CONFINDUSTRIA EMILIA
AREA CENTRO: le imprese di Bologna, Ferrara e Modena
Supplemento di “Fare” N. 41 settembre 2018 Autorizzazione del Tribunale di Bologna n.6858 del 26.11.1998 - Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale 70% - Aut. MBPA/CN/BO/0008/2015
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futuro GI
G I O VA N I IMPRENDITORI CONFINDUSTRIA EMILIA AREA CENTRO
UN APERITIVO ALLA...MASTERCHEF Un momento conviviale per conoscere i nuovi iscritti al gruppo
Lo specialista delle patate
Pizzoli
Intervista con l’Imprenditore Sonia Bonfiglioli
sommario VARIE
Romania, mercato nascente
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ASSOCIAZIONE
Marco Arletti
Uniti, l’Europa che siamo
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Intervista con l’Imprenditore Sonia Bonfiglioli
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Volge oramai al termine il periodo transitorio legato alla procedura di fusione che ha dato vita al Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Emilia e, con questo, il mandato dell’attuale Consiglio Direttivo e del Presidente. Necessarie sono quindi alcune considerazioni conclusive. Innanzitutto questo percorso ci ha portato ad essere un’unica realtà di quasi 500 Giovani Imprenditori: il Gruppo più numeroso all’interno del Movimento nazionale Confindustria.
ECONOMIA E DIRITTO
E’ stata un’avventura coinvolgente ed emozionante, una sfida organizzativa ma soprattutto una fantastica opportunità di condivisione degli stessi valori, della stessa passione e dello stesso orgoglio per l’impresa. Oggi siamo un gruppo più grande, più forte, più rappresentativo ed anche più diversificato, che mette in relazione, molto più che in passato, imprenditori di storie, esperienze e portate diverse. Le tante iniziative che hanno caratterizzato questo periodo - i momenti di incontro e di formazione, le visite aziendali e i progetti - sono stati possibili in primis grazie al lavoro del Consiglio Direttivo. Un gruppo affiatato, che ha saputo discutere, confrontarsi e in alcuni casi anche scontrarsi come possono fare i colleghi e come soprattutto fanno gli amici, sempre con l’unico obiettivo di proporre iniziative che sapessero trasmettere la nostra visione e la cultura d’impresa ed anche sollecitare l’interesse e l’attenzione dei tanti giovani imprenditori iscritti. In particolare, in occasione di FARETE abbiamo presentato il 1° Report di Impatto delle imprese associate a Confindustria Emilia, un progetto davvero innovativo realizzato dal Gruppo, vera e propria fotografia che valorizza le ricadute delle nostre imprese sul territorio.
I giovani Imprenditori al Teatro Comunale
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Pizzoli, lo specialista delle patate
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Un aperitivo...alla Masterchef!
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Un report che tra gli altri ha ricevuto l’attenzione della Commissione Europea ed un riconoscimento da parte della Regione Emilia-Romagna all’interno della Premio Innovatori Responsabili 2018, a riconferma del valore che abbiamo saputo portare al territorio offrendo un punto di vista diverso. Al Presidente che verrà e al nuovo Consiglio Direttivo spetta ora un’altra fase, altrettanto entusiasmante e ricca di opportunità, per chi avrà la fortuna di esserne parte nei prossimi anni. Quella cioè di integrare maggiormente il Gruppo, favorendo sempre nuove e diverse occasioni di incontro tra gli iscritti del nostro vasto territorio. Perché, come tanti storici presidenti nazionali del movimento ci hanno raccontato in più occasioni, le amicizie e i rapporti che nascono lavorando insieme tra Giovani Imprenditori ti accompagnano tutta la vita… Ciò che rende grande un Gruppo sono le singole persone che lo compongono: il mio più sincero e caloroso grazie a tutti i giovani imprenditori emiliani che hanno partecipato alle nostre iniziative e che hanno condiviso idee e spunti di riflessione, generando valore per il Gruppo e spronandoci a far sempre meglio. E non è davvero retorica il ringraziamento particolare a tutti i consiglieri, uno ad uno, e ai vice presidenti, in particolare ad Enrica Gentile ed Enrico Zuffellato.
Il Passaggio generazionale nell’impresa di Famiglia
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ASSOCIAZIONE
CULTURA
Alla scoperta della piccola Venezia
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Gli...imprenditori sono eroi
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VARIE
Futureland
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La sottile linea tra opinione personale e pubblicità
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ASSOCIAZIONE
“Oggi il gelato te lo faccio io”
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Per tutto questo, per il Vostro lavoro, per la Vostra amicizia. Grazie!
FUTURO - Rivista dei Giovani Imprenditori Confindustria Emilia Area Centro Supplemento di “Fare” N. 42 dicembre 2018 Direttore Responsabile: Raffaella Mazzali Coordinatori Editoriali: Francesca Villani, Maria Eleonora Missere Redazione: Leonardo Arienti, Luca Avagliano, Ivan Franco Bottoni, Federico Camisa, Giulia Cataldi, Vittorio Cavani, Stefano Fratepietro, Maria Eleonora Missere, Michele Poggipolini, Marco Tedeschi, Laura Zanasi Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito alla stesura degli articoli.
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Editore: FARE S.r.l. - Via San Domenico, 4 - 40124 Bologna Direzione e Redazione: Confindustria Emilia Area Centro - Via San Domenico, 4 - 40124 Bologna Pubblicità: FARE S.r.l. - Via San Domenico, 4 - 40124 Bologna Pubbli S.r.l. - Corso Vittorio Emanuele, 113 - 41100 Modena - Tel: 059 212194 - pubbli@pubbli.it Impaginazione: Lorella Luccarini - Confindustria Emilia Area Centro , sede di Bologna Stampa: Labanti e Nanni Industrie Grafiche S.r.l. - Via Giuseppe di Vittorio, 3 - 40053 Valsamoggia - Loc. Crespellano (BO)
Autorizzazione del Tribunale di Bologna n. 6858 del 26/11/1998 Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale 70% - Aut. MBPA/CN/BO/0008/2015.
Ivan Franco Bottoni
La percezione diffusa quando si parla di Romania a livello imprenditoriale è quella di un mercato da prendere in considerazione unicamente per andare a produrre a basso costo esternalizzando la produzione, inseguendo costi di manodopera ridotti e le tasse decisamente più favorevoli, questa percezione ha innegabilmente basi molto solide eppure si registra un fenomeno in aumento dovuto all’ingresso della Romania in Comunità Europea. L’ingresso nella UE, con il conseguente afflusso di fondi Europei, ha prodotto un improvviso sviluppo delle infrastrutture in un paese che, dopo la dittatura, partiva dalla totale assenza di vie di comunicazione e dei servizi più elementari. Il paese si presenta a tutt’oggi con grosse aree sviluppate servite da vie di comunicazione all’altezza di una grande metropoli e aree rurali in cui è la popolazione si muove con carretti trainati da cavalli e dove l’economia di sussistenza è puramente incentrata su agricoltura (piccoli orti e coltivazioni) e sull’allevamento in prevalenza di pecore e pollame. Si ha quindi la possibilità di veder passare in un piccolo paese montano un tir da 12mt che affianca e supera un carretto carico di legna da ardere con il padre alle redini e i figli sulla catasta.
Si può quindi intuire che il costo della vita sia estremamente più basso rispetto al nostro, uno stipendio medio varia dai 300€ ai 400€ (come abbiamo avuto modo di capire parlando con cameriere e receptionist del nostro ultimo albergo a 4 stelle). Avremo quindi che per una cena pantagruelica, senza farsi mancare nulla, raramente si possa andare oltre i 30€ totali mangiando in 4 persone. Questi dati mi servono per far capire che nonostante sia una economia in crescita e che il valore del denaro sia completamente differente dal nostro ci sono figure e professionalità di cui il paese ha estremo bisogno e soprattutto ha la capacità di pagare il giusto prezzo. Il mercato che sta nascendo è quindi fatto di professionalità ben specifiche e di figure che all’interno del paese non sono mai state
varie
formate, soprattutto necessita di tutti quei prodotti specialistici che all’interno del paese non vengono creati. Per andare più nello specifico di quella che è la mia esperienza è necessario chiarire il settore di cui mi occupo: la mia azienda si occupa di servizi tecnici per lo spettacolo e nello specifico, in questo caso, di illuminazione di grandi aree. La sfida alla quale abbiamo risposto è quella di illuminare una partita di calcio e garantire 1000lux omogenei necessari alla telecamere per ottenere un buon risultato nella ripresa dell’incontro calcistico. Abbiamo avuto modo di capire che le squadre di LEGA 1 (corrispondente della nostra Serie A) spesso provengono da piccole cittadine rurali con stadi che sono stati costruiti mediamente tra il 1920 e 1940, sono quindi completamente privi di una qualsiasi illuminazione e anche delle strutture (torri faro) atte a sostenere 100 proiettori per illuminare il campo da gioco.
Tralasciando le difficoltà iniziali nello sviluppare un progetto adeguato per creare un sistema a noleggio che fosse trasportabile di città in città, la vera sfida è stata, nei momenti iniziali, la logistica per coordinare: bilico per le strutture, montatori locali che potessero (secondo nostro progetto) costruire le torri alte 25mt, in seguito far arrivare il bilico del materiale tecnico direttamente dall’italia e di conseguenza mandare un squadra dall’italia per montare ma soprattutto tarare tutti i fari. Abbiamo quindi cominciato come una “semplice” operazione di noleggio che ha ovviamente un costo decisamente notevole, facendo arrivare il materiale dall’Italia, hanno quindi provato 3 volte a cercare dei fornitori che fossero geograficamente più vicini, qui si è vista la differenza dato che la loro impreparazione, soprattutto dal punto di vista del tecnico, ha creato grossi problemi tra la Federazione di Calcio Rumena e l’emittente televisiva. Proprio la competenza e la preparazione credo ci sia la chiave di volta per il mercato rumeno, poter fornire prodotti e competenze che non sono presenti all’interno del paese. Siamo andati a creare e garantire un servizio che nessun altro (in 4 stati) gli poteva garantire. Questo ha portato a chiudere un contratto quinquennale per la fornitura del servizio di illuminazione provvisorio e soprattutto ad accedere alle gare per la fornitura degli impianti di illuminazione e di sonorizzazione fissa.
