione curata da artisti e illustratori, si trasforma addirittura in oggetto da collezione che strizza l’occhio all’arte contemporanea». Una vera rivoluzione che ha portato le bottiglie griffate 958 Santero, dalla classica del 958 Santero Extra Dry vestita di giallo squillante a quelle dai colori sgargianti come il blu elettrico o il viola fluo a quelle che riprendono l’arte messicana, la street art metropolitana e addirittura i disegni dei tatuaggi, a diventare oggetti di culto, perfette, come contenuto e contenitore, per celebrare ogni evento e in linea con un “made in Italy” del gusto e visivo, tattile perfino, che si distingue nel mondo. È impossibile non parlare della pandemia, dell’emergenza sanitaria che dal marzo del 2020 ha bloccato il mondo. L’azienda ha affrontato la crisi avviando severi protocolli di sicurezza e supportando dipendenti, collaboratori, associazioni e istituzioni impegnate nella lotta contro il Covid. Gianfranco Santero afferma: «Come è successo in tutto il Paese, anche noi abbiamo fatto fronte comune e reagito». Una reazione che in 958 Santero hanno convogliato verso un nuovo prodotto: il 958 Santero “Mix aperitivo”. Niente bollicine, stavolta, ma una bevanda dal colore rosso passionale, ottenuta selezionando vini ed erbe, con un basso tenero alcolico,
Gianfranco Santero Presidente di 958 Santero
ideale liscio con ghiaccio o in abbinamento agli spumanti 958 Santero per cocktail e long drink davvero sorprendenti. «È il nostro ultimo nuovo percorso. La
La decisa reazione alla pandemia si è tradotta anche nel “Mix aperitivo”: niente bollicine e packaging... sorprendente
nostra avventura più innovativa che già ci sta dando molte soddisfazioni», sottolinea Gianfranco Santero. Come sempre il packaging è assai creativo: colori brillanti, linee che danno profondità e volume, con il rosso in primo piano, la grafica decisa e i segni netti di una bottiglia del tutto originale che riprende il calco di una mano scavato nel vetro con un’ergonomia unica, sorprendente e inconfondibile come un’impronta indelebile, «in linea con lo stile 958 Santero in Italia e nel mondo», chiosa Gianfranco Santero.
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Industria e Dintorni
La scuola (e la cultura) non arretrano di fronte al male
«L Giuliana Cirio Direttore di Confindustria Cuneo
a cultura non arretra di fronte al male, anche quando esso ha la forma impalpabile di un virus». Così sentenzia Massimo Recalcati in una condivisibile riflessione partita dall’analisi dell’impatto della pandemia sul mondo della scuola. Istruzione ed educazione sono i capisaldi di una collettività che sia capace di costruire il domani e voglia farlo, attitudine che purtroppo da tempo nel nostro Paese non è in prima fila. Basti pensare alla vicina Francia che conta sull’Ena (École nationale d’administration), responsabile per la formazione dell’alta funzione pubblica statale transalpina, crogiuolo dal quale sono usciti presidenti della Repubblica e premier di ogni tendenza politica. Saper “allevare” la classe dirigente vuol dire garantire continuità e crescita a un Paese proiettato verso il futuro e non ripiegato su se stesso. A ciò si aggiunge la necessità di formare le nuove leve in contemporanea con un’evoluzione della tecnologia e della digitalizzazione dalla
velocità mai vista, la quale ha subìto un’ulteriore impennata a seguito della pandemia. Si tratta di un tema seguito con la massima attenzione e propositività da Confindustria nazionale e che nella nostra territoriale ha trovato concretizzazione in una vasta gamma di progetti e iniziative rivolte a ogni ordine e grado del mondo della scuola. Obtorto collo, quelle da svolgersi in presenza con il coinvolgimento delle scolaresche fino alle medie superiori nei mesi scorsi sono state attuate e diffuse sul territorio meno del solito, sebbene la didattica a distanza abbia consentito di mantenerle in vita, in attesa del rilancio in grande stile. Quelle riguardanti il mondo universitario invece non sono non hanno subìto battute d’arresto, anzi sono state potenziate. Nelle pagine che seguono parliamo di alcuni di questi progetti e di tematiche più generali inerenti alle scelte più opportune e utili, prima di tutto ai giovani, da compiere per completare il corso di studi e affacciarsi sul mondo del lavoro con valide prospettive. Il piano per la Transizione 4.0 è la
base sulla quale tutti dovremo saper operare e anche in questo àmbito Confindustria Cuneo sta facendo la sua parte, forte della forte predisposizione all’innovazione delle aziende che ne fanno parte. Si parlava di cultura all’inizio. Neppure essa va tralasciata, anzi dev’essere rigorosamente al centro dell’attenzione. Induce a ben sperare, a patto che non sia solo mera formalità, il fatto che nel governo Draghi vi sia un ministero focalizzato su di essa, avendola scoporata dal pur fondamentale tema del turismo. Cultura è vita, cultura è cibo dell’anima, cultura è ispirazione per tanti altri comparti, cultura è consolazione e cura delle ferite inferte alla psiche dal Covid e cultura è anche, essì, impresa. Per questo Confindustria Cuneo ha ritenuto necessario dar vita a un’apposita Sezione, accogliendovi chi opera in questo àmbito, altro luogo concreto di eccellenza di questa provincia oggi come nel passato. Di certo la nuova Sezione cultura potrà contare sull’appoggio convinto, concreto e generoso delle altre componenti della nostra associazione.
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Gli sforzi formativi sono concentrati sul trasferimento tecnologico
Il Poli a Mondovì? Hub di conoscenza «Non era semplice trasmettere la differenza d’approccio a un territorio che non aveva mai ospitato un polo di formazione, ricerca e trasferimento tecnologico: servivano confronto e relazioni. Con la collaborazione di Confindustria Cuneo e degli altri attori del territorio, però abbiamo raggiunto un ottimo risultato»
Maria Chiara Giacosa
N
on solo didattica. Il Politecnico, tornato a Mondovì nel 2019, sperimenta qui un nuovo approccio formativo che ha al centro il
trasferimento tecnologico e il rapporto con le imprese. Perché farlo a Mondovì? Perché qui si concentrano una tradizione ventennale di studi di ingegneria, con la sede distaccata di corso Duca degli Abruzzi che ha funzionato dal 1990 al 2010, e un tessuto produttivo solido, capace di stringere quel patto con la formazione e con l’innovazione indispensabile per la crescita e per la ripartenza dell’economia. «Il ritorno del Politecnico a Mondovì non poteva essere la replica di ciò che c’era stato prima, non poteva essere solo un insediamento per la formazione», spiega Paolo Fino, responsabile della sede monregalese che ha trovato casa nell’ex Scuole Battaglia e nello stabile Ferrini. Professore, com’è organizzato il polo accademico di Mondovì?
TRANSIZ «Punta a essere un hub di conoscenza. I tempi sono cambiati e sono mutate le prospettive
degli studenti. Offrire oggi ai giovani cinque anni di formazione accademica da svolgere
tutta nello stesso posto sarebbe stato antistorico e avrebbe avuto poco appeal per un mondo, quello dei ragazzi, che cerca altre cose, guarda
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Moving all’estero con sempre mag-
mono con contratti di alto
giore interesse e immagina
apprendistato e i ragazzi lavo-
lo spostamento per studio o
rano quattro giorni in azienda
lavoro in un altro Paese come
e il quinto giorno seguono i
un elemento assai probabile
corsi da noi. Si tratta dell’e-
della propria carriera formati-
satta filosofia dei master: un
va. Per questo abbiamo scelto
percorso misto di eccellenza
di offrire a Mondovì solo i
tra aziende e università».
corsi del primo anno e di concentrare gli sforzi sul tra-
L’immaginario comune pensa
sferimento tecnologico. Non
all’economia del cuneese come
è stato semplice trasmettere
votata soprattutto all’agroali-
la differenza d’approccio a un
mentare e spesso si pensa alla
territorio che non aveva mai
collaborazione tra università
ospitato un polo di formazio-
e imprese come esclusiva delle
ne, ricerca e trasferimento
aziende di grandi dimensioni,
tecnologico. È stato un lavoro
soprattutto nei settori come la
lungo che ha richiesto con-
manifattura. Come si adatta
fronto e relazioni, ma credo
il rapporto università-aziende
che, grazie alla collaborazione
a un tessuto produttivo come
con Confindustria Cuneo e
quello della Granda, peraltro
con gli altri attori del terri-
composto in prevalenza da
torio, abbiamo raggiunto un
piccole aziende?
ottimo risultato».
«In questo territorio abbiamo
A colloquio con il professor Paolo Fino, responsabile della sede monregalese dell’Ateneo torinese, il quale parla tra l’altro dei due nuovi master che offrono percorsi misti di eccellenza tra aziende e università
già esempi di grandi aziende A che punto è l’offerta forma-
che lavorano con il mondo
tiva?
della ricerca e dell’innova-
«Abbiamo avviato due ma-
zione. Pensiamo, ad esempio,
ster. Il primo è iniziato a
a Michelin e a Merlo: una
novembre: “Manufacturing
rete che già collabora con il
4.0” per ingegneri neolaure-
Politecnico e che ha parte-
ati, per inserire nuovi profili
cipato alla cavalcata che ci
professionali nelle aziende
ha portato all’assegnazione
del territorio. Confindustria
del Competence center per
Cuneo e Politecnico di Torino
l’industria 4.0. Tuttavia l’o-
hanno affettuato un’analisi
biettivo è fornire possibilità di
per individuare le figure che
innovazione per tutti i settori
le aziende cercano e non tro-
produttivi e per diverse tipo-
vano: specialisti di alto livello
logie di aziende, anche quelle
come progettisti, sistemisti,
molto piccole. Nei settori
tecnologi e responsabili di
dell’agroalimentare e dell’a-
produzione. Presto, crediamo
groindustria l’innovazione
dopo l’estate, partirà un altro
può portare vantaggi: penso
master, dedicato all’Ict: le
al riciclo di materie prime, al
aziende del territorio assu-
fine vita dei prodotti, all’eco-
ZIONE4.0 21
man mano che i lavori edili saranno finiti. Certo, se avessimo fortuna di essere finanziati da un progetto inserito nel Recovery fund...». Avete dei progetti candidati? «Abbiamo messo a punto un progetto, a cui lavoravamo già per il dossier strategico della provincia di Cuneo 2020-2030, per la realizzazione di un centro tecnologico per la catena La sede di Mondovì del Politecnico di Torino lavora con numerose altre realtà al progetto per la realizzazione di un centro tecnologico per la catena agroalimentare/agroindustriale e il relativo indotto
agroalimentare/agroindustriale e il relativo indotto, mediante il potenziamento dei laboratori in fase di installa-
nomia circolare, alla gestione
Come sarà strutturata questa sinergia?
del rifiuto come nuova risorsa
«Il PoloAgrifood, ad esempio, ha creduto nella
per produrre altro».
nostra scommessa e ha trasferito i suoi laboratori da Tecnogranda di Dronero a Mondovì.
zione presso la sede di Mondovì del Politecnico di Torino, nella sede cuneese dell’Università degli studi di Torino, nel campus dell’Università
Qual è stata la risposta del
Con l’associazione provinciale degli industriali
tessuto produttivo?
abbiamo firmato una convenzione per condi-
«Le aziende hanno risposto
videre spazi nella palazzina dell’innovazione,
center Cim4.0 e nella sede del
molto bene. Riscontriamo
dove allestire uffici e sale riunioni. La palazzi-
Miac di Madonna dell’Olmo».
molta curiosità, la quale
na ex Battaglia non è ancora pronta, e quindi
dipende anche dal rapporto
lavoriamo a Torino o nelle aziende, ma stiamo
Di che cosa si tratta?
sinergico tra noi e Confindu-
ristrutturando gli spazi per creare laboratori
«Il Centro vuole servire i
stria Cuneo da una parte e tra
dedicati alle imprese. Ci siamo concentrati sui
diversi aspetti economici e
noi e il Polo Agrifood dall’al-
settori produttivi più interessanti per il terri-
industriali utili alla provin-
tra: la rete è fondamentale
torio, a partire dall’agroindustria e dall’agroa-
cia di Cuneo per innovare e
per interagire con il mondo
limentare, considerati però nell’accezione più
potenziare l’economia del
industriale. Per il master dedi-
ampia, coinvolgendo tutti i settori della filiera.
cato all’industria, ad esempio,
Sono laboratori per il trasferimento tecnologi-
servivano una ventina di real-
co e non per la ricerca. Vogliamo anzi trasfe-
tà imprenditoriali interessate
rire la ricerca fatta a Torino e declinarla qui in
ad accogliere gli studenti: le
innovazione per le aziende locali. Di fatto è un
abbiamo trovate subito, grazie
nuovo tassello del Competence center del Pie-
al lavoro del team di Confin-
monte che ci auguriamo di ampliare ancora».
del gusto di Pollenzo, nella sede cuneese del Competence
La ricerca declinata in innovazione per le aziende del territorio: è un tassello del Competence center del Piemonte da ampliare ancora
TRANSIZ dustria che ha colto l’oppor-
tunità e creato la rete. D’altra
Quando saranno pronti i laboratori?
parte il polo di Mondovì nasce
«È difficile dirlo con la pandemia in corso: l’au-
esattamente con questo in-
gurio è di aver finito la ristrutturazione entro
tento: fare sinergie».
l’anno, tuttavia qualcosa potrà partire prima,
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Moving territorio, supportare le tecnologie di servizio all’agricoltura, all’allevamento e tutte le sue filiere, oltre a favorire i processi di strutturazione e crescita delle Pmi. È un progetto che
uno strumento importante, ma poco adatto a enti senza scopo di lucro come gli atenei e i centri di ricerca pubblici».
vale tra i 15 e i 17 milioni di euro e che prevede la realizzazione di numerosi laboratori. Dalle tecnologie elettronico-digitali per l’agroalimentare, in collaborazione con l’Università di Tel Aviv, alle soluzioni innovative per il packaging e la tracciabilità alimentare; dallo sviluppo delle soluzioni tipiche dell’Industria 4.0 per la catena agroindustriale, fino alle caratterizzazioni per garantire la qualità dei prodotti ad alto valore derivanti da conversioni di scarti
Quali chance vede per la ripartenza di questo territorio quando sarà finita la pandemia? «Sono assai ottimista sulle nostre potenzialità. Qui c’è una cultura del lavoro molto salda, fatta di giudizio e di piccoli passi che in tempi di espansione possono essere un
po’ limitanti, ma in frangenti come quelli che stiamo affrontando garantiscono solidità e fondamentali buoni. Non solo: il sistema produttivo qui è legato ad attività necessariamente vincolate ai bisogni primari. Per semplificare: in periodi di crisi si può scegliere di non acquistare l’auto nuova, ma non si può evitare di comprare cibo. In questo senso la nostra vocazione produttiva è favorevole».
agroalimentari. E ancora: ci saranno laboratori dedicati all’economia circolare, alla gestione ottimale dei processi di approvvigionamento e di smaltimento delle risorse idriche e alla valorizzazione delle biomasse, con particolare attenzione ai settori agricoli, boschivi e montani, oltre a un laboratorio per la diagnostica, difesa e sicurezza delle colture». In generale dal vostro punto di osservazione qual è il giudizio sul Recovery fund? «Vedremo quali risposte sarà in grado di dare, perché al momento non si capisce quali logiche il Governo in carica utilizzerà per valutare i progetti. In generale credo che, se si faranno operazioni di sviluppo, a prescindere da quali progetti finanzieranno, sarà l’occasione per ripartire. Se invece il teorema applicato sarà quello della sussistenza, allora sarà solo un modo per rallentare una morte annunciata. Spero che ci sia forza per fare delle scelte e per mettere in campo di manovre di sviluppo». E sul Piano Transizione 4.0 del Ministero dello
Laurea honoris causa ad Amilcare Merlo Il Politecnico di Torino ha conferito la laurea honoris causa in ingegneria meccanica all’imprenditore cuneese Amilcare Merlo, vicepresidente di Confindustria Cuneo, «per le eccezionali capacità tecniche con cui ha guidato lo sviluppo di numerosi progetti innovativi nel campo della meccanica e per lo spirito imprenditoriale grazie al quale ha fondato e dirige un’impresa di livello internazionale di sicuro impatto economico e sociale nel territorio in cui è radicata». Il rettore, Guido Saracco, durante la cerimonia trasmessa in diretta streaming ha commentato: «Il Politecnico riconosce il grandissimo valore che hanno avuto e continuano ad avere per il nostro territorio figure come quella del cavalier Merlo, le quali hanno contribuito a sviluppare in tutto il Piemonte realtà industriali diventate punti di riferimento internazionali. Come ateneo, ribadisco il nostro impegno a dare supporto ai principali distretti produttivi piemontesi secondo le rispettive specializzazioni ed esigenze, anche attraverso l’azione delle nostre sedi decentrate, come quella di Mondovì, nella quale simbolicamente abbiamo voluto organizzare questa cerimonia».
ZIONE4.0 sviluppo economico?
«Come la maggior parte delle iniziative del
Mise, giustamente, è molto votato all’industria e poco alla ricerca, per cui ci sono poche ga-
ranzie sui tempi di finanziamento. Per fare un
esempio: noi stiamo aspettando dal 2012 i fondi per il progetto Cluster. Per cui credo che sia
23
Riflessioni sulle preiscrizioni 2021 alle scuole superiori
42,2%
57,8%
Totale Istituti Professionali e Tecnici
Totale Licei
L
Marcello Pasquero
e preiscrizioni alle scuole superiori nella Granda si sono chiuse con un aumento di iscritti: 5.043, 200 in più rispetto a un anno fa. Si registra un lieve calo (l’uno per cento in meno) di iscrizioni agli istituti professionali (scelti dal 16% degli studenti cuneesi, 809), mentre gli istituti tecnici mantengono un’attrattiva del 38% (1.822, +0,3%). Gli istituti professionali vedono crescere gli iscritti in manutenzione e assistenza tecnica (passati da 81 a 102). Scende, invece, dopo anni di crescita continua, l’istruzione legata all’enogastronomia (da 372 a 347 iscritti). Dati incoraggianti arrivano dagli istituti tecnici con l’indirizzo di informatica e telecomunicazioni che vedono passare gli iscritti da 333 a 477. Grafica e comunicazioni fanno un bal-
L’istruzione e i pregiudizi A fianco e nella tabella in basso a destra: i dati riassuntivi nazionali in merito alle scelte compiute dalle famiglie riguardo alle preiscrizioni alle scuole superiori dei ragazzi e delle ragazze di terza media
zo che sfiora il 100 per cento: le iscrizioni sono passate dalle 61 del 2020 alle 119 del 2021. Marco Costamagna, presidente della Sezione meccanica di Confindustria Cuneo e amministratore delegato della Biemmedue di Cherasco, commenta i dati sulle preiscrizioni che, dal suo punto di vista, non possono essere ritenuti soddisfacenti: «L’appello del presidente Mauro Gola, il quale tre anni fa aveva lanciato l’allarme per la mancanza di operai specializzati, sta portando i primi frutti, ma non possiamo certo essere soddisfatti. In base ai dati “Excelsior Unioncamere-Anpal”, in provincia di Cuneo, tra dicembre e febbraio 2021, le aziende avevano previsto 6.900 assunzioni, il 30 per cento nell’industria manifatturiera e delle cosiddette “public utilities”, però mancano gli operai specializzati. Questa tendenza continuerà nei prossimi mesi, ma il rischio è che manchino le figure specializzate». Costamagna precisa: «Innanzitutto, sgombriamo il campo da un falso mito. Quando si usa la parola “operaio”, purtroppo la si collega a figure attive in condizioni difficoltose, con bassa istruzione. Bisogna uscire da questi pregiudizi. Oggi l’operaio specializzato, così come il tecnico con competenze informatiche, agisce in un ambiente che sembra più a una clinica che al vecchio concetto, ampiamente superato, di fabbrica.
Lavora in ambienti puliti, accoglienti, con stipendi adeguati e importanti prospettive di crescita che tanti altri impieghi non garantiscono più». Un ruolo importante nella giusta informazione dev’essere svolto dalle famiglie: «I genitori, nel consigliare ai figli il percorso di studi da seguire, dovrebbero tenere conto della solidità del settore manifatturiero della nostra provincia, una solidità che nemmeno la drammatica emergenza sanitaria è riuscita a minare». Anzi, la pandemia, con un’industria che diventa sempre più 4.0, sta accrescendo ulteriormente la richiesta di personale formato in modo adeguato: «La necessità di gestire da remoto i macchinari ha incentivato la richiesta di una trasformazione digitale che porterà alla ricerca di operai specializzati e di tecnici con competenze informatiche, oltre che di trasfertisti instal-
TRANSIZ 24
Moving
Marco Costamagna Presidente della Sezione meccanica
Anche nella Granda si conferma il rischio che, a fronte delle nuove esigenze delle industrie manifatturiere, manchino le necessarie figure specializzate latori che conoscano bene
strutture stradali adeguate ha isolato le aziende del nostro territorio, rendendole meno appetibili per la manodopera specializzata da fuori provincia. Questo, se da una parte è una criticità oggettiva per le aziende, dall’altra imvece è un’opportunità per i ragazzi della Granda che possono facilmente trovare un’occupazione “sotto casa”, senza doversi trasferire». Il Presidente della Sezione meccanica di Confindustria
con gli stessi ragazzi». Va sfatato anche un altro falso mito: «Molti pensano che la frequenza di un istituto tecnico precluda la possibilità di laurearsi, ma non è così. La formazione che danno gli istituti tecnici consente di frequentare in seguito corsi del Politecnico di Torino, una delle scuole più prestigiose del nostro Paese, ma non solo. I genitori possono svolgere un ruolo fondamentale nel rassicurare i ragazzi che, se vorranno, niente precluderà loro di iscriversi all’università e di completare un brillante percorso di studi». E Marco Costamagna ne è testimone diretto: «La mia carriera scolastica può essere portata a esempio. Ho frequentato l’istituto salesia-
Cuneo non ha dubbi sulla strada da seguire: «Dev’essere compiuto un grande sforzo complessivo, da parte di aziende e istituzioni, sull’orientamento dei giovani che nella manifattura della Granda possono trovare prospettive e possibilità di crescita. L’obiettivo è comunicare di più e meglio con scuole, famiglie e
no “San Domenico Savio” di Bra, poi mi sono iscritto al Politecnico, frequentando i corsi per due anni nella sede distaccata di Mondovì e per tre anni a Torino, diventando ingegnere. Non ho faticato ad ambientarmi in vista della laurea. Anzi, la formazione ricevuta presso i Salesiani mi ha permesso di completare gli studi al Politecnico senza grandi difficoltà. Per questo invito i ragazzi e le loro famiglie a superare i pregiudizi e a capire le opportunità offerte oggi dalla manifattura della nostra provincia».
Sbaglia chi pensa che la frequenza di un istituto tecnico precluda la possibilità di iscriversi all’università, come dimostra il percorso di studi dello stesso Marco Costamagna, diplomatosi presso i Salesiani di Bra e poi lauratosi in ingegneria
stato accelerato dalle esigenze legate al Covid-19 e rappresenta un’occasione da non perdere. Il paradosso potrebbe
11,9%
Istituti Professionali
30,3%
Istituti Tecnici
0,5%
Liceo Internazionale
sposizione macchine ultratec-
5,1%
Liceo Artistico
nologiche, ma di non disporre
0,7%
Licei Musicali e Coreutici
farle funzionare al meglio».
9,7%
Licei Scienze Umane
L’ingegner Costamagna sot-
26,9%
diventare quello di avere a di-
[Fonte: Ministero dell’Istruzione]
le lingue. Questo processo è
ZIONE4.0 del personale formato per
tolinea un’ulteriore difficoltà
Licei Scientifici
che può diventare opportunità
8,4%
Liceo Linguistico
per i ragazzi della Granda:
6,5%
Liceo Classico
«La carenza cronica di infra-
25
Moving
L
Elena Bottini
’offerta formativa del Campus di Management ed Economia dell’Università di
Torino-Sede di Cuneo si arricchisce di un insegnamento
Innovativo corso al Campus di Management ed Economia
Gli aspetti fiscali dell’agroalimentare
“tipico” del territorio. Il Dipar-
dei dottori commercialisti ed esperti contabili
“Agricoltura e innovazione: le
timento di Management ha
specializzati nel trattare la fiscalità legata alle
agroenergie”. Il 27 aprile Silvio
aggiunto all’offerta formativa
attività del mondo agricolo e agroalimentare;
Rivetti (Agenzia delle entrate)
del corso di studi in Economia
un referente dell’Agenzia delle entrate e uno
e Pierpaolo Rivello (presidente
Aziendale l’insegnamento
della Commissione tributaria di Cuneo.
della Ctp di Cuneo) parleran-
di “Fiscalità delle imprese
Il primo appuntamento si terrà il 16 marzo e
no su accertamento tributario
agricole e del settore agroali-
sarà incentrato sui profili fiscali generali delle
e imprese agricole. I profili
mentare” che si svolgerà nel
imprese e della filiera agroalimentare, con
doganali del settore agroli-
secondo semestre.
Marianna Cugnasco (dottore commercialista)
mentare saranno analizzati
Tenuto dal professor Mario
e Massimo Bagnoli (responsabile fiscale della
il 4 maggio da Bruno Ferroni
Grandinetti, è stato struttura-
Cia). Il 23 marzo si parlerà dei profili fisca-
dell’Universita Cattolica-Sede
to anche grazie al coinvolgi-
li della coltivazione e dell’allevamento, con
di Piacenza.
mento dei principali “attori”
Alessandra Caputo (commercialista) e Gennaro
Altre informazioni sul
del territorio. Accanto alle
Vecchione (responsabile fiscale di Coldiretti).
sito www.taxlab.unito.it.
lezioni tradizionali, in presen-
Gli aspetti fiscali delle attività connesse saran-
za e in streaming, ci saranno
no affrontati, il 30 marzo, da Nicola Caputo,
sette lezioni “aperte”, oltre
direttore dell’area fiscale di Confagricoltura. Il
che agli studenti, ai professio-
13 aprile i commercialisti Luigi Scappini e Al-
nisti, agli imprenditori e agli
berto Tealdi relazioneranno sugli aspetti fiscali
operatori del settore.
dell’attività agricola.
Esse saranno dedicate a profili
Valerio D’alessandro affiancherà il dottor
fiscali specifici, quali le agroe-
Tealdi, il 20 aprile, per approfondire il tema
nergie, l’attività vitivinicola, le attività connesse all’agricoltura e i profili doganali. Sono stati coinvolti: i referenti fiscali delle tre princi-
Sotto: Milena Viassone, professore associato di Economia e Gestione d’impresa, presidente del corso di laurea magistrale in Direzione d’Impresa, Marketing e Strategia-Dipartimento di Management-Università di Torino e coordinatore del Campus di Management ed Economia-Sede di Cuneo, e Mario Grandinetti, il quale terrà il corso “Fiscalità delle imprese agricole e del settore agroalimentare”
pali associazioni di categoria agricole (Cia, Confagricoltura e Coldiretti); un referente del mondo dell’industria e, in particolare, un rappresentante di Confindustria Cuneo (Valerio D’Alessandro, vicedirettore dell’associazione, di cui
TRANSIZIONE4.0 è responsabile fiscale); pro-
fessionisti iscritti all’Ordine
26
Moving
SUPERBONUS 110% La detrazione fiscale concessa dal Governo per gli interventi edilizi è una delle chiavi di volta della ripresa del Paese
I
Claudio Puppione
l recupero del mercato dell’edilizia è una delle basi necessarie per avviare il rilancio del Paese,
peto non sono pochi. Al riguardo, il presi-
di partenza e finora rimasto
dente dell’Associazione dei costruttori edili
praticamente inattuato», af-
provinciale, Gabriele Gazano, sottolinea che,
ferma Gabriele Gazzano.
