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L’editoriale di Alessandro Busonero
ffezionati lettori, “La nostra attenzione alle dinamiche del fianco Sud è essenziale per l’Europa, sia per gli evidenti impatti sulla nostra sicurezza individuale e collettiva, sia perché in esso si giocherà una parte rilevante della partita per gli equilibri globali futuri. Dobbiamo perciò esserne protagonisti” queste le parole usate dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini il 5 ottobre a Varsavia, nell’ambito del “Warsaw Security Forum 2021” il panel di discussione “NATO Southern Flank and its impact on Euro-Atlantic security". Durante l’intervento, parlando del fianco sud dell’Alleanza Atlantica, il ministro Guerini ha messo in evidenza come gli accessi meridionali all’area euro-atlantica sono in realtà punti strategici e fondamentali per la sicurezza dell’intera regione. Inoltre, oggi, il fianco sud si conferma teatro di un arco di crisi che pone alla nostra sicurezza condivisa le sfide meno intellegibili e perciò più pericolose. In quest’ottica, geografica e strategica, è evidente come il Mar Mediterraneo, la vocazione marittima dell’Italia e la versatilità della Marina giochino un ruolo da protagonisti nel presente e nel futuro del nostro Paese, in quelle
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dell’Alleanza e dell’intera area meridionale dell’Europa. “L’impegno dell’Italia - ha detto il Ministro - punta al rafforzamento della cooperazione fra l’Alleanza e l’Unione, quale conferma del principio di complementarietà con la NATO e dell’indissolubilità del solido rapporto transatlantico, che vede nell’Alleanza Atlantica il pilastro della nostra sicurezza collettiva”. In questo numero di ottobre, attraverso - l’oblò privilegiato - del Notiziario della Marina, tanti articoli e approfondimenti. Tra i temi da leggere: Cambio alla guida della missione Europea Irini con l’intervista all’amm. Fabio Agostini; punto di situazione sulla pirateria marittima con l’analisi dei dati dell’International Maritime Bureau (IMB) e la partecipazione della fregata Marceglia all’operazione Gabinia; l’operazione Mare Sicuro Atalanta ed Emasoh (Margottini); la partecipazione all’esercitazione NATO Dynamic Guardian della fregata Virginio Fasan; l’abilitazione dei primi ufficiali di Marina alla condotta dell’innovativo naval cockpit sul pattugliatore polivalente d'altura (PPA) Thaon de Ravel; la manifestazione internazionale Seafuture 2021 a La Spezia; il 61° Salone Nautico di Genova; le Giornate del Mare organizzate dalla rivista Limes; Un anno di Comunicazione della Marina Militare e la conclusione del giro d’Italia in barca a vela con il Nastro Rosa Tour dove hanno ottenuto ottimi piazzamenti gli equipaggi della Marina. “Alla via così” Buona navigazione tra le pagine del Notiziario della Marina!
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Il Notiziario della Marina è una testata giornalistica mensile fondata nel 1954
SOMMARIO
Registrazione: Tribunale di Roma n.396/1985 dell’ 8 agosto 1985
ottobre 2021
Proprietà Ministero della Difesa Editore Ministro della Difesa
Gli atleti della Marina, sottocapo di seconda classe Andrea Pendibene e il sottocapo di seconda classe Giovanna Valsecchi, a bordo dell’imbarcazione classe Beneteau Figaro 3, hanno concluso al secondo posto il Mondiale svolto nell’ambito del “Marina Militare Nastro Rosa Tour”.
Marina Militare - Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione
DIRETTORE RESPONSABILE Alessandro BUSONERO
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REDAZIONE Luciano REGINA, Antonello D’AVENIA, Pasquale PRINZIVALLI, Emanuele SCIGLIUZZO D IREZIONE E R EDAZIONE Marina Militare - Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione Notiziario della Marina - piazza della Marina, 4 - 00196 Roma - tel. 06.3680.5556 mail: notiziario.marina@gmail.com segreteria e abbonamenti tel. 06.36806318 partita iva: 02135411003 N ORME
PER LA COLLABORAZIONE
La collaborazione è aperta a tutti, gli elaborati, inediti ed esenti da vincoli editoriali, esprimono le opinioni personali dell’autore, che ne assume la responsabilità. La Direzione si riserva il diritto di dare agli articoli il taglio editoriale ritenuto più opportuno. Gli articoli, concordati con il Direttore, dovranno essere corredati di foto (formato .tif o .jpg, di dimensioni minime 18 x 13 cm, con risoluzione a 300 dpi) e didascalie esplicative; gli elaborati dovranno essere redatti evitando l’uso di acronimi, che eventualmente vanno esplicitati. L’accoglimento degli articoli o proposte di collaborazione non impegnano la Direzione alla pubblicazione nè alla retribuzione.
L’editoriale di Alessandro Busonero
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Cambio al vertice dell’Operazione Irini di Ettore Guastalla
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Maritime security: la Marina Militare contrasta la pirateria di Alessandro Busonero
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Fregata Bergamini, flagship dell’Operazione Mare Sicuro di Fabio Santomauro
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EMASOH: inizia la partecipazione dell’Italia di Emanuele Scigliuzzo
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La fregata Fasan partecipa alla Dynamic Guard II di Giovanni Iabichella
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Il corso Esperia indossa il grado di aspirante guardiamarina di Giuseppe Lucafò
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Termina la Campagna d’istruzuione del Vespucci: nasce il corso Legionari di Stefano Febbraro
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Naval Cockpit: marinai di un futuro sempre più vicino di Marco Bozzo
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La vetrina delle eccellenze marittime al Seafuture 2021 di Antonello D’Avenia
© Tutti i diritti sono riservati.Testi e foto non possono essere riprodotti senza l’autorizzazione del Direttore.
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COME ABBONARSI
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61° Salone Nautico di Pasquale Prinzivalli
Le modalità di sottoscrizione sono: - versamento di € 20,00 con bollettino postale CCP 001028881603 oppure - bonifico bancario - codice IBAN IT26G0760103200001028881603 intestati a Difesa Servizi s.p.a. con la causale: abbonamento al Notiziario della Marina. Effettuato il pagamento è necessario inviare copia via mail a: notiziario.marina@gmail.com con i dati completi (nome, cognome, indirizzo, telefono, codice fiscale ed email).
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Le Giornate del Mare, II edizione: “Medioceano la terra vista dal Mare” di Giancarlo Capozzoli
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La Lega Navale Italiana organizza il convegno “Mare al Centro” di Antonello D’Avenia
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Generiamo Valore di Pasquale Prinzivalli
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Un anno di comunicazione e valorizzazione del brand Marina Militare di Alessandro Busonero
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Giro d’Italia in barca a vela: la Marina Militare trionfa di Mariarosa Lumiero
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Barcolana 53 di Antonello D’Avenia
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Alla scoperta del Bacino di Raddobbo borbonico e del molo San Vincenzo di Giuseppina Maria Greco
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A scuola sul mare di Vincenzo Grienti
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Recensione di Alessandro Busonero
Stampa: Fotolito Moggio srl, Villa Adriana - Tivoli Concessionaria di pubblicità: Difesa Servizi Spa chiuso in redazione il 13 ottobre 2021
Terapia dell’Avventura e inclusione sociale di Emanuele Scigliuzzo
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Cambio al vertice dell’Operazione Irini Dopo 18 mesi di intensa attività, cambio al vertice dell’Operazione Irini. Il contrammiraglio Stefano Turchetto subentra all’ammiraglio di divisione Fabio Agostini che ha seguito l’Operazione fin dal suo varo. Nell’intervista che segue facciamo il punto della situazione.
di Ettore Guastalla * a missione aeronavale EUNAVFOR MED Irini dell’Unione europea, nata sotto mandato del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ha il quartier generale a Roma Centocelle e vi operano militari e civili di 24 paesi. La zona di operazione comprende una vasta porzione del Mediterraneo centrale al largo delle coste libiche. Il compito principale è di implementare l’embargo del traffico illecito
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di armi da e verso la Libia, così come previsto nella risoluzione dell’ONU 2292, recentemente estesa fino al giugno 2022. Nella zona di operazione operano assetti navali e aerei dei Paesi europei contributori. Incontriamo l’ammiraglio Fabio Agostini, che ha guidato l’operazione Irini dal suo varo fino allo scorso 30 settembre, quando ha passato il timone all’ammiraglio Stefano Turchetto.
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Il cacciatorpediniere Andrea Doria (D553) insieme alla nave rifornitrice tedesca FGS Berlin (A1411). In alto, l’ammiraglio Fabio Agostini, alla guida dell’operazione Irini fino al 30 settembre. Nelle pagine seguenti, alcuni scatti della missione Irini. * Giornalista.
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L’intervista all’ammiraglio Fabio Agostini
Come e perché è nata? Nel 2011 la Libia è stata investita dalle cosiddette “primavere arabe" e la rivolta popolare che ne è derivata ha deposto Gheddafi concludendosi con una guerra civile senza fine che ha visto diversi eventi e tentativi di pacificazione con fasi alterne. Allo scopo di contribuire ad una soluzione pacifica al conflitto armato libico, dopo la conferenza di Berlino del 19 gennaio del 2020, il Consiglio degli Affari Esteri dell’Unione europea ha deciso di lanciare l’operazione EUNAVFOR MED Irini, con il compito principale di contribuire all’attuazione dell’embargo sulle armi al largo della Libia, sancito dalle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il mandato dell’operazione, avviata il 31 marzo del 2020, include anche tre altri
cosi come lo staff di comando in mare. La percentuale di personale varia in funzione degli assetti messi a disposizione dalle nazioni. Siamo arrivati ad un massimo di circa 1000 persone.
compiti secondari: il monitoraggio dei traffici illeciti di petrolio e suoi derivati; l’addestramento e monitoraggio della Guardia Costiera e della Marina Militare libiche; il contributo allo smantellamento del modello di business dei trafficanti di esseri umani. Ad oggi, contribuiscono all’operazione 24 Paesi europei che forniscono assetti aerei, droni, navi, sommergibili e personale militare interforze per il quartier generale dell’operazione che si trova a Roma-Centocelle dove è alta la rappresentanza italiana -
nitari. Irini non è "la soluzione", ma è uno strumento importante per favorire un processo diplomatico che porti ad una soluzione permanente alla crisi libica. Il fatto che l’operazione sia guidata dall’Italia è il riconoscimento del ruolo e della rilevanza che il nostro Paese e la nostra Marina hanno nello scacchiere del Mediterraneo allargato.
Sono stati 18 mesi molto intensi, ammiraglio Agostini. Che cosa è oggi Irini? L’operazione Irini è, attualmente, la più complessa e significativa operazione militare di Politica di Sicurezza e Difesa Comune dell'Unione europea nel mondo. È anche l’unica operazione che si occupa di far rispettare l’embargo sulle armi stabilito dalle Nazioni Unite per la Libia dimostrandosi efficace, equilibrata e imparziale. La visione politica fornita all'avvio dell'operazione Irini dall'Alto Rappresentante, Joseph Borrel, riflette l'approccio olistico concordato alla Conferenza di Berlino. Irini non è l'unico mezzo per contribuire alla fine del lungo conflitto libico. Irini è parte integrante di un processo che coinvolge percorsi politici, militari, economici e uma-
Quando Irini potrà concludersi? Il mandato iniziale dell'operazione, stabilito
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fino al 31 marzo 2021 è stato prolungato dagli stati membri dell’Unione europea, al 31 marzo del 2023. L’operazione potrebbe concludersi quando il contributo militare dell’UE non sarà più necessario per attuare l’embargo sulle armi e per sostenere le conclusioni del processo di Berlino per una soluzione pacifica alla crisi libica e quando la Guardia Costiera e Marina Militare libiche avranno raggiunto un livello autosufficiente di operatività ed autonomia o quanto meno tali da necessitare un supporto esterno minimo. Ammiraglio, quali risultati ha ottenuto Irini in questi 18 mesi sotto il suo Comando? Secondo la nostra analisi, le violazioni dell'embargo cosi come gli altri traffici illeciti seguono differenti vie: marittima, aerea, ma anche tramite rotte terrestri. L’efficacia dell’embargo sulle armi è strettamente correlata alla disponibilità di informazioni intelligence sui possibili violatori dell’embargo. Queste informazioni ci vengono fornite prevalentemente dagli stati membri, dal centro satellitare europeo e dal panel degli esperti delle Nazioni Unite sulla Libia. Irini dal canto suo ha investigato circa 4000 navi che sono transitate nell’area di operazione nel Mediterraneo centrale, ha monitorato 16 porti e terminali petroliferi, ha effettuato circa 180 visite a bordo di mercantili con il permesso del comandante e ha eseguito 20 ispezioni complete a navi sospette con il consenso dello stato di bandiera. In una delle ispezioni è stato ritrovato un carico illecito di combustibile per aerei militari, vietato dalle risoluzioni dell’ONU e dalle regole europee, e si è provveduto al dirottamento del mercantile in un porto della Grecia. Il primo dirottamento di una nave mercantile mai effettuato dall’Unione europea. Ma l’attività di Irini non si è limitata alla prevenzione e monitoraggio di traffici illeciti sul mare. EUNAVFOR MED - Irini ha investigato circa 600 voli sospetti, tenendo sotto controllo 25 aeroporti, e ha analizzato migliaia di immagini satellitari provenienti dal centro satellitare europeo di Torrejón. I risultati di questa attività sono stati riportati in 20 rapporti di ispezione e circa trenta rapporti speciali al panel degli esperti delle Nazioni Unite (per i dati aggiornati sulla operazione Irini: www.operationirini.eu). Oltre ai risultati evidenti, tangibili ed ineludibili dell’operazione, ce ne sono altri
che difficilmente possono essere quantificati e che invece hanno un peso negli equilibri della regione. In quest’ottica, Irini è diventata in questo anno e mezzo, uno strumento che consente alla politica e alla diplomazia europea di fare il proprio lavoro, in quanto contribuisce a portare stabilità in Libia e sicurezza in quest’area del Mediterraneo, agevolando quindi il processo di pace. È opportuno osservare, inoltre, che da quando è stata lanciata l’operazione Irini si è avuto il cessate il fuoco tra le parti in conflitto in Libia, è stato formato un nuovo governo di unità nazionale, ed è ripresa la produzione del petrolio. In quale misura Irini abbia contribuito a tutto questo non lo potremo mai misurare, ma è un dato di fatto e non può essere il caso, che questi cambiamenti epocali dopo oltre 10 anni di crisi, si siano verificati da quando Irini è stata avviata. Questo era proprio l’obiettivo che si sono posti i paesi membri dell’UE quando hanno lanciato l’operazione. Una Libia stabile e sicura avrà una serie di conseguenze che sono quelle auspicate dall’Europa, in primo luogo il miglioramento delle condizioni di vita dei libici, che sono stravolti da 10 anni di guerra, un miglioramento delle condizioni economiche di tutta la regione e, conseguentemente, una riduzione dei flussi migratori. Un Mediterraneo più tranquillo e più sicuro è un valore assoluto. Il Mediterraneo è infatti il crocevia di numerose e importanti direttrici del traffico marittimo e vi transita il 20% di quello mondiale, il 25% dei servizi di linea su container, il 30% dei flussi di petrolio mondiali, il 65% del flusso energetico per i Paesi dell’UE. Irini viene vista dagli attori internazionali come una presenza di primo piano nel Mediterraneo centrale come testimonia l'ampia rete di collaborazione e information exchange che l’operazione ha stabilito con una estesa e variegata panoplia di stakeholders nazionali e internazionali. Ciò ha portato la comunità internazionale ad essere più consapevole della presenza e dell'assertività dell'UE e dell’operazione stessa nel Mediterraneo. La comunità marittima vede adesso Irini come un vero e proprio Maritime Security Provider nell’area del Mediterraneo centrale. La presenza dell’operazione Irini si fa infatti sentire anche in termini di rassicurazione per tutto il traffico marittimo, esposto all’insicurezza di quel tratto di mare. La presenza di Irini e il suo effetto deterrenza sui traffici e attività illecite, è necessaria non solo alla Libia ma al nostro Paese e a tutta l’Europa.
