Fondazione Dolomiti Dolomites Dolomiten Dolomitis
RASSEGNA STAMPA MAGGIO 2021
PRINCIPALI ARGOMENTI DALLA RASSEGNA STAMPA DI MAGGIO:
FONDAZIONE DOLOMITI UNESCO: MARA NEMELA LA NUOVA DIRETTRICE .......................................................... 3 NUOVA SEDE PER LA FONDAZIONE DOLOMITI UNESCO ........................................................................................... 7 INCONTRI D’ALT(R)A QUOTA 2021 ............................................................................................................................... 12 OLIMPIADI 2026: GLI AGGIORNAMENTI ....................................................................................................................... 12 MONDIALI DI SCI 2029: GLI AGGIORNAMENTI ............................................................................................................ 15 COLLEGAMENTO COMELICO – PUSTERIA: GLI AGGIORNAMENTI ......................................................................... 16 COLLEGAMENTO CORTINA – ALLEGHE – CIVETTA: GLI AGGIORNAMENTI .......................................................... 17 TRENO DELLE DOLOMITI .............................................................................................................................................. 18 PASSO GIAU: ALBERGO DI LUSSO.............................................................................................................................. 21 STRUTTURE OBSOLTE: MARMOLADA ........................................................................................................................ 22 DOLOMITI IN TV .............................................................................................................................................................. 24 AEROPORTO DI BOLZANO ............................................................................................................................................ 29 DOLOMITI ACCESSIBILI ................................................................................................................................................. 30 NOTIZIE DAI RIFUGI........................................................................................................................................................ 31 NOTIZIE DAI PARCHI ...................................................................................................................................................... 36 NOTIZIE DAI CLUB ALPINI ITALIANI ............................................................................................................................. 38 NOTIZIE DAL SOCCORSO ALPINO ............................................................................................................................... 39 INTERVISTE E EDITORIALI ............................................................................................................................................ 40
FONDAZIONE DOLOMITI UNESCO: MARA NEMELA LA NUOVA DIRETTRICE L’Adige | 5 Maggio 2021 p. 19 Dolomiti Unesco, Mara Nemela nuova direttrice Il Cda della Fondazione Dolomiti Unesco ha nominato all'unanimità Mara Nemela come nuova direttrice. Al bando di selezione, pubblicato in seguito alle dimissioni di Marcella Morandini che aveva diretto la Fondazione per sette anni, hanno partecipato più di 40 candidati da tutta Italia e dall'estero. Classe 1975, Mara Nemela è nata a Bolzano e vive a Canazei, in val di Fassa. Si è laureata in ingegneria all'Università di Trento ed è dirigente del Comun General de Fascia, in Trentino. Alto Adige | 5 Maggio 2021
p. 34 Dolomiti Unesco, Mara Nemela nuova direttrice Dolomiti Dopo Marcella Morandini, dimessasi lo scorso anno, sarà di nuovo una donna a dirigere la Fondazione Dolomiti Unesco. Il cda della Fondazione ha scelto Mara Nemela quale neo direttrice fra le tre candidate che avevano superato la selezione. «Abbiamo scelto la candidata migliore, anche se non è stato facile. Le candidate vantano profili di altissimo livello», commenta l'assessora provinciale Maria Hochgruber Kuenzer che sottolinea come l'ampia partecipazione alla selezione e il livello dei candidati siano la dimostrazione del prestigio che la Fondazione Dolomiti ha saputo costruirsi in questi anni.Dolomiti: un territorio da proteggere e tramandare.Mara Nemela, ladina della Val di Fassa, finora era responsabile dell'ufficio tecnico del Comun general de Fascia e coordinatrice della Rete delle riserve della Val di Fassa. Il profilo professionale versatile e interdisciplinare oltre alla profonda conoscenza del territorio e delle culture delle Dolomiti, ma anche le ottime capacità di dialogo e gestione dei conflitti, hanno convinto il cda della Fondazione. «Lavorare per la Fondazione significa per me mettersi al servizio di un sistema territoriale complesso, favorendo il dialogo e il confronto», ha detto Mara Nemela facendo presente che essendo cresciuta fra le Dolomiti ha, «come le genti dolomitiche, una naturale propensione a sentire come parte di sé i termini patrimonio ed eredità riferiti a un territorio da coltivare, proteggere e tramandare come un bene collettivo».
Corriere delle Alpi | 5 Maggio 2021
p. 17 Fondazione Dolomiti UNESCO E’ Nemela la nuova direttrice la nomina Francesco Dal Mas «Ascoltare»: è questa la parola d'ordine che si è data Mara Nemella. È lei la nuova direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco, che va a sostituire Marcella Morandini. Arriva dalla Val di Fassa. È ladina.«Ascoltare le comunità, in tutte le loro componenti, è d'obbligo soprattutto in un momenti come questo, di possibili cambiamenti dopo la pandemia nel rapporto tra l'uomo e l'ambiente, la natura», prosegue. «Ascoltare sia chi li rappresenta istituzionalmente ma anche le loro espressioni sociali, quindi pure ambientaliste, e culturali».È' doveroso, secondo Nemela, in una realtà di cinque province abitate da genti con lingue, tradizioni, culture diverse. «È anche vero, tuttavia, che tra genti di montagna ci si capisce di più e meglio: dalle grandi Dolomiti alle piccole, abbiamo molte problematiche comuni». Di più, per il momento, Nemela non vuol dire, aspettando di prendere servizio. Su e giù, ogni giorno, dalla Val di Fassa, a Cortina, attraverso il Pordoi ed il Falzarego, Classe 1975, Mara Nemela è nata a Bolzano e vive a Canazei, in Val di Fassa. Si è laureata in Ingegneria per l'ambiente e il territorio all'Università di Trento nel 2001. Dipendente della Provincia autonoma di Trento, il suo attuale incarico è quello di responsabile dei Servizi tecnici e urbanistici del Comun General de Fascia. Dal 2012 è membro della Commissione per la pianificazione territoriale e il paesaggio. Ha contribuito a costituire la Rete di Riserve della Val di Fassa, ente gestore del patrimonio mondiale Dolomiti Unesco della parte trentina della Marmolada e del Catinaccio. Il presidente della Fondazione Dolomiti Unesco, Mario Tonina, si dice certo che «la professionalità della dottoressa Nemela potrà garantire continuità al grande lavoro di sinergia fin qui svolto dai territori che condividono il Bene Unesco».«I profili professionali che abbiamo preso in esame si sono rivelati tutti di alto livello e la scelta di Nemela è dovuta sicuramente alla competenza, all'esperienza nel campo della gestione
territoriale e alla capacità di fare rete. Alla neo direttrice un augurio sincero di buon lavoro: le sfide per la gestione sinergica del Patrimonio Mondiale sono complesse e sappiamo che la nuova direttrice potrà contare sulla collaborazione di una squadra impegnata, motivata, competente e professionale nel solco del percorso tracciato dalla dott.ssa Morandini. Saper interagire con le diverse reti, che a vari livelli si occupano di gestire, comunicare e conservare il patrimonio mondiale, sarà un fattore determinante per continuare a essere un modello di gestione apprezzato e studiato a livello internazionale».Al bando di selezione, pubblicato in seguito alle dimissioni della direttirce Morandini, che aveva diretto la Fondazione per sette anni, hanno partecipato più di 40 candidati da tutta Italia e dall'estero, in particolare da tutto l'arco alpino, a riprova del riconoscimento del ruolo della Fondazione a livello internazionale. La riunione del cda che ha portato alla nomina di Nemela, si è svolta nella sede della Provincia a Palazzo Piloni: erano presenti il presidente Tonina (assessore all'urbanistica, ambiente e cooperazione, con funzioni di Vicepresidente della Provincia autonoma di Trento), il vicepresidente Graziano Pizzimenti (assessore alle infrastrutture e territorio della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia) e i consiglieri Federico Caner (assessore ai Fondi UE, turismo, agricoltura e commercio estero della Regione del Veneto), Roberto Padrin (presidente della Provincia di Belluno), Maria Magdalena Hochgruber Kuenzer (assessore all'urbanistica e tutela del paesaggio, beni culturali della Provincia autonoma di Bolzano), Andrea Carli (Presidente dell'UTI delle Valli e delle Dolomiti Friulane) e Francesco Brollo (Presidente dell'UTI della Carnia). --© RIPRODUZIONE RISERVATA Gazzettino | 5 Maggio 2021
p. 7, edizione Belluno Dolomiti UNESCO, Nemela direttore BELLUNO Mara Nemela dirige la Fondazione Dolomiti Unesco. E' stata designata dal consiglio di amministrazione, riunito a Palazzo Piloni, sede dell'amministrazione provinciale di Belluno. Presto prenderà servizio negli uffici della Fondazione, nel Comun Vecio, in centro a Cortina, in attesa che sia pronta la nuova sede, nella ex cantoniera Anas di Acquabona, alle porte del paese. Mara Nemela subentra a Marcella Morandini, che ha diretto la Fondazione Dolomiti Unesco per sette anni, sino allo scorso inverno, quando si è dimessa. «Lavorare per la Fondazione significa mettermi a servizio di un sistema territoriale complesso, cercando di agevolare il dialogo e il confronto», ha dichiarato la nuova direttrice, selezionata fra oltre quaranta domande.
«CAPACITÀ E COMPETENZE» «In Mara Nemela sono state premiate la competenza e la capacità di fare rete ha dichiarato l'attuale presidente della Fondazione, l'assessore regionale trentino Mario Tonina qualità significative per poter affrontare le sfide a cui è sottoposto un organo importante e complesso come la Fondazione Dolomiti Unesco. Le è ora affidata la guida tecnica e le porgo i migliori auguri di buon lavoro, certo che la sua professionalità possa garantire continuità alla grande opera di sinergia, fin qui svolta dai territori che condividono il Bene Unesco». La presidenza della Fondazione ruota fra le cinque province delle Dolomiti, ogni tre anni; presto sarà la volta di Udine. La nomina della nuova direttrice è avvenuta all'unanimità e tiene conto della lunga esperienza professionale, nella gestione e nel coordinamento del territorio e dei suoi attori. «Si chiude un importante percorso di selezione, fra numerosi candidati conferma Tonina sono certo che la direttrice saprà interpretare al meglio il nostro mandato, gestendo con professionalità e competenza le diverse sfide e opportunità, date dal grande privilegio di essere un territorio iscritto nella prestigiosa lista del patrimonio mondiale. Le sfide sono complesse, ma sappiamo che potrà contare sulla collaborazione di una squadra impegnata, motivata, competente e professionale, nel solco del percorso tracciato da Morandini». CANDIDATI DALL'ESTERO Hanno partecipato candidati da tutta Italia e dall'estero, in particolare da tutto l'arco alpino, a riprova del riconoscimento del ruolo internazionale della Fondazione. Mara Nemela è nata a Bolzano nel 1975 e vive a Canazei, in Val di Fassa. Si è laureata in ingegneria per l'ambiente e il territorio all'Università di Trento nel 2001. Dipendente della Provincia autonoma di Trento, il suo attuale incarico è di responsabile dei servizi tecnici e urbanistici del Comun General de Fascia. Dal 2012 è componente della commissione per la pianificazione territoriale e il paesaggio. Ha contribuito a costituire la Rete di riserve della Val di Fassa, ente gestore del patrimonio mondiale Dolomiti Unesco, nella parte trentina della Marmolada e del Catinaccio. STRADA TRACCIATA La precedente direttrice Marcella Morandini commenta la nomina di chi le subentra: «E' una professionista molto preparata, una donna appassionata e impegnata, una abitante delle Dolomiti, che sente e vive il territorio come bene collettivo da coltivare, proteggere e tramandare alle generazioni future. Sono certa che porterà un importante contributo a questo meraviglioso processo culturale, che unisce i territori dolomitici e le loro comunità, grazie al riconoscimento Unesco». Al consiglio che l'ha nominata c'erano, oltre al presidente Tonina, per Trento, il vicepresidente Graziano Pizzimenti, Andrea Carli e Francesco Brollo per la Regione autonoma Friuli Venezia Giulia; Federico Caner, assessore regionale del Veneto; Roberto Padrin presidente della Provincia di Belluno; Maria Magdalena Hochgruber Kuenzer, assessore della Provincia autonoma di Bolzano. Marco Dibona Corriere del Trentino | 5 Maggio 2021
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A Nemela la direzione della Dolomiti Unesco TRENTO Mara Nemela (nella foto) è la nuova direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco. La 45 enne responsabile dei Servizi tecnici e urbanistici del Comun General de Fascia, succede a Marcella Morandini, dimessasi dopo sette anni alla testa dell’organismo. Nemela, nata a Bolzano ma residente in Trentino a Canazei, è emersa al termine di una selezione internazionale, alla quale hanno partecipato 40 professionisti di tutta Europa. La riunione del Consiglio di amministrazione che ha portato alla nomina si è svolta nella sede della Provincia di Belluno. Erano presenti il presidente Mario Tonina (Trentino), il vicepresidente Graziano Pizzimenti (Friuli Venezia Giulia) e i consiglieri Federico Caner (Veneto), Roberto Padrin (Provincia di Belluno), Maria Magdalena Hochgruber Kuenzer (Alto Adige), Andrea Carli (Uti delle Valli e delle Dolomiti Friulane) e Francesco Brollo (Uti della Carnia). Corriere del Veneto | 5 Maggio 2021 p. 10, edizione Treviso-Belluno Mara Nemela alla direzione di Fondazione Dolomiti è Mara Nemela la nuova direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco. Succede a Marcel-la Morandini, che aveva diretto l’ente per sette anni. La sua nomina è stata ratificata all’unani-mità dal Cda, riunitosi ieri a Palazzo Piloni, sede della Provincia di Belluno. Classe 1975, Mara Nemela è nata a Bolzano e vive a Canazei, in Val di Fassa. Si è laureata in Ingegneria per l’ambiente e il territo-rio all’università di Trento nel 2001. Dipendente della Provincia autonoma di Trento, il suo attuale incarico è quello di responsabile dei Servizi tecnici e urbanistici del comun General de Fascia. Dal 2012 è membro della Commissione per la pianificazione territoriale e il paesaggio. Ha contri-buito a costituire la Rete di Riserve della Val di Fassa, gestore del Patrimonio Mondiale Dolomiti Unesco della parte trentina della Marmolada e del Catinac-cio. «Esprimo grande soddisfazione sia per il riscontro ottenuto dal bando di selezione, sia per l’esito», dice il presidente della Fondazione Dolomiti Unesco, Mario Tonina. «I profili professionali che abbiamo preso in esame si sono rivelati tutti di alto livello e la scelta di Mara Nemela è dovuta sicura-mente alla competenza, all’esperienza nel campo della gestione territoriale e alla capacità di fare rete. A lei un augurio sincero di buon lavoro: le sfide per la gestione sinergica del Patrimonio Mondiale sono complesse e sappia-mo che la nuova direttrice potrà contare sulla colla-borazione di una squadra impegnata, motivata, competente e professiona-le nel solco del percorso tracciato dalla dottoressa Morandini. Saper intera-gire con le diverse reti, che a vari livelli si occupano di gestire, comunicare e conservare il Patrimonio Mondiale, sarà un fattore determinante per conti-nuare a essere un modello di gestione apprezzato e studiato a livello internazionale». (m.g.)
NUOVA SEDE PER LA FONDAZIONE DOLOMITI UNESCO Gazzettino | 18 Maggio 2021 p. 12, edizione Belluno Cantoniera alla Fondazione: oggi la firma del protocollo Prima la convenzione fra Anas e Comune di Cortina, poi l'accordo dell'amministrazione ampezzana con Fondazione Dolomiti Unesco: tutto questo per dare nuova vita alla vecchia casa cantoniera di Acquabona. L'ACCORDO Questa mattina alle 11, in municipio, il sindaco Gianpietro Ghedina firmerà il protocollo per l'utilizzo del manufatto, assieme a Mario Tonina, assessore all'urbanistica, ambiente e cooperazione della Provincia autonoma di Trento, attuale presidente di Fondazione Unesco. È il secondo atto formale per l'uso di quell'immobile, mentre si stanno concludendo i lavori di manutenzione straordinaria e ammodernamento, pagati da Anas. Il 6 febbraio scorso fu Claudio Andrea Gemme, presidente Anas, a firmare la convenzione con il Comune, per concedere i due piani superiori; l'accordo ha la durata di dieci anni e il Comune pagherà 2.400 euro l'anno, oltre alle spese. Il piano terra sarà invece usato direttamente da Anas, per aprire lo sportello al pubblico del progetto smart road di gestione informatica della mobilità sulla statale 51 di Alemagna. È un progetto da 27 milioni di euro, che ha visto posizionare centinaia di antenne, lungo una settantina di chilometri, dall'uscita dell'autostrada a Pian di Vedoia sino alla sella di Cimabanche. «Uniamo un'istituzione come Unesco e una attività tecnologica, portata avanti da Anas, con la sala di controllo, che verificherà tutte le attività che abbiamo realizzato sulla strada: è una congiunzione astrale molto interessante nella visione che abbiamo per tutte le altre case cantoniere sul territorio italiano spiegò Gemme questo è certamente un esempio virtuoso, costruito assieme all'amministrazione di Cortina. Il valore vero sta nell'idea e nell'averla realizzata assieme. Sarà un test, che potrà fare da apripista in tutto il Paese». IL PATRIMONIO
L'operazione di Cortina si inserisce nella valorizzazione, riqualificazione, accessibilità e fruizione di immobili di proprietà Anas. Le case cantoniere sono 1.200, in tutta Italia: rappresentano un patrimonio sociale ed economico di grande importanza e ora, con queste iniziative di riconversione, possono costituire un fattore di crescita per attività culturali, economia e occupazione dei territori dove sono ubicate. (MDib.) L’Adige | 19 Maggio 2021 p. 24
Corriere delle Alpi | 19 Maggio 2021
p. 28 UNESCO, firma con sorpresa Debutta la nuova direttrice CORTINA In occasione della firma del protocollo d'intesa per l'utilizzo della casa cantoniera di Acquabona come nuova sede della Fondazione Dolomiti Unesco, la sala consiliare del Comune di Cortina è stata anche teatro della prima uscita pubblica della nuova direttrice dell'Ente, Mara Nemela, che prende il ruolo ricoperto negli ultimi sette anni da Marcella Morandini. Classe 1975, la Nemela vive a Canazei, in Val di Fassa. Si è laureata in Ingegneria per l'ambiente e il territorio all'Università di Trento nel 2001 e, prima di arrivare a questo prestigioso incarico, è stata responsabile dei Servizi tecnici e urbanistici del "Comun General de Fascia" e della gestione delle Aree protette e Urbanistica. La presenza di Nemela era tuttavia ufficiosa, in quanto assumerà la carica dal primo giugno.«Sono felice di esordire nel mio nuovo ruolo proprio qui a Cortina. La nuova sede rafforza i rapporti tra la Fondazione e il Comune di Cortina. Mi auguro ti riuscire a mantenere un buon accordo tra le varie comunità che fanno parte della Fondazione Unesco e di riuscire a mantenere l'integrità del sito».Il protocollo è stato firmato dal sindaco di Cortina Gianpietro Ghedina e dal presidente di Fondazione Dolomiti Unesco, l'assessore a Urbanistica, Ambiente e Cooperazione della Provincia di Trento Mario Tonina.«Sono ormai dieci anni che gli uffici della Fondazione risiedono a Cortina nel palazzo del Municipio vecchio», ha detto il sindaco Ghedina, «ora la nuova sede di Acquabona è destinata a diventare un punto di riferimento informativo importante di cui la comunità sarà orgogliosa, ancor di più se pensiamo al valore che avranno questi spazi in prospettiva dei grandi eventi sportivi che interesseranno Cortina e le Dolomiti nel medio-lungo periodo. La nuova sede sarà occasione per offrire una maggiore visibilità alla Fondazione Dolomiti Unesco e una migliore operatività anche attraverso la creazione di un punto informativo dedicato ai siti Patrimonio dell'Umanità».«Quello fra la Fondazione e il Comune di Cortina è un legame che cresce col passare del tempo», ha aggiunto Tonina, «per il riconoscimento dato all'Istituzione e per la disponibilità a contribuire alla sua operatività, ringrazio il sindaco Gianpietro Ghedina e il vicesindaco Luigi Alverà, nonché la direttrice uscente della Fondazione Marcella Morandini per il suo importante contributo nella concretizzazione di questa preziosa collaborazione. La Fondazione di oggi non è più quella di 10 anni fa, è cresciuta, si è affermata nel tempo ed ha visto consolidarsi sempre più la sua riconoscibilità. L'opportunità del trasferimento nei locali della casa cantoniera offrirà nuovo stimolo per rendere maggiormente visibile il prestigioso riconoscimento Unesco sul territorio ampezzano» .L'accordo firmato ieri è reso possibile dalla sottoscrizione, il 6 febbraio scorso, di un protocollo d'intesa tra Anas e Comune di Cortina per la riqualificazione e il riutilizzo della casa cantoniera di Acquabona. L'edificio (che oltre agli uffici della Fondazione Dolomiti ospiterà quelli dell'Anas per le attività connesse al progetto "Smart road") si sviluppa su un piano terra e due superiori, oltre alle aree esterne. Il trasferimento degli uffici della Fondazione
avverrà a conclusione degli importanti lavori di ristrutturazione dell'intero edificio della casa cantoniera della quale Anas si sta già occupando. --Marina Menardi© RIPRODUZIONE RISERVATA Gazzettino | 19 Maggio 2021
p. 13, edizione Belluno Nuova sede della Fondazione: siglato l'accordo col Comune
La Fondazione Dolomiti Unesco sarà diretta dal 1 giugno da Mara Nemela e con l'estate cambierà sede: dal palazzo del Comun Vecio, nel centro di Cortina, passerà nella casa cantoniera Anas ad Acquabona. Le due novità sono state presentate ieri, in municipio, alla firma dell'accordo per l'utilizzo della rinnovata struttura. La firma, posta dal sindaco Gianpietro Ghedina e da Mario Tonina, presidente della Fondazione, fa seguito all'accordo sottoscritto il 6 febbraio con Claudio Andrea Gemme, presidente di Anas, proprietaria dell'immobile di Acquabona, che ha sostenuto le spese del restauro. LA VISIBILITÀ «È un importante passo avanti spiega il sindaco Ghedina perché la Fondazione andrà in una sede più visibile, che sarà pronta per l'estate, alle porte di Cortina, più fruibile da parte del pubblico. La comunità sarà orgogliosa, ancor di più se pensiamo al valore che avranno questi spazi, in prospettiva dei grandi eventi sportivi che interesseranno Cortina e le Dolomiti nel medio e lungo periodo». La firma di ieri è nella continuità, perché è dal 2011 che la Fondazione è ospitata dal comune di Cortina. Il presidente Mario Tonina ha detto: «Fra la Fondazione e il Comune di Cortina d'Ampezzo c'è un legame che cresce nel tempo. Per il riconoscimento dato all'istituzione, e per la disponibilità a contribuire alla sua operatività, ringrazio il sindaco Ghedina e il vicesindaco Luigi Alverà, nonché la direttrice uscente Marcella Morandini, per il suo importante contributo a concretizzare questa preziosa collaborazione. La Fondazione di oggi non è più quella di dieci anni fa, è cresciuta, si è affermata e ha visto consolidarsi la sua riconoscibilità. Le attività istituzionali aumentano di anno in anno». Sulla nuova sede ha aggiunto: «Consentirà una visibilità importante, in vista dei Giochi invernali 2026. Di là passano tanti ospiti di questo territorio e la posizione garantisce visibilità e accoglienza». IL PROGETTO La direttrice Mara Nemela lavorerà per la collaborazione, per l'apertura fra le varie componenti della Fondazione, che unisce cinque province, in tre regioni: «Dobbiamo lavorare assieme, prenderci per mano, anche perché è un momento molto difficile per le comunità di montagna, che stanno soffrendo per le restrizioni all'economia e al turismo, causate dal Covid-19. L'OBIETTIVO Le diverse componenti devono lavorare assieme, per valorizzare il nostro territorio». Sul ruolo esercitato da dodici anni, con nuove prospettive per il futuro, riassume: «La Fondazione è un forte collante per questa comunità dolomitica, con tanti tratti in comune, che però si trova spesso a essere fragile, a causa delle discontinuità amministrative. È importante mantenere questo legame, che di fatto c'è, fra questi territori, che hanno tanto da guadagnare, a lavorare assieme». Marco Dibona Corriere del Veneto | 19 Maggio 2021 p. 10, edizione Treviso - Belluno Casa cantoniera per l’UNESCO Katia Tafner cortina d’ampezzo Firmata ieri l’intesa tra il Comune di Cortina e Fondazione Dolomiti Unesco per l’utilizzo della Casa cantoniera ex Anas di Acquabona come nuova sede dell’ente. Un’ospitalità che si rinnova negli intenti e nei fatti: è dal 2011 che la Fondazione è ospitata negli spazi del Comune. Per la Fondazione Dolomiti Unesco c’era il suo presidente, nonché assessore a Urbanistica, Ambiente e Cooperazione della Provincia autonoma di Trento Mario Tonina. Con lui Mara Nemela, nuova direttrice della Fondazione dal prossimo giugno, sostituta di Marcella Morandini. La nuova sede della Fondazione Unesco ha l’obiettivo di divenire riferimento anche per i turisti che accederanno a Cortina, trovandosi alle porte del paese e lungo la strada principale. La Casa cantoniera, che oltre agli uffici della Fondazione ospiterà uffici Anas per le attività connesse al progetto «Smart road», ha un piano terra e due piani superiori oltre alle aree esterne. La sede sarà operativa per l’estate.
