lavoratori attivi) resta uguale o addirittura tende a diminuire, le risorse economiche non sono più sufficienti a mantenere in equilibrio il modello. 2. Le riforme pensionistiche in Italia Fatta la premessa sui due grandi sistemi pensionistici occorre evidenziare che le pensioni, da sempre, per i cittadini italiani e non, un settore particolarmente sensibile, ma in Italia, nel corso degli ultimi anni, hanno assunto primaria importanza nel dibattitto politico. Come si è già detto, la questione del contendere è la tenuta dei conti pubblici del sistema previdenziale pubblico, soprattutto per le generazioni future. Per questo, durante gli ultimi trent’anni la previdenza in Italia è stata oggetto di profonde riforme strutturali finalizzate al progressivo controllo della spesa pubblica nel settore previdenziale che aveva assunto delle dimensioni troppo elevate rispetto il PIL del paese. Riforme che sono state accompagnate anche dall’istituzione di un sistema di previdenza complementare volto a integrare il sistema previdenziale pubblico. Ma andiamo con ordine, in realtà per comprendere quello che è accaduto e le ragioni delle riforme, occorre fare un breve excursus storico, ad iniziare dalla crisi economica degli anni settanta. In quel periodo l’Italia, come altri paesi, è stata coinvolta da un rallentamento dell’economia determinato principalmente dalla crisi petrolifera del ’73-’76 che ha contribuito a determinare cambiamenti economici. Lo Stato durante questa crisi si è fatto carico di dare sostegno a famiglie e imprese aumentando la spesa pubblica determinando quindi un forte aumento del debito pubblico. Nel corso degli anni ’80 maturò poi la consapevolezza in vari paesi industrializzati che era necessario provvedere al riequilibrio dei conti pubblici attraverso un ridimensionamento della spesa pubblica in quanto l’aumento costante del debito pubblico avrebbe portato a squilibri economici nel lungo 65