DI TUINA
CAPITOLO 1 – CENNI SULLA DISLESSIA EVOLUTIVA
della
storico legislativo in Italia
teorie sulle cause della dislessia
CAPITOLO 2 – TECNICHE INTEGRATE DI TRATTAMENTO. TUINA E
al bambino dislessico
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pag.13
trattamento Tuina
Osteopatia
bambino dislessico
trattamento integrato Tuina
essenziali
Osteopatia
Yuen utili al trattamento
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L’idea di questa tesi nasce dai dialoghi con la mia insegnante di Tuina, Susanna Taccola, alla quale ho posto spesso varie domande sui disturbi dell’apprendimento, una problematica che ho incontrato frequentemente nella mia attività professionale sanitaria e che finora ho tentato di affrontare solo con le mie competenze di osteopata. Mi capita talvolta di avere a che fare con ragazzi affetti da DSA, che arrivano nel mio studio per problematiche di tutt’altra natura. Durante le sedute e l’anamnesi emerge quindi anche la presenza di questi particolari disturbi per i quali i genitori di questi giovani pazienti mi chiedono se è possibile fare qualcosa per migliorare i disagi di questa condizione. Con l’occasione del mio trattamento, sebbene cercato per altra motivazione, la famiglia racconta del disagio interiore cui il ragazzo è soggetto, dovuto alle difficoltà che si manifestano soprattutto in ambito scolastico. I disturbi dell’apprendimento in età evolutiva interessano il 3,2% degli studenti sul territorio nazionale. Si tratta di un fenomeno in aumento anche sul territorio toscano, come riscontrato dai docenti delle nostre scuole che testimoniano la crescita del numero di bambini interessati dalle caratteristiche di questi disturbi. Il maggior riscontro di questi casi è dovuto sicuramente anche alla maggiore competenza del personale insegnante nell’individuare precocemente i segnali di disturbo così come al perfezionamento dei test di rilevazione che vengono somministrati agli studenti dai pedagogisti e dai neuropsichiatri, quest’ultimi deputati ad effettuare la diagnosi di DSA. Altri fattori che si possono sommare alla causa anatomica biologica della dislessia sono indubbiamente gli stili di vita cui questi ragazzi sono sottoposti. Mi riferisco all’eccessivo numero di ore passate davanti agli schermi elettronici (telefoni, tablet, pc, ecc) che induce una iperstimolazione visiva tipica della nostra cultura, così come al ritmo frenetico della vita odierna dei ragazzi, affollata di numerosi impegni scolastici,
extrascolastici e attività organizzate che non lasciano spazio alla creatività del ragazzo e ne limitano la funzione neuroplastica del cervello, stimolata soprattutto dal gioco spontaneo.
L’insegnante Taccola ha accolto il mio interesse per l’argomento, indirizzandomi verso la ricerca su un disagio preciso tra quelli classificati come DSA, che è la dislessia evolutiva, ovvero la difficoltà di apprendere l’abilità della lettura con particolare riferimento al periodo dell’infanzia e dell’adolescenza.
Per poter aumentare le mie possibilità di intervento sui ragazzi con dislessia, Susanna mi ha proposto di approfondire l’argomento mettendo a confronto il trattamento osteopatico con le possibilità offerte dal Tuina e di inquadrare la dislessia secondo il punto di vista della Medicina tradizionale cinese (di seguito MTC). L’Osteopatia e il massaggio cinese, pur partendo da principi e metodologie diverse, hanno molti aspetti in comune:
- entrambe le discipine, sebbene nella propria specifica maniera, utilizzano le mani come strumento terapeutico e per ascoltare i tessuti del corpo,
- condividono il principio di avere un approccio globale alla persona;
- cercano la causa del problema oltre a gestirne il sintomo ;
- provano a ripristinare l’equilibrio psico fisico del soggetto, cercando di attivare la sua fisiologica capacità di autoguarigione. Nella prima parte di questa tesi ho cercato di raccontare la dislessia evolutiva con le sue caratteristiche, la sua storia, le cause. Si tratta del disturbo più frequente tra quelli classificati nei DSA e colpisce il 2,9 % della popolazione scolastica in età evolutiva. Oltre alla difficoltà specifica legata alla lettura, il bambino dislessico sperimenta molto spesso anche tutta una serie di disagi personali e emotivi che indeboliscono il suo benessere complessivo. Frustrazione, bassa autostima accompagnano spesso l’esperienza del ragazzo a scuola, dove non è raro che la sua problematica sia intensificata anche da un certo livello di competitività crescente nei gruppi scolastici. Il
malessere può diffondersi poi alla vita del ragazzo complessivamente con stati di tensione, irritabilità, alterazione del sonno fino a giungere all’ansia e alla depressione. Nella seconda parte, questa tesi affronta poi in maniera specifica le possibilità di intervento su questo disturbo, sia attraverso il massaggio Tuina, sia attraverso il trattamento osteopatico. Nel paragrafo dedicato all’approccio della MTC alla dislessia ho cercato di mettere in chiaro come l’utilizzo dei Qi Jing Ba Mai, i meridiani curiosi, possa agire sulle potenzialità dell’individuo che, nel caso del ragazzo con disturbo, non si sono attuate nel migliore dei modi, nel periodo embriologico e gestazionale. Il trattamento dei meridiani curiosi potrà migliorare la neuroplasticità del cervello. Molta attenzione è stata dedicata ai punti di agopuntura che si trovano prevalentemente sul cranio e a quelli periferici che possono apportare benefici al cervello e ai meridiani principali coinvolti nelle tappe evolutive dell’individuo.
In ugual modo, nel paragrafo dedicato all’approccio osteopatico, ho messo in evidenza le varie metodiche sviluppate da questa disciplina quali la cranio sacrale, la biodinamica, la funzionale e la fasciale che negli anni ho perfezionato frequentando corsi post graduated.
Infine nel paragrafo finale illustro le possibilità di un approccio integrato tra Tuina e Osteopatia con riferimento al problema.
– CENNI SULLA DISLESSIA EVOLUTIVA
CHE COS’E’ LA DISLESSIA
La dislessia viene definita come la difficoltà di apprendere l’abilità della lettura ed è classificata tra i disturbi specifici dell’apprendimento. Ciò che permette di classificare un bambino come soggetto con disturbi di apprendimento è la discrepanza che esiste tra la sua intelligenza, che è nella norma, e le sue capacità nei compiti scolastici. Anche in presenza di buone capacità intellettive infatti il bambino dislessico ha un scarsa capacità di riconoscimento visivo e di analisi fonologica delle parole. Questi soggetti incontrano pertanto notevoli difficoltà ad individuare la corrispondenza tra segni ortografici e suoni ed ugualmente non riescono a ricostruire la parola partendo dai singoli suoni che la compongono.
