Economia Magazine febbraio

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MENSILE DI FEBBRAIO 2022 - NUMERO 150 - € 3,00

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Matteo Bassetti

RITORNO ALLA NORMALITÀ: GREEN PASS O TRASPARENZA?


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L’EDITORIALE

F E B B R A I O

ECONOMIA MAGAZINE

Cuore bergamasco e sguardo oltre l’orizzonte Non si può definire un taglio col passato (e non avremmo voluto) quanto piuttosto il voler ampliare i nostri confini, estenderli oltre la provincia orobica sulla quale abbiamo però fatto un nuovo e maggiore investimento distributivo. Più grandi sì, eppure sempre più vicini ai lettori. Su queste pagine abbiamo raccontato le storie di tutti voi. Racconti di imprese di successo. Di incontri folgoranti. Di luoghi inaspettati. Di innovazione e d’ingegno. Di talenti. Persone, posti, oggetti che ci rappresentano intimamente, e che ci portiamo dietro. O di tutte queste cose insieme. Tutto cambia, perché è giusto che le cose cambino. Ma niente di quello che è stato viene cancellato e rimosso. La strada fatta, ce la portiamo dietro, così come restano online tutte le pagine scritte insieme.

È proprio il caso di dirlo, ci siamo rifatti il trucco. Un “restyling” che parte dal nome: da questo primo numero del 2022, la rivista si chiamerà “Economia Magazine”.

Oggi, con le radici ben piantate nella tradizione e nella storia, tenendo sulle spalle un ricco bagaglio di esperienza maturata a Bergamo, siamo pronti per nuove sfide e nuove mete. Una costante però in questo

viaggio editoriale c’è, ed è la parola economia. Da industriale (e da figlio di industriali) ho imparato l’importanza del confronto, del saper mettere tutto in discussione, del sapermi chiedere “perché”. E questo processo “creativo”, di svelamento avviene solo attraverso il dialogo, e il dialogo con voi vuol essere - almeno per me, il vero filo conduttore della mia Direzione. Un dialogo sulla vita economica di questo paese. La nostra sfida sarà quella di portare su queste pagine il volto più noto e fin troppo spesso dimenticato di questo nostro bel paese, il “made in Italy”. Ampio spazio sarà dato alla pluralità: di voci, di influenze, di esperienze. “Economia Magazine” vuol superare quella narrazione generica e uniforme dell’economia che Tiziano Terzani riassume nella sua celebre frase «Da qualche parte c’è qualcuno […] che spinge perché il mondo giri sempre più alla svelta, perché gli uomini diventino sempre più uguali in nome di una roba chiamata “globalizzazione” di cui pochi conoscono il significato e ancor meno hanno detto di volere».

Paolo Agnelli 3


CONTENUTI

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CONTENUTI

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IN ESCLUSIVA Matteo Bassetti Ritorno alla normalità: Green Pass o trasparenza? L’INTERVISTA Diavoli Rossi POLITIC A INTERNAZIONALE Russia-Ucraina Conflitto alle por te dell’Europa TECNOLOGIA Promech-mc protagonista della ricerca sulla fusione nucleare L’ANALISI MMT Inflazione: analisi per un futuro migliore C ARLO RICC ARDI I celebri scatti di 70 anni di storia AUTOMOTIVE Bonaldi - Gruppo Eurocar Italia COVER STORY Planetel, fibra e cloud per il territorio PROFESSIONISTI REVI4, La nostra sfida? Gli standard delle grandi realtà al ser vizio della pmi TOP BUSINESS Tecnoesse Impianti Srl L’ESPERTO Banche sempre più “digitalizzate” COMMERCIO DIGITALE YOUBUYME nasce a Bergamo l’alternativa al modello Amazon LA RICETTA Pollo ficatum e cavolo nero MOTORI • Kia Spor tage • Audi RS 3 Sportback

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58 ECONOMIA MAGAZINE® Rivista mensile di economia attualità costume e stile (Registrazione al Tribunale di Bergamo)

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Società editrice: Giornale di Bergamo® S.r.l. Via San Giorgio 6/n 24122 Bergamo Direttore responsabile PAOLO AGNELLI Direttore editoriale FRANCESCO LEGRAMANTI Concessionaria pubblicità locale: Giornale di Bergamo® S.r.l. Via San Giorgio 6/n - 24122 Bergamo Tel. 035 678811 - Fax 035 678895 info@economiamagazine.com www.bergamoeconomia.it Stampatore: BOOST S.p.A. Via Alessandro Volta, 4, 24069 Cenate Sotto (BG) Abbonamenti: Tel. 035 678811 Costo: 25 euro per 10 mesi

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IN ESCLUSIVA

MATTEO BASSETTI Affascinato dallo straordinario lavoro di divulgazione medico-scientifica e dalla massima esperienza in infettivologia, lo staff di Economia Magazine si è recato nel capoluogo ligure per un’intervista esclusiva al Professor Matteo Bassetti, direttore del reparto di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova

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e professore ordinario di Malattie infettive all’Università degli Studi di Genova. Professor Bassetti, è sempre stato per noi un punto di riferimento importante fin da inizio pandemia. Ultimamente però ha espresso un malumore riguardo al


NOME: Matteo Bassetti INCARICO: Direttore del reparto di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova e professore ordinario di Malattie infettive all’Università degli Studi di Genova

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tanto discusso Certificato Verde, può spiegarci meglio il suo punto di vista? Io sono stato un fautore del Green Pass come strumento per invogliare la gente a vaccinarsi, la sua introduzione nel luglio 2021 ha raggiunto il suo obiettivo aumentando del 30% le somministrazioni, ora viene

Matteo Bassetti nel suo ufficio durante l’intervista, sopra un’immagine dell’ospedale da campo allestito alla Fiera di Bergamo

solamente sfruttato come sorta di obbligo indiretto. Inoltre, tenete presente che la variante Omicron ha contagiato altre 7-8 milioni di persone, quindi, entro il 31 marzo (quando finirà lo stato di emergenza), avremo circa il 95% di persone protette da una forma grave di Sars-Cov2,

indi per cui il Certificato Verde non avrebbe più una finalità specifica ma diventerebbe solamente penalizzante. Lo manterrei comunque per alcune attività al chiuso ad alto rischio come le discoteche, per le visite nelle RSA o per i viaggi all’estero, ma non per andare a bere un caffè o

«Io sono stato un fautore del Green Pass come strumento per invogliare la gente a vaccinarsi» entrare nei negozi. Il Green Pass purtroppo ha portato ad una discriminazione sociale che ora non serve più, io da medico l’ho sostenuto finchè aveva un

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suo fine, che non era di certo quello di rendere più sicuri i luoghi pubblici, bensì quello di invogliare le persone al vaccino, strumento fondamentale nella lotta contro il Covid-19. Si è dimostrato piuttosto critico anche riguardo l’attuale tasso di mortalità del Covid-19. Io lavoro tutti i giorni con i pazienti, proprio per questo motivo sono scettico riguardo i dati sulla mortalità, questa quarta ondata è diversa da tutte le altre perché, grazie ai vaccini, la gente si ammala in maniera estremamente lieve. Credo che andrebbe fatta una distinzione tra i ricoveri per il Covid e i ricoveri con il Covid perché, da infettivologo, posso assicurare che se qualcuno è asintomatico alla malattia non può morire per quella determinata patologia e questo non è affatto negazionismo. Vi faccio un esempio: se qualcuno arriva in ospedale per altre ragioni e il tampone di screening risulta positivo, verrà classificato automaticamente come malato Covid, nonostante il paziente sia completamente asintomatico alla malattia, e, se disgraziatamente questa persona dovesse mancare per cause totalmente diverse, verrebbe appunto classificata come morto per Sars-Cov2. In primo luogo, questa classificazione ci fa fare brutta figura con tutti gli altri Stati perché sembra che noi medici italiani non siamo in grado di curare la malattia, inoltre rovina i dati sull’eccellente copertura vaccinale contro le forme gravi della patologia. Credo che la trasparenza a riguardo avrebbe invogliato le persone a vaccinarsi ancor più del Green Pass. Sempre

più

persone

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hanno iniziato ad aver dubbi riguardo al vaccino visti i numerosissimi contagi nonostante il ciclo completo. Cosa ci può dire riguardo alla loro efficacia? Si fa sempre più vicina l’ipotesi di una quarta dose. La terza dose consolida ulteriormente le difese immunitarie acquisite dalle due precedenti somministrazioni, dando una grandissima

sono veramente esigui e contano soprattutto persone prive di anticorpi, i numeri sono la prova della loro straordinaria efficacia. Per la quarta dose invece dovremo attendere i dati scientifici, ad ora sembra che si farà solamente un richiamo probabilmente con cadenza annuale e con copertura dalle varianti. Sono stati divulgati proprio

l’elevata sicurezza: si parla di 1 caso grave ogni 5 milioni di abitanti che, come tutti i farmaci o cure omeopatiche, anch’essi possono causare. Mi dispiace molto per le persone morte a causa del vaccino ma bisogna guardare il rapporto rischiobeneficio e comparare questi 22 decessi ai 150.000 che il Covid ha causato. Coloro che non si sono ancora vaccinati dovrebbero uscire dall’ottica complottistica perché questi farmaci ci stanno veramente salvando la vita, riducendo i morti da 5 al giorno a 2 al mese (almeno questi sono i dati che riguardano il mio reparto di 50 posti letto). Ha affermato che Omicron sia meno grave e che stia rendendo il virus endemico,

«I non immunizzati che cercano apposta di prendersi il Covid per avere il Green Pass possono rischiare parecchio»

protezione: non ho ancora visto in questi mesi di quarta ondata un caso di triplo vaccinato con una forma grave, ad esclusione di rari casi oncologici immunodepressi. Come detto in precedenza, i morti di Covid, da quando sono arrivati i vaccini, 12

ieri i dati Aifa riguardo i vaccini somministrati nell’arco dell’interno 2021, cosa ne pensa della sicurezza di questi farmaci? Io credo che 22 decessi correlabili ai vaccini su milioni di dosi somministrate sia in linea con le aspettative che avevamo e ne dimostrano

crede che questa variante potrà finalmente mettere fine alla pandemia? Non è propriamente vero che Omicron è meno grave, è sicuramente meno patogenetica, purtroppo però i non vaccinati, anche se giovani e in perfetta salute, possono morire con questa variante. Invece, per chi ha gli anticorpi, Omicron è solamente un raffreddore. I non immunizzati che cercano apposta di prendersi il Covid per avere

il Green Pass possono rischiare parecchio. La sua elevata contagiosità in qualche modo ci sta dando una sorta di immunità di gregge, derivante sia dai vaccini (circa 90%) sia dalle guarigioni (circa 5-6%), che ci sta poco a poco portando fuori dalla pandemia, offrendoci una protezione ottimale. Da medico crede che la situazione pandemica in Italia sia stata gestita in modo adeguato? Ha espresso proprio nei giorni scorsi la sua curiosità per il mondo della politica. Sicuramente sarebbe stato meglio mettere un obbligo vaccinale tra settembre e ottobre, come ha fortemente consigliato la comunità medico scientifica. Purtroppo, su questo la politica è stata debole, si è disunita quando avrebbe dovuto portare avanti un fronte comune riguardo alla tematica essenziale dei vaccini. Sono infatti molto d’accordo sull’obbligatorietà per gli over 50, soprattutto alla luce di quello che abbiamo vissuto nel marzo 2020 e che avete passato voi a Bergamo, vorrei sottolineare che la prima ondata ha portato ad un eccesso di mortalità di oltre 110.000 persone. Per quanto riguarda la mia curiosità riguardo una carriera politica, se in futuro verrà dato più spazio ai tecnici, cosa che finora è mancata molto, mi piacerebbe dare il mio contributo e condividere la mia esperienza. Amo il mio lavoro da medico e non lo scambierei mai con quello del parlamentare. Ilaria De Luca


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L’INTERVISTA

DIAVOLI ROSSI Economia Magazine, ha varcato i cancelli, quasi sempre off limits, per assistere in esclusiva ad un’esercitazione aeronautica di routine del 6° Stormo presso l’Aeroporto Militare “Luigi Olivari” di Ghedi, comandato dal Colonnello Giacomo Lacaita, con cui abbiamo avuto il piacere di parlare riguardo ai progetti in atto della base operativa.

