BREVI STORIE DI CIBO LENTO A VELOCITÀ CONTEMPORANEA
Pranzo in piedi in cucina di Alessia Morabito – illustrazioni di Alessia Serafini
I
l cibo è il mio lavoro. “Beata lei” direte voi. Invece le ricette, il cibo e il lavoro si mangiano il mio tempo ed io rimango senza. Il risultato? Salto i pasti, ho fame. Ho sempre del pane, non sempre di giornata ma ne compro e ne faccio solo a lievito madre, quindi è buono per lungo tempo. Ho sempre un frutto o una verdura che mi ha chiamata dalla vetrina della bottega sotto casa dopo aver parcheggiato oppure che mi sono accaparrata in una visita dal contadino o ad un mercato. Ho qualche ricordo di viaggio ricevuto generosamente in dono o comprato durante uno spostamento. Il mio fornello è perennemente sporco di briciole. Accendo la griglia, mi brusco una fetta di pane. Dal cassetto dei salumi del frigo tiro fuori un cartoccio che viene da Prato, apro questo salume che all’aspetto sembra un salame ma che si chiama mortadella: al naso riconosco la miscela di spezie tipica dei dolci toscani, il profumo sottilmente fiorito dei ratafià antichi, un sentore leggero d’aglio e il fragrante della carne di suino stufata. Salume cotto di tradizione rinascimentale, come tradisce la sua spaziatura, colore rosa intenso dovuto all’alchermes e uso di tagli di carne meno pregiati, la Mortadella di Prato rischia di sparire negli anni ‘50 quando la rinascita economica è rappresentata, nell’immaginario collettivo, da altri salumi. Viene riscoperta negli anni ‘90 e riproposta da pochi produttori lungimiranti che da sempre si distinguono per artigianalità e alta qualità. Inforco l’affettatrice, taglio qualche fetta, resisto alla tentazione di mangiarla subito e lascio che la Mortadella di Prato si stemperi a temperatura ambiente. Da un sopralluogo in campagna ho portato a casa quattro fichi primaticci che ho raccolto da un albero solitario, ne sbuccio uno e lo divido a metà. Sul terrazzo ho qualche pianta di rucola che non ho raccolto ed è andata in fiore. Tolgo il pane bruscato dalla griglia, ci schiaccio il fico, poggio sopra la Mortadella di Prato, spargo di fiori di rucola, non resisto, chiudo gli occhi, addento. Anche oggi pranzo in piedi in cucina.
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Premiata Salumeria Italiana, 4/20