«come richiesto a livelli differenti da Ance, la
Però non si può prescindere
scadenza al 31 dicembre 2022 delle misure di
da alcune puntualizzazio-
sostegno al comparto non è sufficiente per
ni: «Dobbiamo chiedere alle
un sistema economico che
garantire investimenti strutturali. Dobbiamo
imprese di fare ciò che sanno
ha dovuto sommare gli effetti
spingerci oltre, chiedendo al nuovo Esecuti-
fare, ovvero costruire. Sarebbe
dell’emergenza sanitaria alla
vo che queste norme siano applicate per un
sbagliato esigere che si ci-
debolezza strutturale consoli-
periodo più lungo, al fine di consentire agli
mentino in un nuovo mestie-
data negli ultimi decenni.
operatori del mercato edilizio di organizzarsi».
re, magari quello del finanzie-
Per tale rilancio sono fon-
I bonus sono connessi al risparmio energetico,
re. Chiedere a un’impresa di
damentali l’Ecobonus e il
scelta condivisa dal presidente Gazzano: «Ve-
acquisire crediti fiscali senza
Sismabonus e in questo àmb-
diamo una svolta ecologica utile e significativa
poterli agevolmente e rapida-
ito molte sono le aspettative
a partire dal patrimonio urbano e suburbano,
mente cedere, traendone la
legate al Superbonus 110%.
riscaldando in maniera più efficiente e usando
Sono argomenti ai quali
energie che rispettino l’ambiente. Lo stesso
tanto Ance Cuneo quanto
vale per la protezione sismica: il nostro pa-
Confindustria Cuneo hanno
trimonio immobiliare è vecchio, energivoro,
dedicato massima attenzione,
a rischio sismico. Il Superbonus 110% ci dà la
facendosi protagoniste di ini-
possibilità di arrivare a conseguire nuovi obiet-
ziative progettuali mirate in
tivi che, oltre a rilanciare l’economia, saranno
particolare all’interpretazio-
di grande utilità per la collettività».
ne, alla semplificazione e alla
Quali sono questi obiettivi?
divulgazione della normativa.
«Il Superbonus 110%, se sfruttato al meglio,
Ma molto resta da fare,
consentirà di avviare quel piano di manuten-
perché i problemi sul tap-
zione degli immobili privati da anni ai nastri
Gabriele Gazzano, presidente di Ance Cuneo
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Ance Cuneo e Confindustria Cuneo hanno coinvolto tutti i soggetti interessati in un tavolo provinciale che ha redatto il “Bonus Pass” per la semplificazione
Per gli associati ad Ance Cuneo e le imprese fornitrici la maggiore criticità del Superbonus 110% è legata alla complessità dell’iter burocratico da affrontare. Di qui la decisione, con Confindustria Cuneo, di attivarsi su questo fronte
necessaria liquidità, vuol dire scaricare su di essa un peso insostenibile. Un’impresa che
degli italiani. Da un’indagine svolta da Ance Cuneo in autunno,
tutti i soggetti coinvolti (banche, assicurazio-
pratichi uno sconto del 100 per cento deve poterlo liquidare subito, senza attendere tempi lunghi che potrebbero metterla in difficoltà». Resta il fatto che circa il 74% degli immobili residenziali siano stati costruiti prima dell’entrata in vigore delle norme antisismiche e in assenza di requisiti di efficienza energetica. Quindi è urgente promuovere una grande azione di rigenerazione e di consolidamento delle case
condotta fra gli associati e le imprese fornitrici, è emerso come la maggiore criticità connessa al Superbonus 110% riguardi la mole degli adempimenti burocratici. Al secondo posto, nella graduatoria dei problemi da risolvere, figura la già citata durata temporale del provvedimento. «Per ovviare alla prima criticità», spiega il presidente Gazzano, «abbiamo organizzato un tavolo di lavoro provinciale coinvolgendo
uniformare i documenti necessari e per forni-
ni, professionisti). Dai loro contributi da esso è scaturito il dossier “Bonus Pass”, utile per re un processo univoco e condiviso di tutte le azioni richieste dalla norma per l’accesso alla detrazione. Sul secondo punto è stata inviata una lettera ai parlamentari eletti nella Granda, sottoscritta da tutti i componenti del tavolo, chiedendo la proroga del provvedimento al 31 dicembre 2023. Purtroppo tale richiesta è stata accolta solo in parte nella Manovra di bilancio, i termini essendo stati posticipati solo a fine 2022, con alcune limitazioni». Considerando l’ampio interesse suscitato dall’argomento, Ance Cuneo ha ritenuto utile pubblicare l’elenco delle imprese iscritte che operano sul tema del Superbonus 110% per consentire a privati, condomini e fornitori di affidarsi ad aziende strutturate e garantire al
Il presidente di Confindustria Cuneo, Mauro Gola, e il presidente di Ance Cuneo, Gabriele Gazzano, durante la presentazione del dossier “Bonus Pass”
contempo serietà e affidabilità. «Occorre però che tutti i soggetti coinvolti possano lavorare serenamente nella stessa direzione, con l’obiettivo di raggiungere la più ampia platea di soggetti e, con semplicità e senza ostacoli, di conseguire gli obiettivi di sviluppo e sostenibilità a cui tende la misura governativa. Se entriamo nell’era della transizione energetica, che è l’indirizzo da seguire se vogliamo crescere come economia, dobbiamo imparare a fare squadra perché, se ciascuno non fa la sua parte, si rischia di non centrare l’obiettivo».
28
Moving
Le imprese edili specializzate nel SUPERBONUS 110% L’elenco delle aziende qui riportato, con ulteriori informazioni e chiarimenti, si trova sul sito https://cuneo.ance.it/ ALFA COSTRUZIONI EDILI S.R.L. ALPI COSTRUZIONI S.R.L. ARIENTI S.R.L. ARTES S.R.L. B.B.M. COSTRUZIONI S.R.L. BARRA & BARRA S.R.L. BONGIASCA COSTRUZIONI DI BONGIASCA LUCIANO & C. S.N.C. C.E.M. DI CHIAVASSA & C. S.N.C. COINGE S.N.C. COSTAMAGNA COSTRUZIONI S.N.C. COSTRADE S.R.L. COSTRUZIONI EVOLUTE S.R.L. EDIL R.E.M. COSTRUZIONI S.R.L. EDILVETTA S.R.L. EDITEL S.P.A. F.LLI MESSOIRANO S.R.L. FRANCO BARBERIS IMPRESA COSTRUZIONI S.P.A. FRAZZO BRUNO GIORDANO COSTRUZIONI S.R.L. GIUGGIA COSTRUZIONI S.R.L. GUELFO COSTRUZIONI S.R.L. IMPRESA EDILE GIUSEPPE MESSOIRANO IMPRESA SODA COSTRUZIONI S.R.L. ING. PRUNOTTO S.R.L. LOVERA & AIME S.A.S. M.P.M COSTRUZIONI S.R.L MANTI IMPERMEABILI GERBAUDO S.R.L. MARENCO COSTRUZIONI S.R.L. MARENCO COSTRUZIONI S.R.L. MASSUCCO COSTRUZIONI S.R.L. MAURINO FRANCO S.R.L. MONDAVI COSTRUZIONI S.R.L. MONDINO COSTRUZIONI S.R.L. OPERA S.R.L. PREVE COSTRUZIONI S.P.A. S.A.M. COSTRUZIONI S.R.L.
MONDOVÌ VINADIO DIANO D’ALBA BRA CARRÙ CENTALLO SAMPEYRE MARENE BASTIA MONDOVÌ MAGLIANO ALPI SALUZZO BUSCA BRA VILLANOVA MONDOVÌ NUCETTO NEIVE ALBA VIOLA MONDOVÌ VILLANOVA MONDOVÌ DIANO D’ALBA NEIVE CARRÙ GRINZANE CAVOUR BORGO SAN DALMAZZO BRA SAVIGLIANO CEVA CORTEMILIA CUNEO BAGNOLO PIEMONTE BRA MAGLIANO ALPI SAVIGLIANO ROCCAVIONE CHERASCO
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Gay Marco Claudio Puppione
“M
ade in Cuneo” prosegue le interviste a nomi di spicco del sistema confindustriale rivolgendo alcune domande a Marco Gay, lo scorso luglio eletto presidente di Confindustria Piemonte per il mandato 2020-2024, succedendo a Fabio Ravanelli.
Nel post Covid il ruolo degli imprenditori sarà decisivo come mai prima d’ora 30
Presidente Gay, si è concluso un anno difficile. Un osservatorio come Confindustria Piemonte consente, forse, di avanzare qualche ipotesi sul futuro che ci attende. «Siamo in una fase di prolungata attesa e incertezza. La crisi di domanda ha abbattuto del 15% il valore aggiunto e l’impatto è stato molto differente tra settore e settore. Il recupero a livello economico avverrà in modo non graduale. L’obiettivo realistico è un
L’Intervista Il Presidente di Confindustria Piemonte: «Mario Draghi è la miglior scelta possibile in questo momento storico. Con lui, dialogo con le parti sociali e le riforme necessarie e finora mai varate»
ritorno ai livelli di attività precrisi nel 2023. Quindi è fondamentale porre grande attenzione alle filiere, per coinvolgere l’intero sistema produttivo, perché nessuno deve restare indietro: manifattura, automotive, infrastrutture e tecnologia vanno difesi e rafforzati, puntando su progetti strategici di grande impatto. Perché le buone intenzioni si traducano in fatti concreti in tempi rapidi evitando ritardi burocratici, credo la linea maestra da seguire sia quella tracciata dal piano Impresa 4.0 e poi dalla Transizione 4.0. Per riuscirci è necessaria una grande interlocuzione tra pubblico e privato». Quando svolgiamo questa intervista Mario Draghi sta per iniziare il secondo giro di consultazioni per la formazione del nuovo Governo. Qual è la sua opinione, Presidente? «Mario Draghi è la persona migliore in questo momento. Chiede che le parti sociali siano coinvolte. Noi auspichiamo l’avvio delle riforme mai
varate per le quali non riusciamo neppure a formulare una classifica prioritaria: purtroppo non c’è un podio. Parlando di burocrazia, giustizia o fisco sono tutte riforme necessarie. Oggi bisogna fare presto». Restringiamo l’obiettivo al Piemonte: quali sono i punti forza della regione e quali quelli di debolezza? «Il Piemonte dev’essere attrattivo, perché la competizione è su tutti i fronti, dalle matite alle tecnologie medicali e tecnologiche più avanzate. È una competizione globale dove pesano costo del lavoro, costo dell’energia e pressione fiscale, quasi sempre inferiori a quelli italiani. Sembrerebbe una partita persa in partenza, eppure non è così. Non chiediamo, e non l’abbiamo mai fatto, misure a pioggia, ma interventi mirati che garantiscano l’occupazione di alto livello, soprattutto nel campo dell’applicazione dei risultati della ricerca. Perché dobbiamo puntare sulla qualità dell’offerta, e credo che in questa sfida il ruolo di noi imprenditori sia decisivo come mai prima d’ora. Dobbiamo chiederci se siamo pronti, e dobbiamo rispondere di sì, perché questo è il nostro lavoro di tutti i giorni per vincere commesse che sembrano irraggiungibili, entrare in mercati lontani e coinvolgere la nostra forza lavoro in questo sforzo straordinario. Confindustria Piemonte è composta da imprese piccole, medie, grandi e grandissime che sono in grado di raccogliere ogni tipo di sfida. Il 2020 ce l’ha insegnato: il Covid-19 era imprevedibile, ma abbiamo risposto, e la parte sana delle imprese piemontesi è ancora qui».
Veniamo ora all’Unione europea: Bruxelles ha svolto in modo appropriato il proprio ruolo? «Dei 209 miliardi di euro destinati all’Italia dal piano Next Generation Eu, 13 arriveranno in Piemonte. Qualcuno dice che sono pochi, io non la penso così. I fondi comunitari, infatti, per essere utilizzati prevedono anche coinvestimenti a livello regionale e locale e questo permetterà di generare investimenti aggiuntivi. E poi trovo davvero interessante la scelta di usare la leva fiscale che permetterà di garantire una migliore qualità nella progettazione, oltre che maggiori risorse. Questi fondi sono quello che mancava per avviare la transizione del Piemonte, ma ciò avverrà solo se le procedure di attivazione saranno semplici. Lo ripeto, l’esempio è il piano Industria 4.0. Se ci saranno progetti, ma soprattutto procedure chiare e la sicurezza di una semplificazione burocratica, anche noi imprenditori riusciremo a essere veloci ed efficienti. Perché la capacità di realizzazione delle imprese italiane e piemontesi non è minimamente in discussione: è l’ora di passare ai fatti». La radicale trasformazione dell’economia, a cui la pandemia ha impresso un’accelerazione epocale, rende forse meno gravi, e quindi meno impattanti, le carenze infrastrutturali (ci riferiamo a quelle fisiche) che da molti decenni frenano la crescita, in particolare, dalla provincia di Cuneo?
Marco Gay (a sinistra) in posa con Carlo Bonomi, presidente nazionale di Confindustria, e con Mauro Gola, presidente di Confindustria Cuneo
31
Marco Gay ha partecipato all’assemblea annuale 2020 del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Cuneo, convocata in presenza a settembre presso la sede di Mondovì del Politecnico di Torino. Qui lo vediamo con Matteo Rossi Sebaste (a sinistra), neopresidente del Ggi, e il predecessore, Alberto Ribezzo
«Assolutamente no, anzi credo sia più chiaro che mai come le infrastrutture materiali abbiano fatto la differenza nella gestione della pandemia. Pensiamo allo smart working: se non ci fosse stata una rete internet adeguata, il mondo si sarebbe fermato. Restano però ancora forti differenze, il digital divide penalizza molti territori tra cui molte zone della provincia Cuneo. È una situazione inammissibile. In un incontro con i parlamentari abbiamo posto l’accento sulla situazione anche di altre infrastrutture, dalle
«Dobbiamo chiederci se siamo pronti, e dobbiamo rispondere di sì, perché è il nostro lavoro di tutti i giorni»
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strutture sanitarie alle autostrade. La provincia Granda aspetta da troppo tempo il completamento della Asti-Cuneo, che nelle scorse settimane ha visto la riapertura dei cantieri dopo anni, e il raddoppio del tunnel del colle di Tenda, questione aggravata dall’alluvione dello scorso autunno che ha spazzato vie le strade di accesso. Vorrei dare quanto prima agli imprenditori piemontesi e agli investitori che guardano alla nostra regione risposte certe su questi temi. È fondamentale un dialogo costante tra imprese e parte pubblica e in questi mesi il lavoro con la Regione non si è mai fermato, su questi e altri temi come lo sviluppo delle tecnologie legate alla rete 5G. Noi ci siamo, e l’abbiamo dimostrato». Piccolo è bello anche nel “nuovo mondo” post-Covid? Le Pmi, forza vitale dell’economia italiana, tali resteranno?
«Si tratta di una domanda complessa, a cui si può rispondere con approcci diversi, tutti egualmente convincenti. Se penso al produttore di vini, piccolo è bello e vincente. Se penso a un gruppo della logistica, non posso affermarlo con sicurezza. Se guardo ai costruttori di automobili o pneumatici, so che non è così. Ho fatto esempi che toccano il territorio cuneese molto da vicino, per dimostrare come ogni business abbia le sue dinamiche, e generalizzare non sia mai un bene. La dimensione corretta è quella del mercato a cui ci si riferisce. Certamente chi cresce, o ambisce a crescere, non sbaglia mai. Perché immaginare un mondo in cui un’azienda resta uguale è impossibile: o si cresce o si diventa più piccoli. I fondi pubblici erogati in questi mesi e le sospensioni dei mutui, insieme a tassi di interesse particolarmente vantaggiosi, hanno portato a un aumento dei depositi delle imprese nelle banche. Ma non si tratta di calo della motivazione imprenditoriale. Tutt’altro. Se al Recovery fund sarà abbinato uno shock fiscale, grazie a questi depositi si potrà avviare un ciclo di crescita dimensionale che potrebbe rappresentare l’avvio della ripresa. Concetti come decrescita felice e deindustrializzazione, non fanno parte del nostro Dna». Il 2021 si è aperto con la nascita di Stellantis. Il Piemonte quanto è legato al comparto automobilistico?
L’Intervista «Moltissimo. A Cuneo c’è uno dei più importanti stabilimenti al mondo del gruppo Michelin. Come regione siamo nel cuore della fusione tra Fca e Psa. Stellantis ha solide radici in Piemonte. Le garanzie occupazionali sono molteplici per i lavoratori di Fca che sapranno un’altra volta fare la differenza, come quando Fiat acquisì Chrysler. Fornitori e partner piemontesi saranno una parte integrante del quarto costruttore mondiale di automobili. La qualità dei loro prodotti e delle loro idee è nota in tutto il mondo. In regione ci sono 736 aziende dei cosiddetti componentisti, con un fatturato di 18,6 miliardi di euro e che danno lavoro a 60.311 addetti. Davanti a loro ci sono le sfide della mobilità elettrica e della guida autonoma, settori in cui queste aziende registrano una crescita in doppia cifra. Sono aziende internazionali, votate all’export. Le prime mosse del ceo di Stellantis, Carlos Tavares, mi sembra vadano nella direzione di valorizzare impianti e marchi italiani del gruppo. Da parte nostra, e mi pare anche dai sindacati, c’è la massima disponibilità. Senza dimenticare, e lo dico agli allarmisti, che fino al 2023 i livelli occupazionali in Stellantis sono assicurati dalle clausole del prestito garantito da Sace agli impianti italiani di Fca». Qual è la sua posizione in merito alla eventuale obbligatorietà del vaccino anti-Covid? «Sul tema ognuno deve guardare alla propria responsabilità individuale. Il legislatore ha deciso per non imporre la vaccinazione, e lo stesso è avvenuto in tutto
Balistreri ospite di Confindustria Cuneo Il segretario generale di Confindustria Piemonte, l’architetto Paolo Balistreri, è stato gradito ospite di Confindustria Cuneo. Nella sala “Michele Ferrero”, in compagnia del direttore dell’associazione datoriale provinciale, Giuliana Cirio, ha illustrato ai dipendenti di Confindustria Cuneo, collegati in videoconferenza per le note necessità di rispettare il distanziamento interpersonale, il ruolo, i progetti e l’organigramma dell’associazione regionale che fa da coordinamento e da amplificatore del lavoro svolto dalle territoriali piemontesi. Al termine della relazione ha risposto alle domande e alle considerazioni rivoltegli da Giuliana Cirio e da numerosi altri funzionari di Confindustria Cuneo.
il mondo. Si tratta perciò di un tema complesso, che coinvolge aspetti giuslavorativi molto delicati. Pietro Ichino, in vari interventi, sul tema è stato chiaro. L’obbligatorietà dentro le aziende si può imporre, credo però sarebbe più costruttivo un
percorso condiviso tra impresa e lavoratori per arrivare al medesimo risultato. Che è quello di fermare il Covid-19 quanto prima e tornare a una nuova normalità, dove le imprese danno lavoro e il mercato fa la selezione».
Imprenditore poliedrico e protagonista del sistema Confindustria Classe 1976, Marco Gay, è sposato e ha tre figli. Da luglio è presidente di Confindustria Piemonte. Proviene da una famiglia di imprenditori operante nel settore vetro-ceramica attraverso la Proma spa, dove ha iniziato la carriera lavorativa, poi ceduta alla Saint-Gobain Abrasivi. È stato consulente aziendale, prima di fondare nel 2000 WebWorking. Nel 2007 acquisisce quote della società Ottovolante e, dopo aver guidato l’agenzia pubblicitaria Gsw WorldWide Italy, dal 2013 ha fondato società operanti nei settori Internet of things e food & beverage. Nel 2015 diventa socio di Digital Magics, il più importante incubatore di start-up, quotato nel mercato Aim, prima di diventarne amministratore delegato a fine 2017. Nel mondo confindustriale dal 2004, nel 2011 diventa presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Piemonte e tra il 2014 e il 2017 ricopre lo stesso ruolo a livello nazionale, diventando anche vicepresidente di Confindustria. Dal 2018 è presidente di Anitec-Assinform, l’associazione aderente a Confindustria che raggruppa le imprese Ict e dell’elettronica di consumo in Italia, oltre a sedere nel Cda de “Il Sole-24 Ore” e dell’università “Luiss-Guido Carli”.
33
Triolo Fabrizia
Il nuovo Prefetto di Cuneo e l’approccio con il territorio
Covid, acceleratore di conoscenza
L
Lorenzo Boratto
’incontro nell’ufficio al primo piano di via Roma, a Cuneo, comincia con una battuta sull’approccio con il territorio e i suoi problemi. E il Prefetto non poteva non iniziare dall’emergenza
sanitaria. «Il Covid-19 è stato un acceleratore di conoscenza, per me e per quanti hanno, in questi mesi, esercitato ruoli di responsabilità. Ci sono momenti in cui è essenziale dare risposte, cercare mediazioni, proporre soluzioni. Con la pandemia sono state accorciate le distanze, le formalità si sono trasformate in occasioni di incontro, in scelte operative. Le distanze si sono ridotte e hanno lasciato spazio alle intese e ai confronti aperti. Tutti, indipendentemente dagli incarichi rivestiti e dalle competenze, hanno lavorato con la consapevolezza di essere protesi verso un unico obiettivo». Il nuovo Prefetto della provincia di Cuneo è Fabrizia Triolo, 59 anni, origini palermitane e casa a Genova («Ormai
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è mio marito che fa il pendolare a Cuneo», dice), in servizio nell’elegante palazzo del centro storico da novembre. Mesi che sono stati ricchi di sollecitazioni, emergenze, problemi e istanze, come impone una pandemia planetaria. L’elenco sommario dei vari temi affrontati fa capire la mole di lavoro cui l’Ufficio territoriale del Governo è stato sottoposto nei primi cento giorni di attività del nuovo Prefetto. L’emergenza sanitaria è stato il tema dominante, tra Dpcm e innovazioni normative, ma anche la gestione del post alluvione del 2-3 ottobre, le nevicate che chiudono valichi e autostrade, il problema della scuola con le lezioni in presenza e i trasporti sicuri. E ancora: la crisi dei settori
Fabrizia Triolo Prefetto di Cuneo
Il rifiuto delle regole stabilite per limitare i contagi? «Sono tutte situazioni che denunciano sofferenza, la quale merita rispetto umano, però non accondiscendenza»
Personaggi produttivi, le cui attività sono state sospese per contenere il contagio, la gestione della sicurezza nella consegne e nella distribuzione dei vaccini, le riunioni dei Comitati provinciali per l’ordine e per la sicurezza pubblica e poi i costanti confronti istituzionali con il Presidente della Provincia, i Sindaci, le autorità sanitarie, le compagini sindacali e le associazioni datoriali. Fabrizia Triolo vanta una carriera
ormai trentennale in sette città del nord-ovest, tra Liguria, Lombardia e Piemonte, passando per Pavia, Genova, Brescia, Alessandria, Savona, Biella (dove oltre un anno fa ha esercitato, per la prima volta, le funzioni di prefetto). Dice: «Cuneo è una città ricca e laboriosa. Ho conosciuto esponenti delle realtà economiche e produttive che mi hanno rappresentato bene l’attitudine di questa comunità.
Rigore e forti princìpi etici, nessuna concessione all’autocommiserazione, nessun ripiegamento. Piuttosto slancio verso la ripresa, voglia di ripartenza». Dopo un anno di pandemia il territorio, e in particolare certe categorie produttive, è davvero provato. La convivenza con le limitazioni imposte dai Dpcm ha indubbiamente gravato sul tessuto economico, con una «palpabile sofferenza». E i problemi che si sono presentati erano spesso inediti: ciò ha conferito alla Prefettura «nuovi impulsi su situazioni che hanno richiesto tanti tavoli di confronto e mediazione». Così è stato dopo il decreto del Presidente del Consiglio del 3 dicembre che aveva affi-
La sede della Prefettura (foto di Danilo Ninotto) fu venduta ai privati dalla Provincia nel dicembre 2013: il palazzo, costruito tra il 1877 e il 1881, è esteso su quattro piani (oltre a uno interrato), ha 5.500 metri quadrati di superficie e 2.600 di area verde. Per il 2024 è previsto il trasferimento nella palazzina “Musso” nella caserma della Guardia di Finanza intitolata a Cesare Battisti
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Personaggi «La parola d’ordine è fiducia, capacità di rigenerazione e tenacia. Non è il prima volta nella storia in cui c’è una battuta d’arresto. Ci rialzeremo anche da questo»
dato ai prefetti il compito di trovare soluzioni condivise per il rientro a scuola in sicurezza degli studenti delle superiori. Occorreva trovare il punto d’incontro tra le esigenze della comunità scolastica e la necessità di adeguare i trasporti. Definito un piano, è seguito un monitoraggio per verificare la tenuta del sistema. Come se non bastasse, è arrivata l’alluvione dello scorso ottobre, con le gravi difficoltà per le valli, dalla Tanaro alla Vermenagna, che ha compromesso la viabilità verso Liguria e Costa Azzurra. E le nevicate hanno rimesso al centro la questione della sicurezza in autostrada e del colle della Maddalena, in Valle Stura. Il Prefetto commenta: «L’avvicendarsi degli scenari di rischio in cui la regione è stata posta ha determinato l’esigenza di corrispondere alle numerose richieste di chiarimento da parte di enti e associazioni, ma anche dei Comuni, fino agli stessi cittadini. A tutti, nei limiti del possibile, si è cercato di dare una risposta, dileguare dubbi, fornire interpretazioni. Facendo prevalere, su tutto, buon senso ed equilibrio».
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Qual è la routine di un prefetto in questi mesi inediti per chiunque? «In ufficio alle 8,30», risponde. «Durante il periodo di Natale mi sono allontanata due giorni per tornare a casa. Le giornate sono lunghe sul lavoro, sembra che il tempo non basti mai. L’unico momento che riservo a me stessa è la sera: mi piace uscire dal palazzo e attraversare il centro a piedi. Un giro sotto i portici e cogli l’anima nobile della città, ma anche la sua attuale fatica». Sulla sua carriera: diploma al liceo classico “Giuseppe Garibaldi” di Palermo, laurea in giurisprudenza nell’Università della sua città e il concorso presso il Ministero dell’interno: «Era il lavoro che pensavo adatto a me e che, da subito, mi ha appassionato. Non ho fatto fatica a dare disponibilità ai trasferimenti di sede di servizio e questo mi ha consentito di aprirmi a nuove conoscenze. Da quando ho intrapreso questa carriera, ho avuto la fortuna di lavorare con prefetti da cui ho appreso tanto e che mi hanno insegnato a cogliere il valore di questo impegno: l’attenzione per il territorio, per la comunità che ti ospita, con tratto sempre umile e realista. Un impegno ripagato con il privilegio di comprendere le dinamiche del
tempo attraversato. Comprendere per prevenire, cercare il confronto, mettere a fattor comune le risorse, affrontare le tensioni al fine di distenderle e preservare la comunità da criticità che possano compromettere le condizioni del vivere civile. Questo ultimo anno, contrassegnato da un evento epocale, ha richiesto ulteriore impegno e l’affinamento degli strumenti». Su regole, assembramenti e divieti: «Fin da subito tutti abbiamo compreso che sarebbe stato necessario accompagnare questa fase con messaggi di cautela, ma anche con la dovuta fermezza. I servizi delle Forze dell’ordine devono essere improntati a un principio di sensibilizzazione e non mossi da finalità meramente sanzionatorie: il rispetto delle misure anticontagio per il bene individuale e, al contempo, della collettività. Abbiamo affrontato anche momenti di nervosismo: il rifiuto delle regole. Tutte situazioni che denunciano sofferenza, la quale merita rispetto umano, ma non accondiscendenza. A ciascuno il compito di fare la propria parte con responsabilità». Sul tema vaccini il Prefetto aggiunge: «Lo farò sicuramente. Appartengo alla generazione degli anni ’60, mi ricordo bambina, mano nella mano con papà, mamma e fratellino, all’ufficio di igiene per le prime vaccinazioni. Ho fiducia nella comunità scientifica, lo farò per me e per senso di responsabilità nei confronti degli altri». E se la pandemia è una vicenda umana e come tale destinata a esaurire il proprio ciclo, il Prefetto di Cuneo conclude: «La parola d’ordine è fiducia, capacità di rigenerazione e tenacia. Non è il primo momento della storia in cui si accusa una battuta di arresto, ma ci rialzeremo anche da questo. O meglio, per dirla con le parole di un saggio autore latino, “Anche se il timore avrà sempre più argomenti, scegli la speranza”». Così scriveva il filosofo stoico Seneca.
Una carriera sempre al servizio dello Stato Fabrizia Triolo è il sedicesimo prefetto della provincia di Cuneo: nata a Palermo il 30 ottobre 1961, nel 1984 si è laureata, sempre a Palermo, in giurisprudenza. Nel 1990 è entrata nei ruoli dell’Amministrazione civile dell’Interno. Nella sua carriera è stata anche vicecapo di gabinetto nelle Prefetture di Pavia, Brescia e Genova, dal 2016 viceprefetto a Savona e dal novembre 2019 prefetto di Biella. Un anno dopo è diventata prefetto a Cuneo, ruolo che per alcuni mesi era stato in reggenza.