INCONTRI D’ALT(R)A QUOTA 2021 Alto Adige | 18 Maggio 2021
p. 34 Quattro workshop per quattro rifugi Dolomiti Trekking letterari, fotografici, artistici e culinari. Tornano, nell'estate 2021, gli "Incontri d'alt(r)a quota" organizzati dalla Fondazione Dolomiti Unesco nei rifugi del Patrimonio Mondiale. La pandemia ha determinato, per molti, anche una forzata lontananza dalle crode, dalle vallate, dai boschi delle Dolomiti e dal benessere che sanno generare. L'estate 2021, Covid-19 permettendo, rappresenterà un'opportunità da vivere nel rispetto dei luoghi e delle persone che li abitano. Proprio per rendere meno impattante il turismo di massa nel fragile ambiente dolomitico, la Fondazione Dolomiti Unesco si sta muovendo da tempo su diversi fronti come lo studio dei flussi e del loro impatto (si veda ad esempio quello realizzato negli hotspots del Lago di Braies e delle Tre Cime) e come le campagne comunicative per un turismo più consapevole. Gli "Incontri d'alt(r)a quota" organizzati per il quinto anno dalla Fondazione Dolomiti UNESCO puntano a questo. Il programma è quasi definito e avrà come punto fermo, naturalmente, il rispetto delle normative antiCovid 19. L'appello è dunque a tenersi aggiornati sulle date e a prenotarsi per tempo, perché gli appuntamenti sono decisamente di "alt(r)a quota", da tutti i punti di vista. Ci accompagneranno infatti lo scrittore Matteo Righetto, in un trekking letterario al Rifugio Città di Fiume (BL), sotto la parete nord del Pelmo, lo chef stellato Alessandro Gilmozzi che ci inizierà all'utilizzo in cucina delle erbe spontanee delle Dolomiti al Rifugio Pordenone, tra le Dolomiti Friulane; e ancora gli straordinari acquerelli della pittrice Silvia De Bastiani al Rifugio Antermoia e l'esperienza tecnica ed estetica del fotografo Moreno Geremetta al Rifugio Alpe di Tires. Come sempre gli incontri saranno un'occasione per avvicinarsi alla montagna in modo insolito e arricchente, ma anche per stringere legami tra professionisti, appassionati, operatori che vivono di Dolomiti e con le Dolomiti.©RIPRODUZIONE RISERVATA
OLIMPIADI 2026: GLI AGGIORNAMENTI Corriere del Veneto | 1 Maggio 2021 p. 15, edizione Treviso - Belluno Viceministro Morelli super-commissario alle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 cortina d’ampezzo Le Olimpiadi invernali del 2026 hanno il loro commissario per le infrastrutture. Si tratta del viceministro Alessandro Morelli (Lega nord). La nomina ieri dal Consiglio dei ministri. Morelli dovrà seguire e coordinare tutto il comparto delle infrastrutture e della mobilità sostenibile in vista dell’evento olimpico. Al viceministro le congratulazioni del governatore del Veneto, Luca Zaia. «Oggi è un giorno importante per i Giochi di Milano-Cortina 2026 — ha detto — Dopo due anni di attesa viene assegnata la delega a colui che dovrà seguire da vicino tutto il coordinamento e lo sviluppo infrastrutturale attorno all’evento». Tante le deleghe al viceministro: Codice della strada, interventi stradali, infrastrutture idriche, edilizia scolastica e dovrà coordinare i commissari di Anas.
«Ora c’è bisogno di premere sull’acceleratore per dare il via alle grandi infrastrutture di servizio alle Olimpiadi — prosegue Zaia — che segneranno la rinascita del Bellunese. Penso alle varianti di Longarone e di Cortina, ai collegamenti ferroviari e alle stazioni olimpiche. Il punto di partenza per la valorizzazione dei centri urbani, per garantire una porta d’accesso veloce e sicura agli impianti». Corriere delle Alpi | 9 Maggio 2021 p. 30 Masterplan olimpico, la minoranza accusa CORTINA «Il masterplan olimpico viene usato come uno strumento straordinario per favorire alcune attività private, senza una analisi corretta dei possibili sbocchi sul territorio». La denuncia viene dai membri del gruppo di minoranza, che in questi giorni sono andati con forza all'attacco dell'Amministrazione.«Non c'è trasparenza»I membri della minoranza lamentano in primo luogo la mancanza di trasparenza e «nessuna condivisione» dello strumento urbanistico che è ora allo studio e che servirà per coordinare le opere territoriali e urbanistiche delle iniziative previste per i Giochi olimpici Milano-Cortina 2026. «Non è stata fatta un'analisi sul territorio per capire come usare questo grande evento e quali possono essere le ricadute su Cortina», accusano Da Rin e i suoi. Il masterplan, secondo la minoranza, anziché essere un piano generale uguale per tutti, «viene ricucito ad hoc per alcune iniziative private che non sono riuscite ad oggi a trovare sbocco». L'accusaDa Rin si riferisce in particolare a tre strutture ricettive che dovrebbero sorgere in aggiunta a quelle già esistenti: l'albergo Falkensteiner, nel parcheggio alla partenza della cabinovia "Freccia nel cielo"; l'albergo Caminetto, nella zona di Rumerlo; il Borgo Col Tondo, nell'area sciistica di Col Tondo-Mietres. «Molte sono state le richieste di costruire nuove attività ricettive a Cortina, ma solo queste tre sono state prese in considerazione, mentre alle altre decine di domande non è stata data nemmeno una risposta», accusa Da Rin. E se la prende direttamente con l'assessore all'Urbanistica Benedetto Gaffarini. In una lettera inviata venerdì al segretario comunale Giacomo D'Ancona, Da Rin allega il contenuto di un sms ricevuto da Gaffarini e in cui viene invitato a ritrattare le sue dichiarazioni sul progetto di Col Tondo, parole «con le quali addirittura l'assessore minaccia di escludermi dal tavolo di discussione se non ritratto: cose che non capitano nemmeno in Congo», scrive Da Rin nella lettera. «Ma non possiamo pretendere troppo dall'architetto Gaffarini», aggiunge, «che non si è ancora reso conto che viene usato da sindaco e vice sindaco per combattere le battaglie perse. Sul progetto di riqualificazione della stazione, che sta spaccando la cittadinanza, il sindaco si nasconde dietro Gaffarini; sulla viabilità ora inserita nel masterplan si torna indietro ad un vecchio progetto, dopo che l'assessore ci ha fatto perdere tre anni sull'avanzamento delle iniziative di viabilità dell'Anas. E, ancora per quanto riguarda il masterplan, non vengono accettate opinioni diverse dalle sue, non c'è discussione». Nessun coinvolgimentoDa Rin e i suoi lamentano che, sulla partita olimpica, c'è stato qualche coinvolgimento solo all'inizio; ma oggi, a due anni di distanza, «nulla sappiamo di più». A parte le prime riunioni per la redazione del masterplan, dice Da Rin, «per due mesi non abbiamo più saputo niente, per poi vederci recapitare una bozza già in veste semi ufficiale, senza mai essere stati coinvolti nella discussione di uno strumento così importante per il futuro di Cortina. Non c'è un reale confronto: non c'è trasparenza, e questo è preoccupante». --Marina Menardi© RIPRODUZIONE RISERVATA L’Adige | 12 Maggio 2021 p. 17, segue dalla prima Olimpiadi, il Trentino chiede autonomia Un passo in avanti nella programmazione degli interventi da realizzare in vista delle Olimpiadi invernali 2026 è stato compiuto ieri a Verona, dove i rappresentanti dei territori coinvolti hanno incontrato il governo, rappresentato dal viceministro Alessandro Morelli. Il presidente Maurizio Fugatti ha chiesto "autonomia" negli interventi, che riguarderanno la mobilità in val di Fiemme e Fassa, le stazioni di Trento e Cavalese, la ferrovia della Valsugana.A PAGINA 17 «Un incontro positivo, un altro passo in avanti in questa fase strategica e di programmazione». Il presidente Maurizio Fugatti è soddisfatto. Ieri a Verona ha incontrato il viceministro alle infrastrutture e alla mobilità sostenibile Alessandro Morelli, insieme ai colleghi Arno Kompatscher, Luca Zaia e Attilio Fontana. Tema, naturalmente, le Olimpiadi 2026. «È importante che ci sia la volontà di fare squadra - prosegue Fugatti - e di lavorare facendo sistema. Noi abbiamo chiesto di poter agire autonomamente nella realizzazione delle opere che riguardano le infrastrutture, tra le quali la mobilità in val di Fiemme e Fassa, le stazioni di Trento e Cavalese, l'elettrificazione della ferrovia in Valsugana».Morelli ha riferito di un piano da undici miliardi di investimenti, che si traducono in decine di migliaia di posti di lavoro, perché si tratta di quasi 60 opere infrastrutturali, stradali e autostradali e di impiantistica sportiva.«Non abbiamo parlato nel dettaglio di contributi e tempistiche, ma guardiamo positivamente al fatto che questo rapporto prosegua perché c'è bisogno di agire uniformemente. Abbiamo cominciato a confrontarci sugli interventi infrastrutturali, tenendo conto della comune esigenza di accelerarne la realizzazione. Abbiamo inoltre chiesto di poter agire autonomamente a fronte delle risorse messe a disposizione dal governo. Per il Trentino l'investimento riguarda in particolare il tema degli impianti e quello della mobilità».«È importante - ha evidenziato il vice ministro Morelli - che ci sia un collegamento continuo tra rappresentanti dei territori per avere un rapporto diretto con Roma. Ci sono tante priorità. Le Olimpiadi devono entrare nell'agenda del Paese perché questa sarà una grande
occasione di rilancio per l'intera Italia. Snellire le procedure è fondamentale. Il taglio della burocrazia è diventato una necessità del Paese». «Non vogliamo opere faraoniche - ha sottolineato invece il presidente altoatesino Arno Kompatscher - ma interventi mirati che abbiamo un impatto positivo per la mobilità su gomma e su rotaia, e che siano in grado di spiegare i loro effetti principalmente nel lungo periodo, a beneficio di ospiti e residenti».Ma.Lu. Alto Adige | 12 Maggio 2021 p. 18 Olimpiadi: in arrivo 82 milioni per nuovi progetti in Alto Adige Bolzano In Alto Adige arriveranno 82 milioni di euro per realizzare nuove infrastrutture legate alle Olimpiadi invernali Milano Cortina 2026. Ieri il governatore Arno Kompatscher e l'assessore provinciale alla mobilità, Daniel Alfreider, hanno incontrato a Verona il viceministro alle Infrastrutture e alla mobilità sostenibile, Alessandro Morelli. Durante il colloquio, al quale erano presenti anche i governatori di Trentino, Veneto e Lombardia, ovvero Maurizio Fugatti, Luca Zaia e Attilio Fontana, è stato fatto il punto della situazione per quanto riguarda le opere infrastrutturali, la cui realizzazione è legata alle Olimpiadi 2026 che, come noto, prevedono lo svolgimento ad Anterselva di tutte le prove di biathlon. Sia Bolzano che Roma si sono dimostrati concordi nel rimarcare che la linea da seguire nella fase di progettazione ed esecuzione dei lavori sarà quella della sostenibilità. «Non vogliamo opere faraoniche - sottolinea Arno Kompatscher - ma interventi mirati che abbiamo un impatto positivo per la mobilità su gomma e su rotaia, e che siano in grado di dispiegare i loro effetti principalmente nel lungo periodo, a beneficio di ospiti e residenti».Governo e Provincia di Bolzano hanno già avviato una stretta collaborazione grazie ad un accordo che prevede un finanziamento statale pari a 82 milioni di euro da spalmare su opere cosiddette essenziali, di contesto e connesse. Per quanto riguarda le prime, si parla della costruzione di un nuovo incrocio ed un nuovo accesso sulla strada statale della Pusteria verso Anterselva (15 milioni di euro), del potenziamento della strada statale della Val Pusteria (10 milioni), di un nuovo collegamento con la stazione dei treni di Dobbiaco (13 milioni), di un miglior collegamento tra San Cassiano e Cortina (5 milioni), della demolizione e ricostruzione di un ponte ad Anterselva (2,3 milioni), della ristrutturazione dell'incrocio per Sesto Pusteria (7,6 milioni) e della circonvallazione di Perca (29 milioni). Rientrano nell'accordo anche l'accesso al centro di mobilità di Brunico e il potenziamento dello svincolo di Varna che dalla A22 porta in Val Pusteria, oltre alla variante della Val di Riga che sarà però finanziata da Rete ferroviaria italiana. «È un programma ambizioso - commenta Daniel Alfreider - che porterà vantaggi per tutto il territorio, anche nel periodo post-olimpico. Oltre a migliorare la qualità di vita di chi risiede nelle zone interessate, la realizzazione di queste opere rappresenta un'importante occasione di lavoro e di crescita per il mondo dell'economia locale, che sta cercando di uscire dal difficile periodo della pandemia. La fase di progettazione degli interventi è già partita, e siamo convinti di portare a termine tutte le opere entro il 2026». Infine, tutti i partecipanti all'incontro hanno concordato nel ritenere essenziale dotare la nuova Agenzia delle infrastrutture olimpiche di tutti i poteri necessari a farla funzionare in tempi rapidi e in maniera efficiente. L’Adige | 20 Maggio 2021 p. 19 Olimpiadi invernali 2026 La Provincia è in campo Dopo l'approvazione da parte del consiglio provinciale di Trento del provvedimento urgente proposto dalla giunta, è entrata in vigore ieri la legge sulle misure straordinarie per l'organizzazione delle Olimpiadi invernali del 2026. Il primo dei 7 articoli prevede il concorso della Provincia di Trento all'organizzazione delle olimpiadi invernali «per valorizzare l'immagine del Trentino e l'attrattività del suo territorio, anche attraverso il confronto e il coordinamento con le istituzioni locali coinvolte».Si autorizza poi l'istituzione del «coordinamento provinciale per le olimpiadi invernali 2026, per coordinare le azioni e gli interventi sul territorio provinciale funzionali alla riuscita degli eventi sportivi relativi ai giochi e con funzione di interlocutore locale per la fondazione Milano Cortina 2026». Il coordinamento provinciale è nominato dalla giunta provinciale e ne fanno parte al massimo sette componenti. La legge consente poi alla Provincia di avvalersi di apposite risorse umane per l'organizzazione dei giochi. L'articolo 4 stabilisce che la Giunta individui le opere e i lavori pubblici funzionali allo svolgimento delle competizioni. Lavori che «devono essere eseguiti per assicurare la piena efficienza e fruibilità delle strutture sportive individuate come sedi agonistiche di gara, indicando il termine massimo per la loro esecuzione e approvando le disposizioni organizzative necessarie per assicurare il rispetto del termine». La delibera proposta dalla giunta per la realizzazione delle opere relative alle strutture sportive e agli impianti agonistici, da sistemare e adattare in vista dei Giochi, ha ottenuto ieri il parere favorevole della quarta commissione del consiglio provinciale.
MONDIALI DI SCI 2029: GLI AGGIORNAMENTI Alto Adige | 23 maggio 2021 p. 19 Mondiali di sci 2029 in Italia, Badia adesso deve decidere BADIA/CORVARA La Fisi ha intenzione di far disputare in Italia i mondiali di sci alpino nel 2029. La volontà è stata proposta all'Alta Badia e alla Gardena i cui comitati, che si occupano delle gare di Coppa del Mondo rispettivamente sulla Gran Risa e sulla Saslong, hanno accolto il desiderio. Per poter formalizzare la disponibilità delle due località c'è bisogno del parere favorevole dei Comuni interessati. Se Corvara ha già espresso il suo benestare, Badia ne discuterà nella seduta del consiglio comunale che si terrà martedì mattina nella casa Runcher di San Leonardo. Il sindaco Giacomo Frenademetz ha deciso di coinvolgere il consiglio per la delicatezza del provvedimento: «Personalmente sono d'accordo nel sostenere l'eventuale candidatura della Gran Risa per i mondiali del 2029 ma mi rendo conto delle difficoltà che arriveranno da questa adesione, prima di tutto quella dell'ambiente che intendiamo rispettare. L'opposizione in consiglio è forte ed ho quindi bisogno di un parere il più condiviso possibile. Per questo motivo ho deciso di inserire l'argomento all'ordine del giorno del consiglio dal quale mi attendo un parere il più possibile ragionato tenuto conto delle infrastrutture che saranno necessarie per ospitare il grande evento sciistico, come ha dimostrato la recente edizione dei mondiali a Cortina d'Ampezzo». Fra le infrastrutture necessarie - per quella alberghiera l'Alta Badia non avrebbe problemi -c'è quella della viabilità. «Con i mondiali di sci tornerebbe d'attualità - dice ancora il sindaco Frenademetz - la possibilità di realizzare la circonvallazione di La Villa che è stata accantonata per motivi finanziari ma che resta uno dei nostri principali obiettivi». Martedì in consiglio la decisione che non si presenta semplice. Alto Adige | 25 maggio 2021 p. 33 Badia si candida per i Mondiali di sci del 2029 BADIA Se Corvara ha già espresso il proprio benestare, Badia ne discuterà questa mattina alla casa Runcher di San Leonardo, nel consiglio comunale convocato con inizio alle 9. Il sindaco Giacomo Frenademetz è d'accordo nel sostenere la richiesta della Fisi e la proposta di far disputare in Italia i Mondiali di sci alpino nel 2029 e la rassegna coinvolgerebbe in primo piano la Val Badia e Badia con le sue piste e con la generale ricaduta sul territorio che una rassegna di questo livello annuncia e promette. Una partita importante e Frenademetz ha deciso di coinvolgere il consiglio per la delicatezza dell'argomento e della sua portata. La proposta di ospitare i Mondiali 2029 è stata già fatta all'Alta Badia e alla Gardena e i rispettivi comitati che si occupano delle gare di Coppa del Mondo sulla Gran Risa e sulla Saslong hanno accolto con favore il progetto. Per poter formalizzare la disponibilità delle due località c'è bisogno del parere favorevole dei Comuni interessati. "Personalmente sono d'accordo - ha detto Frenademetz - d'accordo nel sostenere l'eventuale candidatura della Gran Risa per i Mondiali del 2029, ma mi rendo conto delle difficoltà che arriveranno da questa adesione, prima di tutto quella relativa all'impatto ambientale di decisioni che dovranno essere prese". Una mano dovrebbe dargliela l'opposizione. E infatti Manfred Canins si dice a sua volta "d'accordo" con il progetto Mondiali, "per tre motivi: i Mondiali di sci rappresenterebbero un aspetto molto importante per il nostro turismo, poi ci sarà la possibilità di sfruttare i contributi che arriveranno per realizzare importanti infrastrutture, terzo motivo essenziale la possibilità di operare in perfetta armonia fra le varie categorie che operano nel nostro comune". Fra i lavori di cui Badia ha bisogno c'è l'intervento per migliorare il palazzo del turismo di La Villa, "che è vecchio di anni e che dovrebbe essere sistemato. Poi ci sono altri interventi che sarebbero possibili, tenendo conto soprattutto del risvolto ambientale che dovrà essere rispettato". Il sindaco Frenademetz conferma poi che "con i Mondiali di sci tornerebbe d'attualità la possibilità di realizzare la circonvallazione di La Villa, che è stata accantonata per motivi finanziari ma che resta uno dei nostri principali obiettivi". Aggiunge Manfred Canins: "La circonvallazione è indubbiamente importante. Ma anche in questo caso bisognerebbe trovare una soluzione che sia rispettosa il più possibile dell'ambiente, che resta un fattore importante per salvaguardare il nostro territorio". Alto Adige | 27 maggio 2021 p. 32 Mondiali di sci alpino, la Badia non ha ancora gettato la spugna Di Ezio Danieli BADIA/GARDENA
Stupore e amarezza, ma anche qualche nota polemica, a Badia dopo il no del consiglio comunale all'ipotesi di una candidatura per ospitare, con la Gardena, i mondiali di sci del 2029. Il rifiuto ha colto di sorpresa il mondo turistico che confidava invece nel parere positivo che sembrava essere (quasi) scontato dopo la dichiarazione del sindaco Frenademetz che invece, al momento del voto, si è astenuto favorendo in tal senso anche il voto contrario della maggioranza. Deluso Markus Valentini Obmann locale degli albergatori: «Il no è stata una sorpresa che avremmo volentieri evitato. Invece la proposta di candidatura è stata respinta. Io, come tutta la categoria che rappresento, rispetto le idee contrarie all'avvenimento sportivo ma posso dire che abbiamo perso una grande occasione per rilanciare l'Alta Badia, anche dal punto di vista dell'immagine, in un momento difficile come quello attuale caratterizzato ancora dalla pandemia. C'è da dire che i mondiali di sci avrebbero rappresentato per la nostra valle, e per la Ladinia in particolare, un evento di assoluto rilievo. Avervi rinunciato, senza una spiegazione valida e soprattutto convincente, è stato un duro colpo, difficile da digerire. Le valutazioni ambientali che sono alla base del no non mi hanno convinto del tutto. C'era spazio per ragionare ulteriormente mettendo a confronto le varie opinioni. È stata un'occasione persa, purtroppo». Dello stesso tono le parole di Marina Crazzolara, ex consigliere comunale, albergatrice e nota imprenditrice di San Cassiano. «Come Hgv avevamo proposto di sentire degli esperti del settore sui vantaggi e sugli svantaggi che la candidatura di Badia avrebbe potuto comportare per il nostro Comune. Invece si è preferito inserire la questione all'ordine del giorno del consiglio dove sappiamo come è finita. Questo la dice lunga su chi ci amministra. È stata persa una grande occasione per guardare avanti. Si dice che l'Alta Badia non ha bisogno di grandi manifestazioni per richiamare i turisti. Ha già la Maratona dles Dolomites. Questo è vero: ma l'eco dei mondiali di sci alpino sarebbe stato di grande aiuto per tutto il settore. Avrebbe inoltre facilitato la collaborazione fra le varie categorie interessate al turismo. Mi dispiace sinceramente che il consiglio abbia detto no. Non mi sorprende la posizione del sindaco che è passato dal parere favorevole all'astensione: un comportamento che non ho capito». Badia ha detto di no ai mondiali di sci perché dice di sì alla sostenibilità e alla salvaguardia del patrimonio mondiale Unesco, fondamentale per il futuro del turismo. «La forte immagine comunicativa che viene diffusa nel mondo in occasione di un evento di questa portata, ha un rovescio della medaglia amaro: l'aumento del costo della vita e la speculazione edilizia, che portano a una situazione socialmente non più sostenibile e, tra l'altro anche all'abbandono della regione da parte dei giovani, che non riescono più a far fronte allo standard di vita troppo alto». È stato detto e ripetuto durante la seduta consiliare. Andy Pertot, presidente di Alta Badia Brand che si occupa di commercializzare gli eventi più rilevanti organizzati in valle, sostiene che «si è trattato evidentemente di una cattiva informazione perché non si è capito bene la differenza fra la candidatura e l'organizzazione dei mondiali. Non so spiegarmi il motivo per cui a Corvara la possibile candidatura sia passata all'unanimità mentre a Badia si sia registrata un'avversione così netta. Ad ogni modo ritengo che non tutto sia compromesso. C'è il margine per discutere ancora attorno ad un tavolo con gli impiantisti e con tutti coloro che possano spiegare meglio i pro e i contro». Soddisfatti invece gli ambientalisti che ricordano come «durante l'estate 2020, nei periodi di alta stagione, abbiamo sentito il peso di ciò che si avvicina già a un fenomeno di "overtourism". I turisti scelgono l'Alta Badia soprattutto per la bellezza del paesaggio, per il patrimonio Unesco, ed è proprio su questa strada che dobbiamo continuare».