I bambini con dislessia leggono in modo impreciso, lentamente e in maniera poco fluida poiché hanno difficoltà a individuare le singole lettere delle parole. Commettono varie errori come aggiungere, omettere o sostituire le vocali e le consonanti quindi faticano a fondere i suoni e comporre le sillabe per poi pronunciare le parole . Ne deriva pertanto anche la difficoltà a comprendere il testo, cogliendone le relazioni e i passaggi interni e i significati più impliciti, nonostante questi ragazzi presentino un quoziente d’intelligenza normale o superiore alla media. In presenza di questo disturbo si manifestano anche altre difficoltà. Si verifica spesso infatti che il bambino dislessico non abbia un buon orientamento spazio-temporale e tenda a confondere la destra con la sinistra, l’alto con il basso, oppure non riesca a riconoscere le sequenze temporali come il susseguirsi dei giorni della settimana, dei mesi dell’anno. Una difficoltà possibile è anche quella di non riuscire a leggere l’orologio.
Anche lo sviluppo della coordinazione motoria viene rallentato o compromesso pertanto il soggetto può avere un atteggiamento goffo che lo induce a cadere oppure a urtare oggetti e perfino ad avere difficoltà nella coordinazione fine che il fanciullo rivela nella gestualità della routine quotidiana, come nel gesto di usare il coltello, allacciarsi le scarpe, vestirsi. Si parla in questo caso di disprassia evolutiva. Indubbiamente la dislessia evolutiva è spesso associata anche alla difficoltà di mantenere l’attenzione ed esercitare la memoria.
Nei soggetti dislessici si verifica spesso la comorbilità, ovvero la compresenza nella persona di difficoltà caratteristiche degli altri disturbi di apprendimento, attinenti la scrittura, l’ortografia e il fare calcoli, che sono proprie della disgrafia, della disortografia e della discalculia.
Lo stato generale di ottundimento e di distrazione che colpisce il bambino dislessico può indurre anche a manifestazioni di irritabilità e perfino aggressività, a causa della frustrazione per non riuscire a svolgere correttamente l’attività scolastica. La capacità o meno di usare un linguaggio articolato e ricco di vocaboli, insieme all’ortografia, possono essere indicatori di dislessia. Pertanto l’osservazione del bambino nella sua realtà quotidiana e non solo scolastica - ovvero come parla, come si muove, come disegna - può indicarci la presenza di una difficoltà, consentendo di poter consigliare la famiglia a consultare il pediatra che potrà indirizzare il bambino dal neuropsichiatra. Ciò potrà permettere una eventuale diagnosi precoce e l’avvio di un percorso riabilitativo anticipato.
La dislessia può raggiungere circa il 2 % tra i bambini di Scuola Primaria per arrivare fino al 4% nei ragazzi di Scuola Secondaria di I° grado. E’ il più diffuso tra i disturbi dell’apprendimento. Tale disturbo interessa prevalentemente i soggetti maschi per i quali i processi fonologici si svolgono nell’ambito della parte inferiore della corteccia frontale di sinistra. Nelle femmine invece i processi fonologici hanno luogo sia nella
corteccia frontale inferiore di sinistra che in quella di destra, sono cioè bilaterali e possono in tal modo far fronte ad eventuali problemi che derivano da deficit di uno solo dei due emisferi. Ciò spiega perché le ragazze siano molto meno soggette alla dislessia e anche perché le bambine imparano a parlare e a scrivere prima dei maschi. La dislessia evolutiva ha assunto rilevanza con la scolarizzazione di massa poiché questa evoluzione sociale ha consentito di fare emergere i casi di tale disturbo. Gli studi più recenti hanno dimostrato che trattasi di una patologia complessa, dovuta ad un problema di base di tipo strutturale, comprovato da dimostrazioni scientifiche. E’ oramai certo che esistano fattori biologici capaci di influenzare i processi cognitivi necessari per acquisire le competenze di lettura. La risonanza magnetica nucleare funzionale (di seguito RMNF) ha dimostrato che, in caso di tali difficoltà, siamo in presenza della mancata attivazione di 2 aree del telencefalo insieme a problematiche nel tronco cerebrale, in particolare nei gangli della base e nel cervelletto. Il cervelletto raccoglie la metà di tutti i neuroni presenti nel cervello e storicamente è considerato cruciale, principalmente per lo svolgimento di compiti motori. Recentemente è stato dimostrato il suo importante ruolo in compiti cognitivi e linguistici, in particolare nell’apprendimento di procedure o sequenze motorie. A seconda del prevalere o dell’estensione di certe aree cerebrali che non vengono attivate (in particolare i lobi frontali) si avranno delle conseguenze più di tipo visivo, emozionale o pedagogico. Studi di laboratorio hanno dimostrato inoltre l’assenza o il mal funzionamento di 2 geni, comunemente associati alla dislessia il gene DYX1C1 che codifica una proteina che è stata collegata alla migrazione neuronale così come il gene ROBO1 noto per assicurare le connessioni nervose. In altri studi neurobiologici è stato visto che i soggetti con dislessia hanno alterazioni in alcuni neurotrasmettitori come la colina. Si ipotizza inoltre che all’origine della dislessia ci sia uno sbilanciamento dell’eccitabilità neurale e che tale squilibrio sia maggiore nei circuiti cerebrali implicati nei compiti di lettura.
Certamente il livello attuale di conoscenza e l’esperienza acquisita rispetto a questa disfunzione ci consentono di poter scorgere nella dislessia anche un’opportunità di sviluppo per determinate abilità che il bambino mette in campo per compensare il deficit nella lettura; abilità altrimenti inespresse che possono diventare una ricchezza anche oltre il limite specifico della dislessia. La letteratura specifica riporta infatti che i ragazzi affetti da dislessia hanno un quoziente d’intelligenza nella norma e talvolta perfino superiore alla norma. Il deficit causato dalla dislessia non inficia quindi le altre significative capacità di cui l’individuo dislessico può essere dotato, che possono essere messe sicuramente a frutto. E’ esemplare la storia dell’ingegnere Ronald Davies che nel libro autobiografico “Il dono della dislessia” racconta come il disturbo sia stato per lui uno stimolo ad emanciparsi dalle difficoltà e a progredire, fino a raggiungere traguardi importanti nella sua vita.
