FASHION MAGAZINE N 3 - 2021

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Giugno / Luglio 2021

ANNO 52 - N°3 - 12 EURO

GREEN VOCATION

Stella McCartney espone il proprio credo 6

DIGITAL EXCELLENCE

Guidare il cambiamento tra DTC e M&A 16

Poste Italiane S.P.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N.46) Art. 1, Comma 1 Lom/Mi/1769

S T R A T E G I A,

I N N O V A Z I O N E E

LEADER ESG

Quali manager per la svolta sostenibile

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STATI UNITI

Il lusso all'assalto di una montagna di cash 60

M E R C A T I

IN CORSIA DI SORPASSO Intraprendenza e visione fanno volare i nuovi leader Cover: THOM BROWNE EDIZIONI ECOMARKET SPA

FA N 3 COVER DEF1.indd 1

18/06/21 15.50



GIUGNO/LUGLIO 2021

Features

Contents 5 EDITORIALE

INTERVISTE 6 STELLA MCCARTNEY «La barbarie non conosce confini. Superiamoli insieme per salvare il pianeta» 9

LIVIO PROLI/MISSONI «Un'offerta più ampia è il motore della nuova fase. Serve un dialogo con la new gen»

13 LUCA SOLCA/BERNSTEIN «Nel retail ciò che conta davvero è la notorietà del marchio»

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STELLA MCCARTNEY ECO PER VOCAZIONE

LIVIO PROLI GUIDA LA NUOVA FASE DI MISSONI

A 20 anni dal lancio del brand, un altro record green: una collezione con l'80% di materiali sostenibili. E tanti progetti

Il piano strategico punta sul rafforzamento nel lusso, con più attenzione a uomo, digital e accessori

STRATEGIA 16 CEO ROUNDTABLE ON DIGITAL EXCELLENCE Guardare il mercato con gli occhi del cliente proietta il lusso in una nuova era 29 SOSTENIBILITÀ/FATTORI ESG AL CENTRO Ambiente, sociale, governance: la moda che si impegna sarà premiata

INNOVAZIONE

34 CHRISTOPHER RAEBURN Con il paradigma delle tre R a passi svelti verso la circolarità totale

35 PATRICK MCDOWELL/PINKO «Disegnare non basta: il mio ruolo è creare spazio per il futuro» 36 DAVID ERBA/GREENCHIC «Siamo paladini del riuso, ma adesso anche un fashion brand» 37 PAUL&SHARK Tra capi second life e materiali riciclati è l’ora del no waste

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CEO ROUNDTABLE ON DIGITAL EXCELLENCE

SOSTENIBILITÀ COME ASSET STRATEGICO

Nel post crisi l'e-commerce dovrà essere per tutti e per ciascuno, con strategie comuni e personalizzate

Un'inchiesta sui fattori Esg apre una carrellata di analisi e interviste sulle strategie e le sfide green dei fashion brand

38 SUSTAINABILITY Largo agli eco-manager, registi della green transformation 42 SHOWROOM IN PRIMA LINEA La moda sostenibile vende? Solo se fa battere il cuore del cliente 48 FILATORI E TESSITORI In green we trust: per il tessile non è solo uno slogan

MERCATI

60 STATI UNITI Gli americani, seduti su una montagna di cash e pronti a spendere per farsi notare 64 BUYERS' OPINION Più che fashion victim, un collezionista d’autore e di novità: è il cliente del futuro 71 BUYERS' SURVEY Tra euforia e cautela torna l'ottimismo. Ma il vero banco di prova sarà l’autunno 78 CHILDRENSWEAR Back to life: si torna a giocare 86 E-COMMERCE/VEEPEE Anche in Italia la parola chiave è partnership

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89 PITTI UOMO, BIMBO E FILATI Con Pitti 100 le fiere di Firenze cambiano pelle

LA PAROLA AI BUYER INTERNAZIONALI

LE FIERE DI PITTI TORNANO IN PRESENZA

93 NEW TREND Gentle tidings, New freedom, Back to value

È un collezionista di novità il cliente del post pandemia: fa shopping ragionato ed è felice di tornare nel negozio fisico

Nuovo layout, meno espositori e un concept sempre più phygital: Pitti Uomo, Bimbo e Filati di nuovo in Fortezza

122 PEOPLE/ALESSIA MARCUZZI «Lo showbiz non mi basta. Con borse e skincare mi scopro anche business woman» 3



EDITORIALE

Il gioco si fa rovente Marc Sondermann m.sondermann@fashionmagazine.it

L

a partita di poker per il futuro del settore moda italiano, fortemente impattato dalla pandemia, ma già lanciato verso nuovi ambiziosi traguardi, entra nella sua fase più viva. Mentre si attende l’esito delle negoziazioni intorno al dossier Etro, giungono all’orecchio i dettagli delle operazioni Sergio Rossi, Nara Camicie ed Emilio Pucci. È chiaro che sta accadendo ciò che in parte ci si aspettava fin dall’inizio della fase emergenziale: i soggetti forti potenziano le loro posizioni, stakeholder meno convinti delle loro prospettive monetizzano per approfittare dell’abbondanza di cash in circolazione e dietro le quinte si assiste a ogni tipo di condotta, pur di accaparrarsi gli asset più ambiti del made in Italy. Evidentemente siamo solo agli inizi: nonostante le puntuali smentite di rito da parte dei soggetti coinvolti, è da alcuni mesi che si vocifera di un interessamento della holding Exor, cassaforte della famiglia Agnelli, per aggiudicarsi il controllo della Giorgio Armani. Lo stesso stilista aveva dato fuoco alle polveri a inizio anno non volendo più escludere, con parole ben ponderate, di fondersi con un gruppo più grosso e più strutturato, ma di matrice italiana. Di fronte a un’eventualità così clamorosa, va da sé che non esistano più tabù o mostri sacri. È l’assetto stesso del sistema a essere in discussione, insieme alle modalità del fare business, profondamente mutate e in lampante necessità di nuovi contenitori. Oltre a proprietari inediti e ad aggregazioni di nuovo conio si intravede dunque all’orizzonte anche il graduale, ma inevitabile, tramonto del tradizionale modello di fashion week. Nonostante gli encomiabili sforzi degli organizzatori, Carlo Capasa in testa, competere con i francesi su un terreno che premia per definizione pochissimi player capaci

di muovere, all’occorrenza, budget miliardari di comunicazione, non ha alcun senso per un tessuto economico come il nostro, basato da sempre sull’imprenditorialità diffusa e sulla netta prevalenza della piccola e media impresa. Bisogna allora voltare pagina, con decisione: da un calendario asfittico, con una decina di nomi al giorno, è necessario passare a una griglia in grado di contenere quotidianamente fino a un centinaio di eventi, diffusi capillarmente sul territorio e capaci di far risplendere in pieno le potenzialità ricettive, (ri-)creative e culturali di Milano. Essere grandi, oggi, è un vantaggio competitivo relativo. Molto più strategico è, invece, avere la competenza di far scalare aziende fresche, giovani e innovative. Dal gergo del venture capital è noto il termine gemmificazione. Ecco, è proprio a questo che la moda presentata a Milano, miglior espressione di un Paese intero, deve aspirare. Le premesse stilistiche, produttive, comunicative, tecnologiche e finanziarie ci sono tutte. In nessun luogo al mondo vi è una tale concentrazione poliedrica di talenti. È venuto il momento di archiviare, con coraggio, gli schemi del passato. Lasciamo a Parigi il primato di una stantia e dispendiosa magnificenza. Gettiamo il cuore oltre l’ostacolo e costruiamo un laboratorio inclusivo, foriero di cento inedite alleanze, che sappia entusiasmare e traghettare qui, in loco, i giovani da tutto il mondo. Expat italiani in primis.

Direttore Responsabile

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INTERVISTA Stella McCartney 20 anni di impegno nel green

«La barbarie non conosce confini. Superiamoli insieme per salvare il pianeta» Il suo impegno per l'ambiente l'ha portata a realizzare una collezione autunnale record in fatto di sostenibilità, protagonista in questi giorni di una campagna singolare, che invita al rispetto degli animali. Ma Stella McCartney è già proiettata verso nuovi traguardi. Intanto progetta una sfilata a settembre per celebrare il 20esimo anniversario della griffe, «ma solo se sarà possibile farla in sicurezza» di CARLA MERCURIO

Il cammino di Stella McCartney verso la sostenibilità è partito 20 anni fa, quando ha lanciato il suo marchio. Una strada irta di ostacoli legati all'impiego delle materie prime e alle logiche produttive imperanti, ma anche a politiche governative arretrate, che lei combatte per cambiare. Un percorso fatto di tenacia, ricerca, sperimentazione, che l'ha appena portata a realizzare una collezione con l'80% di materiali sostenibili. Un risultato non facile per una griffe globale come la sua, che gestisce 55 freestanding store nelle strade più eleganti del mondo ed è distribuita in 77 Paesi attraverso un network di 863 punti vendita, più l'e-commerce. Ma c'è ancora tanto da fare, come ci racconta in questa intervista.

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Quest'anno festeggia i 20 anni del brand: quale il suo stato d'animo? Il 2021 è un grande anno per noi, ma anche per l'intero pianeta, dal momento che stiamo lentamente uscendo dalla pandemia. Mi auguro che torneremo a una vita più consapevole e orientata a trovare delle soluzioni ai problemi del mondo, un aspetto su cui noi ci stiamo concentrando più che mai.


Lvmh nel 2019, che oggi detiene una quota di minoranza del suo marchio? Il mio obiettivo è stato quello di affiancare Bernard Arnault come personal advisor. Ed è proprio quello che ho fatto: consigliarlo. Il tempismo è tutto. Sento che quando abbiamo iniziato il nostro viaggio insieme, lui era pronto e la portata di ciò che possiamo fare può realmente cambiare le carte in tavola.

1. Un ritratto di Stella McCartney 2. Un'immagine della campagna autunno 2021, scattata per le strade di Londra e ispirata al concept "Animals as Equals" 3. Un outfit della collezione Winter 2021

Foto Mert & Marcus

Quali i progetti più interessanti in cantiere quest'anno? Abbiamo varato delle iniziative sempre incentrate sulla sostenibilità. Tra queste la capsule di T-shirt in cotone biologico a supporto della campagna di Greenpeace per fermare la deforestazione dell'Amazzonia e per celebrare il 50esimo anniversario dell'organizzazione. Inoltre abbiamo lanciato i primi capi al mondo realizzati con Mylo di Bolt Threads, un'alternativa in pelle vegana, sostenibile e animal-free a base di micelio, il sistema di radici sotterranee dei funghi rinnovabile all'infinito: un grande traguardo, che mostra l'enorme potenziale di questo materiale.

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Ha in programma una sfilata celebrativa a settembre? Spero davvero che riusciremo a organizzare un fashion show per l'estate 2022, ma solo se saremo in grado di farlo in sicurezza. In che modo l'azienda sta rivedendo i propri obiettivi dopo questi mesi difficili? Ora più che mai dobbiamo rallentare ed essere più consapevoli, accelerando contemporaneamente la spinta verso la circolarità e verso soluzioni rigenerative, rispettose della natura. Per questo stiamo lavorando alla definizione di nuovi obiettivi di sostenibilità. Da tempo misuriamo il nostro impatto ambientale tenendo la contabilità del capitale naturale. Credo sia un aspetto fondamentale per tutte le aziende misurare, divulgare e intraprendere azioni non solo per ridurre, ma invertire il degrado ambientale.

Foto Mert & Marcus

So che avete stabilito un record con la collezione autunno 2021... È la nostra uscita più green a oggi, realizzata con l'80% di materiali sostenibili. Abbiamo aumentato l'uso di cotone organico, viscosa ecologica, Econyl (realizzato con rifiuti di nylon rigenerati provenienti da discariche e oceani) e altri materiali riciclati. Si tratta di un aumento del 20% rispetto alla precedente Pre-Fall 2020, che è un vero traguardo e l'emblema del nostro impegno verso un miglioramento costante. Abbiamo anche riproposto la nostra iconica borsa Falabella con un nuovo look Maxi, di cui sono entusiasta. Da quando abbiamo lanciato questo modello, nel 2010, abbiamo salvato 400mila mucche.

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Il termine sostenibilità è diventato sempre più importante nelle agende dei governi dopo la pandemia: cosa significa questa parola oggi? All'improvviso è diventata una parola abusata e credo che nessuno sappia più cosa vuol dire. Per noi significa essere consapevoli del processo, sapere che in Stella McCartney oltre il 60% del bene che facciamo all'ambiente è frutto dell'attenzione al materiale utilizzato e di un lavoro che parte con anni di anticipo. Affinché la moda possa essere sostenibile è necessario agire con tempismo. Occorre pensare a tutto in modo circolare e nella sua interezza, considerando che molto ha a che fare con gli sprechi. Non dobbiamo fare al pianeta ciò che non vorremmo fosse fatto a noi. Cosa è cambiato dopo l'uscita dal gruppo Kering e la partnership con

Quanto costa il suo impegno per la sostenibilità in termini economici e di impegno di tempo? Mi impegno per cambiare le cose che sono attualmente date per scontate nel settore. Ci sono così tanti aspetti che ci frenano, come le politiche governative che devono essere affrontate con urgenza. Per esempio, quando compro i miei materiali non in pelle negli Stati Uniti mi viene addebitato il 30% in più di tasse; un onere che non carico sul mio cliente, ma che va a impattare sul mio margine. Credo nella qualità e nella giustizia, e se pago qualcuno in modo equo i prezzi salgono. Purtroppo non c'è nessun incentivo finanziario a lavorare in questo modo, se non quello di mantenere moralmente pulito il nostro lato della strada. Perdiamo soldi così, ma non cambieremmo mai il nostro approccio. Come si concilia il suo impegno per la sostenibilità con la creatività? Ci sono certamente delle limitazioni nel lavorare in questo modo, specialmente quando si tratta di approvvigionamento. Ad esempio io adoro lavorare con le paillettes, ma il 99% è fatto con il petrolio, quindi ci è voluto del tempo per trovare alternative sostenibili. Oggi ne esistono solo quattro tipi che possiamo usare. Bisogna ricordare che è un viaggio costante. E forse questa è una delle ragioni per cui l'industria della moda usa solo dieci tipi di tessuti, perché svilupparne di più sostenibili è un grande investimento in termini di tempo, denaro ed energia. È da poco uscita una campagna, che vede protagonisti degli animali speciali. Qual è il messaggio? La campagna autunno 2021 è intitolata "Our Time Has Come" e vede protagonisti un gruppo di animali alla moda che girano per le strade di Londra indossando la nostra nuova collezione. Puntavo a comunicare il messaggio "Animals as equals", a cui tengo da tempo. Volevo sottolineare il fatto che siamo animali cruelty free da sempre, perché non usiamo mai pelle, pellicce o pelli. Inoltre sosteniamo le petizioni della campagna di Humane Society International, volte a porre fine al crudele commercio di pellicce. La barbarie non conosce confini e la mia mission è portare consapevolezza nell'industria della moda.  7



INTERVISTA Livio Proli Missoni

«Un'offerta più ampia è il motore della nuova fase. Serve un dialogo con la new gen» La scelta di Angela Missoni di lasciare la direzione creativa del marchio segna l'inzio di una nuova fase. «Il nuovo piano strategico punta sul rafforzamento nel segmento lusso, l'allargamento della gamma agli accessori e più attenzione all'uomo e al digital», dice il nuovo ceo DI ANDREA BIGOZZI

Per una anno ha lavorato in silenzio. Perché per Livio Proli, il manager italiano divenuto amministratore delegato di Missoni nel 2020 dopo una lunga carriera trascorsa ai vertici di Giorgio Armani, prima si fa e poi si racconta. Durante la pandemia Proli ha studiato la situazione e aperto una riflessione con la famiglia fondatrice del marchio che ha portato Angela Missoni a lasciare la direzione creativa per dedicarsi al ruolo di presidente della società. Proli è intervenuto anche sulla struttura manageriale, costruendo un nuovo team composto da professionisti in larga parte abbondantemente under 40. Ha lavorato sul potenziamento della distribuzione, previsto una serie di colab (si inizia con Acbc), messo ordine nelle licenze, internalizzando la linea casa attraverso l’acquisto di T&J Vestor. E, soprattutto, è intervenuto sul prodotto, con l’obiettivo di posizionarsi nel segmento lusso, «ma facendo attenzione al value for money». Adesso che la riorganizzazione è stata fatta e il terzo capitolo della maison è pronto a cominciare, il ceo di Missoni annuncia l’intenzione di arrivare in quattro anni «a 150 milioni di euro di ricavi. Sono ottimista, è un progetto solido e c’è grande armonia tra i soci». Alla sfilata di settembre, per la prima volta, a disegnare le collezioni non sarà qualcuno della famiglia, ma Alberto Caliri. Come la vede?

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Caliri è una garanzia di continuità, perché è da 15 anni che affianca Angela allo stile. Da gennaio ha preso in mano la collezione: la cruise 2022 è un assaggio di quello che sa fare e a settembre vedremo la sua interpretazione del dna Missoni.

Prima di diventare ceo di Missoni, Livio Proli per 10 anni è stato top manager di Giorgio Armani

Si tratta di una scelta transitoria? Né a tempo, né definitiva: Alberto se la gioca, vediamo cosa succederà. Sono state prese in considerazione anche altre ipotesi, ma per il momento vogliamo dare l'opportunità a questo designer, che conosce bene il marchio, di tirare fuori il lato nuovo di Missoni.

senza disorientare la clientela storica. Sarà un percorso innovativo, fatto di collaborazioni speciali e selezionate, ma anche di riprogettazione delle collezioni: potenzieremo l'offerta daywear, perché non possiamo più accontentarci del successo dell'offerta sera e del beachwear, attualmente i nostri best seller. Anche il menswear va ripensato: sarà uno degli asset della crescita dei prossimi tre anni. Ci aspettiamo molto dallo sportswear, attualmente una componente della collezione moda, ma che presto potrebbe tornare ad essere indipendente, con il rilancio della linea Missoni Sport.

Qual è questo lato nuovo? Vogliamo dimostrare che Missoni e le nuove generazioni parlano lo stesso linguaggio. Millennials e Gen Z danno valore a empatia e diversity, caratteristiche che accompagnano il marchio sin dalla nascita. Da qui partiremo per costruire un linguaggio nuovo e moderno per dialogare con il consumatore under 35,

Quali sono gli obiettivi fissati dal piano strategico 2021-25? Il 2019 l'avevamo chiuso a quota 110 milioni di euro e nel 2020 ci siamo difesi al meglio, ma le vendite sono calate del 33%. Il primo trimestre del 2021 sta facendo vedere segnali positivi: le vendite globali sono a +20,5%, con l'homewear e l'e-commerce best performer 9


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1. e 2. La pre-collezione summer 22 di Missoni è stata disegnata dal nuovo direttore creativo Alberto Caliri, per 12 anni braccio destro di Angela, mentre la prima sfilata sarà a settembre a Milano 3. MissoniHome nel primo trimestre del 2021 è cresciuta del 43% 4. La sneaker green realizzata con Acbc servirà per avvicinare il marchio alle nuove generazioni 5. La famglia Missoni in un recente ritratto

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grazie a tassi di crescita rispettivamente del 43% e 54%. Fino al 2023 saremo impegnati a recuperare fatturato e marginalità pre Covid, mentre il biennio successivo sarà all'insegna della crescita double digit e ci porterà a toccare i 150 milioni di euro di ricavi nel 2025. Che energia si respira ora in azienda? Ottima. C'è sintonia tra i soci e il nuovo management. Abbiamo rinnovato la squadra, con almeno 10 new entry nelle postazioni di comando. Sono cambiati i capi del commerciale e del retail, abbiamo introdotto la figura del merchandising director non prevista prima d'ora. Si tratta di professionisti giovani e innovativi, dove forse sono io il più vecchio (Proli ha 53 anni, ndr). Molti di loro saranno operativi nella nuova sede appena inaugurata in via San Marco a Milano, dove troverà spazio anche l'ufficio stile, storicamente basato a Sumirago, confermata come centro della produzione. Manterremo anche lo showroom di via Solferino, che ospiterà le collezioni uomo, 10

donna e home e diventerà il salotto lifestyle di casa Missoni, aperto tutto l'anno e non solo per le campagne vendita. Nella nuova Missoni c'è spazio per la terza generazione della famiglia? Non tutti gli azionisti Missoni lavorano in azienda, ma Rosita resta coinvolta in MissoniHome, Angela è presidente del cda e Luca Missoni ha da poco riorganizzato l'archivio storico, che presto sarà aperto al pubblico, ed è impegnato su Missoni Lab: un progetto di formazione che partirà a settembre con cinque giovani designer provenienti dal Politecnico di Milano e Polimoda. Lo spazio per la terza generazione è rappresentato da Ottavio, che si occupa di sostenibilità, e da suo fratello Giacomo che andrà a guidare Missoni negli Stati Uniti, un mercato ancora centrale per la maison. Che piani avete invece per la Cina? Praticamente non ci siamo. A gennaio è sta-

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ta finalente aperta una filiale, guidata da un nuovo ceo, e nell'ultimo trimestre dell'anno sarà inaugurato il primo negozio a Shanghai, mentre nel 2022 toccherà a Pechino. Che ruolo occupa il wholesale nel vostro piano? Sarà potenziato. Lavoreremo con circa 1.000 clienti in giro per il mondo, con l'obiettivo di alzare l'ordine medio. Il nostro fatturato deriva per il 65% dal wholesale, una percentuale che resterà invariata anche in futuro, perché vogliamo crescere in maniera omogenea su tutti i canali. Sul fronte retail, contiamo su una ventina di monobrand, ma siamo convinti di poter superare i 40 entro il 2025, aprendo sia in Usa che in Europa e Asia. Nell'e-commerce cresciamo, come è normale che sia: pensiamo di arrivare a 7 milioni di euro con il nostro e-shop nel 2021, ma la cifra potrebbe raddoppiare se consideriamo le vendite sugli altri e-tailer. ■




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INTERVISTA Luca Solca Bernstein

«Nel retail ciò che conta davvero è la popolarità del marchio» La redditività di un negozio e come incrementare i flussi di clienti. Ma anche il retail aeroportuale, le vendite online e la Cina, in sviluppo a Hainan. Ne parliamo con il noto analista di Bernstein DI ELISABETTA FABBRI

«Prima dell'esplosione della pandemia c’erano già potenti forze che allontanavano il traffico dai negozi del lusso, ma ora il problema si è molto esacerbato. Un rischio rilevante, dato che nel settore c’è una correlazione stretta fra il trend nelle vendite in negozio e il ritorno sul capitale investito, che ha un’incidenza diretta sul valore in Borsa delle aziende». A mettere in aller-

ta è Luca Solca, senior research analyst di Bernstein per il settore lusso, che ha presentato lo studio Luxury Retail Evolution & the Digital Revolution nel corso di un recente webinar della fondazione Altagamma. Per Fashion è stata l'occasione di un approfondimento, spaziando tra canali distributivi, mercati, location e strategie. Quali sono i fattori chiave, nel calcolo della redditività di un negozio? Quello che conta è il risultato operativo (in valore assoluto) al metro quadro. Per brevità, si può considerare anche il fatturato (in valore assoluto) al metro quadro. Confrontando negozi diversi, bisognerebbe sincerarsi che il margine operativo percentuale sia comparabile. Per prevedere l’andamento di uno store, di quali fattori si deve tenere maggiormente conto? Principalmente del traffico e del costo dell'affitto. Fino a che punto è sostenibile un calo di presenze? Dipende da quanto era vicino il negozio al punto di pareggio. Il costo di uno store, almeno in Europa, è sostanzialmente fisso. Un marchio con vendite al metro quadro

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1. Lo store Supreme inaugurato a Milano lo scorso maggio 2. Luca Solca

alte risulterà molto al di sopra del punto di pareggio e potrà sopportare un calo di vendite più importante. Come è possibile incrementare i flussi, anche sfruttando il digitale? Per esempio contattando i consumatori con e-mail o messaggistica social. Nei periodi più calmi, il personale di negozio può incrementare molto le vendite in questo modo. Di fatto, però, è la popolarità del

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Vendite in store e redditività: brand a confronto (2012/2020) Prada

40% R2 =64%

■ 2018 ■ 2016 ■ 2019 ■ 2013 ■ 2017 ■ 2015 ■ 2014

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● 2017 ● 2018

ROIC delta (yoy, %)

ROIC delta (yoy, %)

60%

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-100%

Nel lusso c'è una correlazione stretta fra le vendite in negozio e il ritorno sul capitale investito. Nel critico 2020 sia Prada che Gucci sono entrati profondamente in territorio negativo

R2 =65%

■ 2012

20%

Gucci

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● 2020

■ 2020 -25%

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Sales / DOS (yoy, %)

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Sales / DOS (yoy, %)

Fonte: Bernstein-Altagamma

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1. In aprile Buccellati, marchio di gioielli di proprietà del Gruppo Richemont, ha aperto il suo primo monomarca in Corea, presso il Galleria Mall di Seul 2. Moncler ha inaugurato una boutique sugli Champs-Élysées di oltre 1.000 metri quadrati alla fine del 2020

marchio che traina le vendite: i brand più forti sono quelli più richiesti, e dunque quelli con prospettive di profitti migliori nel retail.

Tutti i progetti sono stati messi in attesa. Bisognerà attendere la ripartenza del traffico internazionale per rivedere la luce. Per ora resta assente.

Cina e Stati Uniti sono visti come i mercati più trainanti del lusso: per molti ma non per tutti? Oggi sono le due nazionalità di consumatori più importanti. Diciamo che se un marchio è in difficoltà in uno di questi due mercati, vuol dire che ha veramente molto lavoro da fare.

Che tendenza immagina per le strade dello shopping di primo e secondo livello? Le strade di primo livello resteranno molto importanti. Quelle di secondo livello potrebbero scomparire. Basti pensare a Madison avenue a New York, o via della Spiga a Milano: oggi sono l’ombra di quello che erano 10 anni fa.

A livello di canali di vendita, dove cresce di più il settore e dove è in difficoltà? Il digitale è esploso durante la pandemia. Il canale wholesale è in forte crisi e ridimensionamento. Il travel retail, per il momento, è ridotto al lumicino. Nel caso del retail aeroportuale, come andrà rivista la strategia? 14

Per il suo esordio italiano, il marchio Supreme ha aperto a Milano, in zona Brera: eventi simili possono riqualificare un’intera area? Certo, potrebbero. A volte i grandi marchi e i grandi gruppi cercano di “inventare” nuove zone. In certi casi queste operazioni funzionano, in altri no.

Dai movimenti nei portafogli immobiliari dei brand che trend emergono? Dove si investe di più? La Cina rimane il mercato più vivace, in particolare con il forte sviluppo della provincia insulare di Hainan. È plausibile che i marchi rinuncino ad alcuni monomarca diretti in favore dei multimarca? I marchi più in difficoltà potrebbero chiudere dei negozi. Ma a favore del digitale, più che dei multimarca tradizionali. Quale strategia wholesale reputa sensata in questo momento? Almeno per quanto riguarda i marchi italiani della moda, credo sia opportuno continuare a essere presenti nei multimarca più qualificati, ma mantenendo il “guinzaglio corto”: vale a dire con poco stock, in modo da evitare ogni tentazione di parallelo. ■


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Una strada in controtendenza dove una fibra volutamente non sottile, elastica e nervosa diventa la cifra stilistica di una nuova era, firmata Vitale Barberis Canonico, il lanificio con oltre 350 anni di storia.


STRATEGIA ONLINE E OFFLINE

CEO ROUNDTABLE ON DIGITAL EXCELLENCE

Guardare il mercato con gli occhi del cliente proietta il lusso in una nuova era Dopo la crisi, una crescita che potrebbe essere esponenziale, soprattutto nel lusso. Determinante il ruolo di un e-commerce sul quale il cliente altospendente ha molte aspettative, che brand ed e-tailer devono saper soddisfare elaborando strategie comuni e personalizzate. Perché il digitale è al tempo stesso per tutti e per ciascuno DI CRISTIANA BONZI

Sette tra panel e interventi singoli per la nostra Ceo Roundtable, che sulla piattaforma Zoom ha catalizzato l’attenzione di oltre 500 addetti ai lavori registrati, partendo dall’eccellenza digitale come tema portante, per spaziare verso altre riflessioni sull’intero sistema moda e sulla tecnologia, preziosa alleata in un momento di grandi trasformazioni. Con la moderazione del nostro direttore e ceo Marc Sondermann, si sono alternati nomi di rilievo del settore, della finanza e del digitale, a partire dai protagonisti del primo panel: Michael Kliger (ceo di Mytheresa), Silvio Campara (ceo di Golden Goose), e Philippe de Passorio (managing director France and Italy di Adyen), che hanno delineato gli scenari della crescita esponenziale del lusso, dopo le incertezze e i problemi legati al Covid. Una crescita di cui si sono iniziati a sentire gli effetti nel primo trimestre 2021, quando in base alle stime di Bain & Company per l’Altagamma Monitor Update i ricavi in quest’ambito sono stati in linea o leggermente superiori (+1%) rispetto all’analogo quarter del 2019. Se si esamina l’influenza dell’online sul processo d’acquisto di beni luxury, nel 2021 si attesta all’85%, contro il 75-80% del 2019 e il 65-70% del 2016. È proprio il lusso il motore trainante del successo di Mytheresa, l’e-tailer nato da un negozio fisico, che ha archiviato il terzo trimestre con un utile netto salito a 4,5 milioni di euro e un balzo delle vendite del 47,5%, a 16

164,8 milioni di euro. Da noesclusive, diverse da quelle di tare che, in confronto con lo altre piattaforme», ha concluso Il pagamento è un stesso periodo del 2019, i ricavi il ceo di Mytheresa. «Nell’ultipiccolo touchpoint sono cresciuti del 66%. Michamo anno e mezzo è cambiato e, come tale, deve el Kliger ha tracciato l’identikit tutto il nostro vocabolario ed funzionare bene di un cliente altospendente, è solo l’inizio. Prima si diceva per garantire più che mai interessato all’exonline anziché digital e oggi un’esperienza perience e alle emozioni legasiamo passati da channel a senza sbavature te all’acquisto di un prodotto. environment, da prodotto a Philippe De Passorio L’arma vincente è riservargli consumatore, da informare a Adyen un trattamento speciale e perraccontare e intrattenere, da sonalizzato: mai deludere le miglior prezzo a migliore espesue aspettative. «Bisogna guarrienza, con la convinzione che dare il mercato con gli occhi del customer il digital è uno dei touchpoint del percorso - ha sintetizzato Kliger - focalizzandosi sui di acquisto»: questa la riflessione di Silvio suoi desideri per creare, tramite le sofisticate Campara, dal 2018 ceo di Golden Goose, tecnologie a disposizione, esperienze speciali griffe veneziana di sneaker lanciata da Alese differenziate, capaci di assecondare una cusandro Gallo e Francesca Rinaldo. stomer journey che fa tappa ora in negozio, Una nuova metrica basata sul senso di escluora online». sività e unicità trasmesso ai consumatori, Fondamentale è lavorare insieme ai brand, «che per noi sono essenzialmente i Millennell’ottica non di un ampio assortimento, nials - ha spiegato Campara - . Basti dire che «ma di una selezione mirata di proposte il 70% della nostra offerta su Mytheresa è

MARTINO SCABBIA GUERRINI EVP & PRESIDENT EMEA Vf Corporation

«Grazie a tecnologia e storytelling il negozio rompe gli schemi» Si avverte un’energia che non esclude, ma riqualifica, il punto vendita su strada

Le distanze tra brand e consumatore finale non vanno accorciate, ma azzerate: su questo tema Martino Scabbia Guerrini, Evp & Group President Emea Vf Corporation, ha molto da dire. «Già da prima che scoppiasse l’emergenza Covid abbiamo iniziato a cambiare l’approccio verso il cliente, attraverso la nostra strategia Esg-Environmental and Social Governance - ha raccontato nel suo intervento alla Ceo Roundtable - con la consapevolezza che oggi le persone non cercano solo un prodotto ma un progetto da condividere, in quanto vogliono comprendere la visione e i valori di una azienda». Nell’anno della pandemia i consumatori hanno scoperto nuove priorità e abitudini, destinate a durare nel tempo: per questo, secondo il manager, le aziende devono avere una posizione chiara su temi sociali, come la sostenibilità e


MICHAEL KLIGER CEO Mytheresa

SILVIO CAMPARA CEO Golden Goose

PHILIPPE DE PASSORIO COUNTRY MANAGER ITALY Adyen

la diversity. Scabbia Guerrini si è soffermato sull’importanza dell’empatia digitale, «che attraverso la tecnologia ci permette di raggiungere le persone in modo più regolare e frequente. Una formula che funziona, a patto che le aziende si occupino dei temi che stanno loro a cuore». Oggi è il consumatore che detta l’agenda: «Ci sono una grande energia e soprattutto un nuovo equilibrio, che non esclude il punto vendita fisico e al contrario lo riqualifica, come dimostra il nostro nuovo retail concept Orefici11». Uno spazio di 2mila metri quadrati su tre piani, aperto nel pieno centro di Milano a fine 2020, che raggruppa tre brand forti di Vf Corporation (Timberland, The North Face e Napapijri) all’interno di un unico concept, superando la logica del flagship monomarca: «Non bisogna aver

prodotta in esclusiva». Il prossimo step per Golden Goose sarà la personalizzazione anche online, «ossia dare la possibilità all’acquirente di co-creare con noi un prodotto customizzato, grazie a una tecnologia che permetterà di connettersi direttamente con la nostra linea di produzione». Lungo l’intera value chain il mantra è sempre customer experience: ne è convinto Philippe De Passorio, country manager Italy di Adyen, società olandese creatrice di una piattaforma di pagamento online progettata per qualsiasi tipo di business e customer journey, il cui business è decollato del 70% nell’ultimo anno. «Il pagamento stesso va considerato come un’esperienza - ha precisato - in quanto anch’esso costituisce un piccolo touchpoint. Se questa fase non funziona perfettamente, la conversione ne risente. Per noi diventa prioritario essere il più possibile “invisibili”, ma determinanti per il cliente». Per De Passorio il rapporto con il merchant deve essere all’insegna dell’interazione: «Smettiamola di inviare e-mail e parliamoci per telefono». Dello stesso parere Silvio Campara: «L’energia positiva che si crea all’interno dell’azienda è la stessa che riusciamo a indirizzare all’esterno, verso il cliente. Non si tratta di vendere ma di raccontare una storia, mettendo in relazione le persone». Di fatto, «la nostra fashion company si sta trasformando sempre più in una media company, dove alla tecnologia è affidato il compito di aiutare ad automatizzare i processi e a ridurre gli errori». Michael Kliger si è riallacciato alle considerazioni di Campara: «Occorre tenere a mente che non dobbiamo parlare di online ma di digital, un digital che è allo stesso tempo per tutti e per ciascuno». 

paura di rompere gli schemi - ha ammonito Scabbia Guerrini - in un momento in cui le stagionalità stanno perdendo rilevanza, superate dalla politica commerciale dei drop e degli inserimenti sempre nuovi». I negozi non devono più essere uguali in tutto il mondo, ma differenziarsi in base al genius loci. Le vecchie regole di vendita retail sono ormai un retaggio del passato: «Lo staff di Orefici 11 - ha concluso il manager - viene formato con un approccio ispirato all’hospitality, basato su un servizio di accoglienza, ed è in grado di raccontare storie: un simile approccio genera una tasso di conversione maggiore. Anche questo è un effetto dell’empatia digitale, un ingrediente indispensabile, insieme a sintesi e semplicità, per far funzionare le aziende». (an.bi.)

IVANO CAULI CEO Openmind

«La trasformazione digitale non è più la stessa: ora anche le Pmi hanno voce in capitolo» Secondo il ceo di Openmind il ruolo dell’e-commerce rimarrà forte, pur rallentando il passo, ma per la trasformazione digitale restano molte sfide da affrontare, soprattutto quando si parla di piccole e medie aziende, anche puntando su nuove figure professionali full stack L’incidenza dell’e-commerce sui ricavi forse crescerà meno vertiginosamente, ma questo non significa che la trasformazione digitale passerà in secondo piano. Piuttosto, cambierà presupposti e connotati. Ne è convinto Ivano Cauli, ceo e fondatore di Openmind, realtà che gestisce siti di clienti per un fatturato e-commerce di oltre un miliardo di euro ed è stata tra le prime italiane attive nella digital transformation. Cauli si è soffermato sull’importanza per le aziende di nuove figure professionali full stack, preparate sia sulla tecnologia che sulle logiche di mercato. «Legare il futuro della trasformazione digitale alle performance dell’e-commerce è limitativo - ha chiarito - non tanto perché il canale fisico resterà centrale, quanto perché la sfida del digitale sta entrando sul terreno della produzione». Anche le materie prime «si stanno aprendo all’innovazione: oggi un filato viene presentato digitalmente in 3D». Per Cauli la trasformazione digitale dovrà diventare più “democratica”, coinvolgendo anche le piccole realtà. «Il mercato in Italia - ha affermato - è fatto di imprese di grande qualità ma non gigantesche, con chance incredibili». C’è spazio per raggrupparle all’interno di marketplace capaci di aiutarle a esprimere il loro potenziale: «Penso a progetti win win per entrambe le parti, perché per le piattaforme online presentare progetti di nicchia, ma che piacciono, sarebbe una bella occasione di diversificazione rispetto a una concorrenza agguerrita». (an.bi.)