COLLEGAMENTO COMELICO – PUSTERIA: GLI AGGIORNAMENTI Corriere delle Alpi | 23 maggio 2021 p. 33 Bottacin rassicura il Comelico: “Il collegamento sarà fatto” Di Francesco Dal Mas COMELICO SUPERIORE «Il collegamento sciistico tra il Comelico e la Val Pusteria si farà. Il progetto è stato migliorato, sta passando al vaglio dei competenti organismi regionali, e la Regione è sicura che sarà accettabile anche da parte di quelle componenti ambientaliste che lo avevano ritenuto poco compatibile». L'assicurazione arriva dall'assessore all'ambiente Gianpaolo Bottacin, il quale fan presente, comunque, che il varo non dipende dalla Regione ma dalla Soprintendenza e dal ministero dei Beni culturali, enti ai quali il movimento ambientalista si è rivolto. Il sindaco Marco Staunovo Polacco ci lavora ogni giorno, perché la soluzione dei problemi di incompatibilità era davvero complessa. Staunovo Polacco, però, preferisce non parlarne fino a quando non sarà concluso l'iter. Il collegamento inizialmente previsto è stato disarticolato in due tronconi. Un impianto sale dall'area delle terme di Padola, all'interno di Valgrande, e sale al Col d'la Tenda, dove incrocia l'arrivo dell'attuale seggiovia. Il secondo tronco parte nei pressi delle stesse Terme e si fionda verso Col Colesei, allontanandosi dall'arrivo previsto in un primo tempo, per non interferire con la "buffer zone" dell'area protetta dall'Unesco. Lo sdoppiamento valorizzerà di fatto le Terme, chiuse da anni e che attendono investitori per il rilancio. L'amministrazione comunale sta concludendo la predisposizione del relativo bando, per cui con l'avvio del collegamento vi potrebbe essere anche quello del nuovo stabilimento termale. Nei giorni scorsi il sindaco Staunovo Polacco ha portato in Regione, alla
commissione Vas (Valutazione ambientale strategica) la documentazione relativa agli ultimi studi progettuali del collegamento. I tecnici della Vas hanno chiesto ulteriori integrazioni. «Proprio le ultime», fa sapere Bottacin, «e dopo si procederà con i passaggi definitivi. Si è già convinti che il Comelico, con i vincoli paesaggisti, abbia pagato il dazio anche per questo investimento che insieme ad un piano complessivo di valorizzazione ambientale e specificatamente naturalistica farà di questa valle un avamposto del turismo sostenibile». I fondi ci sono già: circa 40 milioni fermi da 4 anni del Fondo dei Comuni di confine. Il partner privato, il pusterese Senfter, c'è sempre. Deve, comunque, anche lui vendersela con un problema: la Provincia di Bolzano non gli ha dato ancora il permesso di collegare gli impianti in territorio di Moso con il Colesei o, comunque, con l'area dove arriverà Comelico Superiore.
COLLEGAMENTO CORTINA – ALLEGHE – CIVETTA: GLI AGGIORNAMENTI Corriere delle Alpi | 26 maggio 2021 p. 15 Caner: è tutto fermo. Il consiglio regionale chiede di dare più risorse agli alpini per pagare l'affitto delle sedi Carosello Cortina-Arabba-Alleghe «Il progetto preoccupa l'Unesco» Di Albino Salmaso VENEZIA A Cortina è approdato il Giro d'Italia nella tappa clou, con un "cuore" di 142 mila ettari nelle Dolomiti da favola tutelati dall'Unesco: grande festa di sport, con l'orizzonte sulle Olimpiadi 2026. In attesa che il governo Draghi nomini il commissario per sistemare la viabilità a Longarone, in consiglio regionale tiene banco il dibattito sul progetto del "carosello" sciistico da sogno: collegare Cortina con Arabba ed Alleghe, il comprensorio più grande d'Europa che potrebbe oscurare non solo il giro dei 4 passi, "must" di ogni sciatore che si rispetti, ma anche la "via lattea" sul monte Bianco. Cortina, splendida regina isolata, attende la politica e ieri in consiglio regionale Cristina Guarda, dei Verdi Europa, ha sollevato dubbi sulla compatibilità del progetto con i vincoli Unesco. Interrogazione depositata l'11 marzo, cui ne è seguita una di analoga del gruppo Pd in aprile. Tema che scotta, ma l'assessore al Turismo Caner nella sua replica ha bocciato il progetto della cordata privata per annunciare lo studio di fattibilità della Regione sul nuovo "carosello", nel pieno rispetto dei vincoli Unesco. Quali sono le perplessità sollevate da Cristina Guarda? Dopo una premessa in cui si ricordano i poteri attribuiti alla "Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 SpA" si parla del "master plan" delle olimpiadi, primo passo del mega progetto. E qui si apre l'interrogativo: come si può conciliare l'obiettivo di ridurre l'impatto da traffico con il nuovo "carosello" Cortina-Arabba-Alleghe, che nemmeno le medaglie d'oro Tomba e Thoeni riuscirebbero a coprire dalle 8 del mattino alle 4 del pomeriggio? Per mettere fine ai dubbi, la Guarda chiede «se c'è intenzione di dare con urgenza ampia pubblicità al progetto di collegamento impiantistico tra Cortina, Arabba e Alleghe». Ad attendere i documenti da un anno non è solo lei ma i Comuni, la Fondazione Dolomiti Unesco e il ministero dell'Ambiente. Ma queste carte non si vedono. L'assessore Federico Caner ha chiarito i dubbi: «Stiamo valutando l'ipotesi di collegare con le piste da sci le valli venete con quelle di Bolzano e Trento, come possibile alternativa alle auto. Sarà una mobilità slow. Ci sono vincoli da rispettare, nel pieno rispetto dell'Unesco, ora siamo alla fase d' analisi cui seguirà il progetto. La proposta già avanzata da alcuni imprenditori privati ad Arabba non pare compatibile con la legge Pecoraro Scanio e le direttive Unesco. La Regione intende assegnare lo studio di fattibilità nel pieno rispetto dei vincoli ambientali: il 28 aprile, alla Camera si è tenuta un'audizione su questi temi», ha concluso Federico Caner. Insomma, siamo ancora alle chiacchiere. Passo avanti invece in consiglio regionale con una mozione unanime che impegna la giunta regionale ad erogare agli alpini i contributi per pagare l'affitto delle sedi. La proposta porta la firma di Daniele Polato ed Enoch Soranzo di FdI. Votata anche la mozione che condanna le "ronde nere" proposta da Elena Ostanel (VcV). «Seppur con grande difficoltà, e nonostante la votazione per parti separate, è stata nel complesso approvata la risoluzione che avevo depositato dopo che il gruppo 'Blackflag' ha minacciato sui social una caccia all'immigrato" a Vicenza.
TRENO DELLE DOLOMITI Gazzettino | 6 Maggio 2021 p. 10, edizione Belluno Belluno-Cortina via Agordo: i sindaci bussano in Provincia Treno delle Dolomiti, il Comitato fa il punto con i sindaci dell'Agordino chiedendo loro di farsi portavoce in Provincia affinché sul tema venga aperto un confronto prendendo in considerazione, oltre alle tre cadorine, anche la proposta lungo la Val Cordevole. Sul tavolo, pronto per partire alla volta di Palazzo Piloni, c'è un documento che in calce riporta le firme di tutti i 16 primi cittadini ad esclusione, oltre che di Voltago perché commissariato, di Canale d'Agordo. Intanto in calendario è stato fissato un altro confronto per approfondire il progetto curato da Stefano Dell'Osbel. IL PROGETTO «Per garantire un futuro al Bellunese - è stato sottolineato ieri dal presidente Paolo Selva Moretti all'incontro convocato in sala Don Tamis dall'Unione montana Agordina - è auspicabile che il territorio sappia esprimere una scelta consapevole e responsabile tra i quattro tracciati presentati in Regione, perseguendo l'obiettivo di un'equa distribuzione degli investimenti in provincia». «Il percorso del treno lungo la valle del Cordevole - è stato sottolineato - è baricentrico rispetto all'intera provincia e garantisce un collegamento sicuro tra le vallate. Partendo da Ponte nelle Alpi raggiunge Cortina in 72 km toccando Belluno, Agordo, Cencenighe, Alleghe e Caprile. I chilometri in galleria sono solo 21 e il tempo di percorrenza è di circa un'ora: solo 2 ore e 30 minuti da Venezia a Cortina. Il tracciato rispetta quindi le attese della Regione ed è comparabile con i tempi di percorrenza in auto. Due milioni di passeggeri annui, stimati, fanno sì che questa linea ferroviaria sia una grande opportunità per uno sviluppo economico sostenibile ed ecologico». I SINDACI «Partiamo dal presupposto - afferma Moreno De Val, sindaco di San Tomaso - che sistemare la viabilità ordinaria è fuori di dubbio. Ma se vogliamo guardare al futuro con lungimiranza, il treno rappresenta una delle opportunità principali per perseguire lo sviluppo del territorio. Non possiamo continuare a riempire le nostre strette valli di automobili se vogliamo puntare a un turismo green. Una vettura media fa 1,80 metro per 4,50 metri: facile comprendere che enorme superficie occupa sommata alle tantissime altre che in alcuni periodi dell'anno raggiungono l'Agordino. Anche per questa ragione sostengo quest'idea, oltre che per mille altre legate soprattutto allo sviluppo turistico. Si pensi, ad esempio, al circuito ferroviario che nascerebbe collegando il Cadore con l'Agordino e permettendo alla gente di spostarsi anche con gli sci e senza necessità di fare ulteriori impianti di risalita». «L'idea è senz'altro buona, ma irrealizzabile - il parere del collega di La Valle Ezio Zuanel - Il trenino che un tempo arrivava fino ad Agordo era all'avanguardia, ma ora da troppi decenni non esiste più nulla di quella linea che quindi andrebbe rifatta ex novo. Certo aiuterebbe a eliminare traffico dalle strade, soprattutto se i vagoni riuscissero a servire le maestranze di Luxottica, ma ho qualche perplessità in termini turistici. Sono scettico sul tunnel che unirebbe Caprile con Cortina». Raffaella Gabrieli © riproduzione riservata Corriere delle Alpi | 7 maggio 2021 p. 28 Treno delle Dolomiti Primo faccia a faccia Comitato-sindaci Di Gianni Santomaso AGORDO «Il Comitato ci ha chiesto di sottoscrivere e inviare un documento in Provincia. Come sindaci dovremo confrontarci e decidere se farlo e semmai come farlo». Parola del presidente dell'Unione montana agordina, Michele Costa. Mercoledì si è infatti svolto un incontro tra il Comitato ferrovia Dolomiti Bellunesi e i sindaci agordini per discutere sul progetto dell'architetto Stefano Dell'Osbel che prevede un quarto percorso su rotaia per raggiungere Cortina da Ponte (oltre ai tre già presentati dal territorio cadorino). Tale progetto farebbe viaggiare il treno lungo il Cordevole. Il Comitato, presieduto da Paolo Selva Moretti, aveva chiesto un incontro al presidente dell'Uma, Michele Costa. «Abbiamo incontrato i sindaci», dice Selva Moretti, «ci siamo trattenuti più del previsto grazie all'interesse e alle domande costruttive di tutti i presenti, sicuramente molto attenti a tutto ciò che può riguardare il futuro dell'Agordino. Il presidente dell'Uma», continua Selva Moretti, «ha posto particolare attenzione ad alcuni aspetti tecnici e ai risvolti sociali ed economici che tale opera può comportare. Molte le considerazioni e le domande, tutte costruttive. I sindaci sono favorevoli a un miglioramento delle infrastrutture viarie in vallata, che sicuramente mancano, e sono concordi e consapevoli del vantaggio che può averne tutta la provincia. Si è discusso di opportunità, di costi, di pendenze, di elettrificazione e di molti altri aspetti tecnici. Alla fine il presidente Costa ha dichiarato che ne riparlerà in conferenza dei sindaci e che si farà portavoce della richiesta di confronto tra le varie proposte in
Provincia». Al momento, tuttavia, Costa precisa che sul tavolo non c'è ancora un documento, ma che esso è stato richiesto dal Comitato. Saranno i sindaci, dopo essersi riuniti nuovamente a porte chiuse, a decidere se e come inviare in Provincia un documento in merito ai progetti di realizzazione del Treno delle Dolomiti. Gazzettino | 13 Maggio 2021 p. 12, edizione Belluno Treno delle Dolomiti: guerra tra valli Il progetto del treno delle Dolomiti lungo la valle del Cordevole ha due sostenitori in più: da un lato la rappresentanza sindacale di Cgil, Cisl e Uil dello stabilimento Luxottica di Agordo, dall'altro il parlamentare Dario Bond: confermano l'importanza del piano tanto in chiave turistica quanto anche in quella industriale per la presenza del leader mondiale dell'occhiale e delle sue migliaia di dipendenti che ogni giorno percorrono la trafficata regionale 203 Agordina. I SINDACATI «Abbiamo esaminato il progetto - affermano i portavoce di Cgil, Cisl e Uil dello stabilimento di Valcozzena - e siamo convinti che possa apportare nel territorio bellunese, e in modo particolare nella conca agordina, una forte spinta al trasporto pubblico e un necessario contrasto allo spopolamento. Inoltre questa via, se realizzata, produrrebbe effetti positivi per quanto riguarda ambiente, mobilità, sicurezza, turismo e sostenibilità nel lungo periodo. Daremo il nostro contributo all'iniziativa. Consapevoli dell'attenzione che Luxottica, nel corso dei suoi settant'anni di storia, attraverso i suoi due Cavalieri del lavoro Leonardo Del Vecchio e Luigi Francavilla, ha sempre avuto verso le problematiche del territorio bellunese e agordino e che anche stavolta supporterà il progetto». Cgil, Cisl e Uil auspicano che «tutte le parti coinvolte in questo progetto agiscano in pieno accordo e tempestivamente per l'interesse comune, considerando il fatto che si tratta dell'unico disegno che coinvolgerebbe positivamente i dipendenti di Luxottica». DA ROMA Intanto in Parlamento il deputato Dario Bond chiede una risoluzione in Commissione trasporti per le linee Belluno-Agordo e FeltrePrimolano. «Lo sviluppo della ferrovia bellunese - è opinione di Bond- non può prescindere dalla Feltre-Primolano e dalla BellunoAgordo, linea utile a collegare uno dei più importanti poli produttivi d'Italia. Per questo ho chiesto di portare la questione in Commissione trasporti. Ciò per evitare di continuare a parlare senza dati alla mano. È necessario che le due linee di sviluppo siano analizzate attentamente, con un'indagine costi-benefici e con il delineamento delle possibili ricadute. Il collegamento del Feltrino con la Valsugana e della Valbelluna con l'Agordino, sede di Luxottica e di importanti attività turistiche, è fondamentale. Ma saranno le analisi a dire se è davvero così. Nell'eventualità di una risposta positiva, ho chiesto che le opere vengano inserite nella programmazione finanziaria». Raffaella Gabrieli Corriere delle Alpi | 16 Maggio 2021 p. 17 Linea delle Dolomiti Le terre alte difendono il percorso cadorino CALALZO Giù le mani dal treno. Un coro di voci unanime, a difesa della tratta originaria Calalzo - Cortina con il coinvolgimento del Cadore, arriva congiuntamente dalle Unioni montane di Centro Cadore, Val Boite e Val Comelico.Posizione ferma, decisa, quella assunta dai tre presidenti, rispettivamente Pier Luigi Svaluto, Mattia Gosetti e Giancarlo Ianese, in replica alle indiscrezioni che vorrebbero il treno delle Dolomiti "dirottato" su altre tratte, lontane da quello che invece viene considerato come «il tracciato più giusto e peraltro già deciso dalle autorità».«Ci dispiace leggere ogni giorni di nuove posizioni attorno al treno delle Dolomiti», commentano con una voce unica i tre rappresentanti istituzionali, «sono iniziative che non fanno il bene della comunità e che rischiano solo di allungare ulteriormente i tempi di realizzazione di quella che viene considerata, congiuntamente ed a pieno titolo, un'opera determinante per lo sviluppo delle terre di montagna. Per il futuro treno delle Dolomiti è stata già selezionata, evidentemente da organi competenti e preposti a prendere decisioni, la tratta da realizzazione ed è quella che collega Calalzo a Cortina, su quella che un tempo era già la destinazione del treno. Un ritorno alle origini in chiave moderna, con treni veloci ed a basso impatto ambientale ritenuti un punto di svolta non solo per la mobilità turistica ma anche locale».Stando a quanto certificano Svaluto Ferro, Gosetti e Ianese, un punto cruciale attorno al quale si fonda l'insistenza ruota attorno alla stazione ferroviaria di Calalzo, luogo di scambio tra la viabilità ferroviaria ordinaria e quella locale. Stazione al centro da tempo di una profonda opera di riqualificazione. «Si tratta di una ulteriore conferma che quella è la strada giusta da percorrere per il bene di tutti», aggiungono i tre presidenti, «se altri hanno nuove idee da perseguire lo facciano pure, in maniera alternativa a quello che è stato già deciso come il futuro tracciato del treno delle Dolomiti». --Gianluca De Rosa© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere delle Alpi | 22 maggio 2021 p. 31 «Sul treno delle Dolomiti va aperto un dibattito» Di Gianni Santomaso CANALE «Un progetto interessante che merita attenzione, che va fatto conoscere non solo in ambiti ristretti e specialistici». Sul progetto del treno delle Dolomiti Venezia-Cortina risalendo la Valle del Cordevole, si esprime anche la minoranza consigliare di Canale. Lo fa dopo aver preso visione dello studio di fattibilità. «Dal momento che le idee camminano con le gambe degli uomini - dicono Giulia Fiocco, Patrizio De Ventura e David Tancon - pensiamo che anche questa idea vada discussa» che si apra un confronto, nelle amministrazioni e tra agordini. «Quel che potrebbe sembrare un'utopia magari può diventare realtà, a condizione che vi si creda» e ci sia unità d'intenti, determinante per le scelte regionali. Gazzettino di Belluno | 23 maggio 2021 p. X Treno delle Dolomiti: la minoranza accelera Di Raffaella Gabrieli CANALE D'AGORDO «Treno delle Dolomiti via Val Cordevole: un progetto apprezzabile su cui aprire un confronto»: lo auspica il gruppo di minoranza consiliare di Canale d'Agordo guidato da Giulia Fiocco. Che rilancia: «Potrebbe essere una grande opportunità di crescita per l'intero Agordino». IL PROGETTO «Abbiamo visto lo studio di fattibilità del Comitato Treno delle Dolomiti - spiega la consigliera Fiocco - che prevede una linea ferroviaria elettrificata, a binario unico, che potrebbe collegare Ponte nelle Alpi a Cortina, passando per Belluno e per la valle del Cordevole e l'Agordino. Un progetto di massima, ma studiato anche nei dettagli e quindi non astratto né avulso dalla realtà. Se ne parla da qualche anno». Un'ipotesi per la quale, assieme alle altre tre che prevedono il transito attraverso il Cadore, pare che i tempi di avvio siano diventati maturi. «Il progetto è interessante - sottolinea Fiocco - un'opportunità da valutare per il nostro territorio. Merita attenzione e va fatto conoscere non solo in ambiti ristretti e, per così dire, specialistici, ma discussa in un confronto franco e senza pregiudizi, prima di tutto nelle Amministrazioni, ma anche tra la gente dell'Agordino». LE VALENZE Il treno delle Dolomiti, per il gruppo di Canale, avrebbe due ricadute: «Quella turistica in quanto il percorso interessa un'area in cui non mancano le attrattive come ad esempio il Parco nazionale Dolomiti bellunesi, il vasto comprensorio sciistico, i complessi montuosi delle Dolomiti patrimonio dell'umanità. Il treno, mezzo di trasporto sostenibile, potrebbe supportare anche il cicloturismo, una pratica oggi sempre più diffusa. Ma questa linea ferroviaria avrebbe una notevole rilevanza anche per la mobilità locale vista la presenza in Agordino di Luxottica e di altre aziende che spostano, ogni giorno, un grande numero di persone. Gli studenti viaggiano per raggiungere le scuole o le università, ma anche i cittadini in genere si muovono per i motivi più diversi, per lo più in auto, lungo una statale come la 203 in certe occasioni notevolmente trafficata. Dunque, di questa opportunità, merita parlare. Quella che potrebbe sembrare un'utopia magari può diventare realtà, a condizione che vi si creda, soprattutto che ci sia unità di intenti». Corriere delle Alpi | 24 maggio 2021 p. 16 La Regione tira dritto sul tracciato cadorino Presentazione a giugno CALALZO Luca Zaia ed Elisa De Berti, la sua vice presidente ed assessore ai trasporti, non hanno dubbi: il treno delle Dolomiti procederà per dove è stato ipotizzato come percorso più veloce tra Venezia e Cortina. Il progetto verrà presentato nel mese di giugno. Con tutto il rispetto, si dice in Regione, per altre ipotesi, compresa quella agordina. Anche perché - è la convinzione espressa in queste ore dal parlamentare Luca De Carlo, di Fratelli d'Italia - «chi troppo vuole nulla stringe». «Temo, infatti, che le tante proposte sul nuovo tracciato ferroviario bellunese possano portare a un nulla di fatto. Portiamo a casa al più presto la tratta Calalzo-Cortina e poi tutti insieme», dice De Carlo, che è anche sindaco di Calalzo, «ragioniamo per un treno che da Belluno e l'Agordino chiuda l'anello con la Regina delle Dolomiti. Mi aspetto che la Provincia convochi un tavolo sulle infrastrutture e si faccia sentire con una voce unica».
