2. La metodologia per l’elaborazione dell’Agenda 2.0
2. La metodologia per l’elaborazione dell’Agenda 2.0
2.1. ll modello utilizzato Il modello utilizzato per la definizione dell’Agenda 2.0 della Città metropolitana si basa sull’esperienza che ASviS e Urban@it stanno sviluppando nell’attività di accompagnamento delle Regioni e delle istituzioni locali per l’elaborazione delle proprie Strategie ed Agende, in costante riferimento con la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile (SNSvS) e con le Strategie regionali. Sono da sottolineare due aspetti che hanno guidato le scelte: • il quadro concettuale di riferimento è l’Agenda ONU 2030 con i suoi 17 goal e 169 target; • le scelte metodologiche si sono basate, il più possibile, su indicazioni fornite dall’ufficio statistico della Commissione Ue (Eurostat) e dal Sistema statistico nazionale a partire da quanto prodotto dall’Istat. Il modello mira a monitorare la realtà territoriale e a misurare l’evoluzione della stessa verso gli obiettivi dello sviluppo sostenibile. Per l’ambito territoriale specifico, in questo caso la Città metropolitana di Bologna, e per ogni goal e target del goal 11. Città e comunità sostenibili1 sono individuati: 1. il posizionamento del territorio rispetto agli obiettivi quantitativi misurati da indicatori «di contesto»2 che si vogliono/devono raggiungere con riferimento ai goal e ai target dell’Agenda ONU 2030. Non sempre sono disponibili i dati relativi al livello metropolitano e in questi casi sono stati utilizzati i dati relativi al livello regionale o al Comune capoluogo; 2. il confronto con i livelli territoriali di più ampie dimensioni (nazionale, ripartizione statistica sovraregionale di appartenenza, regionale); 3. le Principali azioni già in atto o programmate che influiscono sul loro conseguimento (Scenario Programmatico) e le azioni contenute in Patti, Piani strategici e altri strumenti di pianificazione di più
4.
5.
6.
7.
lungo periodo che ugualmente si riferiscono ad essi (Scenario Obiettivo) dei livelli nazionale, regionale e metropolitano; il posizionamento rispetto agli obiettivi quantitativi e le azioni del livello relativo al Comune capoluogo, vista la sua rilevanza e sempre in relazione alla disponibilità dei dati; la individuazione, al livello metropolitano e submetropolitano, di indicatori «specifici»3 nell’ambito degli strumenti di programmazione e delle politiche degli enti che misurano le azioni dello scenario programmatico di cui al punto 3 e che ne consentono il monitoraggio costante; il confronto con gli altri livelli territoriali sub-metropolitani riconosciuti istituzionalmente (Unioni di Comuni, Zone omogenee, altre associazioni intercomunali, ecc.), anche in questo caso in relazione alla disponibilità dei dati, al fine di estendere ad essi e ai Comuni che ne fanno parte la metodologia dell’Agenda per poter coinvolgere cittadini e portatori di interesse a livello locale; l’incardinamento delle Strategie e delle Agende nel ciclo di programmazione degli enti (Documenti di economia e finanza regionali, Documenti unici di programmazione metropolitani, di Unione e comunali) per: a) renderle coerenti con le loro politiche; b) offrire uno strumento per leggerle secondo gli obiettivi dell’Agenda ONU 2030 con una rendicontazione pubblica costante e aggiornata; c) attivare un Sistema multilvello di Strategie e di Agende per lo sviluppo sostenibile.
1. Il Goal 11 contiene target troppo eterogenei tra di loro per poter essere letto in modo unitario. Sono stati selezionati i cinque target che non si riferiscono a temi contenuti in altri goal cioè 11.1. Abitazioni e rigenerazione urbana, 11.2. Mobilità, 11.4. Cultura, 11.6. Qualità dell’aria e 11.7. Verde urbano. In questo modo l’analisi viene effettuata per 21 tra goal e target. 2. Misurano l’andamento delle variabili collegate ai goal e ai target dell’Agenda ONU 2030, sono confrontabili tra i diversi livelli territoriali anche a livello europeo e internazionale e si riferiscono agli «outcome» cioè ai risultati dell’azione dei soggetti pubblici e privati (associazioni, imprese, cittadini). 3. Misurano il grado di attuazione delle politiche dell’ente, non sono confrontabili con altri livelli territoriali e si riferiscono agli «output» cioè ai prodotti dell’azione amministrativa o di partnership attivate con portatori di interesse.
21