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STRATEGIA OMNICHANNEL

CEO ROUNDTABLE ON DIGITAL EXCELLENCE

GIOVANNI TAMBURI CEO Tamburi Investment Partners

«Chi investe deve essere un po’ psicologo e non avere preconcetti»

La pandemia, uno spartiacque: ripartire significa ripensarsi

Il numero 1 di Tamburi Investment Partners non crede a formule precostituite

I lunghi mesi di restrizioni hanno dato uno scossone a tutti, ma sono anche serviti per centrare meglio le strategie sul prodotto, l’interazione con il consumatore, il servizio instore e metodi di pagamento user friendly

L’exploit delle vendite digitali di moda, lusso e lifestyle: solo una bolla legata alla pandemia o una realtà destinata a un’ulteriore accelerazione? Questa la prima domanda posta da Marc Sondermann a Giovanni Tamburi, fondatore, presidente e ceo dell’investment e merchant bank Tamburi Investment Partners (Tip), che conta tra gli investimenti Ovs e Moncler, oltre ad altre realtà del lifestyle. Secondo Tamburi «il fenomeno è stato gonfiato dal Covid. Costretti

DI ALESSANDRA BIGOTTA

Un mosaico di esperienze diverse e complealzandosi in fretta dopo il primo momento di destabilizzazione. «Prima del virus - ha ossermentari ha dato origine al secondo panel vato - la moda correva troppo veloce. Siamo della Ceo Roundtable, durante il quale hanno preso la parola Elisabetta Franchi stati costretti a fermarci e a reagire, senza gli aiuti dall’alto che non arrivavano e contando (president & owner di Betty Blue), Alberto Racca (ceo del Gruppo Miroglio), Mario sulla nostra filiera pazzesca. Ci siamo coalizDavalli (country manager Southern Europe zati per far fronte insieme alla tragedia dei di Cegid) e Simone Mancini (ceo di Scanegozi colpiti dalle chiusure: per quanto mi lapay). Le battute iniziali sono andate a chi riguarda, 1.500 boutique nel wholesale e 85 la sua azienda se l’è costruita pezzo per pezzo: monomarca». Ragione e sentimento, l’imElisabetta Franchi, imprenditrice ma anche a prenditrice è fatta così. E una buona dose suo modo influencer, con due milioni e mezdi istinto, come quando è stata a un passo zo di follower su Instagram. dal cedere ai fondi o si è fatta «Donne ma anche tanti uomitentare dalla Borsa, per poi riIl modello ni, che premiano la mia verità pensarci senza pentimenti. La di vendita - ha detto - perché la gente ha pandemia non ha modificato il diventa“unusual”, voglia di parlare direttamente dna delle sue collezioni: «I miei esplorando con l’imprenditore o il direttore sono e restano abiti per uscire e nuove modalità. creativo». Franchi ha tirato le per le occasioni. La moda è inFondamentali il Crm somme di un 2020 chiuso con terazione». Sui canali distribue lo stock disponibile un -25% di ricavi, ma anche di tivi ha idee precise: «Il 12% dei in real time un 2021 che segna già un +37%, miei ricavi deriva dall’e-comcon un ebitda al 21%. merce, che tra il 2019 e il 2020 Mario Davalli La pandemia l’ha affrontata con è progredito del 25%. Ma per le Cegid la consueta determinazione, rirealtà del “medio lusso” come

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la mia la boutique fisica, esperienziale, dove trovare chi ti segue e ti coccola, avrà sempre una ragione di esistere». Mauro Davalli di Cegid, che insegna ai brand del lusso come gestire la trasformazione digitale anche attraverso soluzioni avanzate di unified commerce, ha sottolineato come l’esperienzialità instore passa anche da un servizio senza sbavature. «Lo stock disponibile in tempo reale evita di perdere vendite, così come è fondamentale il Crm: è necessario che tutti i dati presenti in azienda arrivino direttamente ai sales assistant - ha sottolineato -. Questi ultimi devono avere in mano gli stessi strumenti utilizzati dai clienti, collegandosi ai social e alle loro piattaforme di riferimento». Il tradizionale modello di vendita, altresì

ELISABETTA FRANCHI

MARIO DAVALLI

ALBERTO RACCA

SIMONE MANCINI

PRESIDENT & OWNER Elisabetta Franchi - Betty Blue

COUNTRY MANAGER Cegid

CEO Gruppo Miroglio

CEO Scalapay


in casa, abbiamo comprato di più online. Ma la gratificazione che tutti proviamo nell’andare in negozio resta. Credo nella psicologia: ho l’impressione che la gente, dopo essere stata a lungo confinata, avrà sempre più voglia di viaggiare e anche toccare con mano i prodotti». «Gli analisti - ha aggiunto - dicono che il digitale crescerà, ma anche che noi abbiamo bisogno di esperienza: però schiacciare tre bottoni sul telefonino equivale a esperienza zero». Parlando di M&A, in un mercato attualmente così dinamico c’è chi predilige, tra le prede, realtà del digital fitness. Tip, invece, non ha preconcetti. «Noi guardiamo un po’ di tutto e sono convinto che il giusto bilanciamento fra i canali sia la direzione giusta - ha detto Tamburi -. Siamo i principali azionisti di Ovs e quando lo siamo diventati qualcuno ha scritto che “mentre tutti vanno sul digitale, Tamburi compra negozi”. Abbiamo investito molto per rinnovare centinaia di store Ovs e ampliato l’offerta, inserendo marchi come Piombo, Tally Weijl, Chicco, Gap e ci sarà Stefanel, rilevato di recente. Tante linee entreranno o sono in procinto di entrare, mentre Ovs sta avendo un successo clamoroso». Altro caso è Moncler, dove ogni negozio è caratterizzato in base alla città e alla location, con una matrice di fondo unica ma con una componente esperienziale esclusiva per ogni singolo spazio. In questo si inseriscono progetti come Moncler Genius, dove le collezioni cambiano a seconda degli

stilisti coinvolti: «Così si diversifica l’esperienza e questo piace moltissimo. I numeri sono sconvolgenti, in senso positivo». Negli anni Tamburi ha sempre sostenuto il lusso: «Siamo stati fra i primi a investire pesantemente nel settore, che vive un trend inarrestabile. Questo perché più di metà del mondo si sta arricchendo molto e ha una gran voglia di gratificarsi con oggetti e dimostrazioni di ricchezza, cultura, conoscenza, eccetera. La domanda di lusso e lifestyle non può che crescere». Tutti dicono che il futuro è in Asia e Cina, «ma c’è tanta Asia che deve ancora completare il suo percorso. Inoltre vedo un alto potenziale fra diversi target di consumatori. Una volta era la signora di una certa età, che aveva raggiunto un certo status, a orientarsi al fashion, ma poi sempre più uomini lo hanno fatto. Ora tutti vogliamo gratificarci e dimostrare che facciamo parte di un cluster: il trend di crescita continuerà e sarà ancora più robusto ». Resta da capire quale trend. «Durante il lockdown - ha notato Tamburi - si è imposto l’abbigliamento da casa, poi quello di chi corre o vuole indossare una tuta modaiola, adesso il loungewear. Con Stefanel lanceremo proposte in linea con queste tendenze, perché tutti hanno più voglia di stare comodi, anziché inamidati. Nei macrotrend bisognerà individuare le singole componenti ed essere bravi a interpretarle». (e.f.)

definito “usual”, cede il passo aggiunto - sono fondamentali. Nel pagamento a una formula “unusual”, in Alla forza vendita stiamo derateale il cliente un’ottica omnichannel. Intandicando un importante pronon cerca un to Cegid amplia gli orizzonti: gramma di upskilling, integrato finanziamento, uno dei mercati sotto la lente con il Crm, in modo che siano ma un modo per è la Cina, con i suoi 1,4 miliarsempre più rilevanti nella relaaffrontare l’esperienza di di consumatori: «Si calcola zione con il cliente». In entrata d’acquisto senza che, se ora il 20% del mercato dall’Australia, Simone Mancini troppi pensieri mondiale del lusso è in questo ha portato infine alla ribalta la Paese, nel 2024 si salirà al 30% success story di Scalapay, coSimone Mancini - ha puntualizzato Davalli -. Un struita sulla formula “Compra Scalapay emblema del boom cinese è ora, paga dopo”. «Due anni fa WeChat, un ecosistema dove i alcuni marchi obiettavano che i marchi possono fare praticamente tutto, dal clienti non sentivano la necessità di pagare a condividere marketplace al realizzare sfilate, rate - ha esordito - Noi ribattevamo, e lo facfino a organizzare appuntamenti one to one ciamo tuttora, che non si tratta di un finanziainstore e molto altro. Quanto ai pagamenti, mento, ma di un modo di alleggerire l’impatto è da tener presente che solo il 13% dei cinesi sul budget di un’esperienza piacevole, quale è paga ormai in contanti». l’acquisto». Il manager ha ribadito che «stare Occorre pensare e agire velocemente, come vicino al cliente e sperimentare, anche in amsta facendo Alberto Racca all’interno del biti nuovi e in crescita come il second hand, Gruppo Miroglio, realtà da mezzo miliardo è nel nostro dna. In quest’ottica ci avvaliamo di euro di fatturato in cui è entrato un mese di gruppi di clienti e merchant per sviluppare prima dell’irrompere della pandemia. «Uno prodotti e approcci mirati al mercato. Sono stress test - ha commentato - che ci ha obblid’accordo sul fatto che al consumatore finale gati a ragionare con un approccio non più “inoggi, più che una vetrina pulita, interessa il side out” ma “outside in”, snellendo l’organizdietro le quinte. Per esempio, uno strumenzazione, prendendo in considerazione anche to dal potenziale non ancora sfruttato fino in le idee che provengono dal basso, e facendo fondo sono i video. A generare attenzione non tesoro dei dati». «Gli addetti dei negozi - ha è il prodotto in sé, ma la sua storia». 

FRANCESCO PASSONE COUNTRY MANAGER ITALY Klarna

«Con il nostro “smoooth shopping” l’aspirazione diventa acquisto reale» L’Italia è un mercato dal forte potenziale per Klarna, leader nei pagamenti rateizzati e innovativi valutata 31 miliardi di dollari Non basta basarsi su una formula di pagamenti a rate flessibili per avere successo, ottenere un round di finanziamenti da 1 miliardo di dollari e una valutazione da 31 miliardi: il “metodo Klarna” è fatto di innovazione, scelte controcorrente - come nominare il rapper A$ap Rocky, investitore nell’azienda, ceo per un giorno - e antenne dritte sul consumatore. «Il focus è su di lui - ha spiegato il country manager Italia, Francesco Passone - semplificando innanzitutto l’esperienza di acquisto, in nome di uno “smoooth shopping” con tre “o”». L’Italia è un mercato dal forte potenziale per Klarna soprattutto nella moda, data la presenza di un alto numero di retailer, molti dei quali fanno affari anche oltreconfine. «Non ci vogliamo affermare per il numero di transazioni compiute - ha precisato Passone ma per un network di 90 milioni di utenti registrati e fidelizzati, che trasforma Klarna in un canale di vendita eccezionale per gli esercenti». Presente in 20 Paesi, Klarna ha iniziato a proporre la formula “Buy now, pay later” inizialmente sul canale digitale, diventando nel tempo omnichannel: con H&M opera sia online, sia instore in tutta Europa. «L’esperienza di pagamento che i consumatori si aspettano è la stessa, ma i prodotti copia e incolla non fanno per noi - ha chiarito Passone -. Puntiamo su soluzioni tailor made a seconda dei mercati: in Italia, per esempio, proponiamo pagamenti in tre rate senza interessi, mentre in Nord Europa, e in particolare in Germania, il metodo di pagamento preferito è a 14 giorni». Nel lusso lo “smoooth shopping” ha conquistato piattaforme come Farfetch, ma anche brand del calibro di Bulgari: «In questo segmento i nostri servizi di pagamento rateale permettono a molti giovani di trasformare quello che senza di noi sarebbe un acquisto aspirazionale in un acquisto reale». (an.bi.)

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STRATEGIA ONLINE E OFFLINE

CEO ROUNDTABLE ON DIGITAL EXCELLENCE

Portiamo ai brand clienti qualificati, mediamente appartenenti alla Generazione Z e alla fascia dei Millennials

Un prodotto unico non basta: la customer experience fa la differenza

Federica Ronchi Clearpay

Nell’era della digitalizzazione è fondamentale trasformare in idee veloci un attento ascolto del mercato e delle sue esigenze DI ELISABETTA FABBRI

Il vantaggio competitivo è sempre più legato alla customer experience, come ha spiegato al nostro convegno Maurizio Alberti, vp global sales di Mapp, specializzata nel digital marketing. «Per diventare invincibili nel fashion bisogna muoversi su tre fronti - ha detto -. Investire in strumenti che consentano di leggere i dati e conoscere la clientela, arruolare talenti e muoversi in velocità, anche con piccoli cambiamenti alla volta, per poi arrivare al cambiamento vero». D’accordo Alessandro Varisco, ceo di Twinset: «Abbiamo imparato che dobbiamo diventare più veloci e ascoltare il mercato più di prima, perché la digitalizzazione ha creato una comunicazione simmetrica: le tecnologie servono per arrivare al cliente, traducendo i dati in azioni». Dal Crm è nata per esempio l’idea della “scatola gentile” di Twinset, contenente otto capi scelti dal brand in base a misure e gusti dei clienti fedeli e spedita a casa: «Ha fatto vivere un’ora di leggerezza, come in camerino, e in media cinque capi su otto proposti sono stati acquistati», ha detto Varisco. «Diventa molto importante attrarre talenti, che però vanno messi nella condizio-

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ne di esprimersi», ha sottolineato Alberti prima o poi accadrà anche da noi». In medi Mapp, ricordando che da noi le aziende rito a eventuali prossimi deal, la ceo di Style della moda hanno una minore sensibilità, Capital ammette che «finalizzeremo probarispetto agli Usa e al Regno Unito, quando bilmente un’operazione entro l’estate. Posso si tratta di investire per rendere rilevante solo dire che il dossier a cui siamo interessati l’esperienza del cliente. non è di dominio pubblico». Tra le strategie «Con un prodotto di qualità assoluta come per essere più competitivi si è parlato anquello italiano, se colmiamo il gap della cuche di pagamenti, tornando sulla formula stomer experience siamo imbattibili. Possiadel “Buy now, pay later”, stavolta con Clemo restare market leader, come del resto lo arpay. Come ha spiegato Federica Ronsiamo stati finora», ha ribattuto chi, country manager Italy Roberta Benaglia, alla guida dell’azienda di pagamenti del della Sgr Style Capital, che gruppo australiano Afterpay, Nel fashion si vince ha in portafoglio marchi come questa soluzione permette agli se si conosce Forte_Forte, Re/Done, shopper online di pagare suil cliente, si arruolano Msgm e, new entry recente, bito il 25% del prezzo dell’actalenti e si è veloci Zimmermann. L’acquisizioquisto e il resto in tre rate. Il Maurizio Alberti ne di brand anglofoni, come merchant riceve il pagamento Mapp appunto l’australiano Zimmerin 24 ore. «Con Clearpay - ha mann, va nella direzione di chiarito Ronchi - di regola auportare culture aziendali divermentano lo scontrino medio, il se in Style Capital: «Noi italiani - ha spiegato carrello, il tasso di conversione e la liquidità. Benaglia - partiamo dallo stile e dall’attenInoltre portiamo ai brand utenti qualificati, zione al dettaglio dimenticando il contorno, mediamente della Gen Z e Millennials». il packaging e la customer experience dove La forte collaborazione con il retail si coninvece gli altri sono ineccepibili, proprio percretizza anche fornendo contributi di marché meno bravi a fare il prodotto». Parlanketing a livello di customer base, nonché rido di mercati e canali distributivi, la manasorse economiche. «Siamo australiani, con ger riscontra una ripresa in Asia, America e l’ossessione del consumatore - ha concluso Australia sia nelle vendite fisiche, con livelli Ronchi -. Puntiamo alla customer attracanche superiori al 2019, sia in quelle online: tion e all’engagement attraverso contenuti «Non vediamo un rallentamento nel digitale rilevanti, grazie al Crm e alla personalizzain favore del fisico. Entrambi crescono a dopzione. Le aziende si dovranno strutturare pia cifra e, se questo succede in Asia e Usa, in tal senso». 

ROBERTA BENAGLIA

FEDERICA RONCHI

ALESSANDRO VARISCO

MAURIZIO ALBERTI

CEO Style Capital

COUNTRY MANAGER ITALY Clearpay

CEO Twinset

VP GLOBAL SALES Mapp



STRATEGIA NEWS

A CURA DI ELISABETTA FABBRI

DEAL IN ITALIA

SERGIO ROSSI IN MANI CINESI MA ALTRI MERGER SI PROFILANO ALL'ORIZZONTE Il mercato delle M&A è sempre in moto e si prospetta un’estate calda per l’Italia. In giugno il fondo Investindustrial ha ceduto Sergio Rossi (nella foto) ai cinesi di Fosun Fashion Group (Lanvin, Wolford e Caruso tra i marchi in portafoglio) per una cifra non resa nota. Secondo i rumors, per il marchio di calzature di San Mauro Pascoli (Fc) erano in lizza anche Style Capital, Ergon Capital Partners, Marquee Brands e le aziende Piquadro e Bally. Dagli stiletti alle camicie: Passaggio Obbligato (realtà in capo alle famiglie Annaratone e Gaggino, oltre allo stilista Mario Pellegrino) ha ceduto Nara Camicie al Gruppo Fenicia, noto per la label Camicissima. La Ermenegildo Zegna ha invece fatto shopping nel tessile, comprando il 60% della biellese Tessitura Ubertino, specializzata nei tessuti femminili di alta gamma. Intanto Gruppo Florence porta avanti il suo obiettivo di «salvaguardare il know-how tecnico e culturale del Made in Italy» con la recente acquisizione di Manifatture Cesari, azienda di Perugia specializzata nei prodotti in jersey. Salgono così a quattro le aziende che entrano a far parte della piattaforma promossa da Vam Investments, Fondo Italiano d’Investimento e Italmobiliare. Le altre sono Giuntini (outerwear), Mely’s Maglieria e Ciemmeci (abbigliamento in pelle). Nell’ottica di un eyewear più ecofriendly, Luxottica ha rilevato il 35% di Mazzucchelli, tra i maggiori produttori di acetato di cellulosa. Il gruppo dell’occhialeria, che fa parte di EssilorLuxottica, intende così sostenere lo sviluppo e la produzione di un acetato sostenibile, che sia accessibile a tutti gli operatori del mercato. Mentre scriviamo insistono le voci del passaggio di proprietà di Etro dalla famiglia fondatrice a L Catterton (il fondo partecipato da Lvmh che pochi mesi fa ha acquisito Birkenstock) e sarebbero alle fasi iniziali le trattative per Ferragamo con Mayhoola (già proprietaria di Valentino). Armani, invece, cosa deciderà per il futuro del suo gruppo? Le banche d'affari avrebbero presentato alla Exor degli Agnelli un progetto articolato che prevede il conferimento della Giorgio Armani alla Ferrari (di cui Exor è il maggiore socio) e, in seguito, un aumento di capitale riservato alla casa automobilistica del Cavallino rampante, per fare entrare lo stilista-imprenditore con una quota tra il 15% e il 20% (partecipazione che lo renderebbe il secondo azionista). Per il momento, però, l’unico legame fra Armani e Ferrari è un accordo pluriennale (annunciato in marzo) per il guardaroba formale e il travelwear di piloti, management e team tecnico della scuderia delle Rosse. ●

PWC: CONSULENZA PIÙ ESG CON 100MILA NUOVI ESPERTI ● Le tematiche Esg (Environmental, Social, Governance) si prospettano un’area molto proficua della consulenza negli anni a venire. Lo dimostra anche il fatto che PwC ha deciso di dare un’accelerazione in questo campo con un piano a cinque anni che prevede 12 miliardi di dollari di investimenti, fra reclutamento di nuovi professionisti, training, tecnologie e deal. Il piano del gruppo include l’assunzione di 100mila persone nel quinquennio. 3 miliardi di dollari di investimenti sono destinati ad accrescere il business di PwC in Asia-Pacifico ma tra i progetti c’è anche il lancio di centri di formazione (detti “trust leadership insitute”) in Asia e negli Stati Uniti, per formare i clienti in materia di etica del business e rudimenti di Esg.

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BAIN & COMPANY

SCENARI POSITIVI PER IL LUSSO

Fortemente penalizzati dalla pandemia, i beni di lusso per la persona hanno iniziato a recuperare nel primo trimestre 2021 e, nelle stime di Bain & Company, hanno totalizzato ricavi in linea o leggermente al di sopra (+1%) di quelli dello stesso periodo del 2019. A questo risultato ha contribuito in primis l’accelerazione della spesa dei cinesi sul mercato interno. Inoltre in Cina sta emergendo una nuova categoria di consumatrici - le donne Alfa, influenti e con potere d’acquisto, generalmente Millennial o giovani - e nascono nuove location resort, per stimolare il turismo interno. Bain cita anche la sorprendente velocità di ripresa dei consumi Usa. Nel Paese a stelle e strisce si assiste a un mutato ruolo dei department store, specie nell’interfacciarsi con nuovi consumatori e nuovi brand, mentre sul fronte della domanda gli esperti consigliano di tenere d’occhio la crescente richiesta di rilevanza delle subculture. Altra sorpresa positiva è il Middle East, specie Dubai, che durante la pandemia ha saputo accogliere i wealth expat dal Golfo e da Paesi come la Russia. L’altro mercato che ha continuato a crescere è quello più globale di tutti, l’online. Per l’intero 2021 gli esperti profilano due scenari. Il primo, di piena ripresa già da quest’anno, che nell'ipotesi di un cagr 2019-2021 fra 0 e 5%, dovrebbe portare il mercato dei personal luxury goods a 280-295 miliardi di euro, dai 281 del 2019. Il secondo - meno ottimista (cagr fra il -5% e il -10%) e con il 70% di probabilità di realizzarsi - colloca i ricavi 2021 fra 250 e 265 miliardi di euro, per poi salire a 295 miliardi nel 2022.

Due ipotesi di crescita +0/+5% CAGR 19-21F

-5/-10% CAGR 19-21F

€280-295B

€281B

€280-295B €250-265B

€217B

2019E

2020E

2021F SCENARIO 1

Fonte: Bain & Company

2021F

2022F

SCENARIO 2



STRATEGIA CAREERS A CURA DI ANDREA BIGOZZI

Più fiducia ai Millennials nei cda: offrono socialità e trasparenza L’età media nei board of directors resta 60 anni, ma l’ingresso di Lorenzo Bertelli, Chiara Ferragni, Alexandre Arnault fa presagire un’inversione di tendenza Nei negozi le aziende del lusso si contendono da qualche stagione le generazioni del nuovo millennio e forse a breve succederà lo stesso anche nei consigli di amministrazione, tradizionalmente regno incontrastato dei professionisti anagraficamente più esperti. Le statistiche parlano chiaro: l’età media nei board of director delle società quotate, che si tratti dei dati di Consob relativi a Borsa Italiana o di quelli di S&P 500 che fanno riferimento a Wall Street, è ancora alta e si aggira intorno ai 60 anni. Ma in queste ultime settimane le nomine di Lorenzo Bertelli (33 anni) nel consiglio di Prada, di Chiara Ferragni (34 anni) in Tod’s e quello di Alexandre Arnault (29) in Birkenstock fanno intuire che il valore dell’esperienza, fino a oggi tenuto in massima considerazione quando si trattava di rinnovare il comitato direttivo, potrebbe essere superato dalla condizione di nativi digitali. L’ingresso in cda che ha avuto la maggior eco mediatica è stato quello della Ferragni nel gruppo di Diego Della Valle, che ha indicato come tra i motivi che lo hanno spinto a cooptare l’imprenditrice digitale c’è proprio quello di aiutare Tod’s a capire

le nuove generazioni. «La conoscenza di Chiara del mondo dei giovani - ha detto sarà preziosa». Anche la decisione di aprire a Lorenzo Bertelli le porte del cda della società di famiglia, sembra una questione di competenze e non solo di legacy: in azienda il primogenito di Miuccia e Patrizio Bertelli, si occupa di innovazione (ha seguito per Prada la genesi di Aura, il consorzio per la blockchain del lusso che vede coinvolti anche Lvmh e Richemont) e per questioni anagrafiche ha un’ampia visione dei principali cambiamenti culturali che stanno

avvenendo a livello globale. Una visione che condividerà con i membri del board per non inciampare su tematiche come sostenibilità, diversità, equità e inclusione. Stesso contributo che Bernard Arnault si attende anche dal suo terzogenito Alexandre, pronto a entrare nel supervisory board di Birkenstock. Sembra che Alexandre sia stato determinante nell’acquisizione del brand da parte di L Catterton, (il private equity partecipato da Lvmh) e che papà Bernard tenga in seria considerazione il suo punto di vista millennial. Il ringiovanimento dei cda, anche se non è ancora una tendenza consolidata, non si limita solo ai tre casi saliti alla ribalta nelle ultime settimane: membri under 40 si contano già in Moncler (Stephanie Phair chief strategy officer di Farfetch) e in Ynap (Eva Chen di Instagram). Ci sono ben due 33enni nel board di BasicNet: Alessandro Boglione (figlio di Marco, fondatore del gruppo) e Alessandro Genovese, che è il VP information technology della società. Ma l’incidenza delle new gen è destinata a crescere: in epoca di diversity non avere un Millennial nel cda potrebbe presto diventare politically incorrect, oltre che poco strategico.

TRUSSARDI RIPORTA IN AZIENDA LA FIGURA DEL DIRETTORE CREATIVO E PER IL RILANCIO CHIAMA SERHAT IŞIK E BENJAMIN A. HUSEBY

● Serhat Işık e Benjamin A. Huseby sono i nuovi direttori creativi di Trussardi, marchio oggi

controllato dal fondo QuattroR, sponsorizzato da Cassa Depositi e Prestiti, e presieduto da Tomaso Trussardi, unico membro della famiglia fondatrice ancora coinvolto nella gestione del brand. Il lavoro che aspetta il duo di designer è importante. Il gruppo Trussardi, con un fatturato consolidato 2020 che comprende abbigliamento, pelletteria e licenze, di poco inferiore ai 100 milioni di euro, sta vivendo un periodo di cambiamenti sia dal punto di vista manageriale (con Sebastian Suhl nuovo ceo al posto Maela Mandelli), sia creativo. La maison del Levriero non aveva più avuto un direttore creativo dall’uscita di Gaia Trussardi nel 2018, preferendo investire su una serie di colab per dare alla griffe un posizionamento più contemporary. Serhat Işık e Benjamin A. Huseby devono ora dare nuovo slancio al percorso di revival del brand. Conosciuti per aver lanciato nel 2016 a Berlino il brand GmbH, che si è fatto notare per l’approccio street, inclusivo e l’impronta di responsabilità sociale, presenteranno la loro prima collezione per Trussardi con la F/W 2022: solo allora si potrà valutare la svolta a cui lavorano QuattroR e Sebastian Suhl.

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IL CHIEF BRAND OFFICER SEMPRE PIÙ CENTRALE: ANCHE MONCLER NON PUÒ FARNE A MENO ● Negli ultimi

tempi sta aumentando il ricorso, nel team manageriale, al chief brand officer (cbo), una figura alle dirette dipendenze del ceo, che riunisce competenze di marketing, campagne pubblicitarie, stile, pubbliche relazioni e servizio al cliente. In poche parole, tutto quello che serve come strumento per entrare in sintonia con il consumatore finale in maniera diretta e sincera. L’ultima griffe a dotarsi di un cbo è Moncler: il marchio di moda specializzato in piumini ha infatti assunto Gino Fisanotti (nella foto) da Nike, creando per lui il ruolo ex novo. «Gino - ha commentato Remo Ruffini - è il candidato ideale per supportarmi nella definizione dell’evoluzione di Moncler verso una cultura aziendale più orientata al cliente, guidata da purpose, esperienza e senso di comunità e, al tempo stesso, contaminata da mondi diversi come quelli dell’intrattenimento, dello sport, dell’arte e della musica». Nell’organigramma di Valentino, la posizione del cbo è già comparsa da qualche stagione ed è ricoperta da Alessio Vannetti (ex capo comunicazione di Gucci). Anche Trussardi, quando si è trattato di riorganizzare il management in vista del rilancio, ha introdotto il ruolo e lo ha affidato ad Antonella Di Pietro. Negli Stati Uniti, invece, questa figura di C-level executive è già più rodata, come dimostra la recente promozione di Avery Baker: cbo di Tommy Hilfiger dal 2014 ne è appena diventata anche il presidente. Una scalata ai vertici, che potrebbe diventare la regola per i “maghi del brand”.

GIGLIO.COM: CHIAMA DA YNAP VINCENZO TROIA E SFIDA I MARKETPLACE ● Giglio.com vuole mettere il

turbo all’espansione del suo Community Store, la piattaforma di boutique indipendenti lanciata poco più di un anno fa con l’obiettivo - mai confessato ma implicito - di rosicchiare quote di mercato al rivale numero uno dei marketplace, Farfetch. L’avanzata, partita poco più di un anno fa, passa ora per una nomina chiave, quella di Vincenzo Troia (nella foto) in qualità di managing director, in arrivo da Yoox Net-a-Porter Group, dove per 10 anni ha ricoperto incarichi di prima linea, in particolar modo occupandosi dello sviluppo del business nei mercati internazionali. Ed è l’esperienza globale su tutti i mercati, Asia e Usa compresi, che ha portato Tria a salire a bordo. Giglio.com, che ha raccolto intorno a sé già oltre 200 boutique multimarca indipendenti, ha iniziato a spingere per aumentare la base di utenti e il contributo dei mercati stranieri sarà fondamentale per la crescita dell’e-tailer.

A$AP ROCKY E KLARNA: DA AZIONISTA ACEO PER UN GIORNO Musicista, attore, filantropo, trend setter e anche ceo (a tempo) di Klarna, la fintech sulla bocca di tutti per la valutazione stellare di 46,5 miliardi di dollari: dopo essere entrato a far parte dell’azienda come azionista, Rakim Mayers, aka A$ap Rocky, ne ha preso le redini anche se per un solo giorno. Ma Sebastian Siemiatkowski, a.d. e fondatore della realtà, che offre il servizio buy now pay later, è intenzionato a coinvolgere il nuovo socio anche in futuro e presto saranno comunicate altre novità sul sodalizio Klarna-A$ap Rocky.

WHITE POTENZIA IL MANAGEMENT E CHIAMA STEFANIA VISMARA Il White è pronto a ripartire “in presenza” dal 23 al 26 settembre più forte che mai. Il salone, fondato da Massimiliano Bizzi, potrà contare sull’apporto di due nuovi manager di prima linea: Stefania Vismara (nella foto) chiamata per ricoprire il ruolo di direttore generale e Danilo Procaccia in veste di global business director. Vismara arriva a White dopo essere stata direttore generale di Camera Nazionale della Moda Italiana.

HUGO BOSS: PARTE L’ERA DANIEL GRIEDER. OBIETTIVO CINA E 400 MILIONI DALL’E-COMMERCE. E INTANTO SI PARLA ANCORA DI KERING

● A 12 mesi dall’annuncio, da giugno Daniel Grieder è entrato a far parte del managing board

di Hugo Boss con la carica di ceo. Grieder, che per oltre 20 anni ha lavorato per Tommy Hilfiger, arrivando a occupare la poltrona di a.d. nel 2014, assume il ruolo in un momento in cui la società tedesca fa molto parlare di sé per le voci di un possbile interesse da parte di rivali: si sono fatti i nomi di gruppi come Lvmh, Kering, Frasers, ma tra i soggetti chiamati in causa, solo il gruppo Frasers ha smentito i rumor su un possibile takeover di Hugo Boss, di cui possiede il 15,2%. Mentre il fatto che recentmente Kering abbia riportato a casa oltre 800 milioni di euro dopo la vendita del 5,9% del capitale di Puma, da destinare a eventuali acquisizioni, ha riacceso le voci di un suo interessamento verso il marchio, in piena fase di riorganizzazione. Il neo ceo Grieder, infatti, dovrà gestire un gruppo che nel primo trimestre ha visto i ricavi scendere a 497 milioni di euro (-8% ), ma già nel secondo trimestre le vendite dovrebbero raddoppiare, rispetto al secondo trimestre 2020. La Cina Mainland, le vendite online e il casualwear sono i fattori che rendono il management fiducioso sul fiscal year. Sotto la guida di Grieder, Hugo Boss punta al potenziamento dell’e-commerce, che ha visto un balzo del 49% nel 2020 superando per la prima volta quota 200 milioni di vendite.

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STRATEGIA SOSTENIBILITÀ FATTORI ESG AL CENTRO Lo chiedono consumatori e investitori L’opinione di consulenti e analisti

Ambiente, sociale, governance: la moda che si impegna sarà premiata Le società trasparenti, con un piano chiaro avranno vantaggi nelle relazioni con gli stakeholder, anche in termini di competitività e reputazione DI ELISABETTA FABBRI

Ogni anno, a New York, Larry Fink, ceo di BlackRock - il più grande gestore di patrimoni al mondo, con i suoi oltre 9 trilioni di dollari di asset - manda una lettera ai clienti. Nel gennaio 2020 ha indicato una svolta scrivendo: «Il rischio climatico è il rischio di investimento». Nella lettera del 2021 rimarca il concetto: «Credo che la pandemia ci abbia posto di fronte a una tale crisi esistenziale, da indurci ad affrontare con più determinazione la minaccia globale del cambiamento climatico, destinato, come la pandemia, a cambiare le nostre vite. Il virus ci ha ricordato come le crisi più gravi, siano esse sanitarie o ambientali, richiedano una risposta globale e ambiziosa». Il re del risparmio gestito nota che il rischio climatico sta diventando una delle priorità dei clienti e prospetta una trasformazione, sostenuta dai progressi nelle tecnologie e nell’elaborazione dei dati: ci sarà un numero sempre più elevato di investitori in società orientate alla sostenibilità, con riflessi sull’allocazione dei capitali e «i manager e i cda dovranno valutarne gli effetti sui titoli delle loro società». Fink è convinto che i modelli di business di tutte le aziende saranno profondamente interessati dal passaggio a un’economia a zero emissioni nette. «Con l’accelerazione della transizione verso la neutralità carbonica dice - le società che hanno una strategia a lungo termine ben articolata e un piano chiaro per gestirla si distingueranno agli occhi di stakeholder, clienti, responsabili politici, dipendenti e azionisti, spingendoli a fidarsi delle loro capacità di affrontare questa trasformazione globale». In BlackRock hanno anche visto che le aziende con uno scopo preciso e migliori profili sui fronti ambientale, sociale e di governance - in gergo ESG, acronimo di Environmental, Social, Governance - hanno realizzato risultati migliori in Borsa. Nel 2020 l’81% di una selezione rappresenta-

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tiva di indici sostenibili ha sovraperformato i rispettivi indicatori originari. La moda, che nel caso di alcune società quotate rientra già in indici come il Dow Jones Sustainability o lo Stoxx Europe 600 Esg-X, a che punto sta? Mette la sostenibilità al centro della corporate strategy, consapevole del suo ruolo sociale? «L’attenzione crescente all’ambiente da parte di consumatori e investitori sta portando allo sviluppo di culture aziendali e pratiche commerciali più puntuali sui temi della sostenibilità ambientale e sociale», risponde Erika Andreetta, partner e Consumer Market consulting leader di PwC Italia. «Le aspettative delle nuove generazioni - conferma Paola Carboni, analista del settore lusso dell’investment bank Equita - non sono più solo in termini di prodotto e posizionamento del marchio ma anche, e sempre di più, in termini di valori e impegno delle aziende nel perseguirli. Le generazioni Y (i cosiddetti Millennials, nati dopo il 1980) e soprattutto Z (nati dopo il 1995) danno sempre più importanza a temi come inclusività, solidarietà, giustizia sociale, rispetto dell’ambiente e degli animali, economia circolare e riduzione degli sprechi». «Il crescente uso del web

Valori e impegno dei brand nel perseguirli sono più centrali per i nuovi consumatori e dei social - sottolinea - ha reso ancora più importante e urgente, da parte delle aziende, affrontare in modo autentico e credibile questi temi: la rapida circolazione delle informazioni e delle notizie amplifica il ritorno (o il danno) di immagine, che deriva dall’atteggiamento su ognuna di queste questioni. Non a

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1.Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa di Milano 2. Larry Fink, ceo di BlackRock

caso, la funzione ESG è spesso accorpata al marketing, come avviene in Prada, o alla comunicazione corporate, ad esempio in Moncler, che rispondono direttamente al ceo del gruppo». «Il consumatore finale chiede sempre più trasparenza e tracciabilità del prodotto, dalla scelta delle materie prime alla realizzazione del capo finito: per le aziende diventa fondamentale soddisfare queste nuove necessità, facendo attenzione a tutta la supply chain», dichiara Giada Cabrino, analista del lusso di Banca Akros, osservando che negli ultimi anni tutte le realtà della moda analizzate, specie nell’alto di gamma, hanno inserito obiettivi di sostenibilità e di condotte conformi ai criteri ESG nella loro strategia. In parallelo si nota una maggiore disclosure rispetto al passato. «In parte - spiega Andreetta - questo è dovuto a obblighi normativi, a crescenti richieste di investitori, analisti, clienti e consumatori, ma anche a una maggiore consapevolezza nelle aziende, riguardo l’importanza di fornire informazioni in ambito ESG. Tale informativa sta diventando un fattore chiave per rafforzare le relazioni con 29


RILEVANZA PER GLI STAKEHOLDER DI MONCLER RILEVANTE MOLTO RILEVANTE

STRATEGIA SOSTENIBILITÀ

La matrice di materialità di Moncler

1. Con questa matrice Moncler considera gli aspetti materiali (ossia rilevanti) che impattano sulle performance economiche, sociali e ambientali della società e che potrebbero influenzare le valutazioni e le decisioni degli stakeholder 2. e 3. Immagini tratte dal report Finanza Sostenibile di PwC

Qualità e sicurezza del prodotto ● Approvvigionamento responsabile ● Diversità e inclusione ● ● Animal welfare

Povertà e sviluppo sociale ●

Packaging sostenibile ●

● Economia vircolare

● Cambiamento climatico

Salute, sicurezza e benessere ● ● Employee experience

● Nuove generazioni

Young Millennials e Gen Z attenti alla salute propria e del pianeta

● Client experience

● Performance e sviluppo delle persone Biodiversità ●

● Cybersecurity MOLTO RILEVANTE

RILEVANTE RILEVANZA PER MONCLER

Fonte: monclergroup.com

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gli stakeholder, migliorare il posizionamento competitivo e rafforzare la reputazione». «Le Dichiarazioni non finanziarie-Dfn - nota Paola Carboni di Equita - sono sempre più ricche e dettagliate, man mano che le società diventano più strutturate in termini di rendicontazione e analisi dei processi produttivi. Inoltre, rispondono a una crescente domanda, da parte dei rating provider, di una maggiore trasparenza sull’intera catena del valore, sui processi interni ma anche sulle fasi esterne e a monte della supply chain». «In genere specifica Giada Cabrino di Banca Akros - la Dfn, detta anche Bilancio di sostenibilità, include un’analisi dettagliata della matrice di materialità, costruita partendo da un questionario, che confronta le aree di maggior interesse per gli stakeholder con quelle per l’azienda. Ciò è utile per vedere in quali tematiche ESG la società può avere un impatto maggiore». «Oggi - aggiunge - in queste dichiarazioni non finanziarie sono presenti molti più indicatori di performance ESG rispetto a cinque anni fa, soprattutto perché il mercato e le regolamentazioni internazionali lo richiedono». Secondo l’analista, la moda quotata al momento si sta focalizzando sulla “E”, fra i tre pillar, perché è la più impattante

nella relazione con il cliente. «Tuttavia - precisa - anche le parti Social e Governance sono molto importanti nel determinare il successo e il perdurare dell’azienda nel tempo». «Mentre la Governance è sempre stata un punto di attenzione per le società quotate - ribatte Carboni - i temi Environment e Social hanno acquisito importanza negli ultimi anni per il lusso, su impulso di una crescente richiesta di valori e senso di scopo da parte dei nuovi consumatori». La pandemia, come ricorda l’analista, ha concentrato l’attenzione sulla “S”. Basti pensare al proliferare di iniziative a favore della comunità e/o del territorio in cui le società sono inserite (donazioni, contributi per nuovi ospedali, produzione di igienizzanti e mascherine, per citarne alcune) e a supporto di fornitori e clienti (ad esempio, con tempi di pagamento più favorevoli). La moda si è anche occupata della salute e della remunerazione dei dipendenti (come presidi medici in azienda, rafforzamento delle prestazioni assicurative, integrazione o anticipo di sussidi governativi), oltre ad avere provveduto, in certi casi, alla riduzione dei compensi del management e/o dei componenti del board. «Il Covid - aggiunge Carboni - ha pure riportato l’attenzione sulla circolarità del bu-

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Le scelte dei consumatori modelleranno sempre di più le pratiche e gli obiettivi delle aziende della moda in tema di sostenibilità. In base ai risultati del Global Consumer Insight Survey 2021 di PwC, il 56% dei consumatori interpellati dice di scegliere sempre prodotti dall’origine trasparente e tracciabile. Il 55% acquista da aziende consapevoli e che supportano la difesa dell’ambiente, il 53% compra prodotti biodegradabili ed eco-friendly e il 54% sceglie prodotti con packaging sostenibile o, preferibilmente, con meno imballaggi. Come precisano dalla società di consulenza, i giovani Millennials e la Generazione Z si dicono sensibili alla salute personale e del pianeta, per questo prestano particolare attenzione ai prodotti sostenibili. Nel 2020 è stato il 63% a optare per prodotti green, dal 29% del 2019. Il Circular Fashion Report 2020 di PwC rileva inoltre che fra Young Millennials e Gen Z cresce la domanda di capi prodotti eticamente e riciclabili. Una quota del 46% pensa che i marchi debbano rendere conto del proprio impatto ambientale. Anche sulla base di questi riusultati va letto il boom del mercato dell’usato, che negli ultimi tre anni è cresciuto 21 volte più velocemente dei tradizionali modelli di vendita del fashion.