La tratta cadorina è già in una fase avanzata di discussione; mettere ora altre carte e proposte sul tavolo rischia, secondo De Carlo, di allungare ulteriormente i tempi e di portare a non avere né il treno cadorino né quello agordino. «Prima chiudiamo questa partita e poi concentriamoci tutti insieme sulla Belluno-Agordo-Cortina: sono convinto anche io dell'importanza strategica, economica e turistica di chiudere così l'anello ferroviario, ma ora è il tempo delle scelte», insiste il parlamentare. Per questo, De Carlo auspica un ruolo importante della Provincia. Gazzettino di Belluno | 28 maggio 2021 p. XII Treno lungo la val Cordevole: «Così salverete i vostri paesi» Di Raffaella Gabrieli AGORDO I vagoni stanno prendendo velocità: il progetto di treno delle Dolomiti via Val Cordevole, non sta fermo, si muove raggiungendo ogni parte della provincia di Belluno, ma scollinando anche in quelle confinanti di Trento e Bolzano e giungendo sino a Roma. Il Comitato, presieduto da Paolo Selva Moretti, sta andando in pressing da più parti per far comprendere la bontà dell'idea agordina che, rispetto alle altre vie cadorine, sarebbe l'unica a transitare attraverso il capoluogo Belluno. Di ieri, ad esempio, l'incontro con Luis Durnwalder, storico presidente alto atesino e politico di spessore che ha tuttora voce in più capitoli. A BOLZANO «Nei sogni bisogna credere: se si ha in mano un progetto serio i soldi, anche se tanti, si trovano»: parola di Luis Durnwalder che in decenni di politica attiva ha maturato esperienza da vendere; ieri a Bolzano ha incontrato Selva Moretti, Silvano Savio e Gherardo Zaltron del Comitato agordino. A loro ha detto che «il treno delle Dolomiti rappresenta una preziosa ancora di salvezza per i tanti paesini del Bellunese che rischiano di morire: alla gente vanno date certezze economiche e sociali. E lo dico io che in Alto Adige ne ho inventate di soluzioni per evitare lo spopolamento delle nostre valli». «Durnwalder - evidenzia Selva Moretti - si è detto assolutamente a favore del collegamento ferroviario elettrificato verso nord che porti poi allo sbocco con il Brennero e con LienzVienna. A parte la sua disponibilità a incontrarci, ho apprezzato molto il piglio pragmatico con cui affronta le cose. Totalmente diverso da quello galleggiante di molti altri politici. Prossimo passo, un appuntamento con l'assessore altoatesino alla viabilità Daniel Alfreider». IL CONFRONTO Dopo numerosi incontri del Comitato organizzati in vallata, si sono aperti quelli all'esterno: «Di recente ad esempio - spiega Selva Moretti - con il presidente del Parco nazionale Dolomiti Bellunesi Ennio Vigne che ci ha ascoltati con grande attenzione e alla fine della presentazione ci ha fatto i complimenti. E poi con Roger De Menech che è anche presidente del Comitato dei fondi di confine e con il suo collega deputato Dario Bond che ci ha chiesto dati dettagliati sul progetto per portarlo in Commissione trasporti». «A questo punto - conclude il presidente Selva Moretti - sarebbe abbondantemente giunto il tempo che la Provincia di Belluno prendesse in mano la situazione. Da tempo è stata delegata dalla Regione Veneto a coordinare progetti per il territorio. Non comprendiamo questo silenzio. Forse non c'è la voglia di esporsi per paura di scontentare una parte del territorio. Lanciamo l'ennesimo appello ad aprire un dibattito il più ampio possibile: in ballo c'è il futuro non solo delle nostre terre alte ma dell'intero Bellunese».
PASSO GIAU: ALBERGO DI LUSSO Gazzettino | 9 Maggio 2021 p. 11, edizione Belluno «Un hotel di lusso sul Giau è l'occasione per crescere» Torna in primo piano la realizzazione di un hotel a cinque stelle nella zona dell'ex albergo Enrosadira, posta sul versante collese del passo Giau, progetto che era stato già presentato alla popolazione dall'amministrazione comunale di Colle al fine di renderla partecipe della difficile scelta nel darne o meno il consenso alla realizzazione. Dopo le prime reazione era però calato il sipario sulla vicenda, anche se, come era immaginabile, ha creato due fronti distinti: quelli a favore e quelli contrari. CORDATA DI IMPRENDITORI A guidare la cordata di imprenditori interessati alla realizzare della struttura ricettiva di lusso, secondo indiscrezioni, ci sarebbe un magnate russo, il quale sembra essere stato recentemente a Colle per capire probabilmente quale clima si respirasse in merito al progetto. Tra i vari sostenitori c'è anche l'ex sindaco di Colle Leopoldo Lezuo VALUTARE ATTENTAMENTE
«Premetto che essendo stato un fautore da sempre impegnato allo sviluppo del passo Giau sia come sindaco di Colle nel periodo 1990-1999 sia come amministratore nell'allora Giau srl impianti di risalita - afferma Lezuo - non posso sottrarmi a dare un mio parere favorevole a questa struttura che è una vera opportunità di sviluppo per il passo Giau. Mi auguro veramente che l'attuale Amministrazione comunale capitanata dal sindaco Paolo Frena valuti con attenzione l'intervento proposto dall'investitore in quanto è pur vero che la zona è di notevole pregio ambientale, per cui si devono adottare tutti gli accorgimenti del caso, però esistono anche degli interessi economici per la nostra comunità, così come quelli di chi ha acquistando l'area. È evidente che chi ha investito non abbia alcuna intenzione di lasciare l'area ai soli animali selvatici a chi passa sul Giau forse una volta all'anno per godersi il panorama». GIUNTA CON POCHE IDEE Insomma, secondo Lezuo è necessario trovare un punto di sintesi tra le varie parti. «E' pur vero - prosegue Lezuo - che alle volte trincerarsi dietro un diniego è molto più facile, in quanto non comporta grandi assunzioni di responsabilità, però attenzione che fare l'amministratore comporta soprattutto fare scelte anche per gli anni a venire. Mi pare di capire inoltre che vista l'attuale situazione della zona, in termini di sviluppo turistico, non traspare un progetto chiaro dell'attuale Amministrazione. Forse dovrebbe schiarirsi un po' le idee in merito». In questo contesto Lezuo ha voluto sollevare anche il problema della mancanza del Pati (Piano di assetto territoriale) che da anni ormai si sta attendendo l'approvazione. QUANDO C'ERA LA DC «A proposito di Pati vorrei anche sottolineare - prosegue l'ex sindaco -, visto l'iter non riguarda solo l'Amministrazione comunale ma anche Provincia e Regione, con la Lega al comando di quest'ultima che parlava di sveltire tutta la macchina amministrativa, è bene suddividere le responsabilità di questa situazione. Almeno ai tempi della Democrazia Cristiana nel giro di 15 giorni, massimo un mese, le varianti al Piano regolare, arrivavano approvate da Venezia. Credo sia arrivata l'ora che il Governatore Zaia intervenga in modo risolutivo». Dario Fontanive © riproduzione riservata
STRUTTURE OBSOLTE: MARMOLADA L’Adige | 13 Maggio 2021 p. 32 Marmolada, via tutti i ruderi di funivie e cestovie dismesse GIORGIA CARDINIMARMOLADA La storica cestovia Graffer da Passo Fedaia a Pian dei Fiacconi, chiusa per sempre il 15 settembre 2019 ma ancora in piedi; la linea di plinti in cemento di un impianto di risalita, cominciato negli anni '80 e mai terminato, da Passo Fedaia fino al manufatto di cemento sopra Pian dei Fiacconi; un'altra infilata di plinti del vecchio impianto di risalita, mai rimossi da quando nel 1974 fu realizzata la cestovia ora dismessa; una piattaforma di cemento armato del vecchio skilift, demolita ma anche questa mai rimossa e che giace a pochi metri dal rifugio "Ghiacciaio Marmolada"; i ruderi dell'impianto Sisem, demolito dal Comune di Rocca Pietore nel 1973.Sono questi gli "orrori" che deturpano i fianchi del ghiacciaio della Marmolada, per la cui rimozione 4.000 persone l'anno scorso firmarono una petizione promossa dal rifugista Guido Trevisan. Ebbene, ora possono brindare, i proponenti di quella raccolta firme, chi ha aderito e chi comunque ama quella montagna. Perché (sempre che poi, tra il dire e il fare, non ci si metta di mezzo il mare) i ruderi che per anni sono stati una spina nel fianco della Regina delle Dolomiti saranno rimossi. Lo ha assicurato l'assessore provinciale Mario Tonina, durante il dibattito sulla petizione che si è svolto nei mesi scorsi in Terza commissione permanente del Consiglio provinciale e che ha portato i membri della Commissione, il 4 maggio, ad approvare all'unanimità la relazione finale sull'argomento.La petizione chiede che i nuovi concessionari che hanno acquisito anche i vecchi ruderi abbandonati vengano obbligati a demolire e rimuovere tutti i vecchi manufatti nel minor tempo possibile e che qualsiasi realizzazione di nuovi impianti sia vincolata alla pulizia preventiva e completa dei ruderi presenti.L'assessore Tonina ha confermato anche nell'ultima seduta sull'argomento il sostegno della giunta provinciale alle esigenze espresse nella petizione. Una petizione che è condivisibile, «considerato l'obiettivo di riqualificazione anche paesaggistica del massiccio della Marmolada perseguito dal programma degli interventi» adottato con la delibera della giunta provinciale approvata nel 2015, e che è «in linea con la strategia di riqualificazione paesaggistica dei beni compresi nella rete del paesaggio Dolomiti Unesco e di impegni sottoscritti a livello territoriale». Con riferimento alla disciplina degli impianti a fune, la Commissione è stata poi informata dall'assessore che sulla concessione della linea funiviaria dell'impianto "Fedaia - Pian dei Fiacchi", scaduta il 3 dicembre 2019 per obsolescenza tecnica, è stata inoltrata al Servizio impianti a fune la domanda di modifica della concessione della linea funiviaria esistente, per la sostituzione con una cabinovia ad ammorsamento automatico, sostanzialmente sullo stesso tracciato dell'impianto preesistente ma con stazione più a monte, e che il procedimento è sospeso in attesa della sottoscrizione dell'accordo previsto per l'attuazione del programma. «Nel caso di riattivazione del procedimento - ha detto l'assessore - saranno valutati tutti gli aspetti connessi con il nuovo impianto, compresi gli impatti paesaggistici, ponendo a carico del concessionario tutti gli oneri legati alla demolizione dell'attuale impianto, oltre a quelli legati ai vecchi manufatti esistenti». Ma anche se un accordo non si dovesse trovare, o se il nuovo
impianto non venisse realizzato, per la struttura provinciale competente sugli impianti a fune è possibile, d'intesa con il Comune di Canazei, procedere all'ordine di ripristino dei luoghi a carico dell'ultimo concessionario: lo prevede la legge suglòi impianti del 1987. Corriere delle Alpi | 15 Maggio 2021
p. 27 Ruderi di impianti in Marmolada «I concessionari devono demolirli» Francesco Dal Mas ROCCA PIETORE Non è ancora detto che la storica cestovia Graffer da passo Fedaia a Pian dei Fiacchi, chiusa nel settembre 2019, venga sostituita da una moderna cabinovia. E, in ogni caso, i gestori dovranno bonificare la Marmolada dei plinti che hanno lasciato. Il ghiacciaio, infatti, dovrà essere tutto ripulito, come ha chiesto la petizione degli ambientalisti con migliaia di firme raccolte anche in provincia di Belluno e nel Veneto.Lo ha detto Mario Tonina, nella sua veste di vicepresidente e assessore all'ambiente della Provincia di Trento, oltre che presidente della Fondazione Dolomiti Unesco. Guido Trevisan, gestore del rifugio Pian dei Fiacconi, distrutto da una valanga, si era molto battuto sia per la pulizia generale della Marmolada da ogni rifiuto, specie se ingombrante, sia contro il nuovo impianto. Specie se fosse stato progettato nella prospettiva di collegarlo a Punta Rocca, in comune di Rocca Pietore. Tonina rassicura, su entrambi i versanti. Per quanto riguarda la concessione dell'impianto Fedaia - Pian dei Fiacchi, scaduta nel 2019 per obsolescenza tecnica - ha fatto sapere Tonina - è stata inoltrata al Servizio impianti a fune la domanda di modifica della concessione della linea funiviaria esistente, per la sostituzione con una cabinovia ad ammorsamento automatico. Sostanzialmente sullo stesso tracciato dell'impianto preesistente ma con stazione più a monte.Il procedimento è sospeso in attesa della sottoscrizione dell'accordo previsto per l'attuazione del programma, ha informato Tonina, che sensibile alle istanze ambientaliste, ha aggiunto: «Nel caso di riattivazione del procedimento saranno valutati tutti gli aspetti connessi con il nuovo impianto, compresi gli impatti paesaggistici, ponendo a carico del concessionario tutti gli oneri legati alla demolizione dell'attuale impianto, oltre a quelli legati ai vecchi manufatti esistenti». Affermazioni, quelle di Tonina, che risentono anche delle critiche mosse dagli stessi ambientalisti agli abusi che si consumerebbero nel territorio e contro i quali la Fondazione Unesco nel passato non sarebbe stata sufficientemente attiva.In Marmolada restano da rimuovere i plinti in cemento di un impianto iniziato negli anni Ottanta e mai concluso, da Passo Fedaia a sopra Pian dei Fiacconi. E poi i blocchi di cemento della vecchia struttura, mai rimossi da quando nel 1974 fu costruito l'impianto oggi dismesso. C'è poi da asportare una piattaforma, sempre cemento armato del vecchio skilift, che giace a pochi metri dal rifugio "Ghiacciaio Marmolada".Gli ambientalisti hanno sollecitato, con la loro petizione, di liberare il ghiacciaio anche dai ruderi dell'impianto Sisem, demolito dal Comune di Rocca
Pietore nel 1973. Era la stessa petizione a chiedere che fossero i nuovi concessionari a demolire e rimuovere tutti i vecchi manufatti nel minor tempo possibile. La richiesta è stata considerata condivisibile da Tonina, «considerato l'obiettivo di riqualificazione anche paesaggistica del massiccio della Marmolada perseguito dal Programma degli interventi», adottato dalla giunta provinciale nel 2015, e che è «in linea con la strategia di riqualificazione paesaggistica dei beni compresi nella rete del paesaggio Dolomiti Unesco». --© RIPRODUZIONE RISERVATA
DOLOMITI IN TV Gazzettino | 5 Maggio 2021 p. 13, edizione Belluno “Un passo dal cielo”: il sequel potrebbe affacciarsi anche fuori dal Cadore Un passo dal cielo 6 - i guardiani va alla grande. E già ci si chiede se è previsto il bis tra lago di Mosigo e Cinque Torri. Ovvero il ritorno di attori, registi e tecnici tra i profili delle nostre Dolomiti, diventate set della serie tivù di Lux Vide. Gioca di prudenza Danilo De Toni, assessore al turismo della Provincia di Belluno. Il suo non suona come un sì netto: «Per un sequel, ancora ambientato in provincia di Belluno, stiamo valutando insieme ai due uffici di cultura e di turismo della Regione. Di certo la volontà è di dare seguito alla fiction che sta facendo conoscere i nostri territori». AMPLIARE LA LOCATION Palla in mano anche alla Regione Veneto, quindi. Danilo De Toni, pensando ad un futuro, punterebbe all'apertura su altri scorci: «Tenendo la base a San Vito, sarebbe interessante aprire finestre su Alpago, Valbelluna, Agordino. Un passo dal cielo rappresenta un'opportunità di valorizzazione del territorio e per questo l'auspicio sarebbe l'estensione delle location. Ovviamente nella compatibilità con la sceneggiatura». Dunque non solo Cadore, Comelico, Ampezzo. In effetti un'uscita cittadina della macchina da presa la si è già vista nella scena dedicata alla festa organizzata a Villa Miari di Modolo, prima periferia di Belluno, con tanto di monte Serva inquadrato e citato. Più ottimista il parere di Gildo Trevisan, presidente del Consorzio Cadore Dolomiti: E' sicuro, si continuerà a girare da noi. Tutti qui si sono trovati bene. Torneranno». PROMOZIONE TURISTICA Qualcosa di buono può venirne già da questa stagione estiva. C'è voglia di aria aperta, di viaggi. L'invito dell'assessore al turismo va ai tour operator, non solo della provincia di Belluno. L'ha visto con i suoi occhi, un paio d'anni fa, lo stesso De Toni: «In provincia di Ragusa arrivano da tutta Europa per i giri nei luoghi di Motalbano. Negli alberghi e nei villaggi turistici ti propongono escursioni tra Porto Empedocle, la Vigata televisiva, e la barocca Scicli, sede del Commissariato». Perchè non copiare ciò che è accaduto in Sicilia dove i paesi toccati dal Cammilleri sono cult? Da Marinella, frazione di Santa Croce Camerina, dove ha la casa Montalbano, a Porto Empedocle, la Vigata televisiva, fino a Scicli, paese barocco sede del commissariato. «Sarebbe una occasione per gli operatori privati - è il parere di De Toni - creare pacchetti per portare solo alla visita della chiesa dove si è tenuto il matrimonio e alla caserma di polizia, ma anche organizzare escursioni in quota, alle malghe o alla casa di Dafne». NUOVI PROTAGONISTI Intanto c'è attesa su cosa accadrà ai protagonisti nelle tre ultime puntate. Di certo entreranno in scena alcuni piccoli attori bellunesi. Dopo il cadorino Diego Castellani, che ha debuttato sul set a soli due mesi, e Alvise Marascalchi, che interpreta il figlio di Carolina, vedremo su Rai 1 in prima serata Dario Zandomeneghi insieme alla sua collega di scuola di arrampicata, Eva Bertagnin. Entrambi segnalati al Centro Mira Project di Mira Topcieva Pozzato, che si è occupato del casting, dalla loro istruttrice Nicoletta Bertoldini. Sempre bellunesi anche i piccoli Joshua Da Pra, Marida De Marzo e un'altra allieva di arrampicata, Agata Hirschstein. Daniela De Donà © riproduzione riservata Gazzettino | 11 Maggio 2021 p. 11, edizione Belluno Lago di Mosigo, tutto esaurito per stare a Un passo dal cielo Sarà che il tempo si è messo al bello, sarà che la voglia di muoversi è cresciuta a dismisura visto l'allentamento delle restrizioni sta di fatto che nel fine settimana sul lago di Mosigo a San Vito di Cadore c'era il tutto esaurito. Il merito in questo caso però è uno solo: Un passo dal cielo, i guardiani. LA CACCIA
Si è scatenata la caccia alle location rese celebri dalla fortunata serie televisiva che, in onda ora, è stata girata lo scorso anno fra Cadore e Cortina. E così ecco la posa per i selfie davanti alla sede del commissariato di Vincenzo Nappi, l'edificio è quello della pizzeria che si affaccia sul lago che in questi giorni ha potuto accontentare i tanti accorsi grazie alla bella terrazza, ma per il tavolo si è dovuto fare la coda. Effetto fiction. Del resto anche per l'ultima puntata, giovedì scorso 6 maggio, Un Passo dal Cielo ha fatto ancora una volta il pieno: 21.8% di share, il programma più visto, sbaragliando la concorrenza, sono stati 4.860.000 gli spettatori. Se il buongiorno si vede dal mattino, e se l'estate sarà quella in cui la montagna spera, dopo il disastroso inverno, saranno in tanti a scegliere le località immortalate dalla serie di Lux Vide siano esse in Ampezzo, in Cadore, in Comelico o in valle del Boite. Ha avuto grande visibilità Cibiana con il nucleo storico di Masarè dove i murales raccontano la storia del paese ma c'è stato spazio anche per il laghetto delle tose a Lagole, altro angolo ambientale d'incanto in comune di Calalzo. IL PROTAGONISTA Si registra ancora una grande interpretazione per il giovane Alvise Marascalchi, 13 anni di Ponte nelle Alpi; interpreta Paolo il figlio di Carolina, l'attrice Serena Iansiti, che si impegna per contrastare le avance del commissario Vincenzo Nappi alla madre. I fans della serie si stanno già muovendo sul territorio, una volta trovato il sito reso famoso dalle riprese lo immortalano per poi pubblicare le foto sui social dove è tutto un rincorrersi a chiedere notizie, indicazioni per arrivare sui posti dove si è girata questa o quella scena. Insomma sarà un'estate... ad un passo dal cielo per tanti turisti, anche nuovi, per le Dolomiti dell'alto bellunese; la visibilità che la serie garantisce è straordinaria, non resta che raccoglierne i frutti. È questa la sesta stagione della fiction girata sulle Dolomiti, sono ancora due le puntate in programma; ha un valore aggiunto, è stata realizzata durante il Covid. (GB) © riproduzione riservata Gazzettino | 13 Maggio 2021 p. 5, edizione Belluno Selfie e tour della fiction, la sosta al lago ora si paga SAN VITO DI CADORE Nessun timore per il troppo affollamento conseguenza dell'effetto fiction. Non potrà che giovare all'andamento turistico il richiamo che Un passo dal celo, i guardiani sta suscitando sul pubblico, che anche stasera sarà incollato al televisore per la fortunata fiction firmata Lux Vide. A dimostrazione del successo lo share sempre positivo, Rai Uno con le storie narrate sulle Dolomiti di Ampezzo e Cadore batte sempre la concorrenza. Ed effetto positivo anche per i luoghi dove è stata girata: il lago di Mosigo a San Vito ha fatto il tutto esaurito lo scorso fine settimana. «È andata benissimo - assicura il sindaco Emanuele Caruzzo - speriamo che continui così, non possiamo prevedere quanta gente arriverà per vedere il nostro lago, ma il risultato è già ottimo, siamo convinti che sarà un'invasione pacifica e positiva per tutto il paese, non solo per Mosigo». IL TOUR Sono altre infatti le zone dove si è girato a cominciare da notturni in pieno centro, quando il commissario Vincenzo Nappi incontra per la prima volta Carolina, o sui ghiaioni sotto la Croda Marcora con gli spettacolari panorami sul Pelmo. Ma è evidente che il lago, che le riprese rendono ancora più straordinario dell'originale, resta il luogo di maggior richiamo ed è per questo che, prima dell'estate, si metterà in ordine la zona. Ancora il sindaco Caruzzo: «Mosigo non è grande come Braies, dobbiamo accogliere al meglio ma mettendo ordine pensando anche all'arrivo del Venezia calcio per il ritiro estivo». Avanti dunque con la cartellonistica che informi chi per la prima volta arriva a San Vito dove trovare le location della fiction ma anche con l'installazione di parcometri: la sosta in zona Mosigo non sarà più libera come è sempre stata ma a pagamento e questo anche per evitare parcheggi selvaggi. Per dirla come l'assessore al turismo sanvitese Alfonso Sidro: «Siamo certi che molti telespettatori saranno attirati verso il nostro territorio e le sue bellezze naturalistiche, per questo dobbiamo tutti fare la nostra parte e trasformare il ritorno di immagine in un successo duraturo». L'INTERESSE Non ha dubbi sulle buone conseguenze della serie il presidente del Consorzio Dolomiti Cadore Gildo Trevisan: «Anche Un passo dal cielo' aiuterà la stagione estiva che già si annuncia promettente, il ritorno di immagine è già positivo visto che sul motore di ricerca di Google San Vito ha avuto un notevole incremento di visualizzazioni dopo l'avvio della serie, la gente lo cerca». Dopo la puntata di giovedì scorso si è scatenata la caccia al lago dove Enrico ed Isabella, i due giovanissimi della serie, hanno fatto il bagno. Ed è il sindaco di Calalzo che svela il luogo, Luca De Carlo: «Da sempre siamo intervenuti per curare ed abbellire Lagole e il laghetto delle tose'. Prima abbiamo predisposto un percorso storico ma anche leggendario, e poi abbiamo continuato con un costante, continuo miglioramento con disboscamento e pulizie, tutte operazioni che hanno portato alla luce anche un altro piccolo laghetto che abbiamo chiamato dei maschi'. Lagole è un posto incantevole, in passato anche mitico dove gli antichi veneti e poi i romani avevano le terme». Orgoglioso De Carlo di poter mostrare al grande pubblico uno dei luoghi incantati del suo territorio, luogo delicato al quale si deve il massimo rispetto. A Cibiana il sindaco Mattia Gosetti è decisamente soddisfatto dell'eco mediatico che il paese dei murales ha avuto, soprattutto l'antica frazione di Masariè. CORTINA L'effetto fiction non ha ancora raggiunto Cortina che ha offerto alla produzione scorci mozzafiato a cominciare dalle 5 Torri dove l'ex forestale Francesco Neri vive in una baita; è stata costruita per girare e subito demolita a riprese finite. Il territorio non ha subito danno alcuno, certo chi salirà pensando di vederla resterà deluso ma potrà sempre godere dello straordinario spettacolo delle 5 Torri. Roberta Alverà, presidente degli albergatori di Cortina: «Sicuramente le bellissime immagini del nostro straordinario territorio stimoleranno la voglia di vedere di persona. Ancora non c'è stato un ritorno; maggio non è stagione per la montagna, le strutture sono ancora chiuse
