e-borghi travel magazine: n. 16 - luglio 2020

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Rivista digitale di viaggi, borghi e turismo slow

SPECIALE MUSICA Borghi e giovani talenti Paesaggi, note e ritmi slow Basilicata, melodia della natura

Anno 2 Numero 16 Edizione gratuita

Liguria,

bellezza travolgente

Valtiberina,

affresco fiabesco

Sansepolcro, Toscana d’autore

Pesaro e Urbino, Unesco e cultura

www.e-borghitravel.com






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Squalzino, Puglia steve estvanik*


® e-borghi travel 16 • 2020 www.e-borghitravel.com Publisher Giusi Spina direzione@3scomunicazione.com Coordinatore editoriale Luciana Francesca Rebonato coordinamento@e-borghi.com Art director Ivan Pisoni grafica@e-borghi.com Segreteria di redazione Simona Poerio segreteria@e-borghi.com Hanno collaborato a questo numero Antonella Andretta, Alessandra Boiardi, Amina D’Addario, Simona PK Daviddi, Oriana Davini, Gaia Guarino, Carola Traverso Saibante, Luca Sartori, Nicoletta Toffano Revisione Bozze Luca Sartori Promozione e Pubblicità 3S Comunicazione – Milano Cosimo Pareschi pareschi@e-borghi.com Redazione 3S Comunicazione Corso Buenos Aires, 92, 20124 Milano info@3scomunicazione.com tel. 0287071950 – fax 0287071968 Crediti fotografici: * Shutterstock.com ** Pixabay.com L’uso del nostro sito o della nostra rivista digitale è soggetta ai seguenti termini: Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di www.e-borghitravel.com può essere riprodotta, memorizzata in un sistema di recupero o trasmessa, in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronica, meccanica, fotocopia, registrazione o altro, senza previa autorizzazione scritta da parte di 3S Comunicazione. Nonostante l’accurata verifica delle informazioni contenute in questo numero, la 3S Comunicazione non può accettare responsabilità per errori od omissioni. Le opinioni espresse dai contributori non sono necessariamente quelle di 3S Comunicazione. Salvo diversa indicazione, il copyright del contributo individuale è quello dei contributori. È stato fatto ogni sforzo per rintracciare i titolari di copyright delle immagini, laddove non scattate dai nostri fotografi. Ci scusiamo in anticipo per eventuali omissioni e saremo lieti di inserire l’eventuale specifica in ogni pubblicazione successiva. © 2019 - 2020 e-borghi®

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eLuciana Francesca Rebonato facebook.com/lfrancesca.rebonato

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volte le parole non bastano. E allora servono i colori. E le forme. E le note. E le emozioni». Condividiamo il pensiero di Alessandro Baricco e in questo numero di e-borghi travel viaggiamo in Italia attraverso un pentagramma di borghi e territori, una colonna sonora – il nostro speciale è dedicato proprio alla musica - che scandisce, questa estate, il ritmo di ritrovate suggestioni. L’Italia ha infinite frecce al suo arco, come la mezzaluna della Liguria affacciata sul mare e cinta da un anfiteatro montuoso che la segue nel disegno geografico, attrattiva che corre da ponente a levante e da assaporare lentamente. E poi ci si dirige verso sud, nella solare Toscana, dove percorriamo, all’insegna dello stupore, un itinerario tra Volterra e San Gimignano per poi approfondire la conoscenza di Piero della Francesca nel suo borgo natale, Sansepolcro, in provincia di Arezzo. Dell’artista è visitabile l’abitazione, sede della fondazione a lui intitolata, impreziosita d’affreschi che rimandano al periodo rinascimentale. Un unicum d’arte da conoscere come, sempre a Sansepolcro, il Museo delle Erbe - Aboca Museum, compendio erboristico-medico custodito in un palazzo del XVIII secolo con tanto di biblioteca botanica. Ancora ritmi slow e borghi incantati in Valtiberina e poi si prosegue alla volta della Basilicata, uno spartito di paesaggi dalla storia millenaria, dove il vento è melodia ricorrente. Attraversiamo la Penisola e andiamo a est, nel territorio di Pesaro e Urbino: una grande scenografia nella quale, fra i protagonisti, spiccano dodici scrigni preziosi, le località dell’“Itinerario della Bellezza”, mentre Pesaro è nientemeno che “Città Creativa Unesco della Musica”. Armonia che viene da lontano è la musica celtica, da ascoltare come sottofondo oltreconfine alla ricerca di borghi considerati a pieno titolo “eredi storici dei Celti” e disseminati fra Galles, Scozia e Irlanda. Un viaggio intessuto di emozioni, quello che vi proponiamo noi di e-borghi travel, perché nel condurvi a scoprire il volto di borghi e paesaggi, ve ne riveliamo l’anima. Anche con inediti contenuti audiovisivi che da questo numero arricchiscono il nostro magazine: una nuova stagione all’insegna di scoperta, azione e passione che inauguriamo con i video dedicati alla Basilicata e alla Valtiberina. Viaggiate con noi. Luciana Francesca Rebonato Coordinatore editoriale


Sommario Borghi in musica

Basilicata in musica

Nei borghi dei giovani talenti

Liguria

Pesaro e Urbino

Valtiberina


Sansepolcro

Volterra e San Gimignano

Eccellenze trevigiane

Sulle note del sapore

Oltreconfine: Musica celtica

Territori, lifestyle e design

Leggende

CuriositĂ

In copertina: Pollino Music Festival



craiweb.it craiweb.it


Alessandra Boiardi twitter.com/aleboiardi

Max Gazzè al Collisioni Festival facebook.com/CollisioniFestival


Borghi in musica


Diamante Giambattista Lazazzera*


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a musica è senza tempo, così come i borghi, ecco perché questo binomio è così amato, soprattutto quando diventa la cifra di festival che hanno acceso tante delle nostre estati italiane. Ve ne raccontiamo quattro, tra quelli più apprezzati, che non vediamo l’ora di tornare a vivere appena sarà possibile, forse ancora di più dopo questi mesi difficili segnati dall’emergenza causata dalla diffusione del coronavirus. Il primo è il ‘Peperoncino Jazz Festival’, saporito come il suo nome, azzeccatissimo per questa rassegna musicale ‘made in Calabria’ che – oltre a essere un appuntamento sempre più atteso per tutti gli appassionati di jazz – è un’oc-

casione unica per scoprire i luoghi più belli e inaspettati in tutta la regione. Sono infatti più di 30 i centri calabresi che il “Peperoncino Jazz Festival” coinvolge con la sua musica tra cui diversi borghi calabresi dalla storia millenaria, piccoli paesi arroccati sulle montagne o località dalla tradizione marinara. La sua mappa disegna in maniera inedita località e musica e ha come epicentro Diamante, la ‘perla del Tirreno’, che quasi vent’anni fa ha dato i natali a questo evento, conosciuta per i suoi murales, per il suo bel lungomare, per i ruderi dell’antica Cerillae, per la sua natura e anche per essere, per l’appunto, la ‘Città del peperoncino’.

Trebisacce mr_reverend*


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Locus Festival, il glocal a Locorotondo

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n piccolo gioiello pugliese, un borgo il cui centro storico è riconoscibile anche per quello che preannuncia il suo nome: siamo a Locorotondo, in provincia di Bari, che con il suo centro storico circolare è uno dei centri più caratteristici di quella che – non lontano da Alberobello – viene definita la ‘Terra dei Trulli’. Qui, da 15 anni, le estati sono accese dal ‘Locus Festival’, un festival musicale attento alla qualità delle sue proposte con programmi internazionali che non disdegnano le interpretazioni più popolari. Tanti i giorni di musica, accompagnati da numerose iniziative per tutti i gusti: incontri letterari, eno-

gastronomia, valorizzazione del territorio, che quest’anno sarà probabilmente in “limited edition” a causa delle misure anti-contagio da coronavirus necessarie. Il festival è comunque una splendida occasione per immergersi nella bellezza di Locorotondo, nelle sue stradine dove le atmosfere autentiche prendono le forme delle numerose chiese, tra cui quella patronale dedicata a San Rocco, dei palazzi barocchi, delle tipiche cummerse, case con tetto a spioventi di pietra, fino alla sua “terrazza”, un affaccio naturale sulla bella Valle d’Itria dove lo sguardo spazia senza confini.


Stefano_Valeri*

Locus Festival Elisabetta Maurogiovanni (Bass Culture) facebook.com/locusfestival


Ben Harper al Locus Festival facebook.com/locusfestival



Locus Festival Umberto Lopez facebook.com/locusfestival



keane@barganewscom facebook.com/BARGAJAZZ

Simona Bottone*


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ixieland, Fusion Bebop, Modale… la mente viaggia al ritmo di jazz nell’agosto di Barga, bellissimo borgo della Garfagnana, in provincia di Lucca, che dagli anni Ottanta accoglie ogni estate il ‘Barga Jazz Festival’. Un’occasione unica per ammirare il fascino di un centro storico da girare a piedi tra vie strette e saliscendi, con il settecentesco Teatro dei differenti, che accolse anche il poeta Giovanni Pascoli – qui vicino c’è anche Casa Pascoli, oggi diventata un bel museo – dove si svolge il ‘Concorso internazionale di arrangiamento e composizione per orchestra jazz’, una delle più importanti iniziative della rassegna musicale agostana di Barga. E poi le piazzette del centro storico che riecheggiano di musica jazz a

Melinda Nagy*

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Un borgo per palcoscenico: Barga Jazz Festival

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ogni ora fino a notte inoltrata con concerti e improvvisazioni, menu speciali che i ristoranti dedicano alla rassegna, grandi talenti che arrivano da tutto il mondo. E se tutto ciò non fosse abbastanza, dovete sapere che, come disse Pascoli, “Barga ha due tramonti: quando il sole è disceso oltre la linea delle montagne, ricomparisce improvvisamente e getta ancora un fascio di raggi attraverso l’apertura del Monte Forato”. E se non credete a Pascoli, non vi resta che andare sulla terrazza davanti al Duomo di Barga, affacciata sulle Apuane, per ammirare il doppio tramonto. Dovrete tornare a Barga anche in inverno, poiché il fenomeno si registra il 10 e l’11 novembre e il 30-31 gennaio.


keane@barganewscom facebook.com/BARGAJAZZ



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e diciamo Barolo, probabilmente la prima cosa a cui pensate è il vino. E giustamente. Ma Barolo è da oltre un decennio anche sinonimo di musica, quella di ‘Collisioni Festival’, che negli anni ha saputo accendere i riflettori su questo borgo arroccato sulle colline piemontesi della provincia di Cuneo e metterlo al centro del panorama musicale internazionale. Da qui sono passati artisti del calibro di Eddie Vedder, Liam Gallagher e i nostri Max Gazzè e Daniele Silvestri, solo nell’ultima edizione. ‘Collisioni Festival’,

jackbolla*

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Collisioni Festival, il gusto di Barolo

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quest’anno purtroppo cancellato, oltre che con un cartellone musicale di tutto rispetto, tiene anche al suo nome di ‘Festival Agri-rock’ proponendo nelle diverse edizioni iniziative artistiche, letterarie e enogastronomiche organizzate in parallelo. E poi c’è da scoprire una terra ricca di magia, a passeggio per le strade del paese e intorno, tra le vigne. E se avete tempo, non mancate una visita al WiMu, il Museo del Vino, ospitato nello splendido Castello Falletti, dove si trova anche l’enoteca regionale.


Pierangelo Vacchetto

Luigi Bertello*


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Collisioni Festival Pierangelo Vacchetto



Luca Sartori

twitter.com/LucaSartoriIT

Sassi iacomino*


Basilicata in musica: sonoritĂ lucane


Fischie Miti74

San Severino Giuseppe Falagario


etti fatti a mano a Sassi 4*

È

spesso la melodia del vento a contraddistinguere le terre della Lucania. Colonna sonora senza eguali tra gravine e canyon, monti e boschi, mari e antichi vulcani. Quando lo sguardo si appoggia sull’orizzonte e lentamente scende per incontrare la singolarità e la bellezza spesso struggente di questa terra, è il silenzio a dominare i lunghi attimi della contemplazione, interrotto da quel vento che pare accarezzare ogni più piccola emozione. All’alternanza dei paesaggi, alla cultura rurale,

alla cucina tradizionale e alla sua storia millenaria, questa terra di monti, mari e colline, boschi, pascoli e antichi borghi, importante porzione di meridione d’Italia, ha saputo, nella sua storia, unire al suono del vento una ricca e variegata cultura musicale, proponendo al mondo artisti e musica. Dal Pollino alle terre di Matera, da Potenza a Irsina, da San Severino Lucano a Tricarico, la Basilicata ha espresso arte e artisti che, negli anni, ne hanno esportato la storia, la cultura e le sonorità.


Sassi wjarek*

L’eco dei sassi

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Sassi, il pittoresco centro storico, l’asse settecentesco, gli affacci, i cortili, le piazzette, le scalinate e poi i musei e le chiese. Questi sono i tanti elementi che compongono uno dei centri abitati più incredibili del mondo. Qui la storia si fonde con le leggende, l’arte si mescola con la natura in un paesaggio che talvolta lascia senza parole. Matera è uno straordinario scenario, una variegata stratificazione di elementi originari, l’unione di differenti periodi storici, fasi culturali che vanno dal Medioevo al Rinascimento, al Barocco fino ad

Sassi Paul Shark*

arrivare ai giorni nostri. Matera è arte e cultura ma anche musica. I suoi scenari naturali spesso hanno incontrato la musica, i suoi paesaggi sono da sempre ideali palcoscenici per concerti e spettacoli. Cava del Sole ne è una delle espressioni più eclatanti, dove lo spettacolo della natura incontra l’arte della musica, dove la Basilicata mette in scena arte e natura insieme. Di quest’angolo di Basilicata, della bella Matera, è il compositore settecentesco Egidio Romualdo Duni, al quale la città ha intitolato il conservatorio e il cineteatro.


Sassi wjarek*


Sassi Stefano_Valeri*



Tricarico, carnevale tradizionale illpaxphotomatic*

Tricarico illpaxphotomatic*


Arco di Ladislao a Tricarico znatalias*

Melodia normanna XVIII secolo, il Convento di Santa Chiara, sorto dalla trasformazione del castello, la Chiesa Madre, di impianto romanico, il Convento di Santa Maria del Carmine e quello di Sant’Antonio da Padova. Cuore del centro storico è la bella Piazza Garibaldi, dominata dal grandioso campanile a vela della chiesa di San Francesco. Particolarmente legato a Tricarico fu Antonio Infantino, musicista, poeta e artista nato a Sabaudia ma cresciuto tra questi vicoli.

