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PRINT LOVERS
88/2021 printlovers.net
P R I N T B U Y E R | S T R AT E G I E E T E C N I C H E D E L L A C O M U N I C A Z I O N E S TA M PATA
S T R A T E G O G R O U P | Via Cassanese, 224 | 20054 Segrate (Milano) | ITALIA | € 14,00
art direction: ad-vision.it
Ti portiamo là dove nessuna etichetta è mai arrivata.
Sirio Stucco Calce
La carta Fedrigoni per progetti d’autore protagonista della copertina di PRINTlovers 88
Esploriamo i confini delle tecniche, dei colori e dei materiali di stampa, alla ricerca della confezione perfetta per il tesoro più prezioso: il tuo prodotto. ETICHETTE IN BOBINA · PACKAGIN G DI LUSSO
grafical.it
Raffinata, sostenibile, perfetta per dare forma e materia ai progetti più ricercati. È la carta scelta per la copertina di questo numero di PRINTlovers, la Sirio Stucco Calce nella grammatura di 320 g/m2. Sirio Stucco Calce è un grande classico, sempre attuale, del catalogo Fedrigoni: una gamma di carte e cartoncini naturali, con superficie liscia, di pura cellulosa ECF – Elemental chlorine free – e certificata FSC®, completamente biodegradabile e riciclabile. Lo speciale trattamento “Stucco”, presente su entrambi i lati, consente di ottenere una stampa
particolarmente nitida e brillante. Elegante e ricercata, caratterizzata da un colore caldo e dalla tattilità inconfondibile, molto pregiata e dall’ottima resa di stampa, Sirio Stucco Calce si presta alla realizzazione di qualsiasi stampato editoriale, cartotecnico e commerciale. È particolarmente apprezzata per produzioni editoriali di prestigio, brochure e stampati commerciali in cui si vogliano sfruttare le caratteristiche di un supporto performante e dalle sensazioni tattili raffinate, con i pregi e la resa di stampa dei supporti patinati; in questo caso si presta
perfettamente sia alla stampa in quadricromia con resa fotografica, sia al trattamento di nobilitazione con stampa a caldo del logo PRINTlovers. Sirio Stucco Calce è infatti adatta alle principali tecniche di stampa e nobilitazione: offset, blind embossing, stampa a caldo, termografia, serigrafia e stampa tipografica, ed è disponibile nelle grammature 130, 190, 250 e 320 g/m2.
Etichetta Spazio di Paolo Carta Etichetta Fedrigoni Picasso X-Dry WS Barrier FSC™ | AP1300 | WG74 Fedrigoni Cotone Bianco Ultra WSB80 | SH9020 | CB80 Carta Supporto Fedrigoni Savile Raw Plain Camel 300 g/m2 Hot foil LUXOR® Lumafin Brown LUXOR® Lumafin Clear LUXOR® 232
STAMPA E NOBILITAZIONE
onicedesign.it
See. Touch. Feel.
La nuova veste del Luz Gin è un trionfo di materiali e tecniche di stampa. Colori a caldo Luxoro: Amorphous Blue, Blue Element Clichè per la stampa h+m Italia: Multilivello microinciso, Debossing a secco Carte Manter by Fedrigoni Self–Adhesives: Moonlight, Cotone bianco Art Direction: O,nice! Design Studio
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F A S H I O N E D
C’È
una scena di Mad Men in cui Don Draper, il direttore creativo della fittizia agenzia pubblicitaria Sterling Cooper di Madison Avenue, si trova a vagare per una festa privata alla disperata ricerca di un cocktail. Si avvicina al bar e trova, dietro il bancone, un uomo in tuxedo bianco che sulle prime scambia per un barman, ma che si autodenuncia subito come invitato annoiato e finito lì con le sue stesse intenzioni. Draper scavalca il bancone, sceglie due tumbler, acchiappa il ghiaccio a mani nude e mette insieme due Old Fashioned arrangiandosi con quello che trova: non c’è il Bourbon, si fa andare bene il Rye. Dopo una chiacchierata sibillina, la scena si conclude con un “Hell of a cocktail!” pronunciato dall’avventore misterioso che, solo più avanti nella serie, si rivelerà essere Conrad Hilton — siamo negli anni ’60 — in cerca di una campagna pubblicitaria per la sua catena di alberghi nel mondo. Perché racconto questa storia? Perché “vagare alla ricerca di un cocktail” e finire col farselo da sé è diventata una nuova abitudine. All’inizio della pandemia pensavamo che saremmo diventati tutti esperti di lievitazione naturale, e invece ci siamo scoperti mixologist o aspiranti tali. Secondo i dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità, il consumo domestico di alcool in Italia ha avuto un’impennata stimata tra il 180 e il 250% nell’ultimo anno: con ristoranti e locali chiusi per mesi e il decollo degli aperitivi digitali la ragione è presto detta, ma si tratta anche di una risposta psicologica alla tensione e alle angosce create dalla pandemia, con evidenti conseguenze in termini di salute pubblica. Senza sminuire quello che si spera sia un problema di breve termine, in fatto di abitudini, gusti e tendenze però si può rilevare qualcosa di interessante: se già era abbastanza diffusa la presenza in casa di rastrelliere e cantinette per il vino, ora è tornato di moda il carrellino dei superalcolici — quello sì, veramente old fashioned — diventato oggetto del desiderio di generazioni che prima d’ora l’avevano visto, e spesso snobbato, solo a casa dei nonni. Il carrellino così sdoganato torna a mettere al centro dell’attenzione il design ricercato di etichette e bottiglie degli spiriti da bere lisci o nei cocktail, dalle volute liberty e nobilitate dei vermouth classici alle sculture di vetro dei gin più artigianali, e tutto chiama un apparato collaterale, dal portaghiaccio alla scelta dei bicchieri giusti. Il packaging così in bella mostra si fa di nuovo elemento d’arredo, trofeo da collezione soprattutto se di nicchia, affermazione del buon gusto da connoisseur e protagonista di angoli domestici squisitamente instagrammabili.
L ' E D I T O R I A L E
di M I C H E L A
P I B I R I
Prosecco “Biodiversity Friend”
Arte, agricoltura, biodiversità. A Villa Sandi si fanno vino, cosmetici e ospitalità di charme nel rispetto di una tradizione che mette al centro il rispetto dell’ambiente, e il packaging non fa eccezione.
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di
MICHELA PIBIRI
Gin, l’alternativo d i M A R I L D E M O T TA
L’ottima annata del vino online d i R O B E R TA R A G O N A
Machine learning d i LO R E N Z O C A P I TA N I
Abbiamo chiesto a tre label designer – Andrea Castelletti, Cristina Ciamporcero e Valentina Cresti – in che direzione va oggi la comunicazione del vino e quale filosofia sottende la creazione di un’etichetta.
Dopo otto secoli di storia il gin torna protagonista tra gli spirits grazie all’energia creativa di distillatori e barman, packaging designer e art director. Ve ne parliamo attraverso un viaggio nelle distillerie italiane.
Forti di un anno segnato dal boom del commercio online, le piattaforme di wine delivery si organizzano per consolidare il loro successo e rendere l’esperienza del consumo sempre più ibrida e coinvolgente.
Un’immagine vale più di mille parole. E l’intelligenza artificiale lo sa: in questo articolo vi parliamo di come funziona il machine learning e di quali sono le sue applicazioni più promettenti.
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di ACHILLE PEREGO
Etichette, interpreti del vino
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La ceramica, tra design e tecnologia
Interior decoration ma non solo: vi parliamo delle ultime tendenze di design e delle nuove applicazioni della ceramica, con un approfondimento sulla stampabilità dagli antichi splendori al full digital.
d i C AT E R I N A P U C C I e E L E N A PA N C I E R A
L’arte di stampare in verticale
Nel mondo dell’interior decoration e degli allestimenti retail si fa strada l’idea di stampare direttamente su pareti, vetrate e lavagne grazie a tecnologie che lavorano in verticale, rapidamente e a prova di errore.
d i C AT E R I N A P U C C I
Il presente infinito di Enrico Fedrigoli
Il fotografo Enrico Fedrigoli utilizza il banco ottico per fotografare in teatro. Più che uno strumento, è un’estensione del pensiero che richiede una grande capacità di progettazione dell’immagine.
di SIMONE AZZONI
EDITORIALE Old Fashioned, di Michela Pibiri
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COM'È FATTO PRINT I materiali e le tecniche
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NO WORDS Wordaholic, di Lorenza Pellegri
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BRAND REVOLUTION LAB Qualcosa di personale
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INSIDE Balbiano, allure vintage e tecnologia digitale
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GRANDANGOLO Manifattura del Seveso veste Capofaro
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CONCORSI È tempo di Creative Hero
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ENGLISH VERSION
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ABBIAMO PARLATO DI Persone e aziende citate in questo numero
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CREATIVE FRAME Album di Famiglia, di Mario di Paolo
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GRANDANGOLO Faenza Group e il buon bere di Lallier
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PERSONALMENTE Per un pugno di token, di Marilde Motta
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GRANDANGOLO Nava Press stampa Book of Daniel
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NEWS
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SPAZIO ROBILANT ASSOCIATI Il digital non è solo digital
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PRINT BUYER NUMERO 88/2021 DIRETTORE RESPONSABILE Enrico Barboglio
ART DIRECTOR Stefano Torregrossa › onicedesign.it
COORDINAMENTO EDITORIALE Michela Pibiri michela.pibiri@strategogroup.net
PRINTLOVERS www.printlovers.net redazione@printlovers.net
HANNO COLLABORATO Simone Azzoni, Lorenzo Capitani, Marilde Motta, Elena Panciera, Lorenza Pellegri, Achille Perego, Caterina Pucci, Roberta Ragona
STRATEGO GROUP srl Via Cassanese 224, 20054 Segrate (MI) amministrazione@strategogroup.net
TRADUZIONI Marta Sanders – The Language Switch
PUBBLICITÀ Deborah Ferrari | t. 389 9004599 › deborah.ferrari@strategogroup.net Segreteria pubblicità › brando.zuliani@strategogroup.net
REA MILANO 1190227 Autorizzazione Tribunale Milano n. 706 | 11/10/2004 STAMPA FAENZA GROUP SPA – Faenza (RA) ABBONAMENTI T. 02 49534500 | F. 02 26951006 abbonamenti@strategogroup.net — Annuale 60 euro – Bonifico bancario a STRATEGO GROUP srl IBAN: IT70 C034 4020 6000 0000 0264 200
Gli articoli firmati impegnano esclusivamente gli Autori. Dati e caratteristiche tecniche sono generalmente forniti dalle Case costruttrici, non sono comunque tassativi e possono essere soggetti a rettifiche in qualunque momento. Tutti i diritti sono riservati. Notizie e articoli possono essere riprodotti solo a seguito di autorizzazione dell’editore e comunque sempre citando la fonte. Testi e fotografie, qualora non espressamente richiesto all’atto dell’invio, non vengono restituiti. Desideriamo informarLa che il D.Lgs. 196/03 (Testo Unico Privacy) prevede la tutela di ogni dato personale e sensibile. Il trattamento dei Suoi dati sarà improntato ai principi di correttezza, liceità e trasparenza e della Sua riservatezza. Ai sensi dell’art. 13 del Testo Unico, Le forniamo quindi le seguenti informazioni: il trattamento che intendiamo effettuare verrà svolto per fini contrattuali, gestionali, statistici, commerciali, di marketing; il trattamento, che comprende le operazioni di raccolta, consultazione, elaborazione, raffronto, interconnessione, comunicazione e/o diffusione si compirà nel modo seguente: archiviazione su supporto cartaceo e archiviazione informatizzata su personal computer. Il titolare dei dati è: Stratego Group srl nella persona del Rappresentante Legale. Il responsabile del trattamento dei dati è: Enrico Barboglio [enrico.barboglio@strategogroup.net, via Cassanese 224, Segrate MI, T. 02.49534500]. Al titolare del trattamento Lei potrà rivolgersi per far valere i Suoi diritti così come previsti dall’art. 7 del D.Lgs. 196/03.
Com'è fatto Print LUXOR® 232 (COPERTINA, CONTROCOVER, ETICHETTA)
La scritta Lovers è una stampa a caldo con LUXOR® 232, un intramontabile oro che richiama anche alcuni dettagli della controcover.
ENGLISH VERSION C pg. 82
Grafical ha realizzato sia l’etichetta, sia la controcover su cui è stata applicata. Il protagonista del design di questa controcover, stampata in CMYK e nobilitata, è indubbiamente l’effetto LUMAFIN® qui in due versioni. La macchina fotografica è il risultato di una stampa a caldo con LUMAFIN® Brown, un effetto lucido dall’aria vintage, mentre le piante sul fondo sono state stampate a caldo con LUMAFIN® Clear, qui è evidente la principale caratteristica del LUMAFIN®, ovvero il suo carattere traslucido che crea brillantezza e lascia intravedere il design sottostante. Le scritte in corsivo riprendono l’oro LUXOR® 232 della cover. La stampa del sigillo è invece un bassorilievo a secco ottenuto con i cliché hinderer + mühlich, una stampa precisa e definita che crea un effetto tattile sulla carta.
LA CARTA DELLA CONTROCOVER SAVILE ROW PLAIN CAMEL DA 200 G/M²
Savile Row è una gamma di carte e cartoncini naturali a effetto tessuto, omaggio alla famosa strada londinese dove sono nate le firme delle migliori sartorie mondiali. Sono composte da un 60% di pura cellulosa E.C.F. (Elemental Chlorine Free), un 20% da fibre di cotone e un 20% di fibre tessili e certificate FSC®. Savile Row si articola in tre versioni prodotte attraverso soluzioni tecnologicamente all’avanguardia, tra cui la versione Plain usata per la controcopertina di questo numero, caratterizzata da una superficie leggermente ruvida e disponibile in sei colori, incluso il raffinato Camel. Abbinando l’eleganza alle caratteristiche tecnico-funzionali, risultano idonee per la realizzazione di stampati editoriali, commerciali e cartotecnici di pregio con i principali sistemi di stampa (offset, rilievo a secco, stampa a caldo, tipografia, termografia e serigrafia). Con Savile Row si ottengono ottimi risultati anche nelle principali lavorazioni di confezione (taglio, fustellatura, cordonatura, piega e incollatura), grazie anche a recenti innovazioni che hanno reso il prodotto più elastico, consentendo piegature più facili e precise. Savile Row è particolarmente apprezzate nel settore moda. CLICHÉ E COLORE A CALDO LA CARTA DELLA COVER Sirio Stucco Calce 320 g/m² → vedi III di copertina
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Luxoro è partner esclusivo in Italia del Gruppo KURZ, player mondiale e punto di riferimento internazionale nella produzione di attrezzature e tecnologie per la stampa a caldo e la stampa a freddo. L’offerta di Luxoro rappresenta il modo migliore per rendere unica e prestigiosa l’immagine di un brand in qualsiasi settore, che si tratti di packaging, etichette, editoria, sicurezza, cosmetica, automotive, elettrodomestici o moda, le proposte dedicate alla nobilitazione sono la migliore soluzione per rendere prestigioso e brillante ogni prodotto e packaging. Le tecnologie e i materiali decorativi che Luxoro propone sono tra i migliori al mondo e la competenza nell’offrire consulenza e servizio è un punto fermo della filosofia aziendale. Luxoro è fornitore di materiali di decorazione, ma è anche partner in grado di sviluppare con designer e creativi le migliori applicazioni per dare vita alle loro idee. Grazie a rigorose politiche aziendali volte alla sostenibilità ambientale, Luxoro è da tempo una realtà a energia 100% rinnovabile e totalmente a impatto zero. www.luxoro.it
L’etichetta è opera del designer Mario Di Paolo di Spazio Di Paolo, che racconta il suo progetto a pagina 11
PICASSO X-DRY FSC™ BARRIER AP1300 WG74
Picasso X-Dry è una carta naturale di pura cellulosa vergine certificata FSC™. La nuance bianca naturale e la texture marcata a feltro nobilitano qualsiasi etichetta rendendola elegante e raffinata. Picasso è proposta con tecnologia waterproof X-Dry™, appositamente studiata dai mastri cartai Fedrigoni per preservare l’iniziale opacità dell’etichetta anche in caso di immersione nel secchiello del ghiaccio. La tecnologia Barrier previene la deformazione dell’etichetta e la formazione di grinze e bolle in caso di sbalzi termici. Abbinata all’adesivo acrilico UV permanente AP1300, Picasso X-Dry FSC™ Barrier è la soluzione ideale per tutti i prodotti premium che richiedono un’etichetta altamente performante.
COTONE BIANCO ULTRA WS™ SH-9020 CB80
Grafical ha realizzato l’etichetta con una stampa 4 colori su entrambi i supporti e vernice spessorata. Le due carte sono state accoppiate e infine è stata impressa la lamina a caldo in forma di sigillo.
La preziosa texture marcata a feltro e la delicata nuance bianco naturale di Cotone Bianco ne fanno una delle carte autoadesive preferite dai label designer di tutto il mondo. L’elevato spessore la rende perfetta per la stampa di finiture in embossing e debossing. È anche amica dell’ambiente perché non contiene fibre provenienti da alberi e viene prodotta nello storico stabilimento Fedrigoni di Fabriano con pura fibra di cotone, pianta che si rinnova annualmente. Uno speciale inibitore della muffa la rende particolarmente adatta per l’etichettatura di vini e liquori di qualità destinati all’invecchiamento in cantina. La tecnologia ULTRA WS™ previene la formazione di grinze e bolle e la deformazione dell’etichetta in caso di sbalzi termici e contatto con acqua o ghiaccio. Inoltre, migliora l’adesione dell’etichetta sul vetro senza causare problemi di edge-lifting.
STAMPA E NOBILITAZIONE
CARTE ETICHETTA, COVER E CONTROCOVER
Grafical nasce nel 1982 nel cuore della Valpolicella, dove opera da oltre 30 anni nel settore grafico, coniugando tradizione e innovazione per creare un prodotto di eccellente qualità. Ad oggi conta 90 collaboratori tra cui 35 nel reparto prestampa e amministrativo e gli altri 55 nella sala stampa. L’azienda si è specializzata, grazie alle tecnologie offset, serigrafica e digitale in rotolo, nella stampa di etichette autoadesive per il settore vitivinicolo. I macchinari utilizzati sono tutti d’ultima generazione e permettono di lavorare con le tecniche più esclusive e con materiali selezionati. Il successo di Grafical è derivato in buona parte dai punti di forza su cui fa leva da sempre: ottima qualità dei prodotti e brevi tempi di creazione ed evasione degli ordini. L’azienda è inoltre certificata FSC® e BRCGS. www.grafical.it
Dal 1888 Fedrigoni significa eccellenza nella produzione di carte speciali. Il Gruppo è tra i maggiori player in Europa nella produzione e vendita di diverse tipologie di carta ad alto valore aggiunto per packaginge grafica, e di prodotti autoadesivi per l’etichettatura. Con circa 4.000 dipendenti tra Italia e sedi estere e 25.000 referenze in catalogo, il Gruppo vende e distribuisce in 130 Paesi nel mondo. A Fedrigoni fanno capo nella divisione paper Cordenons e lo storico marchio Fabriano, con oltre 750 anni di storia, e, nella divisione Self-Adhesives, Arconvert e Ritrama, che hanno portato il Gruppo a divenire terzo player globale nel mondo pressure sensitive labels. www.fedrigoni.com 009
Tra le novità di quest’anno c’è che PRINT offrirà sempre più contenuti di quelli stampati sulla carta. Gli articoli ‘aumentati’ sono contrassegnati nelle singole pagine con il simbolo della app ‘Stampare Aumentato’ che si può scaricare gratuitamente dagli store per sistemi operativi iOS e Android. L’app potrà essere utilizzata anche per le altre testate firmate Stratego Group. Funziona anche con la rivista sfogliabile online su stampamedia.net.
Scarica l'app. Stampare Aumentato è disponibile sia su App Store che su Google Play. Scaricala gratuitamente e aprila, anche partendo da questo QR Code.
Inquadra la pagina. Inquadra la pagina contrassegnata dall’icona ‘Stampare Aumentato’ con l’app per farle prendere vita: accederai a contenuti multimediali e interattivi.
Per ‘aumentare’ alcune pagine può essere necessaria una connessione dati del cellulare o quella di una rete Wi-Fi. Inoltre bisogna fare in modo che la rivista sia sufficientemente illuminata, così che la app possa riconoscere la pagina in maniera ottimale. Stampare Aumentato è ottimizzata per molti modelli di smartphone ma richiede device con prestazioni relativamente performanti; è dunque possibile che non funzioni perfettamente su tutti gli smartphone.
C O P E R T I N A
Album di Famiglia Spazio Di Paolo per Brand Breeder L’istantanea autentica, scattata dai fotografi del primo Novecento con treppiede, banco ottico in legno, lastre di vetro emulsionate ai sali d’argento e polvere al magnesio per il flash, è l’origine del racconto della nostra vita ripercorso all’interno di un Album di Famiglia. Questo, presente in ogni casa, è il testimone di animate narrazioni di fatti straordinari e di vite vissute a stretto contatto con il ritmo della natura e scandite dal tempo dei raccolti. Album di Famiglia è uno strappo al tempo, un legame indelebile e indissolubile con le nostre origini, ripercorse attraverso il racconto di un gin e di tre vini pugliesi autentici e rigorosamente biologici.
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THE GLOBAL PLATFORM FOR PACKAGING INNOVATIONS AND TRENDS
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di M A R I L D E
M O T T A
Per un pugno di token La tecnologia distributed ledger, blockchain, l’internet of value hanno creato un mercato del tutto intangibile, ma in cui circolano valori monetari, espressi in cripto valute, veramente astronomici. Le applicazioni della tecnologia blockchain non si limitano agli asset finanziari virtuali, ma hanno aperto possibilità di autenticazione, di tracciamento e di sicurezza a un livello mai sperimentato prima in moltissimi settori e stanno diventando gli alleati insostituibili per la gestione di intere filiere: dall’agricoltura e sicurezza del cibo all’estrazione di oro e pietre preziose fino all’impiego in gioielleria, nel packaging tracciando materie prime, produzione e riciclo. I token, che rappresentano “pacchetti di dati” con documenti di autenticazione, all’interno del sistema blockchain sono venuti alla ribalta recentemente attraverso i non-fungible token (N-FT) applicati al settore dell’arte. Da lì, il passaggio a brani musicali e a prodotti di noti brand della moda è stato facile grazie alla graphic art e a tecnologie digitali sempre più evolute. Sono state create collezioni di moda, oggetti indossabili virtualmente o elementi puramente decorativi per la casa, che possono essere acquistati in bitcoin o in valute correnti. Chi non si è ancora mosso è il largo consumo, se non per sporadici utilizzi dei N-FT nel gaming. Peccato, perché con i N-FT si può far sconfinare brand e prodotti (pizza surgelata inclusa) nel collezionismo d’arte, ben oltre quel che Andy Warhol ha fatto con la sua Campbell’s soup. La stampa digitale ha reso possibile imprimere messaggi sulla confezione con milioni di combinazioni. I N-FT sono certificati di proprietà e ognuna di queste combinazioni potrebbe essere venduta. Le soluzioni di motion graphic sono in grado di animare storie che rendono il proprietario e l’oggetto virtuale protagonisti di meravigliose avventure da condividere sulle piattaforme social. Gli studi sull’emotional turn dicono che il mercato è pronto per i non-fungible token.
M A R I L D E M OT TA . Nel 1978 ha scelto le pubbliche relazioni come professione.
Scrive e tiene corsi su alcune aree della comunicazione. Ad Personam® è la sua agenzia.
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Antonio Sant’Elia, progetto per la Nuova stazione di Milano, 1914
N E W S
Per le ultime notizie visita www.printlovers.net
IN MOSTRA
PIANETA CITTÀ. LA COLLEZIONE ROTA A Lucca negli spazi della Fondazione Ragghianti dal 9 luglio al 24 ottobre 2021 è possibile visitare Pianeta Città. Arti, cinema, musica, design nella Collezione Rota, un’esposizione che invita a riflettere sul tema della città e sul mondo in cui vivremo attraverso oltre cinquecento pezzi provenienti dalla collezione personale dell’architetto milanese Italo Rota. In quarant’anni di collezionismo Rota ha raccolto una moltitudine di oggetti che vanno dai libri alle opere d’arte, dai manifesti alle copertine di dischi, dai prodotti di design alle riviste e fumetti, tutto seguendo un itinerario che va dalla nascita della città contemporanea ai primi del Novecento, fino alla nuova idea di città che si sta profilando. www.fondazioneragghianti.it
CONCORSI
I PROGETTI PREMIATI A ONEMOREPACK 2021
Birrificio sul Mare, design Dario Frattaruolo
Si è svolta il 10 giugno la premiazione di OneMorePack, il concorso di packaging design promosso ogni anno da Grafica Metelliana. Tre i podi: uno per i professionisti nelle categorie di packaging, visual e label; uno per gli studenti di grafica e design che si sono sfidati su un brief dato dallo sponsor tecnico Carthusia; infine, quattro menzioni speciali per i professionisti. Il vincitore della categoria Packaging è il progetto “Armatore. I tatuaggi raccontano le storie dei marinai” presentato dall’agenzia Lettera7. Si è aggiudicato il premio della categoria Label il progetto “Birrificio sul Mare” di Dario Frattaruolo. Per la categoria Visual il primo premio è stato assegnato a “365 – Un anno epico”, dell’agenzia onlab.io. Per conoscere gli altri progetti premiati e le menzioni speciali: www.onemorepack.it
I VINCITORI DEI FEDRIGONI TOP AWARD 2021 L’ADI Design Museum di Milano, dove il 2 e 3 luglio si è tenuta la mostra dei 50 migliori lavori, ha ospitato la proclamazione dei vincitori del Fedrigoni Top Award 2021, il contest internazionale che Fedrigoni organizza per dare risalto alle creazioni realizzate in tutto il mondo con i suoi materiali. Per la categoria Publishing si è classificato al primo posto “No One can Fail – Écrire son Nom (Upo 3)” (Le Havre, Francia), per la Corporate Identity “Big Kitchen” (Lisbona, Portogallo), per le Labels “La Lepre e la Luna” (Montecassiano, Italia) e per il Packaging “Armatore, lo Zingaro del Mare” (Salerno, Italia), che ha vinto anche il riconoscimento speciale per le migliori proposte con tecnologia a stampa digitale HP Indigo®, patrocinatore del premio con Fedrigoni. Nell’HP Indigo Selection sono rientrati anche “Tupigrafia Magazine Issue #12” (San Paolo, Brasile) per il Publishing, “Album di Famiglia/Last Colony Gin” (Spoltore, Italia), “Birrificio sul mare” (Camaiore, Italia) e “Quinta dos Montes – Parcela Nº5” (Covas do Douro, Portogallo) per le etichette. www.fedrigonitopaward.com
IN MOSTRA
DANTE. UN’EPOPEA POP La Lepre e la Luna, design Numeroquattro
CONCORSI
Affiche Olivetti, Teodoro Wolf Ferrari, 1912
Dal 4 settembre al 9 gennaio 2022 Ravenna celebra il settecentesimo anniversario della morte di Dante con la mostra al MAR dal titolo “Un’epopea pop”, incentrata sulla fortuna popolare della sua figura. In mostra testimonianze letterarie, grafiche e artistiche, fotografiche e cinematografiche, musicali e commerciali con centinaia di oggetti espositivi, dai manoscritti del Trecento fino agli articoli di merchandising che mostrano come l’icona-Dante sia stata utilizzata come marchio commerciale, in chiave pubblicitaria (come nella celebre affiche della Olivetti realizzata da Teodoro Wolf Ferrari nel 1912) e nelle trame di libri, film, trasmissioni televisive, fumetti e videogiochi. www.mar.ra.it
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Per le ultime notizie visita www.printlovers.net
N E W S
Grigioramato, design Mimicodesign
CONCORSI
VINITALY DESIGN INT’L PACKAGING COMPETITION 2021 Ha segnato la ripartenza degli eventi in presenza la premiazione della Vinitaly Design International Packaging Competition 2021, concorso annuale dedicato al packaging di vini, distillati, liquori, birre e oli extra vergine d’oliva. A vincere il titolo di Etichetta dell’anno 2021 è stato il lavoro di Mimicodesign per Grigioramato della Cantina Cescon di Roncadelle di Ormelle (TV); tra i numerosi studi di design partecipanti, il più premiato di questa edizione è lo studio Spazio Di Paolo di Spoltore (PE), che nelle diverse categorie si è aggiudicato 6 metalli. Tra le etichette d’oro conferite figurano anche il lavoro di O,Nice! Design per Raboso IGT Veneto “Back to basic” della Cantina Pizzolato di Villorba nella categoria 4 – Rossi tranquilli e il lavoro di Basile ADV dal titolo Track 21 realizzato per il Birrificio Ventitré, nella categoria 12 – confezioni di birra. Tutti i vincitori su www.vinitaly.com
EVENTI
AGENDA
BRAND REVOLUTION LAB ‘21
GLI EVENTI DELL’AUTUNNO 2021
Appuntamento il 21 e 22 ottobre agli EastEnd Studios di Milano con l’edizione 2021 di Brand Revolution LAB. Il primo giorno, esclusivamente su invito, sarà un vernissage in cui brand e agenzie mostreranno i progetti realizzati nel corso di sei mesi di laboratorio. Grande novità di quest’anno è la presenza di uno spazio “touch and talk”, un salottino informale in cui stampatori e fornitori potranno incontrare gli invitati e far toccare con mano anche i progetti realizzati fuori dal laboratorio. BRL rafforza così il proprio ruolo di aggregatore della filiera, ponendosi anche come occasione di formazione nel mondo della stampa. Il secondo giorno sarà aperto al pubblico in cerca di ispirazione su come realizzare progetti di comunicazione stampata sorprendenti. I brand coinvolti quest’anno sono: E. Marinella, 3M, Quercetti, Podere l’Agave, Veralab, Oasi Dynamo e Gustosa. Le agenzie sono: The 6th, Lateral, Hello DTV, O,Nice Design, Ideology, Creostudios, The Embassy e DLV BBDO; i partner tecnologici HP, Konica Minolta, Gruppo Cordenons e le aziende di stampa Grafical, PressUP ed Eurolabel. Per entrare a far parte dei team o per partecipare all’evento www.brandrevolutionlab.it
Voglia di fiere? Si prospetta un autunno intenso per gli eventi che finalmente riprendono in presenza anche nel mondo della comunicazione stampata e del design.