1. L’Oasi Zegna, nelle Alpi Biellesi, esempio di valorizzazione del territorio a opera della Ermenegildo Zegna 2. Un look Valentino Roman Palazzo Fall 21: la maison sarà fur free dal 2022

siness, con un boom del second hand, che secondo stime di settore vale ormai 30-40 miliardi di dollari, con prospettive di crescita del 15-20% annuo nei prossimi cinque anni». «Tra le società quotate - fa notare l’esperta di Equita - Kering è stata la più ricettiva su questo fronte, acquistando a marzo una quota di Vestiaire Collective e aderendo con il marchio di proprietà Alexander McQueen al programma Brand Approved. Prima ancora ha lanciato uno shop Gucci all’interno della piattaforma americana The Real Real». «La digitalizzazione - concorda Andreetta di PwC - incentiva pratiche commerciali per l’economia circolare, con lo sviluppo di piattaforme di resale e second hand, che rispondono a logiche di etica ambientale, minor consumo di risorse e facilità di smaltimento dei capi». PwC ha mappato i segmenti che consentiranno alla moda circolare di stabilirsi lungo l’intera catena del valore: il totale stimato è di 5,3 trilioni di dollari. Si tratta di 2,3 trilioni di dollari di opportunità in più, dai 3 trilioni del fashion tradizionale e lineare, di cui 350 miliardi di dollari sono previsti per i materiali riciclati nell’emisfero occidentale e oltre 40 miliardi per il mercato delle fibre ecologiche. Si passa a 18 miliardi per il design eco-freindly, mentre sono valutati 16 e 18,8 miliardi di dollari rispettivamente il mercato delle stampe 3D e la realtà virtuale o aumentata. Un’analisi puntuale delle aziende del lusso in base ai fattori ESG resta un’operazione complessa. Basti pensare che, a oggi, non esiste una metrica standard per rendicontare i comportamenti sostenibili delle aziende. Gli analisti esaminano le Dichiarazioni non finanziarie (vedi box nella pagina seguente), seguono day by day gli annunci delle società e, per mettere più a fuoco un brand, attingono a data-base di provider specializzati, che calcolano uno score per ogni singolo fattore

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ESG e lo ponderano in base alla rilevanza del settore. Ma che punteggio dare, per esempio, alla recente svolta “no fur” di Valentino, rispettosa degli animali ma impattante sull’occupazione, visto che comporta la chiusura della divisione dedicata alle pellicce? Che valore attribuire a Tod’s, artefice di uno stabilimento produttivo ad Arquata del Tronto, in meno di un anno dal terremoto del 2016? Gli ostacoli non mancano, specie sul fronte della “S”. «È difficile - spiega Carboni - trasformare in indicatori quantitativi aspetti che di per sé sono prettamente qualitativi. Proprio su questo fronte spesso emergono divergenze tra i vari provider di rating ESG. In questi casi, il nostro approccio è quello di attivare un confronto diretto con l’azienda, che permetta di far emergere anche quegli elementi qualitativi altrimenti sottovalutati, in un puro confronto quantitativo». Comunque il fatto che non si parli una lingua comune è un problema sentito. «Assistiamo allo sviluppo di diversi standard e framework - osserva Andreetta - ma anche a un ruolo attivo del legislatore europeo, nel cercare di fornire risposte alle imprese. Lo scorso aprile, la Commissione europea ha presentato la proposta di una direttiva relativa alle attività di reporting sulla sostenibilità aziendale (Csrd), volta ad aggiornare la normativa esistente. La nuova direttiva prevede la defi-

nizione di uno standard di rendicontazione a livello europeo, per uniformare le informazioni fornite dalle aziende». Il mandato per definire uno standard di rendicontazione è stato affidato a Efrag-European Financial Reporting e ora se ne attendono gli esiti. «Su questa linea - aggiunge Andreetta - sotto l’impulso dell‘International Business Council del World Economic Forum, dalla collaborazione fra PwC, Deloitte, EY e KPMG, è nato il report Measuring Stakeholder Capitalism. Towards Common Metrics and Consistent Reporting of Sustainable Value Creation». Questo spiega anche perché, al momento, è impensabile una graduatoria unica e condivisa delle fashion company “virtuose”. A più riprese escono delle liste, che solitamente non tengono conto dei tre pilastri ESG in contemporanea. Inoltre, a seconda di chi le pubblica (società di ricerche, attivisti, ma ci sono anche app e siti di e-commerce che fanno delle selezioni interne), può accedere che i medesimi brand figurino tra i migliori o tra i peggiori, generando confusione tra addetti ai lavori e consumatori e facendo sorgere il sospetto che, tra i best in class, si annidino società che sanno eccellere più che altro nel greenwashing. «Non è facile determinare i più virtuosi - ammette Cabrino - perché negli ultimi anni tutte le aziende della moda si sono impegnate a migliorare in questo ambito. Di certo si può dire che quelle italiane di piccola dimensione, a conduzione familiare, potrebbero avere margini di miglioramento per quanto riguarda la parte governance, perché in molti non hanno un adeguato numero di soggetti indipendenti all’interno dei cda». Tra i grandi marchi italiani impegnati in tematiche ESG Giada Cabrino cita Moncler, Brunello Cucinelli, Ferragamo e Tod’s. «Anche i big quotati in Borsa, dotati di risorse sufficienti, sono solo alle prime

IN NUMERI

$554,7 mld

LA PRODUZIONE GLOBALE DI ABBIGLIAMENTO NEL 2019

$500 mld

SONO ANDATI PERSI PER SMALTIMENTO, NON UTILIZZO E MANCATO RICICLO Fonte: PwC

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STRATEGIA SOSTENIBILITÀ

fasi della massiccia revisione necessaria per raggiungere ambiziosi obiettivi in tema di sostenibilità», afferma Erika Andreetta. Citando The Sustainability Index 2021 di Business of Fashion, l’esperta precisa: «Il punteggio medio nella valutazione è di 36 su 100, con sostanziali disparità nell’impegno e nei progressi delle 15 società e sei categorie esaminate. Kering e Nike hanno superato i loro competitor, mentre i diritti dei lavoratori e lo spreco di risorse si sono rivelati le aree dalle performance più deboli. «Adidas, Pvh, Nike, Inditex, Gap e Levi Strauss & Co. - aggiunge - hanno presentato una lista di progressi già compiuti e impegni a lungo termine. Nel 2021 arriveranno segnali di un aumento dell’impegno: le aziende stanno rinnovando i loro obiettivi e sperimentando nuovi modelli di business». A una società che intende intraprendere un percorso serio in ambito ESG la partner di PwC consiglia di costruire una struttura portante, «che sorregga e definisca l’integrazione tra business e sostenibilità, partendo dalle priorità aziendali di sviluppo sul tema e da una governance di supporto alla strategia, incluso un sistema di policy che definisca gli impegni dell’organizzazione, in linea con i propri obiettivi». Poi si deve passare alle azioni concrete che, nell’ambito di un action plan - meglio se integrato con il piano strategico/industriale - «diano seguito agli impegni assunti nei confronti di persone, clienti, fornitori, comunità e am-

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1. Lo stabilimento di Tod’s ad Arquata del Tronto

biente circostante». Terzo step: comunicare le azioni intraprese in modo obiettivo, attraverso canali e strumenti adeguati ai diversi stakeholder. Con l’approccio giusto le società quotate vengono davvero premiate dai mercati azionari, come riscontra BlackRock? «L’impegno delle aziende inizia a essere premiato - conferma Cabrino -. Molti investitori istituzionali stanno incrementando gli investimenti in società attente a tematiche ESG, quindi ci aspettiamo che nel medio-lungo termine queste realtà performino meglio di competitor meno attenti e trasparenti».

Sustainability report ai raggi X: un’analisi di Mediobanca In febbraio Mediobanca ha pubblicato un’analisi degli 80 maggiori gruppi globali del fashion, tenendo conto dell’aspetto della sostenibilità. Nel 2019, il 74% aveva redatto un Sustainability Report o Social Responsibility Report o Dichiarazione non finanziaria. Si sale al 76% nel caso dei soli gruppi europei, contro il 59% delle società Usa esaminate. Nel redigere questi documenti il 56% delle aziende specifica di avere adottato gli standard Gri-Global reporting initiative. Un altro 18% ha adottato una combinazione degli standard Gri e Sasb-Sustainable accounting standards board. Le tematiche principali sono quelle ESG, che impattano sulle strategie del management. A proposito della questione sociale e dell’occupazione, gli analisti di Mediobanca hanno riscontrato che nei grandi gruppi della moda il 41% degli addetti è under 30, il 48% ha un’età fra i 30 e i 50 anni e un altro 11% è over 50. Per quanto riguarda la diversity nella forza lavoro e nella governance, le donne rappresentano il 65,9% degli occupati totali, mentre i dirigenti donna delle fashion company sono il 50,4% del totale. A livello di board of director, però, la quota scende al 29,3% ed è molto diversificata a seconda dei Paesi: si va dal 34,1% medio degli Usa al 27,9% dell’Europa, con l’Italia che è ferma al 21,3% (vedi grafico). Riguardo all’ambiente, i focus sono le emissioni, l’energia, i rifiuti e l’acqua. Tra il 2018 e il 2019 le emissioni di

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«Da inizio anno - dice Paola Carboni - il lusso è cresciuto di oltre il 20% in Borsa, sovraperformando lo Stoxx 600, l’indice europeo dei 600 titoli a maggiore capitalizzazione, di circa 10 punti. Dall’inizio della pandemia, invece, l’incremento è stato del 36%, contro il +7% del mercato. Il rafforzamento dell’e-commerce e lo spostamento dei consumi sui mercati domestici hanno permesso ai marchi del lusso di compensare meglio del previsto le chiusure dei negozi e lo stop al turismo, recuperando (e in alcuni casi superando) già nel secondo semestre 2020 le vendite dello stesso periodo del 2019. Pensiamo che questo elemento spieghi meglio l’andamento borsistico recente del settore, rispetto al crescente impegno sul fronte ESG, senza contare che negli ultimi mesi alcuni titoli hanno beneficiato anche di ipotesi speculative legate a scenari di M&A». «Tuttavia - sottolinea - crediamo che nel lungo periodo l’impegno sul fronte ESG sia premiante in un’ottica di investimento: ne deriva una maggiore capacità di engagement dei marchi con i consumatori, cui si accompagnano una più alta qualità del business e un minor profilo di rischio, che contribuiscono a rendere l’azienda più attenta e meno attaccabile su questioni come l’ambiente, le politiche di sourcing, la diversity e i diritti umani». «Così - conclude - si evitano anche controversie che potrebbero tradursi in impatti negativi sul business e quindi in minori utili». 

GOVERNANCE NELLE MULTINAZIONALI DELLA MODA

Presenza femminile nei board

Fonte: Area Studi Mediobanca

CO2 sono diminuite, in media, del 5,1% ma è il risultato di gruppi, come quelli americani, che arrivano a riduzioni di oltre il 7% e di altri, come quelli giapponesi, che si limitano a un -3,5%. Anche la produzione di rifiuti è diminuita: -3,1% nel 2019 rispetto al 2018. Un altro target raggiunto è la riduzione dei consumi di acqua, pari al 3,4% nel periodo. In parallelo è aumentato dell’8,8% l’uso di elettricità da fonti rinnovabili. Come osservano da Mediobanca, ogni indicatore riflette sostanziali divergenze tra le singole performance, ma i dati confermano che i gruppi della moda leader hanno preso un certo numero di decisioni sul fronte green. I passi avanti sono sotto gli occhi di tutti: il 90% delle società esaminate ha un’area del sito istituzionale dedicata alla sostenibilità.



INNOVAZIONE GREEN DESIGNER INTERVISTA Christopher Raeburn Precursore della sostenibilità

Con il paradigma delle tre R a passi svelti verso la circolarità totale Con le linee Raemade, Raecycled e Raeduced Christopher Raeburn porta avanti da anni il suo progetto nel segno della sostenibilità. L’obiettivo è renderle tutte e tre completamente circolari. Un percorso virtuoso, scandito dal Manifesto Raestart, che sarà suggellato dalla certificazione B-Corp DI CARLA MERCURIO

Il suo marchio è articolato in base ai tre concetti Ræmade, Ræduced, Ræcycled: quali le particolarità di ciascuno? Il paradigma delle tre R è per noi una linea guida da dieci anni e costituisce l’impalcatura del nostro business inusuale. Ræmade è la rielaborazione di materiali e manufatti in surplus, per dare vita a prodotti completamente nuovi. Ræcycled identifica la gamma di proposte in filati riciclati, supportati da partner produttivi all’avanguardia, mentre Ræduced punta al minimo impatto e si avvale in prevalenza di cotone biologico certificato o lana merino, facendo affidamento su una produzione locale. Sebbene Ræmade sia stato il punto di partenza del marchio, non saremmo sul mercato se non fosse per le altre due linee (più scalabili e commerciali). Ora puntiamo a rendere le tre R completamente circolari, in modo che gli articoli Ræmade possano sempre essere riparati gratuitamente attraverso la nostra garanzia perpetua, quelli delle linea Ræduced siano biodegradabili grazie all’impiego di fibre naturali e i Ræcycled tornino in circolo per proseguire il ciclo. Un percorso che abbiamo tracciato nel nostro manifesto Ræstart. Quali sono i suoi progetti più interessanti in questo momento? Abbiamo molte iniziative in cantiere, che non posso ancora condividere. Questi ultimi mesi sono stati tra i più impegnativi per noi e siamo orgogliosi di aver rafforzato il nostro team durante la pandemia. Con la riapertura dopo il lockdown abbiamo dato il bentornato alla comunità nel Ræburn Lab qui a Londra. Anche la nostra serie di eventi è tornata a pieno regime, dai tour in studio (fisici e virtuali) ai maker workshop. Quando un capo di moda può essere definito veramente sostenibile e 34

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1. Christopher Raeburn alle prese con la realizzazione della Zero Waste Bag 2. Due outfit del brand

nifesto per il cambiamento. Un documento che fissa l’impegno per un futuro migliore e che si tradurrà in resoconti trimestrali all’insegna della trasparenza. Il nostro più grande obiettivo, come parte di questo, è appunto diventare un’organizzazione BCorp. Abbiamo portato avanti la richiesta nell’ultimo anno, con la formalizzazione delle politiche interne ufficiali ancora in sospeso prima che la certificazione possa essere valutata, ma la buona notizia è che siamo già in linea con i principi fissati. 2

come spiegare ai consumatori la differenza con il greenwashing? Niente di ciò che si fa è mai veramente sostenibile; l’importante è operare in un ambito di circolarità, in cui tutto ciò che già abbiamo venga riutilizzato, senza acquistare materiali vergini, in modo che nulla vada sprecato. Un designer dovrebbe essere responsabile di un prodotto fino alla fine della sua vita e il capo essere il più duraturo possibile, fisicamente ed emotivamente. Per questo è importante che il consumatore valuti in modo critico i marchi, in modo da capire se le loro intenzioni sono vere e se le azioni sono in sintonia con le parole. Entro il 2021 diventerete una B-Corp: cosa rappresenta per lei questo passaggio? In occasione della Giornata della Terra del 2020 abbiamo presentato Ræstart, un ma-

Lei è anche Global Creative Director di Timberland: come affronta il tema della sostenibilità con un marchio così globale? Sono stato nominato Global Creative Director di Timberland due anni fa, per infondere un’estetica più progressista nel marchio e per mettere il design responsabile al centro di tutto, dalla visione creativa alla strategia del brand, fino alla definizione degli obiettivi per il 2030, quando miriamo a diventare net positive attraverso la circolarità e l’agricoltura rigenerativa. Questo ruolo mi ha dato la chance di fare cambiamenti di portata globale, su larga scala. Trovo entusiasmante il fatto che la mia esperienza con Raeburn sia di esempio per Timberland, ma anche per il gruppo VF Corporation, cui fanno capo label come The North Face e Vans e anche il fatto che queste aziende influenzino label come Adidas e Nike e così via. 


INTERVISTA Patrick McDowell Sustainability design director di Pinko

CRESCITA ECONOMICA E SVILUPPO SOSTENIBILE: LA SFIDA DI OGNI CEO

«Disegnare

non basta: il mio ruolo è creare spazio per il futuro»

Massimo Renon Benetton

Lo stilista racconta le sfide future di Pinko in ambito green: «Dovevo realizzare una capsule upcycled, ora mi chiedono di immaginare nuovi modi di lavorare»

«In futuro le attività del gruppo vedranno un impegno per avere prodotti più sostenibili, una catena di fornitura più rispettosa dell’ambiente e negozi più efficienti energeticamente»

DI ANDREA BIGOZZI

La parola sostenibilità può spaventare molti imprenditori ma non Pietro Negra, che per sfruttare appieno le opportunità di un’economia circolare ha creato per Pinko un team apposito, una sorta di laboratorio dove la creatività si mescola con la tecnologia e gli archivi con l’upcycling. A guidare questo “green team” ha chiamato Patrick McDowell, designer inglese incaricato nel 2020 di creare una capsule collection basata sul recupero dei materiali, poi promosso a sustainability design director. Ora, insieme al direttore creativo Caterina Negra, lavora per introdurre il riciclo anche nella main collection. Il ruolo di sustainability design director è una novità, non solo per Pinko, ma per il settore. Che prerogative ha? Un direttore guida un dipartimento o è responsabile di un tipo di prodotto. È quello che avviene anche nel mio caso: sono a capo di tutto quello che in azienda riguarda la realizzazione con modalità sostenibili dell’abbigliamento. Ottenere questo job title mi ha fatto piacere, perché spesso nelle aziende i team che lavorano sulla sostenibilità sono separati dall’ufficio stile, senza un motivo: se è il designer a realizzare le collezioni, allora questi due aspetti - stile e contenuto sostenibile - devono viaggiare insieme. Pinko mi ha dato la possibilità di dimostrare che questo modo di lavorare funziona su larga scala e che incarichi come il mio hanno ragione di esistere. Sono questi i mestieri del futuro ? Penso di sì: basti pensare a quello che sta succedendo in Pinko, che guarda in modo olistico alla sostenibilità e spera di integrarla in tutto il business. Stando così le cose,

Jacopo Venturini Valentino

non mi sorprenderei di sapere che l’azienda a breve deciderà di introdurre nell’organigramma un direttore della sostenibilità. Che cosa differenzia in pratica un sustainability design director da un direttore creativo tradizionale? Il primo non è chiamato solo a creare delle collezioni e a immaginare una visione creativa, come fa un “classico” direttore creativo, ma ha anche il compito di reinventare il modo in cui il cliente vive gli abiti. Per questo il mio impegno principale è quello di immaginare nuovi modi di lavorare, che siano sostenibili per l’azienda e funzionali per il cliente. Non sempre tutto quello che si prova funziona o è destinato a essere portato avanti. Ma in questo momento - in cui le cose stanno cambiando rapidamente - non dobbiamo mai rinunciare a innovare e a sperimentare. La capsule upcycled Reimagine è la sua creatura: come si svilupperà? Abbiamo riciclato migliaia di capi, metri di tessuto e finiture dall’archivio Pinko, trasformati in nuovi prodotti di valore superiore. L’idea con Pietro Negra è di far crescere lentamente l’offerta e di fonderla con la collezione principale. Sperando, dopo tanto lavoro, di poter guardare indietro e vedere Pinko trasformata, pronta per la green revolution. 

«Stiamo avanzando nella ricerca di materiali differenti e in ottica di una maggiore attenzione all’ambiente nelle collezioni dei prossimi anni»

Renzo Rosso Otb

«Devi essere sostenibile altrimenti le nuove generazioni non ti comprano. E le grandi piattaforme vogliono solo prodotti sostenibili».

Lorenzo Bertelli Prada

«Con il progetto Re-Nylon vogliamo dimostrare che è possibile rispettare il pianeta e avere un business sostenibile: è la nostra aspirazione».

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MARKET INNOVAZIONE PRE-LOVED FASHION INTERVISTA David Erba Ceo Greenchic

«Siamo paladini del riuso, ma adesso anche un fashion brand»

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1. David Erba ed Eleonora Dellera, co-founder di Armadioverde, ribattezzato Greenchic nel 2021 2. Un look di Upcycled by greenchic

Il 2021 segna un upgrading per l'azienda di second hand, nata sei anni fa come Armadioverde. La nuova carta da giocare? Upcycled by greenchic DI ANGELA TOVAZZI

Dal 2015 lo conosciamo come Armadioverde, ma dal 2021 il suo nome è Greenchic, uno specialista del second hand che ha l’obiettivo di trasformare lo scarto in opportunità: per l’ambiente, salvando dalla discarica i capi inutilizzati, e per i consumatori, che possono fare decluttering senza buttare niente e rinnovare il loro guardaroba risparmiando. La startup, che oggi è una società benefit, nel 2020 ha mosso circa 800mila capi e recentemente ha ottenuto un round di finanziamento da 2,6 milioni di euro, che le permetterà di aprire una nuova fase di crescita, con un upgrading dell’offerta. Ce ne parla il ceo e co-founder David Erba. Perché il rebranding con Greenchic? Perché bello e sostenibile sono due concetti ormai indisgiungibili, l’uno non può vivere senza l’altro. E poi perché volevamo un nome adatto a proiettare l’azienda verso lo scale up internazionale. Stiamo lavorando a molti progetti che ci daranno una marcia in più. Quali le novità? Abbiamo appena lanciato la nostra prima linea di moda upcycled, che metterà in commercio in maniera continuativa pezzi unici, realizzati con materiali di scarto e recupero. Designer giovani ed emergenti hanno il compito di disegnare capi ex novo, che poi vengono realizzati da una serie di sartorie sociali e messi in vendita in una sezione dedicata del sito. Abbiamo iniziato prototipando 12 modelli, di cui quattro sono già in produzione, con l’obiettivo di arrivare a un centinaio di capi prodotti alla settimana. Che diventeranno un centinaio al giorno entro fine anno. 36

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Un’altra novità è il progetto Regenerate, che permette di ridare valore ai capi con difetti, non commercializzabili, tramite piccole riparazioni, aumentando così il numero di vestiti che verranno risparmiati dallo smaltimento. Vogliamo estrarre il massimo del valore da tutto quello che entra nel nostro circuito. Complice la pandemia, l’usato ha avuto un boom. Qual è il valore aggiunto di Greenchic rispetto ai competitor? Non parlerei tanto di competitor, ma di player. Noi non siamo un mero e-commerce, né facciamo reselling. Ci consideriamo gestori di traffico intelligente, perché risolviamo il problema dell’usato. Ci occupiamo di tutto il processo: il cliente non deve scattare foto, caricare le immagini e sperare di vendere dopo contrattazioni che a volte non portano a niente. Greenchic ritira i capi e assegna loro un valore con un sistema di “stelline”, base per i successivi acquisti della cliente, che per finalizzare dovrà aggiungere una quota in denaro. Senza la fretta e l’affanno di chiudere il carrello: può anche decidere di comprare in diversi step, finché con il volume raggiunge la spedizione gratuita. Un sistema che funziona. Lo testimoniano i nostri 25mila utenti attivi, su 750mila iscritti. Il nostro cliente compra in media più di 30 articoli l’anno. E con la nuova Upcycled by greenchic ce ne aspettiamo ancora di più. 

PIQUADRO

Ancora più green con PQ Modular Messa a punto con materiali ecologici ma anche capace di proteggere dal Covid e dagli altri virus: è la nuova linea sostenibile PQ Modular di Piquadro, realizzata in poliestere ecologico 100% ottenuto da bottiglie di Pet riciclato. Oltre a essere leggera e modulare, adatta alla mobilità urbana come all’outdoor, la collezione di zaini, marsupi, trolley, borsoni e monospalla è trattata con Viral Off, una nuova tecnologia in grado di bloccare oltre il 99% dell’attività virale entro due ore dal contatto tra gli agenti patogeni e il tessuto. (a.t.)

NO NAME

Nuovi passi in direzione eco con le Flex Ripple Upcycling No Name, il marchio di “plato sneaker” nell’orbita del gruppo francese Rautureau (Compagnie Marco Polo) compie nuovi passi per una moda più sostenibile e nella collezione per la primaveraestate 2021 realizza alcuni modelli con materiali riciclati, tra i quali spicca la Flex Ripple. Si tratta di una jogger dove le influenze urbane e le ispirazioni outdoor si intrecciano in una versione patchwork di denim riciclato e una maglia ricavata dal riutilizzo di bottiglie di plastica. Una nuova freccia all’arco per il brand, che a 30 anni dalla nascita è pronto a debuttare sul mercato italiano: l’appuntamento è per il prossimo autunno-inverno. (a.t.)


ROY ROGER’S

Un 2021 all’insegna del jeans green

A PITTI UOMO NEL SEGNO DELLA SOSTENIBILITÀ

Paul&Shark: tra capi second life e materiali riciclati è l’ora del no waste Sempre più focalizzata sul green, Paul&Shark ha ottenuto di recente la certificazione ISO 14001, che attesta una gestione efficace delle risorse nel rispetto dell’ambiente. La lotta agli sprechi va di pari passo con gli sforzi a favore degli oceani Partita cinque anni fa con la scommessa sulla sostenibilità, Paul&Shark ha di recente raggiunto un importante obiettivo, la certificazione ISO 14001, lo standard che attesta a livello internazionale i criteri di una gestione efficace delle risorse nel rispetto dell’ambiente. Oggi l’azienda, presente a Pitti Uomo con le novità per la prossima stagione calda, consuma energia principalmente da fonti rinnovabili come pannelli solari e centrali idroelettriche, utilizza materie prime sostenibili e opera sempre più in un’ottica di circolarità, sotto il segno del no waste. Un concetto che sul fronte produttivo si traduce da un lato nella realizzazione di indumenti di qualità che durino nel tempo e dall’altra nel concetto di second life, che dà il nome a una collezione ad hoc, nata all’insegna della circolarità. Una proposta che, spiegano dall’azienda, «recupera capi che presentano difetti, rendendoli pezzi unici, pronti a vivere una ‘seconda vita’. Ogni anno, circa il 3% della produzione che non supera i severi controlli qualità dell’azienda andrebbe altrimenti distrutto». Sempre all’insegna del re-use, il brand lancia per la PrimaveraEstate 2022 la linea Re-Cotton, una serie di articoli in cotone riciclato che consente un risparmio energetico del 46%, una riduzione di emissioni di CO2 del 46% e un risparmio idrico del 61% rispetto alla produzione di capi in fibra tradizionali. Un asset importante, se si considera che per produrre una

T-shirt in cotone tradizionale è necessario un consumo medio totale di 5mila litri di acqua. La linea Re-Cotton va a completare l’offerta di capi in cotone dell’azienda, che oggi impiega esclusivamente fibra organica. Sempre in chiave di riciclo, Paul&Shark utilizza nylon rigenerato Econyl, ottenuto dal recupero di reti da pesca abbandonate nei mari e Save the Sea, un tessuto in poliestere ricavato dalle bottiglie in plastica che affollano i nostri mari, utilizzato per giacche, bermuda, cappellini e costumi. New entry, dall’inverno 2021, il Seaqual, un poliestere contenente plastica marina 100% riciclata post-consumo adatta per la maglieria. Altri materiali green messi in campo dal brand sono la lana riciclata Eco-Wool, la piuma re-used per le giacche Goose Down, e lana da allevamenti cruelty free in Tasmania. Fedele al suo logo, lo squalo, Paul&Shark prosegue inoltre la partnership con la ONG inglese Shark Trust, che si occupa della tutela degli squali in tutto il mondo. Per la primavera-estate 2022 il brand lancia una capsule dedicata al Blue Shark, che vive nelle acque tra Groenlandia e Inghilterra e che rischia di essere vittima di pesca massiva. Tra le proposte, una giacca Typhoon Save the Sea windproof e waterproof in una sfumatura cobalto, che riprende i colori di questa specie particolare. Il brand devolverà il 10% del ricavato della vendita dei capi alla Blue Shark Expedition. (c.me.)

Vinta la sfida del lockdown con ordini in crescita già dalla campagna vendita FW21/22, Sevenbell, gruppo italiano a cui fa capo il marchio Roy Roger’s, vede un fatturato in crescita già da quest’anno (l’obiettivo è superare i livelli pre-Covid), grazie anche alla recente acquisizione del brand di denim Amish Supplies. «Lo stile casualwear di Roy Roger’s ha retto meglio rispetto alle collezioni formali di altri marchi», ha spiegato Niccolò Biondi, che guida l’azienda di famiglia e che sta pianificando una serie di iniziative in vista del 70esimo anniversario del marchio fondato nel 1952. Il brand sarà presente a Pitti Uomo con uno stand ibrido: pannelli luminosi e una video-presentazione della collezione, ma nessun venditore dell’azienda, tutti impegnati in campagna vendita della collezione Spring-Summer 2022, che tra le novità vede il lancio di Roy Roger’s Cares, un "contenitore di prodotti" che hanno elementi eco-friendly (nella foto), tra cui i jeans in cotone organico, cioè non modificato geneticamente e coltivato senza l’uso di fertilizzanti inquinanti, i jeans in cotone riciclato, che nascono dal recupero di denim in esubero, e i modelli sottoposti a trattamenti Eco wash, che prevedono l’utilizzo di smart foam, prodotto che riduce drasticamente il consumo di acqua ed energia. (an.bi.)

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INNOVAZIONE SUSTAINABILITY

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FIGURE IN EVOLUZIONE Compiti, criticità e sfide Parlano i protagonisti

Largo agli eco-manager, i registi della green transformation Quella dell’head of sustainability è una figura sempre più centrale nella governance delle aziende moda, chiamate a rimodulare processi e prodotti a tutela dell’ambiente. Con un compito complesso e sfidante: saper ispirare, trasmettere consapevolezza e imprimere energia agli ingranaggi del cambiamento DI ANGELA TOVAZZI

Nelle aziende sono loro i paladini della sostenibilità, i guardiani della rivoluzione verde, gli esperti che analizzano, vigilano, elaborano piani strategici per far sì che la crescita del business sia sostenibile, nel senso letterale del termine. Sono gli eco-manager, o boss della sostenibilità, oppure circularity o sustainability & risk manager: un termine univoco per definirli ancora non c’è, a dimostrazione del fatto che si tratta di un profilo in definizione ed evoluzione, anche se sempre più centrale nella governance dei grandi gruppi. «In passato - racconta Marisa Parmigiani, alla guida del Csr Manager Network, l’associazione nazionale dei manager e dei professionisti della sostenibilità 38

Le skill richieste? Capacità di ascolto e analisi, leadership e abilità con i numeri - era una figura interna alle imprese, scelta spesso più per il suo rapporto fiduciario con i vertici che per competenze ad hoc, o con un ruolo vicino alla sfera dei valori e dell’identità aziendale». Negli ultimi cinque-sei anni invece, come spiega la presidente, la maggiore consapevolezza sul climate change e l’emanazione di norme più stringenti e coattive in materia ambientale - pensiamo

ad esempio all’obbligo di rendicontazione per le società quotate o di pubblica utilità - ha dato una forte accelerazione nell’intraprendere nuovi percorsi virtuosi, con la necessità di arruolare executive con una formazione multidisciplinare, perfezionata da una preparazione tecnica specifica attraverso master o master executive post-laurea, e soprattutto con skill in grado di fronteggiare compiti trasversali e sfide complesse. «Capacità di ascolto, leadership, predisposizione all’analisi e saper maneggiare i numeri» sono, secondo Parmigiani, le qualità chieste oggi a un manager che si occupa di sostenibilità, anche se spesso l’efficacia degli input messi in moto da un head of sustai-


1. Un’immagine di Zalando: entro il 2023 l’etailer prevede che il 20% del Gmv provenga da prodotti sostenibili e di prolungare la vita di almeno 50 milioni di articoli moda 2. Il nuovo Standard Expedition, il parka in assoluto più sostenibile di Canada Goose, un articolo il cui design genera il 30% in meno di carbonio e in grado di ridurre del 65% l’impiego di acqua durante la produzione rispetto all’Expediton Parka tradizionale

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GAVIN THOMPSON VP Corporate Citizenship Canada Goose

Uno dei modi più semplici ed efficaci per utilizzare meno risorse e ridurre lo spreco nell’industria dell’abbigliamento è semplicemente mantenere in uso i capi più a lungo nability sono direttamente proporzionali alla sua collocazione gerarchica nell’organigramma aziendale, in quanto «riportare al ceo o al direttore generale, in realtà organizzative per la maggior parte ancora strutturate a silos, rende più concreta la possibilità di imprimere un cambiamento». Non c’è dubbio che se ai piani alti dell’azienda preesiste un humus fertile per accogliere e inglobare nuove pratiche ecologically correct, il compito dell’eco manager è meno arduo, ma la differenza la fa «la capacità dell’azienda di lavorare in team attorno a una rinnovata consapevolezza di cosa significhi un business sostenibile», come suggerisce Simone Colombo, arrivato nel 2016

per supportare il processo di implementazione della strategia di sostenibilità del gruppo Ovs, il cui prossimo obiettivo green è di arrivare al 90% dei prodotti realizzati con materiali da filiera certificata a impatto ridotto entro il 2025. «Oltre a instillare maggiore awareness su questi temi, il concetto fondamentale da far passare - spiega - è che l’attenzione alla sostenibilità non è filantropia, non è charity. È business. Nessuna azienda può pensare di sopravvivere nel lungo periodo se non adotta processi e immette sul mercato prodotti sostenibili. Si tratta alla fin fine di fare business creando un impatto positivo, anziché negativo». Valutato, sulla base degli obiettivi raggiunti nel 2021, fra i top performer di settore in termini di Esg (Environmental, Social and Governance) da alcune agenzie di rating di sostenibilità, come fa notare il gruppo veneto, Ovs sta la-

La circolarità impone di concepire il prodotto in modo che possa essere recuperato a fine vita vorando parallelamente sui quattro pilastri - prodotti e supply chain, clienti, persone e negozi - che sorreggono il suo impegno ecofriendly. «Indubbiamente la prima categoria - precisa Colombo - è quella che assorbe le maggiori energie tra le nostre diverse aree d’azione e anche la più impegnativa ai fini della tracciabilità del prodotto. La sfida è saper scegliere fornitori che abbraccino gli stessi valori e, se questo prerequisito non c’è ancora, riuscire a trasmettere loro la tua visione, considerandoli, più che fornitori, degli alleati produttivi, uniti dalla stessa mission». Anche per Canada Goose, tra i leader mondiali dell’outwear e impegnato a utilizzare, entro il 2025, il 90% di Pfm (Preferred Fibres and Materials) e a integrare soluzioni sostenibili nel 100% degli imballaggi, la tutela dell’ambiente passa necessariamente attraverso un commitment collettivo. «Abbiamo creato dei Sustainability Council in tutte le nostre operation in Nord America,

La sfida di Zalando: rendere le scelte sostenibili più attraenti La consapevolezza non basta per incrementare la spesa eco-friendly, secondo l’e-tailer tedesco. Bisogna incentivarla con acquisti più attraenti, realistici e accessibili Nonostante sia opinione diffusa che i consumatori, soprattutto della Gen Z, siano molto sensibili al “quoziente” sostenibile delle aziende e all’importanza di passare da un’economia lineare a una circolare, sembra siano ancora pochi quelli che integrano questi valori nelle loro abitudini d’acquisto. «Da un nostro report sappiamo che il 61% di loro - spiega Laura Coppen, head of circularity di Zalando (nella foto) - è convinto che l’acquisto di capi second hand sia un ottimo modo per fare shopping in modo sostenibile, ma meno della metà compra regolarmente capi used, adducendo preoccupazioni per l’igiene e la mancanza di opzioni convenienti». Ancora meno (solo il 23%) quelli che riparano i prodotti per allungare loro la vita. Rendere le scelte più attraenti, realistiche e accessibili è allora la strada maestra per spingere gli acquisti ecofriendly. «Questo è il motivo per cui abbiamo deciso di introdurre il servizio di second hand - prosegue Coppen - e cercato di rendere la vendita di abbigliamento di seconda mano facile come l’acquisto di pezzi nuovi». Come ribadisce la manager, gli obiettivi di Zalando sul fronte della circolarità (che fanno parte della strategia do.More dell’azienda) sono ambiziosi: oltre al traguardo del 20% di Gmv proveniente da prodotti sostenibili entro il 2023, entro due anni il colosso dell’e-commerce tedesco punta a prolungare la vita di almeno 50 milioni di articoli. Ma la prima battaglia da vincere è quella culturale. (a.t.)

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INNOVAZIONE SUSTAINABILITY

A lato, un’immagine della campagna denim waterless di Ovs. Secondo l’ultimo bilancio di sostenibilità del gruppo veneto, il 30% del denim nel 2020 è stato prodotto utilizzando la tecnologia waterless e, entro il 2025, questa quota arriverà al 100%, risparmiando il consumo di oltre un miliardo di litri d’acqua

Yamamay ancora più green con Edit Asia Pacifico ed Europa, che lavorano sia con i nostri uffici che con i negozi e hanno contribuito a introdurre sistemi di riciclo, eliminare la plastica monouso e avviare iniziative per ridurre, riutilizzare e riciclare all’interno dei nostri store», racconta il vp Corporate Citizenship Gavin Thompson, che sottolinea come per un’azienda verticalizzata come Canada Goose, produttore e distributore al tempo stesso, la maggior criticità sia proprio nel portare avanti la battaglia per la sostenibilità contemporaneamente su più fronti. Allungare la vita del prodotto in base a una logica circolare resta in ogni caso tra le priorità per l’industria della moda, secondo il manager: «Una delle cose migliori da fare per ridurre l’impatto di un prodotto è estendere il suo lifetime e ripararlo quando serve, mantenendo i capi in uso più a lungo. Un concetto, questo, che ci appartiene da sempre. Siamo pionieri della slow fashion prima che il termine venisse coniato. I nostri articoli sono fatti per durare una vita». Oggi è proprio la questione del “post consumo” uno dei gangli su cui riflettere per imprimere davvero una svolta in direzione ecosostenibile, come sottolinea il manager di Canada Goose, che nel 2020 ha lavorato con specialisti a livello internazionale «per sperimentare varie soluzioni di upcycling, donazione e riciclo». Un cambio di prospettiva che, per essere realmente incisiva, dovrebbe però installarsi già a monte, prima di produrre effetti a valle: «La circolarità impone di creare nuovi modelli di business - osserva Simone Colombo di Ovs -. Dovremmo operare sempre di più in termini di ecodesign, ossia concepire il prodotto 40

SIMONE COLOMBO Head of Corporate Sustainability Ovs

L’attenzione alla sostenibilità non è filantropia, non è charity. È business. Nessuna azienda può pensare di sopravvivere nel lungo termine se non adotta processi e immette sul mercato prodotti sostenibili in modo che possa essere recuperato a fine vita». Come, visto che ancora oggi l’80% degli articoli tessili finisce in discarica? Lo sforzo dovrebbe tradursi in un ripensamento del processo creativo e produttivo, in modo che tenga conto del post consumo e sia dunque compatibile con soluzioni come noleggio, subscription o riciclo. Modelli ancora «immaturi» secondo l’head of sustainability di Ovs, perché «non ancora scalabili su una dimensione industriale sufficiente a supportare la produzione tessile di oggi». Ciò che serve in realtà è soprattutto una forte spinta dal basso: «Le aziende hanno fatto importanti progressi sul fronte della consapevolezza - evidenzia Colombo -. La vera rivoluzione si avrà con un’aderenza massiccia a questi nuovi schemi da parte dei consumatori». 

Csr director di Yamamay dal 2019, Barbara Cimmino è impegnata in prima linea nella trasformazione green dei marchi in seno a Pianoforte Holding, dove è in atto, come spiega lei stessa, «un lavoro molto profondo sul cambio delle componenti e del modo di confezionare i nostri prodotti, portato avanti anche in gruppi allargati ad altre aziende con il sistema dell’open innovation». Ne è un esempio l’ultima “creatura” di Yamamay, battezzata Edit: la prima linea di costumi realizzata in tessuto riciclato e riciclabile, parte integrante della collezione Mare Yamamay, di cui il 30% dei costumi da bagno è concepito per ridurre gli impatti industriali sull’ambiente attraverso l’utilizzo di componenti sostenibili, del Cad 2D, della stampa 3D e degli avatar per lo sviluppo dei modelli. Edit traccia infatti la strada per progetti collettivi che uniscono industrie di diversi settori, oppure istituti di formazione come - in questo caso - l’Accademia di Belle Arti Aldo Galli di Como. (a.t.)



