0521 Il Mese Magazine n. 241

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MARZO 2023

numero 241

PRIMO PIANO

Intervista all’assessore Gianluca Borghi

O521 IL MESE MAGAZINE

MENSILE DI APPROFONDIMENTO, ATTUALITÀ, SALUTE E CULTURA DI PARMA

CASORATI ALLA MAGNANI

Protagonisti

Intervista esclusiva a Luca Sfulcini

Focus salute

COVID: chiude l’HUB vaccinale

FOCUS

QUARTIERI

Lubiana: dalla locomotiva a villa Petitot

REPORTAGE

SUR: dove le idee diventano libri

Città bimbi

Slow parenting. L’altro modo di crescere i figli

GROUP
Testata registrata Il mese Parma - gratuito Aut. tribunale di Parma N.16 del 22.4.99
www.sinapsigroup.com
futuro più sostenibile. Proiettati verso un Le nostre due anime, per progetti unici. mingorisrl.com

Un altro numero da sfogliare ed esplorare, per andare alla scoperta della storia della nostra città, ma anche delle esperienze imprenditoriali e culturali più interessanti del panorama cittadino e nazionale. Per questo a marzo abbiamo voluto dedicare il reportage ad una delle avventure editoriali più interessanti del panorama italiano: abbiamo chiesto alla casa editrice SUR di Roma, fondata da Marco Cassini nel 2011, di aprirci le porte e raccontarci i segreti di come nasce un libro: dall’acquisto dei diritti, all’uscita in libreria. Ne è nato un suggestivo viaggio, che volentieri presentiamo ai nostri lettori. L’apertura è anch’esso un viaggio, ma questa volta nella storia e in un passato di cui ancora oggi conserviamo molte tracce nel nostro presente. Una lunga riflessione su Vittorio Bottego, appassionante articolo di Latino Taddei, tra i curatori del libro “L’esploratore perso nell’oblio”, con il quale si propone di riaprire il dibattito sul ruolo che l’ufficiale ha avuto nella storia del colonialismo italiano durante le sue esplorazioni nel Corno d’Africa e che oggi a Parma ricordiamo con un grande monumento realizzato davanti alla stazione da Ettore Ximense nel 1907, in occasione del decennale della sua scomparsa, una scuola media, un viale e un piccolo museo a lui intitolato, che ospita quanto dalla sua famiglia donato alla città.

SIMONE SIMONAZZI

DIRETTORE 0521

DAVIDE BATTISTINI CEO SINAPSI

Marzo mese di mostre. Inaugura Casorati alla Fondazione Magnani Rocca e a raccontarcela è il curatore Stefano Roffi. Ma sono tante le esposizioni da non perdere: come l’omaggio a Pasolini, Roy Lichtensteiner e Florilegium di Rebecca Louise Law. E poi, alla scoperta del quartiere più giovane e popolos, il Lubiana, che si sviluppa attorno all’omonimo piazzale, il cui nome deriva dal primo gemellaggio di Parma con la città Slovena. L’itinerario consigliato fuori porta è quello della Pietra di Bismantova, un panorama mozzafiato sul tetto dell’Emilia, che si trova a un’ora di viaggio nell’appennino reggiano. Per il consueto appuntamento con l’amministrazione comunale, questa volta è intervenuto Gianluca Borghi, assessore alla sostenibilità ambientale ed energetica che, oltre a parlarci dell’importante percorso che ci condurrà a “Parma 2030”, ha confermato la decisione di procedere senza indugi alla pedonalizazzione del centro storico, una scelta in linea con le altre città dell’Emilia e che vede Parma ancora fanalino di coda rispetto a scelte importanti per l’ambiente e la salute dei cittadini già compiute, in modo più lungimirante, da Modena, Reggio emilia.

EDITORIALE O521 IL MESE MAGAZINE Marzo 2023 | 0521Mag | 3

NEBBIA D’OLTREMARE: VITTORIO BOTTEGO

Tra l’esperienza coloniale, una confusa memoria cittadina e il nostro complesso presente DI

CITTÀ

14 Felice Casorati & Federico Fellini

Alla Fondazione Magnani Rocca due mostre che celebrano l’eccellenza italiana nella pittura e nel cinema di Stefano Roffi

18 Un mese tra arte e cultura

Roy Lichtenstein a Palazzo Tarasconi e Florilegium di Rebecca Louise Law nell’oratorio San Tiburzio di Caterina Canepari

REPORTAGE

27 SUR: dove le idee diventano libri

Viaggio tra i segreti della casa editrice indipendente nata nel 2011 di Marco Cassini

IL PERSONAGGIO

38 Luca Sfulcini

Il mese Parma n. 241 - gratuito

Aut. tribunale di Parma N.16 del 22.4.99

Editori Edicta p.s.c.r.l. e Sinapsi Group

N° iscrizione al ROC: 9980

Registrazione ISSN: 1592-6230 via Torrente Termina, 3/b PARMA Tel. 0521251848 - Fax 0521907857

Stampato in 7000 copie

Direttore responsabile: Simone Simonazzi - simonazzi@edicta.net

Art director: Pietro Spagnulo

Grafica: Davide Pescini

Redazione: Daniele Paterlini, Francesca Costi, Rosaria Frisina, Ilaria Gandolfi

Hanno collaborato: Sofia Benedusi, Marco Cassini, Caterina Canepari, Caterina Malfatto, Giulia Melassi, Stefano Roffi, Alice Simonazzi, Serena Sasso, Latino Taddei

“Transition Farm”: tra transizione sostenibile e formazione dei giovani Daniele Paterlini

ITINERARI 60 La Pietra di Bismantova

Un panorama mozzafiato sul tetto dell’Emilia di Giulia Melassi

40 Lubiana: dalla locomotiva a Villa Petitot

Alla scoperta del quartiere più popoloso della città, pronto a sorprendervi! di Alice Simonazzi

44 Covid, chiude l’HUB vaccinale dopo 19 mesi di attività

La campagna entra in una nuova fase e continua nelle sedi dell’Ausl e negli ambulatori di Sofia Benedusi

48 Prevenzione: screening colon-retto

Un’opportunità per tutelare la propria salute di Serena Sasso

52 Tanti auguri, biblioteca Ilaria Alpi! Festeggiato il quattordicesimo compleanno dalla sua apertura di Caterina Malfatto

54 Slow parenting

Come crescere i bambini rispettando i loro ritmi di Caterina Canepari

SOMMARIO O521 IL MESE MAGAZINE Marzo 2023 | 0521Mag | 5 04
LATINO TADDEI

Nebbia d’Oltremare: VITTORIO BOTTEGO

Tra l’esperienza coloniale, una confusa memoria

cittadina e il nostro complesso presente

DI LATINO TADDEI

O521 IL MESE MAGAZINE
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Benvenuti in città, l’esploratore vi accoglie.

Per il visitatore che raggiunge Parma col treno la prima immagine che balza alla vista è un imponente monumento, che rappresenta tre figure umane poste su altrettanti massi: sul più alto c’è un uomo eretto, in vesti militari e con una mano in tasca e l’altra sull’elsa della spada; più in basso, ai suoi lati, si trovano altri due uomini, seminudi e proni, in evidente atteggiamento di sottomissione.

La figura dominante è Vittorio Bottego, militare, colonialista ed esploratore parmigiano della seconda metà dell’Ottocento; gli altri invece sono due uomini africani, rappresentanti la personificazione di due fiumi esplorati da Bottego, l’Omo e il Giuba.

Il trittico bronzeo fu realizzato più di un secolo fa da Ettore Ximenes; venne inaugurato il 26 settembre 1907 e da quel giorno ha rappresentato una sorta di “biglietto da visita” di Parma per i visitatori che vi arrivavano e un “arrivederci” per chi invece la lasciava (funzione che tuttora conserva, nonostante nel 2014 ne sia stato modificato l’orientamento).

Andando un po’ più in profondità il monumento a Vittorio Bottego oggi offre anche altro: ai suoi piedi infatti spesso si ritrovano (attendendo gli autobus o semplicemente per fare un po’ di socialità) persone afrodiscendenti o cittadini stranieri, la cui somiglianza con i nativi che sottostanno all’esploratore risulta evidente e, allo stesso tempo, contraddittoria. Guardare oggi il trittico di Ximenes, così come gli altri segni legati all’esperienza coloniale presenti in città, ci porta dunque ad interrogarci in maniera profonda non solo sul nostro passato, ma anche sul presente e sulla nostra società sempre più complessa e variegata, e quantomai bisognosa

di spazi e momenti di conoscenza, di condivisione e di discussione.

Parma – Africa Orientale: andata senza ritorno.

Vittorio Bottego (1860-1897) fu un militare ed esploratore italiano; protagonista del primo colonialismo italiano, ne incarnò i valori ed i limiti, segnandone anche, con la sua morte, la fine definitiva.

Militare nello spirito e nella formazione professionale, Bottego guidò con durezza e pugno di ferro tre spedizioni; se nella prima, riguardante la regione della Dancalia (1891), i risultati furono poco rilevanti, le altre due, alla ricerca delle sorgenti del Giuba (1892)

Sotto: particolare del monumento a Vittorio Bottego Parma, (Parma 29 luglio 1860 e Daga Roba, 17 marzo 1897), eretto da Ettore Ximense nel 1907 in occasione dei dieci anni dalla scomparsa, davanti alla stazione ferroviaria.A Bottego, a Parma, è stato intitolata anche una scuola media, un museo e un viale

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e della foce dell’Omo (1895) diedero importanti informazioni all’establishment coloniale, permettendogli di fare luce su una parte della regione fondamentale per progettare un attacco diretto all’Impero etiope. Accompagnato da centinaia di uomini armati, Bottego si mosse nei territori dell’attuale Etiopia, Eritrea e Somalia con la durezza e il senso di superiorità che in quell’epoca tra molti era accettato, dato per naturale e dunque indiscutibile: il ricorso alla violenza, alle rappresaglie e ad altre angherie sulle popolazioni locali erano la logica ed estrema continuazione del paradigma coloniale, basato sul principio che, volente o nolente, “il nero deve sottostare al bianco”, al suo progresso e al suo dominio.

