N. 56 - 2020 | GIUGNO Gienneci Studios Editoriale. www.giroinfoto.com
N.56 - GIUGNO 2020
www.giroinfoto.com
Antelope Island Band of Giroinfoto
ALL AMERICAN REPORT
BRITISH COLUMBIA CANADA Di Cosimo Nardone
LA COLLINA DEI TEMPLI AGRIGENTO Di Rita Russo
L'ANGELO CHE VOLA OTTAVIANO Di Leonida Ambrosio Photo cover by Giancarlo Nitti
2
WEL COME
56 www.giroinfoto.com GIUGNO 2020
Giroinfoto Magazine nr. 56
3
la redazione | Giroinfoto Magazine
Seattle skyline by Giancarlo Nitti
Benvenuti nel mondo di
Giroinfoto magazine
©
Novembre 2015,
da un lungo e vasto background professionale del fondatore, nasce l’idea di un progetto editoriale aggregativo, dove chiunque appassionato di fotografia e viaggi può esprimersi, condividendo le proprie esperienze con un pubblico interessato all’outdoor, alla cultura e alle curiosità che svelano le infinite locations del nostro pianeta. È così, che Giroinfoto magazine©, diventa una finestra sul mondo da un punto di vista privilegiato, quello fotografico, con cui ammirare e lasciarsi coinvolgere dalle bellezze del mondo e dalle esperienze offerte dai nostri Reporters professionisti e amatori del photo-reportage. Una lettura attuale ed innovativa, che svela i luoghi più interessanti e curiosi, gli itinerari più originali, le recensioni più vere e i viaggi più autentici, con l’obiettivo di essere un punto di riferimento per la promozione della cultura fotografica in viaggio e la valorizzazione del territorio. Uno strumento per diffondere e divulgare linguaggi, contrasti e visioni in chiave professionale o amatoriale, in una rassegna che guarda il mondo con occhi artistici e creativi, attraversando una varietà di soggetti, luoghi e situazioni, andando oltre a quella “fotografia” a cui ormai tutti ci siamo fossilizzati. Un largo spazio di sfogo, per chi ama fotografare e viaggiare, dove è possibile pubblicare le proprie esperienze di viaggio raccontate da fotografie e informazioni utili. Una raccolta di molteplici idee, uscite fotografiche e progetti di viaggio a cui partecipare con il puro spirito di aggregazione e condivisione, alimentando ancora quella che è oggi la più grande community di fotonauti. Director of Giroinfoto.com Giancarlo Nitti
Giroinfoto Magazine nr. 56
4
on-line dal
11/2015 Giroifoto è
Giroifoto è
Giroifoto è
Ogni mese un numero on-line con le storie più incredibili raccontate dal nostro pianeta e dai nostri reporters.
Con Band of Giroinfoto, centinaia di reporters uniti dalla passione per la fotografia e il viaggio.
Sviluppiamo le realtà turistiche promuovendo il territorio, gli eventi e i prodotti legati ad esso.
Editoria
Attività
Promozione
L E G G I L A G R AT U I TA M E N T E O N - L I N E www.giroinfoto.com Giroinfoto Magazine nr. 56
5
LA RIVISTA DEI FOTONAUTI Progetto editoriale indipendente
Official site www.giroinfoto.com
facebook @giroinfoto.com
Instagram @giroinfoto
Pinterest giroinfoto
ANNO VI n. 56
Issuu
20 Giugno 2020
giroinfoto magazine
DIRETTORE RESPONSABILE ART DIRECTOR Giancarlo Nitti SEGRETERIA E RELAZIONI Mariangela Boni Margherita Sciolti
RESPONSABILI DELLE ATTIVITÀ Giancarlo Nitti Monica Gotta Adriana Oberto Barbara Lamboley Manuel Monaco Roberto Giancaterina CAPI SERVIZIO Giancarlo Nitti Redazione Mariangela Boni Redazione Barbara Tonin Redazione Barbara Lamboley Redazione
LAYOUT E GRAFICHE Gienneci Studios PER LA PUBBLICITÀ: Gienneci Studios, hello@giroinfoto.com DISTRIBUZIONE: Gratuita, su pubblicazione web on-line di Giroinfoto.com e link collegati.
PARTNERS Instagram @Ig_piemonte, @Ig_valledaosta, @Ig_lombardia_, @Ig_veneto, @Ig_liguria @cookin_italia MAST Bologna SKIRA Editore Urbex Team Old Italy
CONTATTI email: redazione@giroinfoto.com Informazioni su Giroinfoto.com: www.giroinfoto.com hello@giroinfoto.com Questa pubblicazione è ideata e realizzata da Gienneci Studios Editoriale. Tutte le fotografie, informazioni, concetti, testi e le grafiche sono di proprietà intellettuale della Gienneci Studios © o di chi ne è fornitore diretto(info su www. gienneci.it) e sono tutelati dalla legge in tema di copyright. Di tutti i contenuti è fatto divieto riprodurli o modificarli anche solo in parte se non da espressa e comprovata autorizzazione del titolare dei diritti.
Giroinfoto Magazine nr. 56
GIROINFOTO MAGAZINE
I N D E X
56
C O N T E N T S
6 R E P O R TA G E
ANTELOPE ISLAND
R E P O R TA G E
IL VOLO DELL'ANGELO
22 URBEX
SEMINARIO ABBANDONATO
32 R E P O R TA G E
44
BRITISH COLUMBIA
Giroinfoto Magazine nr. 56
10
10
ANTELOPE ISLAND All American Report Di Barbara Tonin e Mariangela Boni
22
IL VOLO DELL'ANGELO Ottaviano Di Leonida Ambrosio e Pina Pignatiello
32
SEMINARIO ABBANDONATO Urbex Di Urbex Team Old Italy
44
BRITISH COLUMBIA Canada Di Cosimo Nardone
56
VIAGGIO IN TERRA SANTA Part II Di Maddalena Bitelli e Remo Turello
7
R E P O R TA G E
68
LA COLLINA DEI TEMPLI
LA COLLINA DEI TEMPLI Agrigento Di Rita Russo
68
MOBILITÀ SOSTENIBILE Roma Di Gianmarco Marchesini
80
GIBILTERRA Oltremare inglese Di Laura Rossini
86
ACROPOLI DI ATENE Part II Di Adriana Oberto
92
WORLD PRESS PHOTO 2020 Skira Editore
110
LE TUE FOTOEMOZIONI Questo mese con: Bonardi Cristian Americo Arcucci Adriana Oberto Michele Sodi
120
R E P O R TA G E
ACROPOLI DI ATENE
92 R E P O R TA G E
86 GIBILTERRA
R E P O R TA G E
56
TERRA SANTA
Giroinfoto Magazine nr. 56
PUBBLICA
SU GIROINFOTO MAGAZINE Ti piace la fotografia e sei un'appassionato di viaggi? Giroinfoto.com, con la sua rivista, ti mette a disposizione ogni mese uno spazio tutto tuo dove potrai pubblicare un articolo o anche una sola fotografia. Un modo divertente e coinvolgente per condividere le tue emozioni.
VI PRESENTIAMO
I NOSTRI
REPORTS Pubblicazione delle statistiche e i volumi relativi al report mensile di: Giugno 2020
420
268
114
Articoli totali sul magazine
Articoli pubblicati dagli utenti
Nuovi Reporters
Copertura degli articoli sui continenti
226
ARTICOLI
52
77%
4% 16%
8
ARTICOLI
0,5%
ARTICOLI
1,5% 1%
31
ARTICOLI
20
ARTICOLI
1
ARTICOLI
150.874 3.213 Letture totali
Letture nell'ultimo mese.
VIAGGIA
SCRIVICI FOTOGRAFA
Scegli un tuo viaggio che hai fatto o una location che preferisci.
CONDIVIDI
Componi il tuo articolo direttamente sul nostro sito.
Seleziona le foto più interessanti che hai fatto.
L'articolo verrà pubblicato sulla rivista che potrai condividere.
DIVENTA REPORTER DI GIROINFOTO MAGAZINE Leggi il regolamento sul sito www.giroinfoto.com
Ogni mese a disposizione tante pagine per le tue foto e i tuoi articoli.
10
R E P O RTA G E
|
ANTELOPE ISLAND
A cura di Barbara Tonin e Mariangela Boni
Barbara Tonin Fabrizio Rossi Giancarlo Nitti Mariangela Boni
Giroinfoto Magazine nr. 56
R E P O RTA G E
|
ANTELOPE ISLAND
11
Antelope Island
Nel numero 53 parlandovi di Bonneville Salt Flats, abbiamo accennato al Great Salt Lake, che stavolta andremo a vedere da una prospettiva privilegiata: Antelope Island.
È un luogo che apparentemente non offre grandi attrattive ma che, proprio per la sua semplicità e gli ampi spazi aperti, è permeato da un’atmosfera particolare, che si potrebbe definire meditativa.
Giancarlo Nitti Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
12
R E P O RTA G E
|
ANTELOPE ISLAND
Antelope Island è una piccola isola montuosa, con un’estensione di 24 km per 7 di larghezza, ricoperta di erba e rocce magmatiche e metamorfiche. Il picco massimo, Frary Peak, misura 2000 metri s.l.m. (730 metri rispetto al piano calpestabile). Le rocce dell’isola di Antelope sono le più antiche degli Stati Uniti. Risalgono all’Era Precambriana, ovvero a 2700 milioni di anni fa, e sono addirittura precedenti a quelle del Grand Canyon. Sono presenti anche depositi lacustri del Quaternario, quarzite e tufo, quest’ultimo formato quando si sono ritirate le acque del Lake Bonneville.
Fabrizio Rossi Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
R E P O RTA G E
|
ANTELOPE ISLAND
13
Barbara Tonin Photography
Affioramenti rocciosi, bianche spiagge di sabbia e saline o paludi di fango cingono l’isola lungo tutto il perimetro, fino al sottile lembo di terra che la ancora alla terraferma. Tutto intorno, le piatte e calme acque del lago riflettono il cielo e i monti del Wasatch e della Sierra Nevada, creando suggestive figure evocative. Poco lontano dalla riva, due minuscoli isolotti rocciosi incontaminati (Egg Island a nord e White Rock Island a ovest) ospitano migliaia di uccelli. Salt Lake, assieme ai laghi Utah, Sevier e Rush, sono gli ultimi residui del Lake Bonneville, un tempo esteso quasi come il Lake Michigan ma molto più profondo. Salt Lake è un bacino endoreico e i fiumi Giordania, Weber e Orso vi depositano ogni anno circa 1,1 milioni di tonnellate di minerali. Presenta, infatti, una salinità otto volte più elevata dell’oceano e, grazie all’alta densità dell’acqua, è molto più facile rimanere a galla. Le dimensioni del lago sono fluttuate molto durante il corso degli anni: la sua area è variata dai 2,5 agli 8,5 km quadrati, ma mediamente in un anno si aggira sui 4,4 km quadrati. Su Antelope Island si arriva attraversando una stretta strada rialzata, che viene sommersa durante i periodi in cui il lago aumenta la sua capacità.
Lungo il tragitto, però, si dirama in più punti che raggiungono altri luoghi d’interesse: Fielding Garr Ranch, Frary Peak e White Rock Bay. Antelope Island non è particolare solo per il paesaggio, ma anche per la sua storia che dà il nome all’isola e a Buffalo Point.
Bridger Bay Buffalo Point White Rock Bay
Frary Peak Fielding Garr Ranch
La via principale percorre la costa orientale dell’isola fino al punto panoramico più a nord, Buffalo Point, da cui si possono ammirare White Rock Bay, Bridger Bay ed Egg Island. Giroinfoto Magazine nr. 56
14
R E P O RTA G E
|
ANTELOPE ISLAND
Barbara Tonin Photography
Correva l’anno 1845 quando John C. Frémont e Kit Carson stavano esplorando il Great Salt Lake. L’ecosistema della zona aveva attirato la loro attenzione: trovavano affascinante che degli insetti popolassero quelle sottili incrostazioni di sale bianco che coprivano le spiagge meridionali. Giunsero così all’isola nel lato sud-orientale del lago. Dei nativi americani della zona li avevano informati che potevano cavalcare fino all’isola attraverso le acque poco profonde del lago. Gli esploratori seguirono il consiglio e, una volta giunti sull’isola, trovarono acqua, erba e antilocapre in abbondanza. Ne cacciarono alcune per nutrirsi e decisero di dare all’isola il nome di Antelope Island.
Mariangela Boni Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
Sembra che il primo colono sia stato un uomo di montagna e cacciatore, Daddy Stump (molto probabilmente “Daddy” non era il cognome ma semplicemente un soprannome che ne sottolineava l’età avanzata). Su quest’uomo in realtà non si hanno molte informazioni. Sembra che avesse costruito una piccola casetta nella parte a sud dell’isola, vicino a una sorgente d’acqua e che possedesse un piccolo frutteto di pesche. Ad un certo punto si sono perse misteriosamente le tracce: c’è chi presuppone abbia lasciato l’isola all’arrivo dei mormoni, c’è chi sostiene che sia stato ucciso dagli Indiani.
R E P O RTA G E
A testimoniare il suo passaggio rimane un crinale che porta il suo nome, il “Daddy Stump Ridge”. Indubbiamente il colono più famoso fu il mormone Fielding Garr, vedovo e padre di nove figli. Inviato sull’isola nel 1848 dalla Chiesa di Gesù Cristo dei santi dell’ultimo giorno, il suo compito era allevare mandrie di bovini e pecore e, con il ricavato, finanziare il Perpetual Emigration Fund. Con questo fondo si permetteva agli Europei convertiti al mormonismo di emigrare in Utah. Il Fielding Garr Ranch, esistente ancora oggi, rimase di proprietà della Chiesa fino al 1870, quando John Dooly Sr. acquistò l’intera isola per 1 milione di dollari e vi stabilì l’Island Improvement Company. Il grande merito di Dooly fu quello di introdurre sull’isola 12 bisonti americani, altrimenti detti buffalo. Era il 1893. All’epoca in tutto il Nord America si contavano circa 1000 bisonti. L’intento era quello di allevarli e poi organizzare battute di caccia a pagamento.
|
ANTELOPE ISLAND
15
Fatto sta che, per via della mancanza del suo predatore naturale, il lupo grigio, il numero di bisonti crebbe rapidamente. Le battute di caccia continuarono fino agli anni Venti, quando degli attivisti iniziarono a protestare e a chiedere di preservare i bisonti. Nel 1902 ci fu il passaggio del testimone al figlio, John Dooly Jr. Quest’ultimo si concentrò sull’allevamento di pecore che, raggiungendo il ragguardevole numero di 10.000 capi, diventò uno degli allevamenti più grandi degli Stati Uniti. Nel 1950 il fallimento del mercato della lana favorì l’allevamento dei bovini a discapito di quello delle pecore. L’inverno del 1984 fu particolarmente rigido e causò la morte per fame di numerosi vitelli e giovenche. Le ultime mandrie di bovini furono così rimosse dall’isola.
Mariangela Boni Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
16
R E P O RTA G E
|
ANTELOPE ISLAND
antilocapre, cervi mulo, coyote, linci, tassi, istrici, conigli di silvilago e lepri, per citarne alcuni. Come per i bisonti, anche le Bighorn Sheeps sono state introdotte nell’isola dall’Antelope Island State Park negli anni ‘90, per creare una riserva. Nel 1984 il Ranch fu venduto allo Stato, andando ad integrare gli 810 ettari di isola acquistati nel 1969. La popolazione di bisonti viene monitorata e censita annualmente ad ottobre, un’attività che si è trasformata anche in un evento turistico. È stato stabilito che il numero di capi ideale per l’isola è di 700, quindi tutti i bisonti in eccesso o vengono abbattuti o vengono inviati ad altre aree di allevamento. Sull’isola non si incontrano solo bisonti. Sono infatti presenti anche pecore delle Montagne Rocciose (più conosciute come pecore Bighorn),
Il gregge originario di appartenenza era quello del Nevada e del British Columbia e la riproduzione viene controllata in modo da non avere più di 150 capi, dato che ad Antelope Island non esistono i più temuti predatori naturali, ovvero puma, orsi o lupi. Le Bighorn in eccesso, invece, vengono destinate ad altri siti, ma sono esemplari a rischio, in quanto crescono privi dell’innata paura per i predatori, ma anche per il forte stress che subiscono durante il trasferimento in elicottero. Nel 2018 purtroppo un’influenza polmonare infettiva, una delle principali cause di decesso delle Bighorn negli
Stati Uniti, ha sterminato quasi tutta la popolazione e le sopravvissute sono state abbattute per attuare un nuovo ripopolamento. Le grandi corna delle Bighorn possono pesare fino a 14 kg a coppia e sono ricurve per i maschi (gli arieti), più corte e meno curve per le femmine. Si cibano di erba e del fogliame degli arbusti e cercano minerali per leccarne il sale naturale. È per questo, infatti, che Antelope Island ha l’ecosistema ideale per il loro habitat. Le femmine tendono a nutrirsi camminando, sia per evitare i predatori che per proteggere gli agnelli, mentre i maschi sono più sedentari.
