CONCRETE NEWS - Febbraio/Aprile 2023

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Filiera del calcestruzzo e della prefabbricazione

Supply chain of concrete and precast industry

Filiera del calcestruzzo e della prefabbricazione

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Supply chain of concrete and precast industry

TECNOLOGIA DEL CALCESTRUZZO - OPERE CIVILI E INFRASTRUTTURE - PAVIMENTAZIONI INDUSTRIALI E MASSETTI - INDUSTRIA DEGLI INERTI PREFABBRICAZIONE E MANUFATTI IN CALCESTRUZZO - MONITORAGGIO, RIPRISTINO E CONSOLIDAMENTO - DEMOLIZIONE E RICICLAGGIO La Rivista “Concrete News” è edita da Mediapoint & Exhibitions s.r.l. di Genova
N° 1 - 2023
2a Edizione 17-19 Maggio 2023 Piacenza 2nd Edition 17-19 May 2023 Piacenza, Italy 201/2022 HDRG22E Fiera certificata An exhibition audited by www.hydrogen-expo.it AMONG THE CONFIRMED EXHIBITORS AT HYDROGEN EXPO 2023 THE BIGGEST ITALIAN EXHIBITION & CONFERENCE FULLY DEDICATED TO THE HYDROGEN SECTOR For info and stand bookings Ph. +39 010 5704948 - info@hydrogen-expo.it 2nd Edition 17-19 May 2023 Piacenza, Italy Supporting Associations Under the Patronage of U 01 S CA O U UPM N Comune di Piacenza ASSOCIAZIONE OPERATORI NEL TRASPORTO FERROVIARIO MERCI LOGO VERTICALE S.A.T. S.r.l. S candiuzzi A dvanced T echnologies FAB Forklifts Water Puri cation Systems CROSSING CERTIFICATION Editoriale Delfino REIMANDI ® next generation energy ® Spectra2000 Srl Engineering & Supplies F GREENFORCE AGGIORNATO AL 2 MAGGIO 2023

non è tempo per manichei, quello che siamo vivendo in questi ultimi anni contrastati. Il dogmatismo che spesso oppone idee diverse - eppure non alternative ma complementari, se si usasse la ragione al posto di certa ideologia industriale e dei puri interessi di mercato - , il dogmatismo, dicevamo, non ha alcuna ragion d’essere di fronte alle sfide energetiche imposte dall’allarme globale sull’ambiente. Parliamo di macchine del futuro e di sistemi produttivi, mirando con il paraocchi a una vaga quanto improbabile “transizione elettrica”. Eppure c’è chi dice, con la chiarezza della competenza, che “finalmente oggi l’idrogeno, dopo tante aspettative e decenni di ricerca, è una soluzione che può consentirci concretamente di decarbonizzare e ridurre le emissioni che alterano il clima nei settori ‘hard to abate’ - dai trasporti all’industria pesante, come quella metallurgica e, certo, l’intera filiera del cemento - quelli dove l’elettricità rinnovabile non riesce, da sola, a svolgere il compito che le si chiede”. A sottolineare questo stato dell’arte è Alessandra Motz, ricercatrice

USI (Università della Svizzera Italiana) dell’Osservatorio finanze pubbliche ed energia. L’abbassamento dei prezzi delle energie rinnovabili sta accelerando una rivoluzione che nel settore concrete ha trovato nel 2021, nella cementeria di Port

L’idrogeno, il flusso di una scienza che non si può fermare

Talbot, in Galles, un’implementazione dedicata all’impianto di loppa d’altoforno. La struttura contiene un elettrolizzatore che, alimentato da elettricità rinnovabile generata da pannelli solari ed eolici, divide l’acqua in idrogeno e ossigeno. L’idrogeno separato viene quindi incanalato nel bruciatore utilizzato per generare calore per i processi dell’impianto, attenuando l’uso di gas naturale. In Italia, l’avanguardia di Buzzi Unicem - in collaborazione con Italgas - sta seguendo lo sviluppo di impianti “power to gas” con cui generare idrogeno verde da combinare con la CO2 catturata negli stabilimenti del gruppo cementiero. Lo scopo è quello di ottenere metano sintetico low carbon da impiegare nel ciclo produttivo del cemento.

Il futuro del mercato è promettente. A questo caso nazionale, la Motz cita “un’indagine recente dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), in cui si stima che il costo di produzione dell’drogeno verde, quindi proveniente da fonti rinnovabili, in Europa, si attesti ormai tra i quattro e gli otto dollari al chilo. Vuol dire una volta e mezza (o due) il costo dell’elettricità sul mercato all’ingrosso. Iniziamo ad avvicinarci, quindi, a uno scenario in cui l’idrogeno verde diventa competitivo e la sua produzione conveniente”. Una produzione che ormai fa conto persino

sulle acque reflue, tramite elettrolisi, alimentata da fonti elettriche rinnovabili, separando i due atomi di idrogeno da quello di ossigeno. “L’idrogeno consente già oggi di conservare l’elettricità rinnovabile, quando ne abbiamo in eccesso, per usarla poi quando ci manca”, conferma ancora la ricercatrice dell’USI. Certo, molto probabilmente l’elettricità in quanto tale è oggi la forma di energia più conveniente e più sostenibile in molti altri casi - purché sia prodotta da fonti elettriche rinnovabili. Ma per la grande industria e per i trasporti pesanti e a lunga distanza, l’idrogeno comporta più vantaggi. Quello che deve essere chiaro a tutti, comunque, è il concetto base che una sola fonte di energia non è la soluzione alla sostenibilità. Anche l’idrogeno dovrà collaborare con l’energia solare e magari anche con l’energia eolica, per produrre un risultato che sia utile, economico, affidabile e accettabile per tutti. Quello che non è utile, mai, è il pensiero unico - in buona e in cattiva fede -, la parola definitiva che non transige e insegue una tesi inamovibile, esatta una volta per tutte. Chi conosce l’energia, chi la studia seriamente e in modo scientifico, sa bene che ogni tesi mirata a fermarne il flusso vitale, conserva solo la purezza dell’illusione.

Buona lettura!

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Fabio Potestà Alberto Finotto
EDITORIALE
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SOMMARIO Febbraio/Aprile 2023

Anno 5

ATTUALITÀ PRIMO PIANO

OPERE CIVILI E INFRASTRUTTURE

Filosofia della perfezione p.26

Cornigliano, la “giusta riqualificazione”

cammina nel futuro della Lanterna p.32

Oltre la barriera del tempo p.38

PREFABBRICAZIONE E MANUFATTI IN CALCESTRUZZO Dimora di eternità p.42

TECNOLOGIE

AUTOMAZIONE E CONTROLLO

Strategia 4.0, la svolta per il cliente p.78

OPERE CIVILI E INFRASTRUTTURE

Modus Optimum Operandi p.82 Sulle spalle in un soffio................................. p.86

MATERIALI

PAVIMENTAZIONI INDUSTRIALI E MASSETTI

A passo ecosostenibile p.88

ENTI E ASSOCIAZIONI

FEDERBETON

Il rapporto di sostenibilità 2021 (seconda parte) p.92

CERTIFICAZIONI E NORMATIVE

TECNOLOGIA E INNOVAZIONE

La formula della professionalità p.98

PAROLE DI SCIENZA

DI ROBERTO VACCA

Le grandi invenzioni immaginate secoli fa p.102

MACCHINE E IMPIANTI

TECNOLOGIA E

TABLET EDITION

INDUSTRIA DEGLI INERTI

DEMOLIZIONE E RICICLAGGIO

RIPRISTINO,

SOCIAL MEDIA

Direttore Responsabile

Fabio Potestà

Responsabile Editoriale

Alberto Finotto

Collaboratori

Roberto Ambra

Gianenrico Griffini

Alice Magon

Andrea Potestà

Roberto Vacca

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Fotografia

Archivio Concretenews

Ufficio traffico

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Direzione e redazione MEDIAPOINT & EXHIBITIONS SRL

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News p.8
INNOVAZIONE Valori che pesano p.46 Luce creativa p.50 La qualità non ha difetti ............................. p.56 La vittoria è sicura p.62
Niente diesel, solo idrogeno p.66
Gioco di squadra a Milano p.70
CONSOLIDAMENTO E RISTRUTTURAZIONE
L’ospite di riguardo p.74
Periodico associato a Filiera del calcestruzzo e della prefabbricazione Supply chain of concrete and precast industry Filiera del calcestruzzo e della prefabbricazione Supply chain of concrete and precast industry Supply chain of concrete and precast industries In collaborazione con

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Hitachi, a Samoter 2023 un “villaggio” per i clienti

Più vicini ai dealer, ai clienti e al territorio. Sono questi gli obiettivi di Hitachi Construction Machinery Europe N.V. che – in seguito all’apertura della sede diretta a Castel San Pietro Terme (Bo) nell’aprile 2021 – ha riorganizzato la rete commerciale in Italia. Punto di contatto tra il quartier generale di Amsterdam e il nostro paese, il quartiere generale bolognese supporta la rete dei concessionari sia dal punto di vista commerciale che nel post-vendita, coordinando anche tutti i servizi amministrativi. È inoltre sede dei training formativi di prodotto. HCME di Bologna fa capo a quattro professionisti di grande esperienza: Richard Egelie (General manager), Massimiliano Todini (Manager general affairs), Andrea Dall’Osso (Sales specialist) e Fabio Borrelli (Product support field specialist). Sono la cinghia di trasmissione tra il territorio, i dealer e il management di Hitachi Construction Machinery Europe N.V.; ne raccolgono le esigenze, li affiancano nelle strategie per rendere il brand giapponese del movimento terra sempre più forte in Italia. Un’organizzazione che vedrà l’ingresso di nuovo personale per fornire loro un servizio ancora più ampio e capillare.

La nuova rete vendita HCME L’organizzazione della rete vendita con le rispettive aree commerciali vede: SCAI Spa (Lombardia, Sicilia, Umbria, Marche, Toscana, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata), Comac srl (Trentino e Veneto, escluso Belluno, Treviso e parte di Venezia), Franco Clò srl (Belluno, Treviso e parte della provincia di Venezia), KMI srl (Calabria, Puglia), Massucco T srl (Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta, Sardegna), Salomoni srl (Friuli Venezia Giulia), WR 57 srl (Emilia Romagna). Tutte aziende dalla consolidata esperienza, radicate nel territorio e vocate, come Hitachi, alla cura del cliente. Ne sarà testimonianza il prossimo Samoter (Verona 3-7 maggio 2023), dove HCME sarà presente con l’Hitachi Village (Hall 10 Stand A1-B2), tappa obbligata per incontrare il management italiano e conoscere tutte le novità di prodotto. A partire dal nuovo escavatore cingolato midi ZX95-7 e dall’escavatore gommato ZX95W-7. Una macchina, quest’ultima, pensata per i cantieri urbani e il mercato europeo, con triplice articolazione, stabilizzazione in sagoma e quattro ruote sterzanti. Sempre su gomma verrà presentata la nuova pala ZW250-7, che sostituisce la precedente omologa della Serie 6. Un modello cresciuto nelle prestazioni e nel comfort di guida. Altro escavatore cingolato midi, lo ZX135-7 2P triplice. L’impegno di Hitachi nell’ambito della sostenibilità ambientale sarà testimoniato dall’escavatore cingolato midi elettrico ZX85U-6EB, presente nello stand Innovation Lab. Come il precedente miniescavatore ZX55U-6EB, il nuovo midi è progettato per i cantieri urbani e l’edilizia residenziale, con la possibilità di un impiego continuo durante la giornata lavorativa. Per quanto riguarda le soluzioni innovative, nella demo area Leica un escavatore cingolato ZX210-7 permetterà di apprezzare il sistema per il controllo Co-pilot 2D/3D Leica Geosystem, frutto della collaborazione con il gruppo Hexagon. Sempre in ambito tecnologico, ma più inerente ai servizi, il protagonista sarà ConSite, che monitora l’efficienza e la produttività delle macchine, invia rapporti mensili e notifica gli eventuali allarmi di emergenza. Infine, ultimo ma non meno importante, il servizio Rent2Rent.

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CEM Elevatori, il successo speciale ATTUALITÀ NEWS

Boom di visitatori e di richieste per CEM Elevatori alla fiera K.EY 2023 – The Energy Transition Expo di Rimini, nell’ultima settimana di marzo. “Siamo assolutamente stupiti di quanto interesse abbia suscitato la nostra gamma di macchine per il sollevamento di materiali – è il commento di Loris Manocchia, autorevole figura del settore e instancabile titolare dell’azienda di Settimo Milanese – Abbiamo raccolto centinaia di contatti per altrettanti ordini nei prossimi mesi. Una cosa stupefacente, non ce lo saremmo mai aspettato. Al nostro stand sono arrivati professionisti e addetti ai lavori che hanno impegnato il nostro team commerciale al massimo grado”. La ragione di tanto successo riguarda in particolare i modelli esposti da CEM, in particolare gli elevatori per il sollevamento di materiali Paus Easy Asa 18 WHM (modello C), dalle caratteristiche speciali che contemplano una capacità fino ai 250 kg, stabilizzatori estensibili X System, doppio cilindro di sollevamento scala per un’inclinazione raggiungibile dai 30° ai 90°, per un’area di lavoro a 360° in virtù della corona girevole regolabile all’infinito. Altro modello di punta, specifico per il trasporto e l’assemblaggio in totale sicurezza di pannelli solari e impianti fotovoltaici, l’elevatore Geda Solar Lift, composto da moduli separati – facilmente assemblabili nella lunghezza desiderata – per ottenere una macchina flessibile adatta anche ai contesti operativi di difficile accesso. Infine, terzo highlight, il Geda Battery Ladder Lift, elevatore compatto dotato ai batterie all’avanguardia con funzionalità totalmente wireless. Premendo un pulsante, la macchina si avvia al sollevamento di materiali in modalità rapide e sicure.

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HYDROGEN EXPO, A PIACENZA LA SECONDA EDIZIONE

Venerdì 31 marzo, nella Sala conferenze di Confindustria Piacenza, si è tenuta la presentazione della seconda edizione di Hydrogen Expo, l’innovativa mostra-convegno italiana dedicata al comparto tecnologico per lo sviluppo della filiera dell’idrogeno, in programma dal 17 al 19 maggio prossimi negli spazi di Piacenza Expo. A introdurre la più grande manifestazione italiana dedicata al comparto, Fabio Potestà – presidente di Mediapoint & Exhibitions, organizzatore della fiera -, il sindaco di Piacenza, Katia Tarasconi, Francesco Rolleri e Nicola Parenti – rispettivamente presidente e vicepresidente di Confindustria Piacenza con delega all’Energia -, Giuseppe Cavalli, presidente di Piacenza Expo e Gianenrico Griffini, presidente della prestigiosa

giuria del Truck of The Year (il maggior premio internazionale dedicato ai veicoli per il trasporto merci e materiali) e redattore di “Allestimenti & Trasporti”. “Fin dalla sua prima edizione, Hydrogen Expo si è imposta come punto di incontro a livello nazionale di tutti i protagonisti della filiera dell’idrogeno –ha rimarcato Fabio Potestà – Un ruolo centrale, quello di questa fiera innovativa, rivendicato dal boom di adesioni che riscontriamo giorno dopo giorno, per questa seconda edizione. Abbiamo già quadruplicato il numero degli espositori rispetto all’edizione inaugurale del giugno scorso; un dato che ci consente di definire Hydrogen Expo 2023 come la più grande manifestazione italiana dedicata alla filiera tecnologica per lo sviluppo dell’idrogeno”.

La nascita di un network sinergico, in grado sia di dare impulso alla produzione di idrogeno a impatto zero, diffondendone la tecnologia, trova, secondo le parole di Potestà, “un fulcro territoriale straordinario nell’area piacentina, eletta dallo sviluppo della logistica e del sistema dei trasporti a sede di sperimentazione e dibattito anche per la direttrice energetica fondamentale dell’idrogeno”. Lo scopo dichiarato del nuovo evento fieristico – insediato fedelmente a Piacenza Expo – è quello di creare, proprio sul territorio piacentino, un distretto dell’idrogeno di livello nazionale ed europeo.

“L’idrogeno non sarà l’immediato futuro del trasporto, ora calamitato nell’attenzione ai veicoli elettrici a batteria, seguiti comunque dalle nuove propulsioni

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elettriche basate sulle fuel cells e sulle alimentazioni a idrogeno – ha spiegato Gianenrico Griffini, neoredattore della nuova iniziativa editoriale “Allestimenti & Trasporti” (parte del network di pubblicazioni Mediapoint & Exhibitions) e presidente storico del prestigioso Truck Of The Year – In questa fase, si presuppone che debbano essere create le condizioni abilitanti che permetteranno all’idrogeno di diffondersi, con stazioni di rifornimento adatte, ad esempio –l’Ue si sta muovendo in questa direzione. In questo percorso di transizione, una fiera come Hydrogen Expo aiuterà sicuramente questa evoluzione nel mondo dei trasporti, anche perché illustra ciò che l’industria è già in grado di fare, soprattutto nel campo della componentistica per i veicoli a idrogeno, che è differente da quella per i veicoli a combustione interna”.

Agli oltre 120 espositori già annunciati di Hydrogen Expo 2023, si aggiungono i 31 patrocini già raccolti dalla fiera tra le associazioni di categoria che compongono la filiera dell’idrogeno. A questi vanno annoverati poi i patrocini istituzionali, concessi dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e da quello dei Trasporti e delle Infrastrutture, dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, da Regione Emilia-Romagna, Enea e Comune di Piacenza.

“Organizzare un nuovo evento fieristico, soprattutto attinente a un comparto

tecnologico così innovativo come quello dell’idrogeno, costituisce un’iniziativa assai coraggiosa in Italia, dove sono presenti migliaia di aziende spesso in forte concorrenza – ha aggiunto Fabio Potestà – Ma è nel Dna di Mediapoint & Exhibitions fare da apripista per nuove iniziative che siano in grado di aggregare le forze di soggetti diversi eppure complementari, un modus operandi adottato anche per Hydrogen Expo. Così, a poco più di mesi dall’apertura della fiera, abbiamo già superato le 120 adesioni di aziende espositrici”. All’esposizione, va rimarcato, si accompagna un fitto programma di convegni organizzati direttamente dagli espositori. Tra i numerosi appuntamenti in calendario, spiccano il workshop pianificato da Danieli Combustion dal titolo “La Decarbonizzazione nei Forni di Riscaldo e di Trattamento Termico”

e il convegno a cura di 3P Safety – in collaborazione con FSE Progetti e Kiwa Cermet Italia – “Idrogeno Sicuro e Sostenibile”. Di particolare interesse, poi, l’incontro “Best Practices for Engineering Design, Safety and Asset Management”, a cura di MES-Monaco Engineering Solutions.

Novità assoluta di questa seconda edizione saranno poi gli IHTA – Italian Hydrogen Technology Awards, i premi concepiti per dare visibilità (anche internazionale) alla qualità e alla capacità di innovazione delle imprese e dei professionisti italiani che operano nei vari comparti tecnologici afferenti alla filiera dell’idrogeno. Le premiazioni degli IHTA 2023, saranno assegnate in occasione della Cena di Gala della manifestazione che si terrà nella serata del 17 Maggio prossimo presso la Sala degli Arazzi della Galleria Alberoni di Piacenza.

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Fabio Potestà Gianenrico Griffini

Premio concreto a Conexpo 2023 per Holcim

È stata vittoria, piena e senza rivali, quella del calcestruzzo a basse emissioni di carbonio ECOPact di Holcim. L’assegnazione del Next Level Awards Contractors’ Choice a ConExpo-Con/Agg-IFPE 2023 è il risultato annunciato già ad agosto, quando la giuria del premio anticipò le candidature in attesa dei risultati finali, giunti in occasione della fiera americana, dal 14 al 18 marzo scorso “Siamo orgogliosi di annunciare che Holcim è il vincitore del Next Level Awards Contractors’ Choice – ha confermato Dana Wuesthoff, direttrice di ConExpo-Con/Agg, alla vigilia della fiera di Las Vegas, la più importante kermesse espositiva americana nel settore delle costruzioni – L’impegno del gruppo Holcim per l’eccellenza e l’innovazione nel rispettivo settore di sviluppo industriale, per nuovi materiali dedicati alle costruzioni è davvero impressionante ed è testimoniato dal successo in molteplici applicazioni e dalla scelta di molte imprese”.

Il calcestruzzo Holcim ECOPact offre una soluzione versatile alla sfida della decarbonizzazione, garantendo fino al 90% in meno di emissioni di anidride carbonica rispetto alle miscele di calcestruzzo standard. ECOPact ha proprietà uguali o addirittura migliori del calcestruzzo convenzionale ed è disponibile in una varietà di classi di resistenza, in conformità agli standard del settore. Può essere facilmente gestito in ogni fase di applicazione come un calcestruzzo convenzionale ed è composto da un mix innovativo di materiali cementizi complementari (inclusi inerti da demolizione), corroborati da una tecnologia degli additivi all’avanguardia. I mix design di ECOPact possono essere utilizzati in una varietà di componenti strutturali, tra cui fondazioni, colonne e travi, pareti, rampe e molto altro.

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Calcestruzzo metamateriale contro i terremoti

Può un calcestruzzo uniformare la propria efficacia fino ad assorbire le conseguenze di un terremoto? Per i ricercatori della Pittsburgh University pare proprio di sì, in virtù della propria accezione metamateriale che integra dei nanogeneratori in grado di assommare energia in funzione di autocontrollo. Proprio la ricerca concentrata sui metamateriali – per una produzione di tipologie di cemento che uniscano sostenibilità ed efficacia applicativa – ha portato gli stessi ricercatori a risultati sorprendenti, pubblicati sulla rivista Advanced Materials, con il titolo “Multifunctional Nanogenerator-Integrated Metamaterial Concrete Systems for Smart Civil Infrastructure” e in particolare riferimento alle applicazioni sulle infrastrutture stradali. A costituire la differenza tra il normale calcestruzzo e il nuovo prodotto metamateriale non è tanto la composizione chimica, quanto la struttura. Il calcestruzzo intelligente ricavato dalla ricerca della Pittsburgh University è formato da reticoli polimerici auxetici rinforzati incorporati in una matrice cementizia conduttiva. Quando viene attivata meccanicamente la struttura composita induce l’elettrificazione del contatto tra gli strati. In questo modo, il cemento conduttivo, arricchito con polvere di grafite, funge da elettrodo del sistema. I primi studi sperimentali hanno dimostrato che il materiale è in grado di comprimersi fino al 15% sotto carico ciclico e produrre 330 μW di potenza. Supercompressibilità e capacità di raccolta di energia in queste tipologie di calcestruzzo leggere e regolabili meccanicamente possono aprire una porta all’uso del calcestruzzo in varie applicazioni – come materiali ingegnerizzati che assorbono gli urti negli aeroporti, per aiutare a rallentare gli aerei in atterraggio, oppure come sistemi di isolamento della fondamenta in caso di sollecitazioni sismiche.

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Conexpo 2023, spinta al futuro

Dopo l’uragano Conexpo 2023, arrivano i risultati finali esibiti dall’AEM (Association of Equipment Manufacturers), l’associazione americana che rappresenta i produttori nordamericani di macchine e attrezzature per le costruzioni. Il successo di ConExpo-Con/ Agg-IFPE è da record, con ben 139.000 visitatori nei cinque giorni di fiera, negli spazi del Las Vegas Convention Center. Il pubblico – proveniente da 133 paesi internazionali – ha visitato gli stand di oltre 2.400 espositori, per un incremento di ingressi nell’ordine del 6% in più rispetto all’edizione 2020 (funestata dallo scoppio della pandemia da Coronavirus e conclusa in anticipo). “Le innovazioni nel settore delle macchine e delle tecnologie per le costruzioni testimoniano una crescita economica significativa e sostenibile – ha confermato Phil Kelliher, vicepresidente senior di Caterpillar e presidente di ConExpo-Con/Agg – Le novità più importanti sono state corroborate da esposizioni esaurienti e mirate, con numerose dimostrazioni dal vivo che hanno aiutato la comprensione e la scelta degli addetti ai lavori in relazione ai prossimi acquisti e all’analisi tecnica necessaria al rinnovamento delle flotte a noleggio e dei parchi macchina delle imprese”.

Macchine compatte alimentate a batterie, motori a idrogeno e propulsioni elettriche hanno animato anche a Conexpo il dibattito sulla sostenibilità nell’ambito Construction, con un accento sui progressi della telematica e della connettività tecnologica. Tra i protagonisti di progresso, menzioniamo almeno la svolta verso la decarbonizzazione di Tadano, per la nuova generazione di gru all terrain e gru cingolate, i passi avanti sulla strada dell’elettrificazione di Volvo Construction Equipment e della stessa Caterpillar, l’avanguardia del primo motore a idrogeno di JCB. Un futuro che senz’altro attenderà il prossimo ConExpo-Con/Agg-IFPE, in programma dal 3 al 7 marzo 2026, sempre nell’agone del Convention Center di Las Vegas.