Romania mercato nascente 3
Uniti, l’Europa che siamo 4
Maria Eleonora MIssere
associazione
Il 19 ottobre si apre il Convegno di Capri alla sua 33 esima edizione, con temi di attualità che ci vedono protagonisti, uniti per l’Europa, uniti per il nostro futuro. Inizia i lavori il Presidente Giovani Imprenditori Confindustria Campania Francesco Giuseppe Palumbo, che va subito al cuore del discorso affrontando, tra gli altri, il tema del reddito di cittadinanza: critica una delle misure cardine della manovra giallo-verde, che relega ad una forma di assistenzialismo. Viene chiesto piuttosto un reddito di sviluppo, più competitività e soprattutto una spinta vera al lavoro e all’impresa. Riporta inoltre i dati della sua regione, attualmente in crescita, quinta in Italia e prima nel Mezzogiorno. Se i giovani devono fare le spese di una manovra che li dimentica, non è questo un Paese che guarda al futuro. Ci troviamo in una Unione Europea formata da tanti paesi con un passato certo e un futuro segnato: il progetto di un’Europa unita è un progetto attraente quanto utopico. E’ necessaria una convivenza civile nella quale il lavoro è il punto chiave. All’intervento di apertura lavori segue il discorso di Alessio Rossi, Presidente Giovani Imprenditori Confindustria, che senza compromessi ci porta in evidenza i numeri di uno stato che non paga 65 miliardi di debiti alle imprese, che mette una patrimoniale sui fattori di produzione come l’imu sui capannoni industriali, che negli anni accantona in Tesoreria dello stato, a interessi zero, 30 miliardi che le imprese hanno versato all’Inail ma non abbassa i premi assicurativi o l’Inps a cui versiamo ogni anno, per la cassa integrazione, 18 miliardi ma ne paga solo 9 per prestazioni: il vero “prenditore” risulta lo Stato Prende e non dà. Noi imprenditori siamo moltiplicatori – perché se le nostre imprese prosperano il lavoro aumenta. E non c’è reddito di cittadinanza che possa sostituirsi alla nostra funzione. Incalza dicendo no all’alternanza scuola-lavoro: la giusta istruzione è il punto di partenza per i giovani, ma servono i fondi per sostenerli. Cita il lontano 29 settembre 1988 quando i Giovani Imprenditori di Confindustria già si preparavano a fare dell’Europa la loro casa, sottoscrivendo la “Carta Internazionale dei Giovani Imprenditori” insieme ai colleghi di Austria, Francia, Germania, Grecia, Portogallo. L’Europa è un ideale tascabile, non perché è piccolo, ma perché il suo valore è in ogni gesto che facciamo: la moneta unica, lo scambio import-export, la libera circolazione (libertà di viaggiare senza passaporto), circolazione di servizi, la libertà di innovazione. Unità nella diversità: questa è la soluzione. Far diventare le diversità, quelle nazionali e quelle economiche, non più un fattore di contrasto, ma di ricchezza con un’identità che si trasforma come si fa con l’open innovation: piccoli e grandi, innovativi e tradizionali, si uniscono per creare qualcosa di più forte.
Il mercato europeo ha bisogno di diversità per alimentare la competitività. La società si nutre di diversità per arricchirsi. E, allo stesso modo, abbiamo bisogno di essere uguali: con le stesse regole in tutta Europa per evitare la competizione a ribasso, cioè il dumping fiscale e quello sul costo del lavoro e dell’energia. Continua reclamando un’Europa che scommetta sulla mobilità e il valore dei suoi giovani e non che si rifugi nei paradisi fiscali. Entro maggio 2019 va approvato un piano per essere competitivi con Usa e Cina nel tema della ricerca e dello sviluppo. Vanno usati tutti i fondi europei per progredire: non esiste l’Europa dell’imprenditore se prima non esiste l’Europa di tutte e persone. La nostra generazione non può tradire il passato, men che meno il futuro; il 60% dei giovani sono europeisti, aumentando l’età però ci sono più euroscettici. A loro non resta che l’invito a confrontarsi, esclama Rossi. Al prossimo convegno nazionale di Rapallo, si farà il bilancio di questo governo tra chiacchiere e fatti. Scorrendo l’elenco delle proposte che il Governo intende finanziare nella legge di bilancio il conto è salato: 37 miliardi di euro solo nel 2019, di cui 22 (cioè il 60%) finanziate a debito. Questo può andare bene solo se fatto con politiche per lo sviluppo forti. Rischiamo noi di pagare i debiti del passato, le cambiali in bianco, usate per creare infrastrutture e innovazione. Senza 5
contare, prosegue Rossi, che, nel mentre, aumentano gli anziani, diminuiscono i giovani e nascono sempre meno figli. Risultato: aumenteranno il numero di pensioni da pagare, ma diminuiranno i lavoratori. E quindi ci penseranno i contribuenti futuri, i giovani, anche ad appianare i costi aggiuntivi della riforma delle pensioni a quota 100. Anche se questa manovra noi non l’avremmo scritta così, non ci muoviamo di un passo, restiamo qui, UNITI. Per i giovani, chiediamo una decontribuzione totale per le assunzioni degli under30, perché si sviluppi il talento e non l’arte di sbarcare il lunario. Conclude Alessio Rossi con una provocazione per far pensare i capi di governo: invece del reddito di cittadinanza, sarebbe più coraggioso costruire un reddito di sviluppo, per chi vuole diventare imprenditore. Ciò significherebbe investire nelle persone e nei loro talenti: i giovani italiani non hanno bisogno di proposte di lavoro a caso, ma di una opportunità per dimostrare che possono essere padroni delle proprie scelte e del proprio futuro. Se quei 780 euro al mese venissero dati ad un giovane per aprire una startup e assumere collaboratori, sempre a 780 euro al mese, per tutti i 18 mesi, le risorse e gli sforzi dell’imprenditore potrebbero essere investiti per la crescita della propria azienda. Il pomeriggio prosegue, come d’abitudine, con molteplici incontri ricchi di tematiche interessanti: inizia Elena Melchioni, amministratore delegato di Lorein Consulting WPP Group, che ci relaziona su uno studio effettuato dal suo gruppo sul concetto dell’unione europea, dal quale si evince che la misura dell’euroscetticismo è alta, di pari passo all’astensionismo che arriva al 30%. Al momento si percepisce solo la voce di chi vuole uscire. Ad oggi gli italiani vedono l’Europa come un sogno
mai realizzato, uno spreco di risorse, un peso economico, un organismo poco democratico, ne vengono apprezzate poco le note positive. Porta però a non pochi vantaggi per le imprese, percepiti e apprezzati come un aiuto per l’export, per innovazione e investimenti e infine per i mercati finanziari. Dai grafici riportati dalla Melchioni si vede inoltre che l’EU è considerata Germanocentrica e necessità di un’unificazione delle politiche di immigrazione, del mercato del lavoro e delle politiche pubbliche. A seguire la tavola rotonda con tema la legge di bilancio, parla Laura Botta, vice presidente Giovani Imprenditori Confindustria, che non considera preoccupante il deficit attuale e vede necessario creare le basi per l’occupazione, attualmente stiamo vivendo un momento in cui c’è un mismatch tra domanda e offerta. Successivamente parla Carlo Cottarelli, direttore Osservatorio conti pubblici Università Cattolica del Sacro Cuore, che vede al primo posto la lotta serrata alla burocrazia, e subito dopo come priorità il taglio alla tassazione , trovando però fondi permanenti senza prendere in prestito soldi , dato l’attuale picco dello spread. Il pomeriggio continua con l’intervento di Pietro Salini, amministratore delegato di Salini-Impregilo, che parlando del tema che riguarda la sfida della competitività sui mercati, parla della sua azienda che ha il 93% del suo mercato all’estero e 5000 persone da assumere per lavori già contrattualizzati, assunzioni attuate per aumentare la presenza in Italia al 14%, ma ciò non si riesce ad attuare, a causa delle condizioni sfavorevoli attualmente disponibili. La sofferenza che si sviluppa, incontra la tecnologia, asserisce in seguito Domenico Arcuri, amministratore delegato Invitalia, sofferenza che non è solo individuale ma diventa anche pubblica: chi soffre può condividere il proprio dolore. L’incrocio di sofferenza e condivisione pubblica ha portato al rancore che risulta molto più debole rispetto a quello che può fare lo stato. Si sta osservando e discutendo quello che è successo, ma non quelli che è celato dietro una condivisione e un tweet. Dopo questa digressione su un lato più emotivo della condizione dell’Italia e degli italiani, sale sul palco Ennio Doris che riporta alto l’umore dicendo che i governi potranno passare ma le nostre imprese restano forti: siamo già abituati a passare momenti facili e difficili, dopo i momenti negativi, ne arrivano di più positivi grazie alla nostra voglia di fare. La seconda giornata continua con