Barbara Tonin Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
R E P O RTA G E
|
ANTELOPE ISLAND
17
Fabrizio Rossi Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
18
R E P O RTA G E
|
ANTELOPE ISLAND
Mariangela Boni Photography
può adattarsi in zone più povere di vegetazione, come Antelope Island, e persino nei deserti. Si nutrono di cactus, erba, arbusti e germogli. Il Great Salt Lake, a causa della forte salinità, non è un ecosistema idoneo per i pesci. Ospita, però, numerosi gamberi e mosche (Ephydra riparia), che vivono lungo la riva e che attirano centinaia di specie diverse di uccelli acquatici e non.
A cavallo del 1900 le Bighorn furono quasi sul punto di estinguersi, in quanto utilizzate come cibo e come trofei di caccia, ma anche a causa delle malattie infettive. Negli anni ’40 però, fortunatamente furono protette e vennero avviati programmi per il ripopolamento. Come per le pecore Bighorn, anche l’antilocapra americana fu sterminata per via della caccia, ma la tutela dell'ecosistema naturale e le restrizioni sulla cacciagione ne hanno determinato una ripresa demografica. L’antilocapra, dopo il ghepardo, è l’animale terrestre più veloce e a volte, sulle brevi distanze, può addirittura superarlo. Può raggiungere, infatti, quasi 90 km/h di velocità. L'habitat principale delle antilocapre è la prateria; tuttavia,
Giroinfoto Magazine nr. 56
Meta infatti dei birdwatchers, sulle rive di Antelope Island si possono avvistare germani reali, oche del Canada, avocette americane, cavalieri collonero, chiurli, pellicani, svassi, grandi aironi di differenti colori, molti uccelli migratori e tantissimi altre specie. Tra la vegetazione, invece, è possibile scorgere fagiani, quaglie, gufi scavatori, pernici e molti altri, oltre a diversi tipi di rapaci quali aquile, falchi, gheppi e barbagianni, solo per elencarne alcuni.
R E P O RTA G E
|
ANTELOPE ISLAND
19
Mariangela Boni Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
20
R E P O RTA G E
|
ANTELOPE ISLAND
Barbara Tonin Photography
Se avete previsto un viaggio da queste parti vi consigliamo quindi di inserire questa tappa. Noi abbiamo atteso il tramonto e quest’oasi di pace ci ha regalato immagini che resteranno indelebili nei nostri ricordi: il Frary Peak che si specchia nel lago incorniciato dalle calde tinte del tramonto, la luna che svetta sulla terra rossa simile a un paesaggio marziano e i bisonti che brucano tranquilli e silenziosi nella prateria.
Mariangela Boni Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
R E P O RTA G E
|
ANTELOPE ISLAND
21
Giancarlo Nitti Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
22
R E P O RTA G E
|
IL VOLO DELL'ANGELO
IL VOLO DELL'ANGELO A CURA DI LEONIDA AMBROSIO
FOTO DI PINA PIGNATIELLO Giroinfoto Magazine nr. 56
R E P O RTA G E
|
IL VOLO DELL'ANGELO
23
OTTAVIANO dopo 160 anni, a Ottaviano in occasione della festa di San Michele Arcangelo, non si è ripetuto il rituale del Volo dell’angelo. Una manifestazione tra il sacro e il profano diversa da quelle che ai tempi del virus si sono comunque svolte in Italia anche senza la presenza dei fedeli. Qui la gente è l'essenza stessa di questa antica tradizione che richiama ogni anno migliaia di fedeli da ogni parte del Mondo.
Pina Pignatiello Photography
Sara Morgia Photography
Giroinfoto Magazine nr. 56
24
R E P O RTA G E
|
IL VOLO DELL'ANGELO
L’angelo nel 2020 non ha volato. Il Covid-19 è riuscito laddove in centosessant’anni hanno fallito le autorità ecclesiastiche, l’eruzione del 1906, i due conflitti mondiali e il colera.
Da qui si riesce a vedere il castello Mediceo, porta di accesso verso la Valle delle Delizie.
Quest’anno ad Ottaviano, cittadina vesuviana incastonata sulle pendici del monte Somma con alle spalle lo “sterminator Vesevo”, non si è svolto il “volo” tradizionale, festa dell’8 maggio in onore di S. Michele Arcangelo.
Per gli ottavianesi, la festa di San Michele, che dura otto giorni, è soprattutto il volo degli angeli, un’antica forma consolidata del teatro popolare che qui viene ripetuta ben quattro volte, ossia nelle quattro piazze dei corrispondenti quartieri (Annunziata, Piediterra, Mercato e S. Giovanni).
Non è un fatto da poco se si pensa che ogni anno gli ottavianesi da ogni angolo del mondo si riuniscono davanti alla chiesa dedicata a S. Michele nonostante il sito sia stato più volte distrutto dalle più recenti eruzioni del Vesuvio.
I due bambini, per tradizione di età compresa tra i sette e i dieci anni, un maschietto ed una femminuccia sono rimasti a “terra” non hanno potuto indossare parrucca bionda, tunica bianca, aureola, ali e ghirlanda di fiori.
La chiesa sorge in cima ad un colle, un’area sacra già in epoca romana, come attestano i reperti archeologici custoditi al suo interno.
Pina Pignatiello Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
R E P O RTA G E
|
IL VOLO DELL'ANGELO
25
Pina Pignatiello Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
26
R E P O RTA G E
|
IL VOLO DELL'ANGELO
I due bambini-angeli, da più generazioni rigorosamente membri della famiglia Duraccio, hanno il privilegio di incontrare la statua dell’arcangelo Michele sospesi ad un cavo metallico con una carrucola (il carruocciolo) che consente loro di attraversare il centro di ciascuna piazza, fino a planare perpendicolarmente al cospetto del Santo difensore dell’anima dalle forze del Maligno. Tenendosi sottobraccio, i bambini percorrono le piazze a volo di uccello, mentre gli spettatori trattengono il fiato. E’ questo il momento di cantare l’inno dedicato a San Michele, per rievocare la sua impresa di schiacciare Satana, per esprimere l’orgoglio comunitario di averlo come patrono, per implorare la sua speciale protezione o ringraziarlo per i prodigi compiuti nel corso dell’anno. È una nenia di ripetute strofette, un tempo infarcite di espressioni dialettali e anacoluti assai invise alle autorità ecclesiastiche e civili al punto da voler eliminare o ridimensionare il volo. Una tradizione rinvigorita nella credenza popolare dopo che una ordinanza della delegazione di Pubblica Sicurezza del mandamento di Ottaviano, con regolare atto protocollato il 4 maggio 1864, ne vietava l’esecuzione per motivi di pubblica sicurezza.
Giroinfoto Magazine nr. 56
Tuttavia consentiva una semplice recita di un dramma sacro in tre atti, “Il re delle fiamme”, ovvero S. Michele Arcangelo, da rappresentare l’8 maggio. Ma il volo non si tocca! Anche se fino agli anni cinquanta del Novecento, il volo dei bambini-angeli affidato ad una compagnia di attori specializzata in rappresentazioni sacre proveniente dal comune vesuviano di Torre Annunziata, ha fatto da corollario alla vera rappresentazione umana. “Il volo è un’azione votiva che rafforza il rapporto con il sacro attraverso i bambini che, nella messa in scena, ricoprono una contemporanea doppia dimensione, umana e divina”. Ha scritto Vincenzo Spera, noto promoter teatrale. “I bambini assumono qui il ruolo simbolico di mediatori di potenza, alieni dalle necessità e dagli stimoli degli adulti: il rischio corso da loro e dai familiari durante la messa in scena e gli spettatori che partecipano all’evento sono parte di un comportamento devozionale necessario affinché il sacrificio sia significativo e sia posta in evidenza la sacralità del gesto e dell’offerta”.
R E P O RTA G E
|
IL VOLO DELL'ANGELO
27
Barbara Pina Pignatiello Lamboley Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
28
R E P O RTA G E
Pina Pignatiello Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
|
IL VOLO DELL'ANGELO
R E P O RTA G E
|
IL VOLO DELL'ANGELO
29
IL VOLO
DELL'ANGELO La simulazione del volo non è solo un momento sacrale. È anche celebrazione dell’infanzia, della comunità che si rispecchia nei bambini e con essi si rigenera, auspicando il suo positivo futuro. La macchina rituale del volo è ancora una potente vetrina per conservare prestigio, per ritagliarsi o per ribadire un ruolo nella comunità cristiana e sociale. La storia narra che ai tempi di una terribile carestia che minacciava seriamente l’economia della comunità ottavianese, basata sulla produzione di uva e di grano, quando tutto sembrava ormai irrimediabilmente perduto, carri colmi di frumento giunsero dal Tavoliere delle Puglie in paese. Erano stati acquistati da un bellissimo giovane biondo che aveva venduto il proprio anello per procurarsi il grano da spedire ad Ottaviano. Giunti in paese, coloro che avevano trasportato il grano riconobbero nella locale statua di san Michele il giovane che lo aveva ordinato. In quegli anni le relazioni commerciali tra i Medici e i mercati del grano e della lana del Tavoliere si fanno sempre più intense al punto da decidere di spostare la festa del Patrono dal 29 settembre all’8 maggio, data in cui si celebra la miracolosa apparizione di San Michele nel calendario del culto del Gargano. Giuseppe I de Medici delega come suoi agenti per i mercati di grano pugliesi i Duraccio che a lungo saranno anche gli amministratori, i “conduttori”, della “maccaronaria” alla Taverna del Passo. Fino agli anni ’60 del ‘900 i Duraccio organizzeranno con altri la Festa di San Michele e i bambini della famiglia “de’ maccarun” sono tutt’oggi i protagonisti del “volo degli angeli”.
Giroinfoto Magazine nr. 56
30
R E P O RTA G E
|
SANTORINI
Pina Pignatiello Photography
Il volo dell'Angelo Ad assistere all’arrivo degli angeli anche quest’anno si attendevano migliaia di persone, una folla che si sarebbe mossa come il susseguirsi di onde multicolori. I fedeli, i curiosi dei paesi vicini, gli emigranti e i turisti arsi dal desiderio di sfiorare, di toccare, di abbracciare i due bimbi predestinati da questo antichissimo rito. Bambini che a loro volta si sarebbero toccati, abbracciati e baciati. Si sarebbero sentiti dei miracolati dal Santo patrono di Ottaviano. E poi le catene umane: persone accalcate l’una sull’altra, tenendosi per mano, nell’atto di vigilare sui due bambini a quindici metri da terra, affinché la loro rincorsa verso il centro della piazza si svolga in massima sicurezza alla velocità stabilita. Qui non si tratta di ripetere un miracolo, come la liquefazione del sangue di S. Gennaro che, anche quest’anno è avvenuta seppur senza la presenza dei fedeli nel duomo di Napoli. O di portare il Patrono in processione per le vie deserte del paese.
Giroinfoto Magazine nr. 56
Per il Volo dell’Angelo è necessaria, è indispensabile la presenza del popolo delle quattro contrade. La partecipazione dei credenti che accorrono da tutta la Campania. Gli immigrati che da ogni parte del mondo scelgono, almeno una volta nella vita, di trascorrere le loro vacanze nel paese natio, nella terra di Ottajano. Ciò non era affatto possibile quest’anno, né erano applicabili deroghe. Il Coronavirus nel 2020 ha impedito che le ali degli angeli si dispiegassero. Forse S. Michele un miracolo da queste parti lo ha già fatto.
Leonida Ambrosio
R E P O RTA G E
|
SANTORINI
31
Pina Pignatiello Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
32
URBEX
|
IL SEMINARIO ABBANDONATO
SEMINARIO ABBANDONATO
Facciamo un salto negli anni 60… Gli anni in cui fu costruito quest’imponentissimo complesso scolastico. La struttura definita oggi “un ecomostro” fu pensata dai salesiani come seminario minore diocesano.
Giroinfoto Magazine nr. 56
URBEX
|
IL SEMINARIO ABBANDONATO
33
Giroinfoto Magazine nr. 56
34
URBEX
|
Giroinfoto Magazine nr. 56
IL SEMINARIO ABBANDONATO
URBEX
|
IL SEMINARIO ABBANDONATO
35
I banchi in legno dove sedevano i fedeli e alcuni libri di preghiera appoggiati ad essi danno l’impressione che l’ultimo fedele sia uscito pochi istanti prima; quasi ci si aspetta di sentire il suono dell’organo Lo stesso seminario fu poi convertito in collegio per ragazzi ma fu anche usato in estate come colonia e per campeggi estivi. All’epoca, la costruzione in sé generò tante polemiche in quanto non in linea con lo spirito di modestia rappresentato dai salesiani. Di per sé, lo stabile si estende su 8 piani fatti quasi tutti in maniera identica: sale studio, grandi camerate con letti in ferro e i bagni ovviamente. L’unica aula diversa dalle altre risiede al primo piano ed è l’infermeria: il lettino, i medicinali e gli attrezzi sanitari fanno percepire quello che potevano essere le sensazioni dei ragazzi in tale luogo… L’oppressione è sicuramente l’impressione maggiore viste le dimensioni ridotte della stanza. Oltre alle aule studio, al piano terra si trova quello che una volta era la palestra con alcuni attrezzi ancora presenti al suo interno come ad esempio cavalli da atletica; accanto, la cucina del complesso è ancora intatta e pure la chiesa è in ottimo stato di conservazione nonché bellissima nonostante gli anni di abbandono; i suoi vetri colorati rendono la luce all’interno qualcosa di magico, il colpo d’occhio è veramente spettacolare.
Giroinfoto Magazine nr. 56
36
URBEX
|
IL SEMINARIO ABBANDONATO
Al piano seminterrato invece risiede un vero e proprio teatro con tantissimi posti a sedere; nei camerini adiacenti, scopriamo ancora gli abiti di scena pronti ad essere indossati. Le emozioni sono tante mentre immaginiamo i ragazzi prepararsi alla recita domenicale durante l’unica visita esterna autorizzata… Accanto al teatro, l’aula in cui si studiava musica con spartiti e pentagrammi dipinti sui muri riesce a dare una nota di allegria al luogo del tutto funesto se non fosse per qualche dettaglio come questo. Al piano inferiore, ci sono vari ripostigli fra cui la sala in cui custodivano gli sci (ancora presenti) visto che siamo ad una certa altitudine ed in mezzo alla natura. Quello che sappiamo è che i ragazzi mandati in collegio erano spesso ragazzi con trascorsi “difficili” e sicuramente provenienti da famiglie modeste. Per molte famiglie, la formula proposta dai salesiani era l’unica soluzione per poter far studiare i figli.
Giroinfoto Magazine nr. 56
URBEX
|
IL SEMINARIO ABBANDONATO
37
Giroinfoto Magazine nr. 56
38
URBEX
|
Giroinfoto Magazine nr. 56
IL SEMINARIO ABBANDONATO
URBEX
La permanenza all’istituto era totale, cioè si tornava a casa soltanto a Natale e forse a Pasqua. Nonostante tutto, le esperienze raccolte dimostrano che, a distanza di tempo, i ricordi sono quasi tutti positivi (quasi tutti perché, purtroppo, qualcuno ricorda di episodi legati alla pedofilia). Gli ex allievi del collegio sono tanti e molti sono tuttora lieti di ricordare i momenti passati all’interno dell’istituto. La struttura poteva accogliere fino a 200 studenti, ciò significa che ha visto passare una quantità impressionante di ragazzi.
|
IL SEMINARIO ABBANDONATO
39
La tv non era tollerata o soltanto in rari casi di partite di calcio importanti come le partite di coppa dei campioni trasmesse dalla RAI. La domenica era giorno di festa: i genitori potevano venire in visita! Il teatro diventava allora il palcoscenico ideale per presentare le varie attività artistiche svolte durante la settimana. D’inverno si andava a sciare, o in slitta o ancora a fare ciaspolate sulla neve. D’estate si facevano lunghe passeggiate nei boschi o ci si spostava in qualche santuario vicino… L’importante era tenere occupati i ragazzi in modo “sano”.