5-10 settembre | Supersalone del Mobile, Fieramilano, Rho 4-10 settembre | Fuorisalone, evento diffuso, Milano 5-8 settembre | Homi, Fieramilanocity MiCo, Milano 22-23 settembre | Luxury Packaging, Olympia, Londra 27-29 settembre | Luxepack, Grimaldi Forum, Principato di Monaco 30 settembre – 2 ottobre | Viscom, Fieramilano, Rho 5-7 ottobre | Packaging Première Collection, PAC, Milano 12-15 ottobre | FESPA Global Print Expo, RAI, Amsterdam 17-19 ottobre | Vinitaly Special Edition, Veronafiere, Verona 21-22 ottobre | Brand Revolution LAB, EastEnd Studios, Milano
It’s time for your spirit to find its perfect match We invite your premium liquor brand to pair with one of seven luxurious paperboards contained in our Spirit Compilation to attract at the point of sale, either through high touch, silver shine, perpetual whiteness or impressive 3D embossing. The carefully chosen raw materials are sourced as regionally as possible from sustainably managed forests or contain up to 50% recycled fibres. The collection also includes a plastic-free silver paperboard. Request your complimentary matchmaking Spirit Compilation today. www.kapag.com/en/spiritcompilation
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15.06.21 13:28
I N T E R V I S T A
Il cuore sostenibile del prosecco
Arte, agricoltura, biodiversità. In una terra storicamente generosa, con cinque tenute che si estendono nelle più rinomate aree DOC e DOCG tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, Villa Sandi ha reso la sostenibilità parte della propria tradizione, certificandosi come azienda “Biodiversity friend”. Del suo vino e dei cosmetici prodotti secondo pratiche a ridotto impatto ambientale, cui il packaging non fa eccezione, ci parla Giancarlo Moretti Polegato, presidente di Villa Sandi. di A C H I L L E
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La pandemia ha messo in pausa una delle più importanti rassegne internazionali del settore, il Vinitaly, ma non il successo del vino italiano. A partire dal prosecco, che con 600 milioni di bottiglie vendute nel mondo ha ormai doppiato lo champagne. Protagonista nella produzione di prosecco DOC e DOCG in Veneto e Friuli Venezia Giulia è Giancarlo Moretti Polegato, il fratello del “signor Geox”, Mario. Avvalendosi delle sue qualità di appassionato conoscitore del mondo del vino, Giancarlo continua la tradizione della famiglia Moretti Polegato, da diverse generazioni dedita alla cultura del vino e proprietaria di Villa Sandi, diventata a Crocetta del Montello sede di rappresentanza della cantina omonima e promotrice, su basi moderne e sempre più attente alla sostenibilità, della coltura della vigna da sempre radicata nella zona. Una sostenibilità che si coniuga alla certificazione di Biodiversità (Biodiversity friend) ottenuta già nel 2016 e si esprime, racconta Giancarlo Moretti Polegato, presidente di Villa Sandi, non solo nella coltivazione delle vigne e nella produzione del vino (a partire dal prosecco) ma anche nei materiali utilizzati per la sua commercializzazione, dalle bottiglie fino alle etichette e al packaging secondario, comprese le confezioni regalo e quelle per le ricorrenze. Le Tenute di Villa Sandi si estendono per oltre 160 ettari e spaziano nell’intera area dell’universo prosecco, dalle pianeggianti zone della DOC in Veneto e in Friuli, dalle colline di Asolo alle vigne storiche DOCG di Valdobbiadene
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fino alla CRU del Cartizze. Le vigne accolgono un sempre maggiore numero di turisti e appassionati pronti a tornare nel Trevigiano dopo le fermate imposte dall’emergenza Covid non solo per le cantine ma anche per un soggiorno di charme a Villa Sandi e per vivere l’esperienza del percorso di benessere “palestra in vigna”. Con lo scorso esercizio si è chiuso un triennio particolarmente importante per Villa Sandi per quanto riguarda gli investimenti in innovazione. Nel 2018 è stato portato a termine l’ampliamento dello stabilimento di Crocetta del Montello e la costruzione di una nuova linea 4.0 per l’imbottigliamento, mentre nel 2019 è stata interamente rinnovata la linea preesistente per un investimento complessivo di oltre 10 milioni. «Ogni nostro nuovo investimento sul fronte produttivo – sottolinea il presidente di Villa Sandi – coniuga la costante focalizzazione dell’azienda verso le nuove tecnologie, la salvaguardia della salubrità del prodotto e il miglioramento della qualità di vita negli ambienti di lavoro». Il progetto “Villa Sandi for life” riflette così la sensibilità ecologica del gruppo vitivinicolo trevigiano, dall’utilizzo di fonti di energia pu-
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lita (con la realizzazione tra l’altro di una centrale idroelettrica e di un impianto di pannelli fotovoltaici) alla conduzione delle vigne di proprietà che, come detto, hanno ottenuto la certificazione internazionale “Biodiversity friend” secondo i principi della World Biodiversity Association (WBA). Essere “Biodiversity Friend” significa adottare un sistema virtuoso di agricoltura e garantire la conservazione della fertilità dei suoli, una corretta gestione delle risorse idriche e l’uso di energia rinnovabile, ma anche il controllo delle infestanti e dei parassiti attraverso metodi a basso impatto ambientale, la diffusione di siepi campestri e di specie nettarifere. «L’adesione fin dal 2014 al protocollo per la biodiversità non è un progetto isolato nella storia del nostro gruppo – sottolinea Polegato – ma la naturale evoluzione di una cultura aziendale che da sempre mette in campo politiche per la tutela dell’ambiente. Siamo nati e viviamo in questo territorio, e vogliamo aumentare l’impegno per la salvaguardia dell’agrosistema nelle nostre vigne, per la salubrità dei nostri prodotti e per la bellezza dei nostri paesaggi». Ma questa scelta consapevole come si traduce sul fronte del packaging? «Così come per il vino anche l’aspetto della comunicazione, delle
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bottiglie, del packaging e delle etichette in Villa Sandi è in continua evoluzione e guarda da una parte all’utilizzo di materiali ecocompatibili e riciclabili e dall’altra alla riduzione dei rifiuti». Una riduzione partita con l’alleggerimento del peso delle bottiglie di vetro assicurando però la stessa tenuta per il trasporto e soprattutto – si pensi al prosecco – il raffreddamento in frigorifero o nel cestello del ghiaccio. Una qualità, quella della tenuta e della resistenza, che devono avere anche le etichette autoadesive. I concetti della biodiversità hanno rappresentato un valore ben prima di ottenere la certificazione internazionale dalla World Biodiversity Association (WBA) nel 2016. «Potersi presentare al consumatore con il logo Bio sull’etichetta – aggiunge Polegato – come hanno confermato ricerche a livello europeo, rappresenta oggi un valore aggiunto per la scelta del consumatore finale». Ma il consumatore, dalle bottiglie di vino e prosecco vendute nelle catene della GDO a quelle delle enoteche e dei ristoranti stellati, deve riconoscere la qualità di ciò che acquista anche dal suo “vestito”. E per questo in Villa Sandi lavora un team marketing che si occupa, con la direzione creativa di Augusta Pavan Moretti Polegato, di tutti gli aspetti che riguardano le etichette e il packaging, commissionando poi la stampa (grafica e cartotecnica) a una serie di qualificate aziende-partner.
E per le etichette e il packaging, aggiunge Polegato, ogni anno vengono studiati nuovi materiali e grafiche in relazione alla tipologia del prodotto, seguendo i trend del mercato e ispirandosi in primis al mondo della moda che contamina anche quello dell’enologia. Un lavoro di ricerca condotto dal team interno insieme ai fornitori, dai produttori delle bottiglie di vetro agli stampatori. E che, proprio nel segno della sostenibilità, ha portato negli anni a nobilitare le etichette (ricorrendo per esempio alla carta ruvida di quelle del Villa Sandi Corpore rosso che trasmette subito a livello tattile la corposità del vino contenuto nella bottiglia) ma nello stesso tempo a ridurre i trattamenti di stampa preferendo la resa opaca rispetto a quella dall’effetto lucido che comporta l’utilizzo di un maggior numero di vernici. In genere le etichette sono autoadesive con il supporto stampa Icy White e la stampa a Pantone con lavorazioni con vernice opaca e braille sul nome del prodotto. Per il brand La Gioiosa è stata ideata, per l’etichetta, una foglia innovativa mentre al tempo del Covid il team marketing-creativo di Villa Sandi ha pensato di portare un po’ di speranza con le confezioni floreali su base Tiffany, stampate in 5 colori su cartoncino patinato, accoppiato a microonda e fustellato. Il logo ha una lavorazione con UV serigrafico, mentre tutta la confezione è plastificata opaca. Questo permette di dare maggiore risalto sul logo e mantenere l’effetto naturale sui fiori. Se il cartoncino, anche da materiale riciclato, è maggiormente utilizzato per le scatole, per le confezioni regalo o le bottiglie magnum si utilizzano le classiche scatole di legno. Innovativo è anche il packaging studiato per la nuova linea cosmetica di Villa Sandi ideata sempre
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L’emergenza Covid ha ridotto i visitatori ma non ha fermato la produzione e i primati raggiunti da Villa Sandi. Il 2020 si è chiuso infatti con un fatturato di 91,5 milioni (-3,5% sul 2019). «Un anno – ricorda Giancarlo Moretti Polegato – molto complicato per tutti i comparti e il nostro settore non ha fatto eccezione. Il fatturato di Villa Sandi è rimasto sostanzialmente invariato, un risultato niente affatto scontato e che ci rende molto orgogliosi. È stato possibile grazie al prezioso lavoro svolto in questi mesi dalle donne e dagli uomini di Villa Sandi, dagli investimenti fatti negli ultimi anni per tutelare e raccontare il territorio, dalla diversificazione dei canali di vendita senza dimenticare l’apporto fornito dalla distribuzione dei nostri prodotti all’estero e il successo del nuovo prosecco rosé. Sono fiducioso, anche alla luce dell’andamento di questo primo semestre del 2021, che quando la pandemia sarà alle spalle il nostro cammino riprenderà immediatamente, con i tassi di crescita a cui siamo abituati». La rete commerciale consente al gruppo di distribuire i propri vini in oltre 110 Paesi. Nel 2020 le esportazioni hanno pesato per il 50% sul fatturato totale con in testa Regno Unito, Stati Uniti e Germania. L’andamento del 2020 si è caratterizzato per una robusta crescita delle vendite online, che si attende continui anche nel 2021, in linea con i nuovi stili di vita. Le performance nelle diverse piattaforme di e-commerce e nella distribuzione GDO hanno consentito di compensare l’inevitabile forte riduzione delle vendite realizzate attraverso il canale Ho.Re.Ca, conseguente alle chiusure imposte dalla pandemia al settore alberghiero e della ristorazione.
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da Augusta Pavan Moretti Polegato. Una collezione di prodotti di bellezza resa unica, ricorda il presidente di Villa Sandi, dalla sua composizione a base di derivati naturali del vino rosso, che viene proposta con un packaging in vetro metallizzato oro, nero oppure bianco. L’etichetta frontale viene stampata in 3 colori: nero, oro lucido con rilievo e oro opaco. «Questa lavorazione conferisce preziosità al prodotto, rendendo il packaging, nel suo complesso, elegante e raffinato» dice ancora Polegato. Se Internet non poteva non essere utilizzato come veicolo sia per le vendite sia per la comunicazione a clienti e fornitori – con l’inevitabile riduzione di foliazione e tirature dei cataloghi
commerciali – in Villa Sandi la stampa e la carta rappresentano ancora un must. Tanto che a tutti coloro che visitano le cantine, le vigne e lo splendido edificio seicentesco in stile palladiano, o che dimorano nella locanda Sandi per concedersi un soggiorno di charme, viene regalato un mini catalogo tascabile che si apre a fisarmonica e sta in tasca. Ma questa attenzione a un modo di comunicare che ha radici antiche, conclude Polegato, si esprime al massimo con la rarità di un’azienda che a tutti coloro che acquistano i suoi prodotti – anche online – mette nel pacco un biglietto regalo stampato con carta Tintoretto da 300 g e personalizzato con i messaggi richiesti dal cliente scritti, uno a uno, a mano. E, ovviamente, firmati.
No Words LO R E N Z A P E L L E G R I Da copywriter e consulente di comunicazione dà voce ai brand che vogliono comunicare al meglio.
Da coach allena le persone e le organizzazioni a diventare migliori, qualunque cosa significhi per loro. Il suo sito è lorenzapellegri.com
Wordaholic. Quante volte vi capita di entrare in un’enoteca, o in un negozio di alimentari ben fornito, o in un e-commerce dedicato, per comprare una bottiglia di vino da portare in dono a casa di amici o da tenervi in casa vostra se sono gli amici a venire da voi? A me, tante. Come sono le vostre competenze in fatto di vini? Le mie, inesistenti. Il mio vocabolario enoico è composto solo dalle seguenti parole: rosso, bianco, fermo, mosso e bollicine. So che ne esistono tante altre, e che sapientemente utilizzate possono suggerire esperienze celestiali, ma per me le note fruttate, speziate, agrumate e ammandorlate sono tutte uguali, e se c’è un sottofondo leggermente erbaceo o minerale, per carità, ci sarà senz’altro, io non saprei dove andare a cercarlo ma mi fido. Però ho individuato una parola paracula come poche, con la quale, al ristorante, al momento di aiutare il sommelier a individuare il vino che mi piacerebbe bere, riesco a darmi un contegno. La sfoggio buttandola lì ma non subito, prima faccio finta di averla sulla punta della lingua e poi la tiro fuori con sicumera, come se fosse la parola risolutiva e definitiva ma soltanto per due intenditori sopraffini come noi: “Guardi, stasera avrei voglia di accompagnarmi con un vino rosso ma non importante, piuttosto… come dire… ecco, sì, ruffiano, questa per me è una serata da vino ruffiano!”
Ma dove invece la faccia tosta non ci aiuta, perché siamo davanti a scaffali analogici o digitali senza l’ombra di un esperto in giro, cosa intercetta il nostro sguardo vacuo e inconsapevole alla ricerca della bottiglia con cui fare bella figura? Il mio, poco ma sicuro, l’etichetta. L’etichetta sta al mio desiderio di mettere in tavola qualcosa di apprezzabile come il salvagente al nuotatore tutt’altro che provetto e spintosi troppo al largo. L’etichetta è il lasciapassare per tutti i cialtroni come me, il condono sociale di ogni abuso di ignoranza. Perché se una bottiglia di Merlot si chiama FISHING CAT e si presenta con l’illustrazione di un gatto appeso al filo della biancheria in mezzo alle sardine, non ce n’è, io me la bevo. In ogni senso. Idem se la bottiglia di Shiraz si chiama TWO BLIND MICE e in etichetta ci mette due deliziosi topolini e una scritta in braille. La compro sulla fiducia, quella per chi è così inclusivo da rendersi leggibile e degustabile anche dagli ipovedenti. E cosa dire di AESTHETE, che mette info e legal line sul retro delle proprie etichette così può dedicare il fronte delle stesse alla vision del brand? Per me è motivo sufficiente per scegliere, qui, in Italia, paese di poeti, santi, navigatori e viticoltori, una cantina californiana. Cheers! Del resto, quella del marketing è dura lex sed lex: forse l’etichetta non fa il vino ma sicuramente fa l’acquisto.
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Degustare per visualizzare un colore. Osservare un paesaggio per definire una forma. Restituire un profumo puntando sul tatto. La creazione di un’etichetta è sempre un lavoro di interpretazione profonda della complessità che il prodotto racchiude. Abbiamo chiesto a tre label designer – Andrea Castelletti, Cristina Ciamporcero e Valentina Cresti – in che direzione sta andando la comunicazione di un mondo, quello del vino, profondamente legato alla tradizione eppure protagonista di un’innovazione costante dettata, tra le altre cose, dall’urgenza di sostenibilità.
di M I C H E L A
Etichette, interpreti del vino
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Andrea Castelletti, Linea Colli Ripani – La Cantina dei Colli Ripani
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www.acastelletti.com
Nel 2008 inizia a lavorare in un’agenzia di comunicazione che opera tra Milano e New York. Nello stesso periodo realizza alcuni poster con temi sociali. Alcune delle sue creazioni sono state esposte in più di 40 città e gallerie del mondo, tra cui il Palazzo delle Arti Decorative del Museo del Louvre di Parigi e La Triennale di Milano Design Museum e hanno ottenuto più di 60 riconoscimenti nazionali e internazionali, tra cui tre platini, nove ori e due argenti da Graphis New York. Nel 2010 inizia la sua carriera da creativo indipendente collaborando con diverse agenzie e aziende per la creazione di progetti di comunicazione, branding e packaging. Ha lavorato per clienti come Barilla, Lavazza, Pepsi, Technogym e McDonald’s. Dal 2014 si è specializzato in progetti di packaging e comunicazione per il settore wine adottando un approccio che può essere definito di “agenzia fluida”, assemblando quindi di volta in volta team diversi composti dalle professionalità più adatte al singolo progetto. Vive e lavora tra Milano e le Marche, la sua regione d’origine. www.winestylist.it
Winestylist, ovvero stilista del vino, nasce nel 2013 a Ivrea dopo un decennio di esperienza di Cristina Ciamporcero come wine designer e co-fondatrice di ArteVino nel 2001. La passione per il packaging design da sempre caratterizza la carriera di Ciamporcero, a partire dai primi anni di esperienza per Olivetti. Disegnare l’etichetta di un vino non è solo un lavoro di creatività ma è soprattutto un lavoro di ricerca, di gusto, di storia, di arte e di cultura legata al terroir nel quale il vino viene prodotto. Le etichette devono esprimere le loro radici e la personalità del Vino, al fine di farsi sempre riconoscere in mezzo alle altre bottiglie. Questa frase da più di venti anni rappresenta la filosofia di wine designer di Cristina Ciamporcero.
Fondatrice di Winestylist
— Cristina Ciamporcero
— Andrea Castelletti
Direttore Creativo, Art Director, Designer, Docente
Cristina Ciamporcero, BiancOne – Piantagrassa
Andrea Castelletti, Pietramore – Antica Tenuta Pietramore
www.valentinacrestieassociati.com
Lo studio grafico Valentina Cresti & Associati, fondato da Valentina Cresti nel 2016 a Siena, ha in poco tempo raggiunto livelli di competenza e prestigio in ambito enologico e non solo. Complice una spiccata creatività e una ricerca continua, ha in pochi anni acquisito un know-how che le ha permesso di posizionarsi ai primi posti nell’ambito del label design italiano. Riconosciuti come “innovatori”, anche secondo gli svariati premi conquistati dalla fondazione ad oggi, Valentina Cresti & Associati ha reinterpretato l’evoluzione del contemporaneo mondo del vino, creando per ogni prodotto un’immagine grafica personale, strategica e vincente. Un team giovane ma altamente specializzato è oggi in grado di offrire alle aziende le proprie competenze professionali in molteplici campi progettuali, dal label design (per il vino e non solo), al packaging, al branding, fino a servizi di consulenza. Il know-how maturato nell’affrontare progetti di comunicazione complessi, si affianca sempre alla comprensione della realtà individuale del cliente, che si interfaccia con il team a partire dalla discussione del brief iniziale fino alla conclusione del lavoro.
Fondatrice di Valentina Cresti & Associati
— Valentina Cresti
Valentina Cresti & Associati, Prosecco Rosé – Anna Spinato
Cristina Ciamporcero — Il cliente e il consumatore sono oggi esattamente allineati sulle tematiche ambientali. Sappiamo ormai tutti che dobbiamo pensare e consumare “green”, e le nuove generazioni nascono per fortuna già con questi principi. Nel mondo del packaging la sostenibilità ambientale è importantissima: un progetto interamente eco-sostenibile è unico nel suo genere, è smart e ha un approccio sensoriale diverso con il consumatore. Le carte ecosostenibili ad esempio permettono di scoprire una nuova matericità, una naturalezza enfatizzata dall’imperfezione dei materiali impiegati nel produrla.
Valentina Cresti — Le aziende, ora come non mai, sentono forte l’esigenza di comunicare: la loro visione, la loro storia, la filosofia dietro i loro prodotti, i valori aziendali... Quando ci viene commissionato il lavoro perciò, non ci viene semplicemente chiesto di “vestire bene” una bottiglia, ma di trasmettere ciò che c’è dietro quella bottiglia. Una grande attenzione viene riposta ad esempio sul trasmettere un messaggio di naturalità (come per i prodotti biologici) ma anche sul “fatto a mano”, sull’artigianalità e la cura messa nel produrre un determinato vino. Ciò fa sì che l’etichetta non sia solo un pezzo di carta, seppur bello, atto semplicemente a contenere le informazioni a norma di legge, ma un vero e proprio racconto, fatto di sensazioni tattili e visive, di ciò che il produttore desidera comunicare.
Andrea Castelletti — Non amo particolarmente le tendenze poiché rischiano di essere effimere e molto limitanti. Il design deve aspirare all’eternità. Compito del designer è quello studiare, ricercare il bello, osare e di definire di volta in volta uno standard che propenda verso l’immortalità.
Cristina Ciamporcero — Ho notato che in questi ultimi anni il minimalismo, che amo particolarmente, è stato un po’ abbandonato e sostituito da un nuovo “art-deco” dove elaborati disegni a china con tratti che richiamano le tecniche a bulino ritornano alla ribalta in chiave moderna: la natura è protagonista. Questa nuova tendenza l’ho rilevata anche negli illustratori per l’editoria. Stanno tornando anche i rilievi a secco, la tattigrafia e l’utilizzo di lamine dai colori più inusuali, non a caso Luxoro ha proposto una nuova palette denominata “EXTRA!ordinari”. Il formato delle etichette è sicuramente molto fasciante, personalmente non riesco più a pensare di dover disegnare un’etichetta piccola.
Valentina Cresti, Ancestrale – Il Drago e la Fornace
Valentina Cresti — Per il consumatore medio decidere quale bottiglia di vino acquistare può essere impegnativo, ma può essere altrettanto impegnativo per un produttore scegliere il look giusto per la propria bottiglia di vino. Infatti, se la scelta di usare una o più lavorazioni o fustelle particolari spesso è anche questione di budget, scegliere il giusto look per i propri prodotti è questione sì di gusto, ma anche di lungimiranza e precise scelte di marketing. I trend attuali sono molteplici: c’è sempre chi non vuole perdere l’allure storica dei propri prodotti e si “limita” al restyling in chiave classica delle etichette, chi si riconosce in uno stile più moderno, ma sempre più produttori scelgono di rinnovare il loro catalogo con una veste quando minimalista, quando molto grafica e/o tipografica, quando decisamente artistica. D’altra parte, in un mondo pieno di competitor di livello, sapersi distinguere dagli altri risulta fondamentale, se non indispensabile.
È possibile individuare delle nuove tendenze in termini di design, lavorazioni, formati?
Andrea Castelletti — La competizione si fa sempre più alta, le aziende e i prodotti sul mercato sono molteplici e altrettanti sono gli studi ai quali potersi affidare. A mio avviso (da sempre) la richiesta più pressante è e dev’essere la definizione di un solido percorso strategico per il brand e per i prodotti che vuole proporre.
Quali sono, in base alla vostra esperienza, le richieste più pressanti del settore in questo momento?
Andrea Castelletti, Il Vicolo – La Cantina dei Colli Ripani
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Andrea Castelletti — Il mio approccio è totalmente immersivo. Per il tipo di progettualità che porto avanti è fondamentale una conoscenza molto approfondita del brand, dell’azienda, delle persone, dei prodotti, del contesto culturale, storico, paesaggistico e naturale. Le fasi di studio preliminari — che possono essere anche molto lunghe— sono fondamentali per la buona riuscita del progetto.
Cristina Ciamporcero — Assaggiare il vino del quale si dovrà disegnare o ridisegnare l’identità permette sicuramente di capirne a fondo l’anima: un’immagine antiquata che non rende giustizia al prodotto è purtroppo ancora oggi una prerogativa di tanti vini importanti. Altrettanto importante è visitare la cantina; passeggiare tra i vigneti, conoscere il viticoltore e farsi raccontare qualche aneddoto aiuta sicuramente a entrare in empatia con il progetto, capirne i concetti fondamentali e intuire quale idea creativa seguire. Infine la ricerca filologica legata al territorio permette di conoscere il contesto storico e artistico del luogo. Cerco sempre di rendere uniche e irripetibili le mie etichette inserendo delle illustrazioni che realizzo a mano e che hanno stili differenti a seconda del cliente e di quello che voglio raccontare al consumatore finale.
Valentina Cresti — Innanzitutto, affinché il progetto sia centrato al 100%, è necessario conoscere non solo il prodotto, ma anche il produttore, e con ciò non intendo semplicemente “chi è” e “da dove viene”, ma tutto il ventaglio di dettagli che descrivono lui e il suo modo di vivere e lavorare. Ogni particolare, anche se può sembrare insignificante, può far scattare la scintilla dell’ispirazione: è per questo che ritengo fondamentale che ci sia un rapporto molto aperto e un confronto continuo con l’azienda, in modo da avere delle basi solide che ci permettano di “cucire su misura” l’abito adatto al prodotto. In secondo luogo, l’assaggio del vino può influenzare le scelte cromatiche o di finitura dell’etichetta: i profumi e i sapori si traducono in colori e forme, così l’aspetto esteriore della bottiglia anticipa, suggerisce, o per meglio dire “apre gli occhi” alla degustazione.
Qual è il vostro approccio al progetto?
Cristina Ciamporcero, La Griffe des Lions
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Andrea Castelletti — Uno dei progetti più recenti è quello di Cossignani L.E. Tempo, azienda di spumanti biologici marchigiani per la quale abbiamo curato il posizionamento strategico, il naming, l’identità fino ad arrivare ovviamente al packaging. Conoscere ogni fase del processo produttivo del Metodo Classico e la storia di Letizia ed Edoardo Cossignani, i due fratelli dietro questa cantina, del loro nonno Saturnino e di tutta la famiglia è stato fondamentale per la buona riuscita di un progetto così complesso e sfidante. Il nome — L.E. Tempo— si compone di due anime. La prima, quella legata alla tradizione, è fatta dalle iniziali dei fratelli che creano l’articolo determinativo francese: un omaggio alla tradizione vinicola della Sciampagna. La seconda, quella più concettuale, riporta la parola tempo: l’elemento fondamentale della filiera produttiva (il metodo classico è una lavorazione molto lunga e artigianale) che assume anche un valore metaforico e mitico. Il tempo per i Cossignani è un’opportunità. È il tempo, infatti, che permette loro di realizzare prodotti unici, di studiare e preservare la terra che coltivano, di ricordare e celebrare l’eredità di famiglia. Nel naming ritroviamo quindi i tre cardini di questa impresa: i fratelli, il metodo classico e la risorsa più preziosa di tutte. L’immaginario visivo si ispira alla mitologia. Nell’antichità, il serpente era il simbolo di Chronos (che vede in Saturno il suo equivalente latino, e quindi Saturnino, il nonno di Letizia e Edoardo, ci ha di fatto suggerito la soluzione) la divinità che rappresenta il trascorrere del tempo. La leggenda racconta che il serpente diede vita all’uovo cosmico, scrigno dell’Universo, da cui tutto ha origine. Sono questi gli elementi che ritroviamo nel logo e nell’etichetta, che danno forma a un’identità memorabile. Il risultato è una bottiglia solenne, preziosa e allo stesso tempo innovativa, nella quale viene rappresentato l’aspetto più magico della produzione e della storia dei Cossignani.
Valentina Cresti, Giallo Paglia – Il Drago e la Fornace
Cristina Ciamporcero — L’esperienza più calzante riguarda il restyling grafico e il riposizionamento d’immagine della gamma completa di vini della cantina sociale di Alice Bel Colle nell’Alto Monferrato. Mi è stato chiesto di disegnare delle linee di etichette che invitassero il consumatore a visitare la cantina. Mi sono talmente immedesimata nell’ambiente circostante che dal punto panoramico del cocuzzolo del piccolo borgo con una vista a 360° sulle dolci colline vitate, sull’Appennino ligure e giù fino al mare, ho pensato di disegnare esattamente quello che vedevo: allegre casette colorate con quelle meravigliose colline a perdita d’occhio sullo sfondo. Ed è così che chi guarda l’etichetta e va sul punto panoramico ritrova quello che ho disegnato: dal municipio alla chiesetta color rosso mattone e giallo ocra con annessa la casa azzurra del parroco, l’albergo-ristorante Belvedere rosa etc… sì perché in un piccolo paese di 700 anime tutti si conoscono e lavorano nella cooperativa come viticoltori. Per i tre vini top di gamma sono invece andata nel dettaglio: per Alix, un Barbera d’Asti Superiore, ho rappresentato un vecchio tralcio a simboleggiare le viti vecchie utilizzate per quel vino; per Monteridolfo che significa “lupo glorioso” ho disegnato la vallata di notte con un lupo sullo sfondo che ulula, in serigrafia trasparente su fondo blu notte. Per il Paiè, un Moscato d’Asti, ho disegnato tutto il bouquet di fiori bianchi che si ritrovano nell’aromaticità del vino, dal mughetto fino al litchi. I fiori hanno un effetto perlescente e tridimensionale su carta cotone bianco.
Valentina Cresti — Limitarsi a un solo progetto è come scegliere il preferito fra i figli… è una cosa che non si può fare! Battute a parte, sicuramente poter avere carta bianca nella progettazione è un vantaggio non indifferente: spaziare liberamente tra supporti e finiture, poter dar libero sfogo alla creatività senza paletti, inutile dirlo, è una soddisfazione enorme, ma lo è ancora di più quando il frutto del tuo lavoro incontra pienamente il gusto del cliente prima, e dei suoi clienti, poi. Alcuni esempi di ciò sono il Giallo Paglia del Drago e la Fornace, vincitrice dell’etichetta dell’anno al Vinitaly nel 2017, che dopo anni non ha perso il suo forte impatto tra i consumatori, ma anche l’Ape del Poggio di Gavi, una nuova nata ma di grande successo, o la gamma delle bollicine per Anna Spinato, che verrà presentata a breve al grande pubblico.
Ci raccontate un progetto, realizzato per un cliente, che incarna pienamente la vostra filosofia di design?
Cristina Ciamporcero, Paiè – Alice Bel Colle
Cristina Ciamporcero — Mi piace selezionare tra i vari fornitori chi è più attento al design e all’ecosostenibilità. Per le bottiglie amo molto le forme dalle linee pulite e la ricerca di “wild glass”. Per le etichette prediligo le carte naturali, marcate a feltro e realizzate con l’impiego di fibre da materiali alternativi o che si rinnovano annualmente, come il cotone e la canapa. Mi piace la gamma Fedrigoni Self-Adhesives perché la stessa gamma è disponibile anche per la cartotecnica nella creazione del packaging coordinato e per creare un’immagine corporate.
Valentina Cresti — Tutto contribuisce a creare il risultato, anche le scelte che possono sembrare secondarie: mentre progetto un nuovo prodotto, immagino già durante la fase di disegno le finiture che esso dovrà avere, l’effetto della luce, la forma della bottiglia con tutti i suoi dettagli, l’immagine complessiva risultante. Dalla capsula al collarino, dall’etichetta alla retro, dal vino al vetro, tutto deve danzare insieme allo stesso ritmo. E poi è importante conoscere bene i materiali e le tecniche: dalla sua produzione alla tavola del consumatore una bottiglia di vino, e quindi la sua etichetta, passa per molte mani e situazioni. Le etichette vengono bagnate, raffreddate, riscaldate e maneggiate per gran parte del tempo. È necessario quindi conoscere perfettamente il materiale e il metodo di stampa, in modo che il prodotto non dia brutte sorprese durante il suo ciclo di vita.
Cristina Ciamporcero — Mi piace creare con le tipografie un rapporto di stima e fiducia; non sempre è possibile perché tante volte è il cliente a scegliere direttamente la tipografia in base alle proprie esigenze logistiche o economiche, ma quando c’è possibilità di dialogo il risultato di stampa ne trae sicuramente beneficio. Pensare alle nobilitazioni di stampa e confrontarsi con il tipografo sull’effettiva fattibilità e qualità del risultato è importante e può fare la differenza tra un progetto stampato seguendo le nobilitazioni alla lettera e un progetto stampato seguendo iniziative tipografiche o esigenze economiche.
Valentina Cresti — Trovo che la parte finale del progetto, ovvero la produzione vera e propria, sia un passaggio cruciale e particolarmente delicato del processo. Sbagliare fornitore significa compromettere la buona riuscita del lavoro, quindi, se è possibile, cerco sempre di avere un confronto continuo con i fornitori che scegliamo insieme all’azienda. Come tutti, ho dei fornitori di riferimento con cui lavoro da anni e di cui mi fido, ma capita anche che sia l’azienda stessa a indirizzarmi su uno dei propri, quindi non costituisce un vincolo. Va da sé però che, collaborando spesso con alcuni soggetti, si riesca ad avere una confidenza e un reciproco scambio per interfacciarsi apertamente e capire quali sono i punti cruciali su cui intervenire e quali scelte adottare in fase di stampa. Ciò che si dice un bel lavoro di squadra.
zioni eccezionali a ritmi di un fast food. Rallentare non può che portare valore e qualità che durano.
Andrea Castelletti — Per creare prodotti in grado di spiccare credo sia fondamentale diffondere sempre di più una cultura del progetto che si basi innanzitutto sul dare il giusto valore al tempo. Viviamo in un contesto storico in cui ci viene richiesto di proporre solu-
Cristina Ciamporcero — Penso che il packaging di un vino dovrà diventare completamente ecosostenibile: la bottiglia in vetro riciclato, l’etichetta in carta riciclata o da fonti alternative (cotone, canapa etc..), gli inchiostri di stampa realizzati con meno chimica possibile negli stabilimenti e completamente biodegradabili nell’ambiente, la capsula in materiale di recupero… L’etichetta dovrà raccontare al consumatore la sua storia, far veder come e dove viene prodotto il vino con l’ausilio della realtà aumentata. Sarà una sfida molto difficile perché ci dovrà essere molta sinergia tra tutti i fornitori ma è l’unico modo che abbiamo per contribuire alla salvaguardia dell’ambiente.
Valentina Cresti — Sempre più attenzione viene riposta nelle opzioni “green”, quindi nelle soluzioni sostenibili, nei supporti riciclati e riciclabili, e anche gli attori del settore stampa vanno sempre di più in questa direzione, proponendo innovazioni tecnologiche che vanno incontro alla sostenibilità ambientale. Questo tema sicuramente riscuote molto successo, ma al di là del concetto, il fatto che anche l’estetica del prodotto possa raccontare le caratteristiche della sua anima green attraverso le scelte giuste (un vetro 100% riciclato e con una finitura irregolare, una carta con una componente di fibra vegetale a vista, eccetera) è un valore aggiunto che commercialmente premia.
Guardiamo al futuro: quali sfide attendono il settore?
Andrea Castelletti — Il partner ideale è quello che è disposto a investire (con il designer e con l’azienda) sul progetto condividendo informazioni, know how, e proponendo soluzioni.
Come scegliete le aziende di stampa cui affidarvi?
Andrea Castelletti — La scelta dei materiali è sempre funzionale all’idea, al posizionamento e al percorso strategico che è stato definito a monte. Le nobilitazioni non sono mai fini a sé stesse. Il mio approccio si basa sulla ricerca di un’idea e di un racconto che siano prima di tutto rilevanti per il consumatore.
Come scegliete i materiali per realizzare i vostri progetti?
Andrea Castelletti, L.E. Tempo – Tenute Cossignani
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Cantina: Balbiano Design: ArtevinoStudio www.artevinostudio.it Stampa: ILMA etichette
Carta: Fedrigoni Self-Adhesives Tecnologia: HP Indigo Digital SmartStream Designer Fotografo: Maurizio Gjivovich
BALBIANO ETICHETTE TRA ALLURE VINTAGE E INNOVAZIONE TECNOLOGICA
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È grazie a questo binomio felice che una linea di vini tradizionali del Piemonte ha debuttato nella GDO con una nuova veste che abbraccia le possibilità creative del dato variabile. Balbiano è la prima azienda vinicola in Italia a usare Collage, strumento di HP Digital SmartStream Designer, per le sue etichette, coniugando il gusto per la sperimentazione con una scelta iconografica che evoca leggerezza e libertà dalle convenzioni.