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relatori di spicco come Paolo Savona, ministro per gli Affari Europei, che sostiene che è meglio essere governati da norme piuttosto che da uomini. La politica fiscale è propria di ciascun stato membro, la crescita arriverà con l’attivazione degli investimenti. Massimiliano Burelli, presidente Thyssenkrupp Italia, sostiene che non possiamo agire da soli nel mercato mondiale, l’Europa ci serve per muoverci, come nel caso dell’import dell’acciaio con il mercato asiatico e gli stati uniti. Luca Businaro, amministratore delegato Innovation Tech, ci porta l’esempio della sua azienda in Ungheria che usa molto i fondi indiretti messi a disposizione dall’Europa, fonte di spunto per le imprese italiane. Alessandro Decio, amministratore delegate SACE, interviene a confermare i dati riportati, nell’ambito export, siamo nelle salta di export maggiori, al momento in calo, ma con prospettive di crescita interessanti dati i mercati attrattivi del su est asiatico. Prosegue la mattinata con l’intervento di Fabrizio Di Amato, Presidente Marie Tecnimont Group, che vede nel paese una forte spaccatura tra le classi, con necessità di intervento, nello specifico sono richiesti investimenti soprattutto nelle infrastrutture per aumentare il Pil. In fine la tavola rotonda con tema “Lo spazio Europeo dell’innovazione”, intervengono eccellenze settoriali come Giulia Giuffrè, socia Irritec, società di irrigazione efficiente, che vede nell’innovazione, un tassello fondamentale: in azienda è richiesta la figura globale, una figura interdisciplinare che sia
capace di evolversi, ma sempre specializzata nel suo ruolo. Segue Elisabetta Ripa, amministratore delegato Open Fiber, che ha reso Milano la città più cablata in Europa; nonostante ciò però mancano le infrastrutture innovative nella connessione, e non sempre dove c’è siamo in grado di usarla (manca ancora la cultura digitale). Sempre all’interno della tavola rotonda sull’innovazione, interviene Walter Ricciotti, amministratore delegato Q Group, che ritiene necessario far affluire più fondi per le imprese, investire nelle eccellente italiane. Dai dati del 2008 si evince che non si è investito in Italia, solo il 2% delle aziende usa tecnologie 4.0 e solo 1/3 delle aziende italiane ha competenze umane per raccogliere queste informazioni di innovazione 4.0. “Ogni giorno nasce un piccolo/grande imprenditore che farà da sue questo è un dramma italiano”. Degno di nota l’intervento di Flavio Manzoni, senior vice President Design Ferrari, che ci fa sognare con un excursus sul Genius Loci, centro produttivo Ferrari, un centro stile di design nel bel mezzo dell’azienda dentro il quale vengono progettati tutti i modelli Ferrari (come il “Monza SP1” o l’ ”F150”). Il centro stile ha un dinamismo e delle forme simili alle auto, creato per fare da filtro al lavoro che avviene all’interno. In chiusura i ringraziamenti di Alessio Rossi e l’intervento di Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, che rimarca i temi trattati, con particolare attenzione alla questione “reddito di cittadinanza” per il Mezzogiorno che potrebbe essere fonte di danno, a discapito di crescita e lavoro che spesso si sentono carenti.
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Intervista con l’Imprenditore
Sonia Bonfiglioli
Protagonista lo scorso 6 novembre del consueto incontro con i Giovani Imprenditori
L’Emilia, una terra di eccellenza manifatturiera, definita la Motor Valley in analogia con la Silicon Valley. Qui tante sono le imprese d’eccellenza, nell’automotive, nella meccanica di precisione, nella costruzione di macchine automatiche; non sorprende dunque lo scoprire tanti imprenditori d’eccellenza con i quali è possibile venire in contatto. Questo lo scopo del format promosso dal gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Emilia Centro dal titolo “Intervista con l’imprenditore”: contagiare le nuove generazioni con l’esperienza, la vision e i valori di chi ha governato e continua a farlo con grande successo. Il 6 novembre, presso la sede di Modena, incontriamo Sonia Bonfiglioli, presidente del consiglio di amministrazione della Bonfiglioli Riduttori Spa azienda che, per la sua importanza sia nel contesto bolognese sia nel contesto mondiale, non richiede certo presentazioni. Sonia parla da subito dei principi su cui si basa lo spirito 8
imprenditoriale che deve necessariamente trovare le sue radici sul riconoscimento del ruolo dell’impresa come entità capace di creare qualcosa di altamente valoriale. I suo valori poi, presenti in Bonfiglioli Riduttori Spa ormai da molti anni, si basano sui concetti di Challenge, Respect, Accountability e Winning Together. Solo tenendo bene a mente questi concetti nel quotidiano è possibile creare in azienda un team affiatato capace a sua volta di trasmetterli. Centrale il concetto di Respect per un’azienda che essendo mondiale rischia di “colonizzare” territori senza rispettare la cultura del posto: su questo aspetto Sonia narra tante situazioni in cui la cultura occidentale fatica ad assorbire quella locale ma proprio per questo è fondamentale farsi guidare in ogni decisione dal valore del rispetto. Il centro dei valori resta comunque sempre la persona che deve avere il coraggio di mettersi costantemente in gioco ed in discussione così da poter restare alla pari in un mondo che evolve sempre più rapidamente.
Federico Camisa
Bonfiglioli Riduttori Spa è stata fondata nel 1959 dal padre Clementino Bonfiglioli che ha avuto il merito di credere fortemente nella manifattura efficace e di avere avuto sin da subito la cultura dell’internazionalizzazione, DNA di questa azienda che sin dai primi anni si sviluppa su più territori.
associazione
motivate e oggettive misurando i risultati. Lo stesso principio viene applicato alle filiali: le tecnologie moderne consentono di sapere in ogni momento le prestazioni direttamente dallo smartphone dunque in tempo reale, ci racconta l’imprenditrice, dall’altro rivestono grandissima importanza le visite, che realizza spesso viaggiando molto, per percepire il feeling umano, per avere una percezione di tatto, di come le cose stiano funzionando.
Sonia entra in azienda nel 1992 con la precisa volontà di imparare a conoscere intimamente il prodotto: da ingenere meccanico non si risparmia in studi ed approfondimenti sia Cristallina la posizione dell’imprenditrice sulla possibilità di su temi tecnici che economici, approfondimenti che, rivela, quotarsi in borsa: “sarebbe un titolo statico e poco attrattivo, continuano anche oggi: “ho rifatto lo stesso Master alcuni anni abbiamo priorità diverse da quelle che vengono richiesta dopo: l’evoluzione è stata così forte che molti degli strumenti ad aziende quotata”. Infatti al proprio management richiede studiati oggi all’epoca neanche esistevano”. Il periodo più duro di concentrarsi su obiettivi di innovazione del prodotto che per la l’azienda e per lastessa imprenditrice è nel biennio 2009richiedono tempi lunghi, non apprezzati dai 2010 quando in piena crisi si trova da un lato a principi su cui si regge il mercato della borsa. dover rinegoziare con le banche e a presentare Ma solo così, e su questo non ha dubbi, si potrà un bilancio in perdita, dall’altro la mancanza dare un futuro all’azienda, restando ancorati del padre che la rende sola a dover decidere alla qualità e all’innovazione del prodotto e dei se vendere l’azienda (erano già arrivare alcune Challenge, Respect, servizi e non alle logiche finanziarie. “Il 2019 proposte da investitori esteri) o tener duro ed Accountability e sarà un anno statico in Italia, che non porterà uscire dalla crisi. Impossibile non notare, mentre Winning Together. ad alte crescite” così come in Europa; meglio parla, tanta determinazione e tanta forza, quella Solo tenendo bene a la Cina, l’India e gli Stati Uniti; “ma sarà una che la portò ad una scelta quasi scontata. ci mente questi concetti fase transitoria e non duratura”. L’Italia viene racconta però un piccolo aneddoto su una nel quotidiano è vista dall’imprenditrice come un paese dall’alto promessa che il figlio di 7 anni le ha chiesto il possibile creare in potenziale ma che attraversa una fase di giorno stesso della morte del nonno: “mamma azienda un team incertezza che non aiuta gli investimenti. promettimi che porterai avanti l’azienda come affiatato capace ha fatto il nonno”. E, si sa, una mamma non a sua volta di Investimenti che tuttavia restano alti in Italia. manca mai una promessa al figlio ed è su questa trasmetterli E cita l’importantissimo progetto Evo che promessa che ha trovato la forza e l’energia di porterà la sede di Calderara ad essere, non uscire dalla crisi e portare oggi Bonfiglioli ad un fatturato di più solo un polo di eccellenza, ma un nuovo modello logistico e di 800mln. Oggi ripensando alla crisi riesce a vederci quanto produttivo. L’incontro si è concluso con una nota sull’ambiente questa ha mostrato la centralità della manifattura dimostrando confindustriale in un momento in cui si assiste ad una crisi di che i servizi, devono essere a servizio della impresa. Sapere tutte le associazioni: “le associazioni sono importanti” dice fare e sapere fare bene è fondamentale.” Sonia, in quanto consentono di evitare un pericolosissimo L’incontro prosegue con le domande dei giovani imprenditori. Un tema che ha destato grande interesse è stata la possibilità di mantenere la gestione di un’azienda così grande, con filiali in tutto il mondo e su come fosse possibile e efficentabile un processo di delega all’altezza dell’impresa . La risposta, semplice nella teoria quanto difficile nella pratica, riporta subito ai valori su cui si è aperto l’incontro. Si tratta infatti del mix tra le competenze tecniche elevate e il riconoscersi in precisi e comuni valori a rendere possibile un team affiatato e funzionale che fa del processo di delega qualcosa di naturale.
fenomeno di disgregazione di cui un’economia come quella italiana, fondata su piccole imprese, è sempre molto a rischio. “In Confindustria”, continua,” ho potuto imparare e trovare conforto dai colleghi; è un’associazione in cui trovare sia utilissimi strumenti sia i giusti fattori umani per un proficuo e confortante confronto”.
