Equus
I
l cavallo è stato nei secoli un animale con il quale l’uomo ha sempre interagito, un animale che l’uomo ha imparato a domare, in modo tale da “usarlo” a suo vantaggio. Certamente c’è un’evidente sproporzione tra il peso e la forza di un cavallo e quella di un uomo, quindi può sembrare assurdo che l’uomo possa domare un cavallo, eppure è successo: questo animale è divenuto un ottimo aiutante per la coltivazione dei campi ed è stato utilizzato anche in guerra. I metodi di doma di quei tempi si sono evoluti e, per fortuna, oggi la doma è un processo delicato, basato sulla fiducia reciproca tra cavallo e domatore. Il cavallo è un animale predato, si spaventa molto facilmente delle cose che non conosce, proprio per questo il domatore deve far capire al cavallo che si può fidare di lui e che il percorso di doma è privo di pericoli. Su questa base è stato costruito tutto il mondo dell’equitazione, che ha come protagonista il cavallo, non il suo utilizzo passato. “Equitazione, è uno sport? Ma tanto fa tutto il cavallo, capirai stai seduto lì e non fai niente, come se potessi paragonare salire su un cavallo ad un altro sport!” Queste sono solo alcune delle frasi che ogni cavaliere si è sentito dire almeno una volta nella vita. Però devo ammettere che l’equitazione è diversa da tutti gli altri sport e no, non si può paragonare alla pallavolo o al calcio, proprio per il fatto che il concetto che c’è dietro è differente: nell’equitazione non c’è solo l’atleta ma anche il suo rapporto con l’animale. In questo sport non si comunica con i compagni di squadra ma con un animale di una tonnellata, im-
prevedibile e nonostante questo continui a cercare di capire come relazionarti a lui. L’equitazione non è solo un passatempo divertente che si fa di tanto in tanto, può essere anche uno stile di vita: è uno sport che ti può portare a fare dei sacrifici enormi, che, quando sono ricambiati dal rapporto che si instaura tra cavallo e cavaliere, fa nascere un senso di soddisfazione e gratitudine immensa. Il cosiddetto motto “risali in sella” – che è lo sprone che l’istruttore propone all’allievo appena caduto da cavallo (perché a volte capita) - è forse uno dei principi più importanti dell’equitazione: nonostante lo spavento della caduta e la paura che potrebbe succedere di nuovo, si deve avere il coraggio di rimontare con ancora più determinazione di prima. Essere sempre i primi a mettersi in discussione, non dando mai la responsabilità solo al cavallo per le difficoltà che si possono incontrare, è forse una delle cose più difficili che un cavaliere possa fare, è un percorso che naturalmente si fa alla ricerca delle proprie paure più nascoste; avere al proprio fianco un animale così forte è la chiave per superarle. Avere a che fare con un animale così orgoglioso e libero può essere difficile, ma proprio nei momenti in cui pensi di non riuscire a superare l’ostacolo, ti stupisce, dimostrandoti che ce la stai facendo. E’ sempre un’incognita. Non sai mai se andrà tutto bene o se invece sarà una giornata storta, ed è proprio questo che piace ai cavalieri: mettersi sempre in gioco sapendo che a volte si riesce e altre volte no, ma sempre con la consapevolezza di avere la fortuna di stare accanto ad animali così speciali. L’arte del cavalcare può essere considerata un gioco di equilibrio dove si deve calibrare ogni singola azione in modo tale da lavorare con il cavallo e non contro di lui. Saper interpretare i segnali silenziosi che ti trasmette il compagno d’avventura non è un’opera semplice, ma quando ci riesci capisci di star creando un vero binomio, la parola che ha il significato più profondo per ogni cavaliere e appassionato di equitazione. Non so esattamente come le altre persone vedano questo sport. Per noi andare a cavallo è riuscire a comprendere noi stessi e l’animale superando tutti i limiti e impegnandoci in ogni singolo momento, ad ogni allenamento, ogni giorno. E infine, la cosa più bella è guardare un cavallo ogni volta con occhi nuovi, sempre, sapendo che c’è un mondo dietro. FIAMMA MANICELLI
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