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ATTUALITÀ NEWS

Tricolore Construction a Las Vegas

La connessione concreta tra l’industria italiana e l’America delle costruzioni è stata celebrata e testimoniata nel modo più brillante a Conexpo 2023, grazie all’impegno di Unacea e Ice-ITA (Italian Trade Agency). Un’area collettiva d’eccezione, insediata nel Silver Lot, proprio nel fulcro della fiera di settore più importante degli Stati Uniti, ha ospitato una selezione di eccellenze aziendali che ha compreso le realtà di Acsa Steel Forgings, Boat Lift, Condor, Dagso, Drago, Edil Euganea, Emiliana Serbatoi, Gbm Building Equipments, Idromeccanica Italiana, Kiwitron, M3 Metalmeccanica Moderna, Mantovanibenne, Mechbadger, la nostra Mediapoint & Exhibitions, Metalgalante, Neron Pumps, Office Malaguti, Oleoweb, Outset, Raimondi Cranes, Remdevice, Safi Group, Serigrafia ‘76, Settima Meccanica, Sibo e TracMec. Il mercato nordamericano di macchine e attrezzature per costruzioni rappresenta la seconda destinazione per la produzione italiana di settore. Nel 2021, infatti, l’export verso il Nord America ha superato i 331 milioni di euro, con una crescita dell’11% rispetto al 2020. Allo stesso modo, l’export italiano verso l’America Latina ha registrato una crescita nel 2021 del 31%, raggiungendo i 120 milioni.

Il trend espansivo dell’export italiano di macchine e attrezzature per le costruzioni verso il Nord America ha proseguito la propria corsa anche nel 2022: tra gennaio e novembre le esportazioni italiane hanno raggiunto i 403 milioni di euro, con una crescita del 41% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In particolare, i segmenti che hanno registrato la crescita più significativa sono le macchine per i lavori stradali, le macchine movimento terra e le macchine per la perforazione.

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“Gli Stati Uniti continuano a rappresentare il principale mercato del mondo per le macchine per costruzioni oltre che la prima destinazione extra europea per la produzione italiana di settore – ha dichiarato Michele Vitulano, presidente di Unacea – Il Padiglione Italia a Conexpo/ConAgg rappresenta quindi un’occasione importante per tutte le aziende italiane. Grazie allo stanziamento pubblico di Ice-Agenzia richiesto da Unacea, i produttori nazionali parteciperanno a una tra le più grandi manifestazioni fieristiche del settore a tariffe agevolate e con una formula che semplifica le attività organizzative valorizzando l’immagine coordinata del made in Italy”.

Nel corso di Conexpo, al Padiglione Italia si sono svolti diversi eventi speciali, ai quali hanno partecipato, tra gli altri, i delegati dell’americana AED (Associated Equipment Distributors), con il direttore Fred Vieira e la redazione della prestigiosa casa editrice Khl, al centro di un momento particolare dedicato alla stampa di settore.

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Smart Living, il calcestruzzo reinventa la casa

Una casa prefabbricata con funzionalità completamente domotiche, altamente efficiente e con possibilità di espansione all’occorrenza. La proposta dell’azienda catalana Smart Living presenta case rivoluzionarie, basate su un sistema di moduli prefabbricati in calcestruzzo che possono addirittura cambiare la propria superficie nel tempo – con spazi ampi e aperti che possono essere convertiti in stanze, oppure locali ulteriormente sezionabili.

I moduli, impilabili fino a tre altezze, hanno dimensioni di 3 x 6 x 1,2 m. Le case sono costruite in fabbrica, dove vengono aggiunte le finiture. Una volta che i moduli sono finiti, vengono trasportati in camion al campo, dove una gru li installa. In soli due giorni, le case prefabbricate sono completamente assemblate e pronte per essere abitate. “Il sistema costruttivo modulare implica un elevato isolamento termico, riducendo le perdite di energia durante l’inverno e l’apporto di calore in estate – sottolineano i progettisti di Smart Living – Trattandosi di moduli indipendenti, si evita la trasmissione diretta del suono, migliorando così l’isolamento acustico”.

Tutte le case prefabbricate in cemento dell’azienda sono dotate di un sistema di riscaldamento aerotermico e hanno una classificazione energetica A. Inoltre, dispongono di sistemi domotici in modo che i clienti possano controllare problemi come l’illuminazione, la temperatura o la sicurezza dal proprio dispositivo mobile. Le case modulari di Smart Living possono essere personalizzate, create da zero oppure puoi acquistare uno dei tanti modelli prestabiliti che compongono il loro vasto catalogo.

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ATTUALITÀ NEWS

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Fagioli ancora vincente a Esta e SC&RA

A Noordwijk aan Zee, nei pressi di Amsterdam, all’interno degli spazi magnificenti del Grand Hotel Huis ter Duin, sono stati proclamati ieri sera i vincitori degli Esta Awards 2023, i prestigiosi riconoscimenti annuali assegnati dall’associazione europea che rappresenta gli operatori dei trasporti eccezionali e del noleggio di gru mobili per grandi sollevamenti. Oltre 400 gli invitati a una cena di gala che ha offerto una platea dall’impatto scenico straordinario alla serata, introdotta dalla presentazione di Alex Taylor e officiata dal presidente di Esta, Fabio Belli, amministratore delegato di Fagioli. Ed è proprio il gruppo di Sant’Ilario d’Enza ad aggiudicarsi due dei premi più importanti. Nel dettaglio, Fagioli ha conquistato la vittoria nella categoria “Innovation” grazie al sistema BMM14000, un modulo di sollevamento per ponti e viadotti stradali e autostradali - progettato e realizzato dal dipartimento di ingegneria interno di Fagioli e mai utilizzato prima a livello mondiale - impiegato per la movimentazione dell’impalcato del viadotto Po sull’autostrada A7 Milano-Genova. Il secondo successo è stato invece ottenuto nella categoria “Safety” per il trasporto via mare di due gru STS Harbour (1.650 tonnellate ciascuna) da Malta a Marsiglia, effettuato su strada con l’utilizzo di carrelli modulari (132 assi totali) e, una volta a bordo nave, con l’utilizzo di un innovativo sistema di sicurezza appositamente studiato e progettato dal dipartimento aziendale interno di ingegneria. Fagioli ha conquistato anche la giuria degli “SC&RA Job of the Year Awards”, assegnati da una delle più autorevoli associazioni di settore a livello mondiale, insediata negli Stati Uniti. L’azienda emiliana ha ottenuto il primo posto nella categoria “Hauling Job of the Year” per l’installazione del ponte Siffredi (406 tonnellate) a Genova eseguita per conto dell’impresa Pizzarotti e dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale. Con i recenti tre successi ottenuti, salgono complessivamente a 42 i primi posti conquistati da Fagioli nell’ambito delle ultime 18 edizioni delle due importanti competizioni internazionali, a dimostrazione delle grandi competenze degli oltre 500 dipendenti del gruppo impegnati nelle numerose società operative in tutti i continenti.

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Quattro Potain per l’antico ospedale

Il Consorzio Stabile SIS ha scelto le gru a torre Potain per la ristrutturazione di uno degli ospedali più antichi d’Italia, il Policlinico di Milano (conosciuto anche con il nome di Ospedale Maggiore di Milano) fondato nel lontano 1456. La società di costruzione Italiana ha acquistato quattro gru a rotazione alta Potain, due MDT 269 J12 e due MDT 389 L16, per superare le difficoltà del cantiere, che includono una strada di accesso particolarmente ristretta e mancanza di spazio per la manovra di mezzi pesanti. L’ingegner Matteo Pastore di Manitowoc Lift Solutions ha giocato un ruolo cruciale nella progettazione e nell’organizzazione del posizionamento delle gru a torre, sfruttando l’esperienza e le capacità uniche dei tecnici Potain che prestano il loro servizio nei cantieri più impegnativi di tutto il mondo. Le due MDT 269 J12, con braccio massimo di 65 m e due gru MDT 389 L16 con braccio da 75 m, sono state montate in loco con estensioni da 55 a 60 m e altezze sottogancio fino a 69 m. Le gru solleveranno carichi pesanti e manovreranno le attrezzature all’interno del sito, che copre un’area di 23.000 metri quadrati. Il Consorzio Stabile SIS, partner da molti anni di Manitowoc, conta inoltre nella sua flotta di mezzi per la costruzione cinque fuoristrada Grove e tre gru automontanti, sempre della gamma Potain.

21 Supply chain of concrete and precast industries ATTUALITÀ NEWS

A Cemex l’autobetoniera full electric di Volvo Trucks

Volvo Trucks ha consegnato a Cemex la prima autobetoniera per impieghi pesanti completamente elettrica e a zero emissioni. Il veicolo elettrico a batteria rappresenta lo sviluppo più recente dell’accordo firmato tra Volvo e Cemex nel 2021, per una collaborazione globale nel settore delle soluzioni di mobilità elettrica, al fine di ottenere una riduzione delle emissioni di carbonio e un incremento della produttività. La cerimonia di consegna del camion elettrico Volvo FMX si è svolta a Berlino; il mezzo può essere utilizzato per un’intera giornata di lavoro, con un’unica ricarica durante la pausa. Verrà impiegato nell’impianto di calcestruzzo di Spandau. L’elettrificazione del trasporto di cemento pone serie sfide, dovute ai carichi pesanti e alle continue esigenze di miscelazione. Anche il settore del trasporto pesante sta gradualmente adottando soluzioni completamente elettriche; Volvo Trucks e Cemex stanno collaborando per sviluppare e adattare le tecnologie necessarie a rendere il trasporto e emissioni zero una realtà anche nell’esigente settore delle costruzioni. “Cemex intende diventare un’azienda a zero emissioni di CO2. Innovazione e collaborazione sono l’essenza del nostro impegno – riferisce Fernando A. González, CEO del gruppo industriale – La nostra partnership con Volvo ha un potenziale incredibile con il suo contributo alla decarbonizzazione delle nostre attività. Il lancio della nostra prima autobetoniera completamente elettrica è un notevole progresso in tale direzione”.

22 Supply chain of concrete and precast industries
ATTUALITÀ NEWS

Tutti gli impianti Blend si abbinano perfettamente ai Silos orizzontali Blend.

A240 è l’impianto di miscelazione per grandi produzioni di calcestruzzo, misti cementati, asfalto a freddo e calcestruzzo riciclato.

Le casseformi Betonblock, unite agli impianti Blend, permettono di realizzare blocchi in calcestruzzo multifunzionali, anche con calcestruzzo riciclato o scarti di demolizione.

La gamma di impianti mobili E-series è costituita da quattro modelli di diverse dimensioni, in versione stazionaria o montabili su camion o carro ferroviario.

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CCS BUZZI UNICEM PER IL CEMENTIFICIO “ZERO CO2”

Sono stati rivelati, nel corso di un convegno a Roma, I risultati della sperimentazione pilota CCS (Carbon and Capture Storage) che vede protagonista Buzzi Unicem, con il proprio impianto di Vernasca (Pc). La sperimentazione è riferita al progetto Cleanker (Clean Clinker Production by Calcium Looping Process) e riguarda il primo impianto operativo di cattura e stoccaggio per CO2 in Italia, durante il processo produttivo di un cementificio. “L’azione compiuta con questa sperimentazione tiene conto comunque dell’efficienza della produzione e dell’efficienza di resa del calcestruzzo stesso – ha sottolineato Luigi Buzzi, direttore tecnico e membro del Cda del gruppo – Per noi, l’impiego della CCS è un’opportunità in fase di sviluppo, con la prospettiva di poterla implementare su larga scala non prima del 2030”.

Il progetto Cleanker ha l’obiettivo dimostrare la tecnologia “Ca-Looping” per la cattura della CO2 in un cementificio. “Il processo di decomposizione del calcare che avviene nel calcinatore genera più della metà delle emissioni di CO2 prodotte in un cementificio – spiega Maurizio Spinelli del team Leap, un centro di ricerca partecipato dal Politecnico di Milano – che quindi provengono prevalentemente dalla materia prima e in parte minore da processi di combustione”. La soluzione percorsa nell’impianto sperimentale di Vernasca per catturare la CO2 è quella di convertire il calcinatore da combustione ad

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aria a ossigeno puro, allo scopo di creare un flusso di CO2 già concentrato. Inoltre, un secondo reattore - il carbonatore - impiega una parte dell’ossido di calcio prodotto nel calcinatore per assorbire la CO2 residua generata dalla combustione del forno rotante. “Il processo di cattura utilizza come sorbente la stessa materia prima sfruttata per fare cemento, composta prevalentemente da calcio. Prima di essere inviato al forno per produrre cemento, il calcio circola diverse volte tra il calcinatore e il carbonatore – ha esemplificato ancora Spinelli – trasferendo la CO2 dai fumi del forno ad un flusso concentrato, idoeneo per le successive fasi di purificazione, trasporto e stoccaggio”. Nell’impianto di Vernasca, questa configurazione è stata testata per circa due anni, con risultati molto promettenti. I prossimi dieci anni saranno fondamentali, secondo gli esperti intervenuti al congresso romano, per dimostrare le potenzialità di realizzazione effettiva di questa tecnologia, implementando almeno cinquemila impianti di CCS in tutto il mondo, alcuni dei quali potrebbero essere basati proprio sulla tecnologia Ca-Looping, sviluppata grazie al progetto Cleanker.

HYDROGEN EXPO, Piacenza (Italia) 17-19 Maggio 2023

www.hydrogen-expo.it

INTERNATIONAL RENTAL EXHIBITION, Maastricht (Olanda), 6-8 Giugno 2023

www.ireshow.com

SOLIDS PARMA, Parma (Italia) 14-15 Giugno 2023

www.solids-parma.de

BETON-TAGE, Ulm (Germania) 20-22 Giugno 2023

www.betontage.de

GEOFLUID, Piacenza (Italia) 13-16 Settembre 2023

www.geofluid.it

POWTECH, Norimberga (Germania) 26-28 Settembre 2023

www.powtech.de

MARMOMAC, Verona (Italia) 26-29 Settembre 2023

www.marmomac.com

GIS 2023, Piacenza (Italia) 5-7 Ottobre 2023

www.gisexpo.it

SMOPYC – Saragozza (Spagna) 22-25 Novembre 2023

www.feriazaragoza.es/smopyc-2023

WORLD OF CONCRETE – Las Vegas (USA) 23-25 Gennaio 2024

www.worldofconcrete.com

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Giornate italiane del CalCestruzzo

GIC 2024, Piacenza (Italia) 18-20 Aprile 2024

ItalIan ConCrete

www.gic-expo.it

25 Supply chain of concrete and precast industries
29-31 October 2020 - Piacenza, Italy
Fiere ed Eventi
Days

FILOSOFIA DELLA PERFEZIONE

GIANFRANCO BRONZINI HA PORTATO LA SUA OMEC NELL’OLIMPO DEI MAGGIORI SOLUTION PROVIDER NAZIONALI. PARLIAMO DI UNA REALTÀ CHE È IN GRADO DI INTEGRARE COMPETENZE, ESPERIENZA E MACCHINE AL SERVIZIO DEI PIÙ GRANDI CLIENTI INDUSTRIALI. IN QUESTA INTERVISTA, L’IMPRENDITORE ANCONETANO CI SPIEGA TUTTA LA COMPLESSITÀ DI UN PROCESSO AZIENDALE IN CONTINUA EVOLUZIONE

La “grande nave”, destinata a solcare tutti i mari, partendo dall’Adriatico che bagna la costa di Ancona, è salpata nel 1989. Da allora, la realtà industriale di Omec si è rivelata inarrestabile, nel concepire progetti di crescita aziendale e soluzioni per una committenza sempre più vasta. Gianfranco Bronzini è protagonista e fulcro di questo miracolo imprenditoriale che dal 2000 ha conquistato uno spazio di primo piano anche nell’ambito del noleggio europeo dedicato ai grandi sollevamenti. Più di 30 anni dopo il varo di un progetto che ha portato alla costituzione del Gruppo Bronzini, con le sue diverse divisioni di attività, la filosofia del fondatore non è cambiata. “Lavorare sempre con uno sguardo al futuro, per abbattere barriere e complicazioni, e migliorare relazioni e processi. Integriamo le persone, le idee e le tecnologie per dare vita ai progetti più ambiziosi, in grado di generare valore per tutti i nostri stakeholder”. Quelle che seguono sono le parole, altrettanto preziose, di una conversazione più ampia che Gianfranco Bronzini ha concesso in esclusiva per i lettori di Sollevare.

26 PRIMO PIANO OPERE CIVILI E INFRASTRUTTURE
di Alberto Finotto

Omec e Gruppo Bronzini costituiscono naturalmente delle realtà industriali strettamente correlate. Ci può sintetizzare le attuali strategie di attività e il ruolo della stessa Omec nell’ambito di questo universo complesso e diversificato?

Andiamo con ordine. Dopo la fondazione di Omec nel 1989, con un’attività principale dedicata alla manutenzione di macchinari di impianto in ambito industriale, è stata creata una seconda società del gruppo, la Cosmi, costituita nel 1992 con l’obiettivo di fornire servizi complementari a quelli della Omec, nell’ottica di aumentare il valore di servizio offerto ai nostri partner. Riassumendo, la business unit Omec Service si occupa, quindi, della manutenzione ordinaria, straordinaria e predittiva di macchinari, impianti e attrezzature, mentre la Cosmi è specializzata nella costruzioni di impianti, parti di impianto, piping e carpenterie. Inoltre, con la nascita della divisione Noleggi nel 2000, Omec si è specializzata nella fornitura di soluzioni per la movimentazione di materiali e per i lavori in quota, arrivando a costituire, ad oggi, un parco macchine esaustivo e numeroso di modelli appartenenti alle categorie che possiamo definire “commodity”, ma soprattutto completo nella disponibilità di mezzi speciali, progettati per i lavori più complessi. Integrando il bagaglio di conoscenze tecnologiche e la competenza delle due società, di concerto con i servizi offerti dalla divisione Noleggi, il Gruppo Bronzini si insedia oggi come solution provider totale, un interlocutore unico capace di integrare competenze, esperienza e mezzi per la realizzazione di grandi progetti, come recita anche il nostro motto che riportiamo come sintesi nelle presentazioni della nostra identità imprenditoriale.

Quali sono i programmi e gli investimenti che riguardano oggi la struttura di Omec, in relazione a progetti specifici, dotazione di personale e aggiornamenti del parco macchine?

Il progetto di crescita aziendale che stiamo seguendo attualmente ha preso vita nel 2016 e riguarda l’ambito infrastrutturale, quello organizzativo e il settore della forza lavoro. Stiamo investendo sul territorio nazionale attraverso l’apertura di nuovi presidi distribuiti lungo la penisola. La crescita dimensionale ci ha portato a potenziare l’unità dedicata alla formazione, per gestire e coordinare in maniera ottimale, in coerenza con la strategia e il nostro modello di business, tutto il percorso di inserimento dei nuovi membri del team Omec e per la riqualificazione dei nostri attuali collaboratori - un processo necessario per allineare

l’intero network ai processi innovativi in corso. L’aumento della gamma di macchine è stato intrapreso considerando tre leve fondamentali: l’aggiornamento tecnologico (con l’obiettivo di fornire ai nostri clienti soluzioni sempre più efficienti nelle prestazioni e sicure); la transizione energetica (attraverso l’aumento degli investimenti in macchine eco-compatibili - con un incremento del 68% negli ultimi due anni); il potenziamento del parco mezzi di alcune filiali, in parallelo con i progetti di sviluppo e di ricostruzione dell’area di interesse. Dal 2017 abbiamo intrapreso un progetto studiato per qualificare ed enfatizzare l’identità aziendale, rafforzando al contempo il nostro brand. L’importanza del ruolo della Omec sull’attuale scenario industriale è chiaro, ma andava esplicitato, approfondito e diffuso maggiormente. Per questo, da più

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Gianfranco Bronzini

PRIMO PIANO OPERE CIVILI E INFRASTRUTTURE

di cinque anni, lavoriamo al rinnovamento dell’immagine aziendale, rispettando due principi fondamentali: cambiare veste senza snaturarci e non dimenticare la storia. In generale, l’obiettivo principale del progetto di crescita è volto a creare un nuovo approccio agli stakeholder, portando l’organizzazione a una visione che mette il cliente al centro dei processi aziendali, potenziando punti di contatto fisici e digitali, risorse strumentali, risorse umane e relazioni con i fornitori per rafforzare la catena di valore.

Quali settori di applicazione risultano più importanti oggi per il noleggio di Omec?

Siamo un partner consolidato di numerose realtà importanti a livello nazionale che operano in diversi settori - da quello navale al chimico e al petrolchimico, oltre all’industria alimentare e a quella farmaceutica - dove l’unità di business dell’industrial service Omec è impegnata

da oltre 35 anni. La divisione noleggi è impegnata nella fornitura di soluzioni per lo sviluppo di grandi opere come ponti, viadotti, ferrovie e grandi costruzioni edili. Supportiamo in questo senso le attività di movimentazione e assemblaggio di manufatti dalle dimensioni importanti a quote molto elevate. Questo è possibile grazie al connubio tra la professionalità dei nostri operatori specializzati e i mezzi speciali di sollevamento della nostra flotta che permettono di raggiungere fino a 103 metri in quota e movimentare fino a 400 tonnellate di materiali. Inoltre, supportiamo operativamente le attività di manutenzione di grandi impianti industriali, per i quali si necessita, oltre che della fornitura di macchinari e attrezzature, anche di soluzioni in grado di ottimizzare costi e tempistiche di intervento. A questo proposito i nostri uffici tecnici sono quotidianamente impegnati a disegnare soluzioni specifiche e mirate. Le nostre soluzioni vengono impiegate anche

in tutte le attività legate alla costruzione, manutenzione e ispezione degli impianti green energy on-shore. Parliamo di contesti che pongono sfide importanti in termini di sicurezza ed è per questa ragione che le nostre soluzioni hanno l’obiettivo primario di ridurre i rischi del lavoro in quota e della movimentazione di materiali.

Di recente, avete aggiunto alcune figure manageriali chiave per lo sviluppo delle vostre dinamiche interne di organizzazione, anche sotto il profilo complesso della digitalizzazione delle attività. Ci può fornire il profilo di queste nuove risorse dirigenziali?

Dal 2017, l’azienda ha dato vita a un progetto di innovazione di servizi e processi, realizzato anche attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie digitali, al fine di integrare sistemi e flussi informativi necessari a generare conoscenza utile, dati puntuali e report istantanei a tutta l’or-

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Gianfranco Bronzini (al centro) e Omec ricevono il premio di Manitowoc al Bauma 2022, per la fedeltà al marchio nella dotazione della flotta

ganizzazione. Il primo output di questo progetto si è realizzato con l’adozione di un nuovo software gestionale che ha integrato in modo sinergico tutti i processi di business. Un passo importante, gestito e coordinato grazie all’introduzione di una nuova figura aziendale – il responsabile IT – che ha svolto il proprio dottorato di ricerca proprio in Omec, per poi entrare ufficialmente nella nostra squadra. Negli ultimi tre anni, il progetto si è ampliato attraverso il potenziamento dell’area marketing, tramite l’inserimento di un laureando in marketing management. Lo sviluppo si sta concretizzando con la realizzazione del nuovo portale web e con l’implementazione di una strategia di Customer Relationship Management (CRM). Inoltre, abbiamo coinvolto un Project Manager

Senior nell’ambito della ricerca e sviluppo per l’implementazione del lean manifacturing per i processi transazionali che porteranno l’organizzazione verso una logica di miglioramento continuo. L’avvio di tutte le iniziative che ho menzionato viene realizzata in Omec grazie alla costituzione di appositi team interni, composti principalmente da figure under 35, tra project manager, consulenti esterni e figure esecutive, che lavorano alla crescita e allo sviluppo di tutta l’organizzazione.

Che prospettive vede attualmente per il noleggio in Italia? Per Omec è prevista un’espansione anche all’estero? Quando si discute del concetto di “uso” che rimpiazza la “proprietà” si parla di un processo storico ed evolutivo di lun-

go periodo, che porterà a grandi cambiamenti e grandi sviluppi nei prossimi decenni. La pratica del noleggio in Italia è in forte espansione, dove nelle regioni del Nord stiamo assistendo a un processo di normalizzazione, mentre vi sono ancora ampi margini di crescita nel Centro-Sud. In questo senso, le attività della Omec sono e saranno strettamente connesse con il piano di sviluppo infrastrutturale del Paese e, soprattutto, con la transizione ecologica. Se consideriamo le tematiche delineate e trattate nel Piano Nazionale di Transizione Ecologica (PTE) leggeremo, per citarne alcuni, termini come decarbonizzazione, miglioramento delle risorse e delle infrastrutture idriche, mobilità sostenibile. Tutte tematiche che coinvolgono, in un certo senso, il business Omec, se

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PRIMO PIANO OPERE CIVILI E INFRASTRUTTURE

consideriamo i mercati serviti, ma soprattutto la pratica del noleggio che di per sé è sinonimo di sostenibilità. il noleggiatore professionale mette a tua disposizione macchine nuove, dall’impatto ambientale contenuto e più efficienti. Per quanto riguarda la visione di espansione all’estero dobbiamo considerare che l’internazionalizzazione della Omec è un fenomeno che ha preso vita circa 20 anni fa: abbiamo operato in Algeria, in Russia e in numerosi paesi europei. Siamo attualmente attivi in alcuni importanti cantieri albanesi, svedesi e lituani. L’obiettivo del prossimo quinquennio, sotto questo profilo, è di intensificare le attività all’estero con i nostri

key account italiani, ambendo a diventare un partner sia nazionale che internazionale degli stessi. Non è in programma invece, per il momento, l’apertura di nostre filiali all’estero.