Il 17 marzo 1897, a trecento chilometri da Addis Abeba, Vittorio Bottego e i pochi uomini che rimanevano della sua carovana furono uccisi dalle truppe etiopi; si spegneva così, sul colle chiamato Daga Roba, una figura di primo piano del colonialismo italiano, e che proprio grazie a questo fenomeno (e all’azione incessante dei

suoi promotori) era diventato famoso in tutta la nazione con l’appellativo di “Leone del Giuba”.

La sua morte, distante circa un anno dalla sconfitta di Adua, chiuse definitivamente la stagione del colonialismo crispino, inaugurando al contem-

In alto, il monumento a Vittorio Bottego oggi

Sotto, inaugurazione del monumento a Vittorio Bottego, 26 settembre 1907, cartolina

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po l’epoca del mito di Bottego che, caduto lontano dalla sua città e dal suo Paese, si apprestava a ritornarne, quantomeno idealmente, come una leggenda.

Il mito di Bottego e un passato che non passa.

La fine cruenta del “Leone del Giuba”, nonostante la notorietà del personaggio, non ebbe grande eco in Italia: la fase coloniale viveva un forte declino, e in pochi vollero ricordare Bottego e le sue gesta.

Occorse infatti un decennio per vedere, nella sua città, l’erezione del monumento e la contestuale apertura del Museo Zoologico Eritreo a lui intitolato, primi importanti segni di memoria pubblica dell’esploratore; negli anni successivi il mito di Bottego, tra alterne fortune, seguì le grandi fasi della storia nazionale, arrivando

fino ai giorni nostri.

Innalzato dal regime fascista a “precursore dell’Impero” e “camerata” ante litteram, l’esploratore caduto sul Daga Roba divenne un simbolo dell’espansionismo in camicia nera, con tutto il suo ingombrante corollario ideologico.

Dopo la fine del Ventennio la figura di

La copertina de La vita eroica del capitano Bottego (1893-1897) di Aroldo Lavagetto Sotto, Vittorio Bottego durante l’occupazione di Asmara, 1889. Fotografia di Luigi Naretti

A destra, interno del Museo Zoologico Eritreo Vittorio Bottego

Bottego, liberata (giocoforza) dall’irricevibile narrazione fascista, rimase nell’immaginario cittadino, cambiando però leggermente forma: l’aggressivo e inflessibile militare, razzista fin nel midollo, lasciava spazio all’intrepido amante della patria (e della città), oltre che all’appassionato scienziato. Nell’Italia repubblicana, che rinne-

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Vittorio Bottego. Studio fotografico

Bartolomeo Baroni ed Enea Gardelli – Parma

Nell’altra pagina, Una tavola tratta da Vittorio Bottego di Borghesi/Restani

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gava la parentesi fascista ma ancora non era pronta ad affrontare seriamente la ben più lunga esperienza coloniale, Bottego (ed i segni pubblici a lui connessi) rimasero al loro posto, simboleggiando in maniera inequivocabile la mancata rielaborazione del passato coloniale ed il persistere di alcuni suoi retaggi materiali ed ideali. Di celebrazione in celebrazione la figura dell’esploratore, soprattutto nella sua città natale, rimase intatta, nonostante in pochi, col passare degli anni, sapessero chi fosse stato Vittorio Bottego e per quale motivo fosse così presente nel tessuto urbano: una densa nebbia ha avvolto, anno dopo anno, la sua figura, rendendola di fatto ancora più mitica, ma perdendo al contempo ogni legame con le sue vicende personali e con la storia nazionale.

Questo fenomeno, che ha coinvolto, oltre a Bottego, altre numerose figure del colonialismo nostrano, oggi

appare in tutta la sua evidenza, in particolare nel contesto cittadino,

e alle sue gesta, soprattutto a come la sua figura fu utilizzata dopo la sua morte, sia per quanto riguarda l’ambito culturale (con particolare riferimento alla letteratura ed al cinema) che quello cittadino, nel quale ricoprono un ruolo di primo piano il monumento ed il museo a lui intitolati.

dove, per alcuni, l’esploratore rimane un “grande” di Parma, un personaggio che diede lustro alla città e per questo non deve essere messo in discussione.

“L’esploratore perso nell’oblio. Vittorio Bottego tra mito, storia e rimosso coloniale” (Pgreco, 2022, 18 euro) è una recente pubblicazione incentrata sulla figura dell’esploratore parmigiano.

Il libro offre una visione di Vittorio Bottego multidisciplinare e critica, intrecciando campi e settori differenti per restituire la complessità di una figura che ancora oggi risulta particolarmente visibile in città.

Nei vari contributi presenti, opera, oltre che dei curatori Andrea Bui e Latino Taddei, di Sofia Bacchini, Margherita Becchetti, Emanuele e Filippo Marazzini e Lorenzo Tore, vengono messi in luce alcuni aspetti del tempo, della vita e del mito di Vittorio Bottego, nel tentativo di fornire un’immagine dell’esploratore parmigiano profonda, oltre la narrazione semplicistica che per lungo tempo ha avuto fortuna.

Il testo dunque offre al lettore notizie e concetti legati, oltre che al contesto in cui si mosse Bottego

I profondi cambiamenti della nostra società e le nuove sensibilità che si sono affacciate tuttavia offrono l’opportunità, davvero interessante, di discutere nuovamente della figura del “capitano” e più in generale del colonialismo italiano, troppo a lungo definito, soprattutto nel sentire comune, con termini caricaturali e autoassolutori: non per giudicare coi criteri odierni uomini o epoche passate, ma piuttosto per capire, oggi, quanto di quei tempi rimane in noi, e quanto di questi retaggi vogliamo conservare e quanto eliminare. Comprendere il passato per discutere seriamente, senza preconcetti, campanilismi di provincia e luoghi comuni non solo su quello che è stato ma soprattutto su ciò che verrà, sui valori che vogliamo che segnino il futuro della nostra comunità e sui simboli che desideriamo vedere ogni giorno nei luoghi che attraversiamo e viviamo.

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A 125 anni dalla morte del militare ed esploratore parmigiano un volume a lui dedicato ne approfondisce la vita ed il mito.

Felice Casorati, Beethoven, 1928, olio su tavola. Mart, Rovereto Collezione VAF-Stiftung

Nelle Pagine seguenti: Felice Casorati, Notturno, 1912-1913, olio su tela 130 x 115 cm

Felice Casorati Le signorine, 1912, tecnica mista su tela. 2022 © Archivio Fotografico - Fondazione Musei Civici

di Venezia, Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro

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FELICE CASORATI & FEDERICO FELLINI

La mostra dedicata a Felice Casorati (Novara 1883 - Torino 1963), uno dei più grandi artisti italiani del XX secolo, protagonista del Realismo magico, presenta oltre sessanta opere – molti i capolavori assoluti – provenienti da istituzioni pubbliche e collezioni private.

Il percorso espositivo consente di conoscere il lavoro di Casorati nella sua completezza, documentando ogni stagione della sua pittura e mostrando con opere-chiave le figure e i temi prediletti. Si apre con i dipinti d’esordio: Ritratto della sorella Elvira, che segna il debutto alla VII Biennale di Venezia nel 1907, Le ereditiere del 1910, Notturno del 1912-13; opere intrise di pacata misura, sono prove che denotano la precoce e sofisticata cultura visiva di Casorati, derivata dalla Secessione viennese. Un’atmosfera diversa si respira nel capolavoro Le signorine, del 1912, opera cruciale che annuncia una svolta nella sua pittura, per la tavolozza chiara e luminosa, per lo studio delle enigmatiche figure femminili. In mostra si potrà cogliere con particolare efficacia la stagione casoratiana negli anni Venti, quando il richiamo del Ritorno all’ordine porta nell’arte europea una nuova classicità. Con l’esposizione di una serie di quadri di quel periodo – Fanciulla col linoleum, Maschere, Concerto, Conversazione platonica – si viene proiettati in un’atmosfera sospesa, metafisica e silenziosa, pervasa da equilibrio, ordine, malinconia e mistero, in un teatro di infinite e indecifrabili allu-

Alla Fondazione Magnani-Rocca di Mamiano dal 18 marzo al 2 luglio due mostre celebrano

l’eccellenza italiana nella pittura e nel cinema del Novecento

sioni. Nel celeberrimo dipinto Silvana Cenni [1922], esplicito omaggio a Piero della Francesca, una silente immobilità permea ogni cosa, congelando la scena in un fermo immagine misterioso; tutto è aderente al vero, nei più minuti dettagli, ma talmente realistico da tradursi in straniamento. Ricorrente nella pittura di Casorati è il tema della natura morta di uova, dalla forma perfetta e fragile consistenza che permettono all’artista una riflessione sul contrasto tra la precarietà e la solidità formale, oltre a un ulteriore rimando a Piero ma anche a Cézanne.

La relazione tra pittura e musica, fondamentale in Casorati, è resa esplicita in una serie di importanti dipinti in mostra che, nella cornice di una ipotetica vicinanza tra il collezionista Luigi Magnani, fondatore della Magnani-Rocca, e l’artista, pone in risalto le loro passioni comuni. In particolare, il dipinto di Casorati Beethoven [1928], rinvia alla predilezione di Magnani per il grande compositore tedesco. L’intensa attività di Casorati scenografo teatrale viene documentata in mostra da un corpus di bozzetti e figurini del Teatro alla Scala di Milano.

Un affascinante dipinto di Casorati Le due sorelle (Libro aperto e libro

chiuso) (1921) è inquadrato in una scena nodale del celeberrimo film di Federico Fellini La dolce vita (1960). Il quadro, attraverso il quale Fellini può aver inteso trasmettere all’osservatore una chiave di lettura del film, viene esposto alla Magnani-Rocca a documentare un particolare trait d’union tra il pittore e il regista.

Nel trentennale della morte di Fellini (avvenuta nel 1993 a Roma), la mostra focus allestita alla Villa dei Capolavori insieme a quella su Casorati intende omaggiare il grande regista nella dimora che ebbe come ospite Nino Rota, autore delle più celebri colonne sonore dei suoi film, quali quelle per 8½, Giulietta degli spiriti, Satyricon, Roma, Amarcord, Il Casanova.