e c'è tanta incertezza per il Covid. Ma noi attendiamo un'ondata lunga perché questa fiction funziona come promozione più di altre iniziative». A Cortina, in frazione Col, c'è il condominio dove vive il commissario Nappi, una residenza di classe risultato della recente ristrutturazione di una vecchia casa ampezzana. Altro luogo magico è quello dove vive Dafne con la piccola Lara, una baita in Pian de Loa, a nord di Cortina nel Parco Naturale delle Dolomiti d'Ampezzo. Il Cason de Rozes, splendido esempio di costruzione alpina di proprietà delle Regole d'Ampezzo, è la casa del burbero Cristofh. Luoghi tanto belli quanto preziosi perché ambientalmente unici, incontaminati, troppa visibilità potrebbe nuocere? «Il rischio potrebbe esserci se arrivano troppi curiosi ma vigileremo. Abbiamo bisogno di lavorare, il movimento legato ad Un passo dal cielo' è importante», assicura la presidente degli albergatori. Giuditta Bolzonello Gazzettino | 15 Maggio 2021 p. 13, segue dalla prima Chiesa da fiction: l'ultima cartolina? Ancora una serata da record per la serie televisiva Un passo dal cielo 6, i guardiani. Giovedì sera la penultima puntata della fiction con protagonista Daniele Liotti, nei panni dell'ex forestale Francesco Neri, ha registrato l'attenzione di 5.015.000 spettatori pari al 23.2% di share. È il record stagionale di ascolti per la serie: il risultato più alto della sesta stagione, ma potrebbe fare addirittura meglio nel gran finale della prossima settimana. Ancora una volta la programmazione di Rai Uno si è imposta su tutti i concorrenti e per il Cadore è stata ancora una vetrina dove mostrare le bellezze del territorio. Protagonista della puntata la splendida, ma sfortunata per la condizione in cui si trova, chiesa di San Martino Vescovo di Valle di Cadore. LA STORIA Fin dalle prime immagini la silhouette inconfondibile della parrocchiale simbolo del Cadore si è ben prestata al racconto, al buio, in alto a dominare la vallata dove si consumava la tragedia. E poi con la luce del giorno, con immagini da tutte le angolazioni, anche con riprese fatte dai droni dall'alto, ad evidenziare la bellezza dell'edificio sacro. Edificio che solo qualche mese dopo le riprese, fatte ad ottobre 2020, avrebbe manifestato tutte le proprie criticità. L'erosione continua del movimento franoso che ha scoperto la palizzata realizzata una ventina d'anni fa, opera che ha salvato San Martino fino ad oggi, ha costretto alla chiusura della chiesa e delle pertinenze dal 12 febbraio, in questa fase sono in corso i rilievi degli esperti alla ricerca, nel sottosuolo, di roccia dove poter ancorare le strutture di salvataggio. Le splendide immagini della puntata a qualcuno sono sembrate il canto del cigno per San Martino, una sorta di lascito in caso di crollo. Fra le sequenze molto spettacolare quella di Francesco che, in sella al cavallo, sale dal basso raggiungendo il sagrato dove si erge la bella facciata; ma anche le scene girate sul campanile, la parte attualmente più compromesse, hanno un loro perché. LO SPETTACOLO Con la speranza che Un passo dal cielo sia scaramantico per il pubblico lo spettacolo è stato veramente unico grazie a prospettive mai viste in precedenza. Grande consenso per i protagonisti sui social, Francesco e Vincenzo su tutti ma anche i giovani piacciono. Giovedì è stata l'ultima interpretazione di Luca Chikovani, l'Enrico della serie Lux Vide, giovane con grossi problemi fisici che trova il modo di insegnare a non arrendersi di fronte agli ostacoli. Ecco cosa scrive Luca ai suoi fans: «Enrico ha avuto grandi dubbi e problemi interiori e aveva capito che forse per Isabella era meglio vivere una vita normale e andare in America, ma alla fine Isa ha deciso di rimanere. Una grande puntata che voleva spiegare che bisogna combattere per l'amore e non lasciare andare quando tutto sembra difficile. Ho sempre pensato che quando troviamo delle difficoltà in qualcosa significa che queste sono cose importanti e che bisogna affrontarle, sempre». LA VETRINA È ormai cosa certa che si continuerà a girare fra Cadore e Cortina, e intanto a San Vito si raccolgono i risultati ma si lavora per accogliere i turisti incuriositi dai luoghi delle riprese. L'altra sera è stato svelato un altro angolo del paese, una malga secondo la trama ripulita da Nappi ed Huber; in realtà è una abitazione a ridosso del bosco sulla destra orografica del torrente Boite. San Vito ha trovato un'ottima vetrina di promozione che fa ben sperare. Tra i vari indicatori positivi, che suggeriscono un probabile effetto anche sul turismo, le ricerche Google con oggetto proprio San Vito di Cadore sono aumentate di un quasi incredibile più 1.567% nei primi giorni dello scorso aprile, dopo la prima messa in onda, ma l'interesse continua a rimanere alto. «Così come tutto il paese, l'amministrazione comunale è particolarmente felice di poter ammirare San Vito e più in generale il nostro territorio in prima serata ogni giovedì sera», commenta il sindaco Emanuele Caruzzo. «Ci vediamo giovedì prossimo con un finale di stagione incredibile», e questo è l'invito della produzione della fortunata serie affidato ai social. E proprio sui social media sono stati numerosissimi i commenti dei telespettatori durante la puntata: «Si conferma una stagione fortunata e fatta davvero bene, chapeau», hanno scritto in molti. Giuditta Bolzonello Corriere delle Alpi | 20 Maggio 2021 p. 18 Effetto "Un passo dal cielo" La fiction lancia il turismo Gianluca De Rosa
PIEVE di cadore Il consorzio Cadore Dolomiti aspira ad incentivare le presenze turistiche estive puntando forte sul richiamo offerto dalla fiction "Un passo dal cielo". La sesta edizione del fortunato format televisivo, proposto in prima serata da Rai Uno e giunto all'atto finale, ha incollato al piccolo schermo una media di poco inferiore ai 5 milioni di telespettatori a puntata; potenziali turisti che il territorio cadorino ora mira ad invogliare con una serie di azioni coordinate dal consorzio turistico Cadore Dolomiti.«Tutto nasce dalla collaborazione instaurata con la Lux Vide durante il periodo delle riprese, nei difficili mesi estivi dell'anno scorso», spiega il presidente Gildo Trevisan. «Ci siamo prodigati per garantire alla troupe, composta da un centinaio di persone, il giusto supporto logistico nonostante le oggettive difficoltà. In quel contesto è nata l'idea di proseguire la collaborazione attraverso una serie di azioni volte a trasformare il telespettatore in un nuovo turista del Cadore. Abbiamo chiesto alla produzione di fornirci pannelli e layout utili ad identificare i luoghi protagonisti della fiction e la risposta è stata subito affermativa. Questo ci permette di intraprendere, nell'immediato, una campagna promozionale dei siti scelti da "Un passo dal cielo" per i quali già stiamo ricevendo numerose richieste di informazioni».C'è un problema di marchi registrati, il cui utilizzo non è permesso a chiunque. «Avere la possibilità di disporre del materiale ufficiale della fiction rappresenta per noi il miglior bigliettino da visita, attraverso il quale convogliare sul territorio cadorino visitatori da ogni angolo d'Italia. I fans club della fiction sono tantissimi, la nostra idea è quella di affiancare all'installazione dei pannelli una serie di visite guidate nei luoghi. Si tratta di luoghi già strettamente collegati all'offerta turistica locale», precisa Trevisan. «Penso al parco Roccolo di Pieve, scelto dalla fiction e sede di un importante polo culturale. C'è da dire che se la fiction registra un grande successo non è solo perché la trama è interessante o perché gli attori sono bravi, ma anche perché le location scelte mirano dritte al cuore dello spettatore ammaliandolo al primo impatto».L'installazione dei pannelli promozionali dei luoghi di Un passo dal cielo sarà completata entro l'estate. «Si tratta di una cartellonista d'effetto», anticipa Trevisan, «sono pannelli molto grandi e ben visibili a tutti. Verranno installati in punti strategici come ad esempio la pista ciclopedonale delle Dolomiti». Detto della cabina di regia promossa dal consorzio turistico Cadore Dolomiti, anche i Comuni interessati dalla fiction si stanno muovendo per non farsi cogliere impreparati dall'arrivo di turisti.SAN VITO di cadoreLa parte del leone interessa il Comune di San Vito che ospita il lago di Mosigo, scelto dalla produzione per sostituire il "mostro sacro" Braies. L'interesse attorno al lago situato nella parte bassa del paese e mai troppo sviluppato dal punto di vista dell'offerta turistica locale si appresta ora a registrare un punto di svolta, tanto che la nuova amministrazione del sindaco Emanuele Caruzzo ha già annunciato una serie di interventi strutturali volti a migliorarne aspetto e vivibilità oltre ad una profonda opera di manutenzione. VALLE DI CADOREProtagonista della penultima puntata, Valle ha richiamato l'attenzione dei fan con la chiesa di San Martino. Gli amministratori comunali sono già al lavoro per trasformare il sito in rinnovata attrazione turistica, per nulla scoraggiati dall'inaccessibilità per motivi di sicurezza.«Stiamo predisponendo una segnaletica ad hoc per invogliare i cicloturisti in transito sulla ciclabile per andare a conoscere da vicino la frazione di Costa che offre uno scorcio unico sulla chiesa di San Martino. Anche per il ponte di Rualan abbiamo pensato ad una serie di azioni mirate volte a conoscerne da vicino storia e fruibilità», fa sapere il sindaco Marianna Hofer che a proposito delle riprese girate a Valle racconta un curioso retroscena: «Le immagini andate in onda non riguardano l'interno della chiesa anche se quando sono state girate non c'era ancora l'ordinanza di chiusura dell'area. Quel giorno c'era brutto tempo ed il forte vento ha fatto suonare un sensore installato sul campanile della chiesa mandando per un attimo tutti nel panico».CIBIANA DI CADORE«Aspettiamo di vedere come andranno le cose durante l'estate in termini di presenze turistiche prima di avere un quadro delineato», dice il sindaco di Cibiana e presidente dell'Unione Montana della val Boite Mattia Gosetti, «siamo felici di essere stati selezionati per le riprese che hanno riguardato sia il centro del paese che il monte Rite. A proposito di monte Rite, abbiamo ottenuto di recente un finanziamento che ci permetterà di riqualificarne la strada d'accesso».CALALZO DI CADORE«Una fiction come "Un passo dal Cielo" rappresenta uno straordinario strumento di marketing turistico che va incentivato e non osteggiato», afferma il sindaco di Calalzo Luca De Carlo, interessato per le riprese girate a Lagole. «A livello istituzionale, sarebbe importante garantirsi periodicamente risorse da investire in progetti di questo tipo. Il ritorno di immagine è garantito, lo conferma il fatto che in questi giorni abbiamo ricevuto numerosi feedback su Lagole. --© RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 20 Maggio 2021 p. 18 I tour di Raika Fagherazzi per i fan «C'è interesse a scoprire i luoghi» l'iniziativa In visita sui luoghi della fiction. Sabato arriverà in provincia, da Monselice, il primo gruppo di fan di "Un passo dal cielo". Alcuni tour sono già pronti: merito di Raika Fagherazzi, guida turistica bellunese, che ha guardato e riguardato le puntate della fiction, individuato uno per uno i luoghi della storia e organizzato dei tour che presto saranno messi a disposizione di chiunque voglia vedere di persona il commissariato di Vincenzo Nappi, il lago in cui Enrico e Isabella coronano il loro amore e tutti i luoghi della storia.«Questa fiction è un'occasione per il nostro territorio», racconta Raika Fagherazzi, titolare dell'agenzia viaggi Agoghè Travel. «Le riprese sono spettacolari. Abbiamo davanti un'opportunità da cogliere, per far conoscere la nostra provincia, le nostre montagne». Lei si è messa subito al lavoro e ha approntato alcuni tour a tema. Il primo comprende la villa di Modolo e Belluno, «perché il capoluogo fa da sfondo a tutta la fiction. Viene nominato spesso, perché è a Belluno che Manuela dovrebbe venire a lavorare per esempio». C'è poi il tour che racconta la storia d'amore fra Enrico e Isabella (Lagole, il parco del Roccolo a Pieve di Cadore), e il clou: lago di Mosigo (dove si trova il commissariato di polizia) e Cortina, con la casa dove vivono Vincenzo e Carolina. E poi c'è Cibiana, protagonista di un'intera puntata. Fagherazzi sta anche valutando un itinerario più naturalistico, tra le 5 Torri e Pian de Loa (dove si trova il maso di Dafne), «ma bisogna
prima capire se è fattibile per i gruppi», continua.Intanto sabato arrivano i primi turisti organizzati. Visiteranno Lagole, Pieve di Cadore e il lago di Mosigo. E l'8 agosto arriverà un secondo gruppo. «C'è grande interesse a conoscere i luoghi della fiction», continua la guida turistica bellunese. Che si è rivolta ad alcune agenzie del padovano e del vicentino per proporre i suoi itinerari, ma è pronta ad organizzare delle visite anche per i bellunesi: «Tanti mi hanno contattata quando ho avvisato sui miei canali social che stavo preparando questi tour», continua. «Penso di mettere qualche data fissa a giugno, per il momento».I tour saranno presto inseriti anche nel sito di agoghè travel, l'agenzia viaggi di cui Raika Fagherazzi è titolare. Il sito si è arricchito di recente con la sezione dedicata alle Dolomiti, e sotto questa voce si troveranno gli itinerari sui luoghi di Un passo dal cielo. --Alessia Forzin Corriere delle Alpi | 22 maggio 2021 p. 33 Messaggio ambientalista degli attori: visitate i luoghi delle riprese rispettandoli Si incrociano le dita in attesa della conferma della settima edizione "Un passo dal cielo" record In 5 milioni davanti alla tivù Gianluca De Rosa SAN VITO "Un passo dal cielo" si congeda con una puntata da record: 5 milioni 246 mila sono stati i telespettatori (24. 1 di share) che giovedì sera hanno seguito l'atto finale della fiction di Rai Uno, la cui sesta edizione è stata girata interamente tra Cortina ed il Cadore con "base" sulle rive del lago di Mosigo a San Vito. Un successo andato ben oltre le più rosee aspettative, tanto che la Lux Vide si è già mossa, seppur a fari spenti, nel reperimento dei fondi necessari per garantirsi le riprese della settima edizione. La domanda ricorrente, nel day after, è legata proprio al futuro della fiction: ci sarà oppure no un seguito? Nessuna conferma ufficiale, almeno per il momento, da parte di mamma Rai eppure quell'"arrivederci" con cui gli attori hanno salutato i propri fans sui social lascia ben sperare. In attesa delle nuove riprese, il Cadore si appresta ad accogliere i "turisti della televisione", seguaci assidui della fiction che non vedono l'ora di raggiungere quei luoghi conosciuti sul piccolo schermo attraverso le riprese. È stato così in passato con il lago di Braies, prima e storica sede di "Un passo dal cielo" divenuto col trascorrere degli anni un "luogo di culto": pienone garantito durante la stagione estiva non senza caos e polemiche. Quello che non dovrà succedere per i luoghi, la maggior parte dei quali immacolati dal punto di vista naturalistico, scelti per le riprese della sesta edizione e situati tra Cortina e il Cadore. A tal proposito, il grido d'allarme volto alla salvaguardia dell'ambiente è arrivato, giovedì sera, proprio prima della messa in onda dell'ultima puntata, da parte degli stessi attori protagonisti. Attraverso una diretta Facebook, gli attori della fiction hanno rammentato ai fans «di prestare attenzione, raggiungendo sì i luoghi delle riprese evitando però comportamenti ritenuti pericolosi e compromettenti per la tutela naturalistica ed ambientalistica». L'appello porta la firma del commissario Vincenzo Nappi, all'anagrafe Enrico Ianniello, della sua nuova fiamma Carolina, all'anagrafe Serena Iansiti, e di Giusy Buscemi, già Miss Italia nel 2012, che dopo l'esperienza di "Un passo dal cielo" tornerà presto sul piccolo schermo con un'altra fiction di successo di Rai Uno, "Doc", con Luca Argentero. Archiviate le puntate, otto in totale che hanno fatto registrare una media di telespettatori di poco inferiore ai 5 milioni, ed in attesa di capire se presto o tardi riprenderanno le riprese (quelle della sesta edizione sono state concentrate tra luglio ed agosto del 2020), il Cadore punta a sfruttare l'onda del successo in vista della stagione turistica estiva. Una cartellonistica ad hoc interesserà tutti i luoghi scelti per le riprese. L'installazione, concordata con i vertici della Lux Vide, sarà completata nel giro di qualche settimana. Corriere delle Alpi | 22 maggio 2021 p. 33 L'amministrazione di San Vito fa lavori per valorizzare la zona a scopo turistico Lavori in corso e park a pagamento al lago di Mosigo Le ricadute di Alessandra Segafreddo SAN VITO Una totale rivisitazione dell'area del lago di Mosigo: è questo che ha in progetto di fare l'amministrazione comunale sull'onda del successo della fiction che ha acceso i riflettori sulle bellezze turistiche del territorio. «In queste settimane, San Vito si sente davvero "A un passo dal cielo"», commenta il sindaco Emanuele Caruzzo, «e vogliamo farci trovare pronti all'arrivo di tutti coloro che vorranno venire a vedere dove è stata girata la fiction». «Ora la palla è nella nostra metà campo: dobbiamo farci trovare pronti e accogliere al meglio i turisti che vorranno scoprire e vivere i luoghi della fiction. In particolare, la nostra amministrazione ha in progetto una totale rivisitazione dell'area del lago di Mosigo, da realizzarsi nei prossimi anni come promesso anche in campagna elettorale, ma già oggi dobbiamo far sì che il lago sia particolarmente curato. Per questo, già abbiamo avviato alcuni lavori per la manutenzione dell'area, la demolizione di una struttura in legno e la creazione di nuove tabelle informative che pubblicizzeranno i luoghi della serie, come già annunciato». «Ma non è tutto», sottolinea Caruzzo, «perché è già stato predisposto anche un servizio aggiuntivo di manutenzione,
pulizia, abbellimento e cura dell'intera area per il periodo estivo e fino a settembre 2021 incluso». La sistemazione dell'area porterà con sé anche l'istituzione della sosta a pagamento nella zona. «Abbiamo iniziato ad asfaltare il parcheggio», dichiara infatti Caruzzo, «disegneremo poi le strisce blu, metteremo la macchinetta per il pagamento degli stalli e una per la ricarica delle biciclette elettriche. Abbiamo deciso di mettere a pagamento il parcheggio per evitare le soste selvagge che c'erano già gli scorsi anni, quando anche numerosi camper parcheggiavano per giornate e nottate intere. L'idea è di tenere tutto il più in ordine possibile». Sul piano pratico, dunque, l'area tecnica del Comune ha già disposto nei giorni scorsi l'incarico ad una ditta per spostare uno dei sei parcometri del Comune. L'apparecchio di piazza Serrantoni, dispone infatti una determina, verrà trasferito alla zona del lago. Nell'occasione si provvederà anche ad installare tre pali dell'illuminazione pubblica nel parcheggio di La Scura. Corriere delle Alpi | 29 maggio 2021 p. 33 C'è la probabilità che la location resti in Cadore Confermata la settima serie di "Un passo dal cielo" Televisione Ci sarà un'altra stagione di "Un passo dal cielo". La certezza è arrivata ieri attraverso le parole di Luca Bernabei di Lux Vide sul Sole 24 Ore. L'ottimo riscontro di pubblico, con una media di cinque milioni di telespettatori a puntata, ha convinto la Rai a confermare la serie prodotta da Lux Vide che l'anno scorso è stata girata fra Cadore, Cortina e Belluno. Le meravigliose immagini delle 5 Torri, del lago di Mosigo, del laghetto delle Tose a Lagole, dei murales di Cibiana e della chiesa di San Martino a Valle hanno accompagnato i fan della serie per otto settimane. L'aspettativa è grande fra i fan, ma anche il Bellunese sogna di rivedere il commissario Nappi, il suo amico Huber, Francesco Neri, Carolina e Manuela recitare ai piedi delle Dolomiti. Al momento non si sa ancora dove sarà girata la settima serie, che dovrebbe però chiamarsi "I guardiani", sottotitolo della sesta stagione. Il titolo storico dovrebbe sparire sia per segnare uno stacco con l'ambientazione alto atesina delle prime stagioni sia per dimostrare l'aggancio alla nuova location. Il Bellunese, appunto. La possibilità di una seconda serie girata in provincia non è così remota, ma va precisato che la sceneggiatura è ancora da scrivere. La partita coinvolge Regione e Provincia e Palazzo Piloni è pronto a fare la sua parte, anche economica, qualora si offrisse la possibilità di un seguito della fortunata fiction. «Sicuramente contribuiremo», assicura il consigliere provinciale delegato al turismo, Danilo De Toni. «Avere un'altra stagione della serie nel nostro territorio sarebbe molto importante, ci darebbe grande visibilità e sarebbe un'occasione di rilancio significativa».
