VerdEtà 80 - Luglio 2021

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PANTERE GRIGIE PIETRO ROMANO QUELLA CONTROPRODUCENTE “ESAMITE” Un mio zio di parte paterna ha compiuto da qualche mese 95 anni. Per la sua età è – meglio era - in condizioni invidiabili. Vedovo da dieci anni, vive solo, con una donna tuttofare (cuoca compresa) che sta in casa appena per tre o quattro ore al giorno. Due figli, la primogenita insegna (e vive) a diverse centinaia di chilometri di distanza. Il maschio è titolare di una piccola impresa (e a capo di una famiglia larga) che gli lascia ben poco tempo da dedicare al padre. Ai primi caldi, mio zio ha accusato un malore ed è stato condotto al più vicino pronto soccorso. Tanto i medici ospedalieri quanto, qualche giorno dopo, ormai tornato a casa, un paio di medici specialisti non hanno riscontrato granché. Tutti hanno pensato che a provocare il malore fosse stato un colpo di calore. Mio zio ha ripreso la vita di sempre e tutto sembrava dimenticato. Ma non è stato così. Qualche settimana dopo, una giovane dottoressa imparentata con mio zio ha voluto visitarlo. Nemmeno lei è riuscita a riscontrare qualcosa, tanto più che i recenti esami non facevano emergere nemmeno una delle malattie tipiche dell’età avanzata. Ma alla giovane – e professionalmente in carriera – dottoressa tutto ciò non è bastato. E al povero anziano ha lasciato prescrizioni per decine di accertamenti della più varia natura. Una sfilza tale da impaurire mio zio che quasi quasi si risentiva male pensando alla sua situazione. Tanto da cominciare a dubitare del proprio stato di salute e a pensare che i medici dai quali era stato visitato in precedenza gli avessero nascosto la tremenda verità. Nonostante lo stato di tensione, però, mio zio ha rifiutato, tra tutti gli accertamenti, solo la Tac con contrasto. “In una bara mi ci dovrò mettere tra poco. Ma non di mia volontà”, ha protestato. E la sua caparbietà ha avuto la meglio. L’onerosa sfilza di accertamenti per fortuna non ha portato alla luce chissà quali malanni così che famiglia e amici ne sono stati contentissimi. E mio zio più di tutti. Anche se è apparso chiaro che gli esami, oltre che costosi e inutili, sono stati controproducenti perché lo hanno messo in tensione, provocandogli paura e insonnia per giorni. Tutt’altro che una “mano santa” a 95 anni di età. Una situazione dalla quale non si è ripreso ancora e che – ha ammesso il suo medico di base – potrebbe creare seri grattacapi, se procedesse a lungo. La storia di mio zio purtroppo è più comune di quanto si possa immaginare. E associa gli anziani ai bambini. Ad ambedue le categorie anagrafiche si tende a imporre esami in gran numero anche quando l’esperienza insegna che in genere sono superflui. Soprattutto agli anziani si rende un cattivo servizio già al momento della prescrizione ponendoli in un pericoloso stato di stress, aggravando quell’ipocondria che con l’età tende ad avanzare, magari spingendoli a pericolose cure fai-da-te. Prescritti come se fossero un’assicurazione preventiva, spesso gli esami possono dare la stura a una serie di gravi problemi al minimo psicologici. Invece, come un po’ tutto, anche l’acqua, vanno presi a piccole dosi.

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