Sono Luca Balbiano, titolare dell’Azienda Vitivinicola Balbiano di Andezeno, in provincia di Torino, e Antonella Frate, Art director e designer di ArtevinoStudio, a raccontarci la genesi di questo progetto, reso possibile dalla collaborazione con Ilma Etichette e HP. Alla base di tutto, lo spirito innovativo di Balbiano: «Gualtiero Marchesi una volta ha detto che la tradizione è un’innovazione ben riuscita, e a mio parere non c’è nulla di più vero», dice Luca Balbiano. «Per questo motivo, quando si è trattato di affrontare il restyling della nostra linea di etichette destinate alla GDO, abbiamo voluto aprire una nuova strada. La destinazione rendeva il progetto ambizioso e delicatissimo: gli scaffali di un supermercato sono il luogo che più di ogni altro mette alla prova la bontà di un lavoro grafico. Compriamo con gli occhi, senza alcuna mediazione esterna. Con Camillo e Antonella di ArtevinoStudio abbiamo deciso che avremmo osato, comunicando due messaggi. Il primo: un’idea di leggerezza, che spogliasse il vino dalle zavorre del passato. Oggi più che mai, dopo due anni di pandemia, ci è sembrato un messaggio sincero e importante. Il secondo: il vino è qualcosa di vivo. Così come gli esseri umani, così come le impronte digitali, due bottiglie
non sono mai uguali». «L'idea creativa è partita dall’elemento grafico della mongolfiera», dice Antonella Frate. «Il tono “leggero” e spensierato doveva riflettere la passione di famiglia per i giocattoli antichi, testimoniata dal Museo del Giocattolo Antico dell’azienda vitivinicola Balbiano, ma doveva avere anche un carattere simbolico: sentirsi liberi di pensare e costruire, riflesso di un modo di fare vino che pur mantenendo salda la tradizione la sappia interpretare e liberare dalle briglie del passato». La linea è composta da sei prodotti radicati nella tradizione vinicola piemontese, e in quanto tali permeati da un immaginario fortemente codificato. La sfida era quella di presentarsi in modo accattivante pur mantenendo un’identità riconoscibile sia per ogni singolo prodotto, sia per l’intera gamma. «La mongolfiera è stata il trait d’union dal punto di vista grafico con differenze cromatiche ad accentuare la riconoscibilità di ogni vino», dice ancora Frate. «A partire da questo abbiamo introdotto le grafiche variabili come elemento distintivo. SmartStreamDesigner ci ha permesso di creare, con la funzione Collage, il gioco delle altre piccole mongolfiere sempre diverse: si rimpiccioliscono e ingrandiscono, oscillano dolcemente e si
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FEDRIGONI SELF-ADHESIVES CARTA TINTORETTO GESSO H+O ULTRA WS FSC™ Per le etichette Balbiano è stata scelta la carta Tintoretto Gesso H+O Ultra WS FSC™, la carta naturale marcata a feltro più iconica tra le carte autoadesive speciali Manter di Fedrigoni Self-Adhesives. La tecnologia H+Opacity preserva l’opacità iniziale e l’immagine premium delle etichette, che devono affrontare la sfida del secchiello del ghiaccio e resistere all’ingrigimento. Il trattamento barrierante Ultra WS assicura la stabilità dimensionale dell’etichetta evitando problemi di edge-lifting, bolle e grinze in caso di sbalzi termici. Pur essendo una carta naturale, la resa di stampa con HP Indigo è eccellente. www.fedrigoni.com TM
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nascondono dietro la mongolfiera più grande in un gioco prospettico, sottolineando la diversità di ogni bottiglia e del suo contenuto. Le etichette sono impreziosite da un rilievo braille sul logo, da una vernice UV lucida sulla mongolfiera più grande e da una fustella irregolare. Sfida nella sfida: pensare a nobilitazioni che tenessero presente la variabilità del dato grafico ma che fossero declinabili su tutte le etichette della linea per ottimizzare gli impianti di stampa. L’ultimo tocco è stata la carta Fedrigoni Arconvert Tintoretto Gesso che con il suo punto di bianco puro ha creato il giusto contrasto tra l’immagine vintage della mongolfiera e l’immagine moderna che si voleva ottenere», conclude Antonella Frate. Quale sia l’impatto a scaffale del progetto di restyling della linea Balbiano lo racconta Paolo Scaranari, Imprenditore della Grande Distribuzione: «Finalmente una casa vitivinicola che ha saputo, con maestria e innovazione, portare sugli scaffali di un supermercato una bottiglia altamente riconoscibile. In un supermercato di circa 350 mq, come uno dei miei, l’assortimento del reparto vini conta circa 250 referenze e i localismi coprono un fabbisogno di acquisto pari al 50%. Balbiano, soprattutto in Piemonte, è sinonimo di qualità e conoscenza
del territorio e questo “nuovo vestito” ha trovato da subito ottimi riscontri tra gli amanti del vino». Il progetto Balbiano rappresenta il primo caso assoluto, in Italia, di utilizzo di Collage per la creazione di etichette di vino. Una scelta coerente con l’attitudine innovativa dell’azienda e che potrebbe essere l’apripista di progetti futuri, oltre che d’ispirazione per altre realtà. «La tecnologia ha rivoluzionato anche l’approccio al vino da parte delle nuove generazioni, specialmente nel suo racconto e nella sua comunicazione» dice Luca Balbiano. «La customizzazione e la “wine user experience” saranno sempre più importanti per avvicinare e fidelizzare quelle fasce di pubblico. Credo che la stampa digitale a dato variabile possa essere un validissimo strumento in questo senso: ho la sensazione che non sarà l’ultima volta che la utilizzeremo». «La sfida – conclude Antonella Frate – è comprendere appieno come usare la stampa digitale a dato variabile senza eccedere solo in virtuosismi grafici o tecnici ma cercando di adattarla ai diversi segmenti del settore vino, dalla GDO a enoteche e ristorazione, settori a volte più tradizionalisti dove si deve giocare in filigrana e non solo sull’impatto grafico».
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HP INDIGO ANCHE I PICCOLI BRAND POSSONO PUNTARE SUL DATO VARIABILE
ILMA ETICHETTE LA STAMPA DIGITALE È IL FUTURO DELLE ETICHETTE Il progetto creativo di ArtevinoStudio e l’indole innovativa di Balbiano hanno trovato il loro partner ideale in ILMA Etichette, azienda di stampa di Grugliasco (TO) specializzata da più di 60 anni nelle etichette adesive in bobina. «Quando incontriamo un cliente disposto a sperimentare ci poniamo come un vero e proprio partner più che come un fornitore» dice Giancarlo Garroni, responsabile commerciale di ILMA, spiegando come il progetto sia stato frutto di un lavoro di squadra che ha potuto dare il meglio grazie alla conoscenza degli strumenti e delle potenzialità del digitale di cliente e agenzia creativa. La grande mongolfiera è l’elemento che accomuna, dal punto di vista grafico, le sei linee di etichette realizzate. Ogni linea ha una sua caratteristica cromatica peculiare, che accentua la riconoscibilità del prodotto; ma l’elemento davvero differenziante è che, anche all’interno della singola linea di prodotti, ogni etichetta – e dunque ogni bottiglia – è diversa dall’altra. Per farlo, ILMA Etichette ha utilizzato HP Collage, una delle soluzioni di HP SmartStreamDesigner. È la prima volta in Italia che questa tecnologia viene utilizzata per un prodotto in commercio nel comparto vino. Alla stampa digitale con HP Indigo si aggiungono delle lavorazioni post stampa: è stata utilizzata una fustella sagomata non regolare, per far debordare il disegno della mongolfiera sulla bottiglia e comunicare così un’idea di movimento. L’illustrazione in primo piano è stata inoltre nobilitata con una vernice lucida, che accentua con un colpo di luce il gioco prospettico. Infine la scritta “Balbiano” è stata valorizzata con un rilievo braille. La tecnologia digitale è, per ILMA, il futuro della stampa: «è un modo per creare etichette di grande impatto visivo, uniche e personalizzate, quasi dei cimeli da conservare» dice ancora Garroni. «Il tutto senza scalfire l’identità del brand, anzi, caratterizzandolo in maniera ancora più forte». www.ilmaetichette.it 0030
«Il dato variabile è intrinseco al digitale, non l’ha inventato HP Indigo. Ma HP si è posta il problema di come poterlo utilizzare in maniera innovativa, per aggiungere valore alla comunicazione dei brand che propongono i loro prodotti sullo scaffale e mirano a coinvolgere di più il consumatore» racconta Martina Corradi, Indigo & PWP marketing manager di HP Italia. «Questo HP lo fa attraverso i suoi stampatori, come ILMA Etichette, che con l’utilizzo di HP SmartStreamDesigner possono fornire ai loro clienti gli strumenti per creare campagne uniche e innovative. Per rendere questo sistema efficiente, non bastano la tecnologia abilitante HP Indigo e la bravura dello stampatore, ma è necessario anche il coinvolgimento di un’agenzia grafica in grado di rendere proprie le capacità e versatilità del sistema, come ha fatto ArtevinoStudio nel riconoscere e proporre le possibilità di HP Collage. Ci sono grandi brand che hanno utilizzato in passato HP Mosaic e HP Collage e hanno ottenuto risultati sorprendenti, anche in termini di business aggiuntivo; quello che rende questa case history cosi speciale è che anche un brand di piccole o medie dimensioni come Cantine Balbiano può fare leva sul dato variabile, rendendo il suo rebranding il primo caso nel settore del vino in Italia a utilizzare HP Collage. Quando si dice: piccoli produttori innovativi!» www.hp.com/go/graphicarts
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FAENZA GROUP INTERPRETA IL BUON BERE DI CHAMPAGNE LALLIER CON LA BROCHURE COORDINATA ALLE ETICHETTE Uno strumento di comunicazione semplice ma di estrema eleganza per un cliente importante. È la brochure che Faenza Group ha realizzato per il lancio della famiglia di Champagne Lallier, la maison di Aÿ recentemente entrata a far parte del Gruppo Campari, che così rafforza la propria presenza nel canale Ho.re.ca dell’alto di gamma. È proprio ai buyer nazionali e internazionali che è destinato questo prodotto editoriale studiato nei minimi dettagli per incarnare lo spirito del brand: realizzato con carte pregiate per copertina e interni, la tecnica di
stampa offset ha previsto anche l’utilizzo di due diversi ori Pantone, oltre alla vernice di protezione e le serigrafie in copertina per ottenere una texture spessorata, il tutto impreziosito dalla legatura con filo Singer. Le scelte in fatto di carte, nobilitazioni e design mirano a restituire un’immagine coordinata con tutta la linea delle etichette, sia per quanto concerne i segni grafici distintivi sia per quanto riguarda le finiture. Dettagli che fanno la differenza e che si pongono al servizio di della missione di Lallier: condividere l’arte del bere bene.
La brochure realizzata da Faenza Group per Lallier misura 23 x 29,7 cm chiusa e 46 x 29,7 cm aperta. La copertina con taglio al vivo è realizzata in carta tinta in pasta Ispira Nero Mistero da 360 g/m², con stampa in bianco serigrafico lucido per quanto concerne il logo centrale in prima e quarta di copertina, cui si aggiunge la stampa della texture in UV lucido. L’interno è composto da un quartino in carta GSK extra white da 90 g/m², stampato a 2/0 colori (nero + Pantone 4685 per la texture) e da 5 quartini (20 pagine) in carta Symbol Freelife Satin da 170 90 g/m² stampati 6/6 colori (quadricromia + 2 ori, Pantone 10356 C e Pantone 10340 C, uno leggero di fondo alle foto in bianco e nero e uno più pesante per i testi). Finitura in vernice acrilica neutra di protezione. Confezione: cucito a filo singer di colore nero in sella.
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GIN, L'ALTERNATIVO di M A R I L D E
Packaging designer: Matteo Lamacchia Bottiglia: Vetrispeciali Materiale Etichetta: Carta Super Pearl Opaque, Fasson Stampa Etichetta: Stampa serigrafica con rifiniture UV, La Commerciale Borgogno Decorazione sulla bottoglia: Verniciatura azzurra del vetro, Decor Glass Sistema di apertura/chiusura: Tappo a T in plexiglass e PVC
Ha una storia lunga almeno 8 secoli, avventurosa quanto immaginifica. Oggi il gin torna protagonista fra gli spirits grazie all’inventiva di distillatori e barman e all’energia creativa di packaging designer e art director: un successo corale e internazionale. Ne abbiamo parlato con Paolo Insinga e Lindsey Jones di Interbrand, per poi fare un viaggio virtuale nel mondo delle distillerie italiane, dal Trentino alla Sardegna, che ci svelano i segreti dei loro preziosi packaging. ENGLISH VERSION C pg. 86
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Packaging designer: Paolo Bernabei per Più Blu Scatola: in legno con apertura scorrevole, ReLegno Napoli
Packaging designer: Paolo Bernabei per Più Blu Bottiglia: Vetroelite
Il viaggio del gin (dal latino iuniperus, ovvero ginepro, suo ingrediente fondamentale) parte da Salerno. Il distillato nasce come “medicamento” nella Scuola Medica Salernitana dove, fin dal IX secolo, medici e speziali usavano le bacche di ginepro insieme ad altre varietà botaniche per scopo terapeutico. Poi qualcuno scoprì che la mistura non era niente male da bere in circostanze gioiose, o all’opposto perigliose. Nei Paesi Bassi e in Belgio, nel XVI secolo, oltre che a rincuorare in battaglia, il gin fu oggetto di rielaborazione per farne un prodotto autoctono, che da allora viene chiamato jenever e con questo nome è ancora oggi tutelato. Nell’epoca dei grandi traffici commerciali nelle rotte verso le Indie, il gin raggiunse lontani lidi. In Inghilterra questo aromatico super alcolico ebbe il suo apice di consumo nel ‘700, tanto da richiedere leggi che ne limitassero le libagioni, ma trovò anche ingegnosi funamboli della distillazione che diedero vita a “variazioni sul tema”: Plymouth gin, London gin, Old Tom. Nei
È uno dei distillati più diffusi al mondo, tanto radicato alle storiche origini geografiche quanto capace d’essere trasformista e persino irriverente verso la tradizione.
primi del ‘900 il gin in USA fece alleanza con la letteratura e il cinema e la sua anima trasformista lo aiutò a rendersi indispensabile per i cocktail, iniziando una vertiginosa scalata verso l’high society. Compiuto il giro del mondo, il gin ora torna da dove era partito e, in Italia, c’è un fiorire di distillerie artigianali che lo stanno reinventando. Un risveglio di interesse che avviene parallelamente in altri Paesi, dove i progetti sono pervasi da grande creatività sia nella composizione del bouquet delle botaniche sia nel design delle bottiglie. Scompaiono vecchie idee su questo distillato a cominciare dal colore, non più solo crystal clear, ma anche rosa, giallo, azzurrino, verde, per proseguire con una combinazione sempre più ricca ed eterogenea di ingredienti, di accostamenti aromatichi, di sorprese per il palato.
Gin fra locale e globale
È uno dei distillati più diffusi al mondo, tanto radicato alle storiche origini geografiche quanto capace d’essere trasformista e persino
irriverente verso la tradizione. Abbiamo chiesto a Paolo Insinga, executive creative director della sede italiana di Interbrand, di fare una panoramica delle principali tendenze nel total packaging design per il gin: «C’è stato un sostanziale cambiamento nell’arco dell’ultimo decennio, e le piccole distillerie artigianali hanno dato una spinta alla crescita del mercato del gin. In particolare in Italia, il packaging del gin è stato più libero da stilemi rispetto ad altri alcolici e ad altri Paesi che invece hanno una più lunga tradizione legata a questo distillato. Il contenitore rappresenta una decisa rottura degli schemi, come nel caso dell’Engine gin dove si fa ricorso non solo a forme, ma anche a materiali presi da settori molto distanti. Concetti forti e la possibilità di sviluppare una narrazione attorno al prodotto sono cruciali, unitamente a una direzione artistica e realizzazione impeccabili». Lindsey Jones, executive director e client partnerships di Interbrand a Londra aggiunge: «Il gin ha una lunga storia e un presente mol-
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Concept: Roner Distillerie Stampa/decorazione sulla bottiglia: stampa serigrafica Sistema di apertura/chiusura: tappo in vetro Cartotecnica: scatola di carta e piccolo libretto 4x4 cm sul collo della bottiglia
to creativo che si confronta con una molteplicità di varietà prodotto. La cura della componente botanica e degli altri ingredienti ne ha favorito l’affermazione e la preferenza da parte di un pubblico sempre più esteso. Lo storytelling ha contribuito, come nel caso del gin Hendricks, ad attrarre un pubblico più giovane. Monkey 47 ha altrettanto sconvolto i codici della tradizione presentando una scimmia in etichetta e sviluppando una comunicazione ironica e irriverente. Tanqueray si richiama invece alla tradizione e alla forma della propria bottiglia ispirata all’art déco, improntando la comunicazione su codici che evocano raffinatezza e fascino». Jones si sofferma poi sulla varietà di prodotto e su come le identità si riflettano sul packaging: «Si potrebbero classificare i gin in tre aree: artigianali e con limitata produzione, quelli guidati dalle origini e quelli ispirati dall’aroma. La struttura del packaging e la grafica delle etichette interpretano queste
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tre classificazioni. Brooklyn gin è a produzione limitata, il messaggio che lancia è legato ad artigianalità e autenticità così la bottiglia in vetro ha una forma squadrata a cui si aggiunge un’etichetta in rame lavorato a sbalzo. La bottiglia di Ophir è all’opposto influenzata dall’aroma opulento con note speziate che riportano alla memoria l’Oriente e la via delle spezie. La componente aromatica del gin Bloom è decisamente floreale, così la bottiglia è slanciata con decorazioni dal tocco leggero che chiaramente posizionano questo distillato come delicato e adatto a un pubblico femminile». Sui trend del momento, Jones aggiunge: «Il design delle bottiglie è sempre più ispirato a quello della profumeria, giacché gin e profumi sono costruiti sull’alchimia degli aromi e sono liquidi preziosi. Per la chiusura si ricorre a diversi materiali, ognuno con una specifica identità, portando anche l’attenzione sull’esperienza di apertura. La ceramica è un altro materiale
«Il gin ha una lunga storia e un presente molto creativo che si confronta con una molteplicità di varietà prodotto» Lindsey Jones, Interbrand
di tendenza e la forma non segue necessariamente la funzione della bottiglia da liquore, ma lascia aperta la possibilità di un riuso, per esempio come vaso da fiori. Infine, i packaging designer sono chiamati a pensare anche alla sostenibilità. Il gin Cantium propone contenitori riutilizzabili, mentre il gin Rock Rose fornisce delle ricariche con cui riempire nuovamente la bottiglia in ceramica». Ancora uno spunto di riflessione a due voci su un aspetto particolare: l’identità geografica e le strategie di export. Secondo Paolo Insinga «l’Italia è nota per le numerosissime varietà di prodotti garantiti dai marchi UE di denominazione e tutela, ma è anche celebre per la ricchezza della biodiversità che, nel caso del gin, ha un ruolo determinante. Numerose etichette di gin fanno leva su questa opportunità e possono parlare della gente, del luogo, dello spirito che li animano, dell’artigianalità. I piccoli nuovi produttori hanno risorse economi-
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Packaging designer: BJN creative design di Bijan Tehranian Cartotecnica: vassoio con copertina cartonato a 3 ante, stampato a 5 colori e nobilitato con embossing, Pozzoli
«Numerose etichette di gin possono parlare della gente, del luogo, dello spirito che li animano, dell’artigianalità» Paolo Insinga, Interbrand
IL PACKAGING FIRMATO POZZOLI
che limitate, ma sviluppano una grande creatività nel loro approccio al mercato». Dal canto suo Lindsey Jones sottolinea: «Il Regno Unito è oggi il maggior produttore ed esportatore di gin a livello internazionale con marchi come Gordons, Beefeater e Hendricks che sono fra i sette più venduti al mondo. Il Regno Unito è sinonimo di gin con marche molto apprezzate nelle aree geografiche dove tale origine ha ancora un ascendente. Comunque, non c’è solo l’origine geografica che conta, anche la creatività e l’originalità hanno un ruolo importante soprattutto considerando che il mercato si sta saturando e quindi le distillerie devono innalzare il livello del brand design e del packaging design».
Viaggio in distilleria
Una bottiglia per ogni distilleria e spesso una bottiglia per ogni etichetta di gin prodotta dalla stessa distilleria. In Italia si contano centinaia di etichette e tantis-
sime distillerie artigianali che si muovono con disinvolta agilità fra multinazionali e grandi aziende, grazie a un’inventiva audace ed esuberante, espressa nel prodotto tanto quanto nel packaging e nel suo corredo di etichette, decorazioni, chiusure-gioiello, mini monografie e astucci appositamente costruiti per celebrare l’unboxing experience. Anna Boschi, che opera nel marketing della Distilleria Bertagnolli, ci spiega il concept che ha ispirato il packaging design del loro gin: «Nel 2019, con l’avvicinarsi del centocinquantesimo anno di attività della Distilleria Bertagnolli, è nata la necessità di rinnovare la linea celebrativa che rendeva omaggio alla fondatrice Giulia de Kreutzenberg che, assieme al marito Edoardo Bertagnolli, fondò la distilleria a Mezzocorona nel 1870. È nato così Gin 1870 – Raspberry Dry Gin, un gin al lampone, pepe, ovviamente ginepro e altre due botaniche segrete, custodito in una bottiglia dalla diamantatura fine
Packaging designer: BJN creative design di Bijan Tehranian Cartotecnica: astuccio a base quadrata con patella fermacollo e fondo automatico, stampa a 5 colori con embossing e vernice protettiva, Pozzoli
Quella di Distilleria Bertagnolli è una storia lunga 150 anni caratterizzata da “spiriti” e grappe di qualità, senza compromessi. Così come i packaging ideati e prodotti da Pozzoli per celebrare l’importante anniversario dell’azienda dal cuore trentino. Una linea elegante ed essenziale costituita da un astuccio a base quadrata e fondo automatico e da un packaging speciale composto da un vassoio con copertina cartonata a 3 ante, realizzato totalmente in carta e cartone, che una volta aperto svela il prezioso contenuto: una bottiglia di gin e un elegante bicchiere per degustarlo. «È stato per noi un progetto molto interessante – sottolinea Fabio Pirovano, Sales Manager Wine&Spirits Pozzoli – sviluppato grazie a una interazione costante con il cliente atta a comprendere e dare forma a ciascuna delle sue esigenze. Un progetto nel quale abbiamo messo in campo tutta la nostra esperienza in termini di project management. Dalla costruzione del budget alla definizione delle tempistiche, dalla proposta delle strutture più pertinenti realizzate ad hoc dal nostro reparto R&D alla produzione e spedizione dei cofanetti: tutto il team Pozzoli ha lavorato di concerto per fare del progetto un ulteriore successo in un settore, quello del Wine&Spirits, che sempre più ci vede protagonisti». www.pozzolispa.com 0035
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«Era fondamentale che non solo il prodotto, ma anche il packaging richiamasse il nostro lago. La sfida è stata realizzarlo senza utilizzare cliché già visti. Da qui la scelta di astrarre elementi naturali con forme e illustrazioni nuove»
Bottiglia: Gutentag Hamburg Sistema di apertura/chiusura: tappo a T in legno
Marco Rivolta, co-fondatore di RIVO
ed elegante, che richiama il periodo della Belle Époque. L’etichetta evocativa avvolge interamente la sezione centrale della bottiglia e riporta sul fronte una cornice circolare in cui è inserito il nome del prodotto e il logo Distilleria Bertagnolli 1870 accompagnato dal nuovo payoff “cuore trentino”, nato in occasione del restyling dell’intera rosa dei prodotti Bertagnolli. L’etichetta istoriata narra di come Giulia de Kreutzenberg sia venuta a conoscenza del prodotto gin; in stile litografico sono rappresentate alcune scene di questa felice storia, nonché la foto della nobildonna ritrovata negli archivi storici della distilleria. Il tratto distintivo è la verniciatura azzurra della bottiglia che si sposa con la cromia dell’etichetta e del tappo in plexiglass. Completa la vestizione della bottiglia un collarino che riporta l’anno di fondazione». Percorriamo pochi chilometri e in Trentino troviamo un altro gin, un’altra identità, un’altra storia. Ce la racconta Simon Schweigkofler, responsabile marketing di Roner Distillerie: «Abbiamo affidato al design la narrazione della storia del nostro Alpine Gin Z44, la cui particolarità è il cirmolo (in tedesco Zirbel) raccolto sul Cono Bianco vicino alla nostra distilleria a un’altezza di 1850 metri. Il contenitore trasparente, infatti, mostra la montagna ricoperta di neve, riprodotta sul retro della bottiglia. L’illu-
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strazione racconta le botaniche alpine tipiche dei boschi che ci circondano e che donano al gin un aroma inconfondibile. La natura, gli ingredienti genuini e il nostro forte legame con il territorio sono gli elementi identificativi del brand, che attraverso le illustrazioni sono stati sviluppati nella rappresentazione grafica». Sulle sponde del lago di Como, invece, nasce un gin che “strega” il palato. Marco Rivolta, co-fondatore di RIVO, traccia per noi il percorso che la mente ha fatto nella creazione di questo gin e della sua bottiglia: «Per secoli, le donne del posto hanno cercato nei prati attorno al Lago di Como erbe e fiori per preparare medicine e rimedi. La storia le chiamerebbe streghe. Noi le consideriamo pioniere di pozioni uniche. Ed è proprio l’elemento delle streghe e della magia che ha ispirato il packaging: linee geometriche si inseguono per creare figure astratte, che nei dettagli riprendono due elementi del territorio, le mon-
tagne e le onde del lago. L’idea era creare un design che richiamasse l’artigianalità italiana, ma che al contempo fosse moderno e capace di presentarsi a livello internazionale. Anche la bottiglia vuole richiamare l’elemento della magia con una forma unica ad ampolla. Oggi a esperte etno-botaniche è affidato il compito di raccogliere a mano e selezionare le 12 tipologie di botaniche proprie della flora locale, di certificarne la provenienza e di garantirne la qualità». Conclude Rivolta: «Era fondamentale che non solo il prodotto, ma anche il packaging richiamasse il nostro lago. La sfida è stata realizzarlo senza utilizzare cliché già visti. Da qui la scelta di astrarre elementi naturali con forme e illustrazioni nuove e originali. Abbiamo inoltre voluto dare alle forme una certa intimità, rendendole riconoscibili direttamente solo a chi conosce la nostra storia. In altre parole, un’etichetta da scoprire nei dettagli e poco per volta». Dalla Lombardia passiamo all’Emilia, dove Lucia Palazzini, responsabile del marketing di Casoni Fabbricazione Liquori, ci affascina con una storia di nebbie e tabarri. «Tabar gin viene distillato a Finale Emilia, nella Bassa Modenese, con una tecnica antica come è antica la storia dell’opificio Casoni, che dal 1814 produce liquori in questa terra, sempre av-
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Packaging designer: Labirinto Stampa/decorazione su bottiglia: serigrafia Sistema di apertura/chiusura: tappo a T con PVC nero
volta nella nebbia in inverno», racconta Palazzini. «Ecco, il nostro gin è deciso e avvolgente come un sorso di nebbia. Il simbolo di questa foschia è il tabarro, a cui il gin deve il nome, che è il mantello da uomo tipico della zona. Una fonte di ispirazione anche per la serigrafia sulla bottiglia che raffigura la zona della bassa modenese avvolta dalla nebbia, che mette al centro un uomo col tabarro. Il logo riporta graficamente la rappresentazione di questa figura nella seconda A del nome per far sì che essa stessa diventi rappresentazione del brand». Potremmo passare di regione in regione lungo lo Stivale e trovare decine di produttori di gin, invece facciamo un gran balzo e approdiamo in Sardegna dove la Distilleria Silvio Carta, dopo anni di prove e studi approfonditi, ha creato Giniu, un gin che vuole raccontare la Sardegna e i suoi profumi. Elio Carta, amministratore delegato, ci introduce nel mondo del suo gin: «Per Giniu abbiamo pensato di utilizzare una bottiglia unica nel suo genere e altamente riconoscibile, con un netto rimando al packaging dei migliori profumi francesi. A impreziosirla ulteriormente, il tappo realizzato in sughero con la parte superiore in acciaio prodotta da un artigiano della forgia locale. Giniu 517 è per l’intenditore più esigente: la bottiglia, vestita di platino e luccicante, racchiude l’edizione Riserva del gin top di gamma della distilleria Silvio Carta. Un prodotto di altissima qualità rappresentato dal packaging tanto quanto dal nome 517, il numero identificativo dell’appezzamento, in Sardegna, dove il ginepro viene raccolto a oltre 1.500 metri d’altezza. Per cui può essere definito un Cru». E sugli elementi che contribuiscono all’unicità di Giniu prosegue Carta: «Abbiamo deciso di serigrafare l’etichetta direttamente sul vetro della bottiglia. Frontalmente, per scelta, non appare il nome del produttore, ma lo si trova solo nelle informazioni obbligatorie riportate nel retro-bottiglia. Gli elementi ai quali si è dato più peso sono il lettering del nome del prodotto e i netti rimandi alle sue
origini sarde. Giniu 517 è privo di etichetta, tutte le informazioni vengono incise direttamente sul metallo».
L’unboxing experience del gin
Bottiglie così speciali diventano elementi preziosi che caratterizzano l’esposizione in bar e locali dove il buon bere diventa inscindibile dal bello e da un’esperienza estetica coinvolgente. Queste bottiglie sono anche elementi segnaletici di un gusto preciso e di uno stile di vita molto personale, così la bottiglia di gin sta diventando il regalo di moda. Conseguentemente, la creatività viene esercitata anche sul packaging secondario, che consente il delizioso percorso dell’unboxing experience. Sul packaging secondario Anna Boschi di Bertagnolli dice: «Per il nostro gin sono stati sviluppati due tipi di packaging secondario, un astuccio semplice, che riprende gli stilemi e i contenuti espressi in etichetta, e una confezione speciale da degustazione, contenente una bottiglia e un tumbler serigrafato con il logo e la cornice circolare in cui è inserito». Non diversamente da Bertagnolli, anche Marco Rivolta per il suo Rivo gin pensa all’imprescindibile ruolo del packaging secondario, che «dà un valore aggiunto come regalo, o se venduto nei negozi enogastronomici specializzati. Il packaging riprende gli elementi grafici dell’etichetta e permette di approfondire e arricchire lo storytelling già presente sulla bottiglia». Elio Carta della Distilleria Silvio Carta è ancora più convinto del ruolo del packaging secondario nel creare l’effetto sorpresa: «Aprire la confezione in legno personalizzata con la stampa a fuoco che riprende il design dell’etichetta di Giniu è davvero un’esperienza di grande soddisfazione. Giniu 517, invece, viene commercializzato all’interno di una preziosa box nera di legno, con il logo inciso sul metallo e incastonato sul tappo. La scatola ha l’interno verniciato di rosso per far risaltare ancora di più la lucentezza del platino».
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RELEGNO
www.relegno.it
RELEGNO, PACKAGING E ALLESTIMENTI NEL SEGNO DELL’ECODESIGN L’azienda campana, specializzata in produzione di scatole e arredi per il settore enogastronomico, ha scelto HP Latex R2000 Plus per personalizzare e diversificare l’offerta, senza perdere di vista gli obiettivi di sostenibilità.
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ella scatola di vino bella, c’è il vino buono. Passano gli anni e i packaging per il settore enologico si distaccano sempre più dalla mera funzione di contenitore, per trasformarsi a pieno titolo in oggetto di design. Per colpire nel segno, le confezioni devono essere impreziosite da personalizzazioni estreme, texture e coating metallizzati, da sfoggiare in ristoranti, enoteche e cantine private. La sperimentazione creativa non può prescindere, tuttavia, dalla necessità di proporre ai clienti prodotti sostenibili, progettati in una logica di economia circolare. Lo sa bene ReLegno, con sede in provincia di Avellino, specializzata
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nella produzione di packaging e allestimenti per il settore enogastronomico. Il suo portfolio comprende oggetti di ecodesign, scatole in legno per il mercato del food and beverage e complementi d’arredo. Le confezioni spaziano dalle cassette per imballaggio destinate alla GDO a astucci, cofanetti e scatole regalo personalizzate. Tutti i progetti sono rigorosamente realizzati con legno proveniente da foreste certificate. Uno dei punti di forza dell’azienda, del resto, è l’impegno a promuovere una cultura del riuso. L’obiettivo è incontrare la domanda di una clientela tanto variegata quanto esigente, realizzando progetti elaborati ed esclusivi. Per que-
sto, il management dell’azienda è da sempre molto attento all’ampliamento e aggiornamento del proprio parco macchine. Da pochi mesi l’azienda ha dato il benvenuto alla tecnologia di stampa digitale di grande formato HP Latex R2000 Plus. Una soluzione flatbed progettata per garantire elevate prestazioni sotto il profilo della produttività, della qualità e della sostenibilità. Tratto caratterizzante di questa soluzione sono gli inchiostri Latex base acqua proprietari, in grado di stampare su una vasta gamma di supporti, sia rigidi che flessibili. Grazie a queste chimiche innovative, la macchina si presta a essere
utilizzata in numerosi ambiti applicativi tra cui decorazione d’interni, allestimento del punto vendita, comunicazione indoor e outdoor, oltre che prototipazione per applicazioni industriali. «La nostra è un’azienda ispirata alla filosofia del riuso, con uno spiccato senso per il design e l’innovazione tecnologica» racconta Maurizio Romano, Managing Director dell’azienda. «I costanti investimenti in ricerca e sviluppo ci hanno permesso di distinguerci per il nostro servizio fatto su misura. Le nostre soluzioni sono studiate nel dettaglio per risultare accattivanti ma al contempo sostenibili, realizzato con supporti e processi green».