Ci racconti della sua carriera e della sua passione per il volo. La passione per il volo è sempre stata parte di me. Spinto dal desiderio di intraprendere la carriera militare, in 14

particolare in ambito aeronautico, nel 1993 sono entrato in Accademia ed è iniziata così la mia avventura, con la formazione standard di tutti gli ufficiali naviganti. Sono stato assegnato a questo reparto nel 1998, dopo la formazione accademica della scuola di volo, poi ho continuato a far carriera in varie basi e infine ho avuto la fortuna e l’onore di ritornare qui il 13 luglio come Comandante. Quali sono le attività principali che svolgete presso l’aeroporto militare di Ghedi? Presso questo aeroporto nella

quotidianità ci addestriamo, il nostro lavoro infatti si basa su un continuo addestramento, di base, acquisito in altri reparti, a quelli più specifici, in questo caso riguardo ai Tornado. Qui abbiamo un gruppo di conversione operativa, cioè personale di volo che si occupa di formare ed abilitare i naviganti alle competenze specialistiche per l’impiego sul Tornado. Il nostro obiettivo è essere sempre pronti per fornire il nostro contributo alla Nazione nel momento


Foto Light&Magic Productions

NOME: Col. Giacomo Lacaita INCARICO: Comandante del 6° Stormo “Diavoli Rossi” di stanza nell’aerobase militare di Ghedi

in cui dovesse essere necessario. Forniamo inoltre supporto alle altre Istituzioni: abbiamo dato il nostro contributo durante l’emergenza Covid-19 e svolgiamo periodicamente parecchie attività di ricognizione, ne sono esempi le missioni svolte per documentare il terremoto ad Amatrice nel 2016 oppure l’eruzione dello Stromboli nel 2019. Secondo Lei, com’è percepita l’Aeronautica militare dai cittadini? Qual è il rapporto che ha il vostro aeroporto con la città di Ghedi? 15


Un pilota del 6° Stormo pronto alla partenza per un’esercitazione aeronautica di routine

Credo che la realtà aeronautica sia fortemente radicata a livello locale, siamo una grande realtà produttiva nel tessuto sociale. Ghedi è uno degli aeroporti più antichi d’Italia che nacque proprio dalla passione per i motori di questa terra (ricordo che il primo Gran Premio d’Italia è stato svolto proprio a Brescia), infatti siamo molto apprezzati e benvoluti dalla città che ci ospita, oltre che dall’intero 16

ambito bresciano; questo affetto è davvero un grande privilegio per noi.

Secondo Lei, quali sono i requisiti fondamentali per diventare un pilota militare? E le qualità per condurre al meglio lo Stormo? Per diventare un pilota militare ci vogliono sicuramente tanto impegno e dedizione, come in tutte le professioni ad alta specializzazione, aggiungerei anche passione, responsabilità e disponibilità, infatti ricerchiamo nel personale


che reclutiamo proprio queste caratteristiche che poi cerchiamo di sviluppare il più possibile durante la formazione. Per poter comandare al meglio lo stormo bisogna avere le stesse qualità di tutti gli atri naviganti (citate prima), ovviamente con

un senso di responsabilità maggiore. Per me essere Comandante è un po’ come essere genitore, infatti da Comandante e da genitore è necessario innanzitutto avere un comportamento esemplare. Bisogna avere molta competenza ed un continuo aggiornamento,

ma soprattutto un grandissimo equilibrio perché le decisioni prese, spesso in situazioni di forte stress, incidono sulle capacità e sul lavoro di tutto lo Stormo. Per la base di Ghedi è iniziato un periodo di

profonda trasformazione, purtroppo questi due anni non sono andati come tutti ci aspettavamo, il Covid ha condizionato le vostre attività? Come sono cambiate rispetto a prima? Io ho assunto il comando nella fase in cui purtroppo ci eravamo già abituati

TIPOLOGIA: Velivolo Tornado, bireattore, biposto, con ala a geometria variabile. APERTURA ALARE: Min./max 8,6/13,91 m LUNGHEZZA: 16,70 m ALTEZZA: 5,95 m

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Curiosità Motto: Ghignando sulla preda mi scaglio Araldica: Diavolo Rosso ghignante con le mani adunche

a questa pandemia ma ho vissuto l’inizio del Covid, sebbene altrove e con un altro incarico, in Aeronautica. Posso affermare che la nostra attività non si è mai fermata, anzi, abbiamo provato a dare il nostro contributo per quanto potessimo fare. La fase iniziale, ovviamente, ci ha rallentato perché abbiamo dovuto adeguare le attività con le nuove normative sanitarie; ad ora siamo riusciti a trovare un nostro equilibrio e ad incamminarci verso una nuova normalità. Come procedono i lavori di ristrutturazione per l’aeroporto militare di Ghedi che ad oggi ospita i caccia Tornado e a breve conterrà anche i Caccia F-35 dell’Aeronautica Militare? Stiamo svolgendo dei 18

tecnologico avanzatissimo rispetto al Tornado (velivolo nato 40 anni fa, ma continuamente aggiornato) e dà sicuramente una marcia in più in termini di capacità, precisione e di sicurezza. Prevediamo che entrambi i modelli di velivolo convivranno per alcuni anni poiché il cambio macchina avverrà gradualmente, nonostante parte dei nostri piloti ha già iniziato ad addestrarsi sui nuovi aerei.

lavori molto importanti che richiedono del tempo, stiamo pian piano rinnovando tutto l’aeroporto perché, con la decisione di ospitare qui gli F-35, la nostra base operativa diventerà la seconda in tutta Italia ad accogliere questi velivoli

e per questo motivo l’Aeronautica ha deciso di investire importanti risorse su questo aeroporto. Quali sono le novità di questi nuovissimi velivoli militari, rispetto ai Tornado? Gli F-35 hanno un livello

Che aspettative avete a seguito di questo progetto? Ne avete altri per il futuro? Ad ora non abbiamo altri progetti in particolare, direi che quello che abbiamo in corso è già abbastanza onnicomprensivo e ci dà una prospettiva futura molto ambiziosa, oltre che una grande soddisfazione. Ilaria De Luca


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POLITICA INTERNAZIONALE

RUSSIA-UCRAINA CONFLITTO ALLE PORTE DELL’EUROPA L’ex ministro degli esteri Giulio Terzi di Sant’Agata: «la guerra c’è già: in campo due visioni diverse dell’ordine internazionale» Da una parte la cronaca, le notizie che ogni giorno giungono dal confine tra Ucraina e Russia con il rischio di una guerra dagli esiti imprevedibili. Dall’altro le dinamiche geopolitiche e i trattati internazionali. Giulio Terzi di Sant’Agata, diplomatico di lungo corso, ambasciatore e ministro degli Esteri tra il 2011 e il 2013, ha visto da vicino scontri e tentativi di dialogo tra stati in una carriera vissuta, in rappresentanza dell’Italia, anche all’interno di diversi organismi internazionali. Con lui cerchiamo di allargare lo sguardo sulle origini dell’escalation degli ultimi mesi al confine russo-ucraino, e sul più ampio quadro di politica internazionale in cui è inserita. Qual è la lettura generale che possiamo dare a quello che sta succedendo alle porte dell’Europa? Credo che i fatti di queste settimane siano la cartina di tornasole di un più ampio scontro in corso tra due visioni del mondo profondamente diverse, due modi diversi di porsi nei confronti del concetto di ordine e di sicurezza 20

internazionale. Dopo la seconda guerra mondiale Stati Uniti e paesi europei propongono un modello di rapporti tra gli stati, che si è poi diffuso sempre più, secondo cui tutta l’attenzione è rivolta alla soluzione non violenta dei conflitti tra interessi diversi che, inevitabilmente, emergono in tutto il mondo. Un modello sostenuto da specifiche norme - l’ordinamento giuridico internazionale - e istituzioni - quelle libere della democrazia -, insomma dalla centralità dello Stato di Diritto. Tutto questo è stato messo a dura prova prima durante la Guerra Fredda e poi dai conflitti regionali degli anni ’90. Da almeno dieci anni a questa parte si sono aperti quindi tre scenari di crisi che mostrano come questo concetto di ordine internazionale sia contestato, contrastato quotidianamente, sottoposto a spinte “revisioniste”. Il primo scenario è l’Europa, lo abbiamo visto con questo enorme dispiegamento di forze militari operato dalla Russia, il secondo è l’Asia con la corsa della Cina al controllo del Pacifico e, nel lungo periodo, all’egemonia globale, e

il terzo è il Medio Oriente con l’Iran, il cui obiettivo è il dominio sull’Islam e sull’intera regione. In questo caso, però, sembra che ci siano gli interessi degli Stati Uniti da una parte, quelli russi dall’altra, e in mezzo quelli dei paesi europei, che devono tenere conto dei rapporti economici con la Russia e della dipendenza energetica da Mosca. Non credo. Penso piuttosto che Stati Uniti ed Europa siano coesi nel difendere il diritto internazionale vigente, che invece la Russia non rispetta: per esempio, Putin continua a ripetere che quello ucraino è un popolo di russi che vivono fuori dalla Russia, nonostante l’Atto finale di Helsinki, firmato nel 1975 anche dall’Unione Sovietica, abbia chiarito


21 ph. Antonio Milesi


che la responsabilità delle minoranze sono dello stato che le ospita, i cui confini vanno salvaguardati. È il principio che regola la vita, per esempio, del TrentinoAdige. Dunque qual è l’origine del conflitto tra Ucraina e Russia? Cade il muro di Berlino - e l’Unione Sovietica crolla non perché qualcuno l’ha abbattuta, piuttosto perché è collassata su sé stessa. Per tutti gli anni ’90 si susseguono trattati che, sulla scia dei precedenti, hanno l’obiettivo di garantire la sicurezza in Europa e di evitare i conflitti. Uno riguarda in modo specifico l’Ucraina: è il Memorandum di Budapest del 5 dicembre 1994. L’Ucraina, dopo la fine del dominio sovietico, accetta di perdere le numerosissime armi nucleari presenti sul suo territorio facendole smantellare alla Russia, in cambio di garanzie sulla propria sicurezza. I firmatari Russia, Stati Uniti e Regno Unito, a cui poi si aggiungono anche Cina e Francia, garantiscono piena sovranità, integrità territoriale - nei confini di allora - e indipendenza dell’Ucraina: contro il paese non viene ammesso alcun tipo di uso della forza, ma nemmeno pressioni economiche per influenzarne la politica. La Russia ha violato da tempo - con l’annessione della Crimea nel 2014 - questo ed altri accordi, e continua a farlo: la guerra in quell’area c’è da otto anni, combattuta in modalità diverse.

attacchi, un’invasione parziale, ma anche blocchi navali nel Mar Nero - la tensione non si abbasserà fino a quando la Russia ma anche la Cina, con la quale ha appena stretto accordi molto importanti non otterranno un sistema di sicurezza in Europa disegnato secondo il loro approccio. L’obiettivo nel breve termine è il controllo dell’Ucraina, diretto o sul modello della Bielorussia, divenuta di fatto uno stato satellite di Mosca. Ma nel lungo periodo il traguardo è la creazione di un nuovo sistema di sicurezza europeo su cui la Russia abbia una forte influenza.