Quali progetti e quali grandi realtà state seguendo attualmente, nell’ambito delle opere infrastrutturali e della grande impiantistica industriale (settore energetico, petrolchimico e altro)? L’unità dell’Industrial Service ha creato dei distaccamenti presso i cantieri e gli stabilimenti di alcuni clienti storici - operanti, come dicevamo prima, nei diversi settori navale, chimico, petrolchimico,

alimentare e farmaceutico. Insieme alla divisione noleggi, stiamo operando alle importanti attività di ammodernamento degli impianti del gruppo API a Falconara e la raffineria Eni di Taranto (settore petrolchimico), Acciaierie d’Italia e Nuovo Pignone (settore siderurgico). Siamo attivi sulle autostrade A14, A24 e A25, nell’ambito dei programmi di manutenzione delle gallerie, delle carreggiate e dei viadotti. Stiamo contribuendo inoltre alla realizzazione di alcune grandi opere edili e infrastrutturali. Per citarne solo alcune, il Ponte Drini in Albania, la Torre Unipol a Milano e la costruzione degli stabilimenti Amazon in Centro Italia.

30 Supply chain of concrete and precast industries

LA FILIERA DEL CEMENTO E DEL CALCESTRUZZO PROTAGONISTA DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE, CON MATERIALI INNOVATIVI, AFFIDABILI E DURABILI.

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CORNIGLIANO, LA “GIUSTA RIQUALIFICAZIONE” CAMMINA NEL FUTURO DELLA LANTERNA

NELL’AREA EX DUFOUR, ITALCEMENTI

HA IMPIEGATO MATERIALI ALL’AVANGUARDIA, TECNOLOGIE INNOVATIVE E PAVIMENTAZIONI

DRENANTI PER I NUOVI SPAZI DEDICATI

ALLO SPORT E A UNA SOCIALITÀ RINNOVATA.

NEL SEGNO, MODERNO, DELLA SOSTENIBILITÀ

AMBIENTALE ED ENERGETICA

Nuovi spazi per sport, cultura e aggregazione sociale a disposizione del quartiere, aree all’aperto coperte e verde pubblico; tecnologie innovative e materiali prodotti da cicli virtuosi di riutilizzo, altissime prestazioni di confort e bassissimi consumi per l’edificio, calcestruzzo drenante per la pavimentazione esterna, per una progettazione in chiave sostenibile dell’ambiente costruito e degli spazi aperti. Questo il nuovo volto dell’area ex Dufour, sede della famosa e omonima fabbrica di caramelle, in via Cervetto a Cornigliano,

al centro di un restyling completo da parte della Società per Cornigliano, con un investimento complessivo di circa due milioni di euro.

Cornigliano Ligure viene ricordata dalle cronache per gli storici impianti dell’Ilva, le acciaierie dello Stato, e per le proteste operaie di cui è stata teatro in molti frangenti storico-sociali. Pochi sanno che il quartiere di Cornigliano era un tempo inserito in un contesto paesaggistico decisamente suggestivo. Un’amena località balneare, frequentata dall’aristocrazia e alta borghesia genovese e meta di vacan-

za di celebri personalità, di cui, nonostan te le trasformazioni subite nei secoli, sono ancora visibili palazzi e ville padronali, integrate oggi nel contesto urbano.

La riqualificazione di questa porzione del quartiere di Cornigliano rientra in un piano di recupero per le aree indu striali dismesse, fatto di piccoli e grandi interventi, messo in atto dal Comune di Genova per restituire al quartiere la pro pria dignità e funzionalità, attraverso la creazione di spazi centrali per la funzio ne sociale del quartiere. Questi interventi hanno la finalità di arginare lo spopola mento, stabilizzato i prezzi delle case e re stituire dignità a un quartiere con grandi potenzialità culturali, paesaggistiche e di interesse storico.

In particolare, quello relativo all’area ex Dufour è compreso nel “Programma

32 PRIMO PIANO OPERE CIVILI E INFRASTRUTTURE

Integrato di Riqualificazione Urbana di Cornigliano” approvato D.C.C. n. 62 del 09/09/2008, è finanziato interamente da Società Per Cornigliano spa, che ha affidato a Sviluppo Genova spa lo svolgimento

di tutte le attività tecniche e progettuali necessarie.

L’area in questione costituisce uno dei primi tentativi di recupero e rigenerazione del quartiere di Cornigliano avviata

dopo l’era della grande industrializzazione pesante.

Il nuovo centro civico di Cornigliano, realizzato dagli studi di progettazione Dodi Moss e SAB, attraverso il recupero dei locali ormai dismessi, è collocato nel cuore di un’area che ha conosciuto, nel corso degli ultimi due secoli, profonde trasformazioni nella cultura insediativa, nella vita sociale, nella dimensione ambientale. In questo territorio così denso di contrasti e carente di spazi pubblici, il nuovo Centro civico si caratterizza come una struttura moderna, realizzata seguendo

L’inquadramento della riqualificazione dell’ex area Dufour

PRIMO PIANO OPERE CIVILI E INFRASTRUTTURE

dendo indipendente l’accesso al parco pubblico di Valletta San Pietro, adiacente all’area, e accrescendo la fruibilità generale dell’area. Sul lato che guarda a sud sono state realizzate aree di sosta e spazi ombreggiati da un albero di platano e da un’ampia aiuola che separa dalla sede stradale. Le superfici pedonali si trovano in una zona rialzata, protetta dal traffico. Su queste aree insistono tutte le attività pubbliche del complesso.

Scelta ambientale per i materiali

le più sviluppate tecniche di intervento compatibili con l’ambiente ed altamente efficiente per il risparmio energetico che svolge un ruolo determinante nella più ampia azione di riqualificazione in corso.

Il progetto dell’intervento

La riqualificazione di Dodi Moss e SAB ha riguardato l’ampliamento e la riorganizzazione degli edifici esistenti, attualmente in uso ad un’associazione concessionaria del Comune di Genova, proprietario dell’area sita in Via Cervetto, compresi gli spazi esterni, ed ha portato alla realizzazione di un luogo aperto e accessibile che ospita un polo per l’aggregazione e la socialità del quartiere.

A tal fine sono stati demoliti alcuni volumi esistenti per costruirne di nuovi che hanno permesso di ospitare, all’interno di un unico edificio che rielabora la scansione degli spazi industriali originari, locali per uffici e magazzini, permettendo di implementare le funzioni esistenti (bar, cucina, sala biliardo e altre funzionalità), riservando nuove opportunità di utilizzo negli spazi, per una palestra polivalente completamente rinnovata, un campo da calcio e uno da tennis, un polo per l’aggregazione e la socialità del quartiere con sala lettura, la biblioteca, le salette polivalenti, il salone per dibattiti, riunioni e

iniziative ludiche in sostituzione di quelli precedentemente ospitati all’esterno, in prefabbricati fatiscenti collocati nel parcheggio.

Il nuovo Centro civico si articola su due piani. Nel piano terra, con struttura in cemento armato, predominano i pieni, mentre il secondo, definito da una struttura in acciaio che caratterizza anche la copertura, è completato con pareti in policarbonato che fanno della luce l’elemento caratterizzante del progetto.

Alle quattro campate originarie, caratterizzate da una copertura a capanna, ne sono state aggiunte due, separate da una loggia coperta che favorisce la connessione tra gli spazi interni del nuovo edificio e quelli recuperati dell’edificio esistente, e permette l’attraversamento tra lo spazio di ingresso a sud e quello posteriore all’edificio, verso nord. Da questo lato, le sale interne, dotate un’ampia vetrata, stabiliscono una relazione diretta con lo spazio aperto in grado di ospitare attività di ballo durante il periodo estivo e un albero di Ginkgo biloba segna un ulteriore ambito di incontro e di relazione lungo il variegato sistema di spazi pubblici inaugurati da questo progetto di recupero.

Su una porzione di copertura del nuovo edificio, è stato inoltre realizzato un terrazzo fruibile nella stagione estiva. Sono stati riqualificati anche gli spazi esterni dell’ingresso al complesso, ren-

Criteri di progettazione tesi verso un forte approccio alla sostenibilità ambientale e all’efficienza energetica hanno orientato lo studio Dodi Moss verso l’uso di tecnologie innovative e materiali prodotti da cicli virtuosi di riutilizzo, come ad esempio, il policarbonato utilizzato per le facciate e il calcestruzzo drenante per la pavimentazione esterna. “Tutte le scelte progettuali, sia di natura organizzativa e

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funzionale che di natura spaziale e materiale, sono state finalizzate alla riduzione degli impatti ambientali e alla promozione di modelli di produzione e consumo più sostenibili”, conferma l’architetto Matteo Rocca dello studio Dodi Moss. Le performance termiche e le fonti di energia rinnovabili introdotte garantiranno un edificio a consumo “quasi zero”, capace di offrire altissime prestazioni di confort a fronte di bassissimi consumi. Gli impianti previsti nel nuovo edificio sono stati progettati per raggiungere il livello prestazionale NZEB (Near Zero Energy Building) che attesta il raggiungimento di un consumo energetico quasi nullo. Questo sarà il primo edificio di Genova ad avere una Certificazione

LEED di tutte le sue fasi: dalla progettazione all’esecuzione con l’obiettivo condiviso con la committenza di raggiungere la certificazione LEED di livello più alto (LEED platinum). La Certificazione LEED, Leadership in Energy and Environmental Design, è un programma di certificazione degli edifici che nasce su base volontaria e che viene applicato in oltre 140 Paesi nel

mondo che promuove un approccio orientato alla sostenibilità, riconoscendo le prestazioni degli edifici in settori chiave, quali il risparmio energetico ed idrico, la riduzione delle emissioni di CO2, il miglioramento della qualità ecologica degli interni, i materiali e le risorse impiegati, il progetto e la scelta del sito.

Le aree esterne, in cui prima dominavano le auto e l’asfalto, si aprono ora al quartiere con una nuova pavimentazione di colore chiaro per la quale è stata utilizzata la soluzione in calcestruzzo drenante i.idro Drain di Italcementi per pavimentazioni ispirate ai principi della sostenibilità e realizzate all’insegna di un’architettura di qualità.

“Gli obiettivi di implementazione della permeabilità del suolo appartengono alla più generale finalità perseguita con gli interventi - considera Rocca - Una finalità che mirava a garantire nell’intero complesso dell’area il massimo comfort ambientale, aumentare le superfici permeabili, garantendo la massima capacità drenante dei suoli, contrastare l’isola di calore urbano, aumentare la sicurezza e

accessibilità degli spazi e favorire la vitalità del quartiere e le possibilità di socializzazione. L’area esterna, di circa 200 metri quadrati, precedentemente ricoperta di asfalto, presentava notevoli problemi di impermeabilità del suolo. In un contesto nel quale il piano urbanistico della città di Genova impone di mantenere l’invarianza idraulica e di migliorare, in caso di interventi di ristrutturazione edilizia, la permeabilità dei suoli fino al 60%, la scelta del calcestruzzo drenante i.idro Drain ci ha permesso di andare ben oltre. Una scelta, condivisa con la Committenza, fortemente voluta dal nostro studio, in quanto questo prodotto soddisfa pienamente le specifiche delle nostre scelte progettuali in tema di sostenibilità ambientale, rigenerazione urbana e miglioramento del comfort e della vivibilità cittadina”.

Un’accurata selezione degli aggregati e l’azione del legante cementizio permettono infatti al materiale di raggiungere una capacità drenante 100 volte superiore a quella di un normale terreno. Dal punto di vista funzionale, le pavimentazioni realizzate con i.idro Drain offrono un sistema alternativo per la gestione delle acque meteoriche, favorendo il drenaggio naturale e l’invarianza idraulica e realizzando superfici permeabili in grado di garantire la superficie filtrante richiesta dal Piano di Governo del Territorio (PGT).

Per quanto riguarda la scelta del colore della pavimentazione, sono stati effettuati diversi campioni fino ad arrivare alla colorazione desiderata, simile ad una terra stabilizzata. “Siamo a ovest della città di Genova, oltre il torrente Polcevera, ai piedi del sistema collinare che degrada in una zona pianeggiante verso il Mar Ligure - rileva ancora Rocca - A fianco dell’area ci sono dei campi da tennis. L’idea era quella di conferire alla pavimentazione esterna, attraverso la pezzatura del materiale drenante e la sua colorazione, una matericità tipica delle terre battute e degli elementi naturali che contrastasse con l’edificio, molto tecnologico e innovativo, quasi ‘algido’, restituendo una sensazione di calore e naturalità generale. i.idro Drain ha consentito di preservare la permeabilità del suolo integrandosi

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PRIMO PIANO OPERE CIVILI E INFRASTRUTTURE

perfettamente nell’ambiente costruito e dando vita, mediante forma e colore, ad uno spazio strutturato e quindi fruibile, ma distante dal rigore delle geometrie che caratterizzano l’intero edificio”. Dal punto di vista estetico, infatti, il materiale offre la possibilità di realizzare una superficie planare e continua, priva di giunti, accessibile alle varie fasce di utenza e al tempo stesso carrabile e colorabile in funzione delle specifiche richieste della Committenza.

La posa delle pavimentazioni

“Il particolare mix design di i.idro Drain ha permesso di confezionare calcestruzzi dalle ottime performance meccaniche, e allo stesso tempo, da un’altissima capacità drenante e un elevato valore esteticosottolinea Matteo Rocca - Il materiale consente la realizzazione di pavimentazioni pedonali e carrabili che assicurano una migliore gestione delle acque piovane, grazie alla grande capacità drenante del materiale, garantiscono elevate prestazioni meccaniche e, soprattutto nei mesi invernali, aumentano considerevolmente la sicurezza dei pedoni, limitando le possibilità che sulla pavimentazione si formino fenomeni di gelicidio dovuti a ristagni d’acqua indesiderati. Grazie alla possibi-

lità offerta da questo materiale di costruire pacchetti costruttivi di diverso spessore, è stato inoltre possibile garantire la carrabilità di alcuni spazi esterni destinati alle aree di sosta per le auto. Le aree carrabili e i parcheggi hanno uno spessore di circa 17/20 cm, mentre quelle pedonali, poggianti su un letto di ghiaia di almeno 10 cm, hanno uno spessore di 10 cm”. Tutte le acque piovane raccolte dalle superfici di copertura degli edifici costruiti vengono raccolte in una vasca di prima pioggia per confluire in una di laminazione destinata allo stoccaggio temporaneo e al di riuso delle acque. Questo sistema permette di non avere apporto di acque meteoriche dalle coperture sul suolo, soprattutto durante i forti eventi meteorici. “Dal punto di vista economico, le pavimentazioni drenanti realizzate con i.idro Drain permettono una riduzione dei costi di manutenzione, una maggiore durabilità, una minore incidenza dei costi legati alla captazione e gestione delle acque meteoriche - rimarca l’architetto Rocca - Inoltre, le pavimentazioni in calcestruzzo, essendo per loro natura chiare, hanno maggiore luminosità rispetto all’asfalto e, soprattutto in ambiente urbano, consentono di ridurre le spese d’illuminazione sia a livello di costi d’installazione sia come gestione. Grazie alle sue

caratteristiche e alla certificazione EPD (Dichiarazione ambientale di prodotto) di cui è in possesso, il calcestruzzo drenante i.idro DRAIN di Italcementi è un prodotto altamente sostenibile che conferma l’impegno di Calcestruzzi e di Italcementi nella produzione di prodotti innovativi, sostenibili e di qualità che contribuiscono alla generazione di valore urbano e al miglioramento della vivibilità cittadina”. Nel corso dei lavori, il continuo confronto con i tecnici di Calcestruzzi, in un’ottica di problem solving, ha sempre consentito di trovare la soluzione tecnica più idonea per la risoluzione di ogni problematica di cantiere, con l’obiettivo di migliorare la durabilità e la qualità dell’opera. “Come Calcestruzzi, i.build, la nostra business unit specializzata nelle pavimentazioni, ha seguito il lavoro dalla proposta iniziale all’acquisizione, fino alla gestione del cantiere – spiega Giorgio Bugnolo, Product Manager per le Pavimentazioni di Italcementi e Calcestruzzi - Si è trattato di un lavoro di squadra continuo con l’impresa, la Direzione Lavori e la Committenza, una sinergia che ha consentito all’Amministrazione di raggiungere i risultati che si era prefissa: riqualificare e restituire un contesto urbano di riferimento per l’intera delegazione di Cornigliano, restituendo alla città un polo spor-

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tivo-ricreativo completamente rinnovato, in linea con i più elevati standard dell’edilizia sostenibile. Aver aumentato la capacità drenante delle aree soggette all’intervento, infatti, avrà notevoli benefici a lungo termine sulla durabilità delle opere eseguite e sulla salute dei nuovi esemplari arborei piantumati. La nostra business unit ha posato circa 800 metri quadrati di pavimentazione drenante pedonale e 400 di superficie carrabile. Per ottenere la colorazione desiderata dalla Direzione Lavori, al calcestruzzo drenante è stato aggiunto un pigmento di colore sabbia. Oltre alle superfici drenanti, la squadra i.build ha provveduto anche alla fornitura e posa della pavimentazione dell’area esterna dedicata alla pista da ballo, circa 200 mq di pavimentazione industriale pigmentata con ossidi di quarzo colore antracite per 12 cm di spessore, e dei massetti di sottofondo relativi ai due piani dell’edificio di nuova realizzazione, per altrettanti 200 mq di superficie complessiva con uno spessore di 5 cm”.

La pavimentazione della pista è stata realizzata in calcestruzzo i.pro Pavimix ME, una delle nove tipologie di calcestruzzi a prestazione specifica della gamma di prodotti Pavimix di Calcestruzzi, concepita per fornire la soluzione ottimale alle diverse tipologie di pavimentazioni industriali esterne, una corretta durabilità in rapporto alle scelte del Progettista, alle esigenze delle Imprese e alle aspettative del Committente. Nello specifico, i calcestruzzi Pavimix ME, specifici per massicciate esterne, sono stati concepiti per essere posati in ambienti con una percentuale di umidità da moderata ad alta quali piazzali, parcheggi a raso, aree di sosta e aree di rifornimento. Si tratta di calcestruzzi resistenti con Rck pari o superiore a 35 N/mm², disponibili in tre soluzioni base a loro volta adattabili e modificabili a seconda delle specifiche esigenze del cliente.

La gamma Pavimix garantisce una resistenza coerente con le classi di esposizione ambientali, è conforme sia alla normativa UNI 11146/2005, specifica per i pavimenti

di calcestruzzo ad uso industriale, che al capitolato Tecnico Conpaviper, assicurando quindi alle pavimentazioni durabilità nel tempo. La normativa UNI 11146/2005, classifica i pavimenti industriali in base al loro utilizzo e definisce i criteri da utilizzare per la progettazione, la costruzione e il collaudo dei pavimenti di calcestruzzo a uso industriale, specificando i requisiti tecnici necessari alla corretta esecuzione di planarità, orizzontalità, imbarcamento e resistenza all’abrasione o all’urto.

“Rispondendo alle diverse esigenze di progettazione nel pieno rispetto della normativa UNI 11146/2005, la gamma di prodotti Pavimix testimonia ancora una volta l’attenzione che Calcestruzzi rivolge all’innovazione di prodotto e alle indicazioni normative del settore - rileva ancora Bugnolo - Ci affianchiamo al progettista per assisterlo nella scelta del Pavimix più coerente con le normative e con l’opera che deve realizzare, fornendogli un puntuale servizio di assistenza sia in fase progettuale sia in cantiere”.

OLTRE LA BARRIERA DEL TEMPO

MANINI PREFABBRICATI HA REALIZZATO IN SARDEGNA, A GONNESA, CON IL CONTRIBUTO FONDAMENTALE

DI SIREG GEOTECH, IL PRIMO PONTE MAI COSTRUITO IN EUROPA

CON TRAVI PRECOMPRESSE E ARMATURA IN FIBRA DI VETRO

PRIMO PIANO OPERE CIVILI E INFRASTRUTTURE

Due pionieri per un’opera sospesa che porta un’autentica rivoluzione nell’Europa delle infrastrutture. Si chiamano Manini Prefabbricati e Sireg Geotech, entrambe realtà lombarde di riferimento nei rispettivi settori. Un riferimento internazionale, s’intende, dal momento che il primo è uno dei campioni più autorevoli del made in Italy, nel campo della prefabbricazione; mentre il secondo è uno specialista in prodotti non metallici e compositi per i settori della geotecnica e dell’ingegneria civile. Fianco a fianco, Manini e Sire hanno portato a termine l’opera di ricostruzione - con tecnologia ibrida - del primo ponte in cemento armato precompresso con barre in vetroresina GFRP (Glass Fiber Reinforced Polymer) mai realizzato in Europa. Si tratta della prima applicazione concreta di un materiale innovativo come

la fibra di vetro a vantaggio del comparto dell’ingegneria civile. Sireg ha progettato e prodotto le armature Glasspree – le uniche in materiale composito GFRP con certificazione europea Eta (European technical assessment) ad oggi disponibili sul mercato – per gli elementi prefabbricati Ma-

nini destinati alla ricostruzione del ponte, nella località di Fontanamare-Gonnesa, in provincia di Cagliari. Il ponte era crollato nell’estate 2020 dopo il passaggio di un Tir ed è stato riprogettato tenendo conto dell’impiego di un materiale alternativo dalle caratteristiche straordinarie. Grazie anche a progetti pionieristici come questo, in una prospettiva di maggiore sostenibilità delle infrastrutture italiane, si potranno realizzare finalmente calcestruzzi più rispettosi dell’ambiente e con minor impiego degli additivi chimici - fino ad oggi necessari per garantire nel tempo la durabilità del manufatto - con una sensibile riduzione dei costi di manutenzione, ordinaria e straordinaria. “Il ponte ibrido di Gonnesa ricostruito da Manini con le armature in vetroresina certificate di Sireg, rappresenta un primato di cui siamo molto fieri, dopo anni di ricerca mirata in collaborazione con l’Istituto per le Tecnologie delle Costruzioni Itc-Cnr, il Politecnico di Milano e l’Università di Miami per arrivare alla certificazione europea Eta delle nostre barre in vetroresina Glasspree – ha dichiarato Sonja Blanc, ceo di Sireg Geotech – Il ponte è la prima applicazione assoluta in Europa per questo prodotto composito in ambito civile e credo che questo progetto potrà avere un forte impatto strategico sulle costruzioni nazionali, in un paese dove le infrastrutture sono figlie di progettazioni e modelli realizzativi che risalgono al primo dopoguerra. Ci auguriamo che questo ponte diventi presto un modello per il rinforzo delle infrastrutture e dei manufatti in cemento armato esposti ad ambienti particolarmente aggressivi o soggetti a costante degrado”.

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PRIMO PIANO OPERE CIVILI E INFRASTRUTTURE

Il nuovo ponte di Gonnesa, nello specifico, è composto da sette travi prefabbricate con trefoli in acciaio armonico pretesi e da armatura lenta a flessione e a taglio completamente realizzata in vetroresina. La lunghezza dell’impalcato è di 23,3 m per una larghezza di 9,1 m. Come da bando di gara, nel mese di maggio è in programma presso la sede umbra di Manini Prefabbricati un ciclo di prove di carico, a taglio e a flessione, su una trave principale. Le prestazioni della trave saranno monitorate da un sistema innovativo di sensori e sofisticati algoritmi di intelligenza artificiale sviluppati da Asdea. L’inaugurazione del ponte si terrà il prossimo 24 maggio, con i protagonisti dell’impresa in prima fila - Manini Prefabbricati (impresa esecutrice), Sireg Geotech (armature strutturali in vetroresina), Secured Solutions (progettazione e direzione lavori), Asdea, Università di Cagliari (supporto tecnico scientifico) - e la presenza delle autorità

locali committenti – Comune di Cagliari e Regione Autonoma Sardegna.