L’esposizione presenta sontuosi e sorprendenti costumi realizzati per i film e indossati da celebri attori, come Marcello Mastroianni e Donald Sutherland, locandine originali dei film stessi, vere pietre miliari della storia del cinema e della grafica, disegni di Fellini oltre a rare fotografie d’epoca.

Fellini ha attraversato la storia del cinema con tratti di magistrale leggerezza; grandissimo orchestratore di immagini, di visioni e di ritmi narrativi, si è rivelato maestro nel dare cor-

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po alla passione di sogno che invade lo schermo cinematografico, dove i confini dell’immaginazione vanno

a coincidere con quelli della realtà senza tuttavia essere condizionati da questa, nella convinzione che l’unico vero realista è il visionario. Venne premiato con cinque premi Oscar: nel 1957 per La strada, nel 1958 per Le notti di Cabiria, nel 1964 per 8

1/2, nel 1976 per Amarcord e nel 1993 con un Oscar alla carriera dalle mani di Sophia Loren e Mastroianni. C’è una scena del film Il tassinaro, di Alberto Sordi, grande amico di Fellini, in cui il protagonista, colto dall’euforia di ospitare sul suo ‘Zara

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Felice Casorati. Il concerto della pittura Fellini. Cinema è sogno

Fondazione Magnani-Rocca, via Fondazione Magnani-Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (Parma).

Dal 18 marzo al 2 luglio 2023. Aperto anche tutti i festivi. Orario: dal martedì al venerdì continuato 10-18 (la biglietteria chiude alle 17) – sabato, domenica e festivi continuato

87’ il celebre regista, spiega bene la visione popolare di chi ha amato le pellicole del genio riminese: “ Er vecchio che se perde nella nebbia. Che poi sarebbero tutti i suoi sogni...”

10-19 (la biglietteria chiude alle 18). Aperto anche lunedì di Pasqua, 25 aprile, 1° maggio, 2 giugno. Lunedì chiuso (aperto Lunedì di Pasqua, lunedì 24 aprile in quanto ponte e lunedì 1° maggio in quanto festivo).

Ingresso: € 14 valido per la mostra CASORATI, la mostra focus FELLINI, le raccolte permanenti di capolavori di ogni tempo, il Parco Romantico€ 12 per gruppi di almeno quindici persone - € 5 per le scuole.

Informazioni e prenotazioni gruppi: tel. 0521 848327 / 848148

La mostra è realizzata grazie al contributo di: FONDAZIONE CARIPARMA, CRÉDIT AGRICOLE ITALIA

Media partner: Gazzetta di Parma.

info@magnanirocca.it

www.magnanirocca.it

Il sabato ore 16.30 e la domenica e festivi ore 11.30, 16, 17, visita alle mostre con guida specializzata; è possibile prenotare via mail a segreteria@magnanirocca.it , oppure presentarsi all’ingresso del museo fino a esaurimento posti; costo € 19 (ingresso e guida).

Mostra e Catalogo Casorati a cura di Giorgina

Bertolino, Daniela Ferrari, Stefano Roffi.

Mostra e Catalogo Fellini a cura di Mauro Carrera e Stefano Roffi.

Con la collaborazione di: Angeli Cornici, Bstrò, Cavazzoni Associati, Società per la Mobilità e il Trasporto Pubblico.

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Il calendario delle esposizioni di questo mse propone alcuni tra i più interessanti artisti italiani e internazionali. Sono in programma le mostra “Pier Paolo Pasolini e Parma, incontri di un visionario”, “Roy Lichtenstein variazioni Pop”, “Roberto Capucci Seriche armature”, la mostra floreale “Florilegium” e l’esposizione fotografica dedicata all’artista Giuliana Traverso. Ma vediamole nel dettaglio

‘Pier Paolo Pasolini e Parma, incontri di un visionario’

In occasione del Centenario dalla nascita di Pier Paolo Pasolini è in corso la mostra dedicata al rapporto tra lo scrittore bolognese e la città di Parma, con particolare attenzione per le molteplici produzione dell’autore. La

UN MESE TRA ARTE E CULTURA

Oltre all’esposizione di Felice Casorati alla Magnani Rocca, Roy Lichtensteiner a Plazzo Tarasconi e Florilegium di Rebecca Louise Law

mostra, composta da scatti fotografici, racconta le frequentazioni, le amicizie e le collaborazioni che Pasolini ha stretto con i maggiori intellettuali della cultura parmigiana come Attilio e Bernardo Bertolucci, lo scrittore e sceneggiatore Giovannino Guareschi, l’editore Ugo Guandalini, lo scrittore e critico letterario Mario Colombi Guidotti, e gli attori del Centro Universitario Teatrale di Parma. Oltre a numerose fotografie, sono esposti manoscritti, poesie, sceneggiature e manifesti provenienti

da collezioni private, associazioni, enti pubblici e privati come l’Archivio di Stato di Parma e l’Archivio Giovannino Guareschi di Parma.

APE Parma museo in Via Farini, 32/A, da martedì a domenica ore 10.30/17.30, Fino a domenica 26 marzo 2023. Per informazioni: info@apeparmamuseo.it tel. 0521 203413

‘Roy Lichtenstein. Variazioni Pop’

Il mondo pop di Roy Lichtenstein arriva a Parma con una mostra dedicata

ad uno dei maggiori esponenti della Pop Art del Ventesimo secolo. A cura di Gianni Mercurio, sostenuta dal Comune di Parma e prodotta da GCR, General Service and Security, con la Direzione Artistica di WeAreBeside, per l’ideazione di MADEINART; la mostra racchiude una selezione di oltre 50 opere come serigrafie, sperimentazioni su metallo, tessuti e plastica oltre a fotografie e video, provenienti da varie collezioni europee e americane. Il carattere pop tipico del fumetto è un tratto distintivo dell’artista americano.

Palazzo Tarasconi in Via Farini 37, dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 19.30. Fino a domenica 18 giugno 2023. Per Informazioni www.palazzotarasconi.it - tel.3312149630

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DI CATERINA CANEPARI

‘Roberto Capucci. Seriche armature’ Una mostra che unisce la moda all’arte tramite le creazioni dello stilista, affiancando i suoi abiti alle opere d’arte della collezione. I suoi abiti sono strutture architettoniche dove il colore scolpisce la materia in creazioni dalla forza espressiva rimasta tuttora ineguagliata. Durante la sua carriera lo stilista ha vestito icone come Marilyn Monroe, Jacqueline Kennedy e Silvana Mangano, per la quale Capucci disegnò i vestiti del film Teorema. L’accesso è incluso nel biglietto d’ingresso del Labirinto della Masone, che comprende anche la visita al labirinto di bambù e alla collezione permanente di Franco Maria Ricci. Labirinto della Masone a Fontanellato dalle 9.30 alle 18.00. Fino al 16 aprile 2023. Per informazioni: labirinto@francomariaricci.com

Florilegium di Rebecca Louise Law

Florilegium è composto da 200.000 fiori che rappresentano simbolicamente

la comunità dei cittadini di Parma. La tecnica di essiccazione naturale dei fiori arriva dall’Irlanda, grazie alla preziosa manifattura di una coppia di contadini locali, da diversi anni caratterizza il processo creativo dell’artista britannica Rebecca Louise Law. La particolarità di questa pratica è di preservare i colori e il profumo di ogni singolo fiore. Le cinquanta qualità di fiori in mostra conducono all’idea per cui, secondo l’artista, conservare, riciclare, riutilizzare e donare sono parte dinamica del ciclo che la natura crea senza fine. Una mostra che fa parte di Pharmacopea, un progetto volto alla riscoperta dell’identità chimico-farmaceutica di Parma, promosso dal Gruppo Chiesi e Davines, con l’obiettivo di riconnettere e creare nuovi itinerari turistici tra gli spazi dell’identità storica cosmeticofarmaceutica cittadina per riqualificarli e riscoprirli attraverso fonti storiche, materiali d’archivio, gli antichi erbari e le farmacopee riemerse tramite il metico -

loso lavoro di recupero. L’opera apre un accesso speciale al visitatore, poiché rende visibile e concreto l’incontro tra l’uomo e la natura.

Oratorio San Tiburzio, dal 4 marzo Per info info@ottnprojects.com - http:// ottnprojects.com.

Giuliana Traverso. La fotografia come incontro

Sono numerosi gli scatti che l’hanno resa famosa tra cui l’iconica fotografia che ritrae una giovane Ornella Vanoni. L’esposizione è composta da 98 fotografie di diversi formati e propone un percorso che inizia dai lavori degli anni Sessanta con fotografie vintage. Il suo viaggio attraverso la fotografia iniziò negli anni Sessanta, quando dopo le prime esperienze fotografiche con un gruppo di appassionati, riuniti nel “Circolo Fotografico Genovese”, allora guidato da Giuseppe Goffis, ha deciso che la sua strada doveva essere “Verso” come cita un titolo tra i molteplici libri che coronano la sua produzione bibliografica. L’approvazione per la sua capacità di vedere, in quegli anni nei quali le donne erano spesso tenute a margine nella scena fotografica, e non solo, era già una piccola rivoluzione. Al centro della narrazione fotografica vi è l’uomo e la capacità espressiva che suscita attraverso il linguaggio del corpo. Aranciaia di Colorno, Piazzale Vittorio Veneto, 22, sabato e festivi dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.00 Colorno. Fino al 10 aprile 2023.

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GIANLUCA BORGHI: “PEDONALIZZIAMO IL CENTRO STORICO”

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O521 IL MESE MAGAZINE
DI SIMONE SIMONAZZI

Guardiamo al 2030

Con l’arrivo in giunta di Gianluca Borghi, l’impegno e i propositi verso una svolta di transizione energetica e ambiantale hanno avuto una svolta significativa, come mai avvenuto in passato, traducendiosi immediatamente da buoni propositi, in azioni: a partire dal progetto di pedonalizazzione del centro storico, ormai diventato un processo graduale, ma irreversibile. Quale situazione ha trovato dopo l’insediamento nella nuova giunta?