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Maritime security: la Marina Militare contrasta la pirateria di Alessandro Busonero
Operazione Gabinia: la fregata Marceglia nel Golfo di Guinea, dove tra gennaio e luglio si è concentrato il 32% degli attacchi di pirati avvenuti a livello mondiale.
ei primi sei mesi del 2021 gli attacchi di pirateria nel mondo, secondo i dati forniti dal IMB (International Maritime Bureau) dell’International Chamber of Commerce sono stati 68, minimo storico dal 1994. Basta osservare i dati degli ultimi anni: 2020 con 195 attacchi e 2019 con 162. Il Piracy Reporting Center dell’IMB ha inoltre specificato: 61 le navi abbordate, 4 i tentativi di attacco, 2 le navi attaccate con armi da fuoco e una dirottata. Il calo complessivo degli incidenti segnalati non ha visto però un calo delle violenze contro gli equipaggi con 50 rapiti, 3 presi in ostaggio, 3 minacciati, 2 aggrediti, uno ferito e uno uc-
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ciso. In alcune aree geografiche, dove forte è la presenza dei traffici marittimi legati agli interessi italiani ad opera di navi mercantili, gli attacchi dei pirati sono aumentati, in particolare nel Golfo di Guinea, dove tra gennaio e luglio si è concentrato il 32% degli abbordaggi di pirati avvenuti a livello mondiale. “C’è un corto circuito di sicurezza. Ep-
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pure proprio lì, la presenza italiana è importante, perché da quella zona arriva circa il 50% delle fonti energetiche che giungono in Europa” ha ricordato recentemente Luca Sisto, Direttore di Confitarma (Confederazione Italiana Armatori) in un articolo a firma di Raul de Forcade su Il Sole 24 ore. Risale ai primi di agosto uno degli ultimi
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sospetti attacchi a navi mercantili nel Golfo di Guinea, un mercantile battente bandiera italiana, la Ievoli Grey, una off shore supply ship (nave supporto impianti offshore). Il tentativo d’attacco è fallito grazie alla presenza a bordo di personale della security. La necessità di una maggiore sicurezza per gli armatori ha spinto infatti Confitarma a sottoscrivere negli scorsi mesi The Gulf of Guinea declaration on suppression of Piracy, di cui fanno parte molte compagnie di navigazione italiane. Un altro dato significativo sui 68 casi di quest’anno riguarda le aree geografiche: 22 attacchi si sono svolti nel Golfo di Guinea, 16 nello Stretto di Singapore, 9 in Perù, 5 in Indonesia e 5 nelle Filippine. Con grande sollievo per armatori ed equipaggi, invece sono azzerati gli attacchi pirati al largo delle coste somale, ridotti a 1 nel Golfo di Aden e 1 nel Mar Rosso. Vale la pena ricordare che tra il 2010 e il 2011 nell’area del Golfo si registrò un vero e proprio picco di attacchi alle navi mercantili in transito. A cosa si deve il drastico calo di atti di pirateria registrati oggi tra il mare della Somalia e di Aden che ha portato anche ad una riduzione della high risk area per la pirateria nell’Oceano Indiano? Una combinazione di fattori tra i quali l’assidua presenza di navi e aeromobili di diverse Marine militari, che hanno contribuito allo sviluppo e all’adozione da parte dell’armatoria di best practice,
determinanti per scoraggiare e ritardare gli attacchi, e anche all’utilizzo di guardie armate a bordo. In questo contesto, Confitarma ha sottolineato che la sicurezza delle navi mercantili, dei loro equipaggi e del carico trasportato sia accresciuta dalla presenza delle navi della Marina Militare e al proficuo dialogo instaurato negli anni con ricadute estremamente positive per l’intero Paese. Le navi della Marina Militare sono periodicamente presenti nel Golfo di Guinea con l'operazione “Gabinia", a tutela degli interessi nazionali e della sicurezza delle vie marittime per il libero uso del mare, ma anche per cooperare con le Marine dei paesi rivieraschi al fine di aumentare la reciproca conoscenza e fiducia e per contribuire al miglioramento delle condizioni di sicurezza nella regione. Rientra infatti tra le competenze istituzionali della Marina Militare la maritime security, in particolare la vigilanza a tutela degli interessi nazionali e delle vie di comunicazione marittime al di là del limite esterno del mare territoriale, ivi compreso il contrasto alla pirateria e la protezione degli equipaggi italiani da atti ostili e minacce terroristiche. Nel 2020 sono state presenti le fregate Rizzo e Martinengo. Quest’anno, nave Rizzo ha assolto la sua missione lasciando l’Italia il 23 febbraio e rientrando a La Spezia il 18 giugno. In breve: 116 giorni di attività operativa; circa 165 ore di volo per ricognizione con elicottero SH-90A; oltre 100 contatti quotidiani con navi mercantili di interesse nazionale in navigazione nell'area e infine il concorso nel maxi-sequestro di un carico di oltre 6 tonnellate di cocaina diretto
verso le coste africane e la partecipazione diretta al contrasto di tre eventi di pirateria. Come detto dal sottosegretario di Stato alla Difesa, senatore Stefania Pucciarelli, in visita all’equipaggio del Rizzo: "La nostra Difesa ancora una volta attraverso lo strumento abilitante della Marina Militare, ha dimostrato lungimirante visione nell’attivare una serie di presenze strategiche nel Golfo di Guinea. Ruolo di primaria importanza nel contenimento e contrasto a tale gravissimo fenomeno che ci conferma tra i punti di riferimento in ambito internazionale per ciò che riguarda la sorveglianza marittima. In tal senso, le operazioni che avete condotto con successo sono la prova lampante dell’impegno responsabile, costante e continuato del nostro Paese nella prevenzione e repressione degli atti di pirateria." Fino a dicembre, impegnata nell’opera-
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In alcune aree geografiche, dove forte è la presenza dei traffici marittimi legati agli interessi italiani ad opera di navi mercantili, gli attacchi dei pirati sono aumentati, in particolare nel Golfo di Guinea.
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La fregata Antonio Marceglia (F597) durante un’attività addestrativa con elicottero francese.
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zione Gabinia c’è la fregata Antonio Marceglia. Ottava nave del programma FREMM (Fregata Europea Multi-Missione), al comando del capitano di fregata Francesco Ruggiero ha lasciato il 3 settembre La Spezia con circa 170 tra uomini e donne d’equipaggio. Comandante Ruggiero, l’8 ottobre lei e il suo equipaggio siete stati protagonisti del primo intervento reale, come è andata? Le attività reali si materializzano in pochissimo tempo - sospira il comandante nella mattinata dell’8 ottobre insieme all’equipaggio siamo intervenuti in soccorso del Queen Zenobia, battente bandiera liberiana, al largo delle coste del Ghana. Il mercantile nel chiedere aiuto, riportava di avere individuato a bordo degli intrusi in possesso di asce intenti a perforare il vano del timone e allo stesso tempo gli stessi intrusi erano stati “confinati” nei locali inferiori del mercantile. Ricevuto l’allarme, sono bastati pochi minuti e ho ordinato un cambio di rotta e alla massima velocità ci siamo diretti verso la posizione del mercantile in difficoltà, cercando di stabilire le comunicazioni con l’armatore ed il Master (Comandante n.d.a.) del mercantile, per ricevere conferma che a bordo l’equipaggio della Queen Zenobia fosse illeso e in sicurezza. Accertato che l’equipaggio fosse sano e salvo, ho dato indicazioni volte ad allertare i mercantili che navigavano nella zona e i responsabili della security delle compagnie armatoriali nazionali e delle compagnie petrolifere presenti nelle vicinanze. Allo stesso tempo, attraverso i consolidati rapporti con la Marina Nigeriana, ho intrapreso le azioni di coordinamento con l’obiettivo di stabilire un piano di intervento
condiviso. Giunti in prossimità dell’intercetto del mercantile, è stata la volta dell’ordine di inviare in volo l’elicottero SH-90A con a bordo i fucilieri di Marina del Team Opposed* della Brigata Marina San Marco per garantire un costante contatto visivo e scortare il Queen Zenobia in navigazione verso il porto di Lagos (Nigeria). Con la nostra fregata in vicinanza delle acque territoriali nigeriane è stato coordinato un hand/over (passaggio di consegne n.d.a.) con la nave della Marina nigeriana, Ekulu, scortato del mercantile liberiano, fino all’ormeggio alla fonda nel porto di Lagos, dove gli intrusi sono stati presi in consegna e arrestati dai militari della Marina nigeriana ed il Queen Zenobia ha ripreso la navigazione. Il “goal” realizzato con questo intervento sottolineato anche dall’ambasciatore d’Italia in Nigeria, Stefano Pontesilli - è legato al fatto che per la prima volta in assoluto si
Esercitazione di recupero naufrago con elicottero SH-90A.
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è proceduto all’arresto in flagrante di intrusi a bordo di un mercantile, grazie all’azione di coordinamento tra assetti aeronavali italiani e delle Marine costiere del Golfo di Guinea, come in questo caso la Marina Nigeriana. Un'altra domanda la poniamo al marinaio più giovane di bordo: il com. 2ª classe Francesca Bono, 20 anni: Un anno fa ha vinto il concorso VFP1 (volontari in ferma prefissata), oggi è una marinaia, parte di un equipaggio di professionisti al servizio della collettività. Pochi suoi coetanei possono vantare un’esperienza del genere. Come si sente a viverla in prima persona? Cosa le hanno detto i suoi familiari quando ha comunicato che sarebbe partita 4 mesi per l’Oceano Atlantico? Ho avuto la fortuna di crescere vicino al
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mare a Gallipoli, in una piccola cittadina di pescatori e sin da bambina ho sempre pensato che il mio posto sarebbe stato quello, tra le onde. Sognavo di poter entrare in Marina Militare e, appena diplomata, non avevo dubbi su ciò che volevo fare nella vita. Far parte dell’equipaggio della fregata Antonio Marceglia non è solo un lavoro, ma un grande onore per me. Quando quella mattina ho ricevuto la notizia della partenza per una missione di antipirateria nel Golfo di Guinea sono stata travolta dalle emozioni, le stesse che hanno colpito anche i miei genitori, i quali mi hanno sostenuta e supportata. Stare lontani da casa e dagli affetti non è semplice, ma qui a bordo posso dire di aver trovato una seconda famiglia. Spero che questo sia solo l’inizio e sono grata alla Marina per avermi dato l’opportunità di vivere quest’esperienza, la prima di tante, mi auguro.
* Il Team Opposed è costituito da un gruppo di operatori della Brigata Marina San Marco, specializzato in operazioni di abbordaggio, diotato di mezzi, armi e addestramento per poter intervenire su una nave o piattaforma in mare anche qualora senza equipaggio.
International Maritime Defence Exhibition and Conference di Daniele Panebianco Lo scorso luglio ad Accra (Ghana) si è svolta la seconda edizione dell‘International Maritime Defence Exhibition and Conference (IMDEC) organizzata dalla Marina e dall’Aeronautica ghanese. Trecento i delegati in rappresentanza di circa 70 nazioni provenienti da tutti i continenti e 40 aziende africane che si occupano di difesa e sicurezza alla presenza del vice presidente della Repubblica del Ghana, Alhaji Mahamadu Bawumia e del ministro della Difesa Dominic Aduna Bingab Nitiwul. L’Italia è stata tra i Paesi partecipanti, rappresentati dalla Marina Militare con il contrammiraglio Valentino Rinaldi. Nell’incontro sono state approfondite e sviluppate analisi sulle potenzialità dell’economia dei paesi legati al Golfo di Guinea e delle possibili minacce, quali ad esempio la pirateria marittima, traffici marittimi illeciti, pesca irregolare ecc… che oggi ne limitano lo sviluppo. Il quadro di situazione delineato dai partecipanti ha portato ad una unanime condivisione sulla necessità di adottare su ampia scala una strategia marittima integrata sia a livello nazionale, attraverso una più efficace collaborazione tra i diversi ministeri e agenzie interessate, sia a livello internazionale, con un maggiore coordinamento ed al rilancio dell’architettura di sicurezza del cosiddetto “processo di Yaounde” tenutosi nell’omonima città del Camerun il 24 e il 25 giugno 2013. In questa occasione, 15 paesi del Golfo di Guinea promossero l’iniziativa con il supporto della Marina Militare nel rispetto delle sovranità degli stati costieri e allo stesso tempo fu decretata la costituzione del Centro Interregionale di Coordinamento sulla Sicurezza Marittima per l’Africa Centrale e Occidentale (CIC) con sede a Yaoundé e introdotto il Codice di Condotta di Yaoundé, che presiede e supervisiona il complesso delle risposte della repressione della pirateria, della rapina a mano armata contro le navi e delle attività illegali marittime. Nel suo intervento l’ammiraglio Rinaldi ha illustrato e condiviso gli impegni della Marina Militare italiana nel Golfo di Guinea attraverso la partecipazione delle navi italiane e degli equipaggi imbarcati ad attività operative, eventi addestrativi, esercitazioni, cooperazione e costruzione di capacità in generale (capacity building). L’evento ha rafforzato il ruolo dell’Italia e della Marina Militare in una delle aree di primario interesse nazionale del Mediterraneo Allargato e gettato le basi per future cooperazioni con la Marina ghanese e nigeriana, con cui la Forza Armata sta consolidando la cooperazione. Non ultimo, è stato apprezzato il contributo alla sicurezza marittima fornito dalla fregata Antonio Marceglia e dalle navi della Marina che nel tempo si sono avvicendate nel Golfo di Guinea. L’auspicio formulato all’Italia è che il livello di cooperazione e coordinamento marittimo sia sempre più intenso.