Glasspree, la fibra di una nuova soluzione

Le barre in fibra di vetro Glasspree di Sireg certificate Eta, realizzabili in vari diametri, sono fabbricate secondo il processo chiamato pultrusione che permette di realizzare prodotti dalle elevate caratteristiche meccaniche e di durabilità. Il vetro, in particolare, svolge un ruolo dominante in termini di vantaggi grazie a una serie di caratteristiche chimico-meccaniche che, in relazione ai costi, lo rendono oggi la migliore soluzione per applicazioni in ambienti particolarmente aggressivi per le comuni armature in acciaio, come gli ambienti salini, o in presenza di campi elettromagnetici o a seguito dell’impiego di cloruri antigelo e altre sostanze amma-

loranti. I vantaggi nell’adozione di questo nuovo materiale tecnologico hanno una ricaduta straordinaria sull’ambiente, la sicurezza e l’economicità di gestione dell’infrastruttura. La realizzazione del ponte di Gonnesa rappresenta, sotto questo profilo, un vero e proprio sodalizio di ricerca tra Manini Prefabbricati, Sireg Geotech, il mondo universitario sardo, un’amministrazione pubblica lungimirante e l’ambito accademico internazionale. Il partner scientifico americano dell’azienda, per la realizzazione del ponte di Gonnesa, infatti, è il professor Antonio Nanni, per anni a capo del Department of Civil, Architectural & Environmnental Engineering dell’Università di Miami - un laboratorio scientifico in cui questa tecnologia ha trovato i suoi primi ambiti di applicazione.

Il professor Nanni - da quest’anno presidente ACI, il più importante ente americano in tema costruzioni e norme edilizie

40 Supply chain of concrete and precast industries

- ha rivelato in diversi studi una panoramica di casi concreti di applicazione, negli Stati Uniti e in Canada, delle barre in vetroresina nella realizzazione di infrastrutture che contemplano una vita utile di 100 anni. Nel Nord America, l’impiego di questi materiali compositi è in decisa evoluzione, grazie anche a un quadro normativo e a standard di qualifica che ne hanno favorito un rapido sviluppo. Le barre in materiale composito fibrorinforzato FRP (Fiber Reinforced Polymer) in sostituzione dell’acciaio per la realizzazione di elementi strutturali in calcestruzzo armato sono realizzate con fibre di varia natura, fra le quali il vetro e il carbonio sono sicuramente i materiali più impiegati. Il vetro,

in particolare, svolge un ruolo dominante grazie a una serie di caratteristiche chimico-meccaniche che, in relazione ai costi, lo rendono ad oggi il miglior candidato per numerose applicazioni in ambienti “difficili” per le comuni armature in acciaio. Recenti studi hanno evidenziato che la vita utile di una struttura armata con questa nuova tecnologia può arrivare, come già detto, a un secolo, senza alcun intervento ulteriore rispetto alla natura del calcestruzzo o di altri particolari costruttivi - necessari, invece, nel caso delle strutture in cemento armato tradizionalmente rinforzate con tondini in acciaio. La diffusione delle barre in GFRP è favorita dalla proprietà fondamentale di

questi materiali, ossia la loro indiscussa maggiore durabilità dovuta al fatto di non essere in alcun modo suscettibili ai fenomeni di corrosione. Proprio gli impalcati da ponte, ad esempio, durante il periodo invernale sono particolarmente esposti ai già menzionati cloruri adottati per prevenire il formarsi di gelo sul manto stradale. Ma potremmo continuare l’elenco di infrastrutture a rischio, citando i canali per lo scolo delle acque oppure le banchine e i pontili in riva al mare e, ancora, qualsiasi manufatto in cemento armato in ambito industriale esposto ad ambienti particolarmente aggressivi. Nel momento in cui si deve realizzare la scelta progettuale più opportuna, occorre tener presente anche altre proprietà di questi materiali messe a confronto con l’acciaio. I tondini in GFRP sono amagnetici e non conduttori di calore; trovano così una congeniale applicazione in tutti i manufatti esposti a correnti vaganti, risolvendo il problema della corrosione tipica delle armature in acciaio, di fatto incompatibili con questo tipo di applicazioni. Un altro vantaggio nell’impiego di armature in GFRP è la facilità e rapidità nella posa in opera grazie al loro peso ridotto, circa un quarto rispetto a quello dell’acciaio. Un’indiscussa leggerezza che rende il pro- dotto particolarmente agevole nella sua movimentazione a terra, al punto che diversi studi hanno dimostrato risparmi di tempo fino al 40-50% rispetto alla posa di un’equivalente armatura in acciaio.

41 Supply chain of concrete and precast industries

DIMORA DI ETERNITÀ

NEL FENOMENO EDILIZIO DELLE CASE FUNERARIE, IL PREFABBRICATO IN

CALCESTRUZZO SI CONFERMA LA SCELTA VINCENTE. LA TESTIMONIANZA ESEMPLARE DI GEOCAP NEL PROGETTO PORTATO A TERMINE NEL COMUNE DI ACQUI TERME, IN PROVINCIA DI ALESSANDRIA di Silvano Giacomo Ramonda (amministratore unico di Geocap srl)

Sempre più attuale, in ambito edilizio, è il tema delle case funerarie, che sta entrando a tutti gli effetti a far parte del tessuto socioculturale esistente. Precisamente, per Casa Funeraria si intende una struttura privata, gestita da soggetti autorizzati allo svolgimento dell’attività funebre, nella quale, su richiesta dei familiari del defunto, sono ricevute, custodite ed esposte, anche a feretro aperto (e in ciò si differenziano dalle Case del Commiato, in cui può essere esposto solamente il feretro chiuso), le salme di persone decedute presso le abitazioni private o le strutture sanitarie ed ospedaliere. Tale tipologia di costruzione nasce da una concomitanza di esigenze sociali e culturali. Da un lato, la crescente diffusione, a livello edilizio, di condomini e strutture abitative aventi dimensioni più ridotte rispetto ad un tempo, limitano sempre più la gestione “casalinga” del saluto al defunto da parte della propria famiglia, la quale preferisce ormai separare il momento di lutto e le incombenze che ne derivano dalla quotidianità della propria abitazione. Dall’altro, la necessità di alleggerire la mole di lavoro che le strutture ospedaliere e sanitarie in genere si sono trovate a sopportare negli ultimi decenni, inevitabilmente aggravata dalla pandemia mondiale legata al Covid-19. La Casa Funeraria nasce negli USA intorno agli anni Sessanta e viene espor-

Supply chain of concrete and precast industries
PRIMO
PREFABBRICAZIONE E MANUFATTI IN CALCESTRUZZO
PIANO

tata successivamente in Europa, prima in Inghilterra e poi in Francia e Spagna, sino ad arrivare in Italia, ove ha iniziato a diffondersi solamente a decorrere dai primi anni 2000, subendo una considerevole crescita negli ultimi dieci anni. Basti pensare che nel 2011 sul territorio italiano si contavano solamente 50 case funerarie mentre ad oggi ve ne sono più di 600, fatta eccezione per il Lazio, unica Regione superstite totalmente priva di legislazione in materia.

Fermo tale breve e doveroso excursus storico, occorre focalizzarsi sull’aspetto edilizio e tecnico delle strutture volte ad ospitare le case funerarie. Invero, proprio in virtù della loro repentina diffusione, né il legislatore nazionale né quelli regionali hanno ancora avuto modo di pronunciarsi dettagliatamente in materia, non sussistendo così una disciplina specifica che detti vincoli precisi e inderogabili sotto l’aspetto urbanistico ed architettonico e trovando invece applicazione la normativa vigente, per cosiddetta analogia legis. Insomma, come confermato anche dallo Studio Architettura+ di Brescia - specializzata in tale ambito ormai da diversi anni

e con cui l’azienda Geocap Srl ha avuto il piacere di intraprendere un rapporto collaborativo di settore - ampia libertà di azione è garantita a progettisti e a costruttori, che possono dare vita a strutture non solo durature ed efficienti dal punto di vista architettonico ed energetico, ma anche accoglienti e di piacevole aspetto, sia internamente che esternamente, pro-

prio in virtù del delicato scopo a cui sono destinate.

Unico dettame a cui è necessario sottostare è il requisito funzionale della destinazione e pertanto la sua distribuzione interna. La Casa Funeraria deve infatti prevedere al proprio interno spazi e percorsi privati destinati agli operatori (spogliatoi, servizi igienici, sala di preparazione dei defunti,

43 Supply chain of concrete and precast industries

PREFABBRICAZIONE E MANUFATTI IN CALCESTRUZZO PRIMO PIANO

magazzino, autorimessa), separati dagli spazi e percorsi destinati ai visitatori quali camere ardenti, sala del commiato, servizi igienici, uffici e spazio ristoro. Entra così in gioco la scelta del prefabbricato in calcestruzzo, che oltre a consentire velocità di progettazione e soprattutto di esecuzione, permette di distribuire facilmente gli spazi interni, che possono così raggiungere le dimensioni richieste nonché di personalizzare l’interno e l’esterno a proprio piacimento. Il tutto è reso ancora più agevole dall’assenza, nella maggior parte dei Comuni, di vincoli urbanistici e piani regolatori che impongano l’edificazione di tali strutture in determinati spazi escludendone invece altri. Tendenzialmente, la Casa Funeraria può sorgere ovunque all’interno del territorio comunale proprio in virtù dell’interesse generale per cui è stata ideata ed è destinata e tale identità è stata confermata anche dal Consiglio di Stato, che nel recente 2020 ha avuto modo di pronunciarsi a favore della “compatibilità delle attività funebri all’interno dei Nuclei di Antica Formazione, in quanto l’attività di onoranze funebri ovvero di servizi funebri non sia incompatibile con la funzione residenziale. Invero, essendo la morte un accadimento naturale che colpisce la popolazione residente, il servizio funebre è svolto nell’interesse di quest’ultima e, pertanto, deve ritenersi consentito nelle zone a vocazione residenziale”.

La Geocap Srl si fa dunque portavoce di un progetto concreto e innovativo, gra-

zie alla fiducia accordata dalle Onoranze Funebri Dolermo, che hanno deciso di erigere la propria Casa Funeraria nel Comune di Acqui Terme (Al), in corso Savona, incaricando per l’appunto lo Studio Architettura+ della progettazione e l’azienda piemontese della realizzazione del fabbricato. La scelta del calcestruzzo, nell’ambito del quale la Geocap Srl vanta un’esperienza ormai ventennale, ha dunque consentito alla committenza di sfruttare pienamente lo spazio a propria disposizione, convogliando all’interno della nuova Casa Funeraria Dolermo tutte le proprie attività e servizi e divenendo così un punto iconico per la popolazione ed il territorio.

Il fabbricato in calcestruzzo, i cui elementi sono stati interamente prodotti all’interno degli stabilimenti di Geocap Srl siti in Caramagna Piemonte (Cn), ha una superficie di forma rettangolare di circa 650 mq destinati ad ospitare tutti i servizi necessari,

nello specifico: un’ampia area accoglienza, 3 camere ardenti, 1 sala del commiato, sala ristoro e servizi igienici per gli ospiti, diversi uffici, sala di preparazione del defunto, spogliatoi per il personale, servizi igienici per il personale un magazzino ed una autorimessa. A completamento del fabbricato, sorge una pensilina in acciaio lunga 29 metri e sporgente per 2,50, di cui 15 metri aperti a pergolato ed i rimanenti 14 metri coperti e destinati a proteggere l’ingresso dalle intemperie e dagli eventi atmosferici.

Concludendo, è evidente come la Casa Funeraria sia sinonimo di attualità ed innovazione, rappresentando un fenomeno edilizio che di certo ha ampi margini di crescita e costituendo un chiaro esempio del grande potenziale e della versatilità offerti dal calcestruzzo che, vantando origini antiche e una storia straordinaria, ai giorni nostri continua a confermarsi una scelta vincente in ambito edile.

44 Supply chain of concrete and precast industries

A&T-Allestimenti & Trasporti è la nuova testata di Mediapoint & Exhibitions dedicata al mondo dei veicoli stradali e off road. Camion per il trasporto pesante a lunga distanza e cava cantiere autocarri commerciali e Van, rimorchi e soluzioni per il trasporto eccezionale componenti di trasmissione e oleodinamici, cabine, motori e pneumatici.

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VALORI CHE PESANO

LA PARTECIPAZIONE DI ASTRA ALLA TRENTUNESIMA EDIZIONE DI SAMOTER, ALL’INTERNO DEL PADIGLIONE 7 (C10-C11), VEDRÀ PROTAGONISTI I VEICOLI

PIÙ RAPPRESENTATIVI DELLA GAMMA HD9, PROGETTATA PER LAVORI

GRAVOSI NEL SETTORE MINERARIO, PETROLIFERO, DELLE GRANDI OPERE E DEL TRASPORTO PESANTE

Saranno 300 metri quadrati di grande contenuto, quelli allestiti da Astra per il Samoter 2023, negli spazi di Veronafiere (dal 3 al 7 maggio prossimi). Innanzitutto, i valori di base, declinati in modo decisivo all’impegno heavy duty richiesto dal settore delle costruzioni. I veicoli esposti presentano tutte le specificità tecniche della gamma Astra, dal robusto telaio in acciaio ad alta resistenza (530 MPa) composto da due longheroni piani e paralleli tra loro, ideali per qualsiasi tipo di allestimento, fino alla catena cinematica studiata per le imprese più gravose e impegnative. Gli HD9 montano motori FPT Industrial Cursor

13 Euro VI con motorizzazioni fino a 570 cv e con coppie massime fino a 2500 Nm in abbinamento a cambi manuali o, a richiesta, automatizzati e automatici con o senza Intarder.

Samoter sarà l’occasione per presentare, inoltre, la nuova edizione dell’Astra Extreme by Nature Demo Tour. Da Verona partirà infatti un giro d’Italia dimostrativo, con diverse tappe, che vedrà coinvolto il modello HHD9 8×6 allestito con cassone semi-roccia Cantoni da 24 metri cubi, dal peso totale a terra di oltre 60 ton. Alimentato da un potente motore da 13 litri con potenza erogata pari a 500 cv e accoppiato ad un cambio Allison com-

pletamente automatico a sette marce con retarder integrato, questo veicolo è ideale per applicazioni gravose in miniera. Ogni singolo componente è stato progettato e sviluppato per sostenere gli utilizzi più severi ed impegnativi in fuoristrada: dagli assali e ponti rinforzati con portate fino a 11 tonnellate sull’anteriore e fino a 40 tonnellate sul tandem posteriore, fino al telaio speciale heavy duty rinforzato internamente. A tutto ciò si aggiunge l’esclusiva configurazione power ring per il tandem posteriore, che contribuisce ad aumentare la robustezza dell’intero telaio. L’HHD9 presenta, inoltre, ponti posteriori con carreggiata speciale di 2,9 metri di larghezza,

46 Supply chain of concrete and precast industries TECNOLOGIA E INNOVAZIONE MACCHINE E IMPIANTI

che garantisce una maggiore stabilità durante la guida e nella fase di scarico del cassone a ribaltamento posteriore. Dedicato sempre al settore Construction è il secondo mezzo esposto da Astra, un camion HD9 84.51 allestito con betonpompa Cifa modello MK32L. La robustezza del telaio, la sua struttura lineare e la stabilità dovuta al basso baricentro del veicolo, fanno da sempre del veicolo Astra il mezzo ideale per allestimenti ti-

pici del settore del calcestruzzo, come appunto betoniere o betonpompe.

Ultimo tra i veicoli esposti nello stand, un truck HD9 86.57 altamente customizzato per il traino eccezionale, settore di nicchia nel quale Astra vanta un’esperienza più che ventennale. Si tratta di un trattore bi-uso in configurazione 8×6 omologato per un peso totale combinato fino a 250 ton con prestazioni eccezionali in termini di catena cinematica e capacità di

47 Supply chain of concrete and precast industries

TECNOLOGIA E INNOVAZIONE MACCHINE E IMPIANTI

traino. Inoltre, questo mezzo è collaudato per il traino in coppia fino a 500 ton. Oltre ad un motore da 570 cv di potenza, questo veicolo è equipaggiato con un cambio Allison serie 4700 completamente automatico a 7 rapporti con rallentatore idraulico integrato, ideale per le sue prestazioni di traino eccezionale. Grazie al convertitore di coppia, infatti, il motore e il cambio vengono collegati direttamente anche durante i cambi marcia e la potenza generata dal motore viene trasmessa senza interruzioni alle ruote, garantendo guida e cambi di marcia fluidi e un controllo preciso della trazione. A completare la driveline è presente un potente trasferitore inseribile che permette di passare da una configurazione 8×4 a 8×6 e un motoassale rinforzato con freni a disco. Questo veicolo presenta soluzioni tecniche estremamente specifiche e dedicate, come il montaggio di traverse di traino anteriori e posteriori appositamente progettate per soddisfare le esigenze di traino di carichi gravosi, e un castello compatto posizionato nel retro-cabina che alloggia radiatori supplementari per acqua e olio di tutta la driveline e altri servizi che garantiscono un ottimale funzionamento in ogni condizione critica atmosferica e di missione in cui questa tipologia di veicoli normalmente opera.

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49 Supply chain of concrete and precast industries THE BIGGEST EUROPEAN EVENT ONLY DEDICATED TO THE LIFTING INDUSTRIAL & PORT HANDLING EQUIPMENT AND HEAVY TRANSPORT VEHICLES Fiera certificata An exhibition audited by GISX21RS1 106/2021 For info and stand bookings www.gisexpo.it - ph. +39 010 5704948 - info@gisexpo.it Organized by
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LUCE CREATIVA

Carattere, simpatia e decisione. Tre aggettivi per descrivere un’impressione chiara su Silvia Faresin, vicepresidente di Faresin Industries e seconda generazione impreditoriale di un’avventura che oggi scrive nuovi capitoli sul libro internazionale delle costruzioni. La storia di Faresin Industries è lunga e complessa; alla vigilia della partecipazione a Samoter 2023, noi di Concrete News abbiamo voluto ripercorrerne lo spirito insieme alla donna che interpreta oggi la nuova onda di innovazione del

marchio di Breganze (Vi), nella guida consapevole di prodotti e strategie verso un futuro di efficienza sostenibile. Declinato, naturalmente, alla gamma di sollevatori telescopici elettrici che sta conquistando gli operatori di tutto il mondo.

Silvia, innanzitutto una breve introduzione che ci pare doverosa. La presidenza di Faresin Industries appartiene ancora oggi a tuo padre Sante Faresin, fondatore e anima direttrice dell’azienda. Tu, insieme a tua sorella Giulia,

siete la nuova forza dinamica del gruppo sul fronte della sostenibilità.

La sostenibilità è la spina dorsale della strategia di sviluppo di Faresin Industries. Un concetto già presente nel DNA del marchio, grazie a una cultura della circolarità ereditata dal territorio, che abbiamo implementato nella nostra strategia industriale. Questa scelta di cambiamento è maturata in seguito a un’analisi del mercato nel contesto della trasformazione globale in atto - non solo nell’economia e nell’industria ma anche negli stili di vita,

50 Supply chain of concrete and precast industries TECNOLOGIA E INNOVAZIONE MACCHINE E IMPIANTI

ANCHE NELL’EDILIZIA

INTERNAZIONALE, I SOLLEVATORI

TELESCOPICI DI FARESIN INDUSTRIES

DETTANO IL PASSO

DELLA SOSTENIBILITÀ.

ALLA VIGILIA DEL SAMOTER 2023, LA VICEPRESIDENTE

SILVIA FARESIN RIVELA

IL CUORE DI UNA

DINAMICA DI RICERCA

E SVILUPPO UNICA CHE

CONTRADDISTINGUE LA STORIA DELLA SOCIETÀ

DI BREGANZE (VI)

nei consumi e nelle tecnologie adottate. Oggi Faresin Industries è costituita da due business unit, una dedicata ai carri miscelatori per l’agricoltura e l’altra ai sollevatori telescopici. La nostra storia nasce dal mondo agricolo e i carri miscelatori per l’alimentazione del bestiame nelle stalle hanno costituito il prodotto cardine dell’azienda fin dall’inizio.

Dall’agricoltura, il nostro modo di ragionare improntato alla circolarità ha portato a un’evoluzione in direzione della sostenibilità. Nel 2015, partendo proprio

dall’agricoltura e dall’attenzione all’ambiente - seguita con una nuova sensibilità soprattutto nei mercati del nord Europa - abbiamo sviluppato e presentato i primi modelli di carri miscelatori elettrici, dedicandoci successivamente allo studio approfondito dell’elettrificazione applicata ai sollevatori telescopici, una tipologia di macchina impiegata con sempre maggiore frequenza nell’agricoltura e nell’edilizia.

Parlando proprio dei sollevatori telescopici, qual è la peculiarità, il valore aggiunto che Faresin oggi detiene rispetto ad altri competitor che si affacciano solo ora al mondo delle macchine operatrici a funzionalità completamente elettrica?

L’altissimo contenuto di ricerca e sviluppo è il vantaggio competitivo principale delle macchine Faresin. I nostri prodotti, infatti, coniugano con efficacia e concre-

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Silvia Faresin

tezza la nostra capacità industriale con le più avanzate innovazioni tecnologiche. Fin dall’inizio abbiamo utilizzato una tecnologia made in Faresin, ossia sviluppata completamente all’interno del nostro stabilimento di Breganze e studiata appositamente in base alle caratteristiche dinamiche dei nostri sollevatori telescopici. A cinque anni dall’esordio dei nostri telehandler full electric, ormai la nostra tecnologia è rodata e consolidata in tutto il mondo, grazie al grande numero di macchine vendute e ai feedback ricevuti dal mercato.

Già il sollevatore full electric 6.26che abbiamo potuto ammirare all’ultimo Bauma in versione completamente rinnovata - aveva conquistato il mercato europeo a partire dal lan-

cio ufficiale, avvenuto sempre a Monaco nel 2019. Oggi, dopo il lancio al Bauma 2022 della linea Big Range, vi apprestate a conquistare gli operatori Construction con una gamma di sollevatori di medio-grande portata. Quali sono le vostre aspettative commerciali, a livello globale, dopo questo esordio?

La nuova serie Big Range Full Electric ha suscitato fin da subito un grande interesse. Solo nei primi giorni di fiera, a Monaco, sono state vendute molte unità a diversi clienti, specialmente inglesi. Nel Regno Unito, infatti, le macchine elettriche sono molto richieste in ragione delle severe leggi anti-inquinamento nei centri storici. A distanza di qualche mese, l’interesse non è calato, anzi. Continuano ad arrivare richieste da ogni area di merca-

to continentale. Stiamo parlando dell’unica tipologia di sollevatore telescopico completamente elettrica, che costituisce ancora un unicum nel suo genere. Nessun competitor infatti ha mai lanciato un telescopico elettrico ad alta capacità con stabilizzatori frontali e una lunghezza del braccio fino ai 17 m.

Avete già a disposizione dati comparativi tra le prestazioni dei modelli Big Range Full Electric e quelle dei sollevatori della stessa classe operativa, a propulsione termica, già impiegati in cantiere?

Le prestazioni dei modelli della gamma Big Range Full Electric sono state ben definite già nella fase di progettazione e sviluppo della macchina ed hanno rappresentato il punto di partenza del

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TECNOLOGIA E INNOVAZIONE MACCHINE E IMPIANTI

progetto. I nuovi sollevatori elettrici presentano prestazioni del tutto simili ai rispettivi modelli a propulsione termica, mantenendo un’autonomia sufficiente a completare almeno un’intera giornata di lavoro in cantiere.

Dopo i primi tre modelli della linea Big Range (14.42, 17.40 e 17.45), quale sarà il futuro sviluppo della gamma? Il nostro obiettivo è quello di elettrificare l’intera gamma dei nostri sollevatori telescopici, a partire dalla fascia operativa che riguarda l’edilizia. Prevediamo, infatti, che in futuro tutti gli stati inaspriranno le misure anti-inquinamento nei cantieri, sia nei centri abitati sia fuori dalle città. È

una tendenza che ha già preso piede nel Regno Unito e in alcune aree della Germania, dove questa politica sostenibile rappresenta ormai una realtà consolidata, quasi un’esigenza sociale non rinviabile. Anche in Italia ci sono passi avanti in tal senso, ma sicuramente la strada normativa e culturale (per gli operatori del settore) prevede ancora un percorso lungo.