INNOVAZIONE GREEN ECONOMY ALLA PROVA DEL MERCATO Anche le showroom in prima linea L’empatia premia più delle certificazioni

La moda sostenibile vende? Solo se fa battere il cuore del cliente La sostenibilità è sicuramente un tema importante e un trend in crescita nella moda. Il dubbio è se abbia un riscontro sul mercato: per i titolari delle showroom multimarca l’importante è lanciare messaggi chiari ed empatici che non puntano solo sugli aspetti tecnici e sulle materie eco. Anche nel green vince chi sa raccontare una storia DI ANDREA BIGOZZI

Non ci sono dubbi che far nascere un’ecologia industriale sia avvertito come una necessità non solo da chi produce, ma anche dai giganti della distribuzione. Il dubbio è se questo atteggiamento sempre più responsabile abbia un reale riscontro sul mercato. Ne abbiamo parlato con diversi titolari delle principali showroom multimarca italiane e con i responsabili di alcuni punti vendita specializzati in moda green per cercare di capire se intenzioni e abitudini di acquisto coincidono, ovvero se l’interesse crescente in materia sostenibile corrisponda con un aumento effettivo della domanda di brand sostenibili da parte dei clienti. Il riscontro dal parte del consumatore c’è, ma è più contenuto del previsto: chi acquista regolarmente “eco” resta una nicchia. Per mettere il moto il cambiamento, la raccomandazione degli addetti ai lavori intervistati è quella di usare un linguaggio comprensibile e di non puntare l’attenzione solo sul tessuto, l’elemento che nella produzione di capi impatta di più sull’ambiente: per Gen Z e Millennials nel concetto di brand sostenibile rientrano infatti anche altri aspetti come filosofia, riciclo, innovazione, artigianato, creatività, reputazione. «Gli unici marchi in grado di fare la differenza e avere un riscontro commerciale immediato e netto in futuro saranno quelli che affronteranno questa sfida non come una 42

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strategia, ma come una filosofia - assicura Riccardo Grassi, titolare dell’omonima showroom di Milano-. Penso a casi come Pangaia, che non è semplicemente un marchio di moda sostenibile. Dietro quelle felpe colorate c’è una brand philosophy inclusiva, che unisce innovazione e natura. Il consumatore, specie quello più giovane che rappresenta il più importante mercato per la moda, fa shopping in base ai suoi valori, quindi si ricorda più delle storie vere ed empatiche che un marchio incarna, che degli indicatori di

L’idea commercialmente più rilevante è creare una community che si appassiona ai valori del brand sostenibilità sbandierati dai gruppi del lusso». Tutte le aziende che vogliono crescere, oggi, devono cercare di fare qualcosa di nuovo: limitarsi a mantenere lo status quo non è un’opzione. «Difficile immaginare che in prospettiva nella moda non capiterà quello che ora sta accedendo nell’automotive, con restrizioni per i veicoli più inquinanti a benzina e diesel, ma certo prima di allora passerà del tempo. Nel frattempo i brand devono intraprendere un percorso sostenibile, indipendentemente

da quanto previsto dalla legge», è il parere di Giacomo Piazza, fondatore della showroom 247, che aggiunge: «Un marchio oggi non deve comunicare di usare materiali green sperando che questo possa avere impatto sulle vendite, ma tenere in considerazione le sue responsabilità nei confronti della società in cui opera. I nostri marchi lo fanno tutti, in maniera diversa. Stefano Pilati, ad esempio, lavora alle collezioni del suo nuovo progetto con photoshop e fa un solo fitting per collezione, riducendo al massimo gli sprechi. Studia inoltre con attenzione il virtual clothing, in un momento in cui il contenuto digitale dell’abbigliamento sta diventando molto importante. Ma anche brad come Blazé Milano e Peter Do hanno una loro dose di sostenibilità perché invogliano il consumatore a investire su di un capo senza tempo». La sostenibilità fine a se stessa, quindi, non serve a far breccia nel cuore del consumatore, ma diventa uno strumento di successo quando è in grado di contribuire al dialogo tra brand e consumatore. Un progetto emblematico in tal senso è quello messo a punto dalla giovane designer Marine Serre alle ultime sfilate di Parigi, dove la stilista ha presentato la collezione con un sito web in cui appare la cronaca di tutto ciò che riguarda il suo lavoro e la sua vita personale, compresi amici, parenti e bambini, ma anche


1. Pagaia ha vestito i lockdown di Chiara Ferragni, Pharrell Williams e Jaden Smith per poi entrare nelle wishlist dei giovani consumatori 2. Come spiegato da Giacomo Piazza, per alcuni clienti di 247 essere sostenibili significa realizzare i campionari in 3D come sta facendo Stefano Pilati 3. Xacus è uno dei brand selezionati da Green Pea, il green retail park di Torino 4. Marine Serre ha presentato la Fw21 con un progetto che mette insieme natura, vita privata e artigianalità 5. TheMoirè in un anno è riuscito a conquistare con i suoi prodotti green 180 tra i migliori punti vendita nel mondo

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la possibilità di entrare nella storia del capo indossato, con tanto di crediti degli atelier di produzione. «La sostenibilità non è soltanto una questione di economia e di tecnologia o di empatia - è il parere di Daniele Ghiselli - ma offre molte opportunità sul fronte creativo. Ci piace lavorare con brand sostenibili e occorre incoraggiarne la promozione, perché spesso sono marchi alla ricerca di un’estetica più fantasiosa e originale, desiderosi di uscire da una dimensione di grande omologazione, che negli ultimi anni aveva preso il sopravvento. Penso che questo approccio possa premiare in particolare le aziende italiane: un prodotto con etichetta made in Italy avrà un impatto positivo per le persone, perché anche se non necessariamente sostenibile al 100%, almeno garantisce il rispetto delle risorse umane». Anche secondo Sabrina Scarpellini, cofounder e ceo di Massimo Bonini, la svolta green offre un’opportunità imprevista per tutto il comparto del made in Italy: agganciare la fascia demografica degli under40, Millennials e GenZ, che a partire dal 2025 rappresenteranno oltre la metà dei consumatori nel mondo. «Ora più che mai, abbiamo bisogno di qualità per immaginare il mercato fuori dal solco in cui ci troviamo- riflette Scarpellini -. Ma anche realtà come la nostra devono fare la loro parte: il mantra deve essere

meno, ma di qualità. Selezionare consapevolmente. Un progetto sostenibile ci piace per il suo contenuto qualitativo e creativo e non per il buzz social capace di generale. E per questo che abbiamo scelto progetti come TheMoirè e preferiamo non investire in altri più legati al marketing. Impostare una strategia di vendita, sia B2B sia B2C, sull’aspetto sostenibilità mi pare poco fruttifero. Penso che sia meglio scoprire certe caratteristiche in un secondo momento». Una posizione condivisa da Mario Pescetto, general manager di Tenoha,

La svolta green piace alle showroom perché premia marchi nuovi e scoraggia l’omologazione spazio polifunzionale di Milano ispirato alla cultura giapponese e incentrato su valori come la semplicità e il green. «L’impegno è importante -dice-, ma anche la componente commerciale conta. Ritengo giusto per una realtà come la nostra proporre sempre delle idee, purché siano quelle in cui crede davvero. Quindi selezioniamo marchi anche non sostenibili al 100%, ma in sintonia con la nostra brand identity. Ci siamo accorti che il consumatore prende posizione su temi sociali quando si tratta di non ritirare in cassa

la shopping bag dove riporrere la merce, ma quando si tratta di scegliere i capi da acquistare restano design e prezzo le priorità». Al di là delle dichiarazioni di buona volontà e delle cifre messe in campo dalle aziende per avviare processi di sostenibilità, è il modello di business del fashion system, che prevede comunque l’aumento all’infinito di produzione e consumo, a non rispecchiare i valori del consumatore GenZ, che chiede benessere dei lavoratori, rispetto del mondo animale e conservazione dell’acqua. Per questo le aziende pensano che il consumatore nei prossimi dieci anni si concentrerà sulla circolarità della moda, avvicinandosi al riciclo e al noleggio, e si stanno orientando sull’usato, come dimostra il recente ingresso di Kering in Vestiaire Collective o l’apertura di Zalando al second hand. Una tendenza che dovrebbe preoccupare per prime le showroom e soprattutto i negozi multimarca, ma che invece non viene visto come una minaccia dai diretti interessati. «Il trend è in crescita, ma è destinato a restare una nicchia e poi, diciamo la verità, il second life è principalmente un fenomeno di reseller. I clienti vendono per avere i soldi, così possono acquistare cose nuove» si dice convinto Roberto Orecchia, fashion brand director del green retail park Green Pea. «A spingere sono più le aziende - sostiene -, perché hanno capito che prima o poi la sostenibilità diventerà un processo obbligato. Pensavamo che il consumatore fosse più preparato, ma in realtà deve essere ancora educato, le donne in particolare. Casi di successo e di coerenza come Patagonia restano un’eccezione e chi cita Pangaia dovrebbe chiedersi, dove sarebbe il brand senza i post Chiara Ferragni e degli influencer. Ma non sono pessimista: i marchi di moda sostenibile continuerano a crescere, anche perché ben presto aumenterà la richiesta da parte del retail, sempre a caccia di novità. E la moda sostenibile è l’unica novità promettente del mercato».  43



INNOVAZIONE DESIGNER FOR NATURE

DIFFERENT Imagination Scarti e pezzi vintage sono il punto di partenza di brand che, attraverso l’upcycling, puntano sul riutilizzo creativo, convinti che il mondo non abbia bisogno di un'overdose di proposte, ma solo di idee creative DI ALBERTO CORRADO

Eco-body

UND SWIMWEAR Un progetto imprenditoriale tutto al femminile, che nasce dall’affinità mentale ed estetica di due giovani donne, Margherita e Giada. Und è l’abbreviazione di “undressed” ovvero di spogliarsi del superfluo, per ritrovare la totale libertà di movimento del proprio corpo. Il costume da bagno è doppiato in tulle vegano (certificato Oeko Tex) nei punti focali femminili come fianchi, schiena e seno, e abbinato a un tessuto di Lycra riciclata, per alleggerire la forma e armonizzare la silhouette.

Startup milanese

BRAGOON Una realtà innovativa, che si rivolge a tutti coloro che non si arrendono al maltempo e amano l'ambiente: la collezione di pantaloni e ghette waterproof, pratica e funzionale, è realizzata in poliestere riciclato da bottiglie di plastica (RePET®) e si può indossare rapidamente sopra qualunque indumento. Uni-size, uni-fit e uni-sex, i capi stanno bene a tutti, senza distinzione di genere: basta che amino le stampe fantasiose e colorate, volutamente iper-fashion.

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INNOVAZIONE DESIGNER FOR NATURE

A basso impatto ambientale

SAUCONY Saucony Originals annuncia il debutto del primo modello di sneaker a basso impatto ambientale, Jazz Court RFG. La tecnica classica si associa con la produzione moderna in questo nuovo prodotto, in cui i fiori di gardenia sono utilizzati per la tintura blu della fodera del colletto e il succo di barbabietola si rivela utile per stampare le informazioni sulla taglia del sottopiede. La vernice è stata sostituita da una miscela di farina e acqua, per evidenziare i punti di cucitura, mentre il il gesso serve per contrassegnare e allineare tomaia e intersuola. Una cucitura laterale, infine, unisce la tomaia all’intersuola, senza l’uso di adesivi sintetici.

Denim sostenibile

BLUE OF A KIND

La ricetta vincente di questo brand, ideato da Fabrizio Consoli, si basa sull’ossimoro fra le tecniche sartoriali tradizionali e design contemporaneo, che sfocia nella ricerca di dettagli innovativi come il tessuto a contrasto della cintura in vita o le tasche foderate in raso. Un concetto che nasce dall’antica visione dell’estetica giapponese, fondata sull’accettazione della transitorietà e dell’imperfezione delle cose. Un esempio è proprio il denim: più viene indossato, maggiore è la sua bellezza.

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Disegnato da Elena Beraldo

SKIN OF NATURE Un marchio active-lifestyle ispirato alla bellezza dell'ecosistema e concepito da Elena Beraldo, innamorata dalla natura e affascinata dal fashion, purché sostenibile. Da consulente per piccole e grandi aziende tra l’Italia e Hong Kong, nel settembre 2020 Elena ha debuttato con la capsule Aquatilis. Pezzi originali da utilizzare in tutte le occasioni, come il pantalone stampato a zampa in tessuto stretch riciclato, ideale per le serate al mare. Le texture delle stampe provengono da creature marine e il sistema di progettazione dei capi è KI-72, combinando design circolare e innovazione sui materiali come Amni Soul Eco, un poliammide biodegradabile.


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ORA LO SAI


INNOVAZIONE A MONTE DELLA FILIERA

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FILATORI E TESSITORI IN PRIMA LINEA Crescono gli investimenti in sostenibilità Il futuro è agire in un’ottica di eco-design

In green we trust: per il tessile non è solo uno slogan Tracciabili, certificati, pronti a misurare in modo scientifico il proprio impatto sull’ambiente: i player a monte della filiera fanno a gara di sostenibilità, aprendosi a nuove e impegnative scommesse, tra cui la rivalorizzazione degli scarti tessili. Tuttavia, senza un impegno congiunto e più concreto dell’intero sistema moda la rivoluzione già in atto rischia di restare a metà

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DI ALESSANDRA BIGOTTA

Quando si nomina la parola sostenibilità a filatori e tessitori italiani, si apre una gara infinita di testimonianze e sfide. Spesso sostenibili per pluriennale consuetudine, essendo legati a doppio filo al territorio, negli ultimi anni hanno fatto passi da gigante in quest’ambito e ci tengono a comunicarlo. Spulciando tra i Rapporti di Sostenibilità, ormai una consuetudine per i più, si scopre per esempio che negli stabilimenti di Botto Giuseppe e Figli la materia prima è lavorata in impianti ad alta efficienza energetica e a basso impatto ambientale, con il 90% dell’energia derivante da fonti rinnovabili (il 100% viene raggiunto con la cogenerazione ad alta efficienza) e che il consumo di risorse idriche è calato nel 2020 del 48

25% rispetto al 2019: «Vogliamo mostrare agli stakeholder la fotografia completa del nostro impegno e gli obiettivi che ci siamo prefissati - commenta l’amministratore delegato Silvio Botto Poala - e siamo alla costante ricerca di nuovi investimenti e innovazioni”. Vitale Barberis Canonico, ormai giunto al terzo Sustainability Report, l’anno scorso ha investito un milione di euro sui fronti Prodotto, Ambiente e Persone, mettendo al centro tra le varie iniziative la salute dei lavoratori, con protocolli volti al contenimento del contagio, insieme ad azioni di bonifica e insonorizzazione delle sedi di lavoro. Intanto Zegna Baruffa-Lane Borgosesia porta avanti il progetto per il che-

mical management con 4Sustainable e presenta nella nuova collezione articoli realizzati con colori ecosostenibili, senza metalli pesanti, alogeni, allergeni, ammine aromatiche e, tra le proposte, alcuni articoli recycled, fatti con lane di scarto delle proprie produzioni. In Toscana il Lanificio dell’Olivo, tra le prime imprese del comparto a sottoscrivere il programma Detox insieme a Greenpeace, ha corredato il proprio percorso di licenze e certificazioni «che riguardano tutte le categorie delle materie prime lavorate - sottolinea il ceo Fabio Campana - come cotone, lana, mohair, alpaca o i filati man made. Le fibre animali e vegetali sono sempre più bio, responsabili e cruelty free, mentre per le sin-


1. Le Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto (1967, marmo e stracci, 190x240x140, Collezione Tate Modern, ph. Marco Scattaro) 2. Una nuova proposta di Zegna Baruffa-Lane Borgosesia 3. L’installazione Mat.Res alla Mostra Internazionale di Architettura a Venezia, cui contribuisce il Lanificio dell’Olivo con il filo Biotape in cotone bio 4. Un tessuto in materiale 100% riciclato di Nova Fides 5. Sensitive Fabrics di Eurojersey per la FW 22/23

tetiche puntiamo decisamente sul riciclo». Marie-Claire Daveau, Chief Sustainability and Institutional Affairs del gruppo Kering, ha recentemente ribadito che «per mettere in atto azioni concrete sono necessarie delle metriche», strumenti precisi per calcolare le ricadute delle proprie attività sull’ecosistema. Andrea Crespi, a.d. di Eurojersey (azienda cui fa capo la gamma di tessuti Sensitive Fabrics), ne è consapevole: «È dal 2007 che siamo in prima linea per la sostenibilità - afferma - e negli ultimi anni abbiamo aderito alla Pef-

Dopo che la pandemia ha riempito gli stock dei negozi, il tema scarti è diventato ancora più attuale Product Environmental Footprint, in modo da misurare l’impatto ambientale dei nostri tessuti». Nel dicembre 2020 all’azienda è stato rilasciato un nuovo attestato Pef sui dati del 2019, «che ha calcolato non solo la nostra impronta ambientale ma anche i miglioramenti conseguiti rispetto al biennio precedente. Aderendo alla Pef abbiamo potuto raggiungere vantaggi competitivi a livello di filiera, agendo anche sul controllo della supply chain ed evidenziando così una completa tracciabilità del prodotto».

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Il regno del re-made è Prato ed è in questa zona, a Montemurlo, che opera Nova Fides, dove come racconta uno dei titolari, Claudio Calabresi, si lavora con i materiali riciclati fin dagli anni Sessanta, non solo riutilizzando le fibre che provengono dagli abiti usati, ma anche usando gli scarti della lavorazione della tessitura. Per l’inverno 22/23 Nova Fides è riuscita a creare una collezione in lana 100% riciclata e la famiglia degli Undyed, il cui colore è quello naturale dell’animale o della pianta d’origine. «Ci sentiamo pronti ad affrontare sfide ambiziose - prosegue Claudio Calabresi come quella del take back: vorremmo offrire ai nostri clienti la possibilità di riciclare il proprio invenduto». Un argomento di attualità, dopo una pandemia che ha riempito all’inverosimile i magazzini dei negozi è un’iniziativa di cui si parlerà ancora molto, visto che è targata Lvmh: la nascita della piattaforma Nova Source, startup business to business che venderà stoffe e deadstock fabric delle sue maison a prezzi ribassati di circa il 70% del costo wholesale, offrendo una chance ai creativi di moda per le loro collezioni e alimentando così l’economia circolare. Il nodo degli scarti è complesso e c’è molto da fare. È noto infatti che a livello globale, secondo la Ellen MacArthur Foundation, ancora oggi finisce in discarica o incenerito un 87% di tessuti, con un volume paragonabile a quello di un camion delle

spazzatura ogni secondo. Alcune stoffe possono o potrebbero tornare a vivere in abiti, mentre altre devono essere smaltite ma senza incidere sull’ambiente. «Il riciclaggio dei rifiuti tessili - si legge in una nota del salone Milano Unica - raggiunge percentuali non ancora soddisfacenti, seppure più elevate rispetto alle altre nazioni europee». «Mancano ancora tecnologie e hub di gestione per il coordinamento della supply chain», puntualizza Andrea Crespi di Eurojersey, facendo anche notare che attualmente lo scarto tessile è trattato a livello normativo come un rifiuto. «Il riciclo dei tessuti monofibra, inoltre, è più facile - osserva - ma il mercato va verso prodotti

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INNOVAZIONE A MONTE DELLA FILIERA

1. Una stoffa della linea H.O.P.E. di Vitale Barberis Canonico, a basso impatto ambientale. Il lanificio, con oltre 350 anni di storia alle spalle, ha recentemente pubblicato il suo terzo Rapporto di Sostenibilità 2. Dalla collezione autunno-inverno 2022/2023 del lanificio Botto Giuseppe, che a sua volta ha appena reso noto il suo Rapporto di Sostenibilità, il tessuto Arkaba Print in 100% Lana Merino Extrafine mulesing-free

SVOLTA CON INCOGNITE 1

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multitasking, con una costruzione multifibra». Una dicotomia che, per essere risolta, richiede soluzioni tecnologiche avanzate. Le aziende comunque non stanno a guardare: Botto Giuseppe, come informa Silvio Botto Poala, «punta ad azzerare il valore dei rifiuti a smaltimento, sceso del 2% rispetto al 2019, visto che si è riusciti ad aumentare la qualità dei rifiuti inviati a recupero al 79%». Quanto a Eurojersey, invia una parte degli scarti tessili non riusabili in altri modi a un’azienda italiana specializzata, in modo che siano riutilizzati

esprimersi di più e meglio in tal senso. In primo piano c’è la scommessa dell’eco-design, ossia la progettazione di un indumento già in un’ottica di economia circolare. Interessanti a questo proposito le considerazioni di Simone Pedrazzini, che non è un imprenditore tessile ma il direttore di Quantis Italy, filiale italiana di Quantis, società di consulenza sulle tematiche della sostenibilità ambientale, nata come startup all’interno del Politecnico di Losanna e cresciuta con una clientela internazionale di prim’ordine, anche nella moda. «L’eco-design - spiega Pedrazzini - termine che nel fashion è declinato come Design for circularity o Design for disassembly, significa disegnare un capo avendo in mente non solo la fase d’uso ma anche il fine vita, quindi progettando il recupero dei materiali e facilitandone il disassemblaggio per categorie. In questo momento, in base ai dati della Ngo statunitense Textile Exchange, solo il 6% dei materiali “input” nel settore abbigliamento sono effettivamente riciclati, ma nella quasi totalità dei casi questi stessi materiali non provengono da una prima vita tessile, bensì da altre filiere industriali». La transizione verso l’economia circolare potrebbe partire secondo il direttore di Quantis Italy «da una corretta raccolta e selezione degli scarti, sia industriali che post consumo, dagli incentivi rivolti all’avanzamento tecnologico per il riuso dei materiali e anche, grazie all’adozione di un approccio di eco-design a partire dalla progettazione del prodotto, da un coinvolgimento attivo dei consumatori nel percorso di sostenibilità, facilitando la separazione, per i capi che non intendono più utilizzare, dei materiali di diversa matrice che li compongono». Per i produttori di tessuti e filati «fare una scelta di sostenibilità è strumentale a diventare fornitori d’elezione dei brand che intendono rispondere alle mutate esigenze di questi stessi consumatori. Si tratta di costruire un sistema, da monte a valle». 

Il tessile italiano è leader nella riduzione di sostanze chimiche nocive, ma serve altra innovazione come packaging e imballaggi: da novembre 2020 a oggi sono stati recuperati 50mila chili di stoffe. Intanto, in vista della nuova normativa sui rifiuti tessili (vedi box in questa pagina), il distretto pratese si candida a diventare l’unico Textile Hub italiano, da affiancare ad altri cinque in Europa. «Il tessile nazionale ha fatto e sta tuttora facendo grandi progressi - tira le fila Fabio Campana del Lanificio dell’Olivo - soprattutto nella riduzione delle sostanze chimiche nocive: da questo punto di vista siamo all’avanguardia a livello globale». Ma visto che la competizione internazionale diventa sempre più agguerrita, «serve investire sull’innovazione nei processi - sottolinea Fabio Campana -. Ci sono realtà del Far East che noi magari consideriamo arretrate e che invece stanno progredendo rapidamente sul fronte green. Dobbiamo stare attenti a non farci superare». La vera sostenibilità, dicono tutti gli intervistati, non è una questione di singole aziende ma di sinergie, partendo dalla nostra filiera unica al mondo, che potrebbe 50

Raccolta differenziata dei rifiuti tessili: dall’anno prossimo sarà realtà Il primo gennaio 2022 entrerà in vigore in Italia la raccolta differenziata dei rifiuti tessili urbani e commerciali, in anticipo di tre anni rispetto a quanto richiesto dall’Europa. «Un provvedimento che rappresenta una grande opportunità per le 55mila micro, piccole e medie imprese della moda made in Italy e i loro 309mila addetti», commenta Fabio Petrella, presidente di Confartigianato Moda. Oggi la raccolta di capi usati è principalmente in capo a enti religiosi o di volontariato, società che rivendono spesso a fini benefici la frazione di maggiore qualità e realtà for profit, che rimettono in commercio l’abbigliamento usato, invenduto o proveniente da aste fallimentari. Negli ultimi anni sono nate e cresciute iniziative parallele, come la consegna in alcuni negozi, soprattutto del fast fashion, di abiti e accessori a fine vita. Da notare che spesso gli articoli che introduciamo nei cassonetti non hanno i requisiti per essere rivenduti, si pensi ad esempio a una scarpa singola: in questo caso il loro destino non è spesso sostenibile, perché possono finire in discarica, abbandonati nell’ambiente o spediti in aree del mondo dove non vengono certo riportati a nuova vita. Con il nuovo corso ogni comune italiano dovrà dotarsi di modalità di raccolta degli scarti tessili per affidarli a un sistema integrato, volto a gestire trasporto, stoccaggio, cernita, reinserimento sul mercato o donazione delle parti di maggiore qualità, riciclando la frazione non fruibile. Il nodo è il tempo: la scadenza è a breve termine e ci vogliono impianti adeguati per attivare il circolo virtuoso.



INNOVAZIONE NEWS GRAPHENE INSIDE THE FUTURE

Technow e il grafene: una storia di passione, ricerca e sinergie

CON IL SUPPORTO DI FULGAR

Stampa 3D e lana Merino: il futuro è qui

Francesco Lazzati, che con il padre Fabio e la sorella Veronica ha innestato su un’esperienza aziendale di oltre 60 anni una startup basata sugli smart textile, racconta potenzialità e sviluppi di un materiale versatile, che deriva dagli scarti produttivi del mais Pensi a Technow e associ questo nome a una startup, nata nel 2016 in Svizzera grazie a Fabio Lazzati insieme ai figli Francesco e Veronica. In realtà dietro questa azienda, specializzata negli smart textile, c’è l’esperienza della manifattura tessile Lazzati, con oltre 60 anni di storia alle spalle. Fiore all’occhiello di Technow è Graphene Inside The Future, un progetto iniziato come semplice sviluppo prodotto, ma decollato in un paio d’anni grazie a un network di oltre 20 collaborazioni e partnership di respiro internazionale, che ha permesso di arricchire la gamma di prodotti. Alla base di tutto c’è il grafene, impiegato nella filiera tessile su un’ampia gamma di prodotti, dai filati alle fibre, fino a membrane, ovatte, piuma e altri. «Si tratta di un materiale estremamente innovativo, ma ancora poco conosciuto - spiega Francesco Lazzati (nella foto) -. Quando lo si prova per la prima volta si rimane colpiti dal comfort che si prova indossandolo, senza aver bisogno di spiegazioni preliminari». I plus del grafene di Technow sono molteplici: è antibatterico, antistatico, resistente a usura e lavaggi e consente una termoregolazione maggiore rispetto ai materiali tradizionali. E

la sostenibilità? «Garantiamo anche quella - risponde Lazzati - perché il nostro grafene deriva da biomassa, ossia dal riutilizzo degli scarti produttivi del mais». Il campo di utilizzo va al di là dell’abbigliamento tecnico e medicale, per il quale la batteriostaticità è fondamentale: «Date le sue peculiarità, il grafene apporta miglioramenti ad ampio raggio, dall’abbigliamento intimo ai capispalla». La ricerca di Technow sugli smart textile va oltre il grafene: vanno citati tra gli altri il progetto Toweco, che tre anni fa ha aperto le porte al tema Recycle con i tessuti in poliestere e poliammide pre e post consumer, e il finissaggio Czero, idrorepellente e privo di sostanze nocive. Nel 2020 Technow è stata inserita nell’albo delle aziende Grs (Global Recycled Standards), certificando la propria filiera produttiva nel rispetto dell’ecosostenibilità ambientale e sociale. «Stiamo facendo i primi test sulle stoffe 100% biodegradabili - conclude Lazzati - in grado di decomporsi nel giro di due anni. La biodegradabilità è complementare al riciclo, in quanto l’obiettivo è sempre quello di ottenere produzioni e articoli con il minor impatto possibile sull’ecosistema». (a.b.)

D-House, The Woolmark Company, Stratasys e Fulgar: il primo è un laboratorio urbano milanese, spin-off di Dyloan (azienda manifatturiera impegnata sui fronti tecnologia, innovazione, sostenibilità); la seconda è l’autorità globale in fatto di lana Merino; la terza, Stratasys, detiene la leadership nelle soluzioni di stampa 3D a base di polimeri; la quarta è un’azienda attiva nel settore delle fibre man-made (in particolare poliammide 6.6 ed elastomeri ricoperti), impegnata sul fronte green. Realtà coinvolte nel progetto Knitting The Future 3D Printing Meets Merino Wool, che vede impegnati tre designer (Matteo Cibic, Vittorio Branchizio e Laura Theiss) e quattro studenti del Royal College of Art (Katharina & Cissel Dubbick, Amaranthe Frost, Oliver Hurdman e Maria Fernanda Nava Melgar, nella foto) a sperimentare la stampa 3D Stratasys nella maglieria in lana Merino. Ai creativi Fulgar ha fornito il filato di origine bio-based Evo by Fulgar, che oltre a derivare dai semi del ricino è ultraleggero, superstretch e si asciuga velocemente. (a.b.)

RIUTILIZZO DI SCARTI TESSILI

Il circolo virtuoso di Lycra e Itochu Mantenere i rifiuti fuori dalle discariche è l’impegno comune di The Lycra Company e Itochu Corporation: la multinazionale specializzata nelle fibre e nelle soluzioni tessili per l’industria dell’abbigliamento e il gruppo giapponese con un business in settori legati al consumo hanno unito le forze per lanciare le fibre Coolmax e Thermolite EcoMade realizzate al 100% con scarti tessili, tramite un processo di depolimerizzazione e raffinazione. «Quella degli scarti tessili è una sfida sostanziale per la sostenibilità - commenta Julien Born, direttore commerciale di The Lycra Company - dato che l’equivalente di un camion di questi stessi scarti viene mandato in discarica o incenerito ogni secondo». Questa è la prima di una serie di innovazioni sulle quali The Lycra Company sta lavorando nell’ambito del riciclo di stoffe e indumenti, in base alla sua Planet Agenda. Le fibre Coolmax e Thermolite sono state fatte per molti anni con materie prime riciclate, partendo dalle bottiglie in Pet. Prodotti che continueranno a esistere, insieme a quelli nuovi frutto dei deadstock fabric: questi ultimi verranno commercializzati da The Lycra Company in tutto il mondo a esclusione del Paese del Sol Levante, dove sarà Itochu a seguire marketing e vendite. (a.b.) 52


PARLA DAVIDE BULGARELLI

Bulgarelli Production diventa Carbon Positive La sostenibilità si vede già dall’etichetta. Ne è convinta Bulgarelli Production, l’azienda di Carpi attiva nella produzione di cartellini, etichette e accessori moda, che in anticipo sui tempi stabiliti da Nazioni Unite e Ue ha raggiunto l’obiettivo della Carbon Positivity: vale a dire che le emissioni di Co2 generate dalla sua attività sono assorbite e anzi superate dall’impatto di tutti i suoi provvedimenti presi a sostegno dell’ambiente. Come spiegano i vertici dell'azienda, è un decennio che Bulgarelli Production ha abbracciato un’ottica green, a cominciare dalla sede nel distretto della maglieria modenese, disegnata per soddisfare il 95% del fabbisogno energetico in autonomia, grazie agli impianti fotovoltaici, e di riciclare 90 tonnellate di cartone l’anno. A questo si aggiungono «l’adozione di processi produttivi certificati climaticamente neutrali,

che contengono i consumi di energia e acqua, il comportamento virtuoso in viaggi e trasporti e il sostegno alle iniziative di riforestazione nel Bosco delle biodiversità a Bologna e nei Boschi dei violini in Val di Fiemme, promosse rispettivamente dalla onlus Phoresta e da uno spin-off dell’Università di Padova». Oltre agli investimenti in sostenibilità - dopo anni di studi l'azienda eliminerà anche il Pvc dagli accessori prodotti per il mondo del lusso, per passare a un film di origine vegetale biodegradabile e compostabile - Bulgarelli Production sta puntando anche alla digitalizzazione di tutti i processi interni, seguendo il modello Industria 4.0: «Per il 2021 - spiega il ceo Davide Bulgarelli - abbiamo in programma investimenti per circa un milione di euro, divisi tra i reparti stampa, fustellatura e confezione. Prevediamo un ritorno in termini di produttività, organizzazione, estensione delle offerte di prodotto e riduzione degli sprechi e degli scarti di avviamento». (a.t.)

Varcotex: avanti tutta con le certificazioni Varcotex, azienda carpigiana di etichette, cartellini e accessori per il fashion e il luxury, aggiunge la certificazione ambientale Uni En Iso 14001 a quelle già ottenute, ossia Uni En Iso 9001 per la gestione aziendale, Fsc-Forest Stewardship Council, Grs-Global Recycle Standard e Oeko-Tex classe 1 per i prodotti. «È un passaggio di cui siamo orgogliosi - dice il ceo Paolo Munari -. Ottenere la certificazione per l'implementazione di un sistema di gestione ambientale è più complesso per realtà che producono, come la nostra, rispetto ad altre che commercializzano solamente». Attiva dal 1982, la società ha messo in campo diversi provvedimenti per essere sostenibile, come il progressivo avvicendamento del parco macchine di tessitura con altre di ultima generazione (più silenziose del 30% e con consumi d'energia ridotti del 20%), la sostituzione della flotta vetture con modelli 100% elettrici e il raggiungimento dell'autonomia energetica, grazie all'adozione del fotovoltaico.

EXTÈ for

EXTÈ TROVA CASA A NAPOLI CON L’IMPRENDITORE PAOLO SETTEMBRE LO STORICO BRAND TORNA A RISPLENDERE, CON UN NUOVO UFFICIO STILE A MILANO E L’OBIETTIVO DI RISALIRE IN PASSERELLA NEL 2023. forte di oltre 20 anni di esperienza nel settore moda attraverso la distribuzione di vari brand sui mercati globali, decide che il sogno di Extè non può restare cristallizzato negli archivi. Rileva la griffe e, coadiuvato da un team di giovani talenti, risponde alle difficoltà del periodo di pandemia con un progetto concreto, in cui si sta impegnando al massimo. La nuova Extè resta se stessa ma abbraccia valori imprescindibili oggi - a partire dalla sostenibilità, grazie a tessuti biodegradabili e cotoni ecofriendly -, rivolgendo uno sguardo attento a un pubblico che cerca qualità, contemporaneità ma anche una storia dietro al prodotto. Già l’anno prossimo sarà avviato un ufficio stile a Milano, in vista della grande rentrée in passerella, prevista per il 2023.

Al di là del tempo, di nome e di fatto: ispirato all’espressione latina “ex tempore”, il marchio Extè è pronto a tornare alla ribalta, grazie all’acquisizione da parte dell’imprenditore napoletano Paolo Settembre. Un brand che, forte di un dna importante, ha ora gli strumenti per proiettarsi nel futuro. Extè nasce nel 1996, annoverando tra i direttori creativi designer del calibro di Antonio Berardi, Sergio Ciucci e Alessandro De Benedetti. Il culmine del successo si colloca nei primi anni Duemila, sotto i riflettori della fashion week milanese insieme alle più blasonate maison del lusso internazionale: è allora che Paolo Settembre si innamora di uno stile unico, protagonista di una crescita fermata bruscamente dal crollo di Ittierre nel 2009. Nel 2020 l’imprenditore,

www.extemilano.it 53


INNOVAZIONE NEWS L’IMPEGNO CIRCOLARE DI COVESTRO

Da Insqin a Baycusan eco E 1001, performance e impegno green si incontrano

UNICO TESSUTO IN PIUMA 100%

Thindown campione di upcycling

Dal colosso dei polimeri, forte di quasi 11 miliardi di euro di ricavi, soluzioni anche per settori come lo sportswear, l'outdoor, gli accessori e il beauty: ad altissime prestazioni tecnologiche, ma concepite anche in un'ottica di risparmio di risorse e rispetto del pianeta Una leadership mondiale nei polimeri, confermata da un fatturato che nel 2020 si è attestato a 10,7 miliardi di euro, oltre che da 33 sedi di produzione in ogni parte del mondo e da circa 16.500 dipendenti a tempo pieno: le cifre dicono quasi tutto di Covestro, che tra i settori di sbocco annovera lo sport, gli articoli per il tempo libero e la cosmesi. Al gruppo, impegnato a diventare al 100% circolare, fanno capo numerosissime soluzioni per questi e altri comparti, tra cui i componenti basati sull’acqua e su una formula priva di solventi che, utilizzati dall’azienda tedesca Trans-Textil GmbH, danno origine ad Aquair, tessuto tecnico dal rivestimento estremamente traspirante e in linea con la sostenibilità. Il comfort, come spiega Matthias Krings (managing director di Trans-Textil), è garantito da una struttura microporosa del rivestimento, permeabile al vapore acqueo e cominata con altri strati funzionali. «Già in sé il poliuretano è resistente alle abrasioni - aggiunge Thomas Michaelis, esperto di rivestimenti tecnici di Covestro - ma combinato con il sistema a membrane di Trans-Textil diventa waterproof e windproof. Il "segreto" è la tecnologia Insqin, aqua-based, sostenibile e in quanto tale dotata della qualifica di Solar Impulse Efficient Solutions: «La pro-

CARVICO E RADICIGROUP

10mila gilet ecofriendly in corsa sulle Dolomiti Una bottiglia in Pet lasciata nell'ambiente impiega oltre 700 anni per iniziare a decomporsi: un dato ancora più sconcertante, se si considera che nel mondo vengono prodotte 20 milioni di tonnellate di bottiglie. Con questa consapevolezza Carvico ha recuperato 102mila bottiglie per realizzare 10mila gilet nel tessuto "special edition Maratona 2021", 54

duzione di tessuti rivestiti richiede infatti il 95% in meno di acqua e il 50% in meno di energia rispetto ai precedenti processi con solventi», chiarisce Michaelis. Aquair può essere usato per creare componenti per le scarpe, lo sportswear, l’outdoor e il tempo libero, borse, accessori, tappezzerie e arredo. Per il beauty Covestro ha messo a punto Baycusan eco E 1001, una linea di prodotti a base di ingredienti poliuretanici con almeno il 50% di materie prime rinnovabili, in conformità con lo standard Iso 16128: un film former che, nelle formulazioni di prodotti per il make up a base di ingredienti naturali, aiuta a prevenire effetti indesiderati come sbavature o scolorimento, garantendo inoltre resistenza all’acqua e all’abrasione. Il primo prodotto della nuova serie eco di Covestro è stato Baycusan eco E 1000, destinato allo styling dei capelli e resistente alle altissime temperature di piastre e arricciacapelli. (a.b.)

Realizzato in Abruzzo e brevettato a livello internazionale da Nipi, Natural Insulation Products Inc., Thindown è il un tessuto in piuma unico nel suo genere, in quanto interamente prodotto in Italia: leggero, caldo e sterilizzato, viene utilizzato in vari settori, dal fashion all’outdoor, per arrivare allo sportswear, agli accessori, alla casa e all’insonorizzazione delle abitazioni. Certificato Rds (Responsible Down Standard) per la tracciabilità della materia prima e Standard 100 by Oeko-Tex Classe I, non usa procedimenti, trattamenti o processi chimici inquinanti e amplia la gamma di prodotti in chiave green. La versione Thindown Recycled si avvale, per esempio, di piuma 100% riciclata post consumo certificata Grs (Global Recycled Standard), proveniente da piumini e coperte, mentre in collaborazione con DuPont Sorona è stato messo a punto Thindown+Sorona, in cui la piuma viene unita alle fibre di origine bio Sorona, per capi morbidi e confortevoli. Un’operazione di upcycling in piena regola dà infine origine a Thindown Fiberfill, «primo tessuto di fibra di piuma al mondo - spiegano dall’azienda - creato con il riuso di filamenti di piuma, rigenerando un materiale che in genere viene scartato». (a.b.)

in poliestere 100% riciclato, destinati alla Maratona Dles Dolomites-Enel, di cui l'azienda tessile è gold partner e che è prevista il 4 luglio. Il filato con cui sono state realizzate le stoffe è Repeatable, in poliestere da riciclo post consumer delle bottiglie in plastica: un prodotto di RadiciGroup, specializzato nella produzione di poliammidi, tecnopolimeri e soluzioni tessili per vari settori, tra cui moda e sport. Repeatable abbatte le emissioni di Co2 del 45%, i consumi d'acqua del 90% e quelli di energia del 60%. (a.b.)