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Fregata Bergamini, flagship dell’Operazione Mare Sicuro La Squadra Navale concorre alla sicurezza della navigazione nel Mediterraneo centrale. di Fabio Santomauro
ave Bergamini, capoclasse delle moderne unità navali nate dal programma italo-francese “Fregata Europea Multi-Missione (FREMM)”, è partita dalla Stazione Navale Mar Grande di Taranto il 10 agosto per operare nel dispositivo nazionale dell’Operazione Mare Sicuro, attivato il
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12 marzo 2015 a seguito dell’evolversi della crisi libica. Fra i compiti che la nave è chiamata a svolgere vi è la protezione e il supporto alle piattaforme petrolifere off-shore nelle acque internazionali prospicienti le coste libiche, a tutela degli interessi nazionali; la protezione dei mercantili
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nazionali che operano lungo le linee di traffico marittimo (le cosiddette Sea Lines of Communication); la difesa dei pescherecci italiani, impegnati nella pesca in alto mare, il monitoraggio del traffico aereo sulla città di Misurata e la tutela della sicurezza del contingente italiano presso l’ospedale da campo in questa
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città della Libia. Con la delibera, poi, del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2017, dal 1° gennaio 2018 i compiti della missione sono stati ampliati, con il supporto e sostegno alla Guardia Costiera e alla Marina Militare libiche per il contrasto dell’immigrazione illegale e del traffico di esseri umani. E’ presente,
a tal scopo, una nave ausiliaria tipo MTC -attualmente il Tremiti-, la quale opera in linea di massima nel porto di Tripoli. I 6 mezzi navali e i 5 aerei assegnati all’operazione coinvolgono circa 750 militari, in un'area di mare di circa 160.000 km quadrati del Mediterraneo centrale.
Nave Bergamini impegnata in attività di presenza, sorveglianza e protezione a favore delle piattaforme petrolifere off-shore, nelle acque internazionali prospicente le coste libiche.
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Essa si estende nelle acque internazionali ed è delimitata a sud dal limite delle acque territoriali libiche. Nave Bergamini, al comando del capitano di fregata Federico Dell’Agnolo, Ë attualmente l’unità di bandiera e sede del comando dell’operazione; a bordo il comandante tattico in mare, capitano di vascello Pasquale Perrotta che con il suo staff coordina e dirige le operazioni. Tutto l’equipaggio della nave opera in una bolla covid-free, ottenuta con l’applicazione di un rigoroso protocollo sanitario basato su isolamento e tamponi, effettuato prima della partenza da Taranto. “Sono molto soddisfatto ed orgoglioso di quanto svolto dall’equipaggio”, queste le parole con cui il comandante Dell’Agnolo esprime il proprio compiacimento sull’andamento delle operazioni a bordo dell’unità. “Ogni giorno gli uomini e le donne imbarcate su nave Bergamini svolgono il proprio servizio con encomiabile passione e senso di responsabilità, per assicurare l’assolvimento della missione. Parallelamente, continua l’addestramento per il mantenimento delle capacità operative dei team di bordo e per il rafforzamento della sinergia tra le componenti specialistiche della Brigata Marina San Marco e della sezione elicotteri dell’Aviazione Navale imbarcata.” Ma come trascorre il tempo a bordo di una nave della Marina Militare impegnata in un’operazione reale? Lo riporta
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il sottocapo Roberto Lombardo, 25 anni, imbarcato da circa 2 anni sul Bergamini: “Durante le giornate a bordo garantiamo dei servizi di guardia fondamentali per il regolare svolgimento della navigazione, ognuno in base al proprio settore specialistico di competenza”. E nel corso dei periodi prolungati di navigazione non si sente mai la mancanza dei propri parenti ed amici? “Non è facile essere lontano da casa. Spesso l’assolvimento del nostro dovere in mare impone anche dei sacrifici personali. Ma le nostre famiglie e i nostri cari comprendono l’importanza di quello che facciamo per il nostro Paese e ci supportano anche a distanza. Durante i lunghi periodi di attività per mare, inoltre, cerchiamo di ritagliarci dei momenti di aggregazione e convivialità all’interno dell’equipaggio, che nel corso della navigazione diventa - di fatto - la nostra seconda famiglia.”
A sinistra: in alto, l’addestramento del personale elicotterista, a seguire il personale della Brigata Marina San Marco durante l’impiego del mezzo veloce Hurricane e durante un’esercitazione di tiro. A destra: in alto, addestramento di boarding con elicottero SH-90A sulla rifornitrice Stromboli. A seguire, giovani marinai si addestrano con segnali a bandiere dalla plancia e operazioni di volo notturne.
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Con l’impegno della fregata Martinengo, l’Italia prende parte per la prima volta alla missione europea per la sicurezza marittima nello Stretto di Hormuz.
EMASOH: European Maritime Awareness in the Strait of Hormuz
inizia la partecipazione dell’Italia
di Emanuele Scigliuzzo o Stretto di Hormuz è il tratto di mare che costituisce l’unico passaggio tra le acque del Golfo Persico e il Golfo di Oman in Oceano Indiano, per questo la sua collocazione geografica lo rende un punto strategico per il commercio di idrocarburi. Da qui transitano le navi mercantili che insieme agli oleodotti, costituiscono il più importante approvvigionamento di petrolio e gas per i paesi dell’Asia e Pacifico, ma anche per i Paesi europei e per gli Stati Uniti. Nel 2018, in media ogni giorno 20.7 milioni di barili hanno attraversato lo Stretto di Hormuz, circa il 21% del greggio e dei prodotti petroliferi mondiali e un terzo del gas liquefatto naturale. In particolare l’Italia nel 2019 ha importato il 20% di petrolio dall’Iraq e un ulteriore 7,9% dall’Arabia Saudita. Nell’area però anche l’azienda ENI sostiene importanti investimenti economici. Largo 39 chilometri, 33 nel punto più stretto, Hormuz è inoltre situato in una delicata area di forte instabilità politica. Per un’analisi completa è necessario
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tener conto che lo Stretto di Hormuz è costituito da acque territoriali dell’Oman, ma principalmente dell’Iran, al quale appartengono anche sei isolotti, che gli permettono di ampliare l’egemonia su questo tratto di mare. A tutela della sicurezza marittima, negli anni sono state attivate numerose missioni militari nell’area. L’ultima, in ordine di tempo, è l’operazione AGENOR nell’ambito della missione multinazionale europea EMASOH (European Maritime Awareness in the
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Strait of Hormuz), lanciata dalla Francia a margine del Consiglio dell'Unione europea degli affari esteri a Bruxelles il 20 gennaio 2020. La missione è sostenuta politicamente dall’Italia insieme ai governi di Belgio, Danimarca, Germania, Grecia, Paesi Bassi e Portogallo. EMASOH ha il compito di tutelare e supportare il naviglio in transito, rafforzare la cooperazione e altre iniziative nell’area e contribuire alla maritime situational awareness nella regione, mediante l'impiego di dispositivi
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aeronavali dei Paesi europei aderenti all'iniziativa. “Domani mattina (ndr. 1 ottobre) la fregata Martinengo inizierà la propria presenza nella missione navale EMASOH, la missione europea finalizzata al contributo alla sicurezza dei commerci marittimi e traffici commerciali dell'area” con queste parole il ministro della Difesa Guerini ha annunciato l’inizio della partecipazione dell’Italia alla missione EMASOH che vedrà la fregata italiana impegnata per un mese nelle delicate acque dello Stretto di Hormuz. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio invece, nel corso dell’incontro delle commissioni Esteri e Difesa della Camera e del Senato dello scorso 7 luglio ha dichiarato: “La nuova missione europea EMASOH è fondamentale per la sicurezza dello Stretto di Hormuz – che ha proseguito non può e non deve essere avvertita dall'Iran come ostile”. Nave Martinengo ha ricevuto a bordo lo scorso 11 ottobre, nel porto di Mascate, l’ambasciatore d’Italia in Oman Federica Favi, accompagnata dall’Addetto alla Difesa capitano di vascello Paolo Gregoretti. L’ambasciatore, che ha incontrato l’equipaggio della fregata italiana, nel suo discorso ha sottolineato l’im-
portanza del lavoro svolto dalla Marina a sostegno degli interessi nazionali, evidenziando come la pandemia non ha inciso sulle capacità della Forza Armata di operare per lunghi periodi nei vari teatri geopolitici di interesse. Al termine di questo impegno, la nave italiana probabilmente farà rotta verso il Golfo di Aden, per proseguire l’attività di antipirateria svolta nell’ambito dell’operazione Atalanta, nella quale era impegnata prima della partecipazione a EMASOH. Si conferma così la flessibilità
d’impiego e la versatilità strategica delle unità navali sempre pronte ad assolvere un’ampia gamma di compiti e a riconfigurarsi rapidamente per svolgere funzioni diverse sia per aspetti tattico-operativi sia sotto differente egida (UE, NATO,, ONU, coalizione o nazionale).
In alto, la fregata Martinengo in navigazione. In basso: Mascate, 11 ottobre 2021. Due momenti della visita a bordo dell’ambasciatore d’Italia in Oman Federica Favi.
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La fregata Fasan partecipa alla Dynamic Guard II di Giovanni Iabichella
Un’importante esercitazione nel Mediterraneo centro-orientale tra Grecia,Turchia, Spagna e Italia ’ultima edizione dell’esercitazione complessa Dynamic Guard (DYGD II-21), ospitata dalla Grecia, si è svolta nelle acque del Mediterraneo centro-orientale, a sud-est di Creta tra il 6 ed il 10 settembre, con la partecipazione di Grecia, Turchia, Italia e Spagna, in rappresentanza dell’interoperabilità e la cooperazione tra le forze dell’Alleanza Atlantica. Una lunga fase di pianificazione è iniziata a luglio, con il personale dello staff dello Standing NATO Maritime Group 2 (SNMG2) imbarcato sulla nave di bandiera, la fregata italiana Virginio Fasan. I preparativi sono stati finalizzati alla "pre sail conference" il 5 settembre presso il quartier generale della base navale di Souda, alla presenza di tutti i partecipanti: la fregata Fasan, la fregata turca Gokceada e la nave rifornitrice spagnola Cantabria, appartenenti alla Task Unit del SNMG2. La Marina Militare greca, promotrice dell’esercitazione, ha contribuito con la presenza di tre navi: le due fregate Navarinon, Adrias e il pattugliatore Grigoropoulos. Inoltre, hanno cooperato con la loro presenza l’Aeronautica greca, la Draken Aviation Company (compagnia aerea civile inglese) e il NATO Joint Electronic Warfare Core Staff (JEWCS), cellula
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della NATO con sede in Inghilterra (Yeovilton), responsabile dello sviluppo della politica, dottrine e sperimentazioni della guerra elettronica. I sofisticati sistemi di guerra elettronica sono stati impiegati dai mezzi provvisti dal JEWCS e simulati dal “Transportable Radar and Communications Jamming and Simulator Van” (TRACSVAN), imbarcato sulla nave
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rifornitrice Prometeus, in aggiunta ad altri radio-simulatori trasportati da aerei Falcon - DA20. L’esercitazione, guidata dal comando marittimo della NATO (MARCOM), si prefigge lo scopo di consentire alle unità dell’Alleanza di garantire e migliorare le capacità in materia di Electronic Warfare (EW) e Anti Ship Missile Defence (ASMD) in un ambiente elettromagnetico controllato. "Train as you fight" (addestrati come combatti) è stato il principio ispiratore dell’intera esercitazione. Le navi alleate hanno migliorato la loro prontezza du-
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rante un periodo molto intenso in mare. Le navi della SNMG2 hanno condotto un programma di cinque giorni ad elevato ritmo con un addestramento sempre più impegnativo, simulando un ambiente tattico ostile a difficoltà crescente. Ogni nave ha svolto le attività in uno spettro di operazioni di guerra elettronica gestito con molta attenzione, incrementando le tattiche difensive e la prontezza operativa in uno scenario di interoperabilità tra le navi delle Forze alleate. A concludere l’intensa settimana di addestramento, nave Fasan ha eseguito un’esercitazione di lancio chaffs, per la difesa della nave da un possibile attacco missilistico. "Sono molto soddisfatto dell'approccio e delle prestazioni raggiunte dai partecipanti. Molte delle attività condotte sono estremamente importanti per la componente marittima della NATO e le opportunità di praticarle e svilupparle come Task Group sono rare" ha detto il Comandante della SNMG2, contrammiraglio Stefano Russo, salutando tutti i partecipanti alla fine del DYGD II - 21, esprimendo anche i suoi ringraziamenti alla nazione ospitante per il grande sforzo in termini di logistica e supporto operativo fondamentali per il successo dell'esercitazione.
Il Secondo Gruppo Navale Permanente della Nato (SNMG2) L’SNMG2 è un gruppo navale multinazionale integrato che fa parte della Forza di Reazione Rapida della Nato (Nato Response Force). Opera sotto il Comando della Componente Marittima Alleata (MARCOM Northwood), e costituisce una presenza continua e visibile della solidità e coesione dell’Alleanza. Da giugno 2021, il contrammiraglio Stefano RUSSO è il comandante dello Standing NATO Maritime Group 2.
In alto, le navi partecipanti all’esercitzione procedono in formazione; in basso a sinistra, lancio di chaff (ingannatori), a destra: condotta della navigazione.
