Recensione
Novelle artigiane di Vincenzo Moretti
A
rtigiani e lavoratori ormai provenienti da mondi scomparsi. La calma e la pazienza nel fare le cose. Perché “fare le cose bene conviene”. Tutto questo (e molto altro) in “Novelle artigiane”, un libro che dal titolo dice già tutto e calza a pennello per questo nostro numero. Ne è autore il sociologo e scrittore Vincenzo Moretti, una vita nel mondo del lavoro e del sindacato, ora anche felice novellatore. Termine già antico, medievale, quello della novella. E al passato mitico fanno richiamo queste belle pagine, edite da lavorobenfatto. Pagine leggere e delicatamente pensose, soavi nel raccontare l’uomo che produceva e
produce nella sua semplicità quotidiana, in questo munito di un non sappiamo che di esemplare ed eroico. Forse lo sappiamo: è la vita degli avi, vita che incontra anche la passione e gli amori, che sogna la libertà e non rinuncia alla vita stessa nella sua interezza, tra anni che passano e progetti da rincorrere. Storie dunque apparentemente ordinarie che incontrano il lavoro. Il vecchio mestiere è qui visto come realtà effettiva e speculare rispetto a ciò che semplicemente eravamo e siamo. Un lavoro fatto con le mani, che racconta di noi, è un lavoro antico e che però rimanda a evocazioni non solo suggestive o immaginifiche ma propriamente concrete: nel lavoro il nostro ingegno e la nostra vita. I lavori che tornano in questa pagine sono occupazioni dove la mediazione tra cuore e intelletto è sinergica e simbiotica. Un libro che si legge con senso di carezza tenue e matura consapevolezza insieme. Il lavoro e i suoi problemi, insomma. Ecco la formazione dell’autore: letteratura e