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Glamour e comfort sono le caratteristiche fondamentali di marchi che partono dalla tradizione artigianale, sviluppando un concept cosmopolita e contemporaneo, mantenendo intatti l'heritage e una raffinata eleganza DI ALBERTO CORRADO

CHARLES PHILIP Designer Charles Philip Pozzi

Clash estetici

CHARLES PHILIP Un brand di calzature fondato e progettato da Charles Philip Pozzi, americano di nascita, ma cresciuto nel capoluogo lombardo e con un passato lavorativo in Asia. Il marchio ha come obiettivo di proporre in modo diverso di interpretare le slipper per lui e per lei. Una tipologia di scarpa classica trasformata, attraverso la scelta di sete, colori e dettagli

www.charlesphilip.it

in una unica “all day shoe”. L’intera collezione è fatta in Italia con materiali eco-friendly così come il packaging, realizzato con sottoprodotti di lavorazioni agro-industriali.

Stratificazioni

FAUSTO VICIDOMINI

FAUSTO VICIDOMINI Designer Fausto Vicidomini IG @fausto_vicidomini

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Dopo aver partecipato agli Italian Fashion Talents Awards - vincendo il premio per innovazione -, alla Graduate Fashion Week di Londra, a Fashion Graduate Italia e a Milano Unica nello spazio “Eyes on me”, e al “The Fashion Propellant Talent nel 2020, imponendosi alla prima edizione, oggi Fausto Vicidomini sta spiccando il volo. Un designer nascente della moda italiana, ex studente della Institute of Universal Art and Design, che sarà presente a Mittelmoda con una collezione che combina la street art con il fashion design rimasterizzando il “tufting”, antica tecnica cinese utilizzata nella produzione dei tappeti.


Mountain sports brand

LAMUNT Da sempre Ruth Oberrauch lega la montagna con la sua vita, sia professionale che privata. L’alpinismo non è al centro del business di famiglia, ma è la sua costante fonte di ispirazione. Su queste basi nasce LaMunt, mountain sports brand creato dalle donne per le donne, con uno sguardo inedito sulla femminilità. Un abbigliamento tecnico in grado di accompagnare ogni donna attraverso una sempre più personale esperienza tra le montagne, dal trekking allo sci alpinismo, senza rinunciare alla funzionalità, grazie a materiali sostenibili di alta qualità.

LAMUNT Designer Ruth Oberrauch www.lamunt.com

MVP WARDROBE

DOLCE VITA Maria Vittoria Paolillo ha sempre amato il senso estetico di uno stile pulito, facendolo diventare un una priorità nella sua vita e poi creando un brand, nel 2019, per tutte le donne che amano essere eleganti in ogni momento della giornata. MVP Wardrobe propone collezioni o meglio armadi che si basano su capi che si possono mixare tra loro, che si rinnovano seguendo una sorta di asset non solo fatto di e-commerce ma, anche, di e-business

ISABELLA 1985 Designer Michele Lamanna www.isabella1985.com

Visioni low-key

ISABELLA 1985

Un brand made in Italy pensato e creato da Michele Lamanna, artista del 3D per studi di architettura, moda, pubblicità e animazione. Dopo un'esperienza decennale nella moda debutta con una collezione che prende ispirazione dallo sportswear americano e giapponese degli anni '80 e '90, ma rendendo omaggio al nome della nonna. T-shirt, felpe e pantaloncini giocano molto sull’ambiguità delle energie, positive contro le negative, esplorando la realtà degli opposti nella palette colori, che cancella il bianco e il nero per utilizzare al loro posto il cocco e l’asfalto.

MVP WARDROBE Designer Maria Vittoria Paolillo www.mvpwardrobe.com

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FULL-CIRCLE COMMITMENT


CHARGEURS*PCC PRESENTA LA GAMMA SUSTAINABLE 360

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INTERFODERE SOSTENIBILI DALLE NOSTRE PRODUZIONI SOSTENIBILI Sustainable 360™ rappresenta in modo completo il nostro impegno per la Responsabilità Sociale di Impresa. Crediamo che ottenere prodotti migliori inizi dal prendersi cura delle persone. Possiamo avere la migliore tecnologia ma comprendiamo appieno che gli esseri umani sono la parte più importante della nostra attività, quindi siamo molto orgogliosi di trattare eticamente il nostro personale, i nostri clienti e i nostri fornitori. Fare bene alle persone significa anche fare bene al mondo. Riduciamo costantemente la nostra «carbon footprint» e riduciamo gli sprechi. Operiamo secondo i più elevati standard ambientali in tutte le nostre unità. Il nostro approccio a 360-gradi alla Responsabilità di Impresa include: • Approvvigionamento e Sviluppo Responsabili • Protezione dell’Ambiente • Promuovere Diritti Umani, Lavoro e Sicurezza • Sviluppare l’Innovazione Responsabile

SUSTAINABLE 360™ - LE NOSTRE CERTIFICAZIONI

ZERO WATER & RISPARMIO IDRICO In produzione risparmiamo 34 tonnellate di acqua potabile ogni 9.000 m. di maglia leggera in Poliestere. Per tingere un kg di poliestere servono 30 kg d’acqua; la nostra produzione invece risparmia il 70% d’acqua rispetto alle tecniche tradizionali di tintura in pezza. GAMMA MADE IN FRANCE Parte dei nostri prodotti sostenibili sono realizzati nel nostro stabilimento in Francia, a nord di Parigi. Ci impegniamo quindi a contribuire alla riduzione della carbon footprint offrendo al contempo alti livelli qualitativi ed etici, garantiti dalle certificazioni AFAQ ISO 9001, OEKO-TEX, SEDEX e nel pieno rispetto dei requisiti Reach. MATERIE PRIME Produzione ecosostenibile significa per noi non solo utilizzare filati riciclati, ma anche filati con materiali a base biologica e con approvvigionamenti in prossimità. Possiamo infatti reperire localmente cotone organico, cotone riciclato e fibre naturali come canapa e lino. Disponiamo inoltre di viscosa proveniente da foreste sostenibili.

Per ulteriori informazioni scrivere a: info@chargeurs-interfodere.com


MERCATI STATI UNITI DOPO I LOCKDOWN E GLI STIMOLI ANTI-CRISI Scatta la voglia di socialità Parlano showroom e retailer

Gli americani, seduti su una montagna di cash e pronti a spendere per farsi notare Biden prospetta una maxi-manovra, le vaccinazioni procedono veloci, riprendono i viaggi intra-regionali e la ricchezza delle famiglie è a livelli mai visti. C’è voglia di uscire, di look delle grandi occasioni e le vendite recuperano DI ELISABETTA FABBRI

Il piano economico da 6mila miliardi di dollari del presidente americano Joe Biden dovrebbe avere riflessi positivi sui consumi interni, specie in un contesto di tassi bassi come quello attuale (che si traduce in denaro facile). Il maxi-budget per l’anno fiscale 2022 - salutato positivamente da Wall Street e in attesa dell’ok del Congresso - prevede che le risorse siano destinate alle infrastrutture e al riequilibrio delle fratture sociali, con investimenti in settori come la sanità e l’istruzione (ricerca ed energie rinnovabili, tra le altre voci). Intanto il Pil Usa registra una crescita del 6,4% nel primo trimestre (tasso annualizzato), in accelerazione dal +4,3% del trimestre precedente (l’Europa a 27, per un confronto, ha realizzato un +0,4% fra gennaio e marzo 2021). Inoltre, nel mese di maggio l’economia statunitense ha assistito a un incremento di nuovi posti di lavoro non agricoli (+559mila, seppure sotto il consensus degli analisti) e il tasso di disoccupazione è sceso (5,8%, dal 6,1% di aprile, secondo i dati forniti dal Bureau of Labour Statistics). Ci sono poi altri aspetti che rendono gli Stati Uniti tra i mercati favoriti dagli analisti, come destinazione del lusso. Ad esempio il ritmo sostenuto delle vaccinazioni, la ripresa dei viaggi intra-regionali e la maggiore ricchezza delle famiglie, che ha raggiunto il record storico di 136,9 trilioni di dollari grazie alle buone performance del mercato azionario, all’effetto dei precedenti round di stimoli anti-crisi legati al Covid e al lungo confinamento, che ha limitato le occasioni di spesa. «Gli americani sono seduti su una montagna di cash» per dirla alla Jack Kleinhenz, capo economista della National Retail Federation-Nrf, che di recente ha rialzato le previsioni sulle vendite al dettaglio (vedi box a pag. 62). Tenendo conto del trend dell’economia in atto, a fine aprile anche Moody’s ha migliorato il suo outlook per il retail Usa e l’industria dell’abbigliamento, portandolo da “stabile” a “positivo”. A livello di risultato operativo, 60

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Le destinazioni del lusso MERCATI

PREVISIONI 2021

Asia

+23%

Nord America

+20%

Europa

+14%

Middle East

+14%

Giappone

+12%

America Latina

+11%

Fonte: Altagamma Consensus (update di maggio 2021)

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la previsione per il commercio al dettaglio è di un incremento del 10%-12% nel 2021, dopo la crescita zero stimata per il 2020. Nei prossimi 12-18 mesi a recuperare di più, secondo l’agenzia di rating, dovrebbero essere la moda, i department store e i negozi off-price. Coerentemente con questo quadro, il consensus degli analisti elaborato dalla fondazione Altagamma colloca il Nord America al secondo posto tra i mercati più in crescita nel 2021, per i beni personali di lusso (vedi tabella in alto).

Aumenta il traffico nelle strade e si assiste a un genuino mood di positività e ottimismo Ipotesi plausibili? Le conferme arrivano da chi è in prima linea. Come il guru dell’abbigliamento maschile Bruce Pask, attuale fashion director per l’uomo di Bergdorf Goodman e Neiman Marcus che dice: «Stiamo assistendo a un aumento del traffico nelle strade, combinato a un genuino mood di positività e ottimismo. Dopo il lockdown in vari Stati, ora le persone hanno una palpabile voglia di uscire con amici e familiari, pur nel rispetto delle linee gui-

da raccomandate. C’è il desiderio di vestirsi a festa, per onorare questa riemersione». Pask nota un ritorno di interesse per molte categorie di prodotto: «I consumatori si stanno concentrando su proposte che si fanno notare, sui look per le occasioni speciali e sulle calzature firmate». Le due note insegne di department store a stelle e strisce ce l’hanno messa tutta per mantenere vivo l’interesse dei consumatori. «Durante questo tempo - spiega Pask - ci siamo attivati nel coinvolgere e comunicare con la clientela, attraverso nuovi modi di emozionare e sorprendere. Abbiamo realizzato numerosi eventi virtuali e una serie di video IGTV, che hanno fornito ai nostri consumatori degli spunti e degli sguardi dietro le quinte, con alcuni dei loro designer preferiti. Inoltre hanno avuto molto successo i nostri video dei tour negli store. Abbiamo assunto un punto di vista espansivo, provando a cogliere delle opportunità, quando le circostanze hanno limitato il coinvolgimento fisico. Ora siamo felici di dare il bentornato in sicurezza ai nostri clienti ed è incredibilmente gratificante vedere quanto siano entusiasti di tornare da Bergdorf Goodman e Neiman Marcus». «Negli Usa abbiamo tenuto bene anche durante la pandemia quando, complici le chiu-


1. Il presidente Usa Joe Biden, eletto a gennaio 2021 2. La storica insegna americana Bergdorf Goodman 3. Il settimo multimarca The Webster, inaugurato nel 2020 a Los Angeles. Ospita marchi italiani come Bottega Veneta, Gucci, Palm Angels, Valentino e Versace 4. La ricchezza delle famiglie Usa ha raggiunto la cifra record di $136,9 trilioni, sostenuta dal buon andamento di Wall Street

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Il rally dell’indice S&P500*

*Indicatore di Borsa che rappresenta le 500 aziende statunitensi a maggiore capitalizzazione

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sure dei negozi fisici, l’e-commerce ne ha tratto giovamento» dichiara Licia Bonesi, head of buying & art director di Coltorti, insegna dello shopping di lusso fra Marche e Abruzzo, che vende online oltroceano. Tra i brand che vanno per la maggiore Bonesi elenca Alexander McQueen, Saint Laurent e Salvatore Ferragamo, mentre a livello di merceologie si impongono le cinture di tutti e tre i marchi citati, le sneakers big sole e la Loulou bag di Saint Laurent. In più Coltorti ha deciso di ampliare notevolmente, stagione dopo stagione, la proposta sostenibile, che sta performando bene, sostenuta da brand come Stella McCartney, Re/done, Nanushka, Arizona Love, Tropic of C, Sporty & Rich e Veja. In merito alle strategie adottate per fidelizzare il consumatore locale, la buyer afferma: «Stiamo adottando un approccio integrato, cercando di offrire servizi in linea con quelli dei migliori player internazionali. Il cliente è sempre al centro delle nostre scelte». Le attese del retailer per quest’anno sono positive, in linea con il trend effettivo (+44%). «A marzo-aprile di un anno fa, il fatto di dover chiudere aveva mandato nel panico i piccoli dettaglianti statunitensi, come pure i department store e gli e-tailer - raccon-

ta Giorgia Bonini, in forze negli uffici di New York di Massimobonini Showroom -. Abbiamo cercato di placare gli animi, per evitare cancellazioni di ordini e, alla fine, la Fall-Winter 2020 non è risultata molto penalizzata. Le collezioni per l’inverno prossimo sono andate molto bene e da marzo abbiamo notato un ottimismo incredibile». Anche le piattaforme online hanno continuato a comprare e se, all’inizio dei lockdown, hanno fatto molto leva sulla pratica degli sconti, al momento sem-

Le americane stanno comprando borse da sera e tacchi alti per il ritorno in società brano più rispettose delle guideline, come osservano dalla showroom, specializzata negli accessori. «Adesso il fashion retail si aspetta una forte ripresa, anche perché in luglio e agosto è atteso un ritorno dei matrimoni e di altre occasioni speciali - anticipa Bonini -. Ma già lo scorso febbraio department store come Nordstrom hanno sperimentato una ripresa degli acquisti di alta gamma. Non nelle grandi città bensì in quelle secondarie:

questo fa pensare che gli americani abbiano trovato delle occasioni per vestirsi bene a casa propria. In Neiman Marcus c’è chi dice di non avere mai visto un aprile con numeri così importanti». I marchi rappresentati che, al momento, hanno più successo in Usa sono quelli “furbi”. «Per esempio Castañer e Manebì - spiega Bonini - che sono molto diversi fra loro, uno iconico, l’altro molto più recente, ma entrambi orientati al casual, con un prezzo retail fra i 100 e i 200 euro. Vanno anche le proposte “da sera” come le borse Benedetta Bruzziches e i tacchi alti di Amina Muaddi: le americane fanno acquisti per esibirsi, per tornare in società e per le occasioni future». La cautela è d’obbligo, però: l’acquisizione di nuove label va molto lenta in showroom e negli store. «Anche per noi non è tempo di spingere su nuove proposte ma di focalizzarci sui progetti più forti per gli States. Nel 2020 abbiamo promosso Themorée, sinonimo di borse vegan, in materiali innovativi come un’eco-pelle derivata dai cactus, e scommettiamo anche su Haus of Honey, il marchio di calzature di Stefano Miele inclusive, perché declinate dal 35 al 45». Per la moda green c’è un interesse crescente negli Usa, come confermano dalla showroom, ma sembra che il mercato finale sia agli 61


MERCATI STATI UNITI

TRIMESTRALI

I ricavi delle quotate Usa tornano a correre

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albori. «Per ora resta una nicchia di mercato - precisa Bonini -. I negozi indipendenti comprano la moda sostenibile perché a loro piace. Alcuni department store dicono che cercheranno più marchi green made in Italy dal buon prezzo. Talvolta i buyer giudicano troppo alti i listini e c’è chi pensa pure che sia difficile comunicare al consumatore finale il valore della moda responsabile. Noi di certo abbiamo un occhio di riguardo per le collezioni sostenibili». Quanto al made in Italy, pare goda di ottima salute sul territorio. «Resta una garanzia di qualità e affascina, specie nel mondo delle calzature e delle borse - commenta Giorgia Bonini - . La moda italiana contemporary, però, trova un terreno difficile, perché deve competere con marchi molto forti negli States, con cartellini decisamente più bassi». Sul trend in America la showroom Massimobonini è molto ottimista, forte dalla buona performance realizzata con le vendite per l’autunno-inverno 2021: +20% rispetto all’analoga stagione del 2020. In merito alla longevità del boom economico statunitense, invece, c’è chi solleva dei dubbi. La manovra record aumenterebbe il rischio di inflazione, con conseguente salita dei tassi. Il presidente della Fed, Jerome Powell, ha più volte tranquillizzato dicendo che l’aumento dei prezzi è transitorio e destinato a rientrare, quando l’attività economica si normalizzerà, dopo il balzo alimentato dai programmi di stimolo. Tuttavia, se i prezzi dovessero continuare ad aumentare, la Banca centrale Usa potrebbe intervenire con una politica monetaria meno accomodante e se l’intervento fosse troppo prematuro, potrebbe compromettere la ripresa in corso. Va poi monitorato l’orientamento della politca commerciale statunitense. Con gli slogan si è passati dall’ “America first” di Donald Trump al “Buy American” di Biden e sono in molti a pensare che si tratti di due facce della stessa medaglia. Per garantire una ripresa delle aziende americane, la nuova 62

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1. Benedetta Bruzziches 2. Amina Muaddi 3. Salvatore Ferragamo

Per avere un’idea della voglia di fare shopping degli americani, è interessante dare un’occhiata alle performance trimestrali dei marchi Usa. Pvh, per citare uno dei colossi locali, proprietario di Calvin Klein e Tommy Hilfiger, ha terminato il primo trimestre il 2 maggio con vendite aumentate del 55% a 2 miliardi di dollari. Questo ha permesso il ritorno all’utile: 99,9 milioni di dollari, dalla perdita di 1,1 miliardi del primo quarter 2020. Vf Corporation, il gruppo che ha in portafoglio marchi come Vans, the North Face e la new entry Supreme, ha archiviato la trimestrale con un giro d’affari pari a 2,6 miliardi di dollari (+22,8%) e un utile di 89,5 milioni (da -483,8 milioni). Gap ha totalizzato 4 miliardi di dollari di fatturato trimestrale, l’89% in più rispetto a un anno prima e +8% dai livelli pre-Covid, mentre il risultato netto è stato pari a 166 milioni (da -932 milioni). Abercrombie & Fitch è salito a 781 milioni di turnover (+61%) ed è passato da un passivo di 244 milioni a un utile di 41,77 milioni. Anche Guess è tornata in utile: 12 milioni, da -157,7 milioni. Il brand beneficia di un exploit dei ricavi: +99,8% nel quarter, a 520 milioni di dollari.

VENDITE RETAIL USA

Per la Nrf il 2021 crescerà a due cifre 3

presidenza sarebbe orientata a tagliare le importazioni e a facilitare l’acquisto di beni e servizi prodotti internamente. La moda estera poi, mentre scriviamo, non è serena nemmeno sul fronte dei dazi. Gli States vorrebbero imporre una sovratassa del 25% su una serie di importazioni dall’Europa, per un valore stimato di 2 miliardi di dollari, di cui circa 380 milioni relativi ad abbigliamento, borse e calzature. Questo in risposta alla web tax decisa da alcuni Paesi, tra cui l’Italia, per colossi del digital come Google e Facebook. Per il momento, però, la decisione è stata sospesa, «così da avere più tempo - hanno detto dall’UstrUnited States Trade Representative (il Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti) - per completare i negoziati multilaterali in corso sulle tariffe internazionali in ambito Ocse e G20». 

La National Retail Federation-Nrf ha alzato le stime per le vendite al dettaglio Usa: nel 2021 dovrebbero crescere del 10,5%-13,5% a 4,44-4,56 trilioni di dollari, dai 4 trilioni del 2020. In precedenza, l’associazione di categoria di Washington prospettava incrementi fra il 6,5% e l’8,2%. «Le vaccinazioni, gli stimoli fiscali e l’inventiva del settore privato hanno riportato al lavoro milioni di americani - ha spiegato il capo di Nrf, Matthew Shay -. Ora ci sono rischi legati alla scarsità di lavoratori, al surriscaldamento dell’economia, ad aumenti delle tasse e a un’eccessiva regolamentazione, ma le famiglie sono più in salute e i consumatori mostrano la volontà di spendere». Nel totale, le vendite “online/non in store”, dovrebbero salire del 18%-23% a 1,09-1,13 trilioni di dollari.



MERCATI BUYERS’ OPINION

N°21 RESORT22

FRA TREND, NUOVE ABITUDINI DI CONSUMO E SCOUTING Outlook Spring-Summer 2022 Parlano i retailer internazionali

Più che fashion victim, un collezionista d’autore e di novità: è il cliente del futuro (e ritorna in negozio) Dopo 18 mesi di lockdown il consumatore ha avuto tempo di riflettere, fare editing nell’armadio e formulare nuovi desideri. Il primo di questi desideri sarà quello di fare uno shopping più ragionato e meno d’impulso, all’insegna della qualità e dello star bene. Così in vista della SS22 i compratori punteranno su marchi che proporranno look fatti per durare nel tempo e comodi. Ma ci sarà spazio per le nuove tendenze, come quella del sexy inclusivo DI ANDREA BIGOZZI

Più che una fashion victim, sarà un mix tra investitore prudente e un collezionista d’autore, interessato prevalentemente a pezzi di alta, anzi altissima qualità, destinati a durare oltre una singola stagione. Un talent scout interessato anche ai nomi nuovi, purché sappiano abbracciare una causa (sociale, ambientale, etica). Per fare shopping userà tutti i mezzi a disposizione: gli e-tailer e i marketplace, con cui ha familiarizzato durante i mesi di lockdown e i negozi, mono e multimarca, di cui ha sentito la mancanza. E poi, visto che come dice Anna Wintour stiamo per tornare a nuovi Roaring Twenties, tutti cercheranno abiti non solo per stare comodi (vera priorità durante il lockdown), ma anche per apparire più belli. È questo l’identikit 64

I punti vendita saranno luoghi percepiti più come hub di aggregazione culturale che per comprare del consumatore post pandemia tracciato dai fashion director dei più importanti gruppi retail internazionali, intervistati da Fashion alla vigilia della campagna vendita dedicata alla SS22 ed è sulla base di queste convinzioni che i buyer più importanti del mondo prenderanno le loro decisioni e faranno gli ordini per la prossima estate, quando questa crisi dovrebbe essere un ricordo. È vero, come dichiara

la direttrice di Vogue che ci sentiremo tutti come dopo una guerra, «ma il boom che si prospetta sarà diverso rispetto a quello degli Anni Ruggenti - avverte Sebla Refig Devidas, buying and merchandising director del womenswear di Beymen -. Rispetto ad allora a limitare i consumi del lusso, che comunque si riprenderanno, ci sarà un approccio più consapevole alla shopping, la responsabilità verso l’ambiente, la voglia di una moda più lenta». Alcuni compratori, come Joseph Tang, fashion director di Holt Renfrew, sostengono che il momento attuale equivale a un nuovo Rinascimento e che «la reazione del cliente sarà quella di cercare capi pieni di gioia e voglia di vivere, abiti cocktail, stampe luminose e multivitaminiche. La moda ser-


RICCARDO TORTATO Tsum Fashion Director E-commerce Men’s Fashion Director

Qual è il miglior stilista del momento? Non so se è il migliore, ma Anthony Vaccarello ha tutta la mia stima: Saint Laurent va benissmo ed è il brand più sexy del momento e il merito è suo. Un consiglio per i giovani designer? Di essere direct to consumer. Oggi andare direttamente sul mercato attraverso online e social media offre vere opportunità. virà per reinventarsi al meglio. Anche per questo i punti vendita saranno percepiti più come hub di aggregazione culturale e di ispirazione o per partecipare ad eventi, che per comprare e basta». Che siano stravaganti o rigorosi, non c’è dubbio che gli abiti torneranno a essere un’espressione del prendere posizione nel mondo. «Ho impostato la strategia della nostra offerta prendendo molto sul serio parole che negli ultimi anni erano quasi obsolete: qualità estrema e durata». Così si esprime Riccardo Tortato, head of buying department di Tsum e Dlt e parla di un acquirente pronto a ribaltare le regole del desiderio, preferendo al design la qualità che fa stare bene. «La prossima stagione - dice - confermerà quanto visto in queste settimane di ripartenza: lo shopping sarà più ragionato e meno d’impulso. Chi compra lo fa pensando che un capo dovrà accompagnarlo a lungo e questo approccio premierà i marchi che investono si materie prime di livello altissimo come Loro Piana e Brunello Cucinelli, anche Valentino andrà incontro a un momento molto positivo». Il nuovo consumatore ha avuto tempo di riflettere, fare editing nell’armadio e formulare nuovi desideri in vista della Spring-summer 2022. Il primo? Non più essere fashion (pre pandemia) o comodo (pandemia), ma stare bene. Un auspicio che porterà i buyer a prendere scelte diverse da quelle compiute durante le precedenti campagne vendita. «Il cambiamento è già in atto - conferma Roopal Patel, fashion director di Saks Fifth Avenue

SILVANO VANGI Printemps International Creative and Merchandising Director

VERSACE RESORT 22

Cosa vincerà sul mercato? Tutto quello che è immediato e senza via di mezzo e che mischia gli stili. Gucci e Moncler insegnano. Quali sono i brand a cui augura maggior succcesso? Quelli che sanno far sognare, alla Schiaparelli. ma anche quelli che riscoprono il bello della semplicità come Chloé. Cosa serve a un brand di ricerca per emergere post pandemia? Poter contare su un clan e un linguaggio tutto suo: il successo oggi parte così.

ROOPAL PATEL Saks Fifth Avenue Fashion Director

CHLOÉ RESORT22

Il consumatore ha voglia di andare oltre tute e sneaker, ma si è cristallizzata negli acquirenti un’esigenza di comodità -. Stiamo assistendo a un cambiamento nelle categorie verso cui gravitano i clienti dei nostri grandi magazzini. L’anno scorso, i nostri clienti acquistavano scarpe da ginnastica di fascia alta e ora stanno optando per stivali o borse di lusso e alta qualità». Sicuramente il mercato è saturo di tute, felpe e sneaker e il consumatore ha voglia di novità. Allo stesso tempo si è cristallizzata negli acquirenti, di ogni genere e razza, un’esigenza di comodità che è diventata quasi uno stile di vita. «La

Dopo un anno di sfilate digitali che cosa non dimenticherà? Le idee originali come quella di Jeremy Scott di trasformare la sfilata di Moschino in uno spettacolo di marionette o lo “show-in-a-box» che JW Anderson ha voluto per Loewe. Un nuovo marchio italiano su cui puntare? Plan C di Carolina Castiglioni, lo abbiamo apprena presentato ai clienti di Saks. 65


MERCATI BUYERS’ OPINION SYBILLE DARRICARRERE LUNEL Galeries Lafayette Head of Offer & Head of Buying

La sostenibilità è un tema vincente per vendere abbigliamento? Funziona più per lo storytelling dei brand che sul fronte commerciale. Ma serve a intercettare nuovi clienti. Anna Wintour prevede il ritorno degli anni ruggenti per la moda: concorda? Assolutamente sì, al 100%. In questo momento a vincere sono il lusso e l’accessibilità I nomi italiani da tenere d’occhio? The Attico e Amina Muaddi. tensione verso una nuova eleganza c’è, e si avverte anche nel pubblico più giovane - riflette Silvano Vangi, da poco nominato creative & merchandising director di Printemps International -. Ma parallelamente c’è la richiesta dei clienti, anche donne, di esigere comfort anche quando si vuole esprimere sensualità. Una cosa non esclude l’altra: così i marchi che avranno più successo sono quelli che mescolano gli stili, come ci ha insegnato a fare Gucci. Il consumatore è cambiato, ma il mercato resta feroce e continuerà a premiare ciò che è più immediato, come il gioco dei contrasti. Quindi funzioneranno i cappotti con i berretti e le sneaker, oppure i tacchi alti con la giacca trapuntata tipo Husky». Al centro della nuova definizione dell’acquisto in vista della SS22 c’è quindi un concetto nuovo, il “sexy inclusivo” che vede nella maglieria il suo principale alleato di seduzione: si adatta alla diversità delle forme, esalta la voglia di contatto fisico. «In questo momento - conferma Sybille Darricarrère Lunel, Head of Offer & Head of Buying di Galeries Lafayette - si sente urgente il bisogno sia di ripartire, sia di conservare l’esperienza vissuta: così le tendenze più forti della prossima stagione spazieranno dalla moda clubbing, con abiti sexy ma senza costrizioni, a uno stile super cozy basato su maglieria e stratificazioni». Ingie Chalhoub, fondatrice e ceo di Etoile Group, uno degli epicentri dello stile in Medio Oriente, entra nella discussione 66

TIFFANY HSU MyTheresa Fashion Director

THOM BROWNE RESORT 22

I trend più forti della SS22? Le resort, gli articoli dai colori vivaci e straordinari, i party heel, le scarpe di gomma. E il tutto con diversi price point. Lei lavora per un e-tailer: cosa pensa dello shopping nei multibrand fisici? Mi piace eccome. Amo soprattutto andare nei concept store. Lì l’esperienza emotiva è forte. Le sfilate dal vivo torneranno? Certo che sì, ma su scala ridotta e meno frequenti. Per molti l’opzione digital restarà la prassi.

JOSEPH TANG Holt Renfrew Fashion Director

BALENCIAGA SS22

I nuovi consumatori vogliono moda di ricerca: è il momento dei designer outsider che con la loro moda non vogliono piacere a tutti del come e cosa compreremo premettendo che il panorama della prossima estate sarà completamente differente rispetto a quello pre-pandemico. Più sostenibile, consapevole e attento all’ambiente ma anche a qualità, costumizzazione e tecnologia. «Mi aspetto che gli stilisti e le case di moda - afferma - si concentreranno su un approccio più mirato e dove creatività, esclusività, personalizzazione e tecnologia saranno il vero cuore delle prossime collezioni. Si punterà su uno stile

Con il ritorno alla normalità è il momento di dire goodbye a... I look da tastiera: finalmente le persone tornano ad occuparsi di un outfit completo. Direct to consumer: pro e contro. Può essere un buon modo per preservare il marchio e creare desiderio. Ma quando poi espandono la distribuzione, fanno sempre fatica a sostenere la domanda.


LANIFICIO BOTTO GIUSEPPE & FIGLI for

PER IL LANIFICIO BOTTO GIUSEPPE & FIGLI L’ECCELLENZA È LA REGOLA FILATI NOBILI, NATURALI, SOSTENIBILI E CERTIFICATI: LA LUNGA STORIA TESSILE DEL LANIFICIO BOTTO GIUSEPPE & FIGLI È TUTTA ALL’INSEGNA DI UNA QUALITÀ CHE SI EVOLVE COSTANTEMENTE E CHE TROVA IN FILATI COME SLOWOOL E FLAIR CASHMERE LA SUA MASSIMA ESPRESSIONE È dal 1876 che il Lanificio Botto Giuseppe & Figli lavora le fibre nobili, come la lana e il cashmere: la lana, antica e ricca di virtù naturali, adattabile a qualsiasi utilizzo; e il cashmere, sinonimo di lusso e massima avvolgenza, dalle prestazioni inimitabili. Entrambe esprimono valori strettamente legati alla natura, connotandosi come materie prime senza tempo. Un fiore all’occhiello del Lanificio sono i filati in lana Slowool, molto più di una semplice lana superfine, in quanto dotata di una finezza elastica naturale senza precedenti. Vengono utilizzate fibre lunghe, per un filato pettinato estremamente versatile e lussuoso. Ma cosa rende straordinari i filati che utilizzano le lane Slowool? Innanzitutto la provenienza dall’Australia, dove per allevatori e fattorie tracciabili e certificate la cura dell’ambiente naturale e della salute degli animali che allevano è una ragione di vita. Il principio è non solo fare, ma fare bene, con in mente quanto sia importante rinnovare costantemente e migliorarsi, per creare materie prime raffinate e perfette. In secondo luogo la lavorazione, perché il Lanificio è unico in Italia a lavorare le materie

prime nei due stabilimenti ad alta efficienza energetica, basso impatto ambientale e con l’uso di fonti rinnovabili idroelettriche e solari, situati a Valdilana nel biellese e a Tarcento in Friuli. Un valore aggiunto è la certificazione Cradle to Cradle, garanzia di materie e prodotti con valutazioni e criteri di sicurezza , responsabilità e circolarità. Slowool ha ottenuto il livello altissimo di sostenibilità Gold, che premia le materie prime rinnovabili e biodegradabili, la produzione con energie rinnovabili e i coloranti a basso impatto ambientale. Non ultima la RWS, certificazione di qualità sulla provenienza della lana da fattorie controllate che privilegiano il benessere degli animali, il risanamento della terra e la gestione responsabile del territorio. Anche il filato Flair Cashmere è speciale, in quanto proviene dall’Inner Mongolia, in Alashan, ed è sinonimo di un cashmere di

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qualità finissima, iperleggero e morbidissimo. Un plus è poi la tracciabilità: il rapporto diretto con gli allevatori permette al Lanificio di conoscere la provenienza della materia prima. Le certificazioni Cradle to Cradle e Gcs-Good Cashmere Standard® sono infine la garanzia di un cashmere sostenibile, che ha come scopo la cura e il benessere delle capre, tenendo in considerazione anche le condizioni di vita e di lavoro degli allevatori e dell’ambiente circostante. Per realizzare prodotti d’eccellenza, all’insegna di altissimi standard di qualità, il segreto è collaborare con partner che condividono la stessa filosofia, dedita alla conversione e all’attuazione di pratiche sostenibili nei processi di lavorazione lungo tutta la filiera e che operano scelte sempre più sofisticate e funzionali. Solo così, da materie prime raffinate e perfette, possono nascere filati davvero in linea con la natura.


MERCATI BUYERS’ OPINION INGIE CHALHOUB Etoile Group Ceo & Managing Director

AHMET OCAL Beymen Buying & Merchandising Director Menswear

Durante la pandemia c’è chi ha profetizzato la fine del negozio fisico. È preoccupata? Certo che no: il retail resta un settore altamente competitivo. Distinguersi con l’online è un problema, ma il negozio fisico fa ancora la differenza. La sostenibilità è davvero il futuro? Ne sono certa: le nostre boutique promuovono molti marchi etici. Incoraggiamo i clienti a preferire progetti di qualità, fatti per durare.

Quali sono i brand che in questo momento ritiene piu interessanti ? Ambush, Fear of God, Celine, Jw Anderson E fra i nomi italiani? Sease è una realtà che stiamo seguendo molto attentamente. Il futuro del mestiere di buyer sarà... Viaggeremo meno, ma le nostre trasferte saranno più efficienti.

più rilassato, giocoso e colorato, che si adatta a una vita più raffinata. Credo molto nelle collaborazioni esclusive tra brand e retailer, sia online che fisici: la personalizzazione dei capi sarà un trend forte, per alimentare la voglia di distinguersi delle nuove generazioni e funzionerà bene anche sui social media, che si confermeranno centrali nella vendita, così come i dati. Le future collezioni saranno guidate dalle richieste dei clienti e più bilanciate tra offerta e domanda». Secondo tutti i più grandi buyer internazionali dunque la voglia di novità c’è ed è anzi in crescita, nonostante il mercato dell’abbigliamento sia stato uno dei più penalizzati negli ultimi 18 mesi dalla pandemia. Il consumatore si sta dimostrando più pronto ad ascoltare le proposte dei marchi emergenti e di nicchia, non solo quelle che provengono dalla passerelle delle grandi fashion week. «Credo che sfilate digitali - è il parere di Ahmet Ocal, buying & merchandising director menswear di Beymen - abbiano rotto le barriere per i designer indipendenti e li abbiano aiutati a raggiungere un pubblico più ampio e a tentare di competere con grandi marchi e gruppi. Indipendentemente dal prodotto, i designer indipendenti che insisteranno sulla creatività saranno i vincitori di questa nuova era». Proprio il concetto di marchio giovane o di ricerca è più che mai al centro del nuovo scenario dello shopping: non solo la digitalizzazione, ma anche la possibilità di vendere direct to consumer sem68

COACH RESORT22

SEBLA REFIG DEVIDAS Beymen Buying and Merchandising Director Womenswear

ETRO RESORT 22

La voglia di distinguersi del consumatore e il potere dei social media farà crescere il numero di colab tra brand e retailer brano aprire il mercato ai marchi outsider, anche se il senso di questa parola è in costante evoluzione. «Per me - chiosa Tiffany Hsu, fashion director di MyTheresa - un outsider deve mantenere un elemento di distinzione, presentare qualcosa che non è facile trovare altrove. Per questo il mio suggerimento per i designer indipendenti è di essere diverso e rimanere fedele all’identità del suo marchio. Di pensare al comportamento del cliente e non cercare di fare tutto per tutti». 

Retailer o e-tailer, chi avrà la meglio? Credo che l’omnichannel sarà la strada migliore da intraprendere. Un negozio fisico di successo è avvantaggiato nella vendita online., Cosa le è mancato del suo mestiere durante il lockdown? Credo la stessa cosa che è mancata ai miei colleghi: partecipare alle fashion week. Non vedo l’ora di tornare a Milano o a Parigi, di vivere di nuovo momenti di moda.


B2B KIDSFASHION for

B2B KIDS FASHION CONTINUA A CRESCERE CON MODA DI QUALITÀ E MIRA ALL’ADULTO ABBIGLIAMENTO, CALZATURE E ACCESSORI PER REIMMETTERE NEL CIRCUITO DELLE VENDITE ECCEDENZE E ARTICOLI FUORI STAGIONE: CON UN MIX ECCELLENTE DI PRODOTTO, SERVIZIO E TECNOLOGIA B2B KIDSFASHION SI È GUADAGNATA LA FIDUCIA DI 30MILA CLIENTI Rivenditori, catene di grandi magazzini, grossisti, importatori, outlet e negozi online sono i clienti d’elezione di B2B KidsFashion, piattaforma professionale che fornisce un supporto alle aziende per gestire le eccedenze di magazzino e gli articoli fuori stagione, curandone la vendita e la distribuzione. Una realtà che, grazie all’ampia scelta di proposte e alla professionalità del servizio si è guadagnata la fiducia di più di 30mila clienti, di cui il 40% opera tra Europa, Russia, Ucraina, UK e Stati Uniti. Una rete in continua espansione, che grazie a una dimensione sempre più internazionale e a un parco prodotti in costante evoluzione, con prezzi molto interessanti ma con una grande attenzione alla qualità e all’autenticità dei modelli, è pronta ad ampliarsi in direzione della Cina e degli Emirati Arabi. «Gli oltre 40 brand che scelgono la nostra piattaforma per vendere le proprie rimanenze e svuotare il proprio magazzino aumentando i ricavi, possono contare su un servizio chiavi in mano che comprende shooting fotografico, e-commerce di alta qualità, supporto logistico che si occupa dello smistamento e dell’imballaggio della merce, pagamenti garantiti e sicuri» afferma Min Zhang, Ceo di B2B KidsFashion. B2B KidsFashion investe continuamente anche in tecnologia: ha messo infatti a punto un algoritmo che permette di abbinare il prodotto ai distributori più giusti per quel tipo di capo o accessorio e in un mercato piuttosto che in un altro. Si può,

per esempio, limitare la distribuzione a una specifica zona, escludendone altre, in modo che l’immagine dei brand partner venga tutelata e non ci siano interferenze con le vendite ordinarie. «Grazie alla costante attenzione al miglioramento dei nostri servizi, alla varietà dell’offerta, alla qualità dei prodotti e ai prezzi più com-

b2bkidsfashion.com

petitivi del mercato, sempre più clienti scelgono la nostra piattaforma e nel primo trimestre del 2021 abbiamo messo a segno +200% rispetto allo stesso periodo del 2020 e ci stiamo preparando al lancio della una nuova piattaforma SOGUADA. COM ideata per la vendita di prodotti di abbigliamento Uomo-Donna».