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[Foto: Danilo Ninotto]
re aggettivi per definirmi? Collaborativa: mi piace creare e avere un team di persone con le quali condividere non tanto le responsabilità, che non ho paura di assumere, quanto le motivazioni alla base delle scelte. Sensibile: una caratteristica della femminilità, perché forse prestiamo più attenzione alle persone e alle situazioni delicate. E, infine, direi curiosa, per la voglia e l’interesse che deriva dall’affrontare nuove sfide». Patrizia Mellano, 59 anni, è la prima donna segretario generale della Camera di commercio di Cuneo, incarico che ricopre dal settembre 2020. Cuneese Doc, nata e cresciuta nel capoluogo provinciale, ma oggi residente a Vignolo, una laurea in economia e commercio all’Università di Torino, sposata, tre figli, è appassionata di viaggi, montagna, sci alpino e adora il mare.
Primo Segretario generale donna della Camera di commercio di Cuneo 38
Nata il 3 agosto 1961, segno zodiacale Leone. Secondo l’astrologia, tra i difetti c’è il voler comandare su tutti. Tra i pregi il carattere forte, senso del dovere, voglia di essere leader. E oggi lei è una donna al comando. «Necessariamente», sorride. «È il ruolo per il quale sono stata riconosciuta e designata. Figura di vertice, capo del personale, organo che gestisce
llano
Patrizia
e traduce in azioni concrete gli obiettivi della Giunta. Ma a Cuneo non sono l’unica donna a occupare una posizione di alto livello. Quanto alle caratteristiche del segno zodiacale, non voglio primeggiare a tutti i costi, mi piace interagire con le persone. Mi riconosco nel carattere forte. Ho perso la mamma molto piccola, avevo 5 anni. Il percorso sembrava continuare l’attività di mio padre, che aveva un’edicola e tabaccheria a Cuneo. Al mattino lo aiutavo, al pomeriggio andavo a Torino a studiare, e in questo modo ho permesso di studiare anche a mio fratello». Laurea magistrale nel 1985 e subito professoressa all’istituto superiore “Baruffi” di Mondovì.
2002, premio “Fedeltà al lavoro”, nella chiesa di San Domenico di Alba: con Patrizia Mellano si riconoscono, tra gli altri, gli ex segretari generali della Cciaa Marco Martini e Vittorio Sabbatini
«Scelta naturale, ma ho insegnato per un solo anno scolastico, il 198687. Ho incontrato belle persone, ma anche tanta insoddisfazione, per l’ambiente: una totale assenza di meritocrazia che c’era allora e, a volte, c’è ancora oggi. Insegnanti bravi, preparati, disponibili, tutti uguali agli altri. Avevo 24 anni, forse ero troppo giovane e non l’ho riconosciuto come il mio lavoro. Così ho dato il concorso e nel 1988 sono entrata alla Camera di commercio». Nell’Ente camerale ha seguito un percorso folgorante, sino ai vertici.
Personaggi C’è più meritocrazia rispetto alla scuola? «Tutte le selezioni derivano dal superamento di un concorso, in cui sei in competizione con altri. Non è quella che vige nel privato, ma anche nel pubblico la meritocrazia c’è, nelle valutazioni del lavoro e dei risultati ottenuti. Dall’esterno forse non si capisce la complessità del lavoro in Camera di commercio: abbiamo 82 dipendenti, c’è grande competenza. Ho fatto una bella carriera, e ho avuto la possibilità di lavorare in tutti i settori dell’Ente, un’esperienza molto arricchente e stimolante». Ma è tanta anche la burocrazia, non è un po’ noioso? «No, lo trovo bello e stimolante, specie quando bisogna far partire un’attività o un progetto. Siamo un ente pubblico lontano dall’idea di burocrazia pesante di cui si parla spesso. Non abbiamo mai voluto mascherarci o trincerarci dietro la rigida interpretazione delle norme, ma abbiamo sempre cercato di applicarla al servizio del territorio». In concreto, cosa fa una Camera di commercio? «Siamo la “casa delle imprese”, istituzione dove si riconoscono le aziende di qualunque settore, perché vi appartengono necessariamente, a differenza di un sindacato di categoria, al quale l’adesione è facoltativa. Accompagniamo le imprese dai servizi anagrafici alla promozione, sui mercati nazionale ed esteri, oggi verso la digitalizzazione. Siamo un punto di riferimento per le controversie, la mediazione, l’arbitrato per evitare i tempi lunghi della giustizia ordinaria. La legittimità è il nostro faro, il nostro fine». Oltre alle strategie di crescita, quali sono state le scelte dettate nei suoi oltre trent’anni di carriera da tre presidenti? Il primo con cui lavorò fu Giacomo Oddero. «Si tratta della persona che ha accompagnato la crescita delle grandi produzioni della Granda, il percorso di qualificazione di vini, formaggi, prodotti tipici, con l’intelligenza di capire le potenzialità della qualità, il valore aggiunto che avrebbe portato al territorio. Si può dire abbia contribuito a mettere le basi per il riconoscimento dell’Unesco alle colline di Langhe e Roero a patrimonio mondiale dell’umanità per gli splendidi paesaggi vitivinicoli». Poi il presidente storico, Ferruccio Dardanello, con il suo “Modello Cuneo”. «Splendida persona, molto corretta, che ha capito
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Personaggi l’importanza di costruire rapporti e relazioni a livello sia nazionale, sia transfrontaliero. Ha tracciato un percorso che resiste ancora: anche in una situazione così difficile, molto complessa, a Cuneo ci sono propensione a intraprendere, presenza equilibrata di tutti i settori economici e resilienza, capacità di riuscire dove risulterebbe quasi impossibile». Un’eredità pesante raccolta da Mauro Gola, da meno di un anno alla presidenza. «Si tratta di un uomo e di un imprenditore molto dinamico, forse l’essenza di quello che vedo nell’imprenditore: ne rappresenta in pieno lo spirito. Il fatto di vederlo all’opera anche in Camera di commercio offre stimoli e spunti importanti». Questa è una necessità, dopo un anno drammatico: tra gennaio e dicembre, il saldo naturale delle imprese registrate presso l’Ente camerale della provincia di Cuneo è sceso di 408 unità. «Oggi abbiamo una guida nuova in una realtà nuova, particolare e difficile per l’emergenza sanitaria e
io credo che le cose non succedano mai a caso. Questa coincidenza offre l’opportunità di costruire guardando un mondo completamente diverso: il 2020 è stato un anno di rottura. Il dato attuale ancora non riflette la situazione, che sembra quasi cristallizzata, in attesa. La dinamica delle imprese, al momento, non ha ancora rilevato tutte le gravi conseguenze del Covid-19. Questo appena iniziato sarà un anno che non potrà vederci inattivi e inermi. Con una guida forte e propositiva, anche la Camera di commercio di Cuneo dovrà essere vicina alle imprese che, da sole, non possono affrontare questa situazione». Appare forse più difficile risorgere in una terra “ai confini dell’impero” (altra formula spesso usata da Dardanello), da decenni alle prese con una cronica carenza di infrastrutture, dal tunnel di Tenda all’Asti-Cuneo, al colle della Maddalena chiuso al traffico a ogni nevicata. L’unica arteria oggi disponibile per i collegamenti transfrontalieri è l’autostrada Torino-Savona... «E, nonostante questo, le imprese della provincia Granda sono sempre state ai vertici dell’export, che nel corso del 2019 ha superato gli 8 miliardi di euro. Ma l’isolamento non può più essere sopportato. Anche da questo nasce la proposta del presidente Gola di garantire uno sconto sul pedaggio autostradale con la formula di rimborso (sull’esempio di quanto accaduto, dopo il crollo del ponte “Morandi” a Genova, per gli autotrasportatori) per chi dimostra di percorrere il tratto Ventimiglia-Cuneo o viceversa. E occorrerebbe ristabilire subito almeno tre corse al giorno sulla linea ferroviaria Cuneo-Nizza. Si tratta di richieste ribadite di recente e con forza anche dalle
[Foto: Danilo Ninotto]
Patrizia Mellano, riferendosi al presidente dell’Ente camerale, Mauro Gola (con lei in foto), commenta: «Con una guida forte e propositiva, anche la Camera di commercio di Cuneo dovrà essere vicina alle imprese che, da sole, non possono affrontare questa situazione»
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Camere di commercio di Imperia e di Nizza». Qual è, secondo lei, la ricetta per poter ripartire nel 2021? «L’incertezza non fa bene al tessuto economico, di qualunque dimensione e settore. Anche al “piccolo” non è preclusa la possibilità di risalire, ma non sarà facile, senza innovazione. Di recente abbiamo lanciato alcune start-up, imprese piccole che hanno però la capacità di ritagliarsi uno spazio diverso e nuovo per risolvere problemi e bisogni tradizionali. Il coraggio di investire non è una sfida a perdere. Sarà difficile, sicuramente, ma, se si riuscirà a intervenire con misure fiscali e provvedimenti di aiuto, accompagnamento all’innovazione nel rispetto della sostenibilità, una chance possiamo averla». In contemporanea, c’è anche la sfida della campagna di vaccinazione. A proposito, lei si vaccinerà? «Assolutamente sì! Alla Camera di commercio, l’attenzione alla persona è da sempre a tutto tondo, anche quando le persone attraversano momenti complicati e di sofferenza, a livello familiare e di salute. Vogliamo tutelarle, abbiamo un dovere verso noi stessi, le nostre famiglie e chi ci sta attorno. E, come crediamo nell’innovazione, crediamo anche nella scienza». E, quando ci saremo lasciati alle spalle l’emergenza, cosa farà? «Prima di tutto voglio abbracciare le persone. Poi una festa, una bella vacanza. Magari una sciata o una bella nuotata, che mi mancano tantissimo».
Il top manager e imprenditore che promuove l’arte
Una base lunare? Gli italiani la farebbero Nato a Paesana, è stato ai vertici di Olivetti e Fiat, ha creato aziende e fondato l’Igav che sostiene la candidatura di Saluzzo a Capitale della cultura 2024
Stefania Camoletto
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iorgio Garuzzo, nato nel 1938 a Paesana, è stato uno dei protagonisti della grande epopea dell’industria torinese e piemontese. Oggi impegnato a tempo pieno con la famiglia nella fondazione no profit “Istituto Garuzzo per le arti visive” (Igav), dedicata alla valorizzazione dell’arte italiana contemporanea nel mondo, offre ai lettori di “Made In Cuneo” alcuni importanti spunti di ri-
flessione per comprendere il passato e il futuro della politica economica e dell’industria italiane. Ingegner Garuzzo, lei è stato uno dei top manager di alcune tra le più importanti imprese del nostro Paese, dall’Olivetti alla Fiat, oltre a intraprendere varie iniziative imprenditoriali. Quale di queste tante esperienze l’ha coinvolta di più? «L’Olivetti degli anni ’50-’60 mi ha insegnato cosa vuol dire fare industria: privilegiava l’innovazione, la progettazione, il prodotto e gestiva il processo tecnologico in modo integrato. I tecnici stavano al centro dell’attenzione della direzione superiore. Era un’industria che sapeva fare marketing e commercializzare: il marchio Olivetti era famoso ovunque nel mondo. C’è una somiglianza non trascurabile tra l’attuale successo di Apple e quello di Olivetti di settant’anni fa, per l’uso dei medesimi ingredienti: da un lato, l’innovazione esaltata da una capacità produttiva
di rapido intervento e di alta qualità, d’altro canto la presenza di una distribuzione internazionale supportata dall’immagine di una leadership forte. Bisogna ricordare ai ragazzi quando l’Italia, con la Divisione elettronica Olivetti voluta dall’ingegner Adriano e diretta da Mario Tchou, era leader mondiale nell’elettronica informatica, tanto da costruire i primi grandi elaboratori al di fuori degli Stati Uniti e da realizzare il primo personal computer al mondo. Si dice che dobbiamo ritrovare l’orgoglio di essere italiani: ebbene, dobbiamo essere orgogliosi per quella realizzazione anche 50 o 70 anni dopo. E Adriano Olivetti investì tra i primi anche nei semiconduttori e nell’automazione industriale». Quella di Giorgio Garuzzo è una storia manageriale e imprenditoriale che prende il via dalle leading companies del nostro Paese, dal colosso “responsabile” che era l’Olivetti per approdare, dopo la vendita della Divisione elettronica agli americani, alla Fiat. Questa esperienza di
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Giorgio Garuzzo ribadisce l’importanza di salvaguardare le piccole e le medie imprese ad alto contenuto tecnologico e come sia insensato pensare di dirottare la politica produttiva di un Paese di oltre 60 milioni di abitanti verso la transizione a un’economia post-industriale basata solo su servizi e terziario avanzato
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Personaggi vita unica gli riservò un posto da testimone privilegiato della grande innovazione radicale e “meritocratica” dell’ingegnere italo-cinese Mario Tchou, permettendogli di assaporare l’epilogo del glorioso progetto olivettiano dei primi anni ’60, prima di approdare all’altro gigante industriale che segnò la vita industriale della penisola: la Fiat. L’Italia è al 90% Paese di piccole e medie imprese: la Pmi non è solo unità economica, ma anche cellula socio-produttiva che spesso coincide con il nucleo familiare. Alcuni economisti dagli anni ’70 attribuirono la buona performance dell’Italia alla popolazione di Pmi distrettuali, alternativa vincente rispetto al modello della grande impresa integrata che domina ancora oggi nel panorama europeo e mondiale. Secondo lei è ancora possibile prospettare lo sviluppo e la risposta del Paese attraverso la performance delle Pmi oppure il “nanismo” dell’industria italiana non potrà sopravvivere alla sfida e alla competizione delle grandi realtà internazionali? «Dal mio punto di vista la grande industria è un diffusore di ricchezza e di innovazione verso
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Personaggi l’intero tessuto industriale rappresentato dalle piccole imprese. Credo che senza le grandi imprese anche le piccole faticherebbero. A questo si aggiungono ulteriori problemi che spesso investono le piccole aziende: molte sono instabili, legate a contesti familiari che spesso affrontano il problema delle eredità multiple e, di fronte a tale ricorrente situazione, molti imprenditori preferiscono vendere piuttosto che affidare a uno solo la conduzione. Va detto, però, che le piccole e le medie imprese restano il cuore economico del Paese; tuttavia, senza una grande impresa che contribuisca in maniera decisiva alla ricerca e all’innovazione, l’economia non procederebbe. È raro che le Pmi abbiano i mezzi per avviare progetti avanzati, costosi, radicali e rischiosi che, al contrario, le grandi aziende sono costrette a
intraprendere pilotando lo sviluppo dell’intero Paese. Si pensi agli ingenti investimenti statali statunitensi nella settore dell’aeronautica e dello spazio. Dico molto chiaramente la mia opinione: chi mette in contrapposizione le Pmi e le grandi imprese non fa teoria economica, ma politichetta spicciola, alla ricerca di consensi diffusi. Noi veniamo criticati quando il Governo finanzia le industrie nazionali, ma in realtà gli Stati Uniti da lungo tempo basano gran parte della politica economica proprio sui finanziamenti statali indiretti e ingenti alle grandi imprese, attraverso commesse finalizzate che sostengono enormi ricerche applicate. E, da quelle commesse, i finanziamenti si diffondono a pioggia verso le Pmi, che pure esistono e sostengono l’economia Usa. In modo analogo, da noi i grandi investimenti come il futuro Recovery fund andranno raziona-
lizzati, finalizzati e controllati su macroprogetti di interesse nazionale, in modo da sostenere la ricerca e finanziare lo sviluppo e la crescita del Paese». Segue un’analisi macroeconomica dettagliata che non trascura la latente e potenziale proattività e competitività del sistema Italia: una descrizione che, continua Garuzzo, dovrebbe vertere meno su indicatori legati al Pil e considerare di più l’indice di produzione di beni e di servizi il quale, secondo le ultime statistiche Ocse, dimostra che l’Italia dai primi anni 2000 ai giorni nostri ha perso tra un quarto e un terzo dei volumi produttivi in confronto con gli indici dei principali Paesi industrializzati. Sono molteplici le cause della débâcle: dall’impoverimento del tessuto industriale, ai mancati investimenti pianificati in ricerca e sviluppo su processi di innovazione scatenati da una ricerca “vera” che coinvolga «centinaia di ricercatori professionisti», al venir meno della quella mentalità pro-industriale che aveva portato al “miracolo” economico della metà del XX secolo. Sono i processi innovativi pianificati e finanziati a generare ricadute di conoscenza, imprenditorialità e ricchezza longeve e utili per l’intero tessuto socioeconomico. La questione del “nanismo” dell’industria italiana viene quindi declinata con la perentoria sicurezza di chi crede, sulla scorta dell’esperienza olivettiana, che
Nelle immagini d’archivio: l’ingegner Giorgio Garuzzo ritratto in varie occasioni (in basso, a destra: durante un viaggio in Cina) quando lavorava per il gruppo Fiat, un impegno professionale durato oltre vent’anni che lo portò a essere uno dei più apprezzati collaboratori diretti dell’avvocato Gianni Agnelli
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Giorgio Garuzzo con la moglie Rosalba, presidente dell’Igav (che ha sede in Lungo Po Antonelli 21, a Torino). Nelle foto in alto e accanto al titolo: scorci della collezione “Garuzzo” alla Castiglia di Saluzzo
solo la grande impresa possa assurgere a motore autentico e duraturo dello sviluppo economico: le piccole imprese, consideratene le caratteristiche strutturali, di rado generano innovazioni radicali e sempre più di frequente rischiano di diventare prede allettanti di aziende e competitor stranieri interessati all’acquisizione del know-how italiano a basso costo (quando non semplicemente a “far fuori” concorrenti bravi e fastidiosi). «Quando ho lasciato la Fiat, mi sono occupato di private equity per un po’ di anni e con discreti successi», prosegue il nostro interlocutore.
«Abbiamo acquistato alcune imprese e le abbiamo rivendute. Poi mi sono accorto che attività come la mia erano cinghie di trasmissione per portare le aziende italiane dagli ex padroni ai fondi esteri: per gli stranieri impadronirsi di un concorrente italiano, del suo know-how, del suo portfolio clienti è un bell’affare. In Germania, se un compratore straniero tenta acquisizioni di imprese tedesche, ha una difficoltà estrema: spesso incontra l’ostilità del Governo, delle banche, delle istituzioni e persino della comunità locale». Il discorso prosegue sull’importanza
di salvaguardare le piccole imprese ad alto contenuto tecnologico e su come sia insensato dirottare la politica produttiva di un Paese di oltre 60 milioni di abitanti verso una transizione a un’economia post-industriale basata solo su servizi e terziario avanzato. Sì, l’Italia deve valorizzare, attraverso il turismo, il capitale paesaggistico e culturale del Bel Paese, senza però trascurare le possibilità che soprattutto la creatività e il know-how industriale potrebbero garantirle. D’altronde non è un caso che anche nella vita di un grande industriale-manager, si inserisca una parentesi filantropica legata all’arte, alla creatività e alla produzione artistica nostrana. Infatti, con lo scopo di contribuire alla conoscenza e alla valorizzazione dell’arte contemporanea italiana, nel 2005 viene fondato a Torino l’Istituto “Garuzzo”, divenuto rinomato ente culturale su scala nazionale e internazionale, tra l’altro convinto sostenitore della candidatura di Saluzzo e delle terre del Monviso a Capitale italiana della cultura 2024. Ma oltre, al discorso culturale-artistico, aggiunge Giorgio Garuzzo, anche l’ecologia e la green economy rappresenteranno occasioni d’oro per l’Italia. Se parte dei fondi nazionali ed europei saranno destinati a proseguire con tenacia in quella direzione, in questa fase di “capitalismo sotto assedio”, potremmo raccogliere degli ottimi frutti: «Purtroppo abbiamo perso due occasioni d’oro dal punto di vista industriale che avrebbero enfatizzato la capacità creativa del popolo italiano: il software e la microbiologia. Le abbiamo perse tutte e due. Questi erano campi in cui l’Italia avrebbe potuto porsi come leader mondiale indiscusso». Ma non verrà meno la fiducia nel futuro e nelle proposte che combineranno in modo inedito tecnologia e creatività, conclude l’ingegner Garuzzo. «Vuole sapere quale potrebbe essere un bel progetto per l’Italia? Una cosa in cui gli italiani eccellerebbero? Lo dico in termini paradossali, volutamente utopici: andare sulla Luna, a costruire una stazione spaziale sul nostro satellite. Gli italiani sarebbero capacissimi di realizzare un programma del genere, verrebbero fuori le nostre migliori doti che, invece, talvolta preferiamo soffocare nell’assistenzialismo ozioso. In passato gli italiani hanno fatto cose ancora più ardite, come costruire il primo computer a transistor al di fuori degli Usa, e, udite, udite, il primo personal computer al mondo. Chi non ci crede vada su Wikipedia, alla voce “Olivetti Programma 101”, con relativa bibliografia».
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F Informazione Promozionale
ino a poco tempo fa si pensava al noleggio auto collegandolo quasi esclusivamente alle vacanze. Oggi lo scenario dell’automotive è radicalmente cambiato e le formule di noleggio “a lungo termine” sono diventate di uso comune non solo per le aziende, ma anche per i privati. Le motivazioni sono molto semplici e legate alla ricerca sempre più assidua di servizi “all inclusive” di livello che permettano di scegliere e di cambiare con più frequenza l’auto senza subire gli effetti della svalutazione del mezzo, senza doversi preoccupare di manutenzione ordinaria e straordinaria e, infine, godendo di importanti agevolazioni fiscali. Il Gruppo GINO, leader nel settore nel nostro territorio e non solo, grazie alle quattrodici sedi distribuite tra Piemonte, Liguria e Toscana, da oltre 60 anni fa della lungimiranza uno dei cardini della sua mission aziendale, per questo la Divisione Rent è stata fortemente voluta e realizzata dal direttore generale, Alessandro Gino, già nel 2015. Il progetto è nato con focus ben precisi. Ne parliamo proprio con Alessandro Gino, general manager del Gruppo, e con Giorgio Guerrieri, responsabile della Gino Rent. Dottor Gino, partiamo dall’inizio di questo progetto: ce ne racconti la nascita e i primi sviluppi.
Futuro “a lungo termine” grazie al noleggio! «Con il 2021 stiamo entrando nel sesto anno di vita della Gino Rent. Siamo molto soddisfatti del percorso effettuato finora, in quanto sin dall’inizio la volontà aziendale è stata quella, non di creare un semplice divisione noleggio, bensì di costruire una Business Unit indipendente che diventasse un punto di riferimento e un asset aziendale rilevante andando a coprire, in primis, le esigenze delle aziende del territorio, al quale siamo strettamente legati, ma che fosse anche in grado di anticipare le tendenze del mercato auto dei privati». Così è stato: oggi, infatti, siete una realtà consolidata che continua a guardare al futuro. «Da subito il nostro obiettivo principale è stato fornire ai clienti un servizio “chiavi in mano” che li supportasse in tutto il percorso decisionale. Partendo
Giorgio Guerrieri Responsabile Gino Rent
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dall’analisi delle esigenze, l’individuazione prima dei brand e poi dei modelli più adatti, continuando con un percorso di assistenza professionale e continuativa per tutta la durata del noleggio. Vogliamo che i nostri clienti non ci vedano come un semplice fornitore, ma come un partner sul quale possono fare affidamento a 360 gradi». Dottor Guerrieri, con lei focalizziamoci sulla qualità dei servizi che potete offrire. «La Business Unit odierna è composta da cinque commerciali dedicati e due persone di supporto operativo al team di vendita. Le figure professionali che abbiamo selezionato sul territorio hanno maturato importanti esperienze pregresse nel mondo del noleggio a
I.P. lungo termine e, una volta che abbiamo loro illustrato i nostri obiettivi aziendali, hanno subito sposato la causa. Questo ci permette, di conseguenza, di offrire ai clienti una professionalità di servizio decisamente sopra la media e ciò rappresenta uno dei nostri punti di forza su un mercato che si sta sviluppando con grande velocità e che vede l’ingresso quotidiano di nuovi player».
inoltre attivato il noleggio di veicoli commerciali, in modo da diventare un’importante punto di riferimento per le aziende locali. Questo ci permette quindi di soddisfare le esigenze più diverse come la gestione di flotte aziendali, le necessità del singolo libero professionista e anche, perché no?, di chi si vuole fare un regalo e noleggiare, anche solo per pochi giorni, una super car!».
A livello di brand rappresentati cosa ci può dire? «Forti della nostra pluriennale presenza sul mercato tradizionale con marchi come Mercedes, Bmw e Volvo, siamo in grado di proporre delle soluzioni, sia per privati che per azienda, davvero molto interessanti e vantaggiose. Non ci siamo però fermati qui ovviamente e abbiamo stretto alleanze strategiche con i più importanti brand di riferimento del mercato, anche quelli non rappresentati direttamente da noi, fornendo ai clienti la possibilità di noleggiare qualsiasi vettura. Abbiamo
A livello di tempistiche come riuscite ad accogliere le esigenze del mercato che sono sempre più pressanti? «Uno dei punti di forza della Gino Rent è proprio quella di avere un ampio parco auto adatto a soddisfare le diverse esigenze. Questo ci permette di ridurre i tempi di attesa al mero tempo burocratico legato all’attivazione del noleggio. Siamo consapevoli della centralità dell’auto nella vita dei nostri clienti e vogliamo rappresentare sempre una soluzione alle loro esigenze».
Chiudiamo con un’analisi sul 2020 appena terminato. «È stato un anno molto particolare. Siamo orgogliosi di affermare che, grazie all’adeguamento repentino e professionale alle nuove esigenze e richieste, siamo riusciti a ottenere dei risultati decisamente entusiasmanti diventando la divisione con la maggior crescita all’interno del Gruppo Gino. Il nostro obiettivo però è sempre quello di continuare a migliorarci, quindi continuiamo “a testa bassa” sulla nostra strada, insieme ai clienti, in modo da affrontare al meglio questo e gli anni che verranno». Le vostre proposte sono reperibili on-line immagino. «Assolutamente sì. Collegandosi al sito www.ginospa.com si può facilmente accedere alla Divisione Gino Rent. In pochi click si ha subito la possibilità di visionare tutta la nostra proposta in pronta consegna. Con-
Alessandro Gino General Manager Gruppo Gino S.p.A.
Scopriamo insieme la divisione Rent del Gruppo Gino, un’altra storia di successi siglio una visione “quotidiana” della nostra pagina web, che è in costante aggiornamento, con promozioni e offerte molto interessanti. Inoltre siamo assai attivi sui social network quali Linkedin e Facebook per rimanere in costante contatto, sia con i nostri Clienti, sia con chi non conosce la divisione GINO Rent, in modo da poter presentare tutte le opportunità che presenta il noleggio a lungo termine».
