LARIO ROCK Pareti

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LARIO ROCK

EDIZIONI VERSANTE SUD | COLLANA LUOGHI VERTICALI | CLIMBING iCLIMBING APP FREE DOWNLOAD
PIETRO BUZZONI – EUGENIO PESCI Pareti Pareti del lago di Lecco - Medale - Grigne - Valsassina - Campelli Alpi Orobie Valsassinesi - Resegone - Triangolo Lariano

Prima

2022

Copyright © 2022 VERSANTE SUD – Milano, via Rosso di San Secondo, 1. Tel. +39 02 7490163 www.versantesud.it

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Copertina

Roberta Geddo ed Eugenio Pesci sulla via Colombo (L3) al Sigaro, Grigna Meridionale. © Pietro Buzzoni

Testi Petro Buzzoni, Eugenio Pesci

Disegni Marco Romelli

Cartine Tommaso Bacciocchi. © Mapbox, © Open Street Map

Simbologia Tommaso Bacciocchi

Impaginazione Elisabetta De Berti

Guida fatta da autori che vivono e l’arrampicatasviluppano sul territorio

KM ZERO!

È una guida a

Che è più sana e ha più sapore, perché fatta da arrampicatori locali.

Come i pomodori a Km 0?

Certo! E la genuinità non è un’opinione.

Gli autori locali fanno bene a chi scala: hanno le notizie più fresche e più aggiornate; non rifilano solo gli spot più commerciali; reinvestono il ricavato in nuove falesie.

Gli autori locali fanno bene al territorio: pubblicano col buonsenso di chi ama il proprio territorio; sono attenti a promuovere tutte le località; sono in rete con la realtà locale.

E infine la cosa più importante: sulle loro rocce, c’è un pezzetto del loro cuore

Nota

L’arrampicata è uno sport potenzialmente pericoloso, chi la pratica lo fa a suo rischio e pericolo. Tutte le notizie riportate in quest’opera sono state aggiornate in base alle informazioni disponibili al momento, ma vanno verificate e valutate sul posto e di volta in volta, da persone esperte prima di intraprendere qualsiasi scalata.

Stampa Press Grafica S.r.l. - Gravellona Toce (VB), Italia edizione Ottobre
ISBN 978 88 55470 537
Km ZERO
Cosa significa?
EDIZIONI VERSANTE SUD
fatta da autori che vivono e sviluppano l’arrampicata sul territorio
ricavato
materiale per
vie
LARIO ROCK Pareti Pareti del lago di Lecco - Medale - GrigneValsassina - Campelli - Alpi Orobie Valsassinesi - Resegone - Triangolo Lariano
PIETRO BUZZONI EUGENIO PESCI Km ZERO Guida
Il 2% del
di questa guida viene reinvestito in
attrezzare
e falesie

Prefazione

Il territorio lariano, estremamente ricco di pareti rocciose è, da quasi cento anni, al centro dell’in teresse alpinistico lombardo, soprattutto per la presenza di numerose e imponenti pareti, il cui sviluppo arriva talora a 600 metri.

Queste pareti, esplorate già nei primi decenni del XX secolo, sono state in seguito salite, nelle di verse epoche, da alpinisti di differenti generazioni, che hanno, a seconda dei periodi e degli stili di scalata, aperto un numero elevatissimo di itinerari di ogni livello tecnico.

Molte di queste vie hanno reso la zona lecchese, e quella delle Grigne in particolare, celebre non solo in Italia ma anche in un contesto internazionale.

Dagli itinerari storici degli anni 30, alle impegnative salite miste degli anni 60 e 70, sino alle numero se vie moderne attrezzate in modo in genere sicuro, sulle pareti lecchesi esiste oggi una possibilità di azione su roccia estremamente ampia.

Anche la tradizione descrittiva e bibliografica inerente quest’area è diventata, con il passare dei decenni, imponente: dalle prime piccole guide dedicate negli anni 20 alle guglie della Grignetta, passando per le due edizioni della Guida dei Monti d’Italia edita dal CAI-TCI, concernente le Grigne, si è arrivati negli ultimi anni a varie pubblicazioni tecniche, tutte curate e valide, che descrivono in dettaglio le vie di più tiri nel lecchese.

Proprio entro questa tradizione, si colloca il presente volume, strutturato sulla precedente edizione del 2011, quasi completamente rivista, dato l’altissimo numero di nuovi itinerari sportivi e di stampo tradizionale aperti o attrezzati in questi dieci anni sulle pareti lecchesi. Dunque sulle orme dell’e dizione precedente anche questa mira a dare un quadro in gran parte esaustivo della situazione tecnica attuale delle pareti lecchesi, spaziando però non solo dalle Grigne al Resegone, al Monte San Martino, alla Valsassina, ma arrivando sino alle Orobie lecchesi e non trascurando strutture minori. Gli autori hanno volutamente dato al lavoro un taglio che unisce alla precisione tecnica una serie di approfondimenti storici relativi alle vicende e ai personaggi che hanno animato nel tempo l’azione verticale su queste pareti. Vengono quindi approfondite, con schede specifiche corredate da un apparato iconografico arricchi to da rare immagini, molto spesso inedite, le vicende che hanno portato alla creazione di molte vie celebri o di alta difficoltà. In particolare, con riferimento al Sasso Cavallo, alla Grignetta, alla Corna di Medale e al Pizzo d’Eghen. Notevole spazio è stato inoltre dato alla dettagliata descrizione degli itinerari non solo attraverso un testo analitico ma anche e soprattutto attraverso i tracciati sulle fotografie. Presentando questo lavoro, ad integrazione ed evoluzione dell’edizione precedente, gli autori si au gurano che esso rimanga a lungo come punto di riferimento tecnico e storico per la conoscenza e l’evoluzione dell’arrampicata sulle pareti attorno al Lario.

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SPORT CALZATURE TEMPO LIBERO ANDE.IT #ANDEXPLORE
Luca Danieli
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Ph. Christian Varrone
1. Pareti del lago di Lecco 2. San Martino Medale 3. Grigna Meridionale 4. Valsassina 5. Campelli 6. Alpi Orobie Valsassinesi 7. Grigna Settentrionale 8. Resegone 9. Monte Berlinghera 10. Triangolo Lariano 6
Mappa generale
1 10 2 3 4 5
7 8 9 7
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Sommario

Prefazione ........................... 4 Mappa generale 6 Introduzione tecnica .................. 10 Bibliografia 14 Ringraziamenti ...................... 15 Storia Alpinistica 16

PARETI DEL LAGO DI LECCO 24 01. Torre Striata e Sipario Ocra 28 02. Bastionata del Lariosauro 30 03. Paretone 32 04. Pilastro Rosso 36 05. Torre di Pradello 42 06. Antro di Pradello ................. 44

Via Panzeri - Pilastro Rosso di E. Pesci 48 07. Zucco della Penduliva 50

SAN MARTINO MEDALE 54 08. Parete Rossa .................... 58 09. Monte San Vittore Antimedale 72 10. Pilastro Irene 80 11. Corna di Medale 84

Via Rebus - Medale di E. Pesci 116 Via Gogna - Medale di E. Pesci 118 Via Taveggia - Medale di E. Pesci 120 Via Brianzi - Medale di E. Pesci 122 12. Pizzo Boga 124 13. Cima Calolden . . . . . . . . . . . . . . . . . . 126 14. Torrione di Val Farina 128

GRIGNA MERIDIONALE 130 15. Sigaro-Magnaghi 136 Via Marinella - Magnaghi di E. Pesci ... 174 16. Torrione Fiorelli 178 17. Piramide Casati 182 18. Torrione Palma 192 19. Campaniletto-Lancia-Torre-Fungo 198 20. Guglia Angelina-Ago Teresita 214 21. Vetta Grigna Meridionale.......... 222 22. Pertusio-Ratti-Mandello 234 23. Cecilia-Cinquantenario 254 Via Gandin - Cinquantenario di E. Pesci 276

24. Giulia-Costanza-Mongolfiera 280 Via Cassin - Torre Costanza di E. Pesci 296 25. Forcellino 298 Via Panzeri-Riva - Forcellino di E. Pesci . 310 Via Eclisse - Forcellino di E. Pesci 314

VALSASSINA 316 26. Dito Dones Zucco di Teral 320 27. Scudi di Valgrande ............... 326 28. Rocca di Baiedo 330 29. Cima di Fenia 336 30. Zucco dell’Angelone 342 31. Corna di Bobbio 358

CAMPELLI ......................... 368 32. Barbisino 372 33. Barbisino Parete Sud 388 34. Torre Conica e Torre Quadra 400 35. Pilastro De Simone 406 36. Dente dei Camosci 408 37. Pilastri dei Campelli 412 38. Zucco di Pesciola 422

ALPI OROBIE VALSASSINESI 444 39. Val Biandino 450 40. Pizzo Tre Signori - Bastionata della Foppa grande o di Piazzocco 452 41. Pizzo Tre SignoriTorre Introbio Parete Nord 462 42. Pizzo Tre SignoriBastionata Nord-Est 466 43. Pizzo Tre SignoriParete Arcana 470 44. Pizzo Tre Signori - La Sfinge 474 45. Pizzo Tre SignoriParete Ovest e Torrioni Ovest 478 46. Pizzo Varrone ................... 480

GRIGNA SETTENTRIONALE 484 47. Pizzo d’Eghen 488 Via Prigionieri dei Sogni - Eghen di P. Buzzoni 508

8

Via Cassin - Eghen di P. Buzzoni ...... 510 48. Parete Fasana 512 Via Favana - Pizzo della Pieve di P. Buzzoni 522

Dente della Fasana 524

Torre del Canal Grande 528

Scudi Tremare 532

Sasso dei Carbonari 536

Sasso Cavallo 544 Via Oppio - Sasso Cavallo di P. Buzzoni 566 Via del Det - Sasso Cavallo di P. Buzzoni 568 Via 10 Piani di Morbidezza - Sasso Cavallo di P. Buzzoni 572 54. Sasso di Sengg.................. 574

RESEGONE 610 64. Pala del Cammello 614 65. Torre Centa 618 66. Pizzo d’Erna - La Grand Dalle 620 67. Bastionata Ovest 624 Momenti di Alpinismo sul Resegone di G. Rocchi 628 68. Bastionata Sud 630 69. Torre di Valnegra 642 70. Pizzo Daina

644 71. Gruppo Solitario 648 72. Corna Camozzera 649 73. Monte Spedone 650 Via Ruchin - Monte Spedone di E. Pesci 664

MONTE BERLINGHERA 666 74. Cima delle Dune 668 75. Vandea 670 TRIANGOLO LARIANO 672 76. Corni di Canzo 674 77. Buco del Piombo 676

Panorama dalla vetta della Grignetta (© P. Lanfredi)
49.
50.
51.
52.
53.
55. Piancaformia 582 56. Pizzo dei Nibbi 584 57. Prima Parete di Piancaformia 592 58. Torre Viola 596 59. Torre Katia 598 60. Punta Ale 600 61. Seconda Parete di Piancaformia 602 62. Torre Crisalva 606 63. Torri di Piancaformia 608
.....................
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Introduzione tecnica

VALUTAZIONE DELLA DIFFICOLTÀ

Viene proposta come sulle altre guide di alpini smo una classificazione approfondita e comple ta, con una scala sulla proteggibilità espressa in numeri arabi abbinati alle lettere R o S per rico noscere il tipo di chiodatura (S = spit, R = chiodo, RS = chiodatura mista) affiancata da una scala in numeri romani (I, II, III, IV, V, VI, VII), che defini sce lunghezza e impegno ambientale della via e che prende spunto dalla scala americana in uso per le big wall. Tutto naturalmente va preso con le dovute cautele perché, su queste pareti, non tutte le vie hanno chiodatura a spit sistematica, dove non serve aggiungere altre protezioni; per

il resto, si percorre un terreno che lascia spazio all’inventiva, alla fantasia, alla capacità di ognu no e quindi, non completamente preconfeziona to.

LA DIFFICOLTÀ TECNICA

Questa guida comprende sia itinerari moderni o sportivi protetti a fix o resinati, sia itinerari classici dove sono presenti rare protezioni fisse da integrare. Pochi e ben evidenziati gli itinera ri con chiodatura normale a chiodi o sprotetti. Per ogni via si indica il grado massimo e quello obbligatorio, così come gli eventuali passaggi in artificiale.

AEREI

Segnali terra-aria

Segnali terra-ariaRazzo o luce rossa

Tessuto rosso quadrato teso Quadrato rosso di 100x100cm Cerchio centrale rosso di 60cm di diametro. Corona bianca di 15cm

Yes – sì
OCCORRE SOCCORSO NON OCCORRE SOCCORSO
No – no
SEGNALI INTERNAZIONALI DI SOCCORSO TERRA-ARIA RIVOLTI A ELICOTTERI E
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S1 Spittatura normale, come quella utilizzata in falesia. Distanza mai superiore ai III-4 m tra uno spit e l’altro. Lunghezza potenziale caduta qualche metro al massimo e volo senza conseguenze.

S2 Spittatura distanziata e tratti obbligatori tra le protezioni. Lunghezza potenziale caduta una decina di metri al massimo e volo senza conseguenze.

S3 Spittatura distanziata, passaggi quasi sempre obbligatori. Distanza tra gli spit anche superiore ai 5metri, voli lunghi ma non eccessivamente pericolosi.

S4 Spittatura molto distanziata (oltre i 7 metri), passaggi obbligatori. Una caduta può potenzialmente provocare un infortunio.

R1 Facilmente proteggibile con protezioni sempre solide, sicure e numerose. Limitati tratti obbligatori. Lunghezza potenziale caduta qualche metro e volo senza conseguenze.

R2 Mediamente proteggibile con protezioni sempre solide e sicure ma più rade. Tratti obbligatori tra le protezioni. Lunghezza potenziale caduta qualche metro al massimo e volo senza conseguenze.

R3 Difficilmente proteggibile con protezioni non sempre buone e distanti. Lunghi tratti obbligatori. Lunghezza potenziale caduta fino a 7-8 metri al massimo e volo con possibile infortunio.

R4 Difficilmente proteggibile con protezioni scarse o inaffidabili e/o distanti che terrebbero solo una piccola caduta. Lunghi tratti obbligatori. Lunghezza potenziale caduta fino a 15metri con possibilità di fuoriuscita di ancoraggi e volo con probabile infortunio.

S5 Spittatura oltre i 10m, passaggi obbligatori e tratti dove una caduta può sicuramente provocare un infortunio (caduta su terrazzi e cengie o al suolo).

S6 Spittatura solo parziale e posizionata lontano dai passaggi chiave, tratti molto lunghi, anche superiori ai 20m, in cui una caduta può avere conseguenze anche letali.

IMPEGNO GLOBALE

I Via corta richiedente poche ore, nei pressi della strada e con comodo avvicinamento, ambiente solare e ritirata comoda.

II Via di diverse lunghezze su una parete superiore ai 200m, avvicinamento facile anche se può richiedere una discreta marcia, comoda ritirata.

III Via lunga oltre i 300m, ambiente severo, richiede quasi tutta la giornata per essere superata. Può richiedere un lungo avvicinamento e la ritirata può non essere veloce.