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vetta la torre normanna sul caratteristico centro di Tricarico. Parte del castello, fino a quando quest’ultimo non venne trasformato in convento, si presenta con la sua forma cilindrica disposta su quattro piani e coronata da caditoie. Tricarico è un centro da esplorare lentamente. Vicoli e piazze regalano atmosfere normanne e medievali. Tra i suoi tesori ci sono il Palazzo Ducale, dall’impianto cinquecentesco e sale con soffitti lignei e dipinti del


Tricarico illpaxphotomatic*



Potenza e Miglionico

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il musicista ottocentesco Francesco Gerardo Antonio Stabile a unire Miglionico a Potenza, luoghi dove iniziò e finì la sua vita. Il primo è un piccolo centro del materano, mentre la seconda è il capoluogo della regione. Situato nella valle del Bradano, Miglionico è contraddistinto dall’imponente castello del Malconsiglio, caratterizzato da sette torrioni. Potenza è la città principale della regione. Due sono le sue anime. Alla più moderna si contrappone infatti quella più

Miglioncino ermess*

antica, ricca di storia e testimonianze millenarie. Arroccato nella parte alta della città, il centro storico, contraddistinto da vicoletti e slarghi, prestigiosi palazzi storici e piccole e caratteristiche botteghe, conserva ancora preziose testimonianze delle mura e delle porte d’ingresso medievali, e ha il suo cuore vitale in Piazza Mario Pagano sulla quale s’affaccia il teatro dedicato al musicista Francesco Stabile, autentico gioiello di architettura neoclassica.


Miglioncino Fabio Boccuzzi*


Miglionico ermess*



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acque nel borgo che allora si chiamava Montepeloso il compositore e organista italiano Giovanni Maria Trabaci. Autore di numerose composizioni vocali sacre, l’artista di Irsina fu attivo durante la prima era barocca. Irsina, tra i Borghi più belli d’Italia, è conosciuto per i suoi “Bottini”, cunicoli sotterranei che seguono l’andamento della falda acquifera, esempio unico nel suo genere, un sistema che costituisce un importante patrimonio rupestre per il territorio di questo centro che un tempo era sede vescovile. Nel suo centro storico si respirano

Irsina mark_110*

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Il suono dell’acqua

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arte e storia. Tesoro del borgo è la duecentesca Cattedrale di Santa Maria Assunta: con la facciata barocca e il campanile a bifore in stile gotico, custodisce al suo interno un prezioso fonte battesimale in marmo rosso, alcune tele settecentesche di scuola napoletana e una statua marmorea di Sant’Eufemia attribuita al Mantegna. Tra gli altri principali edifici religiosi c’è la Chiesa del convento di San Francesco, un tempo castello di Federico II, mentre tra le architetture civili vi sono Palazzo Lombardi, Palazzo Cantorio e numerose torri e porte.


Irsina Fabio Boccuzzi*



Francesco Spadafina*


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San Severino Lucano va in scena lo spettacolo della natura. E’ terra di acqua e montagne, un angolo di Basilicata dove il pittoresco borgo ben si armonizza con la natura circostante. Dall’alto dei suoi 877 metri, San Severino Lucano è la porta d’accesso settentrionale al massiccio del Pollino, tra i parchi nazionali più selvaggi e incontaminati d’Italia. Cuore del borgo è la Chiesa Madre, dedicata a Maria Santissima degli Angeli, mentre nella parte alta del borgo sorge la chiesa

San Severino Giuseppe Falagario

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San Severino Giuseppe Falagario

Musica e natura

di San Vincenzo Ferrer. San Severino Lucano e il Pollino sono accomunati dalla natura, i monti, le acque, ma anche per quello che è il patrimonio musicale. Il piccolo borgo è infatti luogo di nascita del musicista, clavicembalista e organista Gregorio Strozzi, mentre il Pollino è da 25 anni sede del “Pollino Music Festival”, evento live di grande richiamo, parte di “Open Sound Festival”, straordinario evento tra cultura, musica, antiche sonorità e tradizione.


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San Severino Giuseppe Falagario



Lagonero Giambattista Lazazzera*

Arisa Andrea Raffin*

Lagonero Giambattista Lazazzera*


Lagonero Giambattista Lazazzera*

Lagonero Giambattista Lazazzera*

Acuti lucani

È

l’indimenticabile “Sirtaki” una delle produzioni musicali più belle e famose di Pino Mango, o semplicemente Mango, cantautore, musicista e scrittore italiano. Noto per la sua particolare estensione vocale nacque a Lagonegro nel 1954, piccolo borgo della valle del Noce, dove la Basilicata incontra Campania e Calabria, a metà strada tra mare e montagne. D’inverno è meta degli appassionati di sci attratti dalle piste del monte Sirino, mentre d’estate è il paradiso degli amanti delle escursioni

nei boschi. E’ invece a Pignola e al Lago di Pantano, Oasi del WWF dove vivono volpi, faine e donnole, numerosi uccelli d’acqua tra cui germani reali e garzette, e numerosi tipi di pesce come carpe, persici, lucci e cavedani, che ha le sue radici un’altra cantante lucana di successo, quella Rosalba Pippa, in arte Arisa, che con il singolo “Sincerità” vinse nel 2009 la categoria delle “Nuove Proposte” del Festival di Sanremo, e che continua a essere protagonista della scena musicale italiana.


Lagonegro Giambattista Lazazzera*



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Basilicata, dimora storica di charme La Voce del Fiume Gaia Guarino

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nicità, esperienza e sostenibilità. Sono tre le parole magiche che caratterizzano la dimora storica di charme La Voce del Fiume, immersa nell’anima verde della Basilicata nel borgo di Brienza (Potenza). Una gestione tutta al femminile che fonda le sue radici nel calore dell’accoglienza lucana, un concept di hospitality circondato da un’aura quasi fiabesca. Molto più che un B&B, è la realizzazione di un sogno, quello di Rocchina Adobbato, titolare della struttura e cuore pulsan-


te di tutto ciò che vi accade. Lei, insieme al suo team è pronta ad assicurare ai suoi ospiti un’estate in sicurezza. Il borgo in cui sorge La Voce del Fiume è infatti una zona Covid-free, una garanzia che si aggiunge ai protocolli adottati in loco. La passione traspare nella cura di ogni particolare ad esempio dalla possibilità di vivere attimi indimenticabili, magari assaporando la colazione, completamente artigianale e a base di prodotti bio, direttamente nel proprio terrazzino.


Bellezza al servizio dei viaggiatori

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uesta dimora di charme si contraddistingue per la sua dedizione nei confronti di chi vi soggiorna. Una coccola ininterrotta dall’arrivo alla partenza che si declina in piccoli gesti come la completa assistenza a chi vuole passeggiare lungo i sentieri e desidera informazioni precise per trovare il percorso piĂš adatto. Non solo, gli escursionisti possono richiedere un cestino da picnic con ciò che occorre per affrontare al meglio la giornata, dal plaid a una selezione di cibi tradizionali. Massima attenzione anche all’ecologia,


La Voce del Fiume già sette anni fa si è qualificata come prima struttura in tutta la regione ad avere attivato un servizio di bike elettriche. Un ulteriore elemento di forza, oltre alla location impreziosita dal Castello e da altri punti di interesse, è senza dubbio l’edificio stesso che dopo un restauro conservativo ha lasciato gli ambienti nella loro originalità. L’esperienza più suggestiva è quella di tuffarsi indietro nel tempo godendo dell’autenticità degli spazi. Tanti dettagli che formano un unicum colmo di fascino, una destinazione ideale per chi cerca silenzio e relax.


Nei borghi dei giovani talenti

Marco Mengoni Alfonso Maria Salsano*

Alessandra Amoroso Alfonso Maria Salsano*


Alessandra Boiardi

twitter.com/aleboiardi

Marracash Tinxi*

Levante Andrea Raffin*

Anastasio Andrea Raffin*


Galatina Fabio Michele Capelli*

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uanti motivi ci sono per visitare un borgo o una piccola cittadina della nostra bella Italia? La musica è sicuramente un’ottima chiave di lettura per scoprire curiosità legate ai nostri cantanti preferiti: quanti di voi sono stati a Zocca sulle tracce del Vasco nazionale o a Pontremoli cercando di incontrare il talento di Zucchero? Ma c’è anche tutta una gene-

razione di cantanti più giovani o emergenti sulle tracce dei quali potrete scoprire borghi e località disseminati nella Penisola. Sapevate, per esempio, che Levante è di Caltagirone e che anche Marracash ha origini siciliane? Oppure che Marco Mengoni proviene da uno dei borghi più suggestivi d’Italia? E sono tutti da scoprire.


Bevagna Ragemax*


La Sicilia di Levante e Marracash: Caltagirone e Nicosia

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a bella Levante, che a Sanremo ha incantato con la sua “Tikimbombon” – è nata a Caltagirone, in provincia di Catania. Se capitate qui, provate a salire la secentesca scala di Santa Maria del Monte, 142 gradini decorati con piastrelle di ceramica che arrivano nella parte alta della cittadina, la più nuova. Sì, la ceramica a Caltagirone è una vera e propria arte, tutta da ammirare anche nel Museo Regionale della Ceramica - dedicato alla sua lavorazione -, magari dopo aver passeggiato nei giardini in stile inglese della villa comunale e ammirato l’imponente Cat-

Levante Andrea Raffin*

tedrale di San Giuliano. Restiamo in Sicilia e ci spostiamo a Nicosia, in provincia di Enna, dove è nato il rapper Marracash, che ora vive a Milano con la famiglia. Borgo incantevole dell’entroterra siciliano, Nicosia conta ben cinquanta chiese - un tempo erano il doppio -, da scoprire in una passeggiata tra le vie strette del centro storico percorrendo scalinate e adocchiando nobili palazzi arricchiti da arabeschi, statue allegoriche, fregi e capitelli. E sulla roccia più alta della città, ecco che si erge il castello, con l’imponente bastione del ponte normanno.

Caltagirone Giambattista Lazazzera*


Nicosia ollirg*

GIULIANA ANTONI BARBIERI*

Marracash DELBO ANDREA*

Caltagirone Giambattista Lazazzera*


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Alessandra Amoroso Alfonso Maria Salsano*

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Anastasio Andrea Raffin*


Galatina Fabio Michele Capelli*

Dal Salento a Sorrento: Alessandra Amoroso e Anastasio

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i spostiamo dalla Sicilia per approdare in Salento, dove Alessandra Amoroso ci fa puntare i riflettori sul suo paese di nascita, Galatina. Qui la propensione alla musica è vivissima, tanto da entrare nel clero: una delle chiese più famose del territorio, la Chiesa di San Paolo, è addirittura conosciuta come la “Cappella delle Tarantate”, a memento delle donne che - dal Medioevo e per secoli - si credevano morse dalla tarantola. La tappa finale dei riti di esorcismo, infatti, avveniva proprio nella Cappella di San Paolo, dove si invocava, con canzoni e preghiere, la grazia del santo. E per un assaggio di arte romanica e gotica pugliese, nel centro storico della località si

trova la Basilica di Santa Caterina D’Alessandria. Un altro rapper, vincitore di X Factor e tra i protagonisti dell’ultima edizione di San Remo, Anastasio, è invece originario di Meta, nella penisola sorrentina. La prima cosa che colpisce di questo piccolo borgo marinaro – erroneamente chiamato Meta di Sorrento e in realtà in provincia del capoluogo campano - è sicuramente il panorama affacciato sul Golfo di Napoli. Anche se siete di fretta, non fatevi mancare una passeggiata rilassante nel suo centro storico dai tipici vicoletti, una visita alla Basilica di Santa Maria del Lauro e una capatina alle sue spiagge, a iniziare dalla grande e sabbiosa Marina di Alimuri.



Meta FMilano_Photography*


Stefano_Valeri*

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Marco Mengoni Alfonso Maria Salsano*


Il fascino di Ronciglione con Marco Mengoni

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bbiamo visto muovere i suoi primi passi a X Factor e lui si è affermato come una delle voci più talentuose in Italia: è Marco Mengoni e proviene da Ronciglione, borgo ricco di fascino, il cui centro storico è arroccato su una rupe di tufo. L’atmosfera tra le sue mura è così suggestiva che numerosi film e spot sono stati girati proprio qui. Nel nucleo storico c’è una parte medievale alla quale se ne è aggiunta un’altra di epoca rinascimentale, mentre il castello della Rovere domina su tutto, a memento di quando il maniero era, in passato, difensore del borgo. Pas-

Stefano_Valeri*

seggiando potrete incorrere nella Fontana degli Unicorni, di fine Cinquecento, e nel duomo in stile barocco. Ma sono anche i dintorni di Ronciglione ad affascinare mentre si giunge al borgo, contemplando lo spettacolo della natura e poi ammirando quello che - dall’alto e non distante da lì - si affaccia sul Lago di Vico. A Ronciglione la tradizione vince su tutto, tanto che questo borgo è tappa obbligata anche per i buongustai che qui possono assaporare tipicità gastronomiche a base di prodotti territoriali fra i quali emergono le castagne, i funghi, le nocciole e il vino.


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Ronciglione carlo deviti*


LUGLIO - AGOSTO 2020

VISITE GUIDATE AL CHIARO DI LUNA dalle 21 alle 23

TEATRO ROMANO

di Aosta tutti i lunedì dal 20 luglio Prenotazione obbligatoria a partire dal martedì precedente l’evento chiamando il 348 3976575 dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 16 dal lunedì al venerdì

15 luglio Château

d’ISSOGNE

22 luglio Castello

12 agosto Castel

SAVOIA Gressoney-Saint-Jean 19 agosto Château de

GAMBA Châtillon

29 luglio Château

SARRIOD DE LA TOUR Saint-Pierre 5 agosto Château de

VERRÈS

INFO

FÉNIS

26 agosto Castello

REALE DI SARRE

Prenotazione obbligatoria a partire dal giovedì precedente l’evento chiamando il 348 3976575 dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 16 dal lunedì al venerdì

Regione autonoma Valle d’Aosta Assessorato Turismo, Sport, Commercio, Agricoltura e Beni culturali www.regione.vda.it 0165 274365/66/67


Valle d’Aosta, notti d’estate

Teatro Romano di Aosta Enrico Romanzi

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e notti d’estate, si sa, possiedono una magia tutta particolare. La luna sembra più grande, le stelle più luminose. Notti di luce capaci di ammaliare e avvolgere ogni cosa di magico incanto. Dal 15 luglio le notti valdostane saranno Nuits de Culture, un’iniziativa ideata dalla Soprintendenza per i Beni e le Atti-

vità culturali della Regione autonoma Valle d’Aosta, con l’intento di creare speciali occasioni di visita e scoperta del Teatro romano di Aosta e dei principali castelli regionali che, avvolti in una suggestiva penombra, potranno raccontare i loro aspetti meno noti e appariscenti. Grazie a un’atmosfera raccolta


Castello di Verrès Pietro Celesia

e a una dimensione più intima, le visite a tema di Nuits de Culture accresceranno il fascino e l’incanto di grandiose architetture, mura merlate e raffinati affreschi. Dopo il calare del sole si entrerà quasi in punta di piedi, ospiti d’eccezione, in luoghi capaci di far viaggiare sul filo della fantasia, sospesi tra sogno

e realtà. Le Nuits de Culture 2020, inoltre, hanno un valore ancor più speciale. In considerazione dell’emergenza sanitaria e del lungo periodo di chiusura imposto dal lockdown, i siti culturali riaprono pronti a riaccogliere il pubblico con nuovi e originali approcci abbinando la voglia di esperienze culturali con le


Castello Issogne Assessorato Istruzione e Cultura

Teatro Romano di Aosta Enrico Romanzi


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imprescindibili norme di sicurezza. Le Nuits de Culture di quest’anno, quindi, nascono con l’obiettivo di offrire importanti e inusuali occasioni di scoperta e approfondimento dando contemporaneamente un positivo e beneaugurante segnale di ripresa della vita culturale. Il grandioso Teatro Romano potrà far rivivere la storia e i fasti dell’epoca romana imperiale, quando Aosta (Augusta Praetoria) era un’importante e strategica città ai piedi delle Alpi. I castelli, dal fascino incantato, apriranno le porte svelando i loro tesori d’arte oltre che epiche imprese, lotte di potere, intrighi politici e segrete trame d’amore.