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Il papà Clemente ha lasciato ai figli e a tutti i collaboratori un validissimo esempio di vita e imprenditorialità
Gilberto Manfrin
Didascalia
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Alla salda guida di Bus Company
«G
razie, Clemente». Quelle due parole, scritte a caratteri cubitali su uno striscione e sui led esterni di alcuni pullman della flotta Bus Company, “schierati a lutto” nel giorno dei funerali di Clemente Galleano, scomparso all’alba del nuovo anno, hanno lasciato il segno nel cuore del figlio Enrico, amministratore delegato dell’azienda saluzzese, primario
operatore del trasporto persone del Piemonte e dell’intero nord-ovest. La morte di Galleano, improvvisa e per questo così dura da accettare, è stata però assorbita dai moltissimi attestati di cordoglio e messaggi di stima e affetto rivolti alla famiglia dai tantissimi che hanno conosciuto Clemente, uomo di sani princìpi e valori ancor prima che imprenditore lungimirante e di successo, nel lavoro come nella vita di tutti i giorni. Senza il suo fondatore, la guida del colosso saluzzese (mai termine fu più azzeccato) è passata a Enrico, con il compito di guidare Bus Com-
Gall
Emergenti pany in un periodo in cui, complice la pandemia, una stagione di densi cambiamenti attende il mondo dei trasporti. Enrico, cosa ha lasciato papà in tutti voi? Se dovesse citare il suo più grande insegnamento, quale caratteristica indicherebbe? «Sarebbe facile dire che ha lasciato solo un’azienda importante qual è Bus Company. In realtà, come ho detto nel giorno del funerale davanti ai nostri colleghi e dipendenti, papà era una persona ingombrante, in senso positivo. Non se n’è andato solo il Clemente imprenditore, ma credo soprattutto l’uomo. Aveva una caratteristica particolare: ci ha sempre detto che a ogni problema c’è sempre una soluzione, che non
si deve demordere mai nella vita. Papà vedeva sempre il bicchiere mezzo pieno: ci provava sempre, non lasciava mai nulla d’intentato. Più che un insegnamento ci ha lasciato un approccio alla vita: pensare positivo, anche nei momenti difficili. Non è da tutti, credo. Sul lato umano mi va di riprendere quanto affermato da un nostro dipendente chiamato a lasciare un ricordo di mio papà: lo ha definito una persona che, a dispetto di quanto è riuscito a creare, è sempre rimasto umile e cortese con chi si trovava di fronte, a cominciare da chi ha lavorato al suo fianco». Papà Clemente, in un’intervista a “Made In Cuneo”, rilasciata quasi due anni fa, disse: «Sono conten-
leano Enrico
I problemi originati dalla pandemia visti come stimoli a individuare vie nuove per superare le difficoltà e guardare al domani con convinta fiducia
to di dividere l’azienda con i miei figli: è una sfida interessante, perché non decido più da solo e loro si fanno portatori di cambiamenti che io non immaginerei». Ciò dice molto su come l’azienda sia orientata al futuro: come vede la Bus Company del domani? «Papà amava il confronto. Soprattutto negli ultimi anni abbiamo imparato a decidere più noi che lui. Aveva sì il piacere di essere coinvolto in tutto ciò che riguardava la vita aziendale, ma era quasi diventato un fido consigliere, mio, di mia sorella Emanuela e dei nostri collaboratori. La Bus Company del domani cercherà di essere, come sempre, attenta alle esigenze del territorio in senso lato, all’innovazione, continuando a mantenere un elevato standard di qualità nell’erogazione dei servizi. Stiamo guardando alla migrazione energetica, ai nuovi sistemi di trazione degli autobus, investendo in nuove tecnologie con un occhio di riguardo all’ambiente. Da tempo stiamo utilizzando mezzi elettrici, ne arriveranno presto con alimentazione a metano e ci siamo già resi disponibili ai tavoli di sperimentazione dell’idrogeno che si stanno attivando in Piemonte». A inizio anno l’assemblea degli azionisti ha nominato quale nuovo presidente il professor Quaglia, già componente del Consiglio d’amministrazione. «Giovanni Quaglia era legato a mio padre da un profondo rapporto di amicizia. Faceva già parte del Cda e in questo momento così delicato si è preso carico della presidenza. È un riconoscimento notevole, dalla doppia valenza: detto del rapporto speciale con mio padre, è una scelta legata alle visioni di un’azienda che dà importanza al territorio, lavora in sinergia con esso in un’ottica di sviluppo e sostenibilità, guardando avanti alla ricerca di nuovi obiettivi. È anche un segno di fiducia verso la nuova generazione che guida ora Bus Company, un avvento nella continuità all’interno di un passaggio generazionale che era già in corso». La pandemia sta obbligando le aziende di trasporto ad adattarsi alle misure imposte in merito al carico delle persone: come state affrontando la cosa? Che espedienti avete adottato a bordo dei vostri mezzi? «Abbiamo aumentato in modo esponenziale la flessibilità, anche grazie alla disponibilità di tutto il personale che era abituato a lavorare su turni ben
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Emergenti definiti. I nostri dipendenti e collaboratori si sono davvero messi a disposizione dell’azienda, che per allinearsi ai Dpcm ha dovuto rivedere i propri ritmi di lavoro per andare incontro alle esigenze delle persone. Di fatto, abbiamo cercato di star dietro ai cambiamenti della legge, anche con sforzi notevoli: sanifichiamo i nostri mezzi ogni qual volta rientrano da una corsa, abbiamo implementato le corse, posto gel igienizzante e mascherine a bordo, “isolando” gli autisti dai passeggeri in un’ottica di sicurezza a 360 gradi. Non ho problemi a dirlo: i nostri bus sono un modello di applicazione dei protocolli di sicurezza sanitaria, anche in merito ai dispositivi tecnici concepiti per proteggere gli utenti».
Giovanni Quaglia Presidente del Cda di Bus Company
Una profonda amicizia legava il Presidente della Fondazione Crt a Clemente Galleano. Quaglia era consigliere d’amministrazione di Bus Company e ha accettato di assumerne la presidenza
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Nella foto d’archivio: Clemente Galleano, presidente di Bus Company e del consorzio Granda Bus, che raggruppa quindici aziende di trasporto pubblico locale in Granda, deceduto all’età di 73 anni, con il figlio Enrico
Scuole e trasporti: come valuta la ripresa delle lezioni nelle scuole superiori in rapporto al trasporto degli studenti? Il sistema regge o evidenzia delle criticità? «Con regole chiare e programmazione, il servizio dei bus si può adattare. Noi non abbiamo mai evidenziato particolari criticità, siamo sempre stati disponibili verso il mondo della scuola e in grado di rispettare le richieste e le leggi che ci hanno imposto, anche senza consultarci. Dico di più: con due turni di lavoro, saremmo anche in grado di portare a scuola il 100% del carico scolastico. Ci siamo anche resi disponibili con il mondo accademico a un’indagine sulla mobilità, con lo scopo di comprendere come viaggiamo oggi e come viaggeremo domani, in un mondo in rapida evoluzione».
Il trasporto pubblico cambia con rapidità e necessita di soluzioni rapide per stare al passo con i tempi. Basti pensare, ad esempio, alla dematerializzazione dei titoli di viaggio. In che termini Bus Company è pronta a questa sfida? «Bus Company a giugno dell’anno scorso è stata il primo operatore di trasporto pubblico locale a offrire il “borsellino elettronico” di Satispay come modalità di pagamento a bordo e presso le principali biglietterie del gruppo. L’obiettivo è una più facile accessibilità ai mezzi pubblici tramite la tecnologia. In Bus Company ormai il contante è un “di più”, ci sono tutte le possibilità per accedere ai servizi senza pagare “cash”. Si può dire che il processo di dematerializzazione del biglietto in Bus Company sia stato portato a termine. Siamo già concentrati su altro: i servizi a chiamata, in sharing e a noleggio, per completare il cosiddetto “ultimo miglio”, ossia la distanza dalla fermata del bus alla destinazione finale, superando così un possibile scoglio all’uso dei mezzi pubblici. Siamo pronti a offrire i nostri servizi all’utenza in qualsiasi momento anche in orari non di punta: i servizi a chiamata e in sharing prenderanno sempre più corpo e Bus Company, come sempre, sarà pronta ad aprire le porte ai viaggiatori».
Terza generazione in azienda, per lei il domani è già oggi
Valery conquista nuovo pubblico femminile potenziando il digitale
Giulia Claudio Puppione
G
iulia Racca rappresenta la terza generazione in Valery spa, azienda di Sommariva del Bosco da oltre quarant’anni specializzata nella creazione di corsetteria, lingerie, homewear e moda mare, all’interno della quale si occupa di marketing. Lei si descrive così: «Sono sempre stata una ragazza determinata e ambiziosa e questo, durante il percorso universitario mi ha spinto, a 20 anni, a intraprendere un “summer internship” presso la Ferrero a Lussemburgo. Quell’esperienza si è rivelata molto forma-
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tiva dal punto di vista sia lavorativo che strettamente personale. Ho avuto modo di fare esperienza in un ufficio internazionale, con colleghi provenienti da Spagna, Germania, Portogallo, America e Giappone, i quali mi hanno permesso di capire l’importanza reale dello scambio interculturale in àmbito professionale. La tecnologia, lo studio del consumatore, i social network, la comunicazione sono tutti aspetti che mi affascinano da sempre, ma grazie a quello stage, svolto nell’area del Digital marketing, e all’intero team con cui ho collaborato, mi sono appassionata al tema al punto da averne fatto il mio lavoro».
Emergenti Quali altre esperienze professionalizzanti ha avuto? «Ho avuto l’opportunità di fare un’esperienza lavorativa presso l’azienda TesiSquare di Roreto di Cherasco, dove non soltanto ho approfondito il marketing in àmbito B2B, ma ho anche acquisito competenze in termini di grafica e di organizzazione di eventi». Da dove nasce la sua grande passione per la moda? «Fin da piccola osservavo mia nonna cucire a macchina. Il modo in cui da semplici movimenti con le mani riuscisse a creare veri capolavori mi lasciava estasiata. All’età di 6 anni mi regalarono una piccola macchina da cucire e da lì iniziai a dar spazio alla mia creatività. Siccome mi interessava studiare e approfondire nello specifico il settore del fashion, dopo la laurea triennale in economia aziendale mi sono trasferita a Milano, città dalla quale ero affascinata: dinamica, stimolante, multiculturale e all’avanguardia, oltre che capitale della moda italiana. Lì ho intrapreso un corso di laurea magistrale, impartito in inglese, in International management, con specializzazione in Fashion and Luxury, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. In quel periodo ho preso parte a molti seminari tenuti da manager di aziende del settore del fashion. Durante il secondo anno del corso per la laurea magistrale sentivo sempre più il bisogno di mettere in pratica, in modo più concreto, ciò che fino a quel momento avevo appreso. Perciò ho deciso, a 23 anni, di entrare a far parte dell’azienda di famiglia, per poi laurearmi a luglio 2020, con la votazione di 110 e lode».
ion (ente fieristico che coordina 27 saloni della moda parigina), presso il rinomato Salon international de la lingerie (Sil). Il riconoscimento conferito a Valery è stato motivato dalla creatività e dall’innovazione, dal “made in Italy”, dal know-how acquisito e dall’ottimo rapporto qualità-prezzo. Nel 2014 il sindaco della Ville Lumière, Anne Hidalgo, ha selezionato l’azienda Valery tra oltre 1.700 competitor internazionali, consegnandole il premio di “Creator of the year” per le collezioni beachwear. Più di recente, presso la prestigiosa Sala della Regina a palazzo Montecitorio, il Ministero dello sviluppo economico ha inserito Valery spa nell’elenco delle cento Eccellenze italiane». Cosa contraddistingue la vostra azienda? «La mission della Valery è portare il gusto del fashion italiano nel mondo. Da anni abbiamo deciso di contraddistinguerci nel panora-
ma globale come l’unica azienda di lingerie e beachwear in grado di presentare total look. Grazie a questo Valery è in grado di suscitare forti emozioni nei consumatori, i quali rimangono affascinati dall’innovazione e dalla creatività delle collezioni». Una sintesi della vostra filosofia aziendale? «Valery basa le collezioni sulle ultime tendenze del fashion italiano, dando un taglio di lusso, elegante e sensuale a ogni articolo. Vi è sempre uno studio profondo del consumatore, affinché siano soddisfatte le esigenze di tutte le clienti. Le donne, lo ribadisco, rappresentano il fulcro e il motore di Valery, non solo in termini di target, ma anche di organico (più del 90 per cento degli assunti è di genere femminile). È proprio il gusto molto raffinato e femminile che caratterizza le collezioni. Tutti i prodotti sono l’espressione della più alta qualità
Giulia Racca fra la madre, Sabrina Demichelis, e il nonno, Lorenzo Demichelis, il quale è stato anche amministratore comunale di Sommariva del Bosco
Veniamo allora a Valery spa... «L’azienda è stata fondata da Lorenzo e Giovanna Demichelis nel 1978 nel paese denominato “porta del Roero” e si rivolge a un pubblico esclusivamente femminile. È stata la prima impresa italiana a essere riconosciuta dall’Unione europea tra le cinquecento aziende più innovative del vecchio continente. I marchi sono Valery, prodotto più quotidiano, e Valery Prestige, di nicchia, attraverso cui viene esaltato il lato più estremo del lusso. Proprio grazie al brand Valery Prestige, a Parigi l’azienda è stata eletta “Creator of the year 2009”, tra oltre duemila player internazionali, da Paris Capitale de la créat-
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Emergenti e vengono caratterizzati da un mix di tessuti selezionati, con una grande cura per i dettagli e le tecniche di confezionamento». L’emergenza sanitaria indotta dal Covid-19 cosa ha comportato nel vostro settore? «L’epidemia ha costretto il fashion a un periodo di blocco totale delle attività. Diversi protagonisti del lusso hanno lanciato la provocazione di un necessario, quasi inevitabile, rallentamento generale. Si arriva da anni di forte accelerazione dei tempi nella moda, durante i quali l’imperativo è stato crescere. Pochi fenomeni rendono palpabile il tempo quanto la moda che, per definizione, dev’essere sempre attuale. L’industria che crea, produce e vende misura i propri tempi in stagione. Eppure la lentezza, secondo i principali attori del sistema, è sinonimo di qualità e in questo senso, forse, il Coronavirus, rallentando il frenetico ritmo dei consumi, ci ha consentito di riscoprirla».
Il lockdown ha portato la Valery a potenziare il canale delle vendite tramite l’e-commerce, con ottimi risultati, mentre da gennaio l’azienda ha deciso di entrare in piattaforme B2B internazionali per la vendita whosale delle nuove collezioni
Come avete affrontato e superato i mesi del confinamento? «Durante il lockdown lo stabilimento della Valery non si è mai fermato: la produzione si è adattata e specializzata nell’elaborazione di mascherine, studiate ad hoc dal nostro team, tanto da essere certificate come conformi alla norma Ee 14683 del 2019. Anche gli uffici non si sono mai fermati. Abbiamo lavorato giorno e notte, intervistando clienti, raccogliendo dati ed esaminando con più accuratezza i bilanci dal 2010 al 2019, voce per voce, per poi presentare un business plan 20212026, molto apprezzato dal sistema bancario. Al fine di garantire ai nostri collaboratori condizioni lavorative di piena sicurezza, abbiamo ritenuto opportuno adottare la formula dello smart working e ciò ci ha spinto a iniziare un vero e proprio processo di digitalizzazione, tradottosi nell’organizzazione di meeting e di videoconferenze, all’interno delle quali abbiamo presentato le nuove collezioni con la rete vendita internazionale». E per quanto riguarda i canali commerciali?
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«In Valery abbiamo deciso di modificare e di implementare anche le strategie di vendita, in àmbito sia B2C che B2B, e puntiamo sempre più a raggiungere la omnicanalità. Lo scorso maggio è stato lanciato l’e-commerce e, nonostante restiamo convinti del fatto che gli store fisici abbiano una grande importanza per i consumatori, ha riscosso successo! A livello geografico, il fatturato del nostro shop on-line è dato soprattutto da Germania, Giappone e Usa. A partire da gennaio abbiamo deciso di entrare in piattaforme B2B internazionali per la vendita wholesale delle nuove collezioni. Considerato il fatto che il nostro fatturato è per il 50% in Italia e per il 50% all’estero (specie in Francia, Germania, Belgio, Libano, Russia, Giappone e Stati Uniti), abbiamo deciso di adottare soluzioni digitali per facilitare le vendite internazionali. Non abbiamo intenzione di fermarci e continueremo a migliorare ancora in questo lungo processo di digitalizzazione, cercando di aumentare sempre più la presenza di Valery all’estero». La sede in provincia di Cuneo, sia produttiva che per quanto riguarda il “cervello” dell’azienda, è un “plus” o un problema? «Valery è un’azienda molto legata al territorio e per questo abbiamo deciso di mantenere la sede produttiva e operativa a Sommariva del Bosco, dal momento che per noi rappresenta un vantaggio competitivo, soprattutto per i mercati esteri. Ogni anno organizziamo eventi aziendali con clienti internazionali e tutti rimangono affascinati dai colori e dai paesaggi delle Langhe e del Roero, oltre che dalle specialità della cucina piemontese!».
Emergenti
Ferrero Alberto
Alberto Ferrero aveva 29 anni quando il papà Arnaldo morì e lui si fece carico del progetto imprenditoriale di famiglia, la Ab Servizi spa che, con sede legale ad Alba, si occupa di gestione dei rifiuti solidi urbani, energie rinnovabili e trattamento biogas. Solarites, invece, è focalizzata sulle energie sostenibili su scala industriale
Cristina Borgogno
«D
Piedi saldi nell’azienda di famiglia e testa in una nuova avventura imprenditoriale 56
ico sempre che mio padre mi ha lasciato abbastanza per fare qualcosa, ma non abbastanza per fare niente. Ed è per questo che, oltre all’onore di guidare l’azienda che mi sono trovato grazie al suo lavoro, voglio coltivare le mie passioni e creare anche qualcosa che sia solo mio». Alberto Ferrero aveva appena 29 anni quando il papà Arnaldo è morto, lasciandolo solo a portare avanti il progetto imprenditoriale di famiglia. Di Ceva, classe 1983, dopo gli studi in ingegneria civile al Politecnico di Torino e le prime esperienze lavorative, Alberto era subentrato nell’azienda di famiglia un anno prima della perdita del padre. Poi, in seguito a un ulteriore riassetto interno, è diventato amministratore unico della Ab Servizi spa che, con sede legale ad Alba, si occupa di gestione dei rifiuti solidi urbani, energie rinnovabili e trattamento biogas.
Ha preso le redini dell’impresa attiva in campo ambientale alla morte prematura del padre e poi, nel 2020, ha fondato Solarites, con sedi a Torino e a Roma
«Fin da subito ho cercato di seguire le orme di mio padre cercando di essere all’altezza di chi mi ha preceduto», racconta Ferrero. «Non è stato affatto facile all’inizio, ma accumulare esperienza sul campo è il modo migliore per imparare. Negli anni abbiamo costruito discariche sul territorio e ora gestiamo l’impianto di Sommariva del Bosco dove conferiscono oltre cinquanta Comuni della zona. Il residuale della raccolta differenziata arriva tutto nel nostro centro: qui noi separiamo meccanicamente i materiali e negli ultimi dieci anni abbiamo avviato collaborazioni per la trasformazione degli scarti leggeri combustibili. Mi piace ripetere che siamo l’apparato digerente della società. Del resto il benessere si tramuta anche in rifiuti che non sono soltanto un problema da smaltire, ma possono essere trasformati in risorse. E una buona gestione è quindi fondamentale». Oltre all’azienda di famiglia, per Alberto il 2020 è stato un anno di idee e di progetti concretizzati.
«In piena pandemia, con tre soci abbiamo aperto la società di sviluppo di progetti fotovoltaici Solarites. Con due sedi operative, a Torino e a Roma, il nostro studio sviluppa progetti di campi fotovoltaici ed eolici e operiamo in tutta Italia. Non costruiamo impianti, ma vendiamo progetti autorizzati e cantierizzabili. In questo campo le opportunità non mancano, specie al sud, per quanto riguarda il nostro Paese. L’ambiente di lavoro è molto stimolante e
abbiamo già intessuto una serie di relazioni e contatti interessanti anche livello internazionale. La vera sfida è quella di arrivare sino in fondo alla burocrazia». Quella di Solarites è una realtà giovanissima, eppure già ben incamminata, che si concentra sullo sviluppo di progetti di energie sostenibili su scala industriale, supervisiona ogni fase del processo di sviluppo (tra cui la selezione del sito), occupandosi della fase autorizzativa, dell’ingegneria, del finanziamento del progetto, della gestione della costruzione e della manutenzione per gli impianti. «Questa è la prima cosa davvero mia: in questi primi dieci anni di lavoro in azienda credo di essermi fatto le ossa e,
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Emergenti nonostante intenda mantenere i miei impegni, il futuro lo vedo sempre più con iniziative mie. Anche perché, con i profondi cambiamenti di normative e sensibilità che per fortuna hanno caratterizzato gli ultimi vent’anni, l’ecologia è un settore stimolante e in continua crescita».
propria realtà, non si può avere contezza delle dinamiche che ci circondano e del mondo al di fuori della nostra azienda e filiera. Non basta “ruscare” e tirare la carretta, ma per crescere occorre il confronto, vedere cosa c’è fuori, imparare dagli altri. Se c’è un’idea che mi sono fatto, è che il valore aggiunto dell’imprenditore è la capacità di conoscere e saper fare un po’ di tutto. Essere più un principiante di tutto che uno specialista di qualcosa».
Nel curriculum di Alberto Ferrero ci sono anche due mandati da consigliere nel Gruppo Giovani Imprenditori (Ggi) di Confindustria Cuneo, sotto la presidenza prima di Enrico Galleano e poi di Alberto Ribezzo. «È stata un’esperienza costruttiva e arricchente, specie perché ho avuto l’occasione di confrontarmi con il variegato e dinamico tessuto imprenditoriale della nostra provincia. Stando chiusi in ufficio, o comunque nella
Oltre alla famiglia (sposato con Claudia, un anno fa è nata Arianna), sono tante le passioni di Alberto Ferrero. «Mi piace coltivare diversi hobby, anche nell’ottica di imparare cose diverse e nuove. Sono uno che non ama stare troppo fermo. Tra i miei passatempi preferiti ci sono la fotografia e la musica. E poi mi diletto nella meccanica con il restauro di moto d’epoca. Insieme con l’amico Matteo Rossi Sebaste, attuale presidente del Ggi, organizzo il raduno “8 delle Langhe”, una granfondo per motociclette storiche dedicata alla memoria di Dario Sebaste. E naturalmente mi tengo continuamente informato sulle tematiche ambientali. Seguo in particolare i
media americani per stare dietro alle logiche internazionali che riguardano i cambiamenti climatici e le politiche di sostenibilità mondiali». Riguardo a questi temi, quali sono le prospettive per il 2021? «Si spera in un anno di ripresa per tutti. Per quanto riguarda il nostro settore, durante tutta l’emergenza sanitaria, lockdown compresi, abbiamo sempre lavorato. Ma è chiaro che la crisi la vediamo e la sentiamo tutti. Il Covid-19 ha portato però con sé anche nuovi spunti, dagli incentivi ai bonus, al Recovery Fund. Questa è una grande occasione per la politica nazionale, e non solo, per essere lungimirante e approfittare per dare finalmente il via a una vera svolta in chiave green».
Il Ggi sostiene le start-up ideate dagli under 35 A settembre il Gruppo Giovani Imprenditori (Ggi) di Confindustria Cuneo ha eletto presidente Matteo Rossi Sebaste (Golosità dal 1885 srl di Grinzane Cavour). I vicepresidenti sono Alessandro Gino (Gino spa di Cuneo), Luigi Giordano (Giordano & c. di Boves) e Veronica Petrelli (Tipolito Martini srl di Borgo San Dalmazzo). Il Consiglio (nella foto sopra) è completato da: Sabrina Bertone (Bertone Costruzioni srl di Chiusa Pesio), Marco Dadone Marchisio (Salumificio Marchisio srl di Pianfei), Elisa Marchesani (Full Service 2000 soc. coop. di Mondovì), Annalisa Pastore (Bipaled srl di Bra) e Alessio Testa (Best srl di Alba). Il primo grande progetto avviato è il bando “Giovani per i giovani” che scadrà il 31 marzo. L’iniziativa vuole incentivare ragazzi e ragazze under 35 che intendano trasformare un’idea, nata da passione concreta, in impresa, attraverso un finanziamento e un supporto specialistico. Per avere maggiori informazioni (la partecipazione è gratuita) si può scrivere all’indirizzo ggicuneo@confindustriacuneo.it o telefonare allo 0171-455429.
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Nel cambio di insegne non sono coinvolte filiali della provincia di Cuneo passate a Intesa Sanpaolo, ma il Gruppo Bper ha inglobato le Casse di Risparmio di Bra e di Saluzzo
Dal 22 febbraio operativa l’acquisizione degli sportelli ex Ubi
Bper Banca e la Granda
Sotto: la filiale di Alba di Bper Banca, già sede nella capitale delle Langhe degli sportelli della Cassa di Risparmio di Bra. Anche le filiali della Cassa di Risparmio di Saluzzo hanno cambiato insegne
de, oltre a Bper Banca e a Banco di Sardegna, anche numerose società prodotto e strumentali». Il sistema bancario vive un momento di profondo riassestamento. C’è la tendenza in atto verso la razionalizzazione delle posizioni e, in alcuni casi, il ridimensionamento degli istituti. Come si è mossa e come si sta muovendo Bper in questo contesto? «L’operazione principale che coinvolge Bper Banca in questo perioCassa di Risparmio di Bra. Parliamo di questa evo-
do è l’acquisizione degli sportelli
I
luzione con il responsabile della Direzione regionale
ex Ubi che riguardano anche il
Piemonte Liguria, Giuseppe Aimi.
Piemonte e che sta interessando
Beppe Malò n Piemonte, e in particolare nella Granda, Bper Banca si è rafforzata anche come immagine grazie alle nuove
molte risorse. È nostra intenzione Credo sia bene iniziare presentando Bper ai
ribadire l’impegno sul territorio,
lettori di “Made In Cuneo”.
che ci ha sempre contraddistinto,
insegne che campeggiano da
«Bper Banca è una realtà con una lunga storia:
anche nelle aree dove intensifiche-
qualche mese in diverse città del-
nasce come banca popolare più di 150 anni fa e oggi
remo la presenza».
la provincia. A luglio l’assemblea
il Gruppo è il quinto in Italia per totale attivo e nu-
dei soci dell’istituto di credito
mero di sportelli. Con l’imminente acquisizione delle
Nella campagna promoziona-
ha infatti dato il via libera in
filiali ex Ubi diventerà il terzo per numero di spor-
le, Bper si presenta appunto
sede straordinaria al progetto di
telli nella pesinola, portando il totale attivo da 88,6
come una banca “legata al
fusione per incorporazione nella
miliardi di euro a circa 117. Ha un indice di solidità
territorio”. Essendo ora pre-
capogruppo delle due controllate
patrimoniale (Cet1 ratio fully loaded pro forma, pari
senti, tra l’altro, a Bra, Alba
Cassa di Risparmio di Saluzzo e
al 15,9%) ai vertici del sistema. Il Gruppo compren-
e Saluzzo, come pensate di
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Cultura d’Impresa affrontare e gestire il tema della continuità territoriale per la quale c’è qualche pen-
dure sono ormai ben collaudate e gli automatismi a supporto permettono di ridurre al minimo le eventuali criticità per i clienti».
siero preoccupato? «La provincia di Cuneo, nelle realtà da lei indicate, rappresenta il cuore e la storia della presenza del Gruppo Bper in Piemonte. Qui abbiamo relazioni antiche e profonde rafforzate dall’ingresso in Bper della Cassa di Risparmio di Saluzzo e della Cassa di Risparmio di Bra. La continuità è garantita dal fatto che le due banche facevano parte già da tempo del Gruppo, per cui il cambio di insegna non modifica il modo di operare e la condivisione degli stessi valori, ormai sedimentati da anni. Gli interlocutori che la clientela trova in filiale e nei centri di consulenza, inoltre, non sono cambiati». Con riferimento particolare alle Pmi, che rappresentano la struttura portante del sistema economico, c’è qualche preoccupazione per la necessità di cambiare il codice Iban. È vero che basteranno due lettere o due e-mail ai
Con quale “sentiment” vivete la scelta strategica di posizionarvi nel cuneese? Il tessuto produttivo e non solo stanno guardando con molta attenzione e speranza alle vostre mosse! «Abbiamo costituito un Centro imprese a Bra e un distaccamento a Saluzzo, nel quale i nostri consulenti, svincolati dalle incombenze della filiale, si possono dedicare totalmente alla clientela imprese e alle sue necessità. L’avvio è stato molto positivo, tanto che la struttura verrà duplicata con un Centro imprese anche a Torino, consentendo così alle nostre risorse del cuneese di focalizzarsi sulle imprese del territorio». Il 22 febbraio è la data fissata per rendere operativa l’acquisizione di un gran numero di filiali ex Ubi a cui lei prima ha accennato. Cosa potrebbe cambiare per Bper? «Bper diventa oggettivamente più grande, però mantiene la struttura agile e vicina al territorio che la caratterizza. In Piemonte, in particolare, la presenza della rete diventerà più capillare, permettendoci una vicinanza ancora più efficace ai clienti. La provincia di Cuneo, pur non rientrando nel piano di acquisizione di nuovi sportelli, sarà in ogni caso quella con il maggior numero di filiali e di colleghi. La Granda, insomma, continuerà a rappresentare un nostro punto di eccellenza».
