Montagne360 | Settembre 2021

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ALPINISMO

Due uomini e una gamba

Ci sono storie di straordinaria ordinarietà. Come quelle di Massimo e Andrea, che non condividono solo la disabilità, ma anche i sogni. Volevano scalare tutti i Quattromila del Monte Rosa. Ecco com’è andata di Andrea Formagnana

M

assimo Coda e Andrea Lanfri, biellese il primo, di Lucca il secondo, da un paio d’anni sono una cordata fissa e affiatata. Massimo, una decina di anni fa, era stato vittima di un incidente in montagna mentre si allenava per scalare il Cervino. A seguito di terapie fallite era poi arrivato a prendere la difficile decisione di farsi amputare la gamba, quella destra, che di guarire non aveva voglia. Andrea, che è stato atleta paralimpico, invece gli arti inferiori li ha persi entrambi a causa di una meningite. Da quando si sono conosciuti in un vertical in Liguria non hanno più smesso di progettare imprese alpinistiche, e, facendo forza sui loro handicap, hanno creato il team “Due uomini e una gamba”. Se l’estate scorsa hanno scalato nell’ordine Marmolada, Gran Paradiso, Monte Bianco (Via 44 / Montagne360 / settembre 2021

del papa), Monviso e hanno mancato di poco il Cervino, quest’anno avevano deciso di puntare le loro carte sul Monte Rosa. Il loro obiettivo iniziale era quello di scalare, in una settimana, tutti i 21 quattromila del massiccio. Sarebbero stati i primi atleti disabili a compiere questa impresa in totale autonomia. Non ci sono però riusciti. Contro di loro, oltre le difficoltà oggettive della quota, ha giocato il meteo. Gli spiragli di sole sono stati pochissimi. E si sa, con la montagna non si scherza. IL RACCONTO «Riassumere le emozioni di questa traversata non è sicuramente semplice. L’avventura è iniziata l’ultima domenica di giugno a punta Indren, alla base del ghiacciaio, sopra Gressoney. Qui abbiamo sistemato negli immensi zaini gli ultimi

In apertura, Massimo e Andrea al Colle del Lys. Nella pagina accanto: in alto, i due alpinisti si sistemano le protesi; in basso, l’arrivo al Rifugio Quintino Sella al Felik (foto di Massimo Coda e Andrea Landri)


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