Le conoscenze sui disturbi specifici dell’apprendimento sono notevolmente ampliate negli anni permettendo quindi anche un notevole sviluppo di apposite tecniche didattiche e modalità riabilitative.
STORIA DELLA DISLESSIA
La dislessia interessa persone di qualsiasi provenienza, senza distinzione di estrazione sociale o cultura di appartenenza. E’ un disturbo di cui si ha notizia da sempre ma lo studio di tale problematica è relativamente recente. Il primo ad occuparsi di differenze individuali nell’apprendimento fu l’educatore Sir Francis Galton nel 1869; seguì poi il neurologo tedesco Adolph Kussma che rilevò come i problemi di lettura fossero legati a danni neurologici associati. Kussma introdusse l’espressione “cecità per le parole” con la quale si descrive la difficoltà delle persone nella lettura o nella costruzione corretta delle frasi. Sempre in Germania, nel 1881, il medico Oswald Bertham identificò per primo un disturbo nell’apprendimento della lettura. Nel corso del tempo la problematica fu affrontata da medici e oculisti fino alla ricerca condotta dal neurologo Samuel Orton che negli anni ‘20 del secolo scorso effettuò studi su studenti definiti poco abili e introdusse il concetto di Quoziente d’intelligenza (Q.I.). Con lo studio del Q.I. si comprese che tale quoziente non aveva conseguenze sulla problematica della dislessia poichè fu chiaro come molti bambini con difficoltà nella lettura mostravano un QI normale o addirittura superiore alla media. Conseguentemente emerse la considerazione che la difficoltà di lettura non era da intendersi come “cecità delle parole” ma come strefosimbolia, ovvero tendenza ad invertire la posizione delle lettere nella parola, un’anomalia che viene ben presto attribuita ad una causa biologica, ovvero la mancata comunicazione tra i 2 emisferi del cervello.
Negli anni che seguirono si fece strada l’ipotesi di carattere psicanalitico che attribuiva il disturbo ad un trauma di tipo emotivo, subito dal bambino in ambito familiare o al momento dell’ingresso nella scuola in conseguenza del distacco dalla madre, un
episodio negativo che causava ansia e paura con importanti ripercussioni sulle capacità di apprendimento.
Successivamente negli anni ‘50 del ‘900 in Francia il prof. Clementi Lavanay avanzò l’ipotesi di cause visive. Negli anni ‘60 e ‘70 , in particolare negli Stati Uniti, si iniziò a parlare di learning disabilities, ovvero di disturibi del’apprendimento, mettendo a punto programmi specifici. Nello stesso periodo, sempre negli USA, grazie agli studi di Geschwinde e Levitsky si fece strada l’ipotesi che la dislessia potessere dipendere da un deficit nel processare i fonemi con la conseguente difficoltà nell’associare il fonema al grafema o segno di scrittura corrispondente. Questi studi, effettuati anche tramite dissezioni anatomiche, permisero di individuare a livello neuroanatomico un’area cerebrale con funzioni linguistiche, detta planum temporale, che nel 65% delle persone è più ampia nell’emisfero sinistro rispetto all’emisfero destro. Negli anni ‘80 si fece largo l’ipotesi che la causa della dislessia fosse attribuibile alla sindrome da deficienza posturale. Questa idea fu sostenuta dall’oculista Martins da Cuhna e dal posturologo Orlando Alvesa da Silva i quali dopo un’accurata visita posturale dei soggetti affetti da dislessia riscontravano un quadro fenomenologico a largo spettro che andava da evidenti asimmetrie e alterato tono muscolare con scorretta regolazione propriocettiva ad alterazione della frequenza cardiaca, respiratoria fino a disturbi di concentrazione, perdita di memoria, ansia o altri ancora di tipo neurovegetativo come la sudorazione al vertice del capo. Ciò faceva pensare che il disturbo dipendesse da un disequilibrio di origine centrale.
Negli anni non è mai tramontata l’ipotesi che la dislessia avesse origini da un deficit nell’elaborazione visiva. Di fatto anche negli anni ‘90 e primi anni 2000 si era capito che l’informazione visiva viene trasmessa dai recettori della retina alle cellule neurali dette gangliali, organizzate fin dall’origine in due vie nervose che funzionano in parallelo e in larga misura rimangono distinte nelle loro proiezioni verso la corteccia cerebrale. Queste due vie, definite via magno cellulare e via parvo cellulare, proiettano il segnale nervoso
ad una struttura sottocorticale denominata corpo genicolato laterale, uno dei nuclei del talamo che a sua volta lo trasmette ai centri cerebrali superiori. Ai deficit transitori è stata attribuita la compromissione dell’informazione visiva. Di fatto i bambini con dislessia hanno una ridotta sensibilità al contrasto del segno grafico e all’eccessiva vicinanza delle parole scritte.
Le ricerche condotte da alcuni autori negli anni a cavallo tra il 2010 e il 2014 tramite RMNF hanno confermato queste conclusioni, ovvero il legame tra la riduzione dell’area cerebrale deputata alle funzioni linguistiche e la dislessia, evidenziando in età evolutiva una asimmetria atipica tra i due emisferi.
Foto. Vie ottiche
STORICO LEGISLATIVO IN ITALIA
Fino agli anni ’60 non risulta in Italia nessun lavoro pubblicato sulla dislessia mentre la percezione della difficoltà di lettura era quasi inesistente. Fino ad allora infatti il bambino che non riusciva a leggere era ritenuto pigro e svogliato, considerata la semplicità dell’acquisizione del nostro sistema alfabetico. Sia in ambito medico che scolastico non si riusciva a concepire che il soggetto fosse incapace di leggere, in presenza di capacità cognitive normali e senza che questo mostrasse menomazioni o deficit evidenti.