Fondamentale poi non bypassare la gerarchia per non minare alla base la struttura e quindi la possibilità di delegare che si basa sull’essere sempre rigorosi con scelte
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Il Passaggio generazionale nell’impresa di Famiglia Di che cosa si tratta “Passaggio generazionale”, un’espressione molto ricorrente che, in due semplici parole, esprime un concetto estremamente sofisticato, articolato e duraturo. Tale complessità si riflette nell’assenza di una vera e propria definizione di “passaggio generazionale”. Nonostante ciò, lo si può in pratica definire come una serie dinamica di attività che portano al trasferimento, da una generazione imprenditoriale a quella successiva, della guida dell’impresa. Questa “rubrica” vuole essere uno strumento di ausilio semplice e chiaro per tutti i giovani (e meno giovani) imprenditori che si trovano in questa situazione: dover succedere alla guida di un’impresa e trovarsi a gestire una serie di dinamiche ambientali, famigliari, relazionali, personali ed imprenditoriali che spesso ostacolano in un modo o nell’altro tale subentro e la relativa continuità aziendale. A tal fine, dopo aver fornito in questa sede una prima panoramica del tema trattato, nei prossimi numeri verranno esaminati i principali istituti giuridici previsti dal nostro ordinamento e finalizzati a garantire la stabilità dell’assetto proprietario e di governo societario nel corso del ricambio generazionale. L’impresa di famiglia La questione del passaggio generazionale assume ancor più rilevanza nel caso di c.d. “impresa di famiglia” e dunque nell’impresa guidata, direttamente o indirettamente, dai componenti di una stessa famiglia imprenditoriale. Il tessuto imprenditoriale italiano è formato sostanzialmente da PMI, medie, piccole e micro imprese a guida famigliare (secondo i dati forniti da Unioncamere per il 2016, oltre il 95% delle imprese in Italia è una PMI molto spesso a conduzione 10
famigliare). Cioè, imprese nelle quali le diverse generazioni ed i vari componenti dei talvolta molteplici rami famigliari si susseguono nel corso del tempo. E’ proprio l’attività di impresa di famiglia che si caratterizza per avere al suo interno una serie infinita di dinamiche relazionali, ambientali e personali che spesso non facilitano di certo un’attività stabile nel corso degli anni. Per questo, il passaggio generazionale deve essere affrontato per tempo e con le dovute cautele, affinché tali dinamiche familiari più o meno conflittuali, non si riflettano all’interno dell’impresa. Tema sempre attuale Quello della successione dell’impresa è un tema sempre attuale perché prima o poi, in un modo o nell’altro, coinvolge ciascun imprenditore che si troverà a dover subentrare a chi lo ha preceduto. Attualità che però spesso non è percepita appieno né da chi è seduto in panchina ed attende l’ingresso in squadra né tantomeno da chi è alla guida dell’impresa che, spesso e volentieri, non percepisce il passaggio di consegne come un evento potenzialmente di estrema rilevanza. Le molteplici fasi del processo che coinvolge i giovani imprenditori all’interno dell’impresa di famiglia fino a farli subentrare alla guida, sono pressoché le medesime per la piccola, media o grande impresa, e si ripetono nel tempo. Riguardano in buona sostanza: (i) la valutazione dell’interesse e delle capacità del giovane discendente; (ii) la sua crescita attraverso uno studio mirato oppure un’attività professionale finalizzata al subentro alla guida dell’impresa; (iii) il suo ingresso all’interno dell’impresa; (iv) l’affiancamento del giovane nei ruoli chiave per la guida dell’impresa; e, da ultimo, (v) il suo avvicendamento alla guida dell’impresa.
Leonardo Arienti
Questa attività che coinvolge il riassetto di governance, non può prescindere da una contestuale variazione degli assetti proprietari dell’impresa. Problema o opportunità La costante attualità delle tematiche relative al passaggio generazionale però non vuol dire che esse siano in effetti affrontate dai giovani imprenditori (tantomeno dai meno giovani) in modo sempre adeguato. Spesso può infatti capitare che gli imprenditori “meno giovani” non considerino il passaggio generazionale come una vera e propria opportunità per la propria impresa, ma ritengano il subentro dei propri discendenti come una tematica che non li riguarda o della quale non si vogliono occupare. Sono le statistiche (vedasi seguito) a confermare che raramente l’imprenditore alla guida dell’impresa di famiglia, soprattutto se si tratta della prima generazione, ha una visione “preparata” al passaggio generazionale e che dedichi il proprio tempo ed energie a tale procedimento visto come un’opportunità di crescita e rinnovamento dell’impresa.
economia e diritto
personali ed ambientali. I principali fattori che possono condizionare il passaggio generazionale nell’impresa di famiglia sono: • la gestione del passaggio come un imprevisto e dunque senza pianificazione e preparazione; • ritenere che il passaggio generazionale sia un procedimento veloce che possa essere fatto “in casa” senza rivolgersi a consulenti specializzati; • pianificare il passaggio solo dal punto di vista della governance dell’impresa senza prendere in considerazione anche un possibile riassetto proprietario; • il disinteresse da parte dell’imprenditore che non lo vede come un suo problema; • possibile presenza di dinamiche conflittuali all’interno della famiglia; • possibile presenza di un sistema di gestione e di governance meno moderno;
Al contrario, dal punto di vista dei giovani imprenditori, il passaggio generazionale è spesso e volentieri visto come un’opportunità. Opportunità di subentrare ed innovare l’impresa.
• “annacquamento” della partecipazione e del potere decisionale (famiglie allargate);
Perché è importante affrontare questo tema
• possibile mancanza di volontà, desiderio o necessità delle nuova generazione a subentrare in azienda
Sembra strano ma l’Italia è stata la nazione al mondo che nel corso dei secoli ha saputo meglio pianificare il passaggio generazionale all’interno della medesima impresa di famiglia. Infatti, al giorno d’oggi, ben 5 delle 10 imprese famigliari più antiche al mondo sono italiane. Nate tra l’anno 1000 ed il 1385, hanno saputo rinnovarsi nel corso dei secoli e col passare delle generazioni sono riuscite a mantenere la loro leadership garantendo una solida continuità. Questi sono però pochi casi isolati. Da quanto al contrario emerge chiaramente dalle statistiche, solo il solo il 30% delle PMI italiane sopravvive al fondatore, e solo il 13% arriva alla terza generazione. Ciò, in concreto, significa che il tema del passaggio generazionale non viene probabilmente affrontato con l’attenzione che merita. Diverse tipologie di passaggio generazionale Sinteticamente, come già detto, il passaggio generazionale è un processo altamente complesso e multiforme che coinvolge non solo l’impresa, ma anche la famiglia e le relazioni interpersonali. Essendo ogni impresa (ed anche ogni famiglia) un micro universo, non esiste la “miglior soluzione” che tutti possono seguire per un passaggio generazionale ottimale, il percorso è molto soggettivo. Le variabili sono infinitesimali e devono essere valutate nel corso degli anni durante i quali il processo di trasferimento dell’impresa viene pensato e promosso. Esse coinvolgono, infatti, aspetti diversi: imprenditoriali, familiari,
• legame dell’imprenditore con l’impresa più forte rispetto a quello con la famiglia;
• non sussistenza delle dovute competenze imprenditoriali nella nuova generazione; • possibile cessione di parte dell’attività a socio estraneo alla famiglia; Differenti prospettive e Molteplici strumenti In conclusione, il passaggio generazionale è un processo dinamico estremamente delicato, che può coinvolgere l’impresa e la famiglia per diversi anni sia sotto il profilo della governance sia sotto quello degli assetti proprietari. Tale evento può essere affrontato come un problema, oppure sfruttato come una potenzialità per l’impresa di ringiovanire e rinnovare. Il nostro sistema normativo prevede molteplici strumenti giuridici volti a garantire un passaggio generazionale stabile ed efficace. Tali strumenti ad esempio sono: l’holding di famiglia, speciali categorie di partecipazioni, contratti di famiglia, specifiche clausole statutarie, patti parasociali, patti di famiglia, intestazione fiduciaria di partecipazioni, istituzione di un trust di famiglia, speciali strutture di governance… etc. Non essendoci una “miglior” soluzione valida per tutti, devono essere di volta in volta valutato, dal punto di vista degli assetti proprietari e del governo dell’impresa, di quali strumenti i famigliari possano avvalersi. Nei prossimi numeri li esamineremo in dettaglio da un punto di vista operativo.