Qual è stata l’intuizione che ha portato allo sviluppo del nuovo powerpack di batterie agli ioni di litio ad alto voltaggio? Come avete fatto a trasformare uno dei punti deboli dei mezzi di cantiere elettrificati (ovvero la dispo-

nibilità asimmetrica di diversi sistemi di alimentazione) in un punto di forza che sancisce una svolta tecnologica mai vista prima ed una grande risorsa in termini di flessibilità di ricarica? Da cinque anni ormai siamo protagonisti in primo piano nel mondo dei sollevatori telescopici elettrici. In tutto questo tempo, ci siamo concentrati a raccogliere i feedback che ci sono arrivati dal mercato per migliorare la nostra offerta. Tra questi, la necessità di avere un’unica interfaccia plug-in per una maggiore compatibilità di ricarica nell’ambito di cantieri dalle caratteristiche diverse. Per questa esigenza primaria, il nostro dipartimento R&D ha lavorato con grande impegno per propor-

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TECNOLOGIA E INNOVAZIONE MACCHINE E IMPIANTI

re al mercato la soluzione che aspettava, prendendo ispirazione dal mondo automotive. Per quanto riguarda le batterie ad alto voltaggio, si è trattato di una scelta quasi obbligata; l’obiettivo del progetto era quello di mantenere le stesse prestazioni dei modelli di sollevatore telescopico a motore endotermico, ottenendo una buona autonomia di lavoro e conservando dimensioni contenute per il powerpack, che doveva integrarsi a un layout della macchina già esistente.

Suo padre, Sante Faresin, è tuttora il presidente e la guida della società. Lei e sua sorella Giulia rappresentate una solida eredità familiare, anche in termini di competenza e passione. Che significato ha per voi il termine di “passaggio del testimone” fra generazioni? Non mi è mai piaciuto questo termine. Noi tutti, nella famiglia Faresin, prefe-

riamo il concetto di “convivenza generazionale”. Le seconde generazioni non avranno mai il piglio, il genio e la forza del fondatore. È un traguardo che, per definizione, non si può eguagliare. Quello a cui puntiamo è l’esercizio di uno stile già consolidato, un flusso continuo, placido e armonioso di conoscenze e competenze, in cui noi - parlo di me e di Giulia, che seguiamo la missione fondata da nostro padre - possiamo traghettare l’azienda nel delicato passaggio tra l’impronta, diciamo così, “padronale” e quella manageriale. Dobbiamo coadiuvare l’esperienza del passato, mantenere l’intuito industriale della prima generazione con gli strumenti che abbiamo oggi a nostra disposizione, per migliorare sempre di più la gestione dell’azienda. Senza mai tradire i valori fondanti, ma con tutta la competenza e le nuove possibilità gestionali che abbiamo in più, in questo momento storico. Le per-

sone, poi, fanno la differenza. In un mondo in cui sembrano così lontani concetti come fedeltà e lealtà aziendale, noi siamo così fortunati da poter contare su un team coeso e sereno. Stiamo lavorando molto su questo. Abbiamo lanciato una Academy, per testare le soft skills dei nostri collaboratori; presto partirà la seconda edizione di questa bella iniziativa. Vorrei parlare ancora di mio padre, il nostro presidente. Ha un dono unico. È capace di essere in un luogo, fisicamente, e allo stesso tempo gestire, coordinare e pensare altre attività contemporaneamente. Sempre in modo impeccabile e con la massima concentrazione. Oggi si parla molto di multitasking; una volta non esisteva un termine per descrivere una qualità così straordinaria, ma personalità come quelle di mio padre avevano già conferito un significato ben preciso alla modernità di un management capace e illuminato.

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Da sinistra, Giulia Faresin, Sante (presidente e fondatore di Faresin Industries) e Silvia
55 Supply chain of concrete and precast industries La Rivista “Sollevare” edita da Mediapoint & Exhibitions s.r.l. di Genova Visitate www.sollevare.it il Portale Italiano per il Sollevamento, la Movimentazione Industriale e Portuale e il Trasporto Pesante The Leading Italian Magazine and Website for the Lifting, Industrial & Port Handling and Heavy Transport Markets Sollevamento | Trasporti Eccezionali | Movimentazione Industriale e Portuale Sollevamento Trasporti Eccezionali | Movimentazione Industriale e Portuale è la più importante e diffusa rivista italiana dedicata a gli operatori del vasto e articolato comparto del sollevamento, della movimentazione industriale e portuale e dei trasporti eccezionali. info@sollevare.it Editore: Mediapoint & Exhibitions Telefono: +39 010 5704948 Per informazioni sulla Vostra pubblicità Anno 8 Giugno/Luglio 2022 La Rivista “Sollevare” edita da Mediapoint & Exhibitions s.r.l. di Genova Visitate www.sollevare.it il Portale Italiano per il Sollevamento, la Movimentazione Industriale e Portuale e il Trasporto Pesante The Leading Italian Magazine and Website for the Lifting, Industrial & Port Handling and Heavy Transport Markets COMPACT DESIGN POWERFUL PERFORMACE Sollevamento | Trasporti Eccezionali | Movimentazione Industriale e Portuale Anno 8 - Ottobre/Novembre 2022 La Rivista “Sollevare” edita da Mediapoint & Exhibitions s.r.l. di Genova Visitate www.sollevare.it il Portale Italiano per il Sollevamento, la Movimentazione Industriale e Portuale e il Trasporto Pesante The Leading Italian Magazine and Website for the Lifting, Industrial & Port Handling and Heavy Transport Markets Gru Fassi F195A.1.25 xe-dynamic allestita su Volvo FE truck "Full Electric" per lavorare senza emissioni e in silenzio La Rivista “Sollevare” edita da Mediapoint & Exhibitions s.r.l. di Genova Sollevamento | Trasporti Eccezionali | Movimentazione Industriale e Portuale Anno 8 Dicembre/Gennaio 2023 Visitate www.sollevare.it il Portale Italiano per il Sollevamento, la Movimentazione Industriale e Portuale e il Trasporto Pesante The Leading Italian Magazine and Website for the Lifting, Industrial & Port Handling and Heavy Transport Markets Sollevamento | Trasporti Eccezionali | Movimentazione Industriale e Portuale Anno 9 Febbraio/Marzo 2023 Visitate www.sollevare.it il Portale Italiano per il Sollevamento, la Movimentazione Industriale e Portuale e il Trasporto Pesante The Leading Italian Magazine and Website for the Lifting, Industrial & Port Handling and Heavy Transport Markets La Rivista “Sollevare” è edita da Mediapoint Exhibitions s.r.l. di Genova

LA QUALITÀ NON HA DIFETTI

SIAMO STATI A WAGENEM, NEL NUOVO QUARTIER GENERALE DEL GRUPPO TVH

LEADER MONDIALE DEI RICAMBI PER DIVERSE TIPOLOGIE DI MACCHINE DA

SOLLEVAMENTO E CANTIERISTICA. UN PRIVILEGIO CHE CI È STATO CONCESSO DAI

PRESS DAYS DEDICATI ALLA STAMPA ITALIANA, DI CUI RIPORTIAMO LE PRIME IMPRESSIONI RIFERITE A UN SISTEMA INDUSTRIALE COMPLESSO E DINAMICO

56 Supply chain of concrete and precast industries TECNOLOGIA
INNOVAZIONE MACCHINE E IMPIANTI
E

Una presenza costante, al fianco della storia mondiale dei carrelli elevatori e di chi li utilizza nei settori più diversi e in ogni categoria di applicazione. TVH è, dalle sue origini - che riportano al 1969 e alla piccola attività fondata da due amici belgi, Paul Thermote e Paul Vanhalst - sinonimo di ricambi per mezzi da movimentazione e sollevamento. Non solo; nel corso di oltre 50 anni di storia straordinaria per sviluppo e inventiva industriale, il gruppo TVH ha diffuso la propria missione di “garante dei componenti” alla più vasta platea di tipologie mobili, dall’edilizia ai trasporti, dall’agricoltura all’industria, attuando una politica di specializzazione che non trascura alcun segmento di attività. A tale riguardo, va ricordato che poco più di due anni e mezzo fa, la strategia di espansione settoriale della multinazionale belga (che ha la propria sede centrale a Wagenem, nelle Fiandre occidentali) ha aggiunto una nuova gamma di ricambi per macchine movimento terra compatte - nello specifico miniescavatori, minipale compatte e kid step loader (minipale compatte cingolate). Tre fattispecie

per le quali TVH ha sviluppato un mercato inizialmente riferito a nove marchi internazionali - Bobcat, Case, Caterpillar, JCB, Takeuchi, John Deere, Kubota, Volvo e Yanmar - ai quali, nel tempo, si sono aggiunti altri brand primari. Le collaborazioni di fornitura di TVH in questo ambito riguardano altrettanti produttori di primo piano nella componentistica di settore, tra i quali vanno annoverate realtà notevolissime come Baldwin, Casappa, Cobo MT, Cummins, Curtis, Danfoss, Denso, Deutz, Donaldson, Eaton, Fleetguard, GDI, Grammer, Hella, KAB Seating, Mann+Hummel, Parker, Perkins, Rexroth, Total e altri ancora. Per dare un’idea del rapido sviluppo di questo nuovo fronte di mercato per TVH, basti pensare che il gruppo ha elaborato in media, nel 2021, quasi 1.000 ordini al giorno per ricambi di macchine movimento terra compatte.

Ma TVH è un mondo che non si può contenere nelle maglie di un’analisi industriale consueta. È così vasto e complesso da non potersi ridurre a uno schema semplice e lineare. Per farne conoscere la filosofia produttiva - sofisticata e assolutamente

all’avanguardia - a una parte importante del’opinione pubblica industriale italiana, Andrea Bonomo e Mirko Alpa - rispettivamente Field Marketing Specialist e General Sales Manager in forza al quartiere generale d Wagenem - hanno creato un’occasione unica e inedita , organizzando i “TVH’s Italian Press Days”, due giornate di immersione nella complessa realtà del gruppo internazionale dedicata alla nostra stampa di settore. Un’idea mirabile e ambiziosa, sotto il profilo del marketing e della comunicazione aziendale, se pensiamo alle molteplici ramificazioni di una realtà multinazionale presente in tutti i continenti, con l’impegno assiduo di oltre cinquemila dipendenti e collaboratori (in grado di fornire assistenza in 55 lingue), con ventimila ordini giornalieri riferiti a ben 46 milioni di articoli a catalogo. Noi ci occupiamo, come osservatori e giornalisti, di cultura industriale e la nostra curiosità è stimolata, in TVH, da molteplici fattori che riguardano un sistema di fornitura irreprensibile, rivolto all’universo multisettoriale di ricambi realizzati, procurati e distribuiti dalla galassia

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Dominiek Valcke, CEO di TVH, di fronte al nuovo quartier generale del gruppo - denominato The Hub - a Wagenem

societaria e organizzativa TVH. Andrea Bonomo e Mirko Alpa, dopo una prima introduzione preliminare, ci presentano nientemeno che il CEO attuale di TVH, Dominiek Valcke. Di persona, ci mostra l’arcipelago di attività e prodotti del gruppo, scandendone i numeri e le direttrici dinamiche. “Questa nostra sede centrale di Waregem, qui in Belgio, è supportata da un ufficio regionale principale a Olathe, nel Kansas - spiega Valcke - Operiamo tramite 81 filiali in tutti i continenti, fornendo ricambi per un vasto panorama tipologico di macchine, che comprende carrelli elevatori, veicoli per la pulizia stradale, trattori e mezzi agricoli, macchine movimento terra compatte. Sollevatori telescopici e altri mezzi per la movimentazione portuale, terminalistica e aeroportuale. Qui a Waregem, inoltre, abbiamo il reparto di fornitura e revisione per componenti elettronici e servizi correlati più grande d’Europa, coadiuvato - per il mercato degli Stati Untidal Flight Systems Industrial Products”. Il CEO di TVH sa di riservarci la sorpresa di un evento nell’evento. Siamo praticamente alla vigilia di un momento storico per TVH, con poco più di due mesi d’anticipo,: quello dell’inaugurazione del nuovo head-

quarter “The Hub”. In pratica, siamo ospiti di una struttura ampliata e ridisegnata sulle nuove esigenze di business del gruppo. Un’autentica meraviglia di design e di progettazione degli spazi industriali che è stata celebrata, alla presenza di 200 ospiti esclusivi, alla fine di marzo. “Con questo

edificio ultramoderno possiamo impiegare ancora più personale nei nostri servizi e presentare in modo semplice ai visitatori la nostra realtà - ci annuncia Valcke - Parliamo di di 13.000 m² complessivi, coerenti con la modernità della nostra crescita industriale e con un concetto di sostenibilità

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MACCHINE
TECNOLOGIA E INNOVAZIONE
E IMPIANTI
Gli ospiti della stampa italiana a Wagenem. Secondo e terzo, da sinistra, Andrea Bonomo e Mirko Alpa

assoluta”. Sensori per la misurazione di CO2 e della temperatura, oltre che per il controllo di ogni condizione ambientale di sicurezza, materiali fonoassorbenti e, all’interno, naturalmente, i 54 anni di una storia senza confronti. Una storia che si potrebbe sintetizzare in un canovaccio di domande a cui TVH fornisce sempre una risposta. Occorre riparare una macchina da cantiere o un carrello elevatore e il componente non è più in commercio? Oppure, si preferirebbe acquistare un ricambio ricondizionato al posto di uno nuovo? Dove trovare il primo, ovviamente in una tipologia aftermarket della massima qualità? E a chi chiedere il secondo, con tutte le garanzie di affidabilità necessarie? Ecco, a questo cahier di richieste TVH risponde con la qualità di un servizio dai connotati scientifici. Prendiamo ad esempio il segmento dei componenti sottoposti a revamping. Una divisione specializzata con tecnici qualificati ripara e testa ogni ricambio ricondizionato nel modo più irreprensibile e secondo rigorosi standard di qualità, sulla base di decenni di esperienza e di una profonda competenza a cui TVH non è mai venuta meno. Le procedure di testing sono innovative al punto da permettere di effettuare prove sugli stessi ricambi ricondizionati in condizioni di lavoro perfettamente simulate.

Le radici dell’eccellenza

Avrete già capito che una disamina puntuale e completa del mondo TVH richiede, a chi ne descrive tutte le sfaccettature,

uno spazio di più articoli. Considerate allora questo servizio come una prima puntata dedicata alla galassia di Wagenem - lo dobbiamo, tra l’altro, all’encomiabile capacità organizzativa di Andrea Bonomo e Mirko Alpa, e alla capace disponibilità espositiva dei loro colleghi. Partiamo allora per il nostro viaggio, parlando del Reparto Qualità del gruppo. “Tutto è iniziato con un collega del reparto vendite che riuniva i reclami dei clienti e li passava, in sequenza, alla giusta persona di

competenza - ci spiegano i responsabili di settore - Questo modus operandi ha permesso, via via, alla nostra divisione, un controllo sempre più preciso nella gestione delle scorte e dei resi. Il compito principale del reparto qualità è, tutt’ora, quello di controllare preventivamente tutte le merci in entrata provenienti dai nostri fornitori di componentistica e l’organizzazione di tutti questi processi è diventato oggi il nostro obiettivo principale. La qualità deve essere parte integrante del processo e il nostro team di reparto è cresciuto nelle risorse umane dedicate, fino a 20 dipendenti che si occupano solo ed esclusivamente di garantire la massima qualità. La nostra politica per assicurare il successo di questo assunto è costituita dalla combinazione di azioni preventive e correttive effettuate sia per i prodotti che per i processi”.

Il punto fondamentale della qualità è la verifica della merce - dei componenti di ricambio - in entrata nel flusso di fornitura TVH. Per essere in grado di offrire sempre la migliore qualità ai clienti, TVH utilizza un sistema di controllo rivolto sia ai fornitori già fidelizzati, sia all’acquisto di prodotti da parte di nuovi fornitori. Tutti i fornitori vengono valutati sulla base di tre macrofattori: qualità del prodotto aftermarket (che deve essere pari a quella dei corrispondenti OEM, anche nel ciclo di vita e nelle dimensioni, con garan-

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Mirko Alpa

zia su tutte le parti); confezione del prodotto stesso (imballo predisposto per il trasporto, con il minimo rischio di danni); affidabilità complessiva del fornitore (correttezza delle consegne, tempo di risposta reattivo e costante alle domande, prezzi e disponibilità dei prodotti e altre accezioni). “Tutti i campioni ricevuti dai nostri fornitori sono sottoposti a test nel Dipartimento Controllo Qualità - riferiscono i responsabili di Wagenem - Per garantire l’irreprensibilità dei controlli, TVH ha investito in test di alta qualità e strumenti di misura, con tester di durezza, spettrometro, misurazioni in 3D, installazioni di test PCB, e molti altri sistemi. Tutti i campioni sono misurati, confrontati e testati. Alcuni di loro sono integrati in macchine di testing in un ambiente di lavoro reale. Grazie a un nuovo banco prova di trasmissioni universale, TVH può garantire, ad esempio, l’alta qualità per tutti i sistemi di trasmissione consegnati. Nel caso si tratti di una riparazione della stessa trasmissione, il cliente riceve un rapporto

di prova in cui sono menzionate tutte le pressioni misurate a diversi giri. Inoltre, il banco di test realizza verifiche anche con olio freddo e a caldo”.

I controlli a campione analizzano le parti selezionate in base alle informazioni memorizzate nel sistema - relative a schede tecniche generali, disegni, rapporti di prova del campione, schede tecniche dei componenti specifici di sistema - In questo modo, la conformità della spedizio-

ne può essere controllata sulla base dei campioni analizzati e la conformità dei prodotti viene raffrontata sulla base degli accordi stipulati con i fornitori. Se la qualità dei pezzi è approvata, i componenti ottengono un codice interno e un’etichetta, vengono confezionati singolarmente e destinati a stock, in contesti di magazzino improntati all’eccellenza per grado di umidità, temperatura e condizioni ambientali di conservazione.

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TECNOLOGIA E INNOVAZIONE MACCHINE E IMPIANTI
61 THE UTILITY CONSTRUCTION Pipeline & Gas Expo 29-31 May 2024 3rd Edition FOR INFO AND STAND BOOKINGS: info@pgexpo.eu www.pgexpo.eu Ph. +39 010 5704948 SOCIAL MEDIA 200/2022 PLNG22E Fiera certificata An exhibition audited by THE ONLY EUROPEAN EXHIBITION FULLY DEDICATED TO THE MID-STREAM SECTOR AND THE GAS, OIL & WATER DISTRIBUTION NETWORKS

LA VITTORIA È SICURA

L’AFFERMAZIONE DEL SOLLEVATORE MERLO 30.7 NEI SAMOTER INNOVATION

AWARDS È SOLO L’ULTIMA TESTIMONIANZA DI UNA STRATEGIA CHE NON FERMA LE

AMBIZIONI DI PROGRESSO VERSO SOLUZIONI AVANZATE PER MACCHINE A MISURA DI OPERATORE, MODERNE ED ERGONOMICHE. UNA FILOSOFIA DA “INNOVATORI PER TRADIZIONE”, SEGUENDO L’EREDITÀ IDEALE DEL GRANDE FONDATORE AMILCARE

Non c’è dubbio sul fatto che il sollevatore telescopico 30.7 di Merlo - tra i vincitori del Samoter Innovation Award - costituisca un punto di arrivo della ricerca tecnologica, nel segmento di prodotto dei telehandler. L’affermazione di questo modello nella categoria Sollevatori Telescopici Compact è motivata dalla “soluzione originale e funzionale inerente la sicurezza e il comfort”, secondo la giuria del premio. E le ragioni per confermarla sono diverse, a partire dal fatto che il sollevatore compatto 30.7 è nato proprio con l’obiettivo progettuale dichiarato

di voler innalzare gli standard di sicurezza nella propria categoria operativa; un obiettivo implementato con alcuni sistemi di gestione che rendono unica sul mercato questa macchina per il cantiere e per le applicazioni industriali.

Il controllo della sicurezza attiva ASCS (Adaptive Stability Control System) assicura una perfetta prevenzione dal rischio di ribaltamento della macchina nelle fasi di movimentazione di un carico mentre il modulo di riconoscimento attivo della presenza di persone Merlo Active Personnel Safety, grazie alle telecamere con obiettivo

grandangolare, fornisce all’operatore una visione completa delle aree laterali e posteriori. Il 30.7 può essere equipaggiato con illuminazione LED a 360°, che consente una visibilità ottimale in ogni condizione di luce. Il 30.7 è inoltre dotato di serie del MerloMobility 1.1, il sistema che monitora in tempo reale le funzioni della macchina, consentendo, tra le altre dinamiche, di limitare o programmare le funzionalità del sollevatore telescopico in base alle esigenze operative o di sicurezza. Uno dei punti di forza del 30.7 risiede nella possibilità di essere equipaggiato con l’esclusiva Ca-

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MACCHINE E IMPIANTI

bina Sospesa (CS) di brevetto Merlo, una soluzione tecnologica che massimizza il confort e assicura, anche in questo caso, un nuovo standard di sicurezza. Il sistema a bassa frequenza permette infatti la drastica riduzione delle vibrazioni all’interno dell’abitacolo e agevola l’assorbimento delle sollecitazioni trasmesse nelle fasi di trasferimento e lavoro anche su terreni sconnessi. In questo modo aumenta la capacità di controllo dell’operatore e si riduce il rischio di infortuni o lo sviluppo di patologie professionali legate a traumi vertebrali.

Una tradizione in cammino

Un piano industriale sempre più green che punta a superare i 10.000 sollevatori telescopici all’anno e a sviluppare nuove macchine caratterizzate da una sostenibilità perseguita come motore del futuro. Così prosegue oggi il gruppo Merlo, dopo la scomparsa del grande fondatore Amilcare - tra le figure chiave del settore e di tutta l’industria manifatturiera nazionale - con la forza di convinzione e l’eredità che rimangono salde nel quartiere generale di San Defendente di Cervasca, dove lo stabilimento copre ormai una superficie totale di quasi 350.000 m² e dal quale si diramano nove società interne specializzate e un’organizzazione, a livello mondiale, consolidata da sei filiali dirette (in Francia, Germania, Inghilterra, Spagna, Polonia e Australia) corroborate da una rete distributiva di oltre 80 importatori e da 600 concessionari in grado di offrire una copertura capillare nella vendita, nell’assistenza e nella fornitura di ricambi.

Il piano industriale 2022-2025 prosegue oggi secondo una strategia di “innovatori per tradizione” che ha caratterizzato la storia aziendale di successo del gruppo Merlo, migliorando performance e soluzioni a disposizione dei clienti. In parallelo al percorso verso l’elettrificazione, il piano quadriennale prevede il completamento della transizione verso i motori Stage V per tutta la gamma di prodotti (sollevatori telescopici, linea Cingo e TreEmme), mentre le aree di assemblaggio e produzione delle cabine verranno profondamente riviste, insieme al reparto di verniciatura. L’area di saldatura delle cabine sarà completamente automatizzata e, nel solco del perseguimento di una fabbrica 4.0, altri profondi cambiamenti interesseranno anche la logistica, con l’adozione di appositi software di gestione integrati con i fornitori.

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La premiazione di Merlo ai Samoter Innovation Awards

Non possiamo esaurire i cenni attuali della ricerca Merlo, alla vigilia del Samoter 2023, senza citare la presenza preminente, nelle strategie del gruppo di San Defendente di Cervasca (Cn), dell’e-Worker, lanciato alla fine del 2021 come primo sollevatore full-electric prodotto in azienda, con un ruolo da protagonista anche nel piano industriale di crescita del quadriennio 2022-2025. L’apertura di nuove linee produttive ne contempla una dedicata esclusivamente proprio all’e-Worker - nel novero di investimenti che riguarderanno sia il personale che le nuove infrastrutture al servizio del polo produttivo di Cervasca e del network internazionale del gruppo. La dedizione di investimenti all’e-Worker getterà le basi per lo sviluppo, nel solco dell’elettrificazione, di altre macchine della gamma Merlo con la filosofia comune di un abbattimento drastico dei consumi, delle emissioni e della rumorosità. A vantaggio di una nuova filosofia costruttiva per le macchine da costruzione e per l’ecosistema del cantiere moderno.

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TECNOLOGIA E INNOVAZIONE MACCHINE E IMPIANTI
30.7
La cabina sospesa (CS) di brevetto Merlo sul modello

pubblicata dal 2015, è l’evoluzione cartacea del portale www.perforare.it, l’unico in Italia

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NIENTE DIESEL, SOLO IDROGENO

COME LA ANGLO AMERICAN, UNA DELLE PRINCIPALI COMPAGNIE MINERARIE AL MONDO, STA DE-CARBONIZZANDO LE PROPRIE ATTIVITÀ ESTRATTIVE PUNTANDO SUI DUMPER A FUEL CELL ALIMENTATE A H2

Èdifficile immaginare che le attività di trasporto dei minerali nelle grandi miniere a cielo aperto sparse per il mondo possano essere de-carbonizzate, ricorrendo a soluzioni tecnologicamente avanzate sperimentate solo in Europa, negli Stati Uniti e in alcuni paesi asiatici su un numero limitato di veicoli stradali. Eppure è un obiettivo raggiungibile, come dimostra il dumper da 510 tonnellate a pieno carico mosso da fuel cell utilizzato dalla Anglo American, una delle maggiori compagnie minerarie al mondo, nel sito estrattivo di Magalakwena in Sudafrica. Il gigantesco veicolo, che può trasportare in un solo viaggio 290 tonnellate di minerali frammisti a rocce, fa parte del progetto nuGen Zero Emission Haulage Solution (ZEHS) per de-carbonizzare le attività di trasporto della Anglo American nelle miniere a cielo aperto entro 2030 e l’intero ventaglio delle operazioni estrattive entro il 2040. L’idea, alla base del progetto ZEHS, è molto semplice, ma tecnicamente complessa: convertire a pile a combustibile alimentate a idrogeno gassoso l’intera flotta di dumper di circa 400 unità sparse per il mondo, adesso dotata di motorizzazioni diesel, dopo aver verificato l’affidabilità del prototipo a fuel cell.