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Il corso Esperia indossa il grado di aspirante guardiamarina Si è conclusa a Trieste la Campagna d’istruzione 2021 per il Durand de La Penne di Giuseppe Lucafò foto di Michele Prontera l cacciatorpediniere Luigi Durand de La Penne, dopo oltre due mesi, ha terminato con la sosta in porto a Trieste l’attività formativa estiva a favore della 2ª Classe dell’Accademia navale. Nei 65 giorni trascorsi a stretto contatto con l’equipaggio di bordo e sempre nel totale rispetto dei protocolli sanitari in vigore, i 110 allievi ufficiali hanno avuto l’opportunità di vivere il primo imbarco su una “nave grigia” e conoscere così da vicino le peculiari attività svolte da una nave militare anche in un contesto operativo. “Determinazione, impegno, interesse e tanta voglia di imparare sono le proprietà che da sempre ci caratterizzano. Siamo molto orgogliosi di aver avuto l’opportunità di vivere anche questa esperienza al fianco di personale esperto, che ci ha dato la possibilità di provare quanto sia effettivamente importante il contributo
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del singolo, in tutte le attività svolte a bordo”, queste le parole dell’allievo Federico Colò del corpo dello Stato Maggiore. Questa esperienza è stata vissuta intensamente dai frequentatori del secondo anno dell’istituto di formazione della Marina Militare e ha rappresentato per loro il primo vero confronto con la realtà professionale di bordo: una naturale continuazione del percorso professionale iniziato a terra, in Accademia, e al contempo una vera e propria “palestra esperienziale” che ha consentito di partecipare in prima persona alle manovre di ormeggio in porto e alla fonda, ai rifornimenti di carburante in mare, alle esercitazioni congiunte con aerei, sommergibili e con altre navi militari sia italiane che estere nell’ambito della cooperazione interforze ed internazionale, nonché effettuare la condotta della navigazione e il volo di ambienta-
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mento su mare con l’elicottero SH-90 oltre che apprendere le nozioni per l’impiego dei sensori e dei sistemi d’arma di bordo. Tutto questo in poco più di due mesi, a bordo del cacciatorpediniere Durand de La Penne impegnata nelle operazioni Mare Sicuro e Sea Guardian, che rappresentano solo due dei principali dispositivi aeronavali a livello nazionale e NATO in grado di garantire per l’Italia, presenza, sorveglianza e sicurezza marittima nel Mediterraneo centrale e nel Canale di Sicilia. “Rimarrà sempre vivo nella mia mente il ricordo di essere transitata con il cacciatorpediniere de La Penne nello Stretto dei Dardanelli e, dopo aver ammirato dal mare le maestose moschee di Istanbul, di essere entrata in Mar Nero attraverso lo Stretto del Bosforo, prima di raggiungere, con il tricolore nazionale sempre sventolante a riva, le
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città di Varna e Odessa”, le parole dell’allievo Tiziana Parenti, del corpo sanitario militare marittimo, emozionata per l’opportunità di aver raggiunto anche Paesi lontani e aver vissuto da protagonista durante questa esperienza anche l’importante ruolo legato alla Naval Diplomacy e alla cooperazione internazionale a favore della nostra nazione. “Nonostante il periodo storico e le difficoltà connesse, determinazione, impegno ed interesse sono le proprietà che ci hanno sempre accompagnato durante la splendida esperienza vissuta a fianco di personale esperto e professionale. Sono sicuro che quanto appreso rimarrà sempre vivo nei nostri cuori e nelle nostre menti e ci aiuterà lungo il percorso formativo che dovremo ancora affrontare”, ha commentato l’allievo Davide Todaro. La Campagna d’istruzione 2021 ha rappresentato per gli allievi non solo una tappa fondamentale nella crescita personale, lungo le circa 12.000 miglia percorse, ma anche il raggiungimento di un traguardo professionale: il grado da aspirante guardiamarina, consegnato a bordo di Nave Durand de La Penne a Trieste. Presenti per l’occasione il Co-
mandante dell’Accademia navale, ammiraglio di divisione Flavio Biaggi e il Comandante delle Scuole della Marina Militare, ammiraglio di divisione Antonio Natale, il quale rivolgendosi ai neo aspiranti guardiamarina del Corso Esperia ha evidenziato: “Sono orgoglioso di essere qui oggi perché in qualità di Comandante delle scuole, per la prima volta, incontro il futuro della nostra Forza Armata, la futura classe dirigente.
Oggi avete indossato il primo grado da ufficiale, siate fieri di quanto avete fatto e per gli ottimi risultati ottenuti durante la Campagna d’istruzione anche quest’anno, consapevoli che la strada davanti a voi è ancora lunga e straordinariamente entusiasmante”. In alto, navigazione nello Stretto del Bosforo. In basso, gli allievi con la bandiera del Corso sul ponte di volo del Durand de La Penne.
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A bordo della nave scuola Amerigo Vespucci, gli allievi ufficiali della prima classe diventano Corso
Termina la campagna d’istruzione del Vespucci: nasce il corso Legionari di Stefano Febbraro
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ullo sfondo delle isole Eolie, con mare calmo e una brezza leggera, al termine della Campagna d’istruzione a bordo di nave Vespucci iniziata lo scorso 5 luglio, gli allievi della prima classe dell’Accademia navale di Livorno, hanno raggiunto il primo importante traguardo del loro percorso di formazione: dar vita al loro corso, dal nome Legionari. Diventare un corso vuol dire elevare le singole individualità degli allievi ad un’unica simbolica identità, dove ciascuno si identifica e riconosce nell’altro una persona che sarà per sempre fidata, un
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amico vero, decisamente molto più che un collega; tutto sotto una stessa bandiera, un nome e un motto. Un gruppo coeso e compatto dunque, uscito dai portelloni orizzontali del ponte di coperta del veliero più bello del mondo per salire a riva e issare il loro simbolo, il loro vessillo e mostrare alla Marina Militare la nascita di un nuovo corso di futuri ufficiali: il corso Legionari. Dalle parole del capo corso, allievo 1ª classe Alessandro Ferraroni si comprende come “la scelta del nome del corso, la composizione del motto e la
rappresentazione del vessillo siano frutto di un intenso lavoro di squadra, dove ognuno di noi ha lasciato la propria personale impronta all'interno di un unico disegno”. Il motto del corso Legionari è “contra adversa, in legione iuncti” - contro le avversità, uniti nella Legione - indica la coesione e lo spirito con cui gli allievi hanno affrontato le tante difficoltà incontrate durante il primo anno in Accademia navale e la campagna d’istruzione su nave Vespucci. Il vessillo raffigura, su sfondo verde, il colore identificativo del corso: due legionari, spalla a spalla a reciproca difesa e la colonna traiana in ricordo della grandezza della Roma imperiale e una stella a cinque punte simbolo delle Forze Armate italiane. Il capitano di corvetta Edoardo Luzzi, comandante alla prima classe, nel vedere i suoi allievi che salivano a riva ha esclamato con gli occhi lucidi: “Orgoglioso di voi! Dopo un anno trascorso in circostanze non comuni legate alla pandemia, vedere la vostra trasformazione, da liceali in un unico corso di futuri ufficiali di Marina, è motivo di grande soddisfazione, non solo per il lavoro svolto da tutti i formatori in Accademia navale e a bordo del Vespucci, ma soprattutto per il senso di responsabilità, la maturità e la consapevolezza dimostrate in questo percorso.” Ha continuato poi, riferendosi ai suoi 118 allievi: “uno degli aspetti che mi ha colpito è stata l’integrazione con l’equipaggio di nave Vespucci, che sotto l’esperta guida del comandante Bacchi - hanno costituito un unico grande equipaggio. Ne è riprova quello che per me è il momento simbolo dell’intera Campagna, ovvero il complesso e suggestivo passaggio a vela nell’arcipelago della Maddalena e nel “passo delle Bisce”. Dopo 300 ore di navigazione e quasi 900 miglia percorse a vela, il 18 settembre a Taranto è terminata la campagna addestrativa ed il corso Legionari era già pronto per affrontare un nuovo impegno, una nuova sfida: il Modulo Arte del Comando (MAC) con i fucilieri della Brigata Marina San Marco.
Il corso Legionari in posa sotto l’albero di trinchetto della nave scuola Amerigo Vespucci.
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Naval Cockpit: marinai di un futuro sempre più vicino di Marco Bozzo
Abilitati i primi ufficiali alla condotta del naval cockpit dei nuovi pattugliatori polivalenti d’altura della classe Thaon di Revel. aval cockpit, pilot, copilot, postazione integrata di condotta nave, plancia operativa di combattimento, sono solo alcune delle innovazioni a cui il personale della Marina Militare si sta affacciando per il futuro. Un futuro che è diventato presente sulle azzurre acque del Golfo dei Poeti a La Spezia, dove è avvenuta la consegna dei primi attestati di frequenza del corso naval cockpit agli ufficiali del pattugliatore Paolo Thaon di Revel, nave in prossima consegna presso il Centro allestimento nuove costruzioni navali (Marinalles).
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Il naval cockpit rappresenta una delle più grandi innovazioni tecnologiche e operative lanciate dalla Marina italiana, che si è fatta avanguardia mondiale in tale ambito. Questo a dimostrare ancora una volta la capacità della Forza Armata di farsi promotrice di innovazione tecnologica e rinnovamento, in toltale sinergia con l’industria nazionale e il sistema Paese. Il cockpit, è una postazione integrata che permette la condotta della nave e delle operazioni aereonavali da parte di soli due operatori: il pilot e il copilot, che hanno inglobato le figure dell’ufficiale
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di guardia in plancia, il cui compito è quello primario della condotta della sicurezza della navigazione e del command, figura professionale dedita alla condotta operativa della nave. Da questa postazione è infatti possibile gestire le macchine, i timoni, gli impianti di piattaforma e il sistema di combattimento al livello più spinto, ovverosia l’uso delle armi in dotazione. La formazione del personale è cominciata fin dalle fasi embrionali di integrazione del sistema, in piena sintonia e coordinamento con l’industria privata, durante le numerose uscite in mare dedicate alla nuova classe di pattugliatori. Gli ufficiali designati a questo nuovo incarico hanno affrontato un addestramento teorico e pratico sia presso enti della Marina sui sistemi di simulazione con il
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cosiddetto on the job training, presso le ditte Leonardo e Seastema, con la frequenza di corsi propedeutici e con uscite in mare dedicate. La formazione e le competenze teoriche acquisite per il rilascio dell’attestato, dovranno permettere al personale di operare in autonomia e sicurezza sfruttando le elevate potenzialità di questa tecnologia innovativa. Ancora un altro passo verso il futuro per vincere la scommessa fatta nel 2014, con l’approvazione della Legge Navale, che ha dato luce a questo futuristico sistema di condotta della nave e della navigazione. Un autentico gioiello dell’italico ingegno che darà lustro alla Squadra Navale e agli equipaggi del futuro, che con questo ulteriore passo avanti, mette ben saldi i piedi nel pre-
sente. La cerimonia a bordo del pattugliatore Thaon di Revel, alla presenza del direttore di OCCAR (ammiraglio Matteo Bisceglia), del comandante in Capo della Squadra Navale (ammiraglio di squadra Enrico Credendino), del direttore degli Armamenti Navali (ammiraglio ispettore capo Massimo Guma) e del personale formatore di Leonardo e Seastema, ha suggellato l’inizio di una nuova era per le navi della Squadra Na-
vale. L‘ormai prossima consegna del primo PPA, capostipite di 7 unità, rappresenta una colonna portante delle operazioni future e del progresso tecnologico della Marina Militare e dell’Italia. Il nuovo naval cockpit del Pattugliatore Polivalente d’Altura Paolo Thaon di Revel. A seguire, il Comandante in capo della Squadra navale ammiraglio Credendino consegna le abilitazioni.
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La vetrina delle eccellenze marittime al Seafuture 2021 di Antonello D’Avenia foto di Silvio Scialpi
La Marina Militare e i principali attori nazionali marittimi insieme, a favore del Sistema Paese N OT I Z I A R I O
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al 28 settembre al 1° ottobre 2021, all’interno delle strutture dell'Arsenale militare marittimo di La Spezia si è svolta la settima edizione del Seafuture 2021, vetrina a carattere internazionale delle eccellenze industriali e tecnologiche marittime, sintesi dell’importanza del mare: elemento attorno al quale gli investimenti significano sviluppo economico e danno significato all’espressione inglese Blue Economy, sempre più utilizzata per spiegare come nel nostro secolo l’economia sia legata al buon uso della ri-
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sorsa marittima. In questo contesto, tra 230 espositori e oltre 60 delegazioni straniere, i principali attori nazionali marittimi - delle istituzioni, del mondo accademico, dell’industria privata hanno avuto modo di incontrarsi e dialogare al fine di lavorare in sinergia per migliorare la competitività marittima del Sistema Paese nazionale nel mondo. La cerimonia di apertura ha visto l’intervento del ministro della Difesa on. Lorenzo Guerini che ha sottolineato le parole chiave dell’evento: cooperazione, eccellenza industriale, competitività, so-
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stenibilità e innovazione, quali fattori centrali non solo della sicurezza, ma anche della crescita del Paese. Protagonista della manifestazione è stata la Marina Militare: oltre ad aver collaborato all’organizzazione dell’evento, ha partecipato ai diversi panel di conferenze illustrando il suo ruolo decisivo - attuale e crescente in prospettiva futura - riguardo la protezione e sicurezza marittima nel Mediterraneo allargato, dal Golfo di Guinea al Golfo Persico. Grande rilievo è stato dato quest’anno al mondo underwater e al-
l’Istituto Idrografico della Marina Militare che ha organizzato seminari su temi rilevanti, come la presenza dell’Italia in Artico con la missione High North 2021. A cornice della manifestazione erano ormeggiate la nave scuola Amerigo Vespucci e la fregata Rizzo, utilizzate per l’occasione come sede per eventi e momenti di incontro tra partner internazionali. Il capo di Stato Maggiore della Marina Militare, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, ha ribadito l’importanza della diffusione della cultura della marittimità per l’Italia e del carattere duale
che riveste lo sviluppo tecnologico, la cui utilità impostata nel campo militare si restituisce poi con maggiori garanzie nel mondo civile. Tra gli eventi collaterali e che identificano il valore della settimana spezzina è stato il Seafuture Awards 2021, premio rivolto a laureati, dottorandi e dottori di ricerca provenienti dal mondo accademico itaIn alto, l’ingresso della 7ª edizione del Seafuture svoltosi a La Spezia dal 28 settembre al 1 ottobre. Sullo sfondo la nave Scuola Amerigo Vespucci.
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Seafuture 2021 è un segnale di ripresa, un modello di cooperazione, di eccellenza industriale, di competitività, di sostenibilità e di innovazione. Il mare è per il pianeta, in particolare per l’Italia certamente un fattore imprescindibile, abilitante per lo sviluppo economico.
Il Ministro della Difesa on. Lorenzo Guerini
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L’intervista alla dott.ssa Cristiana Pagni
liano, civile e militare, che hanno presentato tesi legate allo sviluppo di processi e prodotti nell’ambito delle tecnologie del mare. Durante l’ultimo giorno, alla cerimonia di chiusura ha partecipato il ministro dello Sviluppo Economico on. Giancarlo Giorgetti che ha testimoniato la vicinanza del governo e del Ministero dello Sviluppo Economico a tutto il settore marittimo. L’evento è stato organizzato da Italian Blue Growth srl, alla cui Presidente dott. ssa Cristiana Pagni abbiamo posto alcune domande. In alto, taglio del nastro durante l’inaugurazione, il ministro della DIfesa on. Guerini durante il suo intervento. A sinistra, il sottosegretario alla Difesa sen. Pucciarelli. In basso, il Capo di Stato Maggiore della Marina ammiraglio Cavo Dragone in alcuni momenti della manifestazione.
Il Seafuture è arrivato alla sua settima edizione con un successo sempre crescente. Quali sono gli obbiettivi e le ambizioni che il Seafuture si è posto in questa edizione 2021? È vero, siamo molto soddisfatti di questi risultati soprattutto se si tiene in considerazione la difficile situazione pandemica che ha coinvolto il mondo intero negli ultimi due anni e, nonostante questo, Seafuture registra una crescita costante di interesse e di presenze nazionali ed internazionali. A fronte di un grande sforzo organizzativo, i numeri ci hanno premiato: 60 Marine estere, 230 imprese, 16.000 mq di area ci permetteranno, dalla prossima edizione, grazie ai visitatori e agli espositori esteri presenti quest’anno, di fare richiesta al Maeci (Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale) per ottenere, anche formalmente, il riconoscimento di Fiera internazionale. L’economia del mare è un pilastro insostituibile del nostro Paese. Sono quasi 200.000 le imprese di questo settore in Italia. Una forza imprenditoriale che cresce anche rispetto al resto dell’economia, grazie ad una variazione negli ultimi cinque anni del più 10,5%. Una voglia di impresa che coinvolge anche i giovani, perché 10 realtà della Blue Economy su 100 sono “capitanate” da under 35. Al cluster marittimo vengono attribuiti beni e servizi per un valore di oltre 34 miliardi di euro, pari al 2% del PIL (Prodotto Interno Lordo). Seafuture ha l’ambizione di mettere in vetrina tutto questo. Per un Paese come l’Italia, la cui vocazione marittima determina lo stesso sviluppo economico, la Marina Militare diventa attore principale e imprescindibile per tutto il Sistema Paese.