AEROPORTO DI BOLZANO Corriere dell’Alto Adige | 14 Maggio 2021 p. 4 Aeroporto, si riparte Gostner: «Porteremo qui turisti da tutta Europa» Sky Alps svela i piani. Volo per Roma, scalo a Parma o Pescara BOLZANO Per Josef Gostner il mondo dell’aviazione non è di certo una scoperta recente, ma è anzi una passione che lo accompagna da decenni. Fondatore della società Fri-El, che ha fatto una fortuna progettando e realizzando parchi eolici in tutta italia, Gostner è noto per essere il più ricco contribuente altoatesino. Sessantenne, è un imprenditore di grande successo al quale è affidato ora il rilancio del traffico aereo da e per Bolzano. Quasi un predestinato in questo ruolo: già era suo uno degli hangar più grandi ed attrezzati dell’aeroporto di Bolzano, dove custodisce alcuni jet privati che usa per offrire un servizio di aerotaxi a manager ed imprenditori. Dal 2019 è poi presidente e comproprietario, assieme a René Benko e Hans Peter Haselsteiner, della società Abd Holding srl, che in quell’anno ha rilevato dalla Provincia la gestione dell’aeroporto di Bolzano. E infine è presidente, e unico proprietario (con la sua famiglia), della compagnia Sky Alps, che si appresta a debuttare a giorni per dare un senso, di utilizzo e sostenibilità economica, allo scalo di San Giacomo. Josef Gostner, è tutto pronto per far decollare questa nuova sfida? «Sì, ormai ci siamo. Il nostro primo aereo arriverà a Bolzano dal Canada, dove lo abbiamo preso in leasing, il 24 maggio. Una trasferta lunga, per la quale sarà necessario fare uno scalo tecnico in Groenlandia. Gli aerei saranno due Dash 8-Q400, la cui capienza massima è di 78 passeggeri. Si tratta quindi di un piccolo, moderno e affidabile aereo regionale che risulta perfetto per le nostre esigenze. Gli aerei hanno già la nostra livrea bianca e azzurra con la scritta Sky Alps».
E quando ci sarà invece il primo volo? «Il 12 giugno, con destinazione Olbia. Si tratta dei voli che effettuiamo in “outbound” con l’Aveo Tours, che da anni organizza questi collegamenti per le località di mare. Oltre alla Sardegna, ci saranno quindi i voli per la Calabria e la Sicilia». Ma poi ci saranno anche dei nuovi collegamenti. «Certo, per la prima volta ci sarà un volo per Ibiza, in Spagna. E successivamente la Sky Alps collegherà anche Bolzano con gli aeroporti di Roma, Berlino, Düsseldorf, Amburgo, Londra, Amsterdam, Rotterdam, Bruxelles, Copenhagen». Ma saranno solo voli charter o anche di linea, effettuati cioè con cadenza regolare? Molti si aspettano il volo di linea per Roma. «Il volo per Roma per ci sarà, ma non sarà di certo giornaliero. Si effettuerà due volte a settimana e forse non tutto l’anno». Perché? «Dobbiamo intenderci. Noi non siamo una compagnia aerea, o meglio non solo. Siamo soprattutto un tour operator che un’unica grande mission: trasportare i turisti in Alto Adige, puntando soprattutto sulla stagione invernale. L’Alto Adige vive di turismo: senza il turismo, nelle vallate della nostra provincia resta solo un po’ di agricoltura. Quindi il nostro obiettivo principale sarà quello di portare turisti in Alto Adige. In sintesi, non siamo una piccola Alitalia, siamo una piccola Tui (la più grande compagnia di viaggi del mondo, ndr ). Se ci comportassimo come una compagnia aerea rischieremmo di fallire, come hanno fatto diverse compagnie. Se ci affidassimo solo ai voli di linea, come faceva Air Alps, rischieremmo la stessa fine». E invece? «Invece abbiamo ideato un nuovo modello di business, che è un misto tra i voli di linea, ad esempio per Roma, e quelli charter turistici. Ma anche quelli di linea avranno una finalità turistica. Nel senso che i nostri aerei da quasi 80 posti non li riempiremo certo con chi va a Roma per lavoro: soprattutto in tempi di pandemia e di smart working, ci si sposta sempre meno. Nè gli aerei serviranno, come si sentiva dire in passato, solo per trasportare i parlamentari altoatesini a Roma. Anche perché non mi risulta che ci siano 80 politici da trasportare a Roma». Quindi si punterà sul turismo anche da e per la capitale? «Sì, e proprio per questo il volo farà scalo, alternativamente, a Parma o a Pescara. Nel primo caso è un capoluogo di provincia importante, che può fornire potenziali clienti anche dalle province limitrofe, mentre Pescara è una destinazione strategica per l’Adriatico. Dice che questi scali allungheranno il volo? Sì, al massimo di mezz’ora, ma non credo che se uno va in vacanza fa caso a mezz’ora in più. Il biglietto per Roma dovrebbe costare circa 150 euro più Iva. Tra una decina di giorni, sul sito internet dell’aeroporto e della Sky Alps, compariranno gli orari dei voli, come la possibilità di prenotare ed acquistare i biglietti». Quanto personale avete assunto per dar vita alla Sky Alps? «In tutto 45 collaboratori, di cui 16 piloti. La sede della società è in piazza del Grano, ma quella operativa è ovviamente all’aeroporto. Da dove, a giorni, finalmente decolleremo».
DOLOMITI ACCESSIBILI Corriere dell’Alto Adige | 28 maggio 2021 p. 3 Montagna, la rivoluzione post Covid Tour virtuali e percorsi per disabili Di Ana Andros BOLZANO La montagna riparte, per tutti. Dopo il lungo periodo pandemico e con l’arrivo della bella stagione riprende il turismo di montagna, che ora vuole riaprire le sue porte proprio a tutti. Anche a chi non si può muovere di casa. A rendere il turismo alpino e prealpino più inclusivo è il progetto «Gate – Granting accessible tourism for everyone», per permettere a chiunque di vivere la natura al di là degli ostacoli fisici, ambientali e linguistici. È la Fondazione Dolomiti Unesco l’ente leader di Gate, il progetto finanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale e Interreg Italia – Austria che, attraverso l’uso delle nuove tecnologie, permetterà di ampliare le frontiere del turismo rendendolo più inclusivo. La collaborazione transfrontaliera tra i partner del progetto (Università di Innsbruck, Salzburg Research, Comune di Santorso, Cai Alpago e Cooperativa sociale Independent L) è iniziata nel marzo del 2018 con lo scambio di conoscenze e buone pratiche già esistenti nell’ambito del turismo, coinvolgendo anche le amministrazioni locali e gli operatori del settore, per mettere a punto delle linee guida sempre più inclusive. L’utilizzo delle nuove tecnologie, impiegate a favore di un turismo senza barriere, è fondamentale nell’assicurare a chiunque (famiglie con bambini, anziani, persone con disabilità o esigenze particolari) tramite strumenti appositi, un’esperienza turistica della montagna quanto più completa e interessante. Quattro i siti pilota selezionati: Parco Rossi (Vicenza), il “Sentiero della Sensibilità” nell’Alpago (Belluno), il progetto «Kinderleicht Wandern» (Pongau) e il Geoparc Bletterbach in Alto Adige. Attraverso le cinque applicazioni realizzate grazie al progetto Gate tutti potranno visitare il sito Unesco altoatesino e ammirarne il panorama e le pareti rocciose che racchiudono milioni di anni di storia della terra.
La gola geologica del Bletterbach potrà essere visitata con l’aiuto della Realtà Virtuale indossando occhiali 3D, mentre l’escursione sul posto potrà essere arricchita da vari strumenti (Chatbot, un sistema di dialogo con un’intelligenza artificiale e «Geoparc Guide», una webapp) per ottenere informazioni approfondite adatte a tutte le età e disponibili in tedesco, inglese, italiano e nella lingua dei segni italiana Lis. La cooperativa sociale Independent L ha inoltre sviluppato un sistema di mappatura che permette di individuare i servizi senza barriere presenti nell’area. «La tecnologia è il mezzo che, quando usato con attenzione e intelligenza, permette di migliorare la qualità della vita di tutti. – commenta Enzo Dellantonio, presidente della cooperativa – È un progetto democratico, che non fa distinzioni tra le persone». Negli ultimi mesi del progetto, concluso nel dicembre del 2020, «le applicazioni di Gate sono state testate e implementate, ricevendo molti feedback da parte degli utenti — spiega Fabiana Polli, coordinatrice di progetto della Fondazione Dolomiti Unesco — e ciò ha permesso di perfezionarle ulteriormente, così da poterle sfruttare per la prossima stagione estiva». Si è aperta una porta nel turismo alpino, quella della reale e completa inclusione.
NOTIZIE DAI RIFUGI Corriere delle Alpi | 1 Maggio 2021 p. 4 I rifugisti sul piede di guerra «Montagna ancora penalizzata» SELVA DI CADORE Dopo una giornata di pioggia, ieri al tramonto sono comparsi dei raggi di sole ad illuminare le Marmarole e Omar Canzan di Rifugio Chiggiato ha tirato un sospiro di sollievo. Mario Fiorentini, del Rifugio Città di Fiume, nonostante il maltempo ha provveduto ai primi carichi di legna per l'estate. Ieri doveva aprire Michela Torre, il suo ristoro Fertazza, ma ha desistito per la pioggia. Invece al Passo Pordoi Osvaldo Finazzer battezzerà stamani la nuova stagione dell'Hotel Savoia e del bar. «Io sono pronto», avverte Giorgio Scola dai 2180 metri del monte Rite. Ma in queste ore c'è malumore non solo per il maltempo, anche per le linee guida dei rifugi, quelle proposte dalle Regioni al Governo e specificatamente al Cts. «Per l'ennesima volta l'unica associazione in Veneto rappresentante i gestori dei rifugi alpini non è stata convocata per la discussione di eventuali aggiustamenti delle Linee guida precedenti», protestano Fiorentini e Canzan. «Non sono state prese in considerazione neanche le varie lettere inviate nella primavera del 2020 con le quali l'Agrav sottolineava le criticità delle stesse. Non sappiamo chi sia stato interpellato per la discussione delle regole ma sicuramente, dalle stesse, si intuisce la distanza dalla realtà che si trova sul campo. Bisogna sempre tenere conto della media delle situazioni più sfavorevoli quando si elaborano certe regole: il privilegiato, non è una colpa, troverà sempre la situazione a suo favore». I rifugi, in sostanza, sono equiparati ai ristoranti di città; vale l'asporto, al massimo si può mangiare all'esterno. Impossibile dormire nelle camerate, a meno che non si tratti di due o tre persone dove ne potrebbero stare 50. E via elencando. «Ricordiamo per l'ennesima volta che i rifugi alpini rappresentano un unicum nel panorama delle attività turistiche e ciascuno di essi rappresenta un unicum a sua volta. Non siamo delle attività ricettive con regole e fabbricati costruiti col copia-incolla», fanno notare i due rifugisti, peraltro condivisi dalla maggioranza dei loro colleghi. «Alcune strutture hanno 130 anni e tantissime risalgono a prima della Seconda Guerra Mondiale: mettere in atto delle regole decise senza conoscere la realtà vuol dire condannare anche nella prossima stagione molte strutture a bilanci in rosso. Quello che invece ci preme sottolineare è che anche in questa occasione non si è voluto dare il giusto riconoscimento al ruolo di presidio del rifugio e del suo gestore». Infatti, spiegano Fiorentini e Canzan, non è stata risolta la questione dell'obbligo, morale e di legge, all'accoglienza all'interno del rifugio degli escursionisti in difficoltà, anche solo per un temporale pomeridiano. «Ciò ci preme è sottolineare quello che succederà dal primo di giugno con la programmata riapertura della ristorazione interna a pranzo e il permanere dell'esterno per le cene. Nelle Alpi non esistono tre giorni in fila che consentono il mangiare all'esterno in una situazione di comfort nel mese di luglio, figuriamoci nel resto dell'estate. Quindi come a maggio la sera a Palermo si può mangiare all'esterno ma già a Bologna è difficile, così per l'estate la montagna e i suoi rifugi saranno penalizzati dimostrando l'ennesima scarsa attenzione del decisore alla peculiarità delle terre alte». --fdm © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 1 Maggio 2021 p. 31 Si scioglie l'ansia di Paolo «Oggi c'è chi guarda ai rifugi come a potenziali business» L'INTERVISTA
Tira un sospiro di sollievo Paolo De Lorenzo. L'imprenditore della montagna di famiglia comeliana dopo 25 anni ha rischiato di perdere la gestione del rifugio Padova. Un rischio lecito e calcolato, sia ben chiaro; ma l'aumento vertiginoso di partecipanti ai bandi di gestione dei rifugi d'alta quota è un elemento che non è passato inosservato neanche all'ombra degli Spalti di Toro.«Alla fine la differenza nel processo di assegnazione del bando è stata l'esperienza. I tanti anni di militanza mi hanno permesso di aggiudicarmi nuovamente il bando di quello che per 25 anni è stato non solo un luogo di lavoro, mio e di tutta la mia famiglia, ma anche una vera seconda casa».La tensione, inevitabile, ha accompagnato la vigilia dell'apertura delle buste. Poi la lieta novella a seguito della quale De Lorenzo ha voluto prendere la parola per dire la sua. Parole chiare, impossibili da equivocare.«Al bando hanno partecipato una cinquantina di persone, all'ultimo giro di ruota eravamo in sei mentre al momento dell'apertura delle buste c'ero solo io», racconta, «e cosa vuol dire questo? Che qualcuno, tanti a dire la verità, guardano ai rifugi di montagna come a un potenziale business da perseguire. A quel business io ho risposto con la solita passione, quella che mi ha contraddistinto per 25 anni, trasformando i tanti clienti del rifugio Padova prima di tutto in amici. Alla fine è stata proprio la passione ad aver fatto la differenza».Il "rischio" che il rifugio Padova finisse in mani poco avvezze alla vita di montagna, caratterizzata da rinunce, fatica e difficoltà, però c'era...« Se ho avuto paura di perdere il rifugio? Certo, sono onesto. Il bando era un atto dovuto, non c'è niente da dire in questo, c'era una scadenza da rispettare. Quel che preoccupa è il numero crescente di persone che si sta avvicinando, soprattutto in quest'ultimo periodo, alla montagna. Montagna intesa non solo come luogo salubre ma soprattutto come potenziale business. Perché, adesso si può dire, la gran parte dei partecipanti al bando non sapeva neanche dove si trovasse il rifugio Padova».Passata la paura, è già tempo di guardare avanti. Quali saranno i primi passi della rinnovata gestione?«Proseguiremo sulla strada della svolta green. Voglio un rifugio sempre più a misura d'uomo, limiteremo l'accesso in macchina favorendo passeggiate o pedalate in bici ed e-bike. Punteremo ancora su un servizio ed una cucina di qualità assoluta; l'avventore dei rifugi è sempre più esigente, non si accontenta più di quello che trova come avveniva vent'anni fa. A tal proposito sono già alla ricerca di un aiuto cuoco, personale di sala ed un lavapiatti. Se qualcuno vuole mettersi in gioco insieme a me ed alla mia famiglia è il benvenuto».Sono previsti lavori di ristrutturazione del rifugio Padova?«Nel recente passato abbiamo ottenuto un finanziamento regionale di 40mila euro. Adesso che abbiamo rinnovato la gestione (sei anni più ulteriori sei, ndr) utilizzeremo quei soldi per sostituire gli infissi ma, soprattutto, per migliorare la rete internet, un elemento che di questi tempi anche in un rifugio di montagna non può assolutamente mancare». --Gianluca De Rosa© RIPRODUZIONE RISERVATA Alto Adige | 5 Maggio 2021 p. 24 Rifugi, rivoluzione in vista La merce arriva con i droni Bolzano È stato testato nei giorni scorsi il servizio di consegna merci con i droni. Insomma, l'impiego di velivoli telecomandati per le consegne settimanali di generi alimentari e di altre merci ai rifugi è un servizio che si potrebbe concretizzare grazie all'interessamento dell'assessore al patrimonio Massimo Bessone e al supporto dell'azienda locale "Flying Basket". La Ripartizione patrimonio, che fa capo all'assessore, si occupa dei 26 rifugi alpini di proprietà provinciale. «I rifugi alpini in Alto Adige - ricorda Bessone - sono un elemento che connota il territorio e hanno grande significato sia in termini di sicurezza e soccorso, che per il ruolo rilevante svolto in favore del settore turistico-economico come mete del tempo libero per molti cittadini appassionati della montagna».Una dimostrazione pratica di come potrebbe funzionare il servizio di consegna ai rifugi è stata organizzata a Naz-Sciaves e s'è tenuta alla presenza dell'assessore Bessone e del suo staff . Nella località pusterese, infatti, ha sede l'azienda Flying Basket, specializzata in aeromobili a pilotaggio remoto. Giù costi e inquinamento«Cerchiamo sempre di operare al meglio per i nostri rifugi, che sono il biglietto da visita dell'Alto Adige - fa presente l'assessore Massimo Bessone - studiando continuamente soluzioni innovative come il loro approvvigionamento con un nuovo sistema di trasporto merci con droni a batteria a pilotaggio remoto, che ci verrebbero messi a disposizione da una start up locale, l'unica ditta in Europa che può offrire questo servizio. Con il nostro progetto pilota intendiamo garantire zero emissioni di CO2, dannose per il clima, minor inquinamento acustico e nel tempo anche un risparmio di denaro pubblico». Solitamente, infatti, le consegne avvengono con l'impiego di elicotteri, con costi che sono elevati e con evidente inquinamento acustico. «Questa nuova possibilità - spiega Daniel Bedin, direttore della Ripartizione patrimonio - sarà valutata attentamente assieme ai gestori con i quali si cercherà la miglior collaborazione possibile». I vantaggi offerti dai droni sarebbero molteplici, anche in questo momento di particolare difficoltà. «Questo tipo di consegna, inoltre - sottolinea ancora Bessone - , consentirebbe ai gestori dei rifugi di contenere i costi di avvio per la ripresa dell'attività stagionale, un aspetto importante per la ripartenza dopo le chiusure per la pandemia».Come funzionerebbeI droni impiegati dall'azienda pusterese per il trasporto alimentare e merci consentono la consegna fino a 100 chili di materiale a volo. I gestori dei rifugi di proprietà provinciale saranno informati delle possibilità offerte dal nuovo servizio al quale possono aderire. Per loro, fare la spesa diventerebbe semplice e rapido facendo pervenire alla Flying Basket la lista con i generi richiesti che verrebbe girata ad un grossista di fiducia, oppure consegnata ai negozianti indicati dal gestore del rifugio. La merce acquistata potrebbe essere poi trasportati su strada, fino ad un punto di raccolta convenuto e da lì consegnati in quota al rifugio attraverso i droni. Le consegne dovrebbero essere settimanali, con la possibilità di ulteriori ordini integrativi. Corriere delle Alpi | 6 Maggio 2021