IV Via distante dal fondovalle. Richiede un’intera giornata per essere superata. La ritirata può essere complicata e non svolgersi sulla linea di salita.

R5 Difficilmente proteggibile con protezioni scarse, inaffidabili e distanti che terrebbero solo una piccola caduta. Lunghi tratti obbligatori. Possibilità di lunghe cadute e di fuoriuscita di ancoraggi che può determinare un volo fino a terra con infortunio sicuro.

R6 Improteggibile se non per brevi e insignificanti tratti lontani dai passaggi chiave del tiro. Una eventuale caduta può avere conseguenze anche letali.

V Via molto lunga stile big wall, richiede normalmente un bivacco in parete. Ritirata difficile, ambiente severo.

VI Big wall che richiede più giorni di permanenza in parete, ambiente di alta montagna, ritirata difficile.

VII Tutte le caratteristiche proprie del grado VI esasperate, come nel caso di big-wall himalayane che necessitano di una spedizione per essere superate.

PROTEGGIBILITÀ
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INFORMAZIONI GENERALI

Il territorio prealpino lecchese presenta, come detto precedentemente, un numero molto ele vato di pareti rocciose di altezza variabile fra i 60 e i 600metri. Alcune di queste pareti calca ree si trovano a poca distanza dai centri abitati, come la Corna di Medale o le Pareti del Lago, facilmente raggiungibili da Lecco. Altre, come il Sasso Cavallo o il Pizzo d’Eghen, sono ubicate in zone più remote, o molto remote e necessitano di un approccio più meditato e critico. L’offerta di itinerari di ogni genere spazia dalle vie nor mali di modesta difficoltà, spesso frequentate da principianti, a itinerari estremi che si collo cano fra i più belli e severi delle Prealpi. Enor me il numero di vie moderne,talora di sviluppo notevole (300/400m) ben attrezzate a fix o molto spesso a fittoni resinati. Se, per quanto riguarda gli itinerari classici, il livello di difficoltà di rado supera il 5c/6a della scala francese, per gli altri itinerari moderni il livello più rappresentato è quello dei gradi che vanno dal 6b al 7a.

Quasi tutte le vie della zona si svolgono su roc cia buona o ottima, ove regna sovrana la placca tecnica, anche se non mancano belle fessure e diedri, come sulla Medale, in Grignetta e sul Piz zo d’Eghen, mentre modesta o quasi nulla è la presenza di itinerari fortemente strapiombanti. La titanica opera di richiodatura sistematica a fittoni resinati, svolta alcuni anni fa e riguardan te moltissime vie delle Grigne, ha migliorato in modo determinante la sicurezza degli itinerari ma non ha mutato l’impegno globale di varie sa lite, che spesso si svolgono su terreno esposto ed esigono sempre un approccio alpinistico. È possibile determinare una divisione per tipo logia delle strutture lecchesi ove sono presenti itinerari di più tiri:

Fra le pareti di maggior ampiezza, con vie di sviluppo già notevole, e che richiedono una buo na esperienza alpinistica, vanno segnalate: la Corna di Medale, che ha facile accesso in ogni stagione, vie molto belle e frequentate, ma che rimane una parete complessa e da non prendere mai in modo leggero, sia per il pericolo di caduta sassi, sia per la difficoltà di calata su parecchi itinerari. Il Sasso Cavallo presenta splendidi iti nerari di notevole sviluppo, con accesso lungo

e faticoso, in un luogo isolato e con vie su cui le protezioni vanno spesso integrate. La solitaria parete del Forcellino, su cui ci si cala per circa 300metri, benché non particolarmente esposta, obbliga alla risalita e come tale rimane impe gnativa. Le vie sono ben chiodate e in genere di soddisfazione. Il Pizzo d’Eghen è la struttura più remota e complessa della zona, accessibile at traverso un lungo zoccolo per nulla banale ed è caratterizzata da vie belle e difficili. I soccorsi sono molto problematici e già in passato si sono rivelati estremamente impegnativi. La parete ha copertura cellulare. Allo stesso modo, soccor si problematici, che diventano drammatici con cattivo tempo, sono da considerarsi quelli sul la Parete Fasana, in quanto si svolgono su una parete articolata e friabile. Buona la copertura cellulare, che è invece assente sul Sasso Ca vallo e sul Sasso dei Carbonari, così come nella zona orobica. Soprattutto per il Pizzo d’Eghen, la Parete Fasana e il Sasso dei Carbonari si sotto linea la necessità di una consolidata esperienza alpinistica che unisca la livello tecnico tutte le astuzie del caso. Per quanto riguarda le pareti minori, cioè di lunghezza inferiore ai 200metri, va osservato che esse richiedono quasi sempre un approccio alpinistico, legato al terreno e all’ambiente, an che se sono ben chiodate e accessibili in meno di un’ora. In particolare ciò vale per la Grignetta, montagna bellissima ma infida e scoscesa, i cui versanti sono talora friabili - mentre le vie hanno quasi sempre roccia sana o ottima- e presenta no grande variabilità di condizioni legate anche ai residui di neve dopo l’inverno. Ciò consiglia, ad inizio stagione, un’adeguata attrezzatura. In genere, per tutte le vie della zona, si consi gliano due corde, qualche friend e una dozzina di rinvii. Sempre necessario il casco.

Introduzione tecnica
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ACCESSI E VIABILITÀ LOCALE

La zona di Lecco si raggiunge facilmente da sud, via Milano, per la SS36, che si imbocca da Viale Fulvio Testi o dalla bretella della Tangen ziale Est. Provenendo da nord si può giungere a Lecco sempre dalla SS36 che scende da Colico. Nei tardi pomeriggi festivi è spesso facile tro vare molto traffico o code in direzione sud, poco dopo Lecco, o all’altezza del tunnel del Monte Barro. La costruzione e apertura della nuova strada che collega Lecco e Ballabio ha facilitato grandemente il raggiungimento della Valsassi na, ma si tenga sempre presente che, soprattut to in inverno quando nel pomeriggio ai turisti si sommano gli sciatori è quasi normale, nei giorni festivi, trovare code in direzione sud nel tunnel che porta a Lecco.

METEO

La zona del lago di Lecco presenta un clima ben definito, con inverni spesso mitigati dal calore del lago e giornate o periodi secchi e temperati. Alcune pareti locali, come la Meda le e l’Antimedale, godono di un microclima che

permette di arrampicare in maglietta anche in inverno, quando le temperature in pianura sono rigide, mentre risultano assolate e troppo calde in estate. Ovviamente molte pareti più in quota, come la Grignetta o il Sasso Cavallo, risultano inagibili in inverno e comunque una corretta documentazione e informazione meteorologica è obbligatoria per la frequentazione della gran parte delle pareti della zona.

INFO METEO www.ilmeteo.it www.3bmeteo.it ARPA Lombardia.BollettinoMeteo Regione Lom bardia, copre 3 giorni dall’emissione. Bollettino Meteo Svizzera Italiana +41 848800162 (emissione con aggiornamento continuo) http://www.meteosvizzera.ch/web/it.html Bollettino del Centro Geofisico Prealpino Bollettino Nivometeo AINEVA

INTERNET http://larioclimb.paolo-sonja.net/index.html

Il bivacco Ferrario, in cima alla Grignetta (© P. Lanfredi)
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Annibale Rota: LE GRIGNE 5a ed.* - A.P.T. Lecco, C.M Lario Or. 1991

Valerio Casari: LE PERLE DEL LAGO - Ed. Albatros, Valmadrera 1991

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Jurg Von Kanel: SCHWEIZ PLAISIR SUD - Edition Filidor 2000

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Pietro Buzzoni, Andrea Spandri, Giuseppe Carì: CALCARE D’AUTORE. ARRAMPICARE NELLA GRIGNA DIMENTICATA E SCONOSCIUTA - Bellavite, Missaglia (Lc), 2007

Eugenio Pesci: “GRIGNE FOREVER” in ALP – Arrampicata, n.247, novembre 2007, pagg. 56/64

Pietro Corti: ARRAMPICARE INTORNO AL LARIO ORIENTALE - Novantiqua Multimedia, Lecco 2008

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Eugenio Pesci: Lario rock multipitch. Alcune recenti novità . in Up Climbing, Bimestrale di arrampicata e alpinismo, 14, settembre ottobre 2021, Versante Sud editore Milano, pp. 106-113. * guida escursionistica

Ringraziamenti

Tino Albani, Giuseppe “Det” Alippi, Marco Anghileri, Silvano Arrigoni, Benigno Balatti, Alessio Bastianello, Biblioteca A. Gomba Milano, Don Agostino Butturini, Stefano Canali, Michele Caminati, Andrea Carì, Piero Cendali, Giovanni Chiaffarelli, Roby Chiappa, Domenico Chindamo, Emiliano Cogliati, Elisabetta De Berti, Matteo Della Bordella, Andrea De Martini, Saverio De Toffol, Raffaele Dinoia, Famiglia Fasana, Ivo Ferrari, Marco Ferrazza, Lorenzo Festorazzi, Fondazione Riccardo Cassin, Renato Frigerio, Marco Galli, Francesco Galperti, Roberta Geddo, Luca Gianola, Alessandro Gogna, Palma Lanfredi, Fabio Lenti, Rossano Libéra, Eloisa Limonta, Alessandro Longoni, Marco Maggioni, Michele Mandelli, Paolo Marazzi Gianluigi Marini, Marino Marzorati, Diego Maroni, Oscar Meloni, Federico Montagna, Alessandro Monti, Emiliano Giovanni Nicoli, Jorge Palacios, Emanuele Panzeri, Sergio Panzeri, Marco Paredi, Matteo Piccardi, Marta Pirovano, Andrea Ossola, Walter Polidori, Andrea Pozzi, Bruno Quaresima, Gerardo Re Depaolini, Angelo Riva, Norberto Riva, Giancarlo Riva, Giovanni Rivolta, Giuseppe Rocchi, Andrea Savonitto, Luca Schiera, Adriano Selva, Andrea Spandri, Giorgio Tessari, Giuseppe Ticozzi, Fabio Trincavelli, Fabio Valseschini, Paolo Vitali & Sonja Brambati, Dario Zamboni, Marco Zanchetta, Ivano Zanetti.

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Storia alpinistica

L’area delle montagne circostanti il Lario è ric ca di pareti anche di sviluppo notevole, e tali da raggiungere in alcuni casi i 500metri. Se sulla Grigna Meridionale le pareti di rado superano i 200metri di altezza, in altre zone lecchesi, come sul Monte San Martino o sul versante sud del Grignone esse si presentano imponenti, verticali e di notevole interesse alpinistico. Questo vale di sicuro per il Sasso Cavallo, per la Corna di Medale, per il Pizzo d’Eghen, per il Sasso dei Carbonari, sino al solitario Forcellino. L’esplorazione e l’apertura di vie alpinistiche su queste pareti è iniziata in epoca primordiale, già nei primi decenni del 1900, a partire dalle affa scinanti guglie della Grignetta, ove arrampica tori lombardi come Eugenio Fasana, che salì il Sigaro, o come Erminio Dones che aprì una diffi cile via sul Primo Magnaghi nel 1915, dimostra rono doti di coraggio e di capacità tecnica non comuni, superando la logica tardo ottocentesca di un alpinismo ancora legato solo alla pura esplorazione e evidentemente in evoluzione ver so l’epoca del chiodo e della ricerca dei tracciati più difficili. Entro gli anni ’20molte delle guglie della Grigna furono salite, e cominciarono a es sere frequentate per le vie normali, data anche la grande vicinanza a Lecco, Como e Milano. Ai rocciatori locali si aggiunsero altri provenienti da fuori, come Arturo Andreoletti, nel 1914 sulla

Guglia Angelina, o come Giuseppe Dorn, giovane tedesco che lavorava a Milano e che si avventu rava spesso da solo sui Magnaghi, alpinista di capacità fisiche incredibili, espresse soprattutto sul Monte Rosa in salite epiche per quei tempi. Gli anni ’20 videro la conclusione di un periodo pionieristico non ancora indirizzato alla valoriz zazione dell’elemento atletico nell’apertura del le vie su roccia nelle Grigne: anche se Fasana e Dones erano valenti atleti dal fisico perfetto, ginnasta alla Forza e Coraggio il primo, campio ne europeo di canottaggio il secondo. All’inizio degli anni 30 la musica cambiò: un pic colo ma scelto gruppo di giovani operai lecche si, fra cui si distinsero subito Riccardo Cassin e Mario dell’Oro (Boga), attaccò le pareti lecchesi alla ricerca della difficoltà, lungo linee impen sabili fino a poco tempo prima. Sorretti da un entusiasmo eccezionale e da ottimi mezzi fisici questi giovani tempestarono le Grigne di nuove vie, con non rari passaggi in libera intorno al VI° grado, cominciando anche a raffinare la tecnica della scalata artificiale che verrà loro insegnata a dovere da Emilio Comici quando a metà de gli anni 30 si presenterà al Corno del Nibbio in compagnia di Mary Varale, la celebre “ragazza dal giubbetto rosso” valente arrampicatrice e moglie del giornalista sportivo Vittorio Varale. Fu Boga, giovanissimo nel settembre del 1930

Emilio Comici Mario dell’Oro (Boga) e Cassin
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Eugenio Fasana

ad aprire la nuova epoca insieme a Molteni e Villa salendo la Mongolfiera per la via Lario, classificata “estremamente difficile” nella Scala Welzenbach, ossia VI° grado. Mentre altri scala tori storici (come gli aristocratici milanesi Ugo di Vallepiana e Bonacossa, talora accompagnato dal re Alberto dei Belgi che era solito fare cam pagne estive in Grigna risiedendo al Rifugio Por ta) continuavano ad aprire vie di media difficol tà, sul tipo dello Spigolo della Piramide Casati, Cassin e compagni salivano una dopo l’altra non solo le guglie e i torrioni sopra il Pian dei Resi nelli, ma anche pareti più importanti, come la Medale.