© Eleonora d’Angelo


MERCATI BUYERS' SURVEY

10 CORSO COMO - Milano

LA PAROLA AI RETAILER MULTIBRAND Le vendite di menswear della Spring-Summer Il feeling dopo le riaperture

Tra euforia e cautela torna l'ottimismo. Ma il vero banco di prova sarà l’autunno L’entusiasmo esploso nelle strade e nelle piazze italiane all’indomani delle riaperture ha spinto la gente a tornare nei negozi fisici. Ma è ancora presto per gridare allo scampato pericolo e si aspettano conferme nei mesi a venire. Intanto i negozianti fanno tesoro della lezione appresa durante la pandemia e alzano sempre più l’asticella del servizio, tra online e offline DI CARLA MERCURIO

Approdati in mari più tranquilli dal 26 aprile scorso, grazie al Decreto Riaperture, i negozianti di abbigliamento italiano fanno con noi il punto della stagione estiva, dopo mesi di stop and go. Un momento che almeno sulla carta dovrebbe segnare lo spartiacque tra il prima e il dopo vaccini anti Covid, che si spera sanciranno l’uscita dal tunnel della pandemia. Un periodo buio esorcizzato dall’euforia esplosa nelle strade e nelle piazze italiane, affollate di gente affamata di vita sociale, fatta di incontri, aperitivi, cene e anche di voglia, o

comunque necessità, di rinnovare il proprio guardaroba. Uno scenario confermato dal nostro sondaggio, da cui emergono due percentuali significative: per l’80% dei negozianti la clientela maschile è entrata nei negozi fisici spinta dal desiderio di tornare alla normalità e al contatto umano, il 65% ha citato come motivazione la fedeltà al punto vendita fisico. E non si tratta di semplice curiosità, perché il 49% dei negozianti riferisce di consumatori desiderosi di tornare a spendere, anche se per il 37% degli interpellati sono

Qual è il MOOD dei clienti in seguito alle riaperture?

49%

C’È VOGLIA DI TORNARE A SPENDERE

37%

LA CLIENTELA ENTRA MA È MOLTO OCULATA NEGLI ACQUISTI

9%

LA PAURA DEL CONTAGIO FRENA IL CLIENTE

5%

NON C'È EUFORIA

71


MERCATI BUYERS' SURVEY

LA PAROLA AI RETAILER MULTIBRAND Quali sono stati i MARCHI UOMO best seller della P/E 2021

Quali sono stati i marchi uomo più VENDUTI ONLINE?

1 Stone Island

2 Moncler, Palm Angels

1 Stone Island

3 Gucci, Ralph Lauren,

2 Golden Goose

Armani, Off-White, Burberry, C.P. Company, Barbour, Tagliatore

3 Off-White, Palm Angels

Golden Goose Stone Island

Quanto conta oggi per la vostra clientela la SOSTENIBILITÀ di un capo?

72%

C’È SEMPRE MAGGIORE ATTENZIONE

24% POCO

4% MOLTO

Moncler Collection

Patagonia

Nel complesso, quali TIPOLOGIE di abbigliamento uomo hanno venduto di più nella primavera-estate 2021?* Felpa e T-shirt Scarpe Outerwear sportivo Pantaloni gym Capospalla leggero Pantaloni Maglieria Camicia Abito

86% 54% 26% 23% 20% 20% 20% 14% 9% *Possibili più risposte

72

Gucci Off-White

Palm Angels


VALTELLINI - Rovato (BS)

GALIANO - Giugliano (Na)

molto oculati negli acquisti. Solo un 9% dei buyer parla di clienti ancora impauriti e attenti a muoversi nei negozi e un 5% di persone poco motivate, che comprano solo per esigenze precise. Anche se è difficile fare i raffronti con l’analoga stagione del 2020, quando le chiusure erano state più rigide e prolungate, oltre un terzo degli interpellati ha registrato un incremento delle vendite di menswear, con percentuali che arrivano anche fino al 40%, un altro terzo circa ha parlato di andamento stazionario, mentre più del 20% riferisce un decremento degli affari nell'ordine del il 20-30%, ma compensato dal business online che in alcuni casi ha fatto un balzo del 40%. Solo poco più di un quinto dei negozianti del nostro panel ha subito un cedimento delle vendite rispetto allo scorso anno. «Le persone erano impazienti di tornare in boutique per assaporare di nuovo il piacere di scoprire le collezioni - spiega Anna Giordano di Giordano Boutique a Pompei -. C’è voglia di comprare, provare e toccare con mano gli articoli. Per quanto ci riguarda, abbiano notato una grande attenzione nei con-

BIFFI - Milano

TUFANO - Pompei (Na)

fronti di capi ricercati e speciali. Niente loghi e abbigliamento comfort». «Abbiamo rivisto persone che non incontravamo da anni - fa eco Fausto Vanni, di Fausto di Guelfa a Santa Maria a Monte, in provincia di Pisa -. Il semaforo verde alle cerimonie rappresenta uno stimolo importante per comprare. Non a caso è tornata in auge la giacca, anche quella

Prevale il casualwear ma il ritorno delle cerimonie ha riportato in pista le giacche formale, interpretata con uno spirito contemporaneo. Noi, d’altra parte, abbiamo una tradizione nel su misura e la gente ci apprezza per questo, anche se il lockdown ci ha imposto uno stop. Naturalmente aspettiamo la fine della stagione per fare il punto della situazione». Non mancano le opinioni diverse. È il caso di Beppe Angiolini di Sugar ad Arezzo: «È un momento strano - spiega -. I

VELA SHOP - Cagliari

giovani sotto i 25 anni sono ripartiti, ma l’uomo classico non proprio. L'online funziona, lo store fisico non troppo. Non vedo persone desiderose di fare shopping. Credo che questi mesi abbiano indotto tutti a meditare e riflettere, concentrandosi su cose meno effimere». Per Pietro Scaglione di Scaglione a Ischia la molla che fa scattare l’acquisto è la necessità mentre, stando al parere di Cesare Tadolini de L’Incontro Uomo a Modena, «le vendite si sono focalizzate solo sul quotidiano: in calo abiti, camicie e tutto il comparto elegante. La gente cerca la qualità, fa attenzione al prezzo e preferisce i marchi consolidati». Tirando le somme, a vincere è il casualwear, con il 71% delle preferenze, seguito da streetwear (34%), fashion-ricerca (31%) e formale (9%). Un orientamento confermato dalle tipologie più acquistate, con le felpe e le T-shirt hit di stagione, seguite da scarpe, outerwear sportivo, pantaloni gym, capispalla leggeri, pantaloni e maglieria. Uno scenario in cui a dominare sono stati i capi di Stone Island, sia nell’offline che nell’online, seguiti da Moncler e Palm Angels nelle boutique 73


MERCATI BUYERS' SURVEY

IL CORTILE - Novara

SCAGLIONE - Ischia (Na)

Quale STILE ha convinto di più la vostra clientela maschile?*

71%

CASUALWEAR E LEISUREWEAR

34% STREETWEAR

31%

FASHION-RICERCA

9%

FORMALE

*Possibili più risposte

74

SIR ANDREW'S - Carpi

ELEONORA BONUCCI - Viterbo

fisiche e da Golden Goose nei siti di e-commerce. Forse trainata dalla presa di coscienza nei confronti dello stato del nostro pianeta, in seguito alla pandemia, si riscontra un’attenzione crescente nei confronti della sostenibilità, come sottolinea il 72% degli intervistati. «Non è ancora una discriminante nell’acquisto, ma diventa un importante momento di

Consegne a domicilio, appuntamenti privati, personal shopper, omnicanalità: vince il servizio, nel segno dell'empatia storytelling durante la vendita - sottolinea Didi Corbetta di Valtellini a Rovato -. Penso al successo che ha avuto la Earth Polo di Ralph Lauren, che abbiamo venduto molto bene dopo averla raccontata sui social, realizzata con un tessuto derivato da plastica riciclata». I negozianti hanno fatto tesoro della lezione appresa nei lunghi mesi del

lockdown e continuano a cavalcarla, facendo a gara nel proporre servizi sempre più mirati e attenti alla clientela: «Fondamentale fare attenzione alla selezione del prodotto e alla personalizzazione dell’esperienza di shopping, che trovi una sua declinazione anche in digitale, in una prospettiva sempre più omnichannel. Essenziali anche i servizi di conciergerie, personal shopping e consegne a domicilio», spiega Tiziano Cereda di Biffi Boutiques a Milano e Bergamo. «Crediamo sia stato importante essere vicini ai nostri clienti attraverso i social, in particolare Instagram, per ricordare i vari servizi disponibili come spedizioni, videochiamate, ma soprattutto consigli e invio di fotografie per la scelta dei regali - aggiunge Didi Corbetta di Valtellini -. Le parole chiave sono sempre più elasticità ed empatia, che significa dare al cliente la possibilità di contattarci attraverso differenti modalità, come telefonate, Whatsapp, Direct Message su Instagram, essere pronti nella risposta, mostrarsi disponibili con gli orari». Le opzioni sono molte altre: Simona Pessina di Paolo Pessina a Monza scommette su


LANIFICIO DELL’OLIVO for

IL LANIFICIO DELL’OLIVO TRACCIA LA VIA DELLA SOSTENIBILITÀ MATERIALI NOBILI E UNA CURA MANIACALE DEL SERVIZIO, MA PER LA FILATURA DI CAMPI BISENZIO C’È MOLTO DI PIÙ E NON DA OGGI: L’IMPEGNO ASSOLUTO PER L’AMBIENTE E LA RESPONSABILITÀ SOCIALE, ATTESTATO DAL PROGRAMMA “GOING GREEN” E DA NUMEROSE CERTIFICAZIONI Dal 2016, anno del lancio del programma “Going Green”, sono passate tante stagioni e collezioni di filati. Il Lanificio dell’Olivo è stato tra le prime aziende a sottoscrivere il programma Detox insieme a Greenpeace, con l’obiettivo di eliminare le sostanze tossiche presenti nell’abbigliamento e nell’ambiente. Da questa prima importante tappa l’azienda ha continuato a tracciare la strada per mantenere il focus sulla ricerca di materiali sostenibili e a minore impatto, costellando il proprio percorso di certificazioni che riguardano tutte le categorie delle materie prime lavorate come cotone, lana, mohair, alpaca o i filati sintetici. Hanno superato ormai abbondantemente la decina le certificazioni e licenze che vanno a rendere sempre più strutturata l’offerta di filati eco-compatibili e sostenibili, per rispondere con una crescente attenzione e la massima cura alle richieste di un mercato che sta rafforzando la propria consapevolezza sulle attuali e urgenti istanze ecologiche. Le fibre animali e vegetali utilizzate da Lanificio dell’Olivo sono sempre più biologiche, responsabili e cruelty free, mentre sulle sintetiche si punta decisamente sul riciclo. Da un paio di stagioni tutto il cotone utilizzato è biologico e questo garantisce a diversi filati il marchio GOTS (Global Organic Textile Standard), mentre sempre per il cotone il Lanificio dell’Olivo aderisce alla campagna BCI (Better Cotton Initiative). Molta della lana, inoltre, è certificata RWS (Responsible Wool Standard) e ora il mohair è RMS (Responsible Mohair Standard). Quanto alle viscose, moltissime sono certificate FSC (Forest Stewardship Council). Anche materie sintetiche, come il poliestere o il poliammide, sono in fase di progressiva con-

versione e possono derivare da lavorazioni di reimpiego circolari e certificate, ad esempio dal riciclo delle bottiglie di plastica: la certificazione in questo caso è l’importante GRS (Global Recycled Standard). Tutte le buone pratiche, che riguardano anche la sicurezza sociale e ambientale, la riduzione delle sostanze chimiche e la tracciabilità, sono riportate nel Bilancio di sostenibilità redatto annualmente da diversi anni e in grado di sottolineare i traguardi raggiunti, frutto di importanti investimenti, oltre che di una chiara filosofia e di azioni coerenti. Nella collezione AI 22/23 cresce in maniera importante l’uso di lana e seta, che diventano protagoniste insieme a fibre preziose come l’alpaca e il mohair, da sempre di casa, con accenti nuovi: una collezione

lanificiodellolivo.com

ampia, arricchita da ben 15 nuove proposte molte delle quali davvero preziose, modulabili per ricchezza di colori e soluzioni per soddisfare qualsiasi esigenza. Una novità è un’intera famiglia di prodotti dove la lana è il cuore soffice che si unisce in mischia alla brillantezza della seta. Filati in chiave sostenibile, che mantengono tutta la capacità espressiva delle lavorazioni tipiche di Lanificio dell’Olivo, dove la fantasia si esprime in soluzioni originali, all’avanguardia e sempre in sincronia con il servizio al cliente, oggi un valore ancora più importante, anzi fondamentale. L’esperienza e la competenza, derivanti da una lunga tradizione Made in Italy, si traducono in valori tangibili all’interno di collezioni dove i filati sono autentici archetipi di stile.


MERCATI BUYERS' SURVEY

RINGRAZIAMO PER IL CONTRIBUTO

GIORDANO BOUTIQUE - Pompei (Na)

MORAS BOUTIQUE - Intimiano (Co)

DIVO BOUTIQUE - Santa Maria a Monte (Pi)

NOHA - Brindisi

Come sarà il vostro BUDGET per la prossima Spring-Summer?*

57%

STAZIONARIO

40% IN AUMENTO

3%

IN FLESSIONE

*Possibili più risposte

76

appuntamenti con spazi dedicati e offre l'opzione abiti e accessori su misura, Fausto Vanni, di Fausto di Guelfa, non vede l’ora di organizzare i trunk show, che un tempo realizzava due volte l’anno nel suo store di Santa Maria a Monte, Carlo Porrini di Porrini a Besozzo, in provincia di Varese, aggiunge l’ampia offerta di prodotto e la capacità di riassortire i capi, mentre Mirko Moras di Moras Botique a Intimiano, Como, mette al primo posto l’online come importante vetrina del negozio, soprattutto nei momenti delle chiusure. A proposito di online, come si diceva l'e-commerce è stato un’ancora di salvezza nei mesi scorsi e per questo il 51% degli intervistati lo ritiene fondamentale e pensa di incrementarlo. Il 37% però tiene a precisare che non prenderà il posto del negozio fisico. «L’experience digitale non potrà mai sostituire il contatto umano e la curiosità di scoprire le novità instore», conferma Enrico Balatresi di Tiziana Fausti a Bergamo. Gli fa eco Tiziano Cereda di Biffi Boutiques: «L’e-commerce è fondamentale, ma non sostituibile alla boutique fisica, che mantiene un ruolo importan-

10 CORSO COMO Milano - AGNETTI Macerata - BIFFI BOUTIQUES Milano, Bergamo - COLOGNESE 1882 Montebelluna (Tv)- COLTORTI Ancona, Pescara, San Benedetto del Tronto, Macerata - CUCCUINI Livorno - DELL'OGLIO Palermo - DIVO BOUTIQUE Santa Maria a Monte, Pontedera (Pi) - ELEONORA BONUCCI Viterbo - E. MOLINARI EMPORIUM Roma - FAUSTO DI GUELFA Santa Maria a Monte (Pi) - GALIANO Giugliano (Na) - GIGLIO Palermo GIORDANO BOUTIQUE Pompei (Na) IL CORTILE Novara - LACERBA Rimini - LEAM Roma - L’INCONTRO UOMO Modena - MANTOVANI San Giovanni Valdarno (Ar) - MARCELLO UOMO Benevento - MONTI Cesena - MORAS BOUTIQUE Intimiamo (Co) - NIDA Caserta - NOHA Brindisi - NUGNES 1920 Trani (Bt) - PAOLO PESSINA Monza - PAPILLON Corigliano Calabro (Cs) - PORRINI MODA & CASA Besozzo (Va) - SCAGLIONE Ischia (Na) - SIR ANDREW’S Carpi (Mo) - SUGAR Arezzo - TIZIANA FAUSTI Bergamo - TUFANO Pompei (Na) e Scafati (Sa) - VALTELLINI Rovato in Franciacorta (Bs) - VELA SHOP Cagliari tissimo per il rapporto personale con i clienti, l’esperienza di shopping e la narrazione del prodotto, in particolare nel caso di marchi di nicchia e di ricerca. Le due dimensioni manterranno le loro specificità, ma si integreranno sempre più». Per il futuro il mood dei negozianti è positivo, come confermano anche i budget, che resteranno stazionari per il 57% degli intervistati e in aumento per il 40%. Merito della tanto attesa immunità di gregge, che per l’86% degli intervistati porterà sempre più consumatori in store nei prossimi mesi. Molto dipenderà naturalmente anche dalle misure adottate dal governo per far ripartire l’economia. Su questo aspetto Vincenzo Reggiani di Lacerba a Rimini è dubbioso: «Per quanto riguarda i ristori, nel 2020 abbiamo ricevuto solo 8mila euro a fondo perduto e un accesso al credito di 25mila euro. Non ci aspettiamo molto di più nel 2021. Inoltre le banche non ci aiutano e hanno ridotto i fidi del 30-50% negli ultimi mesi. Ci troviamo in uno scenario che penalizza fortemente i piccoli, destinati a sparire come effetto della globalizzazione». 



MERCATI CHILDRENSWEAR ABBIGLIAMENTO INFANTILE L’andamento delle vendite La parola a negozi e showroom

Back to life: si torna a giocare Risale la fiducia, showroom e negozi si ripopolano. Forti di una nuova consapevolezza: lo human touch è insostituibile

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DI ANGELA TOVAZZI

La moda junior è ripartita e confida nel rush delle vendite estive, sostenute dall’agognato via libera a comunioni e cresime. I negozianti e gli agenti tirano un sospiro di sollievo, anche se - va ricordato - le insegne del childrenswear sono state in parte risparmiate dai ripetuti lockdown che hanno impattato fortemente sui punti vendita per l’adulto. Il semaforo verde agli eventi ha ribaltato le prospettive per la primavera-estate 2021, così come il buon andamento della campagna vaccinale ha ridato fiato ai budget per le stagioni successive, come spiegano i portavoce di alcuni negozi e showroom. «La cerimonia ha sbloccato l’impasse - commenta Elisabetta Bonello della boutique Anna Annibali a Civitanova Marche - anche se finora i capi che sono andati meglio sono quelli non troppo importanti e mettibili anche in altre occasioni». Meno bene è andato il cosiddetto “cambio stagione”, con capispalla, pull per la primavera, ancora sotto scacco causa pandemia. Ma il giro di boa c’è stato: «Ci sono sicuramente categorie di consumatori più penalizzati e che nemmeno entrano nei nostri negozi, ma quelli che entrano hanno voglia di spendere, emozionarsi, vestirsi per uscire», racconta Bonello, indicando Burberry, Stone Island, Stella McCartney e Ralph Lauren come i marchi più gettonati. Gli ultimi tre sono stati tra i best seller anche di Valtellini, multimarca a Rovato, in Franciacorta, che ha registrato ottime performance commerciali anche per le collezioni in piccole taglie di Paolo Pecora e Twinset: «Sicuramente respiriamo un clima di maggior fiducia - sottolinea Didi Corbetta -. Credo che chi non si è fermato durante i vari lockdown venga ora premiato dalla clientela». Insomma, l’estate è iniziata con entusiasmo e speranza: lo confermano anche studi di rappresentanza che hanno già il polso del mercato per la FW 2021/2022 e sono impegnati con la campagna vendite SS 2022. «C’è tanta voglia di ricominciare - dice 78

1. Lo stile di Diesel Kid 2. Due proposte Mc2 St. Barth 3. Stone Island, best seller tra i marchi in piccole taglie 4. Una felpa di Stella McCartney

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3

4

I negozi fisici hanno un’arma in più, che va sfoderata: poter far vedere i capi, farli toccare e provare Anna Beritelli di Sicilia Uno -. I nostri clienti sono venuti tutti e molti hanno anche incrementato i budget. Con la convinzione che il perso è perso e che ora è il momento di guardare avanti». Ma con sangue freddo e oculatezza, come suggerisce l’imprenditrice, senza lasciarsi prendere la mano da «scontistiche eccessive» e cercando di portare a casa la lezione imparata durante questa pandemia: che «la tecnologia è un grande supporto, sì, ma moda e creatività hanno bisogno di condivisione e partecipazione». Detto altrimenti, non ce ne rendevamo conto ma adesso sì: lo human touch è un gran-

de valore aggiunto. Fermo restando il ruolo dell’e-commerce, prezioso salvagente che ha tenuto a galla lo shopping nei mesi più difficili e che non sembra destinato a perdere posizioni anche in futuro: «È vero, il canale digitale è in forte accelerazione - dice Chiara Bacchini di Bacch Rappresentanze a Cattolica - ma i negozi fisici hanno un’arma in più, che va sfoderata: la possibilità di far vedere i capi, farli toccare, soprattutto farli provare». Pensiamo ai jeans, come suggerisce l’imprenditrice: «Indovinare la misura e il modello giusto su Internet è difficile, con il rischio di dover rispedire indietro il capo. Nello store fisico ci sono a disposizione tante vestibilità: se si intuisce il fit adatto appena un cliente varca la soglia del negozio, la vendita è già fatta». Quanto al sell in, Bacchini è soddisfatta: «Sta andando bene, meglio per il maschio che per la femmina, che è più tentata da acquisti nelle catene come H&M e Zara». Oltre a Stone Island, «sempre in pole position nelle vendite», ottimi feedback stanno venendo dallo stile rilassato di Diesel Kid, ma anche dai costumi colorati di Mc2 St. Barth. La voglia di evasione è tanta. 


COVESTRO for

LA SNEAKER DEL FUTURO È GIÀ QUI NEL 2024 IL MERCATO GLOBALE DELLE SNEAKER RAGGIUNGERÀ UN VALORE DI 100 MILIARDI DI DOLLARI, PREMIANDO I MODELLI AD ALTISSIMA PERFORMANCE, MA ANCHE SOSTENIBILI. COVESTRO, LEADER NEL SETTORE DEI TECNOPOLIMERI, SA DARE LA RISPOSTA GIUSTA A UN MERCATO ESIGENTE, COME DIMOSTRA L’INTESA CON ANTA SPORTS, AZIENDA CHE RAGGRUPPA IMPORTANTI BRAND DELLO SPORTSWEAR Lo sportswear è uno dei numerosi settori compresi l’automotive, l’elettronica di consumo, l’industria aeronautica e l’abbigliamento - in cui vengono utilizzati i tecnopolimeri di Covestro, leader nel suo settore grazie all’utilizzo delle tecnologie più avanzate, al servizio delle aziende per realizzare prodotti innovativi, all’avanguardia nell’estetica e amici dell’ambiente. Grazie alla collaborazione tra Covestro e Anta Sports (azienda che raggruppa importanti marchi dello sportswear), nasce una nuova generazione di sneaker, testate nel basket dall’all-star NBA Klay Thompson: pensate per chi fa attività fisica, sono ideali anche fuori dalla palestra. Chi ha visto la serie The Last Dance sulla vita del leggendario cestista Michael Jordan avrà notato il laborioso lavoro di bendaggio delle caviglie prima di ogni partita, visto che giganti alti due metri devono muoversi in velocità all’interno di uno spazio lungo appena 28 metri. Determinante è lo shrank (in italiano cambriglione), rinforzo inserito fra tacco e pianta per avere il giusto mix di rigidità ed elasticità, durezza e morbidezza. In genere il cambriglione è realizzato in metallo, ma Covestro è riuscito a utilizzare un materiale composito in fibra di carbonio, per costruirne uno molto sottile ed elastico. Al servizio delle aziende produttrici di sneakers, la tecnologia di Covestro permea l’intera scarpa a partire dalla tomaia (la parte superiore che avvolge il piede), che si avvale di un tessuto mesh di poliuretano termoplastico estremamente confortevole, impermeabilizzabile grazie a un coating in poliuretano a base acquosa, ecologico e non inquinante. Nelle sneakers prodotte da Anta Sports l’intersuola - un elemento chiave per l’ammortizzamento e il ritorno dell’energia cinetica del movimento - viene realizzata con una polvere di TPU (poliuretano termoplastico) prodotto da Covestro, stampata con il processo SLS (Sensitive Laser Sintering), garanzia di precisione e di successivo riciclo della polvere inutilizzata. Quanto alla fodera, la soluzione adottata è una

schiuma di poliuretano viscoelastica, resistente agli urti e in grado di assorbire l’energia. Tocco finale il già citato cambriglione, cuore segreto della calzatura, in preziosa fibra di carbonio, spessa appena 1 millimetro: una vera innovazione firmata Covestro per le scarpe sportive, un settore il cui valore, secondo Global Info Research, raggiungerà i 100 miliardi di dollari nel 2024. Alla richiesta da parte delle aziende di una sempre maggiore qualità, capacità di produzione su scala e sostenibilità, Covestro risponde con materiali plastici e compositi termoformabili in modo efficiente con tassi di resa elevati, cicli produttivi dai tempi ridotti e una conseguente razionalizzazione dei costi, senza contare il plus della riciclabilità. Come sintetizza Lisa Ketelsen, responsabile del business dei compositi termoplastici di Covestro, «questi materiali consentono una produzione di massa efficiente e non dimentichiamo che possono essere adattati alle prestazioni desiderate e alle diverse dimensioni di produzione, creando valore in tutti i settori».

www.covestro.it


MERCATI NEWS PARLA IL BRAND CEO LEO SCORDO

Pal Zileri: a Firenze un nuovo lifestyle e poi un opening in centro a Milano Si rafforza l’offerta casual e contemporanea, senza tradire il dna. Imminente l’apertura di un monomarca milanese in via Manzoni, in arrivo i profumi e al via un accordo distributivo in Cina Pal Zileri è uno dei marchi che partecipano a Pitti 100, «per lanciare un messaggio di ripresa e di presenza, in un momento in cui altri hanno deciso di disertare una fiera di cruciale importanza per il settore». A parlare è Leo Scordo, brand ceo di Pal Zileri (in precedenza era brand director), subentrato a Marco Sanavia. Quest’ultimo resta all’interno della casa madre Mayhoola Group con il ruolo di Human Resources & Organization Director. In uno stand color verde laguna la protagonista è la Oyster Jacket, presentata anche con un video e un mini-advertising: «Un prodotto declinato in versione parka, field jacket e blouson, innovativo rispetto alla solita offerta di Pal Zileri», sottolinea Scordo, che nel suo CV annovera un’esperienza come managing director di C.P. Company e il ruolo di responsabile delle linee Sportswear e Tailoring nel Dipartimento Licensing di Ermenegildo Zegna. «La Oyster Jacket - prosegue - è un “guscio” ideale da mattina a sera, ispirato al claim Your world is your Oyster. Un capo multifunzione, con 14 tasche interne ed esterne, per avere a

LE SFIDE DI LANDO SIMONETTI

La Martina ridisegna il concetto di omnicanalità

1. Leo Scordo, brand ceo di Pal Zileri 2. L’attore Andrea Bosca indossa la Oyster Jacket di Pal Zileri

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portata di mano tutto quanto occorre per il lavoro e il tempo libero». «Vogliamo essere il brand italiano maschile di lifestyle di riferimento per l’uomo contemporaneo - chiarisce Scordo - non solo rafforzando l’offerta in ambito casual e leisurewear, ma anche sviluppando nuove proposte di capispalla e riposizionando la gamma Premium». Con la SS22 viene inoltre arricchita con pantaloni sportivi, jersey e maglieria la parte Never Out Of Stock, mentre è previsto per l’inizio del prossimo anno il debutto dei profumi. A livello distributivo Pal Zileri, che conta su circa 30 monomarca e 350 wholesaler, gioca su due tavoli: da un lato il rafforzamento internazionale, con la firma di un accordo con uno dei principali operatori sul mercato cinese e crescite significative negli Stati Uniti e dall’altro l’Italia, dove a giorni sarà inaugurata una boutique di circa 200 metri quadri in via Manzoni 38. L’e-commerce, lanciato a fine ottobre 2020, «ha ottenuto finora riscontri abbastanza soddisfacenti - conclude Scordo - permettendoci di testare presso un pubblico molto più ampio l’efficacia delle nuove strategie». (a.b.)

bini a scuola». Recente, dal punto di vista del prodotto, la sinergia con uno dei marchi green del momento, Acbc, attraverso i partner Giano (calzature) e Principe (pelletteria): ne è nata una mini-collezione di sneaker e uno zaino in materiali riciclati, «che per ora è un piccolo progetto, ma fa parte di un nostro percorso che spazierà an-

Il brand ispirato al polo ha fatto un investimento importante per intregrare al meglio distribuzione fisica e online. Ma sono in ballo progetti a tutto campo Sostenibilità, nuove partnership e omnichannel evoluto sono i tre assi su cui si sviluppano le strategie di La Martina: come spiega il ceo e fondatore Lando Simonetti, «sentiamo molto il tema dell’ambiente, che per noi è un fatto di dna. Non vogliamo far piacere al mercato, ma essere in linea con le esigenze del consumatore e centrare l’obiettivo di diventare completamente sostenibili entro il 2035/2040, coinvolgendo tutta la nostra filiera. Inoltre lavoriamo dietro le quinte per difendere la natura, per esempio con iniziative di riforestazione e sensibilizzazione sull’ambiente dei bam-

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che nell'abbigliamento», così come ci sono aspettative sugli accordi annunciati in piena pandemia - tra novembre e dicembre 2020 - con Gimel per il kidswear e con Jet Set Group per i profumi. Nelle scorse settimane è stato aggiunto un ulteriore capitolo alla collaborazione con Pininfarina, con il lancio di una capsule maschile see now, buy now, in vendita sul sito La Martina e ispirata al design della Modulo, concept car dise-

gnata da Pininfarina nel 1970. Tutto questo non potrebbe avere la giusta cassa di risonanza senza l’omnicanalità: mentre il network fisico ha superato quota 200 multimarca e 50 monomarca tra Emirati Arabi, Europa e America del Sud, con piani di espansione in Cina e Brasile - si parla in particolare di 45 nuovi negozi da sviluppare in tre anni nella Repubblica Popolare -, le vendite online sono al 15% del giro d’affari, dal precedente 10%. L’obiettivo è un deciso balzo in avanti, «senza però dimenticare che il futuro è nell’unione, e non nella separazione, tra fisico e digitale. Sono due facce della stessa medaglia». Con FiloBlu è stato definito un piano articolato, con alcuni capisaldi: stock illimitato sulla piattaforma digitale, per coinvolgere il consumatore finale ma supportando in parallelo la vendita dei multibrand - a cui vengono offerti anche video e immagini da ripostare sui loro social -, ridefinizione delle collezioni in capsule valorizzate dallo storytelling e posizionamento più mirato sui marketplace già attivi, come Zalando e Amazon, sondandone di nuovi. Non ultimi, strumenti di marketing volti ad accrescere l’engagement e la conversion rate. (a.b.)


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MERCATI NEWS AL TRAGUARDO DEI DIECI ANNI

Panchic gioca la carta della sostenibilità e lancia la nuova piattaforma B2B-B2C Il marchio si è imposto all’attenzione del mercato con le sue calzature casual lontane dai trend, interamente realizzate in Italia a chilometro quasi zero. Ora è il momento di digital integrato e più estero Nei mesi difficili della pandemia ha lavorato per spingere più in alto l’asticella della qualità, con un percorso che giunge a maturazione in occasione del suo decimo anniversario. Parliamo di Panchic, il marchio di calzature uomo, donna e bimbo di Fonte, in provincia di Treviso, fondato nel 2010 da Leonardo Dal Bello, che ne è anche direttore creativo. Una label che ha conquistato l’attenzione del mercato, crescendo a un ritmo del 25% di anno in anno e che anche nel 2020 è riuscita a mettere un segno più davanti al suo giro di affari (+10%) a quota 6,5 milioni di euro, con la previsione di toccare quota 8 a fine 2021. «Il brand ha incontrato il favore della clientela grazie all'immagine originale, lontana dai trend, che ha fatto breccia nell'attenzione di un consumatore dai 30 anni in su e che ora puntiamo a proporre anche a un target più giovane - racconta Dal Bello -. Un prodotto lifestyle casual venduto in 950 punti vendita (di cui 500 in Italia), con un ottimo rapporto qualità/prezzo, 100% made in Italy principalmente nella nostra sede e in laboratori a chilometro quasi zero vicini all'azienda». Ora è il momento di fare un ulteriore salto di qualità: dalla SpringSummer 2022, infatti, la scommessa è sulla sostenibilità. «Per essere davvero credibili in questo percorso - rivela l'imprenditore - abbiamo voluto che il peso dei materiali sostenibili fosse superiore al 50% sul totale del peso della collezione. In più contiamo sulla filiera corta, che ci permette di ridurre le emissioni di Co2, e sulla tracciabilità, dal momento che tutte le scarpe, grazie alla tecnologia Rfid, avranno un tag interno che le seguirà anche fuori dai nostri stabilimenti». Dal Bello è pronto a festeggiare questi traguardi: «Vorremmo organizzare un evento a Milano in settembre in occasione del Salone del Mobile. Un appuntamento che puntiamo ad amplificare con la creazione di contenuti online e sul punto vendita da veicolare a un pubblico sempre più vasto». A proposito di online, l'e-commerce rappresenta un asset importante per l'azienda e oggi vale il 10% del fatturato, con un'importante novità in arrivo: «A luglio lanceremo la nostra piattaforma unica B2C e B2B su cui accederanno gli agenti per gli ordini, i negozianti per i riassortimenti e i consumatori 82

Myths: «Già nel 2021 torniamo ai livelli pre-pandemia» Punti di forza e prospettive dell’azienda emiliana specializzata in pantaloni, nelle parole dell’art director e direttore generale Simone Bernardi

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1. Leonardo Dal Bello, founder & creative director di Panchic 2. Una proposta Fall-Winter 2021 del brand

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per gli acquisti». Da questo mese di giugno, intanto, sono partite le prime spedizioni dalla nuova e unica sede logistica integrata, vicino alla sede produttiva dell'azienda, con un ulteriore spazio di 2.500 metri quadri, che servirà sia il wholesale che l'e-commerce. Altra grande scommessa sono i Paesi stranieri, dove oggi l'azienda realizza il 47% del fatturato. In Spagna, secondo mercato con il 20% sul turnover totale, è stata aperta una showroom direzionale lo scorso gennaio. Seguono Russia, Germania e Svizzera, mentre nel mirino ci sono i mercati orientali, Giappone e Corea, e il Nord Europa. «Stiamo sondando il terreno, per partire con le carte in regola», conclude Dal Bello. (c.me)

Il virus ha rallentato ma non fermato Myths, marchio emiliano di pantaloni che fa capo alla famiglia Bernardi: Luciano (fondatore e a.d.), il figlio Simone (art director e direttore generale) e l’altro figlio Giovanni, che si occupa invece del brand WhiteSand, coadiuvati da una ventina di collaboratori. «Ci rivolgiamo a uomini e donne che cercano capi dalla vestibilità comoda e personale - dice Simone Bernardi Persone conquistate da un prodotto che si differenzia dalle “solite” linee e che per la SS22 sarà all’insegna di colore, colore e ancora colore, accanto a tessuti dalle grandi performance, italiani così come lo sono tinture e lavaggi». Nel 2019 il fatturato aziendale si aggirava sui 9,5 milioni di euro, con il 40% realizzato all’estero, soprattutto in Germania, Nord Europa, Spagna, America e Italia: una cifra che, dopo il calo a 7,5 milioni del 2020, la famiglia Bernardi conta di recuperare già quest’anno. Tra le leve strategiche un prodotto per il 65% al maschile, ma con la donna che sta crescendo, distribuito in 300 multibrand selezionati: «Nelle collezioni mettiamo sempre più ricerca da ogni punto di vista, compresi i trattamenti, potenziando l’attenzione all’ambiente - afferma l’art director e d.g. -. Di pari passo va il servizio al cliente, grazie a un customer care che è uno dei nostri fiori all’occhiello». «In primo piano anche la comunicazione - conclude -. Per esempio, stiamo veicolando sul profilo Instagram un progetto digitale basato su un confronto/intervista con alcuni top client italiani e a seguire coinvolgeremo gli esteri. Quanto all’e-commerce aziendale, è sicuramente in agenda» (Nella foto, da sinistra, Giovanni, Luciano e Simone Bernardi). (a.b.)



MERCATI SALONI ALESSANDRO BARBERIS CANONICO

1. Alessandro Barberis Canonico: era stato nominato presidente di Milano Unica a inizio febbraio 2020 2. Un'immagine della manifestazione, dedicata alle nuove collezioni per l'autunno-inverno 2022/2023

«Milano Unica, un'opportunità per ripartire» Il presidente della rassegna tessile, prossima a tornare in presenza il 6 e 7 luglio a Fieramilano Rho, fa il punto sulla manifestazione e su un settore che deve riprendere quota investendo in creatività, innovazione e responsabilità sociale

A pochi giorni dall’avvio di Milano Unica (il 6 e 7 luglio nei padiglioni 16 e 20 di Fieramilano Rho), il presidente della manifestazione tessile, Alessandro Barberis Canonico, dà le prime indicazioni su un’edizione che «rappresenta una grande opportunità per ripartire. Data la situazione attuale, siamo già fortunati a poter contare sulla fiera in presenza, compatibilmente con le regole sanitarie. Spero che questo sia un primo passo verso un ritorno alla normalità». «Rispetto a settembre 2020 assistiamo a una crescita del +25% circa nel numero di espositori - prosegue l’imprenditore, che non dà cifre precise perché al momento di andare in stampa la situazione è in progress -. Le prime a confermare l’adesione sono state le realtà export oriented e che scommettono sulla ripartenza. È importante per noi incentivare l’incoming di clienti, soprattutto dall’estero: con Ice stiamo cercando di farlo, visto che all’ultima edizione in presenza questo era stato il tassello mancante». Barberis Canonico confida nell’arrivo di operatori dal Nord Europa e, se ci saranno voli Covid tested, anche dagli Stati Uniti, «mentre ritengo difficile per

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ragioni epidemiche un’affluenza dal Regno Unito e per restrizioni sugli spostamenti dalla Cina. In forse Giappone e Corea». Dopo che l’appuntamento di febbraio si è svolto in modalità online, la piattaforma digitale eMilanoUnica Connect - una sorta di “fiera oltre la fiera” - resterà attiva come canale di supporto e interfaccia con i compratori che non verranno in Italia. Il digitale «accompagnerà le collezioni fisiche, consentendo di evolverle e implementarle: uno strumento che, oltre al vantaggio della rapidità, consente di personalizzare le proposte in base

alle richieste del cliente». Fisico e online saranno dunque più che mai due facce della stessa medaglia, in nome di «una creatività continua e seasonless». Creatività che per Alessandro Barberis Canonico va alimentata con l’innovazione continua e valorizzata con la responsabilità sociale, per un tessile italiano la cui priorità è «puntare ad agganciarsi alla ripresa della domanda in Paesi che sono già usciti dalla pandemia e possono trainare il comparto». Quanto alle istituzioni, «devono sostenere le piccole aziende per rimettere in moto il sistema». (a.b.)