E quali sono, invece, le prospettive? Di certo la situazione non si sistemerà nel 2022 o nel 2023. In qualunque modo vedremo evolversi il conflitto - massicci cyber-

Un’ultimo sguardo ai paesi dell’Unione Europea. Qual è la loro posizione in questa vicenda? A me pare che il tentativo di destabilizzare l’UE da parte della Russia non sia

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«L’Italia, sta giocando un ruolo importante: ha già spiegato alla Russia che non vuole nuove sanzioni» riuscito. Gli stati europei sono allineati nella ricerca di una via diplomatica alla risoluzione del conflitto, e nel denunciare che non è accettabile quello che sta succedendo.

Paradossalmente, dunque, la crisi ucraina ha l’effetto di ricompattare l’Europa. L’Italia, nello specifico, sta giocando un ruolo importante: ha già spiegato alla Russia che non vuole nuove sanzioni. Per evitarle, però, deve esserci una de-escalation sensibile e verificata. E all’Ucraina deve essere riconosciuto il diritto di scegliere le proprie alleanze. Daniele Cavalli

Nella foto in alto Vladimir Putin, presidente della Federazione Russa dal 7 maggio 2012 A sinistra Joe Biden 46º presidente degli Stati Uniti d’America dal 20 gennaio 2021


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Promech-mc è un’azienda nata nel 2014 che si occupa di progettazione e automazione attraverso tecnologie all’avanguardia. L’esperienza di questa realtà nel campo della fusione nucleare inizia nell’agosto 2019, in collaborazione con Enea, che sta sviluppando a Frascati (Roma) il DTT, Divertor Tokamak Test. Come sottolineato dall’ingegnere Mauro Micheletti, titolare di Promech-mc, si tratta di macchine che sono state sviluppate nel secondo dopoguerra dai russi: difatti Tokamak è un acronimo russo. «Il Tokamak è una grossa ciambella in cui viene realizzato un plasma, nel quale si vogliono ricostruire le condizioni che ci sono sul Sole, al fine di ottenere questa reazione fisica di fusione di atomi. Sulla superficie del Sole continua Mauro Micheletti - ci sono 15 milioni di gradi e noi nella macchina ne dobbiamo realizzare 150, quindi 10 volte tanto. Questo perché il Sole ha 4 miliardi di anni e ha avuto il tempo per sviluppare questo tipo di reazioni; noi, invece, abbiamo necessità che la reazione avvenga quando la si vuole innescare». Altre condizioni particolari di questa macchina sono 24

l’ultravuoto, le diagnostiche speciali e i campi magnetici molto forti. Gli obiettivi di Promech-mc sono quelli di rimanere in questo settore, che si prospetta nei prossimi 30-40 anni essere in forte sviluppo, e di creare relazioni con i principali player. Altre collaborazioni di rilievo, oltre a Enea, sono state condotte con il Max Planck Institute in Germania, Ansaldo Nucleare e Eni. «Inoltre - aggiunge Mauro Micheletti - abbiamo lavorato allo sviluppo di una macchina per preparare i razzi che vanno nello spazio. La mia speranza è di essere presente il giorno che accenderanno il DTT». Federica Sorrentino


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L’ANALISI MMT

INFLAZIONE: ANALISI PER UN FUTURO MIGLIORE Negli anni che hanno preceduto la pandemia l’Italia ha registrato un’inflazione costantemente bassa, con una media inferiore al 2% su base annua, dato obiettivo della BCE. Questi due anni di pandemia hanno causato un susseguirsi di stop e rallentamenti della produzione che hanno generato una rapida contrazione economica che gli Stati hanno cercato di contrastare con interventi di stimolo fiscale, chi più chi meno, chi più velocemente e chi con ritardo. Si è trattato di stimoli fiscali ben superiori ai precedenti interventi di politica 26

economica per far fronte alle crisi economiche. Oggi il dato dell’inflazione in Italia si attesta intorno al 5%. L’aumento dell’inflazione ha innescato le solite voci critiche prive di analisi, animate dagli stessi consiglieri economici che hanno orientato le scelte macroeconomiche degli ultimi decenni, che puntano il dito contro le politiche di innalzamento del deficit e suggeriscono le vecchie e fallite ricette dell’aumento dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale. Ma comprendere le cause CONTINUA A PAGINA 28


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dell’aumento dell’inflazione è un passaggio fondamentale per progettare interventi mirati di contenimento. Nel 2020 la domanda dei consumatori si è spostata verso i beni per la casa, azzerando quella per viaggi e tempo libero. Superata la fase dei lockdown, la ripartenza economica ha dovuto fare immediatamente i conti con gli shock della logistica delle merci e a una serie di “colli di bottiglia”. Di fronte alla domanda che riprendeva respiro, l’offerta subiva ancora lo squilibrio delle infrastrutture logistiche del trasporto delle merci (ritardi e arretrati delle spedizioni globali che hanno visto coinvolti navi, porti, camion e treni). Questa nuova e inaspettata condizione ha creato una pressione inflazionistica per i gestori della catena di approvvigionamento che in breve tempo si è trasferita sui prodotti. In un’economia mondiale basata sul paradigma Just-In-Time, la strategia di gestione delle materie prime e dei componenti necessari alla produzione è di fatto collassata. La filosofia di produzione Just-In-Time si basa sulla previsione e tutte le previsioni e le programmazioni erano letteralmente saltate. Il sistema economico globale si è scoperto inadeguato e si è reso necessario intervenire con risorse aggiuntive capaci di eliminare nel più breve tempo possibile i colli di bottiglia tra domanda e offerta. Anche il settore dell’energia ha subito effetti a catena facilmente individuabili. Joe Weisenthal (Bloomberg) ha spiegato come l’aumento dei prezzi dell’elettricità in Cina abbia

comportato un aumento dei prezzi dell’elettricità in Europa, i quali hanno contribuito all’aumento dei prezzi dei fertilizzanti che sta causando pressioni inflazionistiche sui venditori di cereali. Un effetto valanga che sta causando importanti problemi ai produttori di latte e carne. Abbiamo assistito a degli shock che si sono propagati settore per settore attraverso connessioni inaspettate ma profondamente interdipendenti e che

prima di oggi probabilmente non erano state attentamente analizzate. A valle di una corretta analisi tecnica, economica e sociale ogni Stato attraverso la propria politica fiscale sarà in grado di correggere gli squilibri che hanno creato questi fenomeni inflazionistici, per esempio andando a supportare consumatori e imprese con la riduzione della tassazione nella bolletta elettrica, affinché la loro ripresa non venga vanificata dall’aumento dei costi. Sempre con l’utilizzo della sua politica fiscale lo Stato può penalizzare i produttori di energia, ad esempio da fonti rinnovabili, che pur non subendo pressioni inflazionistiche godono di profitti inaccettabili per le storture del libero mercato dell’energia che li favorisce a danno dei consumatori. Lo Stato non deve mai sottrarsi al suo ruolo di soggetto economico anticiclico capace di bilanciare gli squilibri economici creati dalle crisi. Se il Governo non agirà con decisione, ci sarà un aumento esponenziale della povertà e la chiusura per migliaia di PMI, l’ossatura dell’industria Italiana. Stefano Sanna, Rete MMT Italia

«Invece di pensare in automatico alla riduzione dei disavanzi statali o a folli aumenti dei tassi di interesse come soluzione alle pressioni inflazionistiche, gli esperti e la politica sono chiamati all’analisi»

Macroeconomia al servizio della collettività. 28

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SCATTI D’AUTORE

ph. Archivio Riccardi

Il fotografo classe 1926 è l’autore di ritratti di personaggi famosi, divi del cinema, uomini e donne dello spettacolo nella Roma della “dolce vita”, politici e tutti i papi

I celebri scatti di 70 anni di storia

CARLO

RICCARDI

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La luce, l’obiettivo e la pellicola - più avanti i supporti digitali - per fissare in immagini oltre settant’anni di Storia d’Italia: è la sintesi del lungo lavoro di Carlo Riccardi, classe 1926, uno dei più noti fotografi italiani, autore di celebri scatti - esposti in mostre allestite anche all’estero - a personaggi famosi italiani e stranieri, divi del cinema, uomini e donne dello spettacolo nella Roma della “dolce vita”, politici e rappresentanti delle istituzioni della Repubblica, tutti i papi. E a tanta gente comune, protagonista della vita sociale, dell’economia, del mondo del lavoro e del sindacato in un’Italia in costante cambiamento. Negli ultimi anni, tramite l’agenzia giornalistica AGR fondata da figlio Maurizio, ha raccolto le sue opere in un archivio composto da oltre tre milioni di fotografie a partire dal 1945: un patrimonio che ha reso accessibile, con l’obiettivo di conservare e valorizzare la memoria di un paese intero. CONTINUA A PAGINA 32


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Carlo Riccardi, lei ha passato la sua vita a fotografare la Storia d’Italia. Viene naturale il gioco di parole: come descriverebbe con uno “scatto”, con un quadro sintetico, la sua lunga carriera? È stata come un lampo, un flash che ha illuminato la mia vita per 70 anni. Sono nato 95 anni fa in un paesino del Lazio, Olevano Romano, e sin da piccolo ho mostrato una grande curiosità per ogni cosa, un irrefrenabile interesse che mi spingeva a voler esplorare la società italiana, a conoscerne i principali personaggi, ma anche a viaggiare per poter raccontare con le mie foto quel mondo meraviglioso e affascinante. Ho iniziato a lavorare come fotografo negli anni ’40, e da allora sono riuscito a creare e a custodire un archivio con oltre tre milioni di immagini: il mio sogno è diventato poi quello di renderle fruibili alle nuove generazioni. Come è cambiato il mestiere di fotografo negli ultimi decenni? Sotto l’aspetto professionale, nonostante anni di lotte per affermare la valenza del fotogiornalismo italiano, oggi ci troviamo di fronte a giovani fotografi e giornalisti che sono quasi invisibili, che lavorano ma non sono valorizzati, portano con sé attrezzature costose ma sono poco considerati e spesso retribuiti meno dei riders che portano le pizze a domicilio. Non a caso molti di loro, anche se bravi, sono costretti ad abbandonare la professione. Sotto l’aspetto tecnologico il mondo della fotografia è completamente cambiato e addirittura oggi si scatta con 32

Totò

il telefono, quindi l’avvento del digitale ha cambiato il modo di fare fotografia e il modo di inviare le immagini, velocizzando il tutto spesso a scapito della qualità. Per me il mezzo è relativo, le fotocamere analogiche

saper sognare la foto che scatteremo. Perché ha scelto di fare questo mestiere, cosa l’ha spinta a mettersi dietro l’obiettivo, quale significato e quale poesia

sempre lì sul mio comodino vicino al letto, compagna fedele di mille avventure. La fotografia è un’arte magica perché ci permette di vedere oltre, ci fa osservare una scena da più punti di vista, per poi trovare l’inquadratura giusta. Anche per noi fotografi come per i grandi pittori c’è una crescita, un’evoluzione, e quando si è consapevoli di fotografare con gli occhi e con il cuore allora emerge la poesia che ognuno di noi ha dentro. A mio parere fotografia e pittura per

