VerdEtà 78 - Febbraio 2021

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IL RACCONTO

IL GABBIANO AUGUSTO MATTEAZZI

Era una ammiratrice dei gabbiani – veramente lei si definiva una “patita” – e, quanto andavano qualche volta al mare, stava ore ad osservarli, specialmente quelli più grandi, le piaceva il modo elegante e maestoso in cui si libravano, apparentemente senza sforzo e senza peso, lanciando ogni tanto il loro caratteristico grido. In loro vedeva un simbolo di serena e maestosa bellezza, ma soprattutto di libertà: una libertà che lei, sposata da tanti anni e con figli e nipoti che erano sì la sua consolazione, ma anche un legame piuttosto impegnativo, aveva perduta da tanto tempo, così un po’ si immedesimava in quei volatori instancabili, sognando che, in qualcuno di essi, il suo Spirito avrebbe trovato modo di evadere dai legami che troppo la costringevano. 30 | VERDETÁ n° 78

Era molto forte questa sensazione, al punto che ogni tanto ne parlava al marito, che a volte condivideva le sue fantasie, perché anche lui, da un certo punto di vista, era un sognatore, anzi qualche volta lei lo accusava di esserlo troppo, così scherzavano spesso: “ecco quello andrebbe bene, sembri proprio tu”; “ma va, io sono più leggera, quello invece, quello grande, non vedi che sembra avere i baffi come te?”, “ma cosa vedi, perché non ti pulisci gli occhiali?”, “ma perché tu non te li compri?” e così, battuta su battuta, si divertivano come due giovani innamorati. Per loro quelle visite alla spiaggia erano come un balsamo che rendeva piacevole una vita altrimenti costellata da piccoli ma noiosi contrattempi e ridava la carica ad un rapporto che, pur nel


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