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Oltre alla produzione di packaging di lusso, ReLegno ha attivato il servizio ReArredo. Una piattaforma web dedicata alla progettazione e vendita di soluzioni per l’allestimento nell’ambito dell’interior, del retail e del contract. «Cerchiamo di instaurare un rapporto one-to-one con i clienti, aiutandoli a individuare le soluzioni più indicate in base alle loro esigenze» spiega Romano. «La stampa digitale ci consente di farlo, grazie alla possibilità di stampare su numerosi materiali, personalizzando ogni singolo prodotto e creando applicazioni uniche e ad alto valore aggiunto». La scelta di investire nella tecnologia di stampa digitale HP Latex
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RELEGNO
www.relegno.it
nasce dal desiderio di diversificare ulteriormente la propria offerta e garantire un servizio sempre più personalizzato e just-in-time. «Uno dei motivi per cui abbiamo scelto HP Latex R2000 Plus è la possibilità di cogliere nuove opportunità nell’ambito dell’interior decoration e del contract», prosegue Romano. «Al momento la macchina è impiegata prevalentemente per la realizzazione di stampe su legno, ma stiamo testando e apprezzando la flessibilità con cui si adatta a diversi tipi di superfici, come Forex, cartone e vetro. Passo dopo passo, stiamo maturando competenze tecniche che ci permetteranno di offrire una gamma di prodotti sem-
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pre più diversificata e completa». In aggiunta a ciò, la possibilità di creare prototipi e mockup su materiali diversi in tempi molto brevi rappresenta uno strumento di marketing indispensabile per fidelizzare i clienti e garantire un servizio bespoke. L’utilizzo di supporti innovativi e riutilizzabili, in abbinamento con gli inchiostri Latex, permette alla macchina di ottenere risultati uniformi. HP Latex R2000 Plus è anche l’unica soluzione digitale di grande formato certificata UL ECOLOGO, a garanzia del fatto che gli inchiostri non contengono sostanze nocive di alcun tipo. «Tra gli obiettivi a tendere, c’è quello di connettere la
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macchina al nostro sistema informatico, per operare secondo i principi dell’Industria 4.0, per rispondere in maniera efficiente e puntuale alle richieste dei clienti, anche quelle dell’ultimo minuto» aggiunge Romano. Guardando al futuro, ReLegno punta a implementare e promuovere l’uso della stampa digitale nell’ambito della personalizzazione di packaging e allestimenti. «Attraverso open house ed eventi dedicati – conclude Romano – vogliamo far comprendere ai nostri partner quanto il digitale sia indispensabile per progettare soluzioni al passo con i tempi, che rispecchino le nuove abitudini e i gusti dei consumatori».
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*** L’OTTIMA ANNATA DEL VINO ONLINE
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Dopo un 2020 segnato da circostanze eccezionali che hanno fatto esplodere il commercio online, le piattaforme di delivery del vino lavorano per consolidare la propria presenza nelle abitudini di consumo degli italiani, puntando sulla personalizzazione e su packaging che uniscano sicurezza, praticità e sostenibilità. Abbiamo chiesto a tre realtà del wine delivery B2C, Tannico, Glugulp! e Winelivery, come stanno vivendo questo momento. 0040
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Il vino è un prodotto abituato a viaggiare da sempre. Dalle cassette in legno con impresso a fuoco lo stemma delle case vinicole alla paglia che proteggeva le bottiglie dagli urti peggiori, l’importanza dell’identità di marca e le necessità pratiche della logistica sono state da subito parte della storia e dell’immaginario del vino. Il mondo enologico è stato tra i primi a individuare le possibilità del commercio online per l’export dei prodotti vitivinicoli italiani. Negli ultimi anni, tuttavia, si è verificato un cambiamento profondo nell’offerta del servizio, non più pensato solo per i grandi volumi e rivolto a grandi compratori del mercato wholesale, bensì per soddisfare le necessità quotidiane dei consumatori finali. Un cambio di mentalità che mette insieme la snellezza delle startup rivolte a un pubblico più giovane e aperto alla sperimentazione con il patrimonio di expertise e l’attenzione alla qualità propri del mondo del vino.
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Il mondo enologico è stato tra i primi a individuare le possibilità del commercio online per l’export dei prodotti vitivinicoli italiani.
Parliamo di piattaforme nate nell’ultimo decennio, che hanno vissuto però nell’anno appena trascorso il passaggio da un’utenza di early adopters a una platea che ha scoperto la praticità dell’acquisto online rispetto ai canali del retail tradizionale. Secondo i maggiori analisti a livello internazionale, l’Italia nel 2020 ha recuperato in maniera inequivocabile il gap che la separava nell’acquisto di vino online da paesi come gli Stati Uniti o l’Inghilterra, in cui l’e-commerce contribuisce a circa il 10% del totale degli acquisti. Marco Magnocavallo, fondatore di Tannico, conferma: «Il 2020 è stato un anno non solo di boom degli acquisti di vino online ma anche di cambiamenti dei comportamenti di consumo. All’inizio del primo lockdown abbiamo registrato un aumento del 100% dei volumi, del 10% della frequenza di acquisto e del 5% delle quantità di bottiglie per ordine effettuato». Anche Andrea Antinori, co-fon-
datrice di Winelivery – piattaforma specializzata nella consegna in 30 minuti e a temperatura di vino, spirits e kit per cocktail ready-to-drink – conferma una crescita media di ordini sulla piattaforma del 350%, con un picco del 600% del 2020 rispetto all’anno precedente: numeri eccezionali raggiunti anche grazie alle modalità di consegna del servizio, che propone a domicilio singole bottiglie e kit per cocktail, permettendo ordini più frequenti legati al momento del consumo immediato. Proprio questa granularità dei singoli ordini ha permesso a Winelivery di rilevare anche un cambiamento nelle abitudini di consumo degli alcolici, con una crescita degli ordini in tutte le fasce orarie, non solo quella dell’aperitivo, con un aumento particolarmente marcato a pranzo e la domenica. Un cambiamento ribadito anche da Roberta Longhi, Marketing & Communication manager di Glugulp! – piattaforma specializzata nella vendita online di soli champagne – che ha visto una
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crescita sia in termini di volumi che nell’abitudine al consumo di champagne, considerato non più solo un’eccezione per le occasioni speciali ma una presenza fissa per esperienze enogastronomiche di alto livello anche a casa. Dallo scaffale virtuale all’unboxing personalizzato Con il cambiamento di abitudini e un customer journey in cui a guidare l’acquisto non è più l’esperienza a scaffale, cambiano anche le modalità di comunicazione del packaging. Andrea Antinori di Winelivery spiega quanto sia rilevante sapere dove si trova il consumatore nel suo percorso di acquisto: «La comunicazione della piattaforma attraverso diversi canali – fra cui ovviamente anche il nostro packaging – è fondamentale per portare dentro chi ancora non ci conosce o non ha provato in prima persona il nostro servizio: è un momento vitale di awareness. Poi, una volta che il consumatore è dentro, la comunicazione deve spostare il proprio focus da Winelivery stesso ai prodotti che offriamo e all’ampio ventaglio di scelte, perché è su questi due aspetti che si fidelizza il
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consumatore». Marco Magnocavallo di Tannico conferma come una comunicazione non scontata della piattaforma sia fondamentale a contribuire alla godibilità dell’intera esperienza: «I cartoni di Tannico si allontanano dai cliché che siamo abituati ad associare al mondo wine&spirits. Gli imballi di Tannico hanno un design che è più vicino al mondo della moda, a partire dalla scelta del blu come colore dominante al posto dell’ormai abusato rosso nelle sue diverse sfumature, tradizionalmente associato al vino. Nel momento di unboxing il cliente viene accolto da booklet realizzati in collaborazione con diversi illustratori internazionali, che danno il benvenuto ai nuovi clienti. Si dà valore al lavoro di chi è in vigna e produce il vino, con un linguaggio al fianco delle persone e mai in cattedra, esperto ma mai saccente». Particolarmente apprezzate dai consumatori sono le diverse possibilità dell’imballaggio o degli elementi interni, come le cartoline e altri prodotti stampati. Winelivery, oltre alla possibilità di inserire nel delivery un messaggio personalizzato per il destinatario, propone per i suoi clienti B2B delle possibilità
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Lo champagne è considerato non più solo un’eccezione per le occasioni speciali, ma una presenza fissa per esperienze enogastronomiche di alto livello anche a casa.
di personalizzazione ancora più sofisticate, dalla livrea del packaging passando per la personalizzazione dei sacchetti sino ad arrivare alla bottiglia stessa. Logistica, sostenibile leggerezza Da un punto di vista del confezionamento e movimentazione, il vino è da sempre un prodotto dalle necessità specifiche in termini di facilità di trasporto, sicurezza e logistica. La sfida che affrontano i servizi di delivery è sostituire i materiali tradizionali, come il legno, con altri più leggeri ma altrettanto sostenibili e resistenti come il cartone ondulato: una riduzione significativa del peso trasportato a parità di sicurezza, quindi la possibilità di soddisfare un numero maggiore di ordini per spedizioni e minori emissioni di CO2 legate al trasporto e alla logistica. Ed è qui che vengono in aiuto design e cartotecnica,
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la massima sicurezza nel trasporto del vino e dei distillati, superando i severi crash test necessari per ottenere le certificazioni dei principali corrieri internazionali».
che hanno sviluppato soluzioni innovative per rispondono a queste esigenze. Sempre Marco Magnocavallo: «Siamo fortunati, perché nel nostro settore l’imballo migliore dal punto di vista operativo (sicurezza e protezione del prodotto, facilità di stoccaggio e montaggio, velocità di approvvigionamento e costo) è anche il più sostenibile, ossia una confezione al 100% in cartone, facilmente compattabile e riciclabile. I nostri imballi sono certificati FSC, ci affidiamo a diversi fornitori – principalmente grandi gruppi della carta internazionali – a cui abbiamo concesso in licenza la produzione dei nostri imballi, che si avvalgono di una soluzione di protezione protetta da brevetto internazionale, il NakPack. Il tutto in un’ottica di minimizzazione delle rotture, riduzione del cartone impiegato, facilità e velocità di montaggio garantendo comunque
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Si è assistito a una crescita degli ordini in tutte le fasce orarie, non solo quella dell’aperitivo, con un aumento particolarmente marcato a pranzo e la domenica.
Roberta Longhi di Glugulp! conferma che la ricerca di soluzioni maggiormente sostenibili è trasversale tra piattaforme e produttori, in una logica in cui la sostenibilità è anche leva importante nel processo di acquisto dei consumatori: «Molte Maison e Vigneron hanno rivisto le proprie scelte sul packaging: l’esempio più eclatante è la “second skin case”, l’imballaggio ecosostenibile realizzato dalla cartotecnica italiana Pusterla 1880, scelto dalla Maison Ruinart per lo Champagne Blanc de Blancs e Rosé in sostituzione dei tradizionali coffret. Si tratta di un involucro interamente riciclabile composto al 100% di fibre di legno, dalla superficie setosa, più leggero, resistente e impermeabile alla luce per preservare l’integrità del gusto del vino. Un altro esempio tra i nostri produttori sono Maxime e Anna Ullens del Domaine de Marzilly, che per le proprie etichette hanno scelto un inchiostro a base vegeta-
le e optato per stampe a emissioni contenute di CO2. Per le spedizioni Glugulp! ci affidiamo a un packaging sostenibile, affidabile e sicuro: l’imballaggio interno WinePulp è di derivazione vegetale, in polpa di cellulosa recuperata al 100%, riciclabile e biodegradabile. In questo modo ogni bottiglia inviata è racchiusa da una coppia di involucri che la ripara e la mantiene stabile nel trasporto. La box esterna di spedizione – in cartone a doppia onda rinforzato per attenuare gli urti – è automontante con una chiusura studiata per evitare l’utilizzo di materiale plastico o collante. Inoltre tutti i box sono sigillati con reggie antieffrazione brandizzate per preservare il contenuto da eventuali tentativi di manomissione». Futuro ibrido Se nel corso del 2020, in conseguenza dei diversi lockdown, il mercato del delivery si è trovato ad assorbire e sostituire i consumi che tipicamente sarebbero stati soddisfatti dalla ristorazione e dall’intrattenimento fuori casa, il 2021 è il vero banco di prova per capire se questa nuova abitudine si sia radicata a sufficienza, tanto
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Tutti concordano sul fatto che il futuro del delivery sarà all’insegna delle esperienze ibride, in cui l’online e l’offline, i pop-up shop e le classi di degustazione online lavoreranno insieme in un unico ecosistema.
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da diventare parte della routine quotidiana dei consumatori. Tutti concordano sul fatto che il futuro del delivery sarà, probabilmente, all’insegna delle esperienze ibride, in cui l’online e l’offline, i pop-up shop e le classi di degustazione online lavoreranno insieme armoniosamente come un unico ecosistema. In Tannico sono forti delle esperienze dell’anno passato: «Ci siamo adattati alle nuove esigenze accelerando nel 2020 i progetti di intrattenimento tra le mura di casa che già erano in fase di sviluppo, come i Tannico Wine Tasting online, che hanno dato la possibilità ai clienti di Tannico o ai semplici appassionati di degustare da casa in compagnia dei maggiori esponenti delle cantine italiane: Cantine Ferrari con la presenza di Marcello Lunelli, Antonio Rallo di Donnafugata e Klaus Gasser di Cantine Ter-
lano. Abbiamo lanciato le Tannico Flying School Online, una piattaforma in stile Netflix fruibile dal divano di casa che dà accesso a un bacino in continuo refill mensile di video-corsi: degustazioni con ospiti, vignaioli, enologi e sommelier, e percorsi tematici intorno al mondo del vino. Abbiamo anche sperimentato nuove modalità di fare eventi, collaborando per esempio con Veuve Clicquot all’organizzazione di due master experience direttamente a casa». Winelivery sta invece lavorando all’apertura di pop-up store, di cui il primo a Milano – città natale della piattaforma – in cui il servizio di mescita verrà affiancato a quello del delivery, per portare in seguito l’esperienza ibrida di delivery e degustazione in loco anche in altre città d’Italia.
Un fenomeno, quello del delivery di vino, che può solo crescere nel futuro: la società di consulenza strategica Nomisma stima che nel 2019 l’e-commerce di vino valesse per l’Italia 200 milioni di euro, e che nel primo semestre del 2020 i numeri siano raddoppiati rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un mercato spartito tra il 17% della GDO e l’83% di pure player come Tannico, Winelivery e Glugulp!, che si pongono anche come strumento in grado di mettere in rapporto diretto i piccoli produttori e chi vuole non solo bere bene, ma fare del vino un’esperienza. E perché queste esperienze siano memorabili, l’esperienza sensoriale del packaging sarà una componente più che mai fondamentale.
La stampa digitale su tessuto amplia i suoi orizzonti Qualità, flessibilità e sostenibilità: questi sono i valori alla base del successo di Monna Lisa, la serie di stampanti digitali industriali per la stampa diretta su tessuto. Produciamo macchine che rispondono alle esigenze di mercati dinamici, sempre in evoluzione, in un’ampia gamma di applicazioni: dalla moda abbigliamento allo sport, al tessile arredamento. Le stampanti Monna Lisa assicurano a chi le utilizza competitività, innovazione e basso impatto ambientale. www.monnalisadtp.eu
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Bastione delle Maddalene
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Fonderia 20.9
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Teatro Nuovo
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Teatro Scientifico
Lo Spazio
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Museo Miniscalchi Erizzo
Palazzo Orti Manara
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Giuliana Traverso
di fotografia Joey L.
P e r i p h e r i e Ernesto Bazan
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HOW IT'S MADE MACHINE LEARNING: UN’IMMAGINE VALE PIÙ DI MILLE PAROLE Editing automatico dei file, classificazione delle immagini, individuazione degli oggetti all’interno di foto e video, monitoraggio di asset e prodotti, fino al riconoscimento di emozioni e azioni basato sulla Face Recognition. Sono queste, secondo gli Osservatori del Politecnico di Milano, le applicazioni più promettenti dell’intelligenza artificiale che sfrutta il machine learning per l’analisi dei dati. di L O R E N Z O
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Perché certi siti chiedono di riconoscere lettere astruse, di selezionare semafori, strisce pedonali, biciclette e autobus o di cliccare su “Non sono un robot”? Non è solo per verificare che siate esseri umani e non computer con cattive intenzioni (i cosiddetti bot), ma anche per addestrare un’intelligenza artificiale. I captcha (così si chiamano quei piccoli quiz, da “Caught you!”, Ti ho beccato!), infatti, basati sul più classico test di Touring per distinguere computer dagli esseri umani, servono non solo per la sicurezza, ma soprattutto per insegnare alle macchine a leggere e a riconoscere oggetti specifici all’interno di una fotografia. Fantascienza da Matrix? Assolutamente no, come vedremo. 0048
Nel 1997 i ricercatori di AltaVista, per impedire ai bot di aggiungere URL al loro motore di ricerca in modo fraudolento, ebbero l’idea di sfruttare al contrario le caratteristiche del programma di OCR dello scanner Brother che avevano in ufficio. Se un testo è confuso, si sovrappone a un altro, i caratteri cambiano o il fondo non è omogeneo, pensarono, la macchina non è più in grado di interpretarlo, ma un uomo sì. Questa intuizione venne sfruttata anche dall’Università Carnegie Mellon di Pittsburgh quando avviò la digitalizzazione della sua biblioteca ed ebbe l’idea di sottoporre agli utenti sotto forma di captcha le parole dubbie individuate dall’OCR: se una persona riesce a individuare correttamente una parola nota, allora individuerà anche quella ignota e quando tre persone daranno la stessa risposta, questa potrà essere archiviata dal sistema come corretta. Funzionò, tanto che nel settembre del 2009 questa tecnologia fu acquistata da Google. Fare esperienza Oggi l’intelligenza artificiale e il machine learning, ovvero il meccanismo per cui i sistemi apprendono e migliorano le loro performance e capacità di risposta in base ai dati che utilizzano, sono quasi ovunque. Da Siri che risponde in modo adeguato alle domande, imparando da cosa le si chiede e da quanto la sua risposta sia soddisfacente, fino alla bacchetta magica di Photoshop che riconosce un soggetto e sa isolarlo dal fondo (01), non solo in base alla differenza di colore, ma perché sa riconoscere e distinguere i singoli elementi. Ma l’intelligenza artificiale subentra anche quando interagiamo con le banche, acquistiamo online o utilizziamo i social media, leggiamo le notizie o scegliamo un film su Netflix, fino all’auto che riconosce cartelli stradali e corsie. Anche fuori dal contesto con il quale si sta interagendo in quel momento e in modo inaspettato, continuamente entrano in gioco meccanismi di machine learning per rendere la nostra esperienza efficiente, facile e sicura. Pensiamo alle immagini: il servizio gratuito di Google per la loro archiviazione, ad esempio, se da un lato offre spazio per immagazzinare le nostre foto, dall’altro le usa per imparare. Fedeli al patto faustiano per cui “se non paghi, il prodotto sei tu”, siamo noi che autorizziamo, in modo più o meno spontaneo e inconsapevole, l’uso
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delle nostre informazioni che non sono solo quelle che condividiamo sui social, ma sono soprattutto tutte le altre: dagli allegati delle mail ai documenti che storiamo nel cloud, fino alle immagini delle telecamere di sicurezza che passano e si archiviano nella rete. Al di là degli aspetti di privacy e di profilazione, che poi passano in secondo piano tra autorizzazioni capestro (vuoi il servizio? dammi accesso ai dati) o concesse con leggerezza, l’intelligenza artificiale scandaglia e apprende da tutto quello che le viene dato in pasto; la potenza computazionale e la bontà dell’algoritmo fanno il resto. In una sorta di nastro di Moebius, l’AI analizza i dati, li elabora, apprende e fornisce a sua volta dati che riutilizzati vengono analizzati, elaborati e così via. Un esempio sono i filtri di certe app, come FaceApp, che alterano l’aspetto dei nostri selfie. La foto va nei loro server, viene immagazzinata insieme a milioni di altre, elaborata in base ai filtri impostati e rimandata nell’app: già solo tenere la versione elaborata o eliminarla significa insegnare all’AI a far meglio. Lo stesso accade con i nuovi filtri neurali presenti nella versione 2021 di Photoshop che da questa release lavora sempre a stretto contatto con il cloud Adobe, tanto che
+ + + L’intelligenza artificiale scandaglia e apprende da tutto quello che le viene dato in pasto; la potenza computazionale e la bontà dell’algoritmo fanno il resto.
il “Salva con nome” lo propone di default come destinazione predefinita. I filtri “pelle liscia” o “sostituzione cielo” sono estremamente realistici, ma a lasciare a bocca aperta per l’accuratezza sono il “trasferimento trucco”, per cui si applica un trucco da una foto target caricata, e il “ritratto intelligente”, che altera l’espressione di un viso in una gamma che va dalla felicità alla rabbia. E non è un caso che questi filtri chiedano all’utente, a effetto applicato, se sia soddisfatto o meno. Imparare dai propri errori Ma come fa un computer a imparare? Sintetizzando al massimo, lo fa classificando, elaborando e apprendendo dai feedback sul suo operato, secondo algoritmi più o meno supervisionati. La logica che sfrutta la continua correzione dei risultati sulla base di un modello dato, anche con l’intervento umano, è oggi la più usata. Come spiega Oracle, “come un bambino impara a identificare i frutti memorizzandoli da un libro illustrato, così l’algoritmo viene addestrato a partire da un set di dati che è già etichettato e classificato”. Al contrario, gli algoritmi non supervisionati “utilizzano un approccio indipendente, in cui il computer impara da solo
a identificare processi e schemi senza nessuna guida: in questo caso, è come se un bambino imparasse a identificare i frutti osservando colori e modelli, senza memorizzare i nomi con l’aiuto di un insegnante: cercherà le somiglianze tra le immagini e le suddividerà in gruppi, assegnando a ciascun gruppo la nuova etichetta”. È così che funziona il Face ID di Apple: legge un viso, ne fa una mappa e la salva. Ogni volta che si vuole sbloccare il dispositivo, confronta il viso in quel momento con la mappa salvata. Il rating di riconoscimento fa il resto: se assomiglia al modello, il telefono si sblocca, e tutto quello che differiva viene salvato per perfezionare la mappa. Così, ad esempio, il telefono si sblocca che si indossino o meno occhiali. È ovvio che i due metodi finiscono per migliorarsi l’un l’altro. Una volta che viene identificata una nuova etichetta, questa diventerà a sua volta un modello. Il processo è sintetizzato dalla formula proposta nel 2017 da Robin Bordol, CEO di Crowdflower: AI = TD (Training Data) + ML (Machine Learning) + HITL (Human In The Loop)
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L’Image Recognition Oggi il panorama dell’AI sta decollando e i diversi motori di machine learning per l’analisi dei dati operano prevalentemente grazie a reti neurali per l’elaborazione di foto, video e testi che riescono a riconoscere forme, colori, fino addirittura a seguire oggetti in movimento. Secondo gli Osservatori del Politecnico di Milano le applicazioni più promettenti sono l’editing automatico dei file, la classificazione delle immagini, l’individuazione degli oggetti all’interno di foto e video, il monitoraggio di asset e prodotti, fino al riconoscimento di emozioni e azioni basati sulla Face Recognition. Innanzitutto, dall’immagine, composta da pixel, viene estratto un gran numero di caratteristiche (feature). Senza andare troppo nel dettaglio, una volta che ogni immagine è stata convertita in migliaia di caratteristiche (feature), si può iniziare ad addestrare un modello. Nel caso di foto che rappresentano, per esempio, dei prodotti integri e dei prodotti fallati, possiamo addestrare la macchina a riconoscere una delle due categorie. Più immagini si utilizzano per ogni categoria, meglio un modello può essere addestrato: una volta che ha imparato, può riconoscere un’immagine sconosciuta. Prendiamo l’immagine (02), se alla prima elaborazione non riconosce il logo Apple e lo scambia per la silhouette di mela morsicata (l’abbiamo testato e non succede), dopo che è stato istruito, lo riconoscerà correttamente.
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Google Vision AI Facciamo un esperimento. Alla pagina https://cloud.google.com/ vision Google mette a disposizione un simulatore del suo Vision AI. Nella foto, in pochi secondi, riconosce che c’è una persona, nello specifico una donna, e che indossa un cappello (addirittura riconosce che è una fedora), un cappotto e delle collane. A ciascun dettaglio individuato assegna un tasso di riconoscimento e così l’algoritmo ci dice che ci sono delle scarpe al 94%, degli occhiali da sole all’87%. Ma non si ferma qui, associa delle etichette (borsa, alberi, trench, fashion), classifica le espressioni facciali (joy), verifica quanto l’immagine sia sicura rispetto a contenuti sensibili (sesso, violenza, contenuti razziali), crea una mappa dei colori con i valori in RGB e la loro copertura in percentuali ed esclude i colori di fondo per evitare falsi positivi. Infine, isola le singole parti e ne mappa le coordinate. Già questo piccolo esperimento svela le potenzialità dello strumento. Dategli in pasto tutte le immagini dei vostri prodotti e insegnategli a riconoscere i dettagli che vi interessano, correggetelo quando sbaglia e vi ritroverete una moltitudine di dati da usare. Come? Prendiamo un e-commerce di moda: sfruttando questi dati, potrei costruire una gallery in base ai colori, distinguere foto indossate da still-life, spingere capi con il logo in determinati mercati o verso particolari utenti che apprezzano questi dettagli, aggregare in base al
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+ + + Vision AI può lavorare in modo silente sulle immagini archiviate nei suoi server, materializzare i dati estratti e metterli a disposizione.
tipo di prodotto o di genere, e così via senza che nessuno abbia speso tempo a classificare le immagini e, cosa altrettanto importante, senza che nessuno abbia predeterminato cosa cercare. E questo equivale a esplorare aree di business nuove o non considerate. Il sistema Google di base lavora ad ampio spettro e ha il vantaggio di offrire tutta la forza dell’ecosistema e dell’esperienza del gigante di Mountain View e la sua capacità di calcolo e di integrazione con gli altri suoi servizi in Cloud. Vision AI può lavorare in modo silente sulle immagini archiviate nei suoi server, materializzare i dati estratti e metterli a disposizione. Dopo di che si decide quale approccio avere, se supervisionato o meno, arrivando perfino a poter intervenire sull’algoritmo. Una volta estratti i dati si può procedere per inclusione o esclusione di certi risultati (per esempio un bikini non lo mostro nell’e-commerce di certi mercati) o sul best match, ovvero quanto un’immagine si avvicina a un esempio dato. Un esempio tangibile è il tool Reverse Ima-
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ge Search nella home di Google. Provate a dargli in pasto una foto e lui troverà all’istante tutte quelle simili, fino a trovare la stessa in altre varianti di dimensione. Su strumenti come questi posso basare in automatico i suggerimenti tipici come gli abbinamenti e gli You May Also Like. Altri approcci Un’alternativa altrettanto potente è Amazon Rekognition, attivabile direttamente in AWS, probabilmente il servizio di cloud computing e hosting di Amazon più diffuso, in grado di identificare oggetti, persone, testo, scenari e attività in foto e video e riconoscere i contenuti anche nei testi. Gli usi anche qui sono molteplici e dipendono dal business: si va dal riconoscimento facciale (per esempio personaggi famosi, persone autorizzate, dipendenti), di oggetti e scene, all’individuazione di contenuti vietati per effettuare moderazioni o verifiche umane, dal riconoscimento di testi all’individuazione dei propri prodotti tra le foto pubblicate sui social media o presenti sugli scaffali di un punto vendita per ricerche di mercato. Interessante l’esperimento fatto da Nike filmando a filo strada tutti i partecipanti alla maratona di Tokyo 2019 per identificare e classificare i marchi e modelli di scarpe usati dai partecipanti. Amazon Rekognition è direttamente integrata con Amazon Augmented AI (Amazon A2I) per poter implementare facilmente la revisione umana per un rilevamento di immagini inappropriate. Amazon A2I fornisce un flusso di lavoro di revisione umana integrato per la moderazione di immagini, che consente una facile revisione e validazione delle previsioni da Amazon Rekognition. Tra le piattaforme indipendenti, la principale è sicuramente Clarifai, che adotta un approccio supervisionabile con tanto di workflow per gestire l’apprendimento in base a specifiche esigenze dell’utente e adotta soluzioni particolarmente potenti per il riconoscimento di immagini, video e testi in contesti specifici come il food. Non solo è
in grado di individuare singoli prodotti o ingredienti, ma anche preparazioni e piatti. Per il travel, invece, da una foto riesce a estrapolare anche il luogo, i servizi offerti o caratteristiche di location, hotel e residenze. La forza degli algoritmi di Clarifai è proprio il saper lavorare per ambiti circoscritti, con caratteristiche note e peculiari, alzando di conseguenza la precisione dei risultati. Un esempio è il riconoscimento automatico di capi e accessori o la classificazione delle texture e dei pattern per il fashion. Anche con i testi non se la cava male, OCR compreso: l’approccio in questo caso non è solo riconoscere e rendere il testo editabile, ma anche classificarlo in base al contenuto per la moderazione di contenuti indesiderati, cercare parole e concetti chiave o fare analisi di web reputation. L’architettura dell’informazione Passare dall’avere poco, magari estratto a fatica manualmente, a questa enorme messe di dati può disorientare. Prima di chiedersi cosa classificare, è opportuno chiedersi perché farlo, magari partendo da un’esigenza specifica. Il bello di queste soluzioni è che non seguono processi lineari: sono
come delle reti e per di più scalabili. Ci si può muovere in ogni direzione e cambiare facilmente la profondità di analisi, basta modificare l’algoritmo e riprocessare i file. Potrei iniziare solo dal tagging per la classificazione e poi sfruttare l’identificazione degli oggetti cui legare delle azioni. È quello che succede per esempio con l’app di Ikea, dove nelle foto d’ambiente agli oggetti sono stati associati degli hot spot che rimandano alle scheda prodotto con le relative varianti colore e la possibilità di aggiungerli direttamente al carrello. Come si vede, questi strumenti, per quanto fortemente basati sulle macchine, richiedono sempre l’intervento umano per raffinare il risultato. È un cambio di paradigma: lascio alla macchina il lavoro più oneroso, lungo e a basso valore e mi concentro sull’addestramento dell’algoritmo. Un valido approccio che può essere seguito è quello di procedere per step. Prendiamo i tag della foto (03) presa da Shutterstock: ha associate più di 200 parole chiave generiche che vanno dall’azzeccato “donna” all’incomprensibile “quadrante”, mancano del tutto non solo “giglio”, ma anche “fiore”, e ci sono anche “usura” e “vintage”. Se il mio
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+ + + Quello che propone Adobe è un vero e proprio ecosistema, fatto di “piccole” funzionalità, come i filtri neurali di Photoshop, presenti nelle nuove release degli applicativi che semplificano il lavoro di grafici e creativi. contesto è la moda, scremati gli errori, aggiunto i tag in base a una specifica semantica: quell’”usura” diventerà il “stone washed” del jeans, la trama della fascia sarà identificata come “losanga”; questo perché l’AI esamina i segni visivi (vettori, forme e colori) e li paragona con i modelli di riferimento ed è proprio sulle tassonomie, classificazioni e sulle localizzazioni che occorre lavorare. AI a 360 gradi Se sulle immagini questi automatismi risparmiano azioni ripetitive, pensate a cosa si può fare con un video, dove le immagini in movimento richiedono l’intervento quasi fotogramma per fotogramma. In questo caso Sensei, il motore di AI di Adobe, è davvero lo stato dell’arte. Abbiamo accennato sopra all’intelligenza artificiale applicata agli strumenti di Photoshop, ma è solo la punta di un iceberg. Quello che propone Adobe è un vero e proprio ecosistema, fatto di “piccole” funzionalità, come i filtri neurali di Photoshop, presenti nelle nuove release degli applicativi che semplificano il lavoro di grafici e creativi; ma soprattutto è fatto di potenti motori di elaborazione integrati nelle suite Experience Cloud e Marketing Cloud, la famiglia di prodotti per il business digitale, che consente di coprire end-to-end tutto il processo produttivo e distributivo riducendo i colli di bottiglia. Pensiamo a una libreria di immagini di prodotti archiviati sul DAM Adobe: Sensei può in automatico
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indentificare gli oggetti contenuti, isolarli, cropparli, ricavando dinamicamente foto per foto le coordinate di taglio, e poi creare altre rendition pronte alla distribuzione o preparate per un successivo riuso. Il vantaggio diventa esponenziale, ragionando sui video. Consideriamone uno editoriale per un sito e-commerce: Adobe copre le fasi dalla produzione – con l’editing e il montaggio del filmato, il riconoscimento dei dettagli (i prodotti), l’assegnazione di tag specifici per il CEO e il SEM del sito, l’applicazione di aree dinamiche che addirittura seguono i soggetti in movimento cui associare eventi – alla distribuzione, con la costruzione della pagina web che lo ospita e il CMS per l’erogazione del media in modo responsivo in base al device da cui si sta navigando indipendentemente dalle dimensioni e dalla forma dello schermo dell’utente (l’IA di Sensei arriva a rilevare il punto di fuoco e a operare i tagli di conseguenza, assicurando che il soggetto scelto sia sempre nitido e al centro della scena), e così via fino alla raccolta e all’analisi di tutti i dati classici degli analytics. Oggi l’accesso ai dati si è molto semplificato, la consapevolezza del loro valore sta crescendo e sta portando a una trasformazione dei processi aziendali: occorre solo non lasciarsi spaventare dalla loro potenziale immensa vastità per imparare a navigare nel mare delle informazioni, senza trovarsi travolti o completamente all’asciutto.
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BOOK OF DANIEL, IL NEO-ESPRESSIONISMO DI DANIEL JOUSEFF NEL CATALOGO REALIZZATO DA NAVA PRESS 400 pagine a colori e una veste editoriale elegante per raccontare l’opera di Daniel Jouseff, artista svedese di origini palestinesi nato nel 1975 a Skövde e oggi di base tra Stoccolma e Londra. È stata l’agenzia svedese Frankenstein Studio a progettare “Book of Daniel”, il catalogo, che sulle prime, con la sua copertina rivestita in carta effetto pelle con oro a caldo e labbrature oro, si presenta come un libro dall’aspetto classico nella sua sobria eleganza, rassicurante come una bibbia o un grande classico letterario, salvo poi svelare un contenuto dirompente e spiazzante per la sua potenza espressiva. L’agenzia Frankenstein ha, attraverso il progetto editoriale, interpretato l’essenza stessa dell’opera di Daniel
Jouseff, artista neo-espressionista che basa la sua poetica sui conflitti e le contraddizioni tra gli eroi classici, “i buoni”, e gli antieroi, “i cattivi”, spesso raffigurati come personalità divergenti ed emarginate con le quali l’artista stesso si identifica. Una critica sociale forte e serrata che parte dall’iconografia dei fumetti e dei personaggi amati dalla cultura popolare per raccontare quanto dietro le apparenze si nasconda una verità molto più complessa, per svelare l’inganno del pregiudizio sociale su cosa sia buono e su cosa sia cattivo, e per attaccare le strutture del potere e i sistemi di razzismo che affliggono le società contemporanee. La realizzazione del libro, in 666 copie, è stata affidata a Nava Press che ha saputo coniugare tecniche di stampa
e legatoria tradizionali, tipiche dell’editoria di pregio, con la stampa UV led e l’uso di un Pantone verde neon che accentua ancora di più il contrasto tra interno ed esterno. COME È FATTO BOOK OF DANIEL Catalogo cartonato in formato chiuso 12x15,6 cm, aperto 24x15,6 cm, composto da: COPERTINA Cartonata da 3 mm, rivestita con Saffianino Rosso scuro 321/211, stampata a 1 colore a caldo (oro) e sfondamento a secco in bassorilievo. Risguardi in carta Aurum Sirio Pearl da 125 g, senza stampa.