In Granda molti direttori di filiale raccontano con orgoglio che, in passato, si decideva un finanziamento o un mutuo guardando gli occhi e le mani del richiedente. Oggi è cambiato tutto, anche per via dei vincoli posti dalle autorità di vigilanza. Non sarebbe ora di riconsiderare la storia delle persone e le idee che portano con se stesse in banca? «Il processo di adeguamento della concessione del credito, che ha coinvolto tutto il sistema bancario, ha accompagnato lo sviluppo e la crescita di tante imprese. La necessità di integrare i dati numerici con la conoscenza diretta è un’esigenza sentita da noi per primi. Per integrare i dati e ovviare a incomprensioni puntiamo a una relazione frequente e trasparente con le aziende e a strumenti di delibera snelli, che consentono a oltre il 90% delle pratiche di affidamento di essere decise sul territorio piemontese, senza bisogno che siano validate altrove. Ciò è possibile anche grazie alla qualità della clientela che negli anni ha migliorato i propri
clienti e ai fornitori, ma, in un contesto già difficile, ci sono imprese e privati in ansia per gli eventuali disguidi e relative conseguenze... «Il passaggio è già stato realizzato a luglio per la totalità dei clienti piemontesi e i disagi sono stati ridotti al minimo. Un’analoga procedura avverrà con l’ingresso delle filiali piemontesi ex Ubi in Bper. Si tratta di un’operazione di
Da sinistra: Giuseppe Aimi, direttore regionale Piemonte Liguria di Bper Banca; Michele Iula, area manager Bra Liguria; Danilo Maurizio, area manager Saluzzo; Andrea Montrucchio, hub manager mercato di Alba, Grinzane Cavour e Santa Vittoria d’Alba
migrazione ingente, ma le proce-
61
Cultura d’Impresa rating in virtù del serrato con-
Un certo numero di banche,
fronto con i referenti in banca».
specie quelle a maggiore vocazione territoriale, sono in-
Siete soddisfatti di questi
tervenute con la disponibilità,
primi passi nel cuneese?
ad esempio, per anticipare i
«Assolutamente sì. Siamo partiti
ratei della Cig straordinaria.
nel momento più complesso, ma
Ritenete di potervi muovere
le basi organizzative e di rela-
in questa direzione?
zione in essere hanno permesso
«L’abbiamo già fatto e siamo tra
un avvio positivo, ben oltre le
le banche aderenti alla conven-
attese. Il contributo di tutti i col-
zione Abi (Associazione bancaria
leghi ingaggiati in un passaggio
italiana) in materia. Devo anche
non semplice è stato decisivo, così
dire che i nostri clienti in pro-
come positivi sono stati i riscontri
vincia di Cuneo hanno fatto un
dei clienti che, attraverso i loro
ricorso minore a questi strumenti,
feedback, ci hanno aiutato a mi-
grazie soprattutto alla qualità del
gliorare ulteriormente la qualità
tessuto imprenditoriale».
A Bra inaugurato il nuovo Centro private
In questi mesi il credito sarà
sono attendersi da Bper? E,
il vostro impegno prevalente.
per quanto riguarda le figure
La liquidità diminuisce per
apicali, il Gruppo intende
la crisi da pandemia e per i
valorizzare risorse locali?
suoi tremendi effetti sull’e-
«La nostra storia è stata caratte-
conomia reale. Imprese e
rizzata, negli ultimi trent’anni, da
cittadini vi chiederanno un
molteplici acquisizioni di ban-
aiuto per superare questa
che locali e sportelli. Quella del
fase durissima. Quale policy
22 febbraio è l’ultima in ordine
avete elaborato per affrontare
di tempo e, nei numeri, di gran
la situazione?
lunga la più importante. In tutti
«Gli strumenti messi a disposi-
questi anni e in occasione di fu-
zione, in particolare, da Medio-
sioni e aggregazioni Bper non ha
credito Centrale e Sace, sono stati
mai fatto mancare il legame forte
attivati a tutti i livelli possibili e
con le realtà locali, anzi ha sa-
il meccanismo ha raggiunto un
puto rafforzare la vicinanza con
efficace standard di velocità e di
i territori. Non solo: ha integrato
precisione. La qualità della do-
al proprio interno risorse locali,
cumentazione a supporto fornita
anche negli incarichi di maggiore
dalle aziende è stata preziosa per
responsabilità. È con l’auspicio di
determinare percorsi celeri e pri-
vedere colleghi della provincia di
vilegiati. Le sfide certo continua-
Cuneo ricoprire ruoli importanti
no e pertanto il futuro ci vedrà
che proseguiamo con determina-
impegnati a fondo per non far
zione la nostra storia in questa
Bper Banca ha inaugurato il Centro private di Bra, in piazza Carlo Alberto 1. I locali dell’ex Fondazione Cassa di Risparmio di Bra, sede della struttura, sono stati rinnovati per migliorare l’accoglienza dei clienti private dell’area territoriale che fa capo alla città della Zizzola, governata da Michele Iula e coordinata dalla Direzione regionale Piemonte Liguria, diretta da Giuseppe Aimi (a destra nella foto). A capo della nuova struttura è Marco Gabriele Rizzi (a sinistra), professionista con una consolidata esperienza nella gestione dei patrimoni, il quale commenta: «La clientela private del territorio può contare sulla presenza della nuova sede, appena inaugurata, e sul supporto di tre private banker. Il servizio sarà assicurato valorizzando tutti gli investimenti che nell’ultimo piano industriale il Gruppo Bper ha realizzato nel perimetro del wealth management, coinvolgendo le fabbriche prodotto Arca Fondi e Optima Sim, con la partnership con BlackRock per la piattaforma di consulenza Aladdin for wealth». L’ufficio private banking di Bper in Piemonte è composto da nove specialisti, suddivisi tra Torino, Cuneo, Asti, Bra e Saluzzo, tutti iscritti all’Albo dei consulenti finanziari ed esperti nel settore investimenti. Bper private banking propone una consulenza qualificata per la gestione dei grandi patrimoni e assicura competenza ed esclusività di trattamento in qualsiasi contesto di mercato. Gianluca Lovisolo, in forza allo staff private banking della Direzione generale, si occupa di supportare il business in sinergia con il neonato Centro imprese, avente sempre sede a Bra. Inoltre, in seguito all’imminente operazione di incorporazione delle filiali ex Ubi Banca, la rete dei private banker verrà ulteriormente potenziata per assistere nel
calare la tensione nella qualità
provincia, recitando un ruolo che
miglior modo possibile i nuovi clienti.
del servizio fornito».
vuole essere da protagonisti».
dei servizi da noi erogati». Gli imprenditori cosa pos-
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Non esageriamo con l’“esageruma nen”!
S Giovanna Marzo
ono lieta di darvi il benvenuto nella rubrica più leggera di “Made In Cuneo”, generosamente affidata a me, perché sono un’impeccabile osservatrice di quel che di interessante accade nella sonnolenta Granda che, con un nome così, dovrebbe evocare potenza e gloria e, invece, grazie all’innata attitudine masochista sabauda al mantra dell’“esageruma nen”, spesso ne esce mortificata rispetto alla realtà. All’ombra del Monviso, tra una vigna e l’altra, si consumano scene epiche, successi e tragedie degne di Omero, vizi e virtù che infuocano falò delle vanità e lotte politiche, spesso intonacate di polenta per attutirne il fragore. Anche qui il Covid ha inciso sulle abitudini sociali. Molti imprenditori hanno vissuto la tragedia del doversi fare la tinta in casa e sono di colpo passati dal tradizionale mogano scuro, lanciato anni fa da chi sapete benissimo, a un più solare color “bunet”: marroncino con striature caramello. Abbiamo dovuto rinunciare al piacere di incontrarci di persona, ripiegando su asettiche riunioni in Zoom, in cui tutto il mondo ha adottato l’eleganza cuneese: giacca, cravatta e pantaloni della tuta, un classico dello stile riscontrabile sotto i portici delle “sette sorelle”. In ogni caso, quando diremo addio a questi maledetti convegni on-line, potremo tornare a fare ciò che più
ci piaceva: lamentarci che a Cuneo non si trova mai parcheggio! Non l’avrei mai immaginato, eppure ho provato tanta malinconia per l’annullamento degli eventi mondani cuneesi e tutte quelle belle sagre in cui i politici ripetono sempre lo stesso discorso, cambiando il nome della città e concludendo con un’emozionante «Presto completeremo l’Asti-Cuneo»: conosco un’imprenditrice che la prima volta che lo ha sentito militava nel Gruppo Giovani e oggi è al terzo giro di botox. A proposito di botox, mi è mancato così tanto il rituale spettacolo di fine anno al teatro “Toselli” organizzato da Confindustria, dove l’importante non è lo spettacolo di per sé, ma vedere chi c’è, com’è vestito, da chi è accompagnato e in che punto della sala è seduto, elemento determinante per comprendere la posizione di potere. Si capiscono più cose di politica
Il Salotto confindustriale in una serata di Natale che nella relazione programmatica di un presidente. Come ripiego ho assistito in tv all’“inauguration day” di Biden e, per ammazzare la frustrazione di non essere presente in pompa magna, ho vivisezionato ogni singolo outfit, concludendo che, nonostante la più elegante fosse senz’altro Michelle Obama con quel cinturone da Wonder Woman che manco la Cirio se lo sogna, è il carismatico e contagioso sorriso di Kamala Harris ad aver di gran lunga conquistato la mia approvazione. Non so se l’entusiasmo me l’abbia acceso la meringa di Arione, ma quando la giovane poetessa Amanda Gorman (foto) ha declamato “The hill we climb” (“La collina che scaliamo”), cari miei, per un attimo il mio cinismo mi ha abbandonata e ho pensato alle nostre imponenti montagne e dolci colline e credo proprio parlasse di noi, perché veste perfettamente il nostro modo di essere cuneesi, intenti a scalare, impavidi della fatica, per arrivare alla cima e assaporare la felicità della vetta. Vi avevo detto all’inizio che questa è la rubrica più leggera della rivista, ma come diceva l’amato Italo Calvino «la leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto». Sorridendo, a volte, si liberano profondi pensieri.
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circonvallazione inaugurata
Dopo (troppi) anni di violente
nel 1985, comprensiva del
polemiche che hanno coin-
ponte strallato progettato
volto la politica nazionale e
dall’ingegenr Giuseppe Vassal-
i decisori comunitari, è stata
lo e realizzata dalla Provincia.
trovata la quadra che ha per-
Ma in corso d’opera emersero
messo di far ripartire i lavori.
mentre il viadotto interrotto sul nulla nel terri-
ostacoli, tecnici e finanzia-
Si tratta di una buona notizia
torio di Cherasco diventava il simbolo dell’en-
ri giudicati insormontabili,
anche per Confindustria Cu-
nesima incompiuta all’italiana.
in forza dei quali si abban-
neo che da sempre si batte a
Il cantiere è stato allestito a Cantina Roddi e
donò l’ipotesi di realizzare
favore di questa opera pubbli-
concernerà il collegamento del nuovo nastro
un tunnel sotto il Tanaro che
ca. Sul tappeto, però, restano
d’asfalto con la tangenziale di Alba che, a diffe-
bypassasse la città. Allo stesso
numerose incognite. Di qui la
renza di quello che era il progetto alla base del-
modo, ed è uno dei punti più
cautela degli amministratori
la gara d’appalto europea degli anni Novanta,
scottanti della questione, ci
regionali e locali, i quali han-
entrerà a far parte del tracciato autostradale.
si rese conto dell’eccessiva
no sì festeggiato l’evento, ma
Infatti in origine l’Asti-Cuneo avrebbe dovuto
onerosità del traforo previsto
si mantengono in attesa di
seguire un percorso proprio, affiancandosi alla
sotto la collina di Verduno.
garanzie e di atti definitivi.
Beppe Malò
S
i rivedono le ruspe al lavoro per la costruzione dell’autostrada Asti-Cuneo. Gli ultimi lavori si erano svolti nel 2012 e, da allora, nulla si era mosso,
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Fotonotizia
Per l’Asti-Cuneo è la volta buona? Aperto il cantiere a Roddi per il collegamento con la tangenziale di Alba
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Ferruccio Dardanello: quella 500 Bianchina decapottabile…
G Le interviste sbarazzine di Gian Maria Aliberti Gerbotto
ian Maria Aliberti Gerbotto non ha bisogno di presentazioni. Le sue interviste ai Vip per riviste di primo piano, da cui ha tratto libri che, poiché spesso ha destinato i proventi a opere di beneficenza, ne testimoniano anche il grande cuore, l’hanno reso famoso a livello nazionale, una fama accresciuta dalle frequenti presenze sul piccolo schermo, in particolare sulle reti Rai (da “Uno mattina” alle trasmissioni di Gigi Marzullo, per il quale in particolare il giornalista e scrittore saluzzese ha tenuto banco in varie edizioni del festival di Sanremo). La sua verve particolare l’ha reso il candidato ideale per la gestione di una nuova rubrica di “Made In Cu-
“La piena assassina” è il nuovo romanzo del giornalista e scrittore saluzzese “interpretato” da Beppe Ghisolfi e da decine di personalità cuneesi 66
neo”, dal titolo poco... fine, ma che nella sua scherzosità vuole sottolineare in modo bonario le indubbie caratteristiche del titolare. Le interviste, condotte a ritmo serratissimo, che si succederanno in questo spazio saranno un divertissement che consentirà di svelare i lati meno conosciuti delle personalità che man mano saliranno alla ribalta. A inaugurare la galleria di ritratti sbarazzini è Ferruccio Dardanello. Anche lui, storica colonna dell’economia e dell’amministrazione della provincia Granda, non necessita di ulteriori presentazioni. Alé, si parte! Una sua passione... «Per lavoro, negli anni, ho frequentato i migliori alberghi del Paese,
È uscito il nuovo romanzo di Gian Maria Aliberti Gerbotto: “La piena assassina”, un giallo ispirato al tema dell’emergenza climatica. Un violento nubifragio provoca l’esondazione di quello che fino a ieri era solo un torrente... A Saluzzo, sul luogo della catastrofe, viene ritrovato il cadavere del banchiere Beppe Ghisolfi, molto noto ben oltre ai confini della Granda, nella realtà assolutamente vivo e vegeto, ma che con ironia si è prestato alla farsa romanzesca di Aliberti, come la “vittima” stessa spiega ironicamente nell’introduzione del libro. Il romanzo diventa anche una sorta di biografia indiscreta del banchiere che si dipana sotto la traccia del giallo, partendo dai tempi della nascita nella piccola frazione cerverese, sino ai successi bancari internazionali. Ma il professore, che tutti ricordiamo come anchorman di Telecupole Piemonte, non è
ma è solo quando sono in giro con il mio camper che mi sento davvero bene. Una fetta di salame accompagnata da un buon vino, con indosso pantaloni corti e sandali, per me rappresenta l’amata libertà che non ho mai potuto vivere nella quotidianità professionale». Sport? «Calcio da giovane e sci appena posso, però non so nuotare e, se non ho un salvagente a portata di mano, non vado al largo». Un hobby. «Da ragazzo strimpellavo la chitarra e scrivevo canzoni sul filone dei cantautori genovesi alla De André, Lauzi, Tenco... E poi mi esibivo sui palchi di provincia». Scaramanzie? «Diciamo che ho firmato tante carte importanti con la stilografica che nasconde un cornetto nel cappuccio, regalatami dei miei amici napoletani». Programma imperdibile in tv. «Una serie di partite vincenti del Toro, ma, visto che rimarrà un sogno, mi godo Don Matteo. Amo Terence Hill sin da quando, con Bud
l’unico personaggio reale a comparire e a essere coinvolto nella nuova fatica letteraria del 48enne giornalista saluzzese, anche celebre personaggio televisivo perché per tre anni impegnato nei programmi della notte di Gigi Marzullo. Come ci ha abituato Aliberti in tutti i suoi romanzi, continua la carrellata di personaggi della provincia Granda che l’autore si diverte a disseminare anche lungo questa storia, coinvolgendoli nella trama, tutti citati con i loro veri nomi e ruoli sociali nella vita reale. Molti sono i volti noti e meno noti di Cuneo, Alba, Saluzzo, Limone Piemonte, alcuni dei luoghi in cui si svolgono le scene del giallo... Ma non manca la Liguria: alcune scene sono ambientate a Sanremo, Ventimiglia, Ospedaletti e Imperia. «Con lo scrittore piemontese il noir si trasforma in una sorta di eccezionale guida
L’Impiccione Spencer, menava il mondo intero». Una pazzia fatta per amore? «Scappare dal collegio, il convitto civico dove studiavo, per raggiungere la morosa». Il personaggio storico. «Due figli eccezionali della mia terra: Giovanni Giolitti e Luigi Einaudi». Il sogno ricorrente? «Da bambino sognavo spesso una sbarra che mi veniva addosso all’improvviso, facendomi svegliare di soprassalto...». L’ultima dieta che ha fatto? «Quella che mi diede qualche anno fa la dottoressa Adami e che seguo ancora oggi». Se non avesse intrapreso questa carriera, oggi sarebbe? «Quando ero commerciante calzaturiero, ho più volte seriamente pensato di fare il commercialista perché tutti i clienti mi chiedevano continue consulenze fiscali, cui mi divertivo sempre a rispondere con la massima solerzia». A chi non rifiuterebbe mai un invito a cena? «A Sergio Billé, storico grande presi-
dente di Confcommercio. Un uomo straordinario, di cui sono stato vice per dieci anni». Cosa ha acquistato con i primi soldi? «Una 500 Bianchina decapottabile». La parte del corpo più seducente, nell’altro sesso? «La parte alta del lato A e quella bassa del lato B». Oroscopi, sì o no? «Avevo un’amica astrologa, Corinne, che mi regalava spesso delle previsioni di vita futura e devo ammettere che molte volte, benché io ne sorridessi, ci ha imbroccato». Mai davvero mai... «Sono sempre stato un uomo di relazione e mai contrapposizione, quindi non ho mai detto “no” categorici. Altrimenti non sarei stato in sella così tanti anni!». Rito prima di andare a dormire. «Recitare le preghiere. Sono una persona di fede e, quando nel 2019, per la prima volta dopo ben 25 anni, non ho potuto fare il mio consueto pellegrinaggio a Lourdes, ne sono rimasto davvero rammaricato».
Gian Maria Aliberti Gerbotto, “l’impiccione” di “Made In Cuneo”, fotografato con la sua prima “vittima”, il monregalese Ferruccio Dardanello
social-turistica romanzata», ha scritto Antonio Bozzo del “Corriere della sera” nel dorso di copertina. «Mi sembra azzeccata e originale la scelta di Aliberti Gerbotto di ambientare il giallo nell’àmbito di un’alluvione. Del resto le alluvioni conseguenti a forti nubifragi non sono eventi naturali improbabili e ogni anno in Italia se ne verificano almeno un centinaio sempre più distruttivi, proprio come avviene in questo romanzo», afferma nella prefazione il colonnello Mario Giuliacci, il “Signor buonaseeeera” che tutti ricordiamo alle previsioni del tempo di Canale 5 e poi de La 7. In copertina spicca una frase del climatologo Luca Mercalli che suona come un triste avvertimento: «Gli studi scientifici sul cambiamento climatico mostrano la maggior
frequenza di fenomeni meteorologici distruttivi. Molti di questi sono già in atto e semplicemente via via che la temperatura andrà aumentando diventeranno più intensi». L’ultimo romanzo di Gian Maria Aliberti Gerbotto, il quale ha all’attivo una decina di libri, spesso dedicati al mondo dei Vip e pubblicati da case editrici del calibro di “Piemme” e “Mondadori”, o distribuiti da “Rizzoli” e “DeAgostini”, si può acquistare in libreria al prezzo di 16 euro, ma anche on-line su “Amazon” e sul sito internet della “Mondadori”. “La piena assassina” (romanzo-giallo) di Gian Maria Aliberti Gerbotto, prefazione del colonnello Mario Giuliacci, “Bb Europa edizioni”, 176 pagine, 16 euro.
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Sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo
Il Monastero che fa splendere l’intero antico Marchesato
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La riqualificazione, seguita da Michele Scanavino, ha coinvolto ogni parte dell’immobile di fine XVI secolo, riportando l’edificio sacro, prima scuro e barocco, alla luminosità originaria
Santa
Maria Stella della
Anna Cavallera
«L
’apertura del monastero domenicale rappresentava, nel passato, un segno di dialogo: le monache di clausura partecipavano solo con la loro voce, ma così comunicavano il loro essere al mondo, al lavoro, come tutti, anche se in un universo per molti invisibile». Lo spiega il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo, Marco Piccat. «Visitare luoghi come Santa Maria della Stella dovrebbe spingere ogni amministratore a riflettere sul proprio ruolo e sull’opportunità delle scelte future, proprio come facevano, 400 anni fa, le monache. Ogni giorno il loro impegno era dedicato al futuro di Saluzzo, che non sarebbe stato il loro futuro, ma il nostro presente». Le operose monache di Rifreddo che, a partire dal 1592, si aggiravano taciturne lungo gli ambienti del monastero cistercense intitolato a Santa Maria della Stella, noto come
Croce Rossa di Saluzzo, non avrebbero potuto immaginare che a distanza di quattro secoli il silenzio che ne accoglieva i passi affrettati sarebbe stato interrotto da un brulichio di voci, musiche e vita. Merito della Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo che, dopo anni di degrado e abbandono, nel dicembre 2019 ha riaperto il complesso museale acquistato nel 2007 dai padri Gesuiti, per adibirlo, investendo oltre 5 milioni di euro del proprio patrimonio e un lungo iter di recupero, a prestigiosa sede istituzionale, nonché centro congressi, auditorium polifunzionale e museo che racchiude una parte importante della storia saluzzese. Come analizzato nella tesi di laurea dall’architetto
Arte Industriale Giuliana Mussetto, la storia del complesso ha origini antichissime. Il monastero femminile di Santa Maria di Rifreddo dal XVI secolo venne trasferito a Saluzzo, nel borgo di San Martino (situato fuori le mura, tra corso Piemonte, via Rifreddo e via Macallè), nella sede di un convento delle Clarisse, in ottemperanza alle disposizioni di mons. Pichot, e prese il nome di Santa Maria della Stella. Venne fondato da Agnese, figlia di Manfredo II Marchese di Saluzzo, la quale, rimasta vedova del Governatore della Magistratura di Torres in Sardegna, nel 1217 decise di ritornare nella sua città. Ella, «vestito l’abito di religiosa», fondò l’istituto accogliendo «dodici principesse tra le quali donna Beatrice di Baonasca e sua sorella, due
Un investimento di oltre 5 milioni di euro che restituisce un tesoro inestimabile alla città
Il progetto ha dato vita a un contesto storico importante, dove in ogni angolo è possibile conoscere e apprezzare i “retroscena” della storia del Monastero e dei monumenti e delle bellezze storiche del Marchesato di Saluzzo, oltre a usufuire degli spazi pubblici
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della casa Piosasca, donna Alasia figlia del signore dei Revello, donna Giulia di Luserna, donna Sibilla figlia del marchese di Pianessa, donna Teobalda figlia del fu marchese Giacomo di Savona». Nel 1611, così come documentato dal disegno di Giovenale Boetto tratto dal Theatrum Sabaudiae del 1662, le monache eressero una nuova chiesa, di cui posò la pietra fondamentale il vescovo Ottavio Viale e cent’anni dopo ne fabbricarono un’altra, su disegno del converso domenicano fra Giacinto Poncino, rivolta a est, alla città. Passata alla Confraternita della Croce Rossa, in seguito ai Gesuiti e infine sconsacrata tra alterne vicende e cambi di
Marco Piccat Presidente della Fondazione CrSaluzzo
La struttura è uno spazio aperto, ma ha bisogno della gente per vivere. La pandemia ha rischiato di spegnere “la stella”, però a breve... 70
Il saluzzese Marco Piccat è stato professore ordinario di filologia romanza alla Facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Trieste e direttore del Dipartimento di scienze storiche, filosofiche e linguistiche
proprietà, la chiesa rappresenta oggi un fiore all’occhiello di Saluzzo. L’iter dei lavori di riqualificazione, seguiti da Michele Scanavino, ha coinvolto ogni parte della struttura, dalla facciata alla cupola, all’altare ligneo, ai motivi floreali e l’intero apparato decorativo, riportando l’edificio sacro, prima scuro e barocco, alla luminosità originaria. I restauri, monitorati dalla Soprintendenza piemontese, con la direzione di Valeria Moratti e Silvia Gazzola ed affidati al Consorzio San Luca, dal 2015 hanno visto la partecipazione di cinque imprese, impegnate in oltre 1.165 giornate di lavoro. Le indagini archeologiche affidate a F.T. Studio srl, sotto la guida dell’archeologa Monica Girardi e con la direzione scientifica di Sofia Uggé, hanno messo in luce due fornaci per la produzione di mattoni attive dal ’400, il cimitero del monastero e numerosi resti appartenenti a strutture preesistenti.
Il materiale raccolto è presentato attraverso video tematici realizzati dalla società F.T. Studio e proiettati su quattro grandi totem, mentre gli ologrammi relativi ai reperti rinvenuti, tra i quali alcuni oggetti religiosi, come medaglie e crocefissi, ritrovati sugli scheletri delle monache sepolte nel piccolo cimitero situato all’ingresso della chiesa, ruotano virtualmente in due vetrine. La società Icarus Group di Borgo San Dalmazzo, attiva dal 2008 e specializzata nei settori aziendali multimediale, acustica e tecnologie, ha realizzato il progetto e l’installazione degli impianti Av, multimedia, Tvcc, rete Lan, wi-fi, Evac e telefonia del nuovo centro congressi. Il suo titolare, Flavio Vallò, ci ha raccontato come sia riuscito a dar vita a un ambiente polifunzionale all’avanguardia sul fronte tecnologico, grazie a una «filosofia di progettazione per la distribuzione dei segnali Av che prevede una flessibilità totale, per soddisfare un utilizzo logico della struttura. Questo approccio prioritario si pone l’obiettivo di soddisfare ogni richiesta proveniente da chi organizza e gestisce eventi, in modo da garantire alle sale ogni configurazione possibile, insieme alla semplicità di gestione e a costi di manutenzione ridotti». E mentre tre evanescenti figure di suore scorrono lungo una balconata proiettata sulla parete comune della chiesa, è tornata all’autentica bellezza l’imponente scena dell’Incoronazione della Vergine in gloria con la Trinità,
Arte Industriale angeli e santi che adorna la cupola, risalente alla metà del Settecento e attribuita, come suggerito dall’incaricata diocesana per i beni culturali, Sonia Damiano, al pittore ticinese Giovan Francesco Gaggini. Il coro, finemente ristrutturato, ospita ora una sala con un’ottantina di posti, attrezzata con proiettori e schermo per incontri e convegni, mentre negli spazi contigui trovano posto gli uffici, la sala del Consiglio e la biblioteca della Fondazione. Santa Maria della Stella è tornata
uno spazio aperto, ma ha bisogno della gente per vivere: il tempo in cui viviamo, paralizzando la libertà di espressione, manifestazioni e spettacoli, ne ha spento “la stella”. Un astro ha bisogno di risplendere in un cielo attorniato da altre costellazioni brillanti. Affinché non diventi una stella cadente stiamo programmando eventi di particolare prestigio, legati soprattutto al saluzzese, da sempre territorio di confine e quindi di incontro tra culture diverse». Tra questi figurano un progetto di
a risplendere in tutta la sua bellezza e la riapertura costituisce una restituzione del patrimonio storico e architettonico alla città di Saluzzo. È una struttura che, come riferisce il professor Marco Piccat, «è destinata a diventare la “casa dei saluzzesi”. Riportata alla luce grazie ai loro risparmi di oltre un secolo, rappresenta un luogo d’incontro fra la città e il territorio, aperto a iniziative culturali e turistiche». Piccat sottolinea come la pandemia abbia temporaneamente cristallizzato i progetti iniziali: «L’edificio è
valorizzazione dell’abbazia di Staffarda, iniziativa in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e la Fondazione dell’Ordine Mauriziano, quindi una mostra estiva diffusa sui tesori del Marchesato, promossa da Artea, con una serie di manifestazioni correlate ed esposizione di pezzi importanti.
Impianti tecnologici di assoluta avanguardia I modernissimi impianti tecnologici di cui fa sfoggio la sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo, allestita nel rinato Monastero di Santa Maria della Stella di via Rifreddo, sono stati realizzati da Icarus Group di Borgo San Dalmazzo (sotto: Flavio Vallò, amministratore dell’azienda borgarina che ha sede in via XI settembre, tel. 0171 413319, https://icarusgroup.tech/). Non è l’unica commessa di rilievo ottenuta negli ultimi tempi da Icarus Group che, ad esempio, ha progettato e gestito l’installazione della comunicazione digitale di Suzuki Italia per tutta la rete di vendita (130 concessionari nella penisola) e le officine autorizzate, realizzando un sistema flessibile, versatile, autonomo e affidabile. Altri due importanti progetti curati dalla società hanno riguardato la sala ex contrattazioni di via Roma 17, nel capoluogo, ove ha sede la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, la quale ha commissionato a Icarus Group il rifacimento completo degli impianti multimediali e tecnologici, e la palazzina direzionale di Infineum Italia srl, a Vado Ligure, per l’allestimento multimediale completo degli spazi adibiti a coworking. Icarus Group nel campo multimediale allestisce impianti audio e video, per videoconferenze, videoproiettori e monitor prefesssonali, digital signage e, inoltre, noleggia apparecchiature. Per quanto riguarda la tecnologia più aggiornata progetta sistemi di controllo e gestione, gestione rete dati, integrazione di sistemi tecnologici, sicurezza e videosorveglianza, comunicazione e videoinformazione. Per quanto concerne l’acustica, effettua rilievi e misurazioni, progettazione acustica, interventi correttivi e propone prodotti e soluzioni.