Nei primi anni 30 il valsassinese Giovanni Gan din si distinse come rocciatore puro, e guida al pina, aprendo il 27 giugno 1932 un itinerario dif ficilissimo sulla estetica parete sud del Torrione del Cinquantenario, sul cui secondo tiro piantò probabilmente il primo chiodo fisso della storia, nella forma di un fittone inserito in un buco di roccia migliorato. Al contempo superò passag gi in libera di VI grado. La via rimase irripetuta per circa 30 anni. Ma la caratteristica essenziale di questo alpinismo su roccia tipico dei lecche si negli anni 30, inserendo nel gruppo anche il minuscolo Ercole Esposito (Ruchin) che morirà sulla Comici al Sassolungo poco prima della fine della seconda guerra, fu di certo la capacità di sperimentare in Grigna difficoltà elevatissime su tratti brevi, come in laboratorio, cosa che permise poi a questi ragazzi di esprimersi ad

altissimo livello in Dolomiti e al Monte Bianco. Fra loro vanno ricordati Gigi Vitali, Ratti, fisica mente fortissimo, e soprattutto Vittorio Panzeri il massimo talento tecnico lombardo del periodo prebellico. Seppe dare il meglio di sé con l’aper tura della Marinella al Primo Magnaghi, salendo un primo tiro quasi sprotetto e valutabile oggi 6a/6a+, ove fra l’altro ci si è chiesti come sia stato possibile piantare un chiodo su un passo in cui non si può togliere la mano per chiodare: forse venne usato un arcaico rampino di ferro, bisnonno del cliff-hanger attuale. Esaurite le pareti brevi - il Nibbio ormai diven tato una palestra ginnica per un club a inviti –Cassin, Boga e gli altri passarono alle pareti più alte, iniziando con la famosa salita della Medale, significativa non per la difficoltà ma perché con cettualmente apre di fatto alle vie di fondovalle, in un’ottica in fondo sportiva e non così legata alla vetta, quanto al puro superamento di pareti al di là della loro ubicazione. Lo stesso Cassin spaziò sul Pizzo d’Eghen per il temibile Cami no Centrale, sul Sasso Cavallo e dei Carbonari, aprendo queste pareti solitarie e impegnative all’interesse sportivo di altri: fu così che Nino Oppio e Oreste Dell’Era nel 1939 aprirono sulla sud del Sasso Cavallo la “Via delle Cento Ore”, con vari bivacchi e grande uso di chiodi di vario tipo. A lungo classificata come la più difficile e ardita via su roccia delle Alpi Centrali e forse ol tre. L’itinerario fu avvolto da un alone di leggen da fino agli anni 50.

Ercole Esposito “Ruchin” Vittorio Panzeri Giovanni Gandin
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Storia alpinistica

Tramontati gli astri del ventennio, gli anni 40 furono abbastanza poveri di aperture sulle pa reti lariane, e ci si limitò a itinerari di minore interesse, spesso su roccia non buona. Tuttavia, agli inizi degli anni 50 un vento di novità soffiò nuovamente sul lago e sulle sue pareti: il raffi namento delle tecniche di chiodatura e dei ma teriali, unito alla frequentazione ormai massiva delle Grigne da parte dei rocciatori lombardi aprì nuovi orizzonti a pochi scelti scalatori, come ad esempio i monzesi Walter Bonatti, Andrea Og gioni e Josve Aiazzi, che si diedero da subito alla ripetizione delle vie più difficili, trainati dal fenomenale Bonatti, ventenne, che superò una dopo l’altra la parete della Medale, la Torre Co stanza, i Magnaghi, per itinerari di concezione innovativa e spesso di alto impegno tecnico. Ma anche gli anni 50 non furono ricchi di novità, e si dovette aspettare la metà del decennio succes sivo per vedere all’opera in zona apritori di vie creativi e determinati. Finita l’epoca delle prime o seconde ripetizioni delle antiche vie della Gri gnetta l’attenzione dei più attivi si focalizzò sulla Corna di Medale, una parete chiave nella storia dell’arrampicata su calcare nel nord Italia. La Medale fu attaccata per tracciati dall’estetica accattivante e molto esposti, in genere lungo sistemi di fessure e diedrini (il classico diedri no cieco e liscio della Medale…) ma anche per alcune placche, già a gocce, dove non sempre si poteva chiodare, partendo dall’esempio del forte Giorgio Brianzi che all’inizio del decennio aveva appunto aperto una via in questo stile in cima

allo zoccolo sul pilastro sud-ovest. Fra il ’65 e il ’69 arrivano le vie di Tiziano Nardella, fra cui spiccano la Taveggia – in seguito un vero fetic cio verticale – e la Milano 68, e di Alessandro Gogna che, in compagnia di Leonardo Cerruti, apre un itinerario storico di notevole impatto non solo locale. Sul finire degli anni 60 e negli anni 70 la Medale diventa una parete di riferimento internazionale, data la comodità e la bellezza delle vie.

Agli inizi degli anni 70 si distinguono in zona al cuni giovani arrampicatori lecchesi, come Ser gio Panzeri e Giancarlo Riva, che di lì a poco apriranno due vie storiche, una sul Pilastro Ros so del lago e l’altra sul Forcellino, seguendo le orme di Gigi e Giuseppe Alippi: quest’ultimo, il mitico Det, da annoverarsi tra i più forti rocciato ri lombardi di sempre, a metà degli anni 70 apre sul “suo” Sasso Cavallo la via del Det, itinerario estremo sia in libera che in artificiale. Al fianco di Panzeri e Riva non può essere dimenticato Raffaele Dinoia, milanese, rocciatore di assoluta esperienza, già pronto al balzo sui gradi in ar rampicata sportiva, disciplina che nel 1978 era agli albori.

Ma gli anni 70 riuscirono in realtà a dire cose nuove, nel lecchese, per quanto riguarda l’aper tura di vie su pareti, solo nella loro fase conclu siva, quando le note vicende sociali e politiche che mandarono in risonanza il mondo, attec chirono nella mente creativa di alcuni giovani scalatori decisi a chiudere i conti con un passato grondante retorica e ancora fermo a miti arcaici

Nino Oppio Walter Bonatti Josve Aiazzi e Andrea Oggioni
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dell’alpinismo. Attivissimo, in epoca pionieristica, e molto im portante per la formazione dei giovani alpinisti lecchesi fu Don Agostino Butturini, insieme al Gruppo Condor: il Don, un vero personaggio chiave, ancor oggi attivo, iniziò all’arrampicata molti futuri talenti, e con alcuni di loro aprì vie spesso impegnative in Antimedale, Medale (via Luci della città, con Pietro Corti), sulla parete di Val Calolden e sul San Martino. Itinerari di rado divenuti classici ma testimonianze di un’epoca particolare di trasformazione dell’alpinismo su roccia nel lecchese.

Ciò avvenne soprattutto per merito di un gruppo di milanesi, come Ivan Guerini, Monica Mazzuc chi, sua compagna, Tiziano Capitoli, Mario Villa, Renato Comin, Ivano Zanetti, e altri, i quali an che attraverso un uso specifico dell’allenamento e delle logiche rivoluzionarie del movimento del Nuovo Mattino e di quello dei nascenti Sassisti della Val di Mello, iniziarono a ripetere in arram picata libera tante vie difficili del lecchese, con risultati stupefacenti, che portavano la scala dei gradi in zona fino all’ ottavo grado. Forti di sog giorni in Verdon e in Dolomiti, i membri di questo gruppo, così come non pochi lecchesi, si fecero portatori di un modo nuovo di arrampicare, in fondo uno stile di vita, che privilegiava l’arram picata in libera.

Proprio in questo periodo si distinse per la sua attività esplorativa e di apertura di itinerari in stile free-climbing Andrea Savonitto, vero sco

pritore e valorizzatore dello Zucco dell’Angelone, in parte legato al gruppo di Guerini, ma sempre coerente con una propria personale impostazio ne alpinistica, poco legata a schemi e dogma tismi.

Anche altri alpinisti lecchesi si distinsero in que sti anni nell’apertura di nuovi itinerari, soprat tutto nella zona dell’Antimedale, come i fratelli Daniele e Roby Chiappa. Il primo, nel corso di una lunga carriera alpinistica aprì varie vie al Lago, in Grignetta e salì fra l’altro il Cerro Torre con il gruppo di Casimiro Ferrari. La sua figura va inoltre ricordata per l’eccezionale impegno profuso nel Soccorso Alpino, che ricevette dalla sua azione, in zona, una spinta tecnica e opera tiva fondamentale. Ma verso il 1980/82 si cominciò a capire che per superare le placche verticali tanto tipiche della zona si doveva importare dalla Francia l’uso dell’ormai noto spit, parsimoniosamente presente già in Verdon. Fu Marco Ballerini, sul Sasso di Introbio a provarlo per primo su alcu ni monotiri sportivi, lanciando nuove difficoltà e aprendo all’arrampicata sportiva, ben presto esplosa in zona in tre falesie storiche: Antime dale, Lago, Nibbio. L’uso dello spit scatenò in zona, nell’arrampica ta sportiva, nella prima metà degli anni 80, molti lecchesi e milanesi, fra cui Giuseppe Bonfanti, i fratelli Dallona, Valerio Casari, Norberto Riva, Massimo Colombo, Carlo Besana, e tanti altri che non è qui possibile enumerare.

Tiziano Nardella Alessandro Gogna Sergio Panzeri e Giancarlo Riva
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L’aumento delle capacità tecniche su roccia, dovuto alla frequentazione delle prime falesie lecchesi, portò ben presto a trasferire il gioco sulle pareti più alte: si schiusero allora ina spettati orizzonti, ossia la caccia alle placche, ai muri lisci, ove lo spit diventò la naturale guardia dell’arrampicata libera. Fu ancora la Medale a fare la parte del leone, intorno alla fine del 1984, quando, seguendo l’esempio di Manolo e Roberto Bassi (Zanzara e Labbradoro al Colodri di Arco, dall’alto però), Ivano Zanetti, Giovanni Chiaffarelli e Umberto Villotta salirono dal basso Breakdance, splendi da via moderna, quasi subito liberata da Balle rini e Casari con difficoltà di 7b, e destinata a uno strepitoso successo internazionale. Da qui la prima rinascita della Medale: Mary Poppins (P.Vitali, 1983, 6c+), Mexico e Nuvole (Meciani, Bambusi, Melacarne, 6c, 1986), Altri Tempi (Pe sci e Galli, 6c+, 1986), Sulla Rotta di Poseidone (Galli e Pesci, 1985, 6c), Saronno 87 (Uboldi e Compagni, 1987, 6c), Via dell’Anniversario (Ubol di e Borghi, 1986, 6a+), Gocce Imperiali (Giorgio Anghileri e compagni, 6c+ expò, 1987), Eternium (Panzeri, Garota, Manni, 1989, 6c), precedute però dalla madre di queste vie, Rebus aperta da Zanetti, Chiaffarelli e Pesci nel lungo inver no 1985/86. Questa via, impegnativa, esposta e tecnicamente complessa per alcuni tratti su ganci, è rimasta a lungo la più difficile della zona e anche oggi viene salita di rado e con le dovute cautele.

A lato di questa attività massiva vi furono in que sti anni anche aperture in stile più classico sul Grignone (Sasso dei Carbonari, Sasso Cavallo) così come su zone minori del Medale e dell’An timedale: in particolare va ricordata la figura di Lorenzo Mazzoleni, che scomparirà purtroppo durante la discesa dal K2, impegnato proprio su queste pareti, sia in ripetizioni di prestigio che in vie nuove. Insieme a Giorgio Anghileri e Paolo Crippa “Cipo”, Mazzoleni può essere considera to una figura carismatica per l’alpinismo lecche se degli anni 80. L’inizio degli anni 90 vede una proliferazione di aperture su molte pareti della zona, sostenuta da una frequentazione sempre più massiccia di tutta l’area lecchese che si colloca ben presto fra le più gettonate del nord Italia per l’arrampi cata moderna. Inoltre, l’uso del trapano in aper tura dà adito da subito alla ricerca di itinerari ben protetti e mai troppo pericolosi, nel tentativo di portare definitivamente lo spirito dell’arram picata sportiva su vie di più tiri. È tutto un fiorire di belle vie, in particolare in Grignetta (Nastas sia Kinsky, 7a Primo Magnaghi, Pesci e Rivolta, 1989, roccia incredibile; Il Fantasma della Li bertà, 6c, Torrione del Cinquantenario, Pesci e Zanetti, dall’alto, 1990) ma soprattutto sul Sasso Cavallo, dove Marino Marzorati, arrampicatore tecnicissimo e di alto livello, Norberto Riva e altri aprono numerose e storiche vie: Sognando Ca lifornia, 7a+ e A2; L’Altra faccia della Luna, 6b e A2; fino alla fantastica Dieci piani di Morbidezza

Norberto Riva Marino Marzorati Paolo Vitali Sonja Brambati
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aperta da Riva, Tantardini e Villotta, lungo plac che monolitiche con difficoltà di 6c obbligato, e un breve tratto di A1 liberato a vista da Giuseppe Dallona con difficoltà di 7c+/8a. Indubbiamente la più bella via su calcare delle Prealpi. Marino Marzorati è di sicuro fra i più titolati apritori di vie nel lecchese, sia per il livello degli itinerari, sia per la continuità nel tempo, cor roborata da un’attività di ripetizione sulle Alpi svolta ad alto livello. Allo stesso modo non si può dimenticare Benigno Balatti, mandellese, probabilmente il massimo esperto della costiera Cavallo-Carbonari, dove, sin dagli anni 70, in cui fu il compagno principale del Det, ha aperto nu merosissime vie nuove di stile classico, esplo randone altre poco ripetute e riportandole spes so a nuova vita storica, come ad esempio quelle del solitario Sasso di Sengg (via Vicenza, aperta negli anni 30 da Eugenio Vinante e, per l’epoca, molto impegnativa in arrampicata libera). Lo stesso Balatti vanta poi un’attività densissima in Grignetta, sul Forcellino e sullo Zucco della Penduliva. A ciò si aggiunga una nota e continua attività di ghiacciatore di alto livello sulle Alpi e non solo.

Sempre negli anni 90 il fortissimo Paolo Vitali, insieme a Sonja Brambati apre numerose vie su strutture poco esplorate, come lo Zucco di Teral, la stessa Parete Rossa del San Martino – già sa lita da Vittorio Panzeri per una via difficilissima e mai ripetuta per una frana successiva – con puntate in Grignetta (Zerowatt, sulla Mongolfie ra, con Pietro Corti, 1996, 6c+; Antiche Tracce,

ancora con Pietro Corti, uno dei massimi esper ti delle pareti lecchesi, ottimo arrampicatore e affidabilissimo estensore di topoguide tecniche, 7a+, 1995).

Nel 1993 sul Sasso Cavallo Manlio Motto, allora nel momento d’oro che fece di lui uno dei più forti apritori del decennio a livello internazio nale, con Mario Giacherio e Gianni Predan, sale Ibis, splendida via moderna di alta difficoltà. Al contempo fra il 1992 e il 1995 è il turno della im pressionante (più che altro a vedersi) Parete del Forcellino, su cui ci si cala dal bordo per 300me tri, dovendo poi per forza risalire… Gli esperti Garbi e Bergliavaz attrezzano dall’alto con un ciclopico e impegnativo lavoro tre vie, tut te divertenti e non facili (6c/7a): Astra, Discovery, Criss Cross, a cui si affianca nel 1996, tramite una voluta e studiata salita dal basso, Eclisse, 7b, aperta da Zanetti, Chiaffarelli e Pesci, dieci anni dopo la storica Rebus. Altre pareti vengono esplorate sul finire degli anni 90: nel 1995 è la volta del remotissimo Piz zo d’Eghen, ove Zanetti, D’Alessio, Chiaffarelli e Tamagni attrezzano dall’alto la bella e mai peri colosa Soffiando nel Vento, al cui primo spit si arriva però dopo quasi cinque ore di complesso avvicinamento.