«In fotografia si deve sempre osservare la luce e l’espressione delle persone, bisogna saper concentrare tante sensazioni in uno scatto» Kennedy a Roma

o digitali sono entrambe strumenti per scrivere con la luce: in fotografia si deve sempre osservare la luce e l’espressione delle persone, bisogna saper concentrare tante sensazioni in uno scatto, alle volte bisogna

può contenere una fotografia? Ero praticamente un bambino quando mi sono innamorato di quella scatola magica di legno, e oggi che ho 95 anni la macchina fotografica è

molti aspetti vanno di pari passo, è per questo che sin dalla fine degli anni ‘50 ho sentito dentro di me che la fotografia non mi bastava più, e per esprimere quello che sentivo ho iniziato a dipingere. CONTINUA A PAGINA 34



diciotto anni. L’avevo portata a fare delle foto nella chiesa dei Cappuccini in via Veneto. Il giornalista che era con me mi chiamava Carletto, così lei ridendo mi ha detto: «Anche io conosco un Carletto, e se

Sergio Mattarella con il padre Bernardo 1963

Com’è cambiata l’Italia dall’inizio della sua carriera ad oggi? Tutto è cambiato e tutto cambierà, ognuno di noi dentro di sé è in attesa di una vera ricostruzione del nostro paese, perché c’è bisogno di una rieducazione

«Sono felice che sia stato rieletto Mattarella, la prima volta che l’ho visto era un giovane studente» ai veri valori della nostra società, alla cultura e alla bellezza. Ma quello a cui tengo particolarmente è la necessità di dare priorità alla conservazione della nostra storia e della nostra memoria, un patrimonio di inestimabile valore a cui tutti noi dobbiamo attingere ogni giorno: un lavoro che per essere efficace credo debba passare da un ministero che non esiste, il ministero dei Beni Umani. C’è un personaggio famoso che si è emozionato particolarmente a fotografare? Ricorda qualche episodio curioso 34

avvenuto con qualche star? Ho conosciuto tanti, tantissimi personaggi. Un ricordo particolare risale a quando ero il fotografo della Biblioteca Vaticana, e là mi capitava di fotografare spesso un Cardinale. Un giorno quel Cardinale è diventato Papa Giovanni XXIII e, pochi giorni dopo la sua elezione, nella sua prima uscita per una visita ad Ostia, mi ha visto a bordo della mia Fiat Topolino mentre cercavo di scattare delle foto. Il Santo Padre ha fatto fermare l’auto sulla via Ostiense,

Riccardi con Papa Wojtyla

mi dice bene…». Era Carlo Ponti. Anni dopo ho avuto la fortuna di scattare una memorabile foto di Carlo Ponti e Sophia Loren che si baciavano mentre salivano sull’aereo. Un altro ricordo che porto nel cuore è la

Sophia Loren in partenza per Madrid con Carlo Ponti 1960

ha chiesto al suo autista di aprire la cappotta, si è alzato in piedi e mi ha detto: «Va bene così, figliolo?». Oppure ricordo Sophia Loren, che ho conosciuto giovanissima, aveva appena

mia amicizia col grande Totò. Lo andavo a trovare a casa, lui suonava il piano. Mi aveva chiesto anche di insegnargli a fotografare: gli ho spiegato come mettere a fuoco le foto e lui mi seguiva

con attenzione, anche se purtroppo già non vedeva bene. E poi tanti, tanti altri episodi! Nei giorni scorsi si è celebrato un momento importantissimo per la vita politica e istituzionale italiana, l’elezione del Presidente della Repubblica. Lei li ha immortalati tutti, compreso il rieletto Presidente Sergio Mattarella Ho fotografato tutti i Presidenti italiani, da De Nicola a Mattarella, e infatti durante il periodo delle elezioni del Capo dello Stato, a Spazio 5 a Roma è stata esposta una mostra con le foto mie e di mio figlio Maurizio che ritraggono tutti i capi di stato della Repubblica Italiana. Sono felice che sia stato rieletto Mattarella, la prima volta che l’ho visto era un giovane studente: l’ho fotografato all’aeroporto di Ciampino mentre accompagnava il papà Bernardo Mattarella. Lei ha però fotografato anche la vita della gente comune, la vita quotidiana delle persone. Che differenza c’è tra il fotografare un divo del cinema e un passante? Le differenze sono legate principalmente alla tutela della privacy dei personaggi, che un tempo non era così sentita, tanto che io ho sempre parlato con tutti, papi, principi, capi di stato, star nazionali e internazionali. Ma dentro di me ho sempre amato fotografare le scene sociali, le persone comuni, i bambini, le periferie e i lavoratori. L’uomo è uomo, ogni volto ha una storia che non conosciamo e molte volte non ci accorgiamo che le loro storie sono la storia della nostra nazione.


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NOME: Gianmaria Berziga RUOLO: Direttore generale di Bonaldi Gruppo Eurocar Italia

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BONALDI GRUPPO EUROCAR ITALIA Gianmaria Berziga, direttore generale di Bonaldi - Gruppo Eurocar Italia, si racconta con la schietta comunicatività emiliana. Sta scoprendo la Bergamasca: «Con ogni valle che offre paesaggi, personaggi e… formaggi. Ci sono storie e leggende ovunque che meritano di essere ascoltate». Passando alle auto, da un anno e mezzo si muove con un’elettrica: «Tutto cambia, soprattutto la mentalità: insegnano a risparmiare, si può evitare di correre e ripensare al viaggio che diventa parte della vacanza, pianificando tappe per raggiungere borghi meravigliosi, fuori dalle vie principali, dove ricaricare le batterie e scoprire nuovi gusti e sapori, riscoprendo lo spirito del viaggiatore». Aggiunge: «Con uso normale e la wall-box a casa basta una notte a settimana per ricaricarla». Cambiamenti epocali per il mondo dell’auto con la transizione energetica, forzata dalla politica ma scarsamente sostenuta con infrastrutture e incentivi: come la affronta il Gruppo? Il passaggio alla mobilità elettrica sembra essere una delle soluzioni immediate: è ormai dimostrato che le emissioni di un’auto

elettrica nell’intero ciclo di vita sono di molto inferiori di una equivalente termica. Passaggio che necessita di essere sostenuto e incoraggiato con infrastrutture e incentivi. Bonaldi - Gruppo Eurocar Italia rispecchia le tendenze della realtà bergamasca dove l’utilizzo di veicoli elettrici è divenuto più facile rispetto a qualche anno fa grazie all’aumento del numero dei punti di ricarica che, sul territorio bergamasco, secondo le rilevazioni di Nextcharge (app e sito), sono saliti dalle 298 stazioni del luglio 2021 a 333 stazioni nel febbraio 2022, di cui 112 in area urbana. Incremento a cui si affiancano la maggiore autonomia dei veicoli, i canoni di noleggio a lungo termine sempre più convenienti e gli incentivi. Già oggi molte aziende orobiche hanno scelto opzioni ibride o elettriche per ridurre la CO2 salvaguardando l’ambiente, ma anche per risparmiare sui costi di gestione grazie all’abbattimento di quelli di percorrenza e manutenzione. Inoltre, in molti casi, è possibile accedere liberamente alle zone a traffico limitato e usufruire di parcheggi a pagamento senza oneri, proprio grazie alle emissioni nulle del veicolo. A livello del Gruppo, l’innovazione ha

richiesto l’inserimento di figure nuove, digitali, che continueremo a sviluppare, investendo sui giovani. Per gestire meglio il passaggio da “quanto mi costa comprare un’auto” a “quanto mi costa usarla”: tutto compreso stando comodamente seduti nel salotto di casa. Anche dare la giusta consulenza alle PMI delle quali è ricchissimo il territorio è un’altra nostra priorità. Essere una realtà “storica” e consolidata sul territorio, come aiuta nel rapporto con la clientela? La storia che lega Bonaldi ai motori è iniziata nel 1959 e, fin dal suo principio, l’obiettivo primario è stato “offrire un servizio di qualità in tema di mobilità”. La longeva esperienza nel settore automobilistico e la radicata presenza sul territorio hanno permesso di adeguarsi ai cambiamenti di mercato, sempre garantendo la qualità che assicura la reale soddisfazione del cliente. Crediamo nei legami: dentro il Gruppo Eurocar Italia, di cui Bonaldi è parte integrante dal 2018 e fuori, sul territorio. Quali i pregi più evidenti, e come vi distinguono dalla concorrenza? Il mantenimento degli standard qualitativi e il miglioramento continuo 37


della gestione dei processi, così come l’impegno e la responsabilità da parte di tutto l’organico, opportunamente formato e strutturato, insieme alla collaborazione con fornitori idonei a garantire la qualità del servizio e alla sensibilità ambientale: sono i pilastri che caratterizzano Bonaldi e tutto il Gruppo Eurocar Italia. Ma da sempre, da noi, sono le persone a fare la differenza: è solo grazie alla passione e al forte spirito di gruppo che unisce tutti i collaboratori, che l’azienda ha potuto e può ancora rivestire il ruolo di riferimento nel panorama automobilistico bergamasco. In particolare, essendo i clienti disorientati dalla guerra ai Diesel, dai proclami sulla fine dei motori endotermici, dall’aumento del gas che mette fuori gioco metano e Gpl, quali consigli fornite? L’impegno nello spostare l’attenzione dalle auto con il solo motore termico verso la gamma di vetture ibride ed elettriche è certamente di carattere nobile; tuttavia il cambiamento deve essere culturale e necessariamente accompagnato da adeguamenti tecnologici e infrastrutturali. Credo che il cambio di rotta andrebbe incentivato il più possibile affinché gli sgravi e i benefici possano portare con scelta responsabile a un cambio di abitudini. Il passaggio alla green economy diventa via via sempre più necessario, così come è indispensabile iniziare a tracciare profondamente il percorso che porta verso la decarbonizzazione delle 38

le generazioni future.

«Nei prossimi cinque anni il mondo dell’auto avrà cambiamenti epocali: sarà un po’ come il Rinascimento» aziende, affinché si venga a delineare un equilibrio stabile e duraturo tra le emissioni delle imprese e quanto invece è restituito all’ambiente. Queste metamorfosi di asset e di policy aziendale non devono solamente cavalcare l’onda delineata dagli incentivi statali, ma anche generare awareness riguardo tematiche ambientali sempre più influenti nel panorama imprenditoriale contemporaneo: l’ecosostenibilità è una necessità all’ordine del giorno dell’imprenditore determinato a fare la cosa giusta. La presenza con vari marchi di qualità - ricordiamoli permette di avere diverse tipologie di clienti. Quali

le caratteristiche salienti dell’utenza, secondo i singoli marchi. I marchi di qualità a disposizione di Bonaldi Gruppo Eurocar Italia permettono di avvicinare una clientela eterogenea, dalle differenti caratteristiche e capacità di spesa, da medie ad alte. Bonaldi dispone di autovetture Volkswagen, Audi, Škoda, SEAT, Cupra, Porsche e Lamborghini. Oltre alle auto per uso privato, disponiamo di una vasta gamma di veicoli commerciali che possono soddisfare ogni esigenza. Quale il marchio con maggior fedeltà e quello più “di conquista”? È la fedeltà che oggi si deve conquistare. I veicoli elettrici sono trasversali a tutti i marchi: stanno crescendo grazie ai numerosi benefici - economici e non - in grado di apportare al singolo e all’ambiente. Inoltre un’attività più sottile della mera fidelizzazione e del marketing, tocca la sensibilità degli individui e scelte che, alle volte, sono di ambito morale, di ascolto al territorio e attenzione per