“Ho trovato una squadra tecnica sulla quale poter far conto per raggiungere gli obbiettivi ambiziosi che ci siamo posti. Una macchina efficiente, consapevole delle sfide che sono al centro del mandato amministrativo di Michele Guerra. Una giunta della quale sono orgoglioso di far parte, che ha ben chiaro

CARTA D’IDENTITÀ

Gianluca Borghi

Competenze: Assessore alla Sostenibilità Ambientale, Energetica ed alla Mobilità

Deleghe a Sostenibilità ambientale ed energetica, Mobilità, Gestione rifiuti, Città Carbon Neutral, Sicurezza idraulica e gestione delle risorse idriche, Decoro urbano, Attività estrattive, Politiche agricole, Abusi, TSO

Breve Biografia: Programmatore informatico. Nel 1986 co-fondatore dei Verdi Italiani, dal 1995 al 2005 è stato Assessore alle Politiche sociali, immigrazione e cooperazione internazionale della Regione Emilia-Romagna. Dal 2020 ad oggi è Amministratore unico di ASP Parma.

quanto sia necessario agire in modo integrato, collaborativo, fra tutti i settori per raggiungere gli obbiettivi”.

L’obbiettivo rimane il 2030?

“Certo, il Progetto Parma Climate Neutral 2030 per il raggiungimento, in quell’anno, della neutralità climatica. È una straordinaria opportunità, che è stata data a cento città in Europa, nove in Italia e solo due in Emilia-Romagna: Bologna e Parma. Essere parte di questa élite, selezionata dalla Commissione Europea già nel precedente mandato, è un grande orgoglio, ma anche una grande responsabilità”.

Cosa significa per voi questo?

“Essere città 2030, essere una delle cento città europee, selezionate dalla Commissione, non è soltanto una gratificazione politica e culturale, è anche un’opportunità economica. Da settembre avremo risorse dalla Commissione Europea, risorse significative, dell’ordine di alcuni milioni di euro. È chiaro che saremo chiamati ad uno sforzo progettuale e di coordinamento per tenere fra loro coerenti tutte le nostre programmazioni, mobilità, qualità dell’aria, rifiuti e urbanistica. In particolare sarà necessario ragionare su nuove forme di mobilità”.

Fondamentale, per iniziare questo percorso, è anche la mappatura dei lastrici pubblici e privati idonei all’instllazione di impianti fotovoltaici/termici?

“Il settore Transizione ecologica del Comune di Parma ha avviato un percorso di verifica territoriale che restituirà la mappatura dei lastrici (coperture esterne di edifici) pubblici e privati idonei all’installazione di impianti fotovoltaici o termici, semprenell’ambito del Progetto Parma Climate Neutral 2030. Sapere in modo preciso qual è il potenziale di installazione del fotovoltaico, aereo e

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Più piste ciclabili e zone 30, mappatura del potenziale fotovoltaico del territorio. E-bike vera alternativa all’auto.
Nella foto Gianluca Borghi Assessore allla Sostenibilità Ambientale, Energetica del Comune di Parma
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sul terreno, permetterà di realizzare una programmazione concreta, offrendoci dati certi sulle energie rinnovabili sul territorio”.

Più in generale qual è il vostro compito?

“Stare all’interno a tutti i percorsi di opportunità previsti dalla Regione Emilia Romagna. Con gli assessorati alle Attività produttive, Agricoltura e Ambiente, dovremo riuscire a essere promotori di comunità energetiche, un’innovazione straordinaria dal punto di vista culturale, e simbolico, che avvicina, fino a sovrapporla, la cittadinanza con la produzione energetica. Come amministrazione comunale dovremo coordinare fra loro tutte queste opportunità e tenere rapporti produttivi con gli stakeholder. Penso alle imprese che a Parma hanno compreso, ancor prima della politica, l’importanza della sostenibilità”.

Un percorso che non deve essere fatto solo dal settore pubblico?

“Si, e in questo siamo agevolati. Sul

nostro territorio abbiamo eccellenze nazionali e mondiali, Barilla, Davines, Chiesi, Mutti, con tutte le filiere, che sono consapevoli e partecipi dell’importanza della sostenibilità. È per noi molto importante integrarci e valorizzare tutte le esperienze che queste imprese già hanno acquisito.

E poi c’è il mondo agricolo...

“Il mondo agricolo è un partner che dovrà essere sicuramente attivo nel raggiungimento di più ampi standard di sostenibilità, ma ancora prima ci sono i cittadini. Noi andremo ad attivare percorsi di partecipazione, che renderanno Parma 2030 un progetto sentito dalla città. Stiamo elaborando le modalità di azione e queste saranno inserite nel ‘contratto climatico’ che sottoscriveremo entro settembre con la Commissione Europea”.

Quali sono state le prime iniziative?

“Abbiamo cercato già in questi primi mesi di privilegiare la mobilità dolce, il trasporto pubblico, in una città che respira troppi giorni all’anno una pes-

sima aria, come quasi tutte quelle del bacino padano. Servono misure sostenibili ma chiare. Vogliamo arrivare ad una città che riduca la percentuale, ancora troppo alta, tra automobili e cittadini. È evidente che abbiamo alcune leve per cercare di raggiungere questo obbiettivo e le muoveremo tutte”.

Per quanto riguarda la sperimentazione della pedonalizzazione del centro storico?

“E’ una sperimentazione che abbiamo progettato con le associazioni di categoria, perché la dicotomia commercio contro pedonalizzazione è superata ormai da 20 anni, all’evidenza e alla prova dei fatti. Tutte le città dell’Emilia, parlo di Modena, di Reggio, di Bologna, sono città con un centro storico che ha pedonalizzazioni superiori a Parma. Non lo facciamo per emulare, ma perché il centro storico della città merita una valorizzazione, di essere percorso in sicurezza, in libertà da pedoni e ciclisti”. Una misura che intendete rendere strutturale?

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“Anche alla luce degli esiti positivi della sperimentazione, noi andremo a rendere strutturale questa misura, nei weekend, il sabato pomeriggio e la domenica. Dalla primavera, i Pdays saranno la normalità a Parma. Anzi, come era facile prevedere, chi ne è stato escluso, ovvero la seconda tratta di strada Repubblica, via Mazzini, l’Oltretorrente, ci chiede di riflettere sulla possibilità di allargare le pedonalizzazioni. Ci confronteremo con tutte le parti coinvolte per trovare una soluzione che sia condivisa, che però noi assumeremo in piena responsabilità e autonomia”.

Nella pratica come intendete gestire i Pdays?

“Dovremo migliorare l’offerta di servizio pubblico, attorno alla zona da pedonalizzare, per rendere ancora più semplice raggiungere il centro nelle aree limitrofe alle pedonalizzazioni. Stiamo ragionando con altre associazioni, per cercare di capire come valorizzare il centro storico senza mortificare le imprese. Devo dire che siamo molto con-

fortati dagli esiti dei tre weekend di dicembre, è stato molto bello vedere migliaia di persone in piena sicurezza, libertà, dai bambini agli anziani, nel centro storico come mai era accaduto prima. Sappiamo di dover dare risposta ai residenti così come è accaduto e modificare alcuni eventi nelle aree limitrofe che hanno portato congestioni”. Aumenteranno anche le zone 30? “È chiaro che i grandi assi di scorrimento non saranno interessati da queste misure, ma i nostri borghi storici e comunque anche le aree al di fuori della cerchia delle mura ad alta densità residenziale, sempre più dovranno vedere un traffico a velocità limitata. Che dovremo far rispettare. Lo faremo anche attraverso una risagonatura delle strade a scorrimento lento per rendere meno difficile, anche agli automobilisti distratti, il rispetto di questo limite. Non va a detrimento della libertà, ma va ad alimentare la sicurezza, in particolare, delle persone più fragili, i pedoni, le persone anziane, i bambini”. Questo riguarderà anche un possibi-

le aumento delle piste ciclabili?

“Ciò che abbiamo fatto sulle piste ciclabili è un patrimonio importante, dobbiamo mantenerle, da questo punto di vista, serve un salto di qualità, ma dobbiamo fare i conti anche con le dotazioni di risorse. Avremo dieci nuovi km entro breve grazie alle risorse del PNRR, ma anche altri cantieri che porteranno al raggiungimento dell’obbiettivo che ci siamo dati per il mandato. Le piste ciclabili dovranno raggiungere necessariamente anche le frazioni, per limitare l’utilizzo dell’automobile, mentre per chi viene a Parma, entra in città, ci vorrà un trasporto pubblico locale più disponibile e più efficiente”. A che alternativa sostenibile stavate pensando per i trasporti?

“Stiamo pensando alle biciclette e-bike, perché sono una reale alternativa all’auto 3 stagioni su 4, per spostamenti anche non brevissimi. Vogliamo cercare di offrire un contributo, non risolutivo ma nemmeno banale. Stiamo pensando di incrementare il trasporto pubblico locale la domenica nelle frazioni, per-

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ché anche questi abitanti, la domenica, hanno necessità di raggiungere il nostro centro e vogliamo dare un segnale di attenzione”.

Che cosa mi sa dire riguardo la decisione di portare in housing la Tep? “Tep è un’azienda efficiente che sta innovando, è l’azienda di trasporto locale con l’età media dei veicoli più bassa di tutta la Regione. Anche qui ci hanno aiutato risorse importanti, il PNRR, i dieci milioni di investimenti per mezzi elettrificati, ibridi. È un’azienda in equilibrio, ha sofferto il calo della domanda durante gli anni del Covid, faticosamente questo calo si sta recuperando, ma tutto ciò che sta succedendo rispetto alla mobilità leggera, come l’e-bike o i monopattini, in qualche modo sta rendendo difficile questo recupero. Chi non usa l’auto prima aveva solo l’alternativa dell’autobus, oggi può entrare in città e trovare 900 monopattini, 500 biciclette elettriche e anche questa è una diversificazione che rende multimodale l’accesso alla città”.

Che cosa avete pensato di fare per agevolare il trasporto pubblico?

“Stiamo lavorando su un aggregatore di applicazioni, MaaS, Mobility as a Service, in grado di consentire a uno studente, un lavoratore, un cittadino, di pianificare il proprio viaggio e pagarlo, scendendo dal treno, prendendo l’autobus, prendendo un e-bike, un monopattino con la stessa applicazione. La tecnologia è uno strumento molto importante per rendere la mobilità sempre più sostenibile, e anche da questo punto di vista questa innovazione sarà significativa. Entro l’anno renderemo disponibile l’applicazione”.