p. 29 Il bando conferma il gestore Nassivera resta al rifugio Baion Gianluca De Rosa DOMEGGE Sarà ancora Dino Nassivera il gestore del rifugio Baion alle Marmarole. Come già avvenuto per il rifugio Padova solo pochi giorni fa, il bando emesso dal Comune di Domegge ha premiato l'esperienza di chi, quella struttura, l'ha gestita a lungo. Trentatré anni per la precisione, numero che fa del carnico di Forni di Sotto Dino Nassivera il gestore più longevo del Centro Cadore e non solo. Manca ancora l'ufficialità a dire il vero, ma le indicazioni convergono tutte verso la conferma della gestione uscente che a breve firmerà un nuovo contratto di sei anni più ulteriori sei. Tutto è bene quel che finisce bene si potrebbe dire, anche se, dopo Paolo De Lorenzo per quanto riguarda il rifugio Padova, pure Dino Nassivera coglie l'occasione per dire la sua: «Alla mia età, dopo aver trascorso più di trent'anni quassù, ritrovarmi a dover scrivere un curriculum vitae per sperare di restare ancora in quella che reputo la mia casa è stato quantomeno mortificante». «Non metto in dubbio la legge», dice Nassivera. «Quel bando bisognava farlo ed è giusto che sia stato fatto. L'amarezza che nutro in questo momento, mista alla soddisfazione di poter tornare presto nel luogo che più amo, è dettata dal fatto che mi sarebbe dispiaciuto dover dire addio al Baion non per mia volontà. Ho la mia età, succederà che lascerò quel rifugio in mano di altri ma voglio farlo seguendo i tempi naturali e non quelli freddi dettati dalla burocrazia. Mi piacerebbe essere coinvolto in prima persona nel futuro del rifugio Baion, al quale ho dato tanto oltre che aver ricevuto. Credo di essere stato un buon gestore in oltre trent'anni, ho sempre pagato gli affitti offrendo ai turisti il miglior servizio possibile. Essere sbattuto fuori dalla burocrazia sarebbe stato un affronto difficile da mandare giù». Anche per il Baion, come successo per il rifugio Padova, le partecipazioni al bando di gestione sono state numerose. Entrambi i rifugi, come il Cercenà, sono di proprietà comunale. «Non conosco il numero preciso, so che sono state decine e decine», conferma Nassivera. «Ne ho parlato anche con l'amico Paolo De Lorenzo, ritrovatosi nella mia identica situazione. Evidentemente di questi tempi parlare di rifugi fa notizia ma sono pochi quelli che realmente sanno cosa significa gestire un rifugio d'alta quota. Un esempio? Il Baion si trova a 1.800 metri d'altezza ed in questo momento è sommerso dalla neve, tanto da essere difficile se non impossibile riuscire solo a raggiungerlo. Figuriamoci riaprirlo e rimetterlo in funzione». Detto del bando, il cui esito nonostante le indicazioni già ben delineate verrà reso noto dall'ufficio tecnico del Comune di Domegge solo nei prossimi giorni, l'occasione è stata utile a Dino Nassivera per anticipare alcuni temi legati al futuro della struttura: «Detto della neve che al momento non permette di stabilire con certezza una data di riapertura, andranno valutate attentamente anche tutte le normative anti Covid a cui bisognerà inevitabilmente attenersi». --© RIPRODUZIONE RISERVATA Gazzettino | 12 Maggio 2021 p. 13, edizione Belluno Rifugio Fiacconi: spola dell'elicottero per vuotarlo ROCCA PIETORE Rifugio Pian dei Fiacconi, svuotamento in corso. Non sono passati inosservati in questi giorni i voli compiuti dall'elicottero tra passo Fedaia e Marmolada. Un via vai aereo per portare a valle tutto il materiale ancora ospitato dalla struttura, distrutta da una valanga lo scorso dicembre, per portarlo a valle in un posto riparato e asciutto. «Ringrazio chi mi ha dato un aiuto sia dal punto di vista morale che economico che in termini materiali nel recupero», sottolinea il gestore Guido Trevisan. E proprio in questi giorni per merito della raccolta fondi avviata da amici, clienti e simpatizzanti del Pian dei Fiacconi, «con 100mila euro ho chiuso uno dei due mutui con la banca. Grazie a tutti quanti hanno contribuito. Ora resta un secondo mutuo che con calma vedrò di sistemare», sottolinea l'ingegnere ambientale con la passione della montagna che conserva nel cuore il sogno di ricostruire il rifugio, in un'area un po' più sicura di quella dove sorgeva. Il progetto sarebbe già al vaglio degli organi competenti, ma, non nasconde Trevisan, «anche nella migliore delle ipotesi passerebbero almeno 6-8 anni prima della nuova realizzazione. Spero di trovare assieme a Provincia e Comune una soluzione, pratica ed economica, per tornare un giorno a festeggiare di nuovo ai piedi della Regina». Intanto, quest'estate, Trevisan gestirà il rifugio Caldenave, nella zona del Lagorai. Assieme a lui la moglie Alice e i loro piccoli figli Edoardo, Gilda e Achille. Proprio in questi giorni Trevisan ha ricevuto il simbolico passaggio di consegne dai precedenti storici gestori Elio ed Enrica. (RG)© riproduzione riservata Corriere delle Alpi | 15 Maggio 2021 p. 27 Via al bando di gara per trovare un gestore al rifugio Aquileia SELVA DI CADORE
Il Comune di Selva, guidato dal sindaco Silvia Cestaro, ha pubblicato il bando di gara per l'affidamento in affitto del rifugio Aquileia. Un provvedimento che si è reso necessario dopo che il precedente gestore il 5 gennaio aveva comunicato il recesso dal contratto e lo aveva confermato il 4 marzo. Il rifugio è costituito da dehors esterno, area bar con superficie di circa 45 mq, area ristorante con superficie di circa 82 mq, servizi igienici a servizio del bar e ristorante, cucina, dispensa, locale di servizio, 10 camere con servizi privati con 25 posti letto totali. Il contratto avrà durata di anni sei anni con automatico rinnovo per uguale periodo in mancanza di disdetta almeno sei mesi prima della scadenza. Il canone minimo annuale stabilito a base d'asta è di 24 mila euro (Iva esclusa), da rivalutarsi automaticamente in misura pari al 75% della variazione dei prezzi al consumo rilevati dall'Istat. Le rate dovranno essere pagate anticipatamente con cadenza trimestrale entro il giorno 10 del primo mese, eccetto la prima rata che potrà essere pagata entro il giorno 10 del terzo mese. Il bando prevede anche una clausola per eventi come la pandemia o un'alluvione: nelle ipotesi di cause di forza maggiore che impediscano la regolare apertura, le rate verranno dimezzate in proporzione al periodo di chiusura. Il fabbricato, situato a 1.580 metri in località Peronaz, ha già gli arredi di base e parte delle suppellettili.Il concessionario dovrà provvedere alle ulteriori suppellettili e di quanto necessario per lo svolgimento dell'attività. Il bando scade il 31 maggio alle 12. --G. San.© RIPRODUZIONE RISERVATA Gazzettino | 17 Maggio 2021 p. 7 segue dalla prima, edizione Belluno Rifugi, troppa neve in quota: rinviate molte aperture C'è ancora molta neve in montagna, per le escursioni in quota bisognerà attendere, soprattutto per quelle con tracciati esposti a nord fermo restando che il pericolo valanghe è dato in aumento in considerazioni delle ultime precipitazione: grado di rischio 3, moderato. Per i rifugi l'inizio stagione potrebbe dunque slittare soprattutto per quelli i cui accessi sono verso settentrione come il Vandelli al Sorapiss. I gestori del rifugio più frequentato delle Dolomiti, per il richiamo esercitato dal laghetto nelle vicinanze, hanno avvisato per tempo sui social che la situazione non è da prendere con leggerezza. C'è ancora molta neve in montagna, per le escursioni in quota bisognerà attendere, soprattutto per gli itinerari esposte a nord fermo restando che il pericolo valanghe è dato in aumento in considerazione delle ultime precipitazioni: grado di rischio 3, moderato. ESORDIO IN BILICO Per i rifugi l'inizio stagione potrebbe dunque slittare soprattutto per quelli i cui accessi sono totalmente a settentrione come il Vandelli al Sorapiss. I gestori del rifugio più frequentato delle Dolomiti, per il richiamo esercitato dal laghetto nelle vicinanze, hanno avvisato per tempo che la situazione non è da prendere con leggerezza. E così hanno affidato ai social questo messaggio: «Volevamo informarvi, viste le molte richieste di questi giorni, che i sentieri per raggiungerci non sono ancora in sicurezza per la molta neve e ghiaccio ancora presenti». Non solo neve, anche ghiaccio lungo il sentiero che dal passo Tre Croci sale fino al Vandelli, la titolare ipotizza l'apertura solo dal 20 giugno, «la nostra è l'ultima zona alla quale si accede, il sentiero è a nord e il pericolo è grande per la tanta neve e per i numerosi tratti ghiacciati, scivolare è un attimo -assicura Sabrina Pais - e poi che senso ha rischiare per salire e non vedere nulla, il lago è sommerso dalla neve». IL PERICOLO Neve che non permette, al momento, di predisporre i raccordi per l'acqua fra la sorgente e il rifugio, neve che sconsiglia anche ai pur esperti gestori, sono lassù da 21 anni, di salire in sicurezza. Quando le condizioni lo permetteranno lo faranno, ma per i lavori necessari alla riapertura e poi saranno pronti ad accogliere gli escursionisti. Annuncia l'apertura al 15 giugno Rodolfo Molin gestore del Città di Carpi, nel cuore dei Cadini di Misurina, con la famiglia è alla guida del rifugio dal 1992. Il sito è adatto anche per le aperture invernali che sono state segnate dalla pandemia, si spera nell'estate magari con il ritorno dei turisti stranieri. «Saliremo i primi di giugno e dopo i lavori riapriremo -parola di Bepi Monti del Carducci in alta val Giralba- la neve è ancora tanta, ad inizio marzo il rifugio era sommerso completamente, fortunatamente non ci sono stati danni. Lo scorso anno abbiamo aperto per primi, contiamo di fare lo stesso quest'anno». SCENARIO SELVAGGIO Il Carducci è uno di quei rifugi che si raggiunge solo a piedi, e dopo una lunga ed impegnativa camminata, ma il panorama e l'accoglienza premiano anche la fatica più dura, la scorsa estate non è andata come di consueto, «abbiamo lavorato meno, abbiamo ridotto i posti letto del 50% per attenerci ai protocolli, ma non mi lamento», assicura Monti. La situazione neve è stata favorevole in Centro Cadore, il rifugio Cercenà in territorio di Domegge ha riaperto dal primo di maggio. «C'è meno movimento, mangiare all'esterno in montagna non è piacevole, le temperature non aiutano -spiega Emilio Fundone il giovane gestore che non si perde d'animo- noi siamo ottimisti, se si riesce a tenere aperte le attività e a far entrare gli ospiti pensiamo di poter lavorare, nel frattempo abbiamo sistemato la terrazza e anche il bar». Emilio e Sara non si sono lasciati abbattere dalla situazione, ma hanno pensato a come migliorare l'offerta guardando al bicchiere mezzo pieno e pensando al futuro. Poco sopra, il rifugio Padova è ancora chiuso. L'APPELLO In questi giorni il Soccorso alpino ha fatto più appelli alla prudenza proprio per le condizioni dei sentieri. La neve è un pericolo ancora di più in questa stagione, le insidie sono tante; e anche oggi sono previste altre nevicate per 30, 35 centimetri oltre i 2000 metri. Sui sentieri ci sono anche tanti schianti, alberi crollati nel corso dell'inverno per le pesanti ed abbondanti nevicate, tutti elementi da non sottovalutare in attesa dell'estate. Giuditta Bolzonello
Corriere delle Alpi | 21 Maggio 2021 p. 17 Al lavoro lungo i sentieri, riapre il Dal Piaz Francesco Dal Mas BELLUNO I volontari del Cai sono al lavoro per liberare i sentieri dalla neve. Ma dopo la precipitazione dell'altra notte, fioccherà anche domani pomeriggio e domenica, dai 2mila in su. Ecco, dunque che il Club alpino italiano - come anticipa Renato Frigo, il presidente veneto si incontrerà martedì in Regione per capire come ripristinare la rete più in quota, probabilmente danneggiata. E con quali linee guida - precisa Frigo - procedere alle riaperture: «Varranno le stesse dell'estate scorsa, pur in presenza di minore contagio».Di sicuro nel fine settimana darà il benvenuto alla nuova stagione il rifugio Dal Piaz, ai 1993 del Passo delle Vette Grandi, in comune di Sovramonte. «È da due settimane che siamo al lavoro per "spalare" la neve», racconta Andrea Marchetti, il gestore, «alta anche 4 metri nei punti di slavina. Siamo attrezzati per ricevere gli ospiti in condizioni di massima sicurezza».Fino al 1° giugno si pranzerà all'aperto, poi anche al chiuso. «Oltre all'eliminazione di alcuni posti a sedere, abbiamo deciso di inserire dei telai divisori, laddove non fosse possibile rispettare il metro di distanza. I turni per pranzare saranno tre. Il primo va dalle 11 alle 12.15, il secondo dalle 12.30 alle 13.45 e il terzo dalle 14 alle 15.15. Come si potrà notare, c'è sempre un quarto d'ora di vuoto. Ebbene, in quei 15 minuti io e lo staff diamo il via all'opera di sanificazione: dagli appoggia-schiena alle porte, passando per le maniglie, tiriamo tutto a lucido».È sostanzialmente quanto accadrà anche negli altri rifugi, come assicura Mario Fiorentini, presidente dell'Associazione di categoria e gestore del "Città di Fiume", dove peraltro, ci sono dei lavori in corso e, quindi, per l'apertura bisognerà attendere ai primi di maggio. «È evidente che ci aspettiamo dalla contrattazione tra Cai e Regione», afferma Fiorentini, «nuove opportunità anche per i pernottamenti, in considerazione di tanti ospiti che arriveranno col certificato vaccinale».Approfittando della giornata di bel sole, Modesto Alverà, il gestore, ha preso il trattore e insieme ai figli è salito a liberare il sentiero principale che porta al rifugio Palmieri, alla croda da Lago. «Stanno trovando», dice la moglie, «anche muri di neve alti 4 metri. Non riusciremo pertanto ad aprire per fine maggio, come avremmo desiderato, ma sicuramente per il 7 giugno».Il Comune di Cibiana ha sgomberato dalla neve i tornanti che portano sul monte Rite, per cui Giorgio Scola ha ripreso l'attività al rifugio Dolomites, dove è ritornata anche l'acqua che si era congelata nelle tubazioni. Il 5 giugno incominceranno a salire anche le navette in servizio da passo Cibiana, infatti per quella data sarà visitabile anche il museo di Reinhold Messner. «I nostri sentieri sono in parte ancora innevati, ma battuti, quindi percorribili», fa sapere Oscar Canzan, che al rifugio Chiggiato attende gruppi di escursionisti sia sabato che domenica. Sul Pian dei Buoi è già accogliente il rifugio Cercenà, con sentieri liberi. Giovanni De Francesch ha trascorso l'inverno al rifugio Bosi, sul monte Piana. Con metri di neve anche sulla strada, scendeva a Misurina con la motoslitta. Solo recentemente è riuscito a scavare una trincea col trattore e adesso transita col fuoristrada. «Ma quassù c'è ancora troppa neve e sconsiglio di arrivarci, per motivi di sicurezza. Le trincee della grande guerra sono tutte sepolte. Cominceremo dopo metà giugno». --© RIPRODUZIONE RISERVATA Alto Adige | 23 maggio 2021 p. 18 Nei rifugi senza Green Pass L'appello del Cai: vaccinatevi Di Antonella Mattioli BOLZANO «Per andare a dormire e mangiare (all'interno) nei rifugi, non servirà il Green Pass. Nel primo caso da subito; nel secondo dal primo giugno. Ma il mio appello, anche agli appassionati di montagna, è a farsi vaccinare. Sono sicuro che lo faranno coloro che nei rifugi ci lavorano e mi aspetto un comportamento altrettanto responsabile da parte della clientela. In ogni caso, nei rifugi si potranno fare anche i tamponi nasali autosomministrati al personale ed eventualmente ai clienti: anche questo serve a minimizzare i rischi». È l'appello di Carlo Alberto Zanella, presidente del Cai Alto Adige, dopo la riunione, svoltasi venerdì sera, con i gestori dei dodici rifugi, metà del Cai Bolzano e altrettanti del Cai provinciale, in vista dell'avvio della stagione che dovrà essere caratterizzata dalla prudenza. Anche se - a differenza dell'estate 2020 - stavolta a dare maggiore tranquillità e qualche libertà in più ci sono i vaccini. Stesse regole degli alberghi In linea di massima i rifugi aprono il 15 giugno, anche se il "Chiusa" apre già il fine settimana; a breve dovrebbero partire anche l'Oltradige e il Corno del Renon. Mentre per altri l'avvio della stagione potrebbe essere rinviato di qualche giorno, perché in quota c'è ancora parecchia neve. «Stiamo aspettando - assicura l'assessore Arnold Schuler - il via libera dell'Asl alle linee guida sulla sicurezza. Nei rifugi comunque ci saranno le stesse regole che valgono nei ristoranti e negli alberghi in città. Non serve Green Pass dal primo giugno per mangiare anche all'interno; mentre da subito si può pernottare senza certificazione verde. Al momento ci sono ancora limitazioni sui pernottamenti, in quanto ci sarebbe la possibilità di occupare solo metà dei letti, ma sono fiducioso che questo limite possa cadere, se non del tutto almeno in parte. Resta il numero massimo di quattro persone per tavolo che, al chiuso, possono rappresentare un problema, soprattutto nelle strutture piccole. Ma anche questa è una misura che potrebbe essere alleggerita, se si riesce a vaccinare una fetta importante della popolazione». Per la montagna, come e più dell'anno scorso, si annuncia una grande
stagione. Tra le novità dell'estate 2021 c'è la piattaforma dove si potranno prenotare i pernottamenti nei rifugi altoatesini di Cai e Alpenverein, oltre che in quelli di Austria, Germania e Slovenia. «Un sistema- spiega Zanella - che dà sicurezza sia ai clienti che ai gestori. I primi hanno la certezza di trovare un posto; i secondi la sicurezza che chi ha prenotato e poi disdetto, all'ultimo momento, pagherà almeno la caparra, richiesta nel momento in cui si blocca un certo numero di posti». Serate, gite e corsi Grazie alla possibilità di vaccinarsi e fare test, sta lentamente riprendendo anche l'attività del Cai sospesa causa pandemia. «Abbiamo ricominciato con le serate - spiega Zanella -: al teatro di San Giacomo è andata in scena la performance «Eiger: l'ultima salita», proposta delle Sezioni Cai di Bolzano e Laives in collaborazione con il Centro culturale San Giacomo. Ingresso, ovviamente, con il Green Pass. Molto buona la risposta del pubblico che ha voglia di tornare ad uscire e si sente più sicuro grazie al fatto che bisogna avere la certificazione verde. Le nostre sezioni stanno ricominciando anche con l'attività escursionistica - di fatto bloccata nell'estate scorsa - e ci stiamo organizzando per far ripartire i corsi di arrampicata e roccia sempre molto richiesti». Gazzettino di Belluno | 25 maggio 2021 p. VIII Frane e slavine: si fanno chilometri a piedi con i viveri per aprire il rifugio Di Alessia Trentin BELLUNO Cinque slavine hanno interrotto la strada per il rifugio Bianchet, sul versante nord del monte Schiara, e distrutto l'acquedotto: la stagione è partita per tutti, meno che per Enzo e Sonia. La coppia, che quest'anno festeggia i dieci anni di gestione del noto rifugio al Pian dei Gat, nel Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi lungo l'Altavia numero 1, situato nel comune di Sedico, nei giorni scorsi ha portato in spalla le prime provviste in attesa che venga riaperta la strada per salire al rifugio. Intanto anche dal Cai che ha sollecitato la riapertura, attraverso il presidente Paolo Barp, si alza l'appello: «Siamo preoccupati, speriamo che la nostra richiesta venga accolta quanto prima». GLI OSTACOLI Enzo e Sonia in annate migliori avrebbero aperto il loro rifugio agli escursionisti già da una ventina di giorni, magari solo nei fine settimana per intensificare progressivamente l'attività con l'avvicinarsi dell'estate. Invece sono fermi, in attesa. Nei giorni scorsi hanno raggiunto il Bianchet con gli zaini carichi di beni di prima necessità, per iniziare a riempire la dispensa, ma il lavoro è lungo e potendo contare solo sulle proprie gambe è dura. Sui social sono apparse le foto dei gestori che, borse alla mano, lasciavano l'auto e iniziavano a camminare. «E niente - si legge -. In settimana dovevano liberare la strada ma è ancora interrotta dai Companc, perciò anche questa volta Enzo e Sonia hanno portato in spalla il carico per preparare il Rifugio per la stagione, ma c'è il problema dell'acqua che non si risolve fino a che la strada è bloccata perché serve attrezzatura pesante». L'INTERVENTO Il problema, dicono i forestali, è la neve. Le slavine cadute hanno trascinato con sé tronchi e pietre che ora interrompono il passaggio e la neve non si è ancora sciolta, ma la via è percorribile. Una ventina di giorni fa i carabinieri forestali hanno sistemato il sentiero fino a Pian dei Gat, lavorando con l'escavatore per una settimana. Ma lì il terreno continua a franare e la neve ancora a terra non fa che aggiungere problema al problema. «Il ripristino del tratto di nostra competenza l'abbiamo effettuato spiega il comandante del Raggruppamento carabinieri Biodiversità di Belluno, colonnello Gianfranco Munari -, dalla sbarra fino in cima a Pian dei Gat. Sono salito io personalmente». LA SOLUZIONE Ad ogni modo una soluzione dovrà essere trovata. Il Cai ci conta, perché deve intervenire con le manutenzioni straordinarie all'edificio. «C'è l'estrema necessità di aprire la via per portare al rifugio il gruppo elettrogeno riparato spiega Barp e la turbina, anch'essa sistemata. In questo momento anche l'acquedotto ha problemi, la slavina ha travolto e distrutto anche quello. Prima di aprire sono necessari una serie di interventi, ecco. Abbiamo rivolto una richiesta al nucleo Carabinieri forestali, per la strada, attendiamo venga accolta». Intanto Sonia ed Enzo contano i giorni che li separano dal loro ritorno in quota e vogliono essere ottimisti, sperano di poter aprire già il prossimo fine settimana. «In teoria libereranno la strada dal materiale questa settimana, così ci è stato detto spiega Enzo, fiducioso -, se questo avverrà allora nel week end apriremo. Da dove ci si blocca con l'auto fino al rifugio sono circa due chilometri, ora da percorrere tra neve e tronchi a terra». Al momento i disagi iniziano a Companc, dove la via si interrompe e richiede di proseguire a piedi con fatica. I due rifugisti si stanno dando da fare per attrezzare il luogo per i prossimi mesi, ma la loro buona volontà non è sufficiente, perché anche avendo la dispensa piena poco si può fare in mancanza di acqua. Enzo e Sonia non si abbattono ma restano in attesa, ottimisti e fiduciosi di poter festeggiare quanto prima i loro dieci anni al Bianchet.