INTERNO 400 pagine in carta Arena Natural bulk 1,7 da 140 g/m², stampate a 5/5 colori UV led: 4 colori + Pantone 802C. Il quinto colore è raggruppato nella forma macchina che va da pagina 194 a pagina 240. LEGATURA Cartonato cucito dorso quadro, capitelli e segnalibro, labbratura oro. Stampato in 666 copie.
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Il digital non è "solo" digital Il digitale non è più il futuro: è realtà. Per i Brand è fondamentale avvalersene nel migliore dei modi per restare rilevanti: una rivoluzione che influenza non solo la dimensione virtuale ma anche quella fisica delle aziende.
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a trasformazione digitale è materia che impatta a 360 gradi su ogni aspetto della vita d’impresa: organizzazione e processi, company culture, infrastrutture tecnologiche, risorse umane, formazione e aggiornamento professionale, modello di business, organizzazione logistica, vendite e distribuzione, ricerca e sviluppo, progettazione del customer journey. Non ultimo: il branding, un approccio-chiave in ogni processo di trasformazione d’azienda. In quanto processo strategico di periodica messa a fuoco del nocciolo identitario dell’azienda, il branding offre una bussola irrinunciabile in grado di indicare all’impresa la via per restare rilevante evolvendo nel solco del proprio DNA, senza “snaturarsi” e perdere di vista la propria storia.
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Tommaso Mezzavilla Tommaso Mezzavilla è Executive Digital Creative Director in Robilant Associati, dove ha costituito il team di Digital Branding per accompagnare le imprese nella progettazione di esperienze sempre più orientate alla multicanalità. Allievo del grande maestro della comunicazione Emanuele Pirella, Executive Digital Creative Director in Havas negli anni precedenti, vincitore di premi e riconoscimenti e a sua volta membro di alcune delle giurie più prestigiose a livello internazionale, Tommaso vanta una straordinaria esperienza creativa nel digitale, nell’advertising, negli eventi oltre che come produttore musicale.
Ecco perché anche un progetto che nasce digital non può mai considerarsi “solo” digital, ma ha la necessità di mantenere una propria coerenza identitaria anche nel mondo offline per non tradire la propria vocazione. Esemplare in tal senso il progetto che Robilant Associati ha coordinato e realizzato per Dante.global, la piattaforma digitale dedicata alla lingua e alla cultura italiane inaugurata recentemente alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Dante.Global è la naturale evoluzione di Società Dante Alighieri, un brand che nasce digitale per espandersi anche alla dimensione fisica, andando a identificare oggettistica e merchandising, eventi, adv, comunica-
zione, allestimenti, aule reali e virtuali. Nell’anno delle celebrazioni dantesche per i 700 anni dalla morte del Sommo Poeta, la Società Dante Alighieri si appresta al più grande processo di digital trasformation immaginabile per una realtà tanto storica quanto articolata nella sua organizzazione. Un percorso di trasformazione da cui è nato un nuovo posizionamento della Marca e una nuova Brand Identity, in grado di sintetizzare un bagaglio di portata storica e tradurlo in codice digitale. In un dialogo continuo e incessante tra mondo reale e mondo virtuale, tra online e offline, profondamente legati da un intreccio indissolubile.
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QUALCOSA DI PERSONALE di M I C H E L A
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Riflettori puntati sul dato variabile per avvicinare, coinvolgere, stupire. Tre progetti sfruttano le potenzialità della stampa digitale tra versioning e personalizzazione one-toone, per rendere il consumatore finale non solo parte attiva del processo di creazione, ma protagonista principale della storia che il brand racconta. Sono le agenzie Angelini Design, DLV BBDO e O’Nice! Design ad aver pensato a qualcosa di davvero personale per i loro clienti Eni gas e luce, Altavia e Ferro 13 durante l’edizione 2020 di Brand Revolution LAB. 0056
C’è un progetto, quello di Eni gas e luce, che racconta tutto ciò che si può fare con un buon uso dell’energia, per proiettare bambini e bambine nel futuro, a cavallo dei loro sogni. Un altro che nel mezzo del primo lockdown ha tracciato i km percorsi da una bottiglia di vino Ferro 13 per accorciare le distanze tra le persone e ristabilire un contatto fatto di condivisione e convivialità. Un terzo, infine, che abbraccia il carattere verace di un territorio per raccontare la le diverse anime dello stesso brand, l’Agribirrificio Altavia, e tutte le sfumature di carattere, colore, sapore delle diverse birre. Ma c’è anche contaminazione tra tecnologie di stampa diverse: il digitale si mescola con la stampa a caldo e il rilievo a secco, oppure si stampa direttamente
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anche sul vetro, con l’obiettivo di conquistare l’attenzione – e il cuore – del consumatore offrendo un prodotto di qualità elevata. «My future energy, il progetto realizzato per Eni gas e luce, consiste in una serie di guide illustrate personalizzate – spiega Dario Quatrini, Senior art director di Angelini Design – e si avvale di codici espressivi che non sono quelli tipici di una energy company. L’energia non è più solo una commodity, non si parla solo di luce e gas, ma si parla di tutto ciò che l’energia può fare». Da qui l’idea di rivolgersi alle nuove generazioni, alle loro aspirazioni per il futuro e uno stile di vita sostenibile. «Il cliente – prosegue Quatrini – ha chiesto di sviluppare una campagna digitale con una forte componente educa-
tional. La letteratura per bambini è cambiata molto: i più piccoli oggi sono abituati ad avere accesso a contenuti interessanti in termini di illustrazione e copywriting». La peculiarità di questo progetto è quella di far dialogare l’online con l’offline, e quindi di condurre l’audience attraverso un’esperienza che dal web approda sulla carta tramite un sistema di print on demand. L’avatar creato online attraverso un configuratore diventa il personaggio protagonista di un prodotto editoriale tangibile con cui identificarsi pienamente, sia nell’aspetto fisico sia nel sogno da realizzare. Parte dal web e dall’inserimento dei dati variabili direttamente dal cliente finale anche il progetto pensato da O,Nice! per l’azienda vinicola Ferro 13. «L’idea è nata duran-
Far dialogare l’online con l’offline permette di condurre l’audience in un’esperienza che dal web approda sulla carta tramite un sistema di print on demand. Sia il progetto per Eni sia quello per Ferro 13 prevedono che siano direttamente i clienti finali a inserire i dati variabili.
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te l’isolamento forzato del primo lockdown, con l’intenzione di accorciare le distanze regalando una bottiglia di vino come strumento di convivialità, unione, raccordo» spiega Stefano Torregrossa, Direttore creativo e designer di O,Nice!. «Entro nell’ecommerce di Ferro 13, acquisto, inserisco il mio indirizzo e quello del destinatario e aggiungo un piccolo messaggio personalizzato. Tutti questi dati vengono gestiti e distribuiti nei diversi elementi dell’etichetta». Il progetto è, per ammissione dello stesso Torregrossa e di Gabriele Stringa, uno dei quattro soci fondatori di Ferro 13, “il festival del dato variabile” in cui la stampa digitale si esprime nei diversi elementi del pack: dalla bottiglia stampata in digitale con tecnologia O-I : Expressions, alle etichette e cartoline stampate con tecnologia HP Indigo e utilizzo di Mosaic, fino al pack secondario nobilitato con tecnologia digitale MGI di Konica Minolta. «È un progetto sperimentale che nasce col preciso intento di sfruttare al massimo la stampa digitale» prosegue Torregrossa. «Nella realtà delle cantine medio-piccole raramente si va oltre la numerazione della bottiglia, e il dato variabile non viene realmente sfruttato. Volevamo dimostrare come si tratti di uno strumento a portata di tutti, non solo di mega brand come Coca-Cola, Smirnoff o Heineken». «Non si tratta di un esercizio fine a sé stesso – aggiunge Stringa – ma utile per sviluppare progetti basati sul dato variabile e la randomizzazione. Brand Revolution LAB ci ha permesso di capire,
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sfruttare e avere prova concreta delle innovazioni disponibili. E il successo di questa limited-edition ci ha permesso di dimostrare anche che il digitale non è affatto cheap». Un’altra realtà medio-piccola che ha abbracciato le possibilità della stampa digitale per diversificare una linea di etichette è il birrificio Altavia col progetto “Irresponsabilmente cinghiali” sviluppato da DLV BBDO. «Abbiamo tentato di raccontare le storie e le leggende del territorio attraverso le grafiche di ogni di etichetta, in maniera giocosa e molto pop che fa uso anche del dialetto ligure» dice Gianluca Carone, Graphic designer di DLV BBDO. Partendo da una base comune sono state realizzate le varianti grafiche con l’uso del dato variabile ma non solo: sono state eseguite anche nobilitazioni di tipo più tradizionale, avvalendosi di una gamma di colori stampati a caldo, tutti forniti da Luxoro, e di un importante effetto tattile di rilievo a secco. «L’obiettivo è stato avvicinare il pack della birra a un mondo un po’ più luxury – dice Carolina Mauri, Graphic designer di DLV BBDO. «Non siamo i primi a usare le nobilitazioni nella birra, ma la novità è stata sfruttare le potenzialità della stampa digitale abbinandola a nobilitazioni importanti. Anche il pack secondario risponde a questa esigenza: alle grafiche pop si abbina una ricerca nella fustella che la rende particolare e raffinata».
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My future energy – Eni gas e luce Il concept I sogni sono l’energia che muove il futuro. Su questa proposizione Angelini Design ha sviluppato un progetto di comunicazione integrata per Eni gas e luce, azienda leader nel mercato energetico, che risponde all’esigenza di brand: creare valore nella transizione energetica. Il cuore del progetto creativo è una serie di guide illustrate e personalizzate che sensibilizza il giovane pubblico verso l’uso più consapevole di energia, legato a una campagna di comunicazione che mira a portare un messaggio forte, attraverso una serie di touch point, rendendo la brand mission ancora più rilevante. Attraverso una piattaforma digitale dedicata, il giovane lettore seleziona la sua aspirazione per il futuro – dalla cosmonautica alla biologia, dall’arte culinaria a quella musicale – componendo così la propria storia: un racconto unico sull’energia come protagonista nella vita quotidiana ed essenziale per realizzare i propri sogni. La profilazione digitale permette la stampa personalizzata nel dettaglio di un sedicesimo, realizzato su car-
Il cuore del progetto creativo è una serie di guide illustrate e personalizzate che sensibilizza il giovane pubblico verso l’uso più consapevole di energia.
ta 100% riciclata e certificata FSC Recycled. Per illuminare i propri sogni, infine, con il libro il lettore riceverà una lampada da tavolo ugualmente personalizzata. «Oggi analogico e digitale convivono nel mondo della comunicazione, sovrapponendosi e interagendo. Le ultime tecniche di stampa digitale utilizzano un flusso di lavoro via web che permette la stampa di documenti personalizzati sia nel testo sia nell’impianto grafico, senza rinunciare alla sostenibilità e alla qualità delle nobilitazioni più classiche», racconta il team di Angelini Design guidato da Dario Quatrini, Senior art director, e composto da Enrico De Santis, copywriter, Elena Pedroli, illustratrice, e Laura Brambilla, Project Manager. La stampa dei libretti e della lampada System Graphic ha realizzato la stampa del libretto e la lampada realizzata in cartotecnica. Il libretto è stato stampato in digitale su carta riciclata FSC Gruppo Cordenons Kingdom Wove Diamond White da
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I metri di distanza tra due persone vengono virtualmente superati con il dono inaspettato di una bottiglia di vino: non c’è lontananza che non possa essere percorsa da un regalo personalizzato.
Accorciamo le distanze – Ferro 13 160 g/m², con allestimento a punto metallico. La lampada invece è stata realizzata su plotter con la stessa tipologia di carta ma con una grammatura da 300 g/m², completa di kit di accensione comprendente lampada, filo e portalampada. Per ciò che riguarda il packaging della lampada, è stato realizzato sempre con plotter e incollato a mano. La carta Kingdom Wove di Gruppo Cordenons Kingdom, l’ultima nata tra le famiglie di carte creative di alta gamma di Gruppo Cordenons, è perfettamente in linea con il progetto di Eni pensato per diffondere la cultura della gestione consapevole dell’energia. È proprio la versione Wove nella tinta Recy White, prodotta con il 100% di fibre riciclate, la più adatta a incontrare i valori espressi dal progetto My Future Energy che invita i più piccoli a riflettere sull’eco-sostenibilità e ad assumere comportamenti virtuosi a favore della salvaguardia del pianeta per un futuro in cui i loro sogni si possano realizzare.
Il concept I mesi di lockdown in seguito all’emergenza Covid19 ci hanno abituati a una tempesta quotidiana di numeri dall’accezione negativa: bilanci di contagi, metri di distanziamento sociale, statistiche di diffusione del virus. Il progetto “Accorciamo le distanze” nasce per trasformare questi numeri in qualcosa di buono. I metri di distanza tra due persone vengono virtualmente superati con il dono inaspettato di una bottiglia di vino: non c’è lontananza che non possa essere percorsa da un regalo personalizzato, spedito ad una persona cara attraverso l’e-commerce di Ferro13. I numeri, qui, diventano veicolo di un messaggio positivo, a doppio senso: chi riceve il vino potrà a sua volta rispedire al mittente una cartolina di ringraziamento personalizzata, già inclusa nel pack. Lo scambio di doni e messaggi, quindi, diventa un modo per superare il distanziamento sociale imposto dall’emergenza, con un simbolo perfetto di convivialità come è il vino. Il progetto nasce dalla necessità di sperimentare con il dato
variabile della tecnologia digitale in modo più complesso del solito. Mescola diversi dati variabili (nome del mittente, nome del destinatario, messaggio personalizzato, distanza in metri tra mittente e destinatario) e la randomizzazione di colori e pattern sulle cartoline. Il risultato è una personalizzazione davvero completa del prodotto. Il progetto è stato realizzato da O,Nice!, Design studio di visual design fondato nel 2005 a Verona specializzato in brand, packaging design, type design e design per la stampa. “Accorciamo le distanze è composto da diversi elementi”: le bottiglie sono realizzate da O-I, l’etichetta e la retroetichetta applicate sul packaging primario sono sono realizzate da Rifa mentre la fascetta esterna e il pack secondario sono realizzati da tech:art. La bottiglia O-I ha realizzato il packaging primario con la tecnica O-I : Expressions relief, per creare bottiglie su misura per Ferro 13. Le bottiglie (di tipologia O-I standard) sono state
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stampate con lo stesso motivo grafico utilizzato per le fascette esterne. I designer hanno optato per un motivo stampato digitalmente in O-I: Expressions Relief, la soluzione di differenziazione di O-I per creare goffrature stampate in 3D personalizzate. Questo effetto consentirà a Ferro 13 di interagire con i consumatori attraverso il senso del tatto. L’etichetta Sulla bottiglia, oltre alla stampa diretta su vetro, sono applicate una etichetta e una controetichetta, entrambe realizzate da Rifa. Ogni etichetta è unica, personalizzata in digitale, e riporta il nome del destinatario e la distanza, in metri, che ogni bottiglia percorrerà dalla cantina al cliente finale. Il dato variabile viene fornito attraverso una tabella Excel e l’elaborazione del file di stampa con i dati variabili viene eseguita attraverso dei server installati in azienda, il che consente di effettuare un controllo visivo sul pdf prima di procedere alla stampa. La fascetta-cartolina La fascetta che avvolge il packaging primario, per poi svelare la stampa e l’etichetta sulla bottiglia, è realizzata da tech:art. La stampa è stata realizzata con tecnologia digitale HP Indigo e la nobilitazione con tecnologia Digital Metal Kurz, inoltre è stata utilizzata l’applicazio-
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ne HP Mosaic per la creazione automatica di grafiche basate su modelli di base: stampa 4 colori più Digital Metal Alufin 220 oro più dato variabile sia testo che immagine gestito con Mosaic. Tech:art ha poi eseguito il pretaglio e l’applicazione dell’adesivo con tecnologia micro-bolle. L’astuccio L’astuccio che contiene la bottiglia, infine, è stato realizzato sempre da tech:art con stampa a 4 colori più Digital Metal Alufin 220 oro più plastificazione Soft touch più vernice UV alto spessore con MGI JETVarnish 3D EVO. Il packaging è stato fustellato e montato con fondo automatico a scatto. La nobilitazione con Digital Metal di Luxoro Oltre al mondo tradizionale dedicato a prodotti per la nobilitazione in ambito di stampa a caldo e freddo, Kurz sta investendo in maniera sempre più consistente in ricerca e sviluppo per conferire alla metallizzazione digitale sempre maggiori standard di performance e lucentezza. Ne è un esempio l’etichetta di Ferro 13, in cui la linea Digital Metal apporta un grado di esclusività assolutamente coinvolgente al pari dei sistemi più consolidati, aggiungendo l’esclusivo fascino della personalizzazione a dato variabile.
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in fibra vergine non patinata. Per gestire le diverse varianti sia di grafica che di fustella è stata utilizzata la procedura VDP (stampa dato variabile). La stampa in bianca e volta ha richiesto particolare attenzione nella gestione del dato variabile, per garantire la corrispondenza dei due lati del foglio. Direttamente in macchina è stata applicata una vernice di sovrastampa a scopo protettivo. I campioni sono stati realizzati utilizzando un plotter che ha sfruttato il tracciato fustella come percorso di taglio e cordonatura.
Irresponsabilmente cinghiali – Agribirrificio Altavia Il concept L’Agribirrificio Altavia è un birrificio emergente nato in Liguria nel 2016 dalla passione di tre amici che decidono di recuperare un terreno e un territorio per la produzione di birre a km0 con ingredienti naturali, coltivati e prodotti al 100% direttamente in azienda. L’identità del brand nasce dal forte legame con il territorio e dalla filosofia godereccia e molto rustica del brand, rappresentato nel logo da un cinghiale, scelto per legarsi al mondo della natura, elemento primario delle loro produzioni, ma anche ad un certo stile irriverente e sfrontato. Da qui nasce l’idea di usare il cinghiale del logo come elemento iconico delle etichette, connotandolo di volta in volta con elementi caratterizzanti la birra in questione, il suo mood e il relativo nome dialettale, in modo da avere un contrasto tra grafica tradizionale e pop. Il progetto è stato realizzato da DLV BBDO, un’agenzia di comunicazione nata nel 1997 e una delle
289 sedi di BBDO, il network più premiato nel mondo. Il team creativo che ha lavorato a “Irresponsabilmente cinghiali” è composto da Carolina Mauri, Graphic designer, Gianluca Carone, Graphic designer, Giulia Ricciardi, Art Director, e Riccardo Stazione, Copywriter. Le etichette La serie di etichette rappresentanti le diverse referenze di prodotto è stata realizzata da Rifa utilizzando la tecnologia HP Indigo 6800. Fuori linea sono state effettuate le nobilitazioni con i colori a caldo Kurz e il rilievo a secco in un unico passaggio. Il packaging secondario ICO ha realizzato il packaging secondario che custodisce le bottiglie. Le scatole sono state stampate in digitale con HP Pagewide C500 su entrambi i lati di fogli di cartone ondulato, realizzati internamente in onda E con copertina superiore in fibra vergine patinata, e inferiore
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L’identità del brand nasce dal forte legame con il territorio e dalla filosofia godereccia e molto rustica del brand.
I colori a caldo Extra!Ordinari e il cliché di Luxoro I colori per la stampa a caldo utilizzati nel progetto “Irresponsabilmente cinghiali” sono Amorphous Blue, Mysterious Ruby, Dark Blur, Blue Element, Combo Green, Polarlight e Luxor® 232, tutti tratti dal nuovo catalogo Extraordinari di Kurz. Una serie di colori metallizzati, lucidi, semilucidi e opachi, fortemente innovativi e sintesi di trend attuali e di successo grafico presentati in Italia negli ultimi 3 anni. Il catalogo Extraordinari è un vademecum di tutto ciò che, nel colore, ha saputo creare tendenza ed è disponibile per l’uso immediato su packaging e etichette ricche di classe e charme. Cliché in ottone hinderer + mühlich.
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La piastrella ceramica alla conquista di nuovi spazi di C A T E R I N A
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La sua natura “metamorfica” l’ha resa un supporto dalle infinite possibilità applicative. Simulare l’effetto di materiali naturali, come legno e marmo, è uno dei principali trend del momento, ma c’è anche chi prova a restituire autonomia espressiva alla ceramica, con risultati spesso sbalorditivi. 0062
L’evoluzione delle tecniche decorative (di cui si parla nelle prossime pagine) e dei materiali ha consentito la nascita di una fiorente industria, soprattutto nell’area mediterranea. Negli ultimi anni la piastrella in ceramica è tornata a essere oggetto di sperimentazione per progettisti, architetti e designer; la sua versatilità la rende ideale per personalizzare ambienti domestici, ristoranti, hotel, store e centri commerciali in maniera inedita. L’introduzione della stampa digitale, come processo complementare alle tecniche tradizionali, ha aperto nuove opportunità creative e abbattuto alcune barriere. In Italia, il trend positivo dell’industria ceramica è confermato anche da una recente indagine
di Confindustria Ceramica, che mostra come dopo il crollo delle vendite del 2020 – segnato da un calo di fatturato del 4% – il settore sia tornato a crescere, registrando un +9% solo nel primo trimestre 2021. Insomma, la ceramica da rivestimento rappresenta ancora oggi un supporto dalle infinite possibilità applicative, in grado di assorbire suggestioni del passato e tendenze del presente e fonderle insieme per ottenere risultati unici. Se da un lato, quindi, continuano a spopolare collezioni di piastrelle progettate per simulare l’effetto di legno, pietra, marmo e cemento, dall’altro c’è chi rivendica l’autonomia espressiva di questo materiale, che ha ancora moltissimo da raccontare.
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A sinistra, cucina con top e rivestimenti Laminam con finiture IN-SIDE. Credits: Seti9 / Laminam. In alto, piastrelle LEA Ceramiche. Dagli azulejos “pubblicitari” alla street art L’uso delle piastrelle in ceramica, fino ad allora concentrato in Nord Africa e Medio Oriente, si diffuse in Europa a partire dal 1300. Questa contaminazione stilistica attecchì dapprima in Spagna e Portogallo, dove la tradizione decorativa di azulejos e alicatados – le tipiche piastrelle smaltate e dipinte nei classici colori blu e bianco che decorano intere facciate di edifici – resiste saldamente ancora oggi. La versatilità di formati, ma anche di colori e motivi decorativi ha sdoganato l’utilizzo degli azulejos tanto nell’ambito dell’interior decoration quanto in quello della comunicazione visiva. A tal proposito, impossibile non citare lo storico Caffè Iruna a Bilbao, descritto anche da Hemingway nel suo romanzo Fiesta, che deve la sua fama ai “cartelloni pubblicitari” che si trovano al suo interno, completamente realizzati con piastrelle di ceramica. O ancora, le ceramiche che decorano alcune stazioni della metro di Lisbona, realizzate da Viúva Lamego, storica maison portoghese fondata nel 1849, che ha all’attivo numerosi progetti
Piastrelle Mutina per la mostra Luigi Ghirri – Between the Lines
che fondono la tradizione ceramica con la street art e gli urban graffiti. Eccellenza italiana e personalizzazione I distretti della ceramica di Amalfi, Faenza, Bassano e Sassuolo – dove si concentra buona parte della produzione nazionale – sono noti in tutto il mondo. Proprio partendo dalle ispirazioni che la tradizione ceramica italiana gli suggeriva, negli anni Settanta il poliedrico artista Gio Ponti utilizzò le piastrelle come mezzo di sperimentazione artistica, ideando 33 pattern diversi, dai tradizionali colori blu e bianco, che furono utilizzate per decorare gli interni dell’Hotel Parco dei Principi a Sorrento, considerato il primo “albergo di design” al mondo. Nel 2016 l’azienda campana specializzata in ceramica Francesco De Maio ha ottenuto la licenza a riprodurre la collezione Blu Ponti, vestendola di colori e formati inediti, in una logica di personalizzazione a cui anche il settore della ceramica ormai non sfugge. Oggi per molti produttori la sfida principale consiste nel costruire un dialogo costante con progettisti, designer e architetti, per coglierne le
esigenze e restituirle in maniera originale. La collaborazione con gli artisti dà spesso vita a installazioni monumentali, come quella creata dal brand Lea Ceramiche per Zaha Hadid. Una lastra di spessore ultrasottile (soli 3 mm in formato 3×1 m) è stata protagonista della mostra evento Interni Mutant Architecture & Design, organizzata in occasione di Milano Capitale del Design 2011 e ospitata all’interno di uno dei cortili settecenteschi della Statale. Le ispirazioni artistiche contaminano gli ambienti interni della casa. Più recentemente, Lea Ceramiche ha preso parte alla sesta edizione della mostra a tema Famous Bathrooms, ispirata alle stanze da bagno di personaggi famosi, con due collezioni che proponevano una reinterpretazione moderna delle cementine di un tempo. Grandi formati ed effetti naturali Una delle tendenze degli ultimi anni è stata quella di proporre motivi decorativi che si ispirassero a materiali naturali, come il marmo e il legno. La sperimentazione in termini di spessori e formati consente di adattare la
piastrella a diverse contesti, tanto nell’interior quanto nell’outdoor. L’ampliamento delle destinazioni d’uso ha spinto i produttori di ceramica a ricreare le texture e gli effetti tipici di altri materiali. «Il digitale ci ha permesso di sviluppare questi stimoli estetici, creando set di lastre ispirate alle pietre naturali, in cui le superfici sono declinate in finiture lucide, velvet, soft touch, a seconda della destinazione d’uso» racconta Roberto Iori, marketing manager di Laminam. «La dimensione della lastra ceramica di 1×3 m ci ha permesso di dialogare con gli architetti nell’ambito di grandi progetti di allestimento, destinati ad aeroporti, centri commerciali, grattacieli, dove l’utilizzo di rivestimenti ceramici viene preferito perché assicura resistenza all’usura, agli agenti atmosferici e ai detergenti chimici. Cosa ci attende in futuro? La principale sfida consisterà nell’esplorare i trend in atto, cercando di preservare il fascino della tradizione artigianale e mantenendo un dialogo costante tra innovazione tecnologica e creatività».
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Mutina, dove tradizione e contemporaneità si incontrano Piastrelle Mutina per la mostra Luigi Ghirri – Between the Lines
Attraverso la collaborazione con designer di calibro internazionale, il brand esplora le connessioni tra arte e materia. Andando spesso in controtendenza. La contaminazione tra tradizione e design è la cifra stilistica di Mutina, che si propone di esaltare la materia prima ceramica, rendendola protagonista di sperimentazioni tattili, cromatiche e dimensionali. Nel 2018 nasce Mutina For Art, un percorso dedicato all’arte contemporanea guidato dalla collaborazione con Sarah Cosulich, curatrice di sei mostre con Mutina, la più recente delle quali sarà presso Casa Mutina Milano aperta al pubblico su appuntamento nello spazio nel cuore di Brera, fino a settembre 2021. L’esposizione, intitolata “Luigi Ghirri – Between the Lines”, ospita opere della collezione di Massimo Orsini, CEO di Mutina, ed è stata sviluppata in dialogo con l’architettura dello showroom e il suo nuovo display ceramico. La selezione di fotografie include alcuni dei lavori più concettuali di Ghirri, dalla serie Atlante e Still-Life a quelle delle pubblicità stradali o delle rappresentazioni quotidiane dello spazio naturale in contrasto allo spazio costruito dall’uomo. Il display ceramico è stato
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realizzato con DIN, la nuova collezione progettata da Konstantin Grcic, che offre uno sfondo sorprendente alle fotografie di Luigi Ghirri grazie alla sua struttura e ai cromatismi, creando inaspettate letture del lavoro dell’artista. «Abbiamo fatto nostro un motto di Milton Glaser: You can only work with people that you like» spiega Bianca Bertolissi, PR and communication manager di Mutina. «Collaboriamo con designer di fama internazionale e si tratta di un lavoro di ricerca e sperimentazione continua, volto a esaltare la piastrella ceramica come ci hanno insegnato a fare i nostri designer come Edward Barber e Jay Osgerby, Ronan ed Erwan Bouroullec, Nathalie Du Pasquier, Konstantin Grcic, Hella Jongerius, Laboratorio Avallone, OEO Studio, Raw Edges, Inga Sempé, Patricia Urquiola e Tokujin Yoshioka», conclude Bertolissi.
< G R A N D A N G O L O >
CAPOFARO VESTE IL SUO BRAND CON I TESSUTI DI MANIFATTURA DEL SEVESO Immerso nella splendida cornice delle Isole Eolie, Capofaro nasce dall’amore per la vigna e per il mare della famiglia Tasca d’Almerita. Una scenografica tenuta sull’isola di Salina pensata per gli amici, gli ospiti e tutti i viaggiatori di gusto, nel segno della migliore ospitalità mediterranea, Capofaro è oggi la massima espressione di Salina, la più autentica delle Eolie: una locanda circondata da filari affacciati sul mare, dove si produce la Malvasia, vino tipico dell’isola. Capofaro, su progetto creativo di Studio Forward, ha deciso di valorizzare il suo brand scegliendo come rivestimento di tutta la linea cartotecnica legata al suo resort due prodotti firmati Manifattura del Seveso: Bukram P Extra Fantasia e Cialux. Dai menù del ristorante al welcome book delle camere fino agli accessori più semplici e allo stesso tempo glamour, come i cartellini “non disturbare“ che garantiscono privacy e riposo ai clienti, tutti gli elementi della linea valorizzano la splendida struttura. Il concept è stato ideato e realizzato dall’azienda palermitana Zeta Printing, che da ben tre generazioni della famiglia Zito opera nel settore degli stampati di prestigio. Dal 1968, anno della sua fondazione, Zeta Printing è rimasta fedele alle origini di impresa artigiana a conduzione familiare e fortemente legata al territorio. Nata per la stampa offset e la fotolitografia, Zeta Printing si è specializzata negli anni nel packaging e nella nobilitazione di
lusso; dapprima su materiali semplici come carta, cartone e superfici lisce, per poi estendere la sua produzione anche ai tessuti di alta gamma come quelli di Manifattura del Seveso. Una scelta che consente all’azienda di offrire soluzioni sempre più ricercate per il settore editoriale, del lusso e della moda. Bukram P Extra Fantasia, scelto dal vasto catalogo di Manifattura del Seveso per il progetto Capofaro, è un tessuto 100% cotone, certificato FSC®, che con la sua finitura liscia ha permesso un’ottima resa nella stampa a caldo, pur trasmettendo il calore della tela e garantendo un effetto molto naturale; il logo pressato in oro dà un tocco ancor più elegante a questo importante progetto. Cialux, tela 100% viscosa, è stata scelta nella tonalità blu che richiama il mare ed è stata anch’essa stampata a caldo con ottimi risultati. Manifattura del Seveso, azienda familiare da ben quattro generazioni, è presente su tutto il territorio italiano da oltre 100 anni e fa della sua esperienza un punto di forza per progetti sempre più innovativi, in grande stile e sempre di tendenza. Questo progetto di elevata qualità è il frutto di una sinergia perfetta tra due aziende a conduzione familiare che hanno saputo mettere a frutto la propria esperienza per una creazione di elevato valore, che esprime l’anima delle Isole Eolie e trasmette le travolgenti sensazioni di quel luogo meraviglioso e immerso nella natura che è Capofaro. 0065
Decorazione ceramica, dagli antichi splendori alla stampa full digital di E L E N A
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Cos’hanno in comune un mattone e un vaso in pregiata porcellana di Limoges? Terra e acqua, aria, fuoco, pressione, passione. Il processo di produzione e decorazione della ceramica coinvolge forze ancestrali, tecnologie all’avanguardia e inesauribile creatività. 0066
[Ph. Laminam]
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Risale al neolitico la scoperta che l’argilla bagnata può essere lavorata facilmente con le mani, quando è asciutta diventa rigida, e quando invece viene cotta ad alta temperatura diventa solida e compatta in modo permanente. Da allora in tutto il mondo si è prodotto un numero incalcolabile di prodotti in ceramica e suoi derivati, dai materiali edilizi alle statue e sculture decorative. Si è iniziato a decorare la ceramica ben presto: a figure rosse o nere, nella Grecia antica; in bianco e azzurro, nella Firenze rinascimentale dei Della Robbia; con raffinatissime figure floreali blu e bianche, durante la dinastia Ming. E poi a Capodimonte, Limoges, Imari. Formelle piane in ceramica decorata fanno parte di numerose culture: azulejo portoghesi, zellige marocchine, talavera messicane... In Italia sono moltissimi i centri di produzione di maioliche artigianali: Caltagirone, Faenza, Grottaglie, Orvieto, Vieste, Vietri sul Mare... Ancora oggi, l’Italia è uno dei maggiori produttori di ceramica al mondo. La lavorazione di piastrelle e lastre, di cui parliamo in questo articolo, è principalmente industriale, e la decorazione viene realizzata in larghissima parte con tecnologia inkjet. Questo è infatti stato un settore pioniere per il digitale, che è penetrato rapidamente e in modo capillare, tanto che oggi, a nemmeno vent’anni dai primi esperimenti, circa la metà dei metri quadrati di piastrelle e lastre prodotti al mondo sono decorati con questa tecnologia, e si stanno realizzando le prime linee di produzione davvero full digital. Il settore ceramico industriale, la cui produzione è destinata all’arredamento, all’interior design e all’edilizia, ha alte barriere all’ingresso:
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[Ph. Roland DG] Effetto 3D realizzato da Gemanco Design con inchiostri UV. richiede competenze tecniche specifiche e investimenti importanti, sia nella produzione che nella decorazione. Basti pensare che gli inchiostri ceramici che vengono usati hanno bisogno di un passaggio in forno a circa 1.000°C. I prodotti di questo processo beneficiano di tutte le peculiarità del digitale, come la personalizzazione, ma per ammortizzare i costi di una linea di produzione industriale sono necessari quantitativi minimi di alcune migliaia di metri quadri. Esistono almeno altri due mercati legati alla ceramica, decisamente inferiori come numeri, ma interessanti per le loro potenzialità creative: quello commerciale e promozionale, e quello della prototipazione per l’industria. In questi casi non vengono usati inchiostri inorganici che necessitano di cotture ad alte temperature, ma semplici inchiostri UV e UV LED, gli stessi impiegati nel settore delle arti grafiche e della visual communication. Le resistenze dei prodotti decorati, pur protetti con vernici speciali, non saranno paragonabili a quelle degli inchiostri ceramici, ma sono la soluzione ideale per chi ha bisogno di ceramica per allestimenti, fiere, gadget, o anche di prototipi per future realizzazioni industriali. E non c’è bisogno di quantitativi minimi: si può decorare anche una sola formella.