Questi gli appuntamenti: • Al Teatro romano di Aosta - tutti i lunedì dal 20 luglio al 31 agosto 2020 • Nei castelli – tutti i mercoledì dal 15 luglio al 26 agosto 2020 col seguente calendario: • Castello di Issogne - 15 luglio 2020 • Castello Gamba - 22 luglio 2020 • Castello Sarriod De la Tour - 29 luglio 2020 • Castello di Verrès - 5 agosto 2020 • Castel Savoia -12 agosto 2020 • Castello di Fénis - 19 agosto 2020 • Castello Reale di Sarre - 26 agosto 2020


Amina D’Addario

facebook.com/amina.daddario


Liguria,

bellezza travolgente

Cervo LianeM*


Apricale monticello*


Panorama da Montemarcello Paolo Borella

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na natura verde e rigogliosa, lunghe spiagge sabbiose, borghi immersi in un’atmosfera di quiete che rasenta la perfezione, ma anche località piacevolmente animate, dove tutto l’anno si respira un’aria di vacanza. La Liguria della Riviera di Ponente, quella che si snoda tra le province di Savona e Imperia arrivando fino al confine con la Francia, è la custode di un paesaggio dalla bellezza travolgente. Un paesaggio “fatto apposta per la pittura en plein air”, scriveva il pittore impressionista Claude Monet, che

rimase folgorato dal colore del mare e dall’esuberante vegetazione che riteneva impossibile ritrarre. E in effetti questo tratto di costa è ancora oggi straordinariamente fotogenico e artistico. Merito della miriade di borghi pittoreschi raccolti tra mare e montagna. Borghi dal suono soave come Dolceacqua, Apricale, Cervo, Finalborgo, Noli, che regalano al visitatore inquadrature sorprendenti. Veri e propri paesaggi da cartolina che raccontano secoli di storia e di tradizioni rimaste immutate, da assaporare lentamente.


Imperia, città con due anime

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l viaggio alla scoperta della Liguria che sorprende comincia da Imperia. Viene spesso definita la città con due anime perché la sua nascita risale al 1923, quando Oneglia e Porto Maurizio, fino ad allora divise dal torrente Impero, furono unite amministrativamente. L’atmosfera che si respira è quella tipica delle località rivierasche liguri: casette dei pescatori dai colori pastello, un labirinto di stradine e carruggi in cui perdersi, ma anche la vivacità tipica dei capoluoghi sul mare. Uno dei punti più

caratteristici è il Parasio di Porto Maurizio, un borgo medievale quasi completamente pedonale che si arrampica su un promontorio con vista mozzafiato sul mare. È qui che si possono ammirare diversi palazzi nobiliari di pregio, come Palazzo Littardi e palazzo Strafforello, e la grandiosa Basilica settecentesca di San Maurizio. Ma Imperia è anche uno dei centri pulsanti della produzione dell’olio di oliva ed è nella parte di Oneglia che è possibile visitare il museo dei fratelli Carli dedicato all’oro giallo.


Porto Maurizio maudanros*

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Oneglia



Mia Garrett*


Paolo Trovo*

Cervo, la magia della musica

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eno di dieci chilometri separano Imperia da Cervo, incantevole borgo di origine medievale stretto tra le verdi colline e il mare trasparente della Riviera dei Fiori. Qui si trova un vero capolavoro del Barocco ligure: la Chiesa di San Giovanni Battista, meglio nota come la chiesa ‘dei Corallini’ perché edificata con i proventi dei pescatori di corallo. Una costruzione maestosa e fiera che con il suo elegante campanile domina dall’alto il borgo. In estate la piazza antistante diventa lo scenario di

importanti eventi culturali. Come ‘Cervo Ti Strega’, manifestazione che omaggia gli scrittori finalisti del Premio Strega, o come il ‘Festival Internazionale di musica da Camera’, una rassegna nata nel 1964 grazie a un’intuizione del violinista ungherese Sándor Végh. Fu lui che, arrivato a Cervo, si innamorò all’istante del borgo, acquistò una casa sulla piazza e propose al Comune un progetto ambizioso che negli anni è diventato un evento strutturato che richiama musicisti da tutta Europa.


Cervo monticello*



Olena Z*

Savona, musei per tutti i gusti

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a storia della città di Savona si intreccia strettamente con quella dei Della Rovere, famiglia che annovera ben due pontefici mecenati del Rinascimento: Sisto IV e Giulio II. Al primo si deve uno dei monumenti più prestigiosi della città, la Cappella Sistina fatta erigere nel chiostro adiacente la cattedrale come mausoleo di famiglia nello stesso periodo della ben più nota Cappella Sistina di Roma. Oggi Savona è un porto di riferimento per il traffico crocieristico, ma anche una cittadina che custodisce tesori e una ricchezza

museale inaspettata. Il centro storico è dominato dalla fortezza cinquecentesca del Priamar che, oltre a essere una delle più imponenti fortificazioni militari del Mediterraneo, è una cittadella culturale che ospita il Museo Archeologico e la collezione di opere d’arte moderna e contemporanea del Museo Sandro Pertini. Da non perdere anche il Museo della ceramica, che si trova nel restaurato Palazzo del Monte di Pietà: quattro piani di storia per scoprire lavorazioni e stili dal Rinascimento ad oggi.


Romanova Elizaveta*


Savona Olena Z*



Savona



Matteo Provendola*

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Noli, antica repubblica marinara

n mare blu ricco di pesci, una tranquilla spiaggia delimitata da filari di palme e un passato da repubblica marinara. Noli è tutto questo, un borgo incantevole e ricco di storia adagiato su un’insenatura chiusa a est dall’isola di Bergeggi e, sul lato opposto, dal promontorio verde di Capo Noli. La sua origine è molto antica: fu municipio in epoca romana e grazie alla sua storia avventurosa legata al mare, godette di una straordinaria autonomia politica e prosperità economica. Non a caso dalla rada di Noli partì

Il viaggiatore*

nel 1476 Cristoforo Colombo per iniziare, dal Portogallo, il viaggio che lo avrebbe portato nel Nuovo Mondo. A protezione del borgo si erge il Castello dei marchesi Del Carretto con le fortificazioni e il poderoso mastio racchiuso in un recinto poligonale. Al di fuori della cinta muraria merita una visita la chiesa appartata di San Paragorio. Fu cattedrale fino al 1572, quando il titolo passò alla più centrale Chiesa di San Pietro, ed è uno dei monumenti proto-romanici più importanti della Liguria.


Noli cosca*



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Tellaro, il borgo dei poeti

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i sono borghi che, per una strana alchimia, hanno sempre sedotto scrittori e poeti. Luoghi lontani dal clamore, diventati rifugio d’elezione per gli artisti. Questo è il destino di Tellaro, borgo sul Golfo dei Poeti, nello spezzino, che sembra essere stato creato per trasmettere calma e dare linfa all’ispirazione. Da queste parti sono passati il romanziere David Herbert Lawrence, il regista Mario Soldati, che proprio qui aveva una casa, e il poeta Attilio Bertolucci. La chiesa rosa pastello di San Giorgio Martire, insie-

Marcin Mierzejewski *

me al campanile che sembra emergere dal mare, è il simbolo di questo gioiello. Una leggenda riportata anche sulla targa a lato dell’edificio narra che una notte di tempesta gli abitanti di Tellaro furono salvati da un polpo gigante che, attaccato alle funi delle campane, svegliò il paese mettendo in fuga i pirati. Una favola da cui, forse, dipende anche il piatto tipico del luogo, che, neanche a dirlo, è il polpo alla tellarese, lessato con patate e condito con olio e olive, rigorosamente locali.


poludziber*

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Tellaro StevanZZ*



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Montemarcello, la terrazza sul mare

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a Tellaro parte un bellissimo sentiero che conduce nel borgo di Montemarcello. Ci troviamo nel cuore del parco regionale di Montemarcello-Magra, habitat naturale di martin pescatori, cormorani, gabbiani reali, aironi e tappa obbligata per gli amanti del trekking. Numerosi sono infatti gli itinerari che si possono seguire: dalla Bocca di Magra a Romito, attraverso l’Alta via del Golfo, oppure lungo il tratto finale del fiume Vara, da Padivarma a Beverino. A rendere speciale questo borgo è, però, la vista

che si gode dal belvedere di Punta Corvo, una vera terrazza a 266 metri d’altezza, dalla quale ammirare il Golfo dei Poeti, la foce del Magra, le Alpi Apuane e l’inizio della Versilia. Forse uno dei punti che meglio racchiude la vera essenza di questa regione stretta tra mare e montagna, dove gli opposti si toccano e confondono spesso. Poco prima del belvedere, ha invece inizio lo scosceso sentiero che porta alla spiaggia selvaggia di Punta Corvo, d’estate raggiungibile anche via mare.


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Pesaro e Urbino: quando bellezza fa rima con gourmet

Urbino ValerioMei*


Simona PK Daviddi

facebook.com/simona.pk.daviddi


Passatelli di Sant’Angelo in Vado Sant’Angelo in Vado ieri ed oggi (facebook.com/losangelesinvado)

Società Agricola Cignano, Fossombrone


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’Itinerario della Bellezza, del quale vi abbiamo raccontato le bellezze storico-architettoniche sullo scorso numero di e-borghi travel, si snoda alla scoperta di 12 tesori che punteggiano il territorio di Pesaro-Urbino; 12 realtà traboccanti di golose proposte enogastronomiche e di tradizioni artigianali di raro fascino, nonché avvolte dalla gioia di vivere del folklore che affonda le proprie origini in fatti storici ed episodi epici: torniamo allora in quelle terre scenografiche per scoprirne gli aspetti maggiormente legati al bien vivre. Iniziamo con la ricca tradizione gastronomica: questa è la terra del tartufo tutto l’anno! Tutte le tipologie del tartufo si trovano e si gustano nei ristoranti dei 12 comuni e vengono esaltate nelle fiere e nelle mostre nazionali del tartufo bianco pregiato di Sant’Angelo in Vado e Pergola e del tartufo bianchetto di Fossom-

brone. Poi i funghi, i salumi, il miele, ma anche la succosa pera Angelica di Serrungarina, regina di tante ricette. A proposito di pietanze, ce n’è per tutti i gusti: a iniziare dalla pasta tipica del territorio, i passatelli, conditi in mille modi; per continuare con le ricette a base di pesce, lo straordinario pesce dell’Adriatico che si gusta freschissimo a Gabicce Mare, Pesaro e Fano, dalle grigliate al brodetto fanese. Per concludere, i formaggi locali: la sola Mondavio vanta ben 8 tipi di pecorino differenti. Ma in questa zona si produce anche l’eccellente caciotta nota come “Casciotta d’Urbino Dop”, assolutamente da assaggiare! E poi ancora i piatti della cucina medievale e rinascimentale rivisitati, come la crescia sfogliata di Urbino o i tacconi – con farina di fave – di Mondavio e i dolci, con il croccante Gradarino e il cioccolato Galeotto in primis (ovviamente di Gradara).

Gradarino gradarainnova.it


Nel regno di Bacco

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na gastronomia così ricca e saporita non può non essere accompagnata da calici di qualità, dai sentori e dai profumi strutturati e ammalianti, e da veri e propri unicum irresistibili. Iniziamo la nostra degustazione dai bianchi del territorio, tra i quali primeggia il Bianchello del Metauro Doc (nelle sue varie declinazioni), un vino fresco e armonioso ottenuto da un monovitigno autoctono, perfetto per accompagnare antipasti o menu a base di pesce. Tra i rossi, insieme al Colli Pesaresi Doc e alle sue “sottozone”, primeggia il Pergola Doc, vino profumato che prende origine da un vitigno aleatico proveniente

Uno scorcio di Pergola Fabio Ceccarani

dalla Toscana e portato in queste zone nel XIII secolo. Non si può lasciare il territorio senza aver assaggiato un Passito delle cantine di Piagge o Barchi (nel comune di Terre Roveresche) o un Vino Santo di Sant’Angelo in Vado (l’unico vin santo affumicato esistente al mondo) o il Liquor d’Ulivi, dal sapore dolce e balsamico, ricavato dall’infusione di foglie e corteccia d’ulivo in alcool nelle colline di Serrungarina (nel comune di Colli al Metauro), citato addirittura da Dante nel Paradiso per bocca di San Pier Damiani. Infine, è da degustare il Visciolato di Pergola uno straordinario “vino da meditazione”.

Vitigni nei pressi di Sant’Angelo in Vado Sant’Angelo in Vado ieri ed oggi (facebook.com/losangelesinvado)


SocietĂ Agricola Cignano, Fossombrone


Sant’Angelo in Vado Sant’Angelo in Vado ieri ed oggi (facebook.com/losangelesinvado)



Una bottega a Urbino makalex69*


Eccellenze artigianali

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isitare un luogo e desiderare di portarsi a casa qualcosa di unico che ce lo rammenti è meccanismo che scatta naturalmente, al quale i territori dell’Itinerario della Bellezza rispondono con una serie di manufatti originali, legati ad antiche tradizioni artigianali, come la bellissima ceramica prodotta a Cagli, che unisce alla perfezione le cromie e i decori cinquecenteschi tipici del Montefeltro con elementi e colori più moderni, dando vita a pezzi unici pregevoli. Spostandoci a Fossombrone, è invece la lavorazione dell’oro ad attirare l’attenzione: i magnifici gioielli in filigrana hanno letteralmente fatto il giro del mondo – sono apprezzatissimi a Dubai e negli

Maison AllGold, Bracciale Concordia, Fossombrone

Stati Uniti –, soprattutto il bracciale Concordia, che richiama la forma del celebre ponte della città ed è spesso ulteriormente impreziosito da diamanti, rubini o zaffiri. Di tutt’altro tenore è la materia prima lavorata a Mondavio, il cioccolato: il maitre chocolatier Davide Marcantognini e sua moglie Daniela (proprietari de La Dolce Vita) a San Filippo sul Cesano sono artigiani “unici” del cioccolato della Provincia: la qualità è straordinaria! A Urbino l’artigianato artistico è di casa in via Valerio (ora nota come la via delle Arti) dove le varie botteghe propongono maioliche policrome, sculture in pietra o lavorazioni in metallo.