L’istituto copriva dalle medie alla quinta ginnasio (che sarebbe la seconda superiore del nostro liceo classico o scientifico). L’insegnamento era quello dei salesiani: rigido ma efficace; ci si alzava prestissimo al mattino, si facevano tante attività sportive (calcio, camminate, scalate, pallacanestro, ecc…), si poteva imparare a suonare, cantare, recitare, disegnare o pitturare e si assisteva o piuttosto si partecipava alle messe cantate e ballate.
Giroinfoto Magazine nr. 56
40
URBEX
|
IL SEMINARIO ABBANDONATO
Ora girare per i corridoi dell’istituto ha preso tutto un altro sapore. La struttura è stata chiusa nel 1987 da quello che leggiamo su alcuni documenti trovati, lasciando il tempo a vandali e teppisti di impossessarsi del luogo. I danni sono evidenti: i muri sono imbrattati da graffiti pseudo artistici o addirittura da scritte sataniche, i vetri sono rotti ed alcune parti dello stabile sono state addirittura bruciate. L’atmosfera nei lunghi corridoi è molto cupa e genera un senso di inquietudine permanente. Si percepisce una sensazione di angoscia più che di nostalgia. Il destino dello stabile è scritto tra le righe… La struttura è stata venduta ben due volte a società immobiliari fallimentari per poi essere pignorata dalle banche. E’ stata messa all’asta ma nessuno la vuole: troppo grande, troppo rovinata. Il costo per metterla a posto sarebbe proibitivo; lo stesso per demolirla. E allora rimane…Come una parte di passato incancellabile che vuole stare ancora a lungo meta di pellegrinaggio per ex allievi in cerca di ricordi ma, soprattutto, per fotografi in cerca di emozioni.
Giroinfoto Magazine nr. 56
URBEX
|
IL SEMINARIO ABBANDONATO
41
Giroinfoto Magazine nr. 56
42
È LEGALE L’URBEX? CHIARIAMOLO IN 10 PUNTI
Tratto da www.ascosilasciti.com
1
Lo Stato in cui si trova l’immobile. Inteso come la nazione in cui si trova. Ognuna con le sue lingue, le sue culture e soprattutto… le sue regole! Esiste un’enorme differenza di conseguenze legali se la stessa azione viene svolta in Lituania o in Italia. Aldilà delle leggi che possono tutelare e condannare, ricordiamo bene che in alcuni Stati, prima di uscire vincitori da una causa legale e le pubbliche scuse dell’accusa, si rischia di passare da un bel “servizio educativo” della polizia locale. Non sempre negli Stati più monarchici avrete la detenzione assicurata e in quelli più democratici, la certezza di farla franca. Non avendo tempo nè risorse sufficienti per affrontare la questione di ogni singola Nazione, ci concentreremo a sviscerare il, già complesso, codice del nostro Bel Paese.
3
Accessi aperti. Mancanza di recinzione, porte spalancate o inesistenti, grosse aperture nei muri perimetrali, insomma tutti i varchi aperti sono “amici dell’urbex”. Tutto cambia se per accedere a un luogo abbandonato, proverete ad aprire porte chiuse o scavalcare muri (la questione cambierebbe anche per ogni metro di altezza dei perimetri…), il che costituisce violazione di domicilio privato. Crearsi entrate con forza o manomettendo recinzioni, è sufficiente invece perchè l’accusa diventi una frizzantissima “effrazione con scasso”. Giroinfoto Magazine nr. 56
2
Lo stato in cui versa l’immobile, ma questa volta intesa come condizione. Finestre rotte, muri crepati, tetti squarciati, muffa e vegetazione incontrollata, porte spalancate, sono tutti segni di chiaro abbandono che potrebbero tutelare l’esploratore. L’attenuante di “immobile in chiaro stato di abbandono” non è da sottovalutare, per quanto non vi sia nulla di codificato. In un’alta percentuale dei casi può però assolvere l’esploratore da accuse di violazione di domicilio.
4
Cartelli e avvertimenti. Controllare l’eventuale presenza di cartelli di monito non sarebbe troppo sbagliato (proprietà privata o divieto di accesso). La loro assenza o illeggibilità (magari pioggia e vento hanno fatto arrugginire il ferro dell’affisso o marcire il legno del manifesto) potrebbero comportare buoni sgravi di responsabilità. Insomma, un’ulteriore attenuante, che male non fa’…
43
6
5
Non toccare nulla. Per chi non lo conoscesse, il comandamento dell’Urbex “prendi solo foto, lascia solo impronte” è un promemoria anche di tutela legale. I souvenir, fosse anche un sasso del muro di un manicomio abbandonato, non sono contemplati come legali.
Strumenti che portate con voi. Conosciamo tutti, o almeno immaginiamo, il rischio di entrare in un edificio abbandonato, potenzialmente abitato da malviventi. Purtroppo no…non basta questo pretesto per portarsi un machete, nemmeno con l’altruistico fine di accettare l’incolto prato della magione. Ma attenzione, anche con un bastone da trekking, o altri strumenti apparentemente innocui, potrebbero scattare l’aggravante di “arma bianca”. Nessuna arma da difesa, all’infuori del cavalletto o di un ramo trovato sul posto, si può….accettare!
7
Avvisi e permessi. Torniamo al tema clou. Anche a costo di passare come noiosi genitori apprensivi, sconsigliamo sempre di esplorare questi posti. Se proprio doveste sentirne l’irrefrenabile impulso, avvisate le autorità competenti, nel caso di edifici comunali/statali, o i proprietari/ guardiani per ottenere il permesso ad entrare. Anche a costo di creare allarmismi. Oppure rivolgetevi ad alcune associazioni che operano tramite quest’ultimi. Diffidate dalle organizzazioni che si disinteressano della questione legale e vi fanno clandestinamente introdurre in pericolosi edifici abbandonati.
Anzi, sarebbe meglio prendere solo foto (nel senso di scattarle, ovviamente, non di rubare gli album di famiglia sul comò impolverato) e non lasciare alcuna impronta. Come mai? Udite-udite, per creare il giusto setting alle proprie foto, basta solo spostare gli oggetti e gli arredi, ed essere colti sul fatto, per una bella “accusa di tentato furto”.
8
Non scappare e collaborare sempre con le autorità. Se avete seguito i consigli sopra citati, potete sentirvi tranquilli. Motivo per cui, mostratevi per quello che siete e avete fatto. E’ sempre buona norma collaborare enunciando le proprie intenzioni. Così facendo sarete fuori dai guai nel 90% dei casi.
9
Rispettare tutti gli 8 punti. La somma delle probabilità di non passare guai seri, che viene fuori rispettando gli 8 punti, vi assolve al 99,9%, parlando dal punto di vista penale. Più complessa diviene la questione civile, che dipende maggiormente dalla volontà del proprietario di volervi eventualmente punire, denunciandovi.
10
Incertezza. L’incertezza, purtroppo, rimane l’unica certezza. Tranquilli al 100% non lo sarete mai. Unico modo per sentirvi realmente tutelati è di ascoltare il consiglio enunciato al punto 7. Odiate da molti, poiché danno in pasto alcuni luoghi abbandonati al grande pubblico, queste Associazioni (solo quelle che operano tramite mezzi legali) sono in realtà le uniche a tutelare i luoghi abbandonati in tre modi: si rivolgono ai proprietari ottenendo i permessi di visita; danno visibilità ad alcuni posti altrimenti destinati a marcire nell’indifferenza; scelgono come meta per i loro viaggi solitamente luoghi già devastati dal tempo e dai vandali, per non esporre al turismo di massa gli edifici ancora intatti, accelerandone il declino. Intanto, l’unica certezza è che, come scriveva il romantico François-René de Chateaubriand, tutti gli uomini hanno una segreta attrazione per le rovine. Giroinfoto Magazine nr. 56
44
R E P O RTA G E
|
BRITISH COLUMBIA
A cura di Cosimo Nardone Giroinfoto Magazine nr. 56
R E P O RTA G E
Il Canada
|
BRITISH COLUMBIA
45
A cura di Mariangela Boni
è sempre stato uno di quei posti che mi incuriosiva visitare, ma che non avevo mai programmato fino in fondo, un po’ per la distanza ed i costi, un po’ perché tanto c’è tempo ci andrò più avanti. Lo tenevo chiuso nel cassetto con la promessa che un giorno ci sarei andato. Un pomeriggio dello scorso luglio mi rendo conto che a breve sarebbero arrivati i tanto attesi 15 giorni di ferie, ma non avevo ancora programmato cosa fare! Mi metto a cercare un po’ di posti ma nulla che mi stimoli veramente da spingermi a prendere la macchina fotografica, buttare cose nello zaino e partire. Una sera però apro il cassetto dove c’era l’idea del Canada e penso: “vediamo cosa esce fuori con 15 giorni”. Provo diverse combinazioni, tra città, voli aerei, luoghi da vedere e costi da tener sotto controllo. L’idea si orienta subito verso la British Columbia, se devo andare, meglio andare lontano! Cerco B&B ed hotel a Vancouver ma è quasi tutto pieno o con costi altissimi. Però poi penso, perché andare in Canada per poi stare in una città? Inizio a cercare fuori da Vancouver, sorvolo le zone grazie ad internet e mi fermo su una località che sembra avere tutte le caratteristiche che il mio immaginario ha del Canada: un luogo nel verde, pochi abitanti, a metà tra i boschi e la grande città, con gente che la sera si ferma a bere birra nel pub del paese. Così parto per Squamish!
Squamish
Giroinfoto Magazine nr. 56
46
R E P O RTA G E
|
BRITISH COLUMBIA
Dopo aver sorvolato l’Atlantico e tutta l’America del nord atterro a Vancouver; effettuo circa 4 controlli per i documenti e da tutti gli operatori le stesse domande: Perché viene in Canada? Come mai con lei ha solo uno zaino? Per quanto intende rimanere? E’ qui in vacanza o cerca lavoro? La risposta è sempre la stessa, per una vacanza.
Squamish La madre del vento Superati i controlli, salgo sulla macchina e mi dirigo verso Squamish. Il meteo è buono e mi accoglie un bel tramonto, vedo le montagne che avrei costeggiato lungo la Road 99 fino a Squamish. Da solo, in un luogo dove non conoscevo nessuno, alla guida di un’auto su una strada infinita, zaino, macchina fotografica ed un mondo nuovo da scoprire: la vacanza era iniziata! Come da programma in un’ora scarsa arrivo a destinazione, una cittadina molto molto tranquilla, di circa 20.000 abitanti a 45 minuti a nord da Vancouver e 45 minuti a sud di Whistler in prossimità di parchi e laghi. Il nome Squamish deriva dalla lingua Salish e significa “madre del vento”, si sviluppa in una baia e lungo un fiume che porta il suo nome.
Cosimo Nardone Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
La cittadina nasce come stazione ferroviaria per i treni che trasportavano il legname proveniente dal nord per essere imbarcato su navi che poi ne continuavano il trasporto via mare. Negli ultimi anni si sta trasformando in una località turistica, grazie alla sua posizione strategica ed al costo della vita più basso rispetto alle città vicine. È frequentata prevalentemente da ragazzi che fanno arrampicata sulle pareti verticali dell’adiacente monte Stawamus Chief, uno dei monoliti in granito più grandi al mondo con i suoi 700 metri. A fine giornata i ragazzi si ritrovano in uno dei locali lungo la via principale, per rilassarsi ascoltando musica dal vivo.
R E PROERPTOARGTEA G| E IL|VILLAGGIO BRITISH COLUMBIA LEUMANN
47
Cosimo Nardone Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
48
R E P O RTA G E
Cosimo Nardone Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
|
BRITISH COLUMBIA
R E P O RTA G E
|
BRITISH COLUMBIA
49
Whistler
La città quasi perfetta Il giorno successivo riprendo la Road 99 e mi dirigo a nord, verso Whistler. Un cittadina di villeggiatura, dove nel 2010 si sono svolti i Giochi invernali di Vancouver, un paradiso per chi ama fare sport all’aria aperta: percorsi per il trekking, piste da down hill, piste da skate ma ottima anche per pic-nic lungo uno dei laghi che la circondano. Sicuramente bella, ordinata ed efficiente, ma dopo un po’ si ha la sensazione della tipica cittadina studiata a tavolino, dove tutto è nuovo e pianificato al meglio, uno di quei luoghi che non ti lascia pienamente soddisfatto, come se mancasse un segno delle sue origini.
Cosimo Nardone Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
50
R E P O RTA G E
|
BRITISH COLUMBIA
Garibaldi Park
Tra il verde ed il blu Percorrendo la road 99 verso nord si entra nel verde del parco Garibaldi, un parco dedicato all’eroe dei due mondi e che ha al suo interno monti coronati da nevi, ghiacciai, fiumi e laghi. Dalla strada partono sentieri che si infilano nel verde e si perdono tra le montagne, percorsi che possono superare anche i 30 chilometri tra boschi e laghi. Decido di percorrerne alcuni (in giorni diversi ovviamente) con tanta curiosità ma anche un po’ di timore di poter incrociare il padrone di casa, ovvero l’orso. Mentre cammino nel bosco ho solo una vaga idea di quello che mi aspetta, immerso tra alberi, muschi e rapide con momenti di luce bassa e improvvisi raggi di sole che tagliano il bosco. Arrivato alla fine di uno dei tanti sentieri si aprono panorami con montagne e laghi, colori che non sembrano veri fino a che non li vedi con i tuoi occhi e tra le rocce spuntano inaspettati amici che cercano qualcosa da mangiare.
Cosimo Nardone Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
R E P O RTA G E
|
BRITISH COLUMBIA
51
Garibaldi Park
Cosimo Nardone Photography Cosimo Nardone Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
52
R E P O RTA G E
|
BRITISH COLUMBIA
Victoria
Un salto a Londra Una mattina decido di partire per imbarcarmi in direzione della città di Victoria, la capitale e la città più antica della British Columbia.
Sembra di passeggiare per Camden Town ma con vista sul mare, palazzi in mattoncini rossi e locali pieni di vita che si affacciano sul porto.
Sbarco nella cittadina di Nanaimo nel pomeriggio e con la macchina scendo lungo la Road 1 fino ad arrivare in prima serata a Victoria. Voglio visitarla la sera stessa; ma trovo locali già chiusi, se non per qualche fast food o negozio di souvenir aperto rimango con la bocca amara.
Una piccola perla europea in terra canadese. Dopo un po’ che giro per la città però mi sale una consapevolezza, mi rendo conto che le bellezze che vedo lì non sono quelle del Canada ma quelle portate dai colonizzatori nel corso degli anni che si sovrappongo con un copia e incolla sopra le bellezze dei nativi.
Ci torno il giorno dopo, la mattina presto, ed è subito amore: sole (tanto), giardini all’inglese, gente in bicicletta.
Cosimo Nardone Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
R E P O RTA G E
|
BRITISH COLUMBIA
53
Cosimo Nardone Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
54
R E P O RTA G E
|
BRITISH COLUMBIA
Cosimo Nardone Photography
Point Roberts
Gli USA in terra canadese Lascio Victoria partendo da Swartz Bay per rientrare a Squamish, dal traghetto vedo in lontananza un monte innevato. Lo cerco sulle mappe: è il Mount Baker, un vulcano attivo di più di 3.000 metri di altezza. Contemporaneamente noto che una piccola porzione di quello che sembra essere territorio canadese è una exclave statunitense, è Point Roberts.
Giroinfoto Magazine nr. 56
Un lembo di terra che trovandosi a sud del 49° parallelo è parte del territorio USA, un territorio statunitense che per gli americani che intendono raggiungerlo via terra possono farlo solo passando per il quartiere di Tsawwassen fino ad arrivare ai controlli di frontiera.
