L'ESPRESSO 30

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Opposizione a Mubarak

EGITTO IL LUNGO DIGIUNO DEI DIRITTI UMANI ALAA ABD-EL FATTAH, RECLUSO DAL 2011, È IN SCIOPERO DELLA FAME DA QUATTRO MESI. MOBILITAZIONI A STAFFETTA. E SI MUOVE IL REGNO UNITO DI PAOLA CARIDI

E

ra d’estate, come di questi giorni. Otto anni fa al Cairo. Il suo atto di protesta, il suo primo sciopero della fame, lo iniziò d’agosto per poter assistere suo padre, agli ultimi giorni di vita. Alaa Abd-el Fattah, il più famoso prigioniero politico egiziano, era in cella come lo è ora. Suo padre, Ahmed Seif al Islam, il fondatore dell’avvocatura per i diritti umani del Paese, era confinato nel letto di una terapia intensiva. Lo sciopero della fame di Alaa si concluse, nel 2014, quando le autorità lo fecero uscire dal carcere di massima sicurezza di Tora, al Cairo, per partecipare ai funerali di sua padre, un maestro di diritto amato e rimpianto da generazioni di avvocati e di imputati. Destini che si incrociano, quelli di un padre e di un figlio. Destini che coinvolgono una intera famiglia, la più importante e stimata famiglia di dissidenti. E il padre di Alaa

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31 luglio 2022

lo sapeva bene. Lo aveva gridato a una conferenza stampa, pochi mesi prima di morire, rivolgendosi direttamente al figlio in carcere. «Figlio mio, avrei voluto che tu ereditassi da me una società democratica che proteggesse i tuoi diritti. E invece, ti ho trasmesso la cella in cui mi avevano imprigionato e in cui ora sei tu». In quella cella, Alaa Abd-el Fattah è da nove anni, salvo alcuni mesi di libertà su cauzione o libertà vigilata. La sua colpa, tutta politica, è di essere la figura più iconica della rivoluzione del 2011. L’informatico, il pensatore laico, l’intellettuale che ha fatto emergere nel mondo virtuale la presenza, viva e reale, di una opposizione alla trentennale autocrazia di Hosni Mubarak. Le accuse formali? Paola Caridi Protesta non autorizzata, Giornalista la prima. E poi l’ultima sen-


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