Sono momenti difficili per l’auto, il mercato soffre per la crisi dei microchip: quanto pesa sulle consegne, e che risvolti ha sull’usato? Quali le azioni per contrastarne gli effetti sulla clientela, per garantire le consegne? La carenza delle materie prime ha un peso significativo sulle consegne e sulle vendite: secondo gli esperti, la crisi dei semiconduttori si protrarrà almeno nella prima parte del 2022 con una progressiva normalizzazione nella seconda parte dell’anno. In questa fase, l’usato può realmente fare da booster al settore, costituendo una leva decisiva. I 20 anni di attività di Bonaldi nella vendita delle auto usate rappresentano una riprova dell’esperienza e della qualità del servizio offerto. Grazie ai marchi Audi Prima Scelta Plus e Das Welt auto, con lo standard dei 110 controlli, i processi che certificano lo stato d’uso e il chilometraggio delle vetture, siamo in grado di garantire le auto usate fino a 48 mesi. La trasformazione distributiva da concessionarie ad agenzie, ancora poco nota al grande pubblico, che riflessi comporterà a livello del vostro Gruppo? Per Bonaldi - Gruppo Eurocar Italia ritengo sia prematuro affrontare la questione, perché siamo ancora in attesa di visionare gli elementi portanti della trasformazione distributiva. Una volta ottenute informazioni e indicazioni certe in tal senso potremo prevedere il riverbero che questa trasformazione avrà sull’operato del Gruppo. Nicola D. Bonetti


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Un operatore di telecomunicazioni con un’offerta di servizi completa, un System Integrator radicato sul territorio che coltiva con i suoi clienti un rapporto diretto e personalizzato. Il gruppo Planetel, attivo prevalentemente in Lombardia e Veneto, vanta numeri davvero interessanti: 160 collaboratori, 6 sedi - il quartier generale di Treviolo (Bg), a cui si aggiungono le filiali di Valmadrera (Lc), Bussolengo (Vr), Brescia, la controllata diRete srl a Lonato (Bs) e la consociata Enjoip srl di Napoli - 30.000 clienti e 1.900 chilometri di infrastruttura in fibra ottica che coprono ad oggi 150 Comuni nelle province di Bergamo, Milano, Monza Brianza, Lecco, Brescia, Mantova e Verona. Con un’offerta di servizi voce, Internet e cloud improntata all’innovazione e alla qualità, Planetel, che nasce nel 1985 dall’azienda SITIS (ora 42

Divisione infrastrutture), si è guadagnata un posto tra i leader riconosciuti del mercato italiano dei servizi Internet a banda ultralarga e nello sviluppo di soluzioni e di network integrate per piccole, medie e grandi aziende. Cosa ci sia dietro a questo successo, ce lo spiega Bruno Pianetti, Presidente del CDA del Gruppo Planetel, con la collaborazione del consigliere delegato Mirko Mare. Come nasce l’idea di un operatore di servizi sul territorio? Due elementi sono stati decisivi: i bisogni dei nostri clienti, che conoscevamo in modo approfondito, e la carenza infrastrutturale del nostro territorio. Fu una scelta naturale quella di metterci in gioco per coprire questo gap tecnologico. L’obiettivo era ambizioso, perché Il piano di sviluppo aziendale, allora

come oggi, prevedeva l’estensione della rete proprietaria anche in quelle non considerate interessanti dagli operatori nazionali, ricche però di piccole e medie imprese che meritavano l’opportunità di lavorare con le migliori tecnologie. Abbiamo scelto di portare valore al territorio e alle persone, rispondendo alla necessità di una comunità che avrebbe

riconosciuto nel tempo questa missione. E oggi possiamo dire che il nostro impegno è stato premiato. Si fa presto a dire servizi telefonici o servizi internet: in dettaglio, quale deve essere l’offerta completa di un operatore


Foto Antonio Milesi

NOME: Bruno Pianetti RUOLO: Presidente e Amministratore Delegato del Gruppo Planetel

competitivo? Ci distinguiamo per la completezza della nostra offerta, che include servizi sia di carattere più fisico, come il cablaggio delle aziende, sia orientati alla connettività ed alla digitalizzazione. Accompagniamo il cliente, che sia aziendale o privato, in un percorso che richiede scelte mirate, mettendo a disposizione knowhow ed esperienza. Il coinvolgimento di tutte le “anime” del gruppo garantisce specializzazione e supporto nei diversi ambiti di un settore complesso e delicato come quello dell’ICT. Presentarci sul mercato con un’offerta integrata ci permette di attivare le soluzioni più adeguate con il giusto investimento, forti del fatto

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«Il nostro segreto? Metterci la faccia e mantenere ciò che promettiamo cosa che i grandi player per questioni sia logistiche che di economia di scala non sempre sono in grado di fare»

NOME: Mirko Mare RUOLO: Consigliere delegato

che sia la rete che trasporta questi servizi (il nostro network in fibra), che i servizi stessi sono gestiti e garantiti da noi. Deve essere una grossa sfida proporsi in un mercato dominato dai grandi player nazionali. Il nostro segreto? Metterci la faccia e mantenere ciò che promettiamo, cosa che i grandi player, per questioni sia logistiche, che di economia di scala, non sempre sono in grado di fare. La nostra assistenza non è robotizzata: chi chiama il nostro customer care ha sempre la possibilità di esporre la sua problematica a un nostro operatore e, se lo desidera, di essere seguito sempre dallo stesso gruppo tecnico. Proprio questa personalizzazione del servizio si rivela vincente: affidarsi a grosso player spesso significa non poter contare sulla consulenza dedicata, che è invece la nostra firma. Che cos’è il cloud per voi? Quando si parla di Digital Transformation si apre il mondo del cloud: un acceleratore esponenziale di produttività, processi e scambi di informazioni, ottenuti ottimizzando elaborazione, archiviazione, trasmissione e condivisione dei dati. Il cloud o, più precisamente, il cloud computing di Planetel, è un servizio innovativo che supera i limiti di una singola macchina - specie in relazione alla portata di elaborazione 44


dei dati e, ancora di più, allo spazio fisico - perché offre tutte le potenzialità della nuova infrastruttura di rete abbinata all’enorme capacità di calcolo dei nostri server. Quali sono i benefici per i vostri Clienti? L’adozione di servizi in cloud semplifica la gestione IT di una qualsiasi società. Grazie a un sistema in alta affidabilità di server e data center distribuiti in Lombardia, il cloud di Planetel è una tecnologia che garantisce sicurezza e continuità nell’erogazione. Senza dimenticare l’attenzione ai costi e alla sostenibilità: la formula pay per use libera le aziende dal peso degli investimenti per l’acquisto, la manutenzione e l’aggiornamento di hardware e software, in favore di un approccio semplice e scalabile, in cui si paga solo ciò che si utilizza. Pandemia, remotizzazione, virtualità: il mondo cambia e se c’è un settore che con assoluta certezza crescerà sempre più è proprio quello della tecnologia. In quale ambito vi vedete proiettati in futuro? Per una realtà ad alto coefficiente tecnologico come la nostra, è fondamentale sapersi evolvere in sinergia con il contesto socio-economico. L’emergenza sanitaria ha stimolato un’improvvisa domanda di connettività, a cui abbiamo risposto potenziando la nostra infrastruttura. Sviluppare la fibra ottica tiene unite le persone e noi continueremo a costruire reti

per renderlo possibile. Inoltre investiremo sempre di più nella cybersecurity: l’urgenza con cui le imprese hanno dovuto trasferire online tutto ciò che prima si poteva fare in ufficio ha aperto pericolose crepe nelle procedure di sicurezza informatica: i recenti attacchi hacker a grandi realtà della pubblica amministrazione ne sono un esempio evidente. Il Cybercrime è al primo posto tra i rischi delle imprese, cosa propone Planetel ai suoi clienti? Offriamo soluzioni ad alto livello di sicurezza, qualità, robustezza e flessibilità, a tutela dei dati e della continuità del business: protezione delle reti informatiche, soluzioni di backup e disaster recovery, prodotti per la scansione delle vulnerabilità dei servizi Internet e delle reti locali, protezioni contro i

Un dettaglio del cavo della fibra di Planetel

malware, servizi di accesso tramite secondo fattore di autenticazione. A questi si aggiungono i corsi di formazione per i dipendenti, perché la consapevolezza dell’utente, che contribuisce con le proprie azioni a mantenere sicuro l’ambiente di lavoro, è il primo passo verso la protezione delle risorse aziendali. Siete ben radicati in tutto il Nord Italia. Questo legame col territorio non costituisce un limite? Il radicamento locale è per noi una scelta precisa, che deriva da due valori in cui crediamo molto: la prossimità e il servizio al cliente. Non vediamo la territorialità come un vincolo, ma come presenza e superiamo il limite geografico grazie a partnership con altre realtà locali che sposano la nostra 45


Sotto da sinistra: Massimo Borgnini, Direttore rete commerciale business; Aurelio Bertocchi, Direttore rete commerciale consumer; Bruno Pianetti e Mirko Mare

migliore 6% delle aziende del nostro settore - conferma l’attenzione che poniamo alla sostenibilità in ogni sua forma. Le sedi Planetel sono dotate di pannelli solari e scegliamo per le nostre infrastrutture energia totalmente green. La relazione con le pubbliche amministrazioni e con il tessuto economico del territorio è orientata a individuare esigenze specifiche e a

stessa filosofia, come la Enjoip srl di Napoli. Anche nei confronti dei privati adottiamo lo stesso approccio. In un settore sovraffollato di informazioni, in cui la possibilità di orientarsi in modo corretto non è sempre scontata, ci mettiamo dalla parte del consumatore. I nostri Planetel Point sono un network di punti vendita selezionati che offrono uno spazio legato alla competenza e al rapporto diretto. Nel 2019 Planetel è stata ammessa al programma internazionale ELITE del London Stock Exchange Group, dedicato alle imprese ad alto potenziale di crescita. Un percorso iniziato grazie a Confindustria Bergamo e sfociato, a dicembre 2020, nella quotazione di Planetel nel mercato AIM Italia di Borsa Italiana (oggi EGM). Un grande passo in avanti, che ha consolidato la capitalizzazione di Planetel e ha aperto per tutto il gruppo importanti prospettive di crescita. Il nostro obiettivo è stato e sarà sempre l’eccellenza. Proprio in questi giorni abbiamo rinnovato le nostre 46

certificazioni cloud e dati 27001, 27017, 27018 oltre alle certificazioni 9001 e 37001. Abbiamo appena ottenuto la certificazione AGID per il Cloud della Pubblica Amministrazione, sia come CSP (Cloud service provider), che per i nostri servizi IAAS, PAAS e SAAS. Recentemente avete anche ottenuto un riconoscimento per la sostenibilità. Come mantenete questo standard? La medaglia di bronzo ricevuta da Ecovadis - e in particolare il rating relativo all’Etica, che ci colloca nel

fornire un servizio tecnologicamente adeguato ai cittadini. Gandino, ad esempio, grazie all’interessamento di alcune aziende oggi può contare sull’ultra banda larga, laddove fino a poco fa mancava perfino l’ADSL. Siamo partner di un progetto di teleassistenza legato al Covid19, per il quale abbiamo messo a disposizione un sistema di 200 linee per collegare un pull di oltre 50 medici coordinati da Areu e dal Rotary di Bergamo. La sostenibilità, per noi, non è più un nice to have, ma un fattore strategico che traccia le direttrici del nostro sviluppo.



