Pomezia Notizie 2022_3

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POMEZIA-NOTIZIE

Marzo 2022

LA METAFORA DEL VIAGGIO COME NAUFRAGIO EPIFANICO DELL’ANIMA IN

LE PAROLE A COMPRENDERE DI DOMENICO DEFELICE di Rocco Salerno

"

FIAT!/ Fu la Parola a riempire/ il vuoto tenebroso degli abissi/ e a dargli luce./

Fu la Parola a confortare/ l'umanità ferina delle foreste,/ dei deserti, dei ghiacci/ nei passati millenni." ("Basterà pronunciare una parola", p. 15). Basterebbero questi pochi versi per far capire come la poesia di Domenico Defelice affondi le radici in un respiro, sostrato culturale e umano, teso a ritemprare e ricreare lo spirito, in una società che sempre di più va alla deriva, una poesia impastata di dolcezze, di affetti, di sofferenze, di Luce e di Amore

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sulla scia della Genesi e del Verbo giovanneo, volta a rinverdire la psiche, una poesia onesta e solare a fronte di tante fumose architetture e sperimentalismi linguistici. "Come la Terra intorno al Sole/ l'Universo ruota intorno a Te./ Tu sei la Terra nuova e i Cieli nuovi..." ("Come la Terra", p. 43). "Libro di vita", quindi, e "Vita d'un uomo", questo, come egregiamente rileva nell’acuta e suggestiva postfazione Emerico Giachery, richiamandosi al "celebre titolo ungarettiano", da cui trasudano esperienze incentrate sul rapporto con il nucleo familiare, quello soprattutto con il padre e la madre (si vedano le accorate poesie "Dormi serena", p. 18, alla madre, e "L'allegrezza di mio padre", p. 22, e "Morte da saggio", p. 27, alla figura paterna, fortemente evocati come esempio di onestà, saggezza, dedizione al lavoro e, latamente, appunto, con la famiglia, sentita e vissuta come centro propulsore dell'Universo vitale, di valori che tendono sempre di più a sfaldarsi, in una società, come la nostra, tecnologica e robotizzata, risucchiata dal "vortice capitalista", presa dall' "ansia capitalista che ci stritola" ("Fragili insetti impazziti", pp. 31-32), con quello amicale, di cui Domenico ha sempre avuto un "culto particolare", come attestato dalle struggenti e bellissime liriche indirizzate ad amici-artisti (si vedano, in particolar modo, "A Peter Russell", p. 29, "Sei tu quel pettirosso", a Geppo Tedeschi, p. 49, e, infine, "Le parole a comprendere", da cui il titolo dell'omonima silloge, a Geremia, p. 42) che con lui hanno sempre condiviso il nobile concetto della "letteratura come amicizia" e respiro di vita, anelito all'Assoluto, all'infinito, al Divino, naufragio finale "nel mare dell'Eterno". In Defelice la Parola non è mai un gioco, un vacuo suono ("Oggi, Parola suono luce", p. 15), e in questa silloge, in cui si alternano, fondendosi, mirabilmente, ricerca poetica fondata sulla ricerca dell'essere ed esperienze esistenziali in questo perenne viaggio, come una bufera da attraversare e superare, per arrivare sereni al Porto di dolcezze, muniti della corazza della fede


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