Massima affidabilità anche in condizioni gravose

Che deve operare e funzionare senza interruzioni in siti remoti e in condizioni gravose, per la presenza di polvere, dislivelli e carichi al limite della portata massima ammessa. I dumper sono, attualmente, una delle principali fonti di emissioni clima-alteranti della Anglo American, poiché rappresentano oltre il 16% del totale. Un fatto, questo, che non deve stupire poiché i consumi di gasolio dei veicoli – anche 2.500-3.000 litri di carburante al giorno o 900.000 litri l’anno – sono direttamente proporzionali alle quantità di anidride carbonica prodotte, pari a circa 8 tonnellate per ciascun mezzo nell’arco di un giorno di lavoro. Per implementare il piano di de-carbonizzazione dei trasporti in miniera la Anglo American ha sottoscritto nel 2019 un accordo con la First Mode, società d’ingegneria statunitense, per lo sviluppo di un dumper a fuel cell, trasformando un Komatzu 930 E con catena cinematica diesel-elettrica. In pratica è stato rimosso il propulsore diesel, sostituito da otto pile a combustibile collegate in parallelo con una capacità totale di 837 kW. A comple-

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MACCHINE E IMPIANTI INDUSTRIA DEGLI INERTI
di Gianenrico Griffini

tare il tutto è stato installato un gruppo batterie agli ioni di litio di 1,2 MWh. Gli accumulatori servono per immagazzinare l’energia proveniente dalle frenate rigenerative e per fornire un supporto in più ai due motori di trazione asincroni alle ruote nelle fasi di massimo assorbimento energetico.

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MACCHINE E IMPIANTI INDUSTRIA DEGLI INERTI

Un gigante lanciato a 64 chilometri l’ora

Con le pile a combustibile e le batterie, il dumper può raggiungere una velocità massima di 64 km/h in condizioni di pieno carico. Il progetto ZEHS coinvolge, oltre a First Mode, Ballard per le celle a combustibile e NPROXX per la fornitura dei serbatoi per l’idrogeno gassoso. L’energia necessaria alla produzione di idrogeno per elettrolisi di una miscela di acqua e idrossido di potassio presso il sito minerario di Magalakwena è fornita da un impianto realizzato da Engie. Che è un player a livello mondiale nel comparto delle rinnovabili e nella generazione di energia a basso impatto ambientale, con oltre 100mila addetti, un fatturato di 57,9miliardi di euro e una capacità installata superiore a 100 GW. L’impianto di Magalakwena è suddiviso in quattro aree principali. La prima è costituita da 10 file di pannelli solari orientabili per la generazione di energia rinnovabile, con una

68 Supply chain of concrete and precast industries

potenza di picco di 600 kW. Nella seconda area è situato l’elettrolizzatore per la produzione di idrogeno green, mentre nel sito adiacente trovano posto le attrezzature per lo stoccaggio dell’idrogeno (fino a un massimo di 800 kg), compresso a 550 bar. L’H2 raggiunge un flusso massimo di 3,5 kg/min quando è raffreddato a -20° centigradi. L’impianto è completato dal sito per il trattamento dell’acqua destinata all’elettrolizzatore. Con l’estensione del piano NuGen ZEHS all’intero parco dumper, la Anglo American stima di poter ridurre dell’80% le emissioni di anidride carbonica dovute al trasporto nei propri siti minerari. Un risultato, questo, che equivale, in termini di riduzione dell’impatto ambientale, a togliere dalla strada mezzo milione di automobili con motorizzazione diesel.

69 Supply chain of concrete and precast industries

MACCHINE E IMPIANTI DEMOLIZIONE E RICICLAGGIO

GIOCO DI SQUADRA A MILANO

UN’IMPORTANTE FLOTTA DI MEZZI DOOSAN (OGGI SIGLATI CON IL MARCHIO DEVELON),

FORNITI DAL CONCESSIONARIO DMO, È ALL’OPERA

DA CIRCA UN ANNO PER IL RECUPERO DELL’AREA

DA TEMPO DISMESSA DELL’EX FABBRICA INNOCENTI,

NEL QUARTIERE RUBATTINO, ALLA PERIFERIA

DELLA METROPOLI LOMBARDA

Icancelli filmati nel “Romanzo Popolare” di Mario Monicelli non ci sono più e si può solo immaginare, ormai, quel fiume di operai in deflusso verso casa, nell’ultima fotografia in bianco nero degli anni Cinquanta quando qui la fabbrica Innocenti di Milano, nel quartiere Rubattinoi, produceva la leggendaria Lambretta. Siamo alla periferia della metropoli italiana per antonomasia, al confine con Segrate, in quell’area di Lambrate che ha vissuto lo spopolamento e la chiusura dei siti produttivi. Oggi si profila una nuova vita per l’ex Innocenti, con la rigenerazione urbana dell’intera area ex Innocenti in virtù di una Convenzione con il Comune di Milano su 300.000 metri quadrati -

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110.000 circa di proprietà della società Rubattino 87, interessata allo sviluppo di un complesso direzionale-logistico, 16.000 del gruppo Camozzi (parte dei complessivi 60.000 già di proprietà del gruppo) e il resto di proprietà del Comune stesso. Si tratta di uno dei cantieri più importanti nella città della Madonnina, all’interno del quale diversi mezzi Doosan si stanno occupando della demolizione dei piazzali, delle bonifiche puntuali (hot-spots), della vagliatura e del recupero dei materiali. Cinque escavatori tra DX350LC, DX340LC DX300LC e DX245NHD muniti di pinze, martelli e frantumatori sono dedicati alla demolizione delle pavimentazioni, frantumando il cemento armato

per poterne separare il ferro. Le macerie da vagliare vengono quindi movimentate da due pale Doosan DL380 e un Dumper Doosan DA30, per il trasporto del materiale al vaglio sito all’interno del cantiere stesso. Una volta ultimata la demolizione, prevista per il luglio di quest’anno, una parte dei 70.000 metri cubi di materiale vagliato verrà utilizzata come materia prima per realizzare i basamenti sui quali sarà edificato un’imponente capannone logistico che occuperà gran parte dell’area. Il materiale in eccesso verrà destinato a impianti esterni autorizzati. Tutte le attività del cantiere sono gestite dalla società torinese Unica che, a seguito della fusione con Noldem, è diventato

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MACCHINE E IMPIANTI DEMOLIZIONE E RICICLAGGIO

negli effetti uno dei primi gruppi italiani nel settore delle bonifiche, del recupero e dello sviluppo del territorio urbano e industriali delle aree dismesse. Con l’integrazione delle competenze, Unica è in grado di operare con quattro divisioni industriali - bonifiche, demolizioni, costruzioni e progetti/investimenti - disponendo al proprio interno di tutto il personale necessario e di mezzi tutti di proprietà. Unica conta attualmente su un organico stabile di oltre 100 dipendenti. Nel 2022 sono state portate a termine più di 100 commesse e sono state smaltite o avviate a recupero oltre 110.000 tonnellate di rifiuti, con un impegno costante dell’azienda per la sostenibilità ambientale, collocandosi tra le prime cinque aziende nazionali del settore.

Unica Spa gestisce cantieri imponenti nel territorio milanese ma non solo. Ultimamente è attiva su un’importante opera a Cortina per la demolizione della vecchia pista di bob su ghiaccio finalizzata alla realizzazione della nuova pista olimpionica.

Per tutte le attività menzionate Unica ha scelto di affidarsi ai mezzi Doosan e la ragione è spiegata dallo stesso presidente di Unica, Paolo Andreini. “Da tre anni

abbiamo sposato i mezzi Doosan, di cui siamo pienamente soddisfatti sia in termini economici ma soprattutto di rispondenza alle nostre esigenze, grazie alla loro indiscussa qualità - afferma Andreini - Il nostro parco macchine Doosan è costituito da oltre 30 mezzi, tutti di proprietà, tra escavatori di ogni dimensione, pale e dumper. Siamo un’azienda ben patrimo-

nializzata e in grado di sostenere direttamente gli investimenti per far fronte alle importanti commesse che continuiamo ad acquisire. Questa politica ci sta dando risultati importanti e questo è possibile grazie a partner di eccellenza quali Doosan e il concessionario DMO, nella figura di Gianmaria Lupis, su cui so di poter contare per ogni necessità”.

72 Supply chain of concrete and precast industries

È proprio Gianmaria Lupis, responsabile commerciale DMO per la Lombardia a confermare “il rapporto commerciale di piena fiducia tra Unica e DMO. Un rapporto che continua a tradursi in forniture importanti. In solo tre anni, DMO ha consegnato una flotta macchine completa, dall’escavatore da 8 ton DX85 al modello DX140, continuando con diverse

unità del modello DX245, fino al DX256 Demolition, oltre a parecchi escavatori DX300, DX340, DX350 e DX380, pale DL300 e DL350 e due Dumper DA30. Anche i numerosi accessori sono rigorosamente Doosan. L’ottimo rapporto con il presidente Paolo Andreini è dovuto anche al fatto che sa di poter contare sui servizi complementari che DMO garantisce, quali il noleggio veloce per emergenze e il servizio continuo di assistenza specializzata direttamente in cantiere, fondamentale considerando il numero di mezzi Doosan costantemente all’opera”.

73 Supply chain of concrete and precast industries

MACCHINE E IMPIANTI

RIPRISTINO, CONSOLIDAMENTO E RISTRUTTURAZIONE

L’OSPITE DI RIGUARDO

LA GRU IDRAULICA A MONTAGGIO RAPIDO LIEBHERR L1-32 ASSUME IL RUOLO DI COADIUTORE AFFIDABILE NELLA RICOSTRUZIONE DI UN VECCHIO EDIFICIO IN ABRUZZO, DANNEGGIATO DAL TERREMOTO DEL 2009. UNA COMPAGNA DI LAVORO

DISCRETA, EFFICIENTE E DALLE MINIME ESIGENZE LOGISTICHE

Non ci si accorge quasi della sua presenza, quando si cammina tra le anguste stradine di Goriano Valli, nel territorio di Tione degli Abruzzi compreso nella provincia dell’Aquila. Eppure svetta con magnificenza al sole, sopra gli edifici di questo

tranquillo villaggio di montagna. Stiamo parlando della gru automontante L1-32 di Liebherr, con un’altezza al gancio di 21,3 metri, allestita per la ricostruzione di un edificio residenziale storico, in questa parte del Centro Italia che porta ancora nel suo cuore abitato, nelle

case e nei palazzi, le ferite non rimarginate dal terremoto del 2009 in Abruzzo. Le condizioni ristrette del cantiere e i vari carichi richiedevano agli operatori una macchina da cantiere compatta e potente. Per il modello L1-32 , di proprietà dell’impresa Iarossi Enrico &

C. Sas, quella di Goriano Valli ha costituito l’intervento d’esordio della propria storia operativa. “L’azienda ha acquistato da noi l’L1-32 appositamente per questo lavoro ed è particolarmente entusiasta dell’affidabilità e della silenziosità di guida della gru - dichiara Tania Colatriano, amministratore delegato di Colatriano Group, il concessionario Liebherr loca-

le - La gru offre una portata massima di 4.000 kg e una capacità di carico in punta di 1.050 kg a 30 m di sbraccio. Queste caratteristiche di potenza rendono la gru particolarmente adatta alla costruzione e alla ristrutturazione di grandi case unifamiliari come di piccole unità multifamiliari”. Grazie alla sofisticata tecnologia di comando e di azionamento, questo mo-

Un’automontante per due protagonisti

Compattezza e potenza sono le parole adatte a descrivere la fiducia che ispirano le gru automontanti della serie L1. Oltre al modello L1-32, questa serie Liebherr comprende anche il modello L1-24 con una capacità di sollevamento massima di 2.500 kg e capacità di sbraccio da 25 o 27 m. Il Gruppo Colatriano - con sede a Città Sant’Angelo (Abruzzo) - conosce bene questi dati di eccellenza. Fondato nel 1985, il proprio core business rimane ancora oggi quello della vendita e del noleggio di macchine edili in Abruzzo, Molise e Marche. Inoltre, l’azienda offre servizi con personale di assistenza qualificato per l’assistenza funzionale alle stesse macchine da cantiere. Da oltre 50 anni l’impresa di costruzioni Iarossi Enrico & C. Sas, con sedi a Goriano Valli e a San Demetrio, in provincia dell’Aquila, opera nell’edilizia residenziale, nelle ristrutturazioni e nel restauro di edifici storici, in tutto il territorio abruzzese, con molti anni di esperienza nella realizzazione di edifici antisismici.

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Dopo il successo del primo intervento dell’L1-32, foto di gruppo per i rappresentanti d’impresa. Da sinistra, Enrico Iarossi, Marco Bonicardi di Liebherr Italia, Tania Colatriano (Colatriano Group) e Carlo Iarossi

MACCHINE E IMPIANTI RIPRISTINO, CONSOLIDAMENTO E RISTRUTTURAZIONE

dello automontante Liebherr può essere manovrato in modo efficiente e con estrema semplicità. Ad esempio, la funzione Speed2Lift consente di risparmiare tempo durante la movimentazione dei carichi perché seleziona sempre in modalità automatica la velocità massima possibile in relazione alla capacità sfruttata della gru.

Il sistema di assistenza Micromove assicura che il carico venga posizionato in modo preciso e sicuro; inoltre, il gruista ha sempre a disposizione tutte le informazioni in evidenza sul telecomando, dotato di un display grafico.

Considerando le operazioni realizzate effettivamente in cantiere, la Liebherr

L1-32 di Iarossi ha movimentato diversi materiali - mattoni, componenti per la ristrutturazione del tetto, elementi in legno. “Grazie ai suoi sistemi di azionamento progressivo, la gru ha mostrato buone caratteristiche di guida ed è risultata molto silenziosa durante le sessioni di lavoro”, conferma Enrico Iarossi, amministratore delegato dell’impresa. Un silenzio opportuno per un cantiere che si trova nel cuore della riserva naturale del Parco Regionale Sirente-Velino. L’edificio ricostruito è noto come Consorzio Palazzo Angelantoni 1700 ed è stato edificato nel XVIII secolo. In origine, ospitava una delle prime farmacie conosciute nella

regione mentre attualmente è adibito a residenza privata, con alcune camere per gli ospiti e un ristorante. In un contesto così sensibile sotto il profilo urbanistico, per sfruttare al meglio il raggio d’azione della gru, si è deciso per il montaggio della struttura nel cortile interno, dove tuttavia lo spazio risultava oltremodo angusto. In questa situazione, il raggio di rotazione ridotto della L1-32, pari a soli 2,2 metri, si è rivelato utile. Come accade tipicamente nei piccoli borghi d’Italia, le strade di accesso al cantiere erano altrettanto strette. Grazie al passo delle ruote compatto e alla lunghezza complessiva di 13,3 m quando la gru è ripiegata, è

stato facile per la squadra Iarossi far passare l’automontante attraverso i vicoli e riportarla in assetto di trasporto fino alla sede aziendale.

“Siamo rimasti completamente soddisfatti e non vediamo l’ora di pianificare nuovi interventi con la nostra nuova L1-32 - as-

sicura il contitolare dell’impresa, Carlo Iarossi - Va precisato che questa gru è stata utilizzata nel cantiere di Goriano Valli dal 2020 fino alla fine del 2022. Quindi parliamo già di una macchina che ha dato prova di maturità operativa in tutti i sensi, a lungo termine”.

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STRATEGIA 4.0, LA SVOLTA PER IL CLIENTE

PAOLO MIRANI, FONDATORE E TITOLARE DI SPRING MACHINE CONTROL, CI

SPIEGA I CONTENUTI E I VANTAGGI DEL PASSO DECISIVO COMPIUTO DALL’AZIENDA DI DORMELLETTO (NO). UN’ONDA BENEFICA BASATA SU DIGITALIZZAZIONE,

Sembra quasi strano che nella placidità di questa sponda piemontese del Lago Maggiore, a Dormelletto, nell’estremità nascosta e boscosa che guarda al Ticino, si riveli una corrente di ingegno industriale unica, dedicata al settore delle macchine industriali mobili.

Paolo Mirani, fondatore e guida maestra

di Spring Machine Control ci accoglie nella sede della sua azienda, il laboratorio di idee e innovazione che, in 28 anni di vita imprenditoriale, ha creato un universo di prodotto basato su sistemi meccatronici per macchine mobili e industriali. “In particolare, siamo focalizzati sulla vendita di componenti meccatronici per costrutto-

ri di macchine, sistemi di sicurezza per mezzi di sollevamento e sistemi di pesatura per tipologie mobili industriali - ci anticipa Mirani - Ma quello di cui mi preme parlare, oggi, riguarda un tema fondamentale per il futuro della nostra ricerca e sviluppo - e, naturalmente, per l’evoluzione del rapporto tra un fornitore tecnologico come Spring Machine Control e i suoi clienti. Il fulcro della nostra attenzione è rivolto all’Industria 4.0, un’occasione straordinaria per tutte le aziende che vogliono cogliere le opportunità legate alla ‘quarta rivoluzione industriale’”. L’argomento è davvero fondamentale e Paolo Mirani ce lo spiega nel modo più esauriente. “Siamo giunti a un capitolo cruciale della storia di Spring Machine Control - ci conferma l’imprenditore novarese - Ormai siamo in grado di produrre internamente gran parte della componentistica meccatronica che applichiamo alle macchine, implementandone hardware e software. Il passo ulteriore verso una nuova strategia di mercato, che ci permette di sfruttare proprio l’opportunità costituita dall’Industria 4.0, si accorda perfettamente alla necessità più attuale

78 Supply chain of concrete and precast industries TECNOLOGIE
E CONTROLLO
CONDIVISIONE DATI, MACHINE LEARNING E OTTIMIZZAZIONE AVANZATA DI FLOTTE, MACCHINE E SISTEMI AUTOMAZIONE
Paolo Mirani di Alberto Finotto

dei nostri clienti: quella di gestire dati, potendo disporre di tecnologie sempre più smart (che prevedono la condivisione delle stesse informazioni tramite strumenti di comunicazione flessibili come tablet e smartphone). La gestione dati e l’integrazione con sistemi che contemplano già un’anagrafica dei clienti, in un contesto di condivisione, costituisce una richiesta alla quale Spring Machine Control è in grado di fornire una risposta moderna e all’avanguardia. Oggi, tutti i sistemi Spring sono interconnessi al nostro portale TO-4 (presentato all’ultimo Bauma di Monaco) che è in grado di esportare i dati produttivi direttamente sul sistema di gestione aziendale dei nostri clienti, in conformità puntuale alla normativa dell’Industria 4.0”. Le parole di Paolo Mirani, mentre fluiscono in un discorso che si eleva da una semplice analisi di prodotto, sembrano anticipare il mercato a venire che concerne la stessa specializzazione di Spring Machine Control. “Le nuove tecnologie digitali avranno un impatto profondo nell’ambito di quattro direttrici di sviluppo - asserisce ancora Mirani - La prima riguarda l’utilizzo dei dati, la potenza di calcolo e la connettività, e si declina in big data, open data, Internet of Things (IoT), machine-to-machine e cloud computing per la centralizzazione delle informazioni e la loro conservazione. La seconda è quella degli analytics: una volta che si è in possesso dei dati, bisogna ricavarne valore. Oggi solo l’1% dei dati raccolti viene utilizzato dalle imprese, che

potrebbero invece ottenere vantaggi notevoli a partire dal ‘machine learning’, da macchine che perfezionano il proprio rendimento con una correzione utile dell’operatività basata sui dati via via raccolti e analizzati. Una terza direttrice di sviluppo è riferita, poi, all’interazione tra macchina e operatore, attraverso le interfacce ‘touch’, sempre più diffuse, e tramite la realtà aumentata”.

Dalla fucina avanzata delle idee Spring Machine Control, è nato Spring One, un software da ufficio che coadiuva puntualmente le aziende nella gestione della propria flotta di macchine e mezzi. “Il

nostro programma permette di integrare i mezzi mobili e gli impianti fissi prodotti da qualsiasi costruttore e dotati di sistemi 4.0, consentendone la gestione da un unico portale in tempo reale, direttamente dal proprio pc. Attraverso Spring One è possibile inviare commesse di lavoro alle macchine, controllarne la produzione, ricevere i dati di lavorazione con le relative pesature e tempistiche. Si può controllare la propria flotta e consultare lo storico delle attività attraverso le pagine statistiche, gestire la pianificazione dei noleggi e le manutenzioni programmate”.

La strategia industriale di Spring Machi-

Industria 4.0, un breve vademecum

Il Piano Transizione 4.0 è la nuova politica industriale del Governo, che aggiorna il Piano Impresa 4.0 istituito nel 2018 - a sua volta già conosciuto, dalla sua introduzione nel 2016, come Piano Industria 4.0 - offrendo un grande supporto alle imprese che investono nell’ammodernamento e nella digitalizzazione dei processi produttivi. In base a questo Piano, le imprese possono usufruire, per tutto il 2023, del credito d’imposta - riconosciuto fino al 20% - sul costo di qualsiasi macchina nuova acquistata anche in leasing a partire dall’1 gennaio 2023 e fino al 31 dicembre 2025 (oppure entro il 30 giugno 2026, a condizione che entro la data del 31 dicembre 2025 il relativo ordine del bene risulti accettato dal venditore e sia già avvenuto il pagamento di acconti, in misura almeno pari al 20% del costo di acquisizione).

Grazie al nuovo piano Transizione 4.0, la prima quota di contributo potrà essere fruita già dall’anno di attestazione dell’interconnessione e non più dall’anno successivo. Inoltre, per tutti i crediti d’imposta sui beni strumentali materiali, la fruizione dei crediti è ridotta a tre anni (in luogo dei cinque anni previsti a legislazione vigente).

79 Supply chain of concrete and precast industries

ne Control accentua l’aspetto del Service, “fornendo al cliente che acquista la nostra tecnologia tutta la formazione di cui necessita, integrandola nel pacchetto vendita che offro al concessionario che vende le macchine - come specifica ancora Mirani - Parliamo di un servizio costante e continuo ai clienti-costruttori che montano la nostra meccatronica proprietaria. Un servizio svolto nella consapevolezza di possedere un know-how puntuale ed efficiente che possiamo mettere a disposizione del produttore di macchine e anche dell’impresa proprietaria di mezzi, in qualsiasi momento. Quando ci si rapporta

con realtà del settore che hanno la necessità di coordinare il lavoro di molti cantieri, con numerose macchine al lavoro di cui devono gestire dati complessi e precisi, il vantaggio di affidarsi a un’avanguardia di sistema come quella sviluppata da Spring nell’Industria 4.0 è evidente”.

L’offerta totale

Spring attualmente offre un’amplia gamma di sistemi a bordo macchina conformi e certificati secondo i requisiti richiesti dall’odierno Piano di Transizione 4.0 del

governo. La gamma di sistemi comprende - tra le serie, in continua evoluzione e sviluppo, dedicate a moduli di pesatura a bordo, limitatori di momento, limitatori di carico e componenti - le tipologie 3GS, Bulldozer (sistema di pesatura full-dynamic per pale gommate, sollevatori telescopici, carrelli elevatori e dumper articolati), Bulldozer Four-D, Boomerang (sistema di pesatura full-dynamic per caricatori ed escavatori), Body Guard (sistema di pesatura full-dynamic, limitatore di carico e di movimento braccio per caricatori ed escavatori), Two-18 (sistema universale di gestione e sicurezza della macchina),

80 Supply chain of concrete and precast industries
TECNOLOGIE AUTOMAZIONE E CONTROLLO

“La

indirizzata ai sistemi Spring Machine Control per l’Industria 4.0 comporta molteplici vantaggi - rimarca Mirani - La macchina che implementa i nostri sistemi sarà sempre interconnessa con l’intera flotta di mezzi dell’impresa e con la sede centrale dell’azienda stessa, attraverso dispositivi e sensoristica intelligenti, utilizzando reti di connessione di ultima generazione. La comunicazione wireless dei dati si realizza in modo bidirezionale e gli stessi dati possono essere archiviati su cloud ed esportati automaticamente tramite servizi web, per integrazione, sul sistema di gestione aziendale dell’impresa. Il monitoraggio si svolge in tempo reale. La ricezione da remoto riguarda i dati di attività dei mezzi e i dati di produzione, seguendo lo sviluppo di commesse di lavoro impostabili dall’ufficio. Anche la funzione comando macchina è attivabile direttamente da remoto. Come già detto, si possono gestire le manutenzioni programmate ed è sempre consentita la telediagnosi da remoto grazie al monitoraggio continuo da parte di specifici set di sensori installati a bordo. L’interfaccia operatore, naturalmente, è concepita per risultare semplice e intuitiva”. I nuovi sistemi

Spring sono stati progettati per rispondere ai requisiti del Piano Transizione 4.0, sia dal punto di vista tecnologico, sia per poter accedere ai benefici fiscali previsti. Ma il valore della nuova onda di progresso che parte da quella remota sponda del Lago

Maggiore è ben più alto di un sostegno alle imprese previsto per legge. Va oltre, verso la modernità autentica dei cantieri, anticipando una rivoluzione che ha appena spiccato il volo in un’altra dimensione industriale.