Paese. Abbiamo sempre creduto che insieme si possano portare avanti, in maniera più costruttiva, idee e progetti. Quindi, auspichiamo che tutti i soggetti legati alla Blue Economy, fra i quali Marina è uno dei principali, possano sempre più confrontarsi e supportarsi. Seafuture ha nella sua mission anche questo.
Quali altri fattori sono determinanti per una sempre maggiore sinergia tra le parti nazionali al fine di avere una cultura marittima diffusa e proficua? Questo è il tema centrale. La riacquisita centralità del Mediterraneo nell’economia mondiale e il ruolo che l'Italia può e deve giocare in questo contesto sono argomenti molto sentiti. Seafuture è stata una vetrina per stimolare e promuovere l’industria nazionale di settore ed evidenziare le capacità della Forza Armata di sviluppare nuove forme di cooperazione anche in settori più ampi di quelli appartenenti al concetto operativo della Marina. Tra questi, per fare degli esempi: la ricerca di beni culturali sommersi ad alto valore storicomuseale, il supporto e le azioni di sviluppo nella produzione di cartografia e documentazione nautica con l’Istituto Idrografico, la promozione del Made in Italy e del Sistema
L’operoso Arsenale Militare di La Spezia si dimostra sempre una location all'altezza per ospitare tale tipologia di eventi. Quale valore aggiunto ha dato svolgere anche la settima edizione del Sea Future all’interno di questa grande struttura della Marina Militare? La Spezia è stata un luogo ideale sia per posizione geografica che per l’orografia del suo territorio per ospitare un grande porto militare. Già dal XV secolo venne costruito, in città, per le galee della famiglia Sforza. In tempi più recenti, Napoleone lo definì il porto naturale più bello del mondo e Cavour ebbe la capacità di progettare e realizzare l’attuale Arsenale e la Base navale. Negli anni, l’Arsenale resta una insostituibile risorsa logistica per la Marina Militare. Un simbolo di Spezia, della sua storia e dell’economia della città.
Considerando l’importanza di rafforzare il dialogo e la cooperazione tra le diverse Marine, è soddisfatta della risposta internazionale dell’evento? Più che soddisfatta dalla presenza di 60 Marine straniere provenienti dai 5 continenti, il che mi sembra già un ottimo risultato. Essendo poi alla settima edizione i nostri ospiti sanno già cosa troveranno e il loro crescente numero rappresenta un chiaro segno di soddisfazione. Vuol dire che credono che Seafuture sia un appuntamento imprescindibile per incontrare aziende, sviluppare sinergie e chiudere accordi di sviluppo.
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Terapia dell'Avventura e inclusione sociale Termina la quattordicesima campagna della Fondazione Tender to Nave Italia, la onlus costituita dalla Marina Militare e Yacht Club Italiano.
di Emanuele Scigliuzzo on l’arrivo dell’autunno il cigno ripiega le ali e ritorna in porto a La Spezia per il periodo invernale. Una nuova campagna di Tender to Nave Italia sta per terminare dopo aver coinvolto all’incirca 200 utenti di 14 diversi enti. L’inclusione sociale è il vero motore di una Fondazione che dal 2007 ogni anno, a bordo di Nave Italia, “combatte per eliminare ogni pregiudizio
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sulla disabilità e sul disagio”. Alla base delle attività, una metodologia basata sulla Terapia dell’Avventura che attraverso il senso di responsabilità e l’integrazione dell’individuo in un gruppo, mira a far comprendere le proprie capacità ai singoli. In questo modo la persona prende coscienza delle proprie possibilità per affrontare la vita con la giusta consapevolezza. Direttore scientifico di Tender to Nave Italia dal 2009 è il prof. Paolo Cornaglia Ferraris, cagliaritano, laureato in Medicina
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e Chirurgia all'Università di Genova nel 1976, successivamente si è specializzato in “Ematologia e clinica e di laboratorio” e in Pediatria. Dirigente all'Ospedale Gaslini di Genova per vent'anni e Visiting Associate Professor alla University of South Florida in un programma di ricerca farmacologica, ha fondato nel 2000 la ONLUS Camici & Pigiami e ha aperto, nel 2003, uno studio medico gratuito per bambini senza permesso di soggiorno nei vicoli della vecchia Genova.
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Direttore, come nasce l’idea di Terapia dell’Avventura e a chi si rivolge in particolare? Nasce da Carlo Croce, allora Presidente dello Yacht Club Italiano e da Sergio Biraghi, allora capo di Stato Maggiore della Marina Militare. Intuiscono quanto efficace possa essere per una persona resa fragile da disabilità o disagio, un forte stimolo emotivo, unito alla sicurezza di una disciplina militare. Nei 14 anni di attività, questa cornice di forte stimolo emozionale, l'avventura appunto, è diventato processo terapeutico capace di unire prossimità e gerarchia. La prossimità è fisica e psicologica: i ragazzi stanno vicini, mangiano col comandante, col nostromo e tutti gli altri membri dell'equipaggio, condividono spazi stretti e doveri tipici di chi sta a bordo. Una prossimità psicologica che diventa inclusione, sollievo, senso di appartenenza ad un gruppo di persone capaci di non considerare i limiti di ciascuno come invalidanti, ma di valorizzare le loro risorse. I ragazzi devono anche obbedire: nessuno viene esentato dai doveri di partecipare alle manovre alle vele, alla lucidatura degli ottoni e alla pulizia di ponti, cabine e piatti sporchi. Non importa se si è non vedenti, autistici, diabetici, epilettici: queste etichette sono del mondo di fuori. Su Nave Italia si affronta il mare insieme senza stigma sociale, per diventare marinai speciali di un'avventura che emoziona così tanto da diventare memoria perenne, esperienza capace di modificare la percezione di se stessi e migliorare l'autostima, passaggio essenziale nel percorso di modificazione in meglio della qualità di vita di ciascuno. Se credi in te stesso, e accetti i tuoi limiti e quelli altrui, vivi meglio.
Incontriamo il prof. Paolo Cornaglia, direttore scientifico di Tender to Nave Italia
In che modo questa terapia aiuta i ragazzi che imbarcano? Vivere una fragilità significa avere di sé stessi una percezione riduttiva. Ci si sente incapaci di fare, di agire e di pensare, perché gli altri ti hanno sempre fatto capire che così è la tua realtà, limiti invalicabili di una tristezza perenne. Ne risulta una scarsa considerazione delle proprie risorse e capacità, con atteggiamenti di rinuncia o rifiuto, che favoriscono percorsi di vita adolescenziale caratterizzati da cattiva qualità della vita. L'avventura in un mare grande ed ignoto diventa così metafora perfetta del cambiamento, lo stimolo emozionale forte da cui partire per rovesciare questa triste prospettiva e scoprire di possedere risorse inespresse. Si diventa rapidamente capaci di issare le vele e partecipare a tutte le attività di bordo, senza sconti, senza se e senza ma, dentro una disciplina militare che non perde mai di vista la tenerezza. Una prossimità fisica e psichica che aiuta a riconsiderare se stessi e gli altri come comunità solidale capace di includere e mai di escludere chi è più fragile. Prima di salire a bordo di nave Italia le associazioni devono seguire dei protocolli di preparazione? Cosa resta ai
ragazzi al termine del periodo a bordo e come si fa a non vanificare i risultati raggiunti in questi giorni? La Terapia dell'Avventura si avvale di tre momenti, la cui organizzazione è affidata ad un team coordinato dal dottor Gabriele Iannelli e condotto dalla Prof.ssa Ludovica Rocca. I tre momenti, definiti dal Comitato Scientifico sulla base degli studi condotti dal Prof. Michele Capurso dell'Università di Perugia, sono costituiti da una fase di pre-imbarco, organizzata dai nostri educatori e Project manager presso la sede della associazione, ospedale o scuola selezionata per originalità e fattibilità del proprio progetto. Durante tale fase ci si prepara a diventare gruppo, identificando limiti e risorse di ciascuno e del gruppo stesso ed istruendo educatori, medici e infermieri coinvolti alle tappe necessarie perché la terapia dell'avventura raggiunga il massimo dell'efficacia. La fase di imbarco successiva è quella che innesca le emozioni più forti.Venti, mare, onde, disciplina, gioco, laboratori didattici, divertimento, mensa comune, costituiscono un perfetto mix di attività concentrate in un'unica settimana indimenticabile. Tanto più forti le emozioni, tanto più profonda la memoria che si conserverà dell'evento, che resterà nel tempo una traccia indelebile di “superamento”. “Anche io ci sono riuscito”, è ciò che pensano e vivono i ragazzi con disabilità. “Non credevo che lui (o lei) sapesse fare queste cose”, dicono educatori, medici e infermieri abituati a considerare di quei ragazzi solo gli aspetti del deficit e non quelli delle risorse mai espresse, che l'avventura riesce a far emergere. Il percorso si conclude con una fase di post imbarco, che si concentra sulla narrazione; i ragazzi e le ragazze riportano a famiglie, scuole ed a tutti coloro che non hanno direttamente partecipato all'avventura, i risultati, le foto, i filmati e, qualche volta, inventano perfino nuovi strumenti di comunicazione, come hanno fatto gli autistici di Rimini che hanno costruito a bordo un fotoromanzo fantastico, poi venduto a ristoratori e albergatori della riviera romagnola. Abbiamo raggiunto e scientificamente pubblicato dati incontrovertibili su ragazzi con epilessia, cancro, deficit cognitivi, disturbi del comportamento e stiamo per pubblicare dati importanti su disturbi alimentari, diabete ecc. La Terapia dell'Avventura funziona, perché solidamente basata su prossimità e disciplina militare vissute dentro un contesto emozionante. Nave Italia è un esempio convincente di ciò e l'augurio è che possa fare da apri pista per rotte educative, riabilitative e formative di nuova concezione. Diventerebbe più efficace e rapido riabilitare un deficit con metodi che non siano quelli dei poliambulatori nei servizi ASL, in cui di avventure se ne vivono solo per affrontare tempi morti, noia e liste d'attesa. Nave Italia è un'eccellenza della Marina Militare e dello Yacht Club Italiano, delle capacità di affrontare nuovi ed originali percorsi per servire meglio chi è destinato a subire uno stigma sociale pesante ed a restare indietro.
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di Pasquale Prinzivalli
Si è aperto giovedì 16 settembre, a Genova, il 61° Salone Nautico internazionale, salutato da 300 ospiti e dalle autorità di Governo e di territorio: il Ministro delle Infrastrutture e delle mobilità sostenibili Enrico Giovannini, il Sindaco di Genova Marco Bucci, il Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, in rappresentanza del capo di Stato Maggiore della Marina Militare, l’ammiraglio di squadra, Giuseppe Berutti Bergotto, il comandante generale delle Capitanerie di porto, Nicola Carlone, il presidente dell'Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure occidentale, Paolo Emilio Signorini. Presenti il presidente di Ice Agenzia (Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane) Carlo Maria Ferro e il presidente di Confindustria Carlo Bonomi. La cerimonia inaugurale è stata impreziosita dalla presenza della fregata Luigi Rizzo, unità navale della Marina Militare italiana recentemente impegnata in attività antipirateria che ha sfilato lungo il canale del porto.
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l 61° Salone nautico internazionale di Genova è stato un successo sotto ogni punto di vista. Una gestione responsabile da parte degli organizzatori ha messo al primo posto la sicurezza degli operatori, degli espositori e dei tanti visitatori che sono stati sottoposti alle misure di prevenzione e di contenimento del contagio da Covid 19. Con oltre 92 mila visitatori, il Salone registra un + 30% rispetto all’edizione dell’anno scorso, confermando un settore in forte crescita. Tra le novità viste a Genova quest’anno, la nuova area dedicata ai superyacht, la nuova banchina per la vela, nuovi pontili per l’accoglienza dei RIB (Rigid-Hull Inflatable Boat ovvero gommone a chiglia rigida), la nuova vip lounge, uno spot per i collegamenti a mezzo di elicotteri e nuovi prestigiosi partner sono solo alcuni dei fattori che hanno reso l’evento coinvolgente, un segnale forte, di ripartenza del Paese. Sei giorni di manifestazioni caratteriz-
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zate da 80 eventi tra conferenze, convegni, seminari e workshop; quasi 6 mila prove in mare; grandi numeri anche nel mondo della comunicazione che si è fatto sentire con 947 giornalisti accreditati che hanno prodotto 1827 articoli, 10 ore di servizi televisivi, ed ancora, 1,5 milioni di click sul sito del Salone Nautico e ben 1 milione e 250 mila gli utenti raggiunti dai canali social. Sono questi alcuni dei dati registrati che ci mostrano come l’imponente macchina organizzativa ha colto nel segno facendo in modo che al Salone si respirasse una bella atmosfera, complice i bei sorrisi degli operatori e degli appassionati del mondo, quello della nautica, che attraversa un momento magico. Una vera e propria edizione della rinascita, all'insegna del lusso, dell'innovazione tecnologica e della sostenibilità ambientale, ma anche del “tutto esaurito”, con aree espositive sold out a dimostrazione di un nuovo, riscoperto interesse da
parte del pubblico. “La nautica italiana mette insieme tecnologia, design, grandi capacità e gusto. Il futuro lo stiamo costruendo come potete vedere. La mano che sta disegnando quello che sarà uno dei più bei waterfront del mondo è la stessa che ha ricostruito il viadotto, il ponte San Giorgio crollato nell'estate di tre anni fa. Credo che questo sia il tempo in cui abbiamo bisogno di responsabilità, di coraggio e di ambizione. Credo che questi tre concetti siano oggi incarnati a Genova”. Queste sono le parole del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti. “Lo scorso anno eravamo qui in una situazione molto più difficile e il Salone Nautico è stato un successo. Quest'anno ci sono segnali positivi che arrivano dall'industria e questo è positivo anche per Genova. I lavori in corso in questa zona termineranno nel 2024 e faranno di Genova il salone più grande e bello del mondo”, così il sindaco di
Genova Marco Bucci. La giornata inaugurale ha visto la presenza dell’ammiraglio di squadra Giuseppe Berutti Bergotto in rappresentanza del capo di Stato Maggiore della Marina Militare: “Sono particolarmente onorato di partecipare alla cerimonia di inaugurazione in rappresentanza della Marina Militare che, grazie alle sue peculiarità, costituisce un’organizzazione di riferimento per l’intero meraviglioso mondo della marittimità nazionale”. La giornata di apertura della 61^ edizione del Salone Nautico ha visto la presenza della fregata Luigi Rizzo, (fregata multimissione europea) della Marina Militare, che ha fatto da cornice alla manifestazione, transitando lungo il canale del porto. Alcune immagini del Salone Nautico internazionale di Genova svoltosi dal 16 al 21 settembre. A sinistra, l’ammiraglio Giuseppe Berutti Bergotto durante il suo intervento. In basso, nave Rizzo in uscita dal porto.