Mentre il Resegone con le sue bastionate diven ta meta di un pubblico ampio, già dai primi anni 90, attraverso il continuo lavoro di apertura e attrezzatura svolto da Giuseppe Rocchi, massi mo esperto di questa montagna, e da un piccolo gruppo di rocciatori di Calolziocorte, con molte

Andrea Savonitto Don Agostino Butturini Benigno Balatti
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Storia alpinistica

belle vie protette in modo moderno, ancora Pao lo Vitali con Corti e Brambati negli anni succes sivi si dedica a nuovi itinerari al Dente del Lupo, alla Bastionata di Val Verde, in Grignetta, (L’altra faccia della Grigna, 6c+, Torre Costanza, 2003), culminati in tre vie nuove sulle pareti del lago, di notevole sviluppo e difficoltà (Panoramix, 7a+, splendida, Breva e Tivan, Chelidonia Express). Non mancano itinerari sparsi in Grignetta, so prattutto sulla bella e storica parete ovest del Primo Magnaghi, come la via Anna, 7a+, Bian chetti e soci; Il chiodo del Bigio, Quaresima e Pesci, 7a+; La monachella rossa, i medesimi, Cinquantenario, Il sol dell’avvenire, Re Depaolini e Pesci, ancora Primo Magnaghi, 6b+. Lo stesso Gerardo Re Depaolini deve essere considerato fra i più attivi esploratori del gruppo delle Gri gne, ove ha alternato negli anni aperture di nuovi itinerari di ampio respiro (Falce e martello, alla Medale, 7b+, 400metri) con altri più brevi, in Gri gna e in Antimedale. Nel contempo, a partire dalla fine degli anni 90, diventa trainante e attivissimo in zona il gruppo degli arrampicatori valsassinesi costituito so prattutto da Pietro Buzzoni, Adriano Selva e An drea Spandri. Sono loro a fare la parte del leone negli ultimi sette/otto anni, con l’apertura di un alto numero di vie in zona: si inizia con l’esplo razione sistematica delle pareti della cresta di Piancaformia, proseguendo con la più recente area dello Zuccone Campelli, continuando con la Corna di Bobbio, per arrivare ancora al Piz zo d’Eghen, su cui Buzzoni e compagni salgono

l’impegnativa Liberi di sognare, 600metri, 7b+, un gran vione in ambiente remoto, e dove Adria no Selva esprimendosi ai suoi massimi livelli apre nel 2005, insieme ad Andrea Spandri, Pri gionieri dei sogni, itinerario moderno estremo, che può essere considerato fra i più difficili e impegnativi itinerari delle Alpi (7c+, 7b obbligato lontano dai chiodi).

Ancora la Medale, il Sasso Cavallo, il Pilastro Rosso e il Forcellino, riservano novità dell’ulti ma ora, con quattro vie molto interessanti e di notevole sviluppo per la zona: La sezione aurea, 7c, 370metri, a destra della Cassin in Medale, aperta da Pesci, Chiaffarelli e Bastianello nel 2011, e Febbre da Cavallo sul medesimo Sas so, di Buzzoni e Tantardini, 7b, 300metri, Etica e Deontologia, di Selva e compagni al Pilastro Rosso e una nuova via attrezzata alla Parete del Forcellino, Aria, 7b+, per opera di Eugenio Pesci ed Eloisa Limonta nel 2011. Nel complesso si può dire che l’ormai trenten nale attività di apertura di vie moderne nelle Grigne ha prodotto un gran numero di vie sicu re e molto belle, di vario stile e sparse in vari ambienti, dal fondovalle, alle coste del lago, agli ambienti alpini. Purtroppo si deve consta tare che il numero delle persone dedite a que sta impegnativa attività di ricerca e di creazione di nuovi itinerari è limitatissimo, e si chiude in pratica intorno a una decina di storici appassio nati che ancor oggi cercano di regalare a tutti gli arrampicatori nuove vie per belle avventure verticali.

Eugenio Pesci Daniele Chiappa Lorenzo Mazzoleni
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Nei dieci anni trascorsi ad oggi dalla precedente edizione di questa ormai assai ponderosa gui da alpinistica, sulle pareti lecchesi sono state aperte o attrezzate molte altre vie nuove, che non possiamo qui citare in dettaglio: vale però la pena di ricordare, per precisione tecnica, e sotto certi profili anche storica, soprattutto i dif ficili itinerari al Sasso Cavallo (If, Matteo Della Bordella ed Eugenio Pesci; Blu Nord, Eugenio Pesci e Marta Pirovano, sulla intonsa parete W), al Pizzo d’Eghen (Le porte del sogno, Andrea Cari’ e Pietro Buzzoni), alla Parete Rossa del San Martino (Luca Schiera e Dimitri Anghileri), a Pradello (Hotel du Lac, Pietro Buzzoni e Eugenio Pesci), al Pilastro Rosso (Sette birre col Berna, Dario Zamboni e compagni).

A queste notevoli vie si affiancano numerosi iti nerari soprattutto nella zona dei Campelli sopra Bobbio, nella zona della Cresta di Piancaformia (prevalentemente per opera di Pietro Buzzoni e compagni), in Grignetta (per merito dell’attivis simo ed esperto Giovanni Chiaffarelli, coadiuva to spesso da Federico Montagna; di Ivano Za netti, di Eugenio Pesci), in Medale (Capolavoro di Natale di De Martini; Ticket to ride di Eugenio Pesci).

Sempre nella inesauribile Grignetta sono da ricordare varie vie aperte con stile classico da Saverio De Toffol e Jorge Palacios, al Palma, Ce cilia, alla Mongolfiera, al Fungo, alla bastionata della Cresta Segantini. Infine una menzione speciale va alle nuove vie

sportive di Chiaffarelli e compagni al Monte Spe done sopra Calolziocorte, e a due interessanti vie sempre a carattere sportivo per firma di Giu seppe Rocchi sulla Torre Centa. A questi nuovi itinerari si devono aggiungere al cune notevoli realizzazioni in arrampicata libe ra, su itinerari di antico artificiale, soprattutto in Grigna, per merito prevalente di Matteo Piccardi e Gerardo Re Depaolini e in Medale, dove Luca Schiera introduce il livello 8, salendo in comple ta arrampicata libera la storica e sempre impe gnativa via Rebus del 1986 Una lunghissima, secolare, storia verticale che permane, senza soluzione di continuità, e che promette ancora molte novità negli anni a ve nire, soprattutto per quanto riguarda l’alta dif ficoltà, Anche se il numero degli apritori e degli at trezzatori di itinerari di più tiri è sempre molto esiguo, e non c’è da stupirsi, data la difficoltà e l’impegno che questo tipo di attività richiede.

Giorgio Anghileri Ivano Zanetti Adriano Selva e Pietro Buzzoni
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Eugenio Pesci Pietro Buzzoni

PARETI DEL LAGO DI LECCO

Con il nome tecnico di Pareti del Lago si intende, ormai da più di vent’anni, tutta l’imponente e lunga bastionata rocciosa, di altezza variabile – ma in genere alta circa 300m – che si estende sulla sponda destra del lago poco dopo Lecco, fino alla zona di Pradello. Queste pareti presentano in genere delle fasce basali compatte e in prevalenza articolate per placche bianche o grigie, e una parte centrale superiore molto più complessa, equamente suddivisa in settori di roccia ottima e in altri invece infestati da vegetazione e non di rado da pilastri instabili. Complessivamente, queste strutture offrono numerosi itinerari moderni, alcuni dei quali sono molto belli e consigliabili, e di difficoltà medio-alta. A partire dagli anni 70 del secolo scorso, sono state inoltre aperte una quindicina di vie di stampo classico, oggi, con rare eccezioni, salite molto di rado o del tutto dimenticate. L’esposizione delle pareti a W/SW le rende più interessanti nelle mezze stagioni, torride in estate e poco praticabili in inverno, per la poca luce pomeridiana, soprattutto per quanto riguarda le vie di maggior sviluppo. L’accesso molto rapido favorisce comunque la frequentazione di questa zona dove è anche possibile abbinare monotiri e multipitch. Sulle vie sportive la chiodatura è in genere eccellente a fix. Nel complesso queste vie sono comunque molto meno frequentate di quelle della zona del Medale o della Grignetta. Fra i più attivi valorizzatori di queste pareti vanno citati, in ordine cronologico, in primo luogo Ivan Guerini, che negli anni 70 e 80 tracciò diversi itinerari con protezioni veloci rarefatte e difficoltà molto elevate per l’epoca (cfr. Eugenio Pesci, Le Grigne. Guida dei monti d’Italia, CAITCI, Milano 1998, pag. 235 e seguenti), Daniele e Roberto Chiappa, Sergio Panzeri, Giacomo Stefani, Giancarlo Riva, e soprattutto, negli ultimi anni, prima Paolo Vitali, coadiuvato da Sonja Brambati e Pietro Corti, ed infine Eugenio Pesci con diversi compagni di apertura.

Torre Striata e Sipario Ocra

Torre di Pradello

Antro di Pradello

Zucco della Penduliva

01.
02.
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04.
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06.
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Bastionata del Lariosauro
Paretone
Pilastro Rosso
Marco Maggioni, La banda del mercoledì L3 (© Luca Gianola)
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03 07 05-06 04 Rif. R. Piazza 01 02 Belvedere Bocch.a del Portantino Bocch.a di Val Verde SS36 Pradello I Tecétt  600 Peltrera 640   1280 Forcellino  846 Zucco della Rocca  1288 V. San Vittore M. Coltignone  1471 C. di Calolden  1455 Corno Medale 1029   1046 M. San Martino Rif. S.E.L. Rocca-Locatelli Rif. Soldanella Rif. Carlo Porta  717 La Forcellina M. Moregallo 1276  L a g o d i C o m o 25

Lario Rock Pareti Pareti del Lago di Lecco PARETI DEL LAGO DI LECCO

ACCESSO GENERALE

Da Lecco si segue il lungolago in direzione Colico. Dall suo termine, dopo circa 2 km, ben prima di immettersi nella SS36, si esce verso destra sotto una massicciata ferroviaria, poco oltre la quale si trova un ampio parcheggio, utilizzabile anche per la zona di Pradello (spesso grande affollamento soprattutto nei giorni festivi).

Si segue un sentiero scalinato dietro una bacheca posta a poca distanza dalla massicciata ferrovia ria. Oltrepassata una prima deviazione a sinistra (Falesia della Discoteca, si prosegue per un pendio oltre un tratto ripido, e poi verso destra incontrando dapprima il canale sassoso al cui termine su periore si trova il Pilastro Rosso (10min.).

di pradello

Costiera dell’avorio - il diamante Zucco della Penduliva Punta forcellino Bastionata di val verde Falesie Torre di Pradello Settore gengiz trip Pilastro rosso Falesia della bastionata del lago
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Il sentiero prosegue e oltrepassa la zona di falesie della Bastionata del Lago. Poco dopo il secondo settore di queste si incontrano gli attacchi delle vie del Paretone (Chelidonia Express; Panoramix; Breva e Tivan): 15min. Per gli itinerari ubicati nella zona destra delle Pareti del Lago, ad esempio Torre Striata e Sipario Ocra, conviene seguire il seguente accesso: da Lecco si raggiunge Viale Turati e lo si segue sino alla Chiesa dei Cappuccini. Si svolta a destra e poi subito a sinistra in via S. Stefano, che si percorre com pletamente, parcheggiando ove possibile prima di una stretta curva a gomito. Rimontare il dosso con macigni ingabbiati e, dallo spiazzo successivo, piegare a destra, imboccando, dopo 20m, una traccia verso sinistra, segnata con bolli rossi. Per questa, nel bosco con tratti ripidi, si raggiunge la base delle prime rocce (poco a destra si sale alla Falesia del Solarium). In 5min. scarsi si perviene verso sinistra alla Torre Striata e al Sipario Ocra.

Parete rossa del San Martino Falesia della pala del San Martino Falesia del solarium Falesie del lariosauro Torre striata/sipario ocra Settore panoramix
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TORRE STRIATA e SIPARIO OCRA 300m

TORRE STRIATA

Sperone biancastro alto circa 90m posto in pratica quasi all’inizio del versante Ovest delle Pareti del Lago, poco dopo Lecco. Vi si trova un solo itinerario, di un certo rilievo storico

1. I FESSURIANI

Ivan Guerini e Marco Marantonio, 5marzo 1980

Sviluppo: 100m (3L)

Difficoltà: 6b+ (obbl.)/R2+/II

Materiale: friend medio grandi, nut Interessante e storica via per fessura, difficile e im pegnativa, aperta da Guerini con poche protezioni veloci, in arrampicata completamente libera. Può essere considerata una delle vie brevi più impor tanti salite nelle Grigne nei primi anni ‘80. Talora ripetuta, spesso in abbinamento con la vicina Ma nobong. Roccia in genere buona. Dal sentiero di accesso si costeggiano le rocce por tandosi sotto la fessura strapiombante, presso un macigno.

L1. 5a 30m Ci si alza oltre una pianta e si sale su un diedro.

L2. 6b+ 35m Per la fessura-diedro fino a una pian ta.

L3. 5a 15m Canalino con uscita verso destra ad albero.

Discesa: ci si sposta a destra su erba e si scen de (2a) per 20m a un terrazzino alberato, con una doppia da 25m alla base. Oppure dalla S2 ci si cala verso sinistra sulle calate dell’it. seguente.

SIPARIO OCRA

Altro roccione di altezza di poco inferiore al pre cedente, ubicato leggermente più in basso e a sinistra di esso. Presenta due itinerari interes santi, sebbene molto brevi, di cui uno recente. Talora frequentato. Vi si accede dal sentiero basale spostandosi di poco rispetto alla Torre Striata.

2. MANOBONG

Ivan Guerini e Daniele Faeti, 29 febbraio1980 Sviluppo: 75m (2L) Difficoltà: 6b (6a obbl.)/R2/II Materiale: friend medio grandi, nut Classica e storica via in diedro e fessura, spesso ripetuta. Come la precedente, appartiene al nove ro degli itinerari pionieristici di arrampicata libera con protezioni veloci, aperti negli anni ‘80. Roccia non sempre ottima. Si attacca una trentina di metri a sinistra dell’it. prec. sotto un visibile diedro sbarrato da un picco lo tetto. Dal sentiero di accesso si costeggiano le rocce portandosi sotto la fessura strapiombante, presso un macigno.

L1. 5c 40m Bel diedro. L2. 6b 35m Si scala tutta la fessura, difficile all’ini zio e poi successivo diedro fino a un albero a destra. Discesa: si traversa a destra 10m e da qui con due doppie alla base.

01 Pareti del Lago di Lecco
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Michele Mandelli e Christian Meretto, 18 aprile 2009

Sviluppo: 100m (4L)

Difficoltà: NL 7b/A0 /S1/I

Materiale: friend, nut Itinerario su roccia discreta che sale per placche bombate a sinistra del prec.. Attrezzatura ottima a fix. Forse non ancora percorso in completa arram picata libera. Si attacca sotto il primo visibile fix. Informazioni: Michele Mandelli.

L1. 6a+ 20m Muretto e fessura sino a cengia.

L2. NL 30m A destra poi diritti e indi a sinistra.

L3. 7b 30m Placca poi a destra di un tettino, indi a sinistra a cengia.

L4. 6b+ 25m A un tettino che si supera diritti uscendo in cima.

Discesa: in doppia sulla via, con due corde saltando le soste dispari.