C’è anche il tema del trasporto gratuito Under 18, ci sono le risorse?

“Qui c’è un dato imprescindibile di collaborazione con la Regione che ha introdotto questa misura, sicuramente gradita, che deve cercare di fidelizzare l’utilizzo del trasporto pubblico già da giovani. Cerchiamo di dare risposte concrete ai cittadini, attraverso gli strumenti di cui la nostra amministrazione è in possesso, attraverso le aziende partecipate, come Infomobility, Tep, Iren. C’è un sistema istituzionale di compe-

tenze che consente di agire, data una programmazione che definisce gli obbiettivi. Abbiamo una grande difficoltà che è quella delle risorse. spesso ancora insufficienti, ma anche in questo quadro, amministrando una città, mi posso rendere conto di quanto il PNRR rappresenti un’opportunità straordinaria. In tutti i percorsi di innovazione che ho citato e in altri che non ho approfondito c’è il segno del PNRR”.

Cosa ne pensa dell’Alta Velocità a Parma?

“Parma è un polo attrattivo per l’impresa, per la ricerca, per l’università, è un polo fieristico: merita collegamenti verso est, ovest, sud più frequenti ed efficaci. Siamo soddisfatti del trasporto regionale, efficiente, non lo siamo dei collegamenti veloci verso Milano e Roma. Il Sindaco è stato promotore di un importante confronto, che ha visto tutto il sistema produttivo e di ricerca della città incontrare Ferrovie, abbiamo chiesto che anche a Parma ci sia una fermata dell’Alta Velocità e attendiamo delle risposte”.

Inquinamento e sicurezza idraulica, quali sono le maggiori criticità?

“L’attenzione sarà focalizzata sulla sicurezza idraulica della città, sull’ottimizzazione della filiera di approvvigionamento, sulla riduzione degli sprechi nella rete di distribuzione e sul miglioramento della qualità del reticolo superficiale e delle falde”.

E’ in corso la realizzazione della cassa di espansione sul torrente Baganza

“Si, è stata affidata dall’Agenzia Interregionale per il fiume Po, opera da 79 milioni di euro e consentirà di raccogliere 4,7 milioni di metri cubi di acqua. Considerato che nel 2021 a Parma sono ne stati prelevati 38 milioni, con perdite che ammontano al 36,7%, è evidente l’importanza di questo intervento”.

I bandi del PNRR aiuteranno anche a migliorare la rete idrica?

”Abbiamo richiesto circa 24 milioni di euro di interventi sull’intero bacino Ireti. Se finanziati, potranno consentire di raggiungere il 28% di perdite totali entro la fine del 2025, con una previsione di ulteriore riduzione fino ad un valore inferiore al 20% entro il 2030. Inoltre, per aumentare la capacità di accumulo idrico dei territori, proseguirà il confronto con la Regione Emilia-Romagna e con l’Autorità di Bacino, al fine di individuare i serbatoi più idonei”. Prosegue poi il monitoraggio sui canali.

“Saranno oggetto di controllo alcuni tra i principali canali cittadini nel tratto urbano quali il Galasso per 13 Km, il Dugale per 3,8 Km, il Lorno per 5 Km, e il Naviglietta per 3,2 Km, per eliminare eventuali scarichi impropri. Proseguirà inoltre la verifica di allacci sui collettori fognari e relativa riqualificazione, in collaborazione con Ireti”.

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Casa editrice indipendente nata nel 2011 pubblicando letteratura latinoamericana.

Ora anche traduzioni di narrativa e saggistica dall’inglese

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SUR: DOVE LE IDEE DIVENTANO LIBRI

Cosa fa un editore?

È celebre l’aneddoto che ha per protagonista Valentino Bompiani: rispondendo alle insistenti domande di una signora («Cosa fa: scrive i libri? Stampa i libri? Vende i libri?») disse che l’editore non fa nessuna di queste cose, perché i libri li scrive uno scrittore, li stampa un tipografo e li vende una libreria. «E allora cos’è che fa, l’editore?», l’incalzò spazientita la signora. «Tutto il resto», rispose Bompiani alla sua disorientata interlocutrice. Quando decisi di fare l’editore di libri, una trentina di anni fa (fondai la mia prima casa editrice, minimum fax, nel 1994), avevo le idee altrettanto confuse che la signora dell’aneddoto. Successivamente, quando nel 2011 ho fondato SUR (dove lavoro ancora oggi) ero più preparato e consapevole. Cosicché adesso credo di essere in grado di dirvi cosa fa veramente un editore. Intanto, al pari di ogni imprenditore di qualunque altro settore, dovrà occuparsi di gestire l’azienda facendo quadrare i conti e bilancian -

do costi e ricavi in base a meticolosi strumenti di previsione e controllo; selezionare il personale; scegliere e far funzionare la sede; prevedere e controllare i flussi di cassa per far fronte ai pagamenti; redigere un bilancio annuale, pagare le tasse... Nello specifico del nostro settore c’è poi da gestire e informare una rete vendita (i promotori editoriali), selezionare fornitori e materie prime (le tipografie e la carta), preparare i libri per la stampa (correggerli, impaginarli, dargli una veste grafica), comuni -

In alto Marco Cassini editore di SUR dal 2011; a sinistra lo scrittore e giornalista argentino Alan Pauls autore di “Trance: autobiografia di un lettore (Trance)”, Sur, 2019 traduzione di Gina Maneri

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care la propria attività alla stampa, ai media, alle piattaforme social, partecipare a fiere o festival di settore, organizzare la distribuzione capillare verso i punti vendita.

Scommetto che quasi nessuna delle

attività che ho enumerato corrisponde all’immagine idealizzata che, al pari della signora di cui si parlava all’inizio (e al me stesso appena uscito dall’università) anche voi vi eravate fatti. Ci eravamo immaginati lunghe giorna-

A sinistra Bernardine Evaristo, per Sur ha pubblicato “Radici bionde” (2021) e “Ragazza, Donna, altro “(2020) (tr. Martina Testa). A destra Carlos Manuel Alvarez, per SUR “Cadere” (2020) e “Falsa guerra” (2022)

te a leggere manoscritti in poltrona, amabili conversazioni con intellettuali per commentare le cronache letterarie e le ultime uscite, visite a librerie e biblioteche, partecipazione a presentazioni di libri e cocktail editoriali... Forse in «tutto il resto» c’è un po’ di ognuna di queste cose, con una decisa – ahimè – preponderanza delle prime, le più noiose e pratiche ma necessarie, e una esigua quantità delle altre, le più romantiche e creative.

Ma se dovessi individuare una attività che riassume il ruolo e il compito di un editore, quella che non può essere delegata a nessun altro e nella quale si incarna la sua stessa figura, senza dubbio direi: scegliere.

Il catalogo di una casa editrice è frutto di una continua selezione: la sua reputazione e la sua forza staranno tanto nei libri che ha scelto di pubblicare

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quanto nei libri che ha scelto di non pubblicare. Si viene creando un patto tra editore e lettore: quest’ultimo inizierà a fidarsi del primo; e il patto si rinnoverà a ogni libro, a condizione che la fiducia non venga tradita ma al contrario alimentata da ulteriori scelte che il lettore apprezzerà. Non è facile emergere e affermarsi in un mercato come quello dell’editoria letteraria in Italia, caratterizzato dalla concentrazione della maggior parte del fatturato in appena quattro grandi gruppi (Mondadori, GEMS–Gruppo editoriale Mauri-Spagnol, Giunti, Feltrinelli) ma al contempo da una miriade di marchi indipendenti, che vanno da quelli di grandi dimensioni (Sellerio, Adelphi, e/o, La nave di Teseo) ai medi (Neri Pozza, Fazi, Saggiatore, Iperborea); prima di una pletora di vivaci microeditori e startup, c’è quella categoria della cosiddetta «editoria medio-piccola», la fascia più ampia, in cui rientra anche la mia casa editrice, SUR.

Essere uno fra parecchie centinaia di marchi editoriali, che complessivamente lanciano oltre ottantamila nuovi prodotti editoriali l’anno (in un mercato dove la lettura non è certo ai primi posti tra i consumi culturali) richiede inventiva, originalità e riconoscibilità: criteri che vengono continuamente ribaditi attraverso la propria linea editoriale.

La linea editoriale di SUR si riassume nella selezione di opere di alta qualità letteraria provenienti da due aree linguistiche e culturali: l’America Latina e il mondo angloamericano. Ogni titolo verrà selezionato in base alla sua provenienza geografica e alla corrispondenza con degli standard, all’affinità con il gusto dello staff, all’aderenza al progetto della casa editrice.

E, in maniera circolare, ognuna delle opere che, così selezionata, entrerà a far parte del catalogo, contribuirà a costruire e ridefinire ulteriormente il progetto stesso.

Ogni anno SUR pubblica una ventina

di libri, scelti tra le opere pubblicate nei paesi e nelle lingue cui ha deciso di dedicare la sua ricerca. Di questi venti, circa metà sono opere contemporanee, appena scritte, che spesso mettiamo sotto contratto prima ancora che vengano pubblicate nel loro paese d’origine (le leggiamo cioè in forma di «manoscritto» – vocabolo vintage con cui si definisce lo status di libro ancora inedito); e l’altra metà sono opere del passato, i cosiddetti classici contemporanei, del secondo Novecento.

Per fare qualche esempio, abbiamo pubblicato alcuni romanzi di culto che per chissà quale motivo non erano più disponibili nel mercato editoriale italiano, nonostante fossero stati resi celebri dai film che ne sono stati tratti: Il colore viola di Alice Walker, Rosemary’s Baby di Ira Levin, MASH di Richard Hooker, Il bacio della donna ragno di Manuel Puig, Soldi bruciati di Ricardo Piglia, Ultima uscita per Brooklyn e Requiem per un so -

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A fianco Samantha Schweblin, per SUR: “Kentuki” (2019), “Distanza di sicurezza”, (2020), “Sette case vuote” (2021). Nell’altra pagina Rebecca Kauffman: “La casa dei Gunner, e “La casa di Fripp Island” e “La famiglia Shaw”.

gno di Hubert Selby jr. – portati al cinema rispettivamente da Spielberg, Polanski, Altman, Babenco, Piñeyro, Edel e Aronofsky.