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Le Giornate del Mare, II edizione: “Medioceano la terra vista dal Mare” di Giancarlo Capozzoli *
l mare è la partita fondamentale da un punto di vista geopolitico e strategico. Il nostro è il mar Mediterraneo, Medioceano come definito dagli organizzatori delle due Giornate del Mare a Trieste, (18 e 19 settembre). È il concetto chiave.Alle conferenze organizzate dalla rivista Limes hanno partecipato il Direttore Caracciolo, il professor Nicola Pedde, il dottor Dario Fabbri, alcuni massimi esponenti dell’industria italiana, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini e il capo di Stato Maggiore della Marina Militare, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone. Il mare diventa punto di partenza per una riflessione strategica, vista la posizione dell’Italia al centro del Mar Mediterraneo. “In questa partita si gioca il destino dei rapporti di forze del mondo” ha affermato Caracciolo. La necessità è di far aumentare consapevolezza a livello di discussione pubblica su tali questioni, sulla dimensione europea, di difesa internazionale e su una dimensione politica comune, a partire da una analisi condivisa di una minaccia, e allo stesso tempo di costruzioni di basi tecnologiche industriali.
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“Lo strumento militare”, ha detto il Ministro Guerini,“è un mezzo che il Paese deve e può usare per il rafforzamento della sicurezza e della difesa degli interessi nazionali in ambito internazionale, anche, pur se al servizio delle scelte politiche del Paese”. Al centro di questo quadrante si colloca appunto il Mar Mediterraneo, verso i Balcani da un lato e l’Africa e il Medio Oriente dall’altro. ”È necessario rafforzare la modalità degli interventi a livello europeo. Il Mediterraneo è la frontiera sud dell’Europa. Il ministro Guerini ha sostenuto che bisogna “rafforzare un
investimento nella base industriale italiana, per rafforzare un pezzo di sovranità e partecipare a un pezzo del vantaggio tecnologico dell'occidente". Le principali aree in cui si concentra la nostra forza marittima sono le operazioni di antipirateria, con le quali "proteggiamo
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La Marina Militare al 92% made in Italy, permette anche da un punto di vista economico, di sostenere l’interesse nazionale.
”
Il capo di Stato Maggiore della Marina Militare ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone
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i nostri interessi nazionali, gli interessi dei nostri armatori a navigare e tracciare rotte commerciali in sicurezza". Dentro il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza [ndr]) ci sono risorse per investimenti importanti per questo tipo di infrastrutture. Il Mediterraneo ha un ruolo centrale per mettere in connessione l'area dell'Oceano Atlantico con l'area del Pacifico: l'Italia in questa connessione ha un ruolo fondamentale”. Il mare come sviluppo economico industriale e di interesse nazionale e punto di partenza per la difesa e la sicurezza: l’importanza dello sviluppo e del sostegno alla Marina Militare risulta determinante. “Che cosa vuol dire oggi fare il marinaio?”, ha chiesto Caracciolo al capo di Stato Maggiore della Marina. Le parole si sono poste come un esempio, concreto e recente: “Abbiamo della gente che quando è scoppiata la pandemia è rimasta al loro posto, con tutti gli impegni presi, e senza flessioni, partita in totale clausura. Questo è ciò che più mi ha reso orgoglioso della mia divisa. Ma il nostro personale sta diminuendo. Tutte le nazioni hanno numeri superiori ai nostri. E su questo bisogna riflettere. Dobbiamo invertire questa tendenza”. La discussione approfondita ha riguardato aspetti tecnici e militari e di sviluppo dello strumento militare marittimo. “La capacità di proiettarsi ed essere presenti è caratteristica di tutti. L’influenza e la deterrenza sono due strumenti della Marina Militare”, eppure “ha sostenuto l’Ammiraglio, “bisogna lavorare ad una maggiore tutela dei nostri comandanti in mare. Le direttive e le regole di ingaggio devono essere chiare. Noi
non dobbiamo fare la geopolitica, noi siamo il mezzo che mette in atto tramite direttive ricevute. Direttive chiare”. La Marina Militare al 92% made in Italy, permette anche da un punto di vista economico, di sostenere l’interesse nazionale. In conclusione, il direttore di Limes, “Si sta ragionando sui mezzi in funzione di una strategia ben delineata. A differenza di quanto accaduto finora. C’è, voglio dire, una consapevolezza della nostra penisola, degli interessi che ci riguardano. Forse anche per l’avvento di interessi stranieri. Inoltre la Zona Economica Esclusiva, permette di determinare eventuali strumenti e mezzi per proteggerla. Noi italiani abbiamo parlato fino ad oggi di
Mar Mediterraneo libero mentre altri Paesi, lo territorializzavano, con pretese azzardate come l’Algeria, o quella inglese e turca che sono oltre ogni limite. Pertanto ora la Zona Economica Esclusiva, dovrebbe liberare un po’ di spazio, per così dire. È stato infine molto importante il ruolo e la revisione complessiva dell’impiego delle nostre Forze Armate per la salvaguardia del Sistema Paese.” Decollo di un AV-8B plus dal ponte di volo della portaerei Cavour. In alto a destra, intervento del capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Cavo Dragone. * Giornalista.
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La Lega Navale Italiana organizza il convegno “Mare al Centro” L’importanza della cultura marittima al Centro di Alti Studi Difesa di Antonello D’Avenia l nome dato al convegno tenuto a Roma al Centro Alti Studi della Difesa (CASD) non lascia dubbi sull’importanza che la strategia marittima debba rivestire per l’Italia: “Mare al centro”, sintesi della rotta da seguire per essere competitivi in campo ambientale, economico e geopolitico. L’evento organizzato in collaborazione con il CASD nelle giornate del 22 e 23 settembre è stato ideato, realizzato e condotto grazie allo spirito proattivo e all’energia del Presidente Nazionale della Lega Navale Italiana (LNI), ammiraglio di squadra (a) Donato Marzano. Il ricco programma è stato diviso in tre sessioni: la prima, improntata al mare quale risorsa per lo sviluppo economico in un’ottica comunitaria e di alleanze internazionali; la seconda, volta a sottolineare l’importanza del mare in un ambiente da preservare e rispettare; la terza, tesa ad aumentare il legame tra mare e sport. L’evento di condivisione è stato coerente con la mission che si prefigge la Lega Navale Italiana, fondata a La Spezia nel 1897, che come si legge sul suo sito: “Ha lo scopo di diffondere nel popolo italiano, in particolare fra i
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giovani, l'amore per il mare, lo spirito marinaro e la conoscenza dei problemi marittimi, agli effetti della partecipazione dei cittadini allo sviluppo ed al progresso di tutte le forme di attività nazionali che hanno sul mare il loro campo ed il loro mezzo di azione”. Durante la prima giornata si è registrato l’intervento del sottosegretario alla Difesa senatore Stefania Pucciarelli: “Questo convegno rappresenta un prezioso momento di incontro e confronto per promuovere l'importanza del mare quale risorsa strategica per il Paese. Si tratta, infatti, di un tema che nell'attuale panorama globale - giustappunto definito Secolo Blu - merita profonda attenzione, intimamente legati come siamo alla dimensione marittima”. Inoltre è stato sottolineato l’importanza di fare sintesi tra le varie componenti istituzionali, accademiche e private: "Una moderna ed efficace gestione dell'azione dello Stato sul mare richiede innanzitutto un sempre più stretto coordinamento interministeriale, a cui deve aggiungersi la capacità dei dicasteri di dialogare e fare sistema con tutti gli stakeholder di settore, per promuovere insieme una politica consapevole, in grado di valorizzare la vitale rilevanza della dimensione marittima per il nostro futuro”. Altro importante intervento è stato quello del vice ministro delle InfraRoma, 22 e 23 settembre, convegno “Mare al Centro. A sinistra il presidente della LNI, ammiraglio (a) Donato Marzano; il sottosegretario alla Difesa Stefania Pucciarelli. A destra in alto il vice ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili Teresa Bellanova. A seguire il ministro per le Disabilità Erika Stefani.
strutture e della Mobilità Sostenibili, sen.Teresa Bellanova, che ha ringraziato la Lega Navale per quanto fa per la diffusione quotidiana della cultura del mare e della vicinanza del suo dicastero a tutto il Sistema-Mare a cui ha garantito sostegno ed impulso con interventi ed investimenti. Inoltre il vice ministro, ha avuto modo di sottolineare: “Ringrazio la Marina Militare per la sua presenza visibile e invisibile nelle acque territoriali e nell’alto mare a tutela della sicurezza delle navi, dei loro equipaggi e delle linee di commercio e anche della tanta
umanità che mettono in campo di fronte a quello che spesso transita nel nostro Mediterraneo”. Ha partecipato al convegno anche il ministro per le Disabilità Erika Stefani che ha ringraziato la Lega Navale Italiana per le sue iniziative sociali e l’importanza dello sport per l’inclusione solidale. Presente anche il capo di Stato Maggiore della Marina Militare ammiraglio Cavo Dragone a dimostrazione dell’importanza della Forma Armata nel difendere gli interessi nazionali che gravitano attorno al cluster marittimo.
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Presentato il nuovo logo di Difesa Servizi S.p.a. presso la sala Squadratori dell'Arsenale militare di Venezia
Generiamo valore di Pasquale Prinzivalli ifesa Servizi S.p.a. è una società per azioni con socio unico il Ministero della Difesa la cui mission ha per oggetto la gestione economica e la valorizzazione dei beni e degli asset delle Forza armate. Dalla gestione degli immobili, alla messa a reddito delle strutture militari per la produzione di energie rinnovabili, alla valorizzazione commerciale dei brand delle Forze armate alle attività legate alla meteorologia, cartografia, fotoriproduzione aerea e satellitare, sono questi alcuni degli obiettivi di Difesa Servizi S.p.a. che, da dieci anni, esaltano il valore dell’Italia in divisa. A Venezia, nella storica sala Squadratori dell’Arsenale della Marina Militare, intervistato da Mariarita Grieco, capo-
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redattore e conduttrice del TG2, l’amministratore delegato Fausto Recchia ha raccontato proprio questi intensi dieci anni di attività della Società in house del Ministero della Difesa. Proprio a questo giro di boa del primo decennio Difesa Servizi ha voluto rinnovare la propria identità visiva con un nuovo logo, associato ad un ambizioso pay off: “Generiamo valore”. “Dopo dieci anni, siamo arrivati in
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Difesa Servizi S.p.A. contribuisce in modo encomiabile a valorizzare l’unicità delle nostre Forze Armate, con un’accurata gestione economica in grado di fornire efficacia e innovazione nel recupero di risorse dal mercato. Il sottosegretario alla Difesa Senatore Stefania Pucciarelli
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una nuova fase, quella della maturità. Siamo di fatto ad un giro di boa e abbiamo pensato che la nostra società meritasse anche una nuova veste grafica. Quello che vedete oggi è il nostro nuovo “segno”. La nuova grafica rappresenta la nostra ispirazione, se è vero che svolgiamo ogni giorno un'attività prettamente commerciale, la nostra filosofia è quella di muoverci sempre nell'ambito dell'istituzionalità. Il logo è accompagnato anche da un motto, il pay off “Generiamo valore'. Questo è un messaggio nel quale ci riconosciamo appieno, generare è quello che facciamo ogni giorno, mentre il valore è quello della Difesa in sé e di tutte le nostre Forze Armate". Queste le parole dell’A.D. Fausto Recchia. Nel corso dell’evento è stato proiettato un video promozionale che racconta la società, la narrazione visiva del nuovo logo: cinque frecce in movimento che formano una stella con i colori della bandiera italiana. Presente all’evento il sottosegretario di Stato alla Difesa Stefania Pucciarelli che ha dichiarato: “Un momento importante per sottolineare pubblicamente lo straordinario lavoro svolto da questa innovativa e dinamica realtà”.
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In un videomessaggio il ministro della Difesa Lorenzo Guerini rivolgendo gli auguri per la nascita del nuovo logo, ha annunciato le celebrazioni per il decennale della Società
Venezia, 25 settembre 2021. Presentazione del nuovo logo di Difesa Servizi S.p.a., nella Sala Squadratori dell’Arsenale della Marina Militare.
ll ministro della Difesa on. Lorenzo Guerini ha voluto rivolgere i suoi auguri alla Società in un video messaggio: “Conto di recuperare questa possibilità di incontro con voi in occasione dei festeggiamenti o della celebrazione del primo decennale di attività di Difesa Servizi. Sarà l'occasione come lo è oggi per ripercorrere la strada che si è fatta in questi anni. Una strada importante che ha testimoniato la bontà della scelta quando la Difesa ha deciso di creare questa società in house che si è da subito affermata come uno strumento importante a disposizione delle Forze Armate per valorizzare alcuni asset e per contare su uno strumento utile per raggiungere obiettivi importanti in termini di riqualificazione e valorizzazione di asset della Difesa e credo uno strumento che ha dimostrato la sua capacità di innovare. Di innovare nelle procedure, di innovare nelle azioni e di innovare negli strumenti per raggiungere gli obiettivi. Innovazione da un lato e grande concretezza dall'altro perché Difesa Servizi in questi anni ha raggiunto risultati importanti, voglio ricordarlo, senza costare un euro in più alla pubblica amministrazione. Quindi complimenti alla governance di Difesa Servizi per i risultati che sono stati fin qui conseguiti" ha dichiarato annunciando le celebrazioni per il decennale della Società.