Altre possibilità

Via Scurbatt

Giorgio Anghileri e Paolo Bolis, 1989 110m (4L)

6a e A1/RS2/II

Itinerario forse mai ripetuto, che sale a sinistra del prec. partendo poco sotto una pianta di fico visibile a pochi metri dal suolo e seguendo poi una fessura a sinistra. Necessari dadi e friend fino al 4. Sono necessarie due corde per la discesa. In via diversi chiodi e due spit di passaggio. Soste con uno spit.

Via del Triennio Michele Mandelli e Davide Guerra, 27 ottobre 2007 100m (3L)

6a/R2/I

Materiale: friend, nut Itinerario recente, che supera un torrione posto a destra del Sipario Ocra, e denominato dai primi salitori Torrione Zufranel. In via alcuni chiodi. In formazioni: Michele Mandelli.

L1. 6a 45m Si superano alcuni massi, poi una lama, indi in traverso a destra, lasciando poi la fessura verso destra sino a un’altra.

L2. V 35m Camino a destra sino a cengia. Roccia friabile.

L3. 5c 25m A destra verso un canale, poi per placca e indi a sinistra.

Discesa: con due doppie dalla S3 fino a una pianta e da qui a terra.

3. VOLO E
MAGIA
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BASTIONATA DEL LARIOSAURO 250m

Si tratta in pratica di una porzione di parete posta sopra un canale ghiaioso ubicato nella zona della nota Falesia del Lariosauro. Vi si trovano due itinerari aperti negli anni ‘80 del secolo scorso. La roccia è discreta o buona, ma tutta la zona è fortemente esposta a caduta di sassi anche di ampie dimensioni. Riportiamo comunque le relazioni delle due vie presenti, che sono state ripetute qualche rara volta sul finire degli anni ‘80.

1. SOLI DI GHIACCIO

Claudio Gorla e Virgilio Plumari, 1987

Sviluppo: 150m (6L)

Difficoltà: 6b e A0/R2+/II

Materiale: friend, nut, qualche chiodo normale. Itinerario che presenta una chiodatura discreta a chiodi e rare clessidre, da integrare con dadi e friend. L’attacco è posto poco sopra il settore di arrampicata sportiva denominato Lo Cubano, a de stra del Lariosauro, in cima a un canale ghiaioso e boscoso. Si sale tutto il canale e si esce a sinistra sotto un piccolo diedro.

L1. 5a 50m Si superano due diedrini successivi.

L2. 5c 35m Diritto e poi a destra in un diedro.

L3. 6a 15m Ancora diritti e poi per placca a destra.

L4. 6a 20m Si sale a una placca e poi a una se conda.

L5. 5c 20m A destra a un pilastrino e oltre un pic colo strapiombo.

L6. 6b 15m A sinistra evitando lo strapiombo e poi lungo un diedro. Discesa: sulla via, con due corde, saltando la S5 e la S2.

2. SUL LAGO DORATO

F. Colombo e C. Invernizzi, 1987

Sviluppo: 200m (7L)

Difficoltà: 6b+ (5b obbl.)/R2+/II+ Materiale: friend medio grandi, nut Itinerario protetto quasi esclusivamente con rare clessidre da integrare. Utile qualche chiodo nor male. Alcuni passaggi piuttosto difficili e impegna tivi. Un tratto atletico in fessura. Conta pochissime ripetizioni, come il precedente.

L1. 5a 20m Dalla S1 dell’it. prec. si sale a sinistra a un ripiano e poi ancora a sinistra per uno spigolo e un diedro.

L2. 6b+ 15m Difficile strapiombo fessurato.

L3. 5c 20m Diedro uscendo a destra.

L4. IV45m Brutto tiro sino a una nicchia, erba.

L5. 5c 25m Pilastrini e placca a sinistra, poi a de stra.

L6. 5b 10m A sinistra per placche. Discesa: in doppia con alcuni tratti obliqui.

02 Pareti del Lago di Lecco
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PARETONE 300m

È l’evidente e ampia zona di grandi placche lisce alte circa 250m poste a destra delle classiche fale sie della Bastionata del Lago. Oltre ad alcune interessanti e mai banali vie classiche, si trovano qui tre notevoli vie moderne di Paolo Vitali, molto consigliabili e nel complesso tecnicamente difficili. Questo settore si raggiunge come detto traversando da sinistra a destra la parte centrale delle Pa reti del Lago sino a girare l’estremo angolo destro della falesia della Bastionata. Si presti attenzione a non confondere gli attacchi delle tre vie sportive. Questa zona rimane molto bagnata dopo piogge e risulta spesso infestata da vegetazione nella stagione calda.

1. VIA DEGLI AMICI

Daniele e Roberto Chiappa, Sergio Panzeri e Giacomo Stefani, 7 dicembre 1974

Sviluppo: 200m (6L)

Difficoltà: 6a (5b obbl.)/RS2/III

Materiale: friend fino al n.3, nut. Utile qualche chiodo, a lama, piatto e a U Itinerario classico per diedri e fessure su roccia discreta, che sale poco a destra dello spigolo del la Falesia della Bastionata, e poco oltre un grande diedro, in corrispondenza di un avancorpo erboso, presso un caminetto obliquo, a destra. Talora ripe tuto. In via diversi chiodi e qualche fix di passaggio. È stata riattrezzata alle soste, con fix da Michele Mandelli, Christian Meretto e Davide Guerra nel 2009. Si tratta nel complesso di una via di difficoltà omogenea, che presenta un’arrampicata varia e mai banale. Informazioni e relazione: Michele Mandelli.

L1. 3c 50m Si sale una placca a destra del cami netto (attacco originale a sinistra, nel caminetto 5b, sprotetto), sino a uno spit, poi fessura.

L2. 5c 30m Si supera una fessura e poi una placca uscendo a una pianta: vari chiodi.

L3. 5a 40m Diedro e lama staccata fino a superare una pianta: 3 ch. e una clessidra.

L4. 6a 40m Diedro poi a destra su bella placca a graspole e diritti a una cengia: 2 spit e 5 chiodi, eventualmente un passo in A1.

L5. 6a 40m A sinistra in placca poi diedro e indi a destra dell’evidente strapiombo, su roccia sporca: 4 fix e 5 chiodi: il terzo fix è poco sicuro.

Discesa: in doppia sulla via.

2. CHELIDONIA EXPRESS

Paolo Vitali e Sonja Brambati 200III-2004. Sviluppo: 150m (6L)

Difficoltà: 7b+ 3 p.a., (6b+ obbl.)/S2/II Materiale: nut

Via sostenuta su muri lisci a tacchette, ch.ottima a fix. Attacca per una placca facile a destra delle ultime vecchie vie sportive del settore precedente.

L1. 5c 15m Muretto su buoni appigli.

L2. 6b+ 30m Placca nerastra.

L3. 7b e A0 30m Placca con due strapiombini.

L4. 7a 35m Muro lavorato di continuità.

L5. 7b 30m Muro concrezionato.

L6. 7a 30m Tiro in comune con Panoramix. Discesa: in doppia sulla via.

3. PANORAMIX

Paolo Vitali, Sonja Brambati e Pietro Corti, marzo 2002

Sviluppo: 160m (7L)

Difficoltà: 7a+ (6b+ obbl.)/S2/II Materiale: rinvii

Secondo i numerosi ripetitori si tratta di una via molto bella su roccia ottima. Arrampicata varia spesso assai tecnica. Nel suo livello, elevato, è di sicuro fra le più valide e interessanti vie sportive del lecchese. Chiodatura ottima ma numerosi pas si obbligati difficili. Molto consigliabile. Attacca su bito a destra della precedente.

L1. 5a 15m Breve muretto.

L2. 6c 30m Placca tecnica, con fix lontani.

L3. 7a 28 m Placca a tacchette.

03 Pareti del Lago di Lecco
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5c 5a 6b+ 6c 6c+ 7b A0 7a 7a+ 7a 7a 1 p.a. 7a6c 7a+ 7a+ 7b 7a 02 03 04 PARETONE 33

Pareti del Lago di Lecco Paretone

L4. 7a+ 20m Placca e diedrino difficile.

L5. 6c 15m Sottile fessura poi placca. Si può unire al precedente (7b).

L6. 7a+ 35m Notevole muro leggermente stra piombante, di resistenza.

L7. 7a 30m Difficile placca con passaggi in aderen za e spigolo finale.

Discesa: in doppia sulla via.

4. BREVA E TIVAN

Paolo Vitali, Sonja Brambati e Pietro Corti, ottobre 2002.

Sviluppo: 140m (5L) Difficoltà: 7a+ e 4 fix A1 (6b+ obbl.)/S2/I Materiale: rinvii

Di stile simile al prec., questo interessante itine rario attacca in comune con esso poi sale a destra su placche e bombè molto esposti. Roccia ottima.

L1. 5a 15m In comune con la precedente.

L2. 6c+ 40m Bella placca tecnica verticale.

L3. 7a e A0 30m Tratto non liberato sul lieve bom bamento centrale.

L4. 7a 30m Placca tecnica e poi diedro.

L5. 7a+ 40m Bel muro verticale seguito da una fes sura.

Discesa: in doppia sulla via.

Altre possibilità

Via Alpini della Medale

Daniele Chiappa, Carlo Duchini e Giacomo Stefani 6 aprile 1974 330m (10L) 5c/R2+/II

Itinerario pressoché dimenticato ma su roccia di screta. In via vari chiodi. Arrampicata per fessure, talora faticosa. Sale per il grande diedro posto die tro lo spigolo che delimita a destra la falesia della Bastionata.

Via Degli Spendasciouni

Aldo Anghileri, Annibale Borghetti, Maurizio Villa e Giuseppe Lanfranchi, 1983 200m (8L) 5a e A2/R2+/II

Itinerario forse mai ripetuto che attacca circa 80m a destra della Via degli Amici sotto un pilastro che si supera sul lato destro. Roccia buona. In via qual che chiodo.

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Le Pareti del Lago di Lecco Zucco della Penduliva

Discesa: dalla cima si raggiunge facilmente il sen tiero dell’Alta Via delle Grigne (quadrato e bollo). Si risale per 200m sino alla cresta del Forcellino. La si segue brevemente verso sinistra fino a imboc care a destra la deviazione per la Val Verde, sv 52. Discesa la ripida vallata, si raggiunge la deviazione che verso destra, per sv 54 conduce a Pradello per il sentiero attrezzato dei Tecétt. Per questo si ri torna alla zona del lago e all’automobile (ore 1.20). Oppure dalla cresta del Forcellino si ritorna quasi in piano o leggera discesa al piazzale del grattacie lo al Pian dei Resinelli, e da qui in bus o a piedi per la Val Calolden si scende a Lecco. È infine possibile scendere in doppia sulla via con 12 doppie attrez zate, con corde da 55m, rinviando qualche spit ove necessario (soluzione sconsigliabile e macchino sa).

Altre possibilità

Via della Penduliva Benigno Balatti, Mario Ciappesoni, Riccardo Snider 11 e 12 marzo 1978. 600m (16L +160m di raccordo)

5b e A2/R3/III

Itinerario strettamente alpinistico che conta una sola ripetizione (Mario Valsecchi & co). Roccia di screta ma spesso friabile nella parte inferiore. In via 30 ch. normali.

Nota: Lungo la prima parte delle pareti che borda no la sponda orientale del lago di Lecco si trova no anche le strutture del Torrione Ruchin, e della lunga bastionata denominata Avorio. Quest’ultima è posta in pratica al termine superiore destro del lungo e faticoso pendio senza sentieri ubicato a N della zona di Pradello e dello Zucco della Pen duliva. Venne esplorato sistematicamente da Ivan Guerini e compagni negli anni 80 del secolo scorso. Sono presenti numerosi itinerari di 2/3 tiri, attrez zati con rari chiodi da integrare. Non si hanno altre informazioni. Esistono pure due brevi vie monotiro a spit salite e chiodate da Gerardo Re Depaolini, poste sulla placca centrale, presso il cosiddetto Spigolo del Diamante. Roccia ottima. Il Torrione Ruchin è invece ubicato a sinistra del canale posto a sinistra del Torrione di Val Realba, ubicato a sua volta 1 km circa dopo la zona di Pra dello. Di aspetto repulsivo, presenta roccia spu gnosa e friabile: Ercole Esposito vi aprì una via di arrampicata mista.

Via Ruchin

Ercole Esposito ed Emilio Galli, 16 maggio 1943 100m (4L)

5a e A1 (prob.)/R3/II

Itinerario forse mai ripetuto, di mero valore stori co-documentale, in perfetto stile Ruchin, su roccia gialla e friabile. In via qualche chiodo. Attacca sotto una lastra gialla mirando a un mas so sporgente. Procede oltre per una fessura stra piombante e sosta a destra del grande tetto da cui si perviene a uno spigolo e alla cima.

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SAN MARTINO MEDALE

Il Monte San Martino è ubicato subito a nord di Lecco e costituisce una sorta di pilastro d’ angolo fra la terraferma e il lago, posto a sinistra. Guarda la città di Lecco con la severa Parete Rossa, alta circa 250metri, verticale o strapiombante, ed è incisa da un evidente spacco di frana. Alla sua destra, dopo alcuni risalti minori, si trova il canale dell’ Antimedale, ampia e bella parete rocciosa, alta circa 200metri, di una certa rilevanza alpinistica e sportiva. Ancora verso destra, successiva mente al secondario Pilastro Irene (Ferrata della Medale), ecco la grande e celebre parete verticale della Corna di Medale , forse la parete di fondovalle più famosa (e impegnativa) d’Italia, con le sue numerosissime vie in roccia, di varia difficoltà e sviluppo, alte sino a 400metri. Altre strutture minori completano questo notevole massiccio roccioso: il Torrione di Val Farina verso ovest, sul versante lago verso la Val Verde, il Pizzo Boga e la Cima Calolden verso est e la Val Calol den, che scende dal Pian dei Resinelli.

08. Parete Rossa 09. Monte San Vittore Antimedale 10. Pilastro Irene 11. Corna di Medale

12. Pizzo Boga

Cima Calolden

Torrione di Val Farina

13.
14.
Alessandro Pelanda su Tutta di Traverso (© P. Lanfredi) 
54
Rif. R. Piazza Belvedere Bocch.a del Portantino Bocch.a di Val Verde SS36 Pradello I Tecétt  600 Peltrera 640   1280 Forcellino  1288 V. San Vittore M. Coltignone  1471 C. di Calolden 1455   1368 Corno del Nibbio Pizzo Boga 890  Dente del Coltignone 955  Corno Medale 1029   1046 M. San Martino Rif. S.E.L. Rocca-Locatelli Rif. Soldanella Rif. Carlo Porta L a g o d i C o m o Mad.na del Carmine 08 14 13 12 1109-10 55
San Martino
Medale
Parete rossa del San Martino
56
Falesia Pala del San Martino Antimedale Pilastro Irene
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Corna di Medale

PARETE ROSSA 400m

La Parete Rossa altro non è che la vasta parete Sud del Monte San Martino, rilievo facilmente iden tificabile, essendo il primo a Nord di Lecco, posto a cavallo fra la sponda del lago e la costiera che sale a destra verso la Medale.

