IL MERCATO DEL VENDING Covim, il caffè di qualità nel vending
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Il caffè è sempre stato un prodotto fondamentale per la distribuzione automatica. Le origini e la diffusione del vending devono moltissimo alla questa bevanda e ancor oggi in Italia quasi il 70% delle vendite degli oltre 720 mila distributori in funzione è riconducibile al caffè e ai suoi derivati. Tra le società di torrefazione che operano nel mondo del vending, una delle realtà più interessanti è senz’altro la COVIM S.p.A. L’azienda genovese è presente nel nostro settore da poco più di 10 anni, ma grazie alla sua politica incentrata su miscele di qualità, prezzi concorrenziali e una politica commerciale attenta e professionale, ha rapidamente conquistato spazio e consensi, tanto da diventare una delle aziende leader nel segmento del caffè in grani e da conquistare significative quote nel mercato del caffè in cialde. D.A.Italia per conoscere meglio le caratteristiche della società e le problematiche legate alla produzione e commercializzazione del caffè nella distribuzione automatica è andata a Genova a visitare gli uffici e lo stabilimento della Covim, intervistando per l’occasione quattro dirigenti della società: Claudio Picci, Paola Macoggi, Luca Solari, Federico Solari Jr. e il responsabile dello stabilimento: l’ing. Marco Baglioni. Da sinistra: Federico Solari Jr., Claudio Picci, Luca Solari e Paola Macoggi
La COVIM è una società che si è affacciata nel mercato del vending da relativamente poco tempo, qual è in sintesi la vostra storia aziendale e quando avete deciso di seguire anche il canale della Distribuzione Automatica? La Covim nasce nel 1990 dalla fusione di due società di torrefazione presenti da decenni sul mercato. Appartiene a cinque famiglie dove le vecchie e le nuove generazioni partecipano attivamente alla vita dell’azienda. Il “canale vending” è un’idea delle nuove generazioni e lo sviluppo di questo progetto ha portato all’unificazione del marchio e ad una nuova politica d’immagine coordinata. Con il logo COVIM la società ha sempre operato nel vending, ma recentemente l’azienda sta D.A.ITALIA 30
attuando una politica di comunicazione che prevede “COVIM” non solo come nome dell’azienda e marchio per il vending, ma soprattutto come brand con il quale identificarsi in tutti i canali di mercato in cui è presente da molto tempo. A che punto siete nel processo di integrazione del marchio? Siamo molto avanti in questo processo di integrazione. Abbiamo creato negli esercizi pubblici un’immagine coordinata e ad ottobre lanceremo un’importante campagna mediatica nel territorio locale (autobus, cartelloni, massmedia, grandi affissioni). Confidiamo in questo modo di dare una forte spinta anche ad altri canali come la “grande distribuzione” e il segmento OCS per il vending. Per noi è importante che il pubblico riesca a riconoscere un
unico brand. Ovviamente stiamo iniziando questa campagna a livello provinciale e regionale ma contiamo di estenderci più possibile a livello territoriale. Per realizzare questo programma stiamo investendo molto in immagine e comunicazione. Il segmento Vending è sempre più importante per COVIM, che quota occupa oggi nel vostro business globale? Il segmento del Vending incide a livello di fatturato per circa il 35% del totale. Il 60% deriva ancora dal segmento “Bar”, in cui la varietà dei servizi offerti conferisce un notevole valore aggiunto al prodotto. A livello di quantità di prodotto venduto invece, il “canale vending” è senz’altro al primo posto.
Nel mondo del vending il prezzo della singola sommistrazione di caffè è generalmente molto basso, voi torreffattori cosa ne pensate? Credete possa aumentare in futuro? È auspicabile, visto che i prezzi sono rimasti stabili nel tempo mentre i costi, per vari motivi tra cui per la mano d’opera e altri costi accessori, sono aumentati considerevolmente. A questo scopo un notevole contributo potrebbe derivare dal miglioramento degli standard qualitativi. Ad esempio un caffè con una qualità più vicina a quella del bar ad un prezzo leggermente superiore potrebbe essere una buona soluzione e i distributori a doppia campana e quelli brandizzati da una azienda di torrefazione conosciuta, potrebbero rappresentare una con-