PINK BASKET N.14

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HSBL

SARA RONCHI Di Giancarlo Migliola “Sara è un prototipo di giocatrice moderna: atleticamente valida, esterna multidimensionale, tiratrice d’angolo, cosa non frequente nel panorama giovanile. Tutto ciò è la prospettiva e parte dell’attualità. Ha un’etica di lavoro solida e generosa, mai arida nell’impegno. È una ragazza che sta conoscendo da ben presto, troppo presto gli ostacoli della vita. Li affronta con la sensibilità di una giovanissima che si conquista nel quotidiano una forza crescente senza disconoscere paure e difficoltà. È un percorso ruvido, il suo; ed il basket è la sua benzina più pulita e miracolosamente disintossicante”. Parole e musica di Giovanni Lucchesi, che di Sara Ronchi è l’allenatore da tre anni nell’ambito di High School BasketLab, il progetto federale che prevede un raduno collegiale permanente all’Acqua Acetosa di Roma di un gruppo di atlete che vanno dal 2003 al 2005 (Savatteri unica eccezione, è del 2001). La lombarda Sara è uno dei punti di forza della squadra che quest’anno si sta confrontando col campionato di A2 Femminile, girone Sud. Esterna prolifica e moderna, che qualche mese fa ha giocato anche l’Europeo Under 16 chiuso al quinto posto, con relativa qualificazione al prossimo Mondiale U17. Come ti sei avvicinata alla pallacanestro? A 9 anni mi capitava di andare a vedere diverse partite di una mia amica. Un giorno mancava una giocatrice e allora l’allenatore chiese se c’era qualche ragazza disposta a scendere in campo. La mia amica indicò me. Io ero un po’ scioccata, pensavo che non mi avrebbero fatto entrare e invece quando mancavano cinque minuti alla fine sono riuscita anche a segnare i primi 2 punti della mia vita. Perché la pallacanestro? C’è stato un periodo nel quale praticavo sia atletica che basket, poi i miei genitori mi chiesero di scegliere. Ho scelto il Basket perché è uno sport di squadra, per conoscere e confrontarmi con i ragazzi della mia età. E anche perché molte persone mi volevano convincere che fosse uno sport da uomini. Io invece penso che l’unica cosa che conta nello sport sia la passione, nient’altro. Il più bel complimento ricevuto. “Sei un diamante”. Mi è stato detto due anni fa dopo una partita ed è una frase che mi è rimasta molto impressa. Me la dissero per convincermi a riflettere sulle mia potenzialità inespresse. Sei stata tra le protagoniste dell’ultimo Europeo Under 16. Nessuno pensava che con quella squadra potessimo arrivare quinte. Qualcuno aveva paura che potessimo retrocedere, così noi ci siamo guardate negli occhi e abbiamo messo in campo tutto quello che avevamo. Prima abbiamo superato la temutissima Germania e poi nella finale per il quinto posto col Belgio, squadra che avevamo già incontrato all’EYOF (Festival olimpico giovanile europeo, ndr) e ci aveva battuto due volte, non ci siamo fatte sfuggire l’occasione. Tra pochi mesi il Mondiale, l’opportunità di confrontarsi con le giocatrici più forti del mondo. Ho davanti a me sei mesi per migliorare, vorrei sfruttarli al meglio per arrivare al Mondiale più pronta possibile. Questo sarà possibile grazie anche al campionato di A2 che sto giocando quest’anno e che mi sta facendo assumere una visione di gioco molto più ampia. L’emozione che provi indossando la Maglia Azzurra Per me è un bel peso sulle spalle perché so di rappresentare tutte quelle ragazze che non ce l’hanno fatta, ma che allo stesso tempo guardano con passione tutte le partite.


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