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I Giovani Imprenditori al Teatro Comunale
Nella giornata del 25 ottobre, il team dei Giovani Imprenditori di Confindustria Emilia Romagna ha visitato una delle perle della città di Bologna, il famoso Teatro Comunale, accompagnato da due guide d’eccellenza: Maurizio Boschini e Andrea Alessandrini, che hanno illustrato la storia di questo splendido edificio. Prima di iniziare la visita, è stato interessante per tutti i presenti apprendere come funzioni dal punto di vista organizzativo e commerciale un’azienda parzialmente pubblica. I problemi che spesso tali aziende riscontrano sono molto simili a quelli delle aziende private: budget da rispettare, campagne di marketing da lanciare, dipendenti da gestire...senza contare il livello di burocrazia elevato, addirittura superiore a quello delle aziende private. Abbiamo poi ripercorso parte della storia del Teatro, accompagnati dalla nostre guide, sempre disponibili a fornire informazioni e curiosità. Un incendio che divampò nel 1745 distrusse l’allora Teatro Malvezzi di Bologna, tutto in legno, dando così inizio alla storia del teatro d’opera bolognese. Dopo l’incendio la città commissionò ad Antonio Galli Bibiena, membro della famosa famiglia di architetti teatrali e di scenografi, la costruzione di un nuovo teatro d’opera in pietra nello stile barocco del periodo. Il 14 maggio 1763 il Teatro Comunale aprì le sue 12
porte al pubblico con la prima esecuzione de “Il trionfo di Clelia” di Gluck. Documenti dell’epoca riportano che 1500 persone parteciparono all’evento inaugurale, sul totale di una popolazione che a quel tempo era di 70.000 abitanti. Da allora il Comunale è diventato famoso per l’alto livello qualitativo dei suoi spettacoli e per la fama degli artisti che arrivano da tutto il mondo. La cultura musicale di Bologna è ben nota: molti compositori, Mozart incluso, hanno studiato Accademia del Musical di Bologna; Rossini visse in città per anni e vide le sue opere messe in scena al Comunale; Verdi lavorava nella vicina Busseto e a Sant’Agata. Nel 1867 la prima rappresentazione italiana del Don Carlo ebbe luogo sul palcoscenico del Bibiena a pochi mesi di distanza dalla “prima” parigina. Il teatro fu protagonista di un fatto che vide coinvolto il celebre direttore d’orchestra Arturo Toscanini. Il 14 maggio 1931 doveva dirigere un concerto in memoria di Giuseppe Martucci, tuttavia si rifiutò di eseguire l’inno fascista “Giovinezza” e la “Marcia Reale” al cospetto di Ciano e Arpinati e venne perciò aggredito e schiaffeggiato da una “camicia nera” di fronte all’ingresso artisti del teatro, venendo poi spintonato a terra. Fu questo il motivo che gli fece prendere la decisione di lasciare l’Italia. Dal punto di vista architettonico, l’auditorium, a forma di
Marco Tedeschi
associazione
campana, è composto da quattro ordini di palchi con un palco reale e un loggione, e fu realizzato principalmente in muratura per prevenire gli incendi. Il teatro rimase a lungo incompleto, in particolare le attrezzature ospitate dietro le quinte furono terminate solo nel 1805, mentre la facciata fu completata da Umberto Rizzi nel 1933. All’interno di molti palchi, una volta di proprietà di famiglie nobili, vi sono ancora le decorazioni che i palchettisti del Settecento e Ottocento facevano fare secondo i propri gusti.
anni 1993, 1998, 2002 e nel 2006, oltre alla partecipazione ad importanti festival internazionali quali quello di Aix en Provence nel 2005 e di Savonlinna nel 2006.
Molto interessante il meccanismo a pantografo del sottoplatea, che le nostre guide ci hanno mostrato, lasciando parte dei presenti a bocca aperta per il suo carattere innovativo. Nel teatro, fin dall’inizio, si effettuarono spettacoli d’ogni genere: opere serie e buffe, commedie e tragedie, cerimonie, balli e persino numeri da circo. A tal proposito venne concepito come una vera e propria macchina meccanica dove tutto si doveva muovere. Di particolare interesse infatti è l’inconsueto sottoplatea, ove è collocata una grandiosa macchina a pantografo la quale serviva a sollevare, abbassare e basculare l’intera platea. Il meccanismo è formato da una puleggia che fa muovere una ruota, la quale demoltiplica il movimento a due “rocchetti” di minori dimensioni posti sui due lati opposti i quali a loro volta, girando, muovono un bilanciere che con un movimento a pantografo tira verso il basso o spinge verso l’alto (a seconda di come e quale “rocchetto” viene fatto girare) la platea soprastante. Il parallelismo fra i due elementi del bilanciere consente anche il basculaggio. Tutte le varie parti del meccanismo sono collegate da una corda. Non essendo più necessari questo tipo di movimenti, oggi il meccanismo è stato bloccato, tuttavia sarebbe ancora perfettamente funzionante. Abbiamo visto tale meccanismo con i nostri occhi e siamo rimasti affascinati da come la tecnologia dell’epoca già fosse in uno stato così avanzato.
Sito http://www.tcbo.it/il-teatro/
Per tutti noi è stato un viaggio nella cultura e un tuffo nel passato, facendoci ricordare come tutto sia cambiato, ma spingendoci anche a riscoprire divertimenti e arte spesso dimenticati da molti. Per maggiori informazioni sul teatro è possibile visitare: Pagina Fb: Teatro Comunale Bologna
Tra le molte rampe di scale, inoltrandoci nei meandri della struttura, ci siamo imbattuti in costumisti e addetti alla preparazione di parrucche, sempre in fervida attività per la preparazione degli spettacoli che si susseguono senza sosta. Siamo infine giunti sopra al palco, dove dall’alto è possibile vedere i meccanismi di funi e carrucole, che servono ad attori e scenografi per allestire lo spettacolo, riscendendo poi fino al palco stesso, uno dei più grandi in Europa. Nel 1998 l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna riceve dall’allora sindaco Walter Vitali il Nettuno d’oro, una delle massime onorificenze della città. Nel 2008 dall’Orchestra nasce la Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna. Ancora oggi il Teatro Comunale continua la sua tradizione di eccellenza. Le produzioni più recenti sono state firmate da Pier Luigi Pizzi, Luca Ronconi, Bob Wilson, Pier’Alli, Werner Herzog e Calixto Bieito. Il Teatro si avvale della collaborazione di 95 professori d’orchestra e 70 artisti del coro e realizza in una stagione circa 80 spettacoli lirici e 30 concerti sinfonici. Oltre a servire Bologna e la regione Emilia-Romagna, il Teatro ha viaggiato all’estero: ricordiamo le tournée in Giappone negli 13
Pizzoli, lo specialista delle patate I Giovani Imprenditori in visita alle ecellenze del territorio
Ogni giorno ognuno di noi, e in questo i media ne sono promotori, è orientato a fare scelte che portino ad uno stato di benessere psichico e fisico. Elemento principale di tale connubio è il cibo che portiamo sulla nostra tavola. Siamo sempre alla ricerca di prodotti della nostra terra, buoni, naturali e allo stesso tempo facili da preparare. Ho appurato con soddisfazione ed orgoglio che quanto detto si sposa perfettamente con i valori sui quali si fonda il lavoro dell’azienda italiana Pizzoli. Motore trainante della centenaria azienda (1926) è: ”LA NOSTRA PASSIONE E’ DA SEMPRE INVENTARE COSE BUONE”. Il giorno 03/10/2018 noi Giovani Imprenditori di Confindustria Emilia, siamo stati invitati ad una interessante e coinvolgente visita guidata all’interno dello stabilimento Pizzoli di Budrio. Da cicerone il Presidente Nicola Pizzoli insieme al direttore di produzione Claudio Ferran e il tecnologo responsabile di tutta la tecnologia della produzione Andrea Cardinale. 14
Pizzoli dopo una breve introduzione sulla nascita di questa azienda, è entrato subito nel vivo della presentazione del prodotto alimentare, quale la patata, e di tutto ciò che ci gira intorno; dalla produzione, lavorazione, confezionamento, al posizionamento sul mercato agroalimentare. La patata ci viene presentata come prodotto agronomico etico: richiede un quantitativo di acqua inferiore al grano, riso, mais, assicurando una produttività per ettaro decisamente superiore agli altri. Questo straordinario ortaggio è poco conosciuto; in pochi sanno che è un carboidrato ricco di potassio più della banana e che 100gr. di patate hanno meno calorie di 100gr. di pasta. Purtroppo la patata qui in Italia è considerata molto poco sia nel banco ortofrutta che in quello dei carboidrati. A tal proposito ci viene illustrata la mission dell’azienda: creare valore, dare una maggiore identificazione alla patata. Cosa vuol dire questo in concreto? Vuol dire valorizzare le differenti tipologie di patate associandole a delle pietanze specifiche; così come facciamo con gli altri
Luca Avagliano
carboidrati. Di sicuro non faremmo mai le orecchiette in brodo o i tortellini con le cime di rapa…..sarebbe un’eresia!!! In altre parole l’obiettivo è quello di riuscire a valorizzare la patata facendo leva sulle sue caratteristiche intrinseche ed eliminarne l’acquisto sulla base “dell’effetto ottico” che suscita, ma riuscire a far in modo che la scelta ricada sulla varietà, sulle sue specifiche caratterizzazioni per porosità, compattezza, leggerezza etc… La Pizzoli utilizza il 75% dei prodotti italiani; con i sottoprodotti della lavorazione quali bucce, patate dimensionali o macchiate, produce energia. Autoproduce circa 1/3 dell’energia che utilizza e ha degli impianti di depurazione dell’acqua che assume dalle falle. Direi un’azienda che lavora con un profondo valore etico, che rispetta la sua terra e i suoi prodotti! Pizzoli produce patate come prodotto surgelato per Esselunga e Coop. Per la ristorazione veloce fornisce McDonald’s, Roadhouse, Autogrill, Camst.
varie
assorbono maggiori grassi, mentre quelle surgelate necessitano di stare 3/4 minuti in friggitrice, si percepisce all’istante il vantaggio. Occorrono 2kg di patate fresche per fare 1kg di patate surgelate, quindi a resa 50% di prodotto. Il prodotto surgelato viene sottoposto alla pre-frittura. Nel tour in azienda, abbiamo potuto osservare gli impianti mastodontici e altamente tecnologici all’opera durante la lavorazione. Una serie di macchine una dietro l’atra impegnate in un incessante lavoro a catena e ognuna delle quali dedita ad una sola attività: pelatura, spazzolatrice, lavatrice, selettrice ottica, sorter (selezionatore), riscaldamento a impulsi elettromagnetici, selezioni con nastri, cotture, confezionamento. I più grandi leader mondiali di patate sono gli americani e i francesi e il produttore mondiale di patate surgelate è McCain. “L’azienda Pizzoli mira al miglioramento continuo, alla crescita verso un economia di scala e questo sarà possibile riducendo i costi di trasformazione del prodotto. Attraverso la ricerca, riuscire ad individuare il miglior rapporto costo/qualità.”