Creazioni Maison AllGold, Fossombrone


Fossombrone IAT Fossombrone




Museo Archeologico di Fossombrone IAT Fossombrone


Costumi d’epoca di Gradara Leonardo Mattioli - gradarainnova.it

Tra sacro e profano

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umerosissimi sono anche gli eventi, le rievocazioni storiche e le sagre che annualmente punteggiano il calendario della provincia di Pesaro-Urbino, che vanta, tra l’altro, il carnevale più antico d’Italia, quello di Fano, con grandi carri allegorici, la maschera iconica dello spaccone borioso Vulòn e la banda di Musica Arabita (“arrabbiata” in dialetto locale) che suona gli strumenti più bizzarri, dai campanacci alle caffettiere. Tra le rievocazioni storiche, invece, primeggiano quelle di Gradara con costumi d’epoca di alta sartoria, frutto di at-

tenti studi filologici – di rara suggestione, l’Assedio al Castello, che rimette in scena l’attacco alla Rocca da parte di Sforza e Montefeltro alleati –. Chi preferisce un tono più conviviale, può prendere parte ai banchetti medievali allestiti nella Rocca Roveresca di Mondavio e alla caccia al cinghiale, rievocazione storica in cui il Borgo fa da palcoscenico a esibizioni di duellanti e gare di tiro con l’arco: si banchetta con piatti tipici del Quattrocento, indossando i costumi di dame e cavalieri, alla sola luce di fiaccole e candele.


Costumi d’epoca di Gradara Leonardo Mattioli - gradarainnova.it


Marmitte dei Giganti, Fossombrone IAT Fossombrone


Arco di Fondarca Roberto Lo Savio

In mezzo scorre il fiume

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e è vero che le 12 località dell’Itinerario della Bellezza sono immerse in un contesto naturale riposante, scandito da colline e acqua marina, ci sono però alcune attrazioni che meritano una menzione particolare. A iniziare dal fiume Metauro, che si incontra più volte lungo il percorso, con la sua storia millenaria scandita da battaglie e “ospiti” illustri, da Asdrubale a Churchill, e che forma paesaggi avvolti da misteri e leggende, come le Marmitte dei Giganti a San Lazzaro di Fossombrone, uno scenografico canyon scandito da limpidissime pozze – le marmitte, appunto, ovvero le “pentole” – scavate

nei millenni dall’erosione dell’acqua. A Sant’Angelo in Vado, invece, il Metauro dà vita ai 15 metri del salto della suggestiva Cascata del Sasso, considerata tra le dieci più belle d’Italia e incorniciata da salici, acacie e biancospini. Un’ultima bellezza naturale non si può tralasciare, l’arco di Fondarca a Cagli: uno spettacolare arco roccioso che dà accesso a un meraviglioso anfiteatro naturale, tutto quello che resta di un’antica grotta poi crollata; qui, la scelta è tra più sentieri che consentono per esempio di arrampicarsi sull’arco o di raggiungere una piccola cascatella che si butta nel torrente Giordano.



Cascata del Sasso a Sant’Angelo in Vado Sant’Angelo in Vado ieri ed oggi (facebook.com/losangelesinvado)


I teatri: “bomboniere” di cultura

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na delle attrazioni peculiari delle Marche sono i teatri storici, veri e propri scrigni di bellezza e arte tuttora fulcro della vita culturale, spesso con posti ridotti ma sontuosi e curati in ogni più piccolo dettaglio. Percorrendo l’Itinerario che si snoda nella provincia di Pesaro-Urbino ne incontriamo alcuni davvero degni di nota e di visita, come il Teatro Comunale di Cagli, risalente al 1878, dal raffinato foyer riccamente decorato con motivi colorati e dalla sala principale con i suoi tre ordini di palchi – più il loggione – ognuno abbellito con fregi differenti. Imperdibile è anche il settecentesco Teatro Angel Dal Foco a Pergola, costruito all’interno degli storici magazzini del Monte di Pietà quando il borgo ottenne il titolo di Città da Papa Benedetto XIV,

Teatro Gioacchino Rossini lindasky76*

titolo per il quale bisognava avere un palazzo comunale e, appunto, un teatro. Anche Mondavio ha la sua “bomboniera” settecentesca, il Teatro Apollo, edificato all’interno della ex chiesa di San Filippo Neri: non più di 70 posti in un ambiente riccamente decorato con motivi floreali e con meccanismi sofisticati; la platea, infatti, può alzarsi fino a livello del palcoscenico per ospitare le feste in maschera in voga un tempo. A Fano invece troviamo il maestoso Teatro della Fortuna e a Urbino il Teatro Sanzio dedicato al suo figlio più illustre, Raffaello. Infine, anche Pesaro, Città Creativa Unesco della Musica, vanta il suo teatro storico, dedicato a Rossini e inaugurato nel 1818 dal compositore in persona, con la messa in scena de “La Gazza Ladra”.


Teatro della Fortuna, Fano Kristina Drozd*




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Gradara Mauro Del Magna - gradarainnova.it

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Benvenuti in

Valtiberina


Alessandra Boiardi

twitter.com/aleboiardi

Anghiari StevanZZ*


Sansepolcro foto Borgo Palace Hotel

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il fiume Tevere, che la attraversa, a dare il nome a questo lembo straordinario tra Toscana e Umbria: è la Valtiberina, dove natura, storia e arte fanno a gara per emozionare chi giunge a scoprire i suoi tesori. Tra loro, Sansepolcro, uno scrigno di cultura tramandata sino a noi sotto forma di un patrimonio ricchissimo di chiese e palazzi storici. Dal Duomo, la Cattedrale di San Giovanni Battista, inizia la storia della città, legata indissolubilmente al nome di Piero della Francesca, che proprio qui ebbe i natali: i suoi celebri “La Resurrezione” e il “Polittico della Misericordia” sono custoditi nell’imperdibile Museo Civico,

mentre è la storia recente ad avere regalato a Sansepolcro preziosità originali, come l’Aboca Museum, un unicum europeo dove ripercorrere i secoli attraverso il rapporto tra l’uomo e le piante. Cultura e territorio, a Sansepolcro, fondano un binomio indissolubile che non prescinde dal concetto di ospitalità, come quella offerta dalla Villa B&B, un’oasi di relax a due passi dal centro dove immergersi tra arredi preziosi e opere di artigiani del luogo. Poco più fuori, il raffinato quattro stelle Borgo Palace Hotel è ideale per andare alla scoperta dei dintorni e tornare, soddisfatti, in un ambiente pieno di attenzioni.


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Borgo Palace Hotel Amina D’Addario

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a cornice è la Valtiberina, terra di confine tra Toscana, Umbria e Marche, che già Plinio il Giovane, tra il I e il II sec d.C. descriveva come “un immenso e bellissimo anfiteatro” delimitato da dolci colline, in cui si apre la piana attraversata dal fiume Tevere. La natura in quest’area è incredibilmente varia: in alcuni punti spettacolare e quasi incontaminata, in altri costellata di eremi, pievi e castelli dal grande fascino. Centro pulsan-

te della Valtiberina è Sansepolcro, antico borgo di origine romana, che diede i natali al pittore rinascimentale Piero della Francesca e del quale il Museo Civico conserva alcune delle opere più importanti. A pochi passi dal centro di Sansepolcro, si trova il Borgo Palace Hotel: un quattro stelle dal carattere deciso che interpreta al meglio la forza di questa terra ricca di storia, arte e tradizioni popolari. L’hotel è l’indirizzo perfetto per i turi-


sti che vogliono scoprire la Valtiberina, ma anche raggiungere punti di interesse del territorio circostante come Arezzo, Perugia e Assisi, che distano a meno di un’ora di macchina. La struttura dispone di 75 camere, comprese suite, junior suite e stanze per ospiti diversamente abili, arredate con gusto raffinato e ricercato. I colori caldi della moquette, le tende damascate, i bagni in marmo con vasca e doccia, concorrono a creare un’atmosfera confortevole e accogliente. Tutte le stanze sono dotate di minibar, tv satellitare, safety box e climatizzazione. Un ampio terrazzo di circa 400 metri quadrati consente inoltre di allestire cocktail e cene all’aperto, mentre un curato giardino per i momenti di relax e un parcheggio privato sono

a disposizione degli ospiti. Fiore all’occhiello del Borgo Palace Hotel è il ristorante ‘Il Borghetto’, che propone una cucina dove la sperimentazione e il rispetto della tradizione si fondono in un equilibrio perfetto. Dietro ai fornelli del ristorante lavora una brigata che con cura e passione prepara ogni giorno pane fresco, pasta all’uovo stesa con il mattarello, pasticceria fragrante e piatti che rispecchiano rigorosamente il susseguirsi delle


stagioni. Del resto la Valtiberina è una terra generosa dal punto di vista delle eccellenze gastronomiche, da sempre apprezzata per funghi, tartufi, miele, carne chianina, erbe aromatiche, legumi e prodotti a marchio Dop. Come il famoso marrone di Caprese Michelangelo, che cresce solo nei tipici castagneti che, a pochi chilometri da Sansepolcro, ornano la vallata come un grande festone. Ma la Valtiberina è un territorio versatile, ricco di itinerari e piccoli centri fortificati da scoprire e assaporare in modo lento. A una manciata di chilometri dal Borgo Palace Hotel, sorge l’anti-


co castrum di Anghiari che domina l’intera valle. Fu teatro della famosa battaglia di Anghiari che Leonardo da Vinci rese celebre con una sua opera oggi perduta. Le sue piazzette e i vicoli stretti ospitano ancora oggi botteghe antiquarie e laboratori di restauro del mobile, mentre le sue chiese e suoi musei custodiscono capolavori di pittura e scultura.


Maurizio Callari*

Santuario della Verna Giuseppe Falagario

Panorama da Citerna Claudio Giovanni Colombo*


Tesori da scoprire: Santuario della Verna e Citerna

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ell’estate del 1224 San Francesco si ritirò sul monte della Verna ed è qui, che secondo quanto è tramandato, ricevette le stigmate. La sua eredità è custodita ancora oggi al Santuario della Verna, non distante da Sansepolcro, sul Cammino di Francesco che porta fino ad Assisi, percorso ogni anno da moltissimi pellegrini di tutto il mondo. Affascinante come il mistero da cui nasce, il cuore del santuario è la Cappella Santa Maria degli Angeli, voluta da San Francesco e a ridosso della quale venne costruita in seguito la Basilica maggiore. Dalla provincia di Arezzo, è un attimo trovarsi in Umbria, a Citerna, chiusa

Santuario della Verna Giuseppe Falagario

tra le sue alte mura medievali, da dove godere del panorama mozzafiato sulla Valtiberina dal suo nucleo più antico, l’acropoli romana. Ma è nella Chiesa cinquecentesca di San Francesco che si trova un vero tesoro, la Madonna con bambino attribuita a Donatello. E a far rivivere storia e tradizioni ci sono anche le aziende locali, come Lacole Casa Italiana a Pistrino di Citerna, con i suoi due piani di scenografiche ambientazioni di arredi e mobili di pregio e l’Azienda Agricola Eugenio Bistarelli, che produce Vinsanto naturale amabile, uno dei prodotti tipici del comprensorio altotiberino.


Giuseppe Falagario


Vinosanto amabile “naturale” tipico, che viene ancora prodotto con metodi centenari così come tramandato dall’arte contadina umbro-toscana. Azienda Agricola Eugenio Bistarelli Località Consuma – Via Rosciano, 49 – 06010 Citerna (PG) +39 338 8526456 informazioni@vinsantolasoffitta.it vinsantolasoffitta.it 3S Comunicazione per e-borghi travel


poludziber*

Come in un dipinto: Anghiari preziose opere d’arte e l’antica Badia di San Bartolomeo, voluta agli inizi del dodicesimo secolo dall’ordine dei Camaldolesi e custode di diverse opere prestigiose. Da non perdere anche Palazzo Taglieschi, nel Rinascimento dimora della potente famiglia del luogo da cui prese il nome e che oggi ospita il Museo Statale delle Arti e Tradizioni Popolari dell’Alta Valle del Tevere. Una curiosità: il palazzo fu ristrutturato per ricreare l’atmosfera di una casa rinascimentale, dopo che alla fine della seconda guerra mondiale ospitò le famiglie più povere di Anghiari.

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i torna in provincia di Arezzo per scoprire la grande seduzione del borgo medievale di Anghiari. La sua immagine più epica ci è restituita nientemeno che dal genio di Leonardo da Vinci, che la immortalò dipingendo la celebre battaglia di Anghiari del 1440 combattuta tra fiorentini e milanesi. E sono tante le vicende storiche che videro protagonista questo centro, prima bastione inviolabile con le sue possenti mura duecentesche e poi nei secoli borgo ricco di chiese e palazzi. Tra essi spiccano la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, terminata verso la metà del Settecento e ricca di


poludziber*


Anghiari poludziber*



Anghiari Giuseppe Falagario



Le sorprese di Monterchi

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e suggestioni fiabesche continuano a Monterchi, una preziosità immersa tra le colline, un altro luogo legato indissolubilmente a Piero della Francesca. Monterchi è infatti famosa per custodire il suo celebre affresco “La Madonna del Parto”, l’opera che oggi rende il borgo un’attrazione per visitatori e appassionati di arte di tutto il mondo. Decisamente non un caso, visto che proprio in questo piccolo centro medievale nacque la madre del grande pittore. L’opera fu ritrovata presso la Cappella di Santa Maria di Momentana, una piccola chiesa di campagna dove l’artista la dipinse per il suo altare maggiore. Al momento del suo ritrovamento, sono stati

Claudio Giovanni Colombo*

rinvenuti anche dei frammenti dell’affresco del XIV sec di una Madonna del Latte, ad oggi custodita nello stesso Museo Civico dove si conserva l’affresco pierfrancescano. Ma una volta giunti a Monterchi, l’occasione è unica per scoprire il suo centro storico, dove si trovano ancora numerose testimonianze del suo passato medievale. Tra queste, la Chiesa di San Simeone, la cui arcipretura è dedicata al patrono, conserva al suo interno una tela raffigurante “La presentazione di Gesù al Tempio” di Durante Alberti e un pulpito dove si nota Ercole che sconfigge l’Idra, da cui Monterchi riprende il suo nome (Mons Herculis, il monte di Ercole).


Giuseppe Falagario


ValerioMei*

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Unicamente Città di Castello

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n ultimo passaggio in Umbria per scoprire Città di Castello. Questo centro ha una storia tutta sua rispetto agli altri, a partire dal nome dei suoi abitanti, che sono i tifernati, cioè gli abitanti di quello che alle sue origini era un insediamento umbro, Tiferno. La sua fortuna è legata a tanti nomi illustri: Plinio il Giovane, che la rese una fiorente cittadina romana, il vescovo Florido, che la ricostruì dopo l’invasione gota, e soprattutto la famiglia Vitelli, che le regalò il periodo più prosperoso, quello rinascimentale. Tra i palazzi della nobile

famiglia umbra il Palazzo Vitelli alla Cannoniera è oggi sede della Pinacoteca comunale, mentre la Chiesa di San Francesco ne conserva la cappella, costruita verso la metà del 1500 su disegno di Giorgio Vasari. Duomo di Città di Castello è la Cattedrale dei Santi Florido e Amanzio, una sorta di cartina tornasole della storia della città stessa, dove si respirano storia e cultura, ma anche ricche tradizioni del territorio, come quella del tartufo dell’Alta Valle del Tevere, preservata dal 1990 dall’azienda Tartufi Bianconi.


