L'AGENDA 2.0 PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE DELLA CITTÀ METROPOLITANA DI BOLOGNA

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1. Il contesto dell’Agenda 2.0

1.1. Il contesto internazionale ed europeo e l’Agenda Onu 2030

climatici e Convenzione quadro sulla biodiversità) e tre dichiarazioni di principi (Agenda 21: il programma d’azione per il XXI secolo; Dichiarazione dei principi per la gestione sostenibile delle foreste; Dichiarazione di Rio su Ambiente e Sviluppo2), oltre che alla nascita della Commissione per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni unite (UNCSD) con il mandato di sovrintendere all’attuazione degli accordi e di elaborare indirizzi politici per attività future e partenariati tra governi e società civile. L’Unione europea approva lo stesso anno il quinto Piano d’azione ambientale «Per uno sviluppo durevole e sostenibile» 1993-1999 che auspica un cambiamento dei modelli sociali promuovendo la partecipazione e la corresponsabilità intersettoriale. Il 1997, in occasione della terza Conferenza delle Parti (COP) di attuazione della Convenzione quadro delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC, 1992), vede la firma del celebre Protocollo di Kyoto3, che pone obiettivi vincolanti per la riduzione delle emissioni di gas responsabili del cambiamento climatico e impone ai Paesi sviluppati un processo di collaborazione globale. A cavallo con il nuovo millennio, viene coniato dal premio Nobel per la chimica Paul Crutzen il termine «antropocene»4 il quale, se tecnicamente indica la capacità dell’uomo di incidere sui processi geologici, afferma altresì l’insostenibilità dei modelli di vita umani rispetto alla Terra. Con la formalizzazione del Patto globale delle Nazioni unite (cd. Global compact) nel luglio del 20005, il settore privato è incoraggiato ad avviare una nuova fase della globalizzazione improntata alla sostenibilità, cooperazione internazionale e partenariati multistakeholder. Nel settembre del 2000, 187 Stati sottoscrivono la «Dichiarazione ONU del Millennio» che adotta otto Obiettivi di sviluppo del Millennio (MDGs) da raggiungere entro il 20156: pur mancando di una piena multidimensionalità e rivolgendo una primaria attenzione ai Paesi in via di sviluppo, essi manifestano l’assunzione di un forte im-

Il concetto di sviluppo sostenibile si è affermato ed è evoluto nel tempo in una successione di tappe che hanno coinvolto la comunità internazionale e quella globale in un processo di riflessione e di azione sulla direzione da intraprendere nel rapporto tra le persone, i popoli e il pianeta. Nel 1968 viene fondato il Club di Roma che quattro anni più tardi pubblica il Rapporto «I limiti dello sviluppo» dimostrando l’impossibilità di perseguire una crescita economica illimitata in un pianeta dotato di risorse finite. La conferenza delle Nazioni unite sullo sviluppo umano del 1972, che fonda il programma ONU per l’ambiente (UNEP, 19731), si conclude con la Dichiarazione di Stoccolma, recante 26 principi su diritti e responsabilità dell’uomo nei confronti dell’ambiente. I temi ambientali sono percepiti per la prima volta come questioni globali: viene sancito il Principio di responsabilità internazionale e attraverso l’incremento di azioni di sensibilizzazione cresce anche l’interesse politico, con la nascita dei primi ministeri dell’Ambiente in seno agli Stati membri. È nel 1987 che la Commissione ONU per ambiente e sviluppo pubblica il suo primo Rapporto dal titolo «Il nostro futuro comune», noto come Rapporto Brundtland, che contiene la definizione ancora oggi più nota di sviluppo sostenibile: «Uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri». Attraverso ulteriori tappe significative e quasi tre anni di lavori preparatori si giunge alla Conferenza delle Nazioni unite su Ambiente e Sviluppo e al Vertice della Terra di Rio de Janeiro del 1992, con 178 Stati membri partecipanti e un Forum globale alternativo e simultaneo che coinvolge per la prima volta la società civile. Il ricco portato della conferenza di Rio si traduce in due convenzioni (Convenzione quadro sui cambiamenti

1. United Nations environment program (UNEP), https://www.unep.org/. 2. ONU, Dichiarazione di Rio sull’ambiente o lo sviluppo, 1992, https://www.isprambiente.gov.it/files/agenda21/1992-dichiarazione-rio.pdf. 3. http://unfccc.int/resource/docs/convkp/kpeng.pdf. 4. Paul Crutzen, Benvenuti nell’Antropocene. L’uomo ha cambiato il clima, la Terra entra in una nuova era, Mondadori, 2005. 5. https://www.unglobalcompact.org/. 6. https://www.un.org/millenniumgoals/.

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Goal e target dell’Agenda ONU 2030

32min
pages 157-172

Questionario sulle buone pratiche di sostenibilità

3min
pages 151-156

Target 11.4 - Cultura

4min
pages 97-98

Target 11.7 - Verde urbano

4min
pages 102-103

5. Ripensare il management pubblico alla luce dell’Agenda 2.0

8min
pages 145-150

Goal 10 - Ridurre le disuguaglianze

8min
pages 87-91

Goal 9 - Imprese, innovazione e infrastrutture

13min
pages 81-86

Goal 5 - Parità di genere

5min
pages 66-68

Goal 8 - Lavoro dignitoso e crescita economica

16min
pages 75-80

Goal 7 - Energia pulita e accessibile

5min
pages 72-74

4.1. Guida alla lettura

1min
page 51

Goal 4 - Istruzione di qualità

8min
pages 62-65

Goal 3 - Salute e benessere

5min
pages 59-61

3.4.1 Sintesi dei contenuti emersi

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pages 45-50

3.4. Il percorso partecipato

3min
page 44

1.4. Il benchmarking con le Agende per lo sviluppo sostenibile delle altre Città metropolitane

6min
pages 18-22

2.1. Il modello utilizzato

3min
page 23

1.1. Il contesto internazionale ed europeo e l’Agenda ONU 2030

6min
pages 13-14

2.2. Gli obiettivi quantitativi e gli indicatori

3min
page 24

Introduzione, di Virginio Merola

2min
pages 7-8

1.2. Il contesto locale: la Città metropolitana di Bologna, dal 2015 ad oggi

5min
pages 15-16

1.3. Il rapporto con le Strategie nazionale e regionali

3min
page 17
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