L’ Italia non è un paese leader nel consumo di patatine fritte, eppure se ne consumano 6 milioni di porzioni al giorno inclusi ristorazione veloce, fast food, ristoranti. Una patatina su due consumata sulle tavole degli italiani, esce da questo stabilimento. …E che stabilimento! Enorme! Questo di Budrio è il più grande stabilimento del sud Europa per la produzione/lavorazione della patata. Portogallo, Spagna, Italia, Balcani fino al confine della Turchia… nessun altro stabilimento, neppure più piccolo. Nonostante l’Italia sia un paese di grande imprenditorialità, tanto per citare alcune industrie di eccellenza: ceramiche, seta, olio, … negli anni ’50 molti imprenditori hanno abbandonato il settore della patata. Questo infatti, è un settore molto difficile. La produzione di questo prodotto è di sicuro più avvantaggiata nei paesi con latitudine più a nord dell’emisfero boreale per il clima che caratterizza queste zone.
Quale dritta migliore poteva ribadire il presidente Pizzoli a noi Gruppo Giovani Imprenditori se non quella di investire nella ricerca, nello sviluppo, nello studio che sono sempre la chiave di volta. “Il dilemma è riuscire ad individuare le mandate!”
Inoltre un altro ostacolo da non sottovalutare è che il mercato della patata si scontra con un consumatore un po’ sordo sia rispetto alle varietà e specificità della patata, sia perché ancora legato alla convinzione che surgelato stia per prodotto non sano. Il surgelato spaventa molti consumatori. In effetti non è così: se pensiamo che le patate fresche per essere fritte necessitano di circa 6/7 minuti in quanto più acquose e quindi
In definitiva: Pizzoli, una bella e forte realtà italiana da imitare ed incentivare.
Il nostro interessante tour nell’ azienda non poteva terminare senza l’assaggio delle tanto chiacchierate patatine. Inutile esprimere un giudizio sulla bontà, è bastato guardare e notare l’espressione di allegria e soddisfazione sulle nostre facce addentando le patatine.
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Aperitivo con i nuovi iscritti
Un aperitivo‌alla Masterchef! 16
Laura Zanasi
Un’atmosfera natalizia, cibi prelibati ed uno chef internazionale hanno regalato a molti giovani imprenditori un aperitivo altamente suggestivo. Marta Pulini, chef di notorietà internazionale, assieme a Sabrina Lazzareschi, sua socia, hanno aperto a Modena Bibendum, una location di stile moderno ubicata nello storico comparto Alfieri Maserati nella quale organizzare eventi, brunch e aperitivi. Al momento, all’interno di Bibendum è possibile cogliere un’atmosfera invernale natalizia tipica del Nord Europa: luce soffusa, colori delicati e tenui, tavoli in legno che permettono agli avventori di poter sognare di essere in un vero e proprio villaggio norvegese. Ad accoglierci sono stati lo chef in persona e la socia Sabrina che ci hanno trasportato in questo mondo natalizio; in più ci hanno sorpreso avendo organizzato un piccolo gioco a squadre. Dopo aver distribuito casualmente i grembiuli (con rifiniture di colori differenti), ci hanno portato nel cuore del Bibendum, la cucina, la quale era stata allestita con 4 tavoli con sopra diversi ingredienti. Lo scopo del gioco era quello di preparare in team 5 diversi antipasti, creando per ognuno 10 piccole “tartine”, utilizzare gli ingredienti sul tavolo una sola volta, sfidandoci a vicenda; insomma una vera e propria sfida alla Masterchef! A coadiuvarci nel nostro lavoro, lo chef Paolo Paradisi che si è reso disponibile per aiutarci e darci qualche piccolo consiglio.
associazione
prelibatezze da gustare. Per chi volesse provare questa esperienza questi gli ingredienti a nostra disposizione! Provare giocando assieme nel fare gruppo! Ingredienti e strumenti a disposizione per la gara: • • • • • • • • • • • • • • • • • • •
pan carrè con farina di grano pan carrè integrale con vari semi crostini cestini di pasta brisè tortini di formaggio salmone affumicato mortadella uova sode di quaglia alici marinate burro montato salsa tartara gorgonzola mostarda alle pere formaggio fresco spalmabile tipo philadelphia limone erba cipollina timo sale, olio e pepe grattugia
Al termine della gara, lo chef Marta Pulini ha osservato minuziosamente i vassoi e stabilito il vincitore della gara; in seguito abbiamo cenato con le nostre creazioni e assaporato alcune portate del buffet organizzato. Come dire ...la dieta inizia domani! L’esperienza è stata assai gradita dai giovani imprenditori, ed è stato un momento conviviale e di aggregazione all’insegna del divertimento e della conoscenza dei nuovi iscritti al gruppo, in una location addobbata in modo impeccabile e con raffinate
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Modena sottosopra
Alla scoperta della piccola Venezia 20
Vittorio Cavani
cultura
paratoie ed i meccanismi di azionamento dei mulinelli che regolano ancor’oggi il flusso dell’acqua del canale durante le operazioni di dilavamento del sistema fognario del centro storico di Modena. L’operazione viene effettuata un paio di volte l’anno, di solito in primavera e in autunno, quando si interrompe l’irrigazione nei campi. Attraverso uno sbarramento si blocca il flusso dell’acqua del canale per aumentarne la portata fino a raggiungere, al rilascio, una pressione tale da ripulire e lavare il sistema di canali della zona est della città.
Per gentile concessione del Comune di Modena
Si è da poco conclusa l’edizione 2018 delle Giornate FAI d’Autunno, una delle due grandi manifestazioni su scala nazionale in cui la Fondazione scende nelle piazze e accompagna il pubblico alla scoperta dell’immenso patrimonio culturale del nostro Paese, a volte sconosciuto, inaccessibile e dimenticato. L’iniziativa è stata dedicata alla campagna #salvalacqua promossa dal FAI per sensibilizzare Istituzioni, Governo e singoli cittadini. L’acqua è, infatti, il principale elemento presente sulla superficie terrestre e il costituente fondamentale degli organismi viventi. Una risorsa essenziale per l’umanità, che sostiene la prosperità economica e sociale ed è indispensabile per gli ecosistemi naturali e la regolazione del clima. Tuttavia l’acqua è sempre più scarsa o comunque più costosa. Siamo ricchi di acqua in Italia, ma rischiamo di diventare poveri. Il nostro modello di utilizzo è ancora impostato sull’abbondanza di acqua: un modello intensivo di sfruttamento. E’ necessario e urgente passare dall’emergenza allo sviluppo di una strategia nazionale basata sull’efficienza dell’uso della risorsa. A Modena su questo filone è stato organizzato un ideale percorso di visita, ribattezzato “Modena sottosopra”, che ha permesso di aprire letteralmente le porte del Sistema di Dilavamento del Canale di San Pietro, dell’ex Albergo Diurno ed eccezionalmente è stato possibile calarsi nel sottosuolo della città per ammirare il tratto iniziale del Naviglio, grazie al fondamentale supporto dell’Assessorato al Turismo e promozione della città e di quello all’Ambiente. Il Sistema di Dilavamento del Canale di San Pietro in via Saragozza, fu costruito tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento in prossimità del luogo dove sorgevano le mura cittadine. All’interno dell’edificio è possibile osservare le
La seconda apertura proposta è stato il cosiddetto ex Albergo Diurno di Piazza Mazzini, la cui vicenda è strettamente legata ai lavori di abbattimento del Ghetto avviati nel 1904. Gli Alberghi Diurni sono strutture spesso dimenticate sotto l’asfalto delle nostre città. Bagni pubblici, realizzati a partire dagli anni ‘10 del secolo scorso per rispondere alla mancanza dei servizi igienici in casa e alle esigenze dei primi viaggiatori e pendolari. Luoghi di passaggio, di svago e d’incontro simili agli odierni centri commerciali. Con terme, negozi, biglietterie ferroviarie, costruiti da architetti di fama e decorati con materiali pregiati. Sempre costruiti vicino a stazioni di mezzi pubblici o nelle principali piazze cittadine, giusto qualche metro sotto la superficie. A Modena il parziale sventramento del quartiere ebraico diede origine ad un vasto spazio compreso tra il Tempio e la Via Emilia ribattezzato all’epoca Piazza della Libertà. Un primo progetto di albergo diurno fu presentato già nel 1916 ma la ditta proponente non riuscì a stipulare una convenzione col Comune. Un secondo, infruttuoso tentativo venne fatto l’anno seguente su disegno dell’ing.Facchini già autore del Caffè Aragno di Roma e del Diurno Cobianchi di Bologna. Solamente nel 1932 il cav. Giacomo Giuseppe Pastorino avviò il cantiere dell’albergo diurno che fu ultimato in pochi mesi. La struttura cadde in disuso nel secondo Dopoguerra, divenendo ben presto inaccessibile. Da qualche anno sono allo studio progetti per il recupero e la valorizzazione. Infine in via del tutto eccezionale, in accordo con l’Accademia Militare, su prenotazione quasi 400 visitatori hanno percorso un tratto del corso sotterraneo del Naviglio in Piazza Emanuele d’Aleo Mario Basile, appena a valle della Casa delle Acque, dove confluivano e in parte confluiscono anche ora i canali di acque torbide derivanti dai fiumi Secchia e Panaro e i canali di acque chiare alimentati dalla zona delle risorgive. A presidio di questo luogo strategico sorse a partire dal 1291 la prima fortezza estense sulle cui fondamenta fu eretto nel XVII secolo il Palazzo Ducale. Le prime informazioni riguardanti il Naviglio risalgono al 1055, ma è dalla fine del XVI secolo, con il trasferimento della corte da Ferrara a Modena, che l’idrovia divenne ancor più importante per il collegamento con il Po. Il declino del Naviglio iniziò nell’800 con la costruzione delle prime ferrovie. L’ultima imbarcazione attraccò in città nel 1923. Con questa iniziativa che ha richiamato oltre 4.000 persone la Delegazione FAI di Modena ha voluto far riscoprire al grande pubblico le ultime vestigia di una città un tempo ricca di acque e di canali, conosciuta dai viaggiatori del passato come la “piccola Venezia”. 21
Scultura e impresa
Gli...imprenditori sono eroi!