FIERE TESSILI IN FRANCIA

I format flessibili di Parigi in attesa della nuova normalità Tra fine giugno e inizio luglio si alza il sipario su Fashion Rendez-Vous Paris e Texworld Evolution Paris, mentre Denim Première Vision per ora resta 100% digitale

Le manifestazioni da migliaia di espositori e visitatori sono un ricordo: occorrono nuove formule espositive. Da questa consapevolezza è nato lo scorso febbraio Texworld Evolution Paris (nella foto), un evento ibrido sul tessile e il sourcing, che torna alla ribalta dal 5 al 9 luglio presso l’Atelier Richelieu ed è abbinato a un’app. Il focus è sui buyer francesi e internazionali dell’alto di gamma, selezionati e su invito, i quali visioneranno i campioni tessili (al massimo un centinaio) e una cinquantina di proposte di abbigliamento, presentati nelle aree The Fashion Library e The Trend Forum, oltre che in un Trend Book. A febbraio sono stati

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presentati 2.500 campioni e ci sono state fino a 3.200 richieste via app, con 10mila prodotti circa selezionati dai compratori. Il Grand Palais Ephémère è invece la sede, dal 30 giugno al primo luglio, di Fashion Rendez-Vous Première Vision, un evento dedicato a tessuti, pelle, accessori e design, mostrati dagli espositori o dagli agenti, naturalmente con controparte online sul sito premierevision.com. Sarà al 100% digitale Denim Première Vision, dal 5 al 9 luglio. Gli altri appuntamenti “by Première Vision” si svolgeranno in presenza, ma con un'impostazione sempre ibrida: Made in France Première Vision (l’8-9 settembre al Carreau du Tem-

Un'immagine di repertorio di Texworld Evolution Paris

ple) e Première Vision Paris, salone in programma dal 21 al 23 settembre al Parc des Expositions-Paris Nord Villepinte. Dal 13 al 14 ottobre Denim Première Vision sbarcherà a Milano (cosa che avrebbe già dovuto fare questo mese di maggio), al Superstudio Più, per trasferirsi a Berlino il 17 e 18 maggio. (a.b.)


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DA TOTALENERGIES IL TOP DELLE SOLUZIONI ECO-COMPATIBILI PER IL TESSILE TRA I PRINCIPALI PLAYER MONDIALI DEL SETTORE ENERGETICO, TOTALENERGIES OFFRE AL SETTORE UNA GAMMA COMPLETA DI AUSILIARI SPECIALI E LUBRIFICANTI CONFORMI AI PIÙ AVANZATI STANDARD ECOLOGICI E ALLE DISPOSIZIONI DELLA NORMATIVA REACH. PERFORMANCE AVANZATE VANNO DI PARI PASSO CON LA PROTEZIONE DELLA SALUTE UMANA E DELL’AMBIENTE. Da TotalEnergies, leader internazionale del comparto energetico, arrivano strumenti indispensabili per il tessile in tutte le fasi di lavorazione. Gli ausiliari speciali e i lubrificanti ad alte prestazioni TotalEnergies sono infatti sviluppati tenendo in considerazione i vincoli tecnici del comparto, inclusi gli standard di sostenibilità, in conformità ai criteri di certificazione Oeko-Tex Ecopassport e GRS Compliance (Global Recycled Standard) e alle disposizioni della normativa REACH, che mirano ad assicurare un maggiore livello di protezione della salute umana e dell’ambiente: gli ausiliari e lubrificanti tessili TotalEnergies rispettano, infatti, gli standard ecologici e tossicologici di settore e sono privi di SVCH (Substances of Very High Concern) e Apeo (alchilfenoli etossilati). Una gamma di prodotti biodegradabili, non etichettati e certificati come non pericolosi, nel rispetto dell’ambiente e dei più elevati standard di qualità internazionali (certificazione ISO 9001). Prodotti che, grazie alla loro composizione, garantiscono inoltre un risparmio in termini di TCO (Total Cost of Ownership) e una riduzione delle emissioni di Co2. TotalEnergies è sinonimo di prodotti specialistici, che coprono tutta la filiera produttiva, come ausiliari antistatici per filati e fibre, oli per aghi, agenti di protezione fibre, detergenti e lubrificanti per la manutenzione o grassi e fluidi per trasferimento di calore/freddo, tra cui alcuni veri campioni di eco-compatibilità: TEXINOL FCT 95 (fluido lubrificante e antistatico per cardatura e pettinatura), LISSOLFIX APXZ 255 (fluido di ensimaggio per testurizzazione, ritorcitura, rivestimento e avvolgimento), TIXO STAINLESS (oli lavabili per maglieria), PARATEX 404 (fluido per la copertura e protezione dei filati in orditura e incollaggio), DETERFIX

TB 630 Z (fluido detergente per risciacquo e lubrificazione delle bobine dopo la tintura), DETERFIX CR 677 (fluido detergente solubile in acqua per eliminare i lubrificanti tessili tramite processi di lavaggio prima e dopo la tintura). Progettati ed evoluti in collaborazione con le aziende tessili e i produttori

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di apparecchiature dedicate, gli ausiliari e i lubrificanti TotalEnergies sono studiati per affiancare la clientela nel continuo miglioramento della qualità dei tessuti realizzati e dell’efficienza delle macchine, supportando in Italia la diffusione del made in Italy in tutto il mondo.


MERCATI E-COMMERCE PLAYER DELLE FLASH SALE Nuovi progetti anche nella Penisola Parla il country manager Italia

1. Andrea Scarano 2. Le cifre clou dell’etailer 3. Uno shopping user-friendly è alla base del successo di Veepee 4.La sede di Veepee a Parigi (© Vincent Fillon)

Veepee: anche in Italia la parola chiave è partnership L’e-tailer, che ogni anno investe circa 100 milioni di euro in ricerca & sviluppo, ha un legame particolarmente forte con il nostro Paese, dove il potenziamento della relazione con i brand va di pari passo con nuovi servizi, pensati anche per le nuove generazioni DI ALESSANDRA BIGOTTA

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Su 66 milioni di iscritti su Veepee, l’etailer leader nelle flash sale con ricavi complessivi pari a 3,8 miliardi di euro nel 2020, 12 milioni sono italiani. «Un Paese sul quale stiamo focalizzando diversi progetti, in base a una visione B2B first, per offrire ai marchi partner servizi complementari alle loro strategie», spiega il country manager Andrea Scarano. «In particolare - prosegue - abbiamo lanciato di recente anche nella Penisola InShop, che permette ai brand di connettere a una nostra flash sale lo stock presente fisicamente nelle loro rete di negozi, per una gestione in real time

InShop, Brandsplace, Re-cycle e Re-turn: quattro keyword per le nuove strategie integrata». Da citare inoltre Brandsplace, «un marketplace dove sono i marchi a dettare le regole, nel senso che possono dare risalto ai loro prodotti, scegliendo l’identity e l’immagine che più li rappresenta, in un ambiente premium e avvalendosi della customer base di Veepee». Un fronte caldo è la sostenibilità, con alcuni servizi che, dopo essere stati lanciati con successo in Francia, sono in dirittura d’arrivo anche da noi. «Si tratta di Re-cycle e Re-turn - sottolinea il manager -. Il primo permette al brand di raggiungere i propri clienti attra86

verso un evento esclusivo sulle nostre piattaforme: gli utenti hanno la possibilità di rendere dei prodotti usati del marchio e in cambio ottengono un voucher da utilizzare per un nuovo acquisto, nei negozi fisici o online del marchio stesso». Questi prodotti «possono essere donati, riciclati o sottoposti a un trattamento per essere venduti nel mercato second hand: l’obiettivo è dare loro una seconda vita, coinvolgendo attivamente il cliente». Quanto a Re-turn, che in Francia conta già due milioni di account registrati sulla piattaforma dedicata, «è un servizio volto alla gestione dei resi tramite una piattaforma C2C ad hoc, in cui l’utente che vuole fare un reso può rivenderlo direttamente agli altri utenti. I clienti che comprano hanno uno sconto aggiuntivo, offerto da Veepee come incentivo all’acquisto». Scarano precisa che «dare una nuova

vita ai prodotti è al centro del nostro modello fin dalla sua creazione nel 2001, vendendo gli stock delle marche con le flash sale, oppure commercializzando articoli tech ricondizionati e accessori di lusso di seconda mano». Per il 2021 l’obiettivo di Veepee è consolidarsi come leader in Europa, dove è presente in 10 Paesi, rafforzando ulteriormente la relazione con i brand e diventando loro partner digitale per le strategie promozionali. Un ruolo chiave spetta poi alle nuove generazioni di clienti, «un terreno fertilissimo per noi - conclude il manager - che raccontiamo e proponiamo decine dei migliori brand al giorno con offerte incredibili. Diamo la possibilità anche ai più giovani di scoprire nuovi marchi e avvicinarsi a nomi premium o del mondo del lusso, che forse in un altro contesto non avrebbero mai approcciato». 


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Close to you Sustainability is also a question of distance. Keep it low by choosing local. LABELS ● TAGS ● BRAND PROTECTION varcotex.it


CEGID for

LA SHOPPING EXPERIENCE NON PUÒ FARE A MENO DI UN’EXPERTISE OMNICHANNEL EVOLUTA CEGID SUPPORTA PIÙ DI 1.000 BRAND INTERNAZIONALI, MOLTI DEI QUALI DELLA MODA E DEL LUSSO, NELLA TRASFORMAZIONE DIGITALE E OMNICANALE, GRAZIE ALLA PIATTAFORMA CEGID RETAIL. CON MARIO DAVALLI, COUNTRY MANAGER SOUTHERN EUROPE, FACCIAMO IL PUNTO SULLE NUOVE SFIDE DEI RETAILER, SUI PASSI FALSI DA EVITARE E SUGLI ASSET DA SFRUTTARE

Alla CEO Roundtable on Digital Excellence del 26 maggio è parso ancora più chiaro come per i retailer del fashion & luxury l’omnicanalità non rappresenti più solo un’opzione, ma una priorità. In questo contesto un ruolo chiave spetta a realtà come Cegid, fondata nel 1983, con sede principale a Lione e uffici in 15 Paesi, 3mila collaboratori e un fatturato 2020 di 498 milioni di euro. Infatti Cegid supporta oltre 1.000 brand - con 75mila punti vendita in 75 Paesi - nel loro processo di trasformazione digitale e omnicanale, attraverso la piattaforma per il commercio unificato Cegid Retail. Alla CEO Roundtable Mario Davalli (Country Manager Southern Europe di Cegid), ha parlato dei servizi su cui le aziende del fashion & luxury devono puntare dopo lo choc della pandemia. «Fondamentali per i retailer sono

lo stock in tempo reale e la sua corretta gestione - spiega -. Il cliente deve poter trovare instore tutto ciò che cerca e in tempi veloci». Necessaria inoltre una gestione ottimale del CRM, «affinché tutti i dati presenti in azienda arrivino direttamente ai sales assistant. Solo così questi ultimi possono gestire al meglio la relazione con i clienti stessi». Il vero hub del servizio è oggi il punto vendita: «I processi che prima erano tipici della sede, come la spedizione dall’e-commerce, ora vengono fatti direttamente in-store», fa notare Davalli, aggiungendo che «Il tema mobility è centrale. C’è sempre meno cassa fisica e, per contro, una mobilità totale in modo da riconoscere il cliente in-store, mentre la vendita multicanale è ormai un’abitudine e crescono i pagamenti in mobilità». Impensabile che i sales assistant non

www.cegid.com/it/contatti/

abbiano dimestichezza con i device mobili, dovendo gestire quotidianamente le vendite a distanza. Lo store associate è più che mai multitasking: «Deve saper gestire strategie omnicanale complesse - osserva il manager di Cegid - come il ritiro fuori dal negozio, le modalità BOPUS (Buy Oline Pick-up Instore) e BORIS (Buy Online Return In-store) e il servizio Ship From Store. Gli occorrono strumenti centralizzati che lo aiutino a orientarsi al meglio». Ma per ottenere il meglio dalla tecnologia il punto di partenza restano le strategie human-centric: «Il retail - conclude Davalli - è ancora fortemente legato all’intrattenimento e all’esperienza, a maggior ragione in periodi difficili come questo. La tecnologia è dunque il mezzo per rendere questo settore a prova di futuro, senza rinunciare alla componente umana».


MERCATI SCENARI PITTI UOMO, BIMBO E FILATI Nuovo format post-pandemia Meno espositori, tanto digital

Con Pitti 100 le fiere di Firenze cambiano pelle Nuovo layout, meno espositori, tanto distanziamento e un concept sempre più phygital: gli scenari post-pandemia impongono un inedito format alle rassegne fiorentine. Cambiano anche le date, con Pitti Uomo e Pitti Bimbo in compresenza in Fortezza, anticipati per la prima volta dai Filati

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DI CARLA MERCURIO

Dopo due stagioni di fermo torna in Fortezza da Basso, dal 30 giugno al 2 luglio, l’appuntamento fisico con Pitti Uomo. Un’edizione straordinaria caratterizzata da un concept inedito, in compresenza e coabitazione con il Bimbo, che scende a patti con il momento particolare. Tra protocolli speciali, una mutata geografia espositiva e un approccio sempre più phygital, la rassegna avrà come era prevedibile meno espositori rispetto alle circa 1.000 realtà alle quali eravamo abituati in passato per il solo menswear. Sarà un test importante anche per le altre manifestazioni che seguiranno nella stagione, in un momento in cui si assiste a grandi trasformazioni. «Le ricerche dopo la pandemia - ha spiegato Agostino Poletto, direttore generale di Pitti Immagine - hanno evidenziato che c’è una grande voglia di tornare alle fiere fisiche, ma con format diversi, più essenziali, perché tutti nel frattempo stanno facendo un grande lavoro sul digitale. Noi siamo su questa lunghezza d’onda». A proposito di format più essenziali, al momento di andare in stampa sappiamo che i marchi partecipanti alla kermesse maschile saranno 315 - cui se ne aggiungono altri 50 che hanno optato solo per la piattaforma digital Connect -, 74 i brand partecipanti a Pitti Bimbo, oltre ai 39 della fiera online, e 77 le aziende a Pitti Filati, più nove solo sulla kermesse digitale. Non manca la componente estera con 79 realtà

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Il numero 100 è il fil rouge delle tre rassegne, a indicare i 100 anni di Pitti Uomo e il concetto 100% Filati e 100% Bambino del menswear, 62 del childrenswear e otto del mondo filati, tra offline e online. Il numero 100 sarà il fil rouge delle tre rassegne, a indicare i 100 anni di Pitti Uomo, e il concetto di 100% Filati e 100% Bambino per le altre due manifestazioni. Un numero che si può leggere anche al contrario,

1.Un rendering di Pitti 100. La rassegna apre sempre più le porte al digital, tra la piattaforma Connect e progetti inediti 2. Una veduta aerea della Fortezza da Basso 3. Una creazione di Thebe Magugu, special guest dell’edizione 100 della manifestazione

ossia 001, a indicare una nuova partenza. Un tema che si declina nei format espositivi caratterizzati da un segno grafico multiforme, firmato dal designer Francesco Dondina, che caratterizzerà la campagna adv e gli spazi espositivi. L’interno della Fortezza, dove gli organizzatori prevedono l’arrivo di 7-8mila compratori, da Italia in primis ma anche dall’Europa, sarà caratterizzato dalla compresenza delle rassegne Uomo e Bimbo. In alcuni casi le collezioni in taglie grandi e in taglie mini saranno presenti addirittura in un unico stand, come nel caso di Herno al Teatrino Lorenese e di Invicta al Padiglione Cavani89


MERCATI SCENARI

Nelle foto a sinistra, due dei brand che presenteranno la loro collezione a Pitti Uomo 1. Un outfit di Cycle 2. Una proposta di People of Shibuya

Sempre più nel segno del phygital con Connect e i nuovi Pitti Studios 1

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glia. Fantastic Classic, Dynamic Attitude e Superstyling sono le tre anime della rassegna maschile, che ospita rispettivamente il mondo classico in due piani del Padiglione Centrale, lo sport al Cavaniglia e la ricerca nel Salone M al piano inferiore. A proposito di eventi speciali, sarà la Fortezza da Basso l’unico contenitore preposto ad accoglierli, nel segno della sicurezza, ma in città non si deve mancare l’1 luglio alla visita agli archivi di Gucci, che saranno svelati a palazzo Settimanni, sede storica dell’azienda, nell’anno del suo centenario. Tornando in Fortezza, sem-

Dni, Federico Cina, Monad London, Myar, Ordinary Disorder, Patchouli Studio, Patrick McDowell, Reamerei, Stories, Uniforme, Vitelli, Woo e Wuuls. Li si potrà visionare al Salone M della Fortezza. Altro frutto della collaborazione con Unicredit è Theatre: uno spazio speciale dove, nei giorni della manifestazione, è previsto un palinsensto di talk, conversazioni e presentazioni dedicate a sostenibilità e innovazione tra moda, economia, retail e lifestyle. Tra gli highlight, da segnalare uno shooting con i marchi di punta della kermesse, in collaborazione con la rivista inglese Arena Homme+. Un evento da seguire live, in cui i capi di realtà come Caruso, Herno, Kiton, Pierre

Torna l’appuntamento con Sustainable Style, ribalta dedicata a realtà giovani e designer eco-responsabili pre l’1 luglio è in calendario l’evento dello special guest Thebe Magugu, astro nascente della moda sudafricana, vincitore dell’Lvmh Prize due anni fa, che presenterà una collezione speciale uomo. Sarà di nuovo sotto i riflettori, inoltre, grazie alla collaborazione triennale con Unicredit, l’iniziativa Sustainabile Style, curata dalla fashion journalist Giorgia Cantarini, che dopo uno scouting in ogni parte del mondo ha selezionato 15 realtà giovani e designer che creano e producono secondo criteri di eco-responsabilità. Si tratta di Arbo Paris, Connor McKnight, 90

In parallelo ai saloni fisici, Pitti Immagine fa tesoro dell’esperienza maturata con la piattaforma Connect, partita en solitaire la scorsa estate e che ora, alla terza edizione, affianca le manifestazioni fisiche non solo come ribalta espositiva online, ma con un corollario di progetti speciali, format esclusivi ed eventi online sulla sezione The Billboard. Da questa stagione inoltre il côté digital sarà potenziato grazie al nuovo progetto Pitti Studios, un servizio di produzione di contenuti foto, video e storytelling pensato per valorizzare le proposte dei marchi in un’ottica crosscanale social e digital media, su Pitti Connect e sulle piattaforme degli stessi espositori. Un modo per supportare e sostenere le aziende in un momento in cui la digital transformation richiede un cambio di passo.

Un teaser in Fortezza per Mipel Lab Assopellettieri ha scelto la ribalta di Pitti per lanciare il nuovo progetto Mipel Lab, frutto della collaborazione con Lineapelle, che si propone come uno strumento efficiente per favorire le opportunità di incontro tra brand di tutto il mondo e le aziende produttrici italiane del settore. Il debutto di questo progetto, previsto dal 22 al 24 settembre a Milano, sarà anticipato da un teaser in Fortezza da Basso: un allestimento dedicato a dieci realtà di spicco della produzione pellettiera made in Italy. Non si esclude un possibile futuro insieme a Pitti. Non a caso la seconda edizione degli Stati Generali della Pelletteria Italiana, organizzati da Assopellettieri, si svolgerà proprio a Firenze il 28 giugno (giorno di apertura di Pitti Uomo), nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio.


Louis Mascia e Stefano Ricci verranno immortalati in luoghi diversi della Fortezza da altrettanti giovani fotografi italiani. Per quanto riguarda il bambino, la moda in taglie piccole della prossima estate sarà ospitata tra i Quartieri Monumentali e il Padiglione delle Ghiaie, organizzati come un concept store in cui convivono mondi diversi. Per il childrenswear la sostenibilità giocherà un ruolo importante con I Want to be Green, una serie di iniziative dedicate al tema - tra presentazioni, focus e incontri - che catalizzeranno l’attenzione sulle proposte di marchi nati con questo presupposto, ma anche su label che hanno rivisto i propri processi in quest’ottica. Il salone del bimbo propone anche una speciale iniziativa digital per quanti non potranno essere presenti alla manifestazione, in particolare i buyer coreani e giapponesi. Per loro sarà realizzato un virtual tour attraverso le sezioni della rassegna, con guida nelle rispettive lingue. A proposito di digital, grazie a una serie di Instagram Reel, che verranno pubblicati sul profilo della manifestazione e rilanciati dai marchi e dai buyer, sarà come assistere a una sfilata. 

DAL 28 AL 30 GIUGNO

Pitti Filati apripista di stagione alla Leopolda La tornata di manifestazioni fiorentine in capo a Pitti Immagine si apre in maniera inconsueta con Pitti Filati, che sceglie una location altrettanto inedita per la rassegna, in pista dal 28 al 30 giugno alla Stazione Leopolda. Una scelta, quella delle tempistiche, dettata dalle esigenze specifiche del settore. Saranno 77 in tutto le aziende espositrici, a cui si aggiun-

gono le nove che hanno scelto di essere solo sulla piattaforma Connect. Torna sotto i riflettori lo Spazio Ricerca, curato come sempre da Angelo Figus e Nicola Miller, i quali si esprimeranno sul tema Transformer, che rimanda all’esigenza di evolvere in positivo, in un momento caratterizzato da incertezza e cambiamenti. Confermato anche l’appuntamento con Vintage Selection, presente nella parte di Alcatraz della Leopolda, con circa 15 espositori, che questa volta sarà riservato solo ai compratori di Pitti Filati, per motivi di sicurezza. Proprio con la fiera del semilavorato si inagura il progetto Pitti Studios, che mira a valorizzare le proposte degli espositori con un servizio di produzione di contenuti. Partendo da 30 centimetri di filo, Pitti Immagine, in collaborazione con Shima Seiki e con lo studio creativo Kerned, realizzerà una versione animata e in 3D del capo finito, indossato da un avatar come in una vera sfilata. Un modo per esprimere al meglio le valenze delle collezioni, che avrà focus dedicati su Pitti Connect e anche dal vivo, grazie a un’installazione speciale in Leopolda.

FA S H I O N INTERNATIONAL TRADE SHOW FOR FASHION, SHOES & ACCESSORIES

July 24 – 26, 2021 Showroom Concept July 22 – 26, 2021

FA S H I O N &

SHOES AREAL BÖHLER GALLERY�DUESSELDORF.COM

SHOES INTERNATIONAL TRADE SHOW FOR SHOES, FASHION & ACCESSORIES

August 29 – 31, 2021 Showroom Concept August 27 – 31, 2021

SHOES &

FA S H I O N AREAL BÖHLER GALLERY�SHOES.COM



GENTLE TIDINGS In un mondo dove culture e luoghi diversi frammentano la realtà, l’abito svolge una funzione rilevante. Le collezioni per la SS 2022 sono la risposta all’evoluzione di una tendenza che non cerca loghi, generi e occasioni di uso, ma tanta sostenibilità: una parola che significa fare acquisti con l'istinto ma anche con la ragione, fornendo un habitat non solo elegante, ma protetto, ai nostri corpi. DI ALBERTO CORRADO

TAGLIATORE

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LUNCH BREAK

Manager, imprenditori, intellettuali e webstar dialogano su un futuro sostenibile, pensando al ritorno dei viaggi e a una nuova gestione del tempo. Tessuti eco e materiali techno svelano a volte colori funny, per consumatori globetrotter che prediligono il comfort

ECONOMIA CIRCOLARE

PAUL&SHARK

Una capsule di maglieria in cotone riciclato arricchisce l’impegno del brand nella sostenibilità, dando nuova vita al cotone pre e post-consumo, come perfetto esempio di economia circolare.

ELEGANZA MASCHILE

L.B.M.1911

Un blazer in stuoia di lino e lana doppio ritorta tinta in capo, con armatura hopsack, conferisce stile ed eleganza per un coffee-break o un pranzo di lavoro, ma anche per affrontare le più disparate situazioni con la giusta dose di ironia e anticonformismo.

FW22/23- ECO ATTITUDE

TOLLEGNO 1900

La Collection Box AI 22/23 contribuisce a rafforzare la leadership della lana Merino, articolandosi nelle sezioni Harmony and Free, Eco Attitude, Felted and Hairy, 4.0 Area, Refined, Bulky Wool, Stretch e Blends.

HERITAGE E INNOVAZIONE

RE-HASH

L’heritage del brand si arricchisce di proposte ecosostenibili. Al denim eco-friendly si affiancano capi prettamente sportswear, a partire dalla capsule di felpe e sweat pant in cotone organico.

ZERO GRAVITY NUOVI PASSEPARTOUT

HANITA

Un guardaroba femminile realizzato con cura e realismo, in cui spiccano pezzi audaci come i maxi blazer che diventano passepartout di stagione. L'approccio è sempre più green, grazie alla presenza di materie prime bio. 94

ATTITUDINE CONTEMPORANEA

LUIGI BIANCHI SARTORIA

Uno stile unico, essenziale e contemporaneo, che si presta sia per un evento formale, sia per momenti più ludici, di puro svago, concedendosi finalmente anche di ballare fino a notte tarda.

TOMBOLINI

La collezione Tombolini Zero Gravity punta sulla positività e sul colore, in un inno alla voglia di divertimento. La comodità e la leggerezza dei tessuti ribadiscono un profondo desiderio di libertà e di comodità, che resta intatto anche nelle occasioni di business.


The Colour of Nature


BREAKING THE STRIDE Viaggio nello spazio e nel tempo per vestiti che si ispirano ai grandi classici, ma reinterpretati con interventi sapienti: formale e informale si dissolvono e intersecano, per definire l’eleganza del futuro

ARTISTI DEL CAPPELLO

STETSON

Nel 1865, John B. Stetson creò un cappello che divenne un simbolo di individualità, indipendenza, integrità e forza. Oggi come allora, ogni prodotto Stetson è rimasto fedele a questi valori.

RESORT MEN 2022

THOM BROWNE

Linee più rilassate per il brand, che anche per questa stagione fonde elementi maschili e femminili, alternando gonne, kilt e abiti a completi classici. Fedele al grigio, al blu navy, al nero e al bianco, Thom Browne dona ai look inaspettate pennellate di rosso. ECCELLENZA MANIFATTURIERA

KITON

La costante esplorazione sartoriale dell’azienda di Arzano (Napoli) ci guida verso una nuova eccellenza manifatturiera che si esprime nella sottrazione, più che nell’addizione. Impeccabili abiti senza peso rileggono il guardaroba.

FW22/23 PREVIEW

EUROJERSEY SENSITIVE FABRICS

Un flashback nostalgico di colori tipici della pop art, per uno stile di vita moderno che predilige look stravaganti. Grafismi, geometrie e contrasti cromatici rivitalizzano una palette decisamente multicolor. 96

TAILOR MADE MEDITERRANEO

CARLO PIGNATELLI

In un appassionato racconto sartoriale i tagli precisi dei capispalla trovano un contrappunto nelle forme over di pantaloni morbidi. L’importanza delle composizioni cromatiche si enfatizza nel blu e in un rosso che scalda con la sua luminosità.

TRADIZIONE RELOADED

BRADOR

Un'azienda fondata nel 2003 da Eurotop&Brador, legata alla tradizione manifatturiera romagnola, che opera nel settore calzaturiero da 40 anni. La cura minuziosa dei dettagli va di pari passo con la ricerca di un gusto raffinato per sandali e sneaker.

STRUTTURA E MORBIDEZZA

SWAROVSKI

La struttura del cristallo incontra la morbidezza della luminosità. La matematica precisione scultorea crea un perfetto connubio tra spazio positivo e negativo.



YEARNING FOR HARMONY Un vestiario rinnovato attraverso i colori della natura, che a piccole dosi costruisce argomentazioni prese dal cielo, dal mare e dai fiori

STILE IVY

BROOKSFIELD

SPORT COUTURE

HERNO

Lo stile americano in chiave italiana per rievocare il fascino preppy. Partendo da questi suggestioni il brand ha dato vita ad una selezione di must-have dallo stile accattivante e dal gusto ricercato ma allo stesso tempo confortevole.

Il giubbino con vestibilità comfort, realizzato in nylon opaco effetto gesso, viene proposto anche in variante bicolor e accessoriato con un cappuccio regolabile da coulisse. Un nuovo concetto di couture irrompe nello sportswear urbano.

SUPER-NOVA

FORTE_FORTE

Un cocktail fresco e frizzante di tessuti sorprendenti, mai scontati, per una collezione rivolta agli anni ’80, dove le ragazze brillavano come stelle e facevano sognare. Capispalla avvolgenti e décontracté si congiungono al ritmo cromatico vibrante che invita ad un party.

FW22/23 PREVIEW

BOTTO GIUSEPPE

Le pratiche sostenibili nei processi di lavorazione lungo tutto la filiera sono il cardine della nuova collezione.

RESORT 22 ECHI GIPSY

PQ MODULAR

TWINSET MILANO

PIQUADRO

L'abito lungo dal sapore rétro con balze e spalline sottili, realizzato in georgette stampata e creponne, rifugge dall’omologazione estiva per diventare un capo evergreen, perfetto per ogni occasione. 98

Trolley, zaini e marsupio Pq Modular sono in poliestere ecologico 100%, ottenuto da bottiglie di Pet riciclato e trattato con Viral Off, tecnologia che blocca l’attività virale a due ore dal contatto.

ZIMMERMANN

La direttrice creativa Nicky Zimmermann ha disegnato una collezione romantica, esuberante e solare, ispirandosi ai poster pubblicitari a tema turistico degli anni’30,’40 e ’50 realizzati dal graphic designer James Northfiel.


EARLY MORNING BUZZ

Influenze post industriali e outdoor raccontano il nuovo stile di una generazione priva di schemi. I codici del passato rivivono in ibridi di sartoria e abbigliamento sportivo, tra casual e formale

VOCAZIONE ACTIVE

PAL ZILERI

L'Oyster Jacket è un capo iconico dall’appeal contemporaneo e dalla vocazione active, ideale per ogni situazione grazie alle tasche interne ed esterne, unite a traspirabilità, impermeabilità, termoisolamento e resistenza al vento. È disponibile in tre versioni: field jacket, parka e blouson.

RESORT 2022

DIOR MEN LEGGEREZZA E SPERIMENTAZIONE

PLUS

Si concretizza in un marchio di sneaker e abbigliamento dedicato alle menti libere un progetto di Seriplanet, eccellenza nel mondo della serigrafia su prodotti in pelle. Materiali pregiati sono impiegati in scarpe particolarmente leggere grazie alla tecnica di costruzione Strobel, mentre denim e cotone naturale arricchiscono i capispalla.

FW22/23 PREVIEW

LANIFICIO DELL’OLIVO

Un’instancabile ricerca, un alto tasso di creatività, la forza della fantasia: i nuovi filati giocano su contrasti e ricerca di omogeneità, mischiando le fibre nobili e naturali con i materiali più innovativi.

Pezzi e codici dell’immenso archivio di Monsieur Dior diventano il lessico della nuova collezione uomo per la primavera- estate 2022. Disegnata da Kim Jones, ridefinisce e proietta nel futuro un'identità maschile che risale al 1947.

CASUAL POP ANIMAL FRIENDLY

SAVE THE DUCK

Puffer, polo, T-shirt e felpe uniti dall'intento comune di tutelare il pianeta. Sono stati scelti cinque animali marini per ispirare e creare una linea di abbigliamento capace di trasmettere messaggi educativi e consapevoli.

DISTRETTO 12

Un mix & match di originalità e perfezione dei dettagli, che si arricchisce di collezione in collezione. Bomber, giacche-camicia e maglieria in crêpe di cotone non rinunciano a cedere il passo alla tendenza street, ma rimanendo in sintonia con l’heritage del brand.

TECNOMINIMALISMO

STILNOLOGY

Una collezione a 360 gradi, dove le linee minimal si sposano con tessuti tecnici abbinati alla pelle. La palette cromatica spazia dal blu denim al color sabbia, per approdare alle tonalità calde e lignee dei marroni. 99


NO BOUNDARIES Linee fluide, materiali delicati e dettagli definiscono uno stile che colma il divario tra ciò che siamo e come ci percepiamo

DI PADRE IN FIGLIO

GIANNETTO PORTOFINO

Era il 1979 quando Riccardo Sansonne e sua moglie Nunzia decisero di realizzare capi esclusivi di qualità. Una visione alimentata da passione e fermezza e tramandata a Vincenzo e Stefania, che dal Duemila sono parte integrante di questa intuizione, per un'azienda apprezzata in mercati come Giappone, Corea e Stati Uniti. ANNI’70

MANUEL RITZ RIRO’

OLTRE LE TAGLIE

NEUROFASHION

Un progetto nato da Chiara Salomone, psicologa esperta di scienze cognitive, che ha tutte le caratteristiche che abbiamo sempre desiderato: non ci sono taglie ma la vestibilità permette di abbracciare la figura, accogliendola in tutti i suoi movimenti e trasformazioni.

Una capsule, come una madeleine, riporta alla mente capi d'archivio del brand di origine, che ebbe i suoi natali negli anni ’70: giacche e camicie lavate, jacket militari, ma soprattutto molto denim.

FW22/23 PREVIEW

NOVA FIDES

Collezioni tessili basate su materiali riciclati, fibre di origine garantita e attenzione alla tracciabilità. Una novità per la FW 22/23 è Undyed, una serie di tessuti colorati con la tinta naturale dell’animale o della pianta con la quale è stata fatta.

NUOVA VERSATILITÀ ELEGANZA URBANA

GIMO’S

Pezzi unici e confortevoli come giacche, husky e felpe racchiudono un forte messaggio di eleganza urbana con rimandi sportswear, che trovano declinazioni coerenti del concetto di lightness, facendolo diventare uno stile di vita. 100

CULT

Originali e dallo stile urban, i nuovi sandali in pelle hanno la chiusura tramite un cinturino con fibbia posteriore e fascette sul dorso del piede. Un accessorio grintoso, da indossare tutti i giorni dalla spiaggia, ma anche sotto un pantalone per una cena in riva al mare.

100% FUNZIONALE

CLOSED

Una collezione che parla di funzionalità, libertà di movimento e grande semplicità. I dettagli sono citazioni sottili, in nome di una moderna essenzialità.



ULTIMATE FRONTIER Un melting pot creativo che nasce dall'incontro di culture, generazioni ed esigenze. Un'identità rinnovata e decisa si rispecchia in collezioni che combinano forme e colori in maniera contrastante e versatile

MATERIA ECLETTICA

PANCHIC

Ancora una volta il mondo di Panchic non si pone limiti e indaga le infinite potenzialità della materia, grazie a originali texture create con gomme naturali mescolate a legno di recupero, che ridefiniscono le proporzioni e i volumi della suola.

OLTRE LE MODE

TEN C

L'azienda ha preso il nome alla fiaba danese “I vestiti nuovi dell’Imperatore”: un invito a guardare oltre le mode e le tendenze, concentrandosi sul valore di un abbigliamento ben fatto, con una particolare attenzione all'Original Japanese Jersey (OJJ).

IN ESPANSIONE

PARAJUMPERS

Nuove categorie di prodotto si aggiungono alla più classica collezione di capispalla. In particolare, molto impegno è stato dedicato all’ampliamento della categoria di felpe e maglie, alla quale è stata aggiunta una nuova capsule di pantaloni.

GIOCHI TATTILI

CALICANTO

Le linee iconiche del marchio si vestono di nuove nuance e materiali, per giocare tra classicità e l’eleganza in preparazione al ritorno delle cerimonie o solo per tuffarsi nella frenesia dell’estate.

ARMONIE E CONTRASTI

A TUTTA NATURA

IL BISONTE

La sostenibilità ambientale rilegge con occhio contemporaneo le borse e gli accessori di questa collezione, che utilizza pellami di altissima qualità chrome-free e metal-free, accanto all’iconica pelle di vacchetta conciata al vegetale. 102

FW22/23 PREVIEW

ZEGNA BARUFFA

L’immagine della collezione si rinnova con temi importanti che coprono tutte le finezze macchine e le tipologie di livello medio alto e alto e altissimo, abbinato ad una cartella colori Eco.

ORCIANI

La nuova quotidianità si ritrova nell’armonia dei contrasti, dove convivono materiali apparentemente discordanti che fanno esplodere e affermano una nuova identità, come in questo zaino in nylon rigenerato.


PACIFIC EDEN Paesaggi incontaminati e selvaggi diventano fonte di ispirazione di collezioni dove il colore la fa da padrone, mentre i tagli svelano parti del corpo per giocare alla seduzione estiva

ECO-SHOPPER

GIANNI CHIARINI FIRENZE

La borsa Marcella diventa Beach, con una fantasia a maxi righe e la capienza giusta per portare tutto l’occorrente in spiaggia o sullo yacht.

WEST COAST MOOD

SCRAP DOGTOWN CALIFORNIA

Bracciali regolabili, look con borchie piatte, bombate o di colore turchese regalano gioia e spontaneità a borsoni in tela mimetica: questo è l’universo di un brand dall'anima californiana, che prende spunto dal famoso quartiere di Los Angeles dove vivono i surfisti.

RESORT 2022

MOSCHINO

Jeremy Scott risponde alla rinnovata e forte esigenza di “get back out there”, quando potremo rivedere le onde dal vivo. In questa collezione c’è tutto l’occorrente per un perfetto weekend al mare: blazer, biker short, zaini e borse da viaggio. CARBON POSITIVITY

BULGARELLI

Questa è la prima e unica azienda nel settore etichette e cartellini a potersi definire Carbon Positive, vale a dire che le emissioni di CO2 generate dalla sua attività sono assorbite e anzi superate dall’impatto di tutti i provvedimenti presi a sostegno dell’ambiente.

UNDERWEAR TAILOR-MADE ECCELLENZA E PROVOCAZIONE

LES HOMMES

Tom Notte e Bart Vanderbosch disegnano un uomo che ama mischiare bermuda con zip con T-shirt e camicie stampate con macro quadri, per un effetto tridimensionale. Una visione moderna e nostalgica della bellezza maschile on the beach.

GANDHARA

La nuova collezione estiva si ispira alla figura del celebre architetto rinascimentale veneto Andrea Palladio e al suo capolavoro dedicato alla res publica, la Basilica Palladiana. Federico Capnist, ceo del brand, ha pensato di prendere "in prestito" questo capolavoro, per trarne un pattern da utilizzare sui tessuti dei suoi costumi.

KNOW HOW

XACUS

L'arte di reinterpretare il proprio know how, riscrivendolo in chiave moderna, trova l'apice in questa collezione estiva, dove tradizione e innovazione raccontano un'eccellenza adatta a dialogare con un consumatore evoluto. 103


GANG BANG

RESORT 2022

BALENCIAGA

In un universo mutante Demna Gvasalia, direttore artistico della maison, indaga la percezione della realtà attraverso la lente della tecnologia, per costruire una collezione funzionale e alternativa, giocata anche sulle contaminazioni con Gucci.

Un racconto stilistico senza barriere, sfacciatamente rock, con un deciso tocco dark che scandisce l'estate a colpi di bit, ribaltando abitudini e regole

ODE ALL'ANTIMODA

CHANEL

L’antimoda degli anni’ 80 ritorna prepotentemente alla ribalta attraverso canotte e pantaloni stampati con motivi floreali, dove il nero profondo fa da sfondo a ricami brillanti in bianco, come massima espressione di libertà.

SECONDA VITA

EXTÈ

L’acquisizione di Extè, ex Ittierre, da parte dell’imprenditore Paolo Settembre, con un’esperienza ventennale nel campo della distribuzione, riporta in auge questo brand partendo da una collezione ecosostenibile, realizzata con tessuti biodegradabili e cotoni vegetali.

MARCHIO STORICO

LAMPO

Oltre un secolo di storia iniziato nel 1887, quando Giovanni Lanfranchi avvia una fabbrica di bottoni a conduzione familiare. Lo spirito pioneristico e il desiderio di porsi sempre nuovi obiettivi fa sì che si lanci in un nuovo corso: le chiusure lampo. Da quest'anno è a far parte del Registro Speciale dei Marchi Storici di Interesse Nazionale.

LEADERSHIP TECNOLOGICA RESORT 2022

DSQUARED2

Una casa con un divano e gli amici del giorno prima, che hanno partecipato a un party, che si ritrovano parlando di sogni e speranze. Questo è l’universo di Dean e Dan Caten che mescolano graffiti e stampe floreali a morbidi tweed, maglie sbiancate e toni pastello. 104

COVESTRO

Un colosso da 10,7 miliardi di euro nel 2020, tra le leader mondiali nel settore dei polimeri, che trovano applicazione nell’industria automobilistica, chimica e nei trasporti, nel comparto elettrico ed elettronico, ma anche e sempre di più nella moda: in particolare nei settori dello sport, negli articoli per il tempo libero e nelle calzature.