Guarda il videomessaggio del ministro della Difesa, on. Lorenzo Guerini
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Un anno di comunicazione e valorizzazione del brand Marina Militare di Alessandro Busonero itorna dopo lo stop del 2020 l’evento "Un anno di comunicazione e valorizzazione del brand Marina militare". Una serata importante quella del 23 settembre a Tor di Quinto (Roma) nell’accogliente Circolo Sottufficiali della Marina. Una quarta edizione attesa e molto apprezzata, testimone di un percorso di uscita dalla pandemia, fatta di piccoli e grandi passi in avanti verso quel mondo conviviale di relazioni ed incontri che ci è stato sot-
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tratto all’improvviso. L’evento organizzato dall’Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione (UPICOM) dello Stato Maggiore Marina in collaborazione con Difesa Servizi S.p.A., ha mostrato quanto l’impegno e la professionalità della Marina siano riconosciuti e apprezzati da tutto il Paese come strumento di difesa e sicurezza, ma anche un brand affermato sul mercato nazionale ormai da diversi anni non solo nell’abbigliamento, ma anche
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nell’oggettistica, orologeria, editoria e altro ancora. Un bilancio concreto delle attività operative e quelle legate alla promozione e valorizzazione del “Brand” che rappresenta il lavoro quotidiano e costante svolto da tutto il personale militare e civile della Marina Militare. Ad illustrare le attività svolte con professionalità, dedizione e coraggio da tutti gli uomini e donne militari e civili della Marina Militare è stato il capo di
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Stato Maggiore della Marina ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone che ha sottolineato un particolare aspetto: "Con grande orgoglio siamo riusciti a mantenere tutti i nostri impegni nazionali e internazionali anche in un periodo molto difficile". È seguito l’intervento del contrammiraglio Angelo Virdis, responsabile di UPICOM: “Era il periodo di slogan come andrà tutto bene e restate a casa, quando la Marina, già impegnata a supportare il Paese con il proprio personale sanitario, ha deciso di essere accanto a tutti gli italiani costretti in casa per il contenimento della pandemia. Lo ha fatto con la Solidarietà Digitale: rendendo quindi fruibili, gratis in versione online, il Notiziario della Marina e la Rivista Marittima. In questo periodo nel quale familiari e amici non potevano essere presenti alle cerimonie, i canali web e social della Forza armata hanno reso possibile la partecipazione anche da casa. Al passo con i tempi e al fine di promuovere i nostri prodotti editoriali abbiamo aperto a gennaio lo store editoria Marina Militare su Amazon. Dal
calendario ai libri storici: tutto è disponibile online. Non poteva mancare la nuova edizione del calendario Marina Militare. Per il 2022 il tema sviluppato è la “Capacità di proiezione”. Due anni coronati da una crescita imponente tra coloro che ci seguono sui social e sul sito, dagli attestati di stima e di ringraziamento che riceviamo quotidianamente e, soprattutto, con un altissimo livello di fiducia riconosciuto da EURISPES. I nostri profili social sono cresciuti in media del 30% sia in termini di follower che di visualizzazioni. Il sito web nella sua nuova veste grafica pubblicata ad inizio 2019 ha da allora totalizzato quasi 19 milioni di visualizzazioni, regalando agli utenti un’esperienza multimediale sempre più accattivante e al passo con i tempi”. L’intervento si è concluso con il ringraziamento ai media, a Difesa
Momenti della serata dedicata al brand Marina Militare.
Servizi e alle aziende che hanno creduto e investito nella promozione del marchio Marina Militare, ai molti ufficiali della riserva selezionata e allo straordinario equipaggio di UPICOM, cuore pulsante e motore della comunicazione istituzionale. La serata si è conclusa con una inedita e quanto mai apprezzata sorpresa musicale: una serie di brani intonati dal tenore Francesco Grollo, aperti con “Arma la prora”, l’inno della Squadra Navale composto dal maestro capitano di vascello Antonio Barbagallo direttore della Banda Musicale della Marina Militare e terminato con il Canto degli italiani, l’inno di Mameli.Appuntamento al 2022.
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Giro d’Italia in barca a vela: la Marina Militare trionfa Emozioni a gonfie vele al Marina Militare Nastro Rosa Tour di Mariarosaria Lumiero egatando da Nord a Sud, da Sud verso Nord, il Marina Militare Nastro Rosa Tour ha fatto tirare sospiri di sollievo ed esplodere di felicità. Iniziato il 25 agosto e terminato il 26 settembre, il giro d’Italia a vela organizzato da Difesa Servizi S.p.a. Marina Militare e SSI Events, ha navigato lungo le coste più belle della nazione, emozionando tra fatiche e gioie. Otto le tappe. Genova, Civitavecchia, Gaeta, Napoli, Brindisi, Bari, Marina di Ravenna ed infine Venezia: poli di cultura marinesca che hanno accolto i Beneteau Figaro 3, i trimarani Diam 24 ed i kite foil, osservando durante gli arrivi e le partenze, le acrobazie tra cielo e mare.
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Equipaggi che hanno tenuto con il fiato sospeso e con l’adrenalina dei veri campioni, hanno accettato sfide senza mai risparmiarsi. L’inaugurazione a Genova e da lì un palinsesto ricco di eventi ma, a farla da padrone, le regate, che hanno visto salire sul podio atleti di caratura internazionale. Il 25 settembre, nell’Arsenale Militare di Venezia, è stato assegnato l’Hempel Double Mixed Offshore World Championship. A trionfare sulla base dei risultati delle frazioni d’altura svolte tra Brindisi, Bari, Marina di Ravenna e Venezia, sono stati il navigato Pietro D’Alì e la tre volte campionessa europea J/70, Claudia Rossi. Il binomio italiano, Team ENIT, ha antici-
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pato l’equipaggio della Marina Militare con Andrea Pendibene e Giovanna Valsecchi, che hanno conquistato la tappa conclusasi a Marina di Ravenna, e Team Belgium Red Dolphins Volvo, Sophie Faguet e Jonas Gerckens, confermatisi ai massimi livelli durante il corso di tutto il tour. Si chiude il cerchio dei successi del Marina Militare Nastro Rosa Tour con team France – YCSL (Yacht Club Sestri Levante), per le gare inshore, e con Lorenzo Boschetti e Irene Tari, per il kite foil. Ammirazione per il team tutto al femminile Luna Rosa, circolo canottieri Aniene, ed il suo commodore Maelle Frascari. Per la Marina Militare i premi non sono finiti. E’ stato assegnato il
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Momenti della regata e dei festeggiamenti degli atleti della Marina Militare sottocapo di seconda classe Andrea Pendibene e sottocapo di seconda classe Giovanna Valsecchi.
Trofeo Amerigo Vespucci messo in palio dal capo di Stato Maggiore della Difesa e attribuito al migliore equipaggio rappresentante le Forze Armate. Ad aggiudicarselo è stato il Diam 24 della Marina Militare, condotto da Uberto Crivelli Visconti, Francesco Linares e Giulio Calabrò. “Il Marina Militare Nastro Rosa Tour ci ha permesso di toccare otto porti storici italiani, la storia della cultura marinaresca – ha dichiarato Francesco Linares – ovunque abbiamo attinto a tutti gli insegnamenti della Marina. Durante le regate in adriatico, in equipaggio con Giulio Calabrò ed Uberto Crivelli Visconti, con i quali ho regatato per la prima volta, ho subito trovato il feeling giusto che ci ha permesso di ottenere risultati da podio. Siamo stanchi, ma entusiasti. Vogliamo dire grazie all'ammiraglio di squadra Giuseppe Berutti Bergotto che ci ha voluto e sostenuto, all'Ufficio Marivela e Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione (Upicom) che non ci hanno mai lasciato soli, soprattutto nelle difficoltà”. Conclude entusiasta “Queste vittorie non sono
nostre, ma della Marina Militare che ci ha insegnato a fare squadra e dato l'opportunità di esserci”. Gli fa eco l’instancabile Andrea Pendibene che, tra difficoltà tecniche last minute e tre punti rimediati alla testa durante la pulitura della carena (un colpo al foil), afferma “Soddisfazione al cubo perché io e Giovanna Valsecchi siamo equipaggio al cento per cento Marina Militare. Essere secondi a un mondiale a casa nostra, girando l'Italia, è un'emozione unica. Dal lato umano questa esperienza ci ha cambiato la vita, perché non eravamo abituati a questo format innovativo: navigare ventiquattro ore vuol dire mettere a sistema e far fruttare la nostra formazione targata Marina Militare. Con Giovanna da subito ci siamo divisi i compiti e non c'è mai stato un problema che non abbiamo saputo gestire assieme. Un grazie immenso alla Marina Militare e a tutte le persone invisibili che lavorano dietro a un progetto importante come questo, perché ogni imbarcazione, per poter mollare gli ormeggi e dare la pos-
sibilità allo skipper di rendere al meglio, deve avere il supporto di professionalità che non si vedono, ma sono fondamentali”. Una gara sportiva arricchitasi di frangenti istituzionali, con la presenza del Sottosegretario della Difesa Stefania Pucciarelli che, oltre a visitare il villaggio Paese Italia, è salita a bordo del Diam 24 Marina Militare ed ha “regatato” con il team Crivelli – Calabrò – Linares all’interno dell’Arsenale. La presenza della nave Scuola Amerigo Vespucci ormeggiata, per l’occasione durante la tappa di Civitavecchia, è stato il marchio a fuoco in termini di emozioni. L’arrivo alle nove del mattino non ha svegliato la città, perché la popolazione trepidante era lì ad attenderla, fotografarla, ammirarla in tutta la sua maestosa ed intramontabile eleganza ma, tra gli attimi indimenticabili del Marina Militare Nastro Rosa Tour, resterà indelebile nei ricordi l’ammaina bandiera. Un momento solenne per la Marina, un momento di poesia patriottica per le persone che con voce sommessa intonavano l’Inno di Mameli.
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Alla 53ª edizione della Barcolana, all’insegna della bora che ha raggiunto i 42 nodi, si rinnova il forte legame tra la Marina Militare e la vela. di Antonello D’Avenia a Marina Militare è stata presente anche quest’anno nella celeberrima Barcolana di Trieste, la regata che si conferma la più “affollata” del mondo, tra professionisti e semplici amanti della vela, tutti uniti dalla passione per il mare e la vela. A differenza dello scorso anno, quando la regata fu annullata per l’eccessiva bora, nella sua 53esima edizione, la Barcolana si è conclusa – ma non per tutti – nonostante il forte vento triestino l’abbia condizionata non poco. Nella regata di domenica 10 ottobre, è “scesa in mare” la barca a vela della Marina Militare Orsa Maggiore, lunga
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28.3 metri e costruita nel 1994 dai cantieri Tencara di Venezia su progetto del prestigioso yacht designer Andrea Vallicelli, con al timone il capitano di fregata Marco Mazzini. Nave Orsa Maggiore è uno yacht oceanico da regata, armato a ketch (albero di mezzana a proravia del timone) e del tutto unico nel genere, così da far parte della categoria “Maxi Yacht-Prototype”. Soltanto la forte bora invece, ha potuto fermare - in via precauzionale dal comitato di regata - le altre imbarcazioni della Marina Militare, tra cui il Grifone, 5.5 Stazza Internazionale, storica imbarcazione quarta ai giochi olimpici di
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Tokio del 1964 e campione del mondo nel 1965, quando al timone vi era un velista con le stellette che ha firmato la storia della marineria italiana: l’ammiraglio Agostino Straulino. Dopo 52 anni, la stessa barca avrebbe dovuto partecipare alla Barcolana Classic, timonata dal capitano di vascello Gianfranco Bacchi (in equipaggio con Michele Renna e Lucio Positano colonne portanti della Sezione Velica di La Spezia), che da qualche settimana ha lasciato il comando della nave scuola Vespucci e che proprio come Straulino, testimonia il rapporto simbiotico tra Marina Militare e sport velico. Il legame tra Marina Militare e vela resta indissolubile nel tempo: la pratica sportiva e l’arte di saper andare per mare costituiscono parte integrante della formazione e della professionalità di base di chi ha scelto il mare quale professione. Nella formazione del marinaio e del
comandante, lo sport velico risulta essere un’indispensabile scuola di vita. In mare si riconoscono i propri limiti, si adoperano tutte le proprie forze, si fa equipaggio e si impara a rispettare la natura navigando tra gli elementi, con i quali si convive e si diventa alleati. Nei giorni della Barcolana, nella città di Trieste in piazza Unità d’Italia, è stato presente anche lo stand della Marina Militare, dove è stato possibile ricevere informazioni sulle opportunità di carriera offerte dalla Forza Armata. Lo spazio espositivo e divulgativo ha ospitato anche un corner riservato all’Istituto Idrografico della Marina e uno riservato all’Associazione Marinai d’Italia della sezione di Trieste. In alto, vista aerea della Barcolana. A sinistra, la nave scuola a vela minore (NSVM) Orsa Maggiore. A destra, la storica barca a vela Grifone (immagini di repertorio).
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Alla scoperta del Bacino di Raddobbo borbonico e del molo San Vincenzo Nella Base Navale di Napoli la “Passeggiata Patrimoniale” promuove l’interazione dei cittadini con il loro patrimonio culturale di Giuseppina Maria Greco
’antico Bacino di Raddobbo Borbonico e il Molo San Vincenzo di Napoli, mete prescelte per la “Passeggiata Patrimoniale”. Ideata per portare all’attenzione di un pubblico sempre più vasto luoghi di grande valore storico e identitario, l’iniziativa nasce dalla disponibilità del Comando Logistico e del Quartier Generale Marina Militare di Napoli, ed è frutto della collaborazione, tra gli altri, dell’Accademia dell’Alto Mare, del CNR IRISS (Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Ricerca su Innovazione e Servizi per lo Sviluppo) e dell’ANIAI (Associazione Nazionale Ingegneri Architetti Italiani) - Campania. Il 25 settembre numerosi visitatori hanno varcato l’ingresso della Base Navale di Via Acton, comandata dal capitano di vascello Aniello Cuciniello, per scoprire uno dei luoghi antichi del capoluogo partenopeo,
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La storia del molo San Vincenzo inizia nel lontano 1268, quando Carlo I d’Angiò fece costruire una gigantesca torre militare sull’isolotto di fronte al Castel Nuovo che prese il nome da un piccolissimo convento, che lì sorgeva, dedicato a San Vincenzo. guidati dal referente storico del Comando Logistico Claudio Romano e dall’architetto Andrea Giovannini, membro dell’Associazione Nazionale Ingegneri e Architetti Italiani sezione Campania. Esclusiva l’opportunità di percorrere il Molo San Vincenzo e di visitare il Bacino di Raddobbo, il primo realizzato in Italia, dichiarato “monumento nazionale” nel 1981. La storia del molo San Vincenzo inizia nel lontano 1268, quando Carlo I d’Angiò fece costruire una gigantesca torre militare
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sull’isolotto di fronte al Castel Nuovo che prese il nome da un piccolissimo convento, che lì sorgeva, dedicato a San Vincenzo. Nel 1596, quando il Viceré Conte di Olivares affidò a Domenico Fontana il progetto di ampliamento e sistemazione del porto di Napoli, l’isolotto venne unito alla terraferma. Occhi puntanti anche sulla Lanterna del Molo. La sua prima costruzione risale al 1487. Sul Faro di Napoli venne poi applicato, nel 1843, un sofisticato sistema di lenti importato dalla Francia che lo rese il
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A sinistra, il molo San Vincenzo dipinto nel 1852 da Salvatore Fergola (1796 - 1874). In basso, come il molo si presenta oggi.
