Salutepertutti.it - Vol. 5 - n. 1 - 2022

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RICERCA E INNOVAZIONE Francesca Boccafoschi

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ome riportato nei documenti dell’Istituto Superiore della Sanità, negli ultimi 50 anni l’invecchiamento della popolazione italiana è stato uno dei più rapidi tra i Paesi maggiormente sviluppati e si stima che nel 2050 la quota di ultra65enni ammonterà al 35,9% della popolazione totale, con un’attesa di vita media pari a 82,5 anni (79,5 per gli uomini e 85,6 per le donne). Questo è certamente uno dei motivi che ha fatto sì che l’interesse verso l’ingegneria tissutale, i biomateriali e la medicina rigenerativa crescesse in maniera esponenziale. Infatti, come tutte le “macchine”, anche e soprattutto quelle più sofisticate, anche il nostro corpo va incontro ad “usura”, ovvero a processi di invecchiamento, che inevitabilmente modificano le caratteristiche morfo-funzionali dei nostri tessuti ed organi. La necessità di poter riparare la funzionalità di un tessuto o un organo danneggiato è alla base del processo di mantenimento della qualità di vita nei soggetti la cui aspettativa di vita va allungandosi. I biomateriali sono componenti chiave nell’ingegneria dei tessuti e nelle applicazioni di medicina rigenerativa, allo scopo di ridurre la gravità della malattia e migliorare la qualità della vita di un gran numero di pazienti. Il successo di molte strategie di medicina rigenerativa, come terapie cellulari, organi artificiali e ingegneria tissutale, è fortemente dipendente dalla capacità di progettare o produrre biomateriali idonei, che possano supportare e guidare le cellule durante la guarigione dei tessuti e i processi di rimodellamento. La ricerca di biomateriali con caratteristiche biomeccaniche idonee al recupero funzionale di una parte corporea danneggiata, in realtà, affonda le sue origini già ai tempi di antiche popolazioni, quali i Greci o i Maya e ne sono testimonianza reperti archeologici di antiche protesi dentali e ortopediche giunte fino ai giorni nostri, a consolidare la necessità che da sempre l’uomo ha dovuto affrontare, nel momento in cui una parte del corpo fosse stata danneggiata, facendo sì che lo stesso perdesse significativamente le sua funzionalità.

Professore Associato, Laboratorio di Anatomia Umana, Dipartimento di Scienze della Salute, Università del Piemonte Orientale. Presidente Associazione UPO Alumni

Ingegneria tissutale e Medicina Rigenerativa LA POPOLAZIONE INVECCHIA E LA SCIENZA SI ADEGUA

Un dito protesico ritrovato nei reperti dall'antico Egitto. L'alluce è scolpito nel legno ed è attaccato al piede da un involucro di cuoio cucito. Le conoscenze anatomiche e fisiologiche hanno chiaramente permesso di sviluppare soluzioni sempre più performanti. Le conoscenze nell’ambito delle scienze umane, tuttavia, avrebbero avuto solo un parziale successo nell’ambito rigenerativo se di pari passo le scienze dei materiali ad uso biomedicale non fossero avanzate a tal punto da permettere di progettare e costruire materiali che dimostrano non solo eccezionali proprietà in termini di biocompatibilità, ma anche, sfruttando le conoscenze nell’ambito dei materiali, per poterne modificare la microstruttura, adattandola anche alla possibilità di arricchire i materiali stessi con molecole (per es. antibiotici, fattori di crescita, peptidi…) utili a guidare la rigenerazione funzionale del tessuto, o dell’organo danneggiato. Va da sé che, se in un primo tempo ci si po-

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2022;5,1.


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