Italia Ornitologica - 10 - 2020

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O rniFlash Gli storni cantano quando si sentono felici e di buon umore

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na ricerca analizza il canto degli uccelli, in particolare degli storni, e come questo sia influenzato o meno dal “buon umore” e da sentimenti positivi dell’animale. Questo studio è stato sviluppato dai ricercatori dell’Università del Wisconsin ed è stata pubblicato sulla rivista Scientific Report. La ricerca vede come protagonista un uccello in particolare, lo Storno, che vive praticamente in ogni parte del globo, fatta eccezione per l’America meridionale e l’Antartide. Sono uccelli molto gregari e formano degli stormi con numerosi individui. Per la ricerca è stato somministrato, a qualche individuo, un farmaco particolare: il Fentanyl. Esso è un potente analgesico ed un oppioide sintetico che dona agli esseri umani un senso di euforia e che, secondo gli scienziati, avrebbe indotto l’uccello a stare “di buon umore” e tranquillo, uno stato positivo per l’animale, quindi. Dopo la somministrazione del farmaco gli uccelli sotto studio sono stati portati all’interno di un’area che loro considerano serena e sicura, spesso associata a ricordi piacevoli per il volatile. È stato dunque registrato ed analizzato il canto di questi uccelli con il buon umore indotto tramite farmaco, e quello che gli scienziati hanno ascoltato è un canto molto particolare, diverso dal solito, che sembrava quasi del tipo free-form jazz. Questi uccelli sono particolarmente attivi e cantano spesso quando si trovano all’interno di uno stormo che conferisce, quindi, all’animale un sentimento positivo perché l’individuo si sente circondato da altri della sua stessa specie, al sicuro e a suo agio. Ecco quindi che se cantano quando sono da soli è perché, di conseguenza, sono tranquilli e di umore positivo, come quando si trovano all’interno di uno stormo. Fonte: https://tech.everyeye.it/notizie/storni-cantanoquando-sentono-felici-buon-umore-469411.html Immagine: kanecountyconnects.com

Un binocolo integrato, sempre pronto all’uso

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utti gli uccelli hanno occhi straordinari e un’ottima resa dei colori, ma i rapaci come l’aquila dalla testa bianca (Haliaeetus leucocephalus) sono veri fuoriclasse. All’interno dei loro grandi occhi si trovano “lenti addizionali” in grado di creare un’immagine ingrandita quando lo sguardo dell’animale si concentra sul soggetto. In pratica è come avere un binocolo integrato nell’occhio. La visione periferica rimane comunque ottima e consente a questi uccelli di compiere manovre precise in volo anche a bassa quota mentre puntano il bersaglio. Una “tecnologia animale” che li porta a fare cose per noi impensabili: un gheppio, per esempio, può avvistare una cavalletta tra l’erba a cento metri di distanza ed è anche sensibile alla luce ultravioletta. Grazie a questa caratteristica può vedere le tracce di urina (che reagisce a questa porzione dello spettro luminoso brillando debolmente se illuminata dal sole) dei piccoli roditori, le sue prede preferite. Noi uomini possiamo scordarci certe prestazioni, ma anche alcune persone hanno un “occhio” fuori dal comune. Un pilota militare dell’aeronautica israeliana, Giora Epstein, il più grande asso dell’era moderna, attivo negli anni ’60-70 del secolo scorso, aveva una vista così acuta da individuare gli aerei nemici al doppio della distanza degli altri piloti. Lo chiamavano “occhio di falco”. Fonte: https://rivistanatura.com/un-binocolo-integrato-sempre-pronto-alluso/


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