IMPRENDITORIA BIRRARIA
di Francesco Donato
GUIDA GALATTICA
PER PUBLICAN D
iciamolo pure, è affascinante entrare in un locale e trovare scaffali stracolmi di svariate etichette di birra o un invitante bancone con decine e decine di colonne di spine. Da giovane appassionato quale ero, lo confesso, ho attraversato anch’io la fase nella quale giudicavo i locali in base all’imponenza dell’offerta birraria. Banchi lunghi come vialoni alberati o scaffali da fare invidia a un supermarket costituivano la base per far scattare gli occhi a cuoricino e per lanciarmi nelle nuove “conquiste” da bere. Insomma, che fosse bottiglia o spina, più si offriva in termini numerici più si era meritevoli di venerazione da parte mia. “Wow, 24 birre alla spina, ci devo assolutamente andare appena sono da quelle parti!” – “Cavolo che beershop fornitissimo, vale proprio la pena” o, d’altra parte, anche “Solo 6 vie alla spina? Che pxxxe!”. Ma con il tempo ho imparato, anche sulla mia pelle nel momento in cui ho dovuto gestire l’offerta birraria di vari locali, che non sempre questa regola funziona e soprattutto che non è garanzia di un gran bel posto per bere sempre bene. Dove bere bene è inteso con birre sempre “a posto” in termini di qualità e freschezza del prodotto servito. E qui entriamo nel vivo del tema trattato: Quando è giusto metter su un impianto alla spina con quasi 20 vie? Riusciremo sempre a garantire al nostro cliente una birra alla spina dignitosamente “fresca” (ovvero che non sia attaccata alle nostre spine da settimane!)
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BIRRA NOSTRA MAGAZINE
giugno 2020