Abbiamo messo insieme una sorta di All Star Game dei classici latinoamericani con Onetti, Cortázar, Bioy Casares, Donoso, così che molte voci letterarie che arrivano oggi da quel continente (Samanta Schweblin, Camila Sosa Villada, Alan Pauls, Cristina Rivera Garza, Andrés Neuman) sono fiere di entrare nella stessa squadra dove giocano i loro «maestri».

Siamo riusciti ad accaparrarci alcuni best seller come La ferrovia sotterranea di Colson Whitehead e Ragazza, donna, altro di Bernardine Evaristo, che hanno contribuito con la loro

qualità e vendibilità all’affermazione del nostro marchio. A queste e alle altre scelte di titoli bisogna poi dare una veste grafica che ci distingua, un tono nella comunicazione che assomigli al nostro modo di essere e di pensare: tutti quei passaggi necessari perché da «libri» diventino «libri SUR». Li accompagniamo in giro per l’Italia partecipando a festival letterari,

fiere del libro e gruppi di lettura, e di recente siamo stati due volte anche a Parma, ospiti di Scintille book club, prima al Teatro Europa e poi alla Vetreria di via Dalmazia. Insomma, questo è un piccolo assaggio di cosa fa un editore. Se volete saperne di più, abbiamo creato anche una Scuola del libro, dove si impara ogni aspetto del lavoro editoriale. Incluso «tutto il resto».

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com B e a u t y , H a i r & F i t n e s s L A N O S T R A M I S S I O N E È I L T U O B E N E S S E R E P a r r u c c h i e r e J u r v e d h a T r a t t a m e n t i v i s o e c o r p o I N O S T R I S E R V I Z I 0 5 2 1 1 5 5 3 9 6 8 V i a E m i l i a O v e s t 2 2 / B | P a r m a
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Spesso a causa di una vita frenetica e della mancanza di tempo, ci dimentichiamo dell’importanza della manutenzione della nostra automobile, che spesso si limita ai controlli di sicurezza obbligatori per legge. Prendersi cura della propria macchina è in realtà molto di più! Ecco allora alcuni accorgimenti per mantenere in ottimo stato le nostre auto e rallentare il processo di deterioramento:

1. Asciuga l’auto dopo il lavaggio esterno: l’acqua può penetrare all’interno e creare ruggine se non viene asciugata. La tua macchina ti ringrazierà!

2. Mantieni pulite e proteggi le guarnizioni: tempo e umidità possono danneggiarle, ti consigliamo di pulirle periodicamente, in questo modo le preserverai a lungo mantenendole sempre efficienti.

3. Pulisci spesso gli interni: spesso si sottovaluta quanto sia importante mantenere l’abitacolo sano e igienico. Dotatevi di prodotti per la pulizia dell’auto adeguati e procedete settimanalmente con la pulizia degli interni.

Parlando invece del motore, ecco alcuni consigli che puoi applicare ogni giorno:

1. Non guidare quando sei a corto di carburante: scarti e sedimenti accumulati in fondo al serbatoio potrebbero diffondersi nell’impianto di alimentazione finendo per danneggiare irrimediabilmente il motore.

2. Non “partire in quarta”: rispetta il motore e prima di metterti in marcia permettigli di scaldarsi un po’.

SICUREZZA E MANUTENZIONE DEL VEICOLO VANNO A BRACCETTO

La revisione non basta se vogliamo viaggiare in totale sicurezza. Vediamo ora alcuni suggerimenti pratici per evitare di compromettere la tua sicurezza e quella dei tuoi passeggeri:

1. Rispetta sempre la manutenzione programmata.

Sappiamo bene quanto siano importanti e quanto possano fare la differenza in termini di sicurezza

LA CURA DELL’AUTO: CONSIGLI E TRUCCHI PER MANTENERLA AL MEGLIO

e longevità dell’auto. Quando è necessario, è importante sostituire tutti i filtri (olio e aria), cambiare l’olio motore e verificare eventuali perdite dal radiatore. É inoltre essenziale sapere che le vetture hanno costi di manutenzione diversi tra loro, in base a marca, modello e alimentazione.

2. Se si danneggia qualcosa, mandala in riparazione il prima possibile. Non procrastinare, soprattutto se si tratta di un danno lieve che non ti impedisce di guidare: finirai per non sistemarlo più! Problematiche di poco conto, come tappezzeria strappata, cuciture saltate, piccoli graffi, difetti al sistema elettrico sono problematiche che trasformano velocemente la tua auto nuova in un rottame impossibile da vendere. Evita di trovarti in questa

situazione e risolvi questi piccoli problemi non appena si presentano per non pentirtene un domani.

3. Prenditi cura delle ruote. Al di là degli obblighi di Legge legate al cambio degli pneumatici invernali ed estivi, è importante controllarne sempre l’usura. Dopo un lungo viaggio, o a seguito di una lunga sosta, è necessario prestare attenzione a equilibratura, rotazione, pressione e convergenza. Oltre che una questione di sicurezza ed efficienza, se anche uno dei punti citati fosse fuori standard, anche le vostre tasche ne risentiranno, perché l’auto consumerà di più.

Per un appuntamento in una delle nostre officine puoi contattare:

0521949711

Solo whatsapp: 338 6654220

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My Centro Torri e accedi a CTPlus

Cos’è l’App My Centro Torri

è un applicazione che si può scaricare gratuitamente e in sicurezza sul proprio cellulare o tablet. Serve per avere informazioni utili del Centro Commerciale, cercare o erte di lavoro, trovare le promozioni dei negozi, caricare le carte fedeltà, partecipare a concorsi e operazioni a premi esclusivi e tanto altro.

Per partecipare a operazioni a premi e concorsi basta registrarsi nella sezione CTPlus dell’App.

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• Info utili sul Centro

• Orari e aperture.

Come scaricare l’App My Centro Torri

• Mappa del Centro con l’elenco di tutti i negozi.

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• Archivio delle Carte Fedeltà dei negozi della Galleria.

• O erte/richieste di lavoro.

Come registrarsi a CTPlus

• Eventi organizzati dal Centro Torri, spettacoli per famiglie, operazioni a premi, concorsi.

Dopo aver scaricatol’App My Centro Torri

potrai accedere alla sezione CTPlus per partecipare a concorsi, regali e operazioni a premi esclusivi.

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L’inserimento nel mondo lavorativo per un neolaureato è spesso vissuto e inteso come un salto nel vuoto. Anni di studio teorico sono chiamati al confronto con la realtà delle imprese: è un passaggio critico, inutile nasconderlo. Le certezze potrebbero vacillare e le aspettative essere deluse. È un rischio, non solo per chi si approccia al lavoro, ma anche per chi ha investito sulla formazione delle ragazze e dei ragazzi. I progetti di inserimento lavorativo nascono per questo, per evitare di bruciare sul nascere le potenzialità dei giovani e portare nelle imprese quegli elementi di novità necessari allo sviluppo delle aziende. Ideato dall’Associazione “Parma, io ci sto!” con l’Università di Parma e Nativa, il supporto di Cisita Parma, Unione Parmense degli Industriali, Gruppo

LUCA SFULCINI Intervista a

Imprese Artigiane e Federmanager Parma, il progetto “Transition Farm” nasce proprio per favorire l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, aggiungendo però un ingrediente che oggi ricopre un’importanza fondamentale: la sostenibilità. Ne parliamo con Luca Sfulcini, amministratore delegato di De Simoni Sbrl, che ha offerto un contributo significativo per lo sviluppo del progetto.

Sfulcini, come ha avuto origine “Tran-

sition Farm”?

«“Transition Farm” nasce da #dieci, il percorso di progettazione condivisa avviato nel 2021 da “Parma, io ci sto!” con la partecipazione di circa 250 stakeholder per individuare obiettivi e azioni concrete da pianificare per il futuro della città e del suo territorio nei prossimi 10 anni. Il progetto nasce con l’obiettivo di combinare due azioni considerate prioritarie dalla comunità: la transizione verso la sostenibilità delle piccole e medie imprese e il coinvolgi-

LE B-CORP

Le B Corp sono imprese che si impegnano a misurare e considerare le proprie performance ambientali e sociali con la stessa attenzione tradizionalmente riservata ai risultati economici e che credono nel business come forza positiva che si impegna per produrre valore per la biosfera e la società.

mento dei giovani in un’ottica nuova, di sinergia più costruttiva e strategica con il mondo del lavoro».

Nello specifico, come si è sviluppato il percorso?

«Il progetto ha preso il via l’anno scorso con una versione “pilota” che ha coinvolto undici neolaureati dell’Universi-

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‘Transition Farm’: il progetto pilota che combina la transizione sostenibile delle PMI con la formazione dei giovani neolaureati
DANIELE PATERLINI
DI

Sopra il primo gruppo di giovani neolaureati che ha partecipato al progetto ‘Transition Farm’. A fianco Luca Sfulcini, Ad di De Simoni Sbrl. In alto a destra la presentazione del progetto

tà di Parma, provenienti da percorsi di studio diversi ma con un comune denominatore, quello dell’interesse e della passione per il tema della sostenibilità. Grazie all’iniziativa, i giovani hanno potuto coniugare competenze di tipo teorico con esperienze vissute all’interno delle aziende partecipanti, quindi direttamente sul campo. Dopo un percorso formativo di 36 ore complessive, i ragazzi hanno infatti avuto l’opportunità di inserirsi nei processi aziendali, affiancati da un tutor che li ha seguiti e indirizzati, insieme al quale hanno potuto confrontarsi e mettere in pratica quanto imparato nel corso delle lezioni. Il percorso è durato circa due mesi e mezzo».

Quali sono stati i risultati?

«Il primo risultato significativo è stato quello di sensibilizzare e, in taluni casi, di introdurre il tema della sostenibilità

nelle aziende. A questo proposito, vorrei ricordare che tra le dieci imprese coinvolte, la maggior parte erano PMI. E questo assume un particolare significato».

Quale ?

«Il tessuto economico locale è composto infatti per la maggioranza di piccole e medie imprese. La sfida della sostenibilità riguarda soprattutto queste imprese: è la sfida per il futuro. Mettere in contatto queste realtà con l’entusiasmo dei giovani neolaureati ha portato al secondo risultato significativo del progetto: nelle PMI coinvolte si è cominciato a parlare di innovazione e sostenibilità, aprendo importanti discussioni non solo su organizzazione aziendale e metodi, ma anche sui prodotti».