fu girata al "Consiglio Generale della Real Marina", ma nel frattempo il Cervati proseguì i suoi studi e nel 1849 presentò al sovrano un nuovo progetto per realizzare, questa volta, un “Bacino in muratura". I lavori che iniziarono nei primi giorni dell’aprile del 1850, prevedevano la costruzione di una enorme zattera rettangolare di legno, con pavimentazione in pietra, sul quale perimetro si sarebbero poi edificati dei muri di contenimento; in questo modo la zattera si sarebbe trasformata, man mano, in un cassone che nel progetto avrebbe dovuto poggiare sul fondo, con un lato maggiore adiacente al molo. Ma il 2 settembre del 1850 a causa di una violenta burrasca, un “cavafondo” - un battello usato per dragare i fondali - ruppe gli ormeggi e sfondò un lato corto del Bacino provocando l’affondamento del cassone e di tutta la struttura di sostegno. Il Cervati progettò, quindi, di costruire un muraglione che, partendo dal fondo marino superasse il pelo dell'acqua di circa un metro e circondasse da tre lati il cassone affondato. In questo modo si sarebbe
potuto prosciugare l'interno del cassone e consolidare la struttura perduta. L’operazione ebbe inizio alla metà di maggio del 1851 e, dopo 4 mesi, la diga fu ultimata. Subito dopo iniziarono anche le operazioni di consolidamento e di impermeabilizzazione. Nella primavera dell’anno successivo si procedette alla compressione dell’opera sul fondo marino con versamento di terreno all’interno del Bacino, che venne inaugurato il 15 agosto 1852 con la più grande e sfarzosa cerimonia pubblica mai organizzate nel Regno Borbonico. Il costo sostenuto fu di 300.000 ducati, furono impiegate come maestranza 1.600 persone tra civili e militari. Quest’opera fu la prima realizzata in Italia, concepita per essere usata da navi militari e mercantili. La “passeggiata” è stata organizzata in occasione delle “Giornate Europee del Patrimonio 2021”, manifestazione promossa dal 1991 dal Consiglio d’Europa e della Commissione Europea, organizzata in Italia dal Ministero della Cultura, utilizzata come strumento di azione della “Council of Europe Framework Convention on the Value of Cultural Heritage for Society” (Convenzione Faro) in cui si riconosce la responsabilità individuale e collettiva nei confronti del patrimonio culturale.
primo faro lenticolare presente sulla penisola italica. Il faro nella posizione attuale, sulla testata del molo San Vincenzo, è stato ricostruito nel 1950. Di fianco alla lanterna, all’estremità del molo, è stata eretta una statua di San Gennaro a protezione della città anche dal mare. I visitatori hanno molto apprezzato la sosta al Bacino di Raddobbo, opera risalente al Regno di Ferdinando II, quando il maggiore del “Genio Idraulico” Domenico Cervati, reduce da una visita agli arsenali francesi di Tolone e la Ciotat per apprendere le tecniche più avanzate in merito alla costruzione, manutenzione e organizzazione di un moderno Arsenale navale, nel 1843 propose al re di costruire un Bacino galleggiante. All’epoca era molto sentita la necessità di creare bacini di carenaggio per procedere “all’asciutto” ai lavori di manutenzione. La proposta del Cervati
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A scuola sul mare 110 anni fa la nascita delle navi-asilo. A scuola sul mare per imparare a navigare la vita e capire che uniti si vince se si fa equipaggio. di Vincenzo Grienti a discoli a marinaretti il passaggio non fu breve per centinaia di bambini e ragazzi che furono strappati dalla strada e dalla criminalità grazie alla Regia Marina. Era il 13 luglio 1911 quando su proposta del ministro della Marina, Pasquale Leonardi Cattolica, venne autorizzata la costituzione di un Consorzio fra Ministero della Marina, dell’Interno, della Pubblica Istruzione e degli enti locali della città di Napoli per l’istituzione e l’esercizio di una nave asilo sull’unità radiata Caracciolo, concessa dallo Stato per accogliere allievi e istruirli nella professione marittima. Una data che segnò per sempre l’avvio di un’esperienza unica in Italia e una svolta per gli orfani della gente di mare e per l’infanzia abbandonata della periferia partenopea.Alla proposta fece seguito l’approvazione dello statuto del Consorzio avvenuto per decreto il 28 giugno del 1912. Fu il primo passo per l’organizzazione di queste speciali “navi scuola” che a terra e a bordo educarono decine di senza famiglia e giovani disagiati in un momento in cui nessuno pensava al loro futuro. Il 21 giugno 1914, un mese prima dello scoppio del primo conflitto mondiale, venne istituito l’Ente Morale Opera Nazionale di Patronato per le navi asilo Caracciolo e Scilla con sede a Roma presso il Ministero della Marina. L’Opera aveva come fine quello “di promuovere la fondazione e lo sviluppo delle navi asilo” e di “provvedere all’azione benefica in concorso con altre
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istituzioni pubbliche aventi scopi affini”. Il Ministero della Marina cedette “in via temporanea o definitiva per l’istituzione di navi asilo quelle navi destinate all’alienazione e a negli stati di previsione di spesa incluso un sussidio annuo a favore di detta Opera rispettivamente di 40.000, 60.000 e 80.000 lire”. Un onere e un impegno di cui la Marina si fece carico a beneficio dell’educazione dei figli di pescatori e marittimi con difficoltà. Inoltre il Ministero della Marina autorizzava a cedere gratuitamente alla “Società veneta di pesca e acquacoltura” nave Scilla che già nel 1904 era stata data in consegna a detta società per “farne sede in Venezia della scuola di pesca ed istituirvi un asilo per i figli dei pescatori del litorale Adriatico”. Le navi-asilo introdussero di fatto in Italia il metodo educativo della cultura del mare e della vita di bordo. Una tradizione che fino a quel momento traeva origine dalle training ships britanniche, promossa sin dalla seconda metà del ‘700 dalla Royal Navy, da enti e istituzioni benefiche sulle sponde del Tamigi. Le imbarcazioni, cedute dalla Marina inglese, per vari motivi, perché in disarmo oppure radiate, accoglievano equipaggi di giovani per impartire loro una educazione marinara. Si trattava di fanciulli che erano figli di nessuno, abbandonati o trovatelli. In Italia, con il sostegno della Regia Marina, il primo esperimento di navi-asilo era stato compiuto a Genova, a bordo di quella che era stata chiamata nave scuola-officina per
“ Venezia, un marinaretto sul bompresso di nave Scilla (foto Ufficio Storico della Marina Militare).
Era il 13 luglio 1911 quando su proposta del ministro della Marina, Pasquale Leonardi Cattolica, venne autorizzata la costituzione di un Consorzio fra Ministero della Marina, dell’Interno, della Pubblica Istruzione e degli enti locali della città di Napoli per l’istituzione e l’esercizio di una nave asilo sull’unità radiata Caracciolo, concessa dallo Stato per accogliere allievi e istruirli nella professione marittima.
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discoli. Era il 1° dicembre del 1883 quando Nicolò Garaventa mise in parallelo la vita di mare con la redenzione sociale, due ambiti apparentemente lontani, ma intrinseci per dare una formazione a ragazzi altrimenti senza futuro. Il docente di matematica genovese era un insegnante di lungo corso presso il Liceo ginnasio Andrea Doria del capoluogo ligure. Egli intuì che la vita marinaresca poteva diventare un progetto educativo e un’autentica opportunità di riscatto sociale per i giovani "marinaretti". Così il Daino, un brigantino ormai in disarmo che aveva combattuto la guerra navale del 1848 contro l’Austria, fu destinato dalla Regia Marina alla famiglia Garaventa. Il veliero fu adattato per accogliere i ragazzi e diventò una nave scuola con il nome prima di Redenzione e poi con quello di Nave Officina Redenzione Garaventa. La nave restò ancorata a Genova fino al 1904 quando la Regia Marina assegnò al professore Garaventa e ai suoi figli la cannoniera Sebastiano Veniero dismessa dal servizio. Il motto di nave Garaventa fu Ubi charitas ibi Deus e accolse non solo ragazzi sbandati di età non superiore ai sedici anni, ma anche giovani con pene detentive. A bordo si imparava a leggere, a scrivere e si apprendevano nozioni di cultura marinara. Nel 1904, a Venezia, David ed Elvira LeviMorenos diedero vita all’esperienza della nave-asilo Scilla da poco radiata dal naviglio militare e, in collaborazione con le autorità comunali, venne istituito un asilo per gli orfani dei pescatori con l’obiettivo di dare una istruzione elementare e professionale ai piccoli senza fissa dimora. Da Nave Scilla uscirono moltissimi ragazzi che intrapresero la carriera militare come allievi nocchieri, segnalatori, radiotelegrafisti, siluristi e motoristi navali. Molti altri, invece, presero servizio a bordo delle navi mercantili.Tra le altre unità impiegate come navi-asilo ci furono anche nave Eridano a Bari. Si trattava dell’ex Tevere ed ex mercantile britannico Edinburgh. La nave era stata radiata nel 1907 e mantenuta in servizio fino alla fine della In alto a sinistra: Nave Asilo Caracciolo, a fianco marinaretti a bordo della Scilla, una delle navi Asilo della Regia Marina volute per recuperare e dare istruzione ai bambini abbandonati. A seguire: lezioni di matematica a bordo di nave Azuni, a fianco posto di lavaggio sul ponte di nave Scilla. In basso: nave Scuola Redenzione Garaventa a Genova (foto Ufficio Storico della Marina Militare).
guerra come nave deposito. Fu trasferita a Bari e data in gestione all’Opera Nazionale del Patronato (ONP) e poi senza non poche difficoltà ceduta all’amministrazione comunale. A Cagliari operò nave Azuni svolgendo un’opera di accoglienza e alfabetizzazione per i ragazzi della Sardegna. Ma ad attirare l’interesse nazionale e internazionale sulle navi-asilo tra il 1913 e il 1928 fu proprio nave Caracciolo che sperimentò un metodo pedagogico che coinvolse oltre 750 bambini e ragazzi sottratti alle più disparate condizioni di abbandono. Al timone del progetto c’era una donna, Giulia Civita Franceschi (1870-1957) mentre a bordo decine di “caracciolini” vennero restituiti alla vita civile, sana e dignitosa fornendo loro conoscenze e competenze per poter svolgere una professione non solo in Marina, ma anche nel mondo dei mestieri del tempo. Il metodo era semplice, ma incisivo: puntava al cuore e alla mente di ogni singolo bambino e ragazzo partendo dall’umanità, dalla relazione, dall’empatia, dall’affetto spesso mai provato. La nave non era solo una scuola di addestramento ai mestieri marittimi, ma piuttosto una “comunità” in cui, secondo l’impostazione di Giulia Civita Franceschi, ogni fanciullo veniva conosciuto e rispettato nei propri bisogni nonché incoraggiato e valorizzato nella proprie tendenze. Un’esperienza che attirò addirittura una grande firma del giornalismo italiano come Matilde Serao del quotidiano Il Mattino di Napoli che proprio a Civita Franceschi dedicò un ampio articolo pubblicato sulla Rivista Marittima del mese di maggio del 1913. “La nave-asilo Caracciolo raccoglie un senza-patria, un senza-famiglia e dà, a questa creatura diseredata, una patria, una famiglia, raccoglie un vagabondo, un mendicante, e dà a questo povero essere sbattuto e sperso, la casa, il pane, il letto, in una disciplina ferma e rigida, scriveva la giornalista. Raccoglie il figlio di un ladro e ne fa un galantuomo; raccoglie un pigro, un disobbediente, una pianta da galera e ne fa un ragazzo operoso, onesto, retto, destinato a fare il suo dovere di uomo e d’italiano, e a guadagnare la sua vita, sul mare e pel mare”. Una storia, quella delle navi-asilo della Regia Marina custodita presso l’archivio e la fototeca dell’Ufficio Storico della Marina Militare che nel 2019 è diventata anche una mostra e un libro dal titolo A Scuola sul mare, edito dallo Stato Maggiore della Difesa.
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RECENSIONE Il punto più alto Sulla rotta di un sogno al comando dell’Amerigo Vespucci di Alessandro Busonero
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l punto più alto aumenta l’orizzonte ottico, permette di guardare oltre, rispetto a colui che decide di non elevarsi e accetta di vedere solo quello che gli è più vicino e alla portata. Il conseguimento del successo nell’attraversamento a vela del canale navigabile di Taranto sul Vespucci mi ha premiato concedendomi l’abbraccio del mio equipaggio che è quanto di più prezioso si possa ottenere” quanto scrive il comandante Gianfranco Bacchi. Un libro che si legge d’un fiato. Il racconto in prima persona della storia professionale di Gianfranco Bacchi, capitano di vascello della Marina Militare centoventunesimo Comandante della nave scuola Amerigo Vespucci, la nave più bella del mondo…ma non solo. Il racconto diretto ed efficace di un susseguirsi di aneddoti e situazioni, diventa esempio e modello di un percorso di crescita a cui ogni allievo della Marina, e ogni uomo, può ispirarsi per raggiungere i propri successi e realizzare il proprio sogno, trovando il coraggio di aspirare sempre a raggiungere il proprio personale “punto più alto”. Gianfranco Bacchi ripercorre la sua storia di professionista del mare, dagli esordi come “velico” in Accademia navale fino alla Campagna d’istruzione 2020 per allievi ufficiali della 1 classe. Il racconto diventa esempio di un percorso di crescita personale e professionale e di un sogno che si avvera: Gianfranco ha svolto egli stesso la Cam-
pagna d’istruzione come allievo sul Vespucci e 30 anni dopo ne prende il Comando, giungendo finalmente a quel punto più alto, tanto ricercato e atteso. Al centro del racconto, Bacchi narra la Campagna d’istruzione 2020 sul Vespucci e il battesimo del mare del corso Esperia. Un periodo particolare quello dell’emergenza sanitaria legata al Covid-19, dove il programmato giro del mondo ha lasciato il posto ad uno straordinaria navigazione attorno all’Italia e agli italiani. Un’esperienza inattesa, ma che si è tramutata in una nuova sfida per trasmettere un messaggio di speranza e di coraggio in un momento di difficoltà globale. I contenuti tecnici del testo, come la descrizione delle manovre veliche o delle componenti del Vespucci, si inse-
riscono all’interno di una narrazione più ampia, di episodi e aneddoti legati all’esperienza di Bacchi da “velico” e comandante, che diventano occasione di riflessione per mettere in luce gli aspetti centrali della formazione di un marinaio: spirito di sacrificio, lavoro di squadra, ricerca del limite, rispetto per la ritualità e la tradizione. Emerge così un percorso professionale, ma anche di vita, che comporta una continua sfida con se stessi e con i propri limiti, per arrivare al punto più alto, che non è solo il raggiungimento di un traguardo, ma anche quello di una nuova prospettiva per salpare verso nuovi progetti e scoprire nuovi orizzonti. Da collega ed amico di Gianfranco, mi ha sorpreso, nel senso più piacevole del termine, lo stile narrativo diretto e accattivante. Un testo che trasmette al lettore uno spaccato di vita vera. Aspetti professionali e umani si intrecciano in una sana sfida prima di tutto con sé stessi, per migliorarsi sempre, giorno dopo giorno tirando fuori il massimo delle nostre capacità. Un bell’esempio, non solo per i più giovani!
Autore: Gianfranco Bacchi Anno di pubblicazione: 2021 Editore: Cinque Terre Lingua: italiano numero pagine: 255 brossura prezzo: € 20,00
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Il mare raccontato dai professionisti