R E P O RTA G E
|
BRITISH COLUMBIA
55
Vancouver
Per chiudere il cerchio Dedico gli ultimi giorni della vacanza a visitare la città di Vancouver, la prima città dove sono arrivato ma che tengo per ultima come a chiudere il cerchio della mia veloce visita della British Columbia. Una città moderna e multietnica, con grattacieli moderni nel distretto finanziario e tipiche case basse con giardino appena si esce dalla downtown. La città ha la classica pianta con strade parallele che si incrociano a loro volta perpendicolarmente con altre. La zona Gastown è la parte più antica della città. Edificata nei primi dell‘800 ha rischiato l’abbattimento dei suoi vecchi edifici storici negli anni ’60 ma, fortunatamente, la zona è stata recuperata ed oggi è possibile ammirarla, con i suoi turisti alla ricerca di souvenir e negozi alla moda. Attraversando la città da nord a sud si arriva a English Bay Beach, la spiaggia della città. In prossimità della spiaggia ci sono giardini e piccoli parchi, in uno di questo è presente un memoriale dedicato a tutte le persone della città morte per l’AIDS una parete in metallo con incisi i nomi delle presone scomparse e dove è possibile lasciare un fiore a ricordo. Il cammino termina sulla spiaggia di English Bay, dove ragazzi si rilassano guardando davanti a loro un lungo tramonto sul mare.
Cosimo Nardone Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
56
R E P O RTA G E
|
VIAGGIO IN TERRA SANTA
VIAGGIO
IN TERRA Parte II SANTA A cura di Maddalena Bitelli, Remo Turello e Lorenzo Rigatto
Remo Turello Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
R E P O RTA G E
|
VIAGGIO IN TERRA SANTA
57
C
ON IL TERMINE PALESTINA VIENE INDICATA LA REGIONE GEOGRAFICA DEL VICINO ORIENTE, DELIMITATA DAL MAR MEDITERRANEO, DAL FIUME GIORDANO E DAL MAR MORTO, FINO AI CONFINI CON L’EGITTO. Attualmente il territorio è suddiviso dal punto di vista politico tra Stato di Israele e territori occupati palestinesi. La storia politica del paese è sempre stata controversa, dunque, per fare ordine mentale e poter vivere un’esperienza di viaggio più consapevole, abbiamo chiesto alla nostra guida don Daniele D’Aria di raccontarci la storia del conflitto israelo-palestinese a partire dalle sue origini. “Se si deve indicare una data di inizio del conflitto israelo-palestinese, il 2 novembre 1917 è stato un punto di svolta: quel giorno, infatti, fu pubblicata la “Dichiarazione Balfour” con cui il governo britannico, uscito vincitore dalla Prima Guerra Mondiale e in procinto di ricevere il protettorato della Palestina, affermava di vedere con favore la costituzione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico.
Giroinfoto Magazine nr. 56
58
R E P O RTA G E
|
VIAGGIO IN TERRA SANTA
VIAGGIO IN TERRA SANTA
Le tappe di questo complesso cammino hanno radici profonde nella storia, ma prendendo l’avvio dal 1917 per arrivare ai giorni nostri si incontrano gli avvenimenti principali che ne hanno segnato il percorso. Siamo alla fine della Prima Guerra Mondiale e l’intero Medio Oriente viene messo sotto la tutela delle potenze vincitrici, in particolare Francia e Inghilterra. A quest’ultima viene affidato il Protettorato della Palestina, dove l’immigrazione ebraica trova un nuovo impulso e i conflitti tra la popolazione residente e i nuovi arrivati si moltiplicano.
La vera svolta avviene con la Seconda Guerra Mondiale e la terribile realtà che è stata la Shoah. Alla fine della guerra, nel 1947, l’ONU stabilisce la creazione di due stati, uno palestinese e uno ebraico, con Gerusalemme dichiarata territorio neutrale sotto l’egida della stessa ONU.
Lorenzo Rigatto Photography
Remo Turello Photography
Gli inglesi decidono di ritirarsi il 14 maggio 1948, dopo la proclamazione della nascita dello stato di Israele da parte del presidente Ben Gurion; nello stesso tempo, le nazioni arabe dichiarano guerra al neonato Israele. Da quel momento, il 14 maggio diventa per Israele festa nazionale, mentre per i palestinesi è il giorno della “nakba” (il disastro), in cui si ricorda la cacciata di oltre 100 mila palestinesi dalle loro case. Questa prima guerra dura pochi mesi e si conclude con un armistizio dettato dall’ONU, in cui le Nazioni Unite tracciano i confini che prendono il nome di “linea verde”: la Cisgiordania, che comprende anche la città vecchia di Gerusalemme, passa sotto il controllo della Giordania, la striscia di Gaza viene affidata all’Egitto e il resto del territorio è in mano israeliana.
Giroinfoto Magazine nr. 56
RR EP EP OO RR TA TA GG E E | | VIAGGIO IL VILLAGGIO IN TERRA LEUMANN SANTA
59
Remo Turello Photography
Nel 1964 nasce l’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) che raccoglie varie fazioni di palestinesi che combattono contro Israele e che danno il via ad una serie di attentati terroristici. Nel giugno 1967 scoppia la “guerra dei sei giorni”, alla fine della quale Gaza e Cisgiordania, con una popolazione prevalentemente araba verranno dichiarati “territori occupati”. Negli anni successivi il conflitto assume le caratteristiche di una guerra terroristica, in cui da parte palestinese si ricorre agli attentati e da parte israeliana si agisce con estrema durezza nella repressione.
Giroinfoto Magazine nr. 56
60
R E P O RTA G E
|
VIAGGIO IN TERRA SANTA
Maddalena Bitelli Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
R E P O RTA G E
VIAGGIO IN TERRA SANTA
|
VIAGGIO IN TERRA SANTA
61
La situazione si mantiene sul limite tra attentati e repressione fino al 1987 quando nei territori occupati scoppia la prima Intifada (rivolta). A partire dall’anno successivo si moltiplicano i tentativi di dialogo fino al punto che nel 1993 Rabin, presidente di Israele, e Arafat, leader dei palestinesi, si stringono la mano davanti alla Casa Bianca.
Ma il dialogo non ha vita lunga, l’ostilità permane e nel 1995 Rabin viene assassinato da un estremista israeliano. Cinque anni dopo, nel 2000, scoppia la seconda Intifada, che dà modo allo Stato di Israele di realizzare il “muro di separazione” che divide tutt’ora Israele dai Territori Palestinesi. Negli anni 2000 sono diversi i conflitti, fino ad arrivare ai giorni nostri con il cosiddetto “piano di pace” di Trump, che prevede l’annessione della Cisgiordania da parte di Israele. Tuttavia, una delle difficoltà più grandi risulta essere il problema dei “coloni”, ossia israeliani che già hanno occupato i territori all’interno della Cisgiordania, costruendo addirittura intere città”. Per la visita dei luoghi sacri della tradizione cristiana all’interno dei territori palestinesi, siamo partiti da Betlemme. Essa si trova a nove chilometri da Gerusalemme, nella regione arida della Giudea, di cui è il capoluogo. Secondo la tradizione biblica, il popolo di Israele era diviso in dodici tribù, ognuna delle quali prendeva il nome di uno dei figli di Giacobbe, chiamato anche Israele. Oggi la Giudea comprende i territori assegnati alle tribù di Giuda, Beniamino e Simeone, ossia la parte meridionale dell’altopiano della Palestina confinante a oriente con il Mar Morto.
Remo Turello Photography
Remo Turello Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
62
R E P O RTA G E
|
VIAGGIO IN TERRA SANTA
BETLEMME Betlemme è un luogo sacro di fondamentale importanza nella tradizione cristiana, in quanto conosciuto nei Vangeli come luogo in cui nacque Gesù.
A quel tempo il villaggio era costituito totalmente da grotte e la nascita avvenne appunto in una di esse, sulla quale venne costruita la Basilica della Natività. La prima Chiesa della Natività venne fatta erigere dalla Regina Elena, madre dell’imperatore Costantino, nel 329 d.C., quando andò in Terra Santa per riscoprire i luoghi della vita di Gesù. Nel corso del tempo subì diversi danni e ricostruzioni. Oggi è racchiusa tra gli edifici di tre monasteri e ha le sembianze di una fortezza medievale, a causa delle mura crociate che la circondano. Un tempo si poteva entrare da tre differenti accessi, mentre oggi l’unica entrata è la porta denominata “Porta dell’Umiltà”, rimpicciolita per impedire l’ingresso a cavallo; è dunque inchinandosi, con un gesto di umiltà, che i visitatori possono entrare nella Basilica.
Remo Turello Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
L’interno è suddiviso in cinque navate da quattro file di 11 colonne in pietra rossa locale, decorate con pitture antiche eseguite con la cera calda nel XII secolo e raffiguranti la Madonna e i santi. Sotto il pavimento e sulle pareti interne della navata centrale si possono osservare i resti dei mosaici medievali della basilica costantiniana. In particolare, il frammento della parete sud comprende alcuni busti che raffigurano degli antenati di Gesù, mentre sulla parete nord sono rappresentate le chiese di Antiochia e Sardica. Procedendo la visita nella navata di destra, dai fianchi del coro greco, si può accedere alla grotta della Natività di forma rettangolare, lunga circa 12 metri e larga 3. Nell’abside è presente l’altare della Natività sotto il quale una stella d’argento indica il luogo della nascita con l’iscrizione latina “Hic de Virgine Maria Jesus Christus natus est” (Qui è nato Gesù Cristo da Maria Vergine).
R E P O RTA G E
|
VIAGGIO IN TERRA SANTA
63
Maddalena Bitelli Photography
Lorenzo Rigatto Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
64
R E P O RTA G E
|
VIAGGIO IN TERRA SANTA
VIAGGIO IN TERRA SANTA
Nella tradizione ebraica, il deserto è il luogo in cui Dio mette alla prova il suo popolo, il luogo in cui gli uomini possono affrontare e vincere il male. Proprio questo deserto nei Vangeli è lo scenario di diversi episodi, primo tra tutti quello in cui Gesù vi trascorre quaranta giorni per pregare e viene tentato tre volte dal diavolo. Per ricordare questo episodio, nei pressi dell’antica Gerico, nel 1895 fu edificato il monastero della Quarantena intorno alle grotte che facevano parte della Laura di Duka.
Remo Turello Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
A Betlemme non può mancare la visita in uno dei negozi che vendono i presepi artigianali creati con il legno d’ulivo ed eseguiti con le tecniche della tradizione dell’artigianato palestinese. Pochi chilometri a sud di Betlemme inizia il Deserto di Giuda, che occupa circa i tre quarti della Giudea (circa 1700 km2), alternando vaste aree steppose a zone aride e oasi.
Questo monastero greco-ortodosso visto da lontano appare come un trenino aggrappato a metà parete sulla roccia del monte omonimo che domina la vallata di Gerico. Un altro episodio evangelico ambientato in questa zona, in particolare sulla via che collega Gerusalemme a Gerico, è quello del “Buon Samaritano”. Ed è proprio quella antica strada romana che abbiamo percorso, in silenzio, ammirando la bellezza che ci circondava. Siamo scesi nel Wadi al-Qelt, uno dei profondissimi canyon scavati tra le colline, che caratterizzano questa zona.
R E P O RTA G E
|
VIAGGIO IN TERRA SANTA
65
Ci siamo fermati sotto l’ombra degli alberi all’entrata del monastero di San Giorgio in Koziba, fondato da cinque eremiti nel 420 e che attualmente ospita una comunità di monaci ortodossi. Abbiamo ascoltato il suono del nostro respiro cambiare durante il cammino e il suono dei nostri passi sulle rocce. Nel Deserto di Giuda vivono i beduini della tribù Jahalin, originaria della regione Tel Arad del Negev, cacciati dall’esercito israeliano e stanziatosi in queste zone dal 2014. Essi vivono una vita seminomade, vendendo tessuti o pascolando il bestiame nella Valle del Giordano. Impossibile dimenticare lo sguardo del signore anziano seduto a riposare sulle rocce in compagnia del suo asinello, mentre i suoi figli vendevano tessuti colorati e prodotti locali ai turisti.
Remo Turello Photography
Oppure i sorrisi sdentati dei bambini che ci hanno visti da lontano e ci sono corsi incontro, una volta arrivati a destinazione a Gerico. Da Gerico ci siamo spostati lungo il Fiume Giordano al confine con la Giordania, dove venne identificato nella tradizione bizantina il luogo del Battesimo di Gesù. Il Giordano nasce dal monte Hermon ed è alimentato da tre diverse sorgenti (Hasbeya, Bànyas e Leddan) che si trovano a circa 150 metri di altitudine, oltre che da altre sorgenti secondarie. Dopo circa 18 km si getta nel Lago di Tiberiade, da cui è a sua volta alimentato. Attraversa tutta la valle della Giordania e della Cisgiordania, per sfociare infine nel Mar Morto dopo aver percorso circa 320 km. Il luogo del battesimo di Gesù è oggi identificato da una chiesetta bizantina, che si trova a Betania “al di là del Giordano” (al di là del confine, in Giordania). Dal lato di Israele, invece, numerosi pellegrini si recano sulle rive del fiume per rinnovare le proprie promesse battesimali e immergersi nelle sue acque.
Maddalena Bitelli Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
66
R E P O RTA G E
|
VIAGGIO IN TERRA SANTA
Per concludere il nostro viaggio nei territori occupati, non poteva mancare un bagno nelle acque del Mar Morto, il grande lago salato della Palestina, le cui rive si trovano 400 metri sotto il livello del mare. Lungo circa 50 km e largo 16, ha un perimetro di circa 230 km e presenta caratteristiche uniche. Viene chiamato anche “lago salato”, poiché le sue acque hanno una densità salina tale da non rendere possibile alcuna forma di vita (da qui il nome “Mar Morto”). Tale concentrazione di sali è costituita soprattutto da cloruri di magnesio, di sodio, potassio e calcio, oltre che di bromo e zolfo, ed è dovuta ai diversi affluenti e sorgenti termali che li depositano. Fare il bagno nel Mar Morto è un’esperienza davvero imperdibile, più unica che rara. Poiché il peso specifico delle acque in media è di 1,120 kg per litro, il corpo umano rimane a galla avendo peso specifico inferiore. Inoltre, l’acqua ha una temperatura che permette di godersi il momento anche in inverno.
Remo Turello Photography
Se si decide di intraprendere un viaggio in questi luoghi meravigliosi, ricchi di storia e colpiti da conflitti tuttora in corso, non si può andare impreparati. Ma non dobbiamo nemmeno pensare che ciò che succede in luoghi lontani non ci debba interessare. La Palestina suscita riflessioni e domande, come ci ha detto don Daniele alla fine del suo racconto. “La domanda di molti, domanda che attraversa questo secolo e si ripete sempre è: ci sarà la pace? La risposta non è affatto scontata. Esiste di fatto una “pace” fatta di convivenza forzata tra arabi e israeliani da cui ambedue traggono vantaggi. Esistono anche questioni irrisolte e molto difficilmente risolvibili: i coloni, il desiderio dei Palestinesi profughi di ritornare nella loro terra, lo status di Gerusalemme, solo per citarne alcuni. Giroinfoto Magazine nr. 56
Le proposte sul tavolo ci sono ma anch’esse devono fare i conti con una situazione complessa e incancrenita. L’altra domanda che ci facciamo da questa parte del Mar Mediterraneo è con chi schierarsi. Qui le posizioni sono, spesso, molto nette: o con gli israeliani o con i palestinesi. È indubbio che esistano degli oppressori e degli oppressi ma, a mio parere, le ragioni degli uni e degli altri vanno prima conosciute in profondità e poi riconosciute nella loro complessità. Non è questione di equidistanza ma di “equivicinanza” a tante persone che hanno sofferto e che soffrono.”