PROFESSIONISTI

REVI4 Foto Antonio Milesi

LA NOSTRA SFIDA? GLI STANDARD DELLE GRANDI REALTÀ AL SERVIZIO DELLA PMI

Revi4 è una società di revisione e organizzazione contabile con una visione chiara: trasferire le esperienze maturate dai propri professionisti in contesti internazionali e di società quotate al settore della piccola e media impresa italiana. Come? Offrendo pacchetti personalizzati e studiati per ogni singolo cliente, adattandosi alle loro diverse caratteristiche e alla loro organizzazione. OUR BEST FITS YOU è il motto che riassume questa filosofia: esperienza, organizzazione, innovazione e competenza adattate alla realtà aziendale. La società ha sede a Bergamo, ma è ormai arrivata a coprire, in brevissimo tempo, un territorio piuttosto esteso. In cosa si caratterizza l’offerta REVI4 e in che modo questa filosofia viene applicata concretamente, ce lo spiegano più in dettaglio il Dott. Federico Marzii, partner e amministratore delegato di REVI4, che abbiamo incontrato insieme a Pietro Rapelli, partner e consigliere d’amministrazione e al manager Paolo Manenti. Come è nata la vostra società? Siamo nati circa due anni e mezzo fa, la modifica apportata all’articolo 2477 del codice civile, correlata al tormentato percorso del nuovo Codice della Crisi d’Impresa, ha creato un’importante domanda di servizi di revisione legale nel segmento di 48

mercato a cui puntavamo. Provenendo molti dei nostri professionisti da società di revisione cosiddette “big4” avevamo già l’obiettivo di portare le metodologie, l’organizzazione del lavoro e la qualità del servizio proprie di contesti dimensionali molto grandi al servizio delle realtà di “middle market” che caratterizzano il contesto industriale del nostro paese. Tale strategia, coniugata all’ampliamento della domanda di mercato per i servizi di revisione, ha portato alla nascita di REVI4, realtà fresca ma guidata da professionisti con esperienze ventennali ai massimi livelli nel settore della revisione contabile. Abbiamo subito riscontrato un ritorno molto positivo circa modalità e caratteristiche del servizio offerto, che ci ha consentito di espanderci rapidamente acquisendo clienti di tutte le dimensioni, in molteplici settori industriali e commerciali. Qual è la vostra principale tipologia di clientela? I servizi di revisione, che rappresentano il nostro core business si rivolgono principalmente a PMI di tutto il territorio nazionale, compresi gruppi con filiali estere e imprese italiane controllate da gruppi multinazionali. Oltre a Bergamo, abbiamo ormai clienti in numerose provincie di tutto il nord Italia e l’obiettivo è di estendere

l’offerta all’intero territorio nazionale. I servizi diversi dalla revisione, offerti dalla service line REVI4business, supportano l’imprenditore ed il management a cui ci affianchiamo nel miglioramento dell’organizzazione aziendale, nell’implementazione e nell’utilizzo di sistemi di pianificazione e controllo e in soluzioni per sostenere le scelte imprenditoriali di sviluppo del business. Cosa rende unico il vostro servizio? Calibrare a contesti PMI i contenuti dei principi di revisione ISA Italia, riferimento nel nostro paese per le realtà di ogni dimensione e sui quali è costruita la nostra metodologia di lavoro, non dev’essere semplicemente uno slogan, ma un’operazione da eseguire con criterio. Dinamicità e innovazione sono i caratteri distintivi del nostro servizio. Dinamicità intesa come flessibilità nella capacità di adattamento alle esigenze organizzative del cliente per ottenere tutto quanto necessario per il processo di revisione, minimizzando gli impatti sulla normale operatività interna del cliente. Con tale obiettivo mettiamo


NOME: Federico Marzii RUOLO: Partner e amministratore delegato

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a disposizione di ogni cliente l’applicativo “REVI4you”, software di interazione continua con i referenti aziendali, che consente la gestione in sicurezza delle informazioni e dei documenti in maniera condivisa e pianificata. Innovazione perché investiamo ogni anno, oltre che in formazione per accrescere le competenze dei nostri professionisti e dei nostri dipendenti, nello sviluppo di nuove soluzioni e strumenti aventi l’obiettivo di efficientare le attività per il cliente e di svolgere con maggiore efficacia le analisi del team di revisione.

del processo di revisione non solo come obbligo normativo a cui doversi conformare. Oltre alle indubbie valenze in ottica di visibilità esterna, la revisione può rappresentare un’opportunità di crescita per l’organizzazione aziendale e i dipendenti del cliente, nell’acquisita contezza dell’importanza di dotarsi di un sistema di controllo interno adeguato e, per l’imprenditore, di avere una chiave di lettura diversa ed esterna del business aziendale.

NOME: Pietro Rapelli RUOLO: Partner e consigliere d’amministrazione

NOME: Paolo Manenti RUOLO: Manager

Tutto questo perché anche il modo di fare revisione, cosi come l’operatività delle imprese, è in costante e continua evoluzione, circostanza che ha portato nel nostro contesto all’esigenza di sviluppare nuovi strumenti digitali focalizzati sull’interpretazione e sull’analisi qualitativa dei dati. Alcuni dei nostri clienti, quelli prima non abituati alla revisione, non avevano idea di come funzionasse il nostro lavoro, di quale documentazione rendere disponibile e di come potessimo collaborare per rendere il processo di revisione più rapido, puntuale ed efficiente, limitando al minimo gli sprechi di tempo per entrambi. Dopo il primo anno di lavoro da tutti abbiamo avuto un ritorno molto positivo, dato dalla percezione 50

Come hanno reagito i vostri clienti alla crisi Covid? I nostri clienti, salvo alcuni casi colpiti più duramente dall’emergenza non certo per scarse capacità ma per la natura ed il settore della propria attività, hanno saputo, per usare un gergo calcistico, difendersi molto bene quando bisognava mettere in sicurezza l’azienda, limitando le conseguenze negative della pandemia; sono riusciti poi a ripartire con decisione in contropiede nel momento in cui c’è stata la possibilità di rilanciare l’attività, con rimbalzi molto importanti che dimostrano ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, la genuinità e la bontà del nostro tessuto imprenditoriale, che consente di guardare al futuro con positività. A proposito di futuro, quali sono gli obiettivi e le nuove sfide di REVI4? Puntiamo senza dubbio a crescere ancora come struttura interna e nell’acquisizione di nuovi clienti, estendendo anche geograficamente la nostra offerta a tutto il territorio nazionale. Crediamo molto anche nello sviluppo di una “cultura del sostenibile” e nell’importanza di sviluppare in azienda modelli ESG per misurare e comunicare risultati e performance non solo finanziari ma anche legati alla capacità aziendale di creare benessere per la collettività. Abbiamo quindi investito molto in formazione su questi aspetti per poter offrire competenze ed esperienze nel supporto alle aziende, nonché per farci trovare pronti quando la certificazione esterna dei dati non finanziari diverrà anche per le PMI un tema non più procrastinabile.



Foto Light&Magic Productions

TOP BUSINESS

TECNOESSE

IMPIANTI SRL Stretta tra le province di Bergamo e di Brescia, poli produttivi di rilevanza europea, la Tecnoesse Impianti Srl di Capriolo (Bs) è una chiara cartina di tornasole delle sfide che riguardano più settori della manifattura e non solo: spinta dell’edilizia, forte aumento del costo dell’energia, ritardi nelle forniture di materiali e carenza ormai cronica di manodopera specializzata. È questo il contesto in cui tutte le mattine, molto presto, cominciano la propria giornata di lavoro Sergio e Nicola Sbardellati, di 55 e 29 anni, due generazioni di piccoli imprenditori che portano avanti un’azienda nata già nell’88, che oggi conta 18 dipendenti e di cui sono soci 52

al 50%. Si occupano di installazione di impianti termoidraulici ed elettrici su edifici a destinazione sia residenziale che industriale: dagli impianti di riscaldamento-raffreddamento a pompe di calore, sistemi che sfruttano l’energia geotermica, pannelli solari, e tutto ciò che oggi lega l’impiantistica al risparmio energetico, all’abbattimento delle emissioni inquinanti, alla sostenibilità ambientale. I numeri mostrano meglio di altro il momento di vero boom che sta attraversando Tecnoesse: +20 per cento di fatturato ogni anno (tra il 2015 e il 2016 è addirittura raddoppiato), un trend confermato nel periodo pandemico, anche in quel

2020 che causò lo stop forzato di un mese durante il lockdown. «Non possiamo negarlo - spiega Sergio Sbardellati, impegnato soprattutto in un ruolo amministrativo e di coordinamento in azienda -, il nostro è un settore che, trainato dalla spinta dell’edilizia a cui è naturalmente collegato, cresce da anni. Anche se all’orizzonte non mancano motivi di preoccupazione anche di tipo, per così dire, più generale». Primo tra tutti, la mancanza di operai specializzati. «Abbiamo un bisogno estremo di idraulici e di elettricisti - afferma in modo deciso - Non riusciamo a trovarli, anche se saremmo pronti ad assumerli domani mattina: giovani per


Da sinistra Sergio Sbardellati con Nicola

cui non è necessaria esperienza o diplomi, parliamo anche di giovanissimi che hanno appena superato l’obbligo scolastico, che non intendono proseguire gli studi ma che hanno voglia di imparare sul campo mestieri sempre più ricercati dal mercato. Se continuiamo così non ci sarà il ricambio generazionale per queste professioni, nonostante che di lavoro ce ne sia moltissimo. Offriamo per cominciare un contratto di apprendistato ma le possibilità di crescita, anche per quanto riguarda il salario, sono molto buone. Certo tiene a precisare -, chiediamo come requisito fondamentale la voglia di impegnarsi, perché il lavoro non è dei più leggeri: si parte al mattino alle 6, anche prima a volte a seconda di dove si trovano i cantieri, per tornare a casa nel tardo pomeriggio, e spesso si lavora anche al sabato. Tutto pagato secondo la normativa, compresi gli straordinari, ma certo la mole di lavoro è grande». Tecnoesse installa impianti soprattutto su immobili privati nuovi, per il 60% residenziali e per il restante 40% industriali. «Seguiamo l’intero processo che va dalla progettazione alla posa - spiega Nicola Sbardellati, che si occupa degli aspetti più operativi e tecnici dell’attività - Lavoriamo con imprese di costruzioni, privati, architetti e progettisti, spaziando dai grandi progetti con centinaia di unità immobiliari alle realtà più piccole. Soprattutto in Lombardia (nell’80% dei casi),

Gli uffici di Capriolo

«Il nostro è un settore che, trainato dalla spinta dell’edilizia a cui è naturalmente collegato, cresce da anni»

ma abbiamo avuto cantieri anche nel Centro e Sud Italia. Ogni nostro lavoro parte da una fase di ascolto e di valutazione per individuare le caratteristiche dell’edificio su cui andiamo ad intervenire, le criticità e le soluzioni migliori. Realizziamo il progetto vero e proprio, poi passiamo alla posa e al collaudo. Offriamo infine ai committenti la tutela delle garanzie e, quando ne hanno la necessità, l’assistenza post-vendita e la manutenzione ordinaria e 53


straordinaria. Proponiamo innanzitutto tutte le tipologie di impiantistica termoidraulica - continua -: geotermia, pompe di calore, fotovoltaico, pannelli solari, cogenerazione (biogas) e ogni tipo di pannello radiante, fra cui quelli a soffitto, a pavimento o a muro. Ma installiamo anche impianti elettrici: per i nostri clienti è importante avere un interlocutore unico per questi due servizi, che sono molto legati tra di loro: abbiamo scelto di lavorare su entrambi i fronti per fare in modo che queste due fasi fondamentali dell’impiantistica “dialoghino” tra loro e tempi, costi e

risultati vengano ottimizzati. Lavoriamo sia nell’ambito degli impianti tradizionali sia con le energie alternative e rinnovabili, valutando sempre con grande attenzione la soluzione da adottare sulla base delle specifiche esigenze, delle normative di settore, del rendimento ottenibile e del risparmio potenziale, del tipo di manutenzione che un impianto implica negli anni successivi alla posa». «Va detto - è il commento di Sergio Sbardellati - che nonostante l’enfasi riservata agli impianti basati su energie alternative le criticità non mancano: non assistiamo a grandi novità sul mercato, gli impianti che installiamo sono tutto sommato basati sulla stessa tecnologia di vent’anni fa. Una tecnologia che, purtroppo, allo stato attuale non è 54

sostenibile economicamente senza incentivi pubblici. La vera rivoluzione sarebbe la caldaia ad idrogeno, ma siamo solo in una fase iniziale dello sviluppo di questa tecnologia, che effettivamente porterebbe ad un grande risparmio energetico. Invece si sono fatti molti passi avanti su un tipo di intervento in cui eravamo davvero in forte ritardo, ovvero l’isolamento degli edifici, per evitare di disperdere il calore accumulato: era un passaggio fondamentale, che finalmente abbiamo fatto anche nel nostro paese e che sta dando buoni risultati. Qui si aprirebbe il capitolo del bonus