Già celebrata, nel 1800, dall’abate Stoppani, nelle famose pagine del Bel Paese, uno dei libri italiani più noti del XIX° secolo, questa montagna, frequentatissima in ogni stagione dagli escursionisti, presenta un notevole appicco verso S, alto circa 300m, ricco di settori fortemente aggettanti e di zone di roccia di dubbia solidità. Nel bel mezzo della parete rocciosa una ciclopica fenditura testimonia la frana che, nel 1969, travolse alcune case di Lecco provocando anche alcune vittime.

La parete, piuttosto repulsiva, venne superata già nel 1934 da Vittorio Panzeri e Augusto Corti (Güstin), lungo un itinerario, mai ripetuto nonostante vari tentativi, valutato allora di VI, e che saliva in parte proprio nel settore franato. Nel 1993 Nerino Panzeri e Giovanni Pomi aprirono la prima via moderna, con chiodatura a spit molto ravvicinata. Altre due vie vennero create negli anni 90. La frequentazione della parete è oggi discreta, soprattutto in inverno per l’ottima esposizione a Sud, e per la vicinanza a Lecco. La roccia è in genere buona, con tratti ripuliti, con qualche scaglia che richiede attenzione. L’arrampicata è talora abbastanza atletica. Alla base della parete si trova la caratteristica caverna-antro detta Occhio di Polifemo, che offre un panorama interessante su Lecco, e che è accessibile tramite breve cavo dal sentiero basale. Poco a destra dell’antro si trova la bella falesia della Pala del San Martino. Negli ultimi anni questa parete è stata esplorata e valorizzata ulteriormente, dapprima da Ivo Ferrari e compagni, con l’apertura di alcuni nuovi itinerari brevi e soprattutto da Luca Schiera e Dimitri Anghileri, apritori di Restiamo umani (8b), attualmente fra le vie più difficili in Lombardia.

08 San Martino Medale
BUS rif.
Lecco
Lecco
Medale Valsassina Lecco centro Valsassina via S. Stefano via Turati via Quarto Pala
Sondrio Milano P P P
Piazza
centro
Rancio
Parete Rossa Madonna del Carmine
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ACCESSO

Da Lecco portarsi in Viale Turati (zona NW della città) e raggiungere la Chiesa dei Cappuccini. Salire verso monte e prendere a sinistra lungo via Santo Stefano. Parcheggiare in cima alla prima salita presso una vecchia rete (segnavia 53). Per questo sentiero si arriva a una radura e si sale per una stradetta verso un pilone in cemento posto a destra. Si entra nel bosco e lo si risale brevemente finché, sotto un ripido e umido canale che sale a sinistra, si tiene la destra (indicazioni) sino a unca nalino che conduce (corda fissa) alla cengetta dove partono le vie Alto Lario e Via di Franchino. (Sin qui ore 0.30). Per la Via Savini, dalla traccia basale, prima del canalino con la fissa, si prosegue nel bosco, si attraversa l’evidente ghiaione (salendo a sinistra per traccia si raggiunge in 5minuti la fa lesia), si risale verso la parete a sinistra, e per un risalto con corda fissa si arriva alla cengia basale. Qualche decina di metri a destra inizia la via (spit visibili, ore 0.45).

via Panzeri Restiamo umani 03 04 02
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Giovanni Chiaffarelli, La sezione aurea L3 (© E. Pesci)

L8. 7b+ 25m Placca liscia, strapiombino e muro fessurato sbilanciante. Utile un friiend.

L9. 7c 30m Fessura, obliquo su muro e bella placca lavorata. Sosta in comune con la Via Formica

L10. 6c 25m Muro a gocce, tettino e obliquo delica to a sinistra a una cengetta (non seguire gli spit a destra nella parte finale del tiro)

L11. 6c 30m Parete appigliata ed esposta poi lungo obliquo a sinistra con traversino finale alla base di un diedrino

L12. 6a 55m Diritti per diedro strapiombino e ca nale-diedro, con gli ultimi metri comuni alla Via Formica e roccia delicata in uscita.

Discesa: si scende a sinistra nel bosco per 6/7 me tri e si risale subito a sinistra raggiungendo il sen tiero di discesa dalla Via Cassin, che si segue fino alla base (20min.)

L2. 6b+ 20m Fessurina tecnica.

L3. 6c 30m Splendida placca a gocce con traversino obbligato.

L4. 6a 20m Muretto, placchetta e gradini.

L5. 6a Muro a gocce con traverso a sinistra e die drino.

L6. 6c 25m Lungo diedro strapiombante molto tec nico e di resistenza. Dalla S6 ci si può calare con due corde su soste attrezzate con resinati, con tre calate da 50m, di cui la seconda fuori dalla via e l’ultima dalla S1 della Via Cassin: attenzione all’e ventuale caduta di sassi.

L7. 6c 30m Due diedri faticosi. S7 appesa.

L8. 6b 25m Si supera un muretto e alcuni stra piombini. Da qui si prosegue sulla Via dell’Anniver sario, oppure dopo circa 15m su di essa, si traversa a destra (4c) entrando su Saronno 87 alla base del penultimo tiro di 6c.

Discesa: vedi Via Cassin.

18. SULLA ROTTA DI POSEIDONE

Marco Galli ed Eugenio Pesci 1986

Sviluppo: 170m (8L)

Difficoltà: 6c+ (6c obbl.)/S2/III per la via integrale. II se ci si cala dalla S6. Materiale: nut

Itinerario su roccia magnifica, fra i più belli delle Grigne, prevalentemente in placca, molto tecnico e con alcuni passaggi difficili obbligati ed esposti. Sale circa 30m a destra della Via Cassin, e poco a sinistra dell’it. seguente. Dopo la S8, si prosegue per le ultime tre lunghezze della Via dell’Anniver sario, o per Saronno ’87 (più estetico). Attrezzatu ra perfetta a resinati anche alle soste, nel rispetto della distanza della ch. originaria. Il tiro chiave fu superato dal giovanissimo Marco Galli a vista e con qualche passo su cliff, spittando a mano, in meno di un’ora. Le ultime due lunghezze sono state attrez zate durante la richiodatura nel 2002. Il nome del la via si riferisce a un antico LP dei King Crimson (In the wake of Poseidon). Pericolo di caduta sassi sulle prime due lunghezze, se vi sono cordate al di sopra sulle vie adiacenti. Attacco: dal terrazzo basale della Via Cassin, quasi in centro parete, salire facilmente 10m e traversare a destra alla S1, appesa: 4a.

L1. 6b 30m Spigolino con singolo d’aderenza.

19. VIA FORMICA

Luigi Ballabio, Maurizio Riva e Dario Tonoli, III-4 di cembre 1977

Sviluppo: 420m (10L) Difficoltà: 7a+ e A1 (5c obbl.)/RS2+/III Materiale: nut, friend piccoli Itinerario di ampio respiro che sale a destra del precedente per diedri e placche superando una zona di strapiombi centrali fessurati e il lato de stro dell’imponente pilastro superiore. Ripetuta molto di rado, offre in realtà un’arrampicata di classe, difficile e varia, recentemente riattrezzata con sostituzione dei vecchi chiodi e dei vecchi spit con materiale nuovo da Fabio Valseschini con un impegnativo lavoro nel 2010/2011. In libera rimane una via molto esigente che richiede padronanza del livello 6c/7a. Pericolo di caduta sassi nei primi tre tiri: si consiglia di attaccare presto. Attacco: circa 15m a destra del ripiano basale ove parte la Via Cassin, sotto una placca bianca com patta e in corrispondenza di un grosso bollo giallo ormai del tutto sbiadito, presso una lama.

L1. 5c 50m Diedro e belle placche. S1 in comune con S1 it. prec.

L2. 5a 20m Diritti nel diedro.

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San Martino Medale Corna di Medale

L3. 6b 40m Diedro e placca.

L4. 7a+ e un passo in A1 40m Lunga placca gialla fin sotto un diedrino, tiro chiave.

L5. 6b+ 45m Diedro poi a sinistra a una nicchia e quindi per un vago camino a una cengia. S5 comu ne con S7 dell’it. prec. (da qui si può anche prose guire per quest’ultimo, bella combinazione).

L6. 6c 15m Per fessura-camino.

L7. 6b+ 45m Ancora per fessura-camino.

L8. 5c 25m Per un colatoio e per placche.

L9. V e A1 25m Placca verso sinistra, in leggera di scesa e poi ancora a sinistra.

L10. V 25m A destra in traverso uscendo sul pe nultimo tiro della Via Bianchi, seguendo la quale si sale in cresta (4c).

Discesa: vedi it. 13.

Nota: l’itinerario originale dalla S9 procedeva verso sinistra per un diedro, con una lunghezza di 30m in artificiale. Poi da qui ancora a sinistra sempre in artificiale per un altro tiro. Da questo punto per una cengia si potrebbe uscire sulla Via Cassin, oppure proseguire in obliquo a destra, con uno/due tiri, su roccia cattiva: 60m A1 e 4a.

Discesa: o in doppia sulla via, meglio con due cor de, o per sentiero dalla cresta finale, ricollegandosi verso N al sentiero in discesa della Via Cassin.

21. VIA DELL’ANNIVERSARIO

Giuliano Uboldi e Maurizio Borghi 1986 Sviluppo: 320m (12L) Difficoltà: 6a+ (5b obbl.)/RS1/III Materiale: nut, friend Classico itinerario molto ripetuto e apprezzato per la varietà dell’arrampicata e la roccia nel com plesso molto buona, a parte qualche tratto nel fi nale. La progressione si svolge per diedri, fessure e muretti, secondo una bella linea che si dipana attaccando in una vaga rientranza a destra di una grande e liscia placca triangolare posta a destra dell’it. precedente e 30m circa a sinistra della Via Taveggia. Chiodatura ottima a resinati, da integra re. Esiste una var. a sn del traverso del quarto tiro: G. Re Depaolini e in seguito attrezzata con 4ch. da S. De Toffol. Necessari friends e kevlar.

Attacco: presso un terrazzo sotto una bella placca grigia.

L1. 6a 25m Si supera la placca molto tecnica.

20. SUSANNA SOTTO LE GOCCE

Marco Galli, Eugenio Pesci e Gianbattista Calloni 1986 Sviluppo: 100m (3L)

Difficoltà: 6b (5c obbl.)/S1/II. III se si continua su Saronno 87.

Breve ma bella via su roccia ottima, richiodata a resi nati in modo perfetto. Attacca a destra della Via For mica. È fra le classiche del Medale, e permette una combinazione davvero interessante e valida con uno dei due itinerari seguenti, omogenea nel livello 6, so prattutto se si continua lungo Saronno ’87. Marcato rischio di caduta sassi lungo il primo tiro se vi sono cordate sovrastanti. Consigliabile attaccare presto.

L1. 6a+ 20m Fessura, tignoso tettino fessurato e placchetta.

L2. 6a 35m Diedrino, lama poi bella placca tecnica e ancora diedro.

L3. 6b 40m Intenso spigolino grigio e vago pilastro di resistenza di dita, sostenuto. Tiro molto estetico. Da qui, si può procedere a destra in obliquo (resi nati, 25m 5c) sino alla S4 della via seguente (molto consigliabile).

L2. 5a 20m Bel diedro.

L3. 6a 30m Strapiombino, poi verso sinistra.

L4. 5c 30m Bel diedro e placchetta. Ci si trova sotto un tetto. L’it. seguente sale a destra.

L5. 5a 30m A sinistra per placca e diedro.

L6. 5c 24 m Diritti poi a destra per un diedrino e per una cornice.

L7. 6a+ 35m Pilastrino, bel diedro e placca, poi spi golo e diedrino. Var. de toffol

L8. 6a 30m Diedro giallo fin sotto gli strapiombi su buchi.

L9. V 30m Diedrino, poi a sinistra per placche.

L10. 5a 20m Altro diedro appoggiato, poi a destra di un tettino per una rampa.

L11. V20m Per roccette e una rampa a un terrazzo e poi per una fessura.

L12. 5b 40m Per due diedri successivi. Discesa: dall’uscita per traccia ci si raccorda al sentiero di discesa verso N.

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Grigna Meridionale Cecilia-Cinquantenario

obliqua. Attenzione allo scorrimento delle corde.

L3. 6a+ 35m Supera tutta la fessura con difficile nicchia in uscita.

L4. 6b+ 30m Diedrino e placca tecnica. Discesa: come per l’itinerario numero 1

chetti; attrezzatura ottima a resinati. Esposizione SW. Attacca subito a destra dell’itinerario precedente.

L1. 7a+/b 30m Difficile arrampicata di movimento con passi di dita su placca liscia.

L2. 6b+ 20m Placca tecnica e risalto fisico a buchi. Discesa: dalla S2 calarsi alla base o proseguire sulla via seguente.

4. LA MONACHELLA ROSSA

Eugenio Pesci, Bruno Quaresima e Marco Frigerio, settembre 2003

Sviluppo: 140m (4L)

Difficoltà: 6c e A1 (6c obbl.)/S2/III Materiale: 18 rinvii, cordini, due staffe americane per il capo cordata. Itinerario molto estetico sul filo dello spigolo del Tor rione. La roccia è di qualità variabile, buona o discre ta, a standard dolomitico, sui primi due tiri, friabile sul terzo, che presenta un impressionante traverso di 30metri in piena parete gialla, di rara esposizio ne, unico nel gruppo. Il quarto tiro ha roccia ottima. Chiodatura buona a fix da 8 mm e qualche chiodo. Soste attrezzate a fix. Il tiro chiave è molto faticoso per il secondo, poiché i passaggi sono obbligati. Attacco: poco oltre lo spigolo che borda a sinistra la placca basale del torrione, presso una fessurina con fix visibile.

L1. 6c 30m Fessura, muro e spigolo.

L2. 6b+ 25m Muro fessurato, movimenti strani, roccia delicata. Si è recentemente rotta una presa: passaggio obbligato impegnativo

L3. 6c e A1 35m Traverso a sinistra: due spit 6c, poi tre spit durissimi; tratto più facile e muro finale ancora difficile.

L4. 6b 35m Diritto (due chiodi), su roccia ottima e grigia, poi lungo il facile spigolo, sino a una lama, a destra della quale un ultimo strapiombino (expo’), porta in cima.

Discesa: vedi itinerario numero 1.

5. VIA DI TIZIANO

Tiziano Capitoli e Alba Preda 1986 RP Marco Ballerini 1988

Sviluppo: 50m (2L)

Difficoltà: 7a+ (6c obbl.)/S1/II

Interessante variante d’attacco alle vie seguenti, de cisamente difficile e sulle dita. Placca compatta a bu

6. IL FANTASMA DELLA LIBERTÀ

Eugenio Pesci e Ivano Zanetti 1991, dall’alto Sviluppo: 130m (5L)

Difficoltà: 6c (6b obbl.)/S2/II

Materiale: 15 rinvii

Classica e bellissima scalata moderna su roccia eccellente, molto estetica e con passaggi sem pre tecnici in placca. Chiodatura ottima a resinati. Esposizione SW Attacca nel centro della placca ba sale a cui si giunge con la traccia che proviene dal sentiero principale, alla base del torrione.

L1. 6b 30m Inizia sulla placca basale del torrione, a destra di una fenditura obliqua. Arrampicata di movimento con un passaggio fisico.

L2. 5c 20m Verso destra ad una fessura che porta ad una zona abbattuta.