Solo negli ultimi 30 anni l’attenzione e lo studio della dislessia, così come per i DSA in generale, nel nostro paese sono progressivamente aumentati dando luogo a ricerche scientifiche sistematiche, ad un specifica attenzione didattica da parte del corpo docente e allo sviluppo di una sensibilità adeguata nei genitori dei bambini interessati da tale difficoltà e da parte delle figure educative e sanitarie che hanno a che fare con questi studenti. Una delle figure principali per la promozione della conoscenza e dell’approccio alla dislessia è stato Giacomo Stella, professore di psicologia clinica all’Università di Urbino che ha contribuito al dibattito scientifico sul tema con numerose pubblicazioni. Stella è stato inoltre il fondatore nel 1997 dell’Associazione Italiana Dislessia (AID) che raccoglie genitori dei bambini dislessici, i dislessici adulti e le figure educative e sanitarie che si occupano del disturbo. L’AID ha rappresentato un punto di riferimento per la sensibilizazione della società e delle istituzioni verso l’argomento e fornisce attualmente strumenti di supporto ai dislessici adulti come nel caso del Comitato DSA e lavoro.Vi fa seguito l’AGIAD, Associazione genitori insegnanti amici della dislessia, anch’essa impegnata nella divulgazione della conoscenza della dislessia e nella promozione di strumenti a supporto della difficoltà. La consapevolezza della dislessia, così come di altre specifiche difficoltà di apprendimento e la relativa conoscenza scientifica e didattica maturate in questi anni
induce il Parlamento Italiano ad approvare una normativa ad hoc, la L.170/2010 con la quale si riconoscono i disturbi specifici di apprendimento quali la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia e si approvano norme specifiche in ambito scolastico. La legge riconosce che tali disturbi si manifestano in presenza di capacità cognitive adeguate, in assenza di patologie neurologiche e di deficit sensoriali, ma possono costituire una limitazione importante per alcune attività della vita quotidiana. Obiettivo della legge è tutelare gli alunni e gli studenti con tali disturbi, il loro diritto all’istruzione e favorirne il successo scolastico. In questo senso la normativa prevede misure didattiche di supporto che consentano agli studenti con disturbi di esprimere le loro potenzialità e di ridurre i disagi relazionali ed emozionali conseguenti a tali difficoltà.
All’indomani dell’emanazione di tale legge, sulla scia del dibattito culturale e scientifico che si era sviluppo sul tema DSA in quegli anni, l’Istituto Superiore di Sanità promuove nel dicembre 2010 una Consensus Conference in cui si pongono le basi del futuro approccio al disturbo e si promuove una discussione estesa e condivisa tra varie figure professionali che in maniera trasversale si occupano di soggetti con DSA.
PRINCIPALI TEORIE SULLE CAUSE DELLA DISLESSIA
All’interno del nostro cervello sembra che non esista un’unica area innata definibile come “centro della lettura” piuttosto esistono aree cerebrali che sostengono le attività necessarie per altre funzioni cognitive e motorie - quali la lingua parlata, il riconoscimento degli oggetti – che vengono utilizzate anche per lo scopo di leggere. Il reimpiego di queste regioni cerebrali è un processo lento che richiede un insegnamento specifico. Tale funzione è resa più efficace e rapida se durante l’infanzia, ovvero nel periodo che precede l’alfabetizzazione formale, vi sia stata una buona esposizione al linguaggio parlato ed una buona attività motoria sia spontanea che organizzata.
La RMN funzionale ci ha rivelato informazioni precise sull’anatomia del cervello valutando l’attività cerebrale e l’aumento del flusso sanguigno nelle aree coinvolte, facendo determinate azioni. Si può dedurre perciò quali siano le regioni coinvolte nella lettura, osservandone l’afflusso di sangue durante tale attività. La lettura è una funzione cognitiva complessa, articolata in più processi, alcuni dei quali particolarmente indagati nel corso degli anni, per i quali si è visto una corrispondenza con l’attività di numerosi circuiti cerebrali.
Per leggere è necessario avere una mappatura grafema-fonema per cui occorre riconoscere la forma visiva dei grafemi e tradurre le lettere scritte in suoni corrispondenti; ciò richiede quindi di avere memoria dei singoli fonemi e riuscire a fonderli nel momento in cui si deve pronunciare la parola intera. Molti studi hanno dimostrato che il processo della lettura è supportato da aree cerebrali che si trovano principalmente nell’emisfero sinistro.
Le aree cerebrali coinvolte nella lettura sono prevalentemente queste:
- nel lobo frontale l’Area di Broca;
nel giro frontale inferiore deputato all’articolazione e analisi fonologica della parola; - nella zona posteriore, nell’area occipito temporale, la via ventrale della visione specializzata nella percezione e riconoscimento degli oggetti (la via del cosa) e responsabile del linguaggio fluente; nell’area parieto temporale la via dorsale della visione specializzata nella percezione spaziale, ovvero della posizione e del movimento (la via del dove).
La via dorsale è di cruciale importanza per il processo di mappatura grafema –fonema per cui i grafemi sono tradotti in fonemi. Il solco temporale superiore parte integrante della via dorsale, sarebbe fondamentale nell’integrare la modalità visiva del grafema con quella uditiva del fonema. Nella zona cerebrale in cui si trovano la via ventrale, il giro fusiforme, l’area occipito temporale sinistra è stata individuata la visual word form area ovvero l’area della forma visiva della parola, fondamentale per la lettura automatica e fluente. L’emisfero sinistro è il più coinvolto ma ambedue gli emisferi vengono utilizzati; mano a mano che si procede con l’apprendimento, questa zona viene ad essere sempre di più vascolarizzata di conseguenza.
Foto. Le aree del cervello
Foto. La via dorsale e la via ventrale
Galaburda e collaboratori da studi autoptici su anatomia cerebrale (1979) hanno verificato che i cervelli di soggetti con dislessia non presentavano la tipica asimmetria a vantaggio dell’emisfero sinistro, ovvero l’emisfero ritenuto specializzato nell’elaborazione dei compiti linguistici. Le displasie citoarchitettoniche documentate nei cervelli delle persone con displasia potrebbero essere interpretate come il frutto di una importante migrazione neuronale e indicare variazioni nella specializzazione cerebrale tipica dei normodotati. I ragazzi con dislessia sembrano avere minore materia grigia, bianca e differenze del corpo calloso (Mascheretti, De Luca, Trezzi e altri 2017). Se d’altro canto c’è una minore attività dei circuiti posteriori nella via dorsale e nella via ventrale, c’è una attività dei circuiti frontali maggiore nell’emisfero destro.
Gli studi con RMNF condotti in bambini di età scolare e a rischio di dislessia concordano nell’identificare alterazioni neuronali simili a quelle dei bambini che presentano poi un disturbo di lettura, rilevando precocemente una traiettoria differenziale nello sviluppo cerebrale (Mascherini e altri 2017). Altri studi si sono concentrati sull’attività elettrica del cervello (event related potential o potenziale evento correlato). Si è osservato che la risposta cerebrale elettrica ad uno stimolo induttivo improvviso o nuovo nelle persone con dislessia sia ridotto (Kujalia Naatanen 2001 e altri studi simili nel 2017 Fraga Gonzalez etc).