NOTIZIE DAI PARCHI L’Adige | 3 Maggio 2021
p. 22 Vacanze senz'auto e plastica GIULIANO BELTRAMI STREMBO Non si è ancora sufficientemente allenati alle riunioni in Zoom. La partenza del Comitato di gestione del Parco Adamello Brenta lo dimostra. 25 presenti (e meno male che sono solo 25) impegnati a rispondere "presente", "favorevole"... Minaccia di finire all'ora della camomilla. "Meglio chiedere solo i contrari e gli astenuti", nota Sergio Merz, degli ambientalisti. "Vero", accoglie il presidente Walter Ferrazza, che gestisce il Comitato in prima persona, senza chiedere ai collaboratori (non accadeva prima di lui), con tono morbido ma deciso. E tutto fila più liscio. A partire dal rendiconto 2020, di cui parliamo a parte.Il resto, partendo dalle linee programmatiche. Inizio con le scuse di Ferrazza: «Era mia volontà incontrare tutti. Purtroppo l'emergenza Covid...», sempre quella. «Però la Giunta non è rimasta inerte: in questi 70 giorni ha fatto una ricognizione dello stato dell'arte».E ha messo mano alla comunicazione. «Abbiamo creato una cabina di regia per produrre un importante piano della comunicazione aziendale». Primi prodotti: diretta Facebook e Instagram quindicinale "300 secondi di Parco"; video tutorial per la mobilità; nuova pubblicazione editoriale; flyer con indicazioni sulle buone prassi da incentivare nel Parco; interviste ai turisti; press tour per la stampa nazionale e locale; trasmissioni Rai; rivista del Parco; partecipazione a fiere (Fishing festival), comunicazione più intensa sulla ricerca, sull'orso e (specie sui canali digitali) su flora e fauna.Progetti. Anzitutto Mobilità 2021 per una vacanza senz'auto, rivolto alla gestione sostenibile del traffico turistico. Verranno proposti anche quest'anno, in sinergia con Provincia, APT territoriali e Comuni, parcheggi di testata, un sistema capillare di trasporto pubblico verso le mete più gettonate, informazione puntuale per agevolare il visitatore e le comunità interessate". Plastic Free, progetto rivolto ai gestori dei rifugi "per guardare ad un futuro senza plastica monouso (bottiglie, stoviglie). Superpark, che prevede sette passeggiate con accompagnatori 'straordinari' nei sabati di luglio e agosto e 14 cinema ad impatto zero, grazie al cinema solare e all'utilizzo delle cuffie per appuntamenti ai margini del bosco e nei paesi di montagna".Ricerca. Prosegue Biomiti, riguardante gli effetti dei cambiamenti climatici sull'ecosistema, cui si affianca una ricerca puntuale sul saturnismo nei rapaci (il piombo dei cacciatori che li avvelena) e uno studio sulla convivenza fra attività umane (impianti di risalita) e la presenza del gallo forcello.Manutenzione del territorio. Aumento dell'impegno a fianco dei Comuni per manutenzione e gestione di malghe, altri edifici di pubblico interesse, strade, sentieri e infrastrutture strategiche. Inoltre un programma triennale per il recupero di aree sensibili sul piano idrogeologico.Educazione. La pandemia ha prodotto i suoi guai rispetto all'attività con le scuole, ma si tornerà alla normalità.Piano d'azione sulle malghe. Per dare risposta alle esigenze di gestione sostenibile, valorizzando storia, caratteristiche ed identità. Il tema, soprattutto in Rendena, è assai caldo.Molta altra carne c'è sulla griglia del Parco. Da citare, fra i centri visitatori, il progetto di trasferimento della "Casa della Fauna" di Valdaone da Villa Debiasi a Pracul, nel cuore della Val Daone.Infine Piano del Parco e delle deroghe. "La Giunta sta terminando un documento per gestire in maniera diversa e più oggettiva la questione delle deroghe". Parola di Walter Ferrazza. Alto Adige | 3 Maggio 2021 p. 18 Un turismo senza barriere anche al Geoparc Bletterbach ALDINO Come è possibile trasformare le Dolomiti già patrimonio Unesco in un luogo accessibile e vivibile per tutti? Questa la domanda alla quale il Museo Geologico delle Dolomiti di Predazzo ha cercato di rispondere nel corso di un corso di formazione online con il Geoparc Bletterbach di Aldino e la cooperativa Independent L. di Merano all'interno del progetto Ue-Interreg "Granting Accessible Tourism for Everyone - Gate". Il progetto pone al centro il concetto di "Turismo senza barriere", cercando di allargare quanto più possibile le esperienze di viaggio anche a persone colpite dalle più diverse forme di inabilità fisica e psichica. Questo, in sintesi, l'obiettivo del progetto Gate portato avanti, appunto, dalla Fondazione Dolomiti Unesco e dalla cooperativa sociale Independent L. Il Bletterbach di Aldino è stato scelto come sito pilota per il progetto Gate. Durante il corso di formazione per il personale della rete museale Muse di Trento con il Museo Geologico delle Dolomiti di Predazzo, Independent L. ha potuto presentare le nuove tecnologie disponibili capaci di garantire l'accesso ad un'area museale anche a persone con disabilità. Il direttore del Geoparc Christian Weber e il coordinatore del progetto Günther Ennemoser hanno presentato quattro nuove possibilità offerte dalle tecnologie digitali, come ad esempio la webapp "Geoparc Guide" accessibile per contenuti multimediali anche nella Lingua dei Segni Italiana, o la chatbot "Bletterbot", ma anche le possibilità di vivere la gola virtualmente con l'aiuto di un film in 3D o per mezzo dell'uso di occhiali a Realtà Virtuale. «Siamo nell'era del digitale che deve essere inclusiva per tutti. Con tecnologie innovative e la cooperazione transfrontaliera permessa da Gate, siamo riusciti a sviluppare strumenti online accessibili a tutti e soluzioni concrete per il sito pilota Bletterbach. Per noi questo progetto ha rappresentato una buona occasione per affrontare il tema dell'accessibilità e andare alla ricerca di strumenti per rendere le particolarità del nostro sito accessibili anche a quelle persone che non sono in grado di fare delle escursioni nella gola», ha spiegato Christian Weber, responsabile del Geoparc che ha aggiunto: «Questo progetto non è pensato solo per persone con ridotta abilità, ma anche per famiglie con bambini piccoli, oppure per tutti coloro che per motivi atmosferici non possono scendere nel Bletterbach il giorno stesso della loro escursione», ha concluso Weber. J.M.
NOTIZIE DAI CLUB ALPINI ITALIANI Alto Adige | 3 Maggio 2021 p. 12 Cai, Zanella eletto presidente «Gite e rifugi: dateci le regole» antonella mattioli BOLZANO «Ho un'ambizione: lavorare per avvicinare di più il mondo italiano al Cai. Bisogna puntare assolutamente sui giovani, se vogliamo avere un futuro. Dobbiamo pubblicizzare meglio la nostra attività che non è solo montagna, attraverso gli organi d'informazione tradizionali e i social». Carlo Alberto Zanella, 70 anni, residente ad Appiano ma iscritto alla sezione di Bolzano, è il nuovo presidente del Cai Alto Adige. È stato eletto con 18 voti; 7 in più del suo sfidante Gianni Zapparoli, bolzanino, iscritto alla sezione di Appiano. Zanella subentra a Claudio Sartori che come vice fa parte della giunta esecutiva assieme a Maurizio Ruaz. Tra i principali sostenitori di Zanella, Riccardo Cristoforetti, storico presidente della sezione di Bolzano. Lei assume la guida del Cai Alto Adige in un anno che si annuncia ancora difficile. Un anno di pandemia ha portato purtroppo ad un calo degli iscritti del 5% nel 2020 e del 2% quest'anno a causa dell'interruzione delle nostre attività. Attualmente abbiamo circa 6 mila iscritti. Contro i 50 mila della Sat trentina e i 72 mila dell'Alpenverein. Il fatto che il gruppo italiano sia in costante calo, è sufficiente a giustificare quest'enorme divario. No. Purtroppo il gruppo italiano ed in particolare a Bolzano sente poco o niente il senso di appartenenza. Io voglio lavorare nei prossimi tre anni per far passare il messaggio che Cai non è solo sinonimo di montagna, ma è anche difesa dell'ambiente, cultura che passa, tra le altre cose, attraverso la salvaguardia del bilinguismo sui sentieri di montagna. Noi - prima che arrivasse la pandemia - organizzavamo bellissime serate al Teatro di Gries, ma tranne che in occasioni speciali, la sala era mezza vuota; a Trento hanno la coda fuori. Eppure il nostro programma non ha nulla da invidiare al loro. Sa qual è uno dei problemi?Quale?Che spesso gli italiani di Bolzano conoscono poco del territorio che li circonda. Non sanno che senza muovere la macchina in un attimo si è in mezzo alla natura. Età media del vostro sodalizio?Tra i 55 e i 60 anni. Per questo dico che bisogna puntare sui giovani. Magari proponendo anche un tipo di offerta diversa. Perché se gli over 50 apprezzano le escursioni; i più giovani preferiscono bici e arrampicata. Nel 2019 a Bolzano avevamo la coda fuori dalla sezione per i corsi di roccia.L'attività del Cai come quella di qualsiasi altra associazione, punta a mettere insieme più persone, per fare gite in alta quota, escursioni, corsi. Tutte iniziative che sono sinonimo di assembramento. Come se ne esce?Assieme all'Alpenverein abbiamo chiesto alla Provincia regole chiare anche per l'organizzazione di gite e la riapertura dei rifugi: la stagione parte in genere da metà giugno. Già l'anno scorso i gestori si erano dotati di tutti gli strumenti per garantire agli ospiti la massima sicurezza. Quest'anno per andare in un rifugio serve il tampone rapido? Se necessario si farà anche quello. L'importante è ripartire. L'interesse da parte della clientela c'è: la scorsa estate le montagne sono state prese d'assalto. Una curiosità: com'è possibile che né nella giunta esecutiva né tra revisori dei conti e probiviri, in tutto 11 persone, non ci sia una donna?Oggi sono tantissime le donne che vanno in montagna; noi ne abbiamo diverse nelle commissioni, purtroppo solo una -Alice Pilati di Egna- alla guida delle sezioni e nessuna negli organismi che lei ha appena citato. Le donne hanno già molti impegni e spesso e volentieri non hanno il tempo per accollarsene di altri. Scusi, ma a Trento la presidente e le prossime due vice sono tutte donne. Lo so e io sarei il primo a sostenerle se fossero disposte a mettersi in gioco. Per fortuna che non aggiunge "se sono preparare". Non lo aggiungo, perché so che lo sono. Ed è per questo che ritengo inutili le quote rosa. Quindi la prossima presidente del Cai Alto Adige sarà una donna?Me lo auguro. Un'ultima domanda: a suo tempo si era molto battuto per la difesa della toponomastica sui sentieri di montagna. Com'è la situazione oggi?Il discorso, ovviamente, è politico, ma mi pare che l'Alpenverein stia facendo un buon lavoro. Bisogna però costantemente vigilare perché i cartelli siano sempre bilingui. Corriere delle Alpi | 13 Maggio 2021 p. 26 Il Cai è al lavoro «Sui sentieri c'è tanto da fare» Val di Zoldo Il Cai di Val di Zoldo ha ripreso la propia attività: come in ogni primavera, in programma manutenzioni sui sentieri e nei rifugi e la programmazione delle gite estive. MANUTENZIONI SENTIERI«L'attività di manutenzione sentieri», dice la presidente Laura De Rocco, «è già iniziata con alcuni interventi su quelli a quota più bassa, considerata la grande quantità di neve ancora presente più in alto. Proprio per questa ragione al momento è ancora difficile individuare eventuali problemi sorti durante l'inverno a causa delle abbondanti nevicate e, quindi, definire con precisione un programma di intervento. Uno dei problemi emersi è sicuramente l'interruzione causata dalla frana di inizio dicembre del "Triol del Camillo", sentiero naturalistico ad anello con partenza e arrivo a Ciamber, molto conosciuto e frequentato. Attualmente il sentiero è interrotto dalla frana per circa un centinaio di metri, ed in questo tratto è impercorribile. Stiamo valutando come procedere. Nel corso del 2020», continua De Rocco, «sono stati inoltre terminati quasi
tutti i lavori di ripristino dei sentieri danneggiati dal Vaia. Rimangono ancora i sentieri n° 477 e n° 487, nel gruppo del Bosconero, ad avere bisogno di cure. Richiedono un intervento di sistemazione, particolarmente impegnativo sia per l'entità del danno e sia per la scomodità della zona. Sarebbe auspicabile riuscire a realizzare anche questo intervento quanto prima, perché si tratta di sentieri spesso percorsi dagli escursionisti dell'Alta via n. 3 come variante all'ultimo tappa con arrivo a Longarone». RIFUGI«Per i rifugi», puntualizza De Rocco, «abbiamo in programma alcuni interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria. Stiamo valutando, proprio in questi giorni, la sostituzione dell'impianto fotovoltaico del rifugio Sora'l Sass. È doveroso sottolineare che per questo intervento abbiamo ricevuto un consistente aiuto dalla famiglia di Roberto Bucci, ragazzo di Faenza travolto in località Pila in Valle d'Aosta tre anni fa. La famiglia ha pubblicato il suo diario con il titolo "La neve scricchiola sotto i miei passi" ed ha deciso di donare il ricavato dalla vendita al nostro rifugio per il quale legame affettivo particolare».GITE ESTIVE«Otto», conclude De Rocco, «sono le gite estive in programma per questo 2021, e tutte di domenica a partire dall'11 luglio fino al 24 ottobre. Le mete: Sas Ciampac, Cima Coldai, Parco Nazionale Dolomiti Friulane, Labirinti della Moiazza, Col Dur da Zoppè, Belvedere per la Porta e Forcella Col Pelos, Bivacco Bedin, Traversata alla Cima del Sasso di Bosconero. Poi c'è in via di organizzazione la gita fuori porta in programma dall'11 al 18 settembre. Sono aperte ancora le iscrizioni. Da mettere in evidenza che le gite estive riscuotono sempre un ottimo riscontro». --Mario Agostini© RIPRODUZIONE RISERVATA
NOTIZIE DAL SOCCORSO ALPINO Corriere delle Alpi | 12 Maggio 2021 p. 30 Il Cnsas agli escursionisti «Troppa neve in alto la stagione è in ritardo» l'allerta Il soccorso alpino mette in guardia gli escursionisti: «Rispetto al recente passato la stagione estiva quest'anno inizierà con qualche settimana di ritardo».Motivo? L'abbondante presenza di neve in quota, eredità di un inverno particolarmente complicato.«Allo stato attuale, dalla quota 1800 a salire la neve è ancora tanta», fa sapere Giuseppe Zandegiacomo Sampogna, ex capo stazione del soccorso alpino di Auronzo per la quale oggi ricopre comunque il ruolo di portavoce dopo aver ceduto il passo a Franco Zandegiacomo, «chi pensa di andare a fare un'escursione, soprattutto nei prossimi fine settimana, dovrà studiare attentamente il percorso ed attrezzarsi a dovere perché le insidie sono dietro l'angolo. Il consiglio è quello di mantenersi a quote relativamente basse, dove il verde dei prati è ben visibile. Salendo la neve appare in alcune circostanze anche a sorpresa. Ci è già capitato, proprio in queste settimane, di ricevere telefonate di aiuto da parte di escursionisti sorpresi dalla neve. Siamo dovuti anche intervenire per recuperare escursionisti che, proprio a causa della neve, avevano perso la traccia del sentiero e di fatto si erano persi. La cosa più importante è essere attrezzati, pensare di uscire con le scarpette ed una tenuta estiva può risultare pericoloso. È vero che siamo a maggio ma la situazione meteo si presenta in continua evoluzione. Continuiamo anche a registrare distacchi spontanei».Neve pericolo principale del periodo, dunque: «Sui Cadini si scia ancora, basta questo per rendere l'idea della situazione» conclude Zandegiacomo Sampogna, «su tutto il versante nord del territorio auronzano la neve è tanta ed i rischi alti. È probabile imbattersi in impedimenti che, se registrati nel pomeriggio dopo aver già camminato abbastanza, potrebbero mettere in seria difficoltà». -- Dierre© RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 23 maggio 2021 p. 18 Campagna di informazione del Soccorso alpino: «Troppi incidenti causati da scarsa preparazione o superficialità» Montagna, depliant e video per la sicurezza Il Cnsas: «Sarà un'estate da bollino rosso» Di Francesco Dal Mas L'anno scorso, nonostante i ripetuti lockdown, gli incidenti in montagna sono aumentati del 16 per cento. Più di un migliaio le persone soccorse. «I primi mesi di quest'anno certificano un analogo trend di crescita», fa sapere il presidente del Soccorso alpino e speleologico del Veneto Rodolfo Selenati, «per cui temiamo un'estate davvero bollente». Da qui un'immediata raccomandazione, soprattutto agli escursionisti improvvisati: «Non affrontate sentieri impegnativi, se non siete adeguatamente allenati. Assolutamente non salite in quota dove c'è ancora la neve. E, in ogni caso, prima di incamminarvi consultate i bollettini meteo e chiedete informazioni». Il Cnsas ha presentato ieri l'iniziativa "Una montagna di sicurezza", progetto realizzato grazie ai contributi del 5×1000 e al sostegno di Karpos. Erano presenti il presidente Selenati, i delegati Giovanni Ferrarese e Alex Barattin, i vicedelegati Luca Cortese, Cristiano Zoppello, Marco Vignola, l'autore dei corti di animazione Andrea Codoro e Giuseppe Lira, brand manager di Karpos, che hanno
illustrato il risultato di due anni di lavoro. «In questo ultimo anno gli interventi di soccorso sono aumentati in modo esponenziale, sicuramente dopo il "liberi tutti" seguito ai lunghi periodi di lockdown», sottolinea ancora Selenati, «spesso molti di questi interventi sono dovuti alla scarsa preparazione, alla superficialità o all'inadeguatezza dell'equipaggiamento». Ecco perché i destinatari del progetto sono tutti i frequentatori delle terre alte, in special modo i bambini e i ragazzi. Si tratta di strumenti diversi. Per gli adulti brochure cartacee con i suggerimenti per inverno ed estate; per i bambini delle scuole primarie le piccole regole estate/inverno e un corto di animazione; per i ragazzi delle medie e superiori, due corti di animazione per estate e inverno. Il Soccorso alpino ha inoltre realizzato appositi gadget, dai nuovi adesivi, ai buff con le mascotte Pino Volp e Salva Rech. In due libretti, uno per l'estate e uno per l'inverno, di facile comprensione e di immediata fruibilità - formato cartine Tabacco - vengono riassunti tutta una serie di consigli. Per i bambini, altre guide e un video da poter utilizzare in modo interattivo durante le eventuali lezioni a scuola. Questa sarà la seconda estate dopo i blocchi Covid. L'anno scorso, malgrado mesi di chiusura, si è registrato il più alto numero di interventi, ricorda Alex Barattin, delegato provinciale del Cnsas. «Una dimostrazione di quanto sia necessario operare non solo dal punto di vista tecnico del soccorso, ma anche da quello didattico». Il progetto non si fermerà a questa prima realizzazione. «Sarà costantemente aggiornato», precisa Barattin, «valutando quali saranno di volta in volta le priorità, adattandolo ai diversi linguaggi dell'informazione e utilizzando i mezzi che riterremo più adatti per raggiungere la più vasta platea possibile. Ovviamente il nostro primo obiettivo saranno sempre i più giovani». Dal 5x1000 sono stati destinati a "Una montagna di sicurezza" 40mila euro, cui si sono aggiunti 5mila euro raccolti da Karpos.
INTERVISTE E EDITORIALI L’Adige | 4 Maggio 2021 p. 39, segue dalla prima Agricoltore, un custode del territorio Il 17 Novembre 2020 è stato presentato al Senato della Repubblica, su iniziativa di alcuni Senatori, un Disegno di Legge (n. 2023) recante disposizioni in materia di: «Riconoscimento della figura di agricoltore custode dell'ambiente e del territorio». Si tratta, a mio avviso, di un'iniziativa molto importante, avvertita da tempo, che trova in regioni alpine transfrontaliere come la Svizzera esempi consolidati. Un modo concreto e pragmatico di promuovere la tutela attiva dell'ambiente da parte dei portatori di interesse del territorio. I veri «costruttori di paesaggio» alpino, spesso inconsapevoli dell'importanza della loro funzione, sono proprio gli agricoltori di montagna. Più di tante enunciazioni astratte e ideologiche di matrice cittadina, gli agricoltori sono attori e protagonisti della cura dell'ambiente e del paesaggio. Sono garanti di un presidio che, se attuato con una nuova consapevolezza di ruolo, può portare al conseguimento di risultati eccellenti nel governo del territorio. Nel vicino Südtirol/Alto Adige questa consapevolezza è presente da sempre in termini di identificazione culturale o, se vogliamo dirlo con un termine ormai superato, etnica. La Federazione degli agricoltori - nonostante che i sudtirolesi, con una punta di orgoglio, preferiscano definirsi «contadini» (parola dal pregnante significato artigianale più che industriale) - da molti anni interagisce con il mondo del turismo e dell'ambiente in vista del mantenimento e della cura del paesaggio rurale. La parola tedesca «Bauer» (contadino) richiama, nell'etimologia, il significato di «costruzione» (Bau). Ed il paesaggio agrario è proprio una costruzione colturale/culturale. Se si eccettuano gli spazi selvaggi delle fasce di alta montagna, tutto il restante territorio alpino è stato segnato, nel corso della storia, dall'azione dissodante dei contadini. Campi, prati, prati-pascoli, boschi coltivati, terrazzamenti con muri a secco, sono ancora oggi da ammirare laddove gli agricoltori sono presenti. La distinzione, per niente capziosa e bizantina fra «agricoltore» e «contadino», aiuta a tracciare una qualche differenza fra pratiche intensive, proprie dell'agroindustria della pianura, e pratiche estensive o semi-intensive dell'agricoltura di montagna. Quando si attribuisce alla figura dell'agricoltore il ruolo di «custode dell'ambiente e del territorio», come indicato nella recente proposta di legge, non si deve intendere l'agricoltore alla stregua del «giardiniere della montagna». In passato si è discusso molto sull'interpretazione da dare a questa figura. La linea prevalente tendeva a fare del contadino una sorta di incaricato dall'Ente pubblico a gestire in forma assistita il territorio montano. Questa soluzione non è certamente la più idonea a far vivere la montagna in quanto tende a cristallizzare il paesaggio in forme stereotipate e secondo una logica assistenzialistica. Valorizzare l'agricoltura di montagna anche in chiave culturale, paesaggistica, ambientale, non esclusivamente produttivistica, non vuol dire farne un settore puramente assistito. Il bello estetico non è disgiunto dal valore funzionale. Al contrario, se vogliamo fare dell'agricoltura alpina un qualcosa di vivo e di identificativo di un territorio e non un mero oggetto museale, l'agricoltore di montagna deve trarre vantaggio economico dalla propria attività, ricavarne un profitto da reinvestire in nuove attività, porre l'agricoltura di montagna nelle condizioni di sostenersi pur con i necessari aiuti.Certamente taluni eccessi di monocoltura presenti anche in Trentino vanno ripensati nell'ottica della biodiversità naturale e culturale. È recente la proposta di reintrodurre la vite in Val di Non, utile a creare una qualche discontinuità rispetto alla pomicoltura. Oltre che una forma di tutela dai rischi di possibili crisi di mercato, anche il paesaggio ne beneficerebbe. Nel disegno di legge menzionato, peraltro ancora piuttosto sconosciuto, viene colta l'importanza della funzione di custodia territoriale svolta dall'agricoltore. Questa funzione di custodia vale soprattutto per i territori di montagna più che per quelli di pianura. Il professor Luca Battaglini del Dipartimento di Scienze agrarie, forestali, alimentari dell'Università di Torino, estendendo la riflessione anche al mondo degli allevatori e dei pastori da lui definiti «ambasciatori del paesaggio», ritiene giustamente che le piccole aziende agricole di montagna costituiscano una riserva di valori non
solo produttivi ma che vanno dalla vera protezione dell'ambiente e della biodiversità alla cultura. Vediamo allora, nello specifico, alcuni riferimenti del testo di legge. Nei cinque articoli che compongono il dispositivo troviamo richiamati concetti importanti che sottolineano come l'agricoltore-custode: «concorre alla protezione del territorio dagli effetti dell'abbandono delle attività agricole e dello svuotamento dei piccoli insediamenti urbani e centri rurali» (art. 1) «alla manutenzione del territorio attraverso attività di sistemazione, di salvaguardia del paesaggio agrario, montano e forestale e di pulizia del sottobosco, della cura dell'assetto idrogeologico e della difesa del suolo e della vegetazione da avversità atmosferiche e incendi boschivi ... alla custodia della biodiversità rurale intesa come conservazione e valorizzazione delle varietà colturali locali ... all'allevamento di razze animali e varietà vegetali locali ... al consumo di suolo» (art. 2).Forse ci troviamo in presenza di quell'auspicato cambiamento culturale che in Italia tarda a manifestarsi o che vede nel dogma del «laissez faire la nature» la soluzione dei problemi ambientali. Assegnare al contadino di montagna il ruolo di custode dell'ambiente, di costruttore virtuoso del paesaggio e di presidio di territori resi fragili dall'abbandono delle attività agricole, è anche far uscire l'ambientalismo da talune manifestazioni di snobismo intellettualistico à la page. Annibale SalsaAntropologo, già presidente del Club Alpino Italiano