In controluce di Franco Zadra
Thunberg e Fonda, profetesse di oggi A chi avesse avuto occasione di seguire la doppia intervista andata in onda su Rai3 nella trasmissione Che tempo che Fa, con la giovane attivista svedese Greta Thunberg e la star hollywodiana Jane Fonda, 17 anni la prima e 82 la seconda, non sarà sfuggita l’urgenza “esistenziale” con la quale venivano proposti i temi cari da sempre all’ambientalismo ecologista.
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Non c’è più tempo!» è il preoccupante messaggio lanciato a chiare lettere da Fabio Fazio, e «Bisogna ascoltare gli scienziati!» la corale e perentoria indicazione della «sola e unica via d’uscita» che rimane all’umanità di fronte alla prevista e ineluttabile catastrofe che ci attende a partire non da domani, ma da ieri. «L’apocalittico ultimo appello», viene da due persone estremamente “autore-
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voli”, la Thunberg, iniziatrice del movimento globale Fridays for future in favore dello sviluppo sostenibile e contro il cambiamento climatico che, appena diciassettenne, ha ricevuto due nomination per il Premio Nobel per la Pace (nel 2019 e nel 2020), inserita da Forbes, il magazine più famoso al mondo su classifiche, cultura economica, e leadership imprenditoriale, nell’elenco delle 100 donne più potenti al mondo, persona dell’anno 2019 per il Time; e Jane Fonda, vincitrice di 2 Oscar, 7 Golden Globe, 1 Emmy Award, due Premi Bafta, un David di Donatello, e il Leone d’oro alla carriera, attivista politica e sociale, che ha da poco pubblicato “Salviamo il nostro futuro! Il mio impegno per l’ambiente, l’equità e la salute”. Molto interessante e assolutamente “digeribile” in prima serata è apparso questo straordinario e assolutamente intacitabile richiamo per la voce di due “profetesse” d’attualità delle quali sappiamo, o pensiamo di conoscere, già tutto poiché l’informazione di massa ce le ha ben presentate e per così dire
ce le ha rese familiari, vincendo ogni nostra difesa con le sottili armi della propaganda e della pubblicità (sinonimi ma non esattamente uguali), per cui ci viene ormai naturale provare simpatia e dare generosamente il nostro assenso alle loro proposte, forse anche per rimediare a un certo senso di colpa per l’inascoltata, per più di mezzo secolo, Fonda, siamo acriticamente spalancati alla ragazzina che, appena quindicenne, indossò per quasi un mese di fronte alla sede del parlamento svedese prima delle elezioni legislative, il cartello “Skolstrejk för klimatet” ovvero “Sciopero della scuola per il clima”. Intendiamoci, partecipo anch’io a questo entusiasmo per due attiviste che rispetto e ammiro per il coraggio e la determinazione che hanno saputo dimostrare, ma mi permetto di porre una semplice domanda senza la pretesa di mettere in crisi nessuno, anzi, seguendo proprio il metodo scientifico che progredisce proprio grazie alle nuove domande. Quali scienziati dovremmo ascoltare per avere ancora una qualche possibilità di scampare alla catastrofe? O meglio, perché dovremmo rivolgerci agli scienziati dal momento che, su stessa ammissione sia di Fonda che di Thunberg, sono stati proprio loro, assecondando il potere di turno, a portarci sull’orlo del baratro? Si potrebbe immaginare di dover ascoltare la “comunità scientifica”, se davvero