In termini generali le persone con dislessia mostrano, durante i compiti di lettura, un elettroencefalogramma con attività ridotta nelle regioni cerebrali posteriori, ovvero sulla via dorsale e via ventrale, mentre contemporaneamente si rileva un’iperattività di altre zone che non sono deputate alla lettura. Sembra quindi che il cervello, stimolato dal compito della lettura, risponda attivando altre zone cerebrali che non sono deputate alla lettura. Alla dislessia sono state associate varianti genetiche a livello cromosomico (Lo Turco etc 2014). Due geni in particolare, DYX1C1 per la migrazione neuronale e il ROBO1 per le connessioni nervose, sono interessati da queste varianti. Vengono registrate inoltre, sempre utilizzando la RMNF con tecnica spettroscopica, alterazioni a livello di alcuni neurotrasmettitori e metaboliti come la colina (Pugh e altri 2014). Un’altra teoria è detta rumore neurale cioè uno sbilanciamento dell’eccitabilità neurale e che tale squilibrio sia maggiore nei circuiti cerebrali implicati nei compiti di lettura. Si sono verificati cambiamenti neuroanatomici e neurofunzionali a seguito dei vari percorsi riabilitativi portati avanti da neuropsichiatri, psicologi, pedagogisti, insegnanti e logopedisti. Si notano con la RMNF dei cambiamenti dell’attività dell’emisfero sinistro posteriore che consentono quasi la normalizzazione di queste aree (Simon e Fletcher e altri 2002).
Il lavoro di recupero precoce intensivo comporta miglioramenti sulla sostanza bianca in tutte le aree coinvolte. Tra i vari metodi di riabilitazione c’è anche la stimolazione magnetica transcranica (Bensaret e altri 2012 Lavidor e altri 2016).
Gli studi effettuati mettono in evidenza che tale problematica colpisce maggiormente il sesso maschile con un rapporto di 3 a 1 e che l’eziologia è spesso collegata ad un fattore ereditario.
DISLESSICO
L’approccio che il tuinaista deve tenere nel trattare il fanciullo con DSA non si può sottrarre ad una valutazione del soggetto per poi addentrarsi nel trattamento specifico del problema, essendo questo il motivo per cui il nostro paziente si è presentato da noi. Dovrà essere spiegato al giovane studente e ai genitori perché si praticano tutta una serie di metodiche e tecniche, in quanto la presa di coscienza di ciò che verrà fatto sarà da supporto per accettare anche uno stile di vita, un’alimentazione e dei comportamenti che dovranno essere diversi. E’ importante stabilire un rapporto di empatia con il ragazzo così come con i genitori che lo accompagnano i quali giocano un ruolo significativo a supporto del percorso riabilitativo. Ciò nel rispetto imprescindibile dei ruoli terapeuta – paziente che sarà fondamentale anche per creare un rapporto di fiducia che contribuirà all’efficacia del trattamento.
La dislessia evolutiva interessa due diversi momenti della gioventù: il periodo della così detta seconda infanzia, intorno ai 7 anni, e dell’adolescenza inoltrata, anni questi che sono caratterizzati da grandi mutamenti sia psichici che fisici. La valutazione del tuinaista partirà da un approccio olistico che indaga le interrelazioni tra corpo, mente e spirito.
Come già evidenziato nelle pagine precedenti, la causa della dislessia evolutiva risiede prevalentemente in una non completa formazione dell’emisfero sinistro e in particolare del lobo temporale perché durante i primi momenti del concepimento e nella fase
SECONDO – TECNICHE DI TRATTAMENTO. TUINA E OSTEOPATIA L’APPROCCIO DELLA MEDICINA TRADIZIONALE CINESE AL BAMBINO
iniziale della gravidanza i neuroni di questa area migrano verso zone a cui non sono destinati. Dopo un anno di trattamento eseguiti dalle varie figure professionali, quali il logopedista, il pedagogista e gli insegnanti, ripetendo la RMN funzionale si è visto un reclutamento dei circuiti cerebrali non tipicamente coinvolti nei normolettori così come un aumento della irrorazione sanguigna dell’emisfero sinistro. Ciò mette in evidenza come la corteccia cerebrale non sviluppata ha la possibilità di attivarsi ed evidenziare la dimensione plastica del cervello stesso. Per incrementare questa funzione del cervello, dal punto di vista della MTC si aprono varie possibilità di intervento:
1) intervenendo sui Qi Jing Ba Mai, meridiani curiosi, deputati alla formazione e creazione dell’individuo a livello embriologico che a livello ontologico, permettendo il rafforzamento dei dati costitutivi dell'essere con l'integrazione delle tappe dello sviluppo psicomotorio;
2) intervenendo su punti specifici sia sul cranio sia periferici, in connessione con il viscere curioso cervello, che hanno un ruolo importante nelle attività cerebrali;
3) intervenendo sui meridiani principali che accompagnano le tappe evolutive e contribuiscono apportando jing acquisito al buon funzionamento del cervello. L’importanza di trattare i meridiani curiosi risiede nel fatto che essi sono implicati nel far prendere forma all’essere umano ed intervengono nell’incarnazione dello Shen cosmico. Al momento del concepimento si uniscono i jing dei due genitori, richiamando una quantità di Shen da quello universale. I due jing determineranno le potenzialità del nascituro e lo Shen permetterà di attivare queste potenzialità. Lo Shen rappresenta una intelligenza universale che incarnandosi nel soggetto diventa piccolo Shen. Lo Shen rappresenta qualcosa che non può essere né visto né sentito, non percepibile di per sé ma per gli effetti che manifesta tramite la materia. E’ un’intelligenza invisibile che permette all’individuo di riconoscere e interagire con l’ambiente, di comprendere, di conoscere e compiere salti associativi da un concetto all’altro. E’ la manifestazione più Yang
dell’energia e sarà sempre in trasformazione. Rappresenta quindi la coscienza, l’intelletto, il pensiero e le emozioni.
Il piccolo Shen, ovvero lo Shen individuale, dimora nel cuore, sede dei sentimenti, delle emozioni e del mentale e viene distribuito tramite il sangue e tutti gli altri organi, prendendo il nome di Po nel polmone, di Hun nel fegato, di Yi nella milza, di Zhi nei reni. Il trattamento di punti che armonizzano lo Shen permette di armonizzare le funzioni che permettono “ l'integrazione intelligente” tra la biologia e lo sviluppo umano e caratterizza il lavoro sulle emozioni e il loro eventuale squilibrio.
Foto. L’origine comune del Chong Mai, Ren Mai e Du Mai
I meridiani curiosi
Trattando gli 8 meridiani curiosi straordinari di 1° generazione (Chong Mai, Dai Mai, Du Mai, Ren Mai) e quelli di 2° generazione (Yin e Yang Wei) e di 3° generazione (Yin e Qiao Mai), possiamo migliorare il percorso di attuazione delle potenzialità del bambino che abbiamo in esame.