81 Supply chain of concrete and precast industries
Two-18 VLM, Two-18 PRM, Watson-G, Sir Lock 3 (limitatori di momento per pompe di calcestruzzo, gru da autocarro e piattaforme aeree). scelta dei clienti,

OPERE CIVILI

MODUS OPTIMUM OPERANDI

BILANCIO POSITIVO, QUELLO DI MAMMOET ITALY DEL 2022, CON UNA TENDENZA IN CRESCITA ANCHE PER L’ANNO CORRENTE, SOPRATTUTTO NEI COMPARTI DELL’LNG E NELLE INFRASTRUTTURE. SEGUENDO SEMPRE PRATICHE TECNICOINGEGNERISTICHE TRA LE PIÙ AVANZATE DEL SETTORE

82 Supply chain of concrete and precast industries
TECNOLOGIE
E INFRASTRUTTURE

Senza dubbio, un ruolo di primo piano nell’heavy lifting & transportation nazionale lo ha confermato in più di un settore di intervento. Il 2022 è un anno di crescita decisiva per Mammoet Italy e lo rilevano i dati di un consuntivo che vede persino un incremento del personale per la nostra (con sede a Milano) del colosso olandese specializzato nei grandi sollevamenti e nei trasporti eccezionali, con l’inserimento di quattro nuove figure specializzate.

L’incremento di personale per Mammoet Italy è stato indotto senz’altro dalla marcia sostenuta delle commesse in diversi ambiti operativi. Il mercato del trasporto e della movimentazione di moduli industriali pesanti nel settore dell’Oil & Gas - in particolare nell’ambito LNG (Liquid Natural Gas) - costituisce ancora una direttrice di sviluppo importante per Mammoet Italy – che ha triplicato la portata della commessa Block (e rafforzato la propria attività nel cantiere di Carrara-Avenza, con la recente operazione di pesatura per tre moduli da 3.000 tonnellate l’uno), assicurandosi un incremento pianificato degli interventi per i prossimi anni.

In crescita per Mammoet Italy anche il mercato delle grandi riparazioni navali, dove la filiale italiana ha acquisito una forte specializzazione nel campo della sostituzione – sia in mare che in porto – dei grandi componenti di propulsione e degli alberi motore. Nel 2022, a oggi, sono quattro gli interventi eseguiti. In ambito offshore si è invece rinnovata, dopo parecchi anni, la collaborazione con Saipem Offshore (con la base operativa nel porto di Arbatax, in Sardegna).

Il coinvolgimento di Mammoet Italy in alcune commesse per le infrastrutture nazionali, soprattutto su ponti e viadotti, è una novità che Alberto Galbiati, CEO della società, definisce “soddisfacente, anche se non posso però far a meno di sottolineare che nel nostro Paese l’approccio di affidamento degli appalti pubblici continua ad avere come metro di misura il prezzo più basso possibile per ogni singola attività. In questo modo si rinuncia non solo ad utilizzare le tecnologie più in-

novative, più rapide e meno rischiose, ma paradossalmente non si riesce a ottenere comunque il costo finale più basso a livello di progetto. Le nuove tecnologie, che Mammoet utilizza regolarmente in Europa e a livello internazionale, consentono risparmi di tempo significativi, eliminano i tempi morti e migliorando la sicurezza sul lavoro (per esempio, riducendo al minimo le attività in quota). Tutti questi fattori in base alla nostra esperienza permettono di tagliare del 10-20% i costi globali di un progetto”.

Sul fronte dei mezzi tecnici, Mammoet Italy è in prima linea nella transizione energetica. Ad esempio, tutti i carrelli SPMT della flotta hanno motorizzazioni Euro 6 – caso unico in Italia per riduzione dell’impatto ambientale da parte delle flotte di movimentazione. In generale l’azienda si sta dotando anche di mezzi elettrici per operare in ambienti chiusi o ad accesso ristretto. Si sta inoltre sperimentando l’impiego di gru e carrelli

ibridi o totalmente elettrici. Lo stesso progresso riguarda l’adozione delle più avanzate tecnologie digitali. Mammoet ormai è in grado di effettuare rilievi in 3D degli spazi di cantiere per costruire altrettanti digital twin sui cui svolgere simulazioni dei lavori per scegliere le soluzioni migliori e individuare i possibili punti critici. Proprio Mammoet Italy sta svolgendo queste attività per conto di grandi EPC contractors anche fuori dall’Italia, in altri paesi europei e negli Stati Uniti.

“Mammoet Italy è a tutti gli effetti una società italiana – sottolinea Galbiati –Come tale, non solo rispetta scrupolosamente le direttive nazionali, per esempio in materia delle recenti sanzioni internazionali, ma partecipa alla vita del settore nazionale in cui opera. Recentemente abbiamo aderito alla Federazione Italiana Trasporti Eccezionali per portare il nostro contributo alla soluzione di una serie di difficoltà strettamente

83 Supply chain of concrete and precast industries
Alberto Galbiati

OPERE CIVILI E INFRASTRUTTURE

burocratiche che stanno rendendo il lavoro complicato per tutto il settore. Ci sembra però che spesso, come in occasione di recenti e meno recenti calamità

a risonanza nazionale e internazionale, la nostra italianità non sia riconosciuta, a volte col sospetto che si tratti di un grossolano pretesto per effettuare vere e

proprie scorrettezze non solo nei nostri confronti e dei nostri fornitori locali ma anche delle buone pratiche tecnico-ingegneristiche del settore”.

84 Supply chain of concrete and precast industries
TECNOLOGIE

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SULLE SPALLE IN UN SOFFIO

AERTSSEN CRANES HA COMPLETATO L’INSTALLAZIONE DI UN NUOVO PONTE

FERROVIARIO A LAUDUN L’ARDOISE, VICINO AD AVIGNONE, UTILIZZANDO UN SISTEMA JACK-UP ENERPAC JS-250 PER SOLLEVARE L’IMPALCATO DA 220

TONNELLATE

Èpossibile sollevare e installare direttamente in cantiere un’infrastruttura sospesa come un’impalcato, assemblato in un corpo unico, in tempi estremamente brevi e con difficoltà operative minime nonostante la complessa logistica degli spazi a disposizione? A darvi

la risposta più efficace a questa domanda tecnica è l’impresa Aertssen Cranes, con sede ad Anversa, che ha completato l’installazione di un nuovo ponte ferroviario per Eiffage Génie Civil a Laudun L’Ardoise, vicino ad Avignone, utilizzando un sistema jack-up Enerpac JS-250 per solle-

vare l’impalcato da 220 tonnellate prima di insediare i moduli SPMT per il trasporto successivo. La stabilità del sistema di sollevamento con jack-up ha permesso di continuare i preparativi per l’installazione del ponte senza interruzioni, anche in presenza di venti forti.

Supply chain of concrete and precast industries
TECNOLOGIE
OPERE CIVILI E INFRASTRUTTURE

L’impalcato del ponte - della lunghezza di 24,8 metri per una larghezza di 4,8 - è stato assemblato in loco, tramite l’insediamento su due travi di testa. Lavorare a livello del suolo anziché in altezza ha garantito un ambiente di lavoro più sicuro. Aertssen Cranes è stata incaricata di posizionare prima due spalle, ciascuna del peso di 350 tonnellate, e poi di installare l’impalcato del ponte, nel corso di un fine settimana. I tempi stretti e il cantiere angusto hanno consigliato l’impiego del sistema jack-up JS-250 come tecnologia di sollevamento più efficiente. Le due travi

Le torri agili del sollevamento

Il sistema jack-up Enerpac Serie JS è un modulo di sollevamento multipunto che comprende quattro torri jack-up, una posizionata sotto ogni angolo del carico. Il telaio di sollevamento di ogni torre jack-up contiene quattro cilindri idraulici, che sollevano e impilano i barili di acciaio. Il carico viene sollevato a scatti, mentre i barili vengono inseriti tramite un sistema automatizzato e impilati, formando le torri di sollevamento. Gestite da un unico operatore, le operazioni di sollevamento e abbassamento di ciascuna torre avvengono simultaneamente, mentre la tecnologia sincrona del jack-up mantiene l’equilibrio del carico.

di sollevamento JS-250 sono state collegate alle travi di testata che sostengono l’impalcato del ponte con imbracature rotonde in corda sintetica. Poi è stato sollevato a 10 metri, alzando il ponte a 7,8 metri. Un SPMT dotato di martinetti di sollevamento è stato posizionato sotto il ponte. Dopo l’abbassamento sull’SPMT, il ponte è stato trasportato e installato sulle spalle.

“L’ingombro ridotto del sistema jack-up JS-250 lo rende vantaggioso per l’uso in un cantiere ristretto come quello che avevamo qui – ha spiegato Manuel Aertssen, business development manager di Aertssen Group – Su richiesta dell’appaltatore principale, dovevamo eseguire un sollevamento di prova di tutte le nostre attrezzature 48 ore prima dell’installazione finale con gli SPMT. A causa dei forti venti, siamo stati in grado di abbassare il ponte a un’altezza più sicura, senza perdere tempo prezioso durante i preparativi per l’installazione finale”.

La stabilità del sistema di sollevamento jack-up JS-250 ha permesso di continuare i preparativi per l’installazione del ponte senza interruzioni, anche in presenza di venti forti che non sarebbero stati accettabili e avrebbero causato ritardi, se si fossero utilizzati metodi di sollevamento tradizionali con le gru. .

87 Supply chain of concrete and precast industries

MATERIALI

PAVIMENTAZIONI INDUSTRIALI E MASSETTI

A PASSO ECOSOSTENIBILE

IL GRUPPO INDUSTRIALE TEGOLAIA, IN COLLABORAZIONE CON ITALCEMENTI, PRODUCE I MASSELLI AUTOBLOCCANTI

CONTENENTI IL PRINCIPIO ATTIVO TITANIO ACTIVE, IN GRADO DI RIDURRE L’INQUINAMENTO ATMOSFERICO CON UN PROCESSO FOTOCATALITICO.

L’IMPIEGO NELLA PAVIMENTAZIONE DI ACCESSO ALLA STAZIONE DI PERUGIA FONTIVEGGE

di Antonio Caberlotto (CEO, Gruppo Industriale Tegolaia)

88 Supply chain of concrete and precast industries

La nuova stazione di Perugia Fontivegge si inserisce all’interno del più ampio progetto di riqualificazione della piazza Vittorio Veneto, attraverso un radicale e ambizioso rinnovamento degli spazi pubblici. La piazza rappresenterà una nuova porta di accesso alla città, assolvendo nel contempo alle normali funzioni aggregative e di socializzazione. I lavori riguardano, in particolare, la riqualificazione del sottopasso della stazione di Fontivegge e il nuovo ingresso da via del Macello.

Il Gruppo Industriale Tegolaia, in collaborazione con Italcementi, produce nei suoi stabilimenti i masselli autobloccanti contenenti il principio attivo Titanio Active - brevettato dalla stessa Italcementi - in grado di ridurre considerevolmente l’inquinamento atmosferico tramite un processo fotocatalitico. Sono innumerevoli gli studi, le sperimentazioni e le verifiche

che CTG (Centro Tecnico del Gruppo Italcementi) ha condotto in questo decennio in collaborazione con ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente), CNR (Istituto Inquinamento Atmosferico) e CCR (Centro Comune di Ricerca di Ispra). Le prove di laboratorio effettuate hanno dimostrato che è sufficiente un irraggiamento di soli tre minuti per ottenere una riduzione degli agenti inquinanti fino al 75%. Inoltre, è emerso che la pavimentazione fotocatalitica ha un’azione particolarmente efficace nei confronti del biossido e monossido di azoto, polveri sottili e altri inquinanti. Questi ultimi vengono trasformati in sali, quindi in composti stabili, non tossici per l’uomo e non nocivi per l’ambiente. In ogni occasione è emerso che i materiali cementizi fotocatalitici hanno una reale valenza eco-sostenibile in quanto permettono di combattere attivamente l’inquinamento

89 Supply chain of concrete and precast industries

abbattendo molte sostanze nocive responsabili dell’inquinamento atmosferico. La prima tranche di pavimentazione realizzata per la stazione di Perugia Fontivegge è di 600 metri quadrati di Masegno, dello spessore di 10 cm, fiammato Futura, adatto anche al traffico veicolare lento di sole autovetture. La nuova pavimentazione sarà quindi in grado di abbattere gli inquinanti e restituire una qualità dell’aria migliore tramite il processo fotocatalitico. Infatti, il mix design di Masegno Futura è ricco di agenti fotocatalitici. Questi, grazie alla luce del sole, innescano la loro funzione catalizzatrice e trasformano rapidamente le sostanze nocive che vengono

a contatto con la superficie del prodotto in composti non-nocivi per l’uomo e per l’ambiente.

Oltre all’azione disinquinante, i masselli fotocatalitici garantiscono alla pavimentazione anche una migliore resa estetica che dura nel tempo attraverso la loro funzione autopulente. Infatti, i sali e i nitrati che provengono dalla decomposizione degli inquinanti atmosferici vengono facilmente allontanati dalla pioggia e dal vento, lasciando la superficie più pulita. La pavimentazione fotocatalitica si dimostra dunque come scelta responsabile che porta alla costruzione di strutture più sostenibili e amiche dell’ambiente, oltre a contribuire in modo preponderante al miglioramento della qualità della vita nelle aree urbane e nei centri cittadini.

Supply chain of concrete and precast industries
PAVIMENTAZIONI INDUSTRIALI E MASSETTI MATERIALI

IL RAPPORTO DI SOSTENIBILITÀ 2021 (SECONDA

PARTE)

PROSEGUIAMO CON LA PUBBLICAZIONE IN SINTESI DEL DOCUMENTO ANNUALE DI FEDERBETON SUL RUOLO DECISIVO DELLA FILIERA DEL CEMENTO E DEL CALCESTRUZZO PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE. LA SECONDA PARTE RIPRENDE DAL CAPITOLO DEDICATO A “ECONOMIA CIRCOLARE: IL CONTRIBUTO DELLA FILIERA”

Calcestruzzo preconfezionato

Le aziende del settore possono produrre calcestruzzo preconfezionato e miscele da riempimento con parziale sostituzione

degli aggregati naturali, che rappresentano uno dei principali costituenti del calcestruzzo, con aggregati riciclati da calcestruzzo di demolizione o materie prime seconde di origine industriale (aggregati industriali) come, ad esempio, le scorie

di acciaieria. Tuttavia, il mercato degli aggregati di recupero continua ad essere poco sviluppato in maniera uniforme sul territorio nazionale, limitando gli sforzi delle imprese verso la progettazione di materiali sempre più “green”. Si riporta-

92 Supply chain of concrete and precast industries ENTI E ASSOCIAZIONI

no di seguito i risultati raccolti sull’utilizzo di aggregati naturali e di recupero per la produzione di calcestruzzo preconfezionato e sulla gestione del calcestruzzo di ritorno.

Risultati

Le aziende partecipanti hanno utilizzato nel 2021 16.515.652 tonnellate di aggregati naturali (+ 17,6% rispetto al 2020), 43.241 tonnellate di aggregati riciclati (+12,9%) e 21.344 tonnellate (+109,9%) di aggregati industriali. Il tasso di sostituzione degli aggregati naturali con quelli di recupero è 0,39, con un incremento di 0,05 punti percentuali rispetto all’anno scorso (Tabella 5).

La totalità delle aziende partecipanti gestisce al proprio interno il calcestruzzo reso indurito ovvero il calcestruzzo che viene restituito all’impianto nella betoniera nella sua forma umida, a seguito di una consegna in cantiere. Il dato si è mantenuto costante rispetto al 2020. Rimane costante al 59% la percentuale media del calcestruzzo reso che viene riutilizzato per produrre nuovo calcestruzzo, riutilizzare gli aggregati e l’acqua separati meccanicamente, realizzare manufatti in calcestruzzo. Il calcestruzzo reso riutilizzato è in media lo 0,7% di quello prodotto, con una diminuzione

di 0,1 punti percentuali rispetto al 2020. Il calcestruzzo smaltito in discarica è in media lo 0,3% del calcestruzzo prodotto, con - 0,6 punti percentuali rispetto all’anno precedente.

Sfide e impegni

Le potenzialità di riciclo dei rifiuti inerti, soprattutto dei materiali da costruzione e demolizione, sono estremamente interessanti per il settore del calcestruzzo preconfezionato, ma le caratteristiche attuali di tali rifiuti e le pratiche applicate alla lavorazione e al tipo di demolizione, ancora troppo poco selettiva, ne limitano fortemente la qualità e le caratteristiche tecniche. È sempre crescente l’impegno del settore del calcestruzzo preconfezionato nelle attività di ricerca e sperimentazione sulle miscele realizzate con aggregati di recupero e nel promuovere forme di simbiosi industriale con le imprese del riciclo e con le relative filiere.

Tuttavia, il mercato nazionale non presenta quantità sufficienti di aggregati riciclati idonei dal punto di vista normativo alla

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TABELLA 5

produzione di calcestruzzo strutturale (d.m. 17 gennaio 2018 Aggiornamento delle Norme Tecniche per le Costruzioni, UNI EN 12620), nonostante i CAM (Criteri Ambientali Minimi) per l’edilizia prevedano che il calcestruzzo fornito per le opere pubbliche contenga almeno il 5% in peso di materia di recupero. L’obiettivo a cui tendere nel breve periodo sarebbe pertanto la creazione di un mercato per gli aggregati di riciclo di ottima qualità, implementato a livello nazionale. A tal fine andrebbero incrementate azioni per lo sviluppo di una demolizione sempre più selettiva, anche nel settore dei lavori edili privati, e allo stesso tempo andrebbero favorite politiche fiscali per rendere i prodotti di riciclo competitivi sul mercato con quelli di origine naturale. Inoltre, sarebbe necessario attivare il prima possibile il monitoraggio della effettiva applicazione dei CAM nei bandi pubblici e monitorare la congruità dei criteri per la cessazione della qualifica di rifiuto previsti dal Regolamento end of waste per i rifiuti inerti alle effettive caratteristiche degli aggregati di riciclo, prevedendone un futuro aggiornamento per comprendere anche gli utilizzi degli inerti di recupero nel ciclo a caldo di produzione del cemento, oltre che nei cicli a freddo già previsti.

Manufatti in calcestruzzo

Anche il comparto dei manufatti in calcestruzzo contribuisce con le sue pratiche a dare attuazione a quanto previsto dal Circular Economy Action Plan per il settore delle costruzioni, anche attraverso l’utilizzo di sottoprodotti derivanti dal proprio processo produttivo e di aggregati riciclati in sostituzione di quelli naturali. La produzione industrializzata di manufatti in calcestruzzo consente inoltre di ottimizzare l’impiego delle materie prime, garantendo prodotti di qualità costante e controllata, realizzati in ambienti protetti. Le suddette caratteristiche consentono di ottenere manufatti con maggiore durabilità, di ridurre i tempi di esecuzione

dell’opera e di aumentare la sicurezza dei cantieri.

L’impiego di manufatti in calcestruzzo, infine, facilita il diassemblaggio delle opere e ne consente il riutilizzo a fine vita, obiettivo perseguito dalle strategie di progettazione degli edifici che si stanno sviluppando a livello europeo per ridurre al minimo gli impatti ambientali legati al fine vita. Si riportano di seguito i risultati raccolti sull’utilizzo di aggregati naturali e di recupero e di sottoprodotti per la produzione di manufatti in calcestruzzo e dati sulla gestione del calcestruzzo che rimane nell’impianto produttivo e dei manufatti non conformi.

Risultati

Le aziende partecipanti hanno utilizzato nel 2021 circa 980.360 tonnellate di aggregati naturali, 3.133 tonnellate di aggregati riciclati, 11.750 tonnellate di aggregati industriali e 2.006 tonnellate di sottoprodotti. I consumi di aggregati riciclati e industriali risultano bassi per le difficoltà di reperimento. In particolare, per quelli di riciclo provenienti dai rifiuti da costruzione e demolizione, sono limitate le quantità disponibili conformi a quanto previsto dalle Norme Tecniche per le Costruzioni (DM 17/01/18) per i calcestruzzi strutturali ovvero che siano costituiti quasi in totalità di solo calcestruzzo. Per quanto riguarda i sottoprodotti, le quantità utilizzate sono limitate spesso dall’incertezza della definizione normativa prevista dal d.lgs. 152/2006, che nemmeno il d.m. 13 ottobre 2016, n. 264, recante i criteri indicativi per agevolare la dimostrazione della sussistenza dei requisiti per la qualifica dei residui di produzione come sottoprodotti e non come rifiuti, ha aiutato a superare. Oltre ai dati rilevati sull’impiego di aggregati riciclati/recuperati/sottoprodotti, è utile ricordare che i manufatti prefabbricati in calcestruzzo vengono prodotti con utilizzo di cemento, acciaio e isolanti contenenti anch’essi materiali di recupero. L’industrializzazione dei processi consente di ottenere una percentuale poco significativa dei residui di produzio-

ne. Le aziende rendicontate li hanno gestiti secondo le seguenti modalità:

- il 61,7% del calcestruzzo umido reso, ovvero il calcestruzzo che rimane nell’impianto di betonaggio, è stato avviato a gestione esterna per riciclo, recupero, smaltimento, mentre il 38,3% è stato riutilizzato separando aggregati e acqua, oppure lasciandolo indurire per poi essere frantumato;

94 Supply chain of concrete and precast industries ENTI E ASSOCIAZIONI

- il 38,3% in media dei manufatti in calcestruzzo non conformi all’uso previsto o resi, è stato riutilizzato, mentre il rimanente 61,7% è stato avviato a gestione esterna per riciclo, recupero, smaltimento. Il dato relativo alla percentuale di prodotti non conformi e calcestruzzo umido reso avviati a gestione esterna è ulteriormente destinato a migliorare grazie all’implementazione di impianti di recupero presso gli stabilimenti, favorita

dalle attuali normative sui Criteri Ambientali Minimi.

Sfide e impegni

Le aziende del settore dei manufatti in calcestruzzo sono fortemente consapevoli del ruolo del proprio settore nel potenziamento della circolarità del comparto delle costruzioni. Per tale motivo si impegnano

ad aumentare la propria circolarità nell’uso delle risorse, attraverso:

- la riduzione, nei limiti imposti dai disposti legislativi, dell’impiego di risorse naturali, sostituite con materie riciclate/recuperate/sottoprodotti;

- la riduzione dei rifiuti conferiti in discarica, sfruttando l’opportunità di reimpiegare i residui di produzione come sottoprodotti;

95 Supply chain of concrete and precast industries

- un’accurata selezione dei fornitori, prestando attenzione all’approvvigionamento di materie prime con elevati contenuti di riciclato/recuperato/sottoprodotti.

Come segnalato al paragrafo precedente l’utilizzo di sottoprodotti nel settore non è ancora ampiamente diffuso, in quanto sussistono difformità interpretative da parte delle autorità competenti territoriali nel definire sottoprodotto un residuo di processo, ai sensi dell’art. 184-bis del d.lgs. 152/2006. Tali difformità interpretative portano anche a svantaggi competitivi per le aziende che, in alcune zone del Paese, non possono utilizzare residui di produzione o altri residui classificati sottoprodotti come materie prime alternative. Quello dei sottoprodotti è un tema critico, con difficoltà segnalate da diversi settori, su cui il legislatore dovrebbe concentrare maggiormente la propria attenzione, attraverso norme di indirizzo nei confronti delle autorità competenti e degli enti di vigilanza. L’utilizzo dei sottoprodotti è certamente una buona pratica dell’economia circolare da promuovere, anche con strumenti di simbiosi industriale, che le aziende del comparto stanno sempre più mettendo in atto.

Sul fronte degli aggregati riciclati, pure utilizzati in quantità ancora limitate, valgono le criticità già evidenziate per l’utilizzo nel calcestruzzo preconfezionato relative alla scarsa disponibilità di tali aggregati con caratteristiche e prestazioni conformi a quanto previsto dalle norme tecniche di prodotto. Le aziende del settore sono impegnate nella promozione dei propri livelli di circolarità e pertanto si sono dotate, o stanno per dotarsi, di certificazioni che attestino il contenuto di riciclato/recuperato/sottoprodotti, nel rispetto dei CAM, o di altre certificazioni ambientali a livello di prodotti, di edifici o di sistema di gestione, come per esempio EPD, certificazioni ISO 14001, certificazioni valide ai fini del protocollo LEED. Allo stesso tempo, vista la centralità del tema sostenibilità, Assobeton presidia, con il supporto fattivo delle aziende associate, i tavoli istituzionali ai

quali si stanno sviluppando le linee strategiche e normative.