Nel settore ceramico non si parla di “stampa”, ma di “decorazione”.
Pressione e aria Le materie prime che compongono il corpo ceramico vengono scelte, pesate, mescolate e macinate a secco o a umido. Le sospensioni dalla granulometria omogenea si essiccano in atomizzatori per ottenere polveri oppure grani dalla forma e dalla dimensione controllate. Siamo al momento della formatura: il “soffice” – composto da polveri o grani – viene pressato così che assuma la forma, la misura e lo spessore desiderati, cercando di ridurre la possibilità che si creino microfratture e difformità di densità. Se lo stampo è lavorato, la superficie della piastrella o della lastra avrà una “struttura”, ovvero una texture tridimensionale. Dalla pressa escono prodotti ancora umidi: possono essere rettificati oppure tagliati in formati minori (il taglio può avvenire anche dopo la cottura), e poi asciugati gradualmente in essiccatoi, per evitare che si formino crepe. L’essiccazione può richiedere diverse ore.
[Ph. Laminam] Struttura 3D e decorazione realizzata con inchiostri inorganici. La collezione In-Side, sviluppata a partire da materiali italiani come la pietra piasentina o la pietra del cardoso, ha un bodycolour con granulometrie evidenti.
I componenti principali della ceramica sono silicati, ovvero argille, un materiale facilmente modellabile grazie all’acqua che contiene; quarzi, che mantengono la forma in cottura; feldspati, che favoriscono la fusione delle argille e quindi servono a ridurre la temperatura dei forni.
Terra e acqua Alla base della ceramica ci sono terra e acqua, elementi opposti e complementari. Quantità e tipo di materie prime determinano il colore del corpo ceramico, che generalmente va dal rosso-bruno, come le terrecotte, al bianco, come le porcellane. Ma si possono avere bodycolour anche molto ricchi, sviluppati a partire da ricette della tradizione, così da avere una continuità tra superficie e bordo. Questo aspetto è sempre più importante nell’interior decoration, che utilizza grandi lastre di ceramica non solo per i pavimenti, ma anche come countertop per cucine e rivestimenti di pareti, interne ed esterne. Dal dosaggio dei componenti dipendono anche le caratteristiche fisiche e le resistenze del prodotto finito. Per esempio, le ceramiche a pasta compatta come i gres e le porcellane sono poco porose e impermeabili ai gas e ai liquidi, e non si lasciano scalfire nemmeno dall’acciaio. Le ceramiche a pasta porosa come le terraglie, le maioliche e le terrecotte, invece, hanno una pasta tenera e assorbente e sono facilmente scalfibili.
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Ancora terra e acqua A questo punto la piastrella o la lastra è pronta per essere ricoperta con sostanze a base minerale che hanno una funzionalità sia decorativa che protettiva, come gli ingobbi e gli smalti. I primi solitamente sono meno fondenti e meno vetrificanti rispetto ai secondi, hanno una base più terrosa e meno vetrosa, e quindi danno origine a una superficie opaca e ruvida. Gli smalti tolgono la permeabilità alle paste tenere, danno levigatezza a quelle dure, nascondono corpi ceramici colorati; possono essere trasparenti o pigmentati, e in ogni caso devono ricoprire la base in modo coprente e omogeneo. In ambito industriale li si può applicare versandoli sulla ceramica, spruzzandoli con un aerografo o – grazie alla tecnologia recente – eiettandoli con teste di stampa inkjet studiate per scaricare grandi quantità di materiale. Esiste anche la smaltatura a secco: vengono applicate sulla superficie della piastrella smaltata a umido polveri, “fritte” sminuzzate (materiali vetrosi) e smalti in grani o “vetrine”. Dopo la cottura, le particelle di smalto fondono l’una nell’altra e danno origine a una superficie simile al granito, e possono essere levigate. La piastrella può essere anche decorata in modo analogico o digitale con inchiostri a pigmento ceramico. Nel primo caso viene usata la tecnica serigrafica o quella a rullo, nel secondo caso viene usata una stampante inkjet single pass. Le stampanti digitali più moderne presentano diverse barre colore, che superano la quadricromia tradizionale, ampliando il gamut soprattutto sui toni del verde, che fino a qualche anno fa erano difficili da realizzare. In digitale si possono realizzare anche decorazioni tridimensionali, con speciali colle o “riservanti” applicati selettivamente.
Gli inchiostri ceramici sono diversi da quelli UV, UV LED o a solvente. I pigmenti sono più grandi e pesanti, e hanno bisogno di una gestione particolare, anche in macchina. Sostanze che impediscono all’ingobbio di attaccare sulla superficie ceramica, e quindi creano una struttura superficiale.
[Ph. Laminam] La finitura Verderame della collezione Ossido di Laminam.
Fuoco Il processo di cottura è una delle fasi più delicate di tutta la lavorazione: si rischia la rottura di interi lotti di produzione. Ogni azienda ceramica custodisce i propri segreti di gestione del forno. Dopo la smaltatura e la decorazione, la ceramica viene portata a oltre 1.000°C perché si indurisca e assuma la porosità e le resistenze desiderate. Più alte sono le temperature di cottura e più impermeabile sarà la superficie. Prodotti complessi che prevedono l’applicazione di lustri, oro o platino possono subire anche due o tre cicli di cottura a diverse temperature.
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La ceramica è un materiale naturalmente antibatterico (oltre al 90%). Le sue proprietà possono essere potenziate applicando alla superficie trattamenti all’argento. Lo stesso può avvenire impiegando il biossido di titanio, che aiuta a disgregare lo smog reagendo con i raggi solari: un’applicazione molto utile per lastre usate all’esterno, che in questo modo mantengono più a lungo il proprio colore originale.
Il lustro è una tecnica decorativa che permette di ottenere il color oro o rubino con sfumature cangianti o iridescenti. La cottura che prevede l’applicazione di questi materiali nobilitanti si chiama “terzo fuoco”.
[Ph. Iris Ceramica Group] Cyberwall è il muro realizzato con superfici ceramiche Active Surfaces che abbatte lo smog e riduce la diffusione di virus e batteri. È stato presentato da Iris Ceramica Group al Padiglione Italia della Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia.
Luce, materia, tecnologia Una delle tendenze dell’interior design nel settore ceramico deriva dall’osservazione della natura: pietre, marmi, legni sono alla base di molti pattern sia per le piastrelle di medie e grandi dimensioni, sia nelle grandi lastre. La riproduzione fedele della natura, non solo fotografica ma anche della struttura tridimensionale della superficie, è quindi cruciale. La tecnologia photometric stereo, in computer vision, non cattura solo il colore o la tridimensionalità apparente data dalle ombre, ma stima le altezze della superficie, punto per punto, osservandole in diverse condizioni di illuminazione. Un procedimento per mappare la superficie 3D comunque valido, ma più lento, impiega sensori laser o cofocali. A partire dai file colori e 3D si possono sviluppare quindi le strutture per le piastrelle e le lastre ceramiche, prevedendo una decorazione cromatica a registro. In questo modo le riproduzioni saranno indistinguibili dagli originali. Anzi, migliori: perché con i software di grafica si possono correggere le imperfezioni (crepe, discromie), e anche prevedere la continuità decorativa tra una lastra e l’altra, tra una piastrella e l’altra. Uno degli usi più interessanti della tecnologia di stampa inkjet UV è proprio nel settore della prototipazione ceramica, usando come base di stampa piastrelle dalla superficie porosa per migliorare l’adesione senza usare pretrattamenti. Grazie alla possibilità di creare spessori con l’opzione varnish si possono realizzare prototipi di piastrelle perfettamente simili a quelli che saranno gli originali, anche con un touch & feel assolutamente analogo all’originale. La stampa UV e UV LED, che utilizza inchiostri organici, e quindi che non hanno bisogno di cottura in forni ad altissime temperature, può essere usata per progetti di comunicazione e promozionali a costi contenuti, senza limiti minimi di produzione e con personalizzazione assoluta. Piastrelle per pareti, ma anche per bagni o cucine usate in fiere ed esposizioni, o gadget in ceramica: la tecnologia inkjet UV e UV LED offre la massima libertà espressiva dal punto di vista del design e la possibilità di lavorare anche con strutture tridimensionali grazie a vernici trasparenti lucide o opache. Nel caso in cui servano resistenze maggiori si possono proteggere le stampe con post-trattamenti specifici che potenziano la resistenza allo sfregamento e all’usura, anche se ovviamente queste resistenze non sono paragonabili a quelle degli inchiostri inorganici, che si fondono, letteralmente, con la superficie ceramica.
Mappa di lucentezza (glossiness map)
Mappa di profondità 3D (3D depth map)
Apparenza visiva 3D (3D appearance)
Apparenza visiva piatta (flat appearance)
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[Ph. Metis Systems] Riproduzioni di una stessa pietra naturale realizzate con tecnologia Metis Systems, poi riprodotta in ambito ceramico. La mappa di profondità 3D è il risultato del calcolo dei dati tridimensionali operato con tecnica photometric stereo.
[Ph. Gemanco Design] Piastrelle ceramiche decorate con tecnologia e inchiostri UV LED.
Grazie a: Nicola Rubino, Gemanco Design Antonio Caselli, Greslab Francesca Cuoghi, Iris Ceramica Group Claudio Corniola, Laminam Guido Cardelli, Metis Systems Giovanni Re, Roland DG Luca Bellotto e Stefano Costacurta, Symera Andrea Annovi, System Ceramics
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AGFA
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SLOTEX DICE SÌ ALLA DECORAZIONE DIGITALE Per far fronte a progetti complessi e ad alto tasso di personalizzazione, l’azienda russa ha scelto di affidarsi ad Agfa InterioJet
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Slotex è un’azienda russa specializzata nella realizzazione di laminati, componenti per mobili e materiali per la finitura. Il suo portfolio include un’ampia gamma di soluzioni decorative all’avanguardia: dalle carte stampate alle carte impregnate all’HPL, fino ai pannelli destinati alla decorazione d’interni, al trasporto pubblico, all’automotive e al contract. Investimenti in tecnologia, completezza dell’offerta, qualità del servizio orientato a soddisfare le richieste specifiche di ciascun cliente e partnership mirate sono, da oltre trent’anni, gli ingredienti alla base del suo successo. Oggi Slotex è una realtà consolida-
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ta e in costante espansione, con oltre 450 dipendenti e un reparto produttivo che occupa oltre 20.000 m². Produce circa 6,5 milioni di metri di superfici decorate all’anno e ha un proprio studio di design. In aggiunta a ciò, è un membro attivo dell’associazione europea ICDLI (International Committee of the Decorative Laminates Industry). Per consolidare la propria presenza sul mercato, Slotex ha scelto di investire tutte le sue energie nella relazione con il cliente, cercando di restituire il massimo in termini di qualità, efficienza e economicità. Per farlo, si è dotata di un esteso parco macchine che, da poco tempo, include anche un’innovativa soluzione digitale.
Uno degli investimenti più recenti è infatti quello che ha portato a scegliere Agfa InterioJet. «La nostra azienda produce componenti per mobili da più di vent’anni. Nel 2003, siamo stati i primi in Russia a produrre plastica decorativa sottile. Nel 2017 siamo entrati nel mercato della carta decorativa. A voler delineare una sequenza, l’introduzione della stampa digitale è stata una naturale evoluzione nel nostro percorso tecnologico» spiega Vadim Osipov, CEO di Slotex. «La scelta di introdurre una soluzione di stampa digitale risale alla fine del 2019, ma a causa della pandemia abbiamo portato a termine l’in-
stallazione solo da pochi mesi». Nel corso del 2020, la macchina è stata utilizzata all’interno del quartier generale di Agfa, in Belgio, dove gli specialisti si sono fatti carico delle commesse di Slotex, in attesa di poter portare a termine l’installazione, che è avvenuta a marzo 2021. «Abbiamo potuto contare sull’assistenza in loco e online del team Agfa e della sua squadra di tecnici locali» prosegue Osipov. «Una volta installata InterioJet, abbiamo immediatamente dato il via alla produzione 24/7. Sin da subito la macchina ha dato prova di essere estremamente affidabile. Il periodo di test nel quartier generale di Agfa è servito a perfezionare i nostri progetti, adattando i
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INTERIOJET, PERSONALIZZAZIONE ESTREMA PER LA DECORAZIONE D’INTERNI
file grafici ai parametri richiesti per stampare in digitale». Slotex si definisce un’azienda customer-oriented, sempre attenta a soddisfare i clienti, realizzando prodotti unici, tarati sulle loro specifiche esigenze. Agfa InterioJet si è dimostrata perfettamente in grado di rispondere a questa esigenza di customizzazione, perché ha permesso di stampare piccole tirature con un elevato grado di personalizzazione, con grafiche originali realizzate dal team di designer interno a Slotex. «In passato, utilizzando esclusivamente processi di stampa a rotocalco, avevamo bisogno di stampare un minimo di tre tonnel-
late di carta per rientrare nei costi di esercizio. Questo ci obbligava a conservare alcuni design in magazzino per molti mesi o addirittura per anni» racconta Osipov. «La InterioJet ci ha permesso di diversificare la nostra offerta e rispondere in maniera puntuale alle richieste dei clienti, anche quelle più complesse». L’esperienza di Slotex dimostra come anche l’industria della decorazione vada sempre più verso l’ibridazione dei processi di stampa. La sfida per il futuro sarà quella di elaborare progetti compatibili sia con le tecnologie analogiche che con il digitale, affinché anche
le piccole campionature possano trasformarsi all’occorrenza in una produzione industriale. «Grazie alla stampa digitale siamo in grado di far fronte alle nuove sfide che il mercato dell’arredamento e della decorazione impone: velocità, flessibilità e un altissimo grado di personalizzazione» conclude Osipov. «Inoltre rappresenta un incentivo alla creatività per il nostro team di designer professionisti che ha la possibilità di sbizzarrirsi dal punto di vista estetico. InteriorJet si presta perfettamente alla realizzazione di progetti complessi, in cui il creativo può esprimere tutto il suo potenziale».
Agfa InterioJet è stata lanciata sul mercato a novembre 2020 con l’obiettivo di accelerare la trasformazione digitale nel mercato delle superfici laminate. Una soluzione inkjet in grado di stampare, contemporaneamente, su due bobine di carta decorativa, ciascuna con una larghezza massima di 155 cm e un peso fino a 600 kg, raggiungendo una velocità fino a 340 m² all’ora. InterioJet utilizza inchiostri a base d’acqua proprietari. Grazie al sottile strato essiccato, queste chimiche possono essere utilizzate per stampare eccezionali motivi di legno e pietra naturale (come il marmo) senza rilievo superficiale. La tecnologia “Thin Ink Layer” assicura un basso consumo di inchiostro, riducendo i costi di produzione e l’ingombro. Il sistema può inoltre essere integrato con vari processi di laminazione e impregnazione. Come tutte le stampanti inkjet di grande formato di Agfa, InterioJet è basata sul software Asanti di Agfa dedicato alla gestione del flusso di lavoro, che incrementa le prestazioni del sistema controllando, semplificando e automatizzando l’intero processo di stampa, dalla prestampa alla finitura. L’integrazione completa di Asanti per quanto concerne la gestione dei file, la gestione del colore e la verifica preliminare assicura lavori omogenei e privi di errori. 0071
D E C O R A T I O N
L’arte di stampare in verticale
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di C A T E R I N A
P U C C I
Evocare il gesto primordiale del disegno attraverso una tecnologia che decora pareti e vetrate come fossero tele: è l’idea di Scribit. Chi di noi, da bambino, non ha mai disegnato su un muro? Dare sfogo alla nostra creatività su quelle immense superfici che erano le pareti di casa, incuranti delle sgridate dei genitori. Da qualche anno esiste una tecnologia innovativa che recupera quel naturale istinto a “disegnare in verticale”, capace di trasformare muri e vetrate in opere d’arte. Si tratta di Scribit, una tecnologia messa a punto dallo studio di progettazione Carlo Ratti Associati e lanciata su Kickstarter dove, nel giro di pochi giorni, ha fatto il tutto esaurito. Abbiamo chiesto a Andrea Bal-
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dereschi, Chief Marketing Officer di Scribit di raccontarci le potenzialità di questa tecnologia, che offre infinite opportunità di applicazione ai creativi e può diventare uno strumento utile per decorare velocemente gli interni di negozi, uffici e ristoranti. Come nasce il progetto? L’idea di Scribit è nata dalle ricerche di Carlo Ratti, direttore del MIT Senseable City Lab, e dello studio CRA - Carlo Ratti Associati. È il risultato di una lunga serie di prototipi precedenti svi-
luppati nello studio di CRA, tra cui l’installazione OSARCH, Open Source Architecture alla Istanbul Design Biennale 2011, la facciata del Future Food District al World Expo 2015 di Milano (selezionato dal Guinness World Records come la più grande immagine mai stampata) e, più recentemente, UFO-Urban Flying Opera, un progetto in cui una flotta di droni vernicianti viene sfruttata per disegnare un’immagine di provenienza collettiva. Tutti questi progetti possono essere visti come interpretazioni dell’idea di “bit tangibili” sviluppata dal professor Hiroshi Ishii del MIT: riunisco-
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no il meglio sia del mondo digitale che fisico. L’obiettivo di Scribit è di reinventare il modo in cui le persone accedono all’arte e ai contenuti visivi in un mondo sempre più digitalizzato. Oggi siamo totalmente sommersi dalle informazioni e trascorriamo il tempo davanti a una forma o all’altra dello schermo digitale: TV, computer desktop, laptop, tablet o telefono. Scribit offre un’alternativa: un sistema robotico che disegna su qualsiasi tipo di superficie verticale, rievocando il gesto primordiale del disegno, evidente già dai primi graffiti nelle caverne.
Come funziona la tecnologia Scribit? Scribit è un dispositivo di forma circolare, di circa 20 cm di diametro e 9,5 cm di altezza, e lavora su un piano a due assi, muovendo su e giù su due piccoli fili che pendono da una parete verticale. Può posizionarsi in qualsiasi momento con grande precisione e utilizza da uno a quattro pennarelli per riprodurre i contenuti. Attualmente Scribit utilizza comuni pennarelli simili ad altri in commercio, ma stiamo lavorando per renderla più sostenibile e ridurre l’impatto ambientale. Insieme allo studio
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di design CRA, abbiamo sviluppato Scribit Pen, un prototipo per nuovi pennarelli compostabili; i pennini e le cartucce sono in bioplastiche e fibre naturali, l’inchiostro è atossico. Inoltre, il fusto della penna, disponibile in legno, bioplastica e alluminio anodizzato, permette di sostituire solo le componenti interne e quindi di essere riutilizzato portando anche nel mondo del pennarello il concetto innovativo della cartuccia sostituibile in un’ottica di riduzione materica della parte consumabile. Vogliamo cambiare il paradigma take-make-waste, in
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Qualsiasi piano verticale può essere trasformato in uno schermo: un muro meraviglioso in cui vengono proiettate immagini, messaggi o feed.
favore di un approccio circolare, non solo per Scribit, ma per l’intera industria del pennarello. Una delle potenzialità di Scribit è quella di non porre limiti alla creatività. Da un punto di vista dimensionale, le superfici che Scribit può coprire sono relativamente ampie, arriviamo a un’ampiezza di circa 3 m. Parlando di materiali, è in grado di decorare muri, vetrate, whiteboard e superfici lavabili. Inoltre, grazie a una speciale tecnologia brevettata, Scribit è in grado di disegnare, cancellare e ridisegnare in sicurezza nuovi contenuti un numero infinito di volte, consentendo di stampare un’immagine diversa sulla tua parete ogni giorno o anche ogni pochi minuti. Scribit può muoversi su ogni tipo di superfi-
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cie verticale, dalle lavagne al vetro, all’intonaco. Così, qualsiasi piano verticale può essere trasformato in uno schermo: un muro meraviglioso in cui vengono proiettate immagini, messaggi o feed. Per chi è pensata questa tecnologia? Scribit è sempre connesso al Web e consente di scaricare, caricare o reperire qualsiasi contenuto da Internet. Un ristorante può pubblicare il menù del giorno sul muro, una società finanziaria può pubblicare gli aggiornamenti del mercato azionario nella sua hall, e chiunque ami l’arte può proiettare un Van Gogh - o i propri disegni - sul muro della camera da letto. Il software interattivo del robot fornisce un accesso diretto all’ecosistema creativo di Scribit. Una
volta che l’utente invia le proprie informazioni digitali al dispositivo o seleziona un’immagine dalla galleria, il plotter inizia a riprodurla. Un bel progetto che avete realizzato di recente? A partire da luglio 2019 Scribit ha lanciato Scribit Originals, una serie che vuole richiamare l’attenzione delle persone su temi universali come sostenibilità, diversità, spiritualità e uguaglianza attraverso l’arte. La serie ha coinvolto diversi intellettuali, scienziati, artisti e attivisti che hanno potuto diffondere le loro idee attraverso contenuti originali, disponibili per tutti gli utenti di Scribit e trasmessi in streaming sulla propria parete tramite l’app.
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Ritratto di Francesca Proia
La fase di stampa è quella che materializza il prodotto, perché sono convinto che solo quando si tocca l’immagine si ha la sensazione di ciò che si è fatto.
— Il presente infinito di Enrico Fedrigoli di S I M O N E
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Simone Azzoni È critico d’arte e docente di Storia dell’arte contemporanea allo IUSVE. Insegna Lettura critica dell’immagine all’Istituto di Design Palladio di Verona. Ha curato numerose mostre di arte contemporanea in luoghi non convenzionali. È co-direttore artistico del festival della Fotografia Grenze. È critico teatrale per riviste e quotidiani nazionali. Organizza rassegne teatrali di ricerca e sperimentazione. Tra le pubblicazioni recenti Frame - Videoarte e dintorni per Libreria Universitaria, Lo Sguardo della Gallina per Lazy Dog Edizioni e, per Mimemsis, Smagliature (2018). Teatro e fotografia. Conversazione con Enrico Fedrigoli è il suo ultimo libro.
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Per Enrico Fedrigoli il banco ottico è l’estensione del proprio pensiero, una protesi che misura il mondo e inscatola corpi in scena, fiori e ritratti. Il banco ottico 10x12 significa lentezza, riflessione e grande risoluzione dell’immagine, significa architettura di scena, architettura del corpo, pensiero sull’invisibile e sulla dinamica. Ma 10x12 significa anche pesantezza, fatica e l’uso di un dispositivo che funziona scollegato dalla visione ottica diretta ma coinvolge la costruzione mentale e la progettazione.
Banco ottico e teatro: un binomio impossibile. La scena è buia, la platea pure.
“Il banco ottico è lo strumento meno idoneo: è pesante, non si fotografa con il banco ottico in teatro, c’è poca luminosità. Ho dovuto pensare a come inquadrare e gestire la scena. Sono partito dalle architetture metalliche dalla compagnia teatrale dei Masque. Ho seguito il montaggio del lavoro traducendo con il banco ottico la loro architettura scenica.
In teatro non sei uno spettatore e non siedi al suo posto. L’attrice Ermanna Montanari dice che “Enrico vede ciò che non vede lo spettatore”: cosa intende?
Il buio in sala non è veramente buio, le cose ci sono ed esistono, si vedono. Io le posso esagerare con il tempo dell’otturatore, che è mio alleato. Si deve ragionare come la pellicola, e questo è tanto più evidente quando si fotografa, per esempio, un tulle. L’esposizione con pellicola da 400 ASA dà 40 secondi, ma in realtà a me occorrono 40 minuti. Mi interessa l’invisibile perché, meccanicamente, succede e l’occhio non lo vede. Il mio punto di vista in platea? Qualche volta succede che io fotografi all’altezza di visione dello spettatore, ma solo per un’esigenza di verticalità che mi chiede la scena. Mi interessa andare oltre la visione diretta e capire cosa accade graficamente nel campo che inquadro. Cerco di cogliere nello spazio ciò che mi dà l’idea del movimento. Nelle mie fotografie si recupera soprattutto l’architettura delle scenografie. Si riesce a leggere il luogo. La fotografia lascia traccia di una mia visione e quella traccia può raccontare qualcosa oltre lo spettacolo stesso. Il mio lavoro è costruire e restituire ciò che succede tra un’azione e l’altra: dare spazio all’invisibile, o mostrare cosa succede realmente quando un attore compie un gesto. Mostrare allo spettatore ciò che sfugge all’occhio umano.
Parliamo del rapporto tra fotografo e attore. Con le tue foto abbellisci o togli la maschera all’attore?
L’attore rimane veramente se stesso. Nudo. Non so se tolgo o abbellisco. Di sicuro inquieto. Il volto per me è un’architettura costruita su equilibri e rapporti tra le parti. Mi interessa la materia di un volto, la sua sensibilità epidermica. Dalla pelle si sente tutto di una persona, la sua stanchezza, la sua vitalità.
Rispetto a una natura morta, o a un oggetto in relazione ad altri oggetti, cos’è per te il corpo in scena?
Un oggetto muscoloso. Se dovessi preoccuparmi di ciò che è o non è, tralascerei l’estetica. Per me il corpo è pensabile come piacere visivo. Per questo il teatro è importante, perché mi ha dato modo di “rapire” i personaggi e portarli in studio per fare con loro altri percorsi creativi. Quando lavoro non ho sentimento. Il sentimento va nella pellicola, non devo pensare, ma solo fare in modo che tutto funzioni. Se non funziona la luce, per esempio, si sballa l’immagine. Un corpo, che sia in scena oppure no, è sempre nudo, spogliato dalle congetture e dai pregiudizi del soggetto nei confronti della fotografia e della propria immagine. Quando fotografo una persona devo convincerla a sentirsi spogliata. Tutti coloro che si fanno fotografare da me si mettono a nudo e poi scoprono qualcosa che prima non conoscevano. È una condizione psichica. Il corpo lascia lì la sua maschera e si sente nudo e questo sentire arriva a chi guarda le mie foto.
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Ritratto di Sara Masotti
F O T O G R A F I A
Ritratto di Gianluca Sermattei
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Non tutti i neri sono uguali: ci sono neri che avvolgono, che appiattiscono, che fanno sprofondare il soggetto. È il nero che determina il tutto.
Spesso gli sfondi delle tue foto sono neri…
Il volume esce dal nero e rimane nell’invisibile perché lo spettatore lo possa immaginare. Non tutti i neri sono uguali: ci sono neri che avvolgono, che appiattiscono, che fanno sprofondare il soggetto. È il nero che determina il tutto. Il nero varia per un’azione fisica. Io maschero solo con le mani. Se pensi che il soggetto abbia solo un piano bidimensionale, hai sbagliato tutto. Con le mani si deve scolpire per emersione, “tirando fuori” la figura dal basso. E poi si deve scavare dentro, partendo dai bordi: è un’azione plastica, anche se sembra un paradosso. La scelta del bianco e nero nasce dal fatto che ho iniziato fin da subito a stampare in camera oscura. E poi mi piace toccare. Comporre.
A proposito di composizione: come costruisci l’immagine dentro l’inquadratura?
Ciò che inquadro stampo: penso già ai tagli mentre inquadro. Occorre perfezione ma anche forza fisica per usare il banco ottico. Il mio passato da carpentiere mi ha forgiato la schiena: girare con 25 chili sulla schiena non è facile (ride). È il mio strumento che determina le linee architettoniche e mi dà la certezza di quello che vedo. Ho un mezzo che è talmente pesante che devo ragionare per forza in termini pittorici. Là dentro, nel banco ottico, si vede solo qualche bagliore, per questo devi costruirti l’immagine dentro, ed è quello che faccio io: tutto è già pensato in base al formato che voglio utilizzare. Tutto, anche l’architettura del corpo, dipende dalla sezione aurea. Anche la schiena di un attore in scena deve trovarsi in diagonale come una forza che attraversa il campo. Prima scelgo il luogo, e a partire da quello costruisco l’inquadratura. Se si sbaglia il punto di ripresa si sbaglia tutto. Il cervello deve visualizzare un rettangolo divisibile in quadrati di un centimetro. Questo perché a volte, come in teatro, non si vede nulla.
F O T O G R A F I A
Enrico Fedrigoli
È tra i pochi in Italia a usare il banco ottico, un Linhof 10x12. Enrico Fedrigoli viene dalla carpenteria e arriva alla fotografia di teatro passando da quella di architettura. Del rigore geometrico di strade ed edifici ha mantenuto l’ordine e la precisione, la struttura e la classicità con cui presiede tutto il processo fotografico: dallo scatto alla stampa. E quando non è fuori a scattare vive in camera oscura, un luogo segreto in cui le immagini acquistano la loro dimensione fisica su carta baritata di altissima qualità.
Motus – Twin Rooms
Quanto costruisci sul campo e quanto completi in camera oscura?
Nella costruzione devo dosare le componenti adeguate per costruire l’immagine. Poi in camera oscura posso ulteriormente cambiare e aggiungere ciò che avevo in mente al momento dello scatto. La fase di stampa è quella che materializza il prodotto, perché sono convinto che solo quando si tocca l’immagine si ha la sensazione di ciò che si è fatto. Prima è solo teoria. L’emozione più forte, però, è quando si sviluppa la lastra. Fino a quel momento è sospensione del respiro.
Che differenza senti tra un lavoro su commissione e un lavoro che invece scegli tu? Quanti lavori accetti su commissione e quali invece ti riservi per un piacere personale?
I lavori su commissione non sono molti, perché non potrei lavorare con molte compagnie. Il lavoro, l’impegno è il medesimo sia su progetti che scelgo sia su quelli che mi vengono affidati. I percorsi che decido io hanno però un volume di immagini maggiore. Quelli su commissione hanno una fine e un inizio. Un mio progetto personale invece inizia e poi non so quando si chiuderà il cerchio: anche dopo pochi giorni o appena prima che venga terminato. Mentre nel lavoro su commissione devo intuire chi ho di fronte e dopo qualche giorno che opero sullo spettacolo chiudo e procedo per realizzare le immagini.
Su cosa stai lavorando ora?
Sono reduce da una mostra antologica a Palazzo Miniscalchi Erizzo a Verona. Ma devo dire che è difficile essere riconosciuto nella mia terra: a Oldenburg, in Germania, per esempio sto realizzando una mostra di architettura molto importante.
Cosa ferma il tuo sguardo sulle immagini che vedi oggi?
Oggi c’è troppa quantità. Troppe immagini, troppe scattate con i telefonini, troppe da persone che non hanno imparato il solfeggio prima di suonare. Quando i giovani vengono a chiedermi di imparare mi interessa sapere se hanno voglia di fare e vederli lavorare sul campo. Mi possono anche mostrare duecento bellissime immagini fatte col telefonino, e quindi? Ce ne sono altre duecentomila. La differenza non sta lì.
Esiste una fotografia contemporanea?
Penso che la fotografia sia affettare momenti di realtà e lasciarli lì. Mi piace l’idea di cogliere delle fette di vita, che impressiono. La fotografia è una pellicola trasparente che c’è solo in quel presente lì, in quell’attimo lì. Non c’è né prima né dopo. La fotografia affetta situazioni. Per me un lavoro non è mai finito.
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C O N C O R S I
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W W W . C R E A T I V E H E R O . I T
La competizione per le scuole grafiche di tutta Italia compie 6 anni. Si parte l’8 ottobre con i brief delle aziende protagoniste Lavoro di squadra, creatività, competizione, tecnologia, passione, amore per la grafica e la comunicazione. Sono questi gli ingredienti di Creative Hero, la competizione aperta agli studenti delle scuole grafiche di tutta Italia che vogliono confrontarsi sulla realizzazione di un progetto creativo per “vestire” i prodotti di brand che sottopongono ai partecipanti i loro obiettivi attraverso un brief. Organizzata grazie alla collaborazione fra l’Istituto Salesiano San Marco di Mestre, Confartigianato Impresa Vicenza Sistema Comunicazione e TicTac Stampa di Thiene, con Epson Italia e Cartes come sponsor tecnici, quest’anno Creative Hero giunge alla sua sesta edizione, rinnova la sua formula e punta a un coinvolgimento ancora più esteso – nel 2020 sono stati 400, obiettivo per il 2021 è arrivare a 500 – di studenti provenienti da tutta Italia.