RESORT 2022

ETRO

Pantaloni rock, impreziositi da ricami patchwork, coesistono con top e cinture borchiate per una collezione che infrange le regole della moda, puntando su silhouette non convenzionali e rendendo omaggio al fondatore Gimmo Etro.


INTIMATE WANDERER

APPROCCIO RESPONSABILE

LAURA STRAMBI

L'abito color zafferano, con macro balza e coulisse, è realizzato in cotone organico: vengono in mente l’estate e il desiderio di una leggerezza fortemente legata al rispetto della natura. Un valore che da sempre contraddistingue il lavoro di questa giovane designer, artefice di un vestito che fa parte della mostra Sustainable Thinking al Museo Salvatore Ferragamo a Firenze.

Gitani nell’anima, vagabondi di stile. Tra iconici capi sartoriali e modelli dallo stile urban traveller da mettere in valigia, viene costruito un linguaggio estetico fatto di mélange culturali e ricordi affettivi

IPERFUNZIONALE

NOBIS

Il brand canadese, specializzato in highperformance outerwear, propone soluzioni che coniugano estetica contemporanea e funzionalità per poter vivere appieno la natura.

ECCELLENZA ITALIANA

TOSCANO ALTA SARTORIA

L'azienda grossetana ha da poco inaugurato un nuovo stabilimento di 3mila metri quadri, con una vasta produzione di capispalla sartoriali che sono must have nel guardaroba dell’uomo contemporaneo, senza rinunciare al comfort.

FW22/23 PREVIEW

CARIAGGI

La nuova collezione racconta una stagione essenziale, basata su una estrema naturalità e un approccio innovativo ed etico al mercato. Colori e nuance vanno dai bianchi ai pastello, per poi accendersi nei caldi colori della natura, mentre la famiglia dei Bouclé dall'effetto morbido è un must have di stagione.

DNA CREATIVO

BRANDBLACK READY-TO-WOMEN

SKILL&GENESIS

Letteralmente significa capacità e genesi. Già dal nome il marchio trasmette il concetto alla base di una filosofia: un omaggio alle straordinarie capacità delle donne, che meritano capi in grado di valorizzarle e riportarle al centro della scena.

David Raysse, fondatore del marchio, proviene da una famiglia di creativi. Suo padre è Gilles Raysse, uno dei membri della maison Kenzo, mentre la madre Carole La Brie è stata la prima modella afro-americana a essere su una cover di Vogue. Una perfetta combinazione che ha portato David, assieme all'amico Billy Dill, a creare sneaker che sono diventate una voce singolare nella corrente del design innovativo.

RESORT 2022

LOUIS VUITTON

Virgil Abloh e Nigo si sono riuniti per un secondo round della loro collaborazione LV2. Punto di partenza della capsule è il luxury streetwear, espresso dalla grafica Human Made, dove un serraglio di animali selvatici esprime i codici dell'iconografia della maison. 105


LAMPO for

LAMPO: RESPONSABILITÀ E TRACCIABILITÀ ALLA BASE DI UN PRODOTTO D’ECCELLENZA SOSTENIBILITÀ È UNA PAROLA CHE PIACE A MOLTI, MA SONO POCHE LE AZIENDE CHE SI IMPEGNANO DAVVERO E LO POSSONO DIMOSTRARE. UNA DI QUESTE È LA DITTA GIOVANNI LANFRANCHI, CHE DAL 1887 PRODUCE LE ZIP LAMPO: UN BRAND INSERITO NEL REGISTRO SPECIALE DEI MARCHI STORICI DI INTERESSE NAZIONALE ISTITUITO DAL MISE Responsabilità e Tracciabilità sono punti cardine per la Ditta Giovanni Lanfranchi e per le sue zip Lampo: un brand che dagli inizi, nel 1887, ha puntato con decisione all’eccellenza e che per questo è stato inserito nel Registro Speciale dei Marchi Storici di Interesse Nazionale, istituito dal Ministero per lo Sviluppo Economico della Repubblica Italiana. La parola sostenibilità si associa a tre cardini strategici: le certificazioni, le scelte a livello produttivo e il rispetto dell’etica. A proposito di certificazioni, sono il frutto di un lungo percorso che richiede un attento controllo del processo produttivo. È da tempo che Lampo si avvale della certificazione Oeko-Tex I Standard 100, di cui è particolarmente orgogliosa, mentre nel 2015 ha aderito al Detox Commitment di Greenpeace insieme a grandi griffe come Valentino, Burberry e altri, impegnandosi a eliminare dai processi produttivi sostanze chimiche pericolose per le acque del Pianeta. Tra questi i PFC (composti poli- e per-fluorurati), utilizzati nei trattamenti idrorepellenti e antimacchia. L’impianto Galvanico di Lampo è inoltre certificato ISO14001:2015 e ISO 45001:2018 e non va tralasciato il fatto che l’azienda ha aderito al TF - Traceability & Fashion, un sistema volontario di Tracciabilità promosso da Unioncamere e dalle Camere di Commercio italiane e gestito da Unionfiliere, per riqualificare e valorizzare i prodotti delle filiere Oro e Moda del Made in Italy. Nella Ditta Giovanni Lanfranchi è stato poi introdotto un Codice Etico Aziendale: la carta fondamentale dei diritti, dei doveri e delle responsabilità che l’azienda assume espressamente nei confronti degli stakeholder.

Sostenibilità non è dunque un concetto astratto per la realtà di Palazzolo sull’Oglio, nel bresciano. Significa - e non da oggi - innanzitutto riduzione e valorizzazione degli scarti. Gli sfridi di tranciatura, le materozze di fusione, le lampo in metallo sono da anni cedute a operatori specializzati che le possono utilizzare come materia prima. Quanto alle materozze di stampaggio in plastica, vengono reimmesse nel ciclo produttivo. Nemmeno gli scarti da tessitura vanno persi: sono infatti dati ai cascamifici per realizzare stracci. Da notare che i cicli produttivi di metalli quali acciaio, zama e ottone prevedono l’utilizzo di materia prima secondaria (da riciclo) rispettivamente per l’85%, il 60% e il 50%. Gli stabilimenti sono alimentati da pannelli solari, illuminati da lampade a basso consumo energetico, riscaldati da caldaie a condensazione in ambienti termicamente coibentati e nel nuovo impianto di galvanica, a fronte di un raddoppio della capacità produttiva, il consumo d’acqua è stato abbattuto del 30% e del 35% quello dell’acqua scaricata in fognatura. Il rinnovamento del parco macchine di tintoria ha permesso di ridurre del 65% il consumo di acqua, del 55% i prodotti chimici, del 10% i tempi-ciclo, del 50% il vapore utilizzato e del 65% il refluo. Ma il cuore delle imprese sono le persone: con questa consapevolezza la Ditta Giovanni Lanfranchi è stata antesignana nel 1996 in fatto di flessibilità degli orari lavorativi e altri provvedimenti a favore dei dipendenti, che hanno dato vita a un articolato programma di Welfare, che ha privilegiato

www.lampo.eu

anche la formazione e l’attenzione al sociale. Al centro c’è un prodotto eccellente. Sono tre le classi di zip sostenibili Lampo: la prima utilizza materiali riciclati, come i Nastri New Life di Sinterama e i tecnopolimeri Econamid di Domo Engineering Plastics. La seconda ruota intorno ai componenti naturali, in primis il cotone organico, coltivato biologicamente da piante non modificate geneticamente e senza usare pesticidi o fertilizzanti. La terza genera circolarità ed è rappresentata dalla zip pressofusa Monopolimero, che può essere “triturata” insieme al resto del capo, se fatto con lo stesso materiale. Fatti, non parole, per un’azienda radicata nel territorio da oltre 130, per la quale la sostenibilità è un impegno profondo, insito nel dna.


BACK TO VALUE

Le porte della moda si sono riaperte, proponendo nuovi codici del vestire e riconsiderando il significato di fisicità e destinazione d'uso dei capi. Connettere il futuro al passato riporta i brand alle origini, arricchendole di spunti inediti. I nuovi trend della moda si annunciano decisivi per la ripresa dei consumi e dell'intera filiera dell’abbigliamento. DI ALBERTO CORRADO

MISSONI 107


Norm Core  1 SKUDOMADE ITALIA 2 NICE FOOTWEAR FRED MELLO 3 B.TACTICAL 4 NINE IN THE MORNING 5 IMPULSO 6 PREMIUM MOOD DENIM SUPERIOR 7 ATLANTA MOCASSIN

La semplicità e l’ordine estetico ispirano l’atto del vestirsi guidati da un desiderio di leggerezza, sia mentale sia fisica. Il superfluo scompare rendendo ogni capo senza peso, mantenendo ogni centimetro di sartorialità ma anche perdendo componenti che sembravano indispensabili. I confini tra formale e informale si dissolvono, per definire l’eleganza del futuro.

  

108


Fifth Sense

 

1 ALTEMFLOWER 2 YES ZEE 3 PANTOFOLA D'ORO 4 RED 5 MORA 1962 6 POLLINI UOMO 7 REGENESI

 In un mercato in continua rinascita, i brand che vogliono essere un punto di riferimento per negozi capaci di rispondere ai gusti del consumatore moderno sono sotto la lente dei trend setter. Si delinea un codice vestimentario aperto al cambiamento, dove si ritrovano le linee informali in parallelo con la scelta accurata dei tessuti, specialmente nelle stampe colorate e floreali per la prossima estate.

  109


Manning the Post Allontanarsi da uno stile omologato: questo è il mantra dei fashion brand che, facendo tesoro della propria esperienza, tracciano uno stile personale e deciso per la nuova stagione. Contaminazioni e sovrapposizioni di materiali tecnici, accostati a tessuti di matrice più tradizionale, danno vita a collezioni dove gli immancabili capi street si contaminano con polo, T-shirt e pantaloni dai dettagli pratici, che strizzano l’occhio alle nuove generazioni.

   1 JAGVI 2 ANDREW & COLE 3 MANTIDY 4 BSETTECENTO 5 DUNO 6 TATRAS 7 VIBRAM

110



Authentic Times Il nuovo gentleman style per l’estate ha un’anima coloniale, propensa a scendere a patti tra i capi strutturati e sartoriali del dandy di campagna o quelli più sportivi, ma sempre di classe, dell’avventuriero dell'Havana. Nasce così un’interpretazione preziosa del vestire, che rivisita con discrezione e personalità un valore indiscutibile come l'autenticità, parola chiave nel guardaroba di un uomo socialmente leader.

 

 

1 GRAN SASSO 2 BARBATI 3 070 STUDIO

4 INVICTA 5 LARDINI 6 24 BOTTLES E DIOR 7 FARMACIA SS ANNUNZIATA 1561

112


Lost in Connection In una giornata particolare, come può essere quella di un tempo estivo, gli abiti somigliano a costumi di vecchi film, come se si tornasse indietro con il tempo, compiendo un viaggio a ritroso. Un invito a essere tutti registi di noi stessi senza rincorrere il perfezionismo, per costruire un nuovo stile dove si cancella ogni differenza di età anagrafica.

   1 C.9.3 2 GALLIA 3 FEFE SARTORIAL IS BETTER 4 BEN SHERMAN 5 L'IMPERMEABILE 6 TARDIA 7 STEFANO CORSINI

 

 

113


Sweet Retreat Un ricordo dai contorni sfumati si trasforma in un guardaroba che attira lo sguardo su chi lo indossa. Una moda nostalgica, che si nutre delle reminiscenze di un'eleganza capace di diventare negli ultimi anni conclamata tendenza. Dettagli di stile rendono diverso e unico l’uomo che osa ma rimanendo raffinato, anche se indossa un bomber o una giacca dal sapore militare.

 1 BUCKLE & SEAM 2 AT.P.CO

 

3 ALESSANDRO GHERARDI 4 ANT45 5 ACBC 6 BARBED 7 TBD EYEWEAR

114



NEW FREEDOM L’estate è finalmente arrivata: dopo un lungo periodo possiamo concederci un po’ di relax e liberare la fantasia dei nostri bambini (ma non solo) con look divertenti e colorati, che coniugano performance ecosostenibile e stile inconfondibile. Avanza una nuova leggerezza, per essere sempre impeccabili con proposte pratiche e trendy. SCOOT&RIDE Il brand nasce nel 2010 da un team unito a livello di marketing, produzione e distribuzione, esprimendosi in un'innovativa collezione di monopattini e accessori, perfetti per il tempo libero. I punti di forza sono la qualità, le materie prime e il design multifunzionale, adatto sia ai bambini piccoli, che ai più grandi.

LA MARTINICA Un racconto, quello del marchio, iniziato nel gennaio 2012 con due collezioni annue per vestire bambini fino a 14 anni, e che ritorna al Pitti con un nuovo progetto contraddistinto da design esclusivi e tessuti come lini e cotoni. Tutto nasce da un hobby e da un gruppo di professionisti affiatati, che curano ogni capo nei dettagli.

NEMOZENA Un brand made in Italy, ma con sede a Dubai, che regala una collezione in materiali di alta qualità, sapientemente confezionati per approdare a un guardaroba all'insegna dell'awareness verso il pianeta e della multifunzionalità.

ISLEANDE Il lifestyle nordico si unisce al fascino caraibico, per un brand dedicato ai piccoli da 1 a 10 anni, fondato nel 2018.

PEOPLE OF SHIBUYA Il dinamismo e l’energia del quartiere giapponese di Shibuya continua a ispirare l’immagine di un viaggiatore internazionale, che si sposta nelle località estive indossando capi dallo stile altamente tecnico e funzionale.

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PETIT BATEAU Un'illustratrice e autrice parigina, Soledad Bravi, crea assieme al brand nuovi personaggi. La riga marinière diventa l’onda perfetta per uno sguardo scherzoso e tenero sui divertimenti estivi.

EMILIO PUCCI JUNIOR Un accurato studio sulle silhouette e una meticolosa selezione della stampa Ranuncoli, semplice ed elegante, danno vita a una collezione declinata in tonalità pastello glicine, turchese, ocra -, illuminate dal bianco, talvolta abbinata agli uniti, alle righe e al denim.


BABY BOOM Le proposte da neonato e baby diventano espressione autentica e concreta della salvaguardia dell’ambiente. In primis attraverso il recupero dei materiali e la loro naturalità, ma anche con la ricerca di trattamenti atossici e biodegradabili. L'abbigliamento di mamme e papà è in sintonia con questo green mood. BABY GI Il progetto è recente e proviene dal settore tessile: capi dedicati ai neonati, un comparto affrontato cn un nuovo approccio sia nella qualità dei tessuti che nelle linee.

JAMIKIS Da un'esperienza di 30 anni nel campo della progettazione e produzione di cappelli per bambini, oltre a capi e accessori per neonati, è nata in Polonia una collezione fatta di tessuti e pompon naturali, cuciture e finiture di qualità. L'imperativo è creare un mondo sicuro e pratico per l’infanzia.

ELENA MIRÒ Ogni capo è un inno all’italianità, come tutta la collezione SS2022 realizzata con tessuti e filati di alta gamma, dallo stile moderno e sporty-chic, espressione di una raffinatezza senza tempo.

TEDDY&MINOU BY IL GUFO Teddy e Minou erano due gattini che Alessandra e Guido Chiavelli, a.d. de Il Gufo, hanno avuto come compagni di gioco durante la loro infanzia. Nomi scelti per definire una nuova linea destinata ai bebè da 0 a 36 mesi, il cui punto di forza è l’utilizzo del cotone organico certificato e di tessuti upcycled.

GRAWIDANZA Una mamma, Shi Heng Ding, a seguito della gravidanza di sua figlia Kristell Sundari, ha creato due capsule che omaggiano il riciclo sostenibile e l’utilizzo delle “loose parts”, raccontando di viaggi immaginari lungo percorsi insoliti creati da oggetti di uso quotidiano.

SCHNEIDERS Il piumino leggero racchiude un’anima salisburghese doc, come ribadisce la stampa con un panorama della città di Mozart all’interno del capo. Dotato di doppie tasche laterali, sfoggia una palette cromatica che va dal giallo senape all’arancio mattone, ma anche i classici navy, azzurro e verde oliva.

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SPORTING CLUB Un guardaroba completo e trasversale, che ruota intorno al concetto di sport declinato nei concetti di amicizia e squadra. L’estetica sport diventa espressione autentica di uno stile dinamico, adatto per gli amanti dell'active, ma anche per chi vuole vestirsi comodo nella quotidianità. KIDDOMOTO Un'azienda del Regno Unito, costruttrice di bici che hanno vinto molti premi, adeguatamente accessoriate. Non mancano infatti caschi, guanti, zainetti e campanelli. Veri must per i piccoli, che hanno la possibilità di scegliere gli articoli con moltissime varianti colore, rendendo il proprio look particolare e sicuro.

UNKOVER Una label nata dalla mente creativa della fashion designer Beatrice Scquizzato, che trasforma i capi di abbigliamento in simboli di ribellione. Una prima collezione che è già icona rivoluzionaria, mettendosi al centro del movimento The Green Army, che concerne le tematiche di sostenibilità ambientale, sociale e umana.

BALMAIN KIDS Olivier Rousteing e la sua squadra hanno saputo amalgamare con maestria i contrasti di colore, per dare risalto a fodere, colletti e maniche. Degna di nota è la grafica evocativa dei motivi che un tempo decoravano la punta degli aerei da combattimento americani e ora diventano aerei rotanti, che introducono la nuova versione del logo Balmain.

SUPERGA KIDSWEAR New entry per Miniconf: si tratta di Superga Kidswear, frutto di un accordo di licenza firmato con il marchio italiano di calzature e dedicata al target 3-14 anni.

BIKKEMBERGS L’heritage del marchio viene ripreso in questa collezione, che racchiude vari elementi grafici. Il logo del pupino viene scomposto, per definire una nuova stampa all-over che si rifà ai campi da gioco, mentre i colori riprendono le tipiche uniformi dei club, passando dal blu al bianco, fino ad arrivare al grigio mélange.

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FENDI KIDS Il dualismo è parte integrante del dna di Fendi, che si ritrova anche nella linea per bambini.Dal continuo gioco fra diverse ispirazioni scaturiscono iconici capi all’insegna di una naturale eleganza e di un gusto curato, casual ma sempre raffinato.


REVOLVER REQUEEN VENEXIA for

IL VIRTUAL SHOWROOM DI REVOLVER REQUEEN VENEXIA OFFRE UN’EXPERIENCE UNICA IL BRAND DI CALZATURE DI BEATRICE BALDAN RICREA IN DIGITALE L’ESPERIENZA D’ACQUISTO IMMERSIVA E COINVOLGENTE DEL SUO SPAZIO ESPOSITIVO IN VIA MONTENAPOLEONE. DESIGN E MECCANISMI DI INTERAZIONE, CURATI IN OGNI DETTAGLIO, TRASMETTONO IL LUSSO E L’ESCLUSIVITÀ DI MODELLI NATI DALLA MIGLIORE TRADIZIONE ARTIGIANALE VENETA Una realtà emergente che vuole dire la sua nel mercato internazionale del lusso deve cercare strade innovative e guardare con attenzione alla digital transformation. C’è questa convinzione alla base del progetto di Revolver Requeen Venexia, brand veneto di calzature dall’identità forte e coraggiosa, nato meno di due anni fa, ma già con le idee chiare su un posizionamento digitale di ampio respiro. Ecco perché RRV - erede della pluridecennale tradizione calzaturiera della famiglia Baldan - ha appena lanciato un virtual showroom dedicato alla clientela B2B, che si pone come uno degli esempi più avanzati nel suo genere. Non solo una risposta alle sfide poste dalla pandemia, ma un vero e proprio manifesto per il futuro, attentamente studiato e pianificato per integrarsi nelle strategie retail dell’azienda. «L’obiettivo è offrire un’esperienza immersiva, che comunichi l’universo di suggestioni proprie di Revolver Requeen Venexia ed esalti al massimo un prodotto lussuoso ed esclusivo - afferma la brand manager Beatrice Baldan -. Nel nuovo showroom virtuale il livello di dettaglio è tale che gli utenti possono quasi toccare con mano le nostre calzature, realizzate con materiali preziosi

e lavorazioni artigianali, così da essere in grado di trasferire questi valori al consumatore finale». Atmosfere, arredi e decori richiamano quelli dell’appartamento di via Montenapoleone a Milano in cui si trova lo showroom fisico di RRV. Nel virtual tour viene sviluppato il concept come un immaginario hotel con hall, ascensore e vari piani, corrispondenti alle collezioni, in cui

www.revolver-requeen.com

trovano posto le stanze dedicate ai modelli. I prodotti, protagonisti assoluti, ruotano a 360 gradi, grazie a immagini di elevatissima qualità e il compratore ha a disposizione tutte le informazioni per procedere all’acquisto, che avviene nell’e-commerce B2B dedicato. Si possono anche fissare appuntamenti in cui il wholesale manager di RRV, in videochat, guida l’acquirente live, abbattendo le barriere legate a distanze e orari e creando un rapporto esclusivo. Inoltre lo showroom virtuale è pronto per accogliere prossimamente eventi speciali, presentazioni e lanci di nuove collezioni, «in un’ottica di integrazione tra digitale e fisico - precisa Baldan - che si sposa con la nostra strategia di posizionamento presso i retailer globali». Il brand sta infatti entrando in una trentina di punti vendita multimarca del lusso tra Europa, Russia, Medio Oriente e Asia, e successivamente si concentrerà su area D-A-CH, Regno Unito e USA.


EDIZIONI ECOMARKET S.P.A.

CONTO ECONOMICO

(sogg.alla direzione ed al coordinamento della soc. DFV Deutscher Fachverlag Gmbh - a socio unico)

Sede Legale: Milano, Piazza Luigi Cadorna 15 Capitale Sociale: Euro 400.000,00 interamente versato Iscritta al Registro Imprese di Milano al n.: 10074660159 ***

A)

BILANCIO D'ESERCIZIO AL 31 DICEMBRE 2020 forma Abbreviata ex art. 2435 bis del C.C.

3. 4. 5.

***

ATTIVO A)

31/12/20

Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti di cui parte già richiamata di cui parte ancora da richiamare

B)

IMMOBILIZZAZIONI

I

Immobilizzazioni immateriali Immobilizzazioni immateriali lorde fondo ammortamento immobilizzazioni immateriali fondo svalutazione immobilizzazioni immateriali Totale

II

III

Immobilizzazioni materiali Immobilizzazioni materiali lorde fondo ammortamento immobilizzazioni materiali fondo svalutazione immobilizzazioni materiali Totale Immobilizzazioni finanziarie Totale TOTALE IMMOBILIZZAZIONI

C)

0

B)

0 0 0

7. 8. 9. 395.217 (314.778) 0 80.439

107.843 (48.702) 0 59.141

92.512 (88.227) 0 4.285

33.689 (27.246) 0 6.443

1.033 1.033

1.033 1.033

10.

85.757

66.617

Rimanenze

II

Crediti che non costituiscono Immobilizzazioni esigibili entro l'esercizio successivo: esigibili oltre l'esercizio successivo:

100

100

475.629 475.629

724.028 724.028

III

Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni

IV

Disponibilità liquide

11. 12. 13. 14.

1.105.717

TOTALE ATTIVO CIRCOLANTE

C) 15. 16.

629.988

331.452 1.055.580 17.

RATEI E RISCONTI ATTIVI

I

Disaggio su prestiti

0

0

II

Altri ratei e risconti attivi

5.775

16.865

TOTALE RATEI E RISCONTI ATTIVI

5.775

16.865

1.197.249

1.139.062

Ricavi delle vendite e delle prestazioni Variazioni delle rimanenze di prodotti in corso di lavorazione, semilavorati e finiti Variazioni dei lavori in corso su ordinazione Incrementi di immobilizzazioni per lavori interni Altri ricavi e proventi Totale

A)

31/12/20

31/12/19

Capitale Riserva da sovrapprezzo delle azioni Riserva di rivalutazione Riserva legale Riserve statutarie Riserva per azioni proprie in portafoglio Altre riserve Utili (perdite) portati a nuovo Utile (perdita) dell'esercizio

B)

400.000 0 0 0 0 0 225.000 (134.558) (159.334)

400.000 0 0 0 0 0 (1) (51.966) (82.591)

TOTALE PATRIMONIO NETTO

331.108

265.442

FONDI PER RISCHI ED ONERI

0

0 577.134

C)

T.F.R.

639.290

D)

DEBITI

226.343

289.486

esigibili entro l'esercizio successivo

226.343

289.486

24.284 369.278 94.123 816.274 586.456 152.634 67.339 0 9.845

56.392 710.659 132.262 1.296.776 875.724 240.988 75.405 0 104.659

24.562

20.382

1.605 0

3.934 0 9.948

0 0 0 38.358 1.378.484

0 0 0 24.613 2.254.966

Differenza tra valore e costi della produzione (A-B)

(159.901)

(82.966)

Proventi e oneri finanziari Proventi da partecipazioni Altri proventi finanziari: a) da crediti iscritti nelle immobilizzazioni b) da titoli iscritti nelle immobilizzazioni che non costituiscono partecipazioni c) da titoli iscritti nell'attivo circolante che non costituiscono partecipazioni d) proventi diversi dai precedenti Interessi e altri oneri finanziari: verso imprese controllate verso altri

0 567

0 825

0

0

0

0

0 567

0 825 0

0 0

0 0 0

0 0 0

0 0 0

567

825

0

0

0

0

0

0

0

0

0

0

0 0

0 0

(159.334)

(82.141)

0 0 0 0

0 0 0 0

(159.334)

(82.141)

Rettifiche di valore di attività finanziarie 18.

PATRIMONIO NETTO

I II III IV V VI VII VIII IX

0 0 0 51.103 2.172.000

10.000

17. Bis Utile e perdite su cambi utile su cambi perdite su cambi

D) PASSIVO

2.120.897

0 0 0 48.686 1.218.583

Per materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci Per servizi Per godimento beni di terzi Per il personale: a) salari e stipendi b) oneri sociali c) trattamento di fine rapporto d) trattamento di quiescenza e simili e) altri costi Ammortamenti e svalutazioni: a) ammortamento delle immobilizzazioni immateriali b) ammortamento delle immobilizzazioni materiali c) altre svalutazioni delle immobilizzazioni d) svalutazioni dei crediti compresi nell' attivo circolante e delle disponibilità liquide Variazioni delle rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo e merci Accantonamenti per rischi Altri accantonamenti Oneri diversi di gestione Totale

Totale (15+16-17+17bis) TOTALE ATTIVO

1.169.897

Costi della produzione 6.

ATTIVO CIRCOLANTE

I

D)

31/12/19

0 0

Valore della produzione 1. 2.

19.

Rivalutazioni: a) di partecipazioni b) di immobilizzazioni finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni c) di titoli iscritti nell'attivo circolante che non costituiscono immobilizzazioni Svalutazioni: a) di partecipazioni b) di immobilizzazioni finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni c) di titoli iscritti nell'attivo circolante che non costituiscono immobilizzazioni Totale delle rettifiche (18-19) RISULTATO PRIMA DELLE IMPOSTE (A-B+-C+-D)

20.

Imposte sul reddito dell'esercizio correnti anticipate differite

21.

UTILE (PERDITA) DELL'ESERCIZIO

esigibili oltre l'esercizio successivo E)

RATEI E RISCONTI PASSIVI

508

7.000

I II

Aggio su prestiti Altri Ratei e risconti passivi

0 508

0 7.000

1.197.249

1.139.062

30.000 0 30.000

24.000 0 24.000

TOTALE PASSIVO E NETTO CONTI D'ORDINE fidejussioni Altri conti d'ordine Totale

Il presidente del consiglio di amministrazione Sig. Klaus Kottmeier

0

PROSPETTO DI DETTAGLIO DELLE VOCI DEL BILANCIO DI ESERCIZIO AL 31.12.2020 pubblicato ai sensi dell'art. 9, della delibera 129/02/CONS dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni denominata Informativa Economica di Settore RICAVI DELLE VENDITE E DELLE PRESTAZIONI Ricavi della vendita di copie di cui per abbonamenti Ricavi della vendita di spazi pubblicitari di cui per la vendita tramite concessionarie di pubblicità

36.545 30.153 1.305.020 0

0 0

0 0

COSTI PER SERVIZI lavorazioni presso terzi agenzie di informazione

Il presidente del consiglio di amministrazione Sig. Markus Nikolas Gotta

120

19.009 13.607 792.988 0


INTERVISTA Alessandro Vigilante Fashion designer

a Los Angeles. Nel frattempo è uscito un pacchetto per l’estate 2021, composto principalmente da costumi da bagno ideali anche come sottogiacca, mentre da questo mese è in vendita la spring-summer 2022.

«Guardo al mondo della danza per la mia moda body-conscious» Fra i nuovi nomi da seguire nel panorama del womenswear, Alessandro Vigilante ha conquistato stampa e stylist con la sua collezione ispirata al mondo della danza. Una proposta approdata nelle migliori boutique, che ha fatto breccia anche tra le celebrity DI CARLA MERCURIO

Come è nata la passione per la moda? Fin da bambino sognavo di diventare uno stilista. Passavo ore a disegnare modelle e sfilate. Da ragazzo mi sono iscritto a una scuola di danza del mio paese, in provincia di Foggia, e ho fatto il danzatore professionista fino ai 23 anni. Una parentesi importante per la mia visione creativa. Dalla danza alla moda, un passaggio inconsueto... È stato come seguire un richiamo: sono andato a Milano, dove mi sono diplomato in fashion design allo Ied. Qui, a 27 anni, ho vinto il concorso My Own Show indetto da Franca Sozzani con la scuola: una chance incredibile di sfilare la mia prima collezione durante la settimana della moda, nel settembre del 2007. A quel punto? Ho lavorato per sette anni nell’ufficio stile di DIRETTORE RESPONSABILE E A.D. Marc Sondermann (m.sondermann@fashionmagazine.it) CAPOSERVIZIO Alessandra Bigotta (a.bigotta@fashionmagazine.it) REDAZIONE Andrea Bigozzi (a.bigozzi@fashionmagazine.it) Elisabetta Fabbri (e.fabbri@fashionmagazine.it) Carla Mercurio (c.mercurio@fashionmagazine.it) Angela Tovazzi (a.tovazzi@fashionmagazine.it) REALIZZAZIONE GRAFICA Nadia Blasevich (n.blasevich@fashionmagazine.it) Carlo Maraschi (c.maraschi@fashionmagazine.it) FASHION EDITOR Alberto Corrado (a.corrado@fashionmagazine.it) COLLABORATORI Mariella Barnaba, Annalisa Betti, Cristiana Bonzi PUBBLICITÀ E PROMOZIONE Barbara Sertorini (b.sertorini@fashionmagazine.it) Laura Pianazza (l.pianazza@fashionmagazine.it) SENIOR DIGITAL ADVISOR Stefania Navaretti (s.navaretti@fashionmagazine.it)

Diceva che la danza è profondamente radicata nella sua visione creativa... Le mie proposte sono frutto di uno studio sul corpo, che amo mettere in risalto. Dopo stagioni di layering e volumi scostati, ho voluto togliere strati per arrivare all’essenziale. Guardo agli anni in cui ho imparato ad ascoltare il mio fisico e a esprimermi con esso, perché trovo che il corpo in movimento sia altamente erotico.

Nelle foto, Alessandro Vigilante e un outfit del suo brand omonimo

Dolce&Gabbana, con la responsabilità della parte sera e dei ricami. Successivamente sono passato da Gucci, con la gestione del pacchetto celebrity. Poi ho lavorato quattro anni da Philosophy, accanto a Lorenzo Serafini, come responsabile ufficio stile. Era il 2019 quando ho deciso che era il momento di lanciare un mio brand. Ero maturato stilisticamente e il mercato in quel momento era pronto a recepire il mio stile essenziale. È vero che ha scelto Instagram come trampolino di lancio? Sì. Ho lanciato un teaser su questo social lo scorso settembre con la prima parte dell’invernale, scattata a Villa Necchi Campiglio e battezzata Atto I, Talking Body: i consensi da parte di giornali, stylist e celebrity non si sono fatti attendere. Da lì sono arrivati l’ufficio stampa e la showroom di Riccardo Grassi. A febbraio ho presentato a Milano Moda Donna la collezione completa con un video. Oggi i miei capi sono da LuisaViaRoma, Gente di Roma, H Lorenzo SPECIAL PROJECTS Matteo Ferrante Veneziani (m.veneziani@fashionmagazine.it) ASSISTENTE DI DIREZIONE / UFFICIO TRAFFICO Valentina Capra (v.capra@fashionmagazine.it) AMMINISTRAZIONE Cristina Damiano (c.damiano@fashionmagazine.it)

Abbonamento annuale 95,00 e (quindicinale) c/c postale n. 16879207 È possibile richiedere gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a: Edizioni Ecomarket Spa - servizio abbonamenti Piazzale Cadorna 15 - 20123 Milano Numeri Arretrati: 16,00 e cad L’editore garantisce che i dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti vengono utilizzati esclusivamente per l’invio della pubblicazione come quelli relativi agli invii in omaggio non vengono ceduti a terzi per alcun motivo. Garanzia di riservatezza per gli abbonati in ottemperanza al D. Lgs. n.196/2003 (tutela dati personali)

Quali sono i capi chiave? Le giacche di matrice sartoriale in materiali innovativi come neoprene o jersey accoppiato, che mantengono il volume senza essere adesivate. Proposte di gusto maschile, che contrastano con capi femminili fatti di elementi cut out che svelano squarci di pelle. Un gioco di contrapposizioni in cui l’aderente incontra volumi scostati, mentre il lattice di legging, ciclisti e body e il neoprene sposano tessuti naturali quali viscosa, lana, cotone o georgette di seta. Tutte proposte made in Italy da aziende attente alla qualità e con molta cura dei tessuti, tra cui anche jersey eco e lattice vegano. Ci diceva che i suoi capi sono piaciuti alle celebrity... Il consenso delle stylist mi ha aperto le porte dello star system e mi ha permesso fin qui di vestire star come Elodie, Arisa, Mara Sattei, Damiano dei Måneskin e Gaia. Qual è il suo sogno nel cassetto? Vorrei un’azienda che mi supporti e sogno un building dove riunire la produzione di danza e quella di abbigliamento, per creare fruttuose contaminazioni creative. ■ EDIZIONI ECOMARKET SPA Redazione, Amministrazione, Pubblicità Piazzale Cadorna 15 20123 Milano telefono 02 80620-1 FASHION - IL MAGAZINE DI STRATEGIA, INNOVAZIONE E MERCATI Registrazione presso il Tribunale di Milano n. 389 del 6-11-1970 Iscrizione n. 1418 al ROC Registro Operatori della Comunicazione Stampa: Aziende Grafiche Printing Srl - Via Milano 5 20068 Peschiera Borromeo (Mi) MDM Milano Distribuzione Media Srl È vietata la riproduzione anche parziale Articoli, disegni e fotografie, anche se non pubblicati, non verranno restituiti © FASHION 2021 Edizioni Ecomarket - Milano

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PEOPLE Alessia Marcuzzi Tra provocazione e sostenibilità

impattare il meno possibile sull’ambiente. I nostri trattamenti sono stati subito amati e in poco tempo abbiamo costruito una vera e propria community di Luce Lover. A tale proposito, insieme alla onlus Worldrise quest’anno abbiamo inaugurato il progetto Clean The Beauty, dedicato alla sensibilizzazione verso l’inquinamento da plastica, con cui abbiamo organizzato dei beach cleaning in alcune spiagge italiane.

«Lo showbiz non mi basta. Con borse e skincare mi scopro anche business woman» Allegra, dinamica, sempre in forma, Alessia Marcuzzi ama mettersi continuamente in gioco con nuove sfide. Come nel caso delle linea di borse Marks&Angels e del marchio di prodotti per il corpo Luce Beauty. Due progetti in chiave green, che trovano una vetrina divertente e a volte un po' provocante sul suo account Instagram DI CARLA MERCURIO

Sopra, Alessia Marcuzzi applica uno dei prodotti della sua linea di skincare, Luce Beauty. In alto, l'attrice e conduttrice televisiva sfoggia con ironia una delle borse della sua collezione Marks&Angels

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Il suo account Instagram racconta una personalità spiritosa ed esplosiva: qual è il segreto di tanta energia e della sua forma fisica sempre perfetta? Per me Instagram è una specie di album fotografico, dove posto le cose belle che mi capitano o che vedo e che voglio condividere. A volte affronto temi più importanti e delicati come il body shaming, proprio perché credo che oggi i giovani si rispecchino troppo in modelli sbagliati. Quanto alla mia forma fisica, sono una persona attiva e faccio una vita molto sana; non sono alla ricerca della perfezione. Nel 2012 ha lanciato una linea di borse made in Italy, Marks&Angels. Come è nata l’idea? Devo sempre scoprire cose nuove e mettermi in gioco, quindi l’attività di imprenditrice soddisfa molto questo aspetto del mio carattere. L'idea è nata da me e una mia ex socia (Marks&Angels è l’abbreviazione inglese dei nostri due cognomi) e dopo due anni ho rilevato la società e siamo andati solo online con la vendita.

Ha festeggiato il primo compleanno di Luce Beauty uscendo di casa in accappatoio, maschera di bellezza e tacchi a spillo: quale il messaggio dietro a questa provocazione? Ho focalizzato l’attenzione su quella che sono: semplice, con poco trucco, molto attenta al clean beauty, ma davvero un po' pazza! Quando ho deciso di creare Luce sono andata a Londra e ho fatto il primo tatuaggio della mia vita, con la scritta Luce sull’avambraccio. E per l’uscita delle prime creme ho deciso di postare una mia foto senza trucco, senza filtri, invitando tutti i miei follower a fare lo stesso. Analoga cosa per il corpo: dovevo fare una campagna genderless, dove non si capisse il sesso dei modelli, così con il mio team ci siamo detti: i sederi....Sì, dal lato B in fondo non si capisce! Ha postato su Instagram delle foto dedicate alla sua linea, dove appare nuda con altri modelli. Perché? Per il lancio della linea corpo abbiamo realizzato la campagna For Everybody perché tutti, uomini e donne, devono sentirsi liberi di dedicare gesti d’amore al proprio corpo. È una questione di salute, non di stereotipi di illusoria perfezione o di genere! Sul set de Le Iene i suoi look sono provocanti, ma mai volgari: quale il confine da non oltrepassare? L’attitude. Il look può essere sexy e provocante quanto vuoi, ma se sei una maschiaccia di spirito come me, è difficile che tu non faccia gruppo con le donne.

A parte il suo account Instagram, le borse non sono molto reclamizzate. Ha mai pensato di ampliare il business? Per ora va bene così. Abbiamo una clientela fidelizzata e al momento preferisco concentrare la mia creatività sulle borse e sugli accessori.

Come le piace vestire nel day by day? Io sono proprio da jeans e maglietta... La sera, se esco per cena, mi piace avere un dettaglio o un accessorio bello e anche sexy, ma di base rimango sempre minimal.

Quale la mission di Luce Beauty, la linea di skincare bio che ha lanciato un anno fa? Tutti i trattamenti Luce Beauty sono realizzati con un’altissima percentuale di ingredienti naturali e biologici, testati dermatologicamente per pelli sensibili e privi di sostanze ritenute sospette per la salute della pelle. L’intera filiera produttiva ha sempre un occhio di riguardo per la natura e c’è molta attenzione nella scelta del packaging per

Su Instagram ha oltre cinque milioni di follower: come li ha conquistati? I miei follower apprezzano la parte di me più buffa. Penso che si identifichino con me perché capiscono che sono un po' maldestra e che potremmo diventare amici in un secondo. Io attacco bottone con tutti, anche quelli che vogliono solo una foto. Va sempre a finire che gli chiedo il numero di telefono!!! 


Insieme per un nuovo fashion sourcing www.texworldevolution-paris.com

5 – 9 Luglio 2021 Atelier Richelieu, Paris - Francia



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