Economia Magazine novembre

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SPORT

MARTINA FIDANZA: «IL DURO LAVORO PREMIA SEMPRE» Martina Fidanza, classe ’99, campionessa sia a livello nazionale che mondiale di ciclismo si racconta svelandoci l’altro lato della medaglia: i sacrifici e le difficoltà che ha dovuto superare per arrivare dove è ora.

nitori andavano in bicicletta. Mio papà è stato anche un professionista, ha vinto anche alcune tappe del Giro e del Tour. Anche mia sorella più grande fa ciclismo e quindi fin da piccola sono andata a vedere le sue gare.

Lei è stata per tre anni campionessa del mondo, ha conquistato titoli sia a livello nazionale che a livello mondiale. Tutto questo prima di compiere ventitré anni. Quali sono i suoi prossimi obiettivi? Sì, ho raggiunto sia titoli a livello nazionale che a livello internazionale. L’anno scorso, però, ho partecipato all’olimpiade come riserva e mi piacerebbe farmi trovare pronta per la prossima così da poter prenderne parte.

Quali sono state le difficoltà maggiori fino ad oggi? Le ho affrontate tutte quest’anno. A dicembre ho subito un’operazione al cuore, ho fatto un’ablazione e nel momento della ripresa ho preso il Covid. Successivamente ho rotto due vertebre… quest’anno mi ha messo un po’ alla prova anche perché ho continuato a riprendermi e poi a dovermi fermare per vari motivi.

Cosa ha fatto nascere in lei la passione per il ciclismo? Dalla mia famiglia! I miei ge14

Quanto è stata pesante l’operazione? Allora, il problema cardiaco si è risolto velocemente, in realtà. Sono stata ferma

un mese dopo l’operazione. L’unico problema è stato il Covid perché si credeva mi portasse una pericardite. In realtà è stato un pochino più complicato con le vertebre. Come mai? Non potevo mettere un gesso e quando ho dovuto ricominciare dopo la caduta avevo paura di stare in mezzo al gruppo. Temevo di poter scivolare o che qualcuno mi venisse addosso. Anche la riabilitazione è stata complicata. Quando ho preso in mano di nuovo la bici ero molto rigida, avevo tenuto per molto il busto. Lei ha dedicato la sua vita al ciclismo. Le è mancato qualcosa della vita di una “ragazza qualunque” in questi anni? Sì, perché se intraprendi questa strada lo devi fare

fin da piccola. Quando i miei amici riuscivano ad uscire, io invece dovevo allenarmi. Ci tenevo anche ad andare bene a scuola e anche questo mi ritagliava molto tempo. Riuscivo a dedicare agli amici poco tempo, ma sono sacrifici che si fanno quando si ha una passione, se hai degli amici veri capiscono. Non si tratta di veri e propri “sacrifici”, si tratta più di uno stile di vita. Un giorno non è mai uguale a quello dopo. È tutto molto rigoroso, anche per i pasti, ad esempio, io ovviamente sono seguita da una nutrizionista. A volte mi manca un po’ la quotidianità. Anche se penso che una volta finito non la sopporterò. Com’è una giornata tipo? Dipende se mi devo allenare in modo rilassato e quindi faccio circa un’oretta o due


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