I meridiani curiosi sono in numero di otto; questo numero ha già in sé un significato intrinseco, ovvero rappresenta il segno dell’infinito che unisce e separa allo stesso tempo. Rappresenta il passaggio tra cielo e terra, unisce e separa ciò che sta in alto da ciò che sta in basso. Inoltre il numero otto ricorda la forma dell’ottaedro che in architettura permette il passaggio dal quadrato, cioè la terra, alla cupola, cioè il cielo. Così per la metafora della casa:
- il Chong Mai rappresenta l’architetto che esprime e dà forma ai progetti e ai bisogni dell’individuo;
- il Ren Mai rappresenta la struttura dei bisogni naturali;
- il Du Mai è la costruzione della casa in continuo divenire;
- i Wei Mai rappresenta la casa che si usura, che invecchia in cicli di 7 anni in 7 anni per le femmine, di 8 anni in 8 anni per i maschi;
- i Qiao Mai come la casa invecchia in base a chi ci abita
- il Dai Mai rappresenta la cantina dove si mettono le cose che non servono, si elimina l’inutile e l’obsoleto.
Inoltre i meridiani straordinari sono portatori di energia ancestrale e trasmettono la vita attraverso i caratteri ereditari e trasportano questa energia ai visceri curiosi: cervello, midollo, ossa, organi genitali, vasi sanguigni e vescica biliare, regolando quindi la costruzione dell’individuo nel cielo anteriore e la sua futura vita nel cielo posteriore, nel tentativo di esaudire al meglio il loro mandato. Questi otto meridiani svolgono varie funzioni: di difesa, di regolazione, di creazione.
Dovendo interagire a livello costituzionale, nel trattamento prenderò in considerazione solo la 3° funzione.
I meridiani di 1° generazione sono prevalentemente responsabili del passaggio dal cielo anteriore a quello posteriore, caratterizzando la prima parte dello sviluppo del feto e sono in relazione con l’ereditarietà, con la Yuan Qi ed originano dai reni.
Nei meridiani di 2° generazione troviamo gli Wei, responsabili della nostra evoluzione nel tempo; nella 3° generazione abbiamo i Qiao che rappresentano il compimento del progetto dell’uomo e sono in relazione con i piedi. I meridiani della 2° e 3° generazione hanno a che far con il dialogo tra il cielo e la terra che si instaura nel momento in cui la vita appare; gli Wei si allacciano al cielo mentre i Qiao si relazionano alla terra. Durante il trattamento della funzione straordinaria si segue il tragitto del meridiano curioso preso in considerazione e si trattano i punti che saranno prevalentemente in vuoto; il trattamento manuale sarà sempre in tonificazione, profondo, preciso, lento, rilassato con un ritmo respiratorio che sarà quello della respirazione del ricevente. Uno dei primi meridiani da trattare sarà il Chong Mai, vaso dell’assalto e mare del sangue, che come si è detto rappresenta l’architetto ed è il meridiano che compare per primo. Nasce dal Ming Men, ha un tragitto esteso a tutto il corpo, attraversa reni e genitali, affiora a CV-1, da qui si divide in 2 rami: posteriore e anteriore. Il ramo posteriore va da C-V1 a C-V2, attraversa il Dai Mai, emerge in VG-4 e risale la colonna fino a BL-17. Il ramo anteriore emerge da CV-1, passa dai genitali e riaffiora in CV-2 e poi in KI-11. Da qui si divide in 2 rami, uno ascendente, l’altro discendente. Il ramo ascendente, seguendo il decorso del canale principale del rene, arriva fino a KI-27, attraversando la zona sternale dove incontra i punti di comando anteriori che sono il KI-14 collegato al rene, KI-17 collegato alla milza, KI-21 collegato al fegato, KI-22 collegato al polmone e KI-23 collegato al cuore. Continua passando per VC-22 e 23, prosegue sulle labbra, raggiunge il faringe e le fosse nasali posteriori e termina su BL-1. Il ramo discendente da KI-I11 a ST-30 si dirige verso il basso sulla faccia interna della coscia; nel cavo popliteo fino al malleolo interno. Da qui si divide in 2 branche: quella inferiore seguendo il meridiano principale del rene arriva alla pianta del piede; quella superiore segue la faccia dorsale del piede passando da ST-42 (il polso del Chong Mai) e termina nello spazio tre il 1° e 2° dito.
Il buon funzionamento di questo primo meridiano sarà fondamentale affinché abbia luogo nel migliore dei modi l’attuazione delle potenzialità dell’individuo. Tra i punti che si trovano lungo il suo tragitto particolare importanza assumono CV-4 e ST-30, V-61 che governa le trasformazioni, R-9 che governa le mutazioni, VB-29 che governa l’adolescenza.
L’altro meridiano curioso da trattare sarà il Du Mai o vaso governatore. E’ il mare dei meridiani Yang; favorisce lo sviluppo delle potenzialità, l’evoluzione dell’uomo sulla terra. Esso rappresenta la scala della vita che noi saliamo per ricongiungerci al cielo. Anch’esso origina dal Ming Men, si porta a VC-1, emerge da VG-1, vera origine; segue il rachide, raggiunge la settima vertebra cervicale dove trova il VG-14, primo punto che interagisce direttamente con il cervello. Arriva al cranio a livello del VG-16 e si divide in 3 rami: un ramo penetra nel cervello, uno va alla spalla, l’altro prosegue sulla testa seguendo la sutura sagittale e la linea mediana del cranio fino al punto VG-24 dove si divide di nuovo in 2 rami: uno va da BL-1 e successivamente al cervello, l’altro prosegue e termina nella gengiva superiore tra i 2 denti incisivi. Trattando il vaso governatore miglioreremo soprattutto la capacità di farsi carico della propria vita su un piano progettuale, la capacità di dire di no, di avere un’identità fisica e psichica. I punti da massaggiare su questo meridiano saranno molteplici a partire da VG-1 a tutti gli altri che dal VG-16 fino al VG-28 presenteranno segni di sofferenza in quanto sono punti che hanno direttamente a che fare con l’attività del cervello.