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ValerioMei*


Tartufi Bianconi

21, Nucleo S. Stefano Del Piano, 06012 Città di Castello (PG) +39 075851 1591 • info@tartufibianconi.it tartufibianconi.it

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Alessandra Boiardi twitter.com/aleboiardi


La tradizione è un cuore che batte a

Sansepolcro

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Sergei Afanasev*

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iamo in provincia di Arezzo, in quella parte della Toscana chiusa tra l’Umbria, le Marche e la Romagna, dove a dominare la Valtiberina c’è un gioiello tutto da scoprire: Sansepolcro. Il borgo è una meta sempre più ambita dal turismo lento, apprezzato da chi è in cerca di una vacanza vivace e al contempo rilassante, da passare alla scoperta delle sue preziose architetture e di tradizioni secolari che non hanno perso nel tempo la loro vitalità. Tra quelle più sentite quella del Palio della Balestra, che

si tiene la seconda domenica di settembre di ogni anno tra le città di Sansepolcro e Gubbio, ed è considerato uno dei più antichi d’Italia, in quanto si tiene ininterrottamente da moltissimi anni. Ma gli eventi e le tradizioni rievocative sono numerose durante tutte la stagioni, a raccontare la storia di questo centro che si adagia sul fondovalle che occupa gran parte del territorio comunale, vegliato da un lato dagli Appennini, che culminano in questo tratto con il Monte dei Frati sull’Alpe della Luna.

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Villa b&b

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Alessandra Boiardi

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ace e tranquillità regnano sovrane alla Villa b&b, un luogo ideale dove trascorrere un soggiorno alla scoperta di Sansepolcro in pieno relax. La villa inizia la sua storia negli anni Cinquanta, quando fu costruita, per essere poi ristrutturata dalla famiglia Fanfani e diventare la struttura ricettiva che è oggi, un piccolo gioiello di accoglienza dove la padrona di casa Lisa vi farà sentire coccolati. Circondata da un grande giardino e situata in una zona residenziale del borgo, la villa è comunque vicinissima ai principali servizi e a tutto quello che Sansepolcro offre, i suoi musei, risto-


ranti, negozi e bar, visto che si trova a soli 150 metri dalla piazza principale. Un legame, quello con Sansepolcro, che va ben al di là dell’ubicazione: il concept con il quale Villa b&b è stata realizzata è stato infatti quello del pieno rispetto della sua storia e del suo prestigio, in completa continuità con il territorio. Immaginate una villa arredata con gusto, arricchita con mobili di pregio, dove i dettagli diventano protagonisti di un soggiorno pieno di attenzioni. È così che Villa b&b, che dispone anche di appartamenti per vacanze nel centro del borgo, si prende cura dei suoi ospiti, a cui dedica una vera e propria esperienza a con-


tatto con le tradizioni più autentiche del posto. Qualche esempio? Le tappezzerie, che sono state realizzate da Busatti, una pregiata azienda tessile della zona, famosa in tutto il mondo per la qualità e per la varietà di filati. Ma anche le applique e i lampadari, che sono stati creati appositamente da un artigiano di Incisa che realizza oggetti in ferro battuto. Il risultato è un ambiente raffinato

ma familiare, rilassante e silenzioso, dove godere di spazi ampi e luminosi. La villa mette a disposizione quattro stanze con bagno privato (due doppie con letti singoli, una matrimoniale e una quadrupla), un grande salotto, cucina, tinello, sala da pranzo e due terrazze, oltre al giardino. È prenotabile con servizio bed & breakfast oppure, per un’esperienza davvero unica, si può richiede-


re l’intera proprietà. Mantenere vive le tradizioni per Villa b&b significa anche fare vivere ai propri ospiti esperienze autentiche affidandosi a chi conosce bene il territorio. Per questo, la villa collabora con un’azienda che opera da cinquant’anni organizzando transfer e tour enogastronomici, degustazioni, visite alle cantine, con la possibilità di personalizzare ogni vacanza. Del resto, ci troviamo nella patria di Piero Della Francesca, dove scoprire arte, cultura, ed enogastronomia significa scoprire eccellenze uniche, e avere anche la possibilità di conoscere meglio, oltre al bellissimo borgo di Sansepolcro, tutti i meravigliosi dintorni. Dalla villa infatti sarà molto semplice prendere Sansepolcro come punto di appoggio e visitare le zone limitrofe, poiché è vicino ad Assisi, Spello, Arezzo, Perugia, ma anche Montepulciano, Passignano sul Trasimeno, Foligno. Senza contare che in un’ora e mezza si possono raggiungere città come Firenze e Siena.


Il borgo di Piero della Francesca

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isitare il centro storico di Sansepolcro significa scoprire un vero e proprio museo diffuso, dove ammirare chiese e palazzi storici che conservano un prezioso patrimonio artistico. Del resto, proprio qui è nato colui che è stato definito “il monarca della pittura”, Piero della Francesca, che per tutta la sua vita sentì forte il legame con il luogo che gli diede i natali. Cuore originario di Sansepolcro è la cattedrale dedicata a San Giovanni Battista. Si trova a pochi passi dalla piazza principale, piazza Torre di Berta, e dal Museo Civico, che conserva uno

“La Resurrezione “ di Piero della Francesca

dei capolavori di Piero della Francesca, “La Resurrezione”, un vero vanto per tutto il territorio. Il centro storico è poi impreziosito da palazzi gentilizi in stile rinascimentale. Furono eretti dalle famiglie storiche della città, che nel tempo hanno accorpato più edifici dei precedenti impianti medievali fino a trasformarli in veri e proprie residenze signorili. Da non mancare un’allietante passeggiata lungo La Via Maestra, dove sfilano palazzi, torrette e chiese, tra le due porte principali della città, Fiorentina e Romana.


poludziber*


Borgo Palace Hotel



Sergei Afanasev*


Sulle tracce di San Francesco

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l nome di Sansepolcro sembra derivare da Burgi Sancti Sepulchri - Borgo San Sepolcro: la città infatti, sembra sia stata fondata da Arcano ed Egidio, due pellegrini di ritorno dalla Terra Santa che si fermarono qui per custodire le Sacre Reliquie. Del resto, la città si trova in una posizione centrale sul Cammino di Francesco nel tratto che va dal sacro Eremo della Verna fino ad Assisi e che vede percorrere i sentieri da parte di molti pellegrini provenienti da tutto il mondo. Tra paesaggi incantevoli punteggiati da eremi, casolari e borghi storici che furono meta di passaggio e sosta del Santo di Assisi, si trova proprio a pochi chilometri da Sansepol-

cro il sacro Eremo di Montecasale. Grazie all’azione dell’Associazione progetto Valtiberina, Sansepolcro è divenuto sede di un grande evento dedicato al cammino Francescano, “Il Festival dei Cammini di Francesco” che si svolge ogni anno nella prima settimana di giugno e che ha il suo cuore pulsante proprio in questo centro. L’evento, come spiega il suo responsabile David Gori, «Porta ogni anno molte persone a discutere e approfondire le tematiche dedicate al Santo di Assisi in una serie di eventi, convegni, spettacoli ed escursioni con la presenza di ospiti del mondo della cultura, spettacolo e della spiritualità di fama nazionale e internazionale».


Giuseppe Falagario


AFFIDARSI A LACOLE CASA ITALIANA È GARANZIA DI ECCELLENZA, AFFIDABILITÀ E SERIETÀ. Lacole Casa Italiana è uno show-room di 30.000 mq che ripropone ambienti delle antiche dimore italiane. Due piani di scenografiche ambientazioni e un grandissimo magazzino esterno. Amiamo da sempre la chiarezza, la trasparenza, ed è per questo che sia i nostri materiali da ristrutturazione, che gli arredi d’epoca, come la nostra elegante oggettistica, sono esposti in modo che il cliente possa vederli, toccarli, assaporarli e anche un po’ immaginarli a casa propria, questo attraversando tutti gli angoli che abbiamo ricreato nello showroom.

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Antica spezieria abocamuseum.it

Aboca Museum, un’esperienza unica

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rmai parte integrante della storia recente di Sansepolcro è l’azienda Aboca, una healthcare company il cui dialogo con il territorio è rappresentato anche da un originalissimo museo, Aboca Museum, un unicum in Europa, ospitato nella prestigiosa dimora rinascimentale di Palazzo Bourbon del Monte. Nelle sue diverse sale, si dipana il percorso Erbe e Salute nei Secoli che racconta in maniera unica il potere terapeutico delle erbe, tramandando la storia del millenario rapporto tra l’uomo e le piante. Antichi mortai, ma anche ceramiche e vetrerie attirano il visitatore nel mondo delle piante officinali. Particolare è anche la Bi-

bliotheca Antiqua del museo, una raccolta di ben 2.500 libri pubblicati dagli albori della stampa fino ai primi decenni del 20esimo secolo che, documenta lo sviluppo delle conoscenze dell’uomo sull’uso curativo delle piante. Preziosi erbari, libri di botanica farmaceutica, testi di farmacologia, chimica, medicina e volumetti di “antichi segreti” si fanno custodi del sapere popolare, e ancora stampe d’epoca e ricette manoscritte di medici e speziali impreziosiscono questo ambizioso progetto, che si è nel tempo anche arricchito di erbari e florilegi che descrivano le piante medicinali di tutti i continenti.


Bibliotheca antiqua abocamuseum.it

Stanza delle erbe abocamuseum.it


abocamuseum.it



poludziber*



Associazione “Il Merletto nella città di Piero” ilmerlettodisansepolcro.it

Associazione “Il Merletto nella città di Piero” ilmerlettodisansepolcro.it


Tradizioni da ammirare e da assaporare

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l merletto di Sansepolcro è una vera istituzione, così come la figura di Ginna Marcelli che fondò, agli inizi del Novecento, la celebre scuola dedicata a questa arte artigianale. Ancora oggi molte mani esperte portano avanti la tradizione del merletto ad altissimo livello artistico e non mancano, a Sansepolcro, le botteghe artigiane di arti e mestieri che mantengono salda questa “fede”. Una menzione particolare va poi fatta all’enogastronomia del luogo, che offre prodotti sempre

freschi e tipici, lavorati sulla base della ricca tradizione toscana. Tutta da provare anche in occasione di uno dei tanti eventi che arricchiscono il calendario di manifestazioni di Sansepolcro, che oltre a quelli che vi abbiamo raccontato includono appuntamenti di stampo culturale, musicale, eno-gastronomico o sportivo, per rivivere le suggestioni del passato o le più moderne sensazioni con i festival estivi e le aperture verso il mondo dell’arte contemporanea.


Sansepolcro, Monumento alla Merlettaia di Franco Alessandrini Sergei Afanasev*



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LC R O • Sansepolcro francesco de marco*

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Luca Sartori

twitter.com/LucaSartoriIT


Volterra e San Gimignano,

poesia toscana

Volterra Fesus Robert*


San Gimignano pavel068*

Volterra Apricale monticello* pixel creator*


San Gimignano gorillaimages*

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u queste colline il mondo si ferma. Qui le parole non servono, non bastano. Su questo armonico ondeggiare di poggi non dominano natura e campagna, architettura e storia. Qui, in quest’angolo di Toscana, prende forma la poesia. Ogni scorcio è un’emozione. Ogni curva che dal mare si percorre per salire a Volterra rivela una continua alternanza di panorami, scorci, affacci. A ogni tornante che lentamente ci accompagna alla volta della città, quest’ultima prende sempre più forma. Volterra sembra aggrappata al cielo e sorvolare l’infinita cam-

pagna sottostante. Infinito pare anche l’alternarsi di colline che da Volterra corrono verso San Gimignano, altro gioiello toscano, d’Italia, del mondo. Troneggia su di un poggio e domina le campagne. Una selva di torri medievali svettano sull’abitato e compongono uno dei mosaici storici e naturali più belli del mondo. La storia e la natura si fondono in un’armonia magica che lascia senza fiato, quasi convincendo chi vi si trova al cospetto che quanto si ha davanti possa, da un momento all’altro, svanire per sempre.


Maurizio Callari*

Fascino etrusco

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entro etrusco di grande fascino, Volterra regala numerosi edifici d’epoca medievale. Il Palazzo dei Priori, la Fortezza Medicea e la Cattedrale di Santa Maria Assunta sono solo una parte di quel ricco patrimonio architettonico che propone. Cinta da mura, è un reticolo di vicoli che regalano pittoreschi scorci dove perdersi tra gastronomie, pasticcerie e botteghe artigiane. Autentico tesoro dell’artigianato locale è l’alabastro, considerato il più pregiato d’Europa, che regala originalità alle vetrine delle

botteghe della città, con produzioni di vario genere. Volterra è artigianato, storia e architettura ma anche importanti musei. Da non perdere il Museo d’Arte Sacra, il Museo Etrusco, la Pinacoteca, e, ovviamente, l’Ecomuseo dell’Alabastro. Fuori dal centro storico meritano una visita il Teatro romano e le rovine dell’Acropoli etrusca, testimonianze della storia millenaria di Volterra. Cuore vitale della città è la Piazza dei Priori sulla quale s’affaccia l’omonimo palazzo, l’edificio comunale più antico della Toscana.


Martin Leber*

Martin Leber*


Volterra StevanZZ*



vvcogo*

Radiokafka*


Gimas*

Torri e campagne manità dall’Unesco nel 1990 per l’integrità e unicità delle sue torri ma anche per la ricca offerta architettonica, San Gimignano è uno scrigno di tesori tutto da scoprire. Imperdibile la visita al suo centro storico che propone, tra gli altri, il Palazzo del Popolo, sede del Museo Civico che custodisce dipinti della scuola fiorentina e senese del tredicesimo secolo, il duomo, autentico capolavoro del romanico che custodisce pregevoli affreschi oltre alla quattrocentesca cappella di Santa Fina, anch’essa celebre per i suoi affreschi. Da vedere anche il Museo del Vino della Vernaccia, realizzato nella Villa della Rocca di Montestaffoli, per conoscere storia e tradizione del prestigioso vino tipico locale.

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asciata Volterra si prosegue alla volta di San Gimignano. Superate le località di Montemiccioli e Castel San Gimignano lasciamo la strada regionale per Colle Val d’Elsa e svoltiamo sulla provinciale 47. Lungo il percorso lo sguardo si appoggia sulla variegata vegetazione della riserva naturale di Castelvecchio finchè, all’improvviso, ecco comparire il profilo unico di San Gimignano. E’ quello delle sue torri medievali che svettano sulle colline e le campagne toscane. Ne restano 13 e regalano a questo centro un fascino senza pari. Nel periodo più florido della sua storia le ricche famiglie della città arrivarono a costruirne ben 72 come simbolo del loro potere e del loro benessere. Dichiarato Patrimonio dell’U-


San Gimignano Radiokafka*



Vernaccia e alabastro

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ernaccia e alabastro. Sono questi i tesori più noti dell’enogastronomia e dell’artigianato di quest’angolo di Toscana, tra le colline pisane e le terre senesi. Ricca è la tavola di queste zone, una tavola saporita, dai sapori intensi, decisi, da godere nei tanti ristoranti che popolano piazze e vicoli ma anche negli agriturismi e nelle trattorie sparsi nelle colline, tra i colori e i profumi delle campagne. Scenari che riportano alla cultura contadina con vista sul Medioevo, sugli scenografici profili

Alabastro di Volterra Paolo Trovo*

di due delle città toscane più visitate e apprezzate del mondo. Luoghi da esplorare e vivere, calandosi nella realtà locale, vivendone la quotidianità, apprezzandone le atmosfere, respirandone la storia. Proprio nella storia di San Gimignano, nel suo tessuto urbano, è immerso il B&B Palazzo Al Torrione, luogo ideale dove riscoprire la pace e la serenità di una vacanza dalle atmosfere medievali, un angolo discreto e appartato a due passi dal vitale cuore della città.