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Guarda il video
Garessio: ponte targato Giugiaro Il designer dona al suo paese il concept dell’opera post alluvionale
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Fotonotizia
A
Garessio un nuovo ponte
sostituirà quello del 1861, demolito in autunno, subito dopo l’alluvione che ha provocato l’ennesima esondazione del Tanaro, travolgendo il centro
l’assessore alle infrastrutture e ai trasporti, Marco Gabusi, durante un incontro a Torino. Il vecchio manufatto, intitolato al generale degli alpini ed ex sindaco di Garessio Mario Odasso, è stato per ben oltre un secolo e mezzo l’unico collegamento tra le due parti del paese, palcoscenico di eventi e di celebrazioni che hanno
abitato. Il concept è stato donato da
riunito generazioni di garessini, ma durante le
Giorgetto Giugiaro, originario del paese
alluvioni succedutesi nei decenni la struttura si
dell’alta Val Tanaro ed è stato presentato da Ferruccio Fazio, con lo stesso designer e il figlio Fabrizio, il presidente della Regione, Alberto Cirio, il vicepresidente, Fabio Carosso, e
è rivelata un pericoloso ostacolo al deflusso delle acque di piena, fungendo spesso da diga. Saranno gli studenti locali a scegliere, fra due diverse ipotesi cromatiche, il progetto che verrà realizzato.
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TCN scommette sulla mobilità green Via al progetto “Alba”, la mini car elettrica presto su strada Cristina Borgogno
D
alle superbiciclette a pedalata assistita al quadriciclo leggero elettrico per
muoversi in città. Tcn Group investe ancora sulla mobilità sostenibile, immaginando un futuro fatto di veicoli smart da utilizzare anche in città.
Langhe punta tutto su Alba, la start-up acquisita di recente che ha progettato e realizzato il prototipo di un mezzo ecologico oggi disponibile nella versione Gc per l’utilizzo all’interno di golf club e villaggi turistici, ma che presto avrà nuove versioni off-road e, soprattutto, street-legal, utilizzabili sulle strade dei centri storici cittadini, piccole città turistiche e in contesti di hotel e resort. Con un nome che significa “luce di un nuovo giorno”, ma pure quello della sua
E così, dopo le Thok e-bikes
città d’adozione, Alba (la nostra rivista si è già
sulle quale “Made In Cuneo” si
occupata anche di questo progetto) è stata pen-
è già soffermato in un numero
sata per favorire una modalità di spostamento
recente, il gruppo industriale
in grado di diminuire l’inquinamento atmo-
attestato nella capitale delle
sferico e acustico generato dai veicoli privati,
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Oltre alla versione Gc per golf club e villaggi turistici, pronte quelle off-road e street-legal
garantendo un’esperienza di guida semplice, silenziosa e rinnovata. Un nuovo modo di pensare agli spostamenti, quindi, in chiave ecofriendly, per salvaguardare il futuro del pianeta. Alimentato da un motore elettrico trifase con una potenza di 3 Kilowatt e ricaricabile direttamente in casa senza necessità di colonnine esterne, Alba è a impatto zero a livello sia ambientale che acustico. Ha un’autonomia fino a 60 chilometri ed è in grado di raggiungere una velocità massima di 50 chilometri orari. Ed è di tendenza. L’involucro porta la firma del noto designer italiano, premio “Compasso d’oro” alla carriera, Walter De Silva e racchiude i moderni concetti di mobilità, sicurezza, tecnologia, comfort e versatilità.
Bello e Ben fatto
Il Gruppo industriale presieduto da Giuseppe Bermocco, dopo aver rilevato la start-up, si accinge ad ampliare lo stabilimento
oltre alle ormai diffuse moun-
lizzazione.
tain bike a pedalata assistita
«Il nostro smart vehicle risponde a severi
dedicate ai percorsi fuoristra-
standard di concezione automobilistica ed
da, dallo scorso anno propone
elevata sicurezza», dice ancora Bernocco. «Non
con successo la Mig Ht, una
vediamo l’ora di vederlo circolare sul territo-
brillante soluzione per il con-
rio di Langhe e Roero, nel nostro patrimonio
testo urbano. Con Alba, per cui
naturale: Alba è il mezzo di spostamento ideale
Tcn rappresenta l’incubatore
per un turismo che predilige passeggiate in
ideale, amplieremo l’offerta
silenzio e tranquillità, consentendo di assapo-
a favore della smart mobility.
rare il paesaggio con il giusto ritmo. Muoversi a
Il progetto racchiude, infatti,
impatto zero, in totale armonia con le bellezze
tutti i moderni concetti della
naturali che si stanno visitando, non può che
mobilità, un design innovativo
regalare conseguenze positive sul benessere dei
e di tendenza, coniugato con
luoghi e delle persone che lo vivono. L’essenza
una serie di concetti essenziali
del progetto stesso sta nel nome che abbiamo
che sono le basi del progetto: sicurezza, tecnologia, comfort
Ma com’è nata l’acquisizione di Alba? «L’opportunità si è presentata in un momento in cui è evidente a tutti come la mission delle aziende sia quella di identificare progetti con lo scopo di coniugare la sostenibilità economico-industriale con quella ambientale», spiega il presidente di Tcn Group, Giuseppe Bernocco. «In tale contesto, con la sempre più diffusa consapevolezza del consumatore riguardo all’uso di beni e mezzi ecosostenibili ed ecocompatibili, reputiamo che nel medio e nel lungo termine le aziende che sapranno rispondere positivamente, investendo per soddisfare la domanda e il nuovo trend del mercato, godranno di una po-
e versatilità. È ecologica per antonomasia e vuole essere fashion, a dimostrazione del fatto che mobilità sostenibile ed estetica possono convivere liberamente». L’idea è che il veicolo possa posizionarsi in una fascia di alto livello: sospensioni indipendenti per garantire una guidabilità pari a un’autovettura, comandi al volante,
voluto dargli, nel rispetto del territorio dove è insediata l’azienda e dove viene costruita una nuova mobilità». Il piano per lo sviluppo di Alba è ambizioso. Per raggiungere questo e altri obiettivi del gruppo, Tcn ha avviato per il 2021 una serie di investimenti da oltre 10 milioni di euro che consentiranno la realizzazione di un nuovo stabilimento di ottomila metri quadrati adiacente all’attuale sito produttivo alle porte di Alba e collegato al fabbricato esistente tramite superfici coperte di 1.800 metri quadrati, ma anche l’acquisto di nuovi macchinari e di strumenta-
recupero dell’energia in frenata, sistema frenante ad azionamento idraulico con freni a disco all’anteriore e freni a tamburo al posteriore, freno di stazionamento elettromagnetico a inserimento automatico, equipaggiamenti di serie di alta gamma, fari a led e una vasta scelta di colori per garantire la massima persona-
sizione competitiva privilegiata. Tcn Group ha sposato questa filosofia alcuni anni fa e il primo significativo traguardo è
Alimentato da un motore elettrico trifase con una potenza di 3 Kilowatt e ricaricabile in casa, il quadricilo Alba è a impatto zero a livello sia ambientale che acustico. Ha un’autonomia fino a 60 chilometri
stato raggiunto con Thok che,
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risponde il presidente Bernocco. «Ci sono però tre fattori che saranno indissolubili: sostenibilità, sicurezza e connettività. L’obiettivo di Alba non è tuttavia quello di cambiare la mobilità urbana, bensì quello di uno sviluppo per specifiche applicazioni di nicchia. Ma, dotato dei tre fattori che ho citato, è in linea con quelle che saranno le evoluzioni della mobilità. E in questo target di mercato si inserisce anche la Giuseppe Bernocco (a destra), presidente di Tcn Group, con Sebastiano Asteggiano, amico e socio di sempre, con il quale diede vita a Cherasco alla prima minuscola azienda che diede il nome al Gruppo
nostra Thok». Acquisizioni, nuovi progetti, piani industriali e investimenti. Allora è proprio vero che in tempi di crisi nascono le opportunità?
zione tecnologica.
finanziari quali il noleggio a
«La pandemia è stata un forte acceleratore
In sinergia con tutto il grup-
lungo termine e formule fles-
di innovazioni e cambiamenti, in brevissimo
po, un nutrito staff di tecnici
sibili all inclusive, apposita-
tempo ha modificato comportamenti e abitu-
e specialisti sta lavorando
mente dedicate per soddisfare
dini», conclude Giuseppe Bernocco. «In questo
intensamente per l’industria-
ogni tipologia e necessità del
periodo ci siamo resi conto, più che mai, di
lizzazione del prodotto e per
cliente. I primi riscontri dal
quanto sia fragile questo mondo frenetico che
la realizzazione delle linee di
mercato e le manifestazioni di
ci siamo costruiti e di cui facciamo parte. Ed è
montaggio. L’avvio produttivo
interesse che stiamo riceven-
per questo che abbiamo provveduto a riorga-
è previsto nei primi giorni di
do ci fanno guardare al futuro
nizzarci, ad aumentare le nostre efficienze e a
maggio con l’obiettivo di co-
con ottimismo e presagire
rafforzare il concetto di resilienza, ridefinendo i
struire il primo lotto di cento
volumi di tutto rispetto».
piani industriali e le strategie di medio e lungo
veicoli che verranno conse-
Tra monopattini, bici elettriche
termine. Nel 2021 il gruppo Tcn sarà impegnato,
gnati a clienti e distributori
e adesso anche smart-vehicle
come sempre, su più fronti nei diversi settori
per il lancio commerciale e
come Alba, Tcn come immagina
in cui operano le aziende che lo compongono:
che suggelleranno ufficial-
la mobilità urbana nel prossi-
dall’alimentare alla meccanica di precisione
mente l’inizio del progetto
mo futuro?
e alle macchine per il tessile, passando per la
Alba, al 100% italiano e total-
«In costante evoluzione, ma
mobilità sostenibile con Thok e Alba, oltre alla
mente “made in Alba”.
è difficile fare previsioni»,
fabbricazione di macchinari per la realizza-
Per quanto riguarda la stra-
zione di mascherine chirurgiche per far fronte
tegia commerciale, Bernocco
alla pandemia mondiale, con il progetto Bianco
spiega che «il lancio avverrà nelle prossime settimane, contestualmente alla definizione di un network di distribuzione e service sul territorio italiano ed europeo». «Oltre alla creazione della rete», aggiunge il Presidente di Tcn, «si stanno predisponendo soluzioni ad hoc che permetteranno di affiancare alla vendita tradizionale prodotti
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L’avvio della produzione, con un lotto di cento veicoli, è previsto per inizio maggio. Tcn ha deciso per il 2021 una serie di investimenti da oltre 10 milioni di euro
Mask-Pro. Dal punto di vista degli investimenti, nonostante il periodo sono confermati tutti quelli rivolti a supportare il piano strategico di crescita del gruppo, convinti che solo le aziende moderne, innovative e sostenibili godranno della competitività necessaria per vincere le sempre più stringenti sfide di mercato internazionale. Siamo ottimisti per natura e fiduciosi che il 2021, seppur ancora in convivenza con la crisi pandemica, sarà un anno tutto sommato positivo, prologo di una significativa ripartenza, appena il mondo ritornerà alla normalità».
Bello e Ben fatto
U
Fabio Rubero
n innovativo e modernissimo prodotto, progettato in codesign
con Decathlon, le consentirà, in un paio d’anni, di raddoppiare il fatturato aziendale del comparto sportivo, portandolo a sfiorare i 6 milioni di euro. Eppure alla Caroni spa di Borgo San Giuseppe fino a pochi anni fa lo sport entrava in azienda forse solo nelle discussioni del lunedì matti-
Se il metallo è “pane quotidiano”...
na alla macchinetta del caffè, quando si commentavano i risultati del campionato. Oggi, invece, la collaborazione con il colosso francese, presente in tutto il mondo con 1.500 punti vendita di attrezzature e abbigliamento sportivi, costituisce una delle tre importanti basi su cui si fonda l’azienda. «È una collaborazione iniziata quasi per gioco quando la crisi
Per Caroni spa un nuovo grande progetto in collaborazione con Decathlon, “terza gamba” per l’azienda cuneese, a fianco dell’automotive e delle attrezzature agricole
mondiale stava pesantemente erodendo il fatturato aziendale», spiega Andrea Caroni, 60 anni, 41 dei quali vissuti in azienda, oggi amministra-
L’amministratore unico della Caroni spa, Andrea Caroni, da 41 anni in azienda
tore unico della Caroni spa.
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Sono circa 160 le persone attive nelle due unità operative di via Castelletto e via Tiziano. Per quanto riguarda il mercato automotive, Andrea Caroni spiega che negli ultimi anni esso ha avuto una crescita vertiginosa, «tanto che, pur lavorando su due turni di produzione, fatichiamo non poco a soddisfare tutte le richieste»
a completare il panorama dei
Fondata nel 1954 da Stefano Caroni, l’azienda si è sempre mantenuta al passo con i tempi e oggi opera in ottica “Industria 4.0”
settori di competenza dell’azienda. Si tratta di attrezzature da integrare ai trattori con la trasmissione a cardano, usate per il taglio dell’erba (ad esempio sui campi da golf o nei parchi) o per la lavorazione del terreno (fresatrici e trinciaerba). Vengono esporta-
«Sentimmo la necessità di reinventarci, diversificando la produzione. Per Decathlon realizziamo già tavoli da ping pong, canestri per il basket e ogni tipo di attrezzature sportive metalliche». Ma non si esaurisce nel comparto sportivo l’àmbito operativo dell’azienda a cui nel 1954 diede vita papà Stefano. La sua decisione di iniziare a produrre stampati metallici per importanti case automobilistiche come Alfa Romeo e Fiat diede di fatto vita a quella che sarebbe diventata una delle più importanti aziende della provincia di Cuneo. Costituendone sostanzialmente la
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genesi, l’automotive rappresenta ancora un’importantissima componente aziendale. «Produciamo componenti per telai e carrozzeria per mezzi pesanti, furgoni e autovetture», aggiunge Andrea Caroni. «Tra gli altri, riforniamo tutti gli stabilimenti Daimler & Mercedes-Benz in Germania e tutti gli impianti produttivi europei di Iveco e Cnh in Paesi come Germania, Spagna e tanti altri. Sono componenti in metallo realizzati nei nostri stabilimenti e ottenuti per stampaggio di lamiera, saldatura e verniciatura. Effettuiamo consegne “just in time” a tutte le linee produttive dei clienti praticamente quasi tutti i giorni. Il mercato automotive negli ultimi anni ha avuto per noi una crescita vertiginosa tanto che, pur lavorando su due turni di produzione, fatichiamo non poco a soddisfare tutte le richieste che ci pervengono». È il comparto delle macchine agricole (l’unico dal quale i prodotti escono marchiati “Caroni”)
te in tutto il mondo, soprattutto negli Usa, che rappresentano la fetta di mercato più significativa. Ma non è tutto. «Lavoriamo anche in altri settori, seppur in misura minoritaria», aggiunge Caroni. «Ad esempio stampiamo basamenti e vasche di macchine per il caffè di un’importante azienda del comparto “food”. Non ci facciamo mancare nulla, insomma. Il metallo è il nostro “pane quotidiano” e lo sanno anche importanti aziende cuneesi, con le quali collaboriamo proficuamente». Su come siano cambiati l’azienda e il lavoro al suo interno nei quattro decenni
Bello e Ben fatto tecnico e umano, Caroni spa ha integrato nel proprio sistema di gestione della qualità il sistema Ambiente Uni En Iso 14001:2015. Ciò comporta l’impegno nella progettazione, nell’implementazione e nel continuo miglioramento di un sistema di gestione aziendale che tenga in considerazione e soddisfi la protezione dell’ambiente e la sostenibilità. Si tratta di un impegno ad avere catene di fornitura attente agli aspetti ambientali, a minimiztrascorsi in azienda, Andrea Caroni non ha dubbi: «Per crescere occorre essere al passo con i tempi, per questo i nostri investimenti sono orientati soprattutto all’innovazione nel preservare la qualità dei prodotti che è ciò che ci chiedono i clienti. A tale riguardo, entro marzo, l’azienda sarà dotata di una nuova cella da saldatura robotizzata e di un nuovo impianto robotizzato di saldatura a punti, entrambi in ottica “Industria 4.0”». Al fine di valorizzare il proprio patrimonio conoscitivo,
zare le emissioni inquinanti e a massimizzare il riciclo. Oggi sono circa 160 le persone attive nelle due unità ope-
In memoria di Paolo Caroni brillante imprenditore
rative di via Castelletto e via Tiziano e che contribuiscono a un fatturato aziendale sui 17 milioni di euro. Donne e uomini che, da quasi settant’anni, scrivono le pagine di un’azienda, indissolubilmente legata a una famiglia, che la storia, anche recente, ha dimostrato avere basi solide, proprio come quel metallo a cui in quella famiglia si inizia molto presto a dare del tu.
Le attrezzature agricole, le uniche marchiate “Caroni”, vengono anche esportate in tutto il mondo, soprattutto negli Usa, i quali per esse rappresentano la fetta di mercato più significativa
«Mi manca tanto il nostro confronto continuo, mi mancano le nostre chiacchierate a fine giornata durante le quali per quarant’anni ci siamo scambiati opinioni e idee sull’azienda, ma non solo. Oggi cerco di farlo con mio nipote Marco (il figlio di Patrizia, non operativa in azienda, ma nella compagine azionaria), mio figlio Stefano, in azienda da pochi anni, e con altre figure aziendali che senz’altro mi capiranno, se dico che per me non può essere la stessa cosa». Andrea Caroni ricorda così il fratello minore Paolo (foto in alto), scomparso a soli 57 anni lo scorso 13 novembre, in seguito a un malore. Si tratta di un vuoto che, naturalmente, si fa ancora molto sentire in azienda, lasciato da colui che il presidente della Camera di commercio e di Confindustria Cuneo, Mauro Gola, ha definito «uno degli imprenditori più brillanti del territorio, testimone geniale di imprenditorialità e un protagonista lungimirante della storia industriale e dello sviluppo economico della nostra provincia». «Il nostro era un rapporto molto stretto, speciale», aggiunge Andrea Caroni. «Ognuno aveva i propri compiti e le proprie responsabilità. Io mi occupavo della parte commerciale e finanziaria, lui della produzione, della qualità e del personale. Alla sua morte abbiamo ridisegnato gli assetti aziendali, riassegnando le varie competenze. Il fatto che fossimo ben strutturati ha facilitato questo difficile, ma inevitabile processo perché, anche e soprattutto nei momenti difficili, l’azienda deve andare avanti».
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Una produzione “made in Cuneo” con due basi logistiche oltreoceano
Borgna Vetri punta sugli Usa Paolo Ragazzo
A
umentare il fatturato e fornire possibilità concrete di occupazione a de-
cine di nuovi addetti proprio nel 2020, l’annus horribilis per l’economia italiana e mondiale, è cosa rara. Eppure c’è chi questi due
tesse avere ampi margini di crescita. Abbiamo creduto nello sviluppo e nel rilancio di una produzione diventata poco strategica per la multinazionale francese, ma il Covid ci ha inizialmente fatto tremare le gambe, è inutile girarci intorno». Naturale, poi qualcosa è successo. Grazie a un progetto cobrandizzato
importanti traguardi li ha
con Saint-Gobain, ma da loro
raggiunti, realizzando prin-
non ultimato, Borgna Vetri
cipalmente un determinato
ha industrializzato il vetro
componente: i vetri assembla-
Eco Vision Silver, un prodot-
ti dei forni pirolitici da cucina.
to unico, in grado di fornire
È il caso della Borgna Vetri di
prestazioni mai viste prima
San Defendente di Cervasca, a
per i forni da cucina. Tanto da
un anno appena dalla riacqui-
attrarre l’interesse del colosso
sizione dell’Euroveder dalla
americano Whirpool, che ha
Saint-Gobain da parte della
siglato con l’azienda cuneese
famiglia Borgna.
un contratto di tre anni, e di
«Cuore e testa hanno guidato
altri grandi aziende.
l’operazione che ci ha ripor-
«Quel vetro ha la caratteristi-
tati alla guida della storica
ca di essere molto trasparen-
impresa di famiglia», spiega
te, migliorando così l’impatto
Enzo Borgna, amministratore
estetico, dal momento che
delegato dell’azienda. «C’è
consente di eliminare uno
del sentimentalismo nell’a-
dei quattro vetri che solita-
ver rilevato l’azienda fondata
mente compongono la porta
da mio padre negli anni ’60,
del forno. Vantaggi si hanno
ma soprattutto c’è stata la
anche a livello di coibenta-
ferma convinzione che po-
zione del forno, perché per-
80
mette di avere una riduzione dei tempi di riscaldamento, con un risparmio di anidride carbonica prodotta pari a 400 tonnellate ogni 100 mila forni e, considerato che solo Whirpool produce circa 4 milioni di forni all’anno, si capiscono i risvolti, in ottica ambientale, di questa innovazione». Borgna Vetri è così entrata sul mercato statunitense con due
L’Euroveder, da un anno riacquisita dalla famiglia che l’aveva creata, ha ottenuto un ordine di grande rilevanza dalla Whirpool che l’ha premiata come miglior fornitore
Bello e Ben fatto basi logistiche, una allestita in Oklahoma e l’altra in Tennessee, le quali essendo vicine ai siti produttivi di Whirpool ed Electrolux, fungono da supporto all’attività di produzione che resta tutta “made in Cuneo”. «Il primo contratto prevede la fornitura di un milione di pezzi per quattro anni, pari a circa il 5% del fabbisogno», sottolinea Borgna. «Il potenziale è, quindi, molto più elevato e confidiamo di ampliarci negli Stati Uniti nel corso dei prossimi due anni». Al di là del prodotto in questione, lo sbarco sul mercato americano ha messo in luce l’elevata propensione all’adattamento insita nell’azienda di Cervasca. Un fattore assai apprezzato, valorizzato paradossalmente dagli scorsi difficili
mesi, e che è valso alla Borgna Vetri il prestigioso riconoscimento come miglior fornitore 2020 di Whirpool (su oltre mille) per la capacità di reazione dimostrata in un mondo in piena emergenza. «Siamo solo in due, in Europa, a essere in grado di incrementare nell’arco di 15 giorni la capacità produttiva da 45 mila a 90 mila pezzi, ad esempio. Ed è quello che abbiamo fatto da settembre a novembre scorsi, quando abbiamo
Nonostante le settimane di fermo a causa del lockdown, Borgna Vetri è cresciuta sia perché il settore degli elettrodomestici con il Covid ha fatto registrare un vero e proprio boom (circa +20%), sia perché l’azienda è andata a occupare gli spazi lasciati liberi da Paesi come Cina e Turchia, trovatisi in serie difficoltà a consegnare le loro componenti. Come nel caso delle commesse arrivate dalla slovena Gorenje che giungeva diret-
assunto circa sessanta persone. Questo ci ha permesso di aumentare i volumi e la bontà di questa operazione si è tradotta non solo in un aumento di fatturato, ma anche in un riconoscimento che mi riempie di orgoglio», dichiara l’amministratore delegato.
tamente nello stabilimento cuneese «con un camioncino all’ora per tre settimane pur di rifornirsi dei nostri vetri», racconta Enzo Borgna. Al di là del settore degli elettrodomestici, che rappresenta comunque l’attività “core”, Borgna realizza vetri speciali
Sotto, a destra: i due impianti produttivi della Borgna Vetri di San Defendente di Cervasca. La storia aziendale parte nel 1976 dall’Euroveder, specializzata in vetro per elettrodomestici, nel 1988 acquisita dalla Saint-Gobain. La famiglia Borgna (Attilio e i figli Flavio, Massimo ed Enzo) continuò a lavorare nel settore e nel 2019 ha ripreso il controllo della propria “creatura”
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Bello e Ben fatto 60, Attilio Borgna iniziò a lavorare in un piccolo atelier artigianale di trasformazione del vetro, l’azienda ne ha fatta davvero molta di strada, attraversando diverse fasi. La nascita, nel 1976, dell’Euroveder per la produzione di vetro per applicazioni nel settore dell’elettrodomestico ottenne le attenzioni crescenti dei big del settore, le quali portarono nel 1988 all’acquisto dell’azienda da parte della Saint-Gobain. La famiglia Borgna (Attilio e i figli Flavio, Massimo ed Enzo) non uscì di scena, ma anzi continuò a lavorare all’interno della sua “creatura”, per poi tornarne alla guida nel dicembre 2019 con la riacquisizione dello stabilimento di San Defendente di Cervasca, diventato meno strategico per la multinazionale francese. Di qui è iniziata una nuova vita. Enzo Borgna, amministratore delegato dell’azienda che sfiora i 260 dipendenti e che ha chiuso il 2020 fatturando oltre 30 milioni di euro
E a distanza di appena un anno il nuovo corso della Borgna Vetri si presenta particolarmente radioso: un fatturato 2020 superiore a 30 milioni di euro e un numero di dipendenti che,
Le possibili importanti nuove commissioni nel settore autoferroveicoli fanno ipotizzare di espandere la sede produttiva di Cervasca
tecnologia laser (Laser Bird) in grado di eseguire lavorazioni speciali sul vetro», racconta
tra diretti e indiretti, sfiora oggi i 260 (134 quelli assunti da Euroveder nel 2019). Ma, soprattutto, la consapevolezza che, anche
Enzo Borgna. «I treni di ultima
in tempi difficili, ci siano margini di crescita
generazione hanno vetrature
importanti e che le aziende a conduzione fami-
molto schermanti per i raggi
liare siano pronte a coglierle.
solari. Questa coibentazione,
Questo tipo di gestione ha dei vantaggi»,
però, impedisce il ricircolo
conclude Enzo Borgna. «In questo momento
delle onde 5G. Attraverso la
particolare, ad esempio, ha permesso di adat-
per la refrigerazione commer-
tecnologia si creano, quindi,
tarci alle richieste del mercato con maggiore
ciale, ovvero porte dei frigori-
dei percorsi ben precisi che
velocità, rispetto a quanto non avrebbe fatto
consentono l’entrata e l’uscita
una multinazionale. Una governance familia-
di queste onde, permettendo
re, inoltre, è più adatta al nostro tipo di atti-
l’utilizzo del telefono in treno
vità che rappresenta comunque ancora una
ed evitando l’inquinamento
nicchia. Abbiamo reagito da subito alle prime
interno. La richiesta giunta
difficoltà, riorganizzandoci, e questo è stato
dal cliente è di assemblare
premiante».
ora l’intera finestra, ma ciò
Siamo di fronte quasi a un “manifesto”, dun-
vorrebbe dire espandere i
que, alla resilienza del sistema industriale
Alstom e Bombardier e di
nostri spazi produttivi, cosa
cuneese che anche in mezzo alla tempesta ha
recente abbiamo stipulato
su cui stiamo lavorando con il
retto l’urto, dimostrando di essere capace di
un contratto di 5 anni, inve-
Comune di Cervasca».
sfruttare al meglio le possibilità nascoste die-
stendo con la Lci Rail in una
Da quando, alla fine degli anni
tro ogni cambiamento.
feri dei supermercati (circa il 12% del fatturato) ed è presente nel settore autoferroveicoli, con vetri piani curvi complessi per le cabine dei trattori e vetri per le finestre dei treni. «Lavoriamo per clienti come
82
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Qsei s.r.l. dal 2001 è al servizio delle aziende pubbliche e private. L’esperienza pluriennale dei professionisti che la compongono è tale da garantire la consulenza più adatta e completa, utile a raggiungere i risultati previsti per ogni attività in riguardo a SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO ED ECOLOGIA. La FORMAZIONE è impartita sotto l’egida della Regione Piemonte, in quanto è titolata dal CERTIFICATO DI ACCREDITAMENTO DI SEDE OPERATIVA DI FORMAZIONE PROFESSIONALE. La QUALITÀ DEI SERVIZI proposti da Qsei s.r.l. è consolidata dalla certificazione ISO 9001.
