L'Espresso 43

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L’intervento

Prima Pagina

di IVAN CAVICCHI

I

Tre bombe a orologeria sul futuro della Sanità

l nuovo ministro della Salute, il professor Orazio Schillaci, riceve in eredità da chi l’ha preceduto una situazione oggettivamente a dir poco preoccupante. Il sistema sanitario pubblico, soprattutto dopo la pandemia, è sempre più vistosamente regrediente, fiaccato da vistose carenze di personale e da innegabili disfunzioni del sistema di servizi. La sua privatizzazione continua a crescere in ogni modo, ma quel che è peggio il diritto alla salute dell’art. 32, ormai soprattutto dopo le controriforme degli anni 90 mai corrette, non è più un diritto fondamentale ma un diritto relativo e subordinabile. Nello stesso tempo oggi il ministro Schillaci eredita dal predecessore Roberto Speranza un Pnrr (missione 6 ) a dir poco preoccupante, cioè pieno di bombe “retard”, che se non disinnescate per tempo possono causare grandi danni a tutti. La prima bomba riguarda i medici di medicina generale. Speranza, a forza di dare il contentino a tutti, ha fatto un enorme pasticcio. Di fatto ha controriformato le cosiddette cure primarie spostandole almeno per metà nelle case di comunità che sono tutto meno che servizi di prossimità. Per obbligare i medici di medicina generale a lavorare in queste “case”, Speranza di fatto li ha segati in due: una metà continua a lavorare negli studi

privati come liberi professionisti e una metà lavora nelle “case” come dipendenti. Già prima, poveracci, i cittadini si lamentavano e anche molto dei medici di medicina generale: figurarsi ora. A Speranza non è venuto in mente che anziché far girare i cittadini come trottole, avrebbe potuto negoziare con i medici una convenzione semplicemente più adeguata alle loro necessità . La seconda bomba “retard” sono gli ospedali. La scelta di Speranza è stata quella di confermare i parametri di organizzazione degli ospedali definiti nel 2015 (DM 70). Cioè prima della pandemia. Per rendersi conto dell’inadeguatezza di questi parametri, a parte confrontare i nostri standard smaccatamente al di sotto di quelli europei, è sufficiente andare in qualsiasi ospedale, contare i posti letto disponibili e contare i malati da ricoverare e parcheggiati nei pronto soccorso. Non solo si scoprirà che i malati sono più dei letti disponibili nei reparti, ma soprattutto ci si renderà conto dello stato precario in cui si trovano i reparti e i loro organigrammi. Forse si è esagerato un po’ troppo con la deospedalizzazione. Oggi serve urgentemente correre ai ripari. La terza bomba “retard” riguarda soprattutto i sistemi di prevenzione necessari per tutelare le nostre

Medicina generale, ospedali e prevenzione. Grossi nodi da sciogliere che il nuovo governo riceve in eredità. E che deve risolvere usando bene i finanziamenti del Pnrr

popolazioni. L’eredità di Speranza è inquietante. Pur potendo, grazie alle recenti modifiche costituzionali, integrare le politiche di prevenzione sanitaria con quelle ambientali ha mantenuto i vecchi dipartimenti di prevenzione, mantenendo la vecchia dicotomia sanità-ambiente. Per cui, nonostante la solfa “one health” oggi molto di moda, dopo circa 200 mila morti, abbiamo le agenzie per l’ambiente da una parte e i dipartimenti di prevenzione dall’altra. Cioè Speranza si è guardato bene da mettere in atto una svolta riformatrice. Oggi solo se produciamo salute mettiamo in sicurezza l’economia e allo stesso tempo risolviamo la questione della sostenibilità finanziaria della sanità pubblica. Il punto è come si produce salute oggi. A questa domanda Speranza non dà proprio risposte. Il Pnrr lasciato in eredità al ministro Schillaci per la Sanità vale 20 miliardi. Soldi che però a causa delle soluzioni sbagliate di Speranza rischiamo di buttare alle ortiche. Non si dimentichi poi che per la Sanità le previsioni di spesa definite con la nota al Def del precedente governo sono tutt’altro che generose e che le regioni chiedono a gran voce di rivedere i fabbisogni programmati anche alla luce della crescita dei costi del sistema. Ho l’impressione che il ministro Schillaci sia chiamato a misurarsi con scelte delicate difficili e complesse e che i cittadini presto ne faranno empiricamente la sua conoscenza diretta. Vedremo.

30 ottobre 2022

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