ividere o unire? Anche se non ricordavo chi fossi, sentivo di essere propensa alla scelta di unire o perlomeno di trovare una via di mezzo tra le parti. Questo meditavo, ogni giorno in più, vivendo da vicino la Mongolia. Le Terre di Mezzo dell’Asia Centrale, nella storia, sono pensate come luoghi da temere, vissuti da temibili guerrieri, ma in un’antica realtà non era così, è da sempre è una terra libera e predisposta ad un crocevia di etnie. La paura si era configurata nel leggendario Gengis Khan che nel 1200 d.C. riuscì a conquistare ed unificare tutto l’Oriente, sconfiggendo una moltitudine di popoli e arrivando sino all’Oceano Pacifico. Molto prima dei grandi conflitti, questo territorio era una leggendaria patria d’unione tra fratelli (ed una sorella) di sangue, il cuore d’incontro di un’unica grande cultura matriarcale e patriarcale, con un antico sapere dimenticato. Eravamo alla ricerca di tavolette, trasportate anticamente dall’India, che narravano dell’ancestrale popolo “00”, quell’ancestrale DNA fantasma che pervade un quarto del nostro patrimonio genetico, denominatore di tutti i popoli. Questi, da sempre, hanno in origine una lingua madre Ta_Senzar ed un principale obiettivo di vita, cancellato dalla storia a causa delle sovrapposizioni e della dispersione delle lingue dei popoli. Eve, essendo genetista, sapeva che dal 2009 i dati sul genoma completo e sul DNA antico (la nuova scienza del passato dell’umanità), hanno fatto vacillare opinioni in campo ar-
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96 Mongolia del Sud © Photo by Adele Arati
[25ª puntata]
Le terre di mezzo, i percorsi del mito, il cammino piramidale dell’essere
Mongolia del Sud: sulle tracce della memoria perduta
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