SEDE DI CUNEO Via Roma 12/A • 12040 Piobesi D’Alba (CN) Tel. +39 0173 1996548 • Cell. +39 347 6078718 SEDE DI TORINO Via Rossano G.B. 33 • 10098 Rivoli (TO) Tel. +39 011 0671198 • Cell. +39 347 6078718 • qsei@qsei.it
Il “posto fisso” abbandonato per far nascere una web agency che presto si è evoluta, diventando una realtà ben radicata, capace di creare progetti con una visione globale
Il 51enne Cesare Zacchetti, di Giaveno, per il secondo anno è stato sostenuto da “tabUi” nella sua partecipazione alla “Dakar”. Oltre al risultato agonistico eccezionale, è stato utilissimo per testare la app
Giorgio Proglio il 27 febbraio 2001 fondò ad Alba la ZetaBi
“tabUi”, il sogno protagonista alla “Dakar” 2021 84
Il pilota che esibiva il logo della app sulla propria Ktm si è classificato primo fra gli italiani e, inoltre, ha consentito di effettuare importanti verifiche nel deserto
Anniversari
20°
a indicare i cani di origine
febbraio 2001 decise di fondare la web agency
ignota (i “bastardini”), peral-
ZetaBi dopo aver rinunciato al classicissimo
tro i migliori cani da tartufo e
posto fisso e sicuro in Miroglio, non perché vi
i più fedeli compagni dell’uo-
si trovasse a disagio, ma perché riteneva fosse
mo per dedizione e sacrificio.
vitale, per lui, rendersi autonomo e poter
Nel giro di un anno e mezzo
concretizzare ciò che una mente fertilissima
la parola “tabUi” ha varcato, e
gli suggeriva.
di molto, i confini della Gran-
Perito informatico, autodidatta per tutto il re-
da perché Proglio ha scelto di
sto, affrontò la nuova avventura a ridosso del-
denominare così la app che
lo scoppio della bolla dell’e-commerce di fine
ha rivoluzionato, e non è una
millennio, iniziando a gestire i siti di qualche
esagerazione, il mondo del
amico trovatosi senza referenti per quanto
turismo, offrendo ai viaggia-
riguardava il web, a seguito della chiusura di
tori ciò che prima non c’era:
tante agenzie specializzate di riferimento.
un servizio interattivo, basato sulla realtà aumentata, capace di descrivere tutta, proprio tutta, l’offerta dei luoghi oggetto di visita, grazie anche ai contributi forniti dagli utenti
Partecipare attivamente alla vita di Confindustria Cuneo è un «sempre grande piacere» per Giorgio Proglio. È stato, ad esempio, presidente del Club Admc (Associazione dirigenti marketing commerciali comunicatori d’impresa) e vicepresidente del Comitato Piccola Industria
che cubano per circa il 60% dei contenuti proposti. Il classico uovo di Colombo: trovata la soluzione, essa diventa semplice semplice. Ma bisognava arrivarci, occorreva che qualcuno ci pensasse. E, una volta lanciata, l’idea ha superato di gran lunga il perimetro in cui all’inizio doveva essere confinata, cioè le Langhe e il Roero: prima tutta la penisola, poi
Claudio Puppione
niente meno che la Florida
T come Territorio, A come Arte, B come Bellezza, U come Unesco e I come
nia italiana; appena si potrà
Innovazione: il risultato è “ta-
ni luoghi attrattivi del Medio
bUi”, acronimo che attribui-
Oriente, a iniziare dal Qatar.
sce un nuovo significato a un
Per “tabUi” quel qualcuno che
termine finora ultralanghetto
ci doveva pensare è stato Pro-
che, sino all’apparire alla ri-
glio, un sognatore, come lui
balta di Giorgio Proglio, stava
stesso si definisce, che il 27
T
contando sulla nutrita colotornare a viaggiare, tutti i Paesi dell’Unione europea e, già in sperimentazione, alcu-
85
Quello scontro in bicicletta... Guarda il video Giorgio Proglio sul palco di “Ready Player X”, l’evento di TEDxTorino, poco più di un anno fa, per la precisione il 2 febbraio 2020, prima dell’epidemia, ha svelato a un folto pubblico, rapito da una narrazione a tratti assai intimistica, com’è riuscito a realizzare il suo sogno. Il Qr Code di “Made In Cuneo” consente di seguire quegli 11 minuti e mezzo così coinvolgenti: la sua è una storia vera, fatta di immagini, idee, ipotesi, situazioni che dal piano della fantasia si incarnano nei muscoli, per essere quindi trasformate in azioni concrete. Le immagini sono il fil rouge del percorso che l’ha portato a lasciare il lavoro da impiegato (il classico e tranquillo “posto fisso”) per fare impresa e sono anche il filo conduttore di un talk che parla, a chi lo segue, di mettersi in gioco, di sognare forte, di cadere e di rialzarsi. La storia di Giorgio Proglio insegna che bisogna credere nei propri sogni: continuare a coltivare le immagini che questi suscitano e agire in concreto per realizzarli. Questo talk può essere una buona ispirazione per tutti coloro i quali vogliano “mettersi in proprio”, fare impresa seguendo i propri sogni. L’imprenditore ha inventato “tabUi”, la App dedicata alla scoperta del territorio, all’inizio quello delle Langhe e del Roero, adesso l’Italia intera, il nostro continente, la Florida, il Medio Oriente e non solo, con tutte le informazioni utili al turista attraverso un’esperienza semplice e innovativa che ricorre alla realtà aumentata. Amante del ciclismo, appena può Giorgio Proglio sale in sella alle sue bici che per lui non sono solo mezzi per allenarsi, ma soprattutto strumenti di ricerca di itinerari che lo ispirino professionalmente e umanamente. E proprio pedalando ha fatto l’incontro, anzi... lo scontro, decisivo per la nascita di “tabUi”.
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Un’immagine “acrobatica” di Cesare Zacchetti adottata dalla “Dakar” per il proprio sito ufficiale
La definizione di web agency iniziò presto a stare stretta a ZetaBi, tanto che oggi la parte di attività inerente alla creazione e alla gestione dei siti web è minoritaria rispetto al lavoro svolto dai 21 collaboratori nella nuova sede di corso Piave 174, ad Alba, dove l’azienda si è trasferita in occasione del compleanno, regalandosi un nuovo logo. «Il marchio, dal solo verde originario, è diventato in multicromia, perché in quattro lustri ne abbiamo fatte davvero di tutti i colori!», commenta Giorgio Proglio, il quale da un lato non sve-
Dai primi passi compiuti
la il significato di un altro
«quando neppure sapevo
acronimo, ZetaBi appunto
cosa volesse dire essere im-
(«Al raggiungimento dei 50
prenditore» all’entusiasmo
anni di operatività, indirò un
contagioso odierno, la strada
concorso per chi vorrà prova-
non sempre è stata in disce-
re a individuarlo», scherza),
sa, anzi a volte è apparsa in
e dall’altro confessa di aver
salita: «Abbiamo passato mo-
meditato a lungo se celebrare
menti non facili, in partico-
il ventennale: «Sono abba-
lare nel 2008-2009 e nel 2013,
stanza per il profilo basso
ma essi ci hanno fortificati,
tipico dei langhetti, però un
mettendo alla prova la nostra
periodo di attività così lungo
capacità di adattamento,
nel nostro settore è cosa al-
oltre che di resistenza, in
quanto rara e pertanto penso
un comparto che evolve con
vada sottolineato».
incredibile rapidità, tale da
Anniversari penalizzare spesso in modo irreparabile chi non riesca a stare al passo. Un’importante svolta per noi è stato l’ingresso in società, nel 2015, di Business Promoter di Giampaolo Balli e Andrea Manzone, una realtà da trent’anni partner di Telecom Italia, il che ha aperto significativi canali alle nostre proposte». Proposte che riguardano l’ampio discorso della web reputation, il core business di ZetaBi (con un valore aggiunto rivendicato con orgo-
Per i testi di Gianni Audisio e i disegni di Giorgio Sommacal, in casa “tabUi” non ci si fa mancare nulla, ed ecco allora sfornate anche le strisce satiriche con protagonista la simpatica mascotte della app
glio da Proglio: «Conosco ognuno dei nostri attuali 1.500 clienti e sono sempre reperibile per ciascuno di essi. Significa un carico di lavoro imponente, ma anche garantire un rapporto diretto che non ha prezzo»), a fianco del quale ora viaggia la app “taBui”, per la quale le prospettive sono entusiasmanti. Ad aprile 2020 è stata la seconda più scaricata, inserendosi fra Google Earth e Google Maps (è tutto dire!), ed
dia, non solo arrivando primo
dell’ampliamento del servizio
è stabilmente fra le prime 50 (a metà febbraio
fra i motociclisti italiani pur
offerto dalla app. «Abbiamo
ha rifatto capolino nella top-ten).
partecipando da solo, senza
avuto fortuna», si schernisce
E poi c’è l’incredibile exploit nella “Dakar”,
assistenza che non fosse la
Giorgio Proglio. Però le ago-
l’erede del mitico raid Parigi-Dakar, partita e
propria opera di meccanico,
gnate e sovente determinanti
arrivata a Jeddah, in Arabia Saudita. Proglio ha
ma anche testando “taUi” in
attenzioni della Dea bendata
deciso di sponsorizzare Cesare Zacchetti che
condizioni climatiche estre-
occorre saperle conquistare,
l’ha ripagato non solo esibendo il logo della
me, quelle desertiche, ope-
e mantenerle per vent’anni
app sulla Ktm fotografata su tutti i mass me-
razione necessaria in vista
certo non è da tutti.
Il refuso che svela i meccanismi di lettura e, forse, le attitudini umane Metti insieme due menti che amano percorrere strade nuove, spesso all’insegna della provocazione, non gratuita, ma intelligente, e così saltano fuori iniziative originali, talmente tanto sotto gli occhi di tutti da passare inosservate o quasi, pur lasciando il segno, un segno che acquista maggior peso quando l’operazione viene svelata. Una di queste menti è quella di Giorgio Proglio, l’altra quella di Pietro Decarolis, dal 1984 (chi scrive queste note può parlare con certezza di questa data d’avvio!) fra i protagonisti del mondo della pubblicità ad Alba e non solo, caratterizzato dal saper dar vita a progetti innovativi di advertising attraverso la sua Publiproget, il primo dei quali fu il “Cubo” che oggi furoreggia ben oltre i confini della Granda. Era destino che Proglio e Decarolis si incontrassero. Insieme hanno deciso di realizzare alcuni “Kouros” (un altro prodotto di Publiproget, su supporto verticale, alto 3 metri e largo poco più di uno) dedicati a “taBui”. Ma hanno scelto di farli un po’ perticolari: il logo ormai famo-
so, pochissime parole di accompagnamento e l’invito a scaricare la app. Solo che, a caratteri quasi cubitali, invece di “download” in alcuni di quei “Kouros” si leggeva “dowload”, con una “n” in meno del necessario. L’esperimento mirava a verificare quante persone si sarebbero accorte del refuso. Il responso è che sono state pochissime davvero, al netto di quanti, una volta svelato l’arcano, hanno rivelato di aver notato l’errore, ma di non averlo segnalato, temendo di urtare l’amor proprio o addirittura di offendere i responsabili dell’errore. «In realtà», commenta Proglio, «credo sia la conferma del fatto che ormai anche la lettura sia una pratica effettuata molto più velocemente che in passato, cosicché risulta difficile riconoscere gli errori veri e propri. Si è trattato di un gioco, volevamo verificare quanti si sarebbero avveduti del refuso e quanti ce l’avrebbero segnalato: se vogliamo una piccolissima indagine sociologica svolta con la leggerezza che tutti dovremmo cercare di conservare, specie di questi tempi».
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75°
La generosità che celebra i tre quarti di secolo dell’azienda
Enzo Garelli e l’amore per Mondovì La Valauto di via Torino, da poco “svuotata” dalle auto in vendita, perché trasferite nella grande sede di corso Francia 24, nell’area industriale, è stata definita “ideale” dai tecnici dell’Asl Cn1 perché lì si svolga la fase ultima della Nel 2021 si festeggiano i 75 anni di attività nel settore automotive della famiglia Garelli, i 45 anni della fondazione della concessionaria Iveco per la Granda e i 35 anni di quella per l’area astigiana
somministrazione del siero anti Covid, quella che riguarderà i cittadini di Mondovì e la popolazione del
N
Gianni Scarpace
on è scontato che quattro generazioni di appassionati
imprenditori si trovino a condurre un’azienda collegata all’automotive sempre in crescita: nel volume d’affari, nelle dimensioni, ma anche nell’attenzione verso la propria città, le origini, i bisogni di una comunità. Enzo Garelli, monregalese di 78 anni, è a capo di un’azienda leader nel settore della vendita di veicoli industriali, concessionario Iveco per le province di
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Cuneo e Asti, sportivo, ex patron del “Carlevé ’d Mondvì”. La notizia che mettesse a disposizione gratuitamente migliaia di metri quadrati di una sua proprietà per la vaccinazione anti Covid di massa ha, da un lato, sorpreso per la “portata” dell’argomento, più che mai attuale, dall’altra non ha meravigliato più di tanto. Perché non è la prima volta che Garelli dice “sì” alle necessità di Mondovì.
Distretto sanitario, senza costi per l’Azienda sanitaria, cioè per le
Anniversari casse pubbliche e quindi per i cittadini. È stata sufficiente una chiacchierata con il sindaco, Paolo Adriano. «Il primo cittadino», racconta Garelli, «mi ha detto che avevano valutato alcune sedi, ma nulla si avvicinava alle necessità. Mi ha chiesto della Valauto e non ho avuto dubbi. L’ho messa a disposizione: ci sono ampi spazi, aree per l’attesa,
L’imprenditore ha messo a disposizione gratuita di Asl e Comune gli ampi spazi che consentiranno le vaccinazioni anti Covid in città
bagni, tutti i servizi possibili, ingressi e uscite differenziati». Anche le utenze sono ancora attive e continueranno a esse-
Antonio, il padre di Enzo Garelli (nelle foto sotto e a sinistra, accanto a una Ferrari: i bolidi di Maranello sono una sua grande passione), avviò la prima iniziativa nel reparto veicoli industriali nel 1946 in viale Vittorio Veneto, spostandosi poi in via Rosa Bianca
re a carico dell’imprenditore. «Poco “spatuss”», poco sfoggio, dicono da queste parti, rispettando l’ormai tradizionale “understatement” sabaudo, un atteggiamento sottotono, volutamente smorzato. Fosse stato per lui e per la sua famiglia, la cosa non sarebbe probabilmente venuta a conoscenza, così com’è passata quasi sotto silenzio la donazione di 10 mila euro comunicata in un post sui social dall’Asl Cn1 a marzo, quando la pandemia “batteva duro” e i dispositivi di protezione erano pochi e costosi.
oltre settemila metri quadrati per cinquanta postazioni di lavoro. È una struttura importante per l’attività riparativa e di diagnosi nell’àmbito del customer service della sede di Mondovì, capace di garantire le più moderne strumentazioni di diagnostica avanzata. «Mio padre Antonio avviò la prima iniziativa nel reparto veicoli industriali nel 1946 in viale Vittorio Veneto, spostandosi poi in via Rosa Bianca. Iniziai giovanissimo, a 15 anni, come meccanico», racconta Garelli. «Nel 1976 la
Dal dopoguerra...
prima concessionaria (mio
Nel 2021 si festeggiano i 75
anni): si completò, con altri
anni di attività nel settore
soci, l’impianto in via Torino
automotive della famiglia
e cominciò la mia avventura
Garelli, i 45 anni della conces-
da imprenditore. Nel 1981
sionaria Iveco per la Granda e
diventai l’unico titolare e nel
i 35 di quella per l’astigiano.
1985 allargai il raggio d’azione
A Mondovì oggi la grande
alla provincia di Asti, creando
officina interna è il fiore
la società Atimotor. La fusio-
all’occhiello dell’azienda:
ne tra le due concessionarie
padre si ritirò, io avevo 27
avvenne sotto un’unica denominazione nel 1996. Dal 1991 in concessionaria opera anche mio figlio Gianluca che rappresenta la naturale continuità aziendale, garantisce la completa realizzazione dei progetti avviati ed è pronto ad affrontare le sfide di un mercato sempre più competitivo e in continua evoluzione. Siamo nell’impianto di corso Francia dal 2006». Si affaccia, in azienda, da poco tempo, anche il nipote Tommaso, universitario. Le competenze sono sempre più specializzate e le sedi sono numerose: dal 2008 a Cuneo, due anni dopo a Saluzzo, nel 2012 a Fossano con 12.500 metri quadrati di impianto, poi Ozegna, nel Canavese, mentre sta partendo la costruzione di una struttura ad hoc a Monticello d’Alba.
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Gianluca Garelli, figlio di Enzo, in posa negli ampi spazi dell’ex sede della Valauto di Mondovì, in via Torino (nell’immagine a destra), che potranno essere utilizzati, senza costi a carico dell’Asl, neppure quello delle utenze, per l’effettuazione delle vaccinazioni anti Covid della popolazione di Mondovì e del monregalese. La nuova sede aziendale è in corso Francia 24
I punti di forza: officine e capitale umano Sono le officine per ogni marchio di veicoli la forza dell’impresa dei monregalesi: quelle di ogni sede a cui si aggiungono le undici autorizzate. Sono 155 i dipendenti, per un fatturato di circa 55 milioni di euro, mille “pezzi” all’anno in vendita tra nuovo e usato per i veicoli industriali e, in più, c’è l’attività di commercializzazione di autovetture che arrivano dal mondo del leasing, grazie alla collaborazione con Banca Ifis Impresa, un’altra eccellenza presente sul territorio di Mondovì. «Oggi sono necessarie professionalità ed esperienza», confermano Enzo e Gianluca Garelli. «La nostra famiglia è legata a collaboratori, dipendenti diretti e partner della rete assistenziale: il capitale umano è sempre tenuto in grande considerazione e costituisce la vera forza di questa azienda».
Le passioni personali e l’amore per la propria città Enzo Garelli è, di certo, una di quelle personalità che possono raccontare Mondovì e il suo territorio. Può farlo non solo per motivi anagrafici, ma perché il suo punto di osservazione si accompagna, da sempre, ad autentiche passioni che ha portato anche in città. Ha partecipato più volte, vincendo le categorie per le quali correva, alla Mille Miglia, la mitica competizione che “viaggia” per l’Italia a bordo di auto da sogno. La sua passione per le Fer-
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rari e per la storia della casa modenese l’ha portato non solo a collezionare le “rosse”, ma anche a partecipare, in qualità di relatore, a convegni e varie iniziative. Nel 2003, nel 2007 e, più di recente, nell’agosto 2019, i raduni Ferrari hanno attraversato Mondovì e il monregalese facendo luccicare gli occhi di tanti appassionati: storica la formazione, per due volte, della scritta “Ferrari” in città. L’amore per Mondovì si esprime anche nel carattere gioviale e nella voglia di regalare un sorriso: l’imprenditore è stato organizzatore del “Carlevé ’d Mondvì” dal 2009 al 2013 e sponsor di manifestazioni carnascialesche. Fu lui a orchestrare un gemellaggio storico con le celebri maschere di Venezia. Nello sport per anni è stato sponsor del Vbc Mondovì, la mas-
sima serie (A2) della pallavolo maschile locale. Imprenditore a tutto tondo, non ha mai lesinato, se del caso, critiche (costruttive) verso chi governa, ma risponde presente anche quando è in gioco la permanenza dei Vigili del fuoco a Mondovì: dopo una breve trattativa con l’Amministrazione comunale, ha affittato altri locali in via Torino in attesa della costruzione, nella zona industriale, della nuova caserma. Ora la vaccinazione di massa sarà possibile, a Mondovì, senza costi, grazie alla disponibilità della famiglia Garelli. In molti hanno ringraziato pubblicamente. Enzo Garelli, come al solito, minimizza: «Mi pare naturale». Il futuro? Si chiamano Gianluca e Tommaso: nuovi progetti di grande respiro, senza perdere di vista il “locale”, la loro città, il loro territorio.
Accordo fra Confindustria Cuneo e il Competence center piemontese. Merlo e Michelin ne sono i poli di riferimento
M
artedì 9 febbraio 2021 è stata una data importante per la Granda, perché presso il Centro formazione e ricerca Merlo, a Cervasca, è stato siglato l’accordo di collaborazione fra Confindustria Cuneo e Cim4.0 (Competence Industry Manufactuting 4.0). Da questa sinergia nasceranno progetti che, basati sugli hub digitali locali costituiti da Merlo spa e Michelin Italiana spa, potranno coinvolgere, anche sul piano della formazione e dell’aggiornamento professionale, le aziende di ogni dimensione della provincia, con condizioni di favore applicate a quelle associate a Confindustria Cuneo. Protagonisti dell’evento sono stati il presidente e il ceo di Cim4.0 Luca Iuliano ed Enrico
Confindustria News
Nuove prospettive con il Cim4.0
Paolo Merlo, amministratore delegato di Merlo spa, e Marco Mangialardo, innovation manager di Michelin Italiana spa, con Giuliana Cirio
Pisino, il presidente (collegato in videoconferenza) e il direttore di Confindustria Cuneo, Mauro Gola e Giuliana Cirio, Marco Mangialardo, innovation manager di Michelin Italiana spa,
Da sinistra: Matteo Rossi Sebaste e Luigi Giordano, designati rispettivamente nelle commissioni nazionali sull’Innovazione e sulla Cultura di impresa
e Paolo Merlo, amministratore delegato di Merlo spa. Si tratta delle due aziende della Granda, fra i fondatori del Competence Center torinese, le cui sedi sono entrambe, nei propri settori, punti di riferimento per la ricerca e l’innovazione a livello continentale e globale.
Ggi: due nomine a livello nazionale
M
atteo Rossi Sebaste (Golosità dal 1885 srl) e Luigi Giordano (Giordano & c. spa), rispettivamente presidente e vicepresidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Cuneo (gli altri due vicepresidenti in carica sono Alessandro Gino, Gruppo Gino spa, e Veronica Petrelli, Tipolito Martini srl) sono stati nominati, il primo, nella Commissione innovazione e nuove imprese e, il secondo, nella Commissione cultura di impresa e politiche industriali dal presidente dei Giovani Industriali di Confindustria, Riccardo Di Stefano. Si tratta di due delle otto Commissioni di lavoro appena costituite dal Presidente nazionale, dedicate a questioni di fondamentale importanza per il futuro del Paese, che lavoreranno fino a giugno 2023. L’insediamento è avvenuto nei giorni scorsi.
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Aziende
GRUPPO COLUSSI
Agnesi: arriva la pasta fatta a Fossano in un incarto compostabile
Balvano: raddoppia la capacità produttiva dei Nutella Biscuits FERRERO SPA
È
stato convalidato dal Ministero dello sviluppo economico l’accordo di sviluppo tra Mise, Regione Basilicata, Invitalia e Ferrero, «finalizzato a sostenere gli investimenti dell’azienda piemontese nello stabilimento di Balvano (Potenza)», dove si producono anche i Nutella Biscuits. L’accordo prevede uno stanziamento di risorse da parte del Ministero pari a 15 milioni di euro, a cui si aggiungono 2 milioni a carico della Regione Basilicata, e un impatto occupazionale del progetto quantificato in un incremento di 68 posti di lavoro, con un organico a regime, al 2024, pari a 518 addetti. La proposta progettuale presentata da Ferrero prevede un investimento complessivo per 86 milioni di euro e il raddoppio della produzione attuale, grazie a un’ulteriore linea di macchinari innovativi. Frattanto Ferrero International, società capogruppo della multinazionale di Alba (105 società consolidate a livello mondiale e 31 stabilimenti produttivi), ha chiuso il bilancio consolidato al 31 agosto 2020 con un fatturato consolidato di 12,3 miliardi di euro, con un incremento del 7,8% rispetto all’anno precedente.
La multiutility saluzzese ha debuttato con la quotazione in Borsa Italiana EVISO
Q
uarantadue milioni di confezioni di plastica in meno grazie al pack compostabile: da gennaio sugli scaffali dei supermercati e dei negozi di tutta Italia, Agnesi ha sostituito gli incarti con quelli 100% compostabili. La nuova confezione della pasta prodotta a Fossano, smaltita nell’umido, dopo un processo di compostaggio industriale si trasformerà in terriccio impiegabile come fertilizzante del suolo. Con la new entry la percentuale di incarti sostenibili utilizzata dal Gruppo Colussi sale a oltre il 90% e la plastica si riduce all’8,5%. In termini di peso vengono eliminate 852 tonnellate di plastica. Le confezioni sono sostituite in parte dall’innovativo incarto derivato dal Mater-Bi, materia prima per il nuovo packaging realizzata da una filiera di aziende “made in Italy”, con il contributo scientifico dell’Università di scienze gastronomiche di Pollenzo, e in percentuale ancora maggiore da carta proveniente da forestazione sostenibile certificata dal Forest Stewardship Council (Fsc).
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I
l 30 dicembre è stata per eVISO la data d’inizio delle negoziazioni delle azioni ordinarie sul segmento Aim Italia di Borsa Italiana spa. Un traguardo importante per la bella realtà saluzzese che coltiva l’obiettivo di diventare leader nel settore dell’intelligenza artificiale nel mercato delle commodities fisiche, con consegna reale. Il tradizionale suono della campanella è stato trasmesso in diretta streaming sul canale Youtube eVISO, dando il via a una cerimonia in modalità mista (in presenza e on-line) presso il centro congressi Monastero della Stella a Saluzzo, a cui hanno preso parte alcuni fra i protagonisti di questo percorso, fra cui l’ad, Gianfranco Sorasio.
Aziende news L’Agenzia di Marene premiata con due “IDA-International Design Awards” a Los Angeles
Elena Mirò ha scelto lo stile di Alessandro Dell’Acqua
IRONIKA
GRUPPO MIROGLIO
L
’agenzia di grafica e pubblicità Ironika, con sede a Marene, è stata premiata dal quattordicesimo “International Design Awards” (IDA). Il premio di design di fama internazionale organizzato dall’Idsa (International Design Society of America), l’organizzazione per designer più importante negli Stati Uniti d’America, ha conferito all’agenzia di comunicazione della provincia di Cuneo il Gold Award nella categoria Print Advertising per la campagna pubblicitaria “Protecting the Identity” ideata per il Consorzio di tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani (nell’immagine a fianco). La medesima campagna si è aggiudicata anche il Silver Award nella categoria “Print Posters”. «Siamo davvero entusiasti, onorati ed emozionati per questi premi conferiti da un’organizzazione internazionale», ha commentato Beppe Incarbona, amministratore delegato
I
l percorso di evoluzione, con focus sullo stile di Elena Mirò,
sta dando i suoi risultati. Il brand del Gruppo Miroglio a febbraio è rientrato nel calendario uffi-
di Ironika. «Gli International Design Awards, infatti, sono stati istituiti per riconoscere, celebrare e promuovere visionari del design e talenti in architettura, interni, prodotto, grafica e fashion design. Un ringraziamento va al mio staff e anche al nostro cliente per aver creduto in noi e per aver “osato” nella comunicazione. Il gioco di squadra è la base per un lavoro eccellente!».
ciale di Cnmi-Camera nazionale della moda italiana, un passo che coincide con una collaborazione griffata: il lancio di una capsule collection realizzata con Alessandro Dell’Acqua per la stagione autunno-inverno 2021-22. Il progetto con il fondatore e direttore creativo di N°21 è stato svelato in occasione di Milano moda donna, rinsaldando il posizionamento dell’azienda nel prêt-à-porter.
La riconoscenza che non verrà mai meno verso un imprenditore indimenticabile MICHELE FERRERO, SESTO ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA
I
l 14 febbraio ricorreva il sesto anniversario della scoparsa di Michele Ferrero. Anche Bosia, in alta langa, lo ha ricordato con una Messa anniversaria a suffragio fatta celebrare dall’Amministrazione civica, insieme a dipendenti, pensionati e anziani Ferrero. Bosia, come tutti gli altri centri dell’alta Langa, a un anno dalla morte del papà della Nutella gli aveva intitolato il piazzale della fermata del pullman (foto), dove i bosiesi partivano per andare a lavorare ad Alba nella fabbrica del cioccolato e, a fine turno, tornavano in famiglia, senza abbandonare il paese. Il sindaco, Ettore Secco, ricorda che il luogo più significativo da dedicare al signor Michele Ferrero non poteva essere altro che questa fermata, perché i pullman, grazie al suo grande intuito, furono la naturale soluzione alle esigenze della fabbrica e a quelle degli operai-contadini. Ciò consentiva loro di continuare a coltivare quei campi che altrimenti sarebbero caduti in abbandono, preservando le colline dell’alta Langa oggi divenute una rinomata mèta turistica.
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A Levaldigi, per la prima volta in Italia, sperimentato un metodo rapido, efficace e non invasivo che può favorire il ritorno alla normalità del traffico aereo
Per la tutela della salute di viaggiagtori e cittadini
I cani anti Covid al Cuneo Airport nelle persone, nel nostro caso il Covid. Stupiscono
nieri (Anc) e dall’Avs Oslj Amici
«Q
sempre di più i “migliori amici dell’uomo”, e questa
Volontari Soccorso di Milano, si è
volta lo fanno per qualcosa che potrebbe davvero
protratta tra dicembre e gennaio
cambiare la vita di tutti noi. Oltre che degli scali
anche nei locali della Maxiemer-
aeroportuali nel mondo.
genza 118 predisposti a Levaldi-
L’Aeroporto di Cuneo ha dato il via alla speri-
gi dal Dipartimento interazien-
un simpatico staffordshire bull
mentazione insieme con I-Sec Italia srl, società
dale 118 della Regione.
terrier, e a Melampo, un bloo-
specializzata in servizi di sicurezza aeroportuale,
Partner dell’iniziativa è la Bios
dhound di 60 chili, per far fare
in collaborazione con la Geac, società di gestione
di Mondovì che fornisce i cam-
loro il lavoro. E che lavoro. Paco
di Cuneo Airport. Il progetto si avvale dell’appog-
pioni utili all’addestramento
e Melampo sono protagonisti di
gio della finlandese Nose Academy Oy, start-up di
degli animali che presto saranno
uno straordinario progetto di cui
ricerca scientifica specializzata nell’addestramento
pronti per mettersi alla prova
l’aeroporto di Cuneo-Levaldigi
di cani, in grado, appunto, di rilevare malattie negli
sui viaggiatori.