R E P O RTA G E
|
VIAGGIO IN TERRA SANTA
67
Maddalena Bitelli Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
68
R E P O RTA G E
|
LA COLLINA DEI TEMPLI
A CURA DI
RITA RUSSO Parco archeologico della Valle dei Templi
Giroinfoto Magazine nr. 56
R E P O RTA G E
|
LA COLLINA DEI TEMPLI
69
Rita Russo Photography
F
are un viaggio ad Agrigento e non visitare il “Parco archeologico della Valle dei Templi”, sarebbe come andare a Parigi e non salire sulla Torre Eiffel!
Agrigento
Grazie al clima mite e temperato di questa zona, poco distante dal mare, il parco è fruibile in ogni periodo dell’anno, tanto che per la mia visita ho scelto una giornata di inizio dicembre. Dopo un forte temporale della durata di circa un’ora (In genere in Sicilia i temporali non durano a lungo), l’acqua ha lasciato spazio ad un cielo ed una luce fotograficamente interessanti che mi hanno consentito di gustare al meglio il luogo. Sito a soli 5 km a sud della città di Agrigento, facilmente raggiungibile anche con i trasporti pubblici, il Parco, con i suoi 1300 ettari è uno dei siti archeologici più grandi e rappresentativi della civiltà greca classica tanto da essere inserito nel 1998 nell’elenco del Patrimonio Mondiale UNESCO.
Giroinfoto Magazine nr. 56
70
R E P O RTA G E
|
LA COLLINA DEI TEMPLI
Rita Russo Photography
Dal medioevo fino ai giorni nostri, innumerevoli personaggi illustri tra filosofi, scrittori, poeti e pittori, sono stati attratti ed ispirati dai molteplici panorami, dalla vegetazione, dai colori e gli echi delle civiltà vissute e perdute in questa area. Tra questi anche Goethe che, giunto ad Agrigento nell’aprile del 1787, dopo aver visitato la Valle dei Templi descrisse le impressioni suscitate dalla visione di questo frammento di storia incastonato in un ambiente naturale aspro e morbido al contempo perché costituito da potenti banchi di calcareniti morbidamente poggiati su argille, spesso calanchive, e sempre verde per la presenza di ampie distese di vegetazione di ogni tipo. Goethe nel suo saggio intitolato “Viaggio in Italia” scrisse: ”Mai in tutta la vita ci fu dato godere una così splendida visione di primavera come quella di stamattina al levar del sol... Lo sguardo spazia sul grande clivo della città antica, tutto giardini e vigneti... verso l'estremità meridionale di questo altipiano verdeggiante e fiorito si vede elevarsi il Tempio della Concordia, mentre a oriente stanno i pochi ruderi del Tempio di Giunone; ma dall’alto l’occhio non scorge le rovine di altri templi… corre invece a sud verso il mare”. Il termine Valle dei Templi, fino a poco tempo fa riferito all’area dell’antico abitato noto col nome di Ἀκράγας (Akragas), dall'omonimo fiume che attraversa la zona, si estende oggi al territorio circostante interessato dalle necropoli e dai santuari extra moenia, attraversato dai fiumi Akragas ed Hypsas, fino al mare di San Leone (attuale località balneare di Agrigento). Giroinfoto Magazine nr. 56
R E P O RTA G E
|
LA COLLINA DEI TEMPLI
71
In essa, gli aspetti ambientali e naturali, fortemente alterati dall’intervento umano, si mescolano con i monumenti archeologici, ora solenni come i templi, ora discreti e suggestivi come le necropoli e i complessi ipogeici. La gran parte della città classica e romana è tuttavia ancora nascosta sotto la distesa di mandorli ed ulivi secolari. E da quella riserva segreta emergono ancora, di tanto in tanto, nuove testimonianze della sua vita. Inizio la mia visita salendo sul crinale calcarenitico che delimita a sud l’altopiano su cui sorgeva la suddetta città di Akragas e dove emergono ancora oggi i resti dei templi dorici, di incerta attribuzione. A catturare per primi la mia attenzione e senza dubbio anche quella di ogni visitatore sono i resti del Tempio fantasiosamente attribuito a Giunone, costruito tra il 440 ed il 450 a.C., che si erge nella porzione più orientale e più elevata dello sperone roccioso, a quota 127 mt s.l.m. Come accade per la maggior parte dei templi agrigentini, anche per quest’ultimo non è possibile sapere a quale divinità fosse dedicato. Pertanto, la sua attribuzione a Giunone deriva da un’errata interpretazione di un passo dello scrittore romano Plinio Il Vecchio, che si riferisce, in realtà, al tempio di Giunone sul promontorio Lacinio a Crotone, in Magna Grecia.
Rita Russo Photography
Giroinfoto Magazine nr. 56
72
R E P O RTA G E
|
LA COLLINA DEI TEMPLI
Il Tempio di Giunone L’edificio ha un basamento di quattro gradini, su cui poggiano sei colonne sui lati brevi e tredici su quelli lunghi. Al suo interno il tempio è suddiviso in tre vani: atrio di ingresso, cella e vano posteriore, il primo e l’ultimo con due colonne fra le ante. Fra l’atrio di ingresso e la cella si apre la porta, fiancheggiata da due piloni con all’interno le scale per l’accesso e la manutenzione del tetto. A quindici metri di distanza dall’ingresso del tempio, sul lato est, si trova l’altare con una scalinata di dieci gradini. (La struttura così descritta sarà riscontrabile in ogni altro tempio dorico presente nella Valle). Durante la conquista cartaginese del 406 a.C., il tempio fu gravemente danneggiato da un incendio di cui restano le tracce sui muri della cella. L’edificio venne restaurato per la prima volta in epoca romana e varie volte a partire dal XVIII secolo, quando furono risollevate le colonne del lato nord.
Rita Russo Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
R E P O RTA G E
|
LA COLLINA DEI TEMPLI
73
Il Tempio della Concordia Lasciato il tempio di Giunone, la tappa successiva è costituita dal Tempio della Concordia che si raggiunge seguendo un percorso disseminato di moderne installazioni artistiche di vario genere e delimitato dalle mura di fortificazione della antica Akragas, lunghe complessivamente 12 km, in parte tagliate nella roccia calcarenitica in posto e in parte interamente edificate, lungo le quali sono state identificate nove porte di accesso alla città antica. Lungo questo tratto di spessa muraglia si osservano, di tanto in tanto, grosse aperture, che insieme agli ampi spazi lasciati liberi dai blocchi di roccia crollati, permettono di godere di una vista mozzafiato sulla sottostante pianura che si affaccia sul mare agrigentino: il Canale di Sicilia. Lungo tale percorso, noto la presenza di numerose nicchie ad arco sulle vecchie mura, che ne modificano sensibilmente la forma originaria. Si tratta, infatti, di alcune sepolture, chiamate “arcosoli” per la forma della parte superiore della nicchia stessa, che individuano la zona della necropoli paleocristiana, datata tra il IV ed il VII secolo d.C. e che sono una delle testimonianze dei mutamenti subiti dalla Collina dei Templi a partire dalla tarda età imperiale romana.
Rita Russo Photography
Giroinfoto Magazine nr. 56
74
R E P O RTA G E
|
TREK LA COLLINA IN SCAMPIA DEI TEMPLI
Rita Russo Photography
Il Tempio della Concordia Continuando il cammino, all’improvviso, mi è impossibile restare indifferente di fronte allo spettacolo offerto dalla visione del Tempio della Concordia, che svetta davanti ai miei occhi in tutta la sua magnificente imponenza e davanti al quale è possibile ammirare anche la grande statua di Icaro, donata al Parco dallo scultore polacco Igor Mitoraj. Essa rappresenta la caduta di Icaro che, disubbidendo al padre Dedalo, volò troppo vicino al sole, bruciò le sue ali di cera e precipitò nel Mediterraneo. Questo tempio, in perfetto stato di conservazione, deve il suo nome a un’iscrizione latina della metà del I secolo d.C. con dedica alla “Concordia degli Agrigentini”, erroneamente messa in rapporto con il tempio, dallo storico e teologo Tommaso Fazello intorno alla metà del ‘500. L’edificio, databile intorno alla seconda metà del V secolo a.C. e di stile dorico ha una struttura simile a quella del precedente.
Giroinfoto Magazine nr. 56
Secondo la tradizione il tempio fu trasformato in chiesa cristiana intorno alla fine del VI secolo d.C., quando Gregorio, vescovo di Agrigento, consacrò l’antico tempio ai Santi Apostoli Pietro e Paolo dopo averne scacciato i demoni Eber e Raps. Le dodici arcate aperte nelle pareti della cella risalgono all’uso dell’edificio come chiesa cristiana, che ne ha garantito l’eccezionale stato di conservazione. Infine, la dualità dei demoni pagani e la duplice dedica della chiesa cristiana hanno fatto ipotizzare un’originaria titolarità del tempio a una coppia di divinità greche (fra le diverse ipotesi, i Dioscuri). La divinità a cui il tempio era dedicato in origine, tuttavia, è ancora sconosciuta in assenza di riscontri archeologici ed epigrafici.
R E P O RTA G E
|
LA COLLINA DEI TEMPLI
75
Rita Russo Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
76
R E P O RTA G E
|
LA COLLINA DEI TEMPLI
Il percorso, pressoché obbligato, mi porta a raggiungere quel che resta del più antico dei templi dorici di Agrigento, il Tempio di Ercole (Eracle per i greci) edificato nel 510 a.C.. Del tempio sono visibili soltanto 8 grosse colonne (rialzate nel 1922) e numerosi blocchi di calcarenite sparsi ai piedi di queste ultime. Nonostante ciò, le vestigia di questo tempio, visibili da lontano, lasciano immaginare la sua antica imponenza. Proprio come Ercole, l’eroe da cui prende il nome, costituiva per la Sicilia ed in particolare per Agrigento il simbolo della potenza e della forza. La sua attribuzione a questo personaggio è ritenuta attendibile sulla base di un passo di Cicerone che ricorda l’esistenza di un tempio dedicato ad Ercole presso l’Agorà, riconosciuta nell’area immediatamente a Nord. A questo punto della visita, innumerevoli sono ancora i resti e le testimonianze del passato da esplorare: il Tempio di Zeus Olimpio con le sue gigantesche figure maschili, i Telamoni o Atlanti, lunghe m.7,61( uno dei quali è stato ricostruito a grandezza naturale ed esposto al Museo Archeologico di Agrigento); il Santuario delle divinità Ctonie, il più importante complesso di edifici sacri dedicati al culto di Demetra e Kore, sito in prossimità della Porta V, una delle più importanti porte di accesso alla città antica; i resti del Tempio dei Dioscuri del quale si conserva esclusivamente l’angolo nord occidentale; il Tempio di Vulcano (in greco Efesto) che sorge sulla estremità occidentale della collina, del quale non resta quasi nulla, se non piccoli tratti del basamento con quattro gradini e due colonne superstiti.
Rita Russo Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
R E P O RTA G E
|
LA COLLINA DEI TEMPLI
77
Giardino della Kolymbethra La visita alla Valle sembra dunque essere giunta al termine ma è impossibile lasciare il parco senza visitare il fiore all’occhiello di questa immensa area archeologica, una vera e propria oasi naturalistica costituita dal Giardino della Kolymbethra. Si tratta di un antico bacino artificiale, costruito per volere del tiranno Terone, divenuto in periodo medievale un fertile ortofrutteto. Oggi, in seguito ad un complesso intervento di recupero ambientale, il prezioso giardino è stato restituito al suo antico splendore dal FAI (Fondo Ambiente Italiano) che gestisce il sito in virtù di una concessione venticinquennale (occorre fare un biglietto apposito). In ogni caso l’intero Parco, dal punto di vista naturalistico ed agricolo, gode della presenza di una vegetazione florida e quanto mai varia. Infatti, alla componente arborea più diffusa, costituita da estesi mandorleti e uliveti, si aggiungono, nelle zone più fertili, i vigneti per la produzione di uva da vino. Mentre la macchia mediterranea con mirti, carrubi e palme nane si mescola con i monumentali resti dei Templi e orna le pareti di rossa arenaria del Parco, formando una quinta scenica di grande pregio, un vero connubio fra archeologia e paesaggio. A chi immagina a questo punto che la visita alla Valle dei Templi sia l’unica escursione meritevole d’interesse una volta arrivati ad Agrigento posso dire, senza tema di smentita, che questa è solo l’inizio di un percorso archeologico che si completa visitando i numerosi altri siti correlati al Parco e presenti nelle vicinanze della Città moderna per terminare immancabilmente con la visita al Museo archeologico Regionale “Pietro Griffo”.
Rita Russo
Rita Russo Photography
Giroinfoto Magazine nr. 56
78 PRESENTA
WORKING GROUP 2019
BAND OF GIROINFOTO La community dei fotonauti Giroinfoto.com project
PIEMONT
ITALIA
E
L OMBARDI
A
LAZIO
ORINO ALL AMERICAN
REPORT
Progetto editoriale indipendente che si fonda sul concetto di aggregazione e di sviluppo dell’attività foto-giornalistica. Giroinfoto Magazine nr. 56
LIGURIA
STORIES
GIROINFOTO MAGAZINE
79
COME FUNZIONA
Il magazine promuove l’identità territoriale delle locations trattate, attraverso un progetto finalizzato a coinvolgere chi è appassionato di fotografia con particolare attenzione all’aspetto caratteristico-territoriale, alla storia e al messaggio sociale. Da un’analisi delle aree geografiche, si individueranno i punti di forza e di unicità del patrimonio territoriale su cui si andranno a concentrare le numerose attività di location scouting, con riprese fotografiche in ogni stile e l’acquisizione delle informazioni necessarie per descrivere i luoghi. Ogni attività avrà infine uno sviluppo editoriale, con la raccolta del materiale acquisito editandolo in articoli per la successiva pubblicazione sulla rivista. Oltre alla valorizzazione del territorio e la conseguente promozione editoriale, il progetto “Band of giroinfoto” offre una funzione importantissima, cioè quella aggregante, costituendo gruppi uniti dalla passione fotografica e creando nuove conoscenze con le quali si potranno condividere esperienze professionali e sociali. Il progetto, inoltre, verrà gestito con un’ottica orientata al concetto di fotografia professionale come strumento utile a chi desidera imparare od evolversi nelle tecniche fotografiche, prevedendo la presenza di fotografi professionisti nel settore della scout location.
Impara Condividi Divertiti Pubblica
CHI PUÒ PARTECIPARE
Davvero Tutti. Chiunque abbia la voglia di mettersi in gioco in un progetto di interesse culturale e condividere esperienze. I partecipanti non hanno età, può aderire anche chi non possiede attrezzatura professionale o semi-professionale. Partecipare è semplice: Invia a events@giroinfoto.com una mail con una fototessera, i dati anagrafici, il numero di telefono mobile e il grado di preparazione in fotografia. L’organizzazione sarà felice di accoglierti.
PIANIFICAZIONE DEGLI INCONTRI PUBBLICAZIONE ARTICOLI Con il tuo numero di telefono parteciperai ad uno dei gruppi Watsapp, Ad ogni incontro si affronterà una tematica diversa utilizzando diverse dove gli incontri verranno comunicati con minimo dieci giorni di anticipo, tecniche di ripresa. tranne ovviamente le spedizioni complesse in Italia e all’estero. Tutto il materiale acquisito dai partecipanti, comprese le informazioni sui Gli incontri ufficiali avranno cadenza di circa uno al mese. luoghi e i testi redatti, comporranno uno o più articoli che verranno pubbliGli appuntamenti potranno variare di tematica secondo le esigenze cati sulla rivista menzionando gli autori nel rispetto del copyright. editoriali aderendo alle linee guida dei diversi progetti in corso come per esempio Street and Food, dove si andranno ad affrontare le tradizioni La pubblicazione avverrà anche mediante i canali web e socialnetwork gastronomiche nei contesti territoriali o Torino Stories, dove racconteremolegati al brand Giroinfoto magazine. le location di torino e provincia sotto un’ottica fotografia e culturale.
SEDE OPERATIVA La sede delle attività dei working group di Band of Giroinfoto si trova a Torino con sezioni a Genova, Milano e Roma. Per questo motivo la stragrande maggioranza degli incontri avranno origine nella città e nel circondario. Fatta eccezione delle spedizioni all’estero e altre attività su tutto il territorio italiano, ove sarà possibile organizzare e coordinare le partecipazioni da ogni posizione geografica, sarà preferibile accettare nei gruppi, persone che risiedono in provincia di Torino. Nel gruppo sono già presenti membri che appartengono ad altre regioni e che partecipano regolarmente alle attività di gruppo, per questo non negheremo la possibilità a coloro che sono fermamente interessati al progetto di partecipare, alla condizione di avere almeno una presenza ogni 6 mesi.