Uva Vernaccia ANTONIO TRUZZI*


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B&B Palazzo Al Torrione, San Gimignano Luca Sartori

È

nel cuore di San Gimignano che sorge il B&B Palazzo Al Torrione. E’ in un antico edificio nobiliare di ben sette secoli di storia, situato lungo l’antica cinta muraria della città, che sorge questa residenza che da una parte si affaccia sul cuore storico del pittoresco centro toscano e dall’altra

sullo straordinario paesaggio collinare in cui è immerso. Dal B&B Palazzo al Torrione pare di toccare con mano le antiche torri di San Gimignano; qui si respira il Medioevo, si vive tutta la storia di questo centro incantevole della collina senese, soggiornando in un angolo tranquillo del borgo,


a due passi dal suo cuore vitale e turistico. Conosciuta in tutto il mondo per la sua architettura, i suoi edifici storici e i suoi tesori artistici sapientemente custoditi in chiese, musei e strutture d’arte, San Gimignano è una delle città più conosciute al mondo ed è Patrimonio dell’Unesco. Una vacanza al B&B Palazzo Al Torrione è un’esperienza ideale per vivere le atmosfere e la storia di quest’angolo del centro della Toscana che sa regalare forti emozioni. I gestori sono sempre pron-



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ti e disponibili a consigliare i propri clienti per un pranzo o una cena tipica nei locali del borgo, per sorseggiare un buon bicchiere di vino del posto, sia Vernaccia o Chianti, o per organizzare una gita in uno dei tanti luoghi da scoprire delle terre di Siena. Il B&B Palazzo al Torrione è una meta ideale per chi voglia coniugare una vacanza in pieno relax, tra ambienti accoglienti dall’arredamento ricercato, assaporando la bellezza e la scoperta di luoghi unici al mondo, tra paesaggi da sogno e un patrimonio storico e architettonico dal valore inestimabile. Arredate in stile classico, con le pareti dai colori delle celebri terre di Siena, le camere, tutte restaurate conservando le caratteristiche e i materiali originari, sono dotate di grandi comfort e consentono ai clienti di portare con sĂŠ un ricordo indimenticabile del loro soggiorno nella splendida cittĂ delle torri.


Eccellenze

trevigiane



Luca Sartori

È

nel cuore della Docg Valdobbiadene che sorge la cantina Col Vetoraz. E’ qui, a quasi 400 metri di altitudine, che la famiglia Miotto si insediò nel 1838, sviluppando fin dall’inizio la coltivazione della vite. Fu poi nel 1993 che Francesco Miotto, l’agronomo Paolo De Bortoli e l’enologo

Loris Dall’Acqua diedero vita all’attuale Col Vetoraz, piccola azienda vitivinicola che, negli anni, ha saputo innovarsi, crescere e raggiungere il vertice della produzione di Valdobbiadene Docg. Una conquista in termini sia quantitativi sia qualitativi, con oltre 2 milioni di chilogrammi di uva

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Col Vetoraz Spumanti Spa


Docg vinificata l’anno da cui viene selezionata la produzione di 1 milione e 200mila bottiglie. Il tutto nel rispetto della tradizione, con l’amore per il territorio, l’estrema cura dei vigneti e una scrupolosa metodologia della filiera produttiva e della produzione delle grandi cuvée, tutti elementi

fondamentali che hanno consentito alla cantina, negli anni, di ottenere vini di eccellenza e risultati lusinghieri ai più prestigiosi concorsi enologici nazionali ed internazionali. Quello di Col Vetoraz è un forte legame identitario con le proprie radici che affondano in una terra, quella di Valdob-


biadene, di particolare valore e unicità. Dalla terra, alla vite, al calice ogni scelta della cantina ha sempre avuto un obiettivo preciso, quello nobile di produrre eccellenza, in un percorso fatto di scelte impegnative dove la qualità è sempre stata d’ispirazione, dove l’eccellenza arriva sempre e solo attraverso comportamenti etici e sostenibili. Oltre a puntare sull’eccellenza del prodotto, Col Vetoraz punta sul rispetto dell’ambiente, con

scelte mirate per salvaguardarlo, in una filosofia produttiva che coniuga dunque i criteri di rispetto e alta qualità del prodotto. Col Vetoraz utilizza il meglio della tecnologia in modo da non togliere e neppure aggiungere nulla a quanto la natura sa offrire, una scelta che ha permesso alla cantina di diventare punto di riferimento sul territorio per l’eccellenza dei suoi prodotti, tutti rigorosamente Valdobbiadene Docg.





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Gaia Guarino

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na cartolina inviata dagli dèi. È questa la definizione che si è guadagnata Valdobbiadene, in Veneto, dal 2014 primo borgo italiano tutelato dal FAI. Un luogo magico dove dominano i vigneti, quelle colline del prosecco che fanno da cornice al Ristorante da Brun. Sito in una casa colonica,

da tre generazioni la famiglia Brun si dedica con passione alla cucina tradizionale dell’alta Marca Trevigiana accogliendo gli ospiti con il calore famigliare tipico della zona. E cosa c’è di meglio se non di godere delle specialità locali ammirando il panorama che si erge davanti agli occhi? Durante

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Ristorante da Brun


l’estate ci si può sedere sotto la pergola in cortile, immersi nel verde. D’inverno, un tavolo di fianco al camino farà rivivere le atmosfere di un tempo, uno scorcio di vita in una casa di campagna. L’ambiente è genuino e avvolgente, per questo

motivo il Ristorante da Brun è la scelta ideale sia per un festoso banchetto sia per dei momenti in famiglia e con gli amici più cari. O, perché no, per una cena romantica con la propria anima gemella accompagnati dal chiarore della luna.


Il Veneto in tavola, le specialità del Ristorante da Brun

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l Ristorante da Brun il punto di forza è l’ospitalità. Ma siccome anche il palato vuole la sua parte, come non menzionare la qualità della cucina a base di prodotti tipici trevigiani? Il sapore della buona carne preparata con griglia aperta sulle braci o allo spiedo, una cottura delle carni bianche e rosse, direttamente sul fuoco così come natura vuole. Braciole di maiale, costine, salsicce e ancora pollo e costata di manzo, senza dimenticare i bolliti misti del Veneto abbinati a mostarda e cren. Dal

1957 i piatti si riempiono di delizie come soppressa trevigiana, tagliatelle al capriolo e patate fritte caserecce rigorosamente tagliate a mano. E se l’appetito vien mangiando, non vi è pasto degno di tale nome senza un dessert. Molti dei dolci e delle torte sul menu sono fatti in casa e il caffè è servito ‘all’alpina’. Del resto, inutile specificare come le grappe siano un vanto di questo territorio, dove nei numerosi borghi della regione la distillazione è una vera e propria (e nobilissima!) arte.



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ssere nel territorio, vivere nel territorio e produrre nel territorio. È questa la scelta dell’azienda CastellAlta, che a San Pietro di Feletto, in provincia di Treviso, ha saputo tradurre in un’apprezzata realtà della Denominazione Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg il meglio del patrimonio naturale, paesaggistico e ambientale unico delle colline del Conegliano Valdobbiadene. Un’azienda di famiglia, che ha deciso di trasformare in un ottimo vino spuman-

te le uve raccolte dai suoi diversi vigneti disposti nell’areale della denominazione, con tutta la consapevolezza e nel rispetto di quello che oggi è diventato Patrimonio dell’Umanità Unesco. La conduzione delle vigne, che accolgono piante anche di sessant’anni, avviene in piena zona Docg, tra San Pietro di Feletto e Solighetto, segue strategie di produzione integrata avanzata privilegiando tecniche agronomiche vicine all’agricoltura biologica e protocolli di vinificazione atti a mantene-


CastellAlta Alessandra Boiardi

re la tipicità delle zone di produzione, al di fuori quindi da logiche di standardizzazione dei prodotti. «Vogliamo che i nostri prodotti siano l’anima oltre che lo specchio del legame con il nostro territorio». Descrivono così la loro azienda i fratelli De Pizzol, la cui passione per il vino è anche una storia familiare tramandata da generazioni, tanto che il padre Giuliano, insieme ai fratelli Armando e Gianni, conduceva i terreni coltivati a vite, pesche e ortaggi a Rua di Feletto. Non è un

caso che abbiano scelto come logo dell’azienda proprio la felce, da cui deriva il toponimo “Feletto”, in latino “filix icis”, che significa luogo ricoperto da felci. Rispetto delle tradizioni e autenticità è quello che l’azienda CastellAlta offre anche al suo consumatore, da qui la scelta di produrre Prosecco solo a Denominazione di Origine Controllata e Garantita – Docg. Tutta la produzione è infatti certificata con il Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata (Sqnpi), seguendo le diret-


tive più restrittive delle Autorità locali e del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg. La produzione della azienda CastellAlta si articola in tre tipologie. Il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Extra Dry, uno spumante dalla buona struttura e dall’ottimo equilibrio gustativo, con una bollicina elegante, persistente, ma non invadente, non banale, con sentori di mela, pera e spezie e dall’ottima sapidità da consumarsi fresco a tutto pasto e ideale con aperitivi e dessert. Il Canago, Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Brut, che prende il nome dal termine con cui veniva identificata la località, dove ha sede


l’azienda oggi Rua, fino al Settecento. Uno spumante elegante, equilibrato, con un’ottima persistenza, e dal sapore fruttato finale leggermente vegetale, perfetto per accompagnare i piatti della tradizione veneta, gli insaccati, i primi, le carni bianche e il pesce. E poi l‘Ergine, Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Millesima-

to 2019 Extra Brut, dedicato a papà, Giuliano, di cui ‘Ergine’ è il soprannome. Uno spumante che in bocca si presenta asciutto, con note fruttate leggermente agrumate, che colpisce al naso con profumi floreali intensi tipici dei vini della zona del Feletto. Indicato a tutto pasto, e ottimo con ‘l’ossada de porzel’, tipico bollito di maiale.


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Oriana Davini

facebook.com/oriana.davini.7

Sulle note del sapore

Marco Ossino*


Sulle note del sapore

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na sinfonia di gesti antichi, mani che si muovono con delicatezza e sapienza, come se stessero pizzicando le corde di uno strumento musicale. L’Italia risuona di prodotti tipici, custoditi con cura e tramandati con attenzione, a formare un’orchestra del gusto d’eccellenza. Questo viaggio musicale e gastronomico insieme parte da Cremona, la città di Stradivari e dei violini, dove le botteghe dei liutai oggi richiamano visitatori al pari di vere e proprie attrazioni turistiche. Nei ristoranti cremonesi a mezzogiorno in punto risuo-

Pizzighettone Camper Magazine*

na il mestolo a servire generose porzioni di marubini, i piccoli ravioli ripieni di tipicità del territorio: brasato, Grana Padano Dop, Salame cremonese Igp e un pizzico di noce moscata. Se siete di passaggio a Cremona, fate una tappa anche alla vicina Pizzighettone, adagiata sulle rive dell’Adda: terra di pioppi, salici e sambuchi, questo è il regno dei fagiolini dall’occhio. In autunno una sagra gli rende onore e attira stuoli di famelici visitatori per assaggiare i celebri “Fasulin de l’òc con le cudeghe” (fagiolini dell’occhio con le cotenne).


Cremona canadastock*

Sulle note del sapore

Tipico salame di Cremona Alessio Orru*


Sulle note del sapore Pizzighettone Camper Magazine*


Sulle note del sapore


Sulle note del sapore Fagiolina del Trasimeno Matteo Gabrieli*

Projecto Axe’ dal Brasile a Umbria Jazz Festival Gianluca Curti*


In punta di jazz N

on più violini ma trombe: sono quelle che risuonano ogni anno in Umbria, dove il jazz è di casa. Anche qui si coltivano fagiolini, fin dai tempi degli Etruschi: oggi è compito di Slow Food e del suo Presidio proteggere la fagiolina del Trasimeno, piccolo legume che ha rischiato di scomparire con lo spopolamento delle campagne intorno al lago. Ma grazie al lavoro dei piccoli produttori, che ancora seminano e raccolgono manualmente, oggi in provin-

cia di Perugia è facile trovare piatti a base di fagiolina: dalla classica zuppa ai legumi cotti e conditi solo con un filo di olio. Umbro, ovviamente. Di legume in legume ci spostiamo a Norcia, o meglio sugli altipiani di Castelluccio: regina incontrastata qui è la lenticchia Igp, la migliore d’Italia, che per vantare il titolo deve nascere e crescere nel Parco dei Monti Sibillini. La sua fioritura, tra maggio e agosto, colora i pascoli di tonalità accese che variano dal rosso al viola.

Sulle note del sapore Dionisio iemma*


Sulle note del sapore Fioritura delle lenticchie a Castelluccio di Norcia PaoloBruschi *


Sulle note del sapore


Sulle note del sapore kina8*

Coppa di Suino Nero dei Nebrodi Italian Food Production*


Ricotta salata Italian Food Production*

Il ritmo della ricotta che a fine luglio a Monteleone di Spoleto viene celebrata con la Fiera di San Felice, mostra mercato di bestiame, cerali e prodotti tipici di alta quota. Siciliana è invece la ricotta salata da grattugiare sulla celebre Pasta alla Norma, omaggio catanese all’omonima opera lirica di Vincenzo Bellini. Ma se volete portare a casa una vera specialità, andate a cercare la ricotta infornata dei Nebrodi, la più grande area naturale protetta della Sicilia: ottima da gustare con un tagliere di salumi ottenuti dal suino nero dei Nebrodi.

Sulle note del sapore

N

on lontano dai Monti Sibillini c’è la Valnerina, le cui radici affondano in Umbria, Marche e Lazio, lungo il percorso del fiume Nera. Il paesaggio è un susseguirsi di pascoli e sentieri, intervallati da piccoli caseifici spesso a gestione familiare: sono stati i pastori, infatti, a creare la ricotta salata della Valnerina per esigenze di “transumanza”, quando il latte ovino e caprino veniva trasformato in ricotta, a sua volta sistemata in un sacco di canapa dopo essere stata strizzata per eliminare la parte liquida. Una tradizione


Sulle note del sapore Pasta alla Norma Oxana Denezhkina*


Sulle note del sapore


Sulle note del sapore Pane carasau e pecorino sardo Alessio Orru*

La carta musica sarda

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più la conoscono come “pane carasau”, ma il nome italiano sarebbe carta musica: è il tipico pane sardo, originario dell’area più interna e segreta di quest’isola splendente, la Barbagia. Semola di grano duro, acqua, sale e lievito sono gli ingredienti che compongono questa sfoglia croccante, prodotta per poter essere conservata a lungo. In Sardegna il fruscio del pane carasau si sente ovunque: ristoranti e panifici lo servono normalmente. Ma tra settembre e novembre, quando la folla dei turisti si è ormai ritirata, inizia

“Autunno in Barbagia”: ogni weekend e a “rotazione” i borghi barbarigini aprono botteghe e cortili mettendo in scena antiche usanze e prodotti tipici. Da Oniferi a Teti, piccoli villaggi circondati da nuraghi e domus de janas - le tipiche strutture sepolcrali preistoriche dove secondo la tradizione dimorano le fate -, le sagre autunnali sono un’ottima occasione per vedere le donne sarde preparare e cuocere il pane carasau davanti ai vostri occhi. Si gusta così, facendolo scrocchiare e accompagnandolo a una fetta di pecorino.


