LIBRI a cura di Linda Cottino con Anna Girardi
Montagna che vive Nell’ultimo libro di Faggiani una raccolta di storie oltre la cartolina e lo stereotipo
C
orreva l’anno 1987. Umberto Tozzi e Raf scalavano le classifiche musicali con “Gente di mare”. Corre l’anno 2021, e l’augurio che dalle pagine di Montagne360 facciamo a Franco Faggiani, giornalista e romanziere, è che il suo Gente di montagna, edito da Mulatero, scali le classifiche di vendita dei libri. «Noi che siamo gente di pianura / Navigatori esperti di città / Il mare ci fa sempre un po’ paura / Per quell’idea di troppa libertà» così la prima strofa di quella canzone che si classificò terza all’Eurofestival. Ma facciamoci un po’ attenzione: è sufficiente scambiare qualche parola e il senso è attuale e compiuto anche in relazione alla montagna. Sì, noi che alla fine siamo cittadini, che la montagna la frequentiamo il più nei fine settimana o durante le vacanze, abbiamo spesso un atteggiamento ambiguo verso questi ambienti che ci attraggono ma ci fanno anche un po’ paura per la loro vastità. «È vero. In fin dei conti c’è sempre un po’ lo stereotipo della montagna da cartolina. Questo libro invece vuole raccontare chi la montagna la vive, la fa vivere» esordisce Franco che, col piglio del grande giornalista d’inchiesta, con un passato nelle grandi riviste che hanno fatto la storia del giornalismo italiano, da Epoca all’Europeo, collega tra gli altri di Oriana Fallaci, inviato negli angoli più remoti della terra, ha selezionato 35 testimonianze di gente concreta che nelle valli vive, opera e crea un’economia. «E salvaguarda l’ambiente. Racconto di chi si è messo a ricostruire i muretti a secco, di chi ripulisce il corso dei torrenti, o di chi allevando pecore e capre cura quelle aree marginali altrimenti abbandonate a se stesse». Scorrono così i volti di persone incontrate negli ultimi vent’anni, chi più volte, chi anche solo per poche ore ma sufficienti per restare impressi. Ci sono giovani guru della finanza che gra78 / Montagne360 / settembre 2021
zie a internet vivono in quota ricevendo i loro clienti creando un’economia per gli agriturismi dei paesi limitrofi, o il vecchio parroco ultra novantenne che vinto il Covid è tornato a presidiare la comunità e a raggiungere gli altrettanti anziani parrocchiani mettendo a disposizione il suo pulmino per il disbrigo delle faccende quotidiane. Gente di montagna è una sorta di termometro sullo stato di salute della società delle valli. Nel 1973 il fotografo biellese Gianfranco Bini vinceva il premio Itas con il libro Lassù gli ultimi. Bini raccontava di una civiltà morente. Raccontava dell’abbandono e di quelle porte destinate a chiudersi per sempre. «Forse in alcune valli è successo. Ma non dappertutto. Anzi la montagna mai come in questi anni, grazie anche alla rivoluzione del digitale che moltiplica le possibilità, sta richiamando giovani o li trattiene» spiega Faggiani. «Certo c’è bisogno che le istituzioni facciano la loro parte». E c’è bisogno che noi che dalle città leggiamo queste storie di agricoltori e allevatori in quota sappiamo riconoscere un valore maggiore a quei beni che la montagna ci regala. Sono quei servizi ecosistemici, aria e acqua pulita, biodiversità, di cui si è recentemente parlato nel convegno di Cipra internazionale tenutosi a luglio a Biella. «Obiettivo di questo libro è dare un riconoscimento a queste persone che con il loro vivere in quota preservano la montagna per tutti noi» specifica Faggiani che per scelta ha evitato le star delle vette come grandi alpinisti e guide. Sono solo due le persone note al grande pubblico che vi compaiono: una è Agitu Ideo Gudeta, pastora etiope-trentina fuggita dal suo paese con solo 200 euro in tasca uccisa da un suo ex dipendente lo scorso dicembre. «I progetti sono tutto, sono immaginare il futuro, sono dare speranza» diceva Agi a Faggiani. Ÿ Andrea Formagnana
FRANCO FAGGIANI GENTE DI MONTAGNA MULATERO EDITORE 238 PP. 21,00 €