Giroinfoto Magazine nr. 56
80
R E P O RTA G E
|
MOBILITÀ SOSTENIBILE
MOBILITÀ
SOSTENIBILE A cura di Gianmarco Marchesini FOTOGRAFIE Roberto Giancaterina Laura Rossini
Monoruota elettrico
In questo ultimo periodo l’intera umanità si incomincia a porre delle serie e definitive domande sul nostro futuro e su come rimodellare determinati stili di vita. Dalle piccole abitudini quotidiane alle modalità lavorative passando per la mobilità. Macro mobilità (automobili) ma anche e soprattutto micromobilità.
Roberto Giancaterina Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
R E P O RTA G E
|
MOBILITÀ SOSTENIBILE
81
ROMA
Laura Rossini Photography
Se oggi non abbiamo ancora soluzioni efficienti o per lo meno non alla portata di tutte le tasche che consentono all’utente di usufruire di mezzi per affrontare lunghe percorrenze, possiamo sicuramente intervenire sulle “piccole” realtà. Il problema del traffico e dell’inquinamento che ne se consegue nelle piccole e nella grandi città non può più essere ignorato. Le metropoli esplodono con gravi ripercussioni su ambiente, salute e tempi di percorrenza. La mobilità urbana deve necessariamente cambiare volto. Già oggi diverse persone, il cui numero cresce esponenzialmente, sceglie di muoversi con bici (muscolari o a pedalata assistita), monopattini, segway e il più performante monoruota.
Difatti il recente decreto Toninelli ha dato il via alla sperimentazione della mobilità alternativa e i comuni italiani, per incentivarne la diffusione, si stanno adoperando sia in termini economici che infrastrutturali. Non a caso negli ultimi anni la rete ciclopedonale di diverse città (prime fra tutte Roma e Milano) stanno aumentando il loro kilometraggio, ponendo le basi per un cambio radicale.
Tutti mezzi a propulsione elettrica e destinati alla mobilità personale. Mezzi a scarsissimo impatto ambientale che oggi possono e devono ritenersi la risposta più adatta alle domande che si pongono cittadini ed istituzioni.
Giroinfoto Magazine nr. 56
82
R E P O RTA G E
|
MOBILITÀ SOSTENIBILE
MUOVITI ELET TRIC O Oltre ad essere l’autore del presente articolo, rappresento, in qualità di Vicepresidente, l’associazione no-profit “Muoviti elettrico” che ha come scopo quello di sensibilizzare cittadini ed istituzioni sulla mobilità sostenibile. Il tutto partecipando, dove possibile, ai tavoli tecnici del comune in cui risiede l’associazione stessa piuttosto che, in maniera attiva, a tutte le iniziative istituzionali tra le quali l’ormai noto ViaLibera, che si tiene nella splendida cornice della città eterna. L’associazione promuove qualsiasi mezzo elettrico
Laura Rossini Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
con particolare attenzione al monoruota (monowheel) che rappresenta la miglior soluzione di mobilità urbana sostenibile. Nonostante alcuni dubbi e paure da parte di specifici soggetti che affondano le loro radici in una avversità aprioristica alle novità, il monoruota sta riscuotendo sempre più successo affiancando il suo cugino ben più famoso: il monopattino.
R E P O RTA G E
|
MOBILITÀ SOSTENIBILE
83
Il monoruota, a differenza di altri mezzi di micromobilità e senza nulla togliere ai vantaggi che li contraddistinguono, ha delle prerogative aggiuntive che lo rendono unico nel suo genere. Di facile apprendimento, adatto a qualsiasi manto stradale (anche disconnesso), di dimensioni ridotte che ne facilità il trasporto sui mezzi pubblici, costo accessibile e ad elevata autonomia. I recenti modelli possono raggiungere un’autonomia di 120 km. In ultimo ma non meno importante la possibilità di non usufruire di nessun tipo di stallo o ancor peggio dei pali dei segnali stradali utilizzati come sostegno, strizzando quindi un occhio al decoro urbano. Ne consegue che l’utilizzo di questo mezzo può essere un punto di svolta per la mobilità sostenibile. Cosa, che di fatto, già accade in diversi paesi europei, Francia e Spagna in primis. Ma da cosa è composto e come funziona un monoruota? Il monoruota è fondamentalmente composto da un motore elettrico inglobato all’interno del cerchione della ruota (la cui ampiezza varia tra i 14” e i 22”), da uno o due pacchi batterie per lo più agli ioni di litio (ricaricabili per mezzo di una semplice presa elettrica), da una scheda di controllo, da uno chassis plastico resistente agli urti che racchiude tutti gli elementi e da due pedane poste in corrispondenza dell’asse della ruota.
Giroinfoto Magazine nr. 56
84
R E P O RTA G E
|
MOBILITÀ SOSTENIBILE
Laura Rossini Photography Laura Rossini Photography
MOBILITÀ
SOSTENIBILE La scheda di controllo governa un giroscopio che garantisce stabilità al mezzo, ponendo le pedane parallele al suolo sull’asse longitudinale e consentendo al rider di controllarne il movimento sull’asse trasversale, cosi come avviene per una comunissima bicicletta. Difatti, una volta acceso e posizionandosi sulle pedane, i relativi sensori consentono di guidare il mezzo tramite il proprio baricentro. Spostando il baricentro in avanti si accelera, spostandolo indietro si rallenta o frena. Nello stesso modo spostando il baricentro a destra o sinistra viene eseguita la curva in quella direzione, la cui ampiezza dipende da quanto ci si “sporge”. Inoltre il monoruota è dotato di una maniglia che, laddove necessario (es. all’interno di un ufficio o di un luogo pubblico), consente di trasportarlo come se fosse un normalissimo trolley. L’abbigliamento consigliato sia per i neofiti che per i rider esperti è sempre lo stesso: casco, parapolsi e ginocchiere.
Giroinfoto Magazine nr. 56
Sia chiaro, il monoruota, come qualsiasi altro veicolo (elettrico e non), non è intrinsecamente sicuro. La sicurezza verso se stessi ed il prossimo è determinata dal buon senso e dalla responsabilità del rider. Questo mezzo oltre a contribuire alla nobile causa della mobilità sostenibile offre anche spunti ludici e, così come accade per gli appassionati di motociclette o auto d’epoca, un forte senso di aggregazione. Infatti su tutto il territorio italiano vengono periodicamente organizzati eventi e raduni nazionali, tra i quali spiccano quelli di Roma e di Recco. Per chi volesse approfondire il tema può visitare i vari siti dedicati, tra i quali quello dell’associazione Muoviti Elettrico, piuttosto che venirci a trovare a Roma, in modo da poter coniugare una visita alla splendida città e, perché no, fare qualche prova gratuita su strada.
R E P O RTA G E
|
MOBILITÀ SOSTENIBILE
85
Laura Rossini Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
86
R E P O RTA G E
|
GIBILTERRA
U p p e r R o c k Na ture Reser ve
G I B I LT E R R A
Crocevia di popoli ed ultimo baluardo del mondo conosciuto per secoli. Sembra quasi surreale che negli ultimi 300 anni, mentre molti dei confini d’Europa si sono trasformati, questo piccolo territorio di neanche 7 Km2 è sempre rimasto assoggettato al Regno Unito, confermando agli inizi del secolo scorso la sua fedeltà al Regno con un referendum.
A cura di Laura Rossini
Giroinfoto Magazine nr. 56
R E P O RTA G E
|
GIBILTERRA
87
Laura Rossini Photography
Eppure è lì, più vicina a Tangeri ed al Marocco che a Malaga o Siviglia. È situata al centro dell’Andalusia, ma non ne fa parte in nessun modo. Ogni cosa, in questo piccolo territorio, parla inglese: le scritte, la segnaletica, il senso di marcia e soprattutto la moneta.
G ib i l t e r ra Per noi l’occasione di visitare questo luogo nasce da una vacanza in Costa della Luz, situata nella parte occidentale della Spagna e bagnata dall’oceano. Dopo aver passato la mattinata al mare, in compagnia di bravissimi surfisti nella spiaggia di Tarifa, un vero spettacolo per gli occhi tanto per la bravura nelle loro evoluzioni quanto per i colori delle loro vele, il pomeriggio siamo partiti in auto verso Gibilterra. All’altezza di Algeciras ci siamo fermati per poter guardare la vicinissima costa marocchina. Siamo alle Colonne d’Ercole. Ammiriamo rapiti questo tratto di mare, cercando di richiamare alla mente i riferimenti storici ed epici per poterli trasmettere ai nostri figli. Eppure l’effetto e l’attenzione non è la stessa… La nostra meraviglia non è lontanamente paragonabile alla loro, che ormai sono abituati ad un mondo totalmente integrato e globalizzato. Dopo pochi chilometri ci fermiamo al parcheggio ben organizzato in terra spagnola poco prima della Dogana. Strano ma vero, le guide consigliano di attraversare il confine a piedi e raggiungere la vicina stazione degli Autobus a circa 400 metri.
Giroinfoto Magazine nr. 56
88
R E P O RTA G E
|
GIBILTERRA
Upper Rock Avendo un tempo limitato abbiamo deciso di concentrare la nostra visita sull’Upper Rock, il parco naturale che domina la città dall’alto. Un promontorio di roccia calcarea alto poco più di 400 metri la cui attrazione principale è costituita dalla popolazione di “bertucce”, scimmiette tanto simpatiche quanto aggressive che vivono libere nella vegetazione. Avendo bambini al seguito ci è sembrata la scelta migliore. Ai piedi del promontorio c’è la partenza della cabinovia che porta in cima. In pochi minuti facciamo i biglietti e saliamo. Eccoci qua tra turisti e bertucce.
Laura Rossini Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
Io mi diverto a fotografarle, ma devo dire che le guardo un po' con sospetto e sto soprattutto attenta a non dargli noia. Zaino e macchina fotografica al riparo. Questi simpatici animaletti infatti, ormai abituati ai turisti, non amano essere presi di mira, ed ovviamente l’immancabile maleducazione ed incoscienza di bambini ed adolescenti scatenano improvvise ed imprevedibili reazioni di queste adorabili scimmiette che non esitano ad attaccare lasciando segni e qualche ferita.
R E P O RTA G E
|
GIBILTERRA
89
Ho assistito a diversi episodi, ma il più divertente in assoluto è stato quello in cui la protagonista è riuscita ad aprire lo zaino di una turista un pò sprovveduta rubandole la crema solare. Subito dopo, quasi per dispetto, si è arrampicata e nascosta tra i rami di un albero, ha aperto con calma il tappo della crema e l’ha strizzata fino a finirla sotto gli occhi della malcapitata impotente spettatrice. Finita la crema, finito il gioco, se ne è andata verso nuove avventure… Continuiamo la nostra passeggiata e davanti a noi una scena tenera e commovente. Una famigliola di bertucce che si riposa in un angolo all’ombra. La mamma è stanca e allatta il suo piccolo, mentre il papà coccola la sua consorte spulciandola. Ma anche qui arrivano turisti inopportuni e chiassosi che disturbano questo momento, la mamma consola il piccolo tranquillizzandolo, ma è il caso di mettersi al riparo con il papà ed andare via.
Laura Rossini Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
90
R E P O RTA G E
|
GIBILTERRA
Laura Rossini Photography
Qualche altro passo ed ecco qua un altro furgone che sale, una scimmia che aspetta al centro della strada, ed è un attimo. L’autista non ha avuto l’accortezza di chiudere il finestrino, la bertuccia si lancia sul parabrezza si appende al finestrino e comincia a smanettare. Un altro ferito. La passeggiata è quasi finita tra le rocce scorgiamo la punta estrema dove è situato l’osservatorio. Purtroppo il tempo a nostra disposizione è terminato il parco sta chiudendo e dobbiamo tornare indietro.
Sarebbe stato bello percorrere tutto il parco a piedi anche se forse con un po' di fatica. Guardando in giù verso il porto infatti scorgiamo una coppia che ha scelto un percorso non facilissimo. Una scalinata molto ripida, chissà se si sono fermati per godere del panorama o per riposare. Alla cabina ci aspetta l’ultima bertuccia. È quasi ora di cena e ci saluta mangiando uno snack al cioccolato ben conosciuto, buongustaia. Mi viene da sorridere pensando al turista derubato…. Sulla via del ritorno decidiamo di fare una passeggiata invece di prendere l’autobus, tanto è in discesa. Ci troviamo in un angolo d’Inghilterra, le immancabili ed iconiche cabine del telefono. Una cena veloce in un fast food e poi verso la Dogana.
Giroinfoto Magazine nr. 56
91
Ormai il sole è tramontato, siamo stanchi ma manca poco, improvvisamente anche se siamo a piedi un passaggio a livello si chiude davanti a noi, ma le rotaie non ci sono. Siamo a pochi metri dal mare. Tutti fermi. Ma cosa succede? Improvvisamente si accendono delle strisce di luce, si sente da lontano un rullio, siamo sulla pista dell’aeroporto in mezzo alla città. Attendiamo fiduciosi per vedere questo spettacolo inatteso. Qualche minuto e davanti a noi sfreccia un aereo che in poche centinaia di metri si alza in volo. Il passaggio a livello si alza e noi ci rendiamo conto che anche all’andata abbiamo attraversato la pista di decollo. Guardo indietro e sul promontorio si è adagiata una leggera nube…quasi fosse lo sbuffo di una locomotiva. È stato un pomeriggio interessante e ricco di stimoli, anche se c’era sicuramente altro da vedere.
Se intendete trascorrere una giornata in questo luogo ricordatevi alcune cose importanti: il documento per il controllo alla dogana, carta d’identità o passaporto nel caso in cui voleste includere nell’avventura anche la traversata dello stretto in direzione Ceuta o Tangeri; il mezzo di trasporto, infatti se arrivate in auto è consigliabile parcheggiare prima della dogana e poi muoversi con i bus oppure a piedi; bisogna fare attenzione al Bancomat, perché se si dispone di euro, il cambio non è favorevole, i prezzi in genere sono più alti e se si prelevano sterline al bancomat fate ben attenzione a limitare l’importo all’effettiva necessità, altrimenti rischiate di dover cambiare alla dogana al rientro. Se salite sull’Upper Rock occhio a zaini, merende e macchine fotografiche, meglio tenere un profilo basso, non si sa mai, le “bertucce” potrebbero colpire.
Laura Rossini
Giroinfoto Magazine nr. 56
92
R E P O RTA G E
|
ACROPOLI DI ATENE
PART 2
Nel numero precedente di Giroinfoto abbiamo parlato dei monumenti che si trovano sulle pendici meridionali della collina. I monumenti principali, quelli che sono entrati nella memoria collettiva e dei quali ci ricordiamo quando pensiamo ad Atene, si trovano sulla spianata in cima.
A CURA DI ADRIANA OBERTO Adriana Oberto Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
R E P O RTA G E
|
ACROPOLI DI ATENE
93
LA SPIANATA DELL'ACROPOLI Fanno parte di questi monumenti i Propilei, il Partenone, l’Eretteo e il tempio di Atena-Nike. Dall’alto è inoltre possibile avere una visuale privilegiata sulla città di Atene e, tra gli altri, sul quartiere di Plaka, le agorà romana e greca, e, dall’altro lato, lo stadio Panatenaico, il tempio di Zeus Olimpico e l’Arco di Adriano.
Ci sono due entrate al sito archeologico: una a sud-est, vicina all’uscita della linea 1 (rossa) della metropolitana, e una in fondo alla via Dyonisiou Aeropagitou, proprio ai piedi dei Propilei.