Progetti sperimentali per aziende reali: la parola ai briefer Un ruolo fondamentale nella competizione è, fin dalla nascita di Creative Hero, quello dei briefer. I brand che decidono di mettersi in gioco per accompagnare i giovani talenti in un’esperienza estremamente vicina alla realtà professionale che si troveranno ad affrontare una volta terminato il loro percorso di studi. Non progetti astratti, dunque, ma basati su precisi obiettivi comunicativi legati a prodotti realmente in commercio e al loro posizionamento. Ecco dunque il ruolo centrale che assume il brief, cui il progetto deve saper aderire se non, talvolta, superare le aspettative. Sono tredici le aziende che negli anni scorsi hanno deciso di partecipare; tra queste figurano tre realtà venete del mondo food&beverage: Rigoni di Asiago, F.lli Zuccato e Tzimbar, che produce la birra Cimbra. Tutte e tre sono state protagoniste dell’edizione 2019, in virtù di una spiccata attenzione nei confronti della comunicazione stampata, dalla scelta dei materiali allo studio del design, dal dialogo coi fornitori alla partecipazione attiva a tutte le fasi di produzione. «Abbiamo deciso di partecipare a Creative Hero perché da sempre la nostra azienda collabora con giovani ragazzi in progetti ed eventi» spiega Lisa Berti, Responsabile grafica, comunicazione e marketing di Tzimbar. «Ci è sembrata un’occasione importante nonostante la giovane età dei ragazzi non rientrasse ancora nel nostro target,
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in quanto prodotto alcolico; è stato interessante vedere il nostro prodotto con occhi più giovani e una mente più libera dagli “schemi” lavorativi che spesso ci poniamo». Anche Manuel Rodeghiero, Senior graphic designer di Rigoni di Asiago, sottolinea il valore reciproco che deriva dal progetto: «Collaborare con giovani talenti è importante per sapersi rinnovare e per dare spazio allo spirito creativo e innovativo delle nuove generazioni, che saranno il futuro di aziende come la nostra. Per i ragazzi è importante sapersi confrontare con realtà del territorio per respirare un po’ di vita aziendale» e, in merito all’esperienza in sé, aggiunge: «Le aspettative sono state assolutamente attese, ho trovato dei ragazzi motivati, interessati e molto preparati. È stato davvero piacevole poter condividere con loro il mio percorso sia come “esperto” che come rappresentante di un’azienda, poter dare loro consigli e motivarli a fare sempre meglio». «Mettersi in gioco fa parte del… gioco» dice Marco Zuccato, responsabile commerciale e marketing di F.lli Zuccato, che prosegue: «le idee fresche
sono sempre molto importanti per interpretare le aspettative di futuri consumatori, e i risultati ottenuti sono ottimi. Se, come azienda, decidessimo di partecipare ancora in futuro, lascerei carta bianca partendo da uno storytelling in modo da far divertire e dare totale libertà di espressione a tutti i partecipanti». Le aziende sono sia briefer sia parte della giuria, che individua i vincitori secondo precisi parametri. «Espressione del valore qualitativo dei prodotti» è il criterio che ha orientato le scelte di Marco Zuccato in giuria. Per Manuel Rodeghiero i criteri di valutazione sono stati «aderenza rispetto al brief, intuizione creativa, tecnica grafica, esposizione fluida e coinvolgente». Per Lisa Berti è stata cruciale «l’attenzione ai particolari: abbiamo trovato interesse, ricerca e attenzione in alcune caratteristiche che potrebbero passare in secondo piano per un prodotto come il nostro. Un esempio: il gruppo di ragazzi che poi ha vinto l’edizione 2019, ha differenziato la nostra linea di birre semplicemente con la barba di un uomo Cimbro. In base al contenuto alcolico e al grado zuccherino la barba era più o meno folta. È stato divertente!»
Le tappe di Creative Hero 2021 La call è attualmente aperta sia alle scuole che desiderano partecipare, sia alle aziende che vogliono proporsi come briefer: saranno tre e daranno i nomi alle rispettive challenge. L’evento si svolgerà in più tappe nell’autunno 2021: si partirà l’8 ottobre con il brief iniziale, cui seguiranno 15 giorni di laboratorio con gli studenti, che consegneranno i loro progetti, a livello locale, il 24 ottobre. I primi di novembre verranno selezionate le nove squadre finaliste (tre per ciascuna challenge) che parteciperanno poi a un bootcamp di due giorni (il 6 e il 7 novembre) in cui, grazie a un’attività di formazione e supporto da parte di esperti, dovranno perfezionare il progetto esecutivo dal
punto di vista tecnico, in modo che vengano rispettati tutti i criteri di fattibilità in fase di produzione. Sempre il 7 i progetti verranno presentati ai briefer e l’8 novembre si terrà la premiazione: verranno proclamati i tre vincitori di ciascuna challenge e il vincitore assoluto. Ma a prescindere da chi salirà sul podio, anche quest’anno Creative Hero si confermerà, per usare ancora le parole di Lisa Berti, «un’occasione di crescita e responsabilità. Anche la sana competizione che si crea tra i partecipanti è importante, spinge i ragazzi a dare il meglio e si nota». Tutte le informazioni su www.creativehero.it
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E N G L I S H PAGE 8 HOW PRINT LOVERS IS MADE COVER SIRIO STUCCO CALCE 320 G/M² PAPER Refined, sustainable, perfect for giving shape and substance to the most sophisticated projects. This is the paper chosen for the cover of this issue of PRINTlovers, Sirio Stucco Calce in 320 g/m². Sirio Stucco Calce is a great classic - always up-to-date - in the Fedrigoni catalogue: a range of natural papers and boards, with a smooth surface, made of pure ECF cellulose - Elemental chlorine-free - and FSC® certified, completely biodegradable and recyclable. The special “Stucco” treatment, present on both sides, allows for a particularly sharp and brilliant print. Elegant and sophisticated, characterised by a warm colour and unmistakable tactility, highly prized and with an excellent print yield, Sirio Stucco Calce is suitable for the production of any type of editorial, stationery and commercial print. It is particularly valued for prestigious editorial productions, brochures and commercial prints where the characteristics of a high-performing substrate with refined, tactile sensations are used, with the advantages and printing yield of coated substrates; in this case, it is perfectly suitable both for 4-colour printing with photographic yield and for the finishing treatment with hot printing of the PRINTlovers logo. Sirio Stucco Calce is ideal for the leading printing and finishing techniques: offset, blind embossing, hot foil stamping, thermography, screen printing and letterpress, and is available in 130, 190, 250 and 320 g/m². CMYK PRINTING The Lovers lettering is hot foil stamped with LUXOR® 232, a timeless gold that also echoes some of the details on the back cover. INSIDE COVER Grafical produced both the label and the inside cover on which it is applied. The star of this CMYK printed and enhanced back cover’s design is undoubtedly the LUMAFIN® effect, here in two versions. The camera results from hot stamping with LUMAFIN® Brown, a glossy effect with a vintage feel, while the plants on the bottom have
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been hot stamped with LUMAFIN® Clear. Here, the main feature of LUMAFIN® is evident, namely its translucent character, which creates brilliance and allows the underlying design to be seen. The italicised lettering reflects the cover’s LUXOR® 232 gold. On the other hand, the seal print is an embossed bas-relief achieved with the hinderer + mühlich clichés, a precise and defined print that creates a tactile effect on the paper. SAVILE ROW PLAIN CAMEL 200 G/M² PAPER Savile Row is a range of natural papers and boards with a woven effect, a tribute to the famous London street where the world’s best tailors began. They comprise 60% pure cellulose E.C.F. (Elemental Chlorine Free), 20% cotton fibres, and 20% textile fibres and are FSC® certified. Savile Row is in three versions produced through technologically advanced solutions, including the Plain version used for the back cover of this issue, characterised by a slightly rough surface and available in six colours, including the sophisticated Camel. Combining elegance with technical-functional characteristics, they are suitable for the production of high-quality editorial, commercial and stationery prints using the main printing systems (offset, dry embossing, hot foil stamping, letterpress, thermography and screen printing). Savile Row also gives excellent results in the main packaging processes (cutting, die-cutting, creasing, folding and glueing), thanks to recent innovations that have made the product more elastic, allowing easier and more precise folding. Savile Row is particularly appreciated in the fashion industry. LABEL Grafical produced the label with a 4-colour print on both substrates and a thick varnish. The two papers were laminated and finally hot foil stamped in seal form. PICASSO X-DRY FSC™ BARRIER AP1300 WG74 Picasso X-Dry is a natural paper made from FSC™-certified pure virgin pulp. The natural white shade and felt-marked texture enhance any label, making it elegant and refined. Picasso is offered with waterproof X-Dry™ technology, specially developed by Fedrigoni’s master papermakers to preserve the initial opacity of the label even
V E R S I O N when immersed in an ice bucket. Barrier technology prevents label deformation and the formation of wrinkles and bubbles in the event of temperature changes. Combined with the permanent UV acrylic adhesive AP1300, Picasso X-Dry FSC™ Barrier is the ideal solution for all premium products requiring a high-performance label. WHITE COTTON ULTRA WS™ SH-9020 CB80 The fine felt-marked texture and delicate natural white shade of White Cotton make it one of the favourite self-adhesive papers of label designers worldwide. Its high thickness makes it perfect for printing embossing and debossing finishes. It is also environmentally friendly because it contains no tree fibres and is produced in the historic Fedrigoni plant in Fabriano from pure cotton fibre, a plant that is renewed annually. A special mildew inhibitor makes it particularly suitable for labelling quality wines and spirits destined for cellar ageing. ULTRA WS™ technology prevents the formation of wrinkles and bubbles and the deformation of the label in case of temperature changes and contact with water or ice. It also improves the adhesion of the label to the glass without causing edge-lifting problems. PRINTING AND FINISHING GRAFICAL Grafical was founded in 1982 in the heart of Valpolicella, where it has been operating in the graphics sector for over 30 years, combining tradition and innovation to create a product of excellent quality. Today it employs 90 people, 35 of whom work in the pre-press and administrative departments and 55 in the printing room. The company has specialised in printing self-adhesive labels for the wine sector using offset, screen and digital roll-to-roll technology. The machinery used is all of the latest generation and enables the company to work with the most exclusive techniques and selected materials. Grafical’s success is due primarily to the strengths it has always relied on: excellent product quality and short-order creation and processing times. The company is also FSC™ and BRCGS certified.
PAPER FEDRIGONI Since 1888 Fedrigoni has stood for excellence in the production of special papers. The Group is one of Europe’s leading players in producing and selling various types of high value-added paper for packaging and graphics and self-adhesive products for labelling. With around 4,000 employees in Italy and abroad and 25,000 catalogue references, the Group sells and distributes in 130 countries worldwide. Fedrigoni’s paper division includes Cordenons and the historic Fabriano brand, with over 750 years of history, and, in the Self-Adhesives division, Arconvert and Ritrama, which has led the Group to become the third global player in pressure-sensitive labels. CLICHÉS AND COLOURS LUXORO Luxoro is the exclusive partner in Italy of the KURZ Group, a world player and international reference point in producing equipment and technology for hot and cold printing. Luxoro wants to spread a new way of thinking about packaging and brand image through its inspirations, new finishing solutions, and high-quality materials studied for unique designs. Whether it’s packaging, labels, publishing, security, cosmetics, automotive, white goods or fashion, Luxoro’s enhancements are always cutting edge and surprising. Luxoro’s decoration technologies and materials are among the best in the world, and expertise in advice and service is a cornerstone of the company’s philosophy. Luxoro is a supplier of decoration materials but it also develops with designers and creative people the best applications to bring their ideas to life. Thanks to strict corporate policies aimed at environmental sustainability, Luxoro has long been a 100% renewable energy and totally zero impact company. www.luxoro.it
PAGE 22 LABELS, WINE INTERPRETERS Tasting to visualise a colour. Observing a landscape to define a shape. Telling a story through a paper, restoring a scent by focusing on touch. Among the many possible philosophies behind creating a label, in Italy, there is an increasingly popular approach that interprets and expresses - through printing and substrates too - the whole world that the product encloses. We asked three designers Andrea Castelletti, Cristina Ciamporcero and Valentina Cresti - what direction communication in the wine world is taking. It is a world profoundly linked to tradition, and yet it is also a major player in an innovation dictated, among other things, by the urgent need for greater sustainability. BY MICHELA PIBIRI ANDREA CASTELLETTI Creative Director, Art Director, Designer, Lecturer In 2008 he started working in a communication agency operating between Milan and New York. In the same period, he created some posters with social themes. His creations have been exhibited in more than 40 cities and galleries worldwide, including the Palais des Arts Décoratifs of the Louvre Museum in Paris and the Triennale di Milano Design Museum. They have won over 60 national and international awards, including three Platinum, nine Gold and two Silver from Graphis New York. In 2010 he began his career as an independent creative working with various agencies and companies on communication, branding and packaging projects. He has worked for clients such as Barilla, Lavazza, Pepsi, Technogym and McDonald’s. Since 2014 he has specialised in packaging and communication projects for the wine sector, adopting an approach that can be defined as a “fluid agency”, assembling different teams from time to time, made up of the most suitable professionals for each individual project. He lives and works between Milan and Marche, his home region. www.acastelletti.com CRISTINA CIAMPORCERO Winestylist Cristina began life as a Winestylist in 2013 in Ivrea after a decade of experience as a wine designer and co-founder of ArteVino in 2001. The passion for packaging design has always characterised Cristina Ciamporcero’s career, starting from her first years of experience for Olivetti. Designing a wine label is not only a work of creativity but, above all, a work involving research, taste, history, art and culture linked to the terroir in which the wine is produced. Labels must express their roots and the personality of the wine so that they always
stand out from the other bottles. This sentence has encapsulated Cristina Ciamporcero’s philosophy as a wine designer for over twenty years. www.winestylist.it VALENTINA CRESTI Founder of Valentina Cresti & Associati In only a short space of time, the graphic design studio Valentina Cresti & Associati, founded by Valentina Cresti in 2016 in Siena, has reached levels of expertise and prestige in the wine sector and beyond. Thanks to remarkable creativity and continuous research, it has acquired a knowhow that has allowed it to position itself at the forefront of Italian label design in just a few years. Acknowledged as “innovators”, as also witnessed by the various awards it has won since its foundation, Valentina Cresti & Associati has reinterpreted the evolution of the contemporary world of wine, creating a personal, strategic and winning graphic image for each product. A young but highly specialised team can offer companies its professional expertise in various design fields, from label design (for wine and more besides) to packaging, branding and consulting services. The know-how acquired in tackling complex communication projects always goes hand in hand with an understanding of the individual situation of the client, who interfaces with the team from the discussion of the initial brief to the conclusion of the work. www.valentinacrestieassociati.com — What, in your experience, are the most pressing demands in the sector at the moment? Andrea Castelletti Competition is getting increasingly fierce; there are many companies and products on the market and just as many studios to which you can turn. In my opinion (as always), the most urgent requirement is and must be the definition of a solid strategic path for the brand and the products it wants to offer. Cristina Ciamporcero Today, customers and consumers are precisely aligned on environmental issues. We all know by now that we have to think and consume “green”, and the new generations are fortunately already born with these principles. In the world of packaging, environmental sustainability is extremely important: an entirely eco-sustainable project is unique, smart and has a different sensory approach with the consumer. Eco-sustainable papers, for example, make it possible to discover a new materiality, a naturalness emphasised by the imperfection of the materials used to produce them. Valentina Cresti
Companies - now more than ever - feel a strong need to communicate: their vision, their history, the philosophy behind their products, the company values... Therefore, when we are commissioned to do a job, we are not simply asked to “dress a bottle well” but to convey what lies behind that bottle. A great deal of attention is paid, for example, to giving a message of naturalness (as with organic products) but also to ‘handmade’, the craftsmanship and care taken in producing a particular wine. This means that the label is not just a piece of paper, albeit a beautiful one, which simply contains the information required by law, but a real story, made up of tactile and visual sensations, of what the producer wants to communicate.
Is it possible to identify new trends in terms of design, processing and formats? Andrea Castelletti I don’t particularly like trends because they risk being ephemeral and very limiting. Design must aspire to eternity. The designer’s task is to study, seek beauty, dare, and define a standard that tends towards immortality from time to time. Cristina Ciamporcero I have noticed that in recent years minimalism, which I particularly love, has been somewhat abandoned and replaced by a new “art-deco” where elaborate ink drawings with strokes reminiscent of burin techniques are making a modern comeback: nature is the central character. I have also noticed this new trend in illustrators for the publishing industry. Dry embossing, typography and the use of foils in more unusual colours are also making a comeback, and it’s no coincidence that Luxoro has come up with a new palette called ‘EXTRA!ordinary’. The format of the labels certainly covers everything – it’s like swaddling for a baby; personally, I can’t imagine having to design a small label anymore. Valentina Cresti For the average consumer, deciding which bottle of wine to buy can be challenging, but it can be just as tough for a producer to choose the right look for their bottle of wine. In fact, while the decision to use one or more particular processes or dies is often a matter of budget, choosing the right look for your products is a matter of taste, but also of foresight and clear marketing choices. There are a lot of current trends: there’s always someone who doesn’t want to lose the historical allure of their products and “limit” themselves to a restyling in a classic key of the labels; then there are those who identify with a more modern style; but more and more manufacturers are choosing to renew their catalogue with
a sometimes minimalist look, sometimes very graphic and/or typographic, and sometimes decidedly artistic. On the other hand, in a world full of high-level competitors, being able to stand out from the others is fundamental, if notindispensable.
What is your approach to the project? Andrea Castelletti My approach is totally immersive. For the type of project I carry out, it is essential to have an in-depth knowledge of the brand, the company, the people, the products, and the cultural, historical, landscape and natural context. Therefore, the preliminary study phases - which can take a long time - are fundamental to the project’s success. Cristina Ciamporcero Tasting the wine whose identity is to be designed or redesigned will undoubtedly give you an in-depth understanding of its soul: an antiquated image that does not do justice to the product is unfortunately still the prerogative of many important wines today. It is equally important to visit the winery; walking through the vineyards, meeting the winemaker and being told a few anecdotes certainly helps to empathise with the project, understand its fundamental concepts and intuit which creative idea to follow. Finally, philological research linked to the territory allows you to know the place’s historical and artistic context. I always try to make my labels unique and unrepeatable by inserting illustrations that I create by hand and have different styles depending on the client and what I want to tell the final consumer. Valentina Cresti First of all, for the project to be 100% successful, it is necessary to know not only the product but also the producer. By that, I don’t mean simply “who they are” and “where they come from”, but the whole range of details that describe them and their way of living and working. Every detail, however insignificant it may seem, can trigger the spark of inspiration: this is why I believe it is essential for there to be a very open relationship and a continuous dialogue with the company so we have a solid foundation that allows us to ‘tailor’ the right dress for the product. Secondly, tasting the wine can influence the choice of colour or the finish of the label: the aromas and flavours are translated into colours and shapes, so the external appearance of the bottle hints at, suggests, or, more accurately, ‘opens the eyes’ to the tasting.
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Can you tell us about a project carried out for a client, which fully embodies your design philosophy? Andrea Castelletti One of our most recent projects is Cossignani L.E. Tempo, an organic sparkling wine company from the Marche region. We handled their strategic positioning, naming, identity and, of course, packaging. Knowing every stage of the Metodo Classico production process and the history of Letizia and Edoardo Cossignani, the brother and sister behind this winery, their grandfather Saturnino and the whole family was fundamental to the success of such a complex and challenging project. The name - L.E. Tempo - is made up of two souls. The first, the one linked to tradition, is made up of the siblings’ initials creating the French determinative article: a tribute to the wine-making tradition of Champagne. The second - the more conceptual one - features the word time (Tempo): the fundamental element of the production chain (the Metodo Classico is a very long, artisan process) that also takes on a symbolic and mythical value. For the Cossignani family, time is an opportunity. It is time, in fact, that allows them to make unique products, study and preserve the land they cultivate, and remember and celebrate the family heritage. Therefore, in the naming, we find the three cornerstones of this company: the siblings, the Metodo Classico, and the most precious resource of all. The visual imagery is inspired by mythology. In ancient times, the snake symbolised Chronos (whose Latin equivalent is Saturninus; so Saturninus, Letizia and Edoardo’s grandfather, provided the solution), the deity representing the passage of time. Legend has it that the serpent gave life to the cosmic egg, the casket of the Universe, from which everything originated. We find these elements in the logo and label, giving shape to a memorable identity. The result is a bottle that is solemn, precious and at the same time innovative, representing the most magical aspect of Cossignani production and history. Cristina Ciamporcero The most relevant experience concerned the graphic restyling and repositioning of the image of the complete range of wines of the co-operative winery of Alice Bel Colle in Alto Monferrato. I was asked to design lines of labels that would invite the consumer to visit the winery. I got so involved in the surrounding environment that from the panoramic viewpoint on the hilltop of the small village with a 360° view of the gentle hills covered with vines, the Ligurian Apennines and down to the sea, I thought I would draw precisely what I saw: cheerful, colourful houses with those wonderful hills as far as the eye could see in the background. And that’s how anyone who looks at the label and goes to the pan-
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oramic viewpoint will find what I drew: from the town hall to the small brick-red and ochre-yellow church with the blue house of the parish priest, the hotel-restaurant Belvedere rosa etc... yes, because in a small village of 700 souls everyone knows each other and works in the co-operative as winemakers. For the three top wines, I went into detail: for Alix, a Barbera d’Asti Superiore, I depicted an old vine shoot to symbolise the old vines used for that wine; for Monteridolfo, which means “glorious wolf ”, I drew the valley at night with a wolf howling in the background, in transparent silkscreen on a midnight blue background. For Paiè, a Moscato d’Asti, I drew the whole bouquet of white flowers that can be found in the wine’s aromas, from lily of the valley to lychee. The flowers have a pearlescent and three-dimensional effect on white cotton paper. Valentina Cresti Limiting yourself to just one project is like choosing your favourite child... it’s something you can’t do! Joking aside, being able to have carte blanche in designing is undoubtedly a considerable advantage: to be able to range freely between substrates and finishes, to be able to give free rein to creativity without limits, needless to say, is an enormous satisfaction, but it is even more so when the fruit of your work fully meets the taste of the customer first, and then of their customers. Some examples of this are the Giallo Paglia del Drago e la Fornace, winner of the label of the year at Vinitaly in 2017 - after years it hasn’t lost its strong impact on consumers - but also the Ape del Poggio di Gavi, a newcomer but very successful, or the range of sparkling wines for Anna Spinato, which will be presented to the general public soon.
How do you choose the materials for your projects? Andrea Castelletti The choice of materials is always in line with the idea, the positioning and the strategic path that has been defined beforehand. Enhancements are never an end in themselves. My approach is based on searching for an idea and a story that are first and foremost relevant to the consumer. Cristina Ciamporcero I like to select from the various suppliers the ones who pay more attention to design and sustainability. For the bottles, I really like clean lines and the search for ‘wild glass’. I prefer natural papers for the labels, marked with felt and made using fibres from alternative materials or materials that are renewed annually, such as cotton and hemp. I like the Fedrigoni Self-Adhesives range because the same range is also available for stationery in creating coordinated packaging and creating a corporate image.
Valentina Cresti Everything contributes to creating the result, even choices that may seem secondary: while I design a new product, I already imagine during the drawing phase the finishes it will have to have, the effect of light, the shape of the bottle with all its details, the resulting overall image. From the capsule to the collar, from the label to the back, from the wine to the glass, everything must dance together to the same rhythm. And then it’s vital to know the materials and techniques well: from its production to the consumer’s table, a bottle of wine, and therefore its label, passes through many hands and situations. Labels are wetted, cooled, heated and handled a lot of the time. Consequently, you need to have a perfect understanding of the material and the printing method so that the product doesn’t have any unpleasant surprises during its life cycle.
How do you choose the printing companies you trust? Andrea Castelletti The ideal partner is one who is willing to invest (with the designer and the company) in the project, sharing information, know-how and proposing solutions. Cristina Ciamporcero I like to create a relationship of respect and trust with printers; this isn’t always possible because many times it’s the customer who chooses the printer directly based on their own logistical or economic needs, but when you can dialogue, the printing result certainly benefits. Thinking about print enhancements and discussing the actual feasibility and quality of the result with the printer is essential and can make the difference between a project printed to the letter and a project printed according to printing initiatives or economic requirements. Valentina Cresti I find that the final part of the project, i.e. actual production, is a crucial and particularly delicate part of the process. Making a mistake with a supplier means compromising the work’s success, so, if possible, I always try to have a continuous comparison with the suppliers we choose together with the company. Like everyone else, I have my benchmark suppliers I’ve been working with for years and who I trust, but it also happens that the company itself sends me to one of its own providers, so it’s not a burden on me. However, it goes without saying that by working with several people, you can get to know each other and exchange information openly and understand what the crucial points on which to intervene are and what choices to make at the printing stage. That’s what you call good teamwork.
Looking to the future: what challenges await the sector? Andrea Castelletti To create products that stand out, I believe it’s essential to increasingly spread a design culture based above all on giving the right value to time. We’re living in a historical era in which we’re asked to offer exceptional solutions at the pace of fast food. Slowing down can only bring value and quality that last. Cristina Ciamporcero I think that wine packaging should become completely eco-sustainable: the bottle should be made of recycled glass, the label of recycled paper or paper from alternative sources (cotton, hemp, etc.), the printing inks should be made with the least possible chemicals in the factories and completely biodegradable in the environment, the capsule should be made of recycled material... The label should tell the consumer its story, show how and where the wine is produced with the help of augmented reality. It will be a tough challenge because there will have to be a lot of synergy between all the suppliers, but it is the only way to protect the environment. Valentina Cresti More and more attention is being paid to “green” options, i.e. sustainable solutions, recycled and recyclable media, and players in the printing sector are increasingly moving in this direction, proposing technological innovations that are environmentally sustainable. This theme is undoubtedly very successful, but beyond the concept, the fact that even the aesthetics of the product can tell the story of its green soul through the right choices (a 100% recycled glass with an irregular finish, a paper with a visible vegetable fibre component, etc.) is an added value that is commercially rewarding.
PAGE 40 GREAT YEAR FOR ONLINE WINE After a 2020 marked by exceptional circumstances that made online commerce explode, wine delivery platforms are working to consolidate their presence in the consumption habits of Italians, focusing on personalisation and packaging that combines safety, convenience and sustainability. We asked three B2C wine delivery companies, Tannico, Glugulp! and Winelivery, how they are experiencing this moment. BY ROBERTA RAGONA Wine is a product that has always been used to travelling. From the wooden crates branded with the coat of arms of the wineries to the straw that in the past protected the bottles from the worst impacts, the importance of brand identity and the practical needs of logistics have always been part of the history and imagination of wine. The wine world was among the first to identify the possibilities of online trade for the export of Italian wine products. In recent years, however, there has been a profound change in the service on offer, no longer designed solely for large volumes and aimed at large buyers in the wholesale market but rather to meet the everyday needs of end consumers. A change of mentality that combines the streamlined nature of start-ups aimed at a younger public open to experimentation with the expertise and attention to the quality of the wine world. We are talking about platforms that were created in the last decade, but in the past year have experienced the transition from a user base of early adopters to an audience that has discovered the convenience of buying online compared to traditional retail channels. According to leading international analysts, in 2020, Italy has unequivocally made up the gap that separated it in the purchase of wine online from countries such as the United States or England, where e-commerce accounts for around 10% of total purchases. Marco Magnocavallo, founder and CEO of Tannico, confirms, “2020 was a year not only of a boom in online wine purchases but also of changes in consumer behaviour. At the start of the first lockdown, we recorded a 100% increase in volumes, 10% increase in purchase frequency and 5% increase in bottle quantities per order placed.” Andrea Antinori, co-founder of Winelivery - a platform specialising in wine, spirits and ready-to-drink cocktail kits - also confirms an average growth in orders on the platform of 350%, with a peak of 600% in 2020 compared to the previous year. These are unprecedented numbers achieved thanks in part to the delivery methods of the service, which offers sin-
gle bottles and cocktail kits to the home, allowing more frequent orders linked to the moment of immediate consumption. It is precisely this expandability of individual orders that has allowed Winelivery to detect a change in the consumption habits of alcoholic beverages, with an increase in orders at all times of day, not just aperitif time, with a particularly marked increase at lunchtime and on Sundays. A change also confirmed by Roberta Longhi, Marketing manager at Glugulp! - a platform specialising in the online sale of champagne - which has seen a growth both in volumes and in the habit of consuming champagne, no longer considered just an exception for special occasions but a permanent fixture for high-level food and wine experiences at home. From the virtual shelf to personalised unboxing With the change in habits and a customer journey in which the purchase is no longer guided by the experience on the shelf, packaging communication methods are also changing. Andrea Antinori of Winelivery explains how important it is to know where consumers are in their purchasing journey. “Communicating the platform through various channels - including, of course, our packaging - is essential to bring in those who don’t yet know us or haven’t tried our service themselves: it’s a vital moment of awareness. Then, once the consumer is inside, communication must shift its focus from Winelivery itself to the products we offer and the wide range of choices, because it is on these two aspects that consumer loyalty is built.” Tannico’s Magnocavallo confirms how a non-obvious communication of the platform is fundamental in contributing to the enjoyment of the whole experience. “Tannico’s cartons move away from the clichés we are used to associating with the world of wine&spirits. Tannico’s packaging has a design that is closer to the world of fashion, starting with the choice of blue as the dominant colour instead of the now overused red in its various shades, traditionally associated with wine. At the time of unboxing, the customer is greeted by booklets produced in collaboration with various international illustrators. Value is given to the work of those who are in the vineyard and produce the wine, with a language that is at the side of the people and never in the chair, expert but never know-it-all. Particularly popular with consumers are the various possibilities of packaging or internal elements such as postcards and other printed products. As well as the option of including a personalised message for the recipient in the delivery, Winelivery offers its B2B customers even more sophisticated customisation possibilities, from the livery of the packaging, through the personalisation of the bags to the bottle itself.
Logistics, sustainable lightness From a packaging and handling point of view, wine has always been a product with specific needs regarding ease of transport, safety and logistics. The challenge facing delivery services is to replace traditional materials, such as wood, with lighter but equally sustainable and durable ones such as corrugated cardboard. This brings about a significant reduction in transported weight with the same safety and the possibility of satisfying a more substantial number of orders per shipment and lower CO2 emissions related to transport and logistics. And this is where design and converting come to the rescue, having developed innovative solutions to meet these requirements. Tannico’s Marco Magnocavallo continues, “We are lucky because in our sector the best packaging from an operational point of view (product safety and protection, ease of storage and assembly, speed of supply and cost) is also the most sustainable, i.e. a 100% cardboard package, which is easily compactable and recyclable. Our packaging is FSC certified; we rely on several suppliers - mainly large international paper groups - to whom we have licensed the production of our packaging, which uses an internationally patented protection solution, NakPack. All this is to minimise breakages, reduce the amount of cardboard used and ease and speed of assembly while still guaranteeing maximum safety in the transport of wine and spirits, passing the strict crash tests necessary to obtain the certifications of the main international couriers.” Roberta Longhi of Glugulp! confirms that the search for more sustainable solutions crosses over between platforms and producers in a situation where sustainability is also an essential lever in consumers’ purchasing process. “Many Maison and Vigneron have reviewed their packaging choices: the most striking example is the ‘second skin case’, the eco-sustainable packaging made by the Italian paper company Pusterla 1880, chosen by Maison Ruinart for Champagne Blanc de Blancs and Rosé in place of traditional coffrets. It is an entirely recyclable wrapper made of 100% wood fibres, with a silky surface, lighter, more resistant and light-proof to preserve the integrity of the wine’s taste. Another example among our producers is Maxime and Anna Ullens of Domaine de Marzilly, who have chosen a vegetable-based ink for their labels and opted for low-CO2 printing. For Glugulp! shipments, we rely on sustainable, reliable and safe packaging: the WinePulp inner packaging is plant-derived, made of 100% recovered cellulose pulp, recyclable and biodegradable. In this way, each bottle we send out is enclosed in a pair of wrappers that protects and keeps it stables during transport. The outer shipping box - made of reinforced double-wave cardboard to mitigate impact - is self-assembling with a closure designed
to avoid the use of plastic or adhesive. In addition, all boxes are sealed with branded anti-burglar straps to protect the contents from tampering.” Hybrid future If during 2020, as a result of various lockdowns, the delivery market has found itself absorbing and replacing consumption that would typically have been satisfied by eating and drinking out, 2021 will be the real test of whether this new habit has taken root enough to become part of consumers’ daily routine. Everyone agrees that the future of delivery is likely to be about hybrid experiences, with online and offline, pop-up shops and online tasting classes working together harmoniously as a single ecosystem. At Tannico, they are strong on the experiences of the past year: “We have adapted to the new requirements by accelerating in 2020 the home entertainment projects that were already being developed, such as the Tannico Wine Tasting online, which allowed Tannico customers or simple enthusiasts to taste from home in the company of the major exponents of Italian wineries: Cantine Ferrari with Marcello Lunelli, Antonio Rallo of Donnafugata and Klaus Gasser of Cantine Terlano. We have also experimented with new ways of doing events, collaborating, for example, with Veuve Clicquot in organising two master experiences directly at home.” Winelivery is, on the other hand, working on the opening of pop-up stores, the first of which in Milan, the city where the platform was born, where the serving service will be accompanied by delivery. The store will be the testing ground for bringing the hybrid experience of delivery and on-site tasting to other cities in Italy. Wine delivery is a phenomenon that can only grow in the future: the strategic consulting firm Nomisma estimates that in 2019 wine e-commerce was worth €200 million in Italy and that the numbers will have doubled in the first half of 2020 compared to the same period last year. The market is split between 17% of large-scale retailers and 83% of pure players such as Tannico, Winelivery and Glugulp!, which also act as a tool to put small producers in direct contact with those who want not only to drink well but also to make wine an experience. And for these experiences to be memorable, the sensory experience of packaging will be a more fundamental component than ever.
