Prima Pagina Nell’altra pagina: 1983, con il segretario del Pci Enrico Berlinguer, con il presidente della Repubblica Sandro Pertini a metà anni Ottanta e nel 1987 con Federico
Fellini in Campidoglio. A Fianco: nel 1996 con Marcello Mastroianni e Vittorio Gassman. Qui sotto: con il direttore de L’Espresso Claudio Rinaldi nel 1997
La nostra vita colorata da Eros DI WLODEK GOLDKORN Questa intervista a Eugenio Scalfari è stata pubblicata su L’Espresso del 6 maggio 2011
Foto: Agf (4), FotoA3
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eros come pulsione di vita e l’amore come forza primaria che spinge gli umani ad agire sono al centro del nuovo libro “Scuote l’anima mia Eros” (una citazione della poetessa Saffo) che Eugenio Scalfari ha scritto, e che Einaudi manda in libreria. E in questa intervista l’intellettuale, il pensatore, il fondatore di giornali, oltre a riflettere sull’intreccio tra questi e i temi generali: il Bene e il Male, la psiche e la mente, l’istinto e il raziocinio, regala un pezzo finora non esposto al pubblico della propria biografia. Racconta della sua infanzia e dei suoi complicati amori da adulto. Ma vuole partire, Scalfari, da un altro testo: «Sto seguendo in questi giorni la discussione sul libro del sociologo Franco Cassano “L’umiltà del male”(Laterza), di cui il direttore del “Foglio”si è in qualche modo impadronito. Cassano riflette sul Bene e sul Male citando tre esempi. Il primo è il “Grande inquisitore” di Dostoevskij (le masse non sono all’altezza di capire gli esempi di virtù). Il secondo, “I sommersi e i salvati”di Primo Levi (il Male pervade il Bene). Il terzo è il dibattito, sempre sullo stesso tema, tra Theodor Adorno e Arnold Gehlen. La tesi di Gehlen è: lasciamo perdere le lezioni morali, perché una società possa vivere e funzionare occorrono invece istituzioni in grado di controllare gli istinti trasgressivi». La forza degli istinti e il potere della trasgressione è uno dei temi del suo libro. «Parto da Freud, ma ne rovescio la logica. Per Freud è il su-
per-io l’istituzione che controlla gli istinti e rende così possibile la vita sociale. È il super-io che tiene a freno la nostra propensione naturale a trasgredire. Io invece sostengo che la socievolezza è essa stessa un istinto; noi umani non siamo una specie di solitari, siamo una specie socievole. E il super-io non è altro che l’istinto di sopravvivenza della specie: ossia l’amore per gli altri». Se è l’amore a guidarci, vuol dire che la vita è governata da Eros? «Esatto. L’essere è colorato da Eros. L’eros sono amori: amore di sé e amore degli altri». E il sentimento? «Il sentimento è la forma che assumono gli istinti quando si presentano alla mente, al raziocinio. Il sentimento rende intellegibile il desiderio». Nella sua vita quanto ha contato il desiderio, l’eros? «Un bel po’. L’ho raccontato, in un modo non personale nel mio precedente, “Per l’alto mare aperto”. Chiedo a Diderot quale è il suo rapporto con l’amore. Lui cerca di evadere. Dice che l’amore è quando ci innamoriamo di una cosa, e allora lui di amori ne ha avuti tanti: il progetto dell’enciclopedia, “Jacques il fatalista”. Insisto e gli chiedo se si è innamorato delle donne. Di molte donne, risponde, perché, la ripetitività non va d’accordo con l’amore. Alla fine dice: mi sono innamorato dell’amore. Ecco, anch’io sono innamorato dell’amore». Tradotto. Lei si è innamorato della vita e della sorpresa che c’è nella vita. Eppure in questo libro si misura con la morte. «Noi sbagliamo a raccontare le nostre vite a partire dalla 24 luglio 2022
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