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Michele Poggipolini
Con queste parole lo scultore Michele D’Aniello ha aperto la 5a edizione di Scultura e Impresa, nella sala auditorium del Museo del Patrimonio Industriale, davanti ad un pubblico di grandi imprenditori e amanti della cultura e dell’arte. L’ing. Sonia Bonfiglioli è stata l’ospite d’onore; le sue parole hanno commosso e suscitato ammirazione per come molti industriali concepiscono il valore di fare impresa, sottolineando l’importanza che ha avuto per lei, la collaborare con lo scultore Michele D’Aniello entrando a far parte del progetto Scultura e Impresa già nell’edizione del 2012, dove ha visto per la prima volta i suoi materiali - le ruote dentate in bronzo - entrare a far parte di un’opera d’arte, una grande scultura, dedicata a suo padre Clementino Bonfiglioli. Scultura e Impresa è un progetto ma anche una missione per D’Aniello, che parla di valori attraverso materiali industriali che diventano simboli e metafora del bene. Ogni imprenditore guarda ai propri materiali soffermando la propria attenzione sull’aspetto tecnico, funzionale e pratico mentre, quando Michele visita i loro magazzini, per scegliere i materiali che costituiranno le sue opere, guarda ad questi in modo diverso, ritrovando in molti di essi, bellezza, armonia, precisione e un soprattutto un forte significato simbolico, come ad esempio lo sono state le ruote dentate in bronzo della
cultura
Bonfiglioli riduttori che hanno subito colpito l’attenzione di Michele per la loro bellezza e per la luminosità. “Come mai una ruota in bronzo - materiale così tenero - in un ingranaggio? - ha chiesto Michele - Durezza insieme a malleabilità fanno funzionare bene l’ingranaggio!” è stata la risposta. Nelle relazioni con gli altri è importante che malleabilità (ruota in bronzo) e fermezza (ruota in acciaio) insieme, fanno funzionare una relazione. Questa considerazione, insieme alla bellezza estetica del materiale, lo hanno subito convinto a scegliere le ruote dentate, per realizzare una sua opera per parlare di valori. Chi è un eroe? L’eroe è colui che ha un sogno e si batte per realizzarlo affrontando mille avversità, perché le sue vittorie diventano benedizione non solo per sé stesso ma anche per i propri collaboratori e dipendenti. Il progetto Scultura e Impresa di Michele D’Aniello ha quindi l’obiettivo di creare sinergie con questi eroi moderni, unendo arte e cultura al prodotto industriale. I materiali industriali non sono più solo prodotti dell’industria ma diventano metafore di grandi valori per vincere insieme le sfide del futuro.
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Le imprese di frontiera
Futureland
Gli innovatori si incontrano al Talent Garden di Milano
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Stefano Fratepietro
varie
Si è conclusa il 16 novembre la seconda edizione del Futureland, l’evento organizzato da Talent Garden, dedicato alle nuove frontiere delle tecnologie emergenti come la blockchain, l’intelligenza artificiale, l’immersive technology (realtà aumentata, realtà virtuale e rispettive applicazioni) e la cyber security. Nuove frontiere che “vanno esplorate, capite e su cui investire”, come ha sottolineato anche il Ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, in visita nella giornata di chiusura, che ha annunciato i provvedimenti che l’attuale governo vuole intraprendere per il mondo delle tecnologie, anticipando la volontà di voler utilizzare tecnologie di blockchain applicate al contrasto alla contraffazione del made in Italy. Sul palco si sono presentati speaker d’eccellenza che hanno divulgato le proprie conoscenze ed esperienze con il pubblico presente all’experience area, lo spazio dove i partecipanti hanno potuto sperimentare l’innovazione, conoscere nuove realtà imprenditoriali (molte startup presenti) e partecipare a tavoli di discussione. Molti gli interventi, tra i più interessanti segnaliamo quelli di Armin ZadakBAr “bringing blockchain to the masses: using blockchain technology to transform the customer experience”, Peter Sorgenfrei “Future of mobility”, Marleen Evertsz “The next generation stock exchange”, Tom Lyons “The future is flat: blockchain and the new industrial paradigm” e l’intervento del nostro ex Presidente dei giovani di Confindustria Margo Gay dal titolo “How blockchain and AI startup and VC investment drives enterprise innovation”. Tra le aziende e startup internazionali che hanno partecipato a Futureland 2018 ci sono: Ripple, Maersk, Lo3Energy, Electron, Medicalchain, Lumen Health, Frog Design, Aeterny, Commscope, Parity Technologies, Evolution AI ed ArabiaWeather. Altrettanto di prestigio gli interlocutori, compresi i manager di caratura mondiale come Tom Lyons, direttore esecutivo di Consensys, co-fondatore della Crypto Valley Association e noto esperto della tecnologia Blockchain, Henrik Landgren di EQT Venture Capital, fondatore del team di Analytics di Spotify, e Mauro Rubin, Ceo di Joinpad, una delle aziende italiane più avanzate per la Realtà Aumentata. Oltre 1500 gli imprenditori, startupper, professioni ed innovatori registrati nelle due giornate. Argomenti talmente interessanti ed innovativi che Futureland ha dovuto avviare la sua prima partnership all’estero per portare alcuni contenuti dell’evento all’Artificial Intelligence Summit, l’evento più importante al mondo sull’evoluzione dell’intelligenza artificiale che si terrà i prossimi 11 e 12 dicembre a Dongguan, in Cina.
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Influencers
La sottile linea tra opinione personale e pubblicitĂ 26
Giulia Cataldi
varie
Lo sviluppo del web e la nascita di nuovi canali di comunicazione ha portato alla proliferazione di nuove forme pubblicitarie e promozionali. Grazie alle nuove tecnologie, chiunque è in grado di comunicare attraverso il web le proprie opinioni personali o condividere informazioni ad un nutrito gruppo di persone. Influencers, Blogger, Vlogger sono persone che diffondo quotidianamente nel web contenuti, opinioni, informazioni. Il fenomeno nato inizialmente con i Blogger e poi sviluppatosi nel tempo cambiando nome, a seconda dei diversi canali di comunicazione, trova oggi il massimo dell’espressione negli Influencers, ovvero persone che hanno maturato nel tempo la capacità di influenzare attraverso il web migliaia di persone. È evidente, quindi, che gli Influencers sono diventati negli ultimi anni appetibili partner commerciali per orientare le opinioni dei consumatori. Tuttavia con l’esplosione del fenomeno è emerso l’intrinseco conflitto tra il concetto di Influencer e pubblicità. Infatti, la maggior parte degli Influencers sono diventati tali acquisendo autorevolezza comunicando ai follower la propria opinione personale (anche citando prodotti/marchi), nel campo della libera circolazione delle idee. Eventualmente, con l’aumento della notorietà e dei follower l’opinione personale diventa una forma di accreditamento Endorsement. Se l’Influencer ha un interesse economico od ottiene un vantaggio per esprimere la propria opinione, si entra nel campo della pubblicità e, con ciò, l’autorevolezza dell’Influencer inizia a vacillare, dato che viene meno la credibilità nell’indipendenza del giudizio. Questo, secondo alcuni, sarà uno dei motivi che porterà in futuro ad una ulteriore rivoluzione nella comunicazione sul web. L’ingresso nel campo della pubblicità, obbliga gli Influencers all’identificazione della comunicazione commerciale che deve essere nettamente distinta per mezzo di idonei accorgimenti. La norma lascia libera interpretazione su come devono essere questi accorgimenti. Generalmente vengono utilizzate diciture del tipo: Pubblicità, advertising, sponsorizzato, e simili. Anche nel caso in cui l’influencer abbia ricevuto un regalo, invece di sottoscrivere un contratto, si rientra comunque nel campo della pubblicità e l’Influencer ha l’obbligo di comunicare di aver ricevuto il regalo. Soprattutto, in caso di comparazione con un marchio concorrente, l’Influencer deve attenersi alle norme della pubblicità comparativa. La Camera dei Deputati ha approvato nel 2017 un ordine del giorno impegnando il Governo ad intervenire “affinché l’attività dei Web Influencer sia regolata, permettendo ai consumatori di identificare in modo univoco quali interventi realizzati all’interno della rete costituiscano sponsorizzazione”. Sebbene il fenomeno sia ancora in fase di regolamentazione, a livello europeo sono state pubblicate delle linee guida dalla European Advertising Standards Alliance (EASA) già acquisite dall’istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (IAP) e che saranno seguite da IAP in caso di arbitrati in materia. Così come è possibile che tali linee guida verranno seguite anche dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM), che ha siglato un accordo con IAP lo scorso giugno.
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I giovani imprenditori preparano il gelato con ANT e AIL
“Oggi il gelato te lo faccio io” Domenica 4 Novembre 2018, noi del gruppo Giovani Imprenditori dell’Emilia, siamo stati invitati a partecipare alla terza edizione di “Oggi il gelato te lo faccio io” presso la Bottega Gelateria Galliera 49, nell’omonima via a Bologna. E’ già il terzo anno consecutivo che la chiusura stagionale di Galliera 49 si trasforma in una grande festa della solidarietà a favore di Bologna Ail e Fondazione ANT. Bottega artigianale per la produzione di gelato dal 1998, oggi si chiama appunto Galliera 49 e rimane tra le proposte più consolidate nel panorama delle gelaterie di Bologna. Titolari della gelateria Maurizio Bernardini, Jacopo Balerna, Valerio Alfani e Fabio Nanetti hanno trovato il loro destino qui in Galliera 49. Tra di loro c’era chi voleva fare l’architetto, chi lavorava nell’azienda di famiglia, chi vendeva dischi, chi voleva fare lo chef, poi la folgorazione per l’artigianalità. Tutti appassionati però di cucina e soprattutto di gelato. Hanno ritrovato nella loro bottega i caratteri fondamentali di quello che cercavano nella vita: un lavoro di cui innamorarsi e da fare con grande orgoglio; completa libertà per la loro creatività; un gruppo da creare e da portare avanti condividendo tutto, crescendo insieme; un rapporto semplice e immediato con quello che si fa, elaborando nuovi gusti come se fosse un gioco; senza considerare che la loro soddisfazione è immediata ed è racchiusa dentro lo sguardo dei loro clienti.
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Una vera spinta di adrenalina la loro storia, quasi una sorta di inno alla genuina vita imprenditoriale che come loro ci hanno dimostrato con l’evento “Oggi il gelato te lo faccio io”, può sposarsi alla grande con la solidarietà e l’essere vicino a chi è meno fortunato. Alla manifestazione eravamo davvero in tanti… Più di quaranta maestri gelatieri provenienti da diverse zone d’Italia. Tutti con tantissimi gusti da far assaggiare; dai tradizionali fino a quelli più elaborati e dagli ingredienti speciali come burro al sale e variegatura di pistacchio, variegatura di mandorle e tabacco, sorbetto di meletta rosa dei Monti Sibillini, pompelmo in fiore, sesamo e limone, pera e fave di Tonka e tanti altri ancora… davvero delle delizie e non solo per i più golosi! Erano presenti: Mirco Tognatti della Cremeria Opera di Lucca, Luca Bernardini di Fuori dal Centro di Castelnuovo di Garfagnana, Alberto Marchetti di Torino, Ida Di Biagio di Gelateria Cioccolateria Novecento di Pescara, Antonio Luzi e Paola Moretti di Makì a Fano, Pierluigi D’Ambrosio di Mortegliano in provincia di Udine, Corrado e Costantino Sanelli dell’omonima gelateria di Salsomaggiore, Matteo De Simone e Jacopo Chelli di Gianni a Bologna, Andrea Bandiera della Cremeria Scirocco sempre di Bologna, Luca Pannozzo da Sestri Levante, Mattia Cavallari della Cremeria Santo Stefano a Bologna, Simone De Feo della Cremeria
Luca Avagliano
Capolinea di Reggio Emilia, Gianfrancesco Cutelli della Gelateria De’ Coltelli di Pisa, Andrea Chiara e Stefano Soban di Soban di Valenza Po, Luca Lombardi di Gelatomania a Forlì, Claudio Baracchi di Gelato Spilamberto, Fabio Bracciotti di Crème Glacée di San Benedetto del Tronto, Alessandro Zoli di Gelateria Peace &Cream di Faenza, Osvaldo Palermo di Fiordipanna di Bollate, Roberto Leoni di Gelateria Leoni di Cesena, Vetulio Bondi di I gelati del Bondi Firenze, Stefano Guizzetti di Ciacco a Parma, Simona Carmagnola di Pavè Gelati e Granite di Milano, Stefano Suzzi di Gelateria Esquimou dalla provincia di Gorizia, Lucia Sapia del Dolce Sogno di Busto Arsizio, Andrea Martinelli di Joia Gelateria Naturale di Formigine, Samantha Santagata e Fabio Matteini di Altro Gelato da San Marino , Nicola Paparini di Basium di Civitaniva Marche, Raffaella Garavelli di Leno in provincia di Brescia, Simone Vallotto da Mira in provincia di Venezia, Alessandra Peli e Simona Vescogni di Gelateria Smile di Savignano sul Panaro, Barbara Poggi della Cremeria San Francesco di Bologna, Antonio Mezzalira di Golosi di Natura di Gazzo Padovano, Davide Frainetti di Caffè del Duomo di Terracina, Francesco Dioletta di Bar Gelateria Duomo da L’Aquila, Roberto Lobrano presidente dei Gelatieri per il Gelato, Renato Romano alias Jo Pistacchio, Andrea Cabano della Gelateria Artigianale Stella Marina di La Spezia, Palmiro Bruschi di Ghignoni dal 1981 di Sansepolcro, Angela Sposato di Mon Amour ad Aprilia, Barbara Bettera di Rivolta d’ Ada, Felipe Zuniga di Motore
associazione
Power Company e Stefano Cecconi del Gelato secondo Natura di Arezzo. Sono stati Gelatai per un giorno, a confezionare coppette e vaschette tanti rappresentanti delle istituzioni cittadine come gli assessori Marco Lombardo e Davide Conte, i consiglieri Roberta Li Calzi e Federico Martelloni, alcuni volti noti tra cui, solo per citarne alcuni, i pasticceri Gino Fabbri e Francesco Elmi, gi amici chef Massimiliano Poggi, Mario Ferrara, Vincenzo Vottero, il cantautore Andrea Mingardi, l’hair stylist Marco Zanardi- Orea Malià, gli scrittori Ganluca Morozzi, Maria Silvia Avanzato, Danilo ”Maso”Masotti e Daniela Bortolotti, blogger come Benedetta Cucci di “AParanzo Con Bea”, Ivana Monaco di “Soppawanda”e Marica Bocchicchio di “Cooking with Marica”, Enrico Ciaccio, Luciana Colpizzetto, Manes Bernardini, Anselmo Ruocco, instagrammer come Martina Roncassaglia e Gianluca Fazio (“The Rerum Natura”) e tanti altri ancora. Tutti insieme qui, in questa giornata per contribuire al bene di tutti; perché si sa che fare del bene aiuta chi lo riceve e migliora chi lo fa. Occasione questa anche di condivisione delle proprie esperienze, idee, progetti e ciò non è di poco valore. Anche quest’anno l’intero incasso della giornata è stato devoluto, come ho accennato, a due realtà del territorio impegnate nella lotta contro i tumori: Bologna AIL e Fondazione
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ANT. Nel caso di Bologna AIL la quota è stata destinata a casa AIL, la Casa di Accoglienza dell’Associazione, che dal 2005 offre ospitalità gratuita ai pazienti onco- ematologici in cura presso l’Istituto “L. e A. Seràgnoli”e ai loro familiari o accompagnatori.
generosamente donata da Mattia Caracciolo (offerta minima 23 euro- la sola borsa termica offerta 10 euro). Inoltre il gelatiere Alberto Marchetti ha messo a disposizione 50 esemplari del gioco da tavolo “Il Gioco del Gelato” che sono stati offerti (donazione minima 10 euro).
Dalla sua apertura sono circa 2.200 i nuclei familiari ospitati per tutto il tempo delle cure necessarie e anche per periodi più lunghi.
Le prime due edizioni di “Oggi il gelato te lo faccio io” sono state entusiasmanti e sicuramente anche la terza non è stata da meno. Hanno aderito davvero in tanti, e la cosa bella è che hanno aderito persone completamente diverse per cultura, professione, esperienze, ma tutte con lo stesso obiettivo: “fare del bene”.
Fondazione ANT destina i fondi al Progetto Bimbi in ANT, l’ambito assistenziale ed educativo che ANT rivolge alla fascia pediatrica e adolescenziale, per fornire cure domiciliari ai piccoli malati, sostegno ai loro familiari e supporto psicologico anche ai bambini a contatto con un proprio caro malato di tumore. Hanno partecipato alla realizzazione dell’evento anche Forno Brisa, Hotel Il Guercino, Manifattura Birre Bologna, Alberto Marchetti, Gemma Jones, Tipografia AG di Quarto Inferiore, GS Service e Bravo. La formula scelta per l’iniziativa ha previsto un’unica misura di gelato a fronte di un’offerta minima di 4 euro o una confezione d’asporto da 600 grammi, corrispondente ad una donazione di 15 euro. E’ stato inoltre possibile scegliere uno speciale “Gelato con borsa termica”, una confezione da 600 grammi abbinata a una borsa termica con l’illustrazione 30
Anche il prodotto-simbolo, il gelato artigianale, non è capitato a caso…il gelato è un qualcosa di bello, di buono che piace a tutti e aiutare e supportare iniziative come quelle realizzate da BolognaAIL e Fondazione ANT, hanno lo stesso “gusto!” Per questo Noi Giovani Imprenditori e chiunque non può che ringraziare, tutti coloro che si sono impegnati per realizzare questa bellissima giornata. E’ come se tutti insieme avessero vestito le vesti dell’imprenditorialità: coesione di menti + idee+ tempo+ prodotti+ valori+ impegno+ problem solving…, per realizzare l’evento e raggiungere l’obiettivo prefissato.
futuro redazione Francesca Villani Coordinatore Editoriale Marta s.r.l. francesca.villani@martait.it
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20 milioni in finanziamenti per il Piano Industria 4.0
Iperammortamento al 250% e Superammortamento al 130%: prestiti per le aziende che vogliono usufruire delle agevolazioni previste dal piano “Industria 4.0” del Governo.
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