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PAGE 32 GIN, THE ALTERNATIVE It has a history of at least eight centuries, as adventurous as it is imaginative. Today, gin is back in the spotlight among spirits thanks to the inventiveness of distillers and barmen and the creative energy of packaging designers and art directors: a choral and international success. We talked about this with Paolo Insinga and Lindsey Jones of Interbrand, who revealed the secrets of their precious packaging, and then took a virtual trip into the world of Italian distilleries, from Trentino to Sardinia. BY MARILDE MOTTA The journey of gin (from the Latin iuniperus, meaning juniper, its basic ingredient) starts in Salerno. The distillate originated as a ‘medicament’ in the Salerno Medical School, where, as early as the 9th century, doctors and apothecaries used juniper berries together with other botanical varieties for therapeutic purposes. Then someone discovered that the mixture was not a bad thing to drink in joyful, or conversely dangerous, circumstances. In the Netherlands and Belgium, in the 16th century, gin was not only used to cheer people up in battle but was also reworked into a local product, which has since been called jenever and is still protected under this name. At the time of the great trade routes to the Indies, gin reached distant shores. In England, this aromatic spirit reached the height of its consumption in the 18th century, to such an extent that laws were passed restricting libations, but it also found ingenious distillation acrobats who created ‘variations on a theme’: Plymouth gin, London gin, Old Tom. In the early 1900s, gin in the USA formed an alliance with literature and cinema; its transformative soul helped it become indispensable in cocktails, beginning its dizzying climb towards high society. Having travelled around the world, gin is now back where it started, and in Italy, there is a flourishing of craft distilleries that are reinventing it. This reawakening of interest is taking place in parallel in other countries, where projects are pervaded by great creativity both in the composition of the bouquet of botanicals and in the design of the bottles. Old ideas about this distillate are disappearing, starting with the colour - no longer just crystal clear, but also pink, yellow, blue and green - and continuing with an increasingly rich and heterogeneous combination of ingredients, aromatic combinations and surprises for the palate. Gin between local and global It is one of the world’s most popular spirits, as rooted in its historical and geographical origins as it is capable of being transform-
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ist and even irreverent towards tradition. Paolo Insinga, Executive Creative Director of Interbrand’s Italian office, gives an overview of the main trends in total packaging design for gin. “There has been a substantial change over the last decade, and small craft distilleries have given a boost to the growth of the gin market. Particularly in Italy, gin packaging has been freer from stylistic constraints than other spirits and other countries with a longer gin tradition. The container represents a decisive break from the norm, as in the case of Engine gin (packaged in a tin reminiscent of vintage engine oil packaging, editor’s note), where not only shapes but also materials from very different sectors are used. Strong concepts and the possibility of developing a narrative around the product, naturally supported by a very brilliant production, are crucial.” Lindsey Jones, Executive Director, Client Partnerships at Interbrand in London, adds, “Gin has a long history and a very creative present that is confronted with a multitude of product varieties. Careful attention to the botanicals and other ingredients has helped it become established and preferred by an increasingly broad audience. In addition, storytelling has helped, as in the case of Hendricks gin, to attract a younger audience. Monkey 47 has also upset traditional codes by presenting a monkey on the label and developing an ironic and irreverent communication. On the other hand, Tanqueray refers to tradition and the shape of its bottle, inspired by art deco, with communication based on codes that evoke refinement and charm.” Jones goes on to discuss the variety of products and how the identities are reflected in the packaging. “You could classify gins into three areas: craft and limited production, origin-driven and aroma-driven. The packaging structure and label graphics interpret these three classifications. For example, Brooklyn gin is a limited production gin; its message is one of craftsmanship and authenticity, so the glass bottle has a square shape with an embossed copper label. On the other hand, the bottle of Ophir is influenced by the opulent aroma with spicy notes that bring to mind the Orient and the spice route. The aromatic component of Bloom gin is decidedly floral, so the bottle is sleek with light touch decoration that clearly positions this distillate as delicate and suitable for a female audience.” On current trends, Jones adds, “Bottle design is increasingly inspired by perfumery as gin and perfumes are built on the alchemy of aromas and are precious liquids. Different materials are being used for the closure, each with its own identity, and the focus is also on the experience of opening. Ceramic is another trendy material, and the shape does not necessarily follow the function of the liquor bottle but leaves open the possibility of reuse, for
example, as a flower vase. Finally, packaging designers are also called upon to think about sustainability. For instance, Cantium gin offers reusable containers while Rock Rose gin provides refills with which the ceramic bottle can be refilled.” Another two-part discussion on a particular aspect: geographical identity and export strategies. According to Paolo Insinga, “Italy is known for the numerous varieties of products guaranteed by EU denomination and protection marks, but it’s also famous for its rich biodiversity, which plays a decisive role in the case of gin. Many gin labels take advantage of this opportunity and speak of the people, the place, the spirit that animates them, the craftsmanship. The small new producers have limited economic resources, but they develop great creativity in their approach to the market. Lindsey Jones points out: “The UK is now the world’s largest producer and exporter of gin with brands such as Gordons, Beefeater and Hendricks among the seven best-selling brands in the world. The UK is synonymous with gin with highly regarded brands in geographic areas where gin still has an influence. However, it’s not just geographical origin that counts; creativity and originality also play an important role, especially as the market is becoming saturated and distilleries need to raise the bar on brand design and packaging design.” Trip to the distillery A bottle for every distillery and often a bottle for every label of gin produced by the same distillery. In Italy, there are hundreds of labels and many artisan distilleries that move easily between multinationals and large companies, thanks to a bold and exuberant inventiveness, expressed in the product as much as in the packaging and its set of labels, decorations, jewel closures, mini monographs and cases specially constructed to celebrate the unboxing experience. Anna Boschi, who works in marketing at Distilleria Bertagnolli, explains the concept that inspired the packaging design of their gin. “In 2019, as Distilleria Bertagnolli approached its 150th year of activity, the need arose to renew the celebratory line that paid homage to the founder Giulia de Kreutzenberg who, together with her husband Edoardo Bertagnolli, founded the distillery in Mezzocorona in 1870. That was how Gin 1870 - Raspberry Dry Gin started, a gin with raspberry, pepper - obviously juniper - and two other secret botanicals, housed in a bottle with a fine and elegant diamond pattern, reminiscent of the Belle Époque period. The evocative label entirely wraps around the central section of the bottle. It has a circular frame on the front in which the name of the product and the Distilleria Bertagnolli 1870 logo are inserted, accompanied by the new payoff “cuore trentino” (Trentino heart), created for the restyling of the entire range of
Bertagnolli products. The illustrated label tells how Giulia de Kreutzenberg came to know about the gin product; some scenes of this happy story are represented in lithographic style, and the photo of the noblewoman found in the distillery’s historical archives. The distinguishing feature is the blue varnish on the bottle, which matches the colour of the label and the plexiglass stopper. The bottle is completed by a collar showing the year of its foundation.” A few kilometres further on and in Trentino we find another gin, another identity, another story. Simon Schweigkofler, Roner Distillerie’s marketing manager, tells us, “We have entrusted design with telling the story of our Alpine Gin Z44, whose special feature is the Swiss stone pine (Zirbel in German) harvested on the Cono Bianco near our distillery at an altitude of 1850 metres. The transparent container shows the snow-covered mountain on the back of the bottle. The illustration depicts the Alpine botanicals typical of the forests surrounding us and gives the gin its unmistakable aroma. Nature, genuine ingredients and our strong bond with the land are the identifying elements of the brand, which have been developed through the illustrations in the graphic representation.” However, on the shores of Lake Como, a gin has come into being that “bewitches” the palate. Marco Rivolta, co-founder of RIVO, traces for us the path that the mind took in the creation of this gin and its bottle. “For centuries, local women searched the meadows around Lake Como for herbs and flowers to prepare medicines and remedies. History would call them witches. We consider them pioneers of unique potions. And it is precisely the element of witches and magic that inspired the packaging: geometric lines chase each other to create abstract figures, which in the details echo two elements of that territory, the mountains and the waves of the lake. The idea was to create a design that recalls Italian craftsmanship, but at the same time, is modern and able to present itself internationally. Even the bottle is intended to evoke the element of magic with its unique ampoule shape. Today, expert ethno-botanists are entrusted with the task of hand-picking and selecting the 12 types of botanicals from the local flora, certifying their origin and guaranteeing their quality.” Rivolta concludes: “It was essential that not only the product but also the packaging, should recall our lake. The challenge was to create it without using clichés that had already been seen. Hence the decision to abstract natural elements with new and original shapes and illustrations. We also wanted to give the shapes a certain intimacy, making them directly recognisable only to those who know our story. In other words, a label to be discovered in detail and little by little.” From Lombardy we move on to Emilia, where Lucia Palazzini, Head of Marketing
at Casoni Fabbricazione Liquori, fascinates us with a story of mists and tabarri (‘tabards’, editor’s note). “Tabard gin is distilled in Finale Emilia, in the Bassa Modenese area, using a technique that is as old as the history of the Casoni factory, which has been producing liqueurs since 1814 in this land, which is always shrouded in fog in winter,” says Palazzini. “Here, our gin is as strong and enveloping as a sip of fog. The symbol of this mist is the tabard, after which the gin is named, which is a man’s cloak typical of the area. It’s also a source of inspiration for the screen-printing on the bottle, which depicts the low Modenese area enveloped in mist, with a man wearing a tabard in the centre. The logo graphically shows the representation of this figure in the second A of the name so that it becomes a representation of the brand.” We could go from region to region across the Italian mainland and find dozens of gin producers, but instead, we’ll take a giant leap and land on Sardinia where Distilleria Silvio Carta, after years of testing and in-depth studies, has created Giniu, a gin that wants to tell the story of Sardinia and its scents. Elio Carta, CEO, introduces us to the world of his gin. “For Giniu, we decided to use a unique and highly recognisable bottle, with a clear reference to the packaging of the best French perfumes. The bottle is further enhanced by a cork stopper with a steel top produced by a craftsman in the local forge. Giniu 517 is for the most demanding connoisseur: the bottle, dressed in platinum and glittering, contains the Riserva edition of the top-of-the-range gin from the Silvio Carta distillery. A product of the highest quality, represented by the packaging as much as by the name 517, the identification number of the plot of land in Sardinia where the juniper is harvested at an altitude of over 1,500 metres. So it can be defined as a Cru. And on the elements that contribute to the uniqueness of Giniu, Carta continues, “We decided to screen print the label directly on the glass of the bottle. By choice, the producer’s name does not appear on the front of the bottle but can only be found in the required information on the back. The elements to which more weight has been given are the lettering of the product name and the clear references to its Sardinian origins. Giniu 517 has no label; all the information is engraved directly on the metal.” The gin unboxing experience Such special bottles become precious elements that characterise the display in bars and clubs where good drinking becomes inseparable from beauty and an engaging aesthetic experience. These bottles are also signalling aspects of a distinct taste and a very personal lifestyle, so the bottle of gin is becoming the fashion gift. Consequently, creativity is also exerted on the secondary packaging, which enables the delightful
unboxing experience. On secondary packaging, Anna Boschi of Bertagnolli says, “Two types of secondary packaging have been developed for our gin: a simple case, which echoes the style and content expressed on the label, and a special tasting pack, containing a bottle and a tumbler screen-printed with the logo and the circular frame in which it is inserted.” Not unlike Bertagnolli, Marco Rivolta, for his RIVO gin, is also thinking of the essential role of secondary packaging, which “gives added value as a gift, or when sold in specialist wine and food shops. The packaging takes up the graphic elements of the label and allows you to deepen and enrich the storytelling already present on the bottle.” Elio Carta of Distilleria Silvio Carta is even more convinced of the role of the secondary packaging in creating the surprise effect. “Opening the wooden box personalised with the fire-printed design of the Giniu label is a very satisfying experience. Giniu 517, though, is marketed in a precious black wooden box, with the logo engraved on the metal and set into the cap. Furthermore, the inside of the box is painted red to bring out the shine of the platinum even more.”
PAGE 47 MACHINE LEARNING: IF A PICTURE IS WORTH A THOUSAND WORDS Automatic file editing, image classification, object identification in photos and videos, asset and product monitoring, and even emotion and action recognition based on Face Recognition. According to the Observatories of the Politecnico di Milano, these are the most promising applications of artificial intelligence that use machine learning to analyse data.
BY LORENZO CAPITANI Why do certain sites ask you to recognise abstruse letters, select traffic lights, pedestrian crossings, bicycles and buses, or click on “I am not a robot”? It is not only to verify that you are human beings and not computers with bad intentions (so-called bots) but also to train artificial intelligence. Captcha tests (that’s the name of those little quizzes, from “Caught you!”), based on the more classic Turing test to distinguish computers from humans, are needed not only for security but above all to teach machines to read and recognise specific objects within a picture. Science fiction from the Matrix? Absolutely not, as we shall see. In 1997, researchers at AltaVista, to prevent bots from adding URLs to their search engine in a fraudulent way, had the idea of exploiting in reverse the features of the OCR programme of the Brother scanner they
had in their office. If a text is garbled, overlaps with another, the characters change, or the background is not homogeneous, they thought, the machine can no longer interpret it, but a human can. This intuition was also exploited by the Carnegie Mellon University of Pittsburgh when it started the digitisation of its library, and had the idea of submitting the dubious words identified by OCR to the users in the form of Captcha: if a person succeeds in correctly identifying a known word, then she/he will also identify the unknown one, and when three people give the same answer, this can be filed by the system as correct. It worked so well that in September 2009, this technology was bought by Google. Experience Today, artificial intelligence and machine learning - i.e. the mechanism whereby systems learn and improve their performance and responsiveness based on the data they use - are almost everywhere. From Siri responding appropriately to questions, learning from what you ask her and how satisfactory her answer is, to the magic wand in Photoshop that recognises a subject and knows how to isolate it from the background (Filtro su colore di fondo.jpg), not just based on colour difference, but because it can recognise and distinguish individual elements. But artificial intelligence also comes into play when we interact with banks, shop online or use social media, read the news or choose a movie on Netflix, right up to the car that recognises road signs and lanes. Even outside the context we are interacting with at that moment and in unexpected ways - machine learning mechanisms are constantly coming into play to make our experience efficient, easy and safe. Let’s think about images: Google’s free service for storing them, for instance, on the one hand gives us space to store our photos and on the other uses them to learn. Faithful to the Faustian pact according to which ‘if you don’t pay, you are the product’, it is we who authorise, more or less spontaneously and unconsciously, the use of our information, which is not only what we share on social networks but, above all, all the rest of it: from email attachments to the documents we store in the Cloud, to the images from security cameras that pass through and are stored on the network. Beyond the aspects of privacy and profiling, which then take a back seat between capricious authorisations (Do you want the service? Give me access to the data!) or those granted lightly, artificial intelligence probes and learns from everything it is fed; the computational power and the goodness of the algorithm do the rest. In a sort of Moebius strip, the AI analyses data, processes them, learns, and provides data that it reuses to analyse, process, and so on. An example is the filters in certain apps,
like FaceApp, that alter the appearance of our selfies. The photo goes to their servers, is stored with millions of others, processed according to the filters set and sent back to the app: just keeping the processed version or deleting it means teaching AI to do better. The same happens with the new neural filters in the 2021 version of Photoshop, which from this release always works closely with the Adobe cloud, to such an extent that ‘Save As’ proposes it as the default destination. The ‘smooth skin’ or ‘sky replacement’ filters are extremely realistic but the ones that really impress with their accuracy are the ‘make-up transfer’, whereby make-up is applied from an uploaded target photo, and the ‘intelligent portrait’, which alters the expression of a face in a range from happiness to anger. And it is no coincidence that these filters ask the user, after the effect is applied, whether they are satisfied or not. Learning from your mistakes But how does a computer learn? To put it briefly, it does so by classifying, processing and learning from feedback on its work, according to more or less supervised algorithms. The logic that exploits the continuous correction of results based on a given model, even with human intervention, is the most widely used today. As Oracle explains, “just as a child learns to identify fruits by memorising them from a picture book, so the algorithm is trained starting off from a data set that is already labelled and classified.” In contrast, unsupervised algorithms “use an independent approach, in which the computer learns to identify processes and patterns on its own without any guidance: in this case, it is as if a child learns to identify fruits by looking at colours and patterns, without memorising the names with the help of a teacher: it will look for similarities between images and divide them into groups, assigning each group the new label.” This is how Apple’s Face ID works: it reads a face, makes a map of it and saves it. Then, every time you want to unlock the device, it compares the face at that moment with the saved map. The recognition rating does the rest: if it looks like the model, the phone unlocks, and anything that differs is saved to refine the map. So, for example, the phone unlocks whether you are wearing glasses or not. It is evident that the two methods end up improving each other. Once a new label is identified, it, in turn, becomes a model. The process is summarised by the formula put forward in 2017 by Robin Bordol, CEO of Crowdflower: AI = TD (Training Data) + ML (Machine Learning) + HITL (Human In The Loop) Image Recognition Today, the AI landscape is taking off: the various machine learning engines for data analysis operate mainly based on neural
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networks for processing photos, videos and texts that can recognise shapes, colours and even follow moving objects. According to the Observatories of the Politecnico di Milano, the most promising applications are the automatic editing of files, the classification of images, the identification of objects within photos and videos, and the monitoring of assets and products and even recognition of emotions and actions based on Face Recognition. First of all, a large number of features are extracted from the image, which is composed of pixels. Without going into too much detail, once each image has been converted into thousands of features, you can begin to train a model. In the case of photos representing, for example, undamaged products and faulty products, we can train the machine to recognise one of the two categories. The more images we use for each category, the better a model can be trained: once it has learned, it can recognise an unknown image. For example, let’s take the image (Apple.jpg). If at the first processing it doesn’t recognise the Apple logo and mistakes it for the bitten apple silhouette (we tested it, and it doesn’t happen), after it has been trained, it will recognise it correctly. Google Vision AI Let’s carry out an experiment. At https:// cloud.google.com/vision, Google provides a simulator of its Vision AI. In the picture, it recognises in a few seconds that there is a person, specifically a woman, and that she is wearing a hat (it even recognises that it is a fedora), a coat, and necklaces. It assigns a recognition rate to each of the details it detects, and so the algorithm tells us that there are 94% shoes, 87% sunglasses. But it doesn’t stop there; it associates labels (bag, trees, trench coat, fashion), classifies facial expressions (joy), verifies how safe the image is for sensitive content (sex, violence, racial content), creates a colour map with values in RGB and their coverage in percentages, and excludes background colours to avoid false positives. Finally, it isolates individual parts and maps their coordinates. This little experiment alone reveals the potential of the instrument. Feed it all the images of your products and teach it to recognise the details that interest you, correct it when it makes mistakes, and you’ll have a wealth of data to use. How? Let’s take a fashion e-commerce site: using this data, I could build a gallery based on colours, distinguish worn photos from still-life, push logoed garments into specific markets or towards particular users who appreciate these details, aggregate by product type or gender and so on, without anyone having spent time classifying the images and, just as importantly, without anyone pre-determining what to look for. And this is also the case for exploring
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new or unconsidered areas of business. The basic Google system works across a broad spectrum and has the advantage of offering all the strength of the Mountain View giant’s ecosystem and experience, as well as its ability to compute and integrate with its other Cloud services. Vision AI can work silently on the images stored on its servers, materialise the extracted data and make it available. The decision is then made on which approach to take, whether supervised or unsupervised, and even as far as to intervene on the algorithm. Once the data has been extracted, you can proceed by inclusion or exclusion of particular results (e.g. I’m not going to show a bikini in certain markets’ e-commerce sites) or on the best match, i.e. how close an image is to a given example. A tangible example is the Reverse Image Search tool on Google’s home page. Just feed it a picture, and it will instantly find all the similar ones, up to finding the same one in other size variants. I can automatically base typical suggestions such as matches and You May Also Like on tools like these. Other approaches An equally powerful alternative is Amazon Rekognition, which can be activated directly in AWS, probably Amazon’s most popular cloud computing and hosting service. It can identify objects, people, text, scenarios and activities in photos and videos and recognise content in text as well. The uses here are numerous and depend on the business: they range from facial recognition (e.g. celebrities, authorised persons, employees) of objects and scenes to the identification of forbidden content to carry out moderation or human verification, from text recognition to the identification of one’s own products among the photos published on social media or present on the shelves of a shop for market research. For example, Nike’s experiment of filming all the participants in the 2019 Tokyo Marathon on a wire to identify and classify the brands and models of shoes used by participants is interesting. Amazon Rekognition is directly integrated with Amazon Augmented AI (Amazon A2I) to easily implement human review for inappropriate image detection. Amazon A2I provides an integrated human review workflow for image moderation, enabling easy review and validation of Amazon Rekognition’s predictions. Among the independent platforms, the main one is undoubtedly Clarifai, which adopts a supervisable approach with lots of workflow to manage learning according to specific user needs; it adopts compelling solutions for image, video and text recognition in particular contexts such as food. Not only can it identify individual products or ingredients but also preparations and dishes. For travel, on the other hand, it can also extrapolate the location,
services offered or characteristics of locations, hotels and residences from a photo. The strength of Clarifai’s algorithms lies in their ability to work in circumscribed areas with known and specific characteristics, thus increasing the precision of the results. One example is the automatic recognition of garments and accessories or the classification of textures and patterns for fashion. The approach, in this case, is not only to recognise text and make it editable but also to classify it according to its content to moderate unwanted content, search for keywords and concepts, or carry out web reputation analyses. Information architecture Going from having little data, perhaps painstakingly extracted by hand, to this enormous mass can be disorienting. Before asking yourself what to classify, you should ask yourself why to do so, perhaps starting from a specific need. The great thing about these solutions is that they do not follow linear processes: they are like networks, and they are scalable. You can move in any direction and easily change the depth of analysis just by changing the algorithm and reprocessing the files. For example, I could start with just tagging for classification and then take advantage of identifying objects to which to link actions. This is what happens, for instance, with the Ikea app, where in the photos of the environment, the objects have been associated with hot spots that link to the product details with the relative colour variants and the possibility of adding them directly to the shopping cart. As you can see, these tools, although strongly machine-based, still require human intervention to refine the result. It is a paradigm shift: I leave the most onerous, time-consuming and low-value work to the machine and concentrate on training the algorithm. A good approach that can be followed is to proceed in steps. First, let’s take the tags of the photo (shutterstock.jpg) taken from Shutterstock: it has more than 200 generic keywords associated with it, ranging from the apt “woman” to the incomprehensible “quadrant” - though “lily” and even “flower” are completely missing - and there’s also “wear” and “vintage”. Then, if my context is fashion, I skim off the errors, add tags based on specific semantics: that “wear” will become the “stonewashed” of jeans, the weave of the band will be identified as “diamond-shaped”; this is because AI examines visual signs (vectors, shapes and colours) and compares them with reference models, and it is precisely on taxonomies, classifications and localisations that we need to work. 360-degree AI If these automatisms save repetitive actions on images, think what can be done
with a video, where moving images require almost frame-by-frame intervention. In this case, Sensei, Adobe’s AI engine, is truly state-of-the-art. We mentioned above the artificial intelligence applied to Photoshop tools, but that’s just the tip of the iceberg. What Adobe proposes is a genuine ecosystem, made up of ‘small’ functionalities, such as the neural filters in Photoshop, present in the new releases of the applications that simplify the work of graphic designers and creatives; but above all, it is made up of powerful processing engines integrated in the Experience Cloud and Marketing Cloud suites, the family of products for digital business, which allows end-to-end coverage of the entire production and distribution process, reducing bottlenecks. Let’s think about a library of images of products stored on Adobe DAM: Sensei can automatically identify the objects contained, isolate them, crop them, dynamically obtaining the cutting coordinates photo by photo, and then create other renditions ready for distribution or prepared for subsequent reuse. The advantage becomes exponential when we think of videos. Let’s consider an editorial video for an e-commerce site. Adobe covers the stages from production - with the editing and montage of the film, the recognition of details (the products), the assignment of specific tags for the CEO and SEM of the site, the application of dynamic areas that even follow moving subjects to which events can be associated - to distribution. By that we mean the construction of the web page that hosts it and the CMS to deliver the media responsively according to the device from which you are browsing regardless of the size and shape of the user’s screen (Sensei’s AI comes to detect the point of focus and to operate the cuts accordingly, ensuring that the chosen subject is always sharp and in the middle of the scene). The work carries on up to the collection and analysis of all the classic analytics data. Today, access to data has become much more straightforward, awareness of its value is growing, leading to a transformation of business processes. The vital thing is not to let yourself be frightened by its potentially immense vastness: in that way, you can learn how to navigate in the sea of information without finding yourself swept away or completely washed up.
PAGE 53 BOOK OF DANIEL, THE NEO-EXPRESSIONISM OF DANIEL JOUSEFF IN THE CATALOGUE PRODUCED BY NAVA PRESS Four hundred full-colour pages and an elegant editorial presentation of the work of Daniel Jouseff, a Swedish artist of Palestinian origin born in 1975 in Skövde and now based in Stockholm and London. The Swedish agency Frankenstein Studio designed “Book of Daniel”. At first glance, the catalogue, with its leather-effect paper cover with gold hot stamping and gold lips, in its sober elegance looks like a book with a classic appearance. It’s as reassuring as a bible or a great literary classic but then reveals content that is disruptive and unsettling in its expressive power. The Frankenstein agency has interpreted the very essence of the work of Daniel Jouseff through the editorial project. Jouseff is a neo-expressionist artist who bases his poetics on the conflicts and contradictions between the classical heroes – “the good guys” – and the anti-heroes – “the bad guys” – who are often depicted as divergent, marginalised personalities the artist himself identifies with. The book is a robust social critique that starts from the iconography of comics and popular culture’s beloved characters to show how behind appearances lies a much more complex truth. It unveils the deception of social prejudices about what is good and bad and attacks the power structures and systems of racism that afflict contemporary societies. The 666 copies of the book were produced by Nava Press, who combined traditional printing and bookbinding techniques, typical of fine publishing, with UV LED printing and a neon green Pantone that further accentuates the contrast between the interior and ext HOW BOOK OF DANIEL IS MADE Hardback catalogue in closed format 12x15,6 cm, open format 24x15,6 cm, composed of: Cover 3mm cardboard, covered with Saffianino Dark Red 321/211, printed in 1 colour hot (gold) and embossed in bas-relief. Endpapers in Aurum Sirio Pearl 125g paper, unprinted. Inside Four hundred pages on Arena Natural bulk 1.7 140 gsm paper, printed in 5/5 UV LED colours: 4 colours + Pantone 802C. The fifth colour is grouped in the machine form from page 194 to page 240. Binding stitched hardback with square spine, cotton ribbons and bookmark, edge gilding. Printed in 666 copies.
A B B I A M O
P A R L A T O
3M .......................................................................... 15 Agfa ...................................................................... 70 Alice Bel Colle ................................................ 26 Altavia Agribirrificio ................................... 58 AltaVista ........................................................... 49 Angelini Design .............................................. 57 Annovi Andrea ............................................... 69 Antica Tenuta Pietramore ...................... 23 Antinori Andrea ............................................. 41 Arconvert ............................................................. 9 ArteVino ...................................................... 23,28 Balbiano Luca ................................................ 28 Baldereschi Andrea ..................................... 72 Basile ADV ......................................................... 15 Bellotto Luca .................................................. 69 Bernabei Paolo .............................................. 33 Berti Lisa ........................................................... 80 Bertolissi Bianca ........................................... 64 BJN creative design .................................... 35 Bordol Robin ................................................... 49 Boschi Anna .................................................... 35 Brambilla Laura ............................................ 58 Brand Revolution LAB .......................... 15,56 Cantine Balbiano ......................................... 28 Cantine Ferrari .............................................. 44 Cantine Terlano ............................................ 44 Capofaro ........................................................... 65 Cardelli Guido ................................................ 69 Carlo Ratti Associati .................................... 72 Carone Gianluca ........................................... 58 Carta Elio ........................................................... 37 Cartes ................................................................. 80 Carthusia ........................................................... 14 Caselli Antonio .............................................. 69 Casoni Fabbricaz. Liquori ........................ 36 Castelletti Andrea ....................................... 23 Ciamporcero Cristina ................................ 23 Corniola Claudio ........................................... 69 Corradi Martina ............................................. 30 Cossignani L.E. ............................................... 26 Costacurta Stefano .................................... 69 Cosulich Sarah .............................................. 64 Creative Hero ................................................. 80 Creostudios ...................................................... 15 Cresti Valentina ............................................ 23 Crowdflower ................................................... 49 Cuoghi Francesca ....................................... 69 De Santis Enrico ........................................... 58 Decor Glass ..................................................... 32 Distilleria Bertagnolli ................................. 35 Distilleria Silvio Carta ................................. 37 DLV BBDO ..................................................... 15,58 Donnafugata .................................................. 44 E. Marinella ....................................................... 15 Eni gas e luce ................................................. 56 Epson .................................................................. 45 Epson Italia ...................................................... 80 Eurolabel ........................................................... 15 F.lli Zuccato ..................................................... 80 Faenza Group .................................................. 31 Fasson ................................................................ 32 Fedrigoli Enrico .............................................. 77 Fedrigoni ................................. 8,14,27,28,91,92
D I
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W E
T A L K E D
Ferro 13 ............................................................... 57 Fondazione Ragghianti ............................. 14 Francesco De Maio ..................................... 63 Frankenstein Studio ................................... 53 Frate Antonella ............................................. 28 Frattaruolo Dario ........................................... 14 Garroni Giancarlo ........................................ 30 Gasser Klaus .................................................... 44 Gemanco Design ........................................... 67 Gjivovich Maurizio ....................................... 28 Glugulp! .............................................................. 41 Grafica Metelliana ........................................ 14 Grafical ........................................................ 2,8,15 Grenze ................................................................ 46 Greslab ............................................................... 69 Gruppo Cordenons .............................. 9,15,58 Gustosa ............................................................... 15 Gutentag Hamburg .................................... 36 Hello DTV ........................................................... 15 hinderer + muhlich ................................... 8,61 HP ........................................................ 14,28,38,57 ICDLI ..................................................................... 70 ICO ......................................................................... 61 Ideology ............................................................. 15 Il Drago e la Fornace .................................. 26 ILMA Etichette ............................................... 28 Insinga Paolo .................................................. 33 Interbrand ........................................................ 33 Iori Roberto ..................................................... 63 Iris Ceramica Group ................................... 68 Ishii Hiroshi ....................................................... 72 Ist. Salesiano San Marco ......................... 80 Jones Lindsey ................................................. 33 Jouseff Daniel ................................................ 53 Kapag .................................................................. 15 Konica Minolta ......................................... 15,57 Kurz gruppo ................................................. 8,60 La Commerciale Borgogno .................... 32 La Mutina ......................................................... 64 Labirinto ............................................................. 37 Lamacchia Matteo ...................................... 32 Laminam ..................................................... 63,68 Lateral ................................................................. 15 Lazzati ................................................................. 75 Lea Ceramiche ������������������������������������������������63 Lettera7 .............................................................. 14 Longhi Roberta �������������������������������������������������41 Lunelli Marcello ............................................ 44 Luxepack Monaco ........................................ 12 Luxoro ......................................................... 3,8,58 Magnocavallo Marco .................................. 41 Mangiarotti Angelo ..................................... 64 Manifattura del Seveso ............................ 65 Mauri Carolina �������������������������������������������������58 Metis Systems ................................................ 69 Mimicodesign ................................................. 15 MIT Senseable City Lab ............................. 72 Moretti Polegato Giancarlo ..................... 16 Nava Press .................................................... 4,53 Nomisma .......................................................... 44 O,Nice! Design ���������������������������������������������15,57 Oasi Dynamo ................................................... 15 O-I .......................................................................... 57
A B O U T
OneMorePack .................................................. 14 onlab.io ............................................................... 14 Orsini Massimo .............................................. 64 Osipov Vadim ................................................... 70 Palazzini Lucia ............................................... 36 Pavan Moretti P. Augusta .......................... 19 Pedroli Elena .................................................. 58 Pellegri Lorenza ............................................ 90 Pirovano Fabio �������������������������������������������������35 Più Blu ������������������������������������������������������������������33 Podere l’Agave ................................................ 15 Politecnico di Milano ................................. 50 Pozzoli ................................................................ 35 PressUP .............................................................. 15 Pusterla 1880 .................................................. 43 Quatrini Dario .................................................. 57 Quercetti ........................................................... 15 Rallo Antonio .................................................. 44 Ratti Carlo ......................................................... 72 Re Giovanni ..................................................... 69 ReLegno ...................................................... 33,38 Ricciardi Giulia .............................................. 61 Rifa Etichette ................................................. 59 Rigoni di Asiago ............................................ 80 Ritrama ................................................................ 9 RIVO ..................................................................... 36 Rivolta Marco ................................................. 36 Rodeghiero Manuel ..................................... 81 Roland DG ......................................................... 67 Romano Maurizio ......................................... 38 Roner Distillerie ............................................ 36 Rota Italo ........................................................... 14 Rubino Nicola ................................................. 69 Scaranari Paolo ............................................ 29 Schweigkofler Simon ................................ 36 Slotex ................................................................... 70 Spazio Di Paolo ......................................... 11,15 Stazione Riccardo ........................................ 61 Stringa Gabriele ............................................ 57 Studio Forward .............................................. 65 Symera ............................................................... 69 System Ceramics ......................................... 69 System Graphic ............................................ 58 Tannico ............................................................... 41 Tasca d’Almerita ........................................... 65 tech:art .............................................................. 59 Tehranian Bijan ............................................. 35 The 6th ............................................................... 15 The Embassy .................................................... 15 TicTac Stampa ............................................... 80 Torregrossa Stefano .................................... 57 Tzimbar .............................................................. 80 Ullens Anna ..................................................... 43 Ullens Maxime ............................................... 43 Valentina Cresti & Associati .................. 23 Veralab ............................................................... 15 Vetrispeciali .................................................... 32 Vetroelite ......................................................... 33 Villa Sandi ......................................................... 16 Winelivery ......................................................... 41 Winestylist ....................................................... 23 Zeta Printing .................................................. 65 Zito ....................................................................... 65 Zuccato Marco ............................................... 81
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