I meridiani curiosi di 2° e 3° generazione Notevole importanza assume anche il trattamento dei meridiani curiosi di 2° e 3° generazione. I Wei Mai rappresentano i vasi di collegamento, gli Yang Wei connettono tra loro le parti più superficiali, le zone Yang e i canali di V, VB, TR, IT, ST e Du Mai. Gli Yin Wei connettono le parti interne e le zone Yin e i canali di R, M, F e Ren Mai. Durante il trattamento devono essere massaggiati assieme perché sono dei modulatori
che assicurano l’equilibrio tra produzione e distribuzione dell’energia tra le regioni interne ed esterne del corpo; non è possibile disperdere l’uno senza tonificare l’altro oppure tonificarne uno senza impoverire l’altro. Gli Wei sono importanti perché oltre a collegare le parti del corpo connettono anche le fasi della vita dell’uomo e garantiscono l’armonioso fluire delle varie fasi, l’una nell’altra e quindi utili nell’età di passaggio. Nel trattamento degli adolescenti dislessici sarà utile massaggiare in particolare il meridiano Yang Wei perché interviene nei processi di creazione di tipo Yang immateriali, intellettuali e spirituali e perché questo meridiano nel suo tragitto incontra il punto VB29, barriera dell’adolescenza, che segna il passaggio all’età adulta. Esso ricalca in gran parte il percorso del meridiano della vescica biliare. Partendo dalla caviglia risale lungo tutta la faccia laterale delle gambe, delle cosce e laterale del corpo e della testa. I punti più significativi da trattare saranno BL-61, porta dei talloni che comanda la crescita; GB-29 porta delle anche che comanda il passaggio dall’infanzia all’adolescenza; SI-10 porta delle spalle che segna il passaggio dall’età adulta alla piena maturità; VC-23 porta delle tonsille che regola i passaggi alla testa, luogo dove tutto si ricapitola; VG-15 porta del mutismo.
Foto. Il percorso del meridiano curioso
Yang Wei Mai
Le potenzialità
Si ricorderà che l’individuo nasce nel movimento Legno: nella prima parte del movimento, ovvero i primi 7/8 anni di vita, l’individuo è caratterizzato dal fegato. Nella seconda parte, dai 7/8 anni fino all’adolescenza, è connotato dalla vescica biliare, fase Yin Yang caratteristica dell’adolescenza, periodo di riferimento del soggetto in esame. La vescica biliare è anche un viscere curioso e svolge un ruolo importante nell’attualizzare le potenzialità, portando l’innato nel cielo posteriore. Quando la vescica biliare funziona correttamente , essa indica la giusta direzione da prendere ed il momento opportuno in cui prendere tale direzione,oltre ad interagire con il cuore , tramite il rapporto mezzogiorno mezzanotte.
Il trattamento del meridiano della VB aiuterà ad operare scelte consapevoli sul cammino della crescita personale e può aiutare a mantenere una buona vista e a mitigare gli effetti della iperstimolazione visiva cui spesso i bambini e gli adolescenti sono sottoposti; vista la loro frequente permanenza davanti agli schermi di computer, tablet, telefono e TV. Infine saranno da massaggiare i Qiao Mai che già nel nome indicano il loro importante significato, ovvero “alzarsi in piedi per vedere meglio, prendere appoggio sulla terra con i talloni e alzarsi sugli avampiedi per guardare un po' più in là oltre l’orizzonte”. Il percorso dello Yin Qiao inizia da KI-6; passando per le regioni mediali del corpo arriva all’angolo mediale dell’occhio. Lo Yang Qiao inizia da BL-62 risale lungo la parte esterna del corpo e termina nell’angolo esterno dell’occhio. Gli Yin Qiao rappresentano la consapevolezza del sé e di come ci vediamo, il guardarsi dentro. Gli Yang Qiao rappresentano il modo di vedere gli altri, come il mondo vorremmo che ci vedesse e come vorremmo che fosse il mondo. Il loro trattamento è molto utile per migliorare le funzioni visive. Nella funzione straordinaria intervengono nel movimento temporale delle energie che influenzeranno i ritmi fisiologici fasici, accellerandoli o rallentandoli. La loro disarmonia porta a turbe di tali ritmi. In particolare gli Yin Qiao rallentano o
accellerano i processi di creazione; gli Yin Qiao sono utilissimi quando si vogliono stimolare le attività creatrici Yang della terra come nell’accellerare delle attività dei tempi Yang del radicamento della vita e nell’unione dello Yin e dello Yang. I punti interessanti da trattare di questi meridiani sono per lo Yin Qiao KI-2, KI-6, VC-2, VC-3 ST-12, VC-23, V-1. Per lo Yang Qiao andremo a trattare BL-62, BL-61, BL-59, GB-29, SI-10, LI-15, LI-16, ST-4, ST-3, ST-1, BL-1, GB-20 e VG-16. La MTC è una medicina energetica e non distingue la materia dallo spirito ma tiene conto dell’energia che può essere più o meno densificata e sottile. Affinché lo Shen individuale, ovvero tutte le funzioni mentali dell’individuo si attuino correttamente, sarà necessario che anche la struttura, cioè il cervello in cinese nao , possa esprimersi biologicamente al massimo delle sue potenzialità.
Possibili interessamenti di organi
Considerato il caso specifico di questo disturbo si dovranno trattare con particolare attenzione gli organi cuore, fegato, milza e rene, in considerazione dell’influenza che questi esercitano su determinate funzioni coinvolte nella dislessia. Il cuore, elemento fuoco, si manifesta nella lingua attraverso l’eloquio, ovvero la capacità di espressione con lessico adeguato; il fegato, elemento legno, controlla la vista, è legato all’intuizione e alla creatività, oltre che alla distribuzione del sangue, essendo collegato a tutti i meridiani tendino muscolari, e quindi alla postura. La milza, che assieme al suo viscere stomaco forma il movimento Terra, fornisce il Qi post natale proveniente dagli alimenti a tutti gli Zang- Fu e controlla la memoria a lungo termine. La milza è chiamata “la radice del Qi del CIELO POSTERIORE” e produce anche il sangue, oltre ad essere la sede dello Yi, ovvero dell’intelletto è “la signora dell’adattamento ai vari ambienti”, regola e governa l’aspetto sociale dell’uomo nel suo mondo relazionale. I reni sono importanti per la memoria a breve termine, oltre a fornire l’energia necessaria a supportare la buona riuscita del trattamento terapeutico.
Inoltre è da trattare il viscere curioso Mare dei Midolli, ovvero il cervello, che conserva i midolli. La testa rappresenta infatti, secondo Su Wen, il palazzo dell’intelligenza e il cervello controlla la chiarezza mentale. Molte delle funzioni che la medicina occidentale attribuisce al cervello in medicina cinese sono attribuite al cuore, in quanto il cuore ospita lo Shen che è responsabile del pensiero, della memoria e delle sensazioni. Ciò nonostante altri autori cinesi hanno sostenuto che queste funzioni sono tipiche del cervello per esempio Li Shi Zhen scrisse “il cervello è il palazzo dello Shen originale” e Wang Qing Ren disse esplicitamente “l’intelligenza e la memoria non risiedono nel cuore bensì nel cervello”.