Nella foto a sinistra Nicola Sbardellati Sopra il magazzino Tecnoesse Impianti

110% sul recupero dell’esistente, che ci lascia perplessi. La quota di rimborso da parte dello stato è eccessiva: sta dando una forte spinta alle ristrutturazioni ma aumenta in modo anomalo e troppo brusco la domanda, e tra l’altro peggiora la già difficile situazione circa il bisogno di manodopera. In ogni caso, quando il bonus terminerà ci aspettiamo una decisa riduzione della domanda, che si tradurrà in meno lavoro e commesse, e una forte crescita dei prezzi». A caratterizzare questo periodo, infine, due macro-trend: «Non siamo direttamente toccati dalla fortissima crescita del prezzo dell’energia degli ultimi mesi - commenta Sergio Sbardellati - perché di solito a pagarla è l’impresa edile che gestisce i cantieri. Ma diversi fornitori stanno rallentando o riorganizzando la produzione dei componenti dei nostri impianti per risparmiare energia nel processo produttivo, e questo ha chiaramente un impatto sulla nostra attività». «Quello della scarsità dei materiali e dei lunghissimi tempi di consegna - spiega Nicola Sbardellati - è invece un problema grave a cui dobbiamo fare fronte ogni giorno, è così dalla fine del 2020. Ormai ordiniamo del materiale, in qualunque parte del mondo, con sei mesi di anticipo: ad essere interessate da questo fenomeno sono le catene di fornitura di una vasta gamma di materiali, dalla plastica al ferro, fino ad un prodotto finito come l’intera pompa di calore. Il che ha comportato anche un’importante crescita dei prezzi: il costo delle tubazioni di ferro, per esempio, è triplicato. Per il momento - conclude - riusciamo a rispettare i tempi di consegna al cliente, speriamo di poterlo fare anche nei prossimi mesi».


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L’ESPERTO sia del risparmio gestito e assicurativo. Attualmente molti Istituti offrono una gamma di prodotti e servizi diversificati e “remotizzati” in ottica di acquisti “self”. Nel wealth management sono allo studio soluzioni di Roboadvisory che consentono lo sviluppo in tempo reale di portafogli di investimento personalizzati, nonchè soluzioni sempre più avanzate per la Remote Advisory, incentrate su web collaboration e firma digitale. Oppure partnership con fornitori di sistemi di tesoreria nel transaction banking per le PMI.

WEB

Banche sempre più “digitalizzate” L’inclinazione degli italiani all’utilizzo di internet, grazie anche all’effetto delle limitazioni adottate per frenare i contagi da Covid-19, ha subito un’impennata che pochi specialisti stimavano. È cambiato il rapporto col denaro in contante e, con esso, le modalità di compiere un pagamento. Il 45% degli Italiani nel 2021 ha ridotto significativamente o terminato il rapporto diretto con la propria filiale bancaria mostrando un’elevata attitudine sia all’utilizzo dei servizi banking, sia ai pagamenti telematici ed emerge la rilevante propensione ai nuovi servizi da parte delle nuove generazioni. Le percentuali salgono infatti al 50% se si prende in esame la fascia di età 28/29 anni e al 47% se si considera la fascia 30/44 anni. La novità che emerge dalla lettura dei piani industriali delle maggiori banche italiane è infatti la svolta digitale che modifica il modello 56

distributivo ma si inserisce anche nel reticolato dei processi produttivi delle varie attività dei gruppi bancari: dall’utilizzo degli advanced analytics nella gestione dei costi operativi sino all’ottimizzazione della base dei fornitori. Inoltre l’evoluzione del mobile first del daily banking permetterà la crescita della clientela abilitata ai servizi digitali e delle transazioni in remoto, il miglioramento delle relazioni con la clientela grazie alla realizzazione di nuove soluzioni di smart assistance con lo scopo di mantenere elevato il livello di gradimento della banking app e l’implementazione della digital Identity abilitando un graduale cambiamento paperless dell’operatività. Sono previste poi le nascite di filiali digitali decisamente dinamiche che potranno vendere prodotti e servizi a distanza. L’offerta non si limiterebbe ai soli prodotti interni ma anche a quelli forniti dai partner esterni,

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COMMERCIO DIGITALE

YOUBUYME NASCE A BERGAMO L’ALTERNATIVA AL MODELLO AMAZON

La visione pionieristica di due imprenditori di successo ha portato alla nascita di YOUBUYME, un progetto di Digital Commerce che sta per diventare realtà e ha già raccolto oltre 200.000 € al primo round di investimenti. È l’inizio del 2020 quando Michele Paruta e Davide Corna si incontrano, quasi per caso. Michele è un uomo di successo nel settore assicurativo, da sempre appassionato del mondo digitale, di innovazione e di modi nuovi di fare impresa. Quando presenta la prima idea di YOUBUYME a Davide, esperto del mondo digitale e fondatore di VALEO.it, riceve subito il suo appoggio. Due realtà molto diverse tra loro che hanno trovato un fattore comune e insieme, negli ultimi due anni, hanno messo a terra il modello di business di YOUBUYME. Un nuovo concetto di e-commerce che è un’esclusiva mondiale, un modo di intendere gli acquisti online che avvicina il commerciante al suo cliente, un funzionamento del tutto 58

inedito che ribalta le regole dei tradizionali marketplace presenti sul mercato. Michele Paruta, classe 1978, a meno di 20 anni inizia a lavorare per una delle principali compagnie assicurative italiane. Tra i collaboratori più giovani, fin da subito dimostra ambizione e determinazione, e ottiene negli anni la fiducia di migliaia di clienti. Oggi gestisce una rete di 15 professionisti in 6 diverse sedi tra città e provincia, da est a ovest, coprendo i punti nevralgici del territorio bergamasco. Una scelta strategica che gli ha consentito di espandere e consolidare negli anni il proprio business, ottenendo risultati straordinari. Oggi Michele raccoglie oltre 8 milioni di euro l’anno in premi assicurativi, ed è grazie a un business ben strutturato che da qualche anno ha l’opportunità di dedicarsi con cuore e anima al progetto YOUBUYME. Davide Corna nasce nel 1977 e poco più che ventenne fonda l’attuale VALEO.it, che allora prendeva il nome di E.S.

Elaborazione e Servizi di Davide Corna, una delle prime web agency a Bergamo e tra le più longeve. È alla guida di un team che nel 2022 conta oltre 30 collaboratori specializzati tra sviluppatori, designer e digital marketer, più di 300 aziende servite ogni anno e un fatturato di oltre 2.1 milioni di euro nel 2021 (con un fatturato che nel 2016 raggiungeva poco meno di 500.000 €): VALEO.it è oggi tra le più note digital company della bergamasca. Davide è conosciuto anche per la sua sentita e attiva partecipazione in diverse realtà associative bergamasche e per collaborazioni con enti e istituzioni del territorio, come l’Università cittadina. Che cosa YOUBUYME? Michele e Davide non p o s s o n o a n c o r a svelare troppo

è


Foto Antonio Milesi

NOME: Michele Paruta RUOLO: uomo di successo nel settore assicurativo da sempre appassionato del mondo digitale, di innovazione e di modi nuovi di fare impresa

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perché in questa fase del business, ci spiegano, ”il modello di YOUBUYME viene raccontato nel dettaglio e di persona solo ai potenziali investitori e ai partner commerciali”. Tuttavia, siamo riusciti a farci dare qualche informazione e abbiamo scoperto che si tratta di una piattaforma con un modello di commercio digitale innovativo dove i commercianti possono iniziare da subito a vendere, dopo essersi registrati alla piattaforma. YOUBUYME risolve il problema

dell’aggiornamento del catalogo dei prodotti e semplifica la gestione di ordini, spedizioni e resi. Di fatto, un negoziante potrà aprire il suo nuovo negozio online in soli 30 minuti. La piattaforma digitale di YOUBUYME, su web e app, metterà in relazione diretta i 60

commercianti tradizionali con i loro nuovi potenziali clienti, assicurando una Shopping Experience di facile utilizzo ma efficace e che mira a sovvertire le regole dei tradizionali e-commerce, per chi compra e per chi vende. Quali obiettivi sono già stati raggiunti?


Michele e Davide hanno definito la roadmap del progetto e già strutturato diversi reparti interni all’azienda. Il Direttore alla Produzione Matteo Scolari sta coordinando un team di sviluppatori e, ad oggi, la piattaforma di YOUBUYME è in fase Alpha Test e apprendimento ed è quasi pronta per il lancio ufficiale, previsto nel secondo semestre del 2022. In questi ultimi mesi, Michele e Davide si sono anche dedicati allo sviluppo di una rete commerciale ben strutturata, la cui strategia

«Il 70% degli italiani acquista online ma solo il 17% dei commercianti vende su internet YOUBUYME nasce per permettere a tutti i commercianti di vendere online in soli 30 minuti» spiega Michele sorridendo - “consulenti commerciali della piattaforma che hanno il compito di supportare i negozianti sul territorio”.