Desulo, Autunno in Barbagia Maxvan23*

Sulle note del sapore

Pane carasau Photology1971*


Sulle note del sapore Spezzatino di manzo ai funghi su pane carasau Alessio Orru*


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Sulle note del sapore


Teatro dell’Opera di Roma, stagione estiva al Circo Massimo Amina D’Addario

Circo Massimo 2020 Render

Circo Massimo 2020 Yasuko Kageyama - Teatro dell’Opera di Roma

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usica lirica, balletti e performance di stelle internazionali del belcanto nello scenario suggestivo del Circo Massimo. È un viaggio tra le note di opere famose come “Rigoletto” e “La vedova allegra” quello che, dal 16 luglio al 13 agosto 2020, propone il Teatro dell’Opera di Roma. Una ricca programmazione - 5 produzioni e 21 serate di spettacolo - che per la prima volta si sposta dal complesso archeologico di Caracalla, luogo storico di tutte le estati all’aperto del teatro

Costanzi, per approdare nel cuore di uno dei siti più rappresentativi della Roma antica. Una scelta inedita, ma coerente con la storia del Circo Massimo, concepito fin dagli inizi come il monumentale scenario di competizioni sportive di dimensioni faraoniche. E soprattutto funzionale alla realizzazione di un palcoscenico monster di 1.500 metri quadrati e di una platea progettata per ospitare 1.000 spettatori che usufruiranno di quattro ingressi diversi e separati.


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d inaugurare la rassegna sarà il nuovo Rigoletto nell’interpretazione musicale del maestro Daniele Gatti e la regia di Damiano Michieletto. Una rivisitazione in chiave moderna di questo dramma verdiano ricco di passioni, tradimenti e vendetta che per l’occasione avrà come interpreti Luca Salsi (Rigoletto), Rosa Feola (Gilda), Iván Ayón Rivas (Duca di Mantova), Riccardo Zanellato (Sparafucile) e Martina Belli (Maddalena). Secondo titolo del cartellone, Il barbiere di Siviglia di Rossini diretto dal maestro Stefano Montanari. Il factotum della città avrà la voce di Davide Luciano, Giorgio Misseri sarà il Conte d’Almaviva, mentre Chiara Amarù e Miriam Albano si alterneranno nel ruolo di Rosina. Dopo la prima di mercoledì 22 luglio riservata al personale sanitario, saranno ben sei le repliche del dramma rossiniano. Il 25 luglio sarà, invece, la volta della prima assoluta di un nuovo balletto, “Le quattro stagioni” di Vivaldi firmato dal coreografo Giuliano Peparini e con la voce narrante di Alessandro Preziosi.

Rigoletto, Il regista Damiano Michieletto durante le prove Yasuko Kageyama - Teatro dell’Opera di Roma

Rigoletto, Luca Salsi durante le prove Yasuko Kageyama - Teatro dell’Opera di Roma


Giuliano Peparini durante le prove de Le quattro stagioni Yasuko Kageyama - Teatro dell’Opera di Roma

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lla sua terza creazione per la compagnia capitolina, Peparini racconterà attraverso la danza le quattro stagioni della coppia: dai primi sguardi che si incrociano con pudore (la primavera), ai fuochi della passione (l’estate) e al loro progressivo spegnimento

Stefano Montanari e l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino Cifarelli

(l’autunno), fino ad arrivare al gelo della noia (l’inverno). È invece fissata al 31 luglio la prima della versione romana de “La vedova allegra” di Franz Lehár, una delle operette più briose e amate dal grande pubblico. Diretta ancora una volta da Stefano Montanari, sarà


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eseguita in forma di concerto, in lingua originale. Nei ruoli di Anna Glawari e Danilo Danilowitsch ci saranno Nadja Mchantaf e Markus Werba. Saranno infine due - il 6 e il 9 agosto - le date che segneranno l’atteso ritorno a Roma di due star internazionali del calibro

Anna Netrebko e Yusif Eyvazov Julian Hargreaves

di Anna Netrebko e Yusif Eyvazov. Diretti dal maestro Jader Bignamini i due divi della lirica interpreteranno celebri brani di Giuseppe Verdi, Francesco Cilea, Giacomo Puccini, Michail Glinka, Antonín Dvorák, Pietro Mascagni e Umberto Giordano.


Valle d’Aosta,

la scultura del ’900 in mostra al Gamba Amina D’Addario

L

a bellezza del paesaggio è quella tipica della Valle d’Aosta: un promontorio roccioso con vista su un fondovalle verdeggiante e su borghi ricchi di storia. La bellezza dell’arte, invece, è quella racchiusa come in uno scrigno prezioso nel Castello Gamba di Châtillon, dal 2012 Museo d’Arte moderna e contemporanea della regione. È qui che fino al 27 settembre sarà possibile visitare la mostra ‘Ritornanti. Presenza della figurazione nella scultura italiana’, curata da Domenico Maria Papa con il supporto tecnico di Museumstudio di Torino. Una rassegna

che propone oltre trenta opere di Arturo Martini, Francesco Messina, Giuseppe Maraniello, Giuliano Vangi, Luciano Minguzzi, Paolo Delle Monache e Giacomo Manzù. E che racconta l’evoluzione della scultura, dalle sperimentazioni del dopoguerra fino alle produzioni più recenti, stimolando una riflessione sulla presenza della figurazione nell’arte italiana. Una sezione della mostra è inoltre dedicata ad Aron Demetz, artista della Val Gardena che reinterpreta in chiave contemporanea la tradizione della scultura in legno.


Capolavori che dialogano

È

un gioco di rimandi e connessioni quello che unisce le opere di ‘Ritornanti’ con quelle della collezione permanente del Gamba. Due poli artistici tra i quali si instaura una dialettica costruttiva, che rende possibile cogliere rimandi, affinità, ma anche differenze tra opere dello stesso autore. È il caso, ad esempio, del trittico che ha per protagonisti San Giorgio e la principessa salvata dal drago di Arturo Martini, gruppo in ceramica che dialoga con l’opera più importante del museo in termini di dimensioni: la scultura in bronzo ‘Ercole e il leone di Giuda’ realizzata dallo stesso artista. E un confronto analogo è quello che si innesca tra il ‘Ritratto di Isabella Orsini’ scolpito da Francesco Messina e il ‘Narciso’ della collezione permanente. Ma il percorso museale si snoda anche lungo il suggestivo parco del castello, un rigoglioso spazio di 50mila metri quadrati, dove è possibile ammirare due opere di grande suggestione: la ‘Ragazza sulla sedia’ di Giacomo Manzù e ‘L’estate’ di Francesco Messina.


Da residenza a centro d’arte

I

l castello prende il nome dal suo committente, il barone Carlo Maurizio Gamba, che lo fece costruire agli inizi del secolo scorso perché la sua amatissima sposa, la contessa Angélique d’Entrèves, potesse trascorrervi lunghi periodi vicino alla famiglia di origine, che risiedeva nel castello che domina il borgo di Châtillon. Il progetto fu affidato all’ingegnere torinese Carlo Saroldi, che realizzò questo edificio che richiama gli antichi manieri della valle dotandolo di tutti i comfort più moderni, tra cui il primo


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ascensore installato nella regione. Oggi è un importante centro d’arte moderna e contemporanea che ospita una ricca collezione permanente composta da circa 150 opere, a fronte di un patrimonio di oltre 1.200 pezzi raccolti a partire dal 1948. Il percorso espositivo include sculture di Martini, Mastroianni, Manzù, Arnaldo e Giò Pomodoro, ma anche dipinti di Turner, Casorati, De Pisis, Carrà e Guttuso, fino a opere di esponenti della ricerca contemporanea quali Schifano, Baruchello, Rama e Mainolfi.



Sicilia interna: affresco collettivo fotografico

Q

uando si parla di Sicilia il pensiero corre immediatamente al mare, alle spiagge, al sole. Eppure, insieme a questa, vi è anche un’altra Sicilia, fragile e possente allo stesso tempo. E dalla bellezza lacerante. Ăˆ la Sicilia delle aree interne, dei piccoli comuni e dei borghi, fiori nascosti e selvatici di una Sicilia minima ma non minore, dei margini

ma non marginale, che raccontano con pochi tratti scarni, di solenne essenzialitĂ , una Sicilia inedita, autentica, dove assaporare ancora e fino in fondo il gusto inatteso della scoperta. Noi della Dario Flaccovio desideriamo raccontare questa Sicilia insieme a voi, dando corpo a un progetto unico e ambizioso, impegnativo e visionario, che chiami a


raccolta tutti coloro che non intendono arrendersi alla parabola declinante di questi territori. Siamo infatti convinti che raccontare questi territori fuori dai cliché e dagli stereotipi, riportando a galla valori e risorse latenti, tracciando profili sconosciuti di bellezza, possa contribuire a lanciare un segnale di speranza, possa riattivare energie e volontà sopite, gravide ancora di futuro. Insieme a voi intendiamo realizzare il più grande affresco collettivo fotografico sulla Sicilia interna. Un racconto in cui a parlare siano le stesse comunità, gli abitanti resistenti di questi luoghi o coloro che, da fuori, se ne sono innamorati. Desideriamo raccontare luoghi poco noti con lo sguardo della comunità lo-

cale che li vive. Intendiamo far emergere il vissuto spontaneo e più profondo delle comunità locali in relazione al proprio luogo, a vantaggio di territori di cui si parla poco, di cui si vuole qui rappresentare la vitalità e il “genius loci” cedendo la parola direttamente alle diverse comunità. Ci anima la vocazione culturale di risvegliare, manifestare e rappresentare la “coscienza di luogo” dei piccoli comuni delle aree interne, contribuendo, da un punto di vista “territorialista” e “comunitario”, al rilancio di questi territori. Ci interessa in altre parole che le comunità locali, compresi i cosiddetti nuovi abitanti e gli abitanti temporanei, esprimano il proprio senso di appartenenza e di identità, manifestino


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il modo con cui “interpretano” il proprio luogo di vita. L’obiettivo non è la foto tecnicamente perfetta, è piuttosto cogliere il legame tra una comunità e il suo territorio e testimoniare che questo legame ancora esiste, è vivo, ed ha una sua peculiare bellezza. Riteniamo che in questo modo sia possibile marcare il presente, testimoniare un modo di esistere, offrire immagini e significati di territori che esprimono la forza di una Sicilia poco conosciuta, sfaccettata e policentrica. Vogliamo dare voce, con questo racconto corale, a tutti quei luoghi che si riconoscono in un frasario diverso da quello opa-

co e artefatto di un certo mondo contemporaneo. Crediamo fortemente in questa narrazione corale, in questo canto che propone nuove centralità al nostro immaginario, scompaginando le attuali gerarchie territoriali. In questo momento, inoltre, con le difficoltà della pandemia che abbiamo attraversato e quelle che saranno ancora da fronteggiare, questo progetto si carica di un ulteriore valore simbolico di rinascita attesa. Sarà un segnale potente, come sanno essere soltanto le iniziative partecipate e costruite dal basso, con cui segnare un nuovo promettente inizio.


Nicoletta Toffano

facebook.com/nicoletta.toffano

El Nido r.nagy*


Oltreconfine: Oltreconfine Francia

Musica celtica,

armonia che viene da lontano


Celtic Connection, Glasgow Mick Atkins*

Waterlooville, Hampshire Vernon Nash Photography*


Oltreconfine: Musica celtica

I

Celti furono un importante gruppo di popoli indoeuropei presenti, tra il IV e il III secolo a.C., in gran parte dell’Europa. Anche se frazionati geograficamente, condividevano uno stesso fondo linguistico, una cultura e una medesima visione religiosa e oggi gli eredi storici sono considerati le popolazioni dell’Irlanda, del Galles e della Scozia. È difficile collegare a quei tempi la tradizione musicale attuale, tuttavia gli appuntamenti di musica folcloristica che si tengono in queste

regioni hanno elementi comuni nella lingua, negli abiti tradizionali, nello stile e negli strumenti musicali tipici, il più importante dei quali è l’arpa celtica. Nonostante i maggiori festival si svolgano nelle città (il St. Patrick Festival di Dublino, il Celtic Connections di Glasgow, l’Edinburgh International Harp Festival) è nei borghi più raccolti che il sapore celtico durante rassegne e manifestazioni penetra in modo più profondo nell’anima dei partecipanti.

Katoosha*


Termonfeckin Castle VVlasovs*

Hothouse Flowers Paul Keeling*

I Celti dei borghi irlandesi

I

n Irlanda, a Termonfeckin, borgo di campagna che sorge in un avvallamento boscoso nella Contea del Louth, tra giugno e luglio si celebra uno dei più importanti festival al mondo dedicati all’arpa irlandese. Una settimana di concerti serali, stage per arpa solista e danze in questo paese di 1.500 anime che per una ventina di giorni l’anno si trasforma in un vero centro internazionale di diffusione di cultura celtica. La nascita del borgo viene fatta risalire al monastero medievale fondato da San Feichin di Fore nel VII

Fiume Boyne nel Louth ianmitchinson*

secolo e più volte saccheggiato dalle limitrofe popolazioni vichinghe. Oggi di questo edificio restano alcune rovine e insieme al castello, alla chiesa e all’antichissima croce in pietra visibile nell’adiacente cimitero costituisce il nucleo storico del borgo. Sosta gourmand immancabile è qui il The Triple House Restaurant, ospitato in una tipica casa rurale, che da oltre due secoli offre piatti tradizionali con ingredienti provenienti dalle campagne e dal vicino borgo marinaro di Port Oriel.


Oltreconfine: Musica celtica

JRP Studio*


Skye, cascata di Kilt Rock, Scozia Lukassek*


Oltreconfine: Musica celtica


Stornoway Wozzie*


Oltreconfine: Musica celtica

Skye Nick Fox*

Note celtiche nelle isole Ebridi di Scozia

I

n Scozia, è nell’isola delle nuvole, ovvero la nebbiosa Skye, la maggiore delle isole delle Ebridi, che si svolge il ‘Fèis an Eilein’, un famoso festival estivo con artisti di musica celtica dal vivo, con cèilidhs, ovvero ritrovi per ballare al ritmo di musica folk gaelica, con workshop di musica, canto e danza. Il calendario dell’evento coinvolge molte località sparse per tutta l’isola, il cui punto nevralgico è Portree, un porticciolo

Talisker distillery Lukassek*

fatto da case colorate e barche da pesca. Da non mancare nell’isola di Skye le visite alle celebri distillerie di whisky, tra cui la mitica ottocentesca Talisker. Ma il clou della musica celtica scozzese ha sede, sempre nelle isole Ebridi, a Stornoway nell’Isola di Lewissempre, un incantevole borgo, solo recentemente scoperto dal turismo, che accoglie ogni anno a luglio i migliori artisti gaelici di tutta la Gran Bretagna.