Adriana Oberto Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
94
R E P O RTA G E
Adriana Oberto Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
|
ACROPOLI DI ATENE
R E P O RTA G E
I PROPILEI I Propilei (in greco antico: Προπυλαια, Proylaia) costituiscono l'ingresso monumentale dell'acropoli di Atene. La parola προπυλαια (in latino: propylaeum), che significa letteralmente "ciò che sta davanti al cancello”, col tempo è arrivata ad indicare un edificio d'ingresso, per cui anche altri monumenti dello stesso tipo sono stati chiamati in questo modo per estensione. I Propilei furono costruiti tra il 437 a.C. e il 432 a.C. Eretti in marmo pentelico bianco e pietra grigia di Eleusi, hanno un corpo centrale con due ali laterali: quella verso nord è detta Pinacoteca, quella verso sud è un semplice portico. Proprio qui si può notare come l'edificio non abbia mai ricevuto una pulitura finale: infatti i blocchi di marmo presentano ancora le bozze lasciate a rilievo per il sollevamento e la messa in opera.
|
ACROPOLI DI ATENE
95
Sulla facciata del corpo centrale troviamo sei colonne doriche simili a quelle del Partenone come proporzioni ma non nelle dimensioni. Al centro è stato lasciato più spazio perché ogni quattro anni da qui passava il carro cerimoniale in occasione della processione delle Grandi Panatenee dedicata alla dea Atena Poliàs (o Poliade), protettrice della città. Gli stili della struttura sono diversi e si fondono armoniosamente. L’esterno è senza dubbio dorico; all’interno invece troviamo colonne ed elementi di stile ionico. Il sito è caratterizzato da un forte dislivello, il che ha causato non poche difficoltà in fase di realizzazione. La parte centrale era il vero e proprio ingresso, ed era chiusa tra due facciate doriche con sei colonne. Avrebbero dovuto esserci quattro ambienti ad occupare le due ali, ma venne realizzata solo la Pinacoteca (a nord-ovest). Qui venivano raccolti quadri con soggetto mitologico.
Adriana Oberto Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
96
R E P O RTA G E
Adriana Oberto Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
|
ACROPOLI DI ATENE
97
Adriana Oberto Photography
I Propilei sorgono nel luogo in cui prima era collocato l'ingresso delle fortificazioni micenee, poi di quelle di Pisistrato (metà del VI secolo a.C.) e infine di quelle costruite tra il 510 e il 480 a.C. Quest'ultimo ingresso fu distrutto nel 480 dai Persiani, venne riparato da Temistocle e da Cimone e infine fu smantellato per far posto ai Propilei attuali, che rientravano nei grandi lavori di rifacimento dell'acropoli promossi da Pericle. I Propilei che vediamo sono il progetto dell’architetto Mnesicle. Allo scoppio della seconda guerra del Peloponneso nel 431 a.C. la loro costruzione si interruppe e i lavori non furono mai terminati. Nel 1640 un'esplosione di munizioni turche che vi erano depositate li distrusse parzialmente. Sono stati ristrutturati più volte; l’ultima, portata avanti per correggere i problemi causati dalle precedenti del 1909-1917, è partita nel 1990 ed è proseguita fino al 2015 con il ripristino di alcune colonne e del tetto, in modo da mostrare un monumento molto più completo.
Giroinfoto Magazine nr. 56
98
R E P O RTA G E
Adriana Oberto Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
|
ACROPOLI DI ATENE
R E P O RTA G E
|
ACROPOLI DI ATENE
99
TEMPIO DI ATENA NIKE E’ situato accanto ai Propilei sul lato ovest dell'acropoli e molto vicino all'orlo delle rocce a strapiombo che la caratterizzano. Risale al 425 a.C. circa, è un tempietto anfiprostilo tetrastilo (con quattro colonne libere sulla fronte e sul retro) in ordine ionico; i suoi preziosi bassorilievi narrano vicende di una battaglia fra Greci e Persiani (si presume si tratti della battaglia di Maratona). Il Tempio fu probabilmente opera dell'architetto Callicrate, coautore del Partenone, ed è il primo edificio in stile completamente ionico dell'Acropoli; infatti tutti gli altri edifici presentano originali fusioni di stile ionico e dorico. Nel 410 a.C. attorno al tempio fu posta una balaustra scolpita con motivi di Nike raffigurata in varie attività (la più celebre è forse quella che si riallaccia un sandalo): oltre ad essere decorativa, la balaustra serviva ad evitare che i visitatori del tempio cadessero nel precipizio vicino. I rilievi sono di carattere proto-ellenistico e sono conservati ora al museo dell'Acropoli. Siccome potevano venire osservati dalla ripida salita ai Propilei, che era l’unico accesso all'acropoli, per la loro creazione furono messi in atto particolari effetti prospettici. Pausania racconta che la statua della dea custodita nel tempio era di legno e portava in mano una melagrana. Atena Nike era aptera, cioè senz'ali, ed era stata creata in questo modo perché la dea non avrebbe dovuto mai più lasciare la città.
epoca arcaica sul sito sorgeva un tempio, poi distrutto dai Persiani; quest’ultima costruzione è stata collegata alla pace di Nicia, che portò alla fine (anche se temporanea) delle guerre tra Atene e Sparta.
PRONAOS
CELLA
OPISTHODOMOS
Anche questo tempio, come gli altri edifici dell’area, sorge sui resti di altre costruzioni. Già nell’età del bronzo c’era una fossa per offerte; in
Giroinfoto Magazine nr. 56
100
R E P O RTA G E
|
ACROPOLI DI ATENE
Nel XVII secolo i turchi smantellarono il tempio e riutilizzarono le pietre per costruire un bastione difensivo; una volta riconquistata l’indipendenza, nel 1831 la Grecia decise di ricostruire il sacello; seguirono altri due lavori di restauro (1930 e 1998), in cui il tempio venne smontato e rimontato e furono integrati altri pezzi ritrovati in successivi scavi. Gli ultimi lavori, tra il 2000 e il 2010 hanno permesso di fissare diversi problemi strutturali causati dagli interventi precedenti. Inoltre sono state reintegrate parti della pietra, asportate le decorazioni (che sono, come si è detto, presso il Museo dell'Acropoli) e inserite delle copie.
Adriana Oberto Photography
Giroinfoto Magazine nr. 56
R E P O RTA G E
|
ACROPOLI DI ATENE
101
ATENA Atena (in attico Aθηνα, - Athena), o Pallade, è la dea greca della sapienza, delle arti e della guerra, nonché la figlia prediletta di Zeus. E’ una dea guerriera e vergine con diversi compiti: difende e consiglia gli eroi, istruisce le donne operose, protegge i giovani, dona ispirazione agli artigiani, aiuta i giudici nei tribunali.
dedicati templi sparsi in tutta la Grecia e nel mondo ellenistico. La statua di Atena, in origine di legno e poi di metallo, era considerata simbolo dell'inespugnabilità della città. Era chiamata palladio e le si attribuivano poteri magici. La dea veniva rappresentata sempre vestita con peplo e spesso armata.
E’ la protettrice dei Greci nella guerra tra Achei e Troiani. Ha lo stesso nome della città di Atene e a lei era dedicato il Partenone (=della vergine) sull'Acropoli: al suo interno si trovava la gigantesca statua di culto crisoelefantina opera di Fidia. Inoltre di fronte ai Propilei era stata eretta una statua bronzea, che brillava al sole ed era visibile dalle navi che arrivavano al porto del Pireo; in suo onore ogni anno si svolgevano le feste panatenee.
I suoi simboli sacri erano la civetta Athene noctua, l'elmo, la lancia, lo scudo e l'Egida; quest’ultimo era un mantello indistruttibile realizzato con la pelle della capra Amaltea, che aveva protetto e nutrito Zeus, strappato Crono dalla madre Rea. L’albero sacro ad Atena era l'ulivo, che lei aveva donato agli ateniesi per diventarne la divinità protettrice. Atena aveva capacità profetiche e mediche e per questo era adorata anche nei santuari di Delfi e di Epidauro. Viene associata a Minerva, dea della religione romana.
Poiché era la dea protettrice delle acropoli, a lei erano
ERET TEO L'Eretteo (in greco antico: Ἐρεχθειον, Erechtheion) è un duplice tempio ionico greco del V secolo a.C. L’Eretteo era dedicato ad Atena Poliade, la protettrice della città, ed era legato a culti arcaici e alla storia leggendaria della città. Era il vero nucleo sacro dell'Acropoli, nonché dell'intera Atene. Sorge sul luogo dove si svolse la disputa tra Atena
e Poseidone; qui venivano custodite le impronte del tridente sulla roccia e c’era il pozzo salato da cui uscirono i regali degli dei alla città (il cavallo e l’ulivo). Il Palladio (la statua di Atena caduta dal cielo) venne consacrato qui dal dio Cecrope (metà uomo e metà serpente), e sempre qui si trovavano le tombe di Cecrope ed Eretteo, nonché il luogo di culto dedicato a Pandroso, la figlia di Cecrope amata dal dio Ermes.
Giroinfoto Magazine nr. 56
102
R E P O RTA G E
|
ACROPOLI DI ATENE
Adriana Oberto Photography
La disputa tra Atena e Poseidone “Cecrope, che aveva un corpo dalla doppia natura di uomo e serpente, fu il primo re dell’Attica: quella terra, che prima si chiamava Acte, prese da lui il nome di Cecropia. Fu allora, dicono, che gli dei decisero di insediarsi nelle città, dove ognuno di loro avrebbe avuto il suo culto personale. Poseidone per primo si recò in Attica, vibrò un colpo di tridente in mezzo all’Acropoli e fece apparire un mare che oggi chiamano Eretteide. Dopo di lui venne Atena, che prese Cecrope come testimone del suo insediamento e piantò un ulivo. Scoppiò una contesa fra Atena e Poseidone per il possesso del territorio e Zeus volle comporla dando loro come giudici non già Cecrope e Cranao, come hanno detto alcuni, bensì i dodici dei. Essi decisero che il territorio fosse assegnato ad Atena, perché Cecrope testimoniò che la dea per prima aveva piantato l’ulivo. Atena diede quindi il suo nome alla città e Poseidone, furibondo, inondò la pianura di Tria e sommerse l’Attica intera.” [Apollodoro, Biblioteca: III, 55]
Secondo un’altra versione del mito i giudici sarebbero stati gli abitanti stessi di Atene. Oltre a sottolineare l’importanza che fin dall’origine ebbe l’ulivo nell’economia dell’Attica, questo racconto della disputa fornisce una giustificazione mitologica del dominio di Atena sulla sua capitale.
Giroinfoto Magazine nr. 56
R E P O RTA G E
|
ACROPOLI DI ATENE
103
ERET TEO L'Eretteo fu costruito al posto di un tempio più antico (VI secolo a.C.) che aveva la stessa funzione e di cui restano le fondamenta tra questo edificio e il Partenone; Il nome attuale arriva in epoca romana. "Eretteo" (Erechtheíon), significa "colui che scuote" ed indica Poseidone. La costruzione fu iniziata da Alcibiade nel 421 a.C. in tempo di relativa pace, ma fu interrotta durante la spedizione in Sicilia (Guerra del Peloponneso) e poi ripresa una quindicina di anni dopo a.C. L’architetto che progetta l’Eretteo è Filocle. Il tempio viene costruito in marmo pentelico con una pianta insolita. Questo perché è necessario ospitare diversi culti tradizionali su un’area a forte dislivello (più elevata a sud-est e più bassa di circa 3 m a nord-ovest). Il tempio è prostilo (ha cioè colonne nella parte anteriore): le sei colonne sono ioniche si trovano ad est; ad ovest gli spazi tra le colonne sono chiusi da muri con ampie finestre e le colonne dall'esterno appaiono come semicolonne sopraelevate sul muro di 3 metri costruito per superare il dislivello del terreno. L'interno era suddiviso in due celle a livello diverso che non comunicavano tra loro: la più altra era quella orientale; vi si accedeva dal pronao esastilo e ospitava il Palladio; più in basso c’era quella occidentale, che era divisa in tre vani: un vestibolo dava accesso a due vani identici che ospitavano i culti di Poseidone e del re Eretteo.
Addossati al corpo centrale, sono la loggia meridionale con le Cariatidi (qui si trovava la tomba del re Cecrope), e un portico a nord che serviva a proteggere la polla di acqua salata creata da Poseidone. Il portico ha quattro colonne frontali e due di lato; da qui si entra alla cella per il culto di Poseidone e di Eretteo, nonché ad una zona all’aperto davanti al basamento pieno delle semicolonne della fronte occidentale; qui trovavano l'ulivo di Atena e la tomba di Pandroso. Il tempio fu restaurato una prima volta verso la metà del XIX secolo, poi all’inizio del XX e di nuovo tra il 1979 e il 1987. Durante l’ultimo restauro furono ripristinate alcune parti e tolte le cariatidi originali per sostituirle con delle copie. Ora le Cariatidi, opera forse dello scultore Alcamene, si trovano nel Museo dell'Acropoli. Solo una delle cariatidi d’angolo fu portata in Inghilterra ed è conservata al British Museum.
Giroinfoto Magazine nr. 56
104
R E P O RTA G E
|
ACROPOLI DI ATENE
IL PARTENONE Il Partenone (in greco antico: Παρθενων, Parthenon) è un tempio greco, octastilo, periptero di ordine dorico. E’ dedicato alla dea Atena. E’ la più importante testimonianza e simbolo per eccellenza dell’Antica Grecia e rappresenta il punto più alto dell’espressione architettonica e decorativa della Grecia classica. E’ considerato uno dei più rilevanti monumenti al mondo. Il suo nome si riferisce alla dea Atena, detta parthénos. L’epiteto indica il suo stato di nubile e vergine e rimanda al mito della sua procreazione, per partenogenesi appunto, dal capo di Zeus. All’interno del tempio, nella cella orientale, si trovava la gigantesca statua crisoelefantina (di oro ― χρυσος, chrysos ― e avorio ― ελεφας, eléphas) che raffigurava Atena Parthénos. Opera di Fidia, è andata persa e ci sono giunte solo alcune copie in scala molto ridotta.
Adriana Oberto Photography
Giroinfoto Magazine nr. 56
Gli architetti Ictino, Callicrate e Mnesicle si occuparono della costruzione del Partenone sotto la supervisione proprio di Fidia, che era il dirigente sommo (epískopos) per tutti i lavori. A lui sono attribuiti la concezione figurativa, l’organizzazione del lavoro e il controllo dello stesso, ed era lui ad intervenire personalmente nelle parti più impegnative. Questo Partenone, costruito a partire dal 445 a.C. ai tempi di Pericle, prese il posto del primo Partenone che era stato distrutto nel 480 a.C. durante le guerre persiane al tempo di Serse.
R E P O RTA G E
|
ACROPOLI DI ATENE
105
Adriana Oberto Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
106
R E P O RTA G E
|
ACROPOLI DI ATENE
Il Partenone sopravvisse intatto nella struttura (anche se con qualche adattamento interno) per circa un migliaio di anni; nel V secolo diventò una chiesa cristiana e la grandiosa statua di Atena Promachos (tra il Partenone e i Propilei) venne rimossa e portata a Costantinopoli; questa andò distrutta, probabilmente durante la quarta crociata (1204 d.C.). Quando gli Ottomani conquistarono Atene nel 1456, il Partenone divenne una moschea. A questo scopo gli fu aggiunto un minareto, ma non si danneggiò l’edificio stesso. Danni ingenti arrivarono il 26 settembre 1687 quando l’edificio, che era stato adibito a magazzino di polvere da sparo, esplose insieme alla stessa e rimase parzialmente distrutto. La storia del Partenone e dell’Acropoli in tempi recenti è legata all'ambasciatore britannico a Costantinopoli, Lord Elgin, che nel 1801 ebbe il permesso dell’impero Ottomano per fare stampi e disegni delle antichità sull'Acropoli, demolire se necessario edifici recenti per vedere le antichità, e rimuovere le sculture da esse. Fu così che si portò via gran parte delle sculture presenti,
Adriana Oberto Photography
Giroinfoto Magazine nr. 56
che sono ora custodite al British Museum e conosciute come "marmi di Elgin" o "marmi del Partenone". Altre sculture del Partenone sono al Museo del Louvre a Parigi e a Copenaghen. Ciò che rimane si trova ad Atene, al Museo dell'Acropoli, e qualcosa può essere ancora ammirato sull'edificio stesso. Nonostante il governo greco abbia insistito per molti anni per far tornare in Grecia le sculture, il British Museum si è sempre rifiutato. L’acropoli e il Partenone sono oggi tra i siti archeologici più visitati in Grecia. Sono tuttora in corso ingenti lavori di restauro, resi possibili dai finanziamenti ottenuti per i Giochi Olimpici del 2004 e da quelli elargiti dall’UNESCO. Il tempio è di fatto un cantiere a cielo aperto, con gru e altri macchinari ed attrezzature che lo nascondono in parte.
R E P O RTA G E
|
ACROPOLI DI ATENE
107
Adriana Oberto Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
108
R E P O RTA G E
Giroinfoto Magazine nr. 56
|
ACROPOLI DI ATENE
R E P O RTA G E
|
ACROPOLI DI ATENE
109
Adriana Oberto Photography Giroinfoto Magazine nr. 56
BOOK |
WORLD PRESS PHOTO 2020
WORLD PRESS PHOTO
110
2020 Foto dell'anno
Straight Voice
© Yasuyoshi Chiba, Japan, Agence France-Presse Giroinfoto Magazine nr. 56
BOOK
|
WORLD PRESS PHOTO 2020
111
World Press Photo 2020 La nuova edizione del più famoso premio internazionale di fotogiornalismo a cura di World Press Photo Foundation Foto dell'anno
Straight Voice
© Yasuyoshi Chiba, Japan, Agence France-Presse
Dal 1955, il concorso annuale World Press Photo rappresenta l’eccellenza del giornalismo visivo. Il libro World Press Photo 2020 presenta i vincitori dell’ultima edizione, autori delle immagini sorprendenti e delle storie più avvincenti del 2019. Selezionate tra migliaia di immagini realizzate da fotografi di centinaia di paesi, le foto vincitrici sono riunite in un appassionante documento che presenta il meglio del giornalismo visivo del 2019. Suddivise per categorie, le fotografie raccontano la profondità e la complessità del lavoro fotogiornalistico, mettendo il lettore a diretto contatto con immagini potenti, commoventi e talvolta persino inquietanti, che sempre raccontano il nostro mondo.
Un giovane, illuminato da telefoni cellulari, recita poesie di protesta mentre i manifestanti cantano slogan che chiedono il dominio civile, durante un blackout a Khartum, in Sudan, il 19 giugno 2019. Le proteste in Sudan sono iniziate a dicembre 2018 e si sono diffuse rapidamente in tutto il paese. Ad aprile 2019, i manifestanti stavano organizzando un sit-in vicino al quartier generale dell'esercito nella capitale Khartum, chiedendo la fine della regola trentennale del dittatore Omar al-Bashir. L'11 aprile, al-Bashir fu rimosso dall'incarico in un colpo di stato militare e fu istituito un governo militare di transizione. Le proteste sono continuate, chiedendo che il potere fosse consegnato a gruppi civili. Il 3 giugno, le forze governative hanno aperto il fuoco sui manifestanti disarmati. Decine di persone furono uccise e molte altre furono soggette a ulteriori violenze. Tre giorni dopo, l'Unione Africana ha sospeso il Sudan, nel mezzo della diffusa condanna internazionale dell'attacco. Le autorità hanno cercato di disinnescare le proteste imponendo blackout e chiudendo Internet. I manifestanti comunicarono tramite sms, passaparola e uso di megafoni e la resistenza al governo militare continuò. Nonostante un altro grave giro di vite, il 30 giugno, il movimento democratico, alla fine riuscì a firmare un accordo di condivisione del potere con i militari, il 17 agosto.
La Giuria ha selezionato come Foto dell'anno la fotografia Straight Voice di Yasuyoshi Chiba: l'immagine mostra un giovane uomo, illuminato da cellulari, che recita una poesia di protesta mentre i dimostranti, durante un blackout a Khartoum in Sudan nel giugno del 2019, scandiscono slogan in nome della partecipazione civile. Come Foto Storia dell'Anno è invece stata scelta Kho, the Genesis of a Revolt di Romain Laurendeau: la foto racconta il profondo disagio della gioventù algerina, che, sfidando l'autorità, ha ispirato il resto della popolazione a unirsi alla propria azione dando vita al più grande movimento di protesta manifestato da decenni in Algeria. Il concorso consta di otto categorie e le immagini selezionate sono tutte incluse nel volume. Destinato a tutti i fotografi e i fotoamatori, World Press Photo 2020 è un documento storico che permette di rivivere gli eventi cruciali del nostro tempo e insieme fonte di informazione, ispirazione e riflessione sul mondo contemporaneo. Dopo World Press Photo 2018 e World Press Photo 2019, il terzo volume frutto della collaborazione tra Skira e World Press Photo Foundation.
Giroinfoto Magazine nr. 56
112
BOOK |
WORLD PRESS PHOTO 2020
Relative Mourns Flight ET 302 Crash Victim © Mulugeta Ayene, Ethiopia, Associated Press
Una parente di una vittima dell'incidente aereo dell'Etiopian Airlines Flight ET302 si getta della terra in faccia mentre si dispera sul luogo dell'incidente, vicino ad Addis Abeba, in Etiopia, il 14 marzo 2019. Il 10 marzo, il volo ET302 della Ethiopian Airlines, un Boeing 737 MAX, è scomparso dal radar sei minuti dopo il decollo dall'aeroporto di Addis Abeba e si è schiantato in un campo, uccidendo tutte le 157 persone a bordo. L'impatto fu così grande che entrambi i motori furono sepolti in un cratere profondo 10 metri. Una settimana dopo l'incidente, le bare vuote furono sepolte durante una cerimonia nella Cattedrale della Santissima Trinità ad Addis Abeba, poiché le vittime non furono identificate. I funzionari consegnarono ai parenti dei sacchi di terra provenienti dal luogo dell'incidente. Il 14 novembre, otto mesi dopo l'incidente, il sito dell'impatto fu coperto e i resti ancora non identificati delle vittime furono sepolti in file di bare identiche. Furono eseguite delle indagini confrontandosi con l'incidente di un aereo della Lion Air, anch'esso un 737 MAX, che 12 minuti dopo il decollo da Jakarta nell'ottobre 2018 si schiantò. I paesi di tutto il mondo, ad eccezione degli Stati Uniti, fermarono a terra il modello 737 MAX della Boeing. I primi rapporti dimostrarono che i piloti faticavano a gestire un sistema di sicurezza automatizzato progettato per prevenire lo stallo, che spingeva ripetutamente il muso dell'aereo verso il basso. Sembrava che il sistema fosse attivato, probabilmente a causa di un sensore difettoso, anche se non c'era nulla di sbagliato. Successivamente è emerso che i piloti di American Airlines avevano lamentato potenziali problemi di sicurezza con il MAX della Boeing senza ottenere risposta, ma promettendo una correzione del software, che purtroppo non era stata effettuata al momento dell'incidente del volo ET302.
Giroinfoto Magazine nr. 56
BOOK
|
WORLD PRESS PHOTO 2020
113
I vigili del fuoco combattono il complesso incendio di Marsh, vicino alla città di Brentwood, California, Stati Uniti, il 3 agosto.
Il "Marsh Complex Fire" è iniziato vicino a Marsh Creek Road nella contea di Contra Costa il 3 agosto ed è continuato fino al 7 agosto, devastando oltre 300 ettari di terra. Circa 81.000 ettari (200.000 acri) sono bruciati in tutto lo stato della California nel 2019, rispetto ai 765.000 nel 2018 e 525.000 nel 2017. La California, di solito, teme incendi in autunno, quando i venti forti soffiano attraverso le foreste e boschi rinsecchiti dal caldo estivo e non ha ancora piovuto. Anche le apparecchiature vecchie e difettose appartenenti alle più grandi compagnie elettriche dello stato sono state accusate di provocare gli incendi in caso di vento. Il presidente Donald Trump ha accusato il governo dello stato californiano di cattiva gestione delle foreste, affermando che il vero motivo è la malgestione.
Battling the Marsh Fire
© Noah Berger, United States, for Associated Press
Giroinfoto Magazine nr. 56
114
BOOK |
WORLD PRESS PHOTO 2020
Awakening
© Tomek Kaczor, Poland, for Duży Format, Gazeta Wyborcza
Ewa, una ragazza armena di 15 anni, recentemente svegliata dallo stato catatonico provocato dalla "sindrome delle dimissioni", siede su una sedia a rotelle, affiancata dai suoi genitori, in un centro di accoglienza per rifugiati a Podkowa Leśna, in Polonia, il 1 ° giugno 2019. La sindrome delle dimissioni (RS), rende i pazienti passivi, immobili, muti, incapaci di mangiare e bere, incontinenti e privi di ogni stimolo fisico. Colpisce i bambini psicologicamente traumatizzati e sembra più comune nei bambini rom e yazidi, nonché in quelli dei Balcani. È stato scoperto per la prima volta alla fine degli anni '90 e si pensava che fosse confinato in Svezia, sebbene da allora siano stati segnalati casi nel centro di detenzione di rifugiati offshore gestito dal governo australiano a Nauru. Il ritorno graduale alle normali funzioni si verifica in circostanze generiche riferito al miglioramento della vita. Ewa si ammalò di RS mentre la sua famiglia cercava asilo in Svezia minacciati di essere espulsi in Polonia, temendo di essere rimpatriati in Armenia. La famiglia fu deportata in Polonia, nonostante la malattia di Ewa, ma si riprese dopo otto mesi dal loro arrivo. Giroinfoto Magazine nr. 56
BOOK
|
WORLD PRESS PHOTO 2020
115
Polar Bear and her Cub
© Esther Horvath, Hungary, for The New York Times
Un orso polare e il suo cucciolo si avvicinano alle attrezzature collocate dagli scienziati di Polarstern, una nave che fa parte di una spedizione scientifica che studia le conseguenze del cambiamento climatico dell'Artico, nell'Oceano Artico centrale, il 10 ottobre 2019. L'Artico, ospita alcune zone marine che stanno subendo il ritiro dei ghiacci più rapidamente di tutto il pianeta, con una velocità di riscaldamento globale pari al doppio. Influenzato fortemente dal clima globale in termini di temperature in aumento e innalzamento del livello del mare, tuttavia i processi del sistema climatico artico sono scarsamente rappresentati nei modelli climatici. Questo perché fino ad ora le missioni scientifiche non sono state in grado di penetrare nella regione durante la lunga notte di sei mesi dell'inverno artico. Il Polarstern è la nave di una spedizione, gestita dall'Osservatorio alla deriva multidisciplinare per lo studio del clima artico (MOSAiC), appositamente progettato per resistere a temperature estremamente basse e rompere il ghiaccio più resistente, consentendo a circa 100 ricercatori e membri dell'equipaggio di lavorare tutto l'anno. I dati MOSAiC su atmosfera, oceano, ghiaccio marino, ecosistema e biogeochimica verranno inseriti nei modelli climatici globali.
Giroinfoto Magazine nr. 56
116
BOOK |
WORLD PRESS PHOTO 2020
Gli studenti si scontrano con la polizia antisommossa durante una manifestazione antigovernativa ad Algeri, in Algeria, il 21 maggio 2019. L'Algeria era stata coinvolta in proteste da febbraio. Inizialmente, le proteste erano mirate a estromettere il presidente di lunga data, Abdelaziz Bouteflika, un veterano di 81 anni della lotta per l'indipendenza dell'Algeria in cattiva salute e non era stato visto in pubblico per un po 'di tempo. Bouteflika si è dimesso nell'aprile 2019, consegnando il governo ai militari, ma le dimostrazioni sono continuate. I manifestanti hanno chiesto la cancellazione delle elezioni presidenziali che si terranno il 4 luglio e un ritorno alla democrazia civile. Hanno anche chiesto la partenza dei funzionari governativi associati all'amministrazione Bouteflika, tra cui il presidente ad interim e il primo ministro. Le proteste sono proseguite nel 2020 senza una risoluzione riuscita.
Clash with the Police During an Anti-Government Demonstration Š Farouk Batiche, Algeria, Deutsche Presse-Agentur
Giroinfoto Magazine nr. 56
BOOK
|
WORLD PRESS PHOTO 2020
117
Battling the Marsh Fire
© Noah Berger, United States, for Associated Press
Un uomo d'affari rinchiude un paio di lanciagranate anticarro alla fine di una giornata espositiva, durante l'International Defense Exhibition and Conference (IDEX) ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, il 18 febbraio 2019. IDEX è la più grande mostra e conferenza sulla difesa in Medio Oriente e una delle più grandi fiere di armi al mondo. Non sono stati rilasciati dati sulle presenze ufficiali, ma secondo i media statali degli Emirati Arabi Uniti, l'evento avrebbe attirato 1.200 specialisti della difesa globale, 1.235 espositori e oltre 105.000 visitatori. Tra i partecipanti vi sono ministri della Difesa, capi di personale militare e decisori chiave del governo, che interagiscono in sale conferenze, eventi sociali e riunioni di back-office. La guerra è messa in scena in un ambiente artificiale in cui manichini e immagini dello schermo prendono il posto di persone reali e con dimostrazioni all'aperto e spettacoli di battaglie coreografiche quotidiane sull'acqua.
Giroinfoto Magazine nr. 56
118
BOOK |
WORLD PRESS PHOTO 2020
Final Farewell
© Alain Schroeder, Belgium
Il corpo di un orango di un mese giace su un drappo chirurgico di una squadra di soccorso, vicino alla città di Subulussalam, Sumatra, Indonesia. È morta poco dopo essere stata trovata con la madre ferita in una piantagione di olio di palma, il 10 marzo 2019. Gli oranghi vivono in sole due isole nel mondo, Sumatra e Borneo, e sono costretti a uscire dal loro habitat naturale nella foresta pluviale mentre proliferano le piantagioni di olio di palma, il disboscamento e l'estrazione mineraria. Secondo il World Wildlife Fund, sono rimasti solo circa 14.000 oranghi di Sumatra. Dato che gli oranghi femminili dedicano da otto a nove anni a crescere ogni cucciolo prima di averne un altro, le popolazioni sono facilmente a rischio di declino. La madre dell'orango, chiamata Hope dai soccorritori, è stata trovata totalmente cieca, con una clavicola rotta e 74 ferite da arma da fuoco. Era stata colpita dagli abitanti del villaggio dopo aver mangiato frutta dai loro frutteti.
Giroinfoto Magazine nr. 56
WORLD PRESS PHOTO
BOOK
|
WORLD PRESS PHOTO 2020
119
2020
Mostre in programma confermate tra giugno e dicembre a Roma, Gavoi, Lucca, Valle d'Aosta, da confermare a Torino, Bari e Napoli.
19 x 24,5 cm, 240 pagine 100 colori, cartonato ISBN 978-88-572-4364-1 IN LIBRERIA DA GIUGNO 2020 Italia.
Giroinfoto Magazine nr. 56
120
FOTOEMOZIONI |
GIROINFOTO MAGAZINE
Aurora e il tramonto
Autore: Bonardi Cristian Corte Franca ( Franciacorta ) prov. Brescia Giroinfoto Magazine nr. 56
FOTOEMOZIONI
|
GIROINFOTO MAGAZINE
121
Giroinfoto Magazine nr. 56
122
FOTOEMOZIONI |
Giroinfoto Magazine nr. 56
GIROINFOTO MAGAZINE
FOTOEMOZIONI
|
GIROINFOTO MAGAZINE
123
Pescatore Birmano sul Lago Inle Autore: Americo Arcucci Lago Inle - Myanmar
Giroinfoto Magazine nr. 56
124
FOTOEMOZIONI |
GIROINFOTO MAGAZINE
Le Frecce Tricolori Su Torino Autore: Adriana Oberto Torino
Giroinfoto Magazine nr. 56
FOTOEMOZIONI
|
GIROINFOTO MAGAZINE
125
Il signore della luna artificiale Autore: Michele Sodi Genova, Teatro Carlo Felice Giroinfoto Magazine nr. 56
126
Giroinfoto Magazine nr. 56
127
ARRIVEDERCI AL PROSSIMO NUMERO in uscita il 20 Luglio 2020
www.giroinfoto.com Giroinfoto Magazine nr. 56
Conoscere il mondo attraverso un obbiettivo è un privilegio che solo Giroinfoto ti può dare veramente.
APPASSIONATI A NOI
PHOTO T R AV E L
M AG A Z I N E
Antelope Island - Utah Barbara Tonin
www.giroinfoto.com