L3. 6c 20m Vago diedrino a sinistra e placche tecni che a tacchette; tiro molto bello.

L4. 6c 15m Duro muretto di dita, poi breve tratto delicato in traverso e uscita diretta alla sosta.

L5. 6a+ 45m Diritti lungo un ripido pilastro in gran de esposizione, resinati non vicinissimi. Discesa: vedi itinerario numero 1

7. VIA GANDIN

Giovanni Gandin, Renzo Galbiati, Vittorio Gerli 1932 Sviluppo: 130m (5L) Difficoltà: 6c (5a obbl.)/RS2/II Materiale: nuts e qualche friend medio Celebre via degli anni trenta, ai massimi livelli dell’e poca. Oggi classica, difficile in libera ma di grande soddisfazione. Attrezzatura ottima a chiodi e resinati. Roccia ottima. Esposizione Sud. Assolutamente con sigliabile, da non prendere sottogamba. Meglio attac care tardi poiché la parete rimane fredda al mattino. L1. 5a 45m La via attacca al limite destro della pare te S oltre un brevissimo risalto di secondo grado. At

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258

tenzione al primo chiodo piuttosto alto. Dai terrazzi basali salire a dx su una cengia, sotto un diedrino che si supera, per proseguire a destra del fessurone (clessidre). Su questo tiro, negli ultimi anni, si è veri ficato un curioso festival di chiodatura e schiodatura di fittoni resinati. Portarsi un paio di friends.

L2. 6c 20m Entrata violenta su muretto aggettante, quindi muretto su buone prese e ostica fessurina. Rin viaggio del secondo resinato decisamente scomodo.

L3. 5a 15m Placca ripida molto appigliata.

L4. 5c 25m Qualche metro nel diedro di sinistra e uscita in traverso tecnico verso destra.

L5. 6a 25m Per roccette fino al risalto terminale che si supera direttamente uscendo poi a sinistra. È questa l’uscita originale Gandini, che il primo sali tore superò con protezioni minimali e un passaggio di difficoltà superiore al VI classico. Oppure prose guire uscendo sulla placchetta della Normale (IV-). Discesa: come per itinerario numero 1

Altre possibilità

Sony

Giorgio Anghileri, Michele Frigerio e

1993

130m (5L)

6c (6a+ obbl.)/R2+/II+ Itinerario severo e impegnativo, su roccia di qualità variabile, che sale la parete S attaccando a destra della Via Gandin e proseguendo alla sua sinistra ed indi nuovamente a destra. Arrampicata mista con protezioni a chiodi, lontani, da integrare. Ripetuta molto di rado. La valutazione in libera è stata data da G. Rivolta, 1997, ma l’itinerario fu sicuramente ripetuto in libera già dal primo salitore.

Marta Pirovano su Il Fantasma della Libertà (© Eugenio Pesci) Angelino Zoia, 5 settembre
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Grigna Meridionale Cecilia-Cinquantenario
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Marta Pirovano al tramonto sulla variante di Tiziano al Fantasma, 7a+/7b (© E. Pesci)
41 Gruppo Area 6b/A0 6c/A0 6c+/A1 6b 7a 6a/A0 6a+ 6c 5c/6a 1 passo 6b 6c 7a+/b 6b 6b+ 5c 5a 6c 6c 6b+ 6c/A1 6b 6a+ 6a 5a 5a6c 05 04 07 18 06 14 TORRIONE DEL CINQUANTENARIO TORRE CECILIA 262

Imponente castello roccioso posto subito a E del rifugio Rosalba. Vi sono alcune vie interessanti, sia moderne che classiche, in parte richiodate a resinati anche alle soste: per la vicinanza al rifugio è una struttura frequentata e di comodo accesso. La roccia è in genere discreta o buona ma richiede sempre un po’ di attenzione.

8. VIA NORMALE

Davide Valsecchi e compagno, giugno 1906

Sviluppo: 40m (2L)

Difficoltà: III /S2/I

Materiale: nut e friends

Facile e brevissima scalata per placche inclinate, che attacca dalla forcella fra Torre Rosalba e Torre Cecilia, posta poco a E del rifugio Rosalba al termi ne dell’evidente canale che borda la Torre Cecilia verso sinistra.

L1.III 20m Facili placche

L2. III-20m Ancora placchette verso destra. Discesa: con due doppie da 25m sulla via.

9. VIA MOZZANICA

Ivo Mozzanica, Sandro Gandola e Mariangela Fonta na, 16 maggio 1976

Sviluppo: 60m (2L)

Difficoltà: IV /S2/I

Materiale: nut e friend Divertente e brevissima salita su buona roccia. Dalla cima del canale ove parte l’it. prec. si segue un’evidente cengetta sulla destra sino alla S0 al suo termine, in comune all’itinerario seguente.

L1. IV 30m Si sale a sinistra dello spigolo per un camino fessura

L2. III 30m Si segue lo spigolo lungo la L3. dell’iti nerario seguente.

Discesa: si percorre verso sinistra la cresta sino alle calate dell’itinerario precedente.

10. SPIGOLO DELLA CROCETTA

Arturo Andreoletti, Carlo Prochownick, Serafino Alfie ri, 14 novembre 1909

Sviluppo: 60m (3L) Difficoltà: IV/RS2/I Materiale: nut Classica e facile salita per principianti. In via chiodi e resinati. Soste resinate. Attacca in comune con l’it. precedente.

L1. IV 20m Canalino e piccolo strapiombo poi placca L2. III 20m A destra sullo spigolo L3. III 25m Risalti sullo spigolo Discesa: vedi itinerario precedente.

11. POM D’ANOUK

Marco Corti (“Mela”), Anouk Tanchis, Daniele Bariffi, 12 luglio 1998

Sviluppo: 110m (3L) Difficoltà: 5c (5a obbl.)/RS2/II

Materiale: nut e friend Recente itinerario su buona roccia che offre un’ar rampicata varia e mai banale, con chiodatura piut tosto lontana da integrare con protezioni veloci. Talora ripetuta.

Attacca circa 20m a sinistra della S2 della Via Nor male al Cinquantenario (vedi) alla base di uno spe rone, e a sinistra della evidente fessura del primo tiro dell’itinerario seguente.

L1. 5c 30m Diritti ad una fessura lama fino in cima al pilastro

L2. 5a 40m Leggermente a sinistra per placche sino ad un diedrino oltre cui si sosta

L3. 5a 40m Diritti fino alla cresta per bei muri la vorati

Discesa: si segue la cresta verso sinistra sino alle calate dell’itinerario numero 1.

Torre Cecilia 1800m
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Campelli Barbisino

7. VERDE VALLE NATIA

Andrea Spandri, Diego Maroni, agosto 2004

Sviluppo: 150m (4L)

Difficoltà: 6a + (6a obb)/RS3/II

Materiale: serie di nut, serie di friend fino al n. 1 (il n. 1 è utile averlo doppio per L4). In via chiodi e fix nei tratti più impegnativi, soste attrezzate.

Note: itinerario poco chiodato nel suo insieme. Roccia buona ma con qualche tratto da verificare. Molto bello il diedro finale dove è richiesta un ar rampicata spesso fisica.

Partenza appena a destra della grotta, chiodo con cordone.

L1. 5b 45m Muretti verticali alternati a placche più appoggiate.

L2. 6a+ 40m Diritti sopra la sosta poi verso sinistra per risalti verticali interrotti da cengette.

L3. 6a 35m Bella lunghezza su placca erosa, si so sta alla base del diedro.

L4. 6a+40m Si sale interamente il diedro sovrastan te, lunghezza abbastanza continua.

A questo punto si può scendere (soluzione consi gliata) o proseguire per circa 200m di roccette (II grado) e prato fino in vetta al Barbisino.

Discesa: da S4 in doppia sulla via, se si intende rag giungere la vetta del Barbisino a piedi scendendo dalla cima per sentiero segnalato verso ovest.

L4. 5a 20m Verso sinistra sulla placconata a buchi, poi un risalto più verticale e tecnico porta alla base della grande cengia mediana dove si sosta.

L5. 5a 25m Si attraversa la cengia per 10m (atten zione ai detriti ad inizio stagione) e si sale la prima parte dello spigolo.

L6. 6b 30m Partenza intensa, poi una fessurina ver so sinistra porta sul compatto muro verticale.

L7. III+ 15m Per muretti verticali e un diedrino si giunge in vetta alla torre, ometto. Sosta non attrez zata, tiro mediocre sconsigliato.

Dalla vetta della torre è possibile (anche se scon sigliato) raggiungere la cima del Barbisino, scen dendo prima dalla torre verso est per poi risalire successivamente la lunga dorsale tra roccette e erba fino alla vetta 200m passaggi di II Discesa: Da S6 in doppia sulla via. Sconsigliata la salita alla vetta del Barbisino

9. CUCCIOLO D’UOMO

Adriano Selva Federico Besana Giuseppe Besana 2 agosto 2013

Sviluppo: 120m (4L)

Difficoltà: 6a+ (6a obb) RS2/II

Materiale: Serie di friend dal 0,3 al 2

8. GENEPY

Pietro Buzzoni, Stefano Canali, Luciano Cesana giugno 2008

Sviluppo: 170m (7L)

Difficoltà: 6b (6b obb)/RS2/II

Materiale: serie di nut, serie di friend fino al n. 0,75

Note: tra le vie più frequentate della parete, arram picata divertente su roccia ottima, ben chiodata a fix e qualche chiodo.

Partenza a destra della via precedente presso una placchetta compatta alla base di un diedro-canale, fix con cordino a 10m da terra.

L1. 6a 40m Diedrino iniziale poi decisamente a de stra sulla placconata compatta.

L2. IV 15m Verso destra per solide lame, placchetta a buchi e si sosta su larga cengia erbosa.

L3. 6b 20m Muro compatto verticale, poi una fessu ra che verso sinistra porta alla sosta.

Note: via che come per le altre di questo settore, sale la placconata basale e i sovrastante muri su periori. L’arrampicata è divertente e mai sostenuta, la roccia è perlopiù ottima a parte un breve tratto friabile in L4 e un accumulo detritico (sempre pre sente in L3) in prossimità della terrazza mediana. La via ha inizio al limite sinistro della grande parete basale della montagna al centro di un pilastro se gnato da due ferrure parallele fix visibili.

L1. 6a 30m Muretti verticali e strapiombino

L2. 5b 20m Facile placca

L3. 6a+ 30m Placca e traverso tecnico a raggiunge re la terrazza mediana

L4. 6a+ 40m Breve tratto nel diedro poi si sale la placca nel suo lato destro

Discesa: In doppia sulla via, oppure (possibile ma sconsigliato) raggiungere la vetta del Barbisino per facili roccette, 150m 2/III, per poi scendere per sentiero escursionistico segnalato.

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380
10IV 5b 5b 6b+ 6b 5c 5c 6b+5c 6b 6b 5c 5c 5b 5c 5c IV 5c 5b 5c 6b IV 6a Roberta 11 12 1314 1530m25m 25m SETTORE MONZESI 5c 381

Campelli Barbisino

SETTORE MONZESI

IL Settore dei Monzesi (il nome è dovuto agli alpinisti Monzesi del Gruppo di Aldo Tagliabue che furono i primi negli anni 80 a valorizzarne le pareti) è caratterizzato da una compatta e scura ba stionata basale alta circa 60m, mentre sopra, dopo la cengia mediana alti pilastri strapiombanti contribuiscono a dare un tono più severo e alpino a tutto il settore. La roccia resta sempre ottima, in alcuni tratti eccezionale, qualità che ha reso il settore dei Monzesi tra I più noti dell’intero gruppo dei Campelli e per questo anche tra I più frequentati.

L’arrampicata anche se varia resta soprattutto fisica e di continuità, soprattutto per le lunghezze che percorrono la parte alta dei pilastri dove gli strapiombi sono più accentuati. Le vie partono alla base della bastionata dove si possono trovare piccoli nevai ad inizio stagione, per le vie dei Monzesi e R2 scritta e fix alla base, per la “Torre Taglia” dalla base della bastionata traver sare a destra il canale ghiaioso e per tracce raggiungere l’evidente torre. Attenzione per la discesa da tutte le vie del settore in caso di presenza di altre cordate sulla parete e/o persone (escursionisti) alla base, seguire le indicazioni di discesa seguenti (discesa della via Monzesi): all’uscita delle vie n. 10, n. 11 (per la via n. 15 basta dirigersi dritti per circa 10m dalla fine della via) salire brevemente su roccia friabile ma molto facile (attenzione comunque a non smuo vere sassi) e raggiungere la grande cengia superiore, quindi dirigersi verso destra (viso a monte). Individuare quasi al termine della cengia un evidente grande masso-spuntone dove è presente la catena di calata della via Monzesi (via n. 12) da questa con una prima calata di 25metri raggiungere la seconda catena di calata, ancora una calata (fuori via) di 25m ad una terza catena su una cengia e da qui con un ulteriore calata (fuori via) di 30m si giunge alla base della parete.

10. UNA CASETTA PICCOLA COSI

Andrea Carì Andrea Spandri 28 luglio 2015

Sviluppo: (6L)

Difficoltà: 6b+ (6b obb) RS2+/II

Materiale: serie di friends (anche micro) e serie di nut

Note: via che sviluppa il suo percorso su ottima roccia (a parte L6), offrendo una scalata sempre varia, placche, tetti, fessure e un diedro decisa mente inusuale. Molto consigliata.

L1. IV 15m risalti a racciungere la cengia alla base di un pilastro staccato

L2. 6b 25m si sale la fessura diedro e al suo termine si traversa a destra superando poi un marcato tettino.

L3. 5c 25m placca e fessura da salire fino al suo termine (roccia ottima) dove si interrompe su ter razzini detritici e muretti a tratti friabili (attenzione al recupero e allo scorrimento delle corde)

L4. Tiro di raccordo 15m senza difficoltà, si attra versa interamente la cengia detritica rimontando alcuni grossi massi verso lo sbocco di un canale diedro. Sosta su un fx alla base

L5. 6b+ 40m strapiombino appigliato fino ad un terrazzino, poi placca verticale incisa da un esile fessurina superficiale verso destra (passo molto tecnico e difficilmente proteggibile 6b).

L6. 5c 15m per brevi muretti verticali si raggiunge

la sommità della struttura (attenzione roccia fragi le e detritica nella parte finale)

Discesa: in doppia sulla via SOLO SE NON VI SONO ALTRE CORDATE IMPEGNATE SULLA VIA O SULLE VIE VICINE.

11. GRIMETT

Dedicata a Giuseppe Crippa. Pietro Buzzoni, Giovanni Nicoli “el Grimett” 16 luglio 2008

Sviluppo: 140m (7L)

Difficoltà: 6b+ (6b obb)/RS2+/II

Materiale: serie di nut, serie di friend fino al n. 1. Note: per la qualità della roccia, l’arrampicata e l’esposizione è considerata la via di riferimento del settore. L’arrampicata molto tecnica nelle prime lunghezze si fa piu fisica nella parte superiore, e si svolge su roccia ottima. Supportata da una “giusta” chiodatura è tra le vie moderne più interessanti e consigliate di questo settore.