Portree Nataliya Hora*


Oltreconfine: Musica celtica


Ponte Dyfi, Machynlleth Wozzie*


Oltreconfine: Musica celtica


Festival e tradizioni celtiche nel Galles

N

el Galles, marzo è il mese del Cwlwm Celtaidd che ha luogo nella cittadina di Porthcawl: un festival con spettacoli di musica celtica e danze tradizionali di stampo gallese. Porthcawl, come dice il nome, fu un porto del carbone nel corso del XIX secolo e ne conserva ancora alcuni tratti tipici. Si svolge invece a giugno a Machynlleth il Yma o Hyd. La tradizione celtica viene qui celebrata con concerti e danze, narrazioni di fatti epici, artigianato, costumi e pitture e tutto ciò

Porthcawl Colin Burdett*

che richiama alla cultura e all’eredità dell’antica popolazione. I rituali e la ricostruzione delle battaglie storiche dei celti vengono riproposte nella cornice originale del borgo, sede del parlamento gallese del principe Owain Glyndŵr, che nel 1404 si ribellò coraggiosamente agli inglesi durante il regno di Re Enrico IV. Edifici medievali e il vecchio ponte Dyfi del XVI secolo caratterizzano il centro storico, dominato dalla torre dell’orologio la cui prima pietra fu posta il 15 luglio 1874.


Oltreconfine: Musica celtica

Machynlleth Wozzie*

Monumento a Owain Glyndwr, Machynlleth Wozzie*


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Porthcawl, Galles Leighton Collins*


Oltreconfine: Musica celtica



TERRITORI, LIFES TYLE E DESIGN

Antonella Andretta

www.facebook.com/antonella.andretta

“Quel cielo di Lombardia, così bello quando è bello”

Villa Reale, Monza Diego Bonacina*


Monte Barro, Brianza Diego Bonacina*

Bormio, Valtellina AerialVision_it*


Casoncelli alla bergamasca Patryk Kosmider*

«Q

uel cielo di Lombardia, così bello quando è bello». Così scriveva Alessandro Manzoni, il lombardo per eccellenza, che cara aveva la sua terra. E la Lombardia è davvero una regione bella, complessa, varia e ricca, non solo in termini di Pil, ma anche d’arte, cultura, natura, artigianato, gastronomia. L’errore casomai è identificare la Lombardia, prima regione italiana per abitanti e quarta per superficie, con Milano, città peraltro in testa alle classifiche del turismo che ha visto negli ultimi

anni un vero e proprio boom di visitatori, attratti dai suoi monumenti, dai suoi musei, dalle sue vetrine ma anche da un lifestyle che non ha eguali, in Italia. Varia, del resto, la Lombardia lo è veramente: dal punto di vista geografico comprende territori antitetici che vanno dall’alpestre Valtellina alle pianure irrigue della Bassa cremonese e mantovana, dalle colline dell’operosa Brianza all’agricola Lomellina, dai laghi prealpini alle valli e alle alture dell’Oltrepò pavese ritmate dai filari di vite.



Fuorisalone, Milano AndreasPinacci*


Monza tra. sacro e Formula 1 L

a Lombardia non è unitaria neppure per impronte storico-culturali e vocazioni economiche: per questi motivi è un piccolo mondo che non si finisce mai di scoprire. Tra le tante zone, abbiamo scelto di esplorare quello che comprende l’alta pianura e la Brianza fino al Lago di Como: si parte da Monza, il cui elegante centro storico merita innanzitutto una passeggiata nella zona pedonale tra le vetrine glamour di via Italia. Si arriva poi in piazza del Duomo, grandioso esempio di architettura medioevale edificato

a partire dal Trecento. Al suo interno, la Cappella di Teodolinda conserva la celebre Corona ferrea: si dice che una delle placche di metallo che la costituiscono provenga da uno dei chiodi della croce di Cristo. Lasciato il Duomo si raggiunge poi l’Arengario - suggestivo palazzo comunale del XIII secolo -, e poco distante, il Ponte dei Leoni che scavalca il fiume Lambro. Nel mondo, però, Monza è celebre soprattutto per l’autodromo, il Monza Eni Circuit, dove si corre il gran Premio d’Italia di Formula 1.

Autodromo Maykova Galina*


Duomo di Monza Sam Strickler*



Arengario, Monza Nejdet Duzen*



Monza Nejdet Duzen*



Nel Parco di Monza Nick_Agile*


Diego Bonacina*


Villa Reale e la nascita del distretto del mobile L’

autodromo, inaugurato 1922, si trova all’interno del Parco della Villa Reale, sontuosa residenza, un emblema dell’architettura neoclassica progettata dal Piermarini e voluta dagli Asburgo durante la dominazione austriaca del Ducato di Milano. La reggia è spettacolare tanto in esterni (i giardini, il Serrone (chiamato anche Orangerie), il roseto, il parco di 700 ettari) quanto in interni: visitare i saloni del primo e del secondo piano nobile (sede di mostre) significa fare un salto nel tempo. E fu proprio per

Myper*

l’esigenza di arredare questi immensi spazi che durante la costruzione della reggia nei dintorni del cantiere nacque un florido distretto di artigiani: falegnami, vetrai, decoratori, tappezzieri, marmisti e impiantisti. Ecco spiegato il legame di Monza e della Brianza, in particolare Lissone, con l’industria del mobile, un vero e proprio distretto che produce non solo prodotti finiti o componenti ma anche intagli, intarsi, lucidature, laccature, imbottiture, dorature e molto altro ancora.



Villa Reale posztos*



Villa Reale Ungvari Attila*


Photology1971*

Verso il lago O

ggi a Lissone sono presenti 173 negozi di arredamento e 248 aziende produttrici e la città si contraddistingue per il suo sistema produttivo manifatturiero di grande eccellenza. Come altre del territorio, del resto, per esempio Cabiate, Cantù, Carugo, Figino Serenza, Giussano, Lentate sul Seveso, Mariano Comense, Meda e Sovico: marchi come Molteni & C, Cassina, Poliform hanno sede in queste città, quasi a comporre un Gran Tour del design: da vedere e

scoprire, non solo mobilifici ma anche ville, centri storici, parchi, territori. Chi vuole può poi proseguire verso il Lago di Como: utilizzando uno dei traghetti che collegano Bellagio, Menaggio e Varenna si possono visitare in un pomeriggio entrambe le sponde: il panorama è ovunque magnifico, tra le vie dei borghi, le spiaggette, le trattorie e le botteghe. E non mancano le attrazioni come gli splendidi giardini di Villa Melzi e Villa Serbelloni.


Varenna Rasto SK*


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Bellagio Feel good studio*



Ivan Pisoni

facebook.com/pisoni.ivan.7

Leggende e misteri MUSICALI

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NDT*


Leggende e misteri musicali

La leggenda della ‘ndrezzata di Ischia S

iamo a Pithecusa, l’antica Ischia ai tempi dei greci, quando, un giorno, Zeus trovò Demetra in preda all’ira e alla disperazione perché Ade, dio degli inferi, le rapì la figlia Persefone. Per consolare la povera madre, il capo degli dei ordinò alle muse e ad Afrodite di allietarla organizzando balli e musiche. Il rito, che vedeva le ninfe ballare sulle note della cetra d’oro suonata da Apollo, accompagnate dal ritmo di spade di legno battute su manganelli da parte dei Satiri, iniziò. Fu proprio mentre pizzicava la sua cetra che il dio del sole si innamorò della ninfa Coronide e,

Ischia Balate Dorin*

dopo averla sposata, i due diedero alla luce il loro figlio, Esculapio. Soddisfatto da tali avvenimenti, Apollo benedisse la sorgente ischitana di Nitrodi che da quel giorno conferì bellezza e guarigione a chiunque ne bevesse, per dissetarsi. Ma la gioia durò ben poco in quanto Coronide tradì il dio con il fauno Ischis. Apollo, per vendetta, scagliò la ninfa in mare rendendo Esculapio orfano. Vendetta per vendetta, Esculapio avvelenò con un intruglio d’erbe la sorgente miracolosa, la quale da quel giorno, invece di bellezza e guarigione conferì ira, rendendo litigioso


chiunque ne attingesse. L’idillìo era finito e le ninfe decisero di lasciare quel luogo ma non volendo perdere il ricordo di quel giorno magico con musica e danze vollero che quel ballo continuasse a esistere insegnandolo agli abitanti di Murpano (l’attuale Buonopane, frazione di Barano). Quel ballo era la ‘ndrezzata, ma non bastò a placare gli animi litigiosi tra baranesi e buonopanesi, i quali continuarono a guardarsi con astio per secoli. Solo dopo molto, ma molto tempo, un amore era destinato a cambiare le cose. Successe quando un ragazzo di Barano, in segno

d’amore, regalò una cintura a una ragazza di Buonopane, pur mantenendo segreto il loro sentimento. Sfortunatamente la ragazza perdette la cintura, la quale fu ritrovata da un abitante di Buonopane, e una nuova zuffa iniziò. Solo al culmine di questa baruffa, sul ponte di Buonopane, gli abitanti di quei luoghi ritrovarono il buonsenso e stabilirono finalmente la pace: un lunedì di Pasqua, bruciando la sventurata cintura davanti alla chiesa del paese. Ancora oggi i buonpanesi ballano la ‘ndrezzata durante pasquetta e in occasione di San Giovanni ogni 24 giugno.

Leggende e misteri musicali


Leggende e misteri musicali

Monumento a Beethoven a Bonn, Germania travelview*

La maledizione della nona sinfonia U

n mito che era diffuso tra i più grandi compositori dell’Ottocento era la scrittura della nona sinfonia, che segnava il loro più grande successo. Per alcuni, però, anche l’ultimo. Ad alimentare questa leggenda, della quale alcuni già temevano il nefasto potere, fu Gustav Mahler, compositore austriaco molto superstizioso. Per scampare al tragico fato, Mahler decise di non chiamare la sua “nona” come “nona sinfonia”, e la chiamò “Il canto della terra”. Questo escamotage, però, non ingannò il fato, il quale si presentò al musicista durante la scrittura della sua decima sinfonia, rendendola, ahimè, incompiuta. A “confer-

ma” della maledizione della nona è il caso di Ludwig van Beethoven, che dopo aver scritto la sua “nona”, ovvero l’“Inno alla gioia” - il suo più grande capolavoro, oggi patrimonio dell’Unesco, composto quando l’artista era già completamente sordo -, morì due anni dopo, prima ancora di iniziare a scrivere la sua decima sinfonia. Tra gli altri compositori che morirono dopo o durante aver scritto la loro nona sinfonia, troviamo il giovanissimo Schubert (deceduto a soli 31 anni), che tecnicamente morì dopo la composizione della sua decima sinfonia ma la sua ottava non fu mai completata; Louis Spohr, uno dei precur-


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sori della figura del direttore d’orchestra; Antonín Dvořák, la cui “nona” accompagnò il primo allunaggio; Anton Bruckner, il quale fece del completamento della sua nona sinfonia il motivo per cui rimanere in vita durante i suoi ultimi anni. Come il “Club 27” (vedi “Lo sapevate che...”), il “Club 9” ha fatto strage di grandi artisti che, stando ad alcuni come Arnold Schönberg, consideravano la nona sinfonia un limite umano: “È come se la Nona fosse un limite. Chi vuole superarla deve morire. […] Quelli che hanno scritto una Nona sinfonia sono arrivati troppo vicini all’Aldilà”. Quasi a confermare la maestosità, bellezza e sacralità mistica della nona di Beethoven, un capolavoro come altri non avrebbe potuto comporre. A questo punto mi sorge una domanda: cosa ne penserebbe Mozart, forte delle sue

41 sinfonie? Forse la “maledizione” era solo legata a quel secolo e non al precedente? Che ci sia qualcosa a che fare con la numerologia, dove nove è multiplo di tre (triade cristiana), nove meno tre è sei (numero dell’angelo custode), 18 di 1.800 è multiplo di nove, e, sempre “Il numero nove rappresenta il ritorno dal multiplo all’unità, il compimento di un ciclo che segna la trasposizione su un nuovo piano. [...] La liberazione dai vincoli della forma precedente permette di accedere a un nuovo livello di esistenza, allo stesso modo in cui ad un’uscita segue un entrata.” (- lagiostradelsole. com) Forse ci stiamo facendo trasportare un po’ troppo dalla fantasia. Ciò non toglie che la fantomatica esistenza della temibile “maledizione della nona” sia uno dei tanti misteri del mondo della musica.

Leggende e misteri musicali

Moscow State Academic Symphony Orchestra suona Beethoven Igor Bulgarin*



Ivan Pisoni

facebook.com/pisoni.ivan.7

lo sapevate che...


lo sapevate che... musicalmente parlando

C

ome per la “maledizione della nona sinfonia”, sembra ci sia una maledizione che avrebbe colpito giovani artisti arrivati troppo in fretta al successo, uccidendoli all’età di 27 anni. È la maledizione del “Club 27”, che trova, tra i suoi malcapitati, artisti come Jimi Hendrix, Jim Morrison, Janis Joplin, Kurt Cobain e Amy Winehouse. ...E 27, giusto per sottolinearlo, è multiplo di nove.

Tomba di Jim Morrison, Parigi HUANG Zheng*

I

l volume della musica stimola la velocità con cui si consuma una bevanda. È il frutto di uno studio francese, il quale ha dimostrato che ascoltando musica di sottofondo, un uomo ha bisogno di 15 minuti per finire una birra mentre, con musica ad alto volume, ne bastano solo 12.

Rawpixel.com*

F

orse la musica è nata prima della parola. Stando a Jeremy Montagu (Oxford University), la musica è “suono che trasmette emozioni”. Sembra che l’antenato dell’uomo di Neanderthal (circa un milione di anni fa) avesse già l’anatomia vocale per cantare come noi. Inoltre, in Germania è stato rinvenuto un flauto di ben 35mila anni fa.

Gorodenkoff*


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M

asticare una gomma può scacciare quella canzone che ti è entrata in testa. Quante volte ci siamo svegliati con una canzone che ci perseguita poi per tutta la giornata? Beh, sembra che un gruppo di ricercatori di Londra abbia trovato il rimedio: masticare una buona cicca!

Africa Studio *

TORWAISTUDIO*

A

ttenzione a cantare “Tanti auguri a te” in pubblico! Sembra che il famoso brano sia coperto da copyright. Per questo motivo in molti film il brano viene sostituito con altri creati appositamente. Stando a dati ufficiali, solo nel 2008 la Warner Music Group ha guadagnato due milioni di dollari dai proventi della canzone.

UfaBizPhoto*

lo sapevate che... musicalmente parlando

L

a musica può influenzare il sapore e l’odore del cibo. Stando a uno studio della Oxford University, le basse frequenze rendono il sapore più amaro, mentre quelle acute lo rendono più dolce.



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