Le performance ambientali della filiera

Affinché la strategia di politica ambientale promossa dall’Unione europea abbia successo, questa deve necessariamente coinvolgere tutti indistintamente, dalle filiere produttive ai comportamenti dei cittadini. La filiera del cemento e del calcestruzzo italiana, consapevole del suo ruolo pivotale, si è già attivata non solo per ottimizzare gli attuali strumenti in proprio possesso per migliorare le performance ambientali, ma anche per adottarne di nuovi e più sfidanti e tecnologicamente avanzati, al fine di raggiungere l’obiettivo della neutralità carbonica del proprio processo produttivo e garantire il proprio contributo allo sviluppo della società del futuro. Ne è testimonianza la strategia di decarbonizzazione delineata a livello nazionale, elaborata da Federbeton in collaborazione con Kpmg, che prevede il ricorso a diverse leve operative e ad ambiti di intervento mirati per ridurre l’impatto carbonico della filiera stessa. In particolare, le principali leve sono rappresentate dall’incremento dell’utilizzo di combustibili alternativi, dall’utilizzo di materiali di sostituzione per la produzione della farina cruda e dalla riduzione del rapporto clinker-cemento, dal ricorso a gas naturale e idrogeno in sostituzione di petcoke e carbone, dall’implementazione di tecnologie di carbon capture, storage and usage, nonché dal ricorso ad energia rinnovabile e a misure di efficientamento energetico.

Alcune buone pratiche

La gamma di cementi e calcestruzzi sostenibili Eco.build di Calcestruzzi, per utilizzo strutturale e non strutturale, è in grado di soddisfare i requisiti dei CAM e di altri protocolli volontari di edilizia sostenibile (LEED, ITACA, BREEAM). Questa gamma di prodotti, con la sua

bassa impronta ambientale e con l’impiego di materie prime seconde provenienti da altri settori industriali e dal settore edile, risponde a pieno alle esigenze di sostenibilità del mercato. Ai prodotti si aggiunge la certificazione degli impianti secondo lo standard internazionale CSC (Responsible sourcing certificate for concrete and its supply chain) che prevede una certificazione di tutta la filiera di processo – dal trasporto al riutilizzo delle materie prime – per garantire calcestruzzi performanti e filiere sicure e responsabili. In questa direzione va per esempio anche l’impegno dell’azienda nel massimizzare l’impiego di materiali locali entro un raggio di 150 km dall’origine alla sua lavorazione.

La sostituzione delle materie prime naturali provenienti dalle attività estrattive in cave e miniere come (calcare, argilla e scisti) con materiali di recupero (come le ceneri volanti, i gessi chimici, le scorie d’alto forno, e le scaglie di laminazione) e l’utilizzo nel mix design dei calcestruzzi di materiali da costruzione e demolizione – tutti sottoposti a rigidi tracciamenti - consentiranno di evitare l’escavazione di 15 milioni di tonnellate l’anno di materiali, con una importante riduzione nell’utilizzo di risorse naturali.

Un recente esempio di applicazione dei calcestruzzi eco.build è la costruzione del nuovo ospedale “San Cataldo” di Taranto. In questo contesto sono stati utilizzati calcestruzzi eco. build strutturali e non strutturali in conformità ai Criteri Ambientali Minimi per l’Edilizia con percentuale di riciclato migliorativa ≥ 7% ed utilizzo per la quasi totalità di materie prime di provenienza regionale (distanza dal cantiere < 150 km). La rispondenza ai criteri del capitolato tecnico è stata dimostrata tramite EPD (Dichiarazione Ambientale di Prodotto) certificata. Sono state riutilizzate materie prime seconde per la produzione del calcestruzzo sia derivanti dal cemento, sia derivanti dall’utilizzo di aggiunte di riciclo. I calcestruzzi impiegati consentono il contenimento delle emissioni di CO2 di oltre il 20% rispetto a un prodotto tradizionale, verifi-

96 Supply chain of concrete and precast industries ENTI E ASSOCIAZIONI

cato attraverso uno studio del ciclo di vita dei prodotti cradle to gate. Tra i “sostegni sostenibili”, va rimarcato il calcestruzzo green ad economia circolare per pali in c.a.c. (cemento armato centrifugato) di S.I.P.A. In sinergia con la strategia di sviluppo sostenibile della committenza, è stato portato a termine un progetto R&S per la realizzazione di pali in c.a.c. per linee elettriche aeree MT-BT, grazie alla partnership con Tesis S.r.l., uno spin-off accademico dell’Università di Salerno. L’obiettivo è stato di impiegare inerti recuperati dalla demolizione di pali analoghi dismessi, mettendo a punto diverse miscele sperimentali e realizzando calcestruzzo con aggregati riciclati per il 20, 50 e 100% della quantità totale prevista. I prototipi così otte-

nuti sono stati sottoposti a prove di tipo con risultati che, specialmente con l’uso di aggregati di riciclo al 100%, sono stati più che soddisfacenti rispetto ai requisiti indicati dalle Specifiche Tecniche di prodotto. Il calcolo di LCA (Life Cycle Assessment) comparato tra palo in c.a.c. ordinario e green ha permesso di evidenziare importanti riduzioni dei parametri di impatto ambientale: esito che può prefigurare scenari ancor più efficaci ed efficienti – sia nella gestione del rifiuto di calcestruzzo, che nei livelli di sostenibilità – laddove la committenza rendesse effettiva una filiera logistica di economia circolare chiusa.

Il Progetto RADAR - acronimo di Recupero Aggregati e bitume Da Asfalto Rimosso - di Unibloc è stato finanziato

da POR CreO, fondo europeo di sviluppo regionale 2014/2020 della Toscana. Il partenariato è costituito da Unibloc, azienda di manufatti in calcestruzzo, come capofila del progetto, da OMP, produttrice di macchine industriali ed impianti, da Conglomerati Valdelsa, produttrice di conglomerati bituminosi, che gestisce già una piattaforma di smaltimento del fresato e da CPTM, centro di ricerca specializzato in sviluppo di processi chimici industriali. Il progetto mira a realizzare un macchinario che possa separare gli aggregati dal bitume del cosiddetto “fresato” d’asfalto al fine di poterli sia reimpiegare in nuovi asfalti al pari dei materiali vergini, sia di commercializzarli in altri mercati (prodotti per edilizia).

(2-continua)

97 Supply chain of concrete and precast industries

LA FORMULA DELLA PROFESSIONALITÀ

Se la formazione è sempre motivo di encomio, nell’impegno assiduo di un’impresa che si occupa di grandi sollevamenti, movimentazioni e trasporti, quello che si merita Autovictor, in questo momento cruciale per lo sviluppo delle costruzioni nazionali, è un riconoscimento esemplare sotto ogni aspetto di merito. Con l’obiettivo di incrementare l’attività formativa del 20% rispetto al 2022 - un anno che ha visto lo svolgimento di una trentina di corsi base e di aggiornamento, distribuiti sulle varie tipologie di macchine da sollevamento - l’impegno formativo di Autovictor nel nuovo anno sta assumendo una fisionomia sempre più strutturata e in grado di offrire sempre qualcosa in più rispetto agli standard del settore.

Sollevamento a 360°

La scuola di Autovictor, abilitata dalla Regione Piemonte, può erogare formazione sia per gli operatori dell’azienda stessa sia per i clienti del territorio regionale. L’accreditamento include l’intera famiglia delle gru mobili, le gru su autocarro, i carrelli

elevatori industriali, i sollevatori telescopici fissi e rotativi e tutte le tipologie di piattaforme aeree per il sollevamento di persone. I corsi prevedono da un minimo di sei a un massimo di 12 partecipanti, dove la parte pratica ha sempre un rapporto con il docente di uno a sei: ogni docente può avere un massimo di sei discenti. “Ogni corso prevede sempre una parte di teoria, in aula, e una parte pratica, alla quale si accede solo dopo aver superato l’esame teorico - ci illustra l’ingegner Gianluca Santo, responsabile del servizio di prevenzione e protezione (RSPP) in Autovictor - La sezione in aula (che varia a seconda della macchina oggetto della formazione, dal momento che ogni tipologia ha caratteristiche proprie, con rischi, modalità operative e condizioni di sicurezza che vanno spiegate in ogni dettaglio) va da un minimo di quattro a un massimo di otto ore, cui si devono aggiungere i tempi dell’esame. Poi si passa alla parte pratica che, in genere, si svolge nel campo prova presso la nostra sede. Abbiamo però introdotto un’importante novità: la possibilità di erogare il corso anche presso il cliente, utilizzando le sue attrezzature, oppure portando presso la sede del cliente

98 Supply chain of concrete and precast industries CERTIFICAZIONI E NORMATIVE TECNOLOGIA E INNOVAZIONE
VALORE
È QUELLA DEI CORSI DI AUTOVICTOR DEDICATI AGLI OPERATORI E CONDOTTI DALL’INGEGNER GIANLUCA SANTO, CHE SI OCCUPA PER L’IMPRESA PIEMONTESE DELLA SICUREZZA NEI CANTIERI, CON IL RUOLO DI RESPONSABILE
DOCENTE
TEORIA E PRATICA DI UTILIZZO DELLE MACCHINE
UNA FORMAZIONE PERSEGUITA CON CRITERI DI ECCELLENZA, POLIEDRICA E DALL’ALTO
PROFESSIONALE.
E
PER
Gianluca Santo

le nostre macchine”. Com’è facile intuire, si tratta di un’evoluzione importante perché va incontro alle specifiche e diversificate necessità di tutti i clienti Autovictor insediati sul territorio del Piemonte. “La sezione pratica è fondamentale e deve essere svolta in un campo delimitato perché non ci siano interferenze con altre attività - aggiunge l’ingegner Santo - Si parte dal presupposto che il discente stia imparando a usare un mezzo, quindi viene spiegato il mezzo da fermo, con tutte le sue caratteristiche, anche in base a quello che è stato detto in aula. Facciamo vedere e mostriamo il funzionamento di tutti i sistemi di sicurezza, poi si inizia a fare una reale attività di pratica. Vengono fatte eseguire al discente alcune manovre con supervisione: stabilizzazione della macchina, sbraccio in fase operativa, simulazione dell’attività lavorativa, che è ovviamente differente in base alla tipologia di macchina utilizzata. Per le gru mobili, ad esempio, facciamo anche l’attività formativa sull’imbrago delle attrezzature. Questo è molto importante perché il gruista, anche se non imbraga personalmente il carico in un cantiere, nel momento in cui decide di sollevare il carico vuol dire che ha giudicato

99 Supply chain of concrete and precast industries

MAASTRICHT:

MAASTRICHT:

ma l’obiettivo è che quanto si trova scritto nei documenti venga applicato e sia applicabile nei cantieri - sottolinea ancora il responsabile di Autovictor - Il mio approccio è molto pratico, sia quando trasferisco le informazioni sia nei sopralluoghi in cantiere: se vedo che le persone fanno qualcosa di sbagliato spiego sempre i motivi di utilizzo di un determinato dispositivo, o perché una procedura va applicata magari in modo diverso. La sicurezza è fondamentale, i lavoratori devono avere tutte le informazioni necessarie a operare in un cantiere in totale sicurezza. Se c’è un cambiamento o un’evoluzione normativa è indispensabile che lo sappiano. Proprio per questo, oltre ad avere rapporti con la direzione per il mio ruolo di RSPP, ho la necessità di parlare con i nostri operatori, che mi devono conoscere bene”.

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PAROLE DI SCIENZA DI ROBERTO VACCA

LE GRANDI INVENZIONI IMMAGINATE SECOLI FA

INTERNET FU SOLO UN’IDEA SCATURITA DALLA FANTASIA

DI SAMUEL JOHNSON NEL 1751, DUE SECOLI E MEZZO PRIMA

CHE BERNERS-LEE LE DETTE VITA. UN’INTUIZIONE CHE TESTIMONIA

COME, A VOLTE, LE CREAZIONI LETTERARIE

ABBIANO UN VALORE

PREDITTIVO

102 Supply chain of concrete and precast industries

Certi enti (oggetti, animali, macchine) non esistono ancora. Possiamo immaginarne la forma e il colore. Possiamo disegnarli e provare a costruirli. Se si tratta di macchine, possiamo descriverne il funzionamento. Però i concetti di certe invenzioni che hanno cambiato il mondo, rimasero dormienti per secoli. Fu il caso della rivoluzione di Internet e Google predetta più di 2 secoli prima del 1989 quando lo scienziato informatico Tim Berners-Lee ideò WWW, il WorldWide Web - la Rete Mondiale, che nel giro di pochi decenni ha connesso fra

loro all’istante i computer di molti miliardi di persone e di enti. Anche tu lavori e comunichi ogni giorno usando Internet e le sue applicazioni. Non sapresti fare a meno della Rete, anche se ignori che fu immaginata e descritta nel 1751 dal dottor Samuel Johnson (1709-1784), “il letterato più illustre della storia inglese”, autore del famoso Dizionario della Lingua Inglese che comprendeva 44.000 voci e 114.000 citazioni di classici. Cito la nota del 19 Marzo 1751 dal suo Rambler, un bollettino bi-settimanale che vendeva per pochi centesimi. Così scriveva Johnson: “Sarebbe utile creare un ‘registro universale’ in cui chiunque possa scrivere che cosa desidera comprare o vendere e che sia anche un mercato generale di intelligenza. La mia immaginazione mi suggerisce un campo d’azione illimitato. Basato sull’integrità e l’operosità. La reputazione del registro sarà tanto solida da non poter essere menomata per frode. Né soggetta a critiche, escludendo frodi e censure. Sarà un luogo ove ogni onesta curiosità sarà soddisfatta; ove la ricchezza pecuniaria e intellettuale di un Paese sarà raccolta; ove ogni condizione umana troverà supporto e piacere. Meriterà l’attenzione del mercante, del filosofo, dell’uomo d’affari e di chi si diverte solo a seguire le attività e gli interessi degli altri. Il registro insegnerà anche ai metodologi come evitare che la molteplicità dei suoi strumenti possa causare imbarazzi o inaccuratezze. Mentre cercavo di precisare i dettagli, le regole e i vantaggi ottenibili da questo splendido progetto, caddi nel sonno. Poi sognai una dea agile, impaziente, con l’occhio pronto – la Curiosità. Mi annunciò che il Registro Universale sarebbe stato mandato da Giove per raccogliere i desideri degli uomini e per riordinare il mondo. Nessuno si lamenterà più perché deve svolgere compiti per i quali non è qualificato o perché possiede abilità o virtù che nessuno richiede. La nuova educazione insegnerà a tutti le lingue, le scienze, la moda, le danze e i giochi. Saranno inventati fuochi che scaldino una città intera, veicoli per viaggiare su strada e sull’acqua, medicine universali per curare ogni male e prolun-

gare la vita. Per ogni arte ci saranno 100 professori per ogni allievo. Poi la Curiosità mi chiese se avrei saputo realizzare queste meraviglie, ma non avevo risposta e mi svegliai”.

Samuel Johnson, disponendo solo di carta e penna, non poteva certo fornire risposta. Nel 1989 Tim Berners-Lee, al CERN, aveva decine di computer e scrisse una proposta che descriveva un grande sistema di gestione dell’informazione. Il suo capo, al CERN, Mike Sendall, annotò sulla prima pagina il commento “Vago, ma eccitante” e approvò il progetto, che poi diventò WWW la Rete Mondiale. Si dice che in certi periodi “certe invenzioni sono nell’aria”. È da credere che qualcuno avrebbe volato con un aereo a motore entro il 1910, se non lo avessero fatto i fratelli Wright nel 1903? Qualcuno avrebbe realizzato una pila atomica negli anni Quaranta, se non l’avesse già sperimentata Enrico Fermi nel 1942? È interessante che anche altre invenzioni e scoperte importanti siano state predette da certi scrittori con grande anticipo. 25 anni prima del dottor Johnson, nel romanzo “I viaggi di Gulliver”, Jonathan Swift narra che il suo protagonista fa un viaggio spaziale e arriva nell’isola volante di Laputa. Gli astronomi di quel paese immaginario avevano osservato i pianeti del nostro sistema solare e avevano scoperto i due satelliti di Marte. Swift li descrisse - ma furono osservati per la prima volta con il telescopio solo nel 1877 (un secolo e mezzo più tardi) dall’astronomo Asaph Hall che li chiamò Phobos e Deimos. Swift aveva indicato la distanza di Phobos da Marte in 13.600 km (sono in realtà 9.375) e il periodo di rivoluzione in 10 ore (sono 7,65). Per Deimos stabilì una distanza in 21.760 km (sono 23.459) e un periodo di 21 ore e mezza (sono 30,3). Non aveva un telescopio adeguato, ma aveva studiato fisica e sapeva fare bene i conti. Nel romanzo nota che il rapporto fra il quadrato del periodo di rivoluzione e il cubo della distanza dal pianeta è lo stesso per i 2 satelliti. In effetti, coi dati che ha usato, è uguale a 4,6 per il primo satellite e solo a 4,07 per il secondo. Naturalmente i due rapporti fra il quadrato del periodo e il

103 Supply chain of concrete and precast industries

PAROLE DI SCIENZA DI ROBERTO VACCA

cubo della distanza dal pianeta, usandone i valori veri per i due satelliti, sono ambedue uguali a 15,6. Se andiamo indietro di 7 secoli e mezzo, troviamo altre predizioni di tecnologie moderne. Le scrisse il frate francescano Roger Bacon (1214-1292) –Doctor Mirabilis – in “Epistola de secretis operibus artis et naturae”. Però sono solo descrizioni vaghe e ispirate a miti di origine incerta. Come questa, ad esempio: “Si possono costruire navi fluviali e marine pilotate da un uomo solo e che vadano a velocità maggiore che se avessero molti rematori. Si possono fare carri che si muovano senza animali eppure con grande energia, come si ritiene che andassero anticamente i carri falcati da combattimento. Si possono fare macchine per volare in cui l’uomo siede al centro e dispositivi

rotanti azionano ali artificiali che battono l’aria come quelle degli uccelli”. Roger Bacon è considerato da alcuni come il primo scienziato. Questa fama pare usurpata. Sembra leggendaria anche la sua pretesa invenzione di una testa parlante di ottone. Nell’Epistola citata descrive la ricetta per la polvere da sparo (inventata in Cina e disseminata da Mongoli e Arabi): zolfo, salnitro e l’ingrediente segreto “LURU MOPE CAN UBRE” – anagramma di “puluere carbonum”. Con soli nove anni di anticipo, il romanziere inglese Eric Ambler (quello di “Topkapi”) descrisse una bomba atomica in un thriller del 1936: “The Dark Frontier” (La frontiera oscura). La inventa lo scienziato nucleare Jacob Kassen, che fugge dalla Germania nazista e si rifugia in Ixania,

un paese balcanico. Aziende inglesi che producono armi cercano di acquistare il brevetto e mandano a Ixania il fisico Henry Barstow per controllare che i piani segreti siano quelli veri. Il fisico, però, è in effetti Conway Carruthers, una sorta di supereroe, che considera la bomba troppo pericolosa per la pace mondiale. Ne distrugge il prototipo e tutta la documentazione. La storia non era plausibile e non anticipava alcuna caratteristica delle bombe atomiche vere. Secondo alcuni avrebbe la distinzione che la doppia personalità Barstow-Carruthers avrebbe ispirato a Jerry Siegel quella di Clark Kent-Superman. Anche in questo caso la realité a depassé la fiction, la realtà ha superato la fantasia. O, per meglio dire, l’immaginazione.

104 Supply chain of concrete and precast industries
105 Supply chain of concrete and precast industries I.I.C. Istituto Italiano per il Calcestruzzo formazione continua ricerca e sviluppo Via Sirtori, 20838 Renate (MB) (+39) 0362 91 83 11 www.istic.it | iic@istic.it I.I.C. formazione continua ricerca e sviluppo assistenza tecnica I.I.C. Istituto Italiano per il Calcestruzzo formazione continua ricerca e sviluppo assistenza tecnica Via Sirtori, 20838 Renate (MB) Istituto Italiano per il Calcestruzzo formazione continua ricerca e sviluppo assistenza tecnica Via Sirtori, 20838 Renate (MB) (+39) 0362 91 83 11 www.istic.it | iic@istic.it I.I.C. Istituto Italiano per il Calcestruzzo formazione continua ricerca e sviluppo assistenza tecnica Via Sirtori, 20838 Renate (MB) (+39) 0362 91 83 11 www.istic.it | iic@istic.it
106 Inserzionisti 45 Allestimenti & Trasporti 3 Autovictor 9 Bianchi Casseforme 23 Blend Plants - FBG 7 Elettro Sigma 91 Euromecc 31 Federbeton 85 G&P intech IV GIC 49 GIS II Hydrogen Expo 15 IACDS 101 IRE 105 Istituto Italiano del Calcestruzzo 19 Kimera 13 Neron 22 Pappadà Gino 65 Perforare 61 Pipeline & Gas Expo 17 Polimar 55 Sollevare 5 Tekna Chem Aziende citate G Geocap .................... 42 H Hydrogen Expo 10 Hitachi 8 Holcim .................... 12 I Italcementi ....... 32, 88 L Liebherr 74 M Mammoet Italy 82 Manini Prefabbricati 38 Manitowoc 21 Merlo 62 O Omec ....................... 26 P Potain ...................... 21 S Sireg Geotech 38 Smart Living .......... 18 Spring Machine Control 78 T Tegolaia ................... 88 TVH ......................... 56 U Unacea 16 V Volvo Trucks 22 IN QUESTO NUMERO Febbraio/Aprile 2023 Anno 5 TECNOLOGIA DEL CALCESTRUZZO OPERE CIVILI INFRASTRUTTURE PAVIMENTAZIONI INDUSTRIALI E MASSETTI INDUSTRIA DEGLI INERTI PREFABBRICAZIONE MANUFATTI IN CALCESTRUZZO MONITORAGGIO, RIPRISTINO CONSOLIDAMENTO DEMOLIZIONE RICICLAGGIO La Rivista “Concrete News” edita da Mediapoint Exhibitions s.r.l. Genova Filiera del calcestruzzo e della prefabbricazione Supply chain of concrete and precast industry Filiera del calcestruzzo e della prefabbricazione Supply chain of concrete and precast industry Supply chain of concrete and precast industries N° 1 - 2023 A Anglo American .... 66 Astra 46 Autovictor .............. 98 B Bronzini .................. 26 Buzzi Unicem 24 C CEM 9 Cemex ..................... 22 Conexpo 12, 14, 16 D DMO 70 Doosan .................... 70 E Enerpac ................... 86 F Fagioli ..................... 20 Faresin 50 Federbeton .............. 92 Con Hydrogen Expo, l’Italia delle energie alternative si interroga sul progresso dell’H2, una delle fonti tecnologiche più avanzate e sostenibili per il nostro futuro industriale
CONSTRUCTION SHOW Pipeline & Gas Expo 29-31 May 2024 - Piacenza, Italy www.pgexpo.eu Drilling & Foundations 2023 24th Edition www.geofluid.it Piacenza, Italy 13-16 September 2023 076/2021 THE TRANSPORT VEHICLES SHOW Piacenza, Italy 17-19 October 2024 Truck Tyre Trailer Truck Tyre Trailer www.tcube-expo.it THE B2B EVENTS ORGANIZED BY MEDIAPOINT & EXHIBITIONS For information: Tel. +39 010 5704948 - info@mediapointsrl.it Piacenza, Italy 18-20 April 2024 5th Edition 126/2022 GICX22R Fiera certificata An exhibition audited by www.gic-expo.it ® Giornate italiane del CalCestruzzo italian ConCrete days 18-20 Aprile 2024 - Piacenza ® Giornate italiane del CalCestruzzo italian ConCrete days 18-20 Aprile 2024 - Piacenza Fiera certificata An exhibition audited by GISX21RS1 106/2021 R R R R www.gisexpo.it
18-20 April 2024 Piacenza, Italy 5th Edition ARRIVEDERCI AL / SEE YOU AT 28-30 April 2022 - Piacenza, Italy Giornate italiane del C alCestruzzo i talian C onCrete days ® THE BIGGEST EUROPEAN EXHIBITION & CONFERENCE SPECIFICALLY DEDICATED TO THE CONCRETE AND MASONRY INDUSTRIES For info and stand bookings: www.gic-expo.it ph. +39 010 5704948 - info@gic-expo.it Giornate italiane del C alCestruzzo i talian C onCrete days 126/2022 GICX22R Fiera certificata An exhibition audited by

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