Partenza sotto il grosso masso piatto che appog giato alla parete forma un piccolo grottino, chiodo con cordino a 5m da terra L1. 6b+35m Risalto e fessura che porta alla placca a buchi (tecnico e continuo). Segue un impegnativo traverso (tratto obbligato 6b) e ancora placca.

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S.Canali sul primo tiro della via del Grimett (© P. Buzzoni)

PRIGIONIERI DEI SOGNI

Adriano Selva, Andrea Spandri, agosto 2005

Sviluppo: 300m + 250m zoccolo (10L)

Difficoltà: 7c+ (7b obbl. expò)/S4/IV

RP Adriano Selva giugno 2006

Materiale: 2 friend n.0,5 e materiale per lo zoccolo. Una placca verticale, compatta e perfetta di 300me tri caratterizza la parete dell’Eghen. La via “Prigio nieri dei sogni” la risale interamente, inseguendo una logica appigli per una scalata unica e di gran classe. Arrampicata tecnica e di continuità, esi gente e difficile per tutto l’itinerario. Placche ver ticali e strapiombanti, alternate a strapiombi più accentuati propongono severi passi obbligati. Nel complesso una via di altissimo livello sotto il profilo tecnico, atletico e psicologico, su roccia ottima per tutto l’itinerario.

Per l’obbligato va affrontata con preparazione ade guata (voli lunghi e potenzialmente pericolosi). La via termina 100m circa sotto la vetta, che si può raggiungere salendo per la cresta con difficoltà di II (sosta di vetta non attrezzata).

Accesso: vedi via Cassin

L1. 6b 20m Un diedrino verticale segna l’inizio delle difficoltà; si affronta direttamente un gradino rove scio, poi più facile

L2. 6c 25m Diedro a buchi, al suo termine si esce in placca, ancora in diedro, con uscita impegnativa su di un terrazzino

L3. 7b 35m Singolo di dita, poi placchetta ad un tet tino che si evita a sinistra, per un diedro, da salire fino al suo termine; a destra si raggiunge un terraz zino. Dritti ad tettino che si supera nel centro, poi impegnativa placca a buchetti L4. 7c+45m Sequenza di dita dura e obbligata, poi a destra su buchi ora più generosi fino al terzo fix.

Dritti ad una nicchia poi ancora in placca con se vera serie di passi obbligati fino al 7°fix (sequenza chiave); da qui qualche metro a sinistra e poi dritti alla sosta

L5. 6c 45m Lungo traverso verso destra, dove è indispensabile una buona concentrazione, (tratto molto esposto)

L6. 7a 45m Parte iniziale tecnica con sezione di equilibrio, poi più semplice, ma la chiodatura lun ga obbliga a tenere alto il livello di concentrazione (tratto molto esposto utile friend n. 0,5 tra il IV e il 5° fix)

L7. 7b 25m Partenza tecnica su buchi, seguita da diedro fino ad una nicchia; si traversa a destra ad una grande nicchia; tiro molto fisico e obbligato

L8. 6c 40m Tiro vario e articolato su placchette e strapiombini

L9. 7b 30m Si traversa decisamente a destra su di un pilastro cubico, aereo e molto esposto; ancora in obliquo a destra fino a raggiungere il profilo del pilastro, dove un diedrino porta, dopo un breve tra verso sinistra a una cengetta, si traversa a destra ad un’altra cengetta e da qui a sinistra in sosta.

L10. II 80m Rimontando un muretto si trova una so sta attrezzata e da qui, per cresta, alla vetta. Discesa: In doppia sulla via (complesse ed espo ste), saltando la S8 e la S1. Alla calata dalla sosta 5, rinviare qualche fix sul traverso. Altra soluzione è effettuare le calate fino a S6. Da questa sosta ci si cala traversando a destra (faccia a monte) per rag giungere, dopo aver oltrepassato il camino Cassin, le calate di Soffiando nel vento, più dirette e meno esposte. Se si scende dalla vetta utilizzare le calate della via Soffiando nel vento. Per la prima doppia, le corde è bene tenerle sulla sinistra, viso a monte, della crestina.

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Adriano Selva e Pietro Buzzoni, Prigionieri dei Sogni, L4 (© A. Pozzi)

Grigna Settentrionale Sasso Cavallo

Discesa: in doppia sulla via (saltando S5). Oppure, da S10 salire 200metri circa di prato verticale (at tenzione e restare legati) e scendere dal versante nord come per le altre vie.

L9. 6a+ 20m Placca tecnica con singolo su buchi poi più facile

L10. II 10m Breve traverso a destra per raggiunge re il prato finale

10. FEBBRE DA CAVALLO

Pietro Buzzoni, Gianfranco Tantardini, 12 giugno 2010 Sviluppo: 280m (9L) Difficoltà: 7b (6c obb)/RS3/III Materiale: nut piccoli e friend fino n. 0,75

Via che sale le compatte placconate e i tetti del lato destro della parete, quella che si affaccia sul canalone di Val Cassina. Salita molto estetica su placche e strapiombi di roccia ottima, arrampica ta atletica e sostenuta per tutto l’itinerario. Molto consigliata, anche per l’esposizione che permet te la salita anche nella stagione più calda, inoltre dopo piogge abbondanti è la via che al Sasso Ca vallo asciuga prima. Chiodatura buona a fix e chiodi, ma in alcuni tratti distanziata. Parete fredda nella prima parte, con sole in estate fino alle 12. La partenza si trova risa lendo il canale di Val Cassina (circa 50/60m a de stra dell’attacco della via precedente), fino ad un’e vidente volta strapiombante, la via sale alla destra della volta, chiodo a 5m da terra.

L1. 6c 40m Placche e muretti verticali tecnici, poi in tenso strapiombo fessurato, allungare le protezioni L2. 6c+25m Placca verticale fin sotto al tetto dove si traversa poi a sinistra alla sosta in una nicchia L3. 7a 35m Si affronta il tetto direttamente, poi fes sura e traverso tecnico su placca a buchi L4. 7a+ 25m Placca con inizio molto tecnico poi più facile, si continua dritti fin sotto la grande plac conata

L5. 7b 45m A sinistra superando un breve tratto strapiombante su buchi, poi dritti salendo intera mente la placconata

L6. 6a 30m Ancora in placca tecnica, poi breve stra piombino per raggiungere la larga cengia erbosa

L7. 6b+ 25m Si attraversa fino alla base di un ca mino, che si lascia sulla destra, salendo il muro bombato a sinistra (chiodo con cordino), singolo impegnativo su tacche in strapiombo poi più facile

L8. 6c 25m Placca verticale di continuità e traverso tecnico su roccia

Discesa: in doppia sulla via. Oppure, dal termine della via salire dritti per 100metri circa di prato e mughi raggiungendo la vetta del Sasso Cavallo. Oppure all’uscita della via traversare lungamente verso destra tra I grossi mughi (poco evidente) fino a raggiungere un largo canalone detritico. Risa lire il canale per circa 50/60metri raggiungendo così il sentiero che discesende dalla vetta del sasso Cavallo, seguirlo fino alla conca prativa alla bocchetta di Val Cassina e da qui al rifugio Bietti Buzzi.

11. IF

Matteo Della Bordella ed Eugenio Pesci, 2013/14 Prima libera M. Della Bordella, 15 Aprile 2015 Sviluppo: 300m (8L) Difficoltà: 8a (7b+ obbl.) / S4 / IV

Magnifico itinerario di alta difficoltà e impegno, tra i più severi su calcare delle Alpi Centrali italiane, ed attualmente tra i 2 o 3 più difficili delle Grigne per la chiodatura rarefatta e l’ingaggio di varie se zioni. Chiodatura a fix da integrare con qualche raro friend. Arrampicata quasi sempre tecnica in placca ma con qualche sezione di resistenza su buchi. Roccia splendida su quasi tutto l’itinerario. Portare 10 rinvii e alcuni friend 0.2-2.

All’estate 2022 l’itinerario risulta ripetuto non più di 3/4 volte. La via parte dalla S1 della Via Oppio.

L1. “La porta nera” 30m 8a. Spigolo fisico di 7a e lungo boulder obbligato su buchi a destra, 7 fix.

L2. “Diagon Alley” 25m 7b+. Boulder di dita e lungo traverso e obliquo a destra, poco intuitivo. 7 fix.

L3. “Revolver” 55m 7b. Fessurino (friends), singolo obbligato a uscire da una nicchia (expo, 7b). Lun ghissima e splendida placca tecnica di movimento con fix molto lontani (7a). 7 fix.

L4. 40m 6b. Diritti con chiodatura lunga poi a sini stra e per placca adagiata. 6 fix e un chiodo.

L5. 50m 7a. Diritti a superare uno strapiombino poi lungo obliquo sprotetto sino a un diedrino molto tecnico. 5 fix, 7a

L6. “Mitico Det” 35m 7b. Breve tratto in comune

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Matteo Della Bordella, If L3 (© M. Caminati)

Grigna Settentrionale Sasso Cavallo

con la Via Della Luna, poi diritti per muro fisico a buchi. 3 chiodi, 1 friend e 4 fix.

L7. “Pocket Rocket” 22 m 7c+. Boulder di dita, tra verso a sinistra e secondo singolo di non facile in tuizione. 6 fix.

L8. 35m 7a. Bella placca tecnica, 6 fix, attenzione al rinviaggio sopra la sosta. Discesa: in doppia sulla via dalla S8, lineare.

Altre possibilità

Parete sud

Via della Luna Giuseppe Alippi “Det”, Benigno Balatti, 6-7 Febbraio 1982 500m 6a A3/R4/III Sognando California M. Marzorati, R. Gheller, G.Benedu m 1990 500m 6b+A2/RS3/III

Il tracciato originale di If, disegno di Matteo Della bordella

Via degli Amici Benigno Balatti, Norberto Riva, 1979 450m 6a+A3/R3+/III

Via delle Morose R. Zucchi, G. Capozzo, ottobre novembre 1969 400m 6c (5c/A1)/R3+/III

Parete Ovest – Nord Ovest Valentino Giuseppe Alippi Det, Gianfranco Tantardini, Mario La franconi, 1 novembre 1975 1000m 5c A1/R3/III

Parete Est Hascisc

Ivano Zanetti, Gianni Calloni, gennaio 1990 300m 6a/R3/III In parte richiodata a fix da Ivano Zanetti e compa gni nel 2019

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Matteo Piccardi e Luca Passini durante la salita in libera della Via del Det nel 2011 (© R. Felderer)

Resegone Monte Spedone

1. DUTUR DELL’ALPE

Andrea Savonitto e Niccolò Bartoli 27/02/2015 in più riprese

Difficoltà: 6c+ (6b obbl.)/S2/II

Materiale: 12 rinvii, cordini, friend medio-piccoli Si tratta della prima via in ottica moderna della Fracia, un’itinerario che sfrutta, nel suo insieme, zone di roccia solida e che ha aperto le porte alle successive realizzazioni, dimostrando che lo Spe done riserva sorprese inaspettate a chi abbia voglia di avventurarcisi, nonostante la cattiva fama matu rata ingiustamente nel tempo. Attacco: 10m a sx di “Festina lente”

L1. Salire la placca lavorata con un andamento leg germente obliquo a dx. S1 30m 5a

L2. In verticale in placca con percorso un po’ da cercare, in ultimo obliquare a dx fino alla S2 35m 5c+

L3. In verticale raggiungere il vertice del diedro formato dall’impressionante ed evidente “sarco fago” di destra. Al suo vertice traversare a dx per poi affrontare un muro verticale più impegnativo e continuo. Ancora diritto ad affrontare una lama strapiombante e dall’aspetto poco solido che si su pera con passo deciso e di “fiducia” per raggiunge re poco sopra la S3 6c 30m

L4. Obliquare a sx su roccia patinata fino a raggiun gere un diedro aperto fessurato. Seguirlo fin quasi a toccare il diedro di dx (Corti). Con passo impe gnativo e obbligato traversare a sx qualche mt. Sa lire su terreno più facile e più rotto in verticale fino alla S4 6c+/7a 30m

con i friend. Roccia calcarea tipica dello Spedone, generalmente di ottima qualità e ricca di inclusioni di selce che agevolano gradevolmente la progres sione. Una pulizia minuziosa è stata effettuata a più riprese, tuttavia qualche frammento o blocco di roccia potrebbe ancora staccarsi, se sollecitato: prestare attenzione! Arrampicata di movimento su placche e muri verticali, quasi ovunque di puro go dimento.

Note:“Festina lente” è un antico ossimoro augu stiano (affrettati lentamente), in buona sostanza un monito ad agire in modo deciso, ma con cautela per avere successo nelle proprie azioni. Il concetto si applica benissimo al nostro progetto di apertura: muoversi con decisione, ma con le dovute cautele, su questa fantastica e insidiosa parete. Inoltre, l’anno pandemico intriso di lockdown im provvisi, ha fatto sì che non si potesse temporeg giare troppo. Meglio affrettarsi, con prudenza!

L1. Dal chiodo basale, traversare 5m a sx per por tarsi sotto una placca molto lavorata, caratteristi ca che contraddistingue l’intera lunghezza. Salire tutta la placca tenendosi in alto un po’ a sx fino a un chiodo cordonato, da cui si prosegue facendo un giro a dx per uscire alla comoda sosta. 30m V2 ch. S1 2 ch. (A poca distanza, la S1 a fix di “Dutur dell’Alpe”Savonitto-Bartoli 2015).

2. FESTINA LENTE

Luca Bozzi e Giovanni Chiaffarelli terminata il 18.12.2020

Sviluppo: 150mt

Difficoltà: 7a (6b+ obb) R3/S2/II

Materiale: 2 corde da 60m, 15 rinvii, una staffa e un cliff utili, cordini e fettucce in abbondanza, friend medi e piccoli, eventualmente, martello e qualche chiodo misto.

Itinerario di assoluto stampo alpinistico, sostenu to nel suo grado, interamente attrezzato a chiodi (soste comprese), con l’eccezione del quarto tiro (5 fix). Ove opportuno, si può integrare ottimamente

L2. Sopra la sosta, rimontare vari gradoni e immet tersi in una serie di fessure/lame/muretti/placche, leggermente in obliquo a dx per 20mt. Raggiungere e superare un paio di alberelli, proseguire diritto e poi obliquo a sx. con passo più intenso e obbliga to fino a un chiodo nascosto. Traversare verso dx qualche metro e forzare dritto una pancetta (ch. alto cordonato, lame a sx da evitare!), raggiungere a dx il diedro della Corti 33 e brevemente la sosta. 40m 6a+ clessidre, vari ch., friend piccolo molto utile. Molto bello, allungare bene le protezioni o sfalsare le corde per agevolarne lo scorrimento. S2 4 ch.

L3. Diritto nel diedro qualche mt. fino a un albe rello. Traversare nettamente a dx aggirando uno spigoletto aggettante per rimontare un terrazzino (da qui la Corti 33 prosegue dritto per poi ritraver sare a sx alla sosta nel diedro). Traversare ancora a dx e poi dritto 5mt. fino ad individuare sulla dx un sequenza di inclusioni di selce per mani e pie

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01 03 05 06 07 08 10 04 09 Oneta Erola Erve IV Novembre Formiche 02 Corti di sinistra Valsecchi Diretta Burini Settembre 655

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