Esiti positivi, dunque…

«Sì, un paio di imprese hanno avviato

TRANSITION FARM: LE AZIENDE COINVOLTE

Le aziende coinvolte nel progetto pilota: Colser (cooperativa multiservizi); Cosmoproject (ideazione e produzione di formule innovative nell’ambito dello skin care, del make-up e dei medical device); De Simoni (fornitura di servizi per la comunicazione multimediale); Disosso San Carlo (disossatura prosciutti); Free Edit (documentazione tecnica e consulenza marcatura CE); GlaxoSmithKline Manufacturing (industria farmaceutica); Koppel (installazione, manutenzione e modernizzazione di ascensori); Laumas (componenti per la pesatura industriale), Tropical Food Machinery (impiantistica per la lavorazione industriale di frutta tropicale e da climi temperati) e Gruppo Zatti (operatori nella commercializzazione automobilistica).

il percorso per diventare B-corp e, tra i giovani, almeno tre si sono già inseriti nel mondo del lavoro grazie a questa esperienza. Il progetto ha quindi confermato di saper rispondere anche ad un’altra richiesta proveniente dalle aziende, ovvero la necessità di reperire personale qualificato su un tema di grande attualità come quello della sostenibilità».

Il progetto proseguirà?

«Certamente. La bella notizia è che già questa primavera “Transition Farm” diventerà un vero e proprio corso di perfezionamento inserito nella programmazione dell’Università di Parma.

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Lubiana, il quartiere è nell’immaginario collettivo quella locomotiva, ma anche il primo gemellaggio di Parma con la meravigliosa città Slovena

Il quartiere Lubiana era soprattutto quella locomotiva che, una mattina del 1969, i bambini, al ritorno dalle vacanze, trovarono improvvisamente nel piazzale, appoggiata sull’erba, tra gli alberi. Una cosa enorme di sessanta tonnellate, che le Ferrovie dello Stato avevano donato al Comune per festeggiare la nascita del nuovo quartiere nella zona di San Lazzaro. La locomotiva era stata costruita dalle Officine meccaniche

LUBIANA: DALLA LOCOMOTIVA A VILLA PETITOT

reggiane, ed era andata stata dismessa l’anno precedente, con lo smantellamento delle rete delle locomotive a vapore, per sostituirle con moderne elettromotrici. Da quel giorno sulla locomotiva-giocattolo di piazza Lubiana sono saliti migliaia di bambini, sentendosi per un’ora i macchinisti di quell’imperioso mezzo tutto nero, tanto bello da non sembrare vero, come in realtà lo era: con la sua cabina di guida, il camino, il tender per custodire il carbone. C’era tutto, per immergersi in un sogno. Il quartiere Lubiana è quella locomotiva, ma anche

il gemellaggio con la meravigliosa città Slovena, avvenuto cinque anni prima, nel 1965, il primo della storia di Parma (per il secondo, con Tours, si dovrà attendere quasi 14 anni, il 1979), che diede il nome prima al piazzale e poi al quartiere. Due tracce importanti, rimaste impresse nello stemma del

quartiere: lo scudo crociato di Parma con la locomotiva e l’emblema della città slovena (drago verde su torre merlata bianca, entrambi su fondo rosso).

Ma il quartiere Lubiana è soprattutto quel grande piazzale inaugurato l’11 aprile 1964, che occupa una superficie di qualche migliaio di metri quadra-

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Un viaggio alla scoperta del quartiere più popoloso della città: prontoi a sorprendervi!
DI ALICE SIMONAZZI

ti, con attività commerciali e luoghi di ritrovo ancova vivi, luogo unico in città. Ora la fontana e la locomotiva, non ci sono più dal 1996, eppure il piazzale rimane il cuore pulsante del quartiere, con un frequentatissimo mercatino settimanale e irresistibili giochi per bambini. Lubiana, quartiere forse più internazionale della città, ma anche più amato, che con i suoi 26.686 abitanti (22,2 Kmq, con una densità di 1.200 ab/Kmq), risulta il più popoloso quartiere di Parma, collocato a sud-est del centro. Il quartiere Lubiana inizia

Carta d’identità del Quartiere Lubiana

Numero abitanti: 26.686 (13,5% del totale della città)

Età media abitanti (2020): 12,19% (0-14) - 25,43% ( over 64)

Livello anzianità: Età media 46,79 anni

Sesso della popolazione: 46,86% maschi e 53,14% femmine

Superficie: 22,22 Kmq

Stranieri: 3.464 (12,98%)

Numero scuole: 11

Densità popolazione per Kmq: 1.200,99 abitanti

Frazioni: Coloreto, Marore, Martorano, San Prospero Parmense

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A sinistra un cartello scritto dagli studenti della scuola AlbertelliNewton, importante polo scolastico del quartiere. In basso una foto storica di un tratto della via Emilia, oggi rocchetta di San Lazzaro, comune a se stante, di cui il quartiere Lubiana ne faceva parte

in città, delimitato da via Traversetolo e via Zarotto ad ovest, sfiorato dalla via Emilia e bagnato dal torrente Enza, si estende in periferia confinando col torrente Enza ad est, e spingendosi fino alla provincia di Reggio nell’Emilia, arrivando in prossimità del Comune di Montechiarugolo e passando da strada Sant’Anna in Malandriano, strada Cava di Malandriano, strada Bertoli, strada Bassa Nuova e tratti di campagna a sud. Quartiere residenziale sviluppatosi soprattutto a partire dagli anni ses -

santa e settanta e nell’ultimo decennio, presenta tuttavia importanti tracce storiche soprattutto nelle piccole frazioni, che sono Coloreto, Marore, Martorano e San Prospero Parmense. Eppure non

è facile ricostruire la mappa urbanistica di un quartiere che fino al 1943 era parte dell’antico comune di San Lazzaro. E infatti, pur portandosi sulle spalle una storia quasi centenaria, il quartiere Lubiana risulta essere il più giovane del Comune di Parma: viene infatti istituito formalmente nel 2002 in seguito alla scissione della vecchia V Circoscrizione “Lubiana-San Lazzaro”. E’ difficile, quindi, disgiungere la storia del quartiere Lubiana da quella del quartiere San Lazzaro, la

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cui denominazione veniva utilizzata per indicare anche l’attuale porzione di territorio del Lubiana. Tutto si complica se pensiamo che prima del 1870, quando si unirono i Comuni di San Donato (l’odierno Quartiere San Lazzaro, a nord della Via Emilia) e di Marore (gli odierni quartieri Lubiana e Cittadella, a sud della via Emilia), l’odierno Lubiana era una porzione del comune di Marore. Ed è attorno a questa strada storica romana, la Via Emilia, che si sviluppa la storia del quartiere. Nel XII secolo, nell’attuale Lubiana era situato il lazzaretto (ora detto Rocca di San Lazzaro) per gli appestati (da qui il nome di San Lazzaro, antico territorio di cui faceva parte l’attuale zona del Lubiana). A testimoniare il forte legame con San Lazzaro è la sede di quartiere condivisa (che poi era il vecchio municipio del comune di San Lazzaro), inaugurata nel 1890 in strada Zarotto. Nel 1979 la Delegazione di San Lazzaro

viene divisa in due circoscrizioni: il “Lubiana San Lazzaro” e il “Cittadella”. E infine nel 2002, come detto il Lubiana diviene quartiere autonomo. Oggi il quartiere Lubiana unisce cultura, storia e ambiente. Oltre ad avere al proprio interno l’importante polo scolastico della scuola Albertelli Newton, e la biblioteca Pavese, ospita il primo bosco urbano con undicimila alberi autoctoni, realizzato da Giancarlo e Roberto Spaggiari. E, spostandosi nella frazione di Marore, si trova villa Petitot, dove il celebre architetto elesse la propria residenza “in villa”. La casa, ancora esistente e abitata, conserva quasi miracolosamente intatto un teatrino, certamente ideato dall’architetto, il cui gusto figurativo si ritrova nelle decorazioni superstiti. Ricavato nella soffitta, in una stanza rettangolare di non grandi dimensioni, ha un palcoscenico incorniciato da due pilastri, mentre lo scenario è tripartito da quattro colonne doriche di

In alto una veduta della città gemellata di Lubiana, dalla quale ne ha preso il nome e il cui simbolo è impresso nello stemma del quartiere, insieme alla storica locomotiva nera, dismessa nel 1996. Quello tra Parma e Lubiana fu in primo gemellaggio della nostra città dopo quello di Tours avvenuto quattordici anni dopo

legno dipinte in finto marmo che lateralmente inquadrano i bei monocromi con le statue di Apollo e Minerva. Un quartiere unico, a molti sconosciuto, ma di un fascino da riscoprire.

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COVID, CHIUDE L’HUB VACCINALE DOPO 19 MESI DI ATTIVITÀ

Realizzata la più grande vaccinazione di massa della storia sanitaria di Parma e superata la fase critica ed emergenziale della pandemia, la campagna vaccinale contro il coronavirus entra in una fase ordinaria. Per questo motivo, chiudono l’hub vaccinale allestito all’ex centro stampa

del Gruppo Gazzetta di via Mantova e il centro vaccinale nei locali dell’Avis di Borgotaro. A marzo, le somministrazioni continuano nelle sedi dell’Ausl, negli ambulatori dei medici di famiglia e nelle farmacie che hanno dato la disponibilità. Per quanto riguarda le sedi dell’Ausl, con la chiusura dei due

centri, nel distretto di Parma l’attività sarà assicurata alla Casa della Comunità Lubiana – San Lazzaro (Parma), mentre nel distretto Valli Taro e Ceno negli ambulatori di via Benefattori a Borgotaro. Dopo 19 mesi di attività, con oltre 304.500 dosi di vaccino somministrate contro il coronavirus, l’hub

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La vaccinalecampagna entra in una nuova fase e continua nelle sedi dell’Ausl e negli ambulatori dei medici di famiglia. Nuovo numero per prenotazionileda marzo
DI SOFIA BENEDUSI
S A L U T E

vaccinale di via Mantova termina così la sua importante funzione di punto di riferimento per i cittadini che volevano proteggersi contro il virus. Una buona notizia, che lascia comprendere come si stia procedendo verso una normalizzazione di quella che è stata una delle più gravi emergenze degli ultimi decenni. Aperto il primo agosto 2021, il centro, nel pieno della campagna vaccinale, è stato operativo 7 giorni su 7, con 16 ambulatori, per effettuare fino a 2.000 dosi di vaccino al giorno. “L’attività che si è svolta all’interno dell’hub – afferma Massimo Fabi, commissario straordinario dell’Azienda Usl e direttore generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma – è stata determinante per il raggiungimento dei significativi risultati conseguiti.”