è capofila a livello nazionale: i
esseri umani attraverso l’olfatto.
La peculiarità di questo innova-
due cani, infatti, sono in grado di
La fase di addestramento avanzato dei cani, messi
tivo metodo sta nell’assenza di
rilevare la presenza di malattie
a disposizione dall’Associazione Nazionale Carabi-
contatto fisico tra passeggero e
Gilberto Manfrin ui! Qui! Vieni qui». Bastano questi piccoli ordini a Paco,
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[Foto di Emanuele Bussetti]
La Bella Storia
Da sinistra, con i due amici a quattro zampe protagonisti della prova sul campo: Fiorella Fiorito, legale e security manager di I-Sec, società specializzata in servizi di sicurezza aeroportuale; Migena Plenishti, direttore tecnico di I-Sec per Cuneo; Anna Milanese, direttore di Cuneo Airport; Barbara Sarfatti, direttore generale di I-Sec; Rossana Rinaldi, trainer di I-Sec
cane, poiché quest’ultimo riesce
presso il “Karolinska Institutet”
a rilevare la positività o la ne-
di Stoccolma».
gatività del soggetto annusando una garza che il passeggero si passerà in via del tutto volontaria sul collo o sui polsi, all’interno di una procedura ad hoc, cui
Una metodologia già utilizzata in Finlandia
i viaggiatori si sottoporranno
«Siamo fieri di poter introdurre
prima della partenza.
in Italia una metodologia che ha
«Il nostro vuole essere, soprat-
già rivelato un alto potenziale in
tutto, un contributo alla lotta
Finlandia e ci auguriamo che la
comune contro il Covid-19»,
sua applicazione possa avere un
spiega Anna Milanese, direttore
ruolo significativo nella tutela
di Cuneo Airport. «È un tentati-
della salute dei viaggiatori e
vo in più di trovare una solu-
dei cittadini, contribuendo alla
zione affinché il traffico aereo
ripresa del settore dell’aviazione
ritorni alla normalità, grazie a
civile», dichiara Barbara Sar-
un metodo rapido, efficace e non
fatti, direttore generale di I-Sec
invasivo. I risultati sono elabo-
Italia srl. «I cani che usiamo già
rati secondo il protocollo di ricer-
lavorano alla ricerca delle perso-
ca di Ville Pimenoff, ricercatore
ne e sono in grado di rintracciare
la presenza di altre malattie. Hanno la capacità di memorizzare diversi tipi di odori». Nel corso di un analogo programma condotto con successo da Nose Academy Oy all’aeroporto di Helsinki-Vantaa tra settembre e dicembre, con la partecipazione dell’Università di Helsinki, su 6.000 campioni esaminati i cani hanno segnalato 35 casi positivi.
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La Bella Storia in quanto primi in Italia possiamo applicare un metodo innovativo per contrastare la diffusione del virus. Soprattutto, possiamo dare il nostro contribuito alla ripresa in sicurezza del trasporto aereo, offrendo uno screening efficace e rapido per tutti i passeggeri che vorranno sottoporsi al test. Prevediamo di fare entrare in azione i cani a Levaldigi a brevissimo, sui primi voli, per poi affinare man mano questo progetto anche in previsione della stagione estiva che, lo auspichiamo tutti, dovrebbe segnare la ripresa del traffico aereo. In concomitanza con la campagna di vaccinazione e con le altre misure di prevenzione messe in atto, pensando anche al nostro piccolo contributo dei cani anti Covid, lo considero un tassello positivo
La tappa del Giubileo Lauretano Dal 21 al 27 gennaio l’Aeroporto di Cuneo ha ospitato una tappa del Giubileo Lauretano della statua della Madonna di Loreto, protettrice degli aviatori e dei viaggiatori. Durante la sua permanenza a Levaldigi sono state organizzate una Messa sabato 23 e la recita del Rosario martedì 26. «Siamo stati ben felici di ospitare presso il nostro aeroporto di Cuneo una tappa della “Peregrinatio Mariae” nell’àmbito delle iniziative del Giubileo Lauretano concesso da papa Francesco per il centenario della proclamazione della Madonna di Loreto patrona degli aeronauti», ha affermato Giuseppe Viriglio, presidente della Geac, società che gestisce lo scalo di Levaldigi. «Averla qui da noi per una settimana, a disposizione dei fedeli, è stato un ulteriore segno di integrazione dello scalo cuneese con il territorio in cui è inserito. Usciamo da un anno nefasto, la speranza è quella di ripartire tutti insieme collaborando con le istituzioni per puntare anche a un pieno rilancio, in completa sicurezza, dell’aviazione civile».
I numeri parlano chiaro e testimoniano la valenza del progetto
cinque giorni prima che
Ma non è tutto: i primi dati della sperimentazione, molto incoraggianti, hanno mostrato la precisione dei risultati, circa il 95%, e la capacità dei cani di identificare i soggetti portatori del virus anche
decisiva per dare nuovo slancio
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per tornare alla normalità, e che spero contribuisca a far riacquistare la fiducia nel viaggiare». Così, se gli aerei sono già ritenuti i mezzi più sicuri per spostarsi, con lo screening dei cani anti Covid la tranquillità dei viaggiatori sarà assicurata. Garantiscono Paco e Melampo.
manifestino, eventualmente, i sintomi. L’efficacia, la rapidità e la modalità non invasiva di questo strumento di screening potrebbero segnare una svolta al settore dell’aviazione, messo così a dura prova dalla pandemia di Covid-19. «L’opportunità di partecipare a questo progetto», conclude Anna Milanese, «è motivo di orgoglio
Nella foto in alto, a sinistra, con la statua della Madonna di Loreto, il presidente di Geac, Giuseppe Viriglio, il vescovo di Cuneo e Fossano, mons. Piero Delbosco, il direttore dello scalo cuneese, Anna Milanese, l’imprenditore Amilcare Merlo, strenuo sostenitore dell’aeroporto di Levaldigi (da cui, con la ripresa della operatività, inizieranno i voli da e per Monaco di Baviera della compagnia Air Dolomiti), e, in rappresentanza del Prefetto, Claudia Bergia. Sopra: Melampo, bloodhound di 60 chilogrammi
Le supercar decollano da Levaldigi Lorenzo Vallese
M
ercedes Classe A 45 Amg, Gtc, Aston Martin Vantage, Bmw M2, Mini Gp e Maserati Ghibli Trofeo sulla pista di un aeroporto? Ebbene sì, ed è accaduto... a casa nostra, presso lo scalo di Cuneo Levaldigi.
Il “colpevole” è il vulcanico Alessandro Gino, general manager del Gruppo Gino che ha proposto la “pazza idea” a Mercedes, Bmw, Aston Martin e Mini, ottenendo adesioni entusiastiche per l’innovativa
smante serie di prove in pista con alcuni dei modelli più importanti dei brand rappresentati dal Gruppo Gino.
attività social che ha chiuso in bellezza un 2020 che per altri versi ha dato così tanti grattacapi alla collettività mondiale, ma nel contempo è stato prodigo di risultati incoraggianti per il Gruppo che ha radici nel cuore della Granda. Si è trattato di due indimenticabili giornate svoltesi proprio presso l’aeroporto della Granda, il quale con le sue strutture ha fatto da cornice a un’entusia-
Alessandro Gino spiega come queste due giornate abbiano rappresentato la degna conclusione di un anno che ha visto la sua azienda grande protagonista in àmbito social: «Nei mesi scorsi abbiamo cercato in tutti i modi di coinvolgere i clienti e gli
In queste pagine: fasi delle indimenticabili giornate organizzate dal Gruppo Gino contando sulla collaborazione dell’Aeroporto di Levaldigi e sulla disponibilità delle case automobilistiche
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Chiusura in gran spolvero delle attività social del Gruppo Gino indette nel 2020 che hanno permesso di superare le difficoltà originate dalla emergenza sanitaria
Guarda il video
Social Mania invece, è stato realizzato un percorso di handling molto interessante come si evince anche dai video, uno dei quali può essere seguito grazie al Qr Code che i lettori trovano nella pagina a fianco. Alessandro Gino al riguardo spiega: «Grazie alla collaborazione dello staff dell’aeroporto, che ringrazio di cuore, abbiamo realizzato un percorso che coinvolgeva sì la pista di decollo e atterraggio, ma anche i raccordi. Così si sono potute testare le auto nelle più diverse situazioni come chicane, tornanti, hammered corner e curve lunghe. Inoltre abbiamo sfruttato la lunghezza della pista riservata gli aerei per alcune prove di velocità sul chilometro lanciato». Avendo testato di persona tutte le vetture, il General Manager del Gruppo Gino ha vissuto un’esperienza davvero unica, «in quanto ogni modello presentava caratteristiche differenti che richiedevano sempre alcuni giri di riscaldamento per comprendere al meglio la “risposta” alla pista che avevamo preparato». Un “bolide” come la Gtc ha risposto anche con tempi molto interessanti e ha confermato a pieno il suo Dna di supercar. Molto vicina come tempi e come sensazioni di guida si è rivelata la Classe A 45 che rappresenta un fantastico adattamento per la strada di una vettura da corsa. Alessandro Gino, general manager del Gruppo Gino, ha coinvolto in questo originale ed entusiasmante progetto di successo, oltre ai vertici dello scalo cuneese, Mercedes, Bmw, Aston Martin e Mini
Peso e struttura differenti contraddistinguono l’Aston Martin Vantage e la Maserati Ghibli, delle quali è stato possibile apprezzare le caratteristiche telaistiche e meccaniche che restituiscono una sen-
appassionati di motori e, grazie al supporto delle sedi italiane, da ultimo siamo riusciti a portare in pista a Cuneo una gamma di modelli a dir poco straordinaria». Del resto l’obiettivo prioritario del Gruppo Gino è un costante dialogo con il territorio, sviluppando significative interazioni. In estate Prato Nevoso ha ospitato il Gino Speed Show, quindi si è tenuto un partecipato appuntamento a Limone Piemonte organizzato nel tardo autunno e la conclusione del “cartellone” di eventi si è tenuta presso l’Aero-
L’Aeroporto ha messo a disposizione le proprie strutture per verificare le performance delle auto condotte da Alessandro Gino
sazione di guida unica. La Bmw M2 Cs ha affrontato la pista ancora bagnata dalla sera precedente e ciò ha permesso ad Alessandro Gino di apprezzare al massimo l’assetto con ammortizzatori adattivi a controllo elettronico che rendono questa vettura della casa tedesca morbida, ma assolutamente efficace. Il progetto proseguirà nei prossimi mesi grazie all’esperienza estremamente positiva maturata e all’ottimo riscontro ottenuto attraverso le visualizzazioni
porto di Cuneo Levaldigi, luogo
sui social media. Nuovi appuntamenti sono già in
che ha consentito di ricreare le
calendario, strutturati in maniera sempre innova-
sensazioni di un vero circuito
tiva com’è nel Dna del Gruppo Gino. Si continuerà
automobilistico. In genere si im-
sulla strada digital intrapresa, fa sapere Alessandro
magina la pista come un sempli-
Gino, con la ferma intenzione di abbinarla al ritorno
ce lungo rettilineo, questa volta,
alla presenza fisica di clienti e appassionati.
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Tradizioni e Cultura Locali
«Viva ’l Carlevé, viva noi, viva ’l rabel!»
(«Viva il Carnevale, viva noi, viva il baccano!»)
QUELLE FESTE CHE NON CI SONO PIÙ Raoul Molinari, deceduto il 3 dicembre 2009, era nato 74 anni prima a Mango. Giornalista, enogastronomo, organizzatore di eventi, esperto di comunicazione e grande appassionato della sua terra, fra le sue tantissime creazioni spicca il Carnevale del paese natale, a cui si riferiscono le foto tratte dall’archivio di Bruno Murialdo
Pietro Giovannini
D
a bambino mio nonno ogni anno mi portava a vedere il Carnevale del Mango. Ogni festa, ogni evento anche piccolo, dalla partita al balon all’immancabile pranzo domenicale dai cugini, ogni occasione era per lui buona per andare “fino al Mango” (rigorosamente con l’articolo). Per nonno Mango era “’l pì bèl paìs del mond” (il paese più bello del mondo), perché ci era nato, come suo padre e sua madre, e l’amava come si possono amare solo le proprie radici. Nonno è stato un autentico Uomo di Langa e il Mango era “’l mè paìs”, il mio paese: una frase che in dialetto, in tre parole, dice tutto.
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La festa in maschera con corteo e banda “inventata” a Mango da Raoul Molinari, divenuta attrattiva ben oltre i confini di Langa, dà lo spunto per riandare col pensiero ai tempi che furono E poi quegli eventi li aveva pensati e realizzati un suo parente acquisito, il vulcanico, incontenibile, poliedrico Raoul Molinari, figlio del medico condotto e fratello di Ornella, la moglie di suo cugino primo, Pier Aulo Gallina, con cui sono sempre stati legatissimi. A dispetto della lontananza di parentela e delle decine di altri parenti più prossimi, la famiglia di Pier Aulo
Resta negli annali, tra l’altro, la scherzosa polemica epistolare sulla cultura locale, svoltasi per mesi sul settimanale diocesano “Gazzetta d’Alba” negli anni Ottanta, che oppose Molinari a Donato Bosca, altro alfiere della difesa di tradizioni e modi d’essere langhetti
e Ornella è praticamente l’unica che io frequenti volentieri e David, Daniel e Dario (sì, si chiamano così, tipo i nipoti di Zio Paperino) li considero quasi i miei unici cugini. Quando nonno si è spento come una candela, l’11 aprile 2005, Pier Aulo e Ornella sono stati i primi ad arrivare.
UN TIPO ALLEGRISSIMO Ma questo è un pezzo allegro sulle feste dei paesi e, quindi, torniamo a Raoul che è stato un tipo allegrissimo, specializzato nel riuscire ad animare il sonnolento panorama culturale della Langa, come pure una qualunque discussione da tavola alla domenica pomeriggio, su cui calava implacabile ad accendere le polveri dei fuochi d’artificio. Raoul è stato per cinquant’anni
quell’operatore culturale infaticabile che dal 2009 manca a queste colline. Ha iniziato cento progetti, molti lasciati incompiuti, per l’implacabile rapporto “entusiasmo/tempo” a cui quelli come Raoul (e come me) non si sanno proprio rassegnare. E mille altri almeno li ha pensati! Tra tutti uno dei primi, e di maggior successo, fu appunto il Carnevale, presto assurto a notorietà regionale. Sfilavano in paese mezzi i borghi della Langa e pure del Monferrato e alla fine si faceva, come ancora si fa nelle valli delle Bormide, il polentonissimo con il “Bagnèt dij Batù” (il Bagnetto dei Battuti, di cui resta segretissima la ricetta) distribuito da un carro a tutti i presenti (che erano davvero tanti, a guardare le foto ci sembra impossibile oggi) e ci veniva gente da mezzo Piemonte sia come spettatori che come maschere. Per Mango c’erano Stangon (lo “stranòm” di quelli del paese) e Concetta (simbolo di tutte le donne calabresi che si erano sposate qui grazie ai “bacialé”, i sensali di matrimoni, reinventati ancora da Raoul). E la banda che suonava per ore.
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Era nutritissima la folla, composta da persone di ogni età, non solo bimbi, richiamata dal Carnevale manghese, così come da altri grandi eventi simili, come ad esempio il “Carnevale Vecchio” di Costigliole d’Asti
A PROPOSITO DI MASCHERE E DELLA STORIA DI GIANDUJA Il Piemonte non fa parte della storica Commedia dell’arte. La maschera più celebre è ovviamente Gianduja che nasce solo a inizio ’800 per iniziativa di due irriverenti burattinai torinesi: Giovanni Battista Sales e Gioacchino Bellone. Per la satira del loro burattino Giròni (siamo durante l’occupazione napoleonica) vengono addirittura condannati a morte. Riescono a rifugiarsi in campagna, a Callianetto (oggi frazione di Castell’Alfero), in un “ciabòt” (una baracca) nel bosco, oggi noto come “’l ciabòt ’d Giandoja”. Sono aiutati dalla famiglia di uno dei primi martiri del Risorgimento, Giovanni Battista De Rolandis, giovane cospiratore fatto torturare e impiccare a Bologna nel 1796 dal “misericordioso” papa Pio VI. Al “ciabòt” i fuggiaschi reinventano il personaggio ormai all’indice di Giròni, trasformandolo da burattino a maschera: un patriota che ama la buona tavola, giudizioso e assennato, un giovialone che non sa mancare di parola, in una sorta di apologia del carattere piemontese. Quindi non può che amare il vino... e così lo chiamano Gian d’la Doja (Giovanni della Brocca, cioè della mescita di vino sfuso), da cui poi Giandoja. Gianduja diventa in breve l’eroe popolare di tante canzoni, poesie, commedie e caricature dell’epoca risorgimentale: la vera maschera del popolo contro i soprusi stranieri. Sull’esempio di Gianduja, quasi tutti i paesi e
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città si dotano di una o più maschere analoghe, ispirate a lontani e fumosi fatti storici come i Saraceni o l’arroganza dei signorotti medioevali: in genere il canovaccio è quello del popolano con la sua bella che si ribellano al signore rifiutando lo jus primae noctis (che nel medioevo non è mai esistito, eppure così tanto affascina la fantasia moderna). Ecco Gagliaudo di Alessandria (sì, quello di Baudolino del racconto di Umberto Eco), la Mugnaia a Ivrea, Cecilia e Roldano che uccidono il Dùso a Caraglio, il Bicciolano e la Bela Majin di Vercelli, la Castellana a Saluzzo che si innamora del contadino Ciaferlin… E il Turco di Mondovì (con tutti i “bal di sabre” cioè “di sciabole” a seguire) e a Sampeyre il Baìo (che nelle varianti di Beò, Baìa, Abaiya, Badia, ecc. ricorre in tutte le valli occitane o a febbraio o spostato ad agosto)! Oppure sono maschere che decantano la bontà di prodotti e tradizioni locali, mestieri e soprannomi che
han dato lo stranòm (il soprannome) al paese: ’l Mangiafior (il Mangiafiori) di Elva, il Cont Lasàgnon (Conte Lasagnone) con la moglie Raviolina e lo scaltro mediatore Ciucia Barlèt (Succhia Barili) che sono le tre maschere storiche di Alba, a Monticello d’Alba si trovano i divertenti Steo Parachèr (Stefano Paracarro, fannullone) e Vigio Cobiabrope (Luigi Legapali, lavoratore), un po’ dappertutto sfilano gli immancabili Magnin (stagnini) con la faccia nera di fuliggine, a Monforte troviamo ’l Catàrin (il Catarino, in memoria degli eretici), a Borgo San Dalmazzo ij Tajagorge (i Tagliagole), come li chiamano quelli di Cuneo (accontentatisi di resuscitare Giròni, come papà di Gianduja), a Mango appunto Stangon (Lungagnone) e Concetta. A Corneliano, noto borgo di mercato e di voci di piazza, c’è Monsù Cicàrèt (il Chiacchierone), a Benevello, paese lontano e difficile da raggiungere, ecco l’ironico ’l Ultim (l’Ultimo) e via così di fantasia…
Tradizioni e Cultura Locali Cunico, minuscolo borgo astigiano, è “risorto” l’Ors dij Sfojass (l’Orso della Meliga). L’Orso ricorre spessissimo, in alcuni casi sostituito dal Lupo, dall’Uomo Albero, dai Brutti o dai Vecchi Selvatici, tutti con analoga funzione di capro espiatorio a cui affidare la fine dell’inverno. Una tradizione di antichissima origine che sintetizza bene l’impasto di folclore, antropologia e paganesimo dei popoli delle Alpi.
E INCOMBE LA QUARESIMA (IL PROFANO E IL SACRO...)
Usi e costumi dalle radici a volte millenarie da recuperare, in fiera contrapposizioe all’affermazione di feste e personaggi in arrivo da oltreoceano Infine ci sono quelle più affascinanti: le maschere legate alle tradizioni pagane e agli ancestrali riti della natura che restano impigliati nel Carnevale… perché in quei giorni ogni scherzo vale, anche o soprattutto contro l’ordine comandato delle cose e della Chiesa. Ecco l’Uomo Albero a Murazzano, l’Orso di Segale a Valdieri e i tanti Sarvanòt (gnomi e masche) della Valle Varaita, l’Orso di Piume di Cortemilia, la Lachera a Rocca Grimalda (che riunisce il tema dello ius primae noctis), i Vecchi Selvatici di Champlas du Col (Sestrière), le straordinarie Barbuire con i Brutti, i Belli e il Pajasso di Lajetto di Condove, li Loups de la Chanal (i Lupi del Chianale) a Pontechianale… infine a
Nel periodo del Carnevale pulsa già un’aria primaverile che allontana, ma non del tutto, le gelide atmosfere invernali: si mescolano sacro e profano a partire dalla compresenza del Carnevale e della Quaresima che rimettono in scena ritualità opposte, ma complementari, alternando l’abbondanza all’astinenza, l’eccesso alla penitenza, la terra al cielo. Nella cultura contadina compaiono puntuali alcuni Santi, legati agli appuntamenti stagionali di trebbiatura, vendemmia, fine dell’annata agraria o ai giorni sacri del calendario solare (equinozi e solstizi), come San Giuseppe, San Giovanni, San Michele, San Carlo, San Martino. Ma già al primo giorno di febbraio faceva capolino Sant’Orso, arcidiacono d’Aosta e protettore della terra, che nei processi sincretici della magia popolare era assimilato all’orso della Candelora (versione cristiana dei Lupercali pagani), animale mitico rappresentante il Carnevale e indicatore barometrico dei retaggi celtici della cultura popolare europea. Dice il proverbio: “Se a Sant’Ors l’ors al suva èl pajon, per quaranta dì al va a baron” e cioè: “Se a Sant’Orso
l’orso asciuga il pagliericcio, per quaranta giorni il tempo sarà cattivo”. Una variante più religiosa invece recita: “Se l’ors a la Siriola la paja a fà soé, a’nt l’invern tornoma a intré” (“Se l’orso alla Candelora fa asciugare la paglia, si rientra nell’inverno”). Questi detti, diffusi in tutto il Piemonte e per le valli alpine, riportano la credenza che a febbraio l’animale si svegliasse dal lungo sonno invernale e uscisse dalla tana per controllare la Luna. Se era piena, stendeva il pagliericcio ad “asciugare”, prendeva un po’ di sole e poi tornava in letargo. Il chiarore notturno, infatti, l’avvertiva di un ritardo del calendario lunare su quello solare: la Luna era quella di gennaio, foriera di gelate tardive e di futuro maltempo procrastinabile almeno per quaranta giorni, fino alla Luna nuova di marzo che avrebbe portato davvero la primavera. Quando la notte era scura, invece, per l’orso l’uscita era definitiva, in quanto la Luna nuova era sinonimo di ultima Luna invernale, passata la quale iniziava la bella stagione. La durata dell’inverno era una previsione essenziale perché il prolungamento del freddo avrebbe potuto danneggiare o ritardare i raccolti, preparando i contadini a un razionamento più oculato delle provviste rimaste. Trovo affascinante la storia dell’Orso, così come mi risultano insopportabili le feste e i personaggi d’importazione “made in Usa” (da Babbo Natale a Halloween, da San Valentino all’8 marzo, passando per le ormai decine di feste della mamma, della nonna, del cane e del gatto). E credo, come pensava già cinquant’anni fa Raoul Molinari, che si dovrebbero recuperare e valorizzare le nostre tradizioni spesso millenarie, invece di accodarci al vortice consumistico Pasqua-Natale, ricorrenze ormai svuotate di ogni significato che non sia il “comprare”.
Le maschere di Mango sono Stangon e Concetta, simbolo di tutte le donne calabresi sposatesi qui grazie ai “bacialé”, reinventati da Molinari
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Tradizioni e Cultura Locali LE BADÌE DI MONESIGLIO NARRATE DA AUGUSTO MONTI Non credo esista nulla di più coinvolgente del racconto del vecchio Carnevale a Monesiglio a inizio Ottocento, con le Badìe, cioè gruppi di giovani organizzati con un capo (come per la festa dei coscritti): una testimonianza preziosa e spassosa dell’antico folclore contadino, intriso di paganesimo naturalistico e di voglia di trasgressione giovanile. «A Monesiglio i giovani si riunivano in una congrega denominata Badìa con a capo un laico, irriverente Abbà che altri non era se non uno dei fratelli Monti» Il racconto si trova nel grande affresco de “I Sanssôssi” di Augusto Monti, dove troviamo le descrizioni mirabili delle varianti langhette dell’Orso, come quella radicatissima del Canté j’euv, cioè il “cantare le uova” tornato in auge negli ultimi lustri, in cui un frate guida un corteo di perdinotte di cascina in cascina, a cantare a squarciagola nell’aia la canzone delle uova… Monti racconta anche di un’altra figura mitica del Carnevale di Monesiglio che si ritrova dal Piemonte al Veneto: lo sfacciato Torototela, il cantastorie, metonimìa dello strumento a una corda usato per accompagnarsi in stornelli, rime e prese in giro, sempre chiuse dalla cantilena torototela-torototà, tormentone della festa. «Torototela, termine tutto nostrano che voleva dir poeta e canterino popolare e lo si attribuiva alla nota macchietta piemontese (cilindro solino scopettoni, code di rondine, e una zucca vuota a mo’ di violino con su teso un cantino) che allietava feste e ricorrenze e nozze».
È questa la maschera che dà il via al Carnevale. Quell’anno, racconta Monti, a Monesiglio successe di tutto: «(…) il Sartore, vestito da Torototela, invece di giga s’era messo al collo una cassetta, e nella cassetta un gatto vivo, chiuso dentro e con la coda fuori; egli intonava strambotti e al ritornello dava uno strappo alla coda: il gatto miagolava inferocito: e così c’era canto e musica d’accompagnamento». Nel testo troviamo tutte le sequenze del carnevale tradizionale, dalla sfilata delle maschere contadine al mito dell’uomo che si fa animale per poi tornare uomo, dal motto insultante e scherzoso nei confronti dell’ostessa alle ire della Chiesa per l’avvenuto rovesciamento dei ruoli nella società. Colpisce l’atteggiamento di conflitto tra i giovani del Carnevale e la Chiesa, da sempre contraria a queste dimostrazioni di irrazionale sfrenatezza, su cui quindi si accanisce l’allegra brigata, stufa almeno per quell’occasione di farsi imporre la morale e la penitenza: «Fu l’anno ancora che le esequie di Carnevale
Pietro Giovannini, acuto osservatore della società locale, e in quanto tale capace di sottrarsi agli intruppamenti che oggi paiono “obbligati”, parte dal ricordo del nonno che ogni anno lo portava al Carnevale “del Mango”, cosa che da bambino non lo entusiasmava molto
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invece che alla contrada dei Colombi gli scapestrati le vollero eseguire in paese, e che la processione girò tre volte intorno alla canonica, con Luis dei Monti mascherato da gesuita, tutta la brigata dietro cantando le litanie maccheroniche, mezzo il paese in coda facendo coro ubriacato» Anche negli anni più tranquilli la cerimonia conservava un significato preciso di contestazione sociale, di gioioso rovesciamento delle regole prestabilite, la notte insonne passata a mangiare e a cantare, le satire agli agenti del fisco a agli agrimensori, ovvero a chi utilizzava i suoi studi per sfruttare la gente, il contrasto stridente tra le donne che al mattino si recavano in chiesa per ricevere le Ceneri e gli ultimi gruppi di giovanastri che finivano di festeggiare. «Da quell’osteria dove l’ultimo manipolo s’era barricato, duro a morire, veniva ancora la canzone: la canzone petulante e provocante dei paganessuno. “Ora che abbiamo mangià e bevù cara l’ostessa, grattatevi il cù. Grattatevi il cù con tutte e due le man che paseremo a pagar doman”». Ecco, di tutto ciò non avrei mai avuto sentore, curiosità né ispirazione se mio nonno, sia benedetto, non mi avesse portato, da bambino, al Carnevale del Mango.