Tra passato e presente di Elisa Corni
Le grandi epidemie del Novecento
I
n questi giorni sui giornali e in tutti i mezzi di informazione campeggiano i titoli riguardanti la terribile epidemia che sta minacciando tutto il mondo: il Coronavirus. Misure estreme, come la quarantena per tutta la provincia di Wuhan, focolaio dell’epidemia, si affiancano a misure meno radicali, come lo scanner della temperatura corporea negli aeroporti per tutti i viaggiatori; misure adottate anche grazie all’esperienza maturata nel secolo scorso di contenimento delle epidemie. Nel corso di tutto il Novecento numerose malattie pandemiche hanno messo a dura prova la specie umana. La più nota, nonché una delle più devastanti, è sicuramente stata l’Influenza Spagnola (H1N1) che, sul finire della Prima Guerra Mondiale ha falcidiato il mondo intero. Tra il 1918 e i primi anni venti, questa influenza è stata la causa della più grande pandemia della storia. Secondo alcuni studi a morirne furono tra i cinquanta e i cento milioni di persone, tra il 3 e il 5% della popolazione mondiale dell’epoca. Il virus, probabilmente originario della Meso America, si diffuse prima in Europa con le truppe statunitensi sbarcate nel vecchio continente, ma fu in grado di raggiungere anche le più remote isole del Pacifico. Esaurita la pandemia, il virus continuò a circolare probabilmente
fino agli anni Cinquanta, con la pseudo-pandemia che nel 1947 colpì nuovamente le truppe americane in Corea e Giappone; vi fu un ritorno di fiamma nel 1977 in Russia e poi la Suina ricomparve sul finire del secolo con la Sars nel 2009. Se alla fine della Seconda Guerra mondiale l’H1N1 fu decisamente poco efficace, incidenza maggiore la ebbe la cugina di fine millennio: in poche settimane raggiunse ben 37 paesi, provocando quasi 20.000 vittime. Nel 1957 un nuovo ceppo di virus si fece largo nel globo: H2N2, anche nota come l’Asiatica, fu un’influenza altamente virale. Il virus era stato isolato pochi anni prima nei laboratori cinesi, dove lo identificarono come virus influenzale di tipologia aviaria. Ma la malattia si diffuse con una tale rapidità che, come riportava il New York Times, a Hong Kong l’Asiatica colpì 250 mila persone nel giro di pochi giorni. Si stima che in tre anni furono quasi due milioni i morti, nonostante già nel 1957 si realizzò un vaccino in grado di contenere la diffusione della malattia. A causare molti decessi furono soprattutto le complicazioni a livello polmonare per chi era stato infetto. Da questo ceppo di virus una mutazione diede origine alla terza grande pandemia globale dell’ultimo secolo: H3N2 o l’Influenza di Hong Kong. In Italia questa influenza con le sue complicazioni portarono alla morte di circa 20.000 persone. Questa e la sua parente stretta H2N2 furono malattie che colpirono soprattutto individui appartenenti alle fasce più deboli della società. E poi ci sono tutte quelle epidemie “in corso ma dimenticate”. Come l’HIV che, seppur contenuta, ha mietuto oltre 39
milioni di vittime da quando è comparsa a oggi; la tubercolosi, tutt’altro che debellata e che nel 2012 ha fatto oltre un milione di vittime: o addirittura la lebbra che fa centinaia di migliaia di contagiati ogni anno. Non tutti ad esempio sanno che, soprattutto nel territorio degli Stati Uniti d’America, ci sono ancora numerosi focolai di peste bubbonica attivi. La dominatrice del medioevo è ancora operativa ad esempio in Cina, dove lo scorso anni si è registrato il quindi caso. Si tratta sicuramente di una malattia sotto controllo, anche se tutt’altro che debellata. Esistono poi epidemie silenziose, che non fanno notizia perché le malattie sono considerate “normali” dall’opinione pubblica e dalla stampa. È il caso ad esempio del morbillo per il quale esiste un efficace vaccino ma che comunque riesce a colpire migliaia e migliaia di persone ogni anno. L’ultima in Italia è datata 2017 e si sono registrati ben 1600 casi, il doppio dell’anno precedente. Alcuni epidemiologi e virologi ritengono che ciò sia dovuto anche a una minor copertura vaccinale. Secondo l’OMS con l’aumento delle vaccinazioni in tutto il globo i casi di morbillo si sono drasticamente ridotti: si è passati dai 32.768.300 del 2000 ai 9.719.600 solo cinque anni dopo. E poi ci sono quelle malattie che non fanno scalpore, di cui pochi parlano e in misura ridotta, forse perché non ci riguardano direttamente. Sono l’Ebola, comparsa nel 1976 attorno all’omonimo fiume in Congo, una malattia terribile diffusa soprattutto in Africa e con una mortalità del 90%. O il Colera che si presenta soprattutto in quei paesi dove le condizioni igieniche sono scarse e che ogni anno fa tra i 3 e i 5 milioni di morti. O la Malaria, i cui malati sono per il 90% nell’Africa Subsahariana.
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