Foto. I tre cervelli inferiore, medio e superiore
Il cervello controlla l’intelligenza, la memoria, il pensiero e la coscienza. Questo non è in contraddizione con l’ipotesi che il cuore controlli le medesime funzioni, significa semplicemente che c’è una sovrapposizione delle funzioni del cuore e del cervello in relazione a quelle sopra citate. Nella pratica, ciò significa che per stimolare queste attività si possono utilizzare sia i punti del canale dello Shao Yin sia del canale del Du Mai che della GB e della BL, localizzati sulla testa in quanto questi punti hanno un’azione diretta sul cervello. Sono inoltre importanti da trattare le zone craniche che hanno una corrispondenza con i 3 cervelli inferiore, medio, superiore e i punti associati locali e periferici.
Il Cervello inferiore è costituito dal tronco encefalico, dal cervelletto e dal diencefalo ed è deputato al controllo della sopravvivenza. Il cervello medio è composto dalla corteccia motoria e sensitiva e controlla la capacità di relazione e interazione con il mondo esterno. Infine il cervello superiore si compone dell’area dei lobi frontali e parafrontali e delle zone dove si trovano i neuroni a specchio; controlla le capacità più fini e decisionali, come la discriminazione e l’ interpretazione.
Tra i punti da trattare sul cranio andremo a verificare quelli più interessanti e che corrispondono all’area cerebrale da trattare che si trovano prevalentemente sul tragitto dei meridiani curiosi Du, Wei e Qiao Mai e su quelli della vescica e vescica biliare. Andranno trattati se si mostreranno particolarmente sensibili alla palpazione. Tra questi punti cranici non potremmo tralasciare VG-20, punto bai hui o dei cento incontri così come il VB-19, nao gong o cavità del cervello e il VG-17 nao hu o porta del cervello ed infine sarà molto utile massaggiare il lobo dell’orecchio. In periferia sono da prendere in considerazione tutti i punti che presentano una disarmonia e che hanno a che fare con la funzione straordinaria dei meridiani curiosi, in particolare il VG-1, il ST-30, VC-4 e il punto 78 punto nuovo-extra nao qing che purifica il cervello, il BL-58 fei yang, il ST-40, HT-5 il Luo del cuore che porta il sangue al cervello.
In MTC la funzione del midollo, matrice comune del midollo osseo, spinale e del cervello, è prodotta a partire dal Jing dei reni. Quindi, se i reni sono in deficit, si avrà un rallentamento anche delle attività cerebrali. Il collegamento reni - cuore, livello Shao Yin, ci riconduce alle attività cerebrali. Se il livello Shao Yin è in deficit anche tutte le funzioni attribuite al cervello saranno rallentate, creando nel caso al bambino dislessico non poche difficoltà nelle attività scolastiche. Se il Jing dei reni e il Xue del cuore sono in deficit il cervello diventa pigro, la memoria sarà modesta, la vitalità scarsa; la vista e l’udito potrebbero perdere di efficacia. Il Jing dei reni viene distribuito a tutto il corpo e in particolare dai meridiani curiosi ed in particolare dal Du Mai. Pertanto, tonificando l’asse rene – cuore si ottengono benefici significativi poiché il cuore assolve al mandato di ciò che si deve fare nella vita e il rene assolve a quello di dare la forza per realizzare questo mandato.
La valutazione
Sarà fondamentale osservare e prendere appunti su come il soggetto si atteggia, come si muove (meridiani tendino muscolari, energia wei), qual è la sua postura, come si esprime (cuore-lingua), qual è il tono della voce (polmone), capire il tipo di linguaggio che usa. La postura infatti ci può essere d’aiuto per comprendere il disagio vissuto dall’individuo. Quindi i meridiani tendino muscolari ci danno informazioni anche sulle turbe emozionali di cui non si ha coscienza, sul tono muscolare e su contratture che a volte assumono l’aspetto di una “corazza”. L’atteggiamento posturale del soggetto riflette tre modalità diverse di muoversi nel mondo: il Tai Yang, lo Yang Ming e lo Shao Yang. L’atteggiamento Tai Yang mostra la tendenza a proiettarsi in avanti con contratture nei muscoli paravertebrali e con il tipico atteggiamento dei piedi rivolti verso l’esterno durante il passo e in decubito supino, consumando le scarpe sull’esterno. L’atteggiamento Yang Ming presenta la tendenza a bloccarsi con tensione sui muscoli addominali e toracici con uno stile di vita esitante e i
piedi che tendono ad andare verso l’interno, consumando le scarpe sull’interno. Infine lo Shao Yang è l’atteggiamento della scelta con tensioni sui muscoli laterali del corpo con movimenti a scatti, posizionando un piede dritto e l’altro in fuori. E’ importante osservare la sua costituzione fisica - sintesi dei 5 elementi fusi con quelli dei meridiani curiosi - e il volto con lo sguardo per valutare lo Shen in generale. Si dovrà valutare se esiste una disarmonia alla base di qualsiasi manifestazione patologica, considerando l’intero quadro. Ogni segno e sintomo ha un significato posto in relazione con tutti gli altri; lo stesso sintomo può avere significati diversi, il tuinaista non valuta infatti la malattia ma la sindrome. Sebbene la difficoltà di leggere, comprendere e pronunciare le parole scritte è il deficit comune ad ogni dislessico, ogni soggetto sarà sottoposto ad un trattamento individualizzato e adattato ad ogni singola seduta. Occorrerà creare una scheda personale dove inserire la raccolta dati usando I seguenti parametri:
1. i 4 metodi diagnostici (osservare, domandare, toccare e odorare)
2. interpretare tramite le 8 regole diagnostiche (interno/esterno, freddo/caldo, vuoto/pieno, Yin/Yang)
3. ricercare gli squilibri di QI, XUE, JINYE
4. ricercare gli squilibri degli Zang Fu e dei rispettivi meridiani principali e secondari dove sono da inserire le sindromi dei 6 livelli energetici e dei 4 strati dell’energia e dei 3 riscaldatori (superiore, medio e inferiore).
La sintesi di questi dati forniranno il quadro per definire una o più sindromi che si manifestano insieme alla dislessia. A questi dati si aggiunge la valutazione dei polsi radiali e l’osservazione della lingua, della postura e della costituzione.