lenti si ampia su altri orizzonti, anche se focalizzata sulla costruzione dei portafogli, avvantaggiata anche dal fatto che le reti dei consulenti possono lavorare a struttura aperta, ovvero collocare non soltanto i “prodotti di casa”, costruiti dalla impresa per la quale hanno mandato, ma anche prodotti, strumenti e servizi di altre case di investimento, avendo pertanto un ventaglio di soluzioni allocativi pressoché infinite. Tuttavia, l’evoluzione della consulenza dalla “vendita del prodotto” alla “vendita del servizio”, ha evidenziato i limiti del consulente “vecchia maniera”, non formato adeguatamente alle nuove esigenze del mercato e ancorato all’offerta di “rendimento” per il cliente-risparmiatore. Tutto ciò ha determinato un sostanzioso calo nel corso di questi ultimi anni, del numero dei consulenti che esercitano la professione con la conseguenza, in mancanza di nuove leve a causa della mancanza di appetibilità della professione, dell’innalzamento dell’età media dei consulenti (oggi superiore a 50 anni). 3. La consulenza 4.0 Una volta fatto un breve excursus delle vicende della consulenza in Italia, appare utile capire quella che sarà la prossima evoluzione del settore e specificamente quelle che saranno le prospettive future per il risparmiatore e le relative tutele. Occorre evidenziare infatti tradizionalmente la famiglia italiana è tra le più capitalizzate trai i paesi avanzati, con patrimoni medi pari a circa 350 mila euro ripartiti come da grafico sottostante:
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