Michele e Davide insieme ad alcuni membri del team che lavorano al progetto YOUBUYME

è guidata dall’esperienza della Responsabile Commerciale Emanuela Riboni con l’obiettivo di costruire relazioni durature con i partner. Per rafforzare il modello di affiliazione a commercianti di tutta Italia, l’azienda ha testato il modello dei YOUBUYME Angels - ci

“Abbiamo modellizzato le nostre strategie di vendita in una Academy destinata alla formazione degli Angels, guidata dal Responsabile della Formazione Nicola Iasio. L’Academy è il luogo fisico e virtuale dove le figure commerciali, anche plurimandatarie, dopo aver seguito e superato il percorso formativo ottengono l’abilitazione per presentare i servizi di YOUBUYME sul territorio. Come prima cosa abbiamo fatto un esperimento commerciale e sociale su Bergamo: questa esperienza è servita per strutturare un corso di formazione completo che aiuta i nuovi Angels a formarsi. Da questo esperimento abbiamo potuto verificare il modello YOUBUYME, per creare uno standard che verrà applicato in ogni città d’Italia e un domani anche all’estero”. Cosa riserva il futuro a YOUBUYME? Al primo round di investimenti YOUBUYME ha raccolto oltre 200.000 € e chiuderà il 31 marzo 2022 il secondo aumento di capitale destinato alla raccolta di ulteriori 500.000 €, necessari per il primo lancio ufficiale nel nord Italia. Subito dopo, ci rivela Michele Paruta, “siamo già pronti con il crowdfunding da 5 milioni di € da investire per il lancio in tutta Italia e, subito dopo, in Europa”. Maggiori informazioni per gli investitori interessati sono disponibili al link www.youbuyme.com/investor 61


LA RICETTA

PREPARAZIONE 20 min

COTTURA 10 min

DOSI 4 PERSONE

DIFFICOLTÀ

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BOLLE RESTAURANT

POLLO FICATUM E CAVOLO NERO Il raffinato Bolle Restaurant di Lallio, simbolo di qualità delle materie prime e di maestria nell’abbinamento degli ingredienti, ci apre le porte per una rubrica dedicata alla cucina. Lo chef Marco Stagi è originario di Bergamo e ha 30 anni ma, nonostante la giovane età, vanta di grande esperienza ai fornelli, sia in Italia che all’estero, e di un curriculum di prim’ordine nel settore 62

gastronomico. Si è diplomato alla scuola alberghiera di San Pellegrino, iniziò a lavorare all’Osteria della Brughiera dove rimase per 3 anni imparando le basi della cucina, si trasferì poi al ristornate Piazza Duomo di Alba per 5 anni dove crebbe tantissimo diventando il cuoco che è ora. Gli anni decisivi per la sua carriera furono quelli trascorsi in Belgio, all’Hof Van Cleve, uno dei ristoranti a tre stelle Michelin più prestigiosi

al mondo. Tornò successivamente in Italia e lavorò per qualche tempo come souschef a Casa Perbellini a Verona, l’ultima tappa del suo attuale percorso l’ha riportato a Bergamo per esibire il suo talento nel ristorante firmato Agnelli. Il capo della brigata di cucina Bolle ha deciso di condividere con noi le sue esclusive ed equilibrate ricette, portando sulle nostre tavole la sua arte culinaria, ricca di colori, profumi e sapori.


PREPARAZIONE

01.

02. 03.

Cuocere il pollo arrostendolo in forno, glassarlo con la salsa al marsala e lasciarlo riposare per almeno 10 minuti Cuocere il cavolo nero con un filo di olio all’aglio, salare e pepare Impiattamento: porre sul piatto il pollo e il cavolo nero, aggiungere gocce di salsa di cavolo nero, cialde allo scalogno e concludere con il fondo al marsala

GLI INGREDIENTI ● ● ● ● ●

Cime di cavolo nero Petto di pollo Crema di cavolo nero Cialda di scalogno Fondo di pollo ridotto al marsala

Marco Stagi CHEF

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Foto Antonio Milesi

MOTORI

KIA SPORTAGE 64


Sembra che il tempo in Oriente trascorra diversamente rispetto a noi. Pensare che il primo Sportage risalga a una trentina d’anni fa (concept 1991 e lancio ’93), sembra un’epoca remota.

Al contrario, focalizzando l’ultimo modello di Kia Sportage, lo si vede proiettato nel futuro, ben più avanti delle quattro generazioni di antenate, tutte apprezzate per affidabilità e robustezza. 65


Le prime (serie JA) erano addirittura vere fuoristrada con telaio a longheroni, trazione 4x4 inseribile e persino le marce ridotte; compatte e agili, non è raro incontrarne tuttora in montagna, al lavoro tra alpeggi e rifugi.

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Ma facciamo ancora un passo indietro, tornando all’origine del nome: in tipico stile coreano, unisce i due termini anglofoni “sport” e “portage”, sport e portata, per indicarne le doti dinamiche e la capacità di carico. Ragione per la quale

la pronuncia esatta - mai applicata in Italia - sarebbe Sportàge, accentata sulla a, con la finale letta come se fosse francese. L’evoluzione di Sportage è sempre stata incentrata sul design, mediante il quale la

L’insieme delle luci che disegnano il frontale è tutto a led, comprese luci diurne e indicatori di direzione


terza generazione del 2010, ha compiuto un balzo nel gradimento: firmata dall’italiano Massimo Frascella allora al centro stile Kia di San Francisco e poi passato a disegnare le ultime Land e Range Rover. Il frontale della nuovissima quinta serie introduce uno stile che seguirà su altri modelli Kia, come Niro (in arrivo…), reinterpretando ulteriormente la calandra “a naso di tigre”: ampliata

e ancor più importante, è affiancata da sottili fari a Y; rivoluzionaria la coda a freccia con taglio alto e sfuggente, e spoiler raccordato alle luci. È però il momento di inquadrare la nuova nata, con sigla interna NQ5: ha aspetto più sportivo e slanciato, con la lunghezza cresciuta a 4,51 metri e dissimula la maggior altezza (1,65); sono aumentate abitabilità e

«Design futuribile e distintivo, motori a benzina e Diesel (più GPL in arrivo), con diverse applicazioni ibride e trazione anche integrale» capacità di carico: 597 litri, oltre 60 in più. Mentre il marchio è proiettato nel futuro con anche una gamma al 100% elettrica, la sport utility di grande successo non solo offre motori tradizionali - tutti turbo a quattro cilindri da 1,6 litri - ma permette la scelta tra Diesel mild hybrid e benzina con tre livelli di “ibridazione” (mild, full e plug-in), alcuni con trazione integrale. “Mild” a gasolio da 100 kW-136 CV (anche AWD) e a benzina da 110-150, entrambi

con cambio manuale o automatico. Full-hybrid, chiamati modestamente solo HEV a benzina da 169 kW (230 CV complessivi) come la ricca versione in allestimento GT-Line plus provata da Economia Magazine sui colli di Astino presso Bergamo, solo automatiche con due o quattro ruote motrici. Infine l’ibrida ricaricabile, PHEV da 195 kW (195 CV) automatica, mentre l’alimentazione a Gpl seguirà a breve. I prezzi sono compresi tra 29.950

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euro per benzina MH in allestimento Business e 50.950 PHEV GT-Line Plus AWD AT; tra queste altre 18 possibilità di scelta: tutte con sette anni di garanzia, vanto del marchio Kia. Già che si fanno i conti, la versione d’accesso Business (solo per MH) comprende climatizzatore a tre zone con bocchette posteriori, navigatore, sensori di parcheggio ant/post e retrocamera. L’offerta di lancio aggiunge promozioni fino a 4000 euro con permuta o rottamazione e offre un anno di polizza furto/ incendio. Le impressioni di guida: al volante (multifunzione) spicca la strumentazione digitale con pannello curvo (due display da 12,5 pollici, dall’allestimento Style); subito sotto il centrale, un altro pannello commutabile controlla audio e climatizzazione; tutti i comandi sono accessibili. Già dai primi chilometri la nuova Sportage mostra le evoluzioni anche dei 68

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fondamentali: visibilità, maneggevolezza, sterzo, assetto (regolabile sulle versioni full-hybrid), permettono la rilassatezza al volante. La guida è precisa e, tra la coppia istantanea del motore elettrico e la potenza sommate, la prontezza è notevole ma ben gestibile, senza indurre reazioni. L’insieme denota sportività e non si sente l’appesantimento per la batteria, mentre il comfort è da classe superiore. Nicola D. Bonetti


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Foto Light&Magic Productions

MOTORI

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RS 3 Sportback


Attrazione fatale: RS 3 è una vettura unica. Ricca di fascino e sportività, offre emozioni tramite l’avanzatissima tecnologia Audi: ultima discendente e massima evoluzione di

una tradizione iniziata nel 2011. È “costruita attorno a un motore”: superbo, il 2.5 TFSI con cinque cilindri è un’espressione mirabile di prestazioni, talmente ben progettato ed evoluto, da 71


aver vinto per nove anni consecutivi al concorso “International Engine of the Year”. Elemento base ma non solo, attorno c’è un’auto dedicata a raffinati estimatori della purezza tecnologica, in grado di riconoscerne il ruolo da icona di potenza (i cavalli sono 400) e il progresso alla costante ricerca di 72

innovazione. Per inquadrarla bene, iniziamo dal nome: la sigla RS deriva dal tedesco Rennsport (competizioni) e ne focalizza il carattere. La sportivissima compatta è declinata in due forme di carrozzeria: Sportback a cinque porte come la versione provata da Economia Magazine

e Sedan, berlina a tre volumi e quattro porte, con identiche prestazioni. Queste sono sorprendenti, da modelli di categoria superiore: oltre ai cavalli, la coppia è di 500 Nm (20 in più della precedente) disponibili da 2250 a 5600 giri. Grazie alla centralina con maggior reattività all’acceleratore, RS 3 con il nuovo launch control impiega 3/10 meno da 0 a 100, fermando il cronometro a 3,8 secondi. Raggiungendo i 250 km/h, estendibili a 280 o 290 con i pacchetti dedicati e i freni carboceramici maggiorati. Performance suggerite dall’aspetto: al primo sguardo RS 3 mostra l’assetto piazzato con avantreno più largo di 33 mm e retrotreno di 10, pneumatici anteriori di maggior sezione, da

Calandra estesa, splitter, estrattore posteriore, grandi cerchi. All’interno raffinatezza sportiva e funzionale


Potenza

400 CV

Accelerazione 0-100 km/h

3,8 Secondi

Coppia

500 Nm

265/30, e posteriori da 245/35 R19, ma ci si può spingere oltre. La nuova RS 3 si riconosce per l’ampia calandra single frame con griglia a nido d’ape, il paraurti sportivo, le prese d’aria. Nuove le feritoie dietro i passaruota anteriori per il deflusso dell’aria, e ridisegnate le minigonne. Una raffinatezza stilistica sul frontale: sotto il bordo del cofano le tre sottili feritoie omaggiano i trascorsi rallystici ricordando Audi ur-quattro. All’interno l’atmosfera è elegante e corsaiola: plancia in fibra di carbonio, sedili sportivi con poggiatesta integrati, Audi virtual cockpit plus da 12,3 pollici con indicatore per passare al rapporto superiore verso il limitatore di giri, strumentazione che indica potenza e coppia, accelerazione laterale e tempi sul giro. Seducente la visualizzazione come una pista di atterraggio, con regime più elevato in primo piano. Emozioni da provare, come ha fatto Economia Magazine “sconfinando” al Passo del Maniva, almeno fin dove percorribile, considerata la stagione. Calandosi nel ruolo di chi pensi a questo tipo di vetture: persone 73


che amano le attività ricreative, viaggiando molto con la propria auto e spostandosi da zone urbane a extraurbane anche per lavoro, con stile di vita dinamico, alla ricerca di esperienze di pregio e con una mentalità aperta al cambiamento. Ma soprattutto soppesando i valori di qualità, tecnologia e sicurezza, sostenuti da design unico e distintivo. Mentre la guidiamo, la sinfonia della meccanica comincia con il fascino nel rombo dello scarico. Dai primi metri si apprezzano maneggevolezza e agilità: tutto è regolato al meglio. Dal cambio automatico S tronic a sette rapporti, rapidissimo, alla trazione integrale “quattro”, innovativa: ripartisce la coppia in modo variabile tra ruote anteriori e posteriori, ma è il retrotreno a rivoluzionarne comportamento e prestazioni, divertendo maggiormente alla guida. Raffinate ed esclusive soluzioni tecnologiche 74

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gestiscono singolarmente le ruote posteriori, che possono ricevere anche tutta la trazione in modalità RS Torque Rear. Permettendo efficacia divertente fino ai sovrasterzi di potenza o addirittura spettacolari “drift”, meglio in luoghi non aperti al traffico. Il sistema della nuova RS 3 rende la guida neutra, riducendo (o azzerando) il sottosterzo, per divertirsi con emozioni generate dalle prestazioni da Audi RS, in gran sicurezza. Nicola D. Bonetti


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