Soddisfazione anche da parte di Paolo

Aperto il primo agosto, nel centro si è arrivati a somministrare fino a 2000 dosi al giorno. Dopo 19 mesi le persone vaccinate sono state 304.500

Cozzolino, direttore Dipartimento di Sanità Pubblica e Antonio Balestrino, direttore Distretto di Parma dell’Ausl: “L’allestimento dell’hub ha permesso di aumentare il numero delle vaccinazioni e di semplificare e velocizzare l’accesso alle cure preventive”. L’Unione Parmense degli Industriali ha messo a disposizione gratuitamente la struttura. “Abbiamo voluto dare il nostro contributo durante il periodo di emergenza, per fare in modo che si trovasse una soluzione il più rapidamente possibile” ha affermato il direttore Cesare Azzali. Complessivamente dal “vaccine day” del 27 dicembre 2020, fino a fine febbraio 2023, a Parma e provincia sono state somministrate 1.181.462 dosi di vaccino.

In provincia, i Centri vaccinali sono entrati in funzione nel febbraio 2021. A Borgotaro, in base alle necessità dettate dalla campagna vaccinale, sono state allestite fino a 5 postazioni, attive 12 ore al giorno, per somministrare fino a 600 dosi giornaliere per un totale

di 53.121 vaccinazioni. Nel distretto di Fidenza e nel distretto Sud-Est, dall’avvio della campagna, l’attività vaccinale è stata sempre garantita nei centri dell’Ausl. Dall’avvio dell’attività, sono state somministrate 176.258 vaccinazioni. Nel distretto Sud-Est, presso la Casa della Salute di Langhirano, finora sono state somministrate 100.145 dosi di vaccino. Ora nel distretto Sud-Est e nel distretto di Fidenza, le somministrazioni proseguono, rispettivamente, negli ambulatori della Casa della Salute di Langhirano di via Roma e al complesso sanitario di Vaio in via Don Tincati. Dal primo marzo, inoltre, cambia anche il numero (800.576.128 attivo dal lunedì al venerdì dalle 7.30 alle 19, il sabato dalle 7.30 alle 13.30), per prenotare la somministrazione delle dosi di richiamo contro il coronavirus per chi ha dai 12 anni in su. Inoltre è possibile prenotare l’appuntamento per le dosi di richiamo anche agli sportelli unici CUP dell’Ausl (sono esclusi i servizi Cup in farmacia) o con il Fascicolo Sanitario Elettronico. Non è invece necessaria la prenotazione per chi inizia il ciclo primario di vaccinazione, ossia chi si sottopone alla somministrazione della prima e della seconda dose. A questi cittadini si consiglia di verificare giorni e orari di apertura dei centri vaccinali.

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IL TABOO DELLE MALATTIE MENTALI

Ansia, depressione, stress, insonnia, problematiche legate al cibo, sono alcuni dei campanelli d’allarme del fatto che stiamo sviluppando una forma di sofferenza psicologica, sono questi i sintomi più frequenti e comuni, che alle volte possono insorgere in forma reattiva, dunque a seguito di un evento traumatico come nei casi di lutto, di perdita del lavoro, di problemi relazionali o di una malattia. In questi casi un intervento precoce aiuta a ridurre i sintomi dei disturbi mentali, evitandone così la cronicizzazione e, nei casi più gravi, il ricovero ospedaliero, al fine di migliorare la qualità della vita delle persone. Purtroppo spesso la sofferenza mentale è accompagnata dalla vergogna, portando le persone che vivono uno o più disagi psichici a resistere e a ritardare l’accesso alle cure, inducendo i soggetti coinvolti a isolarsi e emarginarsi, mettendo in atto una condotta che si ripercuote sulla qualità della vita della persona (difficoltà nel trovare un lavoro o una casa, nell’instaurare relazioni stabili e a lungo termine…).

I disturbi mentali possono essere caratterizzati da sintomi che alterano la normale percezione della realtà o anche da sintomi che sono espressioni più gravi ed intense di emozioni normali. La depressione, l’ansia, la psicosi, il disturbo bipolare, e in generale molte delle diagnosi di malattia mentale, nonostante siano un problema di salute, come lo sono il cancro, l’ipertensione o il diabete, sono spesso vissute con un senso di vergogna, esclusione e emarginazione. Le condizioni di vita di chi vive la malattia mentale non dipendono così solo dalla sua gravità, ma anche dall’accettazione o discriminazione delle persone malate all’interno della famiglia e del contesto sociale. I sintomi ‘ignorati’ a distanza di tempo, diventano ingestibili e invalidanti nella vita quotidiana, arrivando a creare una sofferenza più profonda. Diventa dunque necessario

superare ogni timore e saper chiedere aiuto, per la maggior parte dei disagi psichici, una diagnosi e una cura precoce, possono portare ad una guarigione anche definitiva. Infatti, un falso mito è quello dell’incurabilità. Se i disturbi mentali vengono considerati come il prodotto di una volontà deficitaria, difficilmente si potrà pensare a una possibilità di cura. E invece, ad oggi, abbiamo a disposizione molteplici strategie per affrontare le patologie psichiche: diversi approcci psicoterapeutici, molti farmaci, alcune terapie fisiche e interventi riabilitativi individualizzati. Questi trattamenti possono essere utilizzati singolarmente o

associati, con la possibilità in quest’ultimo caso di avere tassi di risposta maggiori, grazie ad un effetto additivo o sinergico.

Inoltre, anche attraverso gli interventi di riabilitazione psicosociale si mira al potenziamento delle risorse dell’individuo, al fine di aumentarne l’autoefficacia e la capacità di integrazione sociale, con il recupero di un ruolo attivo e un miglioramento della qualità di vita. Un altro pregiudizio profondamente radicato nella nostra società è quello della pericolosità della persona affetta da un disturbo mentale (già presente nella legge manicomiale del 1904), anche se da allora si sono fatti molti passi in avanti, basti pensare alla chiusura del manicomi con la Legge 180 del 1978 (nota come Legge Basaglia), è comune ancora oggi leggere titoli di giornale che attribuiscono alla “follia”, a un “raptus”, a un “momento di pazzia” crimini efferati. In questo modo nel lettore si crea un’associazione diretta tra pericolo e disturbo mentale, quando in realtà chi soffre è spesso vittima e non autore del reato.

Di Sofia Benedusi

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LA VERGOGNA E LA PAURA DI CHIEDERE AIUTO. L’IMPORTANZA DI UNA CURA PRECOCE. IL FALSO MITO DELLA PERICOLOSITÀ

TUMORE ALLA PROSTATA, PREVENZIONE E CHIRURGIA

Iltumore della prostata è il secondo t umore più diagnosticato nell’uomo. L’incidenza aumenta in età avanzata ed il fattore di rischio principale è la familiarità. Essendo generalmente un tumore asintomatico, i controlli urologici periodici sono fondamentali per una diagnosi precoce, per intervenire in modo tempestivo e ritardare interventi radicali. “Lo screening periodico è raccomandato dai 50 anni. Ma nel caso di familiarità, occorre anticipare i controlli già dai 45 anni”, spiega il dottor Filippo Cianci, chirurgo urologo esperto in chirurgia laparoscopica e robot assistita presso il Poliambulatorio Dalla Rosa Prati Gruppo Garofalo Healthcare. Dottor Cianci, quali esami occorre fare per la diagnosi del tumore alla prostata?

“Il dosaggio del PSA, con un prelievo di sangue, associato alla visita urologica con esame rettale sono i primi step che consentono allo specialista di valutare eventuali segnali di rischio. In caso di sospetto, si procede con una risonanza magnetica multiparametrica, essenziale per eseguire biopsie mirate e per proseguire nell’iter diagnostico.”

Quali soluzioni terapeutiche vengono proposte al paziente?

“Diagnosticato il tumore il paziente è informato sulle diverse soluzioni: sorveglianza attiva; radioterapia; chirurgia.”

Cosa significa sorveglianza attiva?

“Si intende uno stretto protocollo di controllo, una vigile attesa monitorata da una serie di esami. Si tiene monitorata la variazione della malattia, se nel tempo evolve da uno stadio di basso rischio ad uno più alto che necessita un intervento radicale: radioterapia o chirurgia.”

Quali sono le tecniche chirurgiche?

“La chirurgia è diventata meno invasiva rispetto al passato. Le tecniche si sono evolute verso la laparoscopia, oggi assistita da robot multibraccia. Nei miei interventi mi avvalgo del robot Da Vinci.”

I vantaggi della chirurgia robotica?

“Permette una visione migliore del campo operatorio e di eseguire movimenti più precisi. I bracci robotici hanno, infatti, una rotazione superiore a quella dell’uomo, massimizzano la manualità chirurgica. I vantaggi sono: una degenza ospedaliera ridotta a una odue notti; minor rischio di sanguinamento post operatorio; una ripresa me-

no dolorosa; un più rapido rientro alla vita sociale. La finalità della chirurgia è curare oncologicamente il paziente, preservando la funzionalità erettile e le strutture della continenza urinaria.” L’intervento è in anestesia generale?

“Si fa solitamente in anestesia generale, anche se con il Centro Urologico Europeo CURE, del quale faccio parte, abbiamo operato il primo caso al mondo in anestesia loco regionale. Le metodiche in questo campo sono sempre in evoluzione. Il futuro sarà la terapia focale con elettroporazione, una metodica attualmente sperimentale. Un’evoluzione, già praticata negli Stati Uniti, è la chirurgia robotica